NEWSLETTER 08-2009
NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
UNA LETTERA ALLE ISTITUZIONI
PER DIFENDERE L'EUROPA DAGLI OGM
L'11 febbraio scorso è partita una lettera indirizzata ai Ministri della Salute, dell'Ambiente e
dell'Agricoltura, perché sta crescendo la preoccupazione rispetto alle politiche europee in
materia di OGM e si rende necessaria un'azione decisa e coerente delle autorità competenti
nazionali.
A sottoscriverla i Presidenti di Verdi Ambiente e Società (VAS), Cia, Fondazione Diritti Genetici,
Legambiente, CNA Alimentare, Confartigianato Alimentare, Equivita, Alpa, Adiconsum,
Federconsumatori, Acli Terra, Slow Food, Crocevia, Coop Italia, Greenpeace, AIAB, per
chiedere che nelle prossime riunioni dei Comitati e dei Consigli europei già in agenda l'Italia
assuma un ruolo decisivo a sostegno del settore agroalimentare. In particolare, si domanda
un'opposizione energica alle due proposte della Commissione Europea: introdurre nei campi
due nuove colture transgeniche (mais Bt11 e 1507) e revocare la moratoria di Francia e Grecia
sul mais Mon810.
"Il comportamento dell'Europa è schizofrenico - dichiarano i Presidenti firmatari.
Solo pochi giorni fa è stato votato un Regolamento sui pesticidi, in base al quale il glufosinato è
stato considerato pericoloso e da vietare. Allo stesso tempo, però, si propone l'introduzione in
campo di due OGM che, oltre ad avere proprietà insetticida, sono resistenti al glufosinato.
In questo modo si incentiva l'utilizzo di questa sostanza chimica, a danno della salute dei
cittadini e dell'ambiente". "Inoltre, l'Europa riconosce il principio di precauzione, ma non
accetta che gli Stati Membri lo applichino: il numero delle moratorie sul mais Mon810 sta
aumentando, a causa delle evidenze scientifiche che ne dimostrano la pericolosità, mentre la
Commissione Europea cerca di intervenire con tutti i mezzi per revocarle".
Clicca QUI per visualizzare il testo della lettera
(da Bioagricultura Notizie – febbraio 2009)
PESCA INSOSTENIBILE
Più del 40% della produzione ittica mondiale non è sostenibile ed
elude norme e codici internazionali. Lo rivela una nuova ricerca
che suggerisce di trasformare in norme internazionali gli schemi
volontari. Male l'Europa.
Lo studio stila una classifica dei 53 stati con una produzione
ittica di rilievo, ovvero con una quota di pescato pari al 96% a
livello mondiale, in base al loro tasso di adesione al Codice delle
Nazioni Unite, uno schema non vincolante sviluppato nel 1995 al
fine di combattere, appunto, lo sfruttamento intensivo delle risorse ittiche. I risultati sono
deludenti perché rivelano come, nella media, gli stati europei non tengano in nessuna
considerazione l'impatto delle loro tecniche di pesca, sul ecosistema e l'ambiente.
Nella classifica la Norvegia si attesta al vertice della classifica, con un tasso di conformità del
60%, seguita dagli Usa, Canada, Australia, Islanda e Namibia. I peggiori risultati riguardano la
capacità delle singole nazioni di introdurre un tipo di gestione attenta all'ecosistema, il
controllo della pesca illegale, la riduzione dell'eccessiva capacità ittica ed il contenimento degli
effetti collaterali della pesca a strascico e delle pratiche ittiche distruttive.
"Il Regno Unito raggiunge il 14° posto, sotto la Namibia ed il Sud Africa e appena sopra la
Malaysia", ha commentato sul Guardian Doug Herdson, esperto di pesca commerciale: "la cosa
che sorprende maggiormente è lo scarto tra i paesi dell'Unione Europea, che si attestano tra il
decimo ed il trentunesimo posto, nonostante siano tenuti a rispettare una "politica ittica
comune". "Oggi c'è un diffuso consenso scientifico sull'impatto ecologico determinato dallo
sfruttamento intensivo delle risorse, e un'ampia convergenza su questioni politiche inerenti, ad
esempio, la limitazione della pesca illegale e la riduzione dell'impatto della pesca sugli
ecosistemi marini. E' arrivato il momento di varare un nuovo strumento giuridico internazionale
integrato che copra tutti gli aspetti della gestione ittica".
La ricerca, pubblicata da Nature, è stata realizzata da Tony Pitcher e Ganapathiraju Pramod
dell'università della "British Columbia" (Canada), da Daniela Kalikoski della Federal University
di Rio Grande (Brasile), e da Katherine Short del WWF International (Svizzera).
(dal Bollettino Bio Greenplanet – febbraio 2009)
“GLI OGM COLPISCONO LA NOSTRA LIBERTÀ”
INTERVISTA A PERCY SCHMEISER
Greenplanet ha intervistato in esclusiva Percy Schmeiser alla vigilia del
suo viaggio in Europa. "L'introduzione di sementi OGM significa la perdita
della libertà per gli agricoltori, così come il declino delle varietà e delle
biodiversità sviluppate in migliaia di anni quelle stesse che costituiscono la
ricchezza di un Paese."
Percy Schmeiser è un contadino canadese che un bel giorno, dopo essersi
accorto che le proprie coltivazioni di colza erano state contaminate dal
Round-Up Ready Canola, si è poi trovato a dover fronteggiare anche
un'azione legale della Monsanto, detentrice del brevetto, con l'accusa di
utilizzare un prodotto senza pagarne i diritti.
Schmeiser è un agricoltore di Bruno, Saskatchewan, Canada, una persona mite come sono
spesso, loro malgrado, gli eroi. Prima di accorgersi della contaminazione, per esempio, non
aveva certo le idee così chiare sugli OGM e sulle conseguenze a cui sarebbe andato incontro.
"La gente non sa neppure che il governo aveva concesso l'autorizzazione alla coltivazione - ci
ha detto - ecco perché è stato una sorpresa scoprire la contaminazione e l'accusa dalla
Monsanto".
"Con mia moglie eravamo riusciti ad ottenere, in 50 anni di duro lavoro, una particolare varietà
di colza e all'improvviso tutti i nostri sforzi sono andati distrutti," ha spiegato. Oggi il contadino
di Bruno non nutre più alcun dubbio sui danni alla salute e l'impatto sulle tecniche agricole che
gli OGM provocano."Una volta introdotte le culture transgeniche - puntualizza - non c'è più
spazio per coesistenza o biodiversità, con conseguenze devastanti sull'ambiente". Tutto diventa
OGM, non hai più possibilità di scelta, non puoi certo accusare il vento che soffia sulle
sementi".
Un altro aspetto importante che Percy Schmeiser ha sottolineato nel corso della nostra
conversazione è il controllo esercitato dalle multinazionali, attraverso gli OGM, sul lavoro degli
agricoltori e sulla produzione degli alimenti. "Gli OGM non sono mai stati realizzati allo scopo di
ottenere un maggior rendimento - ci spiega -, in quanto tali le imprese produttrici hanno
sempre dichiarato di difendere la propria posizione. I semi OGM hanno bisogno di un maggior
utilizzo di prodotti chimici e devono essere acquistati ogni anno.
Ecco che le multinazionali creano un meccanismo tale per cui gli agricoltori sono costretti a
rifornirsi esclusivamente da loro, garantendo ogni anno un fatturato sempre maggiore".
Anche l'aspetto legato alle conseguenze sulla salute è un argomento che trova Schmeiser
molto preparato. "Le ricerche svolte sulla bio-resistenza rivelano come il proliferare di nuovi
batteri nel cibo prodotto con OGM, con conseguenze gravi sulla salubrità del cibo. Inoltre, il
fatto che si utilizzi quantità di sostanze di sintesi maggiori, può rendere gli alimenti OGM
ancora più pericolosi per la salute umana ".
Dal 2000 Louise e Percy Schmeiser sono stati invitati - da governi, università e associazioni - a
portare la propria testimonianza in molti paesi di tutto il mondo, la maggior parte in Europa,
ma anche in Africa, Sud America, America Centrale e Asia. "Ho visitato probabilmente 50 o 60
nazioni negli ultimi anni. Il mio obiettivo è quello di portare consapevolezza sulle conseguenze
dell'introduzione di OGM. Ora che la mia vicenda giudiziaria si è conclusa, con mia moglie
sosteniamo la battaglia degli agricoltori che si trovano nella stessa situazione in cui eravamo
noi, non solo in Canada ma in tutto il mondo".
"La conclusione della mia vicenda con Monsanto - risoltasi con un risarcimento extra giudiziario
da parte della Monsanto per tutti i danni provocati dalla contaminazione del Roundup Ready - è
stata una grande vittoria non solo per noi stessi, perché rappresenta fondamentalmente un
punto di partenza per una vittoria per gli agricoltori di tutto il mondo. E' stato creato un
precedente in cui è stato dimostrato che queste aziende sono la causa e quindi responsabili per
i danni della contaminazione. Le multinazionali dovrebbero riconoscere di non essere in grado
di gestire le conseguenze". Una lotta contro le multinazionali è possibile, sostiene Schmeiser.
"Solo per fare un esempio, quando la Monsanto ha voluto introdurre quattro nuovi OGM in
Canada c'è stata una tale mobilitazione che il governo non ha concesso l'autorizzazione. Per
tredici anni non abbiamo avuto nuovi OGM, per cui credo sia stato un grande successo
considerando il danno causato dalla loro introduzione nel 1996. Per questo credo che se in
Canada siamo riusciti a vincere la battaglia non vi è alcun motivo per cui gli OGM dovrebbero
essere introdotto in paesi come l'Italia dove non sono presenti".
"Sono già stato in Italia e ho potuto vedere la grande varietà di prodotti alimentari, di frutta e
prodotti agricoli che avete nel vostro Paese. Odio immaginare che tutto questo possa venir
distrutto da un'eventuale contaminazione. Gli OGM potrebbero addirittura distruggere
l'agricoltura biologica. Con l'introduzione di coltivazioni transgeniche non sarebbe più possibile
avere agricoltori biologici, e questo credo sia un rischio tale per cui il settore agricolo dovrebbe
trarre le conseguenze più appropriate". "Non veniamo a raccontare quello che gli Italiani
devono fare - avverte in conclusione -; "Veniamo semplicemente per raccontarvi quello che è
accaduto a noi agricoltori canadesi e cosa significhi distruggere un patrimonio di biodiversità,
in una notte, solo perché una società vuole aumentare i propri profitti".
I coniugi Schmeiser saranno in Italia nei prossimi giorni per alcuni incontri, dal 26
febbraio al 4 marzo prossimi; cliccando QUI potete visualizzare il calendario degli
appuntamenti.
(dal Bollettino Bio Greenplanet – febbraio 2009)
L'INDONESIA E I SUSSIDI PER L'OLIO DI PALMA
Il governo di Jakarta ha recentemente annunciato che sosterrà la
produzione di biocarburanti con sovvenzioni statali, qualora il loro costo
dovesse superare quello del petrolio. Con conseguenze sull'ambiente
molto gravi.
La compagnia petrolifera statale Pertamina prevede per il 2009 di
miscelare il proprio petrolio con 580.025 chilolitri di olio di palma.
Nel corso degli ultimi due decenni si stima che quasi 10.000 chilometri
quadrati di foreste siano stati trasformati in piantagione di palma da olio,
nella sola isola del Borneo.
Il governo punta ora al raddoppio, ma secondo le previsioni, misure di sostegno non potranno
che portare all'abbattimento di ampie superfici di foresta umida e di torbiera, con il
conseguente rilascio in atmosfera di quantità massicce di CO2 immagazzinato nella preziosa
biomassa forestale e nel suolo torboso. Un nuovo articolo pubblicato sulla rivista scientifica
Human Ecology, e diffuso da www.salvaleforeste.it, si confermano i timori già espressi dalla
comunità scientifica: non vi sono abbastanza terreno, acqua e energia per sostituire il petrolio
con biocarburanti.
Oltre all'impatto sull'ecosistema e sulla sicurezza alimentare, oltre alle emissioni di CO2
prodotte dal drenaggio delle torbiere, anche il bilancio energetico sarebbe negativo: la
produzione di un litro di biocarburante richiede molta più energia di quanta non sia in grado di
produrre.
(dal Bollettino Bio Greenplanet – febbraio 2009)
SPECIALE – 10 ANNI BANCA ETICA
L'emozione di un traguardo
Il ricordo di quella mattina mi resterà impresso per tutta la vita, era un lunedì
mattina, eravamo in 13 - i primi dipendenti. Appuntamento ore 8,30 al bar di piazzetta
Forzatè, per un caffé: sembrava fosse il primo giorno di scuola per tutti. Emozione, incredulità,
timori per quell’avventura, unica in Italia. Sulle spalle, e nel cuore, la responsabilità di migliaia
di soci che ci avevano sostenuto nella realizzazione di quello che per molti sembrava un sogno.
Alle 10,30 Gabriele (Giuglietti, ndr) entra in ufficio allarmato dicendo “il sistema non ci vede”,
tradotto: non eravamo ancora collegati alla rete di servizi bancari necessari a cominciare. Ore
di attesa e di tentativi e finalmente alle 13 la buona notizia, il sistema ci “vedeva”. I telefoni
squillavano e molti chiedevano come fare per depositare i loro soldi. La giornata per tutti si
concluse verso le 20 quando, stanchi, ma felici, ci rendemmo conto che la prima Banca Etica
era veramente partita.
Per arrivare a quell’8 marzo ci sono voluti 4 anni e tante tappe. Il 1 giugno 1995, la
costituzione della Cooperativa verso la Banca Etica; gli incontri con decine di migliaia di
persone, che hanno creduto nella realizzazione di una banca diversa. Ognuno la sentiva un po’
sua, una banca ambientalista, una banca sociale, una banca a vocazione internazionale, una
banca del commercio equo e solidale, insomma una banca di tutti. E’ per questo che lo slogan
che meglio la rappresentava fu “ l’interesse più alto è quello di tutti”.
Oggi, a 10 anni dalla sua costituzione, il sogno è diventato realtà: siamo un gruppo che
comprende oltre alla banca, Etica sgr, la Fondazione culturale, la rivista Valori, un’azienda
agricola La Costigliola, una raccolta di 650 milioni di Euro (tra diretta ed indiretta), un
patrimonio di 25 milioni, più di 3000 finanziamenti, 30.000 soci. Ma quel che conta al di la dei
numeri è la dimensione associativa e culturale estremamente interessante che si sta
sviluppando sempre di più.
Al di là di una fase dei mercati finanziari piuttosto difficile, noi stiamo già scommettendo sul
futuro: nei prossimi mesi ci aspetta una Banca Etica europea, una casa ecologica per i soci di
Banca Etica e tanti altri progetti ancora, per consolidare un movimento che giorno per giorno
dimostra di essere protagonista, nello scenario non solo finanziari, ma anche economico e
sociale. Il mio ringraziamento va a tutti coloro che in questi anni hanno contribuito alle
realizzazione di una delle esperienze di Finanza Etica più significative a livello mondiale. Ne
dobbiamo essere tutti fieri.
Buon compleanno, Banca Etica! -- Fabio Salviato - Presidente di Banca Popolare Etica
clicca qui per visualizzare lo speciale BancanotE, dedicato al 10.° compleanno di Banca
Etica
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OGM INNOCUI – CHI L’HA DETTO ?
VOGLIAMO SAPERNE DI PIÙ ?
Facciamolo, leggendo QUI e QUI ulteriori informazioni sul tema, e poi decidiamo
insieme cosa vogliamo fare del futuro dei nostri figli…..
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RELAZIONI PERICOLOSE:
RISORSE ENERGETICHE E CONFLITTI SENZA FINE
Lo si sostiene da molto, e da molte parti: guerra e risorse
energetiche camminano parallelamente, da sempre: ma quando il
sistema dell’informazione è chiamato a far luce sui tragici eventi di
un conflitto, puntualmente trascura questa relazione.
Le immagini davanti a noi sono sempre le stesse: se pensiamo agli
ultimi drammatici eventi che hanno devastato Gaza, probabilmente
siamo più in grado di ricordare macerie, bandiere che bruciano, la
puntuale indignazione politica, qualcuno che dice qualcosa a
proposito del fosforo…Poi pare esserci una tregua. Labile, ma pur
sempre una tregua, che ci fa tirare un sospiro di sollievo.
Per fortuna la rete è ricca di indicazioni diverse da quelle che
dominano nei tg e nei quotidiani, perlomeno italiani: l’economista
canadese Michael Chossudowsky, ad esempio, individua dietro
all’operazione “Piombo Fuso” motivazioni assai diverse da quelle,
tra l’altro poco indagate, filtrate dai nostri media.
A soli 36 km dalla costa di Gaza si trova un giacimento di 39 mila miliardi di metri cubi di gas:
una risorsa palestinese, questa, confermata dagli accordi di Oslo e di Ehud Barak del ’99, che
affidarono i giacimenti ad Arafat e all’autorità di Ramallah.
British Gas e un’altra compagnia greco-libanese, CCIC, ne avevano acquisito i diritti per 25
anni, ma nel 2006 pare che sia stato lo stesso Tony Blair ad aver messo un freno agli accordi
tra BG e palestinesi (che avrebbero dovuto pompare il gas attraverso l’Egitto, senza passare da
Israele).
Da quel momento, il governo di Tel Aviv ha sollevato dubbi, attraverso la corte suprema, di
legittimità rispetto ai diritti palestinesi, cominciando a trattare direttamente con la British Gas.
Insomma, l’affare del giacimento è stimato attorno ai 4 miliardi di dollari: un motivo
lampante per mantenere il controllo sulla striscia di Gaza, certamente non l’unico, dal
momento che il giacimento risponderebbe solo in parte alla domanda energetica israeliana, ma
senz’altro in grado di incidere in maniera determinante sulle casse del governo palestinese.
Le relazioni tra risorse energetiche e conflitti vengono solo abbozzate dai mezzi di
comunicazione: dietro a moltissime altre guerre sappiamo esserci lo stesso meccanismo, dal
gas russo, al petrolio del Niger. E’ questo il macro aspetto che la società civile non può far finta
di non conoscere, ed è questo uno dei moltissimo motivi che deve farci rifettere su come tutto
ciò costruisca un puzzle, che si determina anche con le nostre scelte quotidiane, con i nostri
stili di vita, con la volontà di insistere sostenendo le ragioni della sostenibilità ambientale e
dell’abbandono quanto più rapido possibile dalle fonti fossili.
Per approfondimenti leggi QUI; puoi visualizzare l’articolo anche in lingua originale.
(da Ecopolis Newsletter – febbraio 2009)
CORSO DI FORMAZIONE IN MODALITÀ “E-LEARNING BLENDED”
OPPORTUNITÀ PER L’AGRICOLTURA BIOLOGICA
VENDITA DIRETTA – DISTRIBUZIONE –
TRASFORMAZIONE – RISTORAZIONE –
ESPORTAZIONE - ATTIVITÀ CULTURALI.
Veneto Agricoltura organizza il Corso di formazione “Opportunità per
l’agricoltura
biologica:
vendita
diretta,
distribuzione,
trasformazione,
ristorazione, esportazione, attività culturali” che verrà erogato nella modalità
“e-learning-blended”, cioè via Internet con alcuni incontri in aula.
Sul sito www.venetoagricoltura.org, sezione corsi, sono disponibili ulteriori
informazioni per meglio comprendere in cosa consista un corso e-learning
blended e la scheda di iscrizione.
Il corso inizia il 6 marzo 2009 e termina l’ 8 maggio 2009.
Il corso ha una durata complessiva di 80 ore (20 ore di formazione d’aula e 60 ore in modalità
di apprendimento individuale/e-learning), distribuite nell’arco di 9 settimane.
Si precisa che la quantificazione delle ore di frequenza e-learning deriva da uno standard
convenzionale che attribuisce 3 ore di e-learning per ogni ora d’aula, indipendentemente dalla
effettiva frequenza e-learning che ogni corsista vorrà dedicare nell’arco temporale fissato dal
calendario di corso.
La partecipazione è gratuita, grazie alle disponibilità del “Piano regionale di intervento per il
rafforzamento e lo sviluppo dell’agricoltura biologica” Delibera Giunta Regionale del Veneto n°
4184 del 28.12.06.
In allegato, sono disponibili tutte le informazioni sul corso (programma, calendario, modalità
di frequenza, ecc) e la scheda di iscrizione (entro il 26 febbraio)
(da www.venetoagricoltura.org – febbraio 2009)
CON IL NUCLEARE L'ITALIA FA UN PASSO INDIETRO
Legambiente ritorna alla carica contro il nucleare
I rischi legati al repentino mutamento climatico sono motivo di reale
preoccupazione, ma per trovare ragione devono continuamente
combattere
in
un
contesto
sociale
“contaminato”
dalla
disinformazione, che, in nome dei sempre trainanti interessi
economici, occulta i reali pericoli legati al surriscaldamento della
Terra per effetto delle eccessive emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Il governo Berlusconi, secondo l’Esecutivo, si impegna a rispettare l’accordo europeo per la
lotta ai cambiamenti climatici secondo cui - entro il 2020 - i paesi membri dovranno ridurre del
20% le emissioni di gas serra, aumentare del 20% il contributo energetico proveniente da fonti
rinnovabili e ridurre del 20% i consumi energetici. Ma – assurdamente - rispetto a questa
prospettiva, il governo dimostra di procedere in senso opposto, puntando dritto al nucleare,
una scelta ormai obsoleta almeno quanto dannosa per l’ambiente e per la salute di chi lo abita.
Fantomatiche centrali nucleari di nuova generazione ecocompatibili, fantasiosamente non
meglio descritte come sicure e pulite e in grado di risolvere i problemi energetici del Paese
legati al costo di importazione dell’energia dall’estero, sono solo un vecchia realtà ma con il
vestito nuovo, che ugualmente violerebbero il principio del rispetto del pianeta.
Il nucleare è una scelta sbagliata perché anacronistica, in netto ritardo con i tempi che
corrono: oggi la ricerca si muove verso lo sviluppo di tecnologie adatte allo sfruttamento delle
energie rinnovabili, per le quali già molti paesi europei stanno investendo grandi risorse
economiche, dichiarando di voler uscire nel corso dei prossimi anni dal nucleare; Inoltre quello
delle rinnovabili è già per alcune realtà un fattore di sviluppo, che va a costituire un sistema
imprenditoriale innovativo e forte, in grado di competere sul mercato globale.
Quale il destino per l’Italia che, se passasse al nucleare, esaurirebbe ogni risorsa da investire
per lo sviluppo delle rinnovabili?
I costi di messa in opera delle centrali sono esorbitanti, tanto da sollevare il dubbio di non
riuscire ad ammortizzare la spesa in un tempo ragionevole, ancor più se si considera
l’aggravante dei lunghissimi tempi di realizzazione di cui le centrali necessitano.
C’è il sospetto che, se e quando si arriverà al nucleare, l’Italia, oltre al danno della pesante
spesa sostenuta per la realizzazione degli impianti, avrà la beffa di trovarsi tagliata fuori dal
mercato, in un contesto globale ormai modernizzato che ha scelto un dialogo fondato sul
modello energetico delle rinnovabili.
Alle bugie del governo e dei fautori dell’atomo, Legambiente, con un’ampia alleanza di
associazioni ambientaliste e non, risponde con una grande mobilitazione nazionale, ricca di
iniziative, al fine di riportare alla luce la verità sui danni ambientali ed economici che
comporterebbe il ritorno al nucleare. Non una astratta protesta contro l’atomo: Legambiente
unisce alle grida il rilancio di un reale e possibile modello energetico fondato su politiche di
sostenibilità ambientale. Solo con una nuova politica nazionale che muova a partire dal locale,
attenta a promuovere una maggiore innovazione ed efficienza in rapporto virtuoso con la
sostenibilità, l’Italia può far la sua parte nella lotta ai cambiamenti climatici.
Disponibile in rete l’opuscolo per le richieste territoriali del NO al nucleare. C'’è in oltre la
possibilità di firmare un appello online (clicca QUI) per un sistema energetico pulito e sicuro e
scaricare il banner contro il nucleare da inserire nel proprio sito o blog.
(da Ecopolis Newsletter – febbraio 2009)
BIOLOGICO, ALLA FIERA MONDIALE DI NORIMBERGA
VENETO IN PRIMA FILA
Dal 19 al 22 febbraio al Biofach di Norimberga in mostra, nel "Palazzo Ducale", vino,
olio, formaggio ed altri prodotti agroalimentari tra i migliori al mondo. La Guida agli
operatori bio del Veneto.
Il biologico non conosce crisi!
Anzi, crescono costantemente produzione e consumo di prodotti bio
anche in Veneto, una delle regioni leader nel mercato nazionale e
internazionale con oltre 1500 operatori e
impegnata questa settimana a promuovere le
eccellenze della sua terra alla fiera mondiale
del settore biologico in programma dal 19 al
22 febbraio a Norimberga (Germania).
La Regione Veneto, in collaborazione con
Veneto Agricoltura, sarà infatti presente con
uno stand alla più importante vetrina
mondiale del settore agroalimentare biologico:
vino, olio extravergine di oliva, formaggi e molti altri celebri e
gustosi
prodotti,
tanto apprezzati
per
la loro tipicità,
conquisteranno in versione bio i palati dei compratori e quindi poi
dei consumatori più esigenti grazie alla qualità garantita dal metodo
biologico.
Qualità che si potrà testare e gustare allo stand della Regione Veneto che, già dal brindisi
inaugurale (giovedì alle 11.30), proporrà Prosecco biodinamico DOC delle colline di ConeglianoValdobbiadene. Le degustazioni continueranno anche venerdì (alle 11.00 e alle 15.00):
protagonisti i nostri migliori vini, dal Valpolicella al Soave, dal Recioto al Verduzzo, dal Raboso
al Lison Classico, tutti prodotti che ogni anno ricevono premi e riconoscimenti internazionali e
che per l'occasione verranno presentati a una selezionata platea di giornalisti ed estimatori da
esperti Sommeliers dell'AIS.
Venerdì sera poi, per la tradizionale festa della "BioNacht", degustazione di un tipico menu
veneto servito a "Palazzo Ducale" ricreato scenograficamente allo stand regionale: polenta e
soppressa, pasta e fagioli, risotto al radicchio e, dulcis in fundo, frittelle e galani carnevaleschi,
abbinati a selezionati vini dei Colli Euganei. I piatti saranno preparati dai giovani allievi della
Scuola alberghiera di Adria con prodotti rigorosamente biologici.
Sabato sarà la volta degli olii d'oliva, con la degustazione guidata di olii veneti DOP a cura
dell'AIPO (Associazione Italiana Produttori Olivicoli).
L'evento fieristico di Norimberga sarà inoltre l'occasione far conoscere i progetti operativi
avviati dal Piano di intervento per l'Agricoltura Biologica promosso dalla Regione con Veneto
Agricoltura, che prevede diverse azioni (formazione, promozione, studio, sperimentazione e
marketing) di valorizzazione del comparto.
Tra le azioni sviluppate, sarà proposta all'attenzione dei visitatori della fiera la guida
informatica agli Operatori veneti, un utile strumento di consultazione che consente di
conoscere chi nel nostro territorio (aziende agricole,agriturismi, fattorie didattiche, imprese di
preparazione e commercio) opera nel settore del biologico.
(da www.venetoagricoltura.org – febbraio 2009)
Domenica 15 febbraio scorso - organizzata dal coordinamento NO-GRA di Limena (PD) si è
svolta una manifestazione, alla quale ha aderito Legambiente, che vuole ribadire la propria
contrarietà al progetto viario del grande Raccordo Anulare di Padova, il GRA.
Da alcuni anni si sente parlare di “nuovo Grande Raccordo Anulare di Padova (G.R.A.)”, se ne
analizza il progetto per il suo impatto ambientale, lo si osserva sotto il profilo della logistica e
degli spostamenti provinciali su strada, e sugli organi di stampa c’è chi si oppone e c’è chi si
schiera a favore.
Pochi conoscono a fondo la questione, molti ignorano completamente l’esistenza del progetto.
Questa nuova ed imponente opera pubblica pone i seguenti interrogativi:
È necessaria?
Quanto potrà costare?
Quale influenza potrebbe avere sull’ambiente?
Come potrebbe modificare la vita quotidiana e la mobilità delle persone?
Sarà realizzata in modo consono e trasparente?
Quali interessi economici ci sono sotto tale opera?
In definitiva, il GRA è davvero utile e di pubblico interesse?
QUI allegato trovate il volantino della manifestazione.
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BOLZANO CO2 NEUTRAL
Il Comune, tra i più virtuosi in Italia per il rispetto dell'ambiente, vuole ora raggiungere
l'ambizioso primato.
Un quarto degli abitanti del capoluogo altoatesino si sposta in bicicletta, la quota di rifiuti
organici raccolti separatamente sfiora il 40%, e per ottenere la concessione edilizia ogni nuovo
edificio deve guadagnarsi l'etichetta di CasaClima B, cioè consumare meno di 50 kilowattora al
metro quadro all'anno.
Ora Bolzano vuole raggiungere un obiettivo più
ambizioso: diventare una città Co2 neutrale: in Europa già
altre città, tra cui Davos, Zurigo e Stoccolma, si sono
impegnate in questo settore. È con questo progetto che
Bolzano inaugura il suo mandato di città alpina 2009, un
riconoscimento conferitole dalla Convenzione delle Alpi.
L'idea è quella di mettere in atto dei provvedimenti concreti per limitare al massimo le
emissioni di anidride carbonica e compensare - attraverso il ricorso a fonti energetiche
rinnovabili - quella quota di Co2 che non è possibile eliminare. Nel capoluogo altoatesino il
Comune ha affidato all'Istituto per le Energie Rinnovabili dell'Accademia Europea di Bolzano
(EURAC) il compito di realizzare uno studio per capire dove si concentrino le maggiori emissioni
di energia e come sia possibile ridurle.
Nella prima fase EURAC si occuperà di reperire dati sul consumo energetico in collaborazione
con uffici comunali e provinciali e ditte ed enti bolzanini che si occupano della fornitura di
energia elettrica, della raccolta dei rifiuti, di trasporti e mobilità, di tutela ambientale.
Una volta acquisiti i dati, sarà possibile risalire alle fonti responsabili delle emissioni di anidride
carbonica e mettere in atto delle azioni ad hoc per contrastarle. In Europa, ad esempio, si
calcola che gli edifici siano responsabili di una fetta rilevante dell'anidride carbonica prodotta;
questo dato è importante perché lascia pensare che attraverso un migliore isolamento termico
sarebbe possibile ridurre considerevolmente il consumo di energia.
Lo studio dell'Accademia Europea di Bolzano punta a mettere nelle mani di politici ed
amministratori tutte le informazioni tecniche necessarie per poter prendere dei provvedimenti
concreti. "Oltre ad indicare da dove provengano le emissioni di Co2, proporremo anche delle
soluzioni per ridurle. Prendendo come esempio gli edifici, possiamo calcolare di quanto si
abbatterebbero le emissioni utilizzando un sistema di teleriscaldamento, anziché le caldaie a
metano o a gasolio.", spiega Wolfram Sparber, direttore dell'Istituto per le Energie Rinnovabili
dell'EURAC.
Sulla base di queste informazioni il Comune potrà valutare, tenendo conto dei tempi e dei costi
necessari, in che settori agire e quali strategie mettere in atto per diventare una città Co2
neutrale. I tempi sono brevi: lo studio verrà consegnato al Comune entro l'estate 2009.
(dal Bollettino Bio Greenplanet – febbraio 2009)
IL MERCATO RISORGERÀ? SI’, MA SARÀ DIVERSO.
In maniera affermativa, è la risposta a questa domanda.
Ma solo chi capirà come sarà, risulterà un imprenditore vincente.
Più o meno questi i termini di una affermazione fatta in TV da un noto
imprenditore italiano, anche lui costretto dalla crisi attuale ad un concordato
preventivo per la sua affermatissima (fino a qualche mese fa) azienda, che
lo ha portato a perderne la proprietà.
Con grande umiltà, unita ad una evidente vena di sofferenza, il manager ha
evidenziato quella che probabilmente è la vera ricetta del successo imprenditoriale: capire, ma
con molta più velocità di prima, quali sono i complessi meccanismi che determineranno le
economie del futuro, anche immediato.
Cosa c'è di diverso da prima?
Soprattutto che i cambiamenti possono essere molto più repentini e complicati di mai prima.
I fattori, ed i popoli, in gioco sono estremamente più numerosi grazie alla globalizzazione. Non
si può più tirare il collo alle economie come purtroppo si è fatto finora, speculando soprattutto
finanziariamente, ma anche non rispettando i cicli sociali, precorrendoli e condizionandoli fino a
perderne velocemente il controllo. Nessuno è infallibile, i suicidi eccellenti di titolari di imprese
multinazionali di enormi dimensioni lo testimoniano.
Ma un imprenditore è si responsabile, verso il suo capitale, verso il capitale umano della sua
impresa, ed un po' verso i mercati su cui opera.
Il cittadino fa fatica a capire cosa all'improvviso si è inceppato e ha fatto ricadere soprattutto
sulle nostre/sue teste il peso di un crack immane. Non vogliamo e non potremmo conoscerne i
dettagli, ma le verità di base si, non le chiacchiere che spesso e normalmente ci vengono
propinate da diverse fonti di informazione, più intente a coprire che a svelare. Ed avremmo
voluto essere un po' più protetti, senza arrivare al caos a cose fatte.
Quanto di questo comportamento è voluto e quanto dovuto all'incapacità di qualcuno? Intanto
noi continuiamo a subire. Ma a livello globale l'onere di valutare i risultati di un sistema sociale
e produttivo dovrebbe essere della classe che eroga le leggi atte a garantire un equilibrio
accettabile (con ridotti rischi sociali), controllando gli eccessi e facendo da tampone tra le varie
componenti di una comunità, più o meno ampia.
Ma probabilmente il timore che ci aveva sempre pervaso si è rivelato una realtà: troppa
commistione tra la politica e gli affari.
(da www.fertirrigazione.it – febbraio 2009)
Il Gruppo d'Acquisto Solidale El Ceston di Pieve di Cadore
organizza, con il patrocinio del Comune di Pieve di Cadore,
un ciclo di 3 incontri dal titolo:
"IL FUTURO SERVITO SUL PIATTO" 'il biologico: una scelta vincente
per la salute, il territorio e l'economia locale'
Nei tre incontri, organizzati in collaborazione con Samarcanda - commercio equo-solidale - e
con l'Associazione Italiana Agricoltura Biologica del Veneto, si cercherà di capire, dal punto di
vista del nostro territorio, quali possibilità e quali prospettive offrono la scelta di un'agricoltura
e di un' alimentazione biologica e quali rischi si corrono con l'attuale modello di consumo.
Gli incontri si terranno a Tai di Cadore (BL) presso la sala pubblica G. Coletti
in Piazzale Dolomiti alle ore 20,45.
Primo incontro: Venerdì 20 febbraio 2009
MENSE BIOLOGICHE: creazione di un circolo virtuoso
Perché mangiare biologico nelle mense fa bene non solo alla salute e allo sviluppo dei nostri
bambini ma anche alla salute e allo sviluppo del nostro territorio?
Possiamo fidarci della certificazione biologica?
Come superare gli ostacoli burocratici e le resistenze all'inserimento del cibo biologico nelle
mense scolastiche?
E' proprio vero che il cibo biologico costa di più?
A questi e a molti altri quesiti risponderanno Antonio Zambon, sindaco di Budoia (PN), paese
che ha visto crescere di pari passo popolazione e qualità della vita, grazie alla scelta di uno
sviluppo sostenibile, e Franco Zecchinato, Presidente della cooperativa di agricoltura biologica
'El Tamiso' di Padova e Presidente uscente dell'A.I.A.B. Veneto, da sempre in prima linea nella
promozione e divulgazione dell'agricoltura biologica e dello sviluppo rurale ecosostenibile.
Visualizzate - cliccando sul link - la Locandina degli Incontri e il manifesto del primo
appuntamento
IL PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI PROMUOVE LA
CERTIFICAZIONE BIOLOGICA
Avviato nel 2007 un progetto per la promozione
dell'agricoltura biologica nei 15 Comuni che rientrano nell'area
protetta: sono 9 le aziende che potranno beneficiare dei
contributi del Parco. Molte piccole aziende dei Comuni del
Parco sono interessate ad adottare i metodi dell'agricoltura
biologica, ma spesso rinunciano per evitare di affrontare i costi
legati a certificazione.
Per promuovere lo sviluppo del biologico il Parco ha deciso di
coprire il 50% dei costi che le aziende devono sostenere per la
certificazione. Nel corso del 2007 le aziende che hanno beneficiato di questo progetto sono
state 18, e visti i positivi risultati il progetto è stato riproposto nel 2008 e ha visto la
partecipazione di 19 imprese. In questi giorni l'Ente Parco ha stilato la graduatoria delle
aziende che hanno aderito all'iniziativa per il 2008, e nelle prossime settimane gli agricoltori
riceveranno i contributi per le spese di certificazione.
Le aziende coinvolte nel progetto sono distribuite in 9 dei 15 Comuni del Parco: Cesiomaggiore
è il Comune più rappresentato, con 6 aziende (Bioalpi, Mario Solagna, La Rondine, Hemil
Dall'Asen, Andrea Gosetti e Sass de Mura); Due aziende per Comune sono presenti a San
Gregorio (I frutti del sole, Sass de Mura), Rivamonte (Apicoltura Schena, Cooperativa Canop),
Sedico (Sara Bortot, Rosalba De Col), Belluno (Stefano Mirandola, Gilberto Turatti) e
Sovramonte (Giovanni e Devid Moretton). Feltre, Forno di Zoldo e Santa Giustina hanno
un'azienda ciascuno: Cristiano Marcon, La Sloda e Simone Canal.
Complessivamente queste aziende coltivano 165 ettari a coltura biologica, dei quali 7 a colture
erbacee annuali, 5 a colture orticole, 21 a frutteto, 130 a prato e pascolo e 2 a bosco. Le
stesse aziende allevano 81 bovini e 423 capre. Numerose sono le aziende apicole, che in totale
dispongono di 436 arnie. La banca dati di Veneto Agricoltura indica la presenza, nell'intera
provincia di Belluno, di 44 aziende biologiche (su un'area che include 69 Comuni). Le 19
aziende che hanno aderito al progetto del Parco (che interessa solo i 15 Comuni che rientrano
nell'area protetta) rappresentano dunque il 43% dell'intero comparto del biologico provinciale.
(dal Bollettino Bio Greenplanet – febbraio 2009)
Si avvicina l’appuntamento con El Biologico in Piassa:
Vi attendiamo l’8 marzo prossimo,
in Piazza dei Signori e Piazza Capitaniato a Padova
QUI scaricate il volantino della manifestazione
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E ora: cereali ! …..oggi parliamo di Riso
leggete QUI quello che ci ha raccontato Annalisa
Alla prossima !
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newsletter 08-2009