Dalla lingua al discorso
• Qualsiasi considerazione sulla lingua dei giornali deve prendere le
mosse dalla loro forma testuale
• La notizia ha sempre un riferimento al contesto di enunciazione,
dunque è un discorso.
Che cos’è il discorso?
Il problema del contesto
• Contesto interno
Per Aristotele (Retorica 1358a 37-b 1) il discorso è l’insieme di tre
fattori: colui che parla, ciò di cui si parla, colui a cui si parla. I parlantiascoltatori sono dentro e non fuori il discorso, sono suoi elementi
costitutivi e non utenti esterni (contesto interno) (Piazza, L ’ arte
retorica: antenata o sorella della pragmatica?, Esercizi filosofici, n. 6).
• Contesto esterno
Il discorso, diversamente dal testo, comprende non solo il contesto
interno ma anche le condizioni extralinguistiche della sua produzione (il
contesto esterno) e ricezione (cfr. Adam 1999).
Maingueneau (1976) individua sei significati
del termine discorso:
• 1. discorso come parole (linguistica strutturale): uso della lingua soggettivamente
•
•
•
•
•
caratterizzato
2. discorso come enunciato, unità linguistica di dimensione superiore alla frase
(dimensione transfrastica)
3. insieme di meccanismi di incatenamento della frase (simile al 2; utilizzato in
particolare da Harris)
4. condizioni di produzione di un enunciato: riferimento alla ideologia e all’essere
sociale di chi lo produce
5.discorso come enunciazione. L’enunciazione opera la conversione della lingua in
discorso, attraverso questa conversione scatta l’interazione tra chi parla e chi ascolta.
Ovviamente è di massimo rilievo l’intenzione del destinatore di fare del suo discorso
uno strumento di influenza sul destinatario. Da questo punto di vista la teoria della
enunciazione confina con quella degli atti linguistici (Benveniste)
6. discorso come luogo della creatività linguistica, che conferisce al testo un effetto
contestuale inprevedibile.
Analisi del discorso
• A partire dagli anni Ottanta si assiste a una proliferazione
del termine discorso nelle scienze del linguaggio, tanto al
singolare (dominio del discorso, analisi del discorso)
quanto al plurale (i discorsi), a seconda che ci si riferisca
alla attività verbale in generale oppure a particolari eventi
discorsivi.
• La diffusione di questo termine è il sintomo di una
modificazione nel modo di concepire il linguaggio.
Parlando di discorso si prende posizione a favore di una
particolare concezione del linguaggio e della semantica,
che dipende dalla influenza di diverse correnti
pragmatiche che hanno sottolineato un certo numero di
idee forza.
• Il discorso assume una organizzazione transfrastica: mobilita strutture
•
•
•
•
•
•
•
che appartengono a un ordine diverso da quello della frase.
Il discorso è orientato, si costruisce in funzione di un fine: Ducrot
radicalizza questa idea, iscrivendo un orientamento o una funzione
argomentativa nelle unità stesse della lingua.
Il discorso è una forma di azione (Austin). Ad un livello superiore gli
atti linguistici si integrano nelle attività linguistiche di un genere
determinato anche in relazione ad attività non verbali
Il discorso è interattivo
È contestualizzato
È preso in carico: esiste solo se riferito a una istanza che al tempo
stesso si pone come riferimento personale, temporale, spaziale e
modalizzante: la riflessione sulle forme di soggettività che sottendono
il discorso è uno dei grandi assi dell’analisi del discorso
È regolato da norme
È sempre preso in un interdiscorso.
Discorso come enunciazione
• Autori di riferimento sono Benveniste, Greimas (ma anche Austin e Searle).
• Per Benveniste l’enunciazione è la “messa in funzione della lingua per mezzo
di un atto individuale di utilizzazione”, “l’atto stesso di produrre un enunciato,
e non il testo dell’enunciato” (L’apparato formale dell’enunciazione (1970),
trad. it. in Benveniste, Essere di parola, 2009, p. 120).
L’enunciazione “presuppone un parlante e un ascoltatore, e l’intenzione del
primo di inflluenzare in qualche modo il secondo” (Le relazioni di tempo nel
verbo francese”).
L’enunciazione porta un messaggio e al tempo stesso è strumento di azione
(Note sulla funzione del linguaggio nella scoperta freudiana, 1956).
• Per Bally l’enunciazione è interpretabile come la distanza più o meno grande,
al limite nulla, tra il locutore e il suo enunciato (Bally, Linguistique générale e
linguistique francaise, Paris, 1932).
Teoria dell’enunciazione
vs analisi sociologica
• Diversamente dall ’ analisi sociologica, che si rivolge ai soggetti
empirici, la teoria della enunciazione si occupa di come si
costruiscono i soggetti nel discorso.
tra piano dell ’ enunciato
dell’enunciazione (struttura comunicativa)
• Distinzione
(contenuti)
e
piano
Analisi critica del discorso
Critical Discourse Analysis (CDA)
• Adotta il termine discorso nell’accezione di uso del linguaggio in
quanto parte della vita sociale
• Pone al centro della ricerca la relazione tra potere e discorso
• Si occupa del discorso pubblico e in particolare dei media: testi non
letterari ma di rilevanza sociale
• Studia come i media costruiscono le espressioni, le argomentazioni,
la gerarchia degli argomenti che vanno a costruire i giudizi diffusi sul
mondo
• Analizza i rapporti tra le pratiche linguistiche (in particolare di
categorizzazione) e le pratiche di esclusione all’opera nei Paesi
occidentali: distribuzione non equa fra i diversi gruppi sociali delle
opportunità di dare senso
Matrice filosofica
Foucault (1926-1984)
L’archeologia del sapere (1969)
L’ordine del discorso (1971: 39)
“Quale civiltà ha avuto più della nostra rispetto per il discorso? Dove lo si
è meglio e più onorato? Dove lo si è, pare, più radicalmente liberato
dalle sue costrizioni e più universalizzato? Ora mi sembra che dietro
questa apparente venerazione del discorso, dietro questa apparente
logofilia, si celi una sorta di timore […]. C’è sicuramente nella nostra
società, e immagino in tutte le altre, per quanto con un profilo e
scansioni diverse, una profonda logofobia, una sorta di sordo timore
contro questi eventi, contro questa massa di cose dette, contro il sorgere
di tutti questi enunciati, contro tutto ciò che ci può essere, in questo, di
violento, di discontinuo, di battagliero, di disordinato e di periglioso,
contro questo brusio incessante e confuso del discorso.”
• Prospettiva post-strutturalista
• Critica dell’idea denotativo-referenziale del linguaggio
• Critica dell’idea del soggetto parlante
• Il discorso è una costruzione della realtà (non è uno specchio di
ideologie e conoscenze)
• Il linguaggio è l’insieme dei discorsi che vengono pronunciati e scritti in
un determinato momento storico
• Legame tra discorso e potere: l’ordine del discorso, in quanto delimita lo
spazio del dicibile, non è solo espressione del potere ma generatore di
potere: “Come per la magia, le parole non hanno un senso, hanno un
potere; un potere che è inversamente proporzionale al loro senso”.
(Reboul, Langage et idéologie, 1980)
• La questione alla quale l’analisi del discorso deve rispondere è la
seguente: in che modo, nelle società occidentali moderne, la produzione
di discorsi cui si è attribuito un valore di verità è legata ai vari
meccanismi e istituzioni di potere? (Foucault 1976, p. 8)
Discorso e potere
“Con potere non voglio dire il ‘Potere’, come insieme di istituzioni e di
apparati che garantiscono la sottomissione dei cittadini in uno Stato
determinato. Con potere non intendo nemmeno un tipo di
assoggettamento, che in opposizione alla violenza avrebbe la forma
della regola. […] Con il termine potere mi sembra si debba intendere
innanzitutto la molteplicità dei rapporti di forza immanenti al campo in
cui si esercitano e costitutivi della loro organizzazione; il gioco che
attraversa scontri e lotte incessanti li trasforma, li rafforza, li inverte;
gli appoggi che questi rapporti di forza trovano gli uni negli altri […] le
strategie infine in cui realizzano i loro effetti, ed il cui disegno
generale o la cui cristallizzazione istituzionale prendono corpo negli
apparati statali, nella formulazione della legge, nelle egemonie sociali
[…] il potere è dappertutto; non perché inglobi tutto ma perché viene
da ogni dove” (Foucault, La volontà di sapere (1976), Feltrinelli,
1996:81-82)
Scuola di Londra
approccio socioculturale
• N. Fairclough rinvia al modello di Foucault. Ogni evento discorsivo è
al tempo stesso testo (contenuto, struttura e significato), pratica
discorsiva (forma di interazione discorsiva)
e pratica sociale
(contesto in cui l’evento discorsivo ha luogo). Le pratiche discorsive
sono forme specifiche di pratica sociale, che si legano ad altre forme
di attività sociali.
Fairclough, N., Critical Discourse Analysis, London, 1995
Fairclough, Language and Power, London, 2001
Fairclough, Language and Globalization, London 2006
Esercizio del potere attraverso il discorso
Fairclough 2001 riprende la distinzione tra il potere che agisce per via
coercitiva (in maniera esplicita o subdola) e il potere che opera
attraverso il consenso, cioè un’acquiescenza più o meno generalizzata
(distinzione formulata da Gramsci). Nell’esercizio del potere attraverso
il consenso i discorsi e il linguaggio sono determinanti (rilevanza della
ripetizione).
I meccanismi di esercizio del potere sono essenzialmente tre:
• Adozione di pratiche e discorsi universalmente accettati e seguiti
perché nessuna alternativa sembra possibile
• Imposizione di pratiche attraverso un esercizio del potere nascosto
• Adozione di pratiche che vengono adottate attraverso un processo di
comunicazione razionale.
Scuola di Amsterdam (Teo van Dijk)
approccio sociocognitivo
Il discorso giornalistico non è solo un testo ma anche un atto sociale dai risvolti
pragmatici, la cui analisi richiede sia una descrizione delle strutture testuali della
notizia, sia una descrizione dei processi di produzione e di selezione del
discorso in situazioni comunicative e in contesti sociali (Cardinale, Manuale di
scrittura giornalistica, 2011:150)
Le interazioni tra individui all’interno delle strutture sociali si presentano in forma
di testi-discorsi che ricevono una interpretazione da parte dei soggetti
attraverso un sistema cognitivo individuale.
In ogni discorso si riflettono i modelli mentali dell’individuo (di qui la centralità
assegnata al concetto di intenzionalità e alla teoria degli atti linguistici) e le
rappresentazioni sociali (atteggiamenti e ideologie) del gruppo di riferimento.
Ogni discorso è compenetrato dalla ideologia, intesa come struttura dei valori e
degli interessi che danno forma alle nostre rappresentazioni della realtà.
(T. A. van Dijk, Ideologie. Discorso e costruzione sociale del pregiudizio, Carocci, 2004)
Forme di controllo
nel discorso giornalistico
• Selezione delle notizie, scelta del topic
• Titolazione: pertinentizzazione della rilevanza
• Scelta degli intervistati (della voce)
• Spazi assegnati
• Posizione nel testo
• Scelta del genere: scegliere di trattare un tema di interesse pubblico
in forma di spettacolo è già una decisione che limita la possibilità del
ricevente di avere una informazione non viziata; puntare sul lato
spettacolare o sulla vicenda umana di un evento è già un modo per
mettere sullo sfondo le responsabilità; è trattare il cittadino come
consumatore (Fairclough 1995, Loporcaro 2005)
• Scelte
lessicali (es. terrorista/combattente per la libertà;
uccisione/esecuzione)
• Uso di impliciti e di figure retoriche
Scuola di Vienna (Ruth Wodak)
approccio storico-discorsivo
Sguardo illuminista sulle pratiche discorsive nelle società
contemporanee
Rifiuta esplicitamente “ le teorie foucaultiane e postmoderne del
discorso e del potere, in quanto reificano o personificano la lingua e il
discorso come attori autonomi, collusivi, che guidano i parlanti e
tengono le redini ” (2003: 262). Rifiuta anche l ’ impostazione
sociocognitivista di van Dijk, in quanto inconciliabile con
l’impostazione ermeneutica. Il riferimento teorico è alla teoria critica
della scuola di Francoforte e di Habermas. Altre matrici: tradizione
della linguistica sistemica funzionale di Halliday, retorica classica e
moderna, teoria dell’argomentazione (Toulmin e Perelman).
Orientamento etico-pratico finalizzato alla formulazione di proposte di
intervento concreto per il miglioramento della comunicazione
istituzionale e pubblica.
Presupposti epistemologici del modello storicodiscorsivo
a) Il linguaggio è il medium centrale della organizzazione democratica e
il libero scambio discorsivo pubblico di interessi, desideri e punti
di vista è vitale in una società democratica moderna a struttura
decentrata;
b) La qualità del potere legislativo e amministrativo è fortemente
condizionata dal tipo di processi discorsivi e comunicativi pubblici,
con cui si informa il cittadino e se ne creano o orientano le
opinioni e la volontà (Habermas, L’inclusione dell’altro. Studi di
teoria politica, Feltrinelli 1998 (ed.or.1996))
c) Rilevanza della teoria dell ’ argomentazione razionale e della
risoluzione discorsiva del conflitto (S. Benhabib), che si fonda sui
concetti di deliberazione e di discorso.
Linguaggio come semiotica sociale
Duplice funzione del linguaggio
• Riflettere sulle cose
• Agire simbolicamente (sulle persone)
L’individuo membro di una società è una persona che significa, esprime
significati e attraverso questi atti di significazione la realtà sociale viene
creata, mantenuta in buon ordine e continuamente rimodellata.
Modello di Halliday
Funzione
ideativa*
Rappresentazione del mondo
Sistema della transitività (forme
attive e passive del verbo,
nominalizzazioni)
Funzione
Interazione verbale, relazioni di
ruolo, di potere, obbedienza ecc.
Sistema semantico del modo
(affermazione, domanda,
ipotesi, per convincere,
minacciare, chiedere):
valutazione della probabilità
(certezza, possibilità)
interpersonale
Funzione testuale Organizzazione del messaggio dal
punto di vista della informazione,
della tematizzazione e della
identificazione
Sistema semantico del tema:
distinzione tra informazione data
o condivisa (tema) e
informazione nuova (rema)
•Brown-Yule (Analisi del discorso (1983), il Mulino 1986, riprendendo il modello di Halliday,
parlano a questo proposito di funzione transazionale, mentre per la funzione definita da
Halliday interpersonale adottano l’espressione interazionale).
Livelli di analisi del modello
storico-discorsivo
• Campi d’azione
• Generi
• Discorsi/testi
• Testo
interpretato nel significato corrente della linguistica pragmatica come il prodotto
materialmente durevole di un’azione linguistica (atto individuale in cui il discorso
si manifesta) e ricondotto nel contempo alla accezione transduttiva della pratica
semiotica (il testo è anche prodotto della ricezione che il pubblico esercita
attivamente ogni volta che legge, ascolta o osserva un insieme di enunciati)
• Genere
modo socialmente ratificato di utilizzare il linguaggio in connessione con un
particolare tipo di attività sociale (livello immediatamente superiore a quello del
testo, prima cornice testuale); governa le modalità di codificazione del testo,
secondo criteri di adeguatezza pragmatica
• Campi d’azione
cornici di perimetro esterno e di contesto, segmenti della specifica realtà della
società (es.formazione dell’opinione pubblica, emanazione delle leggi,
macchina pubblicitaria, ecc.)
Genere
• I generi sono forme dell’enunciazione, legate a particolari pratiche sociali, che
sono date all ’ individuo (anche se mutevoli, elastiche, storicamente e
culturalmente formate).
• Corrispondono a situazioni tipiche della comunicazione verbale, a temi tipici e
a contatti tipici tra i significati delle parole e la concreta realtà effettiva in
circostanze tipiche
• Il genere accomuna un insieme di opere omogenee per contenuto, stile e
struttura compositiva (Corti, La comunicazione letteraria, 1976: 156).
• Il genere determina fattori come la lunghezza, i partecipanti ecc. e soprattutto
determina un orizzonte di attese nel destinatario.
• Secondo Halliday (Il linguaggio come semiotica sociale, p. 153) una
caratterizzazione completa della testualità non può prescindere dal riferimento
al genere
La nozione di genere occupa un posto speciale: in quanto legato a una
specifica pratica sociale, il genere diventa una marca caratterizzante
diverse attività comunicative umane. Si considerano generi anche la
conversazione e la telefonata, le lettere agli azionisti e le conferenze
stampa. Lo spostamento di attenzione verso le attività e gli scopi della
interazione umana determina uno slittamento dei generi classici in
funzione del raggiungimento di un determinato scopo. Ad esempio
l ’ adozione del genere conversazione in trasmissioni televisive
trasforma il rapporto istituzione-cittadino (asimmetrico e sbilanciato
per autorità e potere) in un rapporto tra privati e pari, con l’effetto di
naturalizzare la rappresentazione del reale (Antelmi, 2006)
Problema della ibridità e della mescolanza dei generi (Fairclough)
Esempio1
Campo d’azione: formazione della pubblica opinione e
autopresentazione
• Generi
• Comunicati stampa
• Conferenze stampa
• Interviste
• Talk show
• Tavole rotonde
• Articoli
• Libri
• Discorsi istituzionali
• Ecc.
Esempio2
Campo d’azione della propaganda politica
• Generi:
• programmi elettorali,
• slogan,
• discorsi in campagna elettorale,
• manifesti,
• opuscoli,
• propaganda a mezzo posta,
• dibattiti televisivi,
• ecc.
Il discorso del giornale
Semiotica del discorso giornalistico
• Definire semiotico il discorso giornalistico significa innanzitutto
privilegiare tre fondamentali criteri di analisi:
• a) uno sguardo attento alle relazioni, anziché alle singole componenti e ai
singoli soggetti in gioco,
• b) un presupposto di significazione, che lega il piano sensibile-espressivo al
piano intelligibile dei contenuti,
• c) l’assunzione dello spazio giornalistico come spazio comunicativo e non
semplicemente informativo.
Livelli di interrogazione
del testo giornalistico
Livelli
Domanda
Dell’espressione
Com’è formulato?
Del contenuto
Cosa asserisce?
Della funzione
Perché è così formulato?
Della destinazione
A chi è diretto
Del contratto
Che cosa offre/chiede?
Logiche della significazione
Piano dell’espressione e piano del contenuto
La struttura del giornale
•La testualità deriva dalla configurazione complessiva del quotidiano: i
significati a rigore non stanno in nessuna parte del quotidiano ma nella
sua articolazione complessiva.
•La notizia è dunque una unità molto più complessa in quanto
innanzitutto inserita in una mediazione fondamentale, quella della
testata.
Oggetto dell’analisi semiotica è il senso complessivo del testo, che
scaturisce dalle caratteristiche dei suoi livelli e dalle relazioni tra i livelli
Il giornale come testo
Il giornale è un sistema significante costituito dalla
correlazione tra due piani del linguaggio:
• Espressione (linguistica e visiva)
• Contenuto (racconto, commento, ecc.)
Hjelmslev
(I fondamenti della teoria del linguaggio, 1943)
Materia
E
Sostanza dell’espressione
Forma dell’espressione
Forma del contenuto
C
Sostanza del contenuto
Materia
Hjelmslev
E = Espressione
Funzione segnica =
C = Contenuto
Piano dell’espressione
• Parte della identità della testata è legata alla configurazione
del piano dell’espressione (manifestazione lineare del testo):
•
•
•
•
Formato (standard o tabloid)
Impaginazione (gabbia)
Caratteri tipografici
Uso delle foto/immagini
• Le caratteristiche espressive hanno una funzione distintiva a
livello puramente percettivo e contrastivo
• Contribuiscono a delineare una immagine del quotidiano e
del suo pubblico
• Sono cioè funzionali a una più complessa strategia di
autorappresentazione.
Su questo piano si colloca il discorso del giornale (come il
giornale si enuncia)
Formato
Opposizione tra formato standard e tabloid (sottoposta a
una profonda trasformazione). In Italia il formato tabloid si
associa a una specifica presenza enunciativa:
«È il formato delle testate in cui il soggetto enunciatore (la
testata) scende in campo e si assume la responsabilità
delle proprie opinioni, scardinando lo spazio ordinato e
tradizionale – cartesiano – legato all’ideologia di
un’informazione oggettiva» (Violi e Lorusso, 2004:6).
Organizzazione plastica
• Caratterizzazione dell’aspetto visivo-grafico dei quotidiani (livello
fondamentale della forma del significante):
• Organizzazione topologica (relativa agli spazi organizzati entro la
cornice) (alto/basso; destra/sinistra;
periferico/centrale;circoscrivente/circoscritto)
• Eidetica (relativa alle forme) (linee rette/curve, concave/convesse;
spesse/sottili)
• Cromatica (colori) (tinta; saturazione; brillantezza)
• Effetti di senso:
• Ordine e razionalità (assi cartesiani che non spezzano la continuità delle linee
verticali e orizzontali): quadro di uno spazio strutturato, gerarchico, modulare e
ripetitivo.
• Ritmo sincopato (spezzettamento dell’unità dei moduli: flessibilità, rapidità, agilità):
quadro di uno spazio che può essere movimentato, articolato, variato.
• L ’ organizzazione plastica della testata contribuisce a
definire una precisa estetica della testata: logica che
organizza in modo coerente sul piano dell’espressione (e
dunque anche del contenuto) la dimensione cognitiva,
pragmatica e passionale):
• Estetica dell’armonia
• Estetica della frattura
Impaginazione
Tre tipologie di gabbia:
• Modello a libro: suddivisione della pagina in moduli, disposizione verticale
delle notizie; modalità statica e ordinata
• Modello a stella: intorno a un articolo centrale, disposizione di articoli più
brevi e riquadri esplicativi: opinioni, riepiloghi, testimonianze, interviste,
glossari ecc.; funzionale al commento e all’approfondimento; effetto di senso
composito, a mosaico
• Modello a schermo: la gabbia si apre al di là della singola pagina;
disposizione orizzontale, più spettacolare; esprime l’ibridazione tra logiche
spettacolari e logiche informative.
Il numero di colonne è correlato alla percezione di un giornale più informativo
Stile del carattere
• Corsivo: effetto di unità molto densa e poco differenziata; in cui la
segmentazione il rilievo delle unità pertinenti non sono immediati
(stile più complesso per il lettore).
• Tondo: effetto di maggiore normalità e leggibilità
• Tutto maiuscolo: enfatico e potenzialmente sovversivo, strillato
Tutti questi aspetti grafici costituiscono la sostanza dell’espressione,
coerente con l’estetica della testata
Es. Corriere della sera
• Font: Serif
• Dimensioni contenute del carattere
• Stile perlopiù tondo ma anche corsivo
• Maiuscolo solo per le iniziali
• Colonne numerose
• Impaginazione verticale
Quotidiani popolari
• Caratteri di grandi dimensioni
• Abbondante ricorso al maiuscolo
• Uso ridotto del corsivo
• Impaginazione più dinamica e disordinata
Apparato iconografico
Fotografie, grafici, schemi, diagrammi, vignette
• Foto in bianco e nero: funzione documentaria
• Foto grandi, centrali, a colori: funzione emotiva
(potenzialmente manipolatoria)
Il realismo fotografico è un effetto di senso (Barthes,
Rhétorique de l’image, “Communications, 4, 1964: 4052); le immagini “mettono sotto gli occhi” quello che le
parole possono solo evocare; trasformano il lettore in
spettatore.
cfr. Loporcaro: immagini vs pensiero
verbale
• Percezione sensibile vs elaborazione razionale
• Pathos vs logos
• Osservazione di casi concreti vs esercizio dell’astrazione
• Riconoscere (sulla base di schemi posseduti) vs capire
(trovare nuovi schemi)
• Forma dell’indicare/mostrare vs spiegare/argomentare
• Implicito vs esplicito
Questa opposizione risponde a una concezione dualista
del rapporto corpo-mente (cfr. Platone, Teeteto)
Immagini come testi complessi
Le immagini possono essere analizzate
• Nella loro funzione figurativa
• Dal punto di vista della rappresentazione (cosa rappresentano)
• Dal punto di vista plastico (organizzazione dello spazio attraverso
linee, figure, colori) (come lo rappresentano)
• Nella loro funzione discorsiva
• Dal punto di vista comunicativo (funzione che hanno rispetto al
lettore)
• Dal punto di vista interdiscorsivo (rapporto con altre componenti del
giornale)
Tipologie di immagini
cfr. Floch, Le forme dell’impronta, Meltemi (ed.or.1986)
• Immagini-simbolo (valorizzazione mitica: capi di Stato, bandiere,
ecc., foto di archivio risemantizzate con funzione interpretativa e
mitizzante)
• Immagini-documento (valorizzazione referenziale, interessata
soprattutto alla testimonianza, funzione illustrativa rispetto alla notizia;
forte effetto veridittivo)
• Immagini-emozione (valorizzazione sostanziale: scatti che vogliono
cogliere l’essenza del momento nella sua dimensione più autentica,
emotiva)
• Immagini-interpretazione (valorizzazione obliqua, con cui si mette in
primo piano l’intervento dell’osservatore e la sua ipotesi
interpretativa)
Vignette
• Funzione ludico decorativa
nelle testate con prevalente strategia informativa
• Funzione argomentativa e polemica
nelle testate con prevalente strategia interpretativa
Piano del contenuto
La notizia è una costruzione discorsiva, il frutto di una serie di decisioni di
natura semiotica: si tratta di volta in volta di
• Segmentare il continuum del reale, selezionando eventi e trasformandoli in
notizie (newsmaking) (livello paradigmatico)
• Per spiegare questo processo si è parlato di valori-notizia, utili per “selezionare il
materiale del mondo” (Wolf, 1985), sempre relativi a un contesto dato. I valori
entrano a far parte del discorso prima ancora di ogni possibile distinzione in temi e
generi.
• Nella prospettiva semiotica i fatti sono il risultato del processo di selezione (ritaglio).
• Categorizzare o mettere a tema la notizia in una sezione (generi) (livello
sintagmatico)
• Topicalizzazione (esplicita e implicita)
Queste operazioni fanno della testata una voce, una istanza di organizzazione
del notiziabile selezionato e una guida per la sua interpretazione
Definizioni delle sezioni
• Relative a un problema di categorizzazione del mondo e di
tematizzazione discorsiva: il mondo per essere compreso e
comunicato deve essere articolato e segmentato
• Rapporto tra il singolo evento e la categoria di riferimento: type/token
• La distribuzione delle notizie nelle diverse sezioni ha sempre una
funzione interpretativa oltre che classificatoria: tipo di tematizzazione
cui l’evento sarà sottoposto
• Tendenza alla differenziazione dei giornali nella articolazione delle
sezioni: commistione dei generi, che indebolisce la separazione tra
cronaca, cultura, spettacolo (cfr. Loporcaro, 2005): le rubriche di
genere (politica interna/estera, ecc.) sono sostituite da rubriche
tematiche.
• Effetto di senso della ridefinizione delle sezioni:
• Costruzione di un soggetto interpretativo forte
• Spettacolarizzazione della informazione
• Visione del mondo più fluida: le sezioni non sono più
rigidamente separate e ripartite: rispecchiamento di una
realtà mobile e complessa
Topicalizzazione
• Topic: scelta pragmatica con cui si stabilisce di cosa si sta
parlando (espansione del concetto greimasiano di
isotopia = ridondanza semantica, iterazione di alcune
componenti semantiche nel testo: Greimas, Semantica
strutturale, 1966)
• Topicalizzazione (accostamento di diverse notizie come
se fossero legate da un filo comune, o topic); è legata
alla gerarchia delle notizie, nel giornale ed entro la
medesima pagina.
Prima Scheda di analisi del quotidiano:
Struttura e prima pagina
• Piano dell’espressione
• Formato
• Impaginazione
• Lettering: tipo di font, stile, grandezza
• Caratteristiche dei titoli e delle testatine: tipologia di
font, quantità, posizione, funzione discorsiva
• Rapporto tra testo scritto, immagini e titoli
• Dimensione iconografica
• Presenza di schemi e diagrammi
• Livello di accuratezza sul piano visivo
• Funzione degli strumenti infografici rispetto agli articoli
• Rapporto delle fotografie con gli articoli
• Piano del contenuto
• Tematizzazione: numero e criterio delle sezioni del
giornale: prevalenza del criterio dei generi (politica,
cronaca cultura, spettacoli, ecc.) o della
tematizzazione di specifici argomenti; ordine delle
sezioni nella struttura del quotidiano
• Topicalizzazione
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