Parrocchia S. Michele a Castello, via S. Michele a Castello, 14, 50141 Firenze, tel. 055451335 Lettera settimanale ai parrocchiani Anno Venticinquesimo n. 25 ottobre 2015 E LO SEGUIVA LUNGO LA STRADA Informazioni parrocchiali, non in commercio, riprodotto in proprio Sugli opuscoli religiosi spesso incontriamo questo slogan declinato in vario modo: “Incontrare Gesù”. Quando ero piccolo mi chiedevo che diamine volesse dire una frase come questa. Come possiamo incontrare Gesù se non cammina per le nostre strade, se nessuno di noi lo ha visto? Anche Bartimeo di cui abbiamo parlato in Castello_7 di domenica scorsa non lo aveva mai visto, ma quando sentì dire che passava Gesù di Nazareth, di cui aveva sentito parlare, tanto gridò che Gesù stesso lo chiamò a sé. E così Bartimeo “vide, riconobbe” e rimase talmente colpito che si mise a seguirlo lungo la strada verso Gerusalemme. Anche papa Francesco ci invita ad aprire gli occhi e a fare un cammino per riconoscere Gesù e, attraverso di lui, l’amore misericordioso del Padre. È questo l’obiettivo del “giubileo della misericordia”. Un anno di gioia (questo vuol dire giubileo) da vivere ed annunciare. Un anno che però ha già messo in subbuglio operatori economici, politici, magistrati, tour operator, case del pellegrino, santuari di vario genere che hanno fiutato “l’affare del pellegrinaggio”. Ma è questa l’intenzione di papa Bergoglio? Riempire gli alberghi e intasare le strade di pullman di pellegrini? Ritornando a Bartimeo, per il papa, il pellegrinaggio non è un cammino verso una meta più o meno turistica, ma è il percorso che tutti noi siamo chiamati a compiere per riconoscere Gesù Cristo e il suo amore misericordioso verso di noi. Un cammino che non finirà mai. Dice infatti il papa nella bolla (cioè il documento ufficiale) di indizione del Giubileo: «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia». Sì perché «Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro» e ci chiama a seguirlo per giungere ad una dimensione nuova della nostra esperienza. Una dimensione, dice il papa, che porta con sé la gioia e la serenità. Gioia e serenità di cui il mondo ha estremo bisogno nella situazione di “terza guerra mondiale a pezzi” che noi stiamo vivendo. È possibile essere gioiosi e sereni nel nostro contesto? Le risposte che la nostra società prospetta sono sostanzialmente due. E tutte e due non hanno niente a che fare con quello che Gesù ha vissuto e che il papa indica alla comunità cristiana. La prima è quella di ottenere potere per sovrastare e costringere gli altri alleandosi con il potere del denaro che oggi condiziona ogni scelta sia nel politico che nel privato e nel pubblico. Tutti i poteri (anche quelli religiosi) sono in questa condizione anche e nonostante siano spesso definiti buoni. La seconda, tentazione terribile per i cristiani, è quella di costituire gruppi elitari di “puri” che si na(Continua a pagina 2) (Continua da pagina 1) scondono e scompaiono dalla società rifiutando di sporcarsi le mani con la realtà. Piccole comunità di “eguali” che “non sono come gli altri uomini”, come dice il fariseo nella parabola del vangelo di Luca. Esiste una terza via, quella secondo il vangelo, e papa Bergoglio la ricorda sempre con forza, che consiste in un cambiamento che nasce dalla “contemplazione della misericordia di Dio” come ha fatto Bartimeo e di quelli che come lui hanno seguito il Signore. Incontrare Gesù non è dunque un fatto di visioni o di apparizioni, come spesso siamo indotti a pensare, ma è rispondere ad una chiamata che ti cambia se tu sei in ricerca, mendicante sulla strada della vita, così com’era Bartimeo. don Paolo Aglietti RIFORMA E CONTRORIFORMA Fin dai tempi del Concilio Vaticano II, e sono passati più di cinquant’anni, è risuonata, e ogni tanto risuona, nella chiesa una parola che non si udiva più dai tempi del Concilio di Trento. La parola è “riforma”. E questo è tanto vero che si era instaurata la forte convinzione che la chiesa, come diceva il Codice di Diritto Canonico, fosse ormai “perfetta”, cioè immodificabile. Quando papa Giovanni XXIII indisse il concilio disse: “noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli”. Questo sembra oggi un discorso antico e pacifico, ma allora nacquero forti contrasti e dissensi, spesso accompagnati da vere e proprie calunnie. Si narra che un cardinale di grande importanza all’interno del Vaticano avesse detto: “spero di morire presto perché voglio morire cattolico”. Si stava formando infatti contro le novità del Concilio un movimento di resistenza che aveva sostenitori e voci talmente forti che nel discorso di apertura il papa disse: «Spesso infatti avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano ministero apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli (Continua a pagina 3) le. (Continua da pagina 2) passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa… A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo». Al coro di quelli che potremmo chiamare i dissenzienti interni si aggiunse ben presto il coro di certa stampa che dette spazio e fiato alla contestazione. Da quel tempo e ogni qualvolta nella chiesa, tanto per usare una espressione cara a molti papi si è tentato di aprire una finestra per far entrare il vento dello Spirito Santo, c’è stato subito chi si è gettato senza risparmio di mezzi e molto spesso anche di calunnie a tentare di richiuderla. È successo così a Paolo VI, a Giovanni Paolo I e al suo successore, papa Woytila, e non è stato risparmiato neppure papa Benedetto XVI: ricordate le lettere sottratte dalla sua scrivania? Papa Francesco si sta dimostrando non quello sprovveduto prete delle favelas argentine, privo di cultura teologica, che doveva essere corretto da chi ne sapeva, o meglio pretendeva, di sapere più di lui, come scrisse anche questa volta un cardina- Col passar del tempo da queste prime critiche si è passati alle critiche ai suoi scritti, bollati di ideologia comunista con un crescendo sempre più forte fino ad insinuare il sospetto di una malattia al cervello che potrebbe indurre a pensare che in definitiva non ha proprio tutti i suoi giorni. Per i più curiosi: sapete quale fu una delle testate giornalistiche più accanite non solo contro il Concilio, ma anche e soprattutto contro personaggi, che in questi giorni a Firenze tutti osannano, come La Pira (definito comunistello di sacrestia), don Milani (denunziato da un prete e mandato in tribunale per i suoi scritti), don Facibeni (fatto cacciare contro la sua volontà dalla Pieve di Rifredi) e … mi fermo per mancanza di spazio e per non riempire troppe pagine? Fu lo stesso quotidiano che oggi ha tirato fuori lo scoop della malattia del Papa. OTTOBRE MISSIONARIO Carissimo don Paolo e amici di Castello, eccomi qua dopo un po' di tempo che non mi faccio viva. Il caldo caldissimo sembra essere passato e siamo in piena stagione delle piogge, con acquazzoni e temporali da paura. Un temporale di questi ha buttato giù la grondaia della nostra casa, e per fortuna nessuna di noi era sotto! Il sabato 8 agosto ho ripreso le attività con i ragazzi delle baraccopoli e ho avuto un piccolo incidente. Ne porto ancora le conseguenze: così da più di un mese ho un supporto in gesso, e ne ho ancora per 2 set- timane... a parte l'esercizio di pazienza, il guaio è che sono appiedata... non mi fido di usare neanche la bici, perché avendo il pollice bloccato la presa non è sicura. Le attività continuano tutti i sabati con i ragazzi. L’obiettivo di quest'anno è quello di far conoscere la storia di Gesù e attraverso questa far passare dei contenuti sulla vita, il perdono, la dignità della persona, l'amore. È impressionante vedere come questi ragazzi spesso e volentieri si aprono raccontando della loro vita: l'uso di droghe, situazioni a casa o nella loro baraccopoli. Scopri (Continua a pagina 4) (Continua da pagina 3) che in genere anche se hanno i genitori a casa, e non in carcere per droga, le relazioni con i genitori non funzionano più. Alcuni di questi ragazzi dormono qua e là a casa degli amici, rubacchiando a volte... ed anche i genitori rinunciano ad avere un ruolo educativo. Mi accorgo sempre più che, come anche in Italia, i problemi non sono i ragazzi ma la paurosa assenza degli adulti come figure di riferimento che siano significative per la loro crescita. Una volta al mese nelle diverse zone c'è l'attività con le mamme, donne anche di una certa età che desiderano avere un momento di condivisione e di scambio. Si scelgono brani del Vangelo ci troviamo a parlare della vita, del progetto di Dio per ciascuno di noi. Da quest'anno la commissione dell'evangelizzazione di cui faccio parte con Antonella si occuperà di più della formazione cristiana dei lavoratori della San Martino, un’associazione della parrocchia che si occupa della pastorale sociale. Questi lavoratori sono cattolici e per la maggior parte si occupano dei bambini orfani, o che provengono da famiglie in difficoltà. Due giorni fa Elisabetta, una mia consorella è rientrata dal Myanmar, dove è andata a tenere un corso sui Salmi a 60 seminaristi diocesani, dai 22 ai 30 anni, dell'anno della spiritualità (dopo 1 due anni di filosofia e prima di iniziare la teologia). È tornata entusiasta, e in qualche modo ci ha passato la gioia della sua esperienza. Pur essendo la Thailandia e il Myanmar paesi limitrofi, la storia, la cultura e la mentalità di questi due paesi sono diversissimi. In quella località a 1500 metri sul livello del mare i seminaristi avevano dei ritmi di lavoro e di studio molto duri. Alzata alla 4.30, preghiera 2 ore e poi lavoro dei campi, aiuto in cucina, pulizia... e scuola. C'è tanta voglia di conoscere e crescere nella fede. Tutti suonano, compongono canzoni... hanno l'entusiasmo di consacrarsi a Dio e servirlo nella sua Chiesa. Mi viene facile fare paragoni con la Thailandia o la nostra Italia per la semplicità di vita e il loro entusiasmo, al punto che hanno chiesto ad Elisabetta della lezioni in più! Questo mese avremo in parrocchia il campo per i ragazzi cattolici, dove aiuterà Antonella e, a fine mese un campo per i ragazzi delle baraccopoli. Questa volta affronteremo il tema della dignità della persona e il traffico delle persone umane, una piaga grande qui in Thailandia. In occasione di questo mese missionario vi chiedo di accompagnarci con la preghiera e di ricordare quei giovani seminaristi birmani, che nello studio e nel lavoro si preparano a diventare sacerdoti. Vi auguro ogni bene. Saluti cari ai parrocchiani tutti! Valentina CALENDARIO Domenica 25 ottobre: 30a del T.O. - Inizia l'orario invernale Lunedì- Venerdì: ore 15.30 Recita del Rosario al Centro Anziani Mercoledì 28 ottobre ore 17.45 Corso di ebraico biblico in parrocchia Sabato 31 ottobre: ore 17.00 s. messa “prefestiva” di Tutti i Santi Domenica 1 novembre: Tutti i Santi orario invernale ore 15.30 Ricor do dei defunti e benedizione del cimitero Lunedì 2 novembre: Commemor azione dei fedeli defunti ore 8.30 Lodi e s. Messa ore 17.00 Vespr i e s. Messa Castello_7 è anche a questo indirizzo http://users.libero.it/don.paolo.aglietti E-mail: [email protected]