Università degli
Studi di Udine
Facoltà di
Ingegneria
Dipartimento di
Georisorse e
Territorio
IL RISCHIO TORRENTIZIO
NELLA VAL D’ARZINO
DALLA VALUTAZIONE ALLA MITIGAZIONE
Università Paris 7
Denis Diderot
Università degli
Studi di Trieste
CNR di Padova
presented by
Dott.ssa Florence GARLATTI
Tolmezzo, 2010/06/18
Frane
RISCHIO TORRENTIZIO
«
Probabilità
d’occorrenza
di
[un
fenomeno torrentizio
catastrofico] o
delle perdite attese su un periodo di
tempo determinato [e su un territorio],
espresse come l’associazione di una
pericolosità con una vulnerabilità »
[Kelman e Lewis, 2005, modificato]
Piene e/o
esondazioni
INTRODUZIONE
DALLA VALUTAZIONE ALLA MITIGAZIONE
DEL RISCHIO
Messa in opera di un approccio multiscalare e
multi-disciplinare che integri tutti gli aspetti
del rischio
Valutazione
della
pericolosità
e
dell’esposizione su scala regionale (bacino)
per individuare le situazioni locali critiche
Approfondimenti su scala locale per produrre
degli specifici strumenti di riduzione del
rischio
INTRODUZIONE
ORGANIZZAZIONE:
2. Presentazione del bacino dell’Arzino
3. Presentazione
multi-scalare e
torrentizio
dell’approccio: valutazione
multi-disciplinare del rischio
4. Identificazione delle situazioni critiche e
dei processi d’evoluzione del rischio
durante il XXo secolo
5. Elaborazione di strumenti locali di riduzione
del rischio: esempio di Casiacco
IL BACINO DELL’ARZINO :
UN BACINO ESEMPLARE
2.2. PIOGGE ABBONDANTI, INTENSE E IRREGOLARI
2.2. PIOGGE ABBONDANTI, INTENSE E IRREGOLARI
Esempio di rovesci di forte intensità (San Francesco)
2.2. PIOGGE ABBONDANTI, INTENSE E IRREGOLARI
2.3. PIENA BRUSCHE E VELOCI:
un regime torrentizio
Piena del Barquet
(31/10/2004)
Tempo di corrivazione
medio di 4/5 ore
2.4. UN BACINO DINAMICO
Piene +/- cariche di materiale
Delle rocce resistenti
Da dove proviene il materiale
trasportato dai rii ?
2.4. UN BACINO DINAMICO
Prisma d’accrezione tettonica
favorevole all’instabilità dei
versanti
2.4. UN BACINO DINAMICO
Esempio della frana di
Masarach
2.4. UN BACINO DINAMICO
Delle rocce
resistenti
frantumate
2.4. UN BACINO DINAMICO
Frana favorita
sisma del 1928
dal
Una sismicità elevata (>9 Mercalli)
2.5. ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, PAESAGGISTICI
• Spopolamento
2.5. ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, PAESAGGISTICI
• Spopolamento
• Abbandono delle attività agro-pastorali
Stavolo
abbandonato
Rimboschimenti
spontanei
2.5. ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, PAESAGGISTICI
• Spopolamento
• Abbandono delle attività agropastorali
Avanzamento
massiccio
della copertura boschiva e
ritiro delle zone agricole
2.5. ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, PAESAGGISTICI
2.5. ASPETTI SOCIO-ECONOMICI, PAESAGGISTICI
Percezione negativa rispetto all’avanzamento della
copertura boschiva
« Quanche l’arbol al a una certe forme, etât, cal aumenta di
diametro, di pèis, di chioma, appena ca ven àiar, la chioma a fas
di bandiera e provoca il sradicament […]. A son spess cusí
piciuj scroscjtaments e smoscjtaments »
« La presenza del bosco è un fattore sfavorevole : ormai nessun
va a fare legna. È sufficiente un solo rametto per creare una
diga nei corsi di acqua. »
IL BACINO DELL’ARZINO:
UN BACINO ESEMPLARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO
NO
SI
COME? …Aumento, Diminuzione,
Spostamento…
PERCHÉ?
Pericolosità
Vulnerabilità
Problemi di gestione del
Rischio
Percezione errata,
Perchè?
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
SISTEMA RISCHIO
Pericolosità
Catastrofi passate
Vulnerabilità
Casiacco, 31/10/2004
Percezione
Gestione del Rischio
Flagogna, 31/10/2004
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
DOMINIO SPAZIALE
• 7 tratti del torrente
• 30 sotto-bacini
DOMINIO TEMPORALE
• Un secolo: 1905-2004
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
CARTOGRAFIA DELLA
PERICOLISITÀ
FASE 1 : Tipologia dei
sotto-bacini
FASE 2 : Classificazione
dei 7 tratti
Sotto-bacini (laboratorio)
→ Morfometria
→ Geologia
→ Uso del suolo
Conoidi (sul sito)
→ Morfometria e morfologia
→ Granulometria
→ Copertura vegetale
→ 7 Mappe idrogeomorfologiche
→ Calcolo del POWER
STREAM in 10 stazioni di
misura [Bagnold, 1966 ;
Fort e al., 2003 ; ArnaudFassetta e al., 2005]
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
CARTOGRAFIA DELLA
PERICOLISITÀ
DISTRIBUZIONE
TEMPORALE DELLA
PERICOLISITÀ
Classificazione statistica
di 98 eventi di pioggia
→ Eventi con almeno un giorno
pari o sup. a 100 mm/24h
→ Contesto pluviometrico e
nivometrico ; caratteristiche
delle
piogge
e
loro
distribuzione
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
CARTOGRAFIA DELLA
PERICOLISITÀ
CRONOLOGIA ANALITICA
DELLE CATASTROFI
PASSATE
FASE 1 : Evoluzione
dell’utilizzo del suolo
→ Analisi multi-temporale di foto
panoramiche (1920-2005) e di
foto aeree (1954-1999)
→ Altri documenti storici
→ Interviste degli abitanti
CARTOGRAFIA MULTITEMPORALE
DELL’ESPOSIZIONE
FASE 2 : Interpretazione delle
classi dell’utilizzo del
suolo in termine di valore
economico
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
CARTOGRAFIA DELLA
PERICOLISITÀ
CRONOLOGIA ANALITICA
DELLE CATASTROFI
PASSATE
3 ASPETTI ANALIZZATI (26
interviste)
→ Coscienza del rischio
→ Analisi spaziale del rischio
percepito dagli abitanti
→ Analisi temporale del rischio
percepito dagli abitanti
CARTOGRAFIA MULTITEMPORALE
DELL’ESPOSIZIONE
EVOLUZIONE DELLA
CULTURA DEL RISCHIO
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
IDENTIFICAZIONE DELLE
ZONE CRITICHE (es. Casiacco)
ANALISI LOCALE DELLA
VULNERABILITÀ
Suscettibilità a subire dei
danni
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
IDENTIFICAZIONE DELLE
ZONE CRITICHE (es. Casiacco)
ANALISI LOCALE DELLA
VULNERABILITÀ
PERCEZIONE LOCALE
DEL RISCHIO
ANALISI LOCALE (18 interviste)
→ Conoscenza dei fenomeni e coscienza
del rischio
→ Grado di preparazione degli abitanti
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
IDENTIFICAZIONE DELLE
ZONE CRITICHE (es. Casiacco)
ANALISI LOCALE DELLA
VULNERABILITÀ
PERCEZIONE LOCALE
DEL RISCHIO
GESTIONE DEL RISCHIO
(scala regionale e locale)
“Processo composto di metodi e di
procedure utilizzate per trarre degli
insegnamenti d’esperienze passate, nel
presente caso, degli allagamenti già
avvenuti.
Permette
di
identificare
metodi per raggiungere lo scopo, per
valutare il cammino realizzato, per
misurare l’efficienza delle azioni e per
capitalizzare le esperienze al fine di
favorire il sviluppo e la condivisione
delle buone pratiche”
(Leone, 2007; Van Wassenhove, 2004)
1. Analisi istituzionale
2. Analisi delle normative
3. Ritorno d’esperienza
APPROCCIO MULTISCALARE
E MULTIDISCIPLINARE
EVOLUZIONE DEL
RISCHIO NEL XXO SECOLO
IDENTIFICAZIONE DELLE
ZONE CRITICHE (es. Casiacco)
ANALISI LOCALE DELLA
VULNERABILITÀ
PERCEZIONE LOCALE
DEL RISCHIO
GESTIONE DEL RISCHIO
(scala regionale e locale)
ELABORAZIONE DI
STRUMENTI SPECIFICI
EVOLUZIONE DEL RISCHIO
DURANTE IL XXO SECOLO
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
• Nessun luogo è privo di
pericolosità
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
Analisi statistica di
famiglie di parametri :
•Morfometria
•Erodibilità
•Grado di frantumazione
•Utilizzo del suolo
+
Rilievi sul posto
4
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
• Nessun luogo è privo di
pericolosità
• Connessione fra versanti
e rii
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
• Nessun luogo è privo di
pericolosità
• Connessione fra versanti
e rii
• Connessione
Arzino
Bearjut
fra
rii
e
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
• Pericolosità
monte
elevata
a
• Pericolosità
varia a valle
elevata
e
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
Dinamica dei versanti a valle
Frana sconessa dai rii
(31/10/2004)
4.1. LA PERICOLOSITÀ NELLO SPAZIO
Esondazioni dell’Arzino a
Flagogna (31/10/2004)
Esondazioni di rii e sbarramento delle
acque a monte della strada
Esondazioni dell’Arzino ed
esondazioni urbane a valle
4.2. LA PERICOLOSITÀ NEL TEMPO
Campione di 98 eventi di piogge estreme
• Da 2 a 3 eventi/anno,
generalmente in autunno
• Evoluzione stabile del loro
numero fra 1954 et 1994
Test de
BUISHAND*
Test de PETTIT*
Segmentation de
HUBERT
Ecartype
Variance (%)
Précipitations
annuelles
(mm/an)
Fortes
précipitations
anuelles (mm/an)
Accepté
Accepté
Accepté
Aucune rupture
détectée
420.9
18.9
Accepté
Aucune rupture
détectée
386.5
27.4
4.3. ESPOSIZIONE E PERCEZIONE: i fattori
dell’evoluzione del rischio
4.3. ESPOSIZIONE E PERCEZIONE: i fattori
dell’evoluzione del rischio
4.3. ESPOSIZIONE E PERCEZIONE: i fattori
dell’evoluzione del rischio
Assenza di una cultura del rischio
nonostante la buona conoscenza
del rischio
4.3. ESPOSIZIONE E PERCEZIONE: i fattori
dell’evoluzione del rischio
« Ogni volta cal ploveva, un riu passava
par la cujina…ma par una tavola e
quatris cjadreas, cè votu cal seti ! »
Forgaria, 31/10/2004
Un catalizzatore della
vulnerabilità economica
Messaggero di Pordenone (26/11/1990)
RIDUZIONE OTTIMIZZATA
DEL RISCHIO
APPLICAZIONE ALL’ABITATO DI CASIACCO (Vito d’Asio)
RIDUZIONE OTTIMIZZATA
DEL RISCHIO
La gestione del rischio è
l’insieme delle pratiche e
tecniche utilizzate, prima della
crisi,
per
anticipare
la
catastrofe, durante la crisi per
gestirla e, dopo, per riabilitare
le società colpite
2. Com’è realizzata la prevenzione?
3. Qual è la vulnerabilità dei
vari elementi esposti?
4. Come viene gestito il rischio ?
Ci sono dei limiti?
1
2
3
3
4
5.1. PERICOLOSITÀ E PREVENZIONE
Migliorare con delle future
simulazioni
LA VULNERABILITÀ
CHE COS’È?
5.2. VULNERABILITÀ
Due definizioni:
1. Livello di conseguenze
prevedibili di un fenomeno
naturale sugli elementi
esposti
2. Suscettibilità di subire dei
danni (dipende dal grado
di preparazione,
resilience…)
PER REALIZZARE IL P.E.C.
5.2. VULNERABILITÀ
a. Strade e edifici
Strade
con
una
perribilità media
buona
Vulnerabilità degli edifici:
Variabilità/susseguirsi delle
normative
Data di edificazione /criterio
Quattro quartieri particolarmente
vulnerabili
5.2. VULNERABILITÀ
b. Abitanti di Casiacco
Maggioranza di uomini,
di più di 60 anni
Maggioranza nati in
loco e 50% è vissuto
all’estero
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
E DELLA SUA GESTIONE
5.2. VULNERABILITÀ
b. Abitanti di Casiacco
Maggioranza di uomini,
di più di 60 anni
Maggioranza nati in
loco e 50% è vissuto
all’estero
Disuguale conoscenza
dei fenomeni
Buona conoscenza
della geografia delle
zone esondabili
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
E DELLA SUA GESTIONE
5.2. VULNERABILITÀ
b. Abitanti di Casiacco
Maggioranza di uomini,
di più di 60 anni
Maggioranza nati in
loco e 50% è vissuto
all’estero
Disuguale conoscenza
dei fenomeni
Buona conoscenza
della geografia delle
zone esondabili
Si ritiene poco
informata
Popolazione poco
preparata
« Contro le piene non si può fare niente.
Si può solo stare attenti di scappare »
Estratto da un intervista in friulano
5.3. GESTIONE ATTUALE DEL RISCHIO
+
+/-
PERCHÉ
?
5.2. GESTIONE ATTUALE DEL RISCHIO
+
+/-
dei poteri
+ Centralizzazione
durante la crisi
-
Confusione delle competenze
prima e dopo la crisi
+/-
5.3. GESTIONE ATTUALE DEL RISCHIO
NORMATIVA ITALIANA
Scuola di pensiore
dell’estremo dominante
+
+/-
Soluzione tecnocratiche
privilegiate
-
Vulnerabilità ridotta ad
un grado di perdita
-
Piani d’evacuazione e
d’informazione standard
« I rischi sono sempre creati o
esistono all’interno di sistemi
sociali » che non sono presi in
considerazione con il modello
estremo !
ONU
+/-
5.4. SOLUZIONI
a. Preparazione
Opuscolo d’informazione
1. Come
prepararsi
ad un allagamento
2. Come proteggersi
durante la piena
3. Salvaguardarsi
dopo la piena
4. Dove, come
e presso chi
informarsi
durante la
piena
a. Preparazione
Opuscolo d’informazione
Percorso didattico
PREPARAZIONE E
MITIGAZIONE
b. Mitigare
Migliorare il piano d’emergenza:
il ritorno d’esperienza
b. Mitigare
PREPARAZIONE E
MITIGAZIONE
Migliorare il piano d’emergenza:
il ritorno d’esperienza
Sviluppare una gestione
partecipativa
1. Censimento per la sicurezza dei
volontari
b. Mitigare
PREPARAZIONE E
MITIGAZIONE
Migliorare il piano d’emergenza:
il ritorno d’esperienza
Sviluppare una gestione
partecipativa
2. Stabilire un referente/quartiere
1. Censimento per la sicurezza dei
volontari
b. Mitigare
PREPARAZIONE E
MITIGAZIONE
Migliorare il piano d’emergenza:
il ritorno d’esperienza
Sviluppare una gestione
partecipativa
2. Stabilire un referente/quartiere
3. Gli attori di domani
1. Censimento per la sicurezza dei
volontari
CONCLUSIONE
APPROCCIO MULTISCALARE E MULTI-DISCIPLINARE
VALUTAZIONE COMPLETA
DEL SISTEMA RISCHIO
1. Individuazione delle zone d’intervento prioritario in materia di
prevenzione
2. Identificazione dei punti deboli nella fase di anticipazione delle
catastrofi: mitigazione e preparazione della popolazione
3. Produzione di una serie di strumenti che rispondono alle
esigenze del Piano d’Emergenza Comunale:
a. Percorribilità delle strade con i mezzi di soccorso
b. Identificazione dei quartieri più sensibili
c. Opuscolo e percorso didattico per preparare la popolazione
d. Censimento, referente di quartiere e cooperazione con le scuole
Grazie per l’attenzione !!!!
Contatti:
[email protected]
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