Anno III - Numero 86 - Sabato 11 aprile 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Esteri Roma Economia Inizia il viaggio nelle destre europee Buzzi e c. restano dentro per mafia Risale l'indice della 'miseria' Pasquini Peruzzi a pag 5 Sarra a pag 6 A pagina 9 CORAGGIOSA PRESA DI POSIZIONE DEL PRESIDENTE CANTONE NEL SILENZIO DELLA POLITICA. E NOI GLI ABBIAMO RACCONTATO QUANTE VOLTE ABBIAMO RIFIUTATO DI CREARNE UNA... di Francesco Storace mettetela. State continuando a mortificare la politica col mercato del denaro che arriva da ogni parte. Fior di ladruncoli ai quali la poltrona non basta hanno scoperto il meccanismo delle fondazioni per continuare ad agire indisturbati rispetto ai controlli. E leggere le parole del presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone sulla materia fa capire che è necessario agire al più presto. Cantone ha dichiarato che oggi “i partiti non sono più i terminali della politica, sostituiti dalle iniziative individuali o dalle Fondazioni che hanno, in parte, sostituito le vecchie correnti”. Cantone ha straragione. E chi la pensa come lui sa quale sarebbe la soluzione da adottare: incompatibilità con l’appartenenza ai partiti e non si induce in tentazione. A mali estremi, estremi rimedi. Eppure, le dichiarazioni che il presidente dell’anticorruzione ha rilasciato giovedì a La Stampa sono cadute nel vuoto. Nessun commento politico, tutti zitti a chiedersi questo che vuole. Roba da rimanere esterrefatti. E ieri ho chiamato Cantone proprio per dargli manforte. Gli ho raccontato quante volte ho rifiutato di mettere su una fondazione. Sono stato presi- S gioia ancora maggiore. Per il presidente Cantone la mia opzione sull’incompatibilità rischia di apparire troppo radicale: “E quando passa...Mi accontenterei di rafforzare i meccanismi di trasparenza con norme legislative adeguate”, mi ha detto nel nostro breve colloquio. Una politica in carta filigranata sarà in grado di farlo? È il dubbio che resta, anche se va registrato che Cantone rifiuta di considerare “tutta sporca la politica”. Ma se anche il presidente del Consiglio ha una sua fondazione; se fior di parlamentari - addirittura in maniera trasversale alle idee che professano - dedicano più tempo a questi enti che ai rispettivi partiti, vuol dire davvero che ormai la politica ha trovato un nuovo pozzo da cui attingere risorse. Per questo non è casuale il silenzio di ieri di politici solitamente loquaci quando si pronuncia il capo dell’anticorruzione. Tutti quelli che a parole dicono via i ladri, sono stati zitti. Neppure un commento, una parola per approvare o contestare la significativa presa di posizione. Tutto questo è inaccettabile. Ed evidentemente accade perché ci sono finanziamenti copiosi - pubblici - che passano attraverso le fondazioni. Non è vero che si cambia verso. Si cambia solo cassa. FILIGRANA Fondazioni al posto delle correnti, dice il capo dell'anticorruzione Incompatibilità? "Mi basterebbero norme che le rendessero più trasparenti" dente della vigilanza Rai, governatore, ministro: è facilmente immaginabile il numero di soggetti che si siano fatti sotto per propormelo. Ma ho sempre rifiutato. Per una ragione etica. Per me chi fa politica dovrebbe starne fuori. IL PORTO D'ARMA RILASCIATO A GIARDIELLO NONOSTANTE IL 'NO' DEI CARABINIERI Soprattutto perché ormai si è avviato un vero e proprio processo degenerativo: è vero che non tutte le fondazioni sono opache; ma è vero che non si vede trasparenza in tutte le fondazioni guidate da esponenti politici. Ad esempio, meglio, molto meglio dirigere un giornale. E se qualcuno ti dà quattrini (ahime’ pochi) li spendi ogni giorno quando il lettore assapora le notizie che gli dai. E senza ricorrere a stratagemmi per i fondi dell’editoria è una PER ADDOLCIRE LA PILLOLA DELLE TASSE E DEI TAGLI, FA FINTA DI AVER TROVATO 1,5 MILIARDI Renzi si inventa perfino un ‘tesoretto’ di Igor Traboni n rinvio tira l’altro (fateci caso: ogni qualvolta viene convocato un Consiglio dei ministri per varare un certo provvedimento, puntualmente questo slitta…) e così ieri mattina messer Renz ha fatto saltare alla sera anche la riunione del governo per il famigerato Def , il Documento di economia e finanza, che in pratica è la vecchia finanziaria, ma addirittura con meno ‘stile’ e più tasse e tagli di quelle di democristiana memoria. E proprio per cercare di addolcire la pillola assai amara di tagli&tasse, Renzi ha fatto correre la voce che il rinvio era dovuto alla scoperta di un ‘tesoretto’, con 1,5 miliardi di euro nei forzieri. In realtà, nelle segrete stanze dei ministeri – con i testi del documento finanziaria già stampati – sarebbe successo tutto e il contrario di tutto, con una mezza dozzina di ministri palesemente insoddisfatti, soprattutto sul capitolo riguardante le privatizzazioni. Per non dire poi del pressing dei Comuni per vedere di farsi ridurre un po’ i tagli agli Enti locali Alla penultima curva (prima cioè della scoperta del presunto tesoro) il premier ha cercato di salvare capre e cavoli, dicendo U CHI HA ARMATO IL KILLER? A pagina 10 che voleva il massimo della chiarezza sul cronoprogramma delle solite riforme, così da portare il compitino a Bruxelles, evitando di farselo bocciare. Ma l’indiscrezione più ricorrente è quella di un Renzi con un diavolo per capello per via di numeri così risicati che in pratica non gli consentirebbero di spendere neppure un centesimo per la ‘propaganda’ in opere pubbliche e interventi vari in vista delle Regionali. E quindi di una campagna elettorale che, secondo gli ultimi sondaggi, per il suo Pd non si presenta proprio in discesa, tanto che perfino il governatore della Toscana Rossi ieri ha sollecitato la discesa in campo del premier-segretario… E così, come detto, alla fine è saltato fuori il miliarduccio e mezzo, giocando però soprattutto sul solito artifizio della presunta crescita e quindi delle maggiori entrate. Tutto da dimostrare. Come la favoletta degli 80 euro. 2 Sabato 11 aprile 2015 ATTUALITA’ I DATI DELL’INPS SUI PRIMI 2 MESI DEL 2015, NUOVA DOCCIA GELATA PER RENZI E POLETTI Ecco come il governo ha risolto il problema occupazione: 13 posti in più rispetto al 2014 Aumentano le assunzioni a tempo indeterminato, calano i contratti a termine e di apprendistato. La variazione è nulla PER IL COLOSSALE CRACK DEL 2003 Cirio: pene confermate per Cragnotti e Geronzi di Federico Colosimo ccupazione ferma, anche nei primi 2 mesi del 2015. Secondo l’Inps è migliorata la qualità dei lavori, ma di nuovi posti, in questo inizio di anno, se ne sono visti pochi e niente. A gennaio e febbraio le nuove assunzioni a tempo indeterminate sono cresciute del 20,7% rispetto al 2014 e la quota di occupazione stabile sul totale è salita dal 37 al 41,6%. Ma, c’è sempre un ma. Perché sono diminuiti i contratti a termine (-7%) e di apprendistato (-11%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Portando di fatto a 0 la variazione dei posti di lavoro rispetto a 12 mesi fa. A mettere il punto finale sulla diatriba tra esecutivo, forze di opposizione e sindacati, è l’istituto di previdenza presieduto da Tito Boeri. Che con le sue verità ha provocato una vera e propria doccia gelata per Matteo Renzi e Giuliano Poletti. Solo poche settimane fa, infatti, il premier e il ministro del Lavoro avevano rivendicato con orgoglio numeri (“79 mila contratti in più”) che si sono rivelati non veritieri. a seconda sezione penale della Corte di Appello di Roma ha confermato nella sostanza la condanna a Sergio Cragnotti (lievemente ridotto la pena all'ex patron della Lazio i a 8 anni e 8 mesi di reclusione rispetto ai nove anni avuti in primo grado) e a Cesare Geronzi (confermati i 4 anni a carico dell'ex presidente della Banca di Roma) per il crack del gruppo Cirio. Ridotte le pene nei confronti di altri imputati, tra cui il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (da 4 anni e mezzo a 3 anni e 10 mesi di reclusione), il figlio dell'ex patron della Lazio, Andrea (da 4 anni di carcere a 2 anni e 4 mesi) e gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Locati e Antonio Nottola, condannati a 2 anni rispetto ai 3 anni e mezzo del primo grado. Lieve sconto di pena (da 3 anni e mezzo a 3 anni e 4 mesi) anche per Ettore Quadrani, già consigliere del gruppo Cirio. L O O quantomeno, incompleti. Visto che entrambi evidentemente hanno ignorato le “cancellazioni”. Tradotto, tutti quei rapporti di lavoro che nel frattempo erano giunti al capolinea. Verissimo che è migliorata la qualità degli occupati. Nel senso che una parte di quanti avevano contratti precari sono stati stabilizzati. Va quindi evidenziata, almeno in questo caso, una inversione di tendenza. Tant’è, la tanto sbandierata crescita non c’è stata. Crescita contenuta, dell’1,4%, per le retribuzioni. Dalle tabelle dell’Inps si indica in 1.845 euro quella media teorica lorda dei contratti a tempo indeterminato. Ma per quanto concerne il numero delle persone che hanno trovato un impiego, dunque, cambia poco. Con il magro risultato che la variazione complessiva è stata nulla. I rapporti di lavoro attivati nei primi 2 mesi del 2015 sono stati 968.833, appena 13 in più rispetto ai 968.870 rispetto allo stesso periodo del 2014. Il reato, caduto in prescrizione, di bancarotta preferenziale ha fatto uscire di scena gli altri due figli di Cragnotti, Massimo ed Elisabetta. Assoluzione per l'altro ex funzionario della Banca di Roma, Michele Casella, cui il tribunale aveva inflitto 3 anni. Tra le assoluzioni la corte di appello ha confermato quelle per la moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi, per l'ex ad di Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, e per l'ex componente del cda di Cirio spa, Riccardo Bianchini Riccardi. Sono stati assolti, perché il fatto non sussiste, anche Francesco Scornajenchi, Gian Luca Marini e Annunziato Scordo, componenti del collegio sindacale di Cirio Holding condannati in primo grado a 3 anni di reclusione. Il crack Cirio risale al 2003, quando furono mandate in default obbligazioni per 1.125 miliardi di euro coinvolgendo decine di migliaia di risparmiatori. CLAMOROSA PROTESTA A PRATO DA PARTE DEL CONSIGLIERE DI FDI GIOVANNI DONZELLI Case per i rom chiuse con il lucchetto “E’ una delibera razzista e pericolosa perché discrimina gli italiani” lamorosa iniziativa quella presa ieri da Giovanni Donzelli, consigliere di Fratelli d’Italia: "Restituiremo al sindaco di Prato Matteo Biffoni la colonica di via Reggiana solo quando avrà deciso di togliere la priorità ai rom per l'assegnazione degli alloggi che vi sorgeranno". Così il candidato a governatore di Fratelli d''Italia Giovanni Donzelli, che insieme al portavoce pratese di Fratelli d’Italia, Gianni Cenni e al dirigente nazionale dello stesso partito Cosimo C Zecchi, ha simbolicamente (ma mica poi tanto…) chiuso con un grosso lucchetto il cancello della struttura, per la cui ristrutturazione il Comune di Prato ha deciso di spendere 680 mila euro di risorse regionali. L'amministrazione pratese, come riporta la delibera approvata nei giorni scorsi, ha deciso di destinare l'edificio a "famiglie a forte rischio di emarginazione, in particolare Rsc (Rom, Sinti e Camminanti, ndr). "E'' una delibera razzista e pericolosa – hanno gridato a gran voce ieri gli esponenti di Fratelli d'Italia al culmine della loro iniziativa - perché crea delle discriminazioni dando priorità ad una etnia. A noi piacerebbe che si desse priorità agli italiani, ma considerati i limiti culturali della sinistra che governa Comune e Regione, chiediamo almeno che l''amministrazione elimini il privilegio in favore dei rom. Solo in quel momento restituiremo al Comune le chiavi della colonica" Donzelli, Cenni e Zecchi, insieme ai ragazzi di ''Azione Giovani-Gioventù Nazionale'', hanno affisso sul cancello della struttura due striscioni con su scritto ''No case ai rom, #primaipratesi'' e ''Soldi regionali? #primagliitaliani'', oltre alla bandiera di Fratelli d''Italia. "Quella del Comune di Prato è una provocazione inaccettabile – hanno ribadito Donzelli, Cenni e Zecchisiamo pronti a mettere in atto altre iniziative di protesta per cambiare una delibera che rappresenta uno schiaffo ai tanti pratesi che vivono in situazione d'indigenza, pagano le tasse e continuano a essere dimenticati dal Comune". STASERA UN DOCU-FILM DELLA RAI CON ALTRI SPUNTI SUL CASO DEI DUE ITALIANI UCCISI IN SOMALIA Omicidio Alpi-Hrovatin, una nuova pista porta in Lettonia laria Alpi e Miran Hrovatin stavano probabilmente indagando su un traffico d'armi gestito dalla Cia, quando sono stati uccisi in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. A ventuno anni di distanza dal fatto, una docu-fiction della Rai apre qualche nuova ipotesi sull'inchiesta che la giornalista e il suo operatore stavano facendo in Somalia sul traffico internazionale di armi, ora che nuovi documenti sono stati de-secretati e nuove testimonianze acquisite. "Ilaria Alpi - L'ultimo viaggio", prodotta da Rai Fiction in collaborazione con Magnolia, andrà in onda questa sera, sabato 11 aprile alle 21.30 su Rai3. Gli autori, Claudio Canepari e Lisa Iotti, presentano in particolare due nuovi documenti Onu, che conducono a una nuova pista: è da Riga in Lettonia, che forse si può fare luce sul traffico di armi su cui la giornalista della Rai stava indagando, la spedizione in Somalia di 5000 fucili d'assalto e 5000 pistole da parte degli Usa, forse destinati alla ex Jugoslavia attraverso una triangolazione per violare l'embargo, negli anni fra il 1992 e il 1994. La docu-fiction si articola in quattro capitoli: la storia, l'esecuzione, i depistaggi e l'ultimo viaggio, e si I avvale delle immagini del girato grezzo di Ilaria e Miran, custodite nell'archivio della Camera e delle informative del SISMI da Mogadiscio. Già due mesi fa il caso Alpi-Hrovatin si era in qualche modo riaperto, dopo che Ahmed Ali Rage, il supertestimone del processo che si è svolto a Roma per il duplice omicidio dei due italiani, avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ aveva dichiarato: "L'uomo in carcere è innocente. Io non ho visto chi ha sparato. Non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo. Gli italiani mi hanno promesso del denaro in cambio". Il supertestimone, chiamato anche Jelle, è da tempo irreperibil , ma i cronisti della trasmissione di Rai Tre l’hanno raggiunto e a loro ha raccontato che gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e gli hanno promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio. Jelle, preso a verbale dal pm Ionta, indicò quindi il giovane somalo Omar Hashi Hassan, ma poi non si presentò a deporre al processo e fuggì all'estero. Ma la testimonianza di Jelle fu ritenuta sufficiente per aprire un processo e praticamente chiudere il caso.Il giovane somalo Hashi, infatti, arrivato a Roma per testimoniare sulle presunte violenze di militari italiani ai danni della popolazione somala, venne quindi arrestato e rinviato a giudizio, assolto in primo grado, condannato all'ergastolo in Appello e quindi a 26 anni dalla Cassazione, una pena definitiva che sta scontando in carcere a Padova. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 11 aprile 2015 ATTUALITA’ SCHITTULLI PRESENTA LA SUA COALIZIONE: CI SONO I FITTIANI MA NON FORZA ITALIA ‘UFFICIALE’ Puglia, rottura definitiva nel centrodestra desso è rottura: Francesco Schittulli è ancora il candidato governatore della Puglia del centrodestra, ma non di Forza Italia. L'ultimo appello in tal senso c’è stato ieri mattina, appena un'ora prima della conferenza stampa con la quale l'oncologo ha presentato la sua nuova coalizione, con "i rappresentanti dei partiti e i movimenti di centrodestra che hanno accettato di stare insieme nell'esclusivo interesse dei pugliesi. Area Popolare-Ncd, Fratelli d'Italia-An, Movimento Politico Schittulli e le liste civiche (compresa quella dell'eurodeputato di Forza Italia, Raffaele Fitto) si sono impegnati a partecipare a questa campagna elettorale ciascuno con proprie liste autonome e competitive, per dar vita insieme alla mia candidatura a presidente della Regione a una coalizione di centrodestra che sia espressione profonda e reale del territorio pugliese. Mi auguro che nelle prossime ore anche il resto della coalizione di centrodestra, a cominciare da Forza Italia, si unisca, condividendo la mia impostazione, nell''unica battaglia possibile per dimostrarsi alternativi alla sinistra". E al dunque, come si ipotizzava (anche se l’altro ieri qualche spiraglio di accordo si era aperto) ci sono sì i "ricostruttori", ma Forza Italia ‘ufficiale’ no. "Ho fatto di tutto – ha detto poi Schittulliper unire il centrodestra, ho posto delle condizioni sia a Fitto che a Fi. Fitto le ha accolte accettando che le liste fossero forti e competitive. Fi deve decidere e sciogliere questa aspettativa che io propongo, sulla certezza della vittoria del centrodestra. So che la politica è a volte tattica, ma la tattica a lungo andare logora CHIAMATO IN CAUSA IL SINDACO MEROLA A Spese elettorali a Bologna, rendicontazioni false? a rendicontazione delle spese elettorali sostenute da Virginio Merola per diventare sindaco di Bologna, nel 2011, è “falsa perché nasconde una parte dei finanziamenti ricevuti da soggetti privati imputandoli come risorse messe in proprio". Lo sostiene Marco Lisei, consigliere comunale di Fi, che ha mosso l'accusa intervenendo ieri in Consiglio comunale: Merola (che al Consiglio non era però presente) ha voluto "nascondere il finanziamento di Cpl Concordia e gli altri e per farlo si è usato un artifizio, un raggiro, un trucco". All'epoca, la legge 515 del 1993 ancora non si applicava ai Comuni e dunque "nessuno ha obbligato Merola a presentare il rendiconto delle spese e dei finanziamenti ricevuti, ma nel momento in cui richiami la normativa sei tenuto a rispettarla". In pratica, Lisei sostiene che, una volta deciso di presentare il rendiconto, il sindaco doveva anche esplicitare l'origine di tutti i contributi. Merola "aveva il diritto di non comunicare i suoi finanziatori ma non ha il diritto di prendere in giro gli elettori e L la credibilità. La politica ha bisogno di orizzonti, di coraggio e di coerenza. Certo Fi è un elemento più che necessario per il centrodestra ma dico a Vitali che Schittulli è uno solo. Il conflitto tra Fitto e Berlusconi non interessa né a me né ai pugliesi". E Vitali, il coordinatore di Forza Italia in Puglia? “Abbiamo già deciso – ha fatto sapere - Schittulli ora non è più il nostro candidato. Si svegli lui! Abbiamo aspettato che consumasse l''ultimo strappo, l''ho ha fatto e quindi è stato capace di riuscire laddove nessun altro era riuscito: ha spac- cato il Centrodestra. Invece di essere il candidato di tutto il centrodestra è il candidato di Fitto. Noi la nostra disponibilità l'avevamo data. Non è stata tenuta in considerazione, a questo punto non è più il nostro candidato. In bocca al lupo a Schittulli!". Ma a questo punto, è stato chiesto a Vitali da affariitaliani.it, Forza Italia ora potrebbe fare l''accordo con NoiConSalvini? "Io non escludo nulla. Domani (oggi, ndr) ho convocato un esecutivo regionale e avremo le nostre proposte". la trasparenza", insiste Lisei come un fiume in piena, sottolineando che senza la recente inchiesta della magistratura non si sarebbe mai saputo dei 20.000 euro dati a Merola dalla Cpl. "Non voglio dire che ci siano anche profili giuridici" rispetto a questo comportamento, ma per Lisei quel che è successo "è grave. Il sindaco ha mentito. Chieda scusa e comunichi tutti i suoi finanziatori con nome e cognome". E, per essere "trasparente fino in fondo", il Pd dovrebbe dire "dove ha preso i soldi per sostenere Merola – ha aggiunto Lisei- e chi sono i finanziatori del partito". Nel rendiconto della campagna elettorale di Merola, sempre diffuso da Lisei, si riporta una cifra complessiva pari a 188.276 euro. Di questi 139.976 sono quelli arrivati dal Pd e nella documentazione vengono inseriti nel campo relativo alle spese "non sostenute direttamente, derivate da servizi resi ''da persone fisiche'' e ''da soggetti diversi". Gli altri 48.299 euro, invece, figurano come "spese sostenute direttamente": rientrano in questa voce, segnala però Lisei, anche i 20.000 euro della Cpl. IL LEADER DELLA LEGA, RIABILITATO CON TANTO DI SCUSE, SI PRENDE LA SUA RIVINCITA E RILANCIA Salvini, reintegrato, sfida facebook “Sono tornato. Mi comprerò una ruspa per una bella zingarata alla Amici miei” ospeso per un’opinione e riammesso con tanto di scuse. Facebook recita il “mea culpa” e riabilita Matteo Salvini. “Bannato” per 24 ore per aver usato il termine “zingari”. Un colpo alla libertà d’espressione, frutto di un errore. Anche il team Zuckerberg sbaglia. Ma almeno quando capita, lo ammette. E chiede venia: “Dopo aver esaminato la sua pagina ci siamo resi conto che, mentre uno dei contenuti è stato rimosso perché in violazione delle nostre policy riguardanti l’incitamento all’odio, abbiamo anche stoppato erroneamente altro materiale. Ci scusiamo per il disagio causato”. Frittata fatta e figuraccia mondiale per il colosso di internet. Errare è umano, perseverare diabolico. Il riu- S scire ad ammettere i propri errori è sicuramente una delle cose più difficili a cui le persone sono chiamate. Impresa difficile anche per i migliori. Che nella maggior parte dei casi tendono a lasciarsi scivolare tutto addosso, ignorando il problema o professando la propria innocenza. Uno dei motivi che ci porta ad evitare l’ammissione dei nostri peccati è la paura del castigo e della figuraccia. Fatta registrare sicuramente dal noto social network, che ha peccato perfino di ignoranza. Tant’è, ha rimediato. E lo ha fatto anche pubblicamente. Un fatto che va riconosciuto oltre che apprezzato. Con il leader della Lega che dopo le polemiche ha ripreso pieno possesso della sua pagina. E senza indietreggiare di un metro, dimostrando la solita coerenza, ha festeggiato il “reintegro” con i suoi fan prendendosi la sua rivincita: “Sono tornato! Mi comprerò una ruspa, per una bella zingara alla ‘Amici miei’”. Lanciando dunque la sfida a Zuckerberg e compagni, che incassano e portano a casa. Il segretario del Carroccio tiene il punto, riscuote altri consensi grazie alla Rete che lo incensa, rilancia e continua sulla stessa lunghezza d’onda. Perché d’altronde, bene o male non importa: l’importante è che se ne parli. A proposito delle vicende Salvini-rom, riguardo l’articolo da noi pubblicato ieri, da don Gian Carlo Perego, direttore generale Migrantes, riceviamo e pubblichiamo la seguente nota: “In un articolo del Giornale d’Italia si fa riferimento a me – tra parentesi - come vescovo, che abita in Vaticano, in 300 metri quadri, magari con camerieri… Io sono non un vescovo, ma un prete diocesano incaricato di dirigere la Fondazione Migrantes, non sono in Vaticano, abito in 70 metri e non ho camerieri. Forse Salvini o il suo giornale si riferiva a qualcun altro”. M.C. SI ACUISCE LA TENSIONE NEL PARTITO DOPO LA NOMINA DI LUPI A CAPOGRUPPO AL L A CAME RA La De Girolamo pronta a lasciare Ncd N on passa giorno senza una polemica intestina nel Nuovo centrodestra, anche se queste ultime ore sono state caratterizzate soprattutto dalla querelle di Nunzia De Girolamo nei confronti un po’ di tutto il partito, e non solo di Alfano. "Sto raccogliendo le firme per chiedere un'assemblea straordinaria di Ncd, un congresso, per cercare di cambiare la linea del partito", ha detto ieri Nunzia De Girolamo, sostituita di recente da Maurizio Lupi nel ruolo di capogruppo di Area Popolare alla Camera, nel corso della puntata di Agorà su Rai Tre "La mia libertà conta più della poltrona di capogruppo – ha aggiunto la De Girolamo - e potrò comunque continuare ad esprimere le mie idee. Penso che il mio partito si sia appiattito su Renzi, quasi a diventarne una costola. Io questo partito l'ho fondato non credo che chi vota abbia le stesse idee di chi decide nel Palazzo. I sondaggi dimostrano che la linea di Ncd è sbagliata: siamo diventati gli utili idioti di Matteo Renzi. Si poteva uscire da governo, le leggi si possono votare anche con un appoggio esterno. Se in Campania Ncd darà il sostegno al candidato di centrosinistra, Vincenzo De Luca, allora uscirò dal partito. Nel partito siamo arrivati ad un bivio, e se il bivio va verso Renzi la De Girolamo è incompatibile". Di ben altro avviso è Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Esteri della Camera: "C’è una questione politica di fondo con la quale Area Popolare si deve misurare ed è costituita da una duplice esigenza: quella di mantenere la stabilità di governo, di accentuare il suo riformismo e il tasso di innovazione collaborando con Renzi ma senza appiattirsi su di lui. L''altra faccia della medaglia è costituita dall''esigenza di rifondare il centrodestra andando oltre Berlusconi. Si tratta di un''operazione assai difficile ma è decisiva per costruire nel centrodestra qualcosa di nuovo. In questo senso vanno anche molte delle intese che stiamo realizzando nelle varie regioni". A Cicchitto risponde per le rime Elvira Savino, deputato di Forza Italia: “Cicchitto dice che il centrodestra deve andare ''oltre'' Berlusconi. Quel che è certo, a guardare i sondaggi, è che Ncd non va ''oltre'' neppure il 2%” 4 Sabato 11 aprile 2015 ATTUALITA’ APPELLI DELLA MINORANZA IGNORATI DAL PREMIER E DALLA BOSCHI, SI RISCHIA LA ROTTURA DEFINITIVA Renzi non tratta sull’Italicum, il Pd si spacca Il deputato Damiano sulle barricate: “Visto che non si può neanche dialogare, in Parlamento sarà battaglia” A PROPOSITO DI LEGGE ELETTORALE di Marcello Calvo opo settimane di tensioni e ultimatum reciproci tra maggioranza e minoranza, il Pd è alla resa dei conti sull’Italicum. Entro i primi di maggio la riforma elettorale dovrà essere votata in via definitiva ma le acque, tra i democratici, restano agitatissime. E senza le modifiche chieste dall’ala “rivoluzionaria” la discussione generale del provvedimento, calendarizzata alla Camera per il 27 aprile, costringerebbe Renzi e compagni a tornare in Senato, dove i numeri appaiono piuttosto risicati. La tensione al Nazareno resta altissima e adesso c’è chi lancia l’aut aut. Come Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, che in un’intervista rilasciata a Repubblica, avverte: “Di fronte a una eventuale fiducia diventerebbe poi problematico dare un voto finale a sostegno del provvedimento, dal momento che si nega addirittura la possibilità dell’esercizio della dialettica parlamentare”. Lasciando intendere dunque come i vertici del partito vogliano fare il bello e il cattivo tempo, senza neanche discutere. Alla faccia della democrazia e di un movimento tutt’altro che democratico. Con l’avvento del Rottamatore, infatti, s’è assistito a una rapida trasformazione di un partito dove a regnare è il totalitarismo. A testimoniarlo, l’esponente della corrente Area Riformista. Che ammette come si fosse aspettato una maggiore “disponibilità al dialogo da parte del governo”, mentre c’è stata “una chiusura ribadita della ministra Toh, chi si rivede: il Passera solitario... D a legge elettorale dà l’occasione a Corrado Passera, presidente di Italia Unica, per una comparsata sulla stampa. Con una lettera al Foglio, infatti, Passera sollecita un incontro urgente con il premier, Matteo Renzi, e con il ministro delle riforme, Maria Elena Boschi, per chiedere di sospendere l'esame alla Camera dell’Italicum. "Apritevi all''ascolto - scrive il presidente di Italia Unica - e consentitemi di illustrarvi l''appello già inviato a tutti i parlamentari in cui esprimiamo grandissima preoccupazione per i contenuti della riforma elettorale. Oggi ci rivolgiamo direttamente a voi - spiega Passera - perché riconosciamo il forte impegno e la diretta responsabilità assunta dal governo in materia elettorale e in tema di riforma costituzionale. Il nostro timore però è che le riforme avviate non abbiano raccolto quella larga condivisione che è utile e L Boschi”. Ergo, se non si può nemmeno parlarne, “rimane la strada della battaglia parlamentare”. L’unica da percorrere per cercare di mettere i bastoni fra le ruote all’esecutivo. Il deputato Pd parla poi di “una legge di rango costituzionale e le cronache ci dicono che l’unico precedente risale al 1953, al tempo di una norma truffa”. Significherebbe quindi ripetere un errore che avrebbe del clamoroso. Ma il presidente del Consiglio sembra determinatissimo ad andare avanti, per lui la “partita” è chiusa. Continua a la- sciare intendere che un ipotetico fallimento alla Camera porterebbe da parte sua alla fine della legislatura e del percorso riformatore. A questo punto la domanda è: come reagirà la minoranza? Si piegherà ai voleri del premier-segretario o continuerà a mantenere il punto? La battaglia si annuncia caldissima ed entrerà nel vivo prima del voto finale. Con gli emendamenti presentati in Aula e sui quali verrà chiesto, quasi sicuramente (non dalla minoranza del Pd), il voto segreto. opportuna trattandosi di "regole del gioco". In particolare ci preoccupano due scelte strutturali molto pericolose: l'abnorme premio di maggioranza senza alcun bilanciamento e i capolista bloccati con l'impossibilità per i cittadini di poter scegliere i propri rappresentanti in Parlamento". Come alternativa, Italia Unica propone un''unica Camera con un massimo di 400 parlamentari; il doppio turno di coalizione con possibilità di apparentamenti al ballottaggio e collegi uninominali per tenere stretto il rapporto tra candidato e territorio. Per ora, però, Renzi e la Boschi non hanno neppure risposto alla missiva. MASSICCIA MOBILITAZIONE E FORTI CRITICHE CONTRO IL DISEGNO DI L E GGE PRE S E NTAT O DAL L’E S E CUT IVO Scuola, 29 associazioni bocciano il governo Proteste bipartisan su tutta la linea per le linee prospettate dal ministro Giannini entinove associazioni hanno promosso un appello al Parlamento per chiedere di cambiare il disegno di legge sulla scuola presentato dal governo. I firmatari rivendicano uno "spazio di ascolto", perché senza la partecipazione attiva dei soggetti da essi rappresentati - studenti, insegnanti, genitori, forze sociali e sindacali e associazioni - "nessuna riforma può raggiungere obiettivi decisivi per il Paese". Come si legge nell''appello, è indispensabile "aprire un ampio confronto per delineare una visione generale, il più possibile condivisa, sul ruolo della scuola nella societa'' della conoscenza. A questo punto- continua il testo- riteniamo decisivo partire dal diritto di ogni persona all''apprendimento permanente come base per un progetto complessivo di cambiamento del sistema educativo italiano". I 29 promotori, "pur rappresentando organizzazioni con punti di vista anche molto diversi", presentano cinque proposte per cambiare il ddl. All'appello hanno aderito Agenquadri, Aimc, Arci, Auser, Cgd, Cgil, Cidi, Cisl, Cisl scuola, Edaforum, Fnism, Flc Cgil, Inserf-Irved, Legambiente, Legambiente Scuola e Formazione, Link - Coordinamento Universitario, Mce, Movi- V mento Studenti di Azione Cattolica, Movimento di Impegno Educativo di Azione Cattolica, Proteo Fare Sapere, Rete della Conoscenza, Rete degli Studenti Medi, Rete29Aprile, Uciim, Udu, Unione degli Studenti, Uil, Uil Scuola, Libera e Isare. Ma vediamo più da vicino le cinque proposte: al primo posto un insieme di interventi che puntano a ridurre le diseguaglianze esistenti sia tra territori che tra indirizzi ed istituti: garantire a tutti l''accesso al diritto allo studio e combattere la dispersione scolastica; rendere la scuola un laboratorio permanente di innovazione educativa, partecipazione ed educazione civica;innalzare i livelli di istruzione e competenza, anche per la popolazione adulta. La seconda proposta ha come oggetto la governance e punta a rafforzare l'autonomia scolastica "nel senso pieno del DPR 275", intesa come "garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale, strumento per porre al centro l'apprendimento degli studenti e garantire il loro successo formativo". Decentramento dei livelli decisionali e partecipazione delle componenti sono i pilastri dell''autonomia su cui il ddl del governo si abbatte pesantemente accentrando i poteri nelle mani del preside- Il premier Renzi con la Giannini, ministro della Pubblica Istruzione manager ed estromettendo studenti, docenti, genitori e personale ATA. I promotori dell'appello chiedono di rivedere a fondo le prerogative del dirigente scolastico, riformare gli organi collegiali e valorizzare il lavoro nella scuola "nel rispetto della funzione contrattuale, indispensabile per raggiungere soluzioni efficaci e condivise". Occorre poi un intervento sulle risorse economiche: è indispensabile un aumento dei finanziamenti pubblici destinati alla scuola, con un piano pluriennale che per- metta all'Italia di raggiungere almeno la media europea. La quarta proposta verte sul rapporto tra scuola e lavoro, che "deve essere orientato ad arricchire il percorso educativo e potenziare le opportunità occupazionali di tutti i giovani, assicurando a ognuno effettive capacità di apprendimento lungo tutto il corso della vita". I promotori chiedono che l'alternanza scuolalavoro sia prevista per tutti i percorsi scolastici, che le competenze acquisite vengano certificate e che il contratto di apprendistato per l''acquisizione di titoli di studio sia "finalizzato esclusivamente all''apprendimento e comunque successivo al conseguimento dell''obbligo di istruzione". L'appello si chiude chiedendo una discussione parlamentare ampia su questi temi: le numerose deleghe al governo previste nel ddl sono considerate un errore in quanto riguardano temi troppo importanti per la scuola italiana per non essere affrontati in aula e i relativi criteri direttivi sono insufficienti e spesso troppo vaghi. Inaccettabile poi la previsione di non finanziare queste deleghe. 5 Sabato 11 aprile 2015 ESTERI APERTA UN’INDAGINE IN FRANCIA PER UN PRESUNTO FINANZIAMENTO ILLECITO AL PARTITO Inchieste e strappi: quanti guai per il Front national Tra Marine Le Pen e il padre Jean Marie nuovo scambio di accuse. Resa dei conti il 17 aprile di Tatiana Ovidi INCONTRO AL VERTICE DI PANAMA A ltre grane in casa Le Pen. Dopo lo strappo tra padre e figlia, il Front National è finito sotto accusa per un presunto finanziamento illecito e la stessa presidente del partito, Marine, è coinvolta nell’inchiesta insieme a due stretti collaboratori e dirigenti del partito, David Rachline e Nicolas Bay. Nonostante i successi elettorali e i sondaggi che continuano a dare in crescita il FN, polemiche e guai sembrano insomma non abbandonare il partito. Ieri era andato giù pesante Jean-Marie - minacciato di espulsione dal “suo” Front National - puntando il dito contro la figlia: “Andrò a difendermi, ovviamente, ma anche ad attaccare”. L’altro ieri sera, come noto, la presidente Marine, in diretta al Tg delle 20 di TF1, aveva annunciato la procedura disciplinare nei confronti del padre e fondatore del partito dopo le sue posizioni su immigrazione, Israele e seconda guerra mondiale: “Ho avviato una procedura disciplinare nei confronti di Jean-Marie Le Pen. Sarà convocato dalle istanze competenti del partito. Dovrebbe dimostrare saggezza e trarre le conseguenze del disagio provocato mettendo fine alla sue responsabilità politiche”. In poche parole, ha auspicato le dimissioni del padre. La rottura tra i due Le Pen è arrivata dopo che il padre aveva difeso il maresciallo Petain, capo della Francia Il disgelo Usa-Cuba va avanti a grandi passi uella di ieri possiamo definirla come una giornata storica, Al vertice delle Americhe a Panama, per la prima volta da mezzo secolo a questa parte, erano presenti sia il presidente Usa Barack Obama che il leader cubano Raul Castro. Non solo, prima dell’apertura dei lavori c’è stato un intenso colloquio tra il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez; senza ombra di dubbio l’incontro di più alto livello diplomatico tra Washington e L’Avana. All’incontro tra i vari capi di Stato americani non c’è stata una riunione bilaterale tra Obama e Castro, ma i due si sono stretti la mano. Ricordiamo che è dal 1962 che Cuba non partecipava a questo summit, che quest’anno conterà sulla presenza di 35 leader del continente, tra i quali i presidenti del Venezuela, Nicolas Maduro, e del Brasile, Dilma Rousseff. Comunque era naturale che nell’ambito del disgelo bilaterale avviato a dicembre, i riflettori siano rimasti puntati proprio sui movi- Q collaborazionista con i nazisti. Oltre che duro, è sembrato anche ironico e non certo disponibile a farsi da parte Jean-Marie: “L’intervista della signora Le Pen mi lascia sbalordito. Non riesco a capire le cause delle sue azioni, le tappe della sua evoluzione. La signora Le Pen sta provocando l’esplosione, aveva la possibilità di avere risultati vincenti e si crea da sola un’enorme difficoltà con il fondatore del suo partito che, in più, è anche suo padre”. La data per decidere la sorte di JeanMarie Le Pen - secondo quanto an- nunciato dai vertici del partito - è stata fissata per il 17 aprile, giorno della riunione dell’ufficio esecutivo. Al tavolo, oltre al padre e alla figlia, saranno presenti i cinque vicepresidenti del Front, il tesoriere e il segretario generale. Ora con i vertici del partito finiti sotto inchiesta, si rafforza la posizione del padre, che sicuramente, da vecchia volpe della politica, potrebbe anche riuscire a rovesciare la situazione, chiedendo conto della moralità dei dirigenti messi sotto indagine. menti di Obama e Castro. Obama è giunto a Panama, proveniente dalla Giamaica, dove ieri l’altro ha annunciato che intende decidere presto sulla rimozione di Cuba dalla lista nera Usa dei paesi che sponsorizzano il terrorismo. Al di là della facciata, la strategia della Casa Bianca è chiara: avvicinare Cuba, “strozzata” da decenni di sanzioni, e rompere il fronte “sud-latino-americano” che da anni si sta unendo contro le politiche imperialiste degli Usa. Del resto, l’avvicinamento dell’Argentina, del Brasile, del Venezuela e del Messico alla Russia di Putin preoccupa non poco Washington. Strappare la “storica nemica statunitense” a quest’asse sarebbe un buon risultato per Obama. Anche perché se gli Usa stanno imponendo a tutto l’occidente il Ttip, ponendo questa sfera sotto l’egemonia del dollaro, il resto del continente americano si sta avvicinando sempre di più al Brics, che unisce tutte quelle nazioni che si stanno invece opponendo al nuovo ordine mondiale. VIAGGIO NELLE DESTRE D’EUROPA - A COPENAGHEN, ALLA SCOPERTA DEL PARTITO DEL POPOLO Tra i danesi c’è tanta voglia di… Danimarca Dopo tanto ostracismo e alcune divisioni interne, clamoroso il 26% alle ultime elezioni N o al multiculturalismo. No all’immigrazione di massa. No al federalismo Europeo. Sembrerebbero gli slogan del Front National di Marina Le Pen o del United Kingdom Independent Party di Nigel Farage, ed invece sono le idee del Partito del Popolo Danese (Dansk Folkeparti) guidato da Pia Kjaersgaard (nella foto). Fondato nell’ottobre del 1995, dopo l’uscita di Pia Kjaersgaard e altri tre membri dal Partito del Progresso (partito di destra populista nato nel 1972), il Partito del Popolo non ha mai abbandonato la scena politica del paese. La fuoriuscita dal partito è considerata come una protesta nei confronti delle condizioni anarchiche che vigono all’interno della formazione politica e per la linea del “tutto o niente” portata avanti dai vertici. Inizialmente, la decisione di voler costruire un nuovo schieramento di destra viene vista come un tentativo di “clonaggio” del Partito del Progresso da parte della Kjaersgaard, la quale riesce rapidamente a convincere gli elettori del contrario. La donna di destra apporta dei cambiamenti radicali riformando la struttura interna del partito e creando un potere centralizzato, necessario per garantire la tenuta stabile del partito e il proseguimento della linea politica indicata dai vertici. Nel 1998, ottiene il 7,4% dei consensi alle elezioni municipali dimostrandosi capace di poter affrontare i Social Democratici. Un anno dopo, nella sua prima apparizione alle elezioni parlamentari, il Partito del Popolo Danese ottiene un sorprendente 7,4% dei consensi garantendosi 13 seggi. Nonostante tutto, il partito viene escluso dal governo e non considerato dalle altre forze politiche per eventuali alleanze. La svolta arriva nel 2001 quando durante le elezioni parlamentari ottiene il 12% dei voti e di conseguenza 22 seggi su 179 diventando il terzo partito della Danimarca, fattore che gli consente di avere un maggior rilievo politico. La Kjaersgaard, consapevole di poter ottenere una maggioranza parlamentare formando un’allaeanza con il Partito Popolare Conservatore e con il Venstre (conservatore-liberale), decide di sostenere un governo di coalizione guidato dal Primo Ministro Rasmussen in cambio dell’applicazione di leggi restrittive sull’immigrazione. Nel 2007 ottiene il 13,9% dei voti e nel 2011 (ultime elezioni parlamentari) il 12,3% confermando, nonostante una leggera flessione, il suo radicamento sul territorio na- zionale. Per quanto riguarda le elezioni Europee, il Partito Popolare Danese ottiene un ottimo risultato nel 2009 con 15,3% di voti fino allo storico 26,6% alle elezioni del 2014, dove è riuscito a portarsi a casa 4 seggi su 13, due in più rispetto al 2009, di- ventando cosi il primo partito danese a dimostrazione del fatto che le battaglie contro l’immigrazione e le politiche monetarie dell’Unione Europea vengono premiati dal popolo. Il pilastro dell’ideologia del partito è il rifiuto dell’immigrazione di massa. In materia d’immigrazione il Partito del Popolo Danese è restrittivo e si oppone con fermezza alla creazione di una società multietnica e multiculturale la quale “sarebbe un disastro nazionale” secondo il leader del partito. I vertici del partito hanno più volte ribadito che la Danimarca non è, di per sé, un paese d’immigrazione e per questo motivo diventa fondamentale il contrasto a questo fenomeno e all’islamizzazione che avrebbero ripercussioni dannose sul tessuto sociale attuale. L’obiettivo deve essere quello di creare le condizioni necessarie per realizzare un’assimilazione culturale dei migranti esistenti senza dover aprire le porte ai flussi migratori eccessivi. Il partito nazionalista e conservatore si ritiene disponibile ad aiutare i bisognosi, ad esempio i rifugiati politici che sono costretti ad abbandonare il loro paese d’origine per questioni politiche, sociali ed umanitarie, ma ha una responsabilità morale nei confronti del popolo Danese di mantenere la “Danimarca Danese”. Cosi come non sembra intenzionato a privarsi della sovranità nazionale del paese. Il messaggio è chiaro: la Danimarca è e deve rimanere Danese. Claudio Pasquini Peruzzi. 6 Sabato 11 aprile 2015 DA ROMA E DAL LAzIO LA SUPREMA CORTE HA RESPINTO LA MAGGIOR PARTE DEI RICORSI PRESENTATI DAI LEGALI DEGLI INDAGATI Mafia capitale, Buzzi resta dentro Stessa sorte per Odevaine, già capo della polizia provinciale di Roma e vicecapo di gabinetto di Veltroni, e Panzironi, ex ad Ama estano in carcere. I giudici della sesta sezione della Cassazione non hanno avuto dubbi, rigettando i ricorsi presentati dai legali di Salvatore Buzzi, ex presidente della 29 Giugno, Luca Odevaine, già capo della polizia provinciale di Roma durante la giunta Zingaretti e vicecapo di gabinetto di Veltroni in Campidoglio, e Franco Panzironi, ex amministratore delegato di Ama. Nulla è cambiato. Il collegio ha infatti confermato quanto deciso dal tribunale del Riesame, che lo scorso 17 dicembre aveva respinto analoghe istanze presentate dai legali degli imputati. I tre, finiti in carcere nell’ambito dello scandalo Mafia Capitale, rimangono dunque agli arresti. Non cambiano nemmeno i capi d’imputazione: Odevaine resta indagato per corruzione, mentre per Buzzi e Panzironi è stata confermata dalla Cassazione l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Un reato invece contestato dalle difese, che hanno tentato di impugnare l’applicazione delle misure cautelari, oltre all’applicazione dell’articolo 416 bis a carico di Buzzi e Panzironi insieme ad altri imputati. Eppure prima della sentenza della Cassazione il legale di Buzzi, l’avvocato Alessandro Diddi, si era detto fiducioso: “Non c’è un solo comportamento ascrivibile a Buzzi che possa in qualche modo configurare R associazione per delinquere di stampo mafioso”. Una linea che non ha convinto il sostituto procuratore generale Luigi Riello, il quale ha condiviso completamente i contenuti dell’ordinanza cautelare del gip. I giudici hanno rigettato i ricorsi anche di Carlo Maria Guarany, Agostino Gaglianone, Pierina Chiaravalle e Nadia Cerrito, dichiarando inammissibili quelli presentati da Paolo Di Ninno, Claudio Caldarelli, Alessandra Garrone, Rosanna Calistri e Raniero Lucci. E’ stata annullata, invece, l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Giovanni De Carlo, limitatamente all’aggravante di metodo mafioso. L’indagato era finito in manette con le accuse di trasferimento fraudolento di valori e, appunto, favoreggiamento aggravato del metodo mafioso. Ma non è tutto. I supremi giudici hanno disposto, limitatamente alle esigenze cautelari, un nuovo riesame sulle posizioni di Mario Schina, Emanuela Bugitti e Giuseppe Mogliani. Una linea difensiva, quella percorsa dai principali indagati, che non è stata sposata da Massimo Carminati, difeso dagli avvocati Giosuè e Ippolita Naso, che non ha voluto contestare l’impostazione accusatoria recepita dal Riesame. Le motivazioni saranno depositate entro un mese. ALL’INAUGURAZIONE DELLA CASA DELLA SALUTE AD OSTIA, CRITICHE PER IL PRIMO CITTADINO E IL PRESIDENTE DELLA REGIONE Marino contestato si arrampica sugli specchi Storace: “Dopo aver dovuto ammettere che gli atti aziendali delle Asl non sono una sua novità, Zingaretti aizza i peggiori propagandisti” Marino Ostia ti schifa”. E’ stato accolto così il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ieri pomeriggio ad Ostia, a margine dell’inaugurazione (foto Agenzia Dire) della Casa della Salute insieme al presidente della Regione, Nicola Zingaretti. Non è andata meglio al governatore del Lazio, duramente contestato dai sindacalisti del Cobas Asl RmD: “Art.32. La Salute è un diritto”, si legge in uno striscione. Di fronte alla rabbia dei romani, però, il primo cittadino non ha trovato altro da fare che arrampicarsi sugli specchi e prendersela con Storace e Polverini: “Questa è la sanità che vogliamo, che investe nel pubblico. Non la sanità degli Storace e della Polverini che investivano in convenzioni per i privati”. Negli anni passati, “si compravano le tac come fa Zingaretti o si facevano le convenzioni con i privati amici per farli arricchire e impoverire la sanità pubblica? Roma sta cambiando veramente, la Regione sta cambiando”, ha detto il primo cittadino. Non si è fatta attendere la reazione di Francesco Storace (La Destra): “Di fronte alla sparata di Marino contro due Presidenti a caso della Regione, un Governatore che si rispetti avrebbe dovuto alzarsi e andarsene o mettere alla porta il sindaco di Roma”, ha replicato il leader de La Destra, che ha aggiunto: “Ancora una volta, Zingaretti, dopo aver dovuto ammettere in Consiglio che gli atti aziendali delle Asl non sono una sua novità, aizza i suoi peggiori propagandisti quando gira nel territorio. Sempre peggio. Del resto lo spettacolo è andato in scena a Ostia - ha concluso il vicepresidente LA RUSTICA “ Vigili sgomberano campo illegale vanti un altro. I vigili urbani di Roma Capitale del gruppo Sicurezza pubblica emergenziale (Spe) hanno sgomberato l’ennesimo campo rom abusivo. La baraccopoli che ospitava una sessantina di romeni, tra cui una ventina di minorenni, in una situazione igienico sanitaria non accettabile. Il blitz dei caschi bianchi è scattato alle prime luci dell’alba di ieri. Gli alloggi di fortuna si trovavano nel quartiere La Rustica, in via Collatina 446, sotto il cavalcavia del Grande raccordo anulare tra i Municipi V e VI. L’insediamento era già finito nell’occhio del ciclone dei vigili urbani dello Spe e del gruppo Torri, diretti rispettivamente dai comandanti Antonio Di Maggio ed Emanuele Moretti, che nelle scorse settimane avevano svolto un sopralluogo sul posto. Quando i caschi bianchi sono giunti nel campo abusivo, molti residenti non erano presenti. A “sorvegliarlo” c’erano alcuni minorenni, accompagnati all’ufficio Nucleo accoglienza emarginati (Nae) dal personale del Dipartimento Politiche sociali del Municipio VI. I residenti, però, hanno rifiutato l’assistenza sociale offerta dalla circoscrizione di Tor Bella Monaca. A del Consiglio regionale, riferendosi allo scandalo Mafia Capitale - dove il loro governo locale se ne è dovuto andare per l’inchiesta che a sinistra fingono di non conoscere”. Il consigliere regionale Pietro Di Paolo, invece, è tornato indietro con la memoria, ricordando l’operato delle giunte di centrodestra: “Marino ha la memoria corta o, cosa più probabile, non conosce cosa è accaduto a Roma e nel Lazio negli ultimi 15 anni. Se esistono nella Capitale - ha spiegato - due strutture di assoluta eccellenza come il Sant’Andrea e il Policlinico di Tor Vergata, lo si deve alla lungimiranza e determinazione della giunta Storace, e se oggi i conti della sanità stanno tornando in ordine è anche merito dei provvedimenti coraggiosi avviati dalla giunta Polverini come più volte riconosciuto anche da Zingaretti”. Di Paolo ha risposto anche alle accuse mosse da Marino nei confronti del comparto privato: “Non si comprende perché dovrebbe essere criminalizzato ed è utile ricordare come Marrazzo, presidente di cui lo smemorato Marino ha perso cognizione, mentre adottava il piano di rientro sul disavanzo sanitario tentando di colpire gli ospedali pubblici con tagli indiscriminati dei posti letto, contempo- raneamente aumentava quelli di alcune strutture private senza convincenti motivazioni”. Sulla stessa lunghezza d’onda consigliere regionale di Forza Italia, Adriano Palozzi: “Le dichiarazioni di Marino sono assolutamente gravi e offensive. Baggianate gratuite e faziose, quelle del sindaco di Roma, che piuttosto dovrebbe sciacquarsi la bocca e pensare alle sue di inefficienze e a quelle di una amministrazione capitolina, ormai allo sbando”. L’esponente azzurro ha poi invitato Zingaretti “a prendere le distanze dalle inopportune parole del primo cittadino di Roma”. 7 Sabato 11 aprile 2015 STORIA COSÌ IL MONDO GUARDAVA IL DUCE / 21 “Cinematografare Mussolini” L’affascinante resoconto del poeta nipponico Harukichi Shimoi, nei giorni in cui veniva approvata la Legge Acerbo di Emma Moriconi N el nostro percorso tra i quotidiani esteri restiamo ancora per un po' in Giappone: Harukichi Shimoi, poeta nipponico, scrive: "Pellegrino fra i vari ministeri, trascinandomi dietro tutta la comitiva, che, con allegria spensierata, sfida il caldo addirittura tropicale. Il sottosegretario delle Poste e Telegrafi, S.E. Caradonna, giovane e attivo, ci riceve subito senza farci aspettare inutilmente e burocraticamente. Egli desta la meraviglia dei giapponesi che mormorano: 'Così giovane! L'Italia è retta oggi dalla giovinezza!'. Caradonna, perché amico di Colucci, organizzatore del Fascio di Cerignola e alunno mio all'Istituto Orientale, m i conosce già di nome. Viene, dopo pochi minuti, Milandri, cugino di S.E. che è tornato da poco in Italia da Pechino dove egli era addetto all'Ambasciata italiana. È pure lui un ex alunno mio. E.A. Mario mi sussurra in un orecchio: 'Mannaggia! Tu sei conosciuto da per tutto come una...'. Col biglietto di Caradonna ci presentiamo al Viminale. Oggi S.E. Acerbo deve parlare alla Camera sul suo progetto della riforma elettorale. È occupatissimo. Non riceve nessuno. È inutile insistere, dicono tutti al Ministero degli Interni". Facciamo un piccolo inciso per riferire sommariamente il progetto della riforma elettorale a cui il Ministro Giacomo Acerbo sta lavorando quando Shimoi cerca di lui. È il 1923, Acerbo studia un progetto secondo cui alla lista che ottenga almeno il 25% dei voti spettano i due terzi dei seggi alla Camera, mentre i rimanenti sono ripartiti proporzionalmente fra le altre liste, con l'obiettivo di “assicurare al popolo … una vibrazione Shimoi in visita a Mussolini; in basso, in divisa da legionario durante l’impresa fiumana di d’Annunzio unica di forze convergenti, un governo conscio dei suoi doveri e capace di adempierli”. Quando la nuova legge passa alla Camera, i deputati fascisti sono solo 35, essa viene votata comunque ad ampia maggioranza, con il sostegno di tutta l'area centrista: socialisti conservatori, demosociali, demoliberali, giolittiani, nittiani e una parte di popolari. Al Senato i voti a favore sono 165, contrari 41. Il voto è a scrutinio segreto. Ciò di cui ha bisogno l'Italia è un periodo di governabilità costante, il Parlamento ne prende coscienza. Dopo questa piccola ma utile digressione dal nostro tema principale, torniamo a quanto dice Shi- moi: "Domenica, giorno della seduta storica. Alle 9 del mattino, al palazzo di Mussolini. S. E. il Presidente si è recato al Quirinale. Fra poco dovrà andare alla Camera. Sarà impossibile, almeno per oggi, ottenere quel che volete, ci dice il commissario del palazzo. In questo frattempo arriva da una parte di via Quattro Fontane una automobile. Vi sono Mussolini e Acerbo. 'Oh, poeta Shimoi, voi qui?'. È tutto sorridente. Sul suo viso non c'è neppure l'ombra della bufera che tutti temono scatenarsi minacciosa, fra un'ora, su Montecitorio. 'Dite Shimoi, che volete da me?'. Sono arrivati in Italia Masutomi ed Itoi, incaricati dal ministro della P.I. del Giappone di cine- matografare tutte le cose principali del mondo direttamente col cinematografo e per illustrare efficacemente le lezioni fatte, sui libri, dagli insegnanti che parlano di paesi dove essi non sono stati mai. I miei connazionali qui giunti hanno girato già tutta l'Asia, l'Egitto, la Terra Santa, i paesi balcanici. In Italia hanno fotografato i monumenti di Venezia, Firenze, Roma, Napoli e dintorni - i soliti monumenti 'turistici' [...] Ma a me, che sogno sempre di abbracciare l'Italia e il Giappone, non basta che i bimbi giapponesi vedano soltanto l'Italia morta, archeologica; desidero che imparino a conoscere l'Italia viva, pulsante ... e così ho fatto fotografare la statua di Enrico Il Duce e i bambini del Giappone “Shimoi, che cosa significa la parola Banzai?”. “Letteralmente diecimila anni, augura vita lunga. Ma sarà più gradito Alalà!, grido di vittoria dei Guerrieri della Terra del Sole” “S i, poserò volentieri ... Ma dove? Qui? ...": è la risposta di Mussolini al poeta Shimoi. Che continua con il suo resoconto: "Nel cortile del suo palazzo, davanti ad una fontana, Mussolini si ferma in mezzo a noi col suo sorriso mistico. Itoi si affatica coll'apparecchio. 'Eccellenza per favore, un saluto romano da fascista'. 'Benissimo'. Da lontano e da vicino, Itoi lo prende nell'obbiettivo in tre pose diverse. I miei compatrioti sono felicissimi di aver cinematografato il Duce del Fascio, Acerbo, Finzi ... 'Eccellenza non potremmo assistere alla seduta di oggi?'. 'è un poco difficile. Non si troverà posto nelle tribune ... ma venite alle tre a Montecitorio, alla porticina di lato, dove entro io. Vi farò entrare in qualche modo'. Dalle ore 13 le tribune del pubblico sono gremite, dicono gli uscieri. Il Commissario del palazzo del Presidente ci conduce in una tribuna. 'Sono persone mandate da S.E. il Presidente - ripete l'usciere facendosi strada fra i sedili. Alcuni fascisti della prima fila si alzano gentilmente e ci cedono i posti. La seduta è già incominciata. [...] In fondo, con il mento appoggiato sulle braccia piegate sul banco, Mussolini sgrana e gira ogni tanto, fra i settori, i suoi occhi terribili, quali riflettori in un campo di battaglia, che esplorino le trincee nemiche". Quindi riferisce del discorso di Mussolini: "La voce è piana e sicura nella prima parte. Il discorso si svolge tra applausi, ilarità e soprattutto in un silenzio devoto. Nessuno delle tribune si accorge più del caldo, né di essere pigiato dalla folla; dei ventagli tanto agitati fino ad allora, non se ne muove più nemmeno uno. Dopo gli accenni al Meridione abbandonato, i settori di sinistra incominciano ad urlare. È solenne addirittura quello scatto generale dell'aula e delle tribune. Tutti si alzano in piedi e inneggiano a tutta voce al Presidente del Governo. La sinistra tace. [...] Sempre sicuro e calmo, ma con voce forte e robusta, Mussolini continua il suo discorso storico che finisce fra gli applausi generali, il canto 'Giovinezza' e continui 'alalà'. Mussolini ha vinto. Ha vinto completamente. Mi passano nella mente, avvicendandosi, la sua figura imponente in fondo all'aula, dopo il suo discorso, e il suo lungo sorriso della mattina, un'ora prima della seduta, nella sua casa ... . [...] 'Oh! Shimoi, ho già cominciato il messaggio ai bimbi del Giappone. Ho scritto così ...' e comincia a leggere la prima pagina ancora bagnata. Poi continua a scrivere, intingendo la penna in un grosso calamaio della sua camera nel palazzo Chigi. 'Shimoi, che cosa significa la parola Banzai?'. 'Letteralmente diecimila anni ed è l'evviva giapponese, che augura una vita lunga. Ma ai giapponesi sarà più gradito Alalà!, che coincide meravigliosamente col grido di vittoria che lanciavano gli antichi guerrieri della Terra del Sole, battendo l'asta delle lance a terra'. 'Veramente?'. Giappone e Italia sono paesi perfettamente affini e fratelli. 'Ecco fatto'. Il Presidente legge da capo. 'Ai bimbi del lontano Giappone, sia recato il saluto dei piccoli Balilla italiani che portano oggi la Camicia Nera. Malgrado la distanza, i cuori dei fanciulli virtuosi e amanti della bellezza e della Patria si incontrano e si amano. Alalà! Roma, luglio 1923, F.to Mussolini". [email protected] Toti, la sua buona mamma e la sorella; Natale Beccastrini, l'umile minatore, ora cieco di guerra e diventato poeta...; l'opera sommamente umanitaria della Nave-asilo 'Caracciolo', diretta dalla signora Civita, opera forse più conosciuta ed ammirata in Giappone che in Italia. I miei connazionali, desiderosi di ritrarre anche il Duce del Fascismo, si erano rivolti all'Ambasciata giapponese in Roma. Ma che cinematografare Mussolini? Il Presidente è tanto occupato che, per essere ricevuti, si deve presentare una domanda cinque o sei giorni prima. E poi: dirgli di posare davanti all'apparecchio cinematografico! ... Ma andate per due o tre giorni davanti al palazzo Tittoni, dove egli abita, e cercate di prendere un film nel momento in cui lui esce di casa o vi rientra. Sono stati vani questi tentativi ... di furto di un'ombra. Ed allora si sono rivolti a me, che, avendo fatto stringere la mano, da Mussolini, a vari diplomatici giapponesi, poco prima della Marcia su Roma, avrei forse, anche adesso, ottenuto di farlo posare per farsi conoscere ed entusiasmare i nipotini di Togo e di Noghi. Per il Giappone, che ha con l'Italia tanta affinità di storia di terra, di indole del popolo, il fenomeno della Rivoluzione fascista non è un argomento estraneo da criticare da lontano; è invece un problema proprio, intimo, che il popolo nipponico deve e dovrà vivere presto o tardi". 8 Sabato 11 aprile 2015 ECONOMIA AVVIATI CONTATTI CON LA CORSICA PER UN PIANO COMUNE CHE CONSENTA DI SUPERARE IL GAP DELL’INSULARITÀ La Sardegna chiede una “zona franca” Previsti vantaggi per la fiscalità, i trasporti e altri settori - In programma un incontro anche con le Canarie U na ‘zona franca’ ed un piano strategico comune tra Sardegna e Corsica, per provare a superare il gap dell'insularità e competere così, con uguali opportunità, in Europa e nel mondo: sono queste le principali proposte emerse nel corso della conferenza stampa che i capigruppo di maggioranza (Efisio Arbau diSardegna Vera, Daniele Cocco di Sel, Roberto Desini di Centro Democratico) e dell'opposizione (Modesto Fenu di Sardegna, Attilio Dedoni dei Riformatori, Gianluigi Rubiu di Area popolare sarda e Alessandra Zedda di Forza Italia), hanno tenuto nella sede del Consiglio regionale della Sardegna, a conclusione della due giorni di incontri con la delegazione Corsa (composta da Gianfelice Acquaviva dell'Associazione dei comuni montani e Diunisu Luciani, docente dell'Università di Corte). Si tratta di un primo passo- come hanno affermato i partecipanti all’incontro - in vista di una serie di iniziative congiunte che verranno poi portate avanti in materia non solo di fiscalità ma anche di trasporti, turismo, agricoltura, ambiente, cultura e politiche dell'identità. "La Sardegna e la Corsica- ha detto tra l’altro il professor Luciani- sono due nazioni senza Stato, divise solo a partire dal XIX secolo, che devono ritornare ad essere un'entità dell''Europa del futuro". Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha quindi rilanciato il tema della "macroregione europea" come momento istituzionale per riaffermare la centralità di Sardegna e Corsica nelle politiche euro-mediterranee. Una riunione congiunta del Consiglio regionale e dell'assemblea corsa, è stata invece la proposta avanzata da Arbau (Sardegna Vera) che insieme con la vice capigruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, sullo specifico tema della zona franca, ha ribadito l'urgenza di procedere con la perimetrazione delle aree franche doganali, in applicazione del Decreto legislativo 7598. Dal canto suo, Fenu (Sardegna) ha definito la zona franca "la battaglia che unisce Sardegna e Corsica ed un patrimonio comune a tutte le forze politiche sarde" per realizzare "una fiscalità di compensazione" che consenta il superamento dell'insularità che penalizza l''economia delle due isole. Cocco (Sel), Rubiu (Aps) e Desini (Cd) hanno quindi auspicato forme di proficua cooperazione tra le due assemblee regionali ed hanno salutato con favore l''avvio di un nuovo confronto e di una rinnovata volontà di collaborazione. Fenu ha quindi precisato che l''incontro con la delegazione corsa è solo il primo di una serie (il prossimo sarà con i rappresentanti delle isole Canarie) ed è in linea con il recente pronunciamento del Consiglio regionale per la costituzione di una commissione di lavoro proprio sul tema della Zona Franca. Una Commissione che potrebbe essere insediata entro il prossimo mese di maggio. L’ISTAT: NEL 2014 FLESSIONE NELLE PRESENZE E, PIÙ CONTENUTA, NEGLI ARRIVI DALL’AMMINISTRAZIONE DI TOLEDO, NELL’OHIO Megaofferta Usa alla Fiat per produrre la Jeep Wrangler L e autorità dello Stato dell'Ohio hanno offerto a Fca (Fiat Crhysler) un finanziamento per la costruzione di un nuovo impianto nella città di Toledo. Lo scrive il Wall Street Journal, definendo la proposta "l'ultimo tentativo per assicurare la produzione della Jeep Wrangler" proprio a Toledo, dove è già stata prodotta per decenni. L'amministratore delegato di Fca, Sergio Marchionne, aveva detto che la nuova generazione della Wrangler, prevista per il 2017, avrebbe richiesto un nuovo impianto o una significativa ristrutturazione ed espansione di quello esistente. Ecco dunque l’offerta delle autorità, sta statali che locali, dell'Ohio Questa offerta rappresenta, sempre secondo il giornale economico, "un inusuale incentivo che richiederebbe un finanziamento per centinaia di milioni". Secondo quanto riferito recentemente dal sindacalista Bruce Baumhower, che rappresenta i lavoratori dell'impianto di Toledo, le autorità dell'Ohio avrebbero presentato "un piano molto attraente" che risponde a tutte le preoccupazioni di Marchionne. "Credo che funzionerà", aveva ottimisticamente dichiarato Baumhower a margine di una convention del sindacato a Detroit, ripresa da Italia Oggi. I SUCCESSI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE INTENSIVA RIVOLTA A 250 RAGAZZI Il turismo di casa nostra La fondazione “Il Faro”: resta al palo un mestiere per i giovani Segnali poco incoraggianti anche per quest’anno, pur in presenza di Giubileo e altri eventi N el 2014, anno cui si riferiscono i dati finora disponibili, si è registrata, rispetto al 2013, una lieve flessione degli arrivi negli esercizi ricettivi e un calo più pronunciato delle presenze (-1,5%), con una permanenza media in calo di 0,05 giornate. Lo rende noto l'Istat. Insomma, notizie poco allegre dal settore del turismo, che pure dovrebbe rappresentare il toccasana della traballante economia di casa nostra. Ma il comparto, complice anche la carenza di scelte e supporti validi a livello governativo, non riesce proprio a decollare. E anche il polso di questo 2015 non è eccellente, neppure in previsione di alcuni grandi eventi, ad iniziare dal Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco: l’altro giorno a Roma si è tenuta una prima apposita riunione e gli operatori del settore hanno detto di non aspettarsi grandi cose, in fatto di arrivi, da questo evento. Ma torniamo ai dati comunque già disponibili: in particolare, nel quarto trimestre del 2014 gli arrivi negli esercizi ricettivi sono stati pari a quasi 18 milioni di unità e le presenze a più di 48 milioni, in questo caso con aumenti, se raffrontati con lo stesso periodo dell'anno 2013, rispettivamente del 3,0%, e dell'1,1%.. Nel quarto trimestre 2014, rileva ancora l’Istituto di statistica, si sono registrate 24,3 milioni di presenze di clienti residenti, che rappresentano il 50,3% delle presenze totali. Le presenze dei non residenti sono state poco meno di 24 milioni. Le presenze negli esercizi alberghieri sono state pari a poco meno di 39 milioni di unità, corrispondenti all'80,5% delle presenze totali, mentre le presenze negli esercizi extralberghieri ammontano a 9,4 milioni. In generale le presenze registrate nell'ultimo trimestre dell'anno sono aumentate, rispetto allo stesso trimestre dell'anno 2013, per entrambe le componenti della clientela: quelle dei residenti sono cresciute dell'1,3% e quelle dei non residenti dello 0,8%. Le presenze per tipologia di esercizio hanno mostrato un incremento per le strutture alberghiere (+1,7%) ed un calo per quelle extralberghiere (1,7%). La permanenza media e' passata da 2,74 giornate nel quarto trimestre del 2013 a 2,69 nel quarto trimestre del 2014, con valori in calo per entrambe le componenti della clientela. Rispetto al 2013, nel 2014 le presenze della componente residente sono diminuite del 2,7%, e quelle della cosiddetta componente non residente dello 0,3%. D ue mesi di formazione professionale intensiva, tra laboratorio e azienda, e poi subito a lavoro. La Fondazione 'Il Faro' di Susanna Agnelli ogni anno offre la possibilità di imparare un mestiere a 250 giovani italiani e stranieri in difficoltà. Dal 2009, anno della scomparsa della fondatrice, la guida della Fondazione è stata assunta dai figli Lupo e Samaritana Rattazzi, Gianni Del Bufalo il direttore generale. Il 60% di loro, fanno sapere dalla Fondazione, subito dopo la formazione ottiene un regolare contratto di lavoro. Il segreto sta nel taglio spiccatamente pratico dei corsi organizzati: pizzaioli, aiuto-cuochi, parrucchieri e baristi-gastronomi. Sono loro i nuovi artigiani della società, oggi sempre più richiesti nel mercato del lavoro. La Fondazione 'Il Faro', che ha sede a Roma, in meno di dieci anni ha restituito un futuro a oltre 2.500 giovani che sono stati impiegati per lo più nel settore della ristorazione. Ma ad essere interessante e' soprattutto un altro dato. Nel corso degli anni, per effetto della crisi, è cambiata la percentuale della nazionalità legata agli allievi: mentre nel 2013 gli stranieri rappresentavano il 70% del totale, attualmente il rapporto è 50% italiani e 50% stranieri. Intanto, proprio oggi, i primi 60 artigiani del 2015 hanno ricevuto l'attestato di fine corso. I ragazzi, tra i 17 e i 30 anni, provengono da più di 20 Paesi, tra cui: Senegal, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Costa d'Avorio, Afghanistan, Romania, Ucraina, Italia, Moldavia, Bangladesh, Filippine, Venezuela e Peru'. Durante la cerimonia di consegna, che si è svolta presso la sede della Fondazione, è stato presentato in anteprima il video sul nuovo corso di formazione per giovani donne rifugiate. L'iniziativa, realizzata con il sostegno della Fondazione 'San Zeno', include un laboratorio teatrale sotto la guida della regista colombiana Nube Sandoval. Ed è già pronto lo spettacolo 'Il banchetto di Babele' che, in linea con lo spirito della Fondazione di Susanna Agnelli, coniuga cibo e arte come strumento di pacificazione. Fondata nel 1997, grazie all'impegno e all'iniziativa di Susanna Agnelli, la Fondazione 'Il Faro' si trova nel cuore di Monteverde e occupa un grande edificio di proprietà della Croce Rossa Italiana. Riesce a realizzare le sue iniziative con risorse derivanti per un 62% da progetti pubblici e per un 38% da fondi privati. Nel 2004 'Il Faro' ha ottenuto il riconoscimento della Regione Lazio quale centro internazionale di orientamento e formazione. (Dire). 9 8 Sabato 11 aprile 2015 ECONOMIA RESTANO PREOCCUPANTI I DATI CONTENUTI NEL “MISERY INDEX” DI CONFCOMMERCIO Cresce l’indice del disagio sociale in Italia N el mese di febbraio l’indice di disagio sociale in Italia sale a 20,4 punti, facendo registrare così una crescita di altri 0,7 punti rispetto a gennaio . I dati emergono dal cosiddetto Misery Index Confcommercio (Mic) diffuso ieri. Questo andamento, si fa notare nell’analisi dei dti, deriva da un aumento della disoccupazione estesa e da una flessione più contenuta dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto(dal -1,4% di gennaio a 0,5% di febbraio). L’aumento rilevato per il Mic, dopo un bimestre di riduzioni, rileva dal canto suo la Confcommercio, "va valutato con molta attenzione in quanto riferito ad un mese di transizione di due diversi regimi regolatori del mercato del lavoro, situazione che potrebbe aver portato le imprese, in attesa dei decreti attuativi del jobs act, a procrastinare di alcune settimane eventuali assunzioni. Questo elemento si è associato alle incertezze che ancora caratterizzano l’avvio della ripresa, di cui si colgono molti segnali, ma che stenta a tradursi in un significativo miglioramento dei livelli produttivi, dei consumi e del mercato del lavoro". E ripercorriamo allora nel dettaglio alcuni dei dati più importanti dello scorso mese di febbraio: la disoccupazione ufficiale è salita al 12,7%, in aumento di un decimo di punto rispetto a gennaio e di due decimi nei confronti di un anno prima. I disoccupati sono ancora in crescita, arrivati a a 3 milioni e 240mila unità (+23mila sul mese precedente e +67mila rispetto a febbraio del 2014). Il numero di occupati è diminuito di 44mila unità su base mensile DUEMILA PERSONE IN 44 PIANI Il colosso Intesa San Paolo inaugurato a Torino ezzo miliardo di investimento, 44 piani, 17 ascensori: sono questi alcuni dei numeri del nuovo grattacielo di Banca Intesa San Paolo, inaugurato ieri a Torino. Un’opera monumentale: con i suoi 166 metri è di poco più basso della Mole Antonelliana, in segno di rispetto per il monumento simbolo della città di Torino, il grattacielo della banca ha comunque altri numeri e particolari da record: sono circa duemila le persone che potranno lavorare al suo interno, sostenibilità ambientale e innovazione architettonica secondo gli standard più moderni, con un rivestimento in vetro “doppia pelle” meccanizzato, alimentazione geotermica e illuminazione a led, una serra bioclimatica, appoggio dei carichi su ben sei M ed aumentato di 93mila nel confronto annuo. A febbraio le ore di Cassa integrazione autorizzate sono aumentate del 18% nei confronti di gennaio e diminuite del 36,4% rispetto allo stesso mese del 2014. Sulla base di questa stima si è calcolato che le ore di Cig utilizzate, sono diminuite di 10mila unità su base mensile collo- candosi ai livelli più bassi dall’inizio del 2009. Il numero di scoraggiati è stimato, sempre nel mese di febbraio, in crescita rispetto a gennaio. Il combinarsi dell’aumento dei disoccupati ufficiali e degli scoraggiati e la diminuzione del numero di persone in Cig ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione esteso, salito al 16,5%. Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio megacolonne e un auditorium “sospeso” a configurazione interna variabile. Il colosso è stato progettato da Renzo Piano e la realizzazione affidata al gruppo Rizzani de Eccher, consociatosi con la Implenia Italia Intesa San Paolo ha comunque destinato una parte del mega investimento (ovvero 2,5 milioni) per la riqualificazione del Giardino Grosa, un’immensa area verde pubblica situata tra lo stesso grattacielo e il Palazzo di Giustizia di Torino. All'inaugurazione, dopo cinque ani di lavori, hanno presenziato i vertici del Gruppo, Giovanni Bazoli, Gian Maria Gros-Pietro e Carlo Messina, l'architetto Renzo Piano, il presidente della Regione Sergio Chiamparino, il sindaco Piero Fassino. 10 Sabato 11 aprile 2015 DALL’ITALIA IL PALAZZO DI GIUSTIZIA IL GIORNO DOPO IL “GIOVEDÌ DI SANGUE” Milano: il ricordo delle vittime e i dubbi sul killer Claudio Giardiello aveva regolare porto d’armi, su cui i carabinieri avevano però dato parere negativo D opo gli spari e il sangue di giovedì, a Palazzo di Giustizia di Milano ieri è stato il giorno della commemorazione delle vittime. In un’affollatissima Aula Magna, alla presenza commossa di familiari e colleghi, sono stati ricordati il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e Giorgio Erba. “I magistrati – ha dichiarato il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini nel corso del suo intervento - non possono essere lasciati soli. Bisogna esprimere un sostegno concreto per il lavoro che fanno per la giustizia”. Insieme alla commozione, non sono mancati strascichi polemici. Primo fra tutti quello, già evidenziato nelle scorse ore, sull’evidente falla nella sicurezza, in forza della quale Claudio Giardiello è riuscito ad introdurre in tribunale l’arma con la quale ha poi compiuto la sua azione criminale. E se è vero che il giorno dopo i drammatici fatti di sangue i controlli, alle diverse entrate del Tribunale, sembra siano stati più rigorosi (a quanto riferito dalle agenzie di stampa, c’è stata maggior cura nella verifica dei tesserini da esibire per l’accesso ai locali ed anche agli ingressi per il pubblico, dotati di metal detector, si è registrata maggior fila) si fa ancora una gran fatica a comprendere e soprattutto ad accettare, la facilità con cui il killer è entrato armato all’interno del Palazzo di Giustizia. “Sono entrato in tribunale con l'arma. Speravo che me la trovassero all'ingresso – avrebbe detto lo stesso Giardiello ai carabinieri che lo hanno arrestato - così non avrei fatto tutto questo”. Gli è dunque bastato mostrare un falso tesserino da avvocato agli addetti alla sorveglianza di un entrata in cui – secondo quanto riferiscono alcuni quotidiani – il metal detector era stato da mesi disattivato a causa di un cattivo funzionamento. E’ stato quindi molto facile per lui arrivare, con la pistola in tasca, fino all’aula in cui era in corso l’udienza del processo in cui era coinvolto e compiere il massacro per vendicarsi di quelli che riteneva i responsabili della sua disastrata condizione. A quanto si apprende, Giardiello deteneva regolarmente la sua pistola, anche se i carabinieri di Brugherio sembra avessero espresso parere negativo sul permesso VERONA: IL PRESIDENTE DELL’AMIA SPA ILLUSTRA IL PROGETTO DEI “CONTENITORI PER GLI AVANZI” La “scatola del gusto” e degli avanzi in terra scaligera per il tiro al bersaglio che l’uomo esercitava regolarmente al poligono. Una segnalazione questa non vincolante, purtroppo ignorata dalla prefettura. Inoltre l’uomo, gravemente sotto pressione a causa dei suoi problemi economici e familiari, si era rivolto ai servizi sociali di Garbagnate (il paese in cui viveva) chiedendo un aiuto economico e un alloggio popolare. La risposta era stata in entrambi i casi negativa, con consiglio “di farsi vedere da qualche specialista perché è troppo stressato”. Restano inoltre molti dubbi sulla sua personalità, che alcuni conoscenti hanno descritto come aggressiva e minacciosa anche se non materialmente violenta, e su un narcotest che l’uomo avrebbe eseguito all’ospedale di Vimercate in quanto sospettato di uso di cocaina. Quanto all’evolversi delle indagini e del procedimento a suo carico, il pm monzese che si occupa del caso ha fissato per lunedì 13 aprile l’interrogatorio di convalida per l’arresto dell’uomo. Allo stato attuale le ipotesi di reato a suo carico sono quelle di omicidio plurimo premeditato e tentato omicidio nei confronti dei feriti, ma non si esclude che il capo d’imputazione possa essere quello di strage. Sempre lunedì, inoltre, saranno effettuati gli esami autoptici sui corpi delle vittime. Ambienti giudiziari riferiscono infine che dai primi accertamenti degli inquirenti sul sistema di sicurezza non sono emersi, al momento, rilievi penali. Cristina Di Giorgi TORINO L’ostensione della Sacra Sindone, tra religione e sicurezza Il prefetto Basilione: “Nulla è stato lasciato al caso” ostensione della Sacra Sindone, evento che si terrà presso il Duomo di Torino da domenica 19 aprile a mercoledì 24 giugno (festa di san Giovanni Battista, patrono della città della Mole) è un evento che suscita estrema partecipazione: stando alle prime indiscrezioni, si sarebbero infatti già prenotati per la visita quasi novecentomila pellegrini. Mentre procedono a ritmo serrato i lavori per l’allestimento di quanto necessario (teca per l’esposizione e passerelle), anche per quanto riguarda la sicurezza di coloro che si recheranno a L’ rendere omaggio ad uno dei principali simboli della cristianità è stato messo a punto un sistema di sicurezza alquanto massiccio. Il Comitato apposito, riunitosi in queste ore in Prefettura, ha infatti programmato un maxidispositivo decisamente articolato: saranno infatti predisposte otto porte di accesso al Duomo con metal detector e tunnel radiogeni per controllare borse e zaini e ogni giorno parteciperanno alla gestione dell’apparato predisposto oltre cinquecento uomini. “Nulle – ha detto il prefetto di Torino Paola Basilione CL – è stato lasciato al caso”. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Miglioranzi: “Non bisogna vergognarsi di chiedere In questo modo si eviteranno molti sprechi” A rriva anche in terra scaligera l’usanza della cosiddetta “doggy bag”, ovvero il contenitore con cui portarsi a casa, dal ristorante, gli avanzi del pasto. Una pratica questa che, se prima era considerata un po’ imbarazzante, oggi – complici forse la crisi e la notevole affluenza in città di turisti stranieri – ha cominciato decisamente a prendere piede. Ad illustrare il progetto è Andrea Miglioranzi, presidente dell’Amia (la società municipalizzata che gestisce i servizi di igiene urbana nel territorio di Verona e di alcuni comuni limitrofi). L’azienda distribuirà ai ristoratori interessati la “Scatola del gusto” da conse- gnare ai clienti al termine del pasto in modo da consentire loro “di portarsi a casa ciò che non hanno finito, ad Amia di avere meno scarti e ai ristoratori di gestire meglio gli spazi, in genere sempre ristretti in centro storico, con meno contenitori dell'umido” spiega Miglioranzi. Che aggiunge: “l’iniziativa verrà avviata a breve” ma affinché ottenga risultati “serve un cambio di mentalità: molti si vergognano a chiedere gli avanzi. Così vogliamo invertire il meccanismo: saranno gli stessi ristoratori a proporre la vaschetta e crediamo che ciò farà vincere l'imbarazzo dei clienti”. E consentirà di evitare molti CdG sprechi. Il quotidiano è sempre straordinario. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 11 Sabato 11 aprile 2015 DALL’ITALIA STORICO COMPLEANNO PER RAIDO, CHE LO CELEBRA CON VARIE INIZIATIVE Vent’anni di Comunità e cultura tradizionale L’appuntamento è per sabato 11 aprile a Roma, presso la Sala Ouverture con libri, approfondimenti e musica R aido. Ovvero, nell’antico alfabeto runico, il simbolo della ricerca, dell’energia, del viaggio. Ed è proprio questo il senso dell’attività che da ormai vent’anni la Comunità che ha scelto di identificarsi con questa emblematica runa ha dato alla sua militanza. “Raido è una realtà umana in cui i militanti hanno la possibilità di crescere e soprattutto di formare la propria condizione esistenziale, politica, culturale e spirituale. L’uomo – si legge nel sito internet del gruppo - si deve realizzare innanzitutto interiormente e questa formazione non può prescindere dai valori e dalle virtù come Verità, Giustizia, Lealtà, Onore, Fedeltà, Coraggio, Sacrificio”. Principi da coltivare in politica ma anche nella vita quotidiana, con azioni coerenti, silenziose e concrete. Principi ai quali la Comunità di Raido ha dato vita “attivandosi su molteplici fronti: attraverso una moderna struttura libraria aperta al pubblico, dove è possibile trovare testi di cultura tradizionale, teoria, politica, economia, letteratura e attualità; con un’intensa promozione di gruppi di studio in ordine alla dottrina tradizionale; con un gruppo musicale – gli “Imperium” (al cui interno è poi nato il progetto de “La Vecchia Sezione”) – ed un Cuib Femminile che, tra le altre cose, si occupa di artigianato tradizionale. Non manca poi la produzione editoriale, con una rivista, una collana di dvd ed una folta collezione di fascicoli e di quaderni per la formazione del militante, che completa il contributo formativo e d’indirizzo politico-culturale fornito dalle numerose conferenze, convegni e concerti, che Raido promuove ed organizza”. Un percorso denso di notevole significato dunque, giunto ad una tappa – quella del Ventennale – che merita di essere celebrata con un’iniziativa che riassuma lo spirito che ha animato e continua a muovere la compatta comunità di Raido. L’appuntamento è per questo pomeriggio alle 16.30 alla Sala Ouverture (via Tripoli 22, nel cuore del quartiere Africano): “1995 – 2015: XX anni in marcia per la tradizione” (questo il titolo della manifestazione) si aprirà con una mostra fotografica permanente sui primi vent’anni di Raido. A seguire la presentazione di “L’uomo della tradizione: stile e ascesi”, una pubblicazione che sarà disponibile in sala il giorno dell’evento. Interverranno sull’argomento, oltre ai responsabili di Raido, Maurizio Rossi e Mario Polia. Alle 20 verrà poi proiettato un video sul percorso di militanza che la comunità ha compiuto fino ad oggi e, per concludere degnamente quello che è anche un momento di festa, non mancheranno le note del rock identitario di Hobbit, La Vecchia Sezione (con l’aggiunta di Riki e Massimo), Imperium e Zundpp. Buon Compleanno Raido! E altri cento e più di questi anni! Cristina Di Giorgi MONZA E IL CAMPO 62, IN CUI RIPOSANO I MARTIRI FASCISTI Memento: ancora al lavoro per onorare la Patria I volontari sono di nuovo impegnati nella cura delle tombe S ono quasi cinquemila le persone che, sulla pagina facebook dell’associazione Memento, ne seguono l’attività fatta di conferenze, iniziative culturali e commemorative, lavoro e cura dei sacrari e dei luoghi di memoria e storia patria. Come il Campo 62 del cimitero di Monza, “che fino a una decina di anni fa, era completamente coperto da erbacce che ne nascondevano tombe e lapidi. Solo un monumento marmoreo emergeva – scrivono i responsabili dell’associazione sul loro sito internet - ormai corrotto dal tempo, dopo essere stato deturpato dalle mani vigliacche dei partigiani, nel dopoguerra” perché rappresenta “un console generale della Milizia, fieramente poggiato su un fascio che schiaccia un serpente. Di quel monumento e di quel campo poco o nulla si sapeva. Poi, alcuni volontari iniziarono a ripulire l’area e, anno dopo anno, il lavoro di un numero sempre maggiore di giovani portò a scoprire, su un lato del Campo, le tombe di martiri fascisti uccisi prima del 1922 e, sull’altro, quelle di soldati della Repubblica Sociale morti tra il 1943 e il 1945”. Un lavoro, quello dei ragazzi di Memento, che non si ferma. Questa mattina, dalle ore 10, i volontari sono infatti nuovamente impegnati nella cura del Campo 62. Saranno quindi ancora una volta presenti in quel luogo di riposo eterno, sotto lo sguardo marmoreo dell’ardito della Grande guer- ra e poi fascista Aldo Tarabella (è sua la figura riprodotta nella statua al centro del campo), convinti e consapevoli dell’importanza di mantenere intatto e incorrotto anche questo frammento di storia patria. Sia lavorando con costanza per curarne i simboli, sia scrivendo: è loro infatti l’opera di redazione ed edizione dell’opuscolo “Monza, Campo 62. Innanzitutto la Patria!”, che racconta le storie di coloro che sono sepolti in quel luogo di riposo eterno. Uomini al cospetto dei quali vale, per chiunque vi si accosti, quanto scritto dai volontari di Memento: “Ora raccogliti in silenzio, osserva quei volti nelle fotografie. Cerca di vedere il loro balzo oltre la trincea, le loro mani che scalano la montagna, i loro piedi che congelano nella steppa, i loro occhi che bruciano nel deserto. Essi sono CdG orgogliosi di te?” LOMBARDIA Fecondazione eterologa? Sì, ma senza ticket Il Consiglio di Stato sospende la delibera regionale che fa pagare al cittadino le spese per le cure contro l’infertilità È stata sospesa in via cautelare la delibera della Regione Lombardia – unica regione a statuire in tal senso in forza della quale il trattamento di fecondazione eterologa (cure e ticket) è da addebitarsi interamente al cittadino che richiede di sottoporvisi, con costi che variano tra i 1500 e i 4000 euro. Il Consiglio di Stato ha dunque accolto le richieste dei ricorrenti, basate sulla considerazione del fatto che l’impostazione in essere costituiva un caso di disparità di trattamento tra cittadini. A presentare i ricorsi – riferiscono le agenzie – sono state l’associazione Sos Infertilità (associazione di medici che lavora nella sanità privata) e Medicina democratica onlus. “Pur nell'ambito della complessità e della delicatezza proprie delle questioni proposte - si legge nell'ordinanza del Consiglio di Stato, terza sezione - allo stato sembra condivisibile la censura di disparità di trattamento sotto il profilo economico tra la Procreazione medicalmente assistita omologa e quella eterologa, stante l'incontestata assunzione a carico del servizio sanitario regionale lombardo - salvo il pagamento di ticket - della prima”. Inoltre, prosegue l’ordinanza, va tenuto conto del fatto che “quanto al diritto alla salute inteso come comprensivo anche della salute psichica oltre che fisica, non sono dirimenti le differenze tra fecondazione di tipo omologo CL ed eterologo”. IN BREVE L’AQUILA DELLA RSI SVENTOLA (E FA DISCUTERE) ANCORA Reazioni indignate per una bandiera. Strano? No, se si pensa che il vessillo in questione è quello con l’aquila e il fascio, utilizzato dai fascisti della Repubblica sociale. Oltretutto l’emblema è stato appeso ai ponteggi di un palazzo di Torino in ristrutturazione, situato esattamente di fronte all’edificio che ospita il Museo della Resistenza. “Non so se si tratti di un atto goliardico oppure di una provocazione neofascista nelle settimane in cui si celebra il 70° anniversario della Liberazione” ha dichiarato il direttore del museo. Che, non appena si è accorto della bandiera, ne ha segnalato la presenza al Comune per l’immediata rimozione. “In tanti anni di esistenza del Museo, non si sono mai registrati atti provocatori o vandalici. L’unica eccezione è una piccola svastica su un muro, tracciata con un pennarello da qualche cretino” ricorda. Sull’episodio è stata ovviamente aperta un’indagine per individuare il responsabile. Il quale, se sarà identificato, verrà molto probabilmente accusato di ogni tipo di reato avente a che fare con il fascismo (e nel nostro sistema giuridico ce ne sono diversi). Certo che se l’esposizione di bandiera fosse una colpa da punire, dovrebbe esserlo anche quando ad essere sventolato, in faccia a chi commemora le foibe, è il simbolo della Jugoslavia titina. Così ovviamente non è. Del resto ormai è chiaro a tutti: siamo il Paese del “due pesi e due misure”. SAN MINIATO, TRA LAPIDI, STRAGI E OFFESE Se fosse un film, potrebbe intitolarsi “Il sindaco, l’allenatore e la storia”. La vicenda però non è un racconto su celluloide, ma un fatto realmente accaduto, che ha visto protagonisti il sindaco di San Miniato, l’ex allenatore Renzo Ulivieri e il bombardamento subito dalla cittadina toscana il 22 luglio 1944 (che provocò 56 morti). Una strage inizialmente attribuita ai nazisti e in seguito, grazie a più approfondite ricerche storiche, agli americani. Le due versioni del drammatico atto di guerra sono state immortalate in due lapidi commemorative, poste sul palazzo comunale. Lapidi di cui il sindaco Vittorio Gabbanini (Pd) ha deciso la rimozione. Che, a quanto si legge sul suo profilo facebook, Ulivieri non ha per nulla gradito. L’ex allenatore, che è anche esponente di Sel, dopo aver dichiarato di aver faticosamente digerito l’aggiunta della seconda lapide (quella che indica la responsabilità alleata) e di non essere d’accordo con l’idea che la pacificazione passi attraverso un pensiero e una memoria condivisi (“un popolo civile sa convivere anche con una memoria non condivisa” scrive. Certo, purché sia quella “resistenzialmente” corretta), invita Gabbanini a dire di aver preso una decisione sbagliata. “Se così non fosse - dice Ulivieri - io spero che tu abbia almeno il buon senso di non presenziare alle manifestazioni del 25 aprile e nemmeno alla commemorazione dei caduti in Duomo. 12 Sabato 11 aprile 2015 CULTURA TRADATE (VARESE): UNA COLLEZIONE INSOLITA ED ESTREMAMENTE INTERESSANTE, LA PIÙ COMPLETA DEL MONDO: DAL 26 APRILE IN MOSTRA Al Museo Fisogni arrivano le stazioni di servizio Tra i tanti oggetti un pezzo raro e prezioso: “Benzina pura”, disegnato dall’architetto Piacentini per Mussolini in stile littorio C inquemila pezzi raccontano la storia tra motori e antiquariato, una collezione di targhe, compressori, oliatori, grafiche pubblicitarie, gadget, giochi, progetti, estintori, compressori,accessori di ogni genere che raccontano la storia delle stazioni di servizio dal 1892 al 1990 dal 26 aprile sarà esposta al pubblico presso il Museo Fisogni e si tratta di una collezione molto originale, la più completa del mondo, insignita nel 2001 dal certificato Guinness World Records. Il Museo Fisogni, fondato nel 1966 da Guido Fisogni, imprenditore del varesotto, con questa esposizione riapre al pubblico dopo 15 anni, con una nuova sede in via Giacomo Bianchi 23 a Tradate, in provincia di Varese, e nuovi pezzi per un vero e proprio affascinante viaggio nella storia su una superficie di 400 mq di esposizione, impreziosita da un cortile interno di 500 mq e da un giardino secolare di 15.000 mq. Si tratta di una serie di oggetti che la famiglia Fisogni ha messo nel tempo a disposizione di studenti che grazie a questa possibilità hanno potuto fare ricerche sull'evoluzione tecnologica e del design dei distributori. Non solo: alla collezione hanno potuto attingere anche produzioni cinematografiche che hanno avuto l'opportunità di utilizzare gli oggetti sul set. È il caso per esempio della fiction Rai "Il Grande Fausto", dello spot della Tim con Naomi Campbell, per esempio. Molto orgoglioso Guido Fisogni: "Tutti gli oggetti della mia collezione hanno delle peculiarità che li rende unici - dice - tra i tanti posso citare il più curioso che è sicuramente la bombola del gas Petrogaz che si apre e diventa un portabicchieri e bottiglie. I più pregiati invece sono il pezzo 'benzina pura' disegnato dall'architetto Piacentini per Mussolini in stile littorio. La parte alta ricorda le pensiline delle prefetture e dei comuni che fanno riferimento a loro volta al saluto romano e i distributori su ruote dei primi novecento perché non si trovano più. A questi si aggiungo anche il caricatore di accendini Agip trovato una sola volta in quarant'anni di ricerche". Ce n'è davvero per tutti i gusti: "Se parliamo di storia della grafica - continua Fisogni - posso citare le lalle Fiat con l'omino con le mani e i piedi nelle latte di Nizzoli e la targa Pirelli di Codognato con il bambino sulla bicicletta". Grazie all'importanza della collezione, il Museo è parte del network "Triennale di Milano - Triennale Design Museum". All'inaugurazione potranno essere ammirate anche auto e moto d'epoca, preziosi pezzi dal carattere scenografico in ag- giunta alla collezione. L'appuntamento per l'inaugurazione è per il 26 aprile alle 16, l'esposizione sarà aperta al pubblico fino al 31 ottobre prossimo e dato il momento di crisi è apprezzabile l'iniziativa dell'entrata gratuita con offerta libera. Per altre informazioni e per un'anteprima dell'esposizione il sito di riferimento è www.museofisogni.org. ROMA E A BRESCIA UNICA DATA PER VAN MORRISON Al Teatro Due approdano “Le Tate” Premio letterario Caccuri, ecco i finalisti Scritto e diretto da Alessandra Panelli, con le musiche di Poulenc, Scarlatti e Mozart, fino al 26 aprile in scena S arà in scena fino al 26 aprile al Teatro Due la piece teatrale "Le Tate", scritta e diretta da Alessandra Panelli con Barbara Porta, Costanza Castracane, Sofia Diaz, videografia di Marco Schiavoni, musiche di Poulenc, Scarlatti e Mozart interpretate dalla pianista Marcelle Meyer. Si tratta di uno spettacolo adatto a tutte le età, che prende le mosse dal ritrovamento, da parte dell'autrice, che è anche attrice e regista, di un diario della nonna materna, Etre Maria Valori, autrice per diletto e proiettata verso l'emancipazione femminile, con uno sguardo attento alla condizione della donna all'inizio del Novecento. Ecco l'atmosfera dello spettacolo come emerge dalle parole della sua autrice: "In questi scritti mi addentravo in un mondo lontano, scoprendo nella storia della mia famiglia una controversa tessitura di relazioni umane, acredini, non detti, giudizi taglienti misti a slanci affettivi, passioni inespresse, assenze o invadenti presenze, conflitti generazionali. E più leggevo più mi chiedevo cos'è che mi avesse salvata da tutto questo. La risposta è stata semplice: la costante presenza affettiva di una tata". Insomma un po' ciò che ac- “l potere delle donne” di Maria Latella, “Ricordati di Vivere” di Claudio Martelli, “Non è tempo per noi” di Andrea Scanzi A cade a ciascuno di noi, spesso non è la figura della tata a consentirci di "salvarci", può essere una nonna, una zia, una persona amica, ma di certo le situazioni che la regista osserva e su cui riflette sono quelle che capitano nella vita di tutti. Alessandra Panelli di esse riesce a fare uno spettacolo teatrale, dunque a trasportarle da una dimensione "privata" ad una "pubblica", fruibile per tutti, in un lavoro di rielaborazione drammaturgica di quegli scritti che hanno beneficiato anche dei ricordi delle tre attrici in scena: in questo spettacolo ci sono infatti anche le loro memorie affettive, che hanno permesso così la creazione di molteplici ritratti che insieme portano sul palcoscenico una commedia in cui nove personaggi proiettano la vita umana dall'infanzia alla vecchiaia. In mezzo le tre tate, pazienti, generose, affettuose, ironiche. Gli spettacoli sono in scena dal martedì al sabato alle 21, la domenica alle 18.. em ppuntamento per il 9 e 10 agosto prossimi a Caccuri, in Calabria, sulla Sila crotonese per le due giornate conclusive della quarta edizione del Premio Letterario Caccuri, sezione "saggistica". Un contest apprezzato, premiato lo scorso anno con la Medaglia al valore culturale del Presidente della Repubblica, il cui Comitato letterario quest'anno ha individuato quali finalisti Maria Latella con il suo "Il potere delle donne", edizioni Feltrinelli, Claudio Martelli con "Ricordati di vivere" edito da Bompiani, e Andrea Scanzi con "Non è tempo per noi", editrice Rizzoli. Per conoscere il nome del vincitore dell'ambito Premio bisognerà attendere il prossimo 10 agosto: due le giurie, una tecnica nazionale in cui spicca il nome del presidente, lo storico Giordano Bruno Guerri, e che vede tra i suoi membri Alessandro Profumo, Roberto Napoletano, Renzo Arbore, Piergiorgio Odifreddi, Pino Aprile, Luisella Costamagna, Barbara Serra, Marco Frittella, Maurizio Barracco, Gianpaolo Serino, Oliviero Beha, Francesco Caringella, Gianfranco Viesti, Corrado Petrocelli, Antonio Ereditato, Anna Rosa Macrì e altri. E una giuria popolare, costituita dai membri dell'Accademia dei Caccuriani, un'associazione culturale no profit. Per il vincitore ci sarà un premio in denaro e il trofeo realizzato dal maestro orafo Michele Affidato, la Torre d'Argento. Nella stessa serata del 10 agosto, che vedrà molti ospiti del mondo della narrativa, dello spettacolo, del giornalismo e della tv, saranno consegnati anche il Premio Caccuri per la narrativa, il Premio Speciale Alessandro Salem e il Premio Caccuri per la televisione. gc