Anno III - Numero 86 - Sabato 11 aprile 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Esteri
Roma
Economia
Inizia il viaggio
nelle destre europee
Buzzi e c. restano
dentro per mafia
Risale l'indice
della 'miseria'
Pasquini Peruzzi a pag 5
Sarra a pag 6
A pagina 9
CORAGGIOSA PRESA DI POSIZIONE DEL PRESIDENTE CANTONE NEL SILENZIO DELLA POLITICA. E NOI GLI ABBIAMO RACCONTATO QUANTE VOLTE ABBIAMO RIFIUTATO DI CREARNE UNA...
di Francesco Storace
mettetela. State
continuando a mortificare la politica
col mercato del denaro che arriva da
ogni parte. Fior di ladruncoli
ai quali la poltrona non basta
hanno scoperto il meccanismo delle fondazioni per
continuare ad agire indisturbati rispetto ai controlli.
E leggere le parole del presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone
sulla materia fa capire che
è necessario agire al più
presto.
Cantone ha dichiarato che
oggi “i partiti non sono più
i terminali della politica, sostituiti dalle iniziative individuali o dalle Fondazioni
che hanno, in parte, sostituito le vecchie correnti”.
Cantone ha straragione. E
chi la pensa come lui sa
quale sarebbe la soluzione
da adottare: incompatibilità
con l’appartenenza ai partiti
e non si induce in tentazione. A mali estremi, estremi
rimedi.
Eppure, le dichiarazioni che
il presidente dell’anticorruzione ha rilasciato giovedì
a La Stampa sono cadute
nel vuoto. Nessun commento politico, tutti zitti a chiedersi
questo che vuole. Roba da rimanere esterrefatti. E ieri ho chiamato
Cantone proprio per dargli manforte. Gli ho raccontato quante
volte ho rifiutato di mettere su
una fondazione. Sono stato presi-
S
gioia ancora maggiore.
Per il presidente Cantone
la mia opzione sull’incompatibilità rischia di apparire troppo radicale: “E
quando passa...Mi accontenterei di rafforzare i meccanismi di trasparenza con
norme legislative adeguate”, mi ha detto nel nostro
breve colloquio. Una politica in carta filigranata sarà
in grado di farlo? È il dubbio che resta, anche se va
registrato che Cantone rifiuta di considerare “tutta
sporca la politica”.
Ma se anche il presidente
del Consiglio ha una sua
fondazione; se fior di parlamentari - addirittura in
maniera trasversale alle
idee che professano - dedicano più tempo a questi
enti che ai rispettivi partiti,
vuol dire davvero che ormai
la politica ha trovato un nuovo pozzo da cui attingere
risorse.
Per questo non è casuale il
silenzio di ieri di politici
solitamente loquaci quando
si pronuncia il capo dell’anticorruzione. Tutti quelli
che a parole dicono via i
ladri, sono stati zitti. Neppure un commento, una parola per approvare o contestare la significativa presa
di posizione. Tutto questo è inaccettabile. Ed evidentemente accade perché ci sono finanziamenti
copiosi - pubblici - che passano
attraverso le fondazioni. Non è
vero che si cambia verso. Si cambia solo cassa.
FILIGRANA
Fondazioni al posto delle correnti, dice il capo dell'anticorruzione
Incompatibilità? "Mi basterebbero norme che le rendessero più trasparenti"
dente della vigilanza Rai, governatore, ministro: è facilmente immaginabile il numero di soggetti
che si siano fatti sotto per propormelo. Ma ho sempre rifiutato.
Per una ragione etica. Per me chi
fa politica dovrebbe starne fuori.
IL PORTO D'ARMA RILASCIATO A GIARDIELLO
NONOSTANTE IL 'NO' DEI CARABINIERI
Soprattutto perché ormai si è avviato un vero e proprio processo
degenerativo: è vero che non tutte
le fondazioni sono opache; ma è
vero che non si vede trasparenza
in tutte le fondazioni guidate da
esponenti politici.
Ad esempio, meglio, molto meglio
dirigere un giornale. E se qualcuno
ti dà quattrini (ahime’ pochi) li
spendi ogni giorno quando il lettore assapora le notizie che gli
dai. E senza ricorrere a stratagemmi per i fondi dell’editoria è una
PER ADDOLCIRE LA PILLOLA DELLE TASSE E DEI TAGLI, FA FINTA DI AVER TROVATO 1,5 MILIARDI
Renzi si inventa perfino un ‘tesoretto’
di Igor Traboni
n rinvio tira l’altro (fateci caso: ogni
qualvolta viene convocato un Consiglio
dei ministri per varare un certo provvedimento, puntualmente questo slitta…) e
così ieri mattina messer Renz ha fatto
saltare alla sera anche la riunione del governo
per il famigerato Def , il Documento di economia e finanza, che in pratica è la vecchia
finanziaria, ma addirittura con meno ‘stile’
e più tasse e tagli di quelle di democristiana
memoria.
E proprio per cercare di addolcire la pillola
assai amara di tagli&tasse, Renzi ha fatto
correre la voce che il rinvio era dovuto alla
scoperta di un ‘tesoretto’, con 1,5 miliardi
di euro nei forzieri.
In realtà, nelle segrete stanze dei ministeri
– con i testi del documento finanziaria già
stampati – sarebbe successo tutto e il contrario di tutto, con una mezza dozzina di ministri palesemente insoddisfatti, soprattutto
sul capitolo riguardante le privatizzazioni.
Per non dire poi del pressing dei Comuni
per vedere di farsi ridurre un po’ i tagli agli
Enti locali Alla penultima curva (prima cioè
della scoperta del presunto tesoro) il premier
ha cercato di salvare capre e cavoli, dicendo
U
CHI HA ARMATO
IL KILLER?
A pagina 10
che voleva il massimo della chiarezza sul
cronoprogramma delle solite riforme, così
da portare il compitino a Bruxelles, evitando
di farselo bocciare. Ma l’indiscrezione più
ricorrente è quella di un Renzi con un diavolo
per capello per via di numeri così risicati
che in pratica non gli consentirebbero di
spendere neppure un centesimo per la ‘propaganda’ in opere pubbliche e interventi
vari in vista delle Regionali. E quindi di una
campagna elettorale che, secondo gli ultimi
sondaggi, per il suo Pd non si presenta
proprio in discesa, tanto che perfino il governatore della Toscana Rossi ieri ha sollecitato la discesa in campo del premier-segretario…
E così, come detto, alla fine è saltato fuori il
miliarduccio e mezzo, giocando però soprattutto sul solito artifizio della presunta
crescita e quindi delle maggiori entrate.
Tutto da dimostrare. Come la favoletta degli
80 euro.
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Sabato 11 aprile 2015
ATTUALITA’
I DATI DELL’INPS SUI PRIMI 2 MESI DEL 2015, NUOVA DOCCIA GELATA PER RENZI E POLETTI
Ecco come il governo ha risolto il problema
occupazione: 13 posti in più rispetto al 2014
Aumentano le assunzioni a tempo indeterminato, calano
i contratti a termine e di apprendistato. La variazione è nulla
PER IL COLOSSALE CRACK DEL 2003
Cirio: pene confermate
per Cragnotti e Geronzi
di Federico Colosimo
ccupazione ferma, anche nei primi 2 mesi del 2015. Secondo
l’Inps è migliorata la qualità dei
lavori, ma di nuovi posti, in questo
inizio di anno, se ne sono visti pochi e
niente. A gennaio e febbraio le nuove assunzioni a tempo indeterminate sono cresciute del 20,7% rispetto al 2014 e la
quota di occupazione stabile sul totale è
salita dal 37 al 41,6%. Ma, c’è sempre un
ma. Perché sono diminuiti i contratti a termine (-7%) e di apprendistato (-11%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Portando di fatto a 0 la variazione
dei posti di lavoro rispetto a 12 mesi fa.
A mettere il punto finale sulla diatriba
tra esecutivo, forze di opposizione e
sindacati, è l’istituto di previdenza
presieduto da Tito Boeri. Che con le
sue verità ha provocato una vera e
propria doccia gelata per Matteo Renzi
e Giuliano Poletti. Solo poche settimane fa, infatti, il premier e il ministro
del Lavoro avevano rivendicato con
orgoglio numeri (“79 mila contratti in
più”) che si sono rivelati non veritieri.
a seconda sezione penale
della Corte di Appello di
Roma ha confermato nella
sostanza la condanna a Sergio
Cragnotti (lievemente ridotto la
pena all'ex patron della Lazio i a
8 anni e 8 mesi di reclusione rispetto ai nove anni avuti in primo
grado) e a Cesare Geronzi (confermati i 4 anni a carico dell'ex
presidente della Banca di Roma)
per il crack del gruppo Cirio.
Ridotte le pene nei confronti di
altri imputati, tra cui il genero di
Cragnotti, Filippo Fucile (da 4 anni
e mezzo a 3 anni e 10 mesi di reclusione), il figlio dell'ex patron
della Lazio, Andrea (da 4 anni di
carcere a 2 anni e 4 mesi) e gli ex
funzionari della Banca di Roma
Pietro Locati e Antonio Nottola,
condannati a 2 anni rispetto ai 3
anni e mezzo del primo grado.
Lieve sconto di pena (da 3 anni e
mezzo a 3 anni e 4 mesi) anche
per Ettore Quadrani, già consigliere
del gruppo Cirio.
L
O
O quantomeno, incompleti. Visto che
entrambi evidentemente hanno ignorato le “cancellazioni”. Tradotto, tutti
quei rapporti di lavoro che nel frattempo erano giunti al capolinea.
Verissimo che è migliorata la qualità
degli occupati. Nel senso che una parte
di quanti avevano contratti precari sono
stati stabilizzati. Va quindi evidenziata,
almeno in questo caso, una inversione
di tendenza. Tant’è, la tanto sbandierata
crescita non c’è stata.
Crescita contenuta, dell’1,4%, per le retribuzioni. Dalle tabelle dell’Inps si indica
in 1.845 euro quella media teorica lorda
dei contratti a tempo indeterminato. Ma
per quanto concerne il numero delle
persone che hanno trovato un impiego,
dunque, cambia poco. Con il magro risultato che la variazione complessiva è
stata nulla. I rapporti di lavoro attivati nei
primi 2 mesi del 2015 sono stati 968.833,
appena 13 in più rispetto ai 968.870 rispetto allo stesso periodo del 2014.
Il reato, caduto in prescrizione,
di bancarotta preferenziale ha
fatto uscire di scena gli altri due
figli di Cragnotti, Massimo ed
Elisabetta. Assoluzione per l'altro
ex funzionario della Banca di
Roma, Michele Casella, cui il tribunale aveva inflitto 3 anni. Tra
le assoluzioni la corte di appello
ha confermato quelle per la moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi,
per l'ex ad di Banca Popolare di
Lodi, Giampiero Fiorani, e per
l'ex componente del cda di Cirio
spa, Riccardo Bianchini Riccardi.
Sono stati assolti, perché il fatto
non sussiste, anche Francesco
Scornajenchi, Gian Luca Marini
e Annunziato Scordo, componenti
del collegio sindacale di Cirio
Holding condannati in primo grado a 3 anni di reclusione.
Il crack Cirio risale al 2003,
quando furono mandate in default
obbligazioni per 1.125 miliardi
di euro coinvolgendo decine di
migliaia di risparmiatori.
CLAMOROSA PROTESTA A PRATO DA PARTE DEL CONSIGLIERE DI FDI GIOVANNI DONZELLI
Case per i rom chiuse con il lucchetto
“E’ una delibera razzista e pericolosa perché discrimina gli italiani”
lamorosa iniziativa quella presa
ieri da Giovanni Donzelli, consigliere di Fratelli d’Italia: "Restituiremo al sindaco di Prato Matteo
Biffoni la colonica di via Reggiana
solo quando avrà deciso di togliere
la priorità ai rom per l'assegnazione
degli alloggi che vi sorgeranno". Così
il candidato a governatore di Fratelli
d''Italia Giovanni Donzelli, che insieme al portavoce pratese di Fratelli
d’Italia, Gianni Cenni e al dirigente
nazionale dello stesso partito Cosimo
C
Zecchi, ha simbolicamente (ma mica
poi tanto…) chiuso con un grosso
lucchetto il cancello della struttura,
per la cui ristrutturazione il Comune
di Prato ha deciso di spendere 680
mila euro di risorse regionali. L'amministrazione pratese, come riporta
la delibera approvata nei giorni scorsi,
ha deciso di destinare l'edificio a
"famiglie a forte rischio di emarginazione, in particolare Rsc (Rom,
Sinti e Camminanti, ndr).
"E'' una delibera razzista e pericolosa
– hanno gridato a gran voce ieri gli
esponenti di Fratelli d'Italia al culmine
della loro iniziativa - perché crea
delle discriminazioni dando priorità
ad una etnia. A noi piacerebbe che
si desse priorità agli italiani, ma
considerati i limiti culturali della sinistra che governa Comune e Regione,
chiediamo almeno che l''amministrazione elimini il privilegio in favore
dei rom. Solo in quel momento restituiremo al Comune le chiavi della
colonica"
Donzelli, Cenni e Zecchi, insieme ai
ragazzi di ''Azione Giovani-Gioventù
Nazionale'', hanno affisso sul cancello
della struttura due striscioni con su
scritto ''No case ai rom, #primaipratesi'' e ''Soldi regionali? #primagliitaliani'', oltre alla bandiera di Fratelli
d''Italia.
"Quella del Comune di Prato è una
provocazione inaccettabile – hanno
ribadito Donzelli, Cenni e Zecchisiamo pronti a mettere in atto altre
iniziative di protesta per cambiare
una delibera che rappresenta uno
schiaffo ai tanti pratesi che vivono
in situazione d'indigenza, pagano le
tasse e continuano a essere dimenticati dal Comune".
STASERA UN DOCU-FILM DELLA RAI CON ALTRI SPUNTI SUL CASO DEI DUE ITALIANI UCCISI IN SOMALIA
Omicidio Alpi-Hrovatin, una nuova pista porta in Lettonia
laria Alpi e Miran Hrovatin stavano probabilmente
indagando su un traffico d'armi gestito dalla Cia,
quando sono stati uccisi in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. A ventuno anni di distanza
dal fatto, una docu-fiction della Rai apre qualche
nuova ipotesi sull'inchiesta che la giornalista e il suo
operatore stavano facendo in Somalia sul traffico internazionale di armi, ora che nuovi documenti sono
stati de-secretati e nuove testimonianze acquisite.
"Ilaria Alpi - L'ultimo viaggio", prodotta da Rai Fiction
in collaborazione con Magnolia, andrà in onda questa
sera, sabato 11 aprile alle 21.30 su Rai3. Gli autori,
Claudio Canepari e Lisa Iotti, presentano in particolare
due nuovi documenti Onu, che conducono a una
nuova pista: è da Riga in Lettonia, che forse si può
fare luce sul traffico di armi su cui la giornalista
della Rai stava indagando, la spedizione in Somalia
di 5000 fucili d'assalto e 5000 pistole da parte degli
Usa, forse destinati alla ex Jugoslavia attraverso una
triangolazione per violare l'embargo, negli anni fra
il 1992 e il 1994.
La docu-fiction si articola in quattro capitoli: la storia,
l'esecuzione, i depistaggi e l'ultimo viaggio, e si
I
avvale delle immagini del girato grezzo di Ilaria e
Miran, custodite nell'archivio della Camera e delle
informative del SISMI da Mogadiscio.
Già due mesi fa il caso Alpi-Hrovatin si era in qualche
modo riaperto, dopo che Ahmed Ali Rage, il supertestimone del processo che si è svolto a Roma per il
duplice omicidio dei due italiani, avvenuto il 20
marzo del 1994 a Mogadiscio, alla trasmissione ‘Chi
l’ha visto?’ aveva dichiarato: "L'uomo in carcere è
innocente. Io non ho visto chi ha sparato. Non ero là.
Mi hanno chiesto di indicare un uomo. Gli italiani mi
hanno promesso del denaro in cambio".
Il supertestimone, chiamato anche Jelle, è da tempo
irreperibil , ma i cronisti della trasmissione di Rai
Tre l’hanno raggiunto e a loro ha raccontato che gli
italiani avevano fretta di chiudere il caso e gli hanno
promesso denaro in cambio di una sua testimonianza
al processo: doveva accusare un somalo del duplice
omicidio. Jelle, preso a verbale dal pm Ionta, indicò
quindi il giovane somalo Omar Hashi Hassan, ma
poi non si presentò a deporre al processo e fuggì
all'estero. Ma la testimonianza di Jelle fu ritenuta sufficiente per aprire un processo e praticamente chiudere il caso.Il giovane somalo Hashi, infatti, arrivato
a Roma per testimoniare sulle presunte violenze di
militari italiani ai danni della popolazione somala,
venne quindi arrestato e rinviato a giudizio, assolto
in primo grado, condannato all'ergastolo in Appello
e quindi a 26 anni dalla Cassazione, una pena
definitiva che sta scontando in carcere a Padova.
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Sabato 11 aprile 2015
ATTUALITA’
SCHITTULLI PRESENTA LA SUA COALIZIONE: CI SONO I FITTIANI MA NON FORZA ITALIA ‘UFFICIALE’
Puglia, rottura definitiva nel centrodestra
desso è rottura: Francesco Schittulli è ancora il candidato governatore della Puglia del centrodestra, ma non di Forza Italia.
L'ultimo appello in tal senso
c’è stato ieri mattina, appena un'ora
prima della conferenza stampa con la
quale l'oncologo ha presentato la sua
nuova coalizione, con "i rappresentanti
dei partiti e i movimenti di centrodestra
che hanno accettato di stare insieme nell'esclusivo interesse dei pugliesi. Area
Popolare-Ncd, Fratelli d'Italia-An, Movimento Politico Schittulli e le liste civiche
(compresa quella dell'eurodeputato di
Forza Italia, Raffaele Fitto) si sono impegnati
a partecipare a questa campagna elettorale
ciascuno con proprie liste autonome e
competitive, per dar vita insieme alla mia
candidatura a presidente della Regione a
una coalizione di centrodestra che sia
espressione profonda e reale del territorio
pugliese. Mi auguro che nelle prossime
ore anche il resto della coalizione di centrodestra, a cominciare da Forza Italia, si
unisca, condividendo la mia impostazione,
nell''unica battaglia possibile per dimostrarsi alternativi alla sinistra".
E al dunque, come si ipotizzava (anche
se l’altro ieri qualche spiraglio di accordo
si era aperto) ci sono sì i "ricostruttori",
ma Forza Italia ‘ufficiale’ no.
"Ho fatto di tutto – ha detto poi Schittulliper unire il centrodestra, ho posto delle
condizioni sia a Fitto che a Fi. Fitto le ha
accolte accettando che le liste fossero
forti e competitive. Fi deve decidere e
sciogliere questa aspettativa che io propongo, sulla certezza della vittoria del
centrodestra. So che la politica è a volte
tattica, ma la tattica a lungo andare logora
CHIAMATO IN CAUSA IL SINDACO MEROLA
A
Spese elettorali a Bologna,
rendicontazioni false?
a rendicontazione delle spese elettorali sostenute da
Virginio Merola per diventare sindaco di Bologna, nel
2011, è “falsa perché nasconde
una parte dei finanziamenti ricevuti da soggetti privati imputandoli come risorse messe in
proprio".
Lo sostiene Marco Lisei, consigliere comunale di Fi, che ha
mosso l'accusa intervenendo ieri
in Consiglio comunale: Merola
(che al Consiglio non era però
presente) ha voluto "nascondere
il finanziamento di Cpl Concordia
e gli altri e per farlo si è usato
un artifizio, un raggiro, un trucco".
All'epoca, la legge 515 del 1993
ancora non si applicava ai Comuni e dunque "nessuno ha obbligato Merola a presentare il
rendiconto delle spese e dei finanziamenti ricevuti, ma nel momento in cui richiami la normativa
sei tenuto a rispettarla".
In pratica, Lisei sostiene che,
una volta deciso di presentare il
rendiconto, il sindaco doveva
anche esplicitare l'origine di tutti
i contributi. Merola "aveva il
diritto di non comunicare i suoi
finanziatori ma non ha il diritto
di prendere in giro gli elettori e
L
la credibilità. La politica ha bisogno di
orizzonti, di coraggio e di coerenza. Certo
Fi è un elemento più che necessario per
il centrodestra ma dico a Vitali che Schittulli
è uno solo. Il conflitto tra Fitto e Berlusconi
non interessa né a me né ai pugliesi".
E Vitali, il coordinatore di Forza Italia in
Puglia? “Abbiamo già deciso – ha fatto
sapere - Schittulli ora non è più il nostro
candidato. Si svegli lui! Abbiamo aspettato
che consumasse l''ultimo strappo, l''ho ha
fatto e quindi è stato capace di riuscire
laddove nessun altro era riuscito: ha spac-
cato il Centrodestra. Invece di essere il
candidato di tutto il centrodestra è il candidato di Fitto. Noi la nostra disponibilità
l'avevamo data. Non è stata tenuta in considerazione, a questo punto non è più il
nostro candidato.
In bocca al lupo a Schittulli!". Ma a questo
punto, è stato chiesto a Vitali da
affariitaliani.it, Forza Italia ora potrebbe
fare l''accordo con NoiConSalvini? "Io non
escludo nulla. Domani (oggi, ndr) ho convocato un esecutivo regionale e avremo
le nostre proposte".
la trasparenza", insiste Lisei come
un fiume in piena, sottolineando
che senza la recente inchiesta
della magistratura non si sarebbe
mai saputo dei 20.000 euro dati
a Merola dalla Cpl. "Non voglio
dire che ci siano anche profili
giuridici" rispetto a questo comportamento, ma per Lisei quel
che è successo "è grave. Il sindaco ha mentito. Chieda scusa
e comunichi tutti i suoi finanziatori
con nome e cognome". E, per
essere "trasparente fino in fondo",
il Pd dovrebbe dire "dove ha
preso i soldi per sostenere Merola
– ha aggiunto Lisei- e chi sono i
finanziatori del partito".
Nel rendiconto della campagna
elettorale di Merola, sempre diffuso da Lisei, si riporta una cifra
complessiva pari a 188.276 euro.
Di questi 139.976 sono quelli
arrivati dal Pd e nella documentazione vengono inseriti nel campo relativo alle spese "non sostenute direttamente, derivate
da servizi resi ''da persone fisiche'' e ''da soggetti diversi". Gli
altri 48.299 euro, invece, figurano
come "spese sostenute direttamente": rientrano in questa voce,
segnala però Lisei, anche i 20.000
euro della Cpl.
IL LEADER DELLA LEGA, RIABILITATO CON TANTO DI SCUSE, SI PRENDE LA SUA RIVINCITA E RILANCIA
Salvini, reintegrato, sfida facebook
“Sono tornato. Mi comprerò una ruspa per una bella zingarata alla Amici miei”
ospeso per un’opinione e riammesso con tanto di scuse. Facebook recita il “mea culpa” e riabilita Matteo Salvini. “Bannato” per
24 ore per aver usato il termine “zingari”. Un colpo alla libertà d’espressione, frutto di un errore. Anche il
team Zuckerberg sbaglia. Ma almeno
quando capita, lo ammette. E chiede
venia: “Dopo aver esaminato la sua
pagina ci siamo resi conto che, mentre
uno dei contenuti è stato rimosso perché in violazione delle nostre policy
riguardanti l’incitamento all’odio, abbiamo anche stoppato erroneamente
altro materiale. Ci scusiamo per il disagio causato”.
Frittata fatta e figuraccia mondiale
per il colosso di internet. Errare è
umano, perseverare diabolico. Il riu-
S
scire ad ammettere i propri errori è
sicuramente una delle cose più difficili
a cui le persone sono chiamate. Impresa difficile anche per i migliori.
Che nella maggior parte dei casi tendono a lasciarsi scivolare tutto addosso,
ignorando il problema o professando
la propria innocenza. Uno dei motivi
che ci porta ad evitare l’ammissione
dei nostri peccati è la paura del castigo
e della figuraccia. Fatta registrare sicuramente dal noto social network,
che ha peccato perfino di ignoranza.
Tant’è, ha rimediato. E lo ha fatto
anche pubblicamente. Un fatto che va
riconosciuto oltre che apprezzato.
Con il leader della Lega che dopo le
polemiche ha ripreso pieno possesso
della sua pagina. E senza indietreggiare
di un metro, dimostrando la solita
coerenza, ha festeggiato il “reintegro”
con i suoi fan prendendosi la sua rivincita: “Sono tornato! Mi comprerò
una ruspa, per una bella zingara alla
‘Amici miei’”. Lanciando dunque la
sfida a Zuckerberg e compagni, che
incassano e portano a casa.
Il segretario del Carroccio tiene il
punto, riscuote altri consensi grazie
alla Rete che lo incensa, rilancia e
continua sulla stessa lunghezza d’onda.
Perché d’altronde, bene o male non
importa: l’importante è che se ne parli.
A proposito delle vicende Salvini-rom,
riguardo l’articolo da noi pubblicato
ieri, da don Gian Carlo Perego, direttore
generale Migrantes, riceviamo e pubblichiamo la seguente nota: “In un
articolo del Giornale d’Italia si fa riferimento a me – tra parentesi - come
vescovo, che abita in Vaticano, in 300
metri quadri, magari con camerieri…
Io sono non un vescovo, ma un prete
diocesano incaricato di dirigere la
Fondazione Migrantes, non sono in
Vaticano, abito in 70 metri e non ho
camerieri. Forse Salvini o il suo giornale si riferiva a qualcun altro”. M.C.
SI ACUISCE LA TENSIONE NEL PARTITO DOPO LA NOMINA DI LUPI A CAPOGRUPPO AL L A CAME RA
La De Girolamo pronta a lasciare Ncd
N
on passa giorno senza una polemica
intestina nel Nuovo centrodestra, anche
se queste ultime ore sono state caratterizzate soprattutto dalla querelle di Nunzia
De Girolamo nei confronti un po’ di tutto il
partito, e non solo di Alfano.
"Sto raccogliendo le firme per chiedere un'assemblea straordinaria di Ncd, un congresso,
per cercare di cambiare la linea del partito",
ha detto ieri Nunzia De Girolamo, sostituita
di recente da Maurizio Lupi nel ruolo di capogruppo di Area Popolare alla Camera, nel
corso della puntata di Agorà su Rai Tre
"La mia libertà conta più della poltrona di
capogruppo – ha aggiunto la De Girolamo
- e potrò comunque continuare ad esprimere
le mie idee. Penso che il mio partito si sia
appiattito su Renzi, quasi a diventarne una
costola. Io questo partito l'ho fondato non
credo che chi vota abbia le stesse idee di
chi decide nel Palazzo. I sondaggi dimostrano
che la linea di Ncd è sbagliata: siamo diventati gli utili idioti di Matteo Renzi. Si
poteva uscire da governo, le leggi si possono
votare anche con un appoggio esterno. Se
in Campania Ncd darà il sostegno al candidato di centrosinistra, Vincenzo De Luca,
allora uscirò dal partito. Nel partito siamo
arrivati ad un bivio, e se il bivio va verso
Renzi la De Girolamo è incompatibile".
Di ben altro avviso è Fabrizio Cicchitto, presidente della Commissione Esteri della Camera: "C’è una questione politica di fondo
con la quale Area Popolare si deve misurare
ed è costituita da una duplice esigenza:
quella di mantenere la stabilità di governo,
di accentuare il suo riformismo e il tasso di
innovazione collaborando con Renzi ma
senza appiattirsi su di lui. L''altra faccia della
medaglia è costituita dall''esigenza di rifondare il centrodestra andando oltre Berlusconi. Si tratta di un''operazione assai difficile ma è decisiva per costruire nel centrodestra qualcosa di nuovo. In questo senso
vanno anche molte delle intese che stiamo
realizzando nelle varie regioni".
A Cicchitto risponde per le rime Elvira
Savino, deputato di Forza Italia: “Cicchitto
dice che il centrodestra deve andare
''oltre'' Berlusconi. Quel che è certo, a
guardare i sondaggi, è che Ncd non va
''oltre'' neppure il 2%”
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Sabato 11 aprile 2015
ATTUALITA’
APPELLI DELLA MINORANZA IGNORATI DAL PREMIER E DALLA BOSCHI, SI RISCHIA LA ROTTURA DEFINITIVA
Renzi non tratta sull’Italicum, il Pd si spacca
Il deputato Damiano sulle barricate: “Visto che non si può neanche dialogare, in Parlamento sarà battaglia”
A PROPOSITO DI LEGGE ELETTORALE
di Marcello Calvo
opo settimane di tensioni e ultimatum reciproci tra maggioranza
e minoranza, il Pd è alla resa dei
conti sull’Italicum. Entro i primi di maggio
la riforma elettorale dovrà essere votata
in via definitiva ma le acque, tra i democratici, restano agitatissime. E senza
le modifiche chieste dall’ala “rivoluzionaria” la discussione generale del provvedimento, calendarizzata alla Camera
per il 27 aprile, costringerebbe Renzi e
compagni a tornare in Senato, dove i
numeri appaiono piuttosto risicati.
La tensione al Nazareno resta altissima
e adesso c’è chi lancia l’aut aut. Come
Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, che in
un’intervista rilasciata a Repubblica, avverte: “Di fronte a una eventuale fiducia
diventerebbe poi problematico dare un
voto finale a sostegno del provvedimento,
dal momento che si nega addirittura la
possibilità dell’esercizio della dialettica
parlamentare”. Lasciando intendere dunque come i vertici del partito vogliano
fare il bello e il cattivo tempo, senza neanche discutere. Alla faccia della democrazia e di un movimento tutt’altro
che democratico. Con l’avvento del Rottamatore, infatti, s’è assistito a una rapida
trasformazione di un partito dove a regnare è il totalitarismo. A testimoniarlo,
l’esponente della corrente Area Riformista. Che ammette come si fosse aspettato una maggiore “disponibilità al dialogo da parte del governo”, mentre c’è
stata “una chiusura ribadita della ministra
Toh, chi si rivede:
il Passera solitario...
D
a legge elettorale dà
l’occasione a Corrado Passera, presidente di Italia Unica,
per una comparsata sulla
stampa. Con una lettera
al Foglio, infatti, Passera
sollecita un incontro urgente con il premier, Matteo Renzi, e con il ministro delle
riforme, Maria Elena Boschi,
per chiedere di sospendere l'esame alla Camera dell’Italicum.
"Apritevi all''ascolto - scrive il
presidente di Italia Unica - e
consentitemi di illustrarvi l''appello già inviato a tutti i parlamentari in cui esprimiamo grandissima preoccupazione per i
contenuti della riforma elettorale.
Oggi ci rivolgiamo direttamente
a voi - spiega Passera - perché
riconosciamo il forte impegno
e la diretta responsabilità assunta dal governo in materia
elettorale e in tema di riforma
costituzionale. Il nostro timore
però è che le riforme avviate
non abbiano raccolto quella larga condivisione che è utile e
L
Boschi”. Ergo, se non si può nemmeno
parlarne, “rimane la strada della battaglia
parlamentare”. L’unica da percorrere
per cercare di mettere i bastoni fra le
ruote all’esecutivo.
Il deputato Pd parla poi di “una legge
di rango costituzionale e le cronache ci
dicono che l’unico precedente risale al
1953, al tempo di una norma truffa”.
Significherebbe quindi ripetere un errore
che avrebbe del clamoroso.
Ma il presidente del Consiglio sembra
determinatissimo ad andare avanti, per
lui la “partita” è chiusa. Continua a la-
sciare intendere che un ipotetico fallimento alla Camera porterebbe da parte
sua alla fine della legislatura e del percorso riformatore. A questo punto la
domanda è: come reagirà la minoranza?
Si piegherà ai voleri del premier-segretario o continuerà a mantenere il
punto?
La battaglia si annuncia caldissima ed
entrerà nel vivo prima del voto finale.
Con gli emendamenti presentati in Aula
e sui quali verrà chiesto, quasi sicuramente (non dalla minoranza del Pd), il
voto segreto.
opportuna trattandosi di "regole
del gioco". In particolare ci preoccupano due scelte strutturali
molto pericolose: l'abnorme
premio di maggioranza senza
alcun bilanciamento e i capolista
bloccati con l'impossibilità per
i cittadini di poter scegliere i
propri rappresentanti in Parlamento".
Come alternativa, Italia Unica
propone un''unica Camera con
un massimo di 400 parlamentari; il doppio turno di coalizione
con possibilità di apparentamenti al ballottaggio e collegi
uninominali per tenere stretto
il rapporto tra candidato e territorio. Per ora, però, Renzi e
la Boschi non hanno neppure
risposto alla missiva.
MASSICCIA MOBILITAZIONE E FORTI CRITICHE CONTRO IL DISEGNO DI L E GGE PRE S E NTAT O DAL L’E S E CUT IVO
Scuola, 29 associazioni bocciano il governo
Proteste bipartisan su tutta la linea per le linee prospettate dal ministro Giannini
entinove associazioni hanno
promosso un appello al Parlamento per chiedere di
cambiare il disegno di legge sulla
scuola presentato dal governo. I
firmatari rivendicano uno "spazio
di ascolto", perché senza la partecipazione attiva dei soggetti da
essi rappresentati - studenti, insegnanti, genitori, forze sociali e sindacali e associazioni - "nessuna
riforma può raggiungere obiettivi
decisivi per il Paese".
Come si legge nell''appello, è indispensabile "aprire un ampio
confronto per delineare una visione
generale, il più possibile condivisa,
sul ruolo della scuola nella societa''
della conoscenza. A questo punto- continua il testo- riteniamo decisivo partire dal diritto di ogni
persona all''apprendimento permanente come base per un progetto complessivo di cambiamento
del sistema educativo italiano".
I 29 promotori, "pur rappresentando organizzazioni con punti di
vista anche molto diversi", presentano cinque proposte per cambiare il ddl.
All'appello hanno aderito Agenquadri, Aimc, Arci, Auser, Cgd,
Cgil, Cidi, Cisl, Cisl scuola, Edaforum, Fnism, Flc Cgil, Inserf-Irved,
Legambiente, Legambiente Scuola
e Formazione, Link - Coordinamento Universitario, Mce, Movi-
V
mento Studenti di Azione Cattolica,
Movimento di Impegno Educativo
di Azione Cattolica, Proteo Fare
Sapere, Rete della Conoscenza,
Rete degli Studenti Medi,
Rete29Aprile, Uciim, Udu, Unione
degli Studenti, Uil, Uil Scuola, Libera e Isare.
Ma vediamo più da vicino le cinque
proposte: al primo posto un insieme di interventi che puntano a ridurre le diseguaglianze esistenti
sia tra territori che tra indirizzi ed
istituti: garantire a tutti l''accesso
al diritto allo studio e combattere
la dispersione scolastica; rendere
la scuola un laboratorio permanente di innovazione educativa,
partecipazione ed educazione civica;innalzare i livelli di istruzione
e competenza, anche per la popolazione adulta.
La seconda proposta ha come oggetto la governance e punta a rafforzare l'autonomia scolastica "nel
senso pieno del DPR 275", intesa
come "garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale,
strumento per porre al centro l'apprendimento degli studenti e garantire il loro successo formativo".
Decentramento dei livelli decisionali e partecipazione delle componenti sono i pilastri dell''autonomia su cui il ddl del governo si
abbatte pesantemente accentrando
i poteri nelle mani del preside-
Il premier Renzi con la Giannini, ministro della Pubblica Istruzione
manager ed estromettendo studenti, docenti, genitori e personale
ATA. I promotori dell'appello chiedono di rivedere a fondo le prerogative del dirigente scolastico,
riformare gli organi collegiali e
valorizzare il lavoro nella scuola
"nel rispetto della funzione contrattuale, indispensabile per raggiungere soluzioni efficaci e condivise".
Occorre poi un intervento sulle
risorse economiche: è indispensabile un aumento dei finanziamenti pubblici destinati alla scuola,
con un piano pluriennale che per-
metta all'Italia di raggiungere almeno la media europea. La quarta
proposta verte sul rapporto tra
scuola e lavoro, che "deve essere
orientato ad arricchire il percorso
educativo e potenziare le opportunità occupazionali di tutti i giovani, assicurando a ognuno effettive
capacità di apprendimento lungo
tutto il corso della vita". I promotori
chiedono che l'alternanza scuolalavoro sia prevista per tutti i percorsi scolastici, che le competenze
acquisite vengano certificate e che
il contratto di apprendistato per
l''acquisizione di titoli di studio sia
"finalizzato esclusivamente all''apprendimento e comunque successivo al conseguimento dell''obbligo
di istruzione".
L'appello si chiude chiedendo una
discussione parlamentare ampia
su questi temi: le numerose deleghe al governo previste nel ddl
sono considerate un errore in
quanto riguardano temi troppo importanti per la scuola italiana per
non essere affrontati in aula e i relativi criteri direttivi sono insufficienti e spesso troppo vaghi. Inaccettabile poi la previsione di non
finanziare queste deleghe.
5
Sabato 11 aprile 2015
ESTERI
APERTA UN’INDAGINE IN FRANCIA PER UN PRESUNTO FINANZIAMENTO ILLECITO AL PARTITO
Inchieste e strappi:
quanti guai per il Front national
Tra Marine Le Pen e il padre Jean Marie nuovo scambio di accuse. Resa dei conti il 17 aprile
di Tatiana Ovidi
INCONTRO AL VERTICE DI PANAMA
A
ltre grane in casa Le Pen.
Dopo lo strappo tra padre e
figlia, il Front National è finito
sotto accusa per un presunto
finanziamento illecito e la
stessa presidente del partito, Marine,
è coinvolta nell’inchiesta insieme a
due stretti collaboratori e dirigenti del
partito, David Rachline e Nicolas Bay.
Nonostante i successi elettorali e i sondaggi che continuano a dare in crescita
il FN, polemiche e guai sembrano insomma non abbandonare il partito.
Ieri era andato giù pesante Jean-Marie
- minacciato di espulsione dal “suo”
Front National - puntando il dito contro
la figlia: “Andrò a difendermi, ovviamente, ma anche ad attaccare”.
L’altro ieri sera, come noto, la presidente Marine, in diretta al Tg delle 20
di TF1, aveva annunciato la procedura
disciplinare nei confronti del padre e
fondatore del partito dopo le sue posizioni su immigrazione, Israele e seconda guerra mondiale: “Ho avviato
una procedura disciplinare nei confronti
di Jean-Marie Le Pen. Sarà convocato
dalle istanze competenti del partito.
Dovrebbe dimostrare saggezza e trarre
le conseguenze del disagio provocato
mettendo fine alla sue responsabilità
politiche”. In poche parole, ha auspicato
le dimissioni del padre.
La rottura tra i due Le Pen è arrivata
dopo che il padre aveva difeso il maresciallo Petain, capo della Francia
Il disgelo Usa-Cuba
va avanti a grandi passi
uella di ieri possiamo definirla come una giornata
storica, Al vertice delle Americhe a Panama, per la prima volta
da mezzo secolo a questa parte,
erano presenti sia il presidente
Usa Barack Obama che il leader
cubano Raul Castro. Non solo,
prima dell’apertura dei lavori c’è
stato un intenso colloquio tra il
segretario di Stato John Kerry e il
ministro degli Esteri cubano Bruno
Rodriguez; senza ombra di dubbio
l’incontro di più alto livello diplomatico tra Washington e L’Avana.
All’incontro tra i vari capi di Stato
americani non c’è stata una riunione bilaterale tra Obama e Castro,
ma i due si sono stretti la mano.
Ricordiamo che è dal 1962 che
Cuba non partecipava a questo
summit, che quest’anno conterà
sulla presenza di 35 leader del
continente, tra i quali i presidenti
del Venezuela, Nicolas Maduro, e
del Brasile, Dilma Rousseff.
Comunque era naturale che nell’ambito del disgelo bilaterale avviato a dicembre, i riflettori siano
rimasti puntati proprio sui movi-
Q
collaborazionista con i nazisti. Oltre
che duro, è sembrato anche ironico e
non certo disponibile a farsi da parte
Jean-Marie: “L’intervista della signora
Le Pen mi lascia sbalordito. Non riesco
a capire le cause delle sue azioni, le
tappe della sua evoluzione. La signora
Le Pen sta provocando l’esplosione,
aveva la possibilità di avere risultati
vincenti e si crea da sola un’enorme
difficoltà con il fondatore del suo partito
che, in più, è anche suo padre”.
La data per decidere la sorte di JeanMarie Le Pen - secondo quanto an-
nunciato dai vertici del partito - è stata
fissata per il 17 aprile, giorno della
riunione dell’ufficio esecutivo. Al tavolo,
oltre al padre e alla figlia, saranno
presenti i cinque vicepresidenti del
Front, il tesoriere e il segretario generale.
Ora con i vertici del partito finiti sotto
inchiesta, si rafforza la posizione del
padre, che sicuramente, da vecchia
volpe della politica, potrebbe anche
riuscire a rovesciare la situazione, chiedendo conto della moralità dei dirigenti
messi sotto indagine.
menti di Obama e Castro. Obama
è giunto a Panama, proveniente
dalla Giamaica, dove ieri l’altro
ha annunciato che intende decidere
presto sulla rimozione di Cuba
dalla lista nera Usa dei paesi che
sponsorizzano il terrorismo.
Al di là della facciata, la strategia
della Casa Bianca è chiara: avvicinare Cuba, “strozzata” da decenni
di sanzioni, e rompere il fronte
“sud-latino-americano” che da
anni si sta unendo contro le politiche imperialiste degli Usa. Del
resto, l’avvicinamento dell’Argentina, del Brasile, del Venezuela e
del Messico alla Russia di Putin
preoccupa non poco Washington.
Strappare la “storica nemica statunitense” a quest’asse sarebbe
un buon risultato per Obama.
Anche perché se gli Usa stanno
imponendo a tutto l’occidente il
Ttip, ponendo questa sfera sotto
l’egemonia del dollaro, il resto
del continente americano si sta
avvicinando sempre di più al Brics,
che unisce tutte quelle nazioni
che si stanno invece opponendo
al nuovo ordine mondiale.
VIAGGIO NELLE DESTRE D’EUROPA - A COPENAGHEN, ALLA SCOPERTA DEL PARTITO DEL POPOLO
Tra i danesi c’è tanta voglia di… Danimarca
Dopo tanto ostracismo e alcune divisioni interne, clamoroso il 26% alle ultime elezioni
N
o al multiculturalismo. No all’immigrazione di massa. No
al federalismo Europeo. Sembrerebbero gli slogan del Front National di Marina Le Pen o del United
Kingdom Independent Party di Nigel
Farage, ed invece sono le idee del
Partito del Popolo Danese (Dansk
Folkeparti) guidato da Pia Kjaersgaard (nella foto).
Fondato nell’ottobre del 1995, dopo
l’uscita di Pia Kjaersgaard e altri tre
membri dal Partito del Progresso
(partito di destra populista nato nel
1972), il Partito del Popolo non ha
mai abbandonato la scena politica
del paese.
La fuoriuscita dal partito è considerata come una protesta nei confronti
delle condizioni anarchiche che vigono all’interno della formazione
politica e per la linea del “tutto o
niente” portata avanti dai vertici.
Inizialmente, la decisione di voler
costruire un nuovo schieramento di
destra viene vista come un tentativo
di “clonaggio” del Partito del Progresso da parte della Kjaersgaard,
la quale riesce rapidamente a convincere gli elettori del contrario. La
donna di destra apporta dei cambiamenti radicali riformando la struttura interna del partito e creando
un potere centralizzato, necessario
per garantire la tenuta stabile del
partito e il proseguimento della
linea politica indicata dai vertici.
Nel 1998, ottiene il 7,4% dei consensi
alle elezioni municipali dimostrandosi capace di poter affrontare i
Social Democratici. Un anno dopo,
nella sua prima apparizione alle
elezioni parlamentari, il Partito del
Popolo Danese ottiene un sorprendente 7,4% dei consensi garantendosi 13 seggi. Nonostante tutto, il
partito viene escluso dal governo e
non considerato dalle altre forze
politiche per eventuali alleanze.
La svolta arriva nel 2001 quando
durante le elezioni parlamentari ottiene il 12% dei voti e di conseguenza 22 seggi su 179 diventando
il terzo partito della Danimarca, fattore che gli consente di avere un
maggior rilievo politico. La Kjaersgaard, consapevole di poter ottenere una maggioranza parlamentare
formando un’allaeanza con il Partito
Popolare Conservatore e con il Venstre (conservatore-liberale), decide
di sostenere un governo di coalizione guidato dal Primo Ministro
Rasmussen in cambio dell’applicazione di leggi restrittive sull’immigrazione. Nel 2007 ottiene il 13,9%
dei voti e nel 2011 (ultime elezioni
parlamentari) il 12,3% confermando,
nonostante una leggera flessione, il
suo radicamento sul territorio na-
zionale.
Per quanto riguarda le elezioni Europee, il Partito Popolare Danese ottiene un ottimo risultato nel 2009
con 15,3% di voti fino allo storico
26,6% alle elezioni del 2014, dove è
riuscito a portarsi a casa 4 seggi su
13, due in più rispetto al 2009, di-
ventando cosi il primo partito danese
a dimostrazione del fatto che le battaglie contro l’immigrazione e le politiche monetarie dell’Unione Europea vengono premiati dal popolo.
Il pilastro dell’ideologia del partito
è il rifiuto dell’immigrazione di massa. In materia d’immigrazione il
Partito del Popolo Danese è restrittivo e si oppone con fermezza alla
creazione di una società multietnica
e multiculturale la quale “sarebbe
un disastro nazionale” secondo il
leader del partito. I vertici del partito
hanno più volte ribadito che la Danimarca non è, di per sé, un paese
d’immigrazione e per questo motivo
diventa fondamentale il contrasto a
questo fenomeno e all’islamizzazione che avrebbero ripercussioni
dannose sul tessuto sociale attuale.
L’obiettivo deve essere quello di
creare le condizioni necessarie per
realizzare un’assimilazione culturale
dei migranti esistenti senza dover
aprire le porte ai flussi migratori
eccessivi. Il partito nazionalista e
conservatore si ritiene disponibile
ad aiutare i bisognosi, ad esempio
i rifugiati politici che sono costretti
ad abbandonare il loro paese d’origine per questioni politiche, sociali
ed umanitarie, ma ha una responsabilità morale nei confronti del popolo Danese di mantenere la “Danimarca Danese”. Cosi come non
sembra intenzionato a privarsi della
sovranità nazionale del paese. Il
messaggio è chiaro: la Danimarca
è e deve rimanere Danese.
Claudio Pasquini Peruzzi.
6
Sabato 11 aprile 2015
DA ROMA E DAL LAzIO
LA SUPREMA CORTE HA RESPINTO LA MAGGIOR PARTE DEI RICORSI PRESENTATI DAI LEGALI DEGLI INDAGATI
Mafia capitale, Buzzi resta dentro
Stessa sorte per Odevaine, già capo della polizia provinciale di Roma e vicecapo di gabinetto di Veltroni, e Panzironi, ex ad Ama
estano in carcere. I giudici della
sesta sezione della Cassazione
non hanno avuto dubbi, rigettando
i ricorsi presentati dai legali di
Salvatore Buzzi, ex presidente della 29 Giugno, Luca Odevaine, già capo della
polizia provinciale di Roma durante la giunta
Zingaretti e vicecapo di gabinetto di Veltroni
in Campidoglio, e Franco Panzironi, ex amministratore delegato di Ama.
Nulla è cambiato. Il collegio ha infatti confermato quanto deciso dal tribunale del Riesame, che lo scorso 17 dicembre aveva respinto analoghe istanze presentate dai legali
degli imputati. I tre, finiti in carcere nell’ambito
dello scandalo Mafia Capitale, rimangono
dunque agli arresti.
Non cambiano nemmeno i capi d’imputazione: Odevaine resta indagato per corruzione, mentre per Buzzi e Panzironi è stata
confermata dalla Cassazione l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Un reato invece contestato dalle difese, che
hanno tentato di impugnare l’applicazione
delle misure cautelari, oltre all’applicazione
dell’articolo 416 bis a carico di Buzzi e Panzironi insieme ad altri imputati.
Eppure prima della sentenza della Cassazione il legale di Buzzi, l’avvocato Alessandro
Diddi, si era detto fiducioso: “Non c’è un
solo comportamento ascrivibile a Buzzi
che possa in qualche modo configurare
R
associazione per delinquere di stampo mafioso”.
Una linea che non ha convinto il sostituto
procuratore generale Luigi Riello, il quale
ha condiviso completamente i contenuti dell’ordinanza cautelare del gip.
I giudici hanno rigettato i ricorsi anche di
Carlo Maria Guarany, Agostino Gaglianone,
Pierina Chiaravalle e Nadia Cerrito, dichiarando inammissibili quelli presentati da Paolo
Di Ninno, Claudio Caldarelli, Alessandra
Garrone, Rosanna Calistri e Raniero Lucci.
E’ stata annullata, invece, l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Giovanni De
Carlo, limitatamente all’aggravante di metodo
mafioso. L’indagato era finito in manette con
le accuse di trasferimento fraudolento di
valori e, appunto, favoreggiamento aggravato
del metodo mafioso.
Ma non è tutto. I supremi giudici hanno disposto, limitatamente alle esigenze cautelari,
un nuovo riesame sulle posizioni di Mario
Schina, Emanuela Bugitti e Giuseppe Mogliani.
Una linea difensiva, quella percorsa dai principali indagati, che non è stata sposata da
Massimo Carminati, difeso dagli avvocati
Giosuè e Ippolita Naso, che non ha voluto
contestare l’impostazione accusatoria recepita
dal Riesame.
Le motivazioni saranno depositate entro un
mese.
ALL’INAUGURAZIONE DELLA CASA DELLA SALUTE AD OSTIA, CRITICHE PER IL PRIMO CITTADINO E IL PRESIDENTE DELLA REGIONE
Marino contestato si arrampica sugli specchi
Storace: “Dopo aver dovuto ammettere che gli atti aziendali delle Asl non sono una sua novità, Zingaretti aizza i peggiori propagandisti”
Marino Ostia ti schifa”. E’
stato accolto così il sindaco
di Roma, Ignazio Marino, ieri
pomeriggio ad Ostia, a margine dell’inaugurazione (foto
Agenzia Dire) della Casa della Salute
insieme al presidente della Regione,
Nicola Zingaretti. Non è andata meglio
al governatore del Lazio, duramente
contestato dai sindacalisti del Cobas
Asl RmD: “Art.32. La Salute è un diritto”, si legge in uno striscione.
Di fronte alla rabbia dei romani, però,
il primo cittadino non ha trovato altro
da fare che arrampicarsi sugli specchi
e prendersela con Storace e Polverini:
“Questa è la sanità che vogliamo,
che investe nel pubblico. Non la
sanità degli Storace e della Polverini
che investivano in convenzioni per i
privati”.
Negli anni passati, “si compravano le
tac come fa Zingaretti o si facevano
le convenzioni con i privati amici per
farli arricchire e impoverire la sanità
pubblica? Roma sta cambiando veramente, la Regione sta cambiando”,
ha detto il primo cittadino.
Non si è fatta attendere la reazione di
Francesco Storace (La Destra): “Di
fronte alla sparata di Marino contro
due Presidenti a caso della Regione,
un Governatore che si rispetti avrebbe
dovuto alzarsi e andarsene o mettere
alla porta il sindaco di Roma”, ha replicato il leader de La Destra, che ha
aggiunto: “Ancora una volta, Zingaretti,
dopo aver dovuto ammettere in Consiglio che gli atti aziendali delle Asl
non sono una sua novità, aizza i suoi
peggiori propagandisti quando gira
nel territorio. Sempre peggio. Del
resto lo spettacolo è andato in scena
a Ostia - ha concluso il vicepresidente
LA RUSTICA
“
Vigili sgomberano
campo illegale
vanti un altro. I vigili urbani di Roma Capitale del
gruppo Sicurezza pubblica
emergenziale (Spe) hanno
sgomberato l’ennesimo campo
rom abusivo. La baraccopoli
che ospitava una sessantina di
romeni, tra cui una ventina di
minorenni, in una situazione
igienico sanitaria non accettabile.
Il blitz dei caschi bianchi è scattato alle prime luci dell’alba di
ieri. Gli alloggi di fortuna si trovavano nel quartiere La Rustica,
in via Collatina 446, sotto il cavalcavia del Grande raccordo
anulare tra i Municipi V e VI.
L’insediamento era già finito nell’occhio del ciclone dei vigili urbani dello Spe e del gruppo
Torri, diretti rispettivamente dai
comandanti Antonio Di Maggio
ed Emanuele Moretti, che nelle
scorse settimane avevano svolto
un sopralluogo sul posto.
Quando i caschi bianchi sono
giunti nel campo abusivo, molti residenti non erano presenti.
A “sorvegliarlo” c’erano alcuni
minorenni, accompagnati all’ufficio Nucleo accoglienza
emarginati (Nae) dal personale
del Dipartimento Politiche sociali del Municipio VI. I residenti, però, hanno rifiutato
l’assistenza sociale offerta
dalla circoscrizione di Tor Bella
Monaca.
A
del Consiglio regionale, riferendosi
allo scandalo Mafia Capitale - dove il
loro governo locale se ne è dovuto
andare per l’inchiesta che a sinistra
fingono di non conoscere”.
Il consigliere regionale Pietro Di Paolo,
invece, è tornato indietro con la memoria, ricordando l’operato delle
giunte di centrodestra: “Marino ha la
memoria corta o, cosa più probabile,
non conosce cosa è accaduto a Roma
e nel Lazio negli ultimi 15 anni. Se
esistono nella Capitale - ha spiegato
- due strutture di assoluta eccellenza
come il Sant’Andrea e il Policlinico di
Tor Vergata, lo si deve alla lungimiranza e determinazione della giunta
Storace, e se oggi i conti della sanità
stanno tornando in ordine è anche
merito dei provvedimenti coraggiosi
avviati dalla giunta Polverini come
più volte riconosciuto anche da Zingaretti”.
Di Paolo ha risposto anche alle accuse
mosse da Marino nei confronti del
comparto privato: “Non si comprende
perché dovrebbe essere criminalizzato ed è utile ricordare come Marrazzo, presidente di cui lo smemorato
Marino ha perso cognizione, mentre
adottava il piano di rientro sul disavanzo sanitario tentando di colpire
gli ospedali pubblici con tagli indiscriminati dei posti letto, contempo-
raneamente aumentava quelli di alcune strutture private senza convincenti motivazioni”.
Sulla stessa lunghezza d’onda consigliere regionale di Forza Italia, Adriano
Palozzi: “Le dichiarazioni di Marino
sono assolutamente gravi e offensive.
Baggianate gratuite e faziose, quelle
del sindaco di Roma, che piuttosto
dovrebbe sciacquarsi la bocca e pensare alle sue di inefficienze e a quelle
di una amministrazione capitolina, ormai allo sbando”.
L’esponente azzurro ha poi invitato
Zingaretti “a prendere le distanze
dalle inopportune parole del primo
cittadino di Roma”.
7
Sabato 11 aprile 2015
STORIA
COSÌ IL MONDO GUARDAVA IL DUCE / 21
“Cinematografare Mussolini”
L’affascinante resoconto del poeta nipponico Harukichi Shimoi, nei giorni in cui veniva approvata la Legge Acerbo
di Emma Moriconi
N
el nostro percorso tra i
quotidiani esteri restiamo ancora per un po' in
Giappone: Harukichi Shimoi, poeta nipponico,
scrive: "Pellegrino fra i vari ministeri, trascinandomi dietro tutta la
comitiva, che, con allegria spensierata, sfida il caldo addirittura
tropicale. Il sottosegretario delle
Poste e Telegrafi, S.E. Caradonna,
giovane e attivo, ci riceve subito
senza farci aspettare inutilmente
e burocraticamente. Egli desta la
meraviglia dei giapponesi che
mormorano: 'Così giovane! L'Italia
è retta oggi dalla giovinezza!'. Caradonna, perché amico di Colucci,
organizzatore del Fascio di Cerignola e alunno mio all'Istituto
Orientale, m i conosce già di
nome. Viene, dopo pochi minuti,
Milandri, cugino di S.E. che è tornato da poco in Italia da Pechino
dove egli era addetto all'Ambasciata italiana. È pure lui un ex
alunno mio. E.A. Mario mi sussurra
in un orecchio: 'Mannaggia! Tu sei
conosciuto da per tutto come
una...'. Col biglietto di Caradonna
ci presentiamo al Viminale. Oggi
S.E. Acerbo deve parlare alla Camera sul suo progetto della riforma
elettorale. È occupatissimo. Non
riceve nessuno. È inutile insistere,
dicono tutti al Ministero degli Interni".
Facciamo un piccolo inciso per
riferire sommariamente il progetto
della riforma elettorale a cui il
Ministro Giacomo Acerbo sta lavorando quando Shimoi cerca di
lui. È il 1923, Acerbo studia un
progetto secondo cui alla lista che
ottenga almeno il 25% dei voti
spettano i due terzi dei seggi alla
Camera, mentre i rimanenti sono
ripartiti proporzionalmente fra le
altre liste, con l'obiettivo di “assicurare al popolo … una vibrazione
Shimoi in visita a Mussolini; in basso, in divisa da legionario durante l’impresa fiumana di d’Annunzio
unica di forze convergenti, un governo conscio dei suoi doveri e
capace di adempierli”.
Quando la nuova legge passa alla
Camera, i deputati fascisti sono
solo 35, essa viene votata comunque ad ampia maggioranza, con
il sostegno di tutta l'area centrista:
socialisti conservatori, demosociali, demoliberali, giolittiani, nittiani e una parte di popolari. Al
Senato i voti a favore sono 165,
contrari 41. Il voto è a scrutinio
segreto. Ciò di cui ha bisogno
l'Italia è un periodo di governabilità costante, il Parlamento ne
prende coscienza.
Dopo questa piccola ma utile digressione dal nostro tema principale, torniamo a quanto dice Shi-
moi: "Domenica, giorno della seduta storica. Alle 9 del mattino, al
palazzo di Mussolini. S. E. il Presidente si è recato al Quirinale. Fra
poco dovrà andare alla Camera.
Sarà impossibile, almeno per oggi,
ottenere quel che volete, ci dice
il commissario del palazzo. In questo frattempo arriva da una parte
di via Quattro Fontane una automobile. Vi sono Mussolini e Acerbo. 'Oh, poeta Shimoi, voi qui?'. È
tutto sorridente. Sul suo viso non
c'è neppure l'ombra della bufera
che tutti temono scatenarsi minacciosa, fra un'ora, su Montecitorio. 'Dite Shimoi, che volete da
me?'. Sono arrivati in Italia Masutomi ed Itoi, incaricati dal ministro
della P.I. del Giappone di cine-
matografare tutte le cose principali
del mondo direttamente col cinematografo e per illustrare efficacemente le lezioni fatte, sui libri,
dagli insegnanti che parlano di
paesi dove essi non sono stati mai.
I miei connazionali qui giunti hanno girato già tutta l'Asia, l'Egitto,
la Terra Santa, i paesi balcanici.
In Italia hanno fotografato i monumenti di Venezia, Firenze, Roma,
Napoli e dintorni - i soliti monumenti 'turistici' [...] Ma a me, che
sogno sempre di abbracciare l'Italia e il Giappone, non basta che i
bimbi giapponesi vedano soltanto
l'Italia morta, archeologica; desidero che imparino a conoscere
l'Italia viva, pulsante ... e così ho
fatto fotografare la statua di Enrico
Il Duce e i bambini del Giappone
“Shimoi, che cosa significa la parola Banzai?”. “Letteralmente diecimila anni, augura vita
lunga. Ma sarà più gradito Alalà!, grido di vittoria dei Guerrieri della Terra del Sole”
“S
i, poserò volentieri ... Ma dove? Qui?
...": è la risposta di Mussolini al poeta
Shimoi. Che continua con il suo resoconto: "Nel cortile del suo palazzo, davanti
ad una fontana, Mussolini si ferma in mezzo a
noi col suo sorriso mistico. Itoi si affatica coll'apparecchio. 'Eccellenza per favore, un saluto
romano da fascista'. 'Benissimo'. Da lontano e
da vicino, Itoi lo prende nell'obbiettivo in tre
pose diverse. I miei compatrioti sono felicissimi
di aver cinematografato il Duce del Fascio,
Acerbo, Finzi ... 'Eccellenza non potremmo
assistere alla seduta di oggi?'. 'è un poco difficile. Non si troverà posto nelle tribune ... ma
venite alle tre a Montecitorio, alla porticina di
lato, dove entro io. Vi farò entrare in qualche
modo'. Dalle ore 13 le tribune del pubblico
sono gremite, dicono gli uscieri. Il Commissario
del palazzo del Presidente ci conduce in una
tribuna. 'Sono persone mandate da S.E. il Presidente - ripete l'usciere facendosi strada fra i
sedili. Alcuni fascisti della prima fila si alzano
gentilmente e ci cedono i posti. La seduta è
già incominciata. [...] In fondo, con il mento
appoggiato sulle braccia piegate sul banco,
Mussolini sgrana e gira ogni tanto, fra i settori,
i suoi occhi terribili, quali riflettori in un campo
di battaglia, che esplorino le trincee nemiche".
Quindi riferisce del discorso di Mussolini: "La
voce è piana e sicura nella prima parte. Il discorso si svolge tra applausi, ilarità e soprattutto
in un silenzio devoto. Nessuno delle tribune
si accorge più del caldo, né di essere pigiato
dalla folla; dei ventagli tanto agitati fino ad
allora, non se ne muove più nemmeno uno.
Dopo gli accenni al Meridione abbandonato,
i settori di sinistra incominciano ad urlare. È
solenne addirittura quello scatto generale
dell'aula e delle tribune. Tutti si alzano in piedi
e inneggiano a tutta voce al Presidente del
Governo. La sinistra tace. [...] Sempre sicuro
e calmo, ma con voce forte e robusta, Mussolini
continua il suo discorso storico che finisce fra
gli applausi generali, il canto 'Giovinezza' e
continui 'alalà'. Mussolini ha vinto. Ha vinto
completamente. Mi passano nella mente, avvicendandosi, la sua figura imponente in fondo
all'aula, dopo il suo discorso, e il suo lungo
sorriso della mattina, un'ora prima della seduta,
nella sua casa ... . [...] 'Oh! Shimoi, ho già cominciato il messaggio ai bimbi del Giappone.
Ho scritto così ...' e comincia a leggere la
prima pagina ancora bagnata. Poi continua a
scrivere, intingendo la penna in un grosso
calamaio della sua camera nel palazzo Chigi.
'Shimoi, che cosa significa la parola Banzai?'.
'Letteralmente diecimila anni ed è l'evviva
giapponese, che augura una vita lunga. Ma ai
giapponesi sarà più gradito Alalà!, che coincide
meravigliosamente col grido di vittoria che
lanciavano gli antichi guerrieri della Terra
del Sole, battendo l'asta delle lance a terra'.
'Veramente?'. Giappone e Italia sono paesi
perfettamente affini e fratelli. 'Ecco fatto'. Il
Presidente legge da capo. 'Ai bimbi del
lontano Giappone, sia recato il saluto dei
piccoli Balilla italiani che portano oggi la Camicia Nera. Malgrado la distanza, i cuori dei
fanciulli virtuosi e amanti della bellezza e
della Patria si incontrano e si amano. Alalà!
Roma, luglio 1923, F.to Mussolini".
[email protected]
Toti, la sua buona mamma e la sorella; Natale
Beccastrini, l'umile minatore, ora cieco di
guerra e diventato poeta...; l'opera sommamente umanitaria della
Nave-asilo 'Caracciolo',
diretta dalla signora Civita, opera forse più conosciuta ed ammirata
in Giappone che in Italia. I miei connazionali,
desiderosi di ritrarre
anche il Duce del Fascismo, si erano rivolti
all'Ambasciata giapponese in Roma. Ma che
cinematografare Mussolini? Il Presidente è
tanto occupato che, per
essere ricevuti, si deve
presentare una domanda cinque o sei giorni
prima. E poi: dirgli di
posare davanti all'apparecchio cinematografico! ... Ma andate per
due o tre giorni davanti
al palazzo Tittoni, dove
egli abita, e cercate di
prendere un film nel
momento in cui lui esce di casa o
vi rientra. Sono stati vani questi
tentativi ... di furto di un'ombra.
Ed allora si sono rivolti a me, che,
avendo fatto stringere la mano,
da Mussolini, a vari diplomatici
giapponesi, poco prima della Marcia su Roma, avrei forse, anche
adesso, ottenuto di farlo posare
per farsi conoscere ed entusiasmare i nipotini di Togo e di Noghi.
Per il Giappone, che ha con l'Italia
tanta affinità di storia di terra, di
indole del popolo, il fenomeno
della Rivoluzione fascista non è
un argomento estraneo da criticare
da lontano; è invece un problema
proprio, intimo, che il popolo nipponico deve e dovrà vivere presto
o tardi".
8
Sabato 11 aprile 2015
ECONOMIA
AVVIATI CONTATTI CON LA CORSICA PER UN PIANO COMUNE CHE CONSENTA DI SUPERARE IL GAP DELL’INSULARITÀ
La Sardegna chiede una “zona franca”
Previsti vantaggi per la fiscalità, i trasporti e altri settori - In programma un incontro anche con le Canarie
U
na ‘zona franca’ ed un piano strategico comune tra Sardegna e
Corsica, per provare a superare
il gap dell'insularità e competere
così, con uguali opportunità, in
Europa e nel mondo: sono queste le principali proposte emerse nel corso della
conferenza stampa che i capigruppo di
maggioranza (Efisio Arbau diSardegna
Vera, Daniele Cocco di Sel, Roberto Desini
di Centro Democratico) e dell'opposizione
(Modesto Fenu di Sardegna, Attilio Dedoni
dei Riformatori, Gianluigi Rubiu di Area
popolare sarda e Alessandra Zedda di
Forza Italia), hanno tenuto nella sede del
Consiglio regionale della Sardegna, a conclusione della due giorni di incontri con la
delegazione Corsa (composta da Gianfelice
Acquaviva dell'Associazione dei comuni
montani e Diunisu Luciani, docente dell'Università di Corte). Si tratta di un primo
passo- come hanno affermato i partecipanti
all’incontro - in vista di una serie di iniziative
congiunte che verranno poi portate avanti
in materia non solo di fiscalità ma anche
di trasporti, turismo, agricoltura, ambiente,
cultura e politiche dell'identità.
"La Sardegna e la Corsica- ha detto tra
l’altro il professor Luciani- sono due nazioni
senza Stato, divise solo a partire dal XIX
secolo, che devono ritornare ad essere
un'entità dell''Europa del futuro". Il capogruppo dei Riformatori, Dedoni, ha quindi
rilanciato il tema della "macroregione europea" come momento istituzionale per
riaffermare la centralità di Sardegna e
Corsica nelle politiche euro-mediterranee.
Una riunione congiunta del Consiglio regionale e dell'assemblea corsa, è stata
invece la proposta avanzata da Arbau
(Sardegna Vera) che insieme con la vice
capigruppo di Forza Italia, Alessandra
Zedda, sullo specifico tema della zona
franca, ha ribadito l'urgenza di procedere
con la perimetrazione delle aree franche
doganali, in applicazione del Decreto legislativo 7598.
Dal canto suo, Fenu
(Sardegna) ha definito la zona franca
"la battaglia che unisce Sardegna e Corsica ed un patrimonio comune a tutte
le forze politiche sarde" per realizzare
"una fiscalità di compensazione" che
consenta il superamento dell'insularità
che penalizza l''economia delle due isole. Cocco (Sel), Rubiu (Aps) e Desini
(Cd) hanno quindi
auspicato forme di
proficua cooperazione tra le due assemblee regionali ed
hanno salutato con
favore l''avvio di un
nuovo confronto e di
una rinnovata volontà
di collaborazione.
Fenu ha quindi precisato che l''incontro
con la delegazione
corsa è solo il primo
di una serie (il prossimo sarà con i rappresentanti delle isole Canarie) ed è in
linea con il recente pronunciamento del
Consiglio regionale per la costituzione di
una commissione di lavoro proprio sul
tema della Zona Franca. Una Commissione
che potrebbe essere insediata entro il
prossimo mese di maggio.
L’ISTAT: NEL 2014 FLESSIONE NELLE PRESENZE E, PIÙ CONTENUTA, NEGLI ARRIVI
DALL’AMMINISTRAZIONE DI TOLEDO, NELL’OHIO
Megaofferta Usa alla Fiat
per produrre la Jeep Wrangler
L
e autorità dello Stato dell'Ohio hanno offerto a Fca
(Fiat Crhysler) un finanziamento per la costruzione di un
nuovo impianto nella città di Toledo. Lo scrive il Wall Street Journal, definendo la proposta "l'ultimo
tentativo per assicurare la produzione della Jeep Wrangler" proprio a Toledo, dove è già stata
prodotta per decenni. L'amministratore delegato di Fca, Sergio
Marchionne, aveva detto che la
nuova generazione della Wrangler,
prevista per il 2017, avrebbe richiesto un nuovo impianto o una
significativa ristrutturazione ed
espansione di quello esistente.
Ecco dunque l’offerta delle autorità,
sta statali che locali, dell'Ohio
Questa offerta rappresenta, sempre
secondo il giornale economico,
"un inusuale incentivo che richiederebbe un finanziamento per
centinaia di milioni".
Secondo quanto riferito recentemente dal sindacalista Bruce
Baumhower, che rappresenta i
lavoratori dell'impianto di Toledo,
le autorità dell'Ohio avrebbero
presentato "un piano molto attraente" che risponde a tutte le preoccupazioni di Marchionne. "Credo
che funzionerà", aveva ottimisticamente dichiarato Baumhower
a margine di una convention del
sindacato a Detroit, ripresa da
Italia Oggi.
I SUCCESSI DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE INTENSIVA RIVOLTA A 250 RAGAZZI
Il turismo di casa nostra La fondazione “Il Faro”:
resta al palo
un mestiere per i giovani
Segnali poco incoraggianti anche per quest’anno,
pur in presenza di Giubileo e altri eventi
N
el 2014, anno cui si riferiscono i dati finora disponibili, si è registrata,
rispetto al 2013, una lieve flessione degli arrivi negli esercizi
ricettivi e un calo più pronunciato delle presenze (-1,5%),
con una permanenza media
in calo di 0,05 giornate. Lo
rende noto l'Istat. Insomma,
notizie poco allegre dal settore
del turismo, che pure dovrebbe
rappresentare il toccasana della
traballante economia di casa
nostra. Ma il comparto, complice anche la carenza di scelte
e supporti validi a livello governativo, non riesce proprio
a decollare. E anche il polso
di questo 2015 non è eccellente, neppure in previsione
di alcuni grandi eventi, ad iniziare dal Giubileo straordinario
indetto da Papa Francesco: l’altro giorno a Roma si è tenuta
una prima apposita riunione
e gli operatori del settore hanno
detto di non aspettarsi grandi
cose, in fatto di arrivi, da questo
evento.
Ma torniamo ai dati comunque
già disponibili: in particolare,
nel quarto trimestre del 2014
gli arrivi negli esercizi ricettivi
sono stati pari a quasi 18 milioni
di unità e le presenze a più di
48 milioni, in questo caso con
aumenti, se raffrontati con lo
stesso periodo dell'anno 2013,
rispettivamente del 3,0%, e
dell'1,1%..
Nel quarto trimestre 2014, rileva ancora l’Istituto di statistica,
si sono registrate 24,3 milioni
di presenze di clienti residenti,
che rappresentano il 50,3%
delle presenze totali. Le presenze dei non residenti sono
state poco meno di 24 milioni.
Le presenze negli esercizi alberghieri sono state pari a
poco meno di 39 milioni di
unità, corrispondenti all'80,5%
delle presenze totali, mentre
le presenze negli esercizi extralberghieri ammontano a 9,4
milioni. In generale le presenze
registrate nell'ultimo trimestre
dell'anno sono aumentate, rispetto allo stesso trimestre dell'anno 2013, per entrambe le
componenti della clientela:
quelle dei residenti sono cresciute dell'1,3% e quelle dei
non residenti dello 0,8%.
Le presenze per tipologia di
esercizio hanno mostrato un
incremento per le strutture alberghiere (+1,7%) ed un calo
per quelle extralberghiere (1,7%). La permanenza media
e' passata da 2,74 giornate nel
quarto trimestre del 2013 a
2,69 nel quarto trimestre del
2014, con valori in calo per
entrambe le componenti della
clientela.
Rispetto al 2013, nel 2014 le
presenze della componente
residente sono diminuite del
2,7%, e quelle della cosiddetta
componente non residente dello 0,3%.
D
ue mesi di formazione
professionale intensiva,
tra laboratorio e azienda,
e poi subito a lavoro. La Fondazione 'Il Faro' di Susanna
Agnelli ogni anno offre la possibilità di imparare un mestiere
a 250 giovani italiani e stranieri
in difficoltà. Dal 2009, anno
della scomparsa della fondatrice, la guida della Fondazione
è stata assunta dai figli Lupo e
Samaritana Rattazzi, Gianni Del
Bufalo il direttore generale.
Il 60% di loro, fanno sapere
dalla Fondazione, subito dopo
la formazione ottiene un regolare contratto di lavoro. Il
segreto sta nel taglio spiccatamente pratico dei corsi organizzati: pizzaioli, aiuto-cuochi, parrucchieri e baristi-gastronomi. Sono loro i nuovi artigiani della società, oggi sempre più richiesti nel mercato
del lavoro.
La Fondazione 'Il Faro', che ha
sede a Roma, in meno di dieci
anni ha restituito un futuro a
oltre 2.500 giovani che sono
stati impiegati per lo più nel
settore della ristorazione. Ma
ad essere interessante e' soprattutto un altro dato. Nel corso
degli anni, per effetto della
crisi, è cambiata la percentuale
della nazionalità legata agli allievi: mentre nel 2013 gli stranieri rappresentavano il 70%
del totale, attualmente il rapporto è 50% italiani e 50%
stranieri.
Intanto, proprio oggi, i primi
60 artigiani del 2015 hanno ricevuto l'attestato di fine corso.
I ragazzi, tra i 17 e i 30 anni,
provengono da più di 20 Paesi,
tra cui: Senegal, Repubblica
Democratica del Congo, Nigeria, Costa d'Avorio, Afghanistan, Romania, Ucraina, Italia,
Moldavia, Bangladesh, Filippine, Venezuela e Peru'.
Durante la cerimonia di consegna, che si è svolta presso
la sede della Fondazione, è
stato presentato in anteprima
il video sul nuovo
corso di formazione per giovani donne rifugiate.
L'iniziativa, realizzata con il sostegno
della Fondazione
'San Zeno', include
un laboratorio teatrale sotto la guida
della regista colombiana Nube
Sandoval. Ed è già
pronto lo spettacolo
'Il banchetto di Babele' che, in linea con lo spirito
della Fondazione di Susanna
Agnelli, coniuga cibo e arte
come strumento di pacificazione.
Fondata nel 1997, grazie all'impegno e all'iniziativa di Susanna Agnelli, la Fondazione
'Il Faro' si trova nel cuore di
Monteverde e occupa un grande edificio di proprietà della
Croce Rossa Italiana. Riesce a
realizzare le sue iniziative con
risorse derivanti per un 62%
da progetti pubblici e per un
38% da fondi privati. Nel 2004
'Il Faro' ha ottenuto il riconoscimento della Regione Lazio
quale centro internazionale di
orientamento e formazione.
(Dire).
9
8
Sabato 11 aprile 2015
ECONOMIA
RESTANO PREOCCUPANTI I DATI CONTENUTI NEL “MISERY INDEX” DI CONFCOMMERCIO
Cresce l’indice del disagio sociale in Italia
N
el mese di febbraio l’indice
di disagio sociale in Italia sale
a 20,4 punti, facendo registrare
così una crescita di altri 0,7
punti rispetto a gennaio . I
dati emergono dal cosiddetto Misery
Index Confcommercio (Mic) diffuso ieri.
Questo andamento, si fa notare nell’analisi dei dti, deriva da un aumento
della disoccupazione estesa e da una
flessione più contenuta dei prezzi dei
beni e dei servizi ad alta frequenza
d’acquisto(dal -1,4% di gennaio a 0,5% di febbraio).
L’aumento rilevato per il Mic, dopo un
bimestre di riduzioni, rileva dal canto
suo la Confcommercio, "va valutato
con molta attenzione in quanto riferito
ad un mese di transizione di due diversi
regimi regolatori del mercato del lavoro, situazione che potrebbe aver
portato le imprese, in attesa dei decreti
attuativi del jobs act, a procrastinare
di alcune settimane eventuali assunzioni. Questo elemento si è associato
alle incertezze che ancora caratterizzano l’avvio della ripresa, di cui si colgono molti segnali, ma che stenta a
tradursi in un significativo miglioramento dei livelli produttivi, dei consumi
e del mercato del lavoro".
E ripercorriamo allora nel dettaglio
alcuni dei dati più importanti dello
scorso mese di febbraio: la disoccupazione ufficiale è salita al 12,7%, in
aumento di un decimo di punto rispetto
a gennaio e di due decimi nei confronti
di un anno prima. I disoccupati sono
ancora in crescita, arrivati a a 3 milioni
e 240mila unità (+23mila sul mese precedente e +67mila rispetto a febbraio
del 2014). Il numero di occupati è diminuito di 44mila unità su base mensile
DUEMILA PERSONE IN 44 PIANI
Il colosso Intesa San Paolo
inaugurato a Torino
ezzo miliardo di investimento, 44 piani, 17
ascensori: sono questi
alcuni dei numeri del nuovo grattacielo di Banca Intesa San Paolo,
inaugurato ieri a Torino.
Un’opera monumentale: con i
suoi 166 metri è di poco più
basso della Mole Antonelliana,
in segno di rispetto per il monumento simbolo della città di
Torino, il grattacielo della banca
ha comunque altri numeri e
particolari da record: sono circa
duemila le persone che potranno
lavorare al suo interno, sostenibilità ambientale e innovazione
architettonica secondo gli standard più moderni, con un rivestimento in vetro “doppia pelle”
meccanizzato, alimentazione
geotermica e illuminazione a
led, una serra bioclimatica, appoggio dei carichi su ben sei
M
ed aumentato di 93mila nel confronto
annuo. A febbraio le ore di Cassa integrazione autorizzate sono aumentate
del 18% nei confronti di gennaio e diminuite del 36,4% rispetto allo stesso
mese del 2014.
Sulla base di questa stima si è calcolato
che le ore di Cig utilizzate, sono diminuite
di 10mila unità su base mensile collo-
candosi ai livelli più bassi dall’inizio
del 2009. Il numero di scoraggiati è stimato, sempre nel mese di febbraio, in
crescita rispetto a gennaio. Il combinarsi
dell’aumento dei disoccupati ufficiali e
degli scoraggiati e la diminuzione del
numero di persone in Cig ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione esteso, salito al 16,5%.
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
megacolonne e un auditorium
“sospeso” a configurazione interna variabile.
Il colosso è stato progettato da
Renzo Piano e la realizzazione
affidata al gruppo Rizzani de Eccher, consociatosi con la Implenia
Italia
Intesa San Paolo ha comunque
destinato una parte del mega
investimento (ovvero 2,5 milioni)
per la riqualificazione del Giardino
Grosa, un’immensa area verde
pubblica situata tra lo stesso
grattacielo e il Palazzo di Giustizia
di Torino.
All'inaugurazione, dopo cinque
ani di lavori, hanno presenziato
i vertici del Gruppo, Giovanni
Bazoli, Gian Maria Gros-Pietro
e Carlo Messina, l'architetto Renzo Piano, il presidente della Regione Sergio Chiamparino, il sindaco Piero Fassino.
10
Sabato 11 aprile 2015
DALL’ITALIA
IL PALAZZO DI GIUSTIZIA IL GIORNO DOPO IL “GIOVEDÌ DI SANGUE”
Milano: il ricordo delle vittime e i dubbi sul killer
Claudio Giardiello aveva regolare porto d’armi, su cui i carabinieri avevano però dato parere negativo
D
opo gli spari e il sangue di
giovedì, a Palazzo di Giustizia
di Milano ieri è stato il giorno
della commemorazione delle
vittime. In un’affollatissima Aula
Magna, alla presenza commossa di familiari e colleghi, sono stati ricordati il
giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e Giorgio Erba. “I
magistrati – ha dichiarato il vicepresidente
del Csm Giovanni Legnini nel corso del
suo intervento - non possono essere lasciati soli. Bisogna esprimere un sostegno
concreto per il lavoro che fanno per la
giustizia”.
Insieme alla commozione, non sono mancati
strascichi polemici. Primo fra tutti quello,
già evidenziato nelle scorse ore, sull’evidente falla nella sicurezza, in forza della
quale Claudio Giardiello è riuscito ad introdurre in tribunale l’arma con la quale
ha poi compiuto la sua azione criminale.
E se è vero che il giorno dopo i drammatici fatti di sangue i controlli, alle diverse entrate del Tribunale, sembra siano
stati più rigorosi (a quanto riferito dalle
agenzie di stampa, c’è stata maggior
cura nella verifica dei tesserini da esibire
per l’accesso ai locali ed anche agli ingressi per il pubblico, dotati di metal
detector, si è registrata maggior fila) si
fa ancora una gran fatica a comprendere
e soprattutto ad accettare, la facilità con
cui il killer è entrato armato all’interno
del Palazzo di Giustizia. “Sono entrato
in tribunale con l'arma. Speravo che me
la trovassero all'ingresso – avrebbe detto
lo stesso Giardiello ai carabinieri che lo
hanno arrestato - così non avrei fatto
tutto questo”. Gli è dunque bastato mostrare un falso tesserino da avvocato
agli addetti alla sorveglianza di un entrata
in cui – secondo quanto riferiscono
alcuni quotidiani – il metal detector era
stato da mesi disattivato a causa di un
cattivo funzionamento. E’ stato quindi
molto facile per lui arrivare, con la pistola
in tasca, fino all’aula in cui era in corso
l’udienza del processo in cui era coinvolto
e compiere il massacro per vendicarsi
di quelli che riteneva i responsabili della
sua disastrata condizione.
A quanto si apprende, Giardiello deteneva
regolarmente la sua pistola, anche se i
carabinieri di Brugherio sembra avessero
espresso parere negativo sul permesso
VERONA: IL PRESIDENTE DELL’AMIA SPA ILLUSTRA
IL PROGETTO DEI “CONTENITORI PER GLI AVANZI”
La “scatola del gusto” e degli
avanzi in terra scaligera
per il tiro al bersaglio che l’uomo esercitava
regolarmente al poligono. Una segnalazione questa non vincolante, purtroppo
ignorata dalla prefettura.
Inoltre l’uomo, gravemente sotto pressione
a causa dei suoi problemi economici e familiari, si era rivolto ai servizi sociali di
Garbagnate (il paese in cui viveva) chiedendo un aiuto economico e un alloggio
popolare. La risposta era stata in entrambi
i casi negativa, con consiglio “di farsi
vedere da qualche specialista perché è
troppo stressato”. Restano inoltre molti
dubbi sulla sua personalità, che alcuni conoscenti hanno descritto come aggressiva
e minacciosa anche se non materialmente
violenta, e su un narcotest che l’uomo
avrebbe eseguito all’ospedale di Vimercate
in quanto sospettato di uso di cocaina.
Quanto all’evolversi delle indagini e del
procedimento a suo carico, il pm monzese
che si occupa del caso ha fissato per
lunedì 13 aprile l’interrogatorio di convalida
per l’arresto dell’uomo. Allo stato attuale
le ipotesi di reato a suo carico sono quelle
di omicidio plurimo premeditato e tentato
omicidio nei confronti dei feriti, ma non si
esclude che il capo d’imputazione possa
essere quello di strage. Sempre lunedì,
inoltre, saranno effettuati gli esami autoptici
sui corpi delle vittime. Ambienti giudiziari
riferiscono infine che dai primi accertamenti
degli inquirenti sul sistema di sicurezza
non sono emersi, al momento, rilievi penali.
Cristina Di Giorgi
TORINO
L’ostensione della Sacra Sindone,
tra religione e sicurezza
Il prefetto Basilione: “Nulla è stato lasciato al caso”
ostensione della Sacra
Sindone, evento che si
terrà presso il Duomo di
Torino da domenica 19 aprile a
mercoledì 24 giugno (festa di
san Giovanni Battista, patrono
della città della Mole) è un evento che suscita estrema partecipazione: stando alle prime indiscrezioni, si sarebbero infatti
già prenotati per la visita quasi
novecentomila pellegrini.
Mentre procedono a ritmo serrato i lavori per l’allestimento di
quanto necessario (teca per
l’esposizione e passerelle), anche
per quanto riguarda la sicurezza
di coloro che si recheranno a
L’
rendere omaggio ad uno dei
principali simboli della cristianità
è stato messo a punto un sistema di sicurezza alquanto massiccio. Il Comitato apposito, riunitosi in queste ore in Prefettura,
ha infatti programmato un maxidispositivo decisamente articolato: saranno infatti predisposte otto porte di accesso al Duomo con metal detector e tunnel
radiogeni per controllare borse
e zaini e ogni giorno parteciperanno alla gestione dell’apparato
predisposto oltre cinquecento
uomini. “Nulle – ha detto il prefetto di Torino Paola Basilione
CL
– è stato lasciato al caso”.
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
Miglioranzi: “Non bisogna vergognarsi di chiedere
In questo modo si eviteranno molti sprechi”
A
rriva anche in terra
scaligera l’usanza della cosiddetta “doggy
bag”, ovvero il contenitore
con cui portarsi a casa, dal
ristorante, gli avanzi del pasto. Una pratica questa che,
se prima era considerata
un po’ imbarazzante, oggi
– complici forse la crisi e
la notevole affluenza in città
di turisti stranieri – ha cominciato decisamente a
prendere piede.
Ad illustrare il progetto è
Andrea Miglioranzi, presidente dell’Amia (la società
municipalizzata che gestisce i servizi di igiene urbana nel territorio di Verona
e di alcuni comuni limitrofi).
L’azienda distribuirà ai ristoratori interessati la “Scatola del gusto” da conse-
gnare ai clienti al termine
del pasto in modo da consentire loro “di portarsi a
casa ciò che non hanno finito, ad Amia di avere meno
scarti e ai ristoratori di gestire meglio gli spazi, in genere sempre ristretti in centro storico, con meno contenitori dell'umido” spiega
Miglioranzi. Che aggiunge:
“l’iniziativa verrà avviata a
breve” ma affinché ottenga
risultati “serve un cambio
di mentalità: molti si vergognano a chiedere gli
avanzi. Così vogliamo invertire il meccanismo: saranno gli stessi ristoratori
a proporre la vaschetta e
crediamo che ciò farà vincere l'imbarazzo dei clienti”.
E consentirà di evitare molti
CdG
sprechi.
Il quotidiano è sempre straordinario.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
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11
Sabato 11 aprile 2015
DALL’ITALIA
STORICO COMPLEANNO PER RAIDO, CHE LO CELEBRA CON VARIE INIZIATIVE
Vent’anni di Comunità
e cultura tradizionale
L’appuntamento è per sabato 11 aprile a Roma,
presso la Sala Ouverture con libri, approfondimenti e musica
R
aido. Ovvero, nell’antico alfabeto runico,
il simbolo della ricerca, dell’energia, del
viaggio. Ed è proprio questo
il senso dell’attività che da
ormai vent’anni la Comunità
che ha scelto di identificarsi
con questa emblematica runa
ha dato alla sua militanza.
“Raido è una realtà umana in
cui i militanti hanno la possibilità di crescere e soprattutto
di formare la propria condizione esistenziale, politica,
culturale e spirituale. L’uomo
– si legge nel sito internet
del gruppo - si deve realizzare innanzitutto interiormente e questa formazione non
può prescindere dai valori e
dalle virtù come Verità, Giustizia, Lealtà, Onore, Fedeltà,
Coraggio, Sacrificio”. Principi
da coltivare in politica ma anche nella vita quotidiana, con
azioni coerenti, silenziose e
concrete.
Principi ai quali la Comunità
di Raido ha dato vita “attivandosi su molteplici fronti:
attraverso una moderna struttura libraria aperta al pubblico, dove è possibile trovare
testi di cultura tradizionale,
teoria, politica, economia, letteratura e attualità; con un’intensa promozione di gruppi
di studio in ordine alla dottrina
tradizionale; con un gruppo
musicale – gli “Imperium”
(al cui interno è poi nato il
progetto de “La Vecchia Sezione”) – ed un Cuib Femminile che, tra le altre cose,
si occupa di artigianato tradizionale. Non manca poi la
produzione editoriale, con
una rivista, una collana di dvd
ed una folta collezione di fascicoli e di quaderni per la
formazione del militante, che
completa il contributo formativo e d’indirizzo politico-culturale fornito dalle numerose
conferenze, convegni e concerti, che Raido promuove
ed organizza”.
Un percorso denso di notevole
significato dunque, giunto ad
una tappa – quella del Ventennale – che merita di essere
celebrata con un’iniziativa che
riassuma lo spirito che ha
animato e continua a muovere
la compatta comunità di Raido.
L’appuntamento è per questo
pomeriggio alle 16.30 alla
Sala Ouverture (via Tripoli 22,
nel cuore del quartiere Africano): “1995 – 2015: XX anni
in marcia per la tradizione”
(questo il titolo della manifestazione) si aprirà con una
mostra fotografica permanente sui primi vent’anni di Raido.
A seguire la presentazione di
“L’uomo della tradizione: stile
e ascesi”, una pubblicazione
che sarà disponibile in sala il
giorno dell’evento. Interverranno sull’argomento, oltre ai
responsabili di Raido, Maurizio
Rossi e Mario Polia. Alle 20
verrà poi proiettato un video
sul percorso di militanza che
la comunità ha compiuto fino
ad oggi e, per concludere
degnamente quello che è anche un momento di festa, non
mancheranno le note del rock
identitario di Hobbit, La Vecchia Sezione (con l’aggiunta
di Riki e Massimo), Imperium
e Zundpp. Buon Compleanno
Raido! E altri cento e più di
questi anni!
Cristina Di Giorgi
MONZA E IL CAMPO 62, IN CUI RIPOSANO I MARTIRI FASCISTI
Memento: ancora al lavoro
per onorare la Patria
I volontari sono di nuovo impegnati nella cura delle tombe
S
ono quasi cinquemila le
persone che, sulla pagina facebook dell’associazione Memento, ne seguono l’attività fatta di conferenze,
iniziative culturali e commemorative, lavoro e cura dei
sacrari e dei luoghi di memoria e storia patria. Come
il Campo 62 del cimitero di
Monza, “che fino a una decina
di anni fa, era completamente
coperto da erbacce che ne
nascondevano tombe e lapidi.
Solo un monumento marmoreo emergeva – scrivono i
responsabili dell’associazione
sul loro sito internet - ormai
corrotto dal tempo, dopo essere stato deturpato dalle
mani vigliacche dei partigiani,
nel dopoguerra” perché rappresenta “un console generale della Milizia, fieramente
poggiato su un fascio che
schiaccia un serpente. Di quel
monumento e di quel campo
poco o nulla si sapeva. Poi,
alcuni volontari iniziarono a
ripulire l’area e, anno dopo
anno, il lavoro di un numero
sempre maggiore di giovani
portò a scoprire, su un lato
del Campo, le tombe di martiri fascisti uccisi prima del
1922 e, sull’altro, quelle di
soldati della Repubblica Sociale morti tra il 1943 e il
1945”.
Un lavoro, quello dei ragazzi
di Memento, che non si ferma.
Questa mattina, dalle ore 10,
i volontari sono infatti nuovamente impegnati nella cura
del Campo 62. Saranno quindi ancora una volta presenti
in quel luogo di riposo eterno,
sotto lo sguardo marmoreo
dell’ardito della Grande guer-
ra e poi fascista Aldo Tarabella
(è sua la figura riprodotta
nella statua al centro del campo), convinti e consapevoli
dell’importanza di mantenere
intatto e incorrotto anche questo frammento di storia patria.
Sia lavorando con costanza
per curarne i simboli, sia scrivendo: è loro infatti l’opera
di redazione ed edizione
dell’opuscolo “Monza, Campo 62. Innanzitutto la Patria!”,
che racconta le storie di coloro che sono sepolti in quel
luogo di riposo eterno.
Uomini al cospetto dei quali
vale, per chiunque vi si accosti, quanto scritto dai volontari di Memento: “Ora raccogliti in silenzio, osserva
quei volti nelle fotografie. Cerca di vedere il loro balzo
oltre la trincea, le loro mani
che scalano la montagna, i
loro piedi che congelano nella
steppa, i loro occhi che bruciano nel deserto. Essi sono
CdG
orgogliosi di te?”
LOMBARDIA
Fecondazione eterologa?
Sì, ma senza ticket
Il Consiglio di Stato sospende la delibera
regionale che fa pagare al cittadino le spese
per le cure contro l’infertilità
È
stata sospesa in via cautelare la delibera della Regione Lombardia – unica
regione a statuire in tal senso in forza della quale il trattamento
di fecondazione eterologa (cure
e ticket) è da addebitarsi interamente al cittadino che richiede
di sottoporvisi, con costi che
variano tra i 1500 e i 4000 euro.
Il Consiglio di Stato ha dunque
accolto le richieste dei ricorrenti,
basate sulla considerazione del
fatto che l’impostazione in essere
costituiva un caso di disparità di
trattamento tra cittadini. A presentare i ricorsi – riferiscono le
agenzie – sono state l’associazione Sos Infertilità (associazione
di medici che lavora nella sanità
privata) e Medicina democratica
onlus.
“Pur nell'ambito della complessità
e della delicatezza proprie delle
questioni proposte - si legge nell'ordinanza del Consiglio di Stato,
terza sezione - allo stato sembra
condivisibile la censura di disparità di trattamento sotto il
profilo economico tra la Procreazione medicalmente assistita
omologa e quella eterologa, stante
l'incontestata assunzione a carico
del servizio sanitario regionale
lombardo - salvo il pagamento
di ticket - della prima”. Inoltre,
prosegue l’ordinanza, va tenuto
conto del fatto che “quanto al
diritto alla salute inteso come
comprensivo anche della salute
psichica oltre che fisica, non
sono dirimenti le differenze tra
fecondazione di tipo omologo
CL
ed eterologo”.
IN BREVE
L’AQUILA DELLA RSI SVENTOLA
(E FA DISCUTERE) ANCORA
Reazioni indignate per una bandiera. Strano? No, se si pensa
che il vessillo in questione è
quello con l’aquila e il fascio, utilizzato dai fascisti della Repubblica
sociale. Oltretutto l’emblema è
stato appeso ai ponteggi di un
palazzo di Torino in ristrutturazione, situato esattamente di fronte
all’edificio che ospita il Museo
della Resistenza. “Non so se si
tratti di un atto goliardico oppure
di una provocazione neofascista
nelle settimane in cui si celebra il
70° anniversario della Liberazione”
ha dichiarato il direttore del museo.
Che, non appena si è accorto
della bandiera, ne ha segnalato
la presenza al Comune per l’immediata rimozione. “In tanti anni
di esistenza del Museo, non si
sono mai registrati atti provocatori
o vandalici. L’unica eccezione è
una piccola svastica su un muro,
tracciata con un pennarello da
qualche cretino” ricorda.
Sull’episodio è stata ovviamente
aperta un’indagine per individuare
il responsabile. Il quale, se sarà
identificato, verrà molto probabilmente accusato di ogni tipo di
reato avente a che fare con il fascismo (e nel nostro sistema giuridico ce ne sono diversi). Certo
che se l’esposizione di bandiera
fosse una colpa da punire, dovrebbe esserlo anche quando ad
essere sventolato, in faccia a chi
commemora le foibe, è il simbolo
della Jugoslavia titina. Così ovviamente non è. Del resto ormai
è chiaro a tutti: siamo il Paese
del “due pesi e due misure”.
SAN MINIATO,
TRA LAPIDI,
STRAGI E OFFESE
Se fosse un film, potrebbe intitolarsi “Il sindaco, l’allenatore e la
storia”. La vicenda però non è
un racconto su celluloide, ma un
fatto realmente accaduto, che ha
visto protagonisti il sindaco di
San Miniato, l’ex allenatore Renzo
Ulivieri e il bombardamento subito
dalla cittadina toscana il 22 luglio
1944 (che provocò 56 morti).
Una strage inizialmente attribuita
ai nazisti e in seguito, grazie a
più approfondite ricerche storiche,
agli americani. Le due versioni
del drammatico atto di guerra
sono state immortalate in due
lapidi commemorative, poste sul
palazzo comunale. Lapidi di cui il
sindaco Vittorio Gabbanini (Pd)
ha deciso la rimozione. Che, a
quanto si legge sul suo profilo
facebook, Ulivieri non ha per nulla
gradito. L’ex allenatore, che è anche esponente di Sel, dopo aver
dichiarato di aver faticosamente
digerito l’aggiunta della seconda
lapide (quella che indica la responsabilità alleata) e di non essere d’accordo con l’idea che la
pacificazione passi attraverso un
pensiero e una memoria condivisi
(“un popolo civile sa convivere
anche con una memoria non condivisa” scrive. Certo, purché sia
quella “resistenzialmente” corretta), invita Gabbanini a dire di
aver preso una decisione sbagliata.
“Se così non fosse - dice Ulivieri
- io spero che tu abbia almeno il
buon senso di non presenziare
alle manifestazioni del 25 aprile
e nemmeno alla commemorazione
dei caduti in Duomo.
12
Sabato 11 aprile 2015
CULTURA
TRADATE (VARESE): UNA COLLEZIONE INSOLITA ED ESTREMAMENTE INTERESSANTE, LA PIÙ COMPLETA DEL MONDO: DAL 26 APRILE IN MOSTRA
Al Museo Fisogni arrivano
le stazioni di servizio
Tra i tanti oggetti un pezzo raro e prezioso: “Benzina pura”,
disegnato dall’architetto Piacentini per Mussolini in stile littorio
C
inquemila pezzi raccontano la storia tra motori e
antiquariato, una collezione di targhe, compressori,
oliatori, grafiche pubblicitarie, gadget, giochi, progetti,
estintori, compressori,accessori di
ogni genere che raccontano la storia delle stazioni di servizio dal
1892 al 1990 dal 26 aprile sarà
esposta al pubblico presso il Museo
Fisogni e si tratta di una collezione
molto originale, la più completa
del mondo, insignita nel 2001 dal
certificato Guinness World Records.
Il Museo Fisogni, fondato nel 1966
da Guido Fisogni, imprenditore
del varesotto, con questa esposizione riapre al pubblico dopo 15
anni, con una nuova sede in via
Giacomo Bianchi 23 a Tradate, in
provincia di Varese, e nuovi pezzi
per un vero e proprio affascinante
viaggio nella storia su una superficie di 400 mq di esposizione, impreziosita da un cortile interno di
500 mq e da un giardino secolare
di 15.000 mq.
Si tratta di una serie di oggetti
che la famiglia Fisogni ha messo
nel tempo a disposizione di studenti che grazie a questa possibilità hanno potuto fare ricerche
sull'evoluzione tecnologica e del
design dei distributori. Non solo:
alla collezione hanno potuto attingere anche produzioni cinematografiche che hanno avuto l'opportunità di utilizzare gli oggetti
sul set. È il caso per esempio della
fiction Rai "Il Grande Fausto", dello
spot della Tim con Naomi Campbell, per esempio. Molto orgoglioso Guido Fisogni: "Tutti gli oggetti della mia collezione hanno
delle peculiarità che li rende unici
- dice - tra i tanti posso citare il
più curioso che è sicuramente la
bombola del gas Petrogaz che si
apre e diventa un portabicchieri
e bottiglie. I più pregiati invece
sono il pezzo 'benzina pura' disegnato dall'architetto Piacentini per
Mussolini in stile littorio.
La parte alta ricorda le pensiline
delle prefetture e dei comuni che
fanno riferimento a loro volta al
saluto romano e i distributori su
ruote dei primi novecento perché
non si trovano più. A questi si aggiungo anche il caricatore di accendini Agip trovato una sola volta
in quarant'anni di ricerche". Ce n'è
davvero per tutti i gusti: "Se parliamo di storia della grafica - continua Fisogni - posso citare le lalle
Fiat con l'omino con le mani e i
piedi nelle latte di Nizzoli e la targa
Pirelli di Codognato con il bambino
sulla bicicletta".
Grazie all'importanza della collezione, il Museo è parte del network
"Triennale di Milano - Triennale
Design Museum". All'inaugurazione
potranno essere ammirate anche
auto e moto d'epoca, preziosi pezzi
dal carattere scenografico in ag-
giunta alla collezione. L'appuntamento per l'inaugurazione è per il
26 aprile alle 16, l'esposizione sarà
aperta al pubblico fino al 31 ottobre
prossimo e dato il momento di
crisi è apprezzabile l'iniziativa dell'entrata gratuita con offerta libera.
Per altre informazioni e per un'anteprima dell'esposizione il sito di
riferimento è www.museofisogni.org.
ROMA
E A BRESCIA UNICA DATA PER VAN MORRISON
Al Teatro Due approdano “Le Tate”
Premio letterario Caccuri,
ecco i finalisti
Scritto e diretto da Alessandra Panelli, con le musiche di Poulenc,
Scarlatti e Mozart, fino al 26 aprile in scena
S
arà in scena fino al 26
aprile al Teatro Due la piece teatrale "Le Tate", scritta
e diretta da Alessandra Panelli
con Barbara Porta, Costanza
Castracane, Sofia Diaz, videografia di Marco Schiavoni, musiche di Poulenc, Scarlatti e
Mozart interpretate dalla pianista Marcelle Meyer. Si tratta
di uno spettacolo adatto a tutte
le età, che prende le mosse
dal ritrovamento, da parte dell'autrice, che è anche attrice e
regista, di un diario della nonna
materna, Etre Maria Valori, autrice per diletto e proiettata
verso l'emancipazione femminile, con uno sguardo attento
alla condizione della donna all'inizio del Novecento.
Ecco l'atmosfera dello spettacolo come emerge dalle parole della sua
autrice: "In questi scritti mi addentravo in
un mondo lontano, scoprendo nella storia
della mia famiglia una controversa tessitura
di relazioni umane, acredini, non detti,
giudizi taglienti misti a slanci affettivi, passioni inespresse, assenze o invadenti presenze, conflitti generazionali. E più leggevo
più mi chiedevo cos'è che mi avesse salvata da tutto questo. La risposta è stata
semplice: la costante presenza affettiva
di una tata". Insomma un po' ciò che ac-
“l potere delle donne” di Maria Latella,
“Ricordati di Vivere” di Claudio Martelli,
“Non è tempo per noi” di Andrea Scanzi
A
cade a ciascuno di noi, spesso non è la
figura della tata a consentirci di "salvarci",
può essere una nonna, una zia, una persona amica, ma di certo le situazioni che
la regista osserva e su cui riflette sono
quelle che capitano nella vita di tutti.
Alessandra Panelli di esse riesce a fare
uno spettacolo teatrale, dunque a trasportarle da una dimensione "privata" ad
una "pubblica", fruibile per tutti, in un
lavoro di rielaborazione drammaturgica
di quegli scritti che hanno beneficiato
anche dei ricordi delle tre attrici in scena:
in questo spettacolo ci sono infatti anche
le loro memorie affettive, che hanno permesso così la creazione di molteplici
ritratti che insieme portano sul palcoscenico una commedia in cui nove personaggi
proiettano la vita umana dall'infanzia alla
vecchiaia. In mezzo le tre tate, pazienti,
generose, affettuose, ironiche.
Gli spettacoli sono in scena dal martedì
al sabato alle 21, la domenica alle 18..
em
ppuntamento
per il 9 e 10
agosto prossimi a Caccuri, in
Calabria, sulla Sila
crotonese per le due
giornate conclusive
della quarta edizione
del Premio Letterario
Caccuri, sezione "saggistica". Un
contest apprezzato, premiato lo
scorso anno con la Medaglia al
valore culturale del Presidente
della Repubblica, il cui Comitato
letterario quest'anno ha individuato quali finalisti Maria Latella
con il suo "Il potere delle donne",
edizioni Feltrinelli, Claudio Martelli
con "Ricordati di vivere" edito
da Bompiani, e Andrea Scanzi
con "Non è tempo per noi", editrice Rizzoli. Per conoscere il
nome del vincitore dell'ambito
Premio bisognerà attendere il
prossimo 10 agosto: due le giurie, una tecnica nazionale in cui
spicca il nome del presidente,
lo storico Giordano Bruno Guerri,
e che vede tra i suoi membri
Alessandro Profumo, Roberto
Napoletano, Renzo Arbore, Piergiorgio Odifreddi, Pino Aprile,
Luisella Costamagna, Barbara
Serra, Marco Frittella, Maurizio
Barracco, Gianpaolo Serino, Oliviero Beha, Francesco Caringella,
Gianfranco Viesti, Corrado Petrocelli, Antonio Ereditato, Anna
Rosa Macrì e altri. E una giuria
popolare, costituita dai membri
dell'Accademia dei Caccuriani,
un'associazione culturale no profit. Per il vincitore ci sarà un
premio in denaro e il trofeo realizzato dal maestro orafo Michele
Affidato, la Torre d'Argento.
Nella stessa serata del 10 agosto, che vedrà molti ospiti del
mondo della narrativa, dello
spettacolo, del giornalismo e
della tv, saranno consegnati anche il Premio Caccuri per la
narrativa, il Premio Speciale
Alessandro Salem e il Premio
Caccuri per la televisione. gc
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Renzi si inventa perfino un `tesoretto`