ROBERTOROII,IA\I Economia politica e pensiero sociale cattolico nello StatoPontificio. Ll75-1850 Le christianisme c<rnseille,à la verité, les sacrifices et la pauweté spírituelle, mais c'est un conseil et non pas un préc,eptel. 'tardi': La dottrina sociale della Chiesa nasce tradizionalmente è fatta intziarc con la Rerun Nouarunt (1891). Lc nuove clinamiche di socíetà ineluclibilmente caratterizzate dall'economico, così come i relatívi contraccolpí soci'ali, erano evidend già alla fine del Settecento, ma non vi furono ínterventi precedenti del magístero ecclesiastícoe della Santa Sede sui temi economico-sociali.2Questo saggio contribuisce a spiegareil silenzío della gerarchia romana, ponendo a confronto la cultura deí funzíonari pondfíci con la contemporanea riflesúone cattolica in matería economíca. I due ambiti sono stati sempre tenutí separati, benché ci siano importanri studi sulla cultura dei funzionai - a<l esempio quelli di Piscítelli e Colapietra - cosi come sul nascentepensíero socíale catto[co - si oensi ai lavori di Duroselle e Droulers.] Nei decenni che vanno dal oontificato Braschi aí prímí anni di quello Mastai Ferrettí. entrambi i sapcri economicí subirono un'evoluzione. Inízialmente la cultura cattolica si contrappose frontalmente alla commercial societrydell'industria e dei trafficí, come esemplificato al meglio da Bonald.l Negli stessi anni, í gestori della. politica economica po,nlificla conclucevano tutta\la una ctlscussloneprenamente lalca, informata dall'economia politíca pre-classica; quí I'esempío più calzante è Nícolaí, dal i814 segretario della Congregazione economica. Il problema che i funzionari si ponevano era comune agli altri poliq makers del tempo: identíficare glí incentivi che avrebbero stimolato i cittadini a investire, a produrre e scambiare,e a pagare le tasse.I due saperi avevano evidentemente díversa natura: strettamente legato alla situazione contingente dello Stato Pontificio, quello deí funzionari; di tipo teorico e spessoastratto, quello degli scrinori cattolicí. Tutravia il contrasto di sostanzaintellettual.eresta RIVISl'\ DI Sl'()RlA ECONOMI(-A, a. XXVI, n. 1. arxile2()10 36 Roberto Romani macroscopi(:, e rimanda a rtna considerazione generale. Negli anní cor.,-deratilo Stato Pondficío viveva un paradosso: la soprawir':,za del domínio temporale richíedeva il ricorso a prassi e c*:ure deila gestionepubblica che erano figlie dirette dello s:rito dei Lumi, condarìnato ín dottrina. Mentre le enciclíchi:iproponevano íl moclello sociale medievale, si adottavano . :riteri razionalistí di amminístraz,toneímportati ín Italía da ,npsls6rìe, e í principi produttivísticí del capitalismo. Il i rere romano aveva natura tanto spirituale che temporale, :: la Chiesa era <<cosa tutta dívino> che non doveva assolutrlente diventare <<cosa umana>>,mentfe 1o Stato Pontificio a:.neva alla sfera mondana ed era soggetto alle sue regole.t Lalterità :a funzionari e scríttori cattolici è solo metà della storia. )opo il 1830 questi ultimi, tra i quali spicca Taparelli d'Az;io, sceseroa patti con la modernità economica e l'econorn: oo[tíca. Venne sostanzíalmente riconosciuta ia legittimit; dèl prestito a interesse, non píù bollato come usura. Il cc:"rasto soora de[neato tendeva perciò ad atte'[berali' nuarsi, tant( rhe, negfi anni di Pio iX. i due filoni dí pensiero i. congiunsero.Un íntellettuale come Rosminí e un funzíonr-o come Morichiní indícarono le grandí linee dí una polir:a economica,e soprattutto dí un ordínamento tributario, c erente con i precetti cattolici di giustizía e carítà. Questi :nnero a informare le riflessíoni e I'operato dei funzionari, :intre la matería e la logica dell'economía poIitica furonc:atte propríe dagli scríttori, almeno in qualche m1sufa." I. La cond;'ryadella societàcommerciale:Bonald e Leopardi Nella sec.:da metà del Settecento gli scríttori cattolici sí erano dati a:rfenderele ragíoni della proprietà ecclesiastica, contestate cJa polemica illuministica. Ma durante e dopo la Rívoluzio:.:il-tema economico Der eccellenza della pubblicistíca ca rlica divenne il mateiialismo e l"epicureismo' che connotz,anola societàmoderna. Lamennais, fta gE.aJtri, indicò c ne nella Francía della Restauraz.tonetríonfasse <<unecupid:: extréme, une soif insadable de I'on>, perché Ia dcchezza.:a divenum I'unico mezzo di distirzione in una società dem;,;ratica.Prevalevauna brama di godere che non trovava paci - <<tousse jettent dans les jouissancesavec unc sorte de fu.r>>. Il credito, che favoriva la mobilità degli Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato Pondficio l7 uomini e delle cose, avrebbe infine provocato la rovina generale.7 Louis de Bonatd in paticolare dedícò attenzione all'economico, saldando la teoria di una ricostituita società gerar chica fondata sul Cattolicesimo a una visione agricoÌturistica, preoccupata degli effetti delle nuove forme di ricchezza sulla moralità. La sòcietà commerciale reca con sé irreligíone, egoismo, avidità, amore del rischio, e una smodata e instan.ibil" ricerca del píacere individuaie - tutte fonti di instabiè I'amore per il denaro, liù. <<Lapire de tóutes les passions>> ogni dignità, 9 la smarrisce la rícchezza trsa quale àel a c povertà ogní ritegno. Il coraggio, la generosttà,t]a frugalità, Îa -oderaríone, la buona fede, e Io spirito pubbiico si rítrovano ínvece neí popoli agricoli, in cuí le manifatture sono legarc alla terra e producono per il mercato locale'8 Il paupeiísmo britannicoìimostra che la rrcchezzadella nazione non risiede nella prosperità dí pochi indivídui, come vorrebbero gli economitti, -à nel suo buon ordinamento socíale e pqliiico, nelle sue leggí, e nei suoi costumi, grazie q qqa! risulta inattaccabile dalià corruzione indotta dall'avidítà'e Per Bonald, insomma, Ia ricchezza mercantile demotalizza gli uomini e per questa via conduce le nazioní al disastro; mentre una soàetà ietuale che non stimola la brama di arricchirsi, ma fortifica moralítà e religione, trova dentro di sé le virtù pubbliche che sole ne garantiscono Ja-persistenza.Il calcolo personale è incompatíbile con -11Patríottísmo, à.['int.t.tte opulente sotto ln realtà quelle più deboli'10 le nazioni per cuí In campo linannario, Bonald sí díchiara contrario a imposízioni foizose, ritenendo possibíle stabilire un regime basato esclusivamentesulle tasse indirette. Negli stali contemporanei, tuttavia, una sconsiderataindustrializzazione ha indotto una popolazione eccessiva,che ora deve essere sovvenuta dalio^stàto, gravando sulla proprietà agricola. La caità, facol' tativa deí piivatí si è trasformata rn un sussidio dovuto, coà l'oppressioo>; sicché il rèhtívo prelievo fiscale <<ressemble porfrequentemente poveri è sui britannica I'onerosa tassa che un'argomentazíone inaugurava Bonald a esempio.il tata avrebbe avuto larga fortuna nel corso di tutto I'Ottocento: prima della confisca deí beni della Chíe-sa,ai- Poveri provu.d"ua il dero, esercitando i beneficí effetti della religion-e, À..rr.. Ia venéita della manomorta non aveva sanato le finartze degli stati, che, in cerca dí consenso' moltíplicavano quadro, ,..ru pot" gli impiegatí e quind] le tasse.12 Jn qu119 spirito dello prodotto il debito p"UUtiio é per Bonald un l8 Robeno Romani di spcculazíone, in quanro assoggemagli sati all'andamento della borsa, oltre a destabitzzare la società e corrompere la morale pubblica e privata.rl Il pensiero controrivoluzionario francese informa la visione economica del nobile recanatese Monaldo Leopardi, nostalgíco deiio stato patrimoniale e contrario all'amministrazione ceîtraluzzatavoluta da Consalvi. Uno spunto rappresentativo concerne il catasto. ín corso di rca[zzazione nello Stato Pontificio, a suo anriso frutto dello <spirito geometrizzafore>>che aveva presíeduto alla Rivoluzíone. <<Lo Stato delia Chíesa sussistZ tranquillamenre senza camsro mille anni>>;non è opportuno .reaic un eserciîo di impiegati per registrare ogni píccola variaztone inten'enuta nella produtdvità del terreno.ta Il carico tributarío non va riparrito fra i proprietari ma, come fatto in preccdenza,fra le lomunità, applicando <íl libro della naturo>, ossia rifacendosi ai due tradtúonab criteri dell'estensíonedel suolo e del numero degìi abitanti. In ultíma analisi le tasse di qualsivoglia genere ricadono sui due elementi prímigenú: <<popoloe terra>>.r) Però spetta allo stato centrale amministrareil sistemadoganale, dato che le merci introdotte si diffondono in tutta la nazione, mentre il commercio interno deve esseretotalmente libero, ed esenteda pesi.tóCiò vale anche per il grano: il sistema annonario funzionava quando era amministrato localmente, ma è degene.atoquanào i prezú sono stati físsati dal governo, quindi bene ha fatto Consah.i ad abolírlo.r7 2. l-a cultura dei funzionori, 1775-1876 Nel corso degli ultímí decenní dcl Settecento economisti quali Pietro Verrí, Antonio Genovesi, David Hume, Anhur Young o Géronimo Uztíriz ispírarono il riformismo economíco di papa Braschi, Pio \II, e del suo tesoriere Fabrizío Ruffo.l8 Riprendendo suggestioní razionalízzanú e liberiste risalenti almeno al pontifícato di Benedetto XIV, e in piena sintonia con i prowedimenti adottati in altri stati italíaní, con papa Braschi vengono aboliti í pedaggi dichiarando líbero il commercio intemo, sono iniziati i lavori del catasto, e si stabilisce un uniforme sistema di dogane ai confini (1786). Furono chíamati a collaborare all'opera riformatrice tecnici da altri stad della penisola, fra cui monsignor Paolo Vergani dalla Lombardia e Giovanni Cristiano de Miller dalla Toscana. La moàerrizzazione amminístrariva ed econo- Economia politica e pensiero socialecattolico nello Stato Pondfìcio ]9 mica - sostanzíalmentesull'esempio francese continuò con Pío VII Chiaramonti e il segretario di stato Cesare Consalvi, a cui si deve il fondamentalemotuproprio del 6 luglio 1816' che, fra l'altro, riordinava il sistema tributarío. Come testímoniato da innumerevoli fonti, l'opposizione a tutte queste riforme fu fortissima.re Se Vergani, nell'introduzíone àel suo libro dd, LTg4,lamentava íl damore sollevato contro l'ístituzione delle dogane ai confini, du <<rrafficanti>> rirfiuzzare le accuse di giacobinismo rivolte doveva Consalvi ossia conserdai cardinal:' <<zelarrtL>, motuproprio al citato umane>>'sule <<regole tra alfora dístingue Consalvi vatorí.20 i'l canoniche>>; <deggi le ínvaríabili e evoluzione, di scemibili motuproprio <<solopotrebbe far torto al S' PaCre, se si slonàu qr.,.tt. leggí, ma finché si parla di regolc, ossia t^rtt. di modi che debbono regolare i sistemi amministrativi, queste regole debbono seguiie le cognizíoni dell'uomo e -l'espe1ienti'del tempo>r. Consalvi spiegava che i suoi obiettivi erano l'unita dólio stato e l'uniformità amministrativa, obiettívi che rimontavano a <<variesapíentíssimecostituzioni degli antichi romani ponteficí>>e non comportavano <<eguagìíatrza>> e <<tolleranzafilosofico>.2l Anche il riformismo squisítamente economico va letto con oueste lentí: sotto Pio VI si dette alla gestione economica e fínanúaia un carattere puramente tecnico, che sarebbe perdurato nell'Ottocento. Si trattava di aumentare Ia prodrràot" manífatturiera - mediante una politíca doganale protezionistica, parallela alla hberalvzazíone interna - ed èquilibrare le finerrtze* mediante la semplíficaúone dei cespíti tributari, le maggiori entrate daziarie, la riforma. degli uffi.l, I'ammortam"ttto d.l debito pubblico, e ia lotta al.c9ntrabbando.22 Vertendo su questi temi' I'economia politica sciettru morale e non era quindi non era considerata ,* attínente aTlasfera religiosa. Né avcva rtfevanza política, essendo esduso che le sJelte economiche implicassero íl mutamento dell'eqr-'ilibrio socío-politícodello stato. Che l'íspiràzione riformatrice riposassesull'economia politíca del tàmpo ò dimostrato, ad ésempio, da un estrafto di Political Arithmetic di Arthur Young (I r-74) preparato per I'amminístrazione da de Milier e dall'abate agronomo Luigi Riccomanni nel 1781-82.2rNell'opera di Young la polidca economica britannica era portata a esempio; a Roma il caso inelese era ritenuto degno di attento studio, e in particolare lo"erano le raccomandaúon di Young, favorevole allo sviiuppo parallelo di agricoltura e manifatture, sorrette da una 40 Roberto Romani mano pubblica armonizzata con l'interesse dei privati. Un'argomentazione di Young sottolineata più volte da de Miller riguarda i prezzi agrícoli; se aumentano, i produttori sono incentivati ad aumentare I'offerta, in modo tale che ínfine i prezzi scendono e nel paese si stabilisceI'abbondanza. Se non è vero che iprezzí bassi delle derrate sono segno e condizione della ricchezza naúonale, è opportuno permettere ed eventualmente incoraggiare la loro esportanone. Riccomanni però temeva che un alto prezzo del grano danneggiassele manifafture nascentí. Per quanto ríguarda il <dusso>>, i due funzionari adottavano, come pressoché tuttí gli scrittori economici romani del periodo, un punto di vista produttivístico, alieno da considerazíoti morali. Il lusso era pericoloso se generava domanda di merci estere, ma <<sepoi è diretto allo smaldmento de'naturali prodottí, e delie nòstre manifatture, è allora per noi utilissimo, e bísogna favorirlo>>,scríveva Riccomanní.24 Le attuate riforme del commercio interno ríposavano su concetti di prezzo e dí mercato mutuati dall'economia polítíca, implicando l'abbandono della tradizíone scolastica del giusto pîezzo che aveva nutrito istituzioni secolari come I'Annona e la Grascia. Nell'editto del 4 novembre 1801, che stabiliva un sistema di scala mobile per I'esportazíone deí cereali, era fissato il principio che <<nonvi è bilancia più sicura per giudicare con esattezzadell'abbondanza o della deficienza del genere, quanto la cognizione deli'alzamento o dell'abbassamento del Drezzo che il commercio liberamente gli assegno>.2'In un libero mercato i commercianti, <<allettati dal lucro>>,avrebbero fatto sì che il grano non mancassemai e fosse sempre a buon ptezzo, come dimostrava l'esempío toscano e di altre nanorrj. Ossia la concorrenza non era solo la míglior salvaguardia contro monopolistí e incettatorí, ma píù efficace moderatríce del prezzo delle mercil>.26 anche <<1a Con tutto cíò venne attúata una politica doganale protezíonística, in conformità, peraltro, con il pensiero economico prevalente ín Europa e in Italia nella seconda metà del Settecento. I dan miravano allo sviluppo delle manifamure inteme, più che ad accrescereil gettito fiscale, in quanto si riteneva decísivo limitare il disavanzo della bilancia commerciale. Per intendere questo punto, va tenuto presente che almeno daglí anni tenta del Settecento, quando Clemente XII aveva dovuto stampare cartarnoneta, I'azione e íl dibattíto economico erano stati nel segno dell'emergenza,ossia di una persistente crisi dovuta alle dimensioni del debíto pubblico, alle entrate Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato Pontíficío 41 spessoínferiori alle spese,al deficit commerciale, e al dísordíne monetario. Gli eventí dell'ultimo quíndicennio del Settecento furono pardcolarmente traumaiicí, uttu corsa verso i defauh che segnò la generazione dei funzionarí attivi nel secolo successivo.Dd. 1786, i due banchi che funzionavano come istitutí dí credito dello stato iniziarono a emettere moin mísura maggiore dei deposíti, neta cartacea (le <<cedole>>) presto moneta cattíva cacciò la buona. La Rívoluzione la e giungevano i reddíti che Roma a daTlaFrancía. Menazzerò tre íl deficit di bílancio cresceva di anno in anno e il corso deí cambí peggiorava, il governo papale ridusse i1 valore íntrínseco d'argento de1ladíffusissima moneta dí rame (7794), e, oltre a dare fondo all'Erarío Sanzíore e al Monte di Pietà, dette ordine di requisíre 1'oro, l'argento e le gioie (1797). Limposizione straordinada a larga base e i prestiti coattivi che sí decisero non poterono venir messi in atto per la renitenza del clero come dei laici.27Il debíto pubblíco aveva Íaggíunto proporzíoní enormi relatívamente alla ricchezza del paese,anche a seguíto dei pagamenti imposti dai francesí nel t796-97. (Più tardi, nel 1811, í governanti francesi in parte lo annullarono e in parte 1o líquídarono a due quinti del valore; <<sifece libro nuovo>>e nel 1814 1o stato restaurato si trovò sgravato da ogni peso, benché al prezzo di un <<pubblico fallímento>>,come notava nel 1855 I'abate Coppi).28 La crisí finanziaria e monetaria trovò soluzione solo per effetto degli sconvolgímenti politicí dí fine secolo. Il punto è che fín dagli anní Quaranta Ia nrefazíone della moneta era stata attîibuita alla bilancia commercíale, in deficít a causa della forte domanda di bení <<dilusso>>che si rivolgeva all'estero; non sorprende allora che, poste le insuperabilí díffícoltà politiche connesse alla riforma dell'agricoltura, i funzíonari rítenessero imperativo accrescere I'esportazione di prodotd manifatturatí.2e Dal Pane ha scritto che i riformatori romani dí fíne Settecento nutrivano <<unariverenza quasi superstízíoso> neí confrontí degli emnomisti. Per Verganí, ad esempio, questi erano <<genjsuperiorb>che avevano identíficato <<certeregole infal[bilt> per arricchire 1e nazíoni. Anche Consalvi, accingendosi a ltbetdizzare il commercio interno dei grarri, mostrava grande fiducia nei <<buonipríncipii dí pubblica economio>.r0 Insomma I'opera di riforma trovava nell'economia politica íl proprío strumento d'elezione, nello Stato Pontificio come ín tutta I'Italia del Settecento. Nelle parole del napoletano Broggia, sí trattava di condurre una <<politicabasata 42 Roberto Romani che I'economía polisull'economico>.i1Si ha l'ímpressíone -per la certezza delle sue contica sembrasseparagonabile. clusioni, alla màtematica e allè scienze naturali (per quanto alcuni economísti, soprattutto i fisíocratí, fossero caduti in 'scientista' non conseguiva gravi errorí). Una tale immagine soltanto dal prestigio europeo del nuovo sapere' ma' come già suggerito, anche dal venire considerato in isolamento sía àul s,ró fotrdamento filosofico che dalle suggestioni di libertà cívile che altrove veicolava.r2 'ínclusíva' del sapere economico Si ritrova una visione nel nobile raveffiate Marco Fantuzzi, ma solo a posteriori, una volta in esilio a seguito delf invasíone francese e della Repubblica. Falrttrtzzi constatava come I'economia políticà - che anch'egli aveva dívulgato, sia come soprintendente delle fínanze per la Romagna che scrivendo sulla riforma dogariale di Pio VI - fosse parte di quei Lumí che erano stati all'origíne della Rivoluzione, e avesseprodotto una mentalità di comavida ed epícurea, da cui era venuto un <<eccesso>> pubLa límiti. senza mercio e una speculazíone {inanziaria produzíone nella massima risiede non blica feficítà, scríveva, e tícchezza ma nell'ottemperare ai dettami della relígíone e della gíurísprudenza. Le marrífatture di lusso, il debito pubblico,-glí appalti, le assicurazíoni, la speculazione sulle monete: <d'animì dí tutto cíò [...] non è che I'avidità>>.ri La ríforma delf imposizíone era parte essenzialedel prosetto dí Pío \{t. Abolendo varie tasse,fra cuí quelle sulle arti e il testatíco, íl piano origínario prevedeva è il .o--.rcio tre so[ tributi: sul macinato, su1 sale, e sulla proprietà fondiaria. In tal modo sí voleva stímolare le attivítà produttíve, aumentare le entrate, e nzionalizzare I'ordinamento.ia Che il sístema uibutario dello stato andasse semplificato era stato índicato da Pascolí, ma l'esigenza di mettere ordine ín quella che era spesso una congeríe di tributi e amminisffazioni, frutto del tempo più che della progettualità fínanziatia, si itrova comunemerre nella letteratura riformatrice italiana del tempo. Pietro Verrí, per esempío, auspicava che i cespiti. sí limiiassero alle doganè e all'impostafonJtaria, scrivendo eloquentemente.contro la capítanone, i pesi sull'industriosítà, e il lotto.rt È possibile ché le critiche dí Broggía Í743) aI testatico, e la iua raccomandazionedi non gravare la produzione, ispirassero i riformatori pontífici' magari assieme all'elogio déile ímposte índírette [atto <]aYoung.r6 Ma è nelle Lezioiri d'economla ciuile dt Antonio Genovesi (1765) che va probabilmente ceÍcata la matrice del progetto romano. Economia politica e pensiero socia,lecattolico nello Stato Pontificio ,{l Il sistemadi tributí raccomandatoda Genovesi consiste appunto in una imposta fondiaria calcolata in base al catasto, e assocrataa tasse sul consumo dí beni di iargo uso, come il pane, I'olio, il víno, e il sale. Queste sono poco gravose <<perchési pagano con una sorta d'insensíbilitò>, con piccoìi Il principio che ispieiborsi e quasi senza accorgersene.rT produttivistico, ín un duplice senso. Le era Genovesi rava tasse dovevano ostacolare il meno possibile I'agricoltura, le manífatture, e í1 commercio; per cui, ad esempio, pedaggi e dazi interni andavano aboliti. Secondariamente, lo sviluppo dell'economianaúonùe era I'unico mezzo per accresceredurevolmente le entrate pubbliche. Lopera genovesiana,si notí per inciso, conteneva non poche critiche alle degeneraúoni della Chiesa. Il progetto di riforma tributaria, almeno nelle sue grandí linee, sarebbe divenuto legge con il motuproprio del 19 mîfzo 1801, anche se I'ordínamento avrebbe trovato definitiva sistemazionesolo con quello del 6 luglio 1816.18Monsignor Nicola María Nicolai, funzionario di grande autorevolezza e scrittore economico di notevole livello, si incaricò di spiegare che I'imposizione diretta delle terre, sulla base di stíme catasta\., andava affíartcataaí ributi indiretti al fine di garantire un'equa rípartizione. Infami, -i poveri pagano senza accorgersene,e í ricchi pagano due volte: una come propriemri fondiari, e una come compratori di molte merci.re Al momento dí definire la riforma fiscale, i funzionari si erano domandati se fosse giusto colpire bení dí consumo necessari come il grano e il sale, gravando così ugualmente iI povero e íl ricco. Si era risposto che i poveri consumano poco in termíní assolud, e che in ogni caso il bene della collettività richiedeva di ignorare <<quelleinevitabili diseguaglianze che non possono schivarsi>>.Nonostante la tradtúone scolastica cinque-seicentescasí fosse espressainequivocabilmente contro i tributi sui beni di prima necessità,si ríteneva che quesrí avesseroil r.antaggio dí richíedere piccole somme alla volta, e di essereproporzionah dla quantità consumata.40 Di fatto, I'eguaglianzàcóntributiva non era una preoccupazionedegli uomini dí Pio VI, come testimoníato anche dal franco riconoscimento che manifattori, mercanti e banchieri sarebbero statí gravatí molto meno deglí altri suddítí.at Per quanto riguarda il lotto, a Roma era stato giudicato immorale e quindi proibito fino agli inizi del Settecento, quando fu soitopostó a regolamentazione allo scopo dí devolvere I'intero prodotto della relativa tassa a opere pie; 41 Roberto Romani successivamenteprevalse I'intento fiscale (lTI). Nel corso dell'Ottocento I'opínione liberale e, come vedremo, anche quella cattolica non smísero di criticare una tassa che, si diceva, sfrumavala creduìità e la disperazíonedel popolo. Ma ai funzionari quella su-llotto pareva una tassa <<ottimo>perché <<nongenera alcun lamento>>.a2 Un buon cattolico doveva evidentemente contemperare I'inevitabile perse;pimento dell'interesse individuale con giusttzia e carità. I poliq makers dello Stato Pontifício ritenevano però di avere a che fare con agenti economicí non solo pienamente utilitaristi, ma avidi di guadagno, propensí a colludere e imbrogliare, indifferenti al bene collettivo, prontí ad affarnare contadini e operai, e riottosi a ottemperare alle leggí.a3Non vi era fiducia tra i cittadini, come tra questi e íl governo. Mancava Ia fides di Machiavelli, ossia la <dedepubÉ[.an di Genovesi: q-uell'insiemedi aspettative e valori òivicí che oggi si chiama <<capítalesociale>>o trust.4 Dove questo La fidumanca, <deleggi non vi sono, che in apparenza>.a5 cia reciproca è íl lubríficante della cooperazione sociale ed economica, nel senso che I'aspettativa nutrita da ciascuno che gli altri si comporrino secàndo le regole fa sì che ciascuno lo faccia, e in tal modo I'aspettativa si realizzi. Nello Stato Pontifício valeva l'aspettativa contraria: tutti avrebbero violato le leggi che li danneggiavano, o cercato di piegarle a proprio vantaggio, o comunque fatto pressioni sui governanti per ottenere favori. I commis tétat pontrtici davano per scontati i comportamend non-cooperativi da parte dei sudditi - pertanto minacciati di multe e pene severissime- e avevano buone ragioni per diffidare pure dell'amministrazione che dirigevano, come dímostrano numerosi esempi.a6 (Si noti che una amminístrazíone onesta ed efficiente, così come la collaborazione dei cittadini, è necessariasopramutto quando, come nello Stato Pontificio, ii ricorso ai meccanísmi automaticí dei mercato è limitato, e leggi e regolamenti si moltiplicano). Paradossalmente,nell'ambiente economíco dello Stato Pontificio prevaleva quel che Bonald chíamava <dureur du commerce>>,e che i poiemisti cattolici ritenevano effetto dell'individualismo utílitarista e materialista di matrice protestante. La- forza e la numerosità dei gruppí di pressione fecero incagliare molti prowedimenti dí Pio \{, e poi di Pio VII, ma agli interessi particolari era sistematicamenteaccordata udienza. Fín dalia loro emanazione i prowedimenti índudevano eccezioni per qrralshs gruppo o area geografica (per Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato pontíficio .lj esempio, solo lgl 1815 sí riusci a estendereil regime doganale_del 1786 alle legazíoní di Bologna e Ferrara);-le proteite obbligavano presto a rivedere leggi e regolamenti; oppure ancora non vi era obbedito. Ne risultava una oo[tica economíca incoerente,come dimostrato, ad esempió,datla sempre fallíta abolizíone dei porti franchi dí Civitavecchia e Ancòna (e della fiera di Senigallia) nel contesro di una generale protezione doganale, o dalla privatíva concessa a una raffineria di zucchero che produceva solo una piccola pane dello zucchero consumato all'interno, mentre lo zucchero estero eta gtavato dí un dazio del 40 per cento.aTSoprattutto negli Leone )ilI Delia Genga, prima che vèanni dello <<zelante>> nisse emanata Ia nuova taiffa generale, i dazi ù molte merci variavarrca seguito dí agevolazioni, esenzioni, premi, sussidi, o rimborsi, ordinati da tesorieri non insensibi[ alle oressioní. Il caso dei tessuti dí lana è forse estremo ma sintomatico: dal 1815 alla taúffa generale del 1810, sí contano undíci prowedímentí che ne alterarono ii regime doganale, o direttamente o stabiiendo premi all'esportazione.+8 Già nel febbraio 181i Iatanffa del 1830 subì importanti modífíche, in sensoliberista, ma in varí casi la presìione degli interessatifece riprisdnare la situazione precedente.ae Una consegúenzadel fatto che un self-interest niente affatto moderato, o illuminato, caîatferizzasselo stato della crístíanità en Ia difficoltà di riconoscere I'azione dí una benefica <<rnanoínvisibilo>, e conseguentementeimportare da Smíth e dagli economísti a luí sucèessiviuna visione improntata d, laissezJairee al liberísmo commerciale. It .uro pìù tilevante di conflitto fra interessí privati e inreresse geierale, dalla storia secolare,era quello dèí pror,vedímend pèr I'Agro romano, disattesi dai proprietari tanto laící che ecclesíastici. Un ennesimo progetto di riforma fu avanzato da Nicolai, per il quale I'intervento dello stato, di regola, non doveva essere<<diretto>>, basato cioè su mísure coattive, bensì <índiretto>, ossia mirante a stimolare f interesse dei privati - più precisamente,la loro <aviditò> e la loro <invidio>.50Tuttavia non doveva esserepermesso a nessuno dí <<rovinareI'agricoltura desiderata dal.prowido Principe e dai voti pubblicf>, e quindi per favorire la divisione delle grandi tenuie dell'Agro arrdavano aboliti <in modo energico>>fedecommessí e màg, gioraschi, come pure date in enfiteusí le terre deglí ecdesiàtici. Inoltre era necessariooffrire ai proprietarí <<siímoliassaí fonb> a sud<livíderele renute -ediaÉte una imposizíone progressiva,<<ungrave e sensíbile tributo per ogni rubbío di ter- lìoberto lì.omani reno, a chi ne possiede una soverchía quantitb>.tl (Asceso al soglio Leone XII, I'irnposta fondíaria sarebbe stata addirittura ridotta di un quarto, contribuendo al successivodíssesto delie finanze). Nei testí dei funzíonai si trova spesso I'osservazione che i cittadini dello srato, e soprattutto di Roma, erano <<pigrb>,poco o nulla intraprendentí, al confronto dí quelli di Francia, Inghilterra, e dell'Italía settentrionale, per cui un investimento in cartelle del debito pubblico era preferito alla cura dei campí.t2 Oltre aí proprietari, nell'Agro operavano due caratterisdche figure economiche, ugualmente nefaste. La púma erano i mercanti di campagna, ossía coloro che affíttavano le grandi tenute ma solo ín piccola parte le coltívavano direttamente, preferendo subaffíttare, o vendere il pascolo, o comunque condurre speculazioni a breve termine che esaurivano, invece che mígliorare, Ia terra. Era un ceto d:, affaristi che riduceva í rischí legandosi a filo doppio alle amministrazioni, tanto pontifície che francesi, e alle grandí famiglie papali e nobiliari.tr Vi era poi, nell'analísi dí Nícoiaí, ínterposto fra i mercanti dí un piccolo gruppo di <<usuraí>> campagnae i fornai. LAnnona era stata abolita (1801) ma il prezzo del pane a Roma era aumentato, ínvece di diminuire, perché questa <<classe di avidi, conosciuti ed ínsaziabilí dardanaril> incettava i-[ raccolto e ne esporta\.a quanto poteva, e il rimanente 1o faceva <<gustareal popolo a poco a poco, E sígnificatívo onde il pÍezzo vada sempre più ad alzarci>>.ta che, a questo punto, Nícolai si sentíssein obbligo di prendere le distanze da1lecrítíche intransigenti della società commerciale: non è vero che i traffici e la produzione fomentano avidítà, egoísmo, dísonestà, e obiío <<dell'amorde1la patría, della pietà e della Religione>>.tt 3. La cultura dei funzionari, 1816-46 Definití con Pio VI e Pio VII, finí e mezzi della política economica non mutarono successívamente. Quando, nel corso deglí anni Venti, si trattò di ricalibrare la protezíone doganale - data la crescente atreúarezza relativa de1 pa.rd - l'..onomía politíca dello scorso secolo rimase la fonte di ispirazíone pressoché esclusiva. Nel rapporto della commíssíone íncarícata di elaborare una nuova tar,ffa generale, attíva dal 1824 aJ.1830, si guardava ancora a Genovesi. I commíssarí,membri iaící dell'amministrazione doganale cen- Economia politica e pensiero soc'íalecattolico nelio Stato Ponri{icio .17 vale e perifcríca, scfivevano con involontario umorísmo che non potevano ignorarsí <i progressi delle scienze economiche, í buoni principí delie quali, dal1767, epoca in cuí scrí, veva il Maestro di essescienze,I'abbate Antonio Genovesi, sono penetrati dal solitario studio dei filosofi al gabinetto dei ministri, agJi offici dei pubblicí amministratori e diffusí nella parte più colta del popolo>>.t('Sí noti che í pontífící non érano all'oscuro degli sviluppi teoríci di prímo Ottocento, oggetto dí varie rassegne nel Giornale arcadica.tTLeconomía poìitica classica non si diffuse tra í funzionarí sopratrutto perché i Ricardo, McCulloch o Say prescrivevanó,rn libero commercío internazionale, associato alla teoría cluantitativa della moneta, mentre a Roma l'attivo della bilància commerciale ottenuto mediante misure orotezíonístíche qcntínuava a venire ritenuto condizíone necèssariaal buon ordíne monetario. In una memoria sottoposta a Leone XII dall'awocato Alessandro Farrícelli, sí -<tcntano Jrendeva posízione contro <<queisedícenti economistb>che dl darcí a credere che la bilancía del commercio delle nazioni sí resolí da per se stessa,e punto non abbisogni dell'azion. gou.irativa>.t8 Nell'import ante Cen ni ecctnomi co-st ati stici suI lo St ato Pontificic.t(184Ó)di Angeio Qalli, gsmputísta generale della Camera Apostolica, la fonte dí ispírazione essenzialeè I'industrialismo protezíonista di Melchiorre Gioja; il suo Nuouo prospettodelle scienzeeconornicbe(1815-17) è la più recente delle opere citate. Inoltre, può aver contríbuíto 'al)"amancata ricezíone del pensiero classíco la teoria della renclita differenziale che caratterízzavagli inglesi, e che era diffusa anche in Francia per il tramíte dí Pellegrino Rossi: teoria che raffigurava i proprietari terrieri come monopolisti che, senzafare nulla, lucravano parti sempre maggiori del valore prodotto in agricoltura, e che perciò andavano tassatí a preferenza di altri ceti.te Allo stesso tempo, sí ricava I'impressíone che i 1789 avessemurato il rapporto dei funzíonari con la cultura 'borghese'. La)learua ila saenza economica e liberalismo po, Iitico era ormai inequívocabile; per esempío, glí economisrí scrivevano ne\l'Edinburgh Reuiew o nella Reuue EncycktpédiQae, emblemi di un liberalismo indívidualista e mzionahsta non privo di aperture al protosocialísmo e al sansimonismo. Nei iesti ,o--ú sí rítrovano menzioni clí Gíoja o di Gían Dorneníco Romagnosi, che nonostante tutto - il primo era utílitarista, fautore del divorzio, ed era stato in odtr dí giacobinismo nel Triennio, mentre Romasnosi era filosofo <<sen- Roberto Romani sista> - efano riferimend meno laceranti per la coscíenza cattolica, ín quanto associabili al napoleonismo, urr regime assoluto ímmune dal r.'írus1aícísta.60 I funzíonarí non aggíornavano le loro biblioteche, insomma, anche perché avevano implicitamente scelto di ignorare il mondo post-rívoluzionario; la loro tolleranza dell"a<dílosofía>non superava Io sco"sLo della Rivoluzione. È tuttavia significatívo che, pur nella vetustà delle fond, non si rínuncíasse al supporto dell'economía política al momento di argomentare scelte e proposte. Prevaleva ancora 'weberiana' I'ímmagine della scíenza economica come sapere tecnico, moralmente e poìítícamente neutrale. Invece, all'epoca il grande prestigio dell'economia politica a Milano, Fírenze, Napoli, e Palermo era dovuto non tanto alla sua utilità per il poliq' rnaker, quanto alle suggestioni liberali e moàerrizzanti che vi erano associate.6rQueste erano escluse a Roma, come lo era la sua matríce utílitarísta e materialísta, ma allo stessotempo cí si preoccupava dí mostrare c-ome,fin dal secolo XV, í papi avesserosempre protetto í1 commercio, tanto da anticipare in alcuni casí <<princípíiche ín progresso hanno formato i cardini della scíenza [economica]>>.Q Nel decennio Venti il protezionísmo doganale, mai allentato per i beni non alimentari, parve sempre più necessario al fine cli evitare Ia rarcfanone della moneta. Lallarme fu suonato, fra gli altri, da Nicolai, al quale la prospettiva del corso forzoso incuteva <il più fondato spavento>>, e dal marchese Luígi Del Gallo in un manifesto industríalista che per la sua radícalítà ha pochi egualí nell'Italia del tempo.6i Come nel secolo precedente, si censuravaI'importazíone dall'estero delle merci di <<capríccioe lusso>>,ma non per ragíoni morali bensì economiche: <<alleríchieste del lusso>>avrebbe dol'uto prowedere I'industria nazionafe.baUn anonímo scriveva che <il prolungato uso ha formato del lusso un bisogno socíalo> che non era possíbíle contrastare; mercí un tempo dí lusso, come il caffè e lo zucchero, erano diventate di uso comune.6t Effettivamente sí levavano alcune voci contro il lusso, come quella del <<chiericodí Camero> Mario Peraldi, ma anche un reazionario come Monaldo Leopardí precisava che <il lusso, vale a dire il desiderio deí comodi e deglí ornamentí non ne' cessari, è buon amico del commercío, della índustria e della vita sociale>>,benché andasselimitato vísta la presente scarsità di circolante.uu I1 dibanito economico romano dopo il 1814 ha una peculiarità risoetto a quelli dí altre zone e stati d'Italia: non Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato Pontificio 49 si temevano affatto le conseguenzemorali e sociali delf indrstrializzazione. Un Romagnosi a Milano o un Mínghetti 2 Bologna addimvano lo spauracchio di Manchester e di Lione - dove la sussistenzadí eserciti di proletari dipendeva dal mutevole andamento dei mercatí - raccomandando la crescítagraduale dí manifatture che fossero solo complementati a)7'agricoltura.6TQuestí timori, diFfusi ín tutta Europa, non si ritrovano nei testí dei funzionari e, più in generale, nella pubblicistíca economíca romana. Il citato Del GalÌo, fautore delf introduzíone di macchine a vapore per filare e catdarelalana, gíungevaa sostenereche lo sviluppo delle arti si volge ancoraa profitto dei costumi,giacché r.rnapopolazioneindrxtriosa è più istruita, e perciò meno Dort^t^ai delitti. l-indrrstria mitiga le passioni,anchenegli ultimi òrdini del popolo, coltiva I'intelligenza,e fissail dominio della ragionesopra i sensi.Gli agricoltori sono sprowisti di lumi e di cognizioni, perché mancanodei mezzi d'istruirsi, e devonoprivarsi & molti comodi e piace'risociali, perché non hanno i valori per acquistarli. Del Gallo poneva i concittadini di fronte a un'alternativa: <<rinunciareaile loro dolci abitudini ed all'uso delle cose straníere>>, oppure volqersi alle manifatture.6s E ragíonevàl. tr'rpporte che I'industrialismo dei pondficí riposasse s rlla natura religiosa dello shto: si riteneva cioè che la rete assistennale cfeafa dalla carità cattolica assicurasse dai contraccoloi dell'industrialnzaztone. A Roma in particolare erano numerosi gli ospedali. i ricoverí, gli orfanotrofí, ecc., istituzioni per le quali venívano spese cifre considerevoli, come pure per sussidí a domicilio e I'impiego deí poveri nei lavori pubblici. Il popolo della capitale godeva di svariate prowidenze e aíuti, quale per esempio il calmiere sugli affitri.6e Come attestano numerose fontí, precedenti e coeve, la cattolicità dello stato era ritenuta risiedere princípalmente, per quanto attiene alla sfera economico-sociale, in una <<paterno> cura del benesseredel popolo; instancabilmente si era ripetuto, per contrastare i philosophesdel secolo precedente, che í beni della Chiesa.erano giustificad dal soccorso ai poveri che permettevano. E indicativo dell'ampiezza e sistematicità dell'assistenza romana che alcuni ne segnalassero gli <<eccessl>. IJerario, lamentava Nícolai nel 1829, sborsa .ónormí somme>>per sussidi a domicilio, il mantenimento di isrituzioní di òarità, e addírittura per <<pubblici Robemo Romarú scavl> privi di utílità economica; Galli e il futuro tesoriere di Pio IX Carlo Luígi Nlorichini awerrivano, citando Malthus, che i sussidi eccessir.iai mendícantí ne aumentavano il numero.7oLa raccomandazíone di far lavorare gli ospiti delle ístítuzioni assistenziali e delle carceri era pressoché universale nel ceto dei funzionari, scontenti delia <dolcezz somma del reggimento>>(nelle parole dí Monaldo Leopardi) che ostacolavala crescita della produzione.lr 4. Gli ircizi del Densierosocialecattolico: Villeneuue Bargemont e Taparelli d'Azeglio Nei decenni Trenra e Quaranta la cultura cattolica iniziò a scenderea patú con I'economía moderna e il suo saperc. Llattenzione si concentrerà su Économie ttolitisue cbrétîenne del r'íscontefranccseAlban de VilleneuveBargemonr(1834). e su Saggio teoreticctdi driuo naturale del gesuita Luígi Tàparelli d'Azeglio, la cui príma edizione è del 1840-4).Il Saggío segnò il ritorno a Tommaso e aJ.framett;ork giusnaturalista che avrebbe carattenzzato Ia dottrina sociale di fine secolo; soprattutto, I'opera fornì una visione caftolica, finalmente aggíornata,della società, dell'economia e del governo in anni ín cui questa mancava vistosamente.T2Il Saggn non aveva eguali nella culrura cattolica del periodo, come risulta da un con-fronto non solo con I'opera di Villeneuve Bargemont ma anche con gli scrittí degli altri economisri cattolici di lingua francese,De Cou-r e Périn.7r Villeneuve Bargemont constatava come si fosse diffuso, grazíe soprattutto all'economia politica britanníca, uno smodato <<amourdes richesses,du luxe, des iouissancesmatérielles>>;correladvamente, all'inlfuenza brítannica andava ímputato il diffondersi in Europa dí un modello di produzione industriale basato sullo sfrutamento dei lavoratori, la cuí miseria preludeva alla rívoluzione sociale. Ritroviamo qui I'ostfità al capitalismo e all'economia politica che connotava Bonald e il pensiero controrivoluzionario, ruttavia vi era anche la consapevolezzache il umultuoso progresso materiale non andassecontrastato, bensì piegato alle ragioni del cattolicesimo. Era cioè possibile <<unluxe raisonnable>>,una <<aisance>> díffusa tra il maggior numero, se al lavoro che crea la ncchezza si fosse associatala carità che la distribuisce equamente.7l [', Economia politica e pensiero soc-ialecattolict> nello Stato Pontificio i1 Un punto specifico conferma lo iato esistente fra ia prassi dello Stato Pontificio e il pensiero socíale cattolico aí suoi albori. Villeneuve Bargemont si domandava quale fosse la miglíor forma di tassazione.Dato che I'agricoltura era preferibíle alf industría, andavano evitati i tributi che la colpivano. così come quellí sui consumi di príma necessità.La tassa sul sale era in assoluto la peggiore, perché di fatto regressiva,e dannosa all'agrícoltura in quanto il sale veniva dato agli anímali e serviva come ferdfizzante. Lautore condannava anche i eíochi come íl lotto, in cui la probabílítà dí vincere era mini"ma:al loro posto andavanotalsad pcsantementc.<lescabarets, les billards et tous les lieux de dissipation et de debaucherr. Villeneuve Bargemont appfovava un regíme doganale protezionistico, considerando gli interessí delle classi povere àal pr.lnto dí vista della produz'rone'Ntzíché del consumo.Tt Il nuovo mondo economíco è trattato estesamente nel Saggio dí Taparelli. La lezione liberista e i concetti di base dell'economia politíca vi sono sostanzialmenteaccolti; I'economista di riferimento, dí grande influenza nell'Italía del tempo, è Jean-Baptiste Say.76Taparelli poneva una questione che i funzionari pontifíci trascuravano, e che non aveva cittadinanza nella visione di Bonald: definire il posto della víta economica moderna e della sua scienza, assunte come date, entro la prospettíva socíale e morale del Cattolícesimo. Taoarelli si definisce <<utílitariotemperato>>,in quanto I'udle è ier tui un impulso, preordínato dì Oio, che cbnduce gli uominí a seguírele sue leggi. La natura stessa- <<espressíone eloquentíssíma degf intentí dívinb> - invita gli uomini a cerA questa contribue rícchezza>>. cafe una <<onestaagiatezza -intemazionale, isce il commercio voluto da'Dio per affratellare gli uomíni; si tratta di un punto importante, perché Bonald aveva negato che il commercio potesse rappresentare un legame fra í popoli - era invece stato causa perenne dí guerre.77 Grazte a una maggiore produzione, scríveva Taparelli riprendendo Say, aumenta <il comodo di coltivar la mente, dí praticar I'onestà, di svolgere ogni altra facoità nella píenezza della libertà civile>>.78 Dunque, con Taparelli I'emnòmia caoitalística viene di fatto separata da quelle che, per altri ."tto^li.i. erano state le sue originí - l'e resiàluterana e íl sensismo settecentesco- e dí essasí erfattzza la potenzialità dí migliorare il renore di víta di tutti nell'ambito della società cattolica. Ci sono naturalmente puntí partícolarí suí quali Taparelli dissente dagli economisti, punti che però non irrficiano il suo favore per la socíetà commercíale.7') ,2 Robeno Romani La sfera economica, beninteso, non è affatto autonoma. Come ogni ambito dell'operare umano, va soggetta alle .<supreme>>leggí morali, che emergono da una sintesí di due <<sisteml>: la morale degli spiritualisti sarà la morale della ragione isolata e però non umana,lo stoicismo;la morale de' sensistisarà quella del corpo,l'epicureismo,che vive onestamente per goderemdio i piaceri.La moraledell'uomocongiurgerài clueelementi,e mentre concedei1 primato alla ragione,non dimenticherà,non condannerà assolutamente ogni passione.Questaè la morale da noi abbracciatae spiegatain questecartc.80 Come in Villeneuve Bargemont, I'aspetto della riflessione di Taparellí che ha píù dirette connessíoni con la gestione dello Stato Pontificío è quello fiscale. Ancora eglí seguíva Say, sostenendo che le tasse dovevano esserele miníme possibili, dovevano colpire le rendite e non i capitali, e ríspettare criterí dí equità distribudva. Andava applicato non solo il criterío della proporzionalítà del peso al reddito, ma anche quello della progressività - un punto su cuí íl gírondino Say díssentíva dal più conservatore Smith. Esenzíoni e privilegi erano deleteri soprattutto perché €Jeneravanoun caríco eccessivosul resto della popolazione.I consumi dei poveri non andrebbero colpid, ma dí fatto lo sono perché i governi sono nelle mani dei ricchi, osservavaTaparellí. I beni di lusso e i <<t'rzi>> sono appropriata materia imponibile; le tasse su giochi come íl lotto, che <<possonoparere una specie ù punizione, o una interessata approuaziona>, richiedono cautela al legislatore.sl Dímostrando di avere acquisito la remarica dell'economia politíca, Taparelli notava la dífficoltà dí determinare su chi cadesseroeffettivamente i tributí indírettí. Per esempio, dato che la società economíca è complessae i fenomeni sono collegatí tra loro, può accadere che una tassa su un bene di lusso ne riduca la domanda, gettando sul lastrico i lavoratori.ot Egli condivideva con Say (e Smith e Ricardo) la diffidenza nei confrond del debito pubblico, a volte necessario per far fronte a eventi straordinarí ma, neglí altri casi, dannoso sia economicamente che moralmente. Tupurelli paventava sia l'occasione offena alla speculazione, ihe la tentazione dello stato dí frodare i creditori, dichíarando fallimento o alterando la moneta.sr Negli anni Cinquanta, in diversi articoli della Ciuiltà cattolica, Taparelli avrebbe articolato una dicotomia fra lo stato cattolico (ideale). che tassa i l, Eccnomia pnlidca c pensiero sociale cattoll'co nello Stato Pontificio )l e spende poco, e lo stato liberale (realc), che per foile ambizione gravai sudditi e minaccia le loro proprietà.e l'tregli stessi anni ii problema delia giustízia dell'imposiztonefu sollevato anche da Antonio Rosmini. \eila Filosofia del diritto (I84L^45) il sacerdote roveretano lamentava che í soverni stabilissero le tasse più favorevoli alla produzione, o óuelle che minirnizzavano le proteste, piuttosto che queile píù .qu". Con i tributi indirettí, in panicolare, diveníva impossibile riparríre il peso secondo Ia ricchezzadei cittadini.si 5. Lusara al teruPodi Gregorio XVI Nel 1828 il bilancio dello Stato Pondficío tornò a essere in defícit, e da allora la passività divenne la regola. Il pontficato di Gregorio X\T (181L-46) fu caratrerízzato da un aumento delle uscite, per effetto delle spesemilitari e di una cresciuta burocrazia, e da un conseguente aumento del debito pubblico. Nel dícembre 1811 la Camera Apostolica dovette chiedere il primo di una serie di prestiti ai Rothschild di Parigí e ai banchieri romani. Paradossalmente,data la cridcità della situazione, con il tesoriere Tosti I'amministrazione fínanziana divenne partícolarmente inefficiente : nel decennio I$5-44 non si preparò aicun bilancio, [mitandosi a tenere dei semplici registri di cassa presso ciascuna amministrazione. Al contempo si veníva accentuando il ruolo della finanza, nazionale ed estcra, nella vita economíca dello stato. Con uomini e capitali franco-belgi venne istituita nel 1814 la Banca Romana, che scontava cambialí ed emetteva biglieni a corso legale; íl Banco di S. Spírito e il Monte deí pegni íniziarono a compiere operazioni di deposito e prestito; banche olandesi e belghe si aggiudicarono I'appalto del dazío consumo a Roma e nelle Legaztont (t835); dal i8l8 fu attiva a Roma una borsa valori; in tumo lo stato si creò una rete di cassedi risparmio; e nel 1837 r'enne fondata una socíetà anonima dí aisicurazioni.86 La crescente presenza della firranzaebraíca preoccupava uomini come Monaldo Leopardí, secondo cui i sudditi del papa sarebbero potuti diventare <<mancipidi Giuda>, dato l'<<odíoimplacabile>>e <i desideri più micidíalil> nutriti dagli ebrei nei confronti dci cristiani.Y (|ames Rothschild chiesè, invano, concessioni a favore degìi ebrei dello Stato Pontificio nel corso della negoziazione del prestito dcl 1850).88Va precísato che le cassedi risparmio 54 I{obemo l{crmani rispondcvano, almeno nelle inrenzioni, a desiderata morali. Quella romana, promossa da Moríchini, si proponeva di rafforzare lo spírito di previdenza ossia il piccolo risparmio, ma finì per raccogliere i depositi degli abbienti.8e E probabiìe che questi sviluppi concorresseroainc\rízzare I'opinione sull'eterno tema dell'usura. Il Seilecento italiano aveva visto íl famoso sconrro fra Scioionc Maffeí e Pietro Ballerini, culmínato, ma non chiuso, óon I'encidi ca I,'íx pert,enit (I7 45).'uQ.ri BenedemoXIV non intendeva probabilmente favorire né il risorismo di Ballerini. né il lassismo di Maffei, sensibilealle eìigenre dell'economia.Di farto l'encidíca è ambigua, il che non sorprende dato I'ormai secolare contrasto fra la dottrina della Chiesa e la prassi del commercio in tutta Europa, per tacere del fatto ihe to Srato Ponri ficio era staro pioníere del rícclrso al debito pubblico.er Benedetto XIV ribadíva che ogni interessesul ie.raro presraro era illecita usura, e, contro Maffei, precisava che il peccato restavaanche se I'interesseera moderato, o il mutuatario era ricco, o il denaro veniva impiegato fruttuosamente. Però r.'i erano dei <<titoli>> estrinseci che rendevano legittimo l'interesse- evidentemente quelli uadtzíona[ di lucrum cessonse damnum erilergens- così come era lecito. mediante contratti diversi dal prestíto, procacciarsirendite annue e guadagnare commerciando.e2 Bonald, nel discutere l'ínreresse sul denaro agii inízi dell'Ottocento, ripensò l'insegnamento della Scolastíca alla luce delf ideologia controri'"'oluzionaria. Se la monera viene prestata per essereinvestita nella terra - fattore <<naturellement productive>>,oltreché garanzia di un sistema economico sano - è giusto che produca un interesse.Il tasso legale deve corrispondere alla produtdvítà della terra. Se invece il denaro serve ad acquistare<<valeurs mortes>>ossia bení, I'interessenon andrà pagato. Per Bonald la moneta deve restare soltanto un segno, una unità dí conto dei valori. In una trattazíone concettualmente approssimativa, egli sostiene che, sc consideram una merce, la moneta può aumentare dí valore (non si díce come - probabilmente per effetm della speculazione), il che dexab'shzzala società in quanto iJ. possesso della moneta viene preferito a quello della terra. Se ricercata per sé, in altre parole, la moneta scatenagli appetiti e crea <<unpeuple d'agioteurs>>, come dímostra I'episodio di Law. I precettí cattolici sull'usura avevano proprio I'obíettivo di impedire la mobthzzazionedei desideri (l'espressioneè di gonald) e quindí delle ricchezze.q3Etide.rt.-^.nr" il crirerio Economia politica e pensiero socialecattolico nello Staro Pondficio 5) dí giudizio di Bonald non è píù religioso-dottrinale ma economico e socíale. Si noti la differenza con I'impostazione di Tommaso, per íl quale il denaro era un oggetto che si consurnavacon I'uso, al pari del grano o del vino, e per questo la *usúzia commutatíva imponeva la restituzíone dell'ídentica prestata. In altre parole Tommaso ritenel'a, come io--u Arístotele ma non come Bonald, che il denaro fossesterile.ea Dopo Bonald, glí autori cattolíci imboccano la strada del riconoscimento del prestito a interesse. Si intende dire che, nonostante non mancassero affamo contributi dí segno opposto, si constata uno sforzo, da parte dí scrittori particolar*a.rt" autorevol-i,per legittimare I'interesse.Due pronunciamenti romaní, del Sant'Uffizio e della Penitenziería, sembrarono ammorbidire nel 1810 la lezione àella Vix peruenit.et Evidentemente non è possibíle ricostruire il dibattito nella sua interezza, e nel dettaglio; si offrirà un breve resoconto dei ponderosí tomí del cardínale, e pari di Francia, La Luzerne (182)), e poi dei contríbutí di Mastrofini (1811) e Taparelli. Línteresse è legittímo, sostenevaLa Luzerne, se il mutuatario è ricco e il prestíto ha scopo di investimento fruttuoso. 'consumato', questo genere dí Dato che il denaro non viene equivale a un affitto. prestito, chiamato <<prét-de-commerce>>, Oggetto di condanna è soltanto il prestito al consumo. I-importa:nz^ dell'opera dr La Luzerne rísiede nelle centinaia e centínaia di pagine dedicate a un'analísi delle Scritture, dei testi dei Padri, dei conci.li, e delle formulazioni dei papi, inresaa trovare sostegníalia propría interpretazionee a confutare le opinioni dífformi (taii solo apparentemente, dice). In condusione, <il n'est pas juste de faire scrupule aux fidelles de préts qui ne sont interdits par aucune autorité>>.e6 Una piena legittimazione del presrito a ínteresse si ritrova nel libro dell'abate Marco Mastrofini, prefato e molto lodato da due revisori del S. Uffrzío. Al 1814, quando fu tradotta in francese, I'opera aveva raggitrnto le quattro edizioni, e sembrava tale da poter <<mettreun terme à toute controverserr.eT Per Mastrofiní chí presta denaro ne concede <d'applicabilitò>, ossia la possibilità o <<potenza>di usarlo, mentre <d'atto>> di usado è cosa diversa e separata.L'ínteressesi paga, e legittimamente, in cambio di tale applicabilità, cosi come si retribuísce l'acquisizione dí ogni potenzíalità: di díPingere o scolpíre, dí conoscereI'uníverso, ecc. <<Nelsenso de' popoli, tali potenze o facoltà a poter fare siccome sono cose acquistabi-linon avendosi, e tutte sdmevoli perché am- 56 Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato Pontificio )7 Roberto Romani scopo. Salito al soglio Mastai Ferretd, il processo di apenura dello Stato Pontificio alla civiltà moderna sembrò improwisafnente accelerare. Il fermento e le speranze furono allora grandissíme.Taparelli, che dopo í1 iS4S sarebbe stato critico lmplacabile del liberalismo, con i padri gesuiti Curcí e Libeiatore plaudeva 'al,Primatct dí Gioberti, e in una lettera al generale della Compagnia auspicava di vedere alleatí <í cattolicí zelanti coi libera.li moderaó>.10rNel nuovo e ínusitato contesto, í fi.rnzionari sí sarebbero proposti dí condurre una polidca impositiva di maggiore equità - come avevano indièato gh scrittori catto[cí. pliatrici delfaforza nostra; così rume si reputano degne di un pÍezzo, e pîezzo non ingiusto>>.e8 Usare il denaro non significa consumado, contínuava Mastrofini, ma trasformarlo in merci, che possono poi diventare nuovamente denaro; esso Dunque le istíè fecondo, come lo sono tutte le <<potenze>>. tuzíoni ecdesiatiche possono legittimamente prestare a interesse. Rímane proibito chiedere un sovrappiù sulle piccole somme date ai poveri.eeAnche Mastrofini si preoccupava di mostrare, in apposití capitoli, che la sua interpretazione non era affauo in contrasto con le Scritture e Ia tradizione dí pensiero della Chiesa. Di fatto, i papi avevano riconosciuto legittíme varie forme di prestito a interesse: í <<censil> ossia le rendite redímibili su case e terreni, i debiti pubbìici fruttiferi, i prestíti concessi dai monti di pietà, e, nella crisi del 1196-97-,Iaconsegnadi mctalli preziòsi da restituirsi entro Contro Madíeci anni con un interesse del 5 per cento.rOO strofini, e soprattutto contro la sua interpretazione della tradizione della Chiesa, scrisseMonaldo Leopardi nel 1834, riaffermando la dottrina scolastíca.r0t Per Taparelli -della non era lecito chiedere un interessequando promessa di restítuire il denaro equivaleva il valore al valore del denaro che si prestava. Se invece la promessa era inferiore, il mutuante poteva legittimamente esígere un ínteresse. Il valore della promessa era fatto dipendere dalla reputazione del debitore, da eventuali ipoteche e pegni, e dall'efficienza delle autorità nel perseguire i morosi. Più semplicemente, una somma prestata che altrimenti sarebbesmta investita doveva venire restituita con I'aggiunta delf interesse. Mirando a concfiare le posizioni estreme, Taparelli riteneva giusta la condanna caftolica dell'<<usuro>,ma quest'ultima consisteva solo nella richíesta di un interesse, per un capitale infrutrífero, quando la promessa di restituzione era sicura, e quíndi non riguardava I'interesse commerciale. Anzi I'esposizione dí Taparelli si nutriva degli insegnamenti degli i prestitil> al fine di proeconomisti, e mirava ad <<agevolare il internazionale: l'ínteresse era allora muovere commercio pubblico>>.r02 pel recato <<ricompensa bene al una Giunti così aí primi anni Quaranta, si constata che il pensiero cattolico e la cultura dei funzionari avevano cessatodí essererette parallele, destinate a non incrociarsi mai. Non 'teorici' 'pratici', l'awenîo della soma anche dai solo dai cierà commerciale era ritenuto un dato ormai ineludibile, con i corollari che la crescita econornica era da promuoversi, e che I'economía política forniva strumend essenziali allo ll 6. Per una politica economicacattolica: Morichini e Rosmini Due figure sono particolarmente rappresentative del nuovo dima, e delle nuove idee: I'abate Rosmini, fra gli íntellettualí, e Morichíni, tra i funzíonarí. Da tesoríere, Moríchini argomentò a favore della gíustizia tributaria in un dosullo cumento elogíato da Farini e da Cavour: la <<Relazíone stato delle ftnanze romane e suí modi per provvedervb>, presentata al papa e alla Consuita di Stato nel novembre t847.ttA Prima dí occuparcene, occorre ragguagliare sulla sua produzione come scrittore economico. Egli incarnò bene la linea dí tendenza del pensíero cattofico: aperto all'economía politica e agli assunti urilitarístí che la sostenevano, la modificò e la integrò alla luce dei principio della carità. Quest'ultima era parte essenzialedel víssuto di Moríchiní, attivissimo nel sistema assistenzialeromano. Direttore del grande ospizio di San Michele a Ripa Grande dal IS34 al 1840, si disrinse nell'opera di soccorsoalle vittime del colera a tastevere, nell'estàte 1817. Morichíní partecipò al dibattito italiano sull'assistenza pubblicando nel 1839, nei milanesi Annali uniuersali di statistica, un articolo evidentemente influenzato dalla díscussione inglese preludente all.a riforma delfe Poor Lauts. Le case di lavoro, ínfatti, vi sono proposte come rímedio aJIa rnendicità nello Stato Pontifícío, perché il lavoro ha grandi effetti morali, ma deve valere Ia Ìesseligibilityz <il travaglio che si dà a titolo di soccorso non dee offrire i medesími vantaggi di quello che si procaccia da se medesimo l'operajo>>.Una volta erette queste case, gestite dai comuní e quindi pubbliche, I'accattonaggíoandava proibíto. 105 --. 5tt Roberto Romani Ma in un successivoragguaglio delle istituzioni di carità romane, inteso a rivendicare l'operato della carità cattolica, Morichini sostíene che I'assistenza dí matríce religiosa è la migliore ín quanto opera una mofalízzazíone del povero, e dichiara di preferire. alla carítà lesale sul modello britanníco (e protestante), quella <individuaio>. Comunque I'assístenza deve e può essere<<íntellígento>,ossia integrarsí con í prine la <<scienzo>c'è cipí economici, dato che fra la <<virtùp> pieno accordo.lo6In particolare, ne conseguitache debbanospronarsii poveri validi alle utili fàtiche, che si dc'bbanoadottaretutti que' miglioramentiche rendorro il lusso più tacile e produttivo, che si debbanotogliere gli ostacoli che si frappongonoalla libera diffusionedelle ricchezze,abolirele leggi vincolanti, le tasseo inrmorali o che pesanotutt(Ì su i consumi del pover(),porre in una parola la socictànel suo stato rìormale.1o7 Inoltre Morichini auspicava un sempre maggíore impíegcr delle macchine nelle manifatture, al fine dí tenere bassi i otezú e vincere la concorrenza strariera. <<lvfafatto tuttcr q.,"rto non mancheranno gl'ínfelící, cui verrà in soccorso la Caritò>. Associando economía política e statistica (intesa come descrizione dei fatti), si proponeva dí edíficare <<la scienza della carità>, i cui presupposti filosofici riteneva fos11punto essenzialeera chc, sero stati posd da Romagnosi.108 se í soccorsí incoraggiano I'ozío, viene meno Ia úcchezza, che è ia fonte stessadella carità.1oe Nel luglio 1847 Pio XI volle rídurre ú. prezzo del sale, rammaricandosí di non poter far di più a favore degli <<amatissimb> sudditi <<perle sole sfavorevolí circostanze dell'erario>>.110Divenuto tesoríere nell'agosto, Moríchíni sceglie c1i rendere pubblico 1o stato delle finanze pontificíe con la citata <<Relazíone>>. Sostenendo che nel mutato clima politico le richíeste della <<pubblicaopinione>>non sí potevano più ignorare, il tesoríere úacciava un programma di meclio termine mirante ad alleggeríre il carico fiscale sui poveri. Quindi: andava íntrodotta un'imposta proporzíonale sui redditi personali (dei negozianti, professíonísti, ímpiegati, e anche del clero), da cuí i curati, glí operai e gli impíegati <<dell'ínfimaclasse>sarebbero statí esentatí; erano da gravare con una sovraimposta i bení del clero, che, essendo inalienabíli, non pagavano tasse dí registro, ffascrizione e successíone; e andavano colpíti i consumi suscettibilí di <<abuso>> Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Staro Ponrificio 59 ossía vino, acquavite e birra. Allo stesso tempo, erano da abolirsi il gioco del lotto, sacrificando I'entrata alla morale pubblica, e Ia tassasul macinato. Questa non solo è regresiíva, scríveva Moríchini, ma tiene alti i salari limitando così I'industria.lrl Infine, un capítolo di spesa da accresceresarebbe stato quello per la costruzione di nuove prígíoni, santa>>della correzione dei reclusi.rl2 Nei adatte all'.<opera 'liberale' l'abolízione degli ingiusti tributi sul macibiennio nato e il sale era frequentemente auspicata da politici e pubblícísti.113 In campo doganale Morichíni si attendeva un <<gran bene>>,soprattutto in termini di stimolo alla crescita, dalla lega doganale con gli stati italianí di cui Pío IX era promotore.114lJirttziatla non aveva avuto origine polidca, come talvolta si afferma, bensì finannarîa:, dal gennaio 1847 tl precedente tesoriere Gíacomo Antonelli aveva prospettato Ia lega allo scopo di combattere il contrabbando e sanare il defícít.rlt Evidentemente si riteneva che lo Stato Pontificio non avesseche da Etadagnarc da una riforma doganale orgarica, benché concordata (la suddivisione delle entrate, secondo il governo sabaudo, avrebbe dovuto tener conto della <<non buona riputazione>> dell'amministrazione doganale pontificia).116Il progetto di lega metteva a frutto il favore per il ]ibero commercio cresciuto in tutta lta\a a seguito dell'abolizione delle ieggi sul grano ín Gran Bretagna (maggio 1846). Il protagonísta dí quella fondamentale riforma. Richard Cobden, nel corso del suo viaggío italiano aveva r.isitato Roma, accolto come un eroe.l17Per l'<<apostolo>> Cob-fratellanza den, il libero commercio era veicolo di pace e tra i popoli - un'implícazione conforme al messaggio cristiano, come riconosciuto da Nícolaí, da Taparelii, e pure da Leopardi.tta Morichini presentò alla Consulta di Stato un progetto di riforma daúaria reladvo ad alcuni prodotti industriali, riducendonesostanzíalmente la protezionc.'reTuttavia, sí díchiarò contrario alla libera esportazíone del grano per i paesi che, come lo Stato Pondficío, ne producevano grandi quantità. In tempo di carestia i commerciantí esteri, a cui il mercato .ru trùouo. Dotevano ínfatti tardare a fal'vi aÍfluire Ie quantità necessaii".Lí*porrazione doveva invece esserelibera..e Morichini, con foga inusítata per un ministro, scriveva: <<Eevidenre che il divieto all'introduzione non ha altro scopo che I'inreresse dei proprietari, vale a dire della classepiù ricca [...] Intanto è il monopolio della proprietà Roberto Romani fondíaría a carico del povero consumatore, è la prevalenza dei maggíori ínteressi,sopra l'interessedel maggior numero, sotto il solito speciale pretesto di protezione alf industria>.120 Il tesorierato di Morichiní fu nel segno dell'emergenza, culminata nell'autorizzazione aÌ corso forzoso dei biglietti della Banca Romana.12lSi dimise nell'aprile 1848, pochi 'nagiorni prima dell'allocuzione che ridimensionò il ruolo zionale' del papa. Nell'agosto giunse a Roma, incaricato dal governo piemontese, Antonio Rosmini. Divenne subito un ascoltato consígliere di Pio IX, sollevando l'ostilità della Curia - tanto che l'anno successivosarebbero state messeall'indíce non solo le Cinque piaghe della Santa Chiesa, ma anche Ia Costituzione secondo la giustizia sociale. Questo secondo scritto, pubblicato a Milano nel maggio 1848, riprendeva il cosíddetto <<Progettodi costituzione per lo stato romano>>, ossia i consigli e i pareri inviati nel marzo e aprile ai cardínali incaricàti di tèdigere lo sktuto.l22 Prima & esaminarc questi testí rosminiani, è opportuno soffermarsi brevemente ru alcuní scrítti precedenti.In materia politico-sociale, il grande tema di Rosmini prima deil.a Filosofia del diritto è la corruzione della società per effetto della passíone esdusiva per le ricchezze e il lusso. La corruzione figtra come categoria centrale sia entro un peculiare modello stadiale del divenire storico, che nella polemica contro la filosofía utílitarista contemporanea.l2t In questo secondo contesto, Rosminí sostenevache il progresso morale era messo a ríschio dal díffondersi di una filosofia epicurea, rappresentata al meglio da Gioja, che aveva fatto delle mercí (la <<nodo>)fini anzíché mezzi.l2aDelle cinque piaghe della Santa Chiesa, ponendo in relazione la cura degii affari temporali al decadere spirituale del cristianesimo, è vna vaiaúone sullo stessotema fondamentale: radix omnium malnrum cupidiîas. Tuttavia, a diff erenzadi un Bonald, anche in questí scritti Rosmini non si mostra ostile allo sviluppo frutto del economico. Anzi, <d'abbondanzadelle ricchezze>> lavoro è in sé un bene; se istruito e reso morale dalla reli' gione, I'uomo modererà i consumi e i desideri, <<senza bisogno che diminuiate Ie sue ricchezze>>,le quali non sono necessariamenî-e mezzi di corruzione. E la concorrenza commerciale frale nanoni è una <<emulazionebuona>>,se I'amore delle ricchezze non trasmoda.l2t Va notato come anche Rosminí, che per opporsi a Gioia studiò a fondo Smith e altri economisti, ímplicitamente distinguesse fra l'economía polidca - un saperetecnico - e la filosofia sensistae u.ilitarista. Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato Pontificio 61 Il cattolicesimocombattevaquest'uldma prescrivendomodeîazionenei desíderi,senzala quale la societàsarebbestataín di un rovinoso ..moviménto>> preda di tutrí contro tutti.l26 Con la Filosofia del diritto la riflessione dí Rosmíní da critíca si fa normàtiv a, e ù tema economico è dedícata signifícattva attenzfone. La società ideale che delinea ha non pochi trafti di queila commercíale. Innanzitutto la libera concorrenza è un diritto di natura - è giusta - in quanto i dazi beneficiano un paese solamente, o qualche gruppo nel paese, a detrimento dell'umanità. Solo in casi eccezionalí Dossono esossia sere, temporaneamente,appostí.l27II prezzo <<giusto>>. quello che eguaglia quanto sí dà con quanto si riceve, rísulta dall'incontro fra domanda e offerta; di più, qualunque sía <il pîezzo corrente>>in tal modo determinatosi, esso <<èaltresì i, ptezzo giusto>>,anche durante una carestia, o in presenza di monopolio.128La libertà d'intraprendere permette <iI più naturale, e nello stessotempo L più uasto sviuppo di tutti i buoni germi, dí tune le industrie, di tutti gli studj, dí tutti gli ingegni ecc.>>.Perciò Io stato, in campo economico, deve fare solo quanto risulta impossibile aJl'triziatíva pnvata. La socíetà economica ídeale della Filosofia del diritto presenta anche trattí inconciliabili con la dinamica del capitalismo, tuttavia, essenziamenteperché in Rosmini era vívissima la preoccupazione per le tensioní indotte dalla mobífità socíale.l2e Come noto, í1 progetto rosmíníano di costituzíone ha un fondamento economíco: le due camere andavano elette da mllegi costituiti dai propríetari, dívisi fra maggiori e mínori, così che i prími eleggevano una camera, e í secondí l'altra. Lidea di fondo è che solo collegando il potere politíco alla proprietà un ordinamento risulta stabile; in caso contrario, o i proprietari sotto-rappresentati avrebbero domandato maggior potere, o i proletarí al governo avrebbero tentato di spogliare i proprietari. Un'ulteriore ragione per cuí a questi ultími spettava governare era I'imposta proporzionale al reddito di tutte le proprietà, che Rosmini poneva al centro del sistema tributaiio.-Anche i beni eccleiiasticí dovevano essernegravati. Tanto nelle raccomandaúorn ai cardinali che ndla Costituzione, si pone I'esigenza di una 'moralfzzazione' della fiscalità: Le finanzenon furono ordinatefin qui su principii tissi d'equità e. di giustizia.Furono regolatequasi unicamentedalle considèraztoni dell'utilità dello Stato:si pensòdi empire il tesoro nel modo 62 lìoberto Romani più facile,meno sensibileai sudditi,meno nocevolealle industrie e al commercio.Ottime viste,rìa che devonocederealla giustizia di un equo compartirnento, ossiavenireabilmentead e;sasubordinate.1ro Negli schematici ragguagli romaní, Rosmini accenna a una doverosa ríforma delle finanze, costituita da dogane regolate <<atenore della libertà di commercio e secondo la lega doganale>>,dall'abolizíone del bollo, dalla ríduzione della tassa dí registro, e da altre mísure; mentre íl lotto e <<ognialtra pubblica immoralità> andavano abo[te.rrr II tema finanziarío viene affrontato dístesamentenel testo milanese, soprattutto tenendo conto di ampie aggiunte manoscritte risalenti allo stesso 1848. Lamministrazione fínanziaría può essereefficiente, il caríco tributario il minímo possibíle, e il debito pubblico contenuto, soltanto se spetta ai proprietari-contribuenti, rappresentatineile due camere,fare Ieggi e regolamenti in materia. Dopo aver confermato quanto ne17aFilosofia del diritto sulf ingiustizia <lella tassa índiretta, impossibile a proporzíonarsi al reddito, Rosmini precisa che quando essa riguarda beni di prima necessità, come il pane e il sale, diviene <<anchebarbam e inumano>. I soli tributi indiretti da tollerarsí sono quellí che <<gravitanoper così dírc sopra il vizio>>,come, per esempio,sui liquori; ma non quelli sugli articoli c1ilusso, se questo è moderato e <<innocente>>. Come tutte le imposte che colpiscono i contríbuenti non proporzionalmente al reddito, il testatico, il bollo, e Ia tassa sul passaggiodi propríetà sono íngíuste, mentre i proventi del lotto sono anche immorali. Rosmini condarrna la prassi di maggíorareí prezú dei servizi pubblici - ia posta, i'uso dí sÚade e ponti, ecc. - a scopi fiscali, ancora una volta perché talí pesi non possono venire dístríbuiti equamente.lr2I dazí d'uscita sono gíustifícatí solo in ternpo di guerra o caresda; in un paese protezionísta, quelli d'entrata vanno ridotti gradualmente; ma sono remporaneamente ammissíbfi i daú che ausiliano le infant industiies. Rosminí notava, in sintonia con gli economisti ricardiani, che I'abolízione dei dazí a protezione deí grari naúonali rendeva possibile ridurre i salari e con questi í costi di produzione.lrr La Dars construens del oensiero finanztaúo rosminiano consisfein una difesa delle ì-port. dirette, le sole giuste, e le solc consone a un governo che attribuisce maggior potcrc a chi paga di píù. Tutte le proprietà - ma sarebbe meglicr dire le fonti di un reddito superiore alla sussistenza,índusi Ec.nomia p.lìtica e pensiero sociale catt.lic' neilo stat. pontfici. 6l sli stipendí dei pubblicí funzionari e le obblieazioni dello Jmto - andavano gravate nella sressaproporziàne.rir Limposizione progressíva, un <durto murch"rutb>>,è considerata lo strume-nto principale di un dispotismo di nuovo genere, quello delle masse.D' Va rimarcato però che Rosmíní, a differenzadí Cavour o Gíoberti, non definiva il nascenresocialismo in termíni economíci, ma come la <<totalec1ístruzione della umana libertò>.1i6 Il rovererano eta fiducioso che, se i governí avesserolascíata la Chiesa libera di agíre, questa avrebbe -potuto leníre efficacemente la míseria degJi operai. La beneficíenzaera ínfatd <<dísua natura eminentemenie..desiastica>.1r7 7. Osseruazioniconclusiue Nell'encíclica Quanta cura che introduce il <Sillabo dei principal"íerrori dell'età nostra> (1864), si afferma: <<unasocietà dí uominí sciolta dai vincoli della religione e della vera giusizia non può avere altro proposito fuorché lo scopo dí acquísire e di accumulare ricchezze, e non può seguire-nelle sue operazioní altra legge fuorché un'índomira cupidigia di servíre alle proprie voluttà e comodítàrr.ttESi tornava a gonald, dunque, contrapponendo cattolícesimo e socíetà commercíale, e così ristabilendo un contrasto fra teoria e prassi, fra riflessione religíosa e governo economico dello-stato, "del dopo la parentesi tSl6-+8. Già a Gaer.ail papa aveva contratto un ennesimo debito con la banca Rothschild; la tassasul macínato, abolita nel gennaio 1849. fu ripristinata nel dícembre; menrre il dcccnnío Cinquanta avrebbe visto un'efficace ríduzíone deí dazi allo scopo di aumentare le entrate fiscali, come raccomandato dagli economisrí dassicí. Tuttavia la riflessione sulf integrazione tra caffolicesimo e socíetà commerciale riprese subito dopo il 1848, come testimoniato dalle decine dí articoli in materia che Taoarellí pubblicò nella Ciuiltà cattolica, e che furono alla base dell. encícliche socíalí di fine secolo. Certí síudizi erano oerò carnbiati. In una lettera a Morichiní, chg-nel 1862 gli aveva chiesto di rivedcre il suo libro sulia benefícienzu''ro unu, JaRurelli lamentava che Beccaria, Filangíeri, Pagano, Benlh* S Romagnosi vi fossero definiri <<sommipubblicistb. ln realtà non lo furono affauo, perché -utr.rurnb di <<buoni principib, e,anzi sono <darovinà del mondo presenreschiacctato sotto il peso della loro supposraautorítà>>.tie La Chiesa q Iìobeno Romani veniva imboccando la strada di una netta autonomía ideologica dal pensieroliberale-borghese.1a0 Invece Morichini e Rosmini avevano cercato di íntegrare una forma precipua dí quel pensiero, I'economia politíca, con la carità e la moralità cattoliche - con ia giustizia, avrebbe detto Rosmini. Essi erano fiduciosi che la religione e la Chiesa potessero attenuare le spinte aI possessiueindiuidaalism, cónribuendo a definire un modello dí crescita della ricchezza che non sowertísse gli equílíbri sociali e, allo stesso tempo, sollevassele sorti dei poveri e dei lavoratori. Se le geraichie romane, prima e dopo il 1848, non adottarono questo approccío, non fu perché I'economia politica era ritenuta un frutto della .<filosofio> e del Protestantesimo. Paradossalmente,la cultura economica predominante a Roma era troppo índivídualista, a caúsadi un riferímento esclusivo agli economistí settecenteschi,e non si rívelò sensibile alle commistioní tipicamente ottocentesche fra economia e morale, come fra economia e giustízia sociale - da Sismondi e Romagnosi fino a J.S. Mill. La tradizione scolasúca non era oiù attuale, ma Ia cultura economica che la sostituì, e che si voleva purÍìmente tecnica, rese ímpossibile la definizione dí un pensiero sociale adeguato alle circostanze prima della fine dello Stato Pontificio. Facoltà dí ScíenzePolídche, Uníversità dí Teramo A. Villeneuve Bargemont, Éanonie politique cbrétienne, ou tecbetchessar Ja nature et les causesdu paapérisme, en France et efl Earope,Paris, Paulin, I,p.46i. G. Verucci, <d-e oúgini del cattolicesimo sociale e il 1848t, in M. larizza LolI (a cura di), Ideolc,gie del 1818 e rîztttdmeflto sctciale,Ftrerze' Olschki, lD9' p. 15. Si veda anche i1 commento di F. Traniello al saggio di Verucci, pp.51-54. E. Piscitel[, La ifcnna di Pio W e gli soittori cconomici ronani'Mlano,feltrinelli, 1958:, R. Colapietra, .lntrotltrzionett, in Id ta cura di), I'z politiu ert' nonzica della Restauraziane rontutttú,Napoli, ESI, 1966, pp, vii-cviii; J.B. Duroselle, Ies debuts du catholícisne social en France (1822-1870),Pans, PUF' 19i1; P Droulerc, Cattolicesino sociale nei secoli XIX e XX, Roma' Er]izioni di storia i! e letteratur.r, 1982: e i recenti P. Barucci (a cura di), I cattolici, I'ec<tnonzia, 'Ieixeira, nercdto, Soveúa N{annelli ((lZ), Rubbettino, 2008, e A. Almodovar, P .<The Ascent and Dec-line of Catholic Economic Thoughor, in B. Bateman, H.S' Banzhaf (eds.\, Keeping Faith, Losing Faitb: Religioui Belief aad Political Ecr't' nomy, I)urham, NC e London, 2O(A, pp.62-t37. Di conzmercialsot'ìety vcivev'ano gli iÌluministi scozzesi, e i-[ concetto è passattt alla sroriografia,,opirtrr,to brinnnica; per una definizione in rappono alla rc altà iralian"asi veda R. Romani,..L'económia polirica dei moderaú' l8l0 I84tì". in Societàe Stoia,1I1,2006, pp.21'49' Le parole fra r"irgolette sono tratte dall'encícfica di Gregotio XYI, Nlírari uos ( 18j2), consuÌtabile a *rrr^'.totustuus.bizlusem/magistero/gl6mirar.htm. Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato Pontificio 65 Si consíderano i tinzionari, preialentemente posti al vertice dell'amministrazione, che hanno lasciato tesri di vario genere a drrumenio della loro atrivìrà e della loro cultura. Tali testi consistono dí documenti d'archirio (pubblicati), dì volumi, e dí anicoli di riviste E De La Mennais, De la religion coxsidéúe dans st'srapports atec I'ordte polití aae et cíoil (1825-26), inId., (Eutnes conzplètcs,\lll, Paris, Daubrec et Cailleux, 28. Sull'intransigentismo-fraSettecentoe Otîocento pp. I92l,2t-26, î$At, si veda G.^MiccoL, Fra ruito delh crivianiià e seolarizzazione, Casale l\{onier^ raro, Marietti, 1985. pp. 2l-92tD. Menozzi, I't Chiesa cattolica e la secolaiz:'s' zione,Tonno, Einaudi, 1993, pp. I4-71' IT, Pans, Migne, 1864, coll' 215' 2)7,257,28O' L. de Bonald, (Eu;res conzplètes, 2$. 9 I bidem, coll. 2% -2%, ) 07 -) | 8. l0 IbitLem,col. )16. ll 'tassa','imposta', 'tributo' e Ibiden, coil".)]lO, 240, )Ù -l18, )26427 .I termini sono usati indi,ffcrentemente nel presenre saggio. Si veda per esempio (i. Vcntura, Lo spirittt dalla riooluzione relatbdnente agli ordíni ràgolari (t'820), Imola, Galeari, 182), pp )2-56; anche M.F le.raldi, <Consideìazioni politiche sul governo dello Stato Pontficio> (1812)' in Colapietra,La politica cconomica,cit., pp 281-)18' Bonald, (Eaurescomplètcs,cir., II, col. J1l. M. Leopardi, <<Dellaformazione del ccnsimento rustico nello Stato Ponrificio>> (ms., 1821), in Colapierra, Iz prtlitica econoruica,cit, pp {50,ó6. tt Ibíden, p. 69. l6 Ibiden, pp. 69-7). M. Leopardi, Autobiografia (ms., 1824), a http://it.u'ikisource.org/r.riki/Autobiografia-(Monaldo-Leopardi), capp. 72, 7 ). 'l'beórica rs Nel 1791 Ruffo fece pubblicare una traduzione dr (ì. Uzuriz, 1 pràcpresso Vescovi. tica de comercío y de rzaritza, a Roma re Ai prowedimenti citati si aggiunga I'abolizione delle corporazioni (le <Università-di Ani e Mestierf>) fra 18ff) e 180i. 20 P. Vergani, Della intportanzt e dei pragi del ftuouo sistend dí t'inanzt dello Statrt Powifício,'Rona, Lazzanní, 1794, pp.-i-x. Per un più tardo documento si veda ..Raoborto sulla istituzione, ed opeiazioní della commissione consuldva>>(ms , I82iÎ, it1M. Petrocchi, ..Nore sulla ricoslruzione finanziaia romana nell'epo^ca dela ílestaurazione>, st Accadewíe e biblioteche d'Italia, rc, l9'{1, pp. '19 ]l Su Corsalvi fantoccio della .cabala rivoluzionario> si veda Leopardi, Autttbbgrafia, cit., cupp. ll,7j; sulla necessaria<immutabilità> dello Stato Pontilicio, si veda il taraà nl.f'.'pera7di, Sullo st(lto attudle politico ed eusnotnico dei domirtj della Chiesarctmara,Bastia,Fabiani, 185t, pp. )29-))O, ))8' consalvi al nunzio a vienna Anronio (ìabriele Severoìi, 14/12/1816, letrera riportata in M. Perrocchi, I't Restaurazione íl cardinale Consalui e la rifurna del 7816,Fircnze, Le Monnier, 1941, pp. 261-2$' 17 Il documento governativo che sintetizzò il progetto riformista è il cosiddetro <<progeltoBettilneilir (1767), su cui G. Ricia Salerno, '\toria delle dottrine fiL ianzTarie in Italia (1881), Padova, CF.DAM, 19ó0, pp. 290')rc, 4$4M; Dal Pane, Lo .Stato Pontificìo e il mouimento riformatote del 'lettecento, Ml'ano, Giuffré. l9)9. oo. 256-299: Fl Ventuú, Settecento ifotmatorc. Da Muratori a Beccariz,Torinti.'Einaudi, 19ó9, pp. 98-115. Le idee chc sarebbero state aììa base della polirica economi.a poniiiicia si ritrovano già in Lione Pascoli e Girolamo Belloni, regnanteBenedetto XM Irr realtà I'estratto è dí una tradrzione francese dell'opera di Young, compiuta da M. Freville. che annota il testo e, nel secondo volume, r'i aggiunge un saggio di M.;. Arbutúnor sui grandr affirti e uno, anonimo' sull'agricoltura brirannica: &) Roberto Economia Romani 11 te*;to è pubblicato in Ir. Marconcini, Le grandi linee della politic& teffiera t demograficadi Rond da ()regorio L[dgnct I d Pio IX, Torno, Sir, 1%1 , p. 224. Piscirelli, La riforma tli Pio W, cir., pp. 1.58-159;sul disordine moneurio si vcda Leopardi, Autobiografia, cit., cap. 42. B. Rossi Ragazzr, Le ennate dello Statct Pctntificio dal 1827 al 1867, Roma, Archivio economico dell'unificazione italiana, 19i6, p. 7. l)elle imposte ditette rimase solo la fondíaria, che colpira anche le abii:azioni; i rributi índiretti erano le dogane, il dazio consumo (a Roma e nelle Legazioni), il macínato (a Roma, nelle proúncie di prima recupera, e nelle .Nlatche), le imposte miste di reg.istro e bollo, e altre minori; vi erano poi le regalìe del sale, del tabacco, delia neve, del ghiaccio e i provenri del lotto. L.C. F-arini, l-o Stato rorzanrt dall'aano 181j dl f8t0 (18t0-51), Roma, Prs;idenza del (ìonsiglio dei Ì\linisrri, n.d., pp. 72:7); A. Copp| Discorso sulle findnze dello .\tato Pontifício dal secob XW al principio del XlX, Roma, Salvucci, f85), p.44. Sí veda D. Strangio, Il dehito pabblico pontíficio. Canbianento t úntiiluità nella finttnzt poilItrtcid da/ pertodo francese dl/a Restauraxirme rttmunt I 798-1820, l)adorz, CEDAI\{, 2001. Nicolai, Mentorie, cit., II, prr. 7-8. Sul dibattito romano di fine Settecento si veda Ricga Salemo, .\toria elelle dottine finanziarie, ot., pp. 290-i11. Fu moito influcnre la lezione dr Belloni in campo monerario: Venturi, Seuecento riformttore, cit., p. i07 e nora; P.'foscano, <<L'awio di una politica indusrrialc a Roma tra XVIII e XIX secolo>>,in Rona ,noderna c corrtempordflea,2, 1994, pp. 2$-206. A giustiiicazione della scelta i16l1511jaliss,Vergani, Della ixzporîdnzt t dei pregi de/ nuouctsiste'na, cit., elencava:l'esempio dei paesi dell'.Europa setren trionale, arricchirisi con le manifamure; la necessitàdi lìmítare f importazione cìi beni di lusso, che facc'va uscire la moneta dai confini; il grande rralore aggir.rnto alle materie prime dai processi manfarturieri; I'irri.leranza delle sugioni per k: manifatture; la domanda potenzialmente illimirara, ecc.; Venruri, <<Elemenric tentativi di riforme>, cit., pp. 812-fllt, inclíca: le entrare lìnanziarie dorure ai d*i, dt inferessi agricoli che non si porcvano roccare, e la rradízione di pcn, siero economico a Roma. I1 rifedmento è sempre al <grogetto Bettinelll>, discusso, reladramente a <1r-resto punto, in Piscitelli, l.a riforma dí Pio )4, cit., pp. 4)-44, e Cìamba, "Srudi e pfogetti di rforma finanziaria>. cit.. pp. 218-2$; si veda anche Da1 Pane, lo Stato Pontífickt, cit, p.26). Sulla Scolastica si veda À'1.Bianchini, <<Latassazione in nella seconda Scolasú<z e negli scritti politicí dell'ltalia cinque-seieentesca>>. H. Kellenbenz e P Prodi (a cura di), Físco religíone stato nell'età confessionale, Bologna, il Ìvtulino, 1.989,pp. 52'i4. Sui vantaggi del macinato, a giudizío de11a (ìongregazione govemativa di Ancona guidata da Lodovico (i'azzoli, sí veda <d,iflessioni sul sistema amministtatívor> (ms., 1815), in Colapietra, b pttliticu economica, cit., p. )20. 41 Gamba, .Srudi e ptogetd di dlorma finarziario, 42 Congregazione governativa di Alcona, Riflessioni vl sistema amninistratiuo, cit., p. )24. Durante il pontificato di (ìtegorio XV[, il futuro Pio D( scrivera a un cori' spondente: lNon dobbiamo luslngarci che nei re milíorú circa di sudditi che formano i1 nostro stato, di poreme rrovare una millesima parte che sia animata dal bene, e che senta e gusti lo spirito nazionale, e i1 vanraggio pubblico e iì decoto del governo>>,cir. in G. I{arrina, Pio IX (184(t-18j0), Roma, Univeruità Gregoriana, 1974, p. 52. Si veda ad esempio f). Gambetta (ed.l, Trust: lv[aking und l]reaking Cooperatiue Relations, Oxford, Basil Blackwell, 1988; R.D. Putnam et al., Making l)emocrao 'Vork: Cíuic Trad.ítions in Modern Itdlr, Prìícetotl Prhceton Univetsity Pre;s, 199). Cit. in Venturi, Settecentoriftrnzatore, cit., p.92. È difficile díre se una tale interpreraz.ione dell'economia politica, inammissibilc nell'Ottocento (come vedremo), poresse avere fondamenro e legittimirà nd secolo precedente. La matrice giusnaturalista contríbuiva probabilmente a rarvicinare economia polidca e catlólicesimo, a difierenza dei rapponi di e;sa con le filcx;ofie materialiste e sensiste; ma non tumí gli economisti dichiaravano (o enfaúzzav'ano)tali rapporti. Inoltre, questi potevano eisere messi in ombra dall'inrcndere I'economia polirica come scienza per arricchire le nazioni, piurtosto cht gLi individui. ilt,l M. Fanttzz.i, <ò4emoria sul commercio>>,in Id., Menzoric di uario drgomeftt(). Ravenna, n.e., l8(H, p. 12,1; memoria manoscriru, cit. in Dal Pane, I-a Statrt Poat{icio, cit., pp. },1,1,14ó. La riforma fiscale era parte dcl citalo <<progettoBctdnelli>. Si r.rda C. Gamba, <<-Srudie progettí di riforma finanziara nel Settecento romano. 11 programma píano di semplific'azíone iiscaio>, ín lÌ.iuísta di storia del diritto italiano, 58. 'l-ravagiini, l9{Ì5, pp. 2))-)26; C"ìlf. <<AspettideÌla modcrnizzazione cconomic,r 67 A. Genovesi, Lezioní di econornia cíoíle, Napolt, Simone, 1765, l, pp. )J2, )58 anche Il, pp. l0t-104. (ìenovesi precisava: <ò4a li tributi indirettil si voglìorro saper porre, per modo che cadono su chi consuna, non su chi lavora: o se su chi lavora, in quanto però consuma. E I'ane degli lnglesi>>,I,p, )52,nota a. A sua volta, (lenoresi può essere stato influenzato da un autore da lui ben conosciuto: D. Hume, <.(X Taxes" (17i2), in Id., Era,y's; lLoral, Political, dnd l-itcrary, A. E.F Miller, Indianapolis, IN, Liberty Fund, 1987, pp, )42-)18. Mot uproprio 1 I / ) / 1801,, a w\\N.totusruus.biz,/userr'magìsrero/pTlepiuc.htm. Si veda anche E. (,onsalri, Memorie, a cura di 11. Nasalli Rocca, Roma, Sfunorelli. 1950, pp. 11)-156; N.M. Nicolai, Memorie, kggi ed ossenaioni sulle umpagnt e sull'annona dí Rora, Roma, Paglìarini, 180i, III, p. 16. 1l nello Stato Pontificio C.A. Broggia, Trattatu dc'tributí, delle nronete, e tkl gr.nemo politito tlella sanità, Napoli, Palomb<>, 774): Young, Aritbnzétique politique, cir., I, pp. 2l -29, fii,6, i74-)75 ss. Per una rdssegna,si veda L. Coda, <<L'imposizionefiscale ncgli tt Econonid e stoi,l, s. II, 4, 1981, scrittori italiani di econoÍria del Scttec'ento>>, pp.286-327,487 -tzt . Concordara perfino uno scríttore fondamenralmenre agricolturista cnme Stefano Laonice (r'n rcahà Nicoìa Corona): Riflessioni econonitbe politiche e morali sttpra il \usso I.../, Roma, Puccinelli, 1795,I, p.14. Dal Pane, Lo Stdto Pontificio, cir., p" 2)fì; Vergani, Della inportanztt e dei prtp.t del nuouo sisteilzd, cít., pp. T31; Consahi, Memorie, cir., pp. 153-156. e pensiero sociale cattoiico tra fine Setiecento e inizi C)ttocento. La politicz ijsc:rlc>>,in C.M. l-ravaglini, Ph. Boutrv, E Pitocc'o (a cura di), Roma negli anni di infiuenat e tktninio fraxccsí, 1798-1814,Napoli, ESI,2{X)0, pp. 2tt-272. Si veda L. Pascolí, <.Tesramentopoìirico l. l> (171j), jn Dal Muratori al Cesttlotti, V, Politici etl econonisti del pnmo Setteccnto, Milano e \apoli, Ricciardi, 197{1,pp. 61.5-617;[P. Verri], lledítazíoni vtll'aconortia politicd, Livomo, Stampeda dell'Enciclopedia, 177I, pp. 177 -18tl, 190'192, 2B -21r. lA. YoungJ, tlritbmétique politique I"..l,LaHaye, Gosse, 1775. De Miller riassume e annola il primo rolume dell'opera, Riccomanni il secondo. Il documenro è staro pubblicato in Dal Pane, Lo .lt)to P6ntificio. cir., pp. 6ó9-688 (de Millcr). 689-717 (Riccomanni). Su Ricc'omanni (che si faceva chiamare abate ma non lo era) si veda F. Vcnruri, <<Elemende renrativi di riforme nello Stato Pontfic'jo de.l Settecento>>,in Riuísta sîrLríat itdliana,75, l9$, pp. 798-8f1; su de Miiler, forse un ecclesiastico, sí veda Dal Pane, lo Stato Pontificio, cit., pp. 401-,1fì9. Dal Pane sostiene addirittura che I'opera di Young sia stata <<assuntaa guida ispiratrice de1lapolítica economira romand)>(p. 410). :9 politica 45 46 Genovesi, Lezioni di economia, itt.,lI, cit., pp. 280-281. p. lil. È sintomatico che la tarifia del 18i0 gravassele mercl secondo il peso, anziché come in prtrcdenza secondo il valore, all'esplicito scopo di limitare la discrezionalirà dceli impi.aari, c quindi (rtlcncrr..nrinor probabilità a delinquercrr:si veda un dùumt'nto'-prepararorio alla tariffa (1824), cit. trt F. tsonel,\, Il cctm 68 Robemo Romani Economia nercio estent tJello Statct Pontifício nel secolo XlX, Roma, Archivio economíco dell'uniticazione italiana, 1961, p. 26. Oppure, il cardinale Agosrino Rivarola, al momento (182i) di ridefinirei ru<ili deeli impiegati pubblici, precisava che I'opera non dovera spettare al direttori dei minjsteri, perché in quel caso sl sarebbe avuto <<unorribile mostro di schifose ed infiníte parzialità> (<drogetto per la r.iforma degli impieghi pubblici>>, ms., in Colapieta, I-a politica econonzica, crt., p. 7 5) . t0 R. Broglio d'Ajano, <<Lapolitica doganale de1lo Stato Pontificio>, tn Giomale degli econonzi*i,s. I1l, 41, 1911, pp. 447-4i3,518. Ibidem, pp. 619-625. Nicolai, Menoríe, cit., IlI, p. 15. Che il <ò{inisto di econornia pubblica> dovesse<<andar sempre per le strade indirerre>>. era sraro affermaro da Verri, Mr,,1r taioni sull'economia politica, cit., pp.228-2)7. Dí fatto i funzionari applicavano la prospettira uti[tarísta di Melchiorre Gioja, aconomista di qualche fortuna a Roma dopo íl i815. Stabilito che I'interesse personale era in frequente confl.itt<r con quello pubbìico, Gioia aveva proweduto il legislatore con un ricco armamentario di pene e ricompense aÌ1o scopo di farli coincidere:P.batucct, ll pensiero economico di Melcbiorre Gioia, Milano, Giuffré, 1965. Si cita dal vol. IV (ms., 1815) di Nicolat, Menorie, cir, pubblisato in A. Canaletti Gaudentt, La politica agraria ed annonaria dello Siato Pontificio da l\,nedetto XIV a Pio VII, Roma, Istituto di studi romani, 1947, pp. 1ó8, 175-176. Si veda anche N.!I. Nicolai, <<Deiluoghi abitati neLle campogne romane e dei mezzí pet restituirle alla più proficua cultura>>[sicl (ms., 1818), in Colapietra, I'z politica econoraica, ica, cít., cit., pp. 1(r-i1. 1(r-11. Una tassa <<dimigliorazione>> migliorazione> sulle sullé terre incolte fu apposta nel 1802 e abrogata nel 180). Sulle efficaci proteste dei proincohe prietati dell'Agro contro limposta fondiada si veda Travaglini, <<Aspettidella modemizzazione economica>>,at., pp. 261-261. Si r.eda per esempio Nicolai, Dei luogbi abitati, cit., p.21; A, Farricelli, <Considerazioni sull'economia pubblica e sulle finanze dello Srato Pontficio umiliarc alla S. l,I. di Leone XIIr, (ms., 1823, pubb, 1847), in G;lapietra, La politica econontica,cit., pp. 17, i6-)7; Anonimo, <<Pensierisulla posízione ec-onomicae finanziaria dello Stato Pontificio>> (ms., 1829-10), pubblicato ínBondb, Il conmercio estero, cit., p. 129, 65 6 6E t9 Nicolai, Menzoie, cit., ry pp.214,21,9-220. Se per Ricardo I'ol'vio riferimento è ai Principles of Political Emnomy and. Taxation (l8l7l, di Rossi si veda <Cours d'éconornie poliúque>> (1840-41), in Iì Ross| (Euurcs complètes,I, Paris, Guillaumin, 18ó5, pp. 108-141. Su Gioja e I'autoritarismo napoleonico si veda R. Romani, Ileconctnia politiu del Risorgineato italiano, Torino, Bollati Boringhieri, 1994, pp. 48-7i; su Romagnosi, L. Ilannori, Uno stato peÌ Romdgnosi, Milano, Giuftrè, 19{14. Romani, Ueconomid politica del Risorgimento, cn. A. Galli, Cenni etonomico-statistici sullo .\tato Pontificio, Roma, Tipografia Camerale, 1840, pp. )72-)81, ,ct.zione a p. 3t31. Anonimo, Dell' industria manifattariera, cir., p. 210. Peraldi, Considerazioni politiche, ctt., p.294 M. Lmpardi, ..Sul progetro di coIorizzare I'Agro romano e di rendere abbondante la moneta nello Stato della Chiesa> (1829), in Colapietra, La politíca eartomica, cit., pp. 225-226. Di Romagnosi si vedano gli articoli pubblicati negli <<Annali universali di statistica>, e raccolti in (ì.D. Romagnosi, Collezione degli articoli di econowia po' litica e vatistica ciuile, Pnto, Guasti, 1839; del giovane lltinghetd si veda per esempio Intrtrnct alh tendenzt agli interessi ruateriali cbe è nel secoh presenle, Firenze. Le N{onnier. 18,11. Del Gallo, Iiinduxrialismo, cit., p. 25). F. Banoccini, Ronza nell'Ottoccnto, Bologna, Cappclli, pp. 165-214. Annualmente erano spesi in beneficierza circa 8fi).000 scudi, di cui la metà venivano dail'erario e I'altra metà dagli istituti religiosi. Tale somma era doppia di quella erogaîa a Parigí. Ví erano poi le spese per impiegare i dis<tccupad in lavori outrblici di scarsa o nulla urilità. che nel 18'{2 furono di ben )0.000 scudi (Demarco, I/ tanzonto dello Stato Ponttficio, cir.. pp. 'X-98). Si consideri che il to^ tale delle spese statali oscillò fra orro milioni e mezzo di scudi nel 1810 e dieci mi.]ioni e me.zo nel 184ó. Roma assorbiva la maggior pane degli starziamentí statali per l'assistenza:Banoccini, Ronea nell'OttoceÍtto, clt., pp. 191-192. Nicolai, Esame sal progetîo di rifurtna rlelk tailfa daziaria, cit., p. 485; Galli, Morichini, Deglístituti di pubblica Cenni economico-stathtici, cit., pp.7-8;C.L. carità ed istruzione primaria e delle prigioni in Roma, Roma, Ì\{arini, 18'{2 (I ed. i8t5), I, p. 241; II, p. 17I. 55 I b i d e n , p . 2 1 7 . x G.G. De Rossi, M. Lucas, <<Compendio clell'operato della Commissíone della rariifa>, (ms., I8f-9), n Colapietra, I-t politica ecònomico, c;llr.,p. 477 . Nel 1825 vennero pubblicatí sette articoli sui <grogressi delle scierze economiche>>a firma del modenese Carlo Bosellini, in chiave liberista. Su Bosel'Iriennio lini - comptomesso con i rivoluzionari nel si veda DBI. pubblica,,at., p. 42. Farricelli, Consideruzioni sulh economia 69 Promemoria del 17 settembre 1824, cit. in Bonelli, Il commercio estcro, cir., p. l0; Gú, Cenni econornico-sîdîistici,cit., pp. 1)-17 , )46. I1 tesoconto delle attività dei mercanti di campagna durante la Repubbìica del 1798-99 è particolarmente ístruttivo: R. I)e Fe[ce, Aspetti e Trzo?nentidelld uit,t econonzica di Ronza e del Ldzio nei secoli XVilI e XlX, Roma, Edízioni di storia e letteratura, 19ó5, pp. I9L-205. x e pensiero sociale cattolico nello Stato Pontíicio N.M. Nico.lai, <<Progettodi motuproprio per íl favore delle arti, mani{attura ed agricoltura>> (ms., 1824), in Colapierra, l,a politica econotnica, at., pp.77 ss.; farricelli, Oonsiderazioni sullrt econowia pubblica, cit.; A. Farricelli, .&pidi cenni sull'incaglio del commercio delle nostre granaglie, e su i mr:zzi onde riparare i danni che ce ne vengono>>,in Giorwle arcadico, )2, 1826, pp. 27-45; Anonimo, <<DelÌ'industria manifatturiera nello Stato Pontficio e del contrabbando> (1827\, in Colapietra, Izz politica economica, cit., pp. 208-212; G. Calindri, Jaggio stativico storico del Pontificio Stdto,Perugia, Garbinesi e Santucci, 1829, pp. 57yeU: L. Del Gallo, <dlindustrialismo, ossiano cenni su-lla utifirà ed il modo di stabilire le arti meccaniche e segnatamente quella clella lana nello Stato Pontficio> (1811), in Co.lapietra, Iz politica economica, cit., pp.24)2.8O - la memoria di Del (ìa11o fu tra quelle prodotte da una commíssione dell'Accadernia dei Lincei nominata da Leone XII, e presieduta da Nicolai, allo scopo di indagare i mezzi per 1o sviluppo delle manifatrure nello stato. Si veda anche N.M. Nicolai, <<Osservazionisul progeuo della legge regolatrice dell'introduzione ed estrazione de' grani> (ms., 1821), in Colapietra, La politíca econonzica,cit., p. 199; N.M. Nico]lai, <<Esamesu1 progetto d] rifo.ma àella tariffa daziana>>(ms., 1829), in Colapietra, La politica econowica, cít., pp. ,181-484. -f). Demarco, Il tranonto tlello Stato Pontificio. Il papato di Gregoria XW Í949), Napoli, ESI, 1V)2, pp. 1i0-111. 49 politica 7t Sui tenutivi di rendere oroduttive le manifatture inteme alle istituzioni caritative, si veda l!î. Piccialuti, <<Politicheassistenziali e nuovi jstituri caritativi>>,in A.L. Bonella, A. Pompeo, e M.L Verzo (a cura di), Rona fra la Restaurazionee I'elezione di Pio IX, Roma, Herder, 1997, pp.249-27r. I]opera fu tradorra ín tedesco (184)), francese (1857), e spagnolo (1866-8). Sul ritorno alla Scolastica operato da Taparelli si veda T.C. Behr, <Luigi Taparelìì D'Azeglìo, S.J. (1791-1862) and rhe Development of Scholastic Natural-Law Thoughr as a"Science of Society and Politicsa in lournal of Markets and Moral' itt,6,2OCD, pp. 99-11!. Fra 1824 e 1829 Taparelli fu rettore del seminario deí gesuiti a Roma, il CoÌlegio Romano. In buona sostanza questi aurori (che si dichiaravano economisti) si Iimitarono a rndícare, non senza ingenuirà, chc la pratica dei pre'cetti cattolici avrebbe eliminato i suasli della socieù commerciale. Si veda C. De Coux, Essaisd'économie pol;ttqie, Paris, Gaume, l8)2; e C'. l)érin, le; écottofttistes,les sncíalisteset le 70 l5 Economia Roberto Romani 'Iaparelli era moho.piir Christianísne, Paris, Lecoffre, 1849. La prospetrir'z di cornplessa e anicÒlara, consisrerìdo in unà rcintcrprerazione dclle origini e èììL: -a.rif"srarioni dcl mondo moderno a1la luce di una filosofia neo-tomistica hrndata sui princrpi di giustizia, ordine e gerarchia Villeneur.'e Bargemont, Econonie politique cbrélienne, cit.,- soprattutto-I, .pp. 16t471. Su quitt" iìgura si vedano lvl. Flattin, I-'ordine ilella gtrarch-id.Tortno' Bollari Borínghieri, 1991, pp. 104-10.í;P. Roggi, <.Ie prime reazioni dei cattolicj all'economia ilassica>>,in Ìlà.ucci, [ î,rttolici, cit.. pp. 1-17; Almodorar, Teixeira. <<TheAsccnr and l)ecline>, cit., pp. 67-ó8. Villeneuve Bargemont. Économie politi4ue cbréticnne, cit., I' pp. 444-162. 76 J.-P. Porier, .<La rc.epdon de la pensee de Jean-Baptiste Say en ftalie dans ia "première moirré du XIX' sièclo',in Il pensicro ercnttrnico itdliano, iì,2000' pp. tD-224. rertretitrt dí dirttto naturale 4ppog4lto f"tiy' Roma, Cirilrì L. Taparelli, Sagg:io ":l (Euures cotnplètcs."ri.rlì.a, f é.a9, i, pp. i5i-j58; II, pp. 191, I%'195 Bonald, cit., II, coll. 2t7 , 111. 1a Tàparellì,kggic' teoretico,cit., 11,pp. lli-11.6. Taparelli rifiuta la carità legalc (Saggioteotuico.,I, pp. +lS+'lt' 486-'{89); I'an' nona gli pare neccssaria {7, pp.441'4421; .sul Ìusso, delrutg come sp'\a (li o.t"trrrio.r", ha risene condivise con Sav 0, pp. $1 4)9). E più in sintonìa con sli economisri a proposiro delia popolazione 1I1,pp. 88-9I), c, come indi car.r.accoslie sosranzialmentela fibertà del commercio (II, pp 19]-l$]. l b l d e n z . I ,p . 1 . 3l lbidem,'fi, pp. 122, 124,la citaziooea p. 122, nota. In linea di principio re1li era contrario al lolto e ai giochi d'nzatào in generaìe 8: Ibídew, II, p. 12). 'Iàpa- lhideru,ll, pp. 12l e nota, 1'24-125. Si','eda A. Perego, Form,t stdtdle e politica linanziuría nol pensiero di Luigi Tdpd relli d'Azeglio, lr{.ilano, (ìiuffrè, 1956. A. Rosnúni, Filosofíd del diritttt, a cura di R. f)recchia, Padota, CEDAM' 191';I9ó9. Y. nn.2\58-2165. Porven>, in Cburch Llistory' R.E. Cameron, <<PapalFínance and rhc Temporal 'Srabilimcnti di sussidiocomm.:r 26,2, 19t7, pp. B2-1\L E. Graziani, .SugLì ciale e pubbúio" nello Sraro Pontíficio>, in Rom,t izode.rnac contempoî.rne.i' 1,. t991, no. 8]-l l0; R. D'-Errico, <<LaCassadi rlsparmio di Roma. Un episodio rli -odemìzzazion e línanznra ndl'Otîocento>>, in Rowa moderttd e conteilpÒr.rilt'J. I . 1 9 9 3 ,p p . 1I 1 - 1 2 9 . 37 Leoparclr, Sul progetto di colcnizzare I'Agrc romanrt, cit., p.227. \l v s Martina, Pio IX, ctr., pp. -{09-112. s'r Banoccini, R6ma nell'Otutcentu, cit., p. 2j2: D. Felisini, <La banca dj emission., nello Sraro Pontiiicio: le iniziarír'e e il díbarrito>, sn Rasst'gtt,tc'conoinita, )4' 1990, pp. 2t7 -288 D'Errico, <<I-aCassa di risparmío di Roma>>,c'it. q, Venruri. .\etteccntoîiforinùtore, cir., pp. Il8 tl6. Ptr una contestualizzazione,:i veda P. Vismara, Oltre I'asara. La C.bicsu modenu c il preslito a interesse, -\<'' vería l\lannelU (CZ), Rubbetrino, 200{. el Sull'equívoc.ità dell'enciclica si veda B. \elson, ?'àc lJea of lJsury': Front lrtb';i (ìhicago Univcrsiti Brcthirhood lo [Jniuersal Otherhood, Chic'ago and London' Press, I969, pp. 102-107;per cui fu diversamenteinrerpreata dai contendetrti del rempo, come ;xri dagLi storici. e2 Il testo a s,\r^ù;totùstuus.bizlusers/nragistero/bl-lrixpe"htm. C)hre 'a lucram ': damnun a volte gli àutori considera\ano anche ut periculam sortis. q I1 testo bonaldiano è <G>nsidérarions poliriques sur I'argent cr le prét à interèr> (1806), in (Eutrt:s coruplìtcs,cir,, II, coll.259-296 tll politica € pensie() sociale cattolico nello Stato Pontificio 7l ca Vismara, Oltre l'usura, cit., pp. ló-17' r5 P. Pecorari, <<()rientamcnridella cultrtra catrolica sul prc;tito a intcressc,ncl ddla secolo XIX>, ín Centro di ricerche pcr lo srudio della dortrina sooale Chiet", ú;eiu, asuru e debito estero'i4tl'àno,Uni'ersità Cattolica del S' Cuore, iqSS, pp (t2-$.La 'icenda dell'írlandese padrc Jeremiah O'Callaghan, sospeso per la sua oppt'rsizione 'al presrir. a íntéresse e andato inrzn. a Roma ;;;tiú inel 1821 e igZqt, è ugualmentein<licariva(Nelson, 7y''r o.io*""i.".orr.go,, Ídea af IIsury, cit., Pp. 124-112). Dijon, Donillíer, 1821' 96 C.G. de la Luzcme, I)isscrtations sur le prét^tle-co?|îtnerce' I I , P . 7) 1 . e7 G.E. Marin llarbcl, L'asare. Sa déJinition, Paris, Guillaumin, 1859, p'l/1, !l (,olJo.un., ly"rr..ti.i (1761-tg.l:) erà insegnantedi filosotia e matcmatíca al legio di Frascati x M. Mastrofini, Le usure,Roma, Poggioli' 1811' p. 209. 'tt Ibident, pP. 207'208, 210, 216. ln lbídem, 21129t, t)l))6. All'dcnco <1i Mastrotíni :i,,lottol9 aggiungcrc gli c chc <<ufficivacabilirr, ossia i benefici venduri dal papa o dall'ammitrstrazronc, alla morte dci beneticiario crÀno nuovamente venduti r0r M. Leopardi, La giustizza nei nfltratti e lusura,Modena, Soliani' 1814' fu Taparelli, S,tpgioleorelico, cir., I, pp. 516-562. rú Leîrera dd I /2/1847, in P. Pirri (a clrra di), CartegXydel P Luigi Taparelli d Azec(),wDren1tJi Cesù,.I.rino, Bocca' lgt),p' 214 Sul favore di Tapalii in i.llì p"t tI Pritnaio grobcniano si vcda Nlarrina ' Pb IX' cir', p' 67 ' pp. 7-ll; frrrini, Lo .\tato ro?ltútto. rù c. cavour ít Il Risorgimento, l,2i/l/1818, c í t . ,p . 1 6 5 . rd Il saggio, indrolaro.<Dc'principi secon,lo iquali srabilirc e dirigcrc pic.casc di rli ricovero per lìesrinzione della mendicirà nello Staro Ponrilicio>' aphvoil" ('iornale urcadico, )9, AnnoTi, t9, 1834, pp. 2%JO2, e anche nel ".iliori "".. p P . ) ) , ) 6 . c i t a : I8fi,da cui si 16 Morichini <<De' principi>>, cit., p. 19; I\{orichini, l)egl'istuati di pubblica t:arità, cit.,I, pp. 2j1-2)) ss. rú Morichini, Degl'istinti di pubblica carità. cit., I, pp' 2)2-2))' tB Ibiden, L, pp. xxv-xxx. tB Ibiden,l, pp. 8)-242. Ir0 Sí veda il testo dell'editto Ferretri deI )1/7/1817 in Rnccolta delle leggt e (is.lo'l:l 16 ti"o,ri il putiitno 4tî/rniftisttdzione uelkt Stato Poatifido,I, Attí_pubblhatí giugno 1i46 1...1at lt dicembre 1847,Roma, Stamqeria della R'C'A ' 1849' pp' iei-Zq. Nel dicembre 184ó furono ridotri i prezzi limite della scala mobile per i grani. Irr Il testo è in Faúni, Lo Sldtoroîndrlo'cir.' pp. 16)-177' r12La (bnsuha giuclicò il îappono <<dettato-corspirito ìmpaziall c:s:co.nÍl9 pn,? i (cir. in F. (ìentili, <<I1cardinale Nlorich.ini nclla cipii della Sc]"nra ".o.ro-ica> ìn prclatzio>' storia clcl Risorgimmto Lopposizionc deìla Cnnsuha.al rlovcrno. I l R i s o r g i m c n t oi t d l i a n o . T , i 9 1 4 , p p . - { 1 2 4 1 } r . F a r r i c e l Ii n v c c c r i l c n n e < ( i m p o l t tico> ce-rcarecli .<sollevareil popoior murando il sisrcma tributario: A.R.A.F. tA. Farricellil, ()sscruazktilì intrtrno ,tl rapport() prese'tdto du Motsignor Morichini L . . 7 ,N a p l i , n . c . , 1 8 4 8 . rf] Per anonimo pro Ia pubblicisrica si veda. ad escmpio, un aulo-revolep".m.P!t|."! b a b i l m e n r cr i s a l c n r ea l l a p r i m a m c r à d e l 1 8 . 1 8i,n { o r m a r od a l l o b t e t u r o d I < < s g r a vare i rr.t.cril ab.lendo ll .aci.,ar. e la rassasul lorro. Pcr riequilibrarc iì h.i lancirl andava crerta la regalìadcllo zrtcchcro - <h'i'un gencre.di lusso nella pane massìmar,- e andavano lassati i consumi dei ccti mcdio^alti (carni' -spiii i, .".1à"., ..c.), oltre a inrrod'rre ona <<moltomire> progr.'ssionesulla lbndíaiia' Anotimo, Disrorso sulk'.t'inanzr: e sul sísteznt dd:i"trio cl:t rcilDctIgd rglt I 72 Roberto Romani Statí Pontificii, n. 1., n.e., n.d. II testo potrebbe essere dello stesso Morichini, considerando la fiducia riposta dall'anonimo nella Guardia Civica romana {su Morichini e la Guardia si veda Gendli, <<Ilcatdinale Morichini nella storia deL Risorgimento>>,cít., p. 4221.Ma I'anribuzione resta dubbia. It'r Farini, Lo Stato rotfla,to,cit., p. 17). 115G. Quazza, <<Sull'originedella proposta di Pio IX per la lega doganale (184647)>>,in Rdssegndvorica del Nsorgimento, 40, 19fi, pp. )57370. Solo I'invasione austriaca di Ferrara (luglio 1847) avrebbe dato un significato politico alla lega. 116F Genrilí, <<Iprelìminari della lega doganale e il protesoriere Morichini>>, in Rassegnastoricadcl Rísorgímento,7, i9i4, pp. 611-612. f f7 Cobden fu a Roma dal 22 gennaio a1 27 tehúuo 1847. \'enne ricevuto dal papa, che si disse d'accordo con il principio del libero commercio. Si veda V. Schiavo, <<RichardCobden in ltaLio>, in Il Risorgimento, 1,1989, pp. )0-76; R Romani, <The Cobdenian Moment ìn the ltalian Risorgimento>, in A. Hou'e, S. Morgan (eds.), Rethin kin g Nineteenth-Century Uberali sn: Ricbard Cobden Br centenary Essals, Aldershot, llants, Ashgate, 200ó, pp. 117-1,{0. In halia, prinu dell'abolizione delle cont /aas. orevalevano le critiche al modello inqlese di sviluppo: R. Romani, <Gli economjsri risorgimentalidi fronte aLlosvilufpo inglcs.. I81t-18>, in Il pensiero econonzicoiraliano, 10,2ffi2, pp. $-7. tts Nicolai, Memoùe, cit., trI, pp. 11-15; per Taparelli, si veda ìa nota 77; e Leopardi, La giuvizia uci contratti, cit., p. 10. rre Broglio d'Aiano, <<Lapolitica doganale>r,ot., p. Q.6. t20 Osseruazioni di Mg.re Pro-Tesorierelrrxstzresse allE.mo Seg.rio di Stato [...] (ms., J novembre 1S47);in Gentili, <.I preLiminari della lega doganale", cit., p. 6)i. r2r Si veda F. Gendli, <<Unepisodio di storia delle finanze papalb, in Giornale fugli economisti,s. III, 49, 1914, pp. l%-2I7. Forse si doveva a1lavoro di Morichinj la proposta di costituire un <<Mínisterodi bendicenza pubblico, di cui si dctte norizìa nel maggio 1848 (Raccolta deile làggt e disposiioni di pub uftí.iai-".rr" blica amruinistruzione nello Stato Pontifido,II, Atti pubblicati dal 1 gennaio dl dì 15 nouernbre 1848, Roma, Stamperia della R.C.A., 1850, pp. 16r-166). t2 Per quesîe vicende si veda C. Gray, <<Introduzione>>, in A. Rosmini, Progetti Ji costituzione. Saggi editi e inediti sullo stato, a cura di C. Gray, Milano, Bocca, 1952, pp. ix-xciii. Risalgono all'estate 1848 anche una serie di articoli appani ne| Risorginento, e ripubblicati con il tirolo <<Lacostituente deÌ Regno dell'Aha Italio, in Rosmíni, Progetti di costituúone, cit., pp. 243-288. 12' I1 modello sradiale è applicato sopraltutto in A. Rosmini, <<Lasocietà ed il suo ùne> (1819), nId,., Filosofia della politica, Milano, Boniardi-Pogliani, 1858. Si veda Romani, <<L'economiapolitica dei moderati>, at., pp. 4246. f2a Sul contrasto con Gioja del 1824-28, si vela G. Solari, <<A.Rosmini, le Mewttrit' di Modena e la polemica col Gioia>, n Id.., Stadi rosminiani, Milano, Giuffrè, 1917, pp.2D-261, e Barucci, Il pensiero econonzicctdi Melcbiorre Gioia, crt., pp. L60-167. r2t A. Rosmini, <<Esamedelle opinioni di Melchiorre Gioia in favor della modat (1824), in Id., Opuscoli filosofici, Milano, Pogliani, 1827, II, pp. 119, 122; Ià.. <Saggio sulla definizione della ricchezzo 0.827\,'n Id,., Opuscoli politici, a car't di G. Marconi, Roma, Città Nuor.a, i978, p.26, nora. 126I nuovi desideri innescano nei ceti poveri non solo componamenti iilegali, dissolutezza, e discordie famìliari, ma anche tentativi di mobiliù sociale che, Ia società essendo una piramide, nella maggior parte dei casi non possono che fallirc: I-a società ed il suo fìne, cit., pp. )78-)79. Le ineguaelianze sociali temperano i desideri: pp. 381, 450-413. r27Rosmini, Filosofia del diritto, cit., I1I, n. 1676; \{, n.22-7L t28 [biden, II, nn. 1205-1262. Vi è comunque urn legge di umanità che, nel cono di carestie, impone di non vendere ai rìcchi più del loro bisogno (n. 1216); inol- Economia politica e pensiero sociale cattolico nello Stato pontficio 7l tre ci sono casi in cui I'equità richiede un'applic-'íone non pedi-ssequadella úustiz,iz commurativa (nn. 12fi-1262). Sulla srande fiducia di Manzoni nel ir"..otu e sulla sua idea di una p_rogredientem.oraljz,zazionedell'economia poliúca, si veda P. Barucci, <<La"cultura economicz" di ,\lessandro Manzoni", in Rassegnaeconomíca,11, 1977, pp.279-)12. t, Rosmini, Filosofiadel diitto, cit., V, nn. 207r,2147,2166-2170. Tipicamente, la distribuzione dei'beni' non doveva seguite regole economiche, ma essere tale ne possederauno dovera possedereanche quelli affini (per escmpio, p.l.q îlri le famiglie numerose dt,r'ono essere ricche: chi govema deve possedere:eic.t: Yl, nn.25892678. rro d, ftec6 , <<Lacostituzione secondo la gìustizia socialerr, nId., Progetti d.i costituzione,pp. 118-119 (ms.). lrr A. Rosmini, <<Progettodi cosrituzione per lo stato romano>>,in ld., Progetti d.i costituzione,pp. 12,29-1), 15,60-$. Si dichiarava che ..1a libertà del commercio e delf industria sono principii fondamentali del diritto economico dello Stato>>-Le proposte rosminiane non si ritrovano nello statuto concesso da Pio ]{ (forse anche petché giunte troppo tardi). r,2 Rosmini, Lz costituzione secondola giuxizia sociale, cir., pp. 127-I32 (ms.), 1171 4 1 ( t e s t op u b b . e m s . ) , 1 4 1 - 1 4 4( m s . ) . t t t I b i d e n , p p . 1 4 1 - 1 4 ì , 1 4 8 - 1 4 9( m s . ) , t A l b i d e m ,p p . I 4 - l - l - 1 9{ m s . l . tts Ibidenx, pp, 129 (ms.), 112-ll-l (ms.); su-[<<dispotismode11emaggiorarze>, citando Tocqueville, in La rustituente del Regno dt,ll'Altd ltalia, cit., p. ZlA. Dó A. Ro"rnini, <<Il comunismo ed il socialìsmo> (1849), tn Id., Opuscoli politici, cit., p. 88; La costituente del Regno dell'Alta ltalia, cir., p. 264. Dr C,avour si veda ad esempio <C,orso di economia politica proiessato da1 signor Francesco Fetara> (1849-50),in C, Cavour, Soitti di econonia 1835-1850,Ililano, feltrinellt,7962, pp.447465; di Giobetti, Dr:l rìnnouanzentociuile d'Italia (18)1), a cura di Fausto Nicolini, Ba1l,Latena, 1911-1912,I, pp. 106-107. rr7 Rosmini, La costituente del Regno dellAlta It,1lia, cit., pp.27I-272. 1t8 Nella società liberale, il divieto di praticare la carità crjstiana e I'abolizione del tiposo domen.icale_sonogiustificati <<coni principi della migliore economia pubblica>;l'onestà è fatta risiedere nell'accumularé iLcchezza.'esoddisfare le-passioni: rnv\v'totustuus.bizlusers/magistero/pgquanta.htm. rre Piîri, C,artegi del P Luigi Tàparelli d'Azeglio, cit., p.749. r{ Si r.eda G. Burns, <<ThePolitics of Ideology: The Papal Struggle u'irh Ljbera, iism>, in Anerican Jormal of Sociolog, gt, i990, pp. ltZl-tt>2.