Linea di Ricerca 4 Linea di Ricerca 4 Riabilitazione della disabilità di origine muscoloscheletrica Responsabile Scientifico: Dott. Angelo Montesano Potenziali Evocati Trigeminali (T-SEPs): nuove acquisizioni mediante registrazioni in pazienti Parkinsoniani impiantati per la Stimolazione Cerebrale Profonda (DBS) nel nucleo tegmentale Pedunculopontino (PPTg) Responsabile: Caliandro Pietro al., 1986) dei Potenziali Evocati Trigeminali, ci proponiamo con questo studio di apportare il nostro contributo al chiarimento di questo dibattito utilizzando l’elettrodo DBS che offre l’opportunità di registrare i SEPs in stretta vicinanza dei generatori dei Potenziali Elettrici Trigeminali. BACKGROUND Lo studio è stato eseguito su 10 soggetti parkinsoniani con gravi turbe dell’andatura impiantati a livello ponto-mesencefalico per la DBS del nucleo Pedunculopontino. Poiché tale target si trova in vicinanza sia del nucleo principale del V sia del lemnisco trigeminale, attraverso l’utilizzo di elettrodi per la DBS come elettrodi di registrazione è stato possibile valutare fenomeni fisiologici interessanti le vie trigeminali sottocorticali non accessibili dall’esterno. Tenendo conto che le registrazioni sono state effettuate su pazienti in anestesia generale e curarizzati è stato possibile evitare gli artefatti da concomitante stimolazione muscolare che inquinano fortemente le risposte neurogeniche nello stato di veglia. METODI Sono stati reclutati 10 soggetti parkinsoniani impiantati nel PPTg per la DBS in quanto resistenti al trattamento farmacologico, affetti soprattutto da instabilità posturale e gravi turr be dell’andatura. Le registrazioni sono state eseguite stimolando contemporaneamente la II e III branca del trigemino (labbro superiore e inferiore) in camera operatoria durante la procedura stereotassica subito dopo il targeting con paziente in anestesia totale intravenosa (TIVA) mediante Propofol e Fentanyl e agenti di blocco neuromuscolare. Le registrazioni sono state successivamente ripetute in laboratorio con paziente in stato di veglia, prima dell’inizio della stimolazione Ricerca corrente La Stimolazione Cerebrale Profonda rappresenta ormai una valida tecnica introdotta per il trattamento dei sintomi motori del Morbo di Parkinson, che sono resistenti al trattamento farmacologico (Benabid et al., ,IMOUsin-Dowsey et al., +OLLER et al., 1999). In tale tecnica, un elettrodo di stimolazione viene inserito in un nucleo target dei gangli della base, nucleo Sottotalamico (STN) o Globo Pallido parss interna (Gpi) e stimoli ad alta frequenza vengono impostati a un appropriato livello di frequenza-intensità al fine di ridurre i sintomi motori della malattia senza significativi effetti collaterali. Recentemente, nella procedura stereotassica è stato individuato quale nuovo target il nucleo Pedunculopontino (Mazzone et al., 2011) per il trattamento dei sintomi freezing e gait akinesia non rispondenti alla stimolazione dei target abituali. Sia in camera operatoria immediatamente dopo il targeting sia in laboratorio durante i giorni immediatamente successivi all’impianto, l’elettrodo per la DBS rimane accessibile all’esterno così che i quattro contatti possano essere connessi ad apparecchi neurofisiologici e usati per la registrazione dei Potenziali Evocati Somatosensoriali (Insola et al., 1999, (ANAJIMA et al., -AZZONE et al., 2011). Poiché a tutt’oggi esiste un dibattito non ancora risolto sull’affidabilità (Hashimoto et al., 1988) e non (Leandri et OBIETTIVI 369 Linea di Ricerca 4 Waves Generetion: A=main sensory nucleus B=trigeminal lemniscus C=cortex C N14 1μv P23 3ms Cz-Fz N9 N5 N8 PPTg0-Au PPTg1-Au PPTg2-Au 10μv PPTg3-Au 3ms A Fig. 1 B Trigeminal SEPs (pure cutaneus stimulation) terapeutica, al fine di valutare gli effetti della contemporanea stimolazione muscolare sia sulle risposte dallo scalpo che dal macroelettrodo. Ricerca corrente ATTIVITÀ 370 Sono stati reclutati 10 soggetti affetti da Morbo di Parkinson con gravi turbe dell’andatura e non rispondenti a terapia farmacologia. I pazienti sono stati tutti impiantati monolateralmente nel nucleo Peduncolopontino di destra per la DBS. In tutti questi pazienti è stato effettuato lo studio dei Potenziali Evocati Somatosensoriali da stimolazione elettrica del nervo Trigemino (T-SEPs) controlaterale al nucleo impiantato. I Potenziali Evocati Somatosensoriali sono stati registrati in due sessioni: s la prima in camera operatoria durante la procedura stereotassica, subito dopo il targeting, con paziente in anestesia GENERALEECURARIZZATO s la seconda, dopo una settimana dall’impianto e prima dell’inizio della stimolazione terapeutica, in laboratorio con paziente sveglio. In tutti i pazienti sono state sempre ottenute, soprattutto in camera operatoria, tracce riproducibili di grande ampiezza attraverso l’elettrodo per la DBS impiantato nel PPTg (Fig. 1). Per la prima volta nell’uomo è stato possibile registrare genuini potenziali neurogenici trigeminali, che riteniamo essere generati a livello troncoencefalico dal nucleo principale del V e dal lemnisco trigeminale. Riguardo le risposte neurofisio- logiche registrate dallo scalpo sono risultate attendibili solo quelle ottenute in camera operatoria, mentre non è stato possibile assicurare per quelle ottenute in laboratorio l’attendibilità in quanto inquinate da notevole attività artefattuale di origine muscolare. Linea di Ricerca 4 BACKGROUND La distonia è un disturbo del movimento ipercinetico causato da un’anormale integrazione sensori-motoria a livello corr ticale e sottocorticale, associata a deficit di programmazione del movimento. La distonia è considerata da alcuni autori causata da iperplasticità neuronale, definita maladaptive plasticity. Attualmente la tossina botulinica, grazie a un importante ruolo che svolge sia a livello della giunzione neuro-muscolare sia a livello centrale, è il farmaco di prima scelta per il trattamento della distonia cervicale. Spesso viene associata a TRATTAMENTI DI RIABILITAZIONE IN LETTERATURA VENGONO CONSIDErati in modo globale molti tipi differenti di riabilitazione tra cui il rinforzo muscolare, la mobilizzazione passiva e le tecniche di “bio-feedback” utilizzate per facilitare l’apprendimento motorio motor learning. Tuttavia, non esistono criteri di efficacia delle singole modalità di trattamento per la mancanza di protocolli clinici standardizzati e per la difficoltà di utilizzo di test valutativi neurofisiologici. Tale trattamento potrebbe avere un ruolo coadiuvante nel migliorare i processi di plasticità alterati nella distonia cervicale e rendere più duraturo nel tempo l’effetto della tossina botulinica (solitamente 3 mesi). Lo studio propone, inoltre, una migliore valutazione neurofisiologica con studio con poligrafia e analisi cinematica della distonia cervicale associata a valutazione con tavoletta grafica e fMRI. OBIETTIVI Lo sudio si propone di valutare i seguenti aspetti Neuroplasticità in pazienti affetti da distonia cervicale in compiti di apprendimento e ritenzione di sequenze motorie e visive mediante tavoletta grafica. Riabilitazione con tecniche di “bio-feedback” applicate secondo l’approccio del motor learning, rispetto alle tecniche riabilitative standard (mobilizzazione articolare/stretching) incrementanti la capacità di eseguire e pianificare movimenti più corretti dopo trattamento con tossina botulinica. Durata dell’effetto farmacologico del trattamento con tossina botulinica (solitamente 3 mesi) potenziata a lungo termine con il trattamento con tecniche di motor learning. Con fMRI valutare gli effetti del trattamento riabilitativo sui processi di connettività corticale alterati nella distonia cervicale e parzialmente modificati dalla tossina botulinica. METODI Studio pre-post e follow-up a 3 mesi, controllato, numero pazienti totale previsto: 24, divisi in 2 gruppi di 12 pazienti. Valutazioni Toronto Western Spasmodic Torticollis Rating Scale (TWSTRS), Visual Analogue Scale (VAS) per il dolore, Poligrafia muscoli rachide cervicale (sternocleidomastoid, splenius capitis, trapezius sup bilateralmente). Studio cinematico della regione cervicale con metodo optoelettronico. Parametro principale misurato: angolo di rotazione relativa testa-spalle nel piano trasversale. Utilizzando uno scanner RM da 1,5 Tesla (Siemens Magneton Avanto) sono state acquisite immagini anatomiche e funzionali con le seguenti sequenze: 1. Diffusion Weighted (DW) single shot spin-echo (TR/TE = 6.700/99 ms, 50 fette assiali, matrice 128x128, FOV = 240x240 mm2 SPESSORE MM DIREZIONI BVALUE = 1.000 s/mm2 2. 3D T1-weighted magnetization prepared rapid gradient ECHO 42 MS 4% MS 4) MS mIP ANGLE ª FETTE CONTIGUE DA MM DI SPESSORE DIMENSIONE DELLA MATRICE &/6 mm2 3. echo planar T2* con contrasto BOLD su soggetti a riposo (TR = 2.500 ms, TE = 20 ms, dimensione del voxel = 3,125×3,125×2,5 mm3, dimensione della matrice = 64×64, FOV = 200x200 mm, numero di fette in assiale = 39, numero di volumi = 190). ATTIVITÀ Nel presente studio sono stati reclutati 2 soggetti con distonia cervicale idiopatica valutati come da protocollo e sottoposti a trattamento con tossina botulinica a livello dei muscoli distonici in associazione a training riabilitativo Ricerca corrente Tecniche riabilitative con “bio-feedback” associate al trattamento con tossina botulinica in pazienti con distonia cervicale: effetti sulla neuroplasticità Responsabile: Castagna Anna 371 Linea di Ricerca 4 Rest Eyes Closed 65 60 55 50 45 40 Follow-Up Pre 35 Fig. 3A Post 5 10 15 20 25 30 Time [s] Head-Shoulder Horizontal Angle [deg] Head-Shoulder Horizontal Angle [deg] Rest Eyes Open 70 60 55 50 Follow-Up Pre 45 40 35 30 Post 25 5 10 15 20 25 30 Time [s] Ricerca corrente Rappresentazione degli andamenti temporali dell’angolo di rotazione relativa testa-spalle durante l’esercizio di mantenimento della posizione di Rest ESEGUITO A OCCHI APERTI .ELLA SESSIONE 4 PRE SI OSSERVANO INIZIALMENTE ELEVATI VALORI DI ROTAZIONE ª VERSO SIN DURANTE LESECUZIONE DELLESERCIZIO i due distretti tendono a un relativo allineamento (circa 20°). Nella sessione T1 (post) il soggetto presenta un allineamento migliore, mentre nella sessione di follow-up la rotazione presenta valori maggiori rispetto alla sessione post e comunque inferiori rispetto alla sessione pre. Nelle sessioni post e follow-up la paziente mostra migliorata capacità di mantenimento di una posizione fissa (ROM M dell’angolo di rotazione relativa costante). B Rappresentazione dei dati di rotazione relativa testa-spalle durante l’esercizio di mantenimento della posizione di Rest eseguito a occhi chiusi. Anche in questo caso nella sessione pre si osservano elevati valori di rotazione e una tendenza ad un relativo allineamento al variare del tempo, più costante rispetto al task eseguito a occhi aperti. Nella sessione post il soggetto mostra un migliore allineamento, mentre nella sessione di follow-up torna a mostrare valori simili alla sessione pre. Anche per questo task si osserva una migliorata capacità di mantenimento di una posizione fissa dopo il trattamento. 372 3 mesi. Le immagini funzionali di resting state (rfMRI) di ogni soggetto sono state pre-processate utilizzando FSL (Smith et al., *ENKINSON et al., 2012) per la correzione del movimento, la rimozione dei tessuti non cerebrali, il filtraggio spaziale e temporale e l’Indipendent Component Analysis (ICA) spaziale a singolo soggetto utilizzando MELODIC (Beckmann e Smith, 2004). Successivamente è stata effettuata una rimozione delle componenti rumorose del segnale mediante FIX di FSL. Ogni immagine è stata così registrata prima linearmente sulla rispettiva T1 e poi non linearmente su uno spazio standard (MNI152). Le serie temporali sono state estratte in 6 cluster (Van Dijk et al., !NDREWS(ANNA et al., 2007), di cui 4 relativi alla Default Mode Network (DMN) e 2 posizionati nella corteccia motoria. In seguito, è stata calcolata la connettività funzionale (CF) tra ogni coppia di cluster della DMN e i due cluster della corteccia motoria (Fig. 1A). Infine, sono state calcolate le mappe di connettività spaziale (Fig. 1B). Le immagini pesate in diffusione (DWI), sono state pre-processate con FSL (Smith et al., *ENKINSON et al., 2012) in modo da correggere le distorsioni dovute a correnti indotte e l’orientamento bella B-matrix (Leemans and Jones, 2009). Successivamente, si è calcolato il tensore per ogni voxel di ciascuna immagine in modo da calcolare l’orientamento delle fibre di sostanza bianca. È stato, quindi, possibile tramite trattografia deterministica, ricostruire i fasci corticospinali destro e sinistro (Fig. 2) e i cingoli destro e sinistro. Infine, per ogni tratto, sono stati calcolati i valori di anisotropia frazionaria (AF) al fine di ottenere informazioni relative all’integrità delle fibre di ciascun fascio. Da questa analisi preliminare di RMN è emerso che la CF antero-posteriore e postero-posteriore nel soggetto trattato con tossina botulinica e riabilitazione, risulta aumentata nel post e mantenuta nel follow-up. Diversamente, nel soggetto trattato solo con tossina botulinica, la FC risulta aumentata dopo il trattamento, e decresce nel follow-up. Le analisi strutturali Linea di Ricerca 4 1 0.8 PCC 0.6 0.4 mPFC 0.2 0 -0.2 LPar -0.4 -0.6 RPar -0.8 -1 PCC mPFC LPar Fig. 1A Risultati delle analisi di rfMRI Fig. 1B Risultati delle analisi di rfMRI RPar In figura A è rappresentata la connettività funzionale tra i cluster della $-.TRAMITEGRAFOSINISTRAEMATRICEDICONNETTIVITÌDESTRAINUMERI riportati sulle connessioni tra i nodi rappresentano i valori di correlazione tra cluster. In figura B è riportato un esempio di connettività spaziale tra la corteccia cingolata posteriore e il resto dell’encefalo. Parametri cinematici significativi A riposo a T1 si registra riduzione di circa 30° della rotazioNEDISTONICADELCAPOVERSOSINISTRADOPOMESISIREGISTRA ritorno a valori pre-trattamento nelle prove eseguite a occhi chiusi ma non in quelle a occhi aperti, in cui la patologica roTAZIONEÒANCORADIMINUITANELLOSTUDIOPOLIGRAlCOSIREGISTRA riduzione dell’attività EMG nei muscoli iniettati più evidente a T1 (Fig. 3 A e B). AF di 49 anni, affetto da distonia cervicale (torcicollo sinistro) da circa 5 anni, esordio subacuto, trattato con tossina botulinica A a livello dei muscoli del rachide cervicale in passato con parziale e transitorio beneficio (2/3 mesi). Test eseguiti: TWSTRS a T0 = 37/85, a T1 = 22/85, a 3 mesi = 6!3PERDOLORE44EDOPOMESI VAS dolore 2/10 invariato nelle tre rilevazioni. Parametri cinematici significativi A T0 si registra un tempo di rotazione nella posizione opposta alla deviazione distonica del capo (verso sinistra) di 27 seconDIMOLTORIDOTTAASECONDIA4SECONDICONRITORNODOPO TREMESIASECILRANGEOFMOTIONDELLANGOLODIROTAZIONE relativa testa-spalle resta invariato nell’esecuzione della rotazione verso sinistra. Nello studio poligrafico si registra riduzione a T1 dell’attività EMG nei muscoli iniettati (Splenio dx). Le immagini di risonanza magnetica di entrambi i soggetti sono state acquisite prima, dopo il trattamento e a distanza di Fig. 2 Ricostruzione trattografica del fascio corticospinale destro e sinistro in uno dei due soggetti. Ricerca corrente integrato con tecniche di motor learning in 1 solo paziente (JK). JK di 58 anni, affetta da distonia cervicale (torcicollo sinistro e anterocollo) da circa 10 anni trattata con tossina botulinica a livello dei muscoli del rachide cervicale in passato con parziale e transitorio beneficio. Test eseguiti: TWSTRS a T0 = 49/85, a T1 = 30,5/85 a 3 mesi: 40/85, VAS per dolore T0 = 8/10, T1 = 2/10 e dopo 3 mesi 1/10. 373 Linea di Ricerca 4 Ricerca corrente sui fasci ricostruiti, invece, mostrano un aumento nel posttrattamento della AF del corticospinale sia destro che sinistro in entrambi i soggetti. I valori di AF relativi ai cingoli, invece, rimangono pressoché invariati nelle tre valutazioni. 374 Impatto della Sclerosi Multipla nell’utilizzo dell’arto superiore: valutazione del livello di funzione motoria, attività e partecipazione Responsabile: Cattaneo Davide PRODOTTI SCIENTIFICI BACKGROUND Articoli s Castagna A, Baglio F, Ramella M, Griffanti L, Marzegan A, Crippa A, Jonsdottir J, Montesano A. “Functional brain changes in a case study with cervical dystonia treated with botulinum toxin and motor re-learning techniques (MRT)”. In Movement Disorders, Vol. 29, Page(s): S492S492). Wiley-Blackwell. 2014, May. s Castagna A, Baglio F, Ramella M, Di Pasquale O, Marzegan A, Crippa A, Giacobbi G, Jonsdottir J, Montesano A. “Long-lasting functional brain changes in a case study of cervical dystonia treated with botulinum toxin and motor relearning techniques Toxicon”. Vol 93S- Elsevier. 2015. Presentazioni Convegni s Castagna A, Baglio F, Ramella M, Laganà MM, Marzegan A, Crippa A, Giacobbi G Jonsdottir J, Scaccianoce E, Montesano A. “Functional and structural connectivity changes in a case study with cervical dystonia treated with botulinum toxin and motor re-learning techniques”. Poster Synaptic Plasticity Meeting. 2014, giugno, Milazzo. La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia cronica demielinizzante del sistema nervoso centrale (SNC). La sintomatologia è caratterizzata da molteplici disfunzioni, sia a livello fisico sia psichico, che possono presentarsi con quadri clinici variabili a seconda della sede delle lesioni demielinizzanti. Le alterazioni riguardano: aumento dell’affaticabilità, debolezza muscolare, alterazioni della coordinazione motoria, tremore, atassia, spasticità, disturbi della sensibilità, della vista, cognitivi e del linguaggio (Yozbatiran et al., 2006, Kierkegaard et al., 2012). La malattia determina, quindi, un’alterazione globale delle funzioni dell’individuo, con un significativo impatto sull’indipendenza personale e la qualità di vita. I quadri clinici possibili in pazienti affetti da SM sono molteplici, ognuno di questi può essere causa anche della presenza di disabilità a carico dell’arto superiore. Yozbatiran et al., 2006, hanno confermato che esiste una relazione tra la funzionalità degli arti superiori e le funzioni cognitive in pazienti affetti da SM e hanno ipotizzato come le alterazioni dell’arto superiore costituiscano un ruolo principale nel determinare la disabilità nelle attività della vita quotidiana. Purtroppo, la produzione scientifica a oggi pubblicata è ancora insufficiente a chiarire tutti gli aspetti della malattia e si concentra principalmente sulle problematiche agli arti inferiori e sui disturbi dell’equilibrio, poiché considerati la principale causa di disabilità nei soggetti malati. Ne deriva che a oggi non è ancora disponibile un quadro chiaro dell’insieme delle problematiche, specie considerando la grande variabilità di manifestazione clinica della patologia. Senza un adeguato protocollo valutativo in grado di inquadrare i vari aspetti della patologia e differenziarli, i problemi che si incontrano nello sviluppo di un programma realmente personalizzato sono notevoli. OBIETTIVI Obiettivo principale della ricerca è lo studio della prevalenza dei disturbi dell’arto superiore in pazienti affetti da SM. Linea di Ricerca 4 Obiettivo secondario è l’analisi dei fattori correlati alla perdita della capacità di eseguire le attività della vita quotidiana. Criteri di inclusione Età maggiore di 18 anni, diagnosi di Sclerosi Multipla, capacità di toccarsi con una mano il mento. Criteri di esclusione Altre patologie neurologiche e/o ortopediche che avrebbero potuto influenzare l’attività dell’arto superiore. Ottenuto e firmato il consenso informato, tutti i pazienti sono stati sottoposti a un iterr di valutazione indagante gli ambiti della International Classification of Functioning in termini di funzioni corporee, attività e partecipazione. Tutti i soggetti sono stati valutati dallo stesso esaminatore nella medesima METODI I pazienti che hanno partecipato allo studio sono stati reclutati all’Università di Hasselt (B) e all’interno dell’Istituto S. Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi di Milano, sia in regime di ricovero nel Centro Sclerosi Multipla sia in regime ambulatoriale. Il campione comprendeva 62 donne e 43 uomini CON UNETÌ MEDIA $3 DI ANNI DI QUESTI AVEVANO diagnosi di SM Esacerbante-Remittente, 58 SM Secondariamente Progressiva e 13 di SM Primariamente Progressiva. Tab. 1 Clinical variables, (cut off scores) and percentage of abnormal scores MS groups Mild Moderate Severe ambulant Severe non ambulant Jamar (z scores < –1.96) 19% 35% 49% 54% MI Dom (< 100) 38% 47% 62% 74% MI NDom (< 100) 31% 47% 68% 86% MAS (> 0) 0% 0% 11% 11% FTRS (> 0) 31% 35% 65% 50% SWMT Thumb (> 1) 69% 82% 92% 83% SWMT Index (> 1) 63% 76% 81% 77% ARAT (< 57) 44% 71% 68% 89% NHPT (z scores > 1.96) 38% 94% 86% 97% BSBT (< 6) 63% 94% 100% 100% AI (> 1) 63% 76% 100% 100% Tab. 2 Linear regression analyses to explain the variance of the MAM-36 by the capacity measures on “activity” level in the low dexterity group Dependent variable Independent variables R2 Adj R2 SE Intercept Coeffcient ` t Sig ARAT 0.45 0.44 8.23 32.07 0.54 0.67 6.29 <0.001 NHPT 0.41 0.40 8.48 38.69 99.23 0.64 5.87 <0.001 MAM-36 R2 PREDICTIVE VALUE 3% STANDARD ERROR ` ESTIMATE T TVALUE 3IG SIGNIlCANCE .(04 .INE (OLE 0EG 4EST !2!4 4 !CTION 2ESEARCH !RM 4EST -!- Manual Ability Measure-36. Ricerca corrente -) -OTRICITY )NDEX $OM $OMINANT .$OM .ON $OMINANT -!3 -ODIlED !SHWORTH 3CALE &423 &AHNS 4REMOR 2ATING 3CALE 37-4 3EMMES 7EINSTEIN -ONOlLAMENT 4EST !2!4 !CTION 2ESEARCH !RM 4EST .(04 .INE (OLE 0EG 4EST "3"4 "OHANNON 3TANDING "ALANCE 4EST !) !MBULATION )NDEX 375 Linea di Ricerca 4 modalità. Per ogni paziente sono stati valutati entrambi gli arti superiori con la stessa metodologia. I due principali test per la valutazione della funzione corporea erano: 1. Action Research Arm Test (ARAT). A Permette una valutazione della funzionalità motoria dell’arto superiore. È composto da 19 task suddivisi in 4 gruppi, ognuno dei quali va ad analizzare un diverso tipo di presa: Grasp, Grip, Pinch e Gross Movements. 2. 9 Hole Peg Test (NHPT). Offre una valutazione quantitativa della destrezza digitale. Viene eseguito per due volte con la mano dominante, in seguito altre due volte con la mano non dominante. Per l’anali statistica sono state calcolate le mediane e le perr centuali di score anormali dividendo il campione in quattro sottogruppi aventi un EDSS (Exparded Dysability Status Scale) minore di 4, tra 4 e 5,5, tra 6 e 6,5 e sopra 6,5. Le differenze mediane tra sottogruppi sono state analizzate con il test non parametrico di Kruskall-Wallis. Sono stati, inoltre, impiegati modelli lineari generalizzati per capire la relazione tra le menomazioni dell’arto superiore e la sua funzionalità. Ricerca corrente A ATTIVITÀ 376 Durante il periodo di ricerca è stato definito il piano di valutazione, sono stati definiti i protocolli per la somministrazione dei test in Italia e in Belgio ed è stato valutato tutto il campione previsto. Sono stati, inoltre, organizzati all’Università di Hasselt e in vari convegni sessioni per la disseminazione del protocollo. Il campione in toto comprendeva 105 soggetti di cui 54 provenienti dal Belgio e 51 dall’Italia. Alla luce dei risultati ottenuti, è emerso come i soggetti inclusi nello studio presentassero problematiche importanti a causa del tremore, del deficit di forza e di sensibiita soprattutto per il gruppo con un punteggio di EDSS maggiore di 5,5. I test misuranti il dominio attività confermano la difficoltà dei soggetti affetti da questa malattia nella manipolazione di piccoli oggetti, come dimostrato dall’aumento del tempo necessario a completare il NHPT e dalla difficoltà ai task pinch nell’ARAT. Questi due test sono inoltre associati a una riduzione della capacità di effettuare in modo autonomo diverse attività della vita quotidiana. La Tab. 1 mostra le frequenze di score anormali nei vari test mentre la Tab. 2 mostra i fattori associati alla riduzione di competenze manuali nelle attività della vita quotidiana. Infine, lo studio ha evidenziato come i deficit dell’arto superiore siano spesso bilaterali nei pazienti moderatamente e severamente disabili. La presenza di disabilità a entrambi gli arti superiori e la concomitanza di più deficit, quali astenia, tremore e ipoestesia, potrebbe spiegare in parte la riduzione delle attività della vita quotidiana e la riduzione della partecipazione del soggetto nelle attività extradomiciliari. A seguito dello studio si è formato un nuovo consorzio di 8 centri di ricerca europei (RIMS) per la valutazione dell’arto superiore e per l’analisi dell’impatto della riabilitazione motoria. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli s Lamers I, Cattaneo D, Chen C, Bertoni R, Feys P. Prediction of upper limb capacity and performance in Multiple Sclerosis, according to manual dexterity. PTJ. s Bertoni R, BSc, Lamers I, MSc, Chen CC, ScD, Feys P, PhD and Cattaneo D, PhD. Prevalence of unilateral and bilateral upper limb impairments at body function, activity and participation level in persons with multiple sclerosis. MSJ. F, Baskurt Z, Ozakbas S, Idiman s Yozbatiran N, Baskurt F E. Motor assessment ofupper extremity function and its relation with fatigue, cognitive function andquality of life in multiple sclerosis patients. J Neurol Sci. 2006, Jul. s Kierkegaard M, Einarsson U, Gottberg K, von Koch L, Holmqvist L LW. Therelationship between walking, manual dexterity, cognition andactivity/participation in persons with multiple sclerosis. Mult Scler. 2012, May. 18(5):639-46. Studio dell’attività corticale mediante EEG durante la stazione eretta e sua modulazione in seguito a trattamento riabilitativo Responsabile: Cattaneo Davide BACKGROUND La corteccia cerebrale appare importante nel mantenimento della stabilità posturale (De Vincenzo, 1987). Recenti studi suggeriscono che i processi corticali possano essere coinvolti sia durante l’ideazione sia l’inizio delle risposte posturali (Horak, 2007). Slobounov (2008) ha valutato l’attivazione corticale tramite elettroencefalografia (EEG) e l’attivazione muscolare tramite elettromiografia in 20 soggetti sani richiedendo loro di effettuare oscillazioni posturali in direzione antero-posteriore. I risultati hanno mostrato un aumento dell’attività gamma quando il soggetto è posto in un equilibrio precario. L’EEG ha anche dimostrato alterazioni dell’attività corticale misurata durante compiti di equilibrio in soggetti con esiti di trauma cranico (Slobounov, 2013). Questi studi confermano che le strutture corticali più alte intervengono nella regolazione dell’equilibrio posturale nei soggetti sani e nei pazienti, sebbene i meccanismi neurofisiologici non siano ancora del tutto chiariti. OBIETTIVI L’obiettivo principale sarà lo studio di: 1. attività corticale di soggetti sani posti in diversi contesti POSTURALI 2. differenze tra soggetti sani e soggetti affetti da Sclerosi -ULTIPLA r 3. eventuali modificazioni funzionali dell’attività elettrica corticale indotte da trattamento riabilitativo in soggetti affetti da Sclerosi Multipla. METODI Un convenient sample di soggetti con Sclerosi Multipla è staTO RECLUTATO PRESSO IL CENTRO 3 -ARIA .ASCENTE PER RENDERE IL più possibile omogeneo il campione sono stati reclutati solo pazienti provenienti dal reparto di degenza. I pazienti eleggibili erano tutti i soggetti affetti da SM (Poser et al., 1983) con un MiniMental score > 2, in grado di mantenere la stazione eretta per più di 60 s e con EDSS score ) 7. I soggetti sani di età comparabile sono stati valutati solo alla baseline con lo scopo di fornire dati normativi. Casi/controlli Sono stati finora reclutati e trattati 17 pazienti affetti da Sclerosi Multipla dei 15 previsti. Per aumentare l’accuratezza delle stime sono stati valutati 15 soggetti sani invece dei 10 preventivati. Valutazioni La valutazione clinica si è basata in particolare sulla somministrazione dell’Expanded Disability Status Score (EDSS) e della Berg Balance Scale (BBS). La valutazione EEG è stata effettuata tramite cuffia actiCAP (Brain Products actiCAP GmbH D82205 Gilching, Munchen, Germany), dotata di 32 elettrodi attivi. La valutazione strumentale è stata effettuata tramite una pedana stabilometrica (Technobody PK 252). Ogni soggetto è stato valutato per 3 volte nelle seguenti condizioni sperimentali: s stazione eretta con appoggio degli arti superiori, s stazione eretta, s stazione eretta con feedback: il soggetto nella posizione precedente osserva il movimento di un cursore sullo schermo che rappresenta le sue oscillazioni posturali, s Sham: compito simile al precedente, ma il soggetto osserr va movimenti casuali del cursore sullo schermo. Ogni condizione ha una durata di 30 s. Interventi applicativi I pazienti hanno effettuato il trattamento riabilitativo durante le 4 settimane di ricovero consistente in 15 sedute mirate al miglioramento dell’equilibrio ed effettuate insieme al fisioterapista. Per la riabilitazione è stata utilizzata una pedana stabilometrica con software dedicato. Analisi statistica Per identificare le variazioni EEG fra condizioni è stato utilizzato un indice spaziale globale come il GFP (Global Field Power) che rappresenta la deviazione standard dell’energia spettrale di tutti e 30 gli elettrodi utilizzati sullo scalpo per ogni banda di frequenza EEG e per ognuna delle condizioni sperimentali. Per il confronto tra pazienti e soggetti di controllo è stata utilizzata l’analisi della varianza (ANOVA). Successivamente, per localizzare le sorgenti corticali delle variazioni significative di energia spettrale fra gruppi e condizioni è stato utilizzato il software S-Loreta. Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 377 Linea di Ricerca 4 sLORETA (Z) (Y) L R (Z) A P L R 10 5 0 -5 -10 +5 Fig. 1 -5 0 0 -5 cm (Y) -5 0 +5 cm (X) +5 cm (X) ( X , Y , Z ) = ( -10 , -50 , 30 ) [mm] ; (3.39E + 0) [FAKE_PAZ vs CTRL; 7Hz] Incremento di energia spettrale in banda a nella condizione Sham (Area 31 di Brodmann) nei pazienti con SM rispetto ai controlli sani. Per quanto riguarda i confronti pre e post trattamento riabilitativo nei pazienti con SM i dati preliminari – relativi a un sottocampione di soggetti – mostrano un incremento dell’attività a (= attivazione) delle aree visive accessorie (Brodmann 18 e 19) combinato a una riduzione della medesima attività (= deattivazione) delle aree vestibolari e multisensoriali associative di sinistra nella condizione Feedback. Ricerca corrente ATTIVITÀ Il campione di soggetti sani (n = 15) è risultato composto da 6 femmine e 9 maschi di età media 38,6 ± 10,5) anni. Il campione di soggetti affetti da SM (n = 17) è risultato composto da 8 femmine e 9 maschi, di età media 42,5 ± 15,2 anni. L’Expanded Disability Status Score (EDSS) e la Berg Balance Scale dei pazienti SM sono risultate rispettivamente pari a (mediana e range): 46,5 (35-56) e 5,5 (4-7). Per quanto riguarda la differenza tra soggetti sani e soggetti affetti da SM, si sono osservati incrementi statisticamente significativi (ANOVA, p < 0,05) del GFP in tutte e quattro le condizioni sperimentali, soprattutto a carico della banda di frequenza gamma (30-45 Hz), nella condizione Sham con sorgente localizzata nell’area 31 di Brodmann di sinistra e nella condizione Feedback con sorgente localizzata nell’area 32 di Brodmann di destra (Fig. 1). PRODOTTI SCIENTIFICI I risultati preliminari sono stati presentati ai convegni del 378 RIMS – http://www.eurims.org/ – del 2011 ad Amburgo e del 2012 a Milano. BA 18, 19 BA 40, 22, 42 Fig. 2 ∂ Band Differenze pre- post-riablitazione nella condizione Feedback nel gruppo di pazienti affetti da SM (n = 9). Linea di Ricerca 4 BACKGROUND In accordo con i dati raccolti dall’EHLASS, circa 20 milioni di Europei sono vittime di incidenti domestici. Le cadute rappresentano il 78% di questi incidenti seguite da ustioni (7%) e avvelenamenti (4%). Negli Stati Uniti il 39,8% dei ricoveri ospedalieri per lesioni accidentali è legato alle cadute che sono comuni in persone anziane. Queste possono causare perdita di indipendenza e avere un impatto negativo sulla qualità della vita. In uno studio condotto su un campione di popolazione anziana di età maggiore o uguale ai 65 anni, da un quarto a un terzo del campione riporta una caduta nell’anno precedente. Nei soggetti con disordini neurologici le cadute avvengono con una frequenza elevata rispetto a una popolazione sana. Per il 50% dei soggetti con Parkinson (PD) si verifica una caduta ogni 3 mesi. Altri studi riportano che soggetti affetti da Ictus e Sclerosi Multipla (SM) hanno un rischio più alto di cadere rispetto alla popolazione generale. Nonostante il massiccio numero di pubblicazioni sull’argomento, l’accuratezza nella predizione dei soggetti a rischio di caduta rimane ancora un obiettivo da raggiungere. In particolare nuovi strumenti di misura devono essere sviluppati per l’analisi di fattori destabilizzanti legati alle cadute che vadano oltre i disturbi dell’equilibrio. Uno di questi nuovi fattori è il livello di rischio di cadere che i soggetti si sentono di assumere quando svolgono attività che possono incrementare il rischio di instabilità. OBIETTIVI L’obiettivo primario dello studio è quello di sviluppare una scala clinica in grado di misurare il rischio di cadere che ogni paziente si sente di assumere durante le normali attività della vita quotidiana Gli obiettivi intermedi sono: generazione degli item per lo sviluppo della scala, analisi degli item da parte di un panel di esperti, sviluppo della prima versione della scala, applicazione a un piccolo numero di soggetti, validazione della scala su un campione più vasto e monitoraggio prospettico delle cadute. METODI Il primo passo è stato l’identificazione del costrutto misurato della scala ovvero la misurazione di quanto un soggetto sia disposto a rischiare di cadere pur di mantenere la propria autonomia. Ciò permette di identificare coloro che si assumono più rischi di cadere dai soggetti più cauti, che minimizzano i rischi di cadere a discapito dell’autonomia. Il secondo passo è stata la generazione di 40 item da parte di un panel di esperti (fisioterapisti e neurologi) coinvolti nel trattamento di queste patologie. Il terzo passo è stato l’aggregazione degli item in una scala di tipo Likert. La lista degli item è stata successivamente rivista da clinici e pazienti per migliorarne la loro comprensione. La compilazione del test prevede che il paziente legga in autonomia le domande selezionando l’appropriata categoria in un range di risposta da in accordo o a in disaccordo. Gli item sono quindi sommati con un metodo che produce un risultato totale che può essere negativo o positivo: un valore negativo inquadrerà un soggetto maggiorr mente prudente cauto VICEVERSA IN PRESENZA DI UN VALORE positivo, si evidenzierà un soggetto potenzialmente autonomo o e propenso a rischiare di cadere pur di mantenere la propria autonomia. Il quarto passo ha avuto come obiettivo quello di ridurre il numero degli item al fine di creare una scala ridotta ovvero una scala con un numero minore di item rispetto alla versione originale su di un piccolo gruppo di pazienti. Il quinto passo è stato la somministrazione della scala in oggetto e di altre scale cliniche a un gruppo di soggetti affetti da patologie neurologiche. Criteri di inclusione s DIAGNOSI DOCUMENTATA DI 3TROKE 0$ O -3 s POSIZIONE ERETTA MANTENUTA PER SECONDI s incapacità di mantenere la stazione monopodalica per più DI SECONDO ITEM DELLA "ERG "ALANCE 3CALE s possibilità di camminare per 6 metri, seppur con l’utilizzo di un ausilio. Criteri di esclusione s 2IACUTIZZAZIONE DI 3- NEI PRECEDENTI MESI Ricerca corrente Sviluppo di un nuovo test per la predizione delle cadute in pazienti affetti da Sclerosi Multipla, Ictus e Parkinson Responsabile: Cattaneo Davide 379 Linea di Ricerca 4 s stroke o evento ischemico recidivante nelle precedenti 4 SETTIMANE s risultato inferiore a 21 al Mini Mental State ExaminationTEST s DIAGNOSI DOCUMENTATA DI DEPRESSIONE GRAVE $3-)6 s severe problematiche articolari o ossee tali da interferire con l’equilibrio e il cammino, dimostrate mediante giudizio clinico. Oltre alla scale in questione sono state somministrate le seguenti scale cliniche: Berg Balance Scale (BBS), Dynamic Gait Index (DGI), Time Up and Go (TUG), Activitiesspecific Balance Confidence (ABC), ABC Activity (ABC_ ACT), Falls Behavioural (FAB), Fall Prevention Strategy Survey (FPSS). Sono, inoltre, state monitorate prospetticamente il numero di cadute nei due mesi successivi alla valutazione. L’obiettivo dell’ultima fase è stato quello di verificare quale correlazione ci fosse tra i risultati ottenuti con la scala in oggetto, rispetto a quelli relativi alle altre scale somministrate. Ricerca corrente ATTIVITÀ 380 Sono stati complessivamente arruolati 62 pazienti, di cui 16 PD, 15 Stroke e 31 SM. L’età media dei pazienti PD è 75,7 ± 6,2 anni (valore medio ± deviazione standard), di cui 8 donne e 8 uomini. L’età media dei pazienti Stroke è 67,6 ± 18,2 L’età media dei pazienti SM anni, di cui 7 donne e 8 uomini. L è 71,8 ± 13,8 anni, di cui 15 donne e 16 uomini. Da una prima analisi sulla distribuzione dei dati si è osservato che in quasi tutti gli item, le risposte dei pazienti si presentavano molto polarizzate agli estremi della scala. Inoltre, alcuni item presentavano un più basso numero di risposte e sono stati eliminati. Altri item sono stati eliminati poiché presentavano una distribuzione scorretta o un basso valore di Cronbach alfa. Alla fine di questa procedura è stata definita una scala ridotta in cui ogni item presentava solo 3 categorie di scelta nelle quali si dichiaravano in: disaccordo, accordo, neutri. La scala ridotta è stata quindi comparata alle altre scale somministrate per la verifica della validità concorrente. Il coefficiente di spearman è riportato in Tab. 1. Infine la correlazione (Coefficiente di Spearman) tra la scala in oggetto e le cadute era –0,06. Tab. 1 Correlazione (Coefficiente di Spearman) tra la scala in fase di sviluppo e le altre scale cliniche BBS DGI ABC TUG ABC_ACT FAB FPS S 0,45 0,39 0,46 –0,41 0,63 –0,54 –0,69 Linea di Ricerca 4 BACKGROUND Il cammino è fondamentale per la salute globale e, quindi, una limitazione della deambulazione è un indicatore clinico grave che deve essere monitorato dai pazienti e dai loro medici. Limitazioni della deambulazione sono un segno distintivo di Stenosi Spinale Lombare (LSS). Clinicamente, le persone con LSS presentano una varietà di sintomi, tra cui mal di schiena, deficit neurologici e dolore agli arti inferiori. Il sintomo fondamentale della LSS è la claudicatio neurogena, descritta come dolore alle gambe e/o intorpidimento, debolezza e formicolio. Tali sintomi della LSS spesso portano a invalidità sostanziale e le attività che richiedono la deambulazione o lo stare in piedi per periodi prolungati sono spesso evitati. Uno dei principi fondamentali della classificazione ICF è la differenza tra la capacità (di un individuo capacità di svolgere un determinato compito o di un’azione in un ambiente controllato) e le prestazioni (le attività svolte da un individuo giorno per giorno, nel contesto della propria vita). La distinzione tra capacità e performance è essenziale per lo studio della disabilità causata dalla LSS. Le cause delle limitazioni nella deambulazione svolgono un ruolo centrale nella LSS e la valutazione della deambulazione legata alla disabilità è un punto critico. Tradizionalmente, la deambulazione è stata valutata in LSS con metodi self-report o con prove in laboratorio. Una recente ricerca ha utilizzato il monitoraggio dell’attività fisica quotidiana di popolazioni di individui, compresi gli anziani che hanno avuto un ictus e pazienti con paralisi cerebrale. La capacità di misurare la durata e l’intensità dell’attività e il numero di passi, come è possibile fare con gli apparecchi ARMBAND, è considerata gold standard nella misurazione dell’attività fisica per lo scopo della ricerca medica. OBIETTIVI Scopo del presente studio è quello di esaminare la relazione tra un diario di attività self-report e LSS, confrontando i risultati di questionari self-report e dall’elaborazione dei dati del dispositivo ARMBAND, prima e dopo un intervento di fisiocinesiterapia standardizzato. METODI Modalità di reclutamento campioni Pazienti con richiesta medica di trattamento riabilitativo in Percorso 2 codice 724.0 (stenosi del canale lombare). Casi/controlli 30 pazienti che effettuano uno o due trattamenti nell’arco di un anno. Interventi applicativi Protocollo standard per il Percorso 2 codice 724.9 in accordo con le linee guida internazionali e con la delibera regionale toscana sui percorsi ambulatoriali di riabilitazione. A ATTIVITÀ Il progetto ha avuto notevoli difficoltà fin dall’inizio sul reclutamento dei pazienti, in quanto non abbiamo avuto e non abbiamo accesso alle liste della segeteria per sapere in tempo quali pazienti avrebbero iniziato il trattamento per provare a reclutarli telefonicamente per l’assessment pre-trattamento. Questa difficoltà è stata ripetutatemte sengnalata alla Segrr teria di Direzione Scientifica per capire se i ricercatori potevano aver un accesso diretto su Web hospital ma, a oggi, non si è ancora risolta. Ne abbiamo parlato direttamente con il Direttore Scientfico dell’IRCCS Firenze, prospettando anche l’ipotesi della chiusura del progetto, il Prof. Gensini si è impegnato ad affrontare la questione mantenendola per ora aperta. Ricerca corrente Autonomia nel cammino di pazienti con stenosi del canale lombare trattati in Percorso 2 Responsabile: Cecchi Francesca 381 Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 382 La Rieducazione Posturale Globale nel trattamento della lombalgia – II Fase (2013) Responsabile: Cecchi Francesca il 2012 e confronto tra i due gruppi considerati dei fattori predittivi di risposta al trattamento a breve e a lungo termine. BACKGROUND Modalità di reclutamento campioni Pazienti con diagnosi di lombalgia meccanica cronica che abbiano effettuato nel precedente anno, nel Centro di Firenze, un ciclo di trattamento FKT individuale e/o RPG. Casi/controlli 50 pazienti trattati con RPG e 50 trattati con FKT individuale tradizionale dagli stessi terapisti della riabilitazione già reclutati consecutivamente nell’anno precedente saranno contattati per la valutazione di follow-up. Interventi applicativi Trattamenti RPG: la RPG fa ricorso a un esercizio terapeutico che sfrutta come meccanismo d’azione l’allungamento della componente muscolare retratta e il rilassamento riflesso. Tale esercizio si realizza facendo ricorso a posture attive che coinvolgono tutto il corpo, sfruttando le contrazioni muscolari eccentriche o isometriche a lunghezza crescente. L’obiettivo è quello di restituire un equilibrato controllo delle tensioni reciproche muscolari e di ottenere, attraverso la ripetizione attiva e consapevole dell’esercizio, una nuova registrazione a livello centrale del comportamento posturale. FKT individuale: protocolli di trattamento FKT per lombalgia meccanica cronica associati a terapia manuale. La Rieducazione Posturale Globale (RPG) nasce nel 1981, con la pubblicazione del libro “Le champ clos” di Philippe Souchard. È una metodica che riscuote molto successo in Francia, Spagna e America Latina e anche in Italia. La RPG è praticata da molti anni presso il Centro di Firenze, principalmente rivolta a pazienti con rachialgia meccanica cronica con grave limitazione algofunzionale. Nella letteratura internazionale attualmente non sono presenti molti studi. Essendo una tecnica globale alcuni riguardano gli effetti della RPG per aumentare la forza dei muscoli respiratori e la mobilità toracica-addominale, ma i più significativi per metodologia, riguardano il trattamento della cervicalgia e della spondilite anchilosante. In un trial clinico randomizzato Cunha ha paragonato la RPG e lo stretching tradizionale in un campione di donne con cervicalgia, prendendo come outcomes il dolore, il ROM e la qualità di vita, senza riscontrare differenze differenze significative tra i due gruppi. In un trial randomizzato controllato sulla spondilite anchilosante, paragona 2 gruppi, di cui uno è trattato con esercizi tradizionali di mobilità e flessibilità e l’altro con un protocolLO SVILUPPATO DA UN GRUPPO DI RICERCA ISPIRATO ALLA 20' IL secondo intervento ha prodotto miglioramenti significativamente maggiori del primo. Nella prima fase di questo progetto abbiamo confrontato gli effetti a breve termine della RPG con un trattamento di fisiochinesiterapia individuale tradizionale con un disegno di studio caso/controllo. Nella seconda fase dello studio ci si propone di integrare la casistica già reclutata e di effettuare un follow-up a 1 anno per confrontare gli effetti a lungo termine dei due interventi considerati in termine di dolore, limitazione funzionale, limitazione lavorativa, ricorso a successivi trattamenti, ricorso a farmaci antidolorifici, umore e qualità di vita. OBIETTIVI Integrazione casistica fase I Valutazione di follow-up a 1 anno dei pazienti reclutati entro METODI A ATTIVITÀ Abbiamo reclutato (T0) 103 pazienti con CLBP (51 casi e 52 controlli). Il trattamento (T1) è stato completato per 79 pazienti e solo 60 di loro (30 RPG e 30 PT) hanno effettuato il follow-up di 1 anno (T2). T1 e T2 hanno rivelato un significativo miglioramento statistico e clinico, rispetto a T0-T1. vs ¢ P RPG RMDQ T0-T1: 10,97 ± 4,38 vs ¢ P PT NRS T0-T1: 7,20 ± 2,25 vs ¢ P PT RMDQ T0-T1: 12,47 ± 5,35 vs ¢ P RPG NRS T0-T1: 6,70 ± 2,28 Durante il follow-up, RPG NRS si sono registrati imortanti miglioramenti GPR NRS T0-T2: 6,7 ± 2,28 vs ¢ P Linea di Ricerca 4 PRODOTTI SCIENTIFICI s Castagnoli C, Cecchi F, Del Canto A, Paperini A1 Boni R, Pasquini G, Vannetti F, Macchi C. Effects in Short and Long Term of Global Postural Reeducation (GPR) on Chronic Low Back Pain: A Controlled Study with One-Year FolLOW5P 3CIENTIlC7ORLD*OURNAL DOI 10.1155/2015/271436. Epub 2015 Apr 6. Ricerca corrente Per entrambi gli interventi il programma ha fornito 15 sedute di 60 minuti ciascuna, due volte la settimana. Terapia La valutazione è stata effettuata singolarmente il giorno prima dell’inizio del trattamento, mentre la valutazione finale è stata efettuata subito dopo la fine dell’ultima sessione. Il protocollo di trattamento esercizio (PT) è stato formulato secondo le linee guida nazionali e internazionali sul trattamento della lombalgia persistente con esercizi e secondo la risoluzione Regione Toscana. L’esercizio è focalizzato sullo schema corporeo, mantenendo un equilibrio della funzione muscolare, stabilizzando la colonna vertebrale e correggendo qualsiasi alterazione di allineamento posturale. Ogni trattamento è stato individualizzato sul paziente considerando il grado di percezione del dolore correlato alla limitazione nel movimento. I fisioterapisti hanno scelto degli esercizi appropriati scegliendolo dal protocollo standardizzato. In RPG pazienti del gruppo sono stati sottoposti a una valutazione posturale secondo l’approccio Souchard. I diversi segmenti corporei sono stati osservati al fine di individuare eventuali disarmonie. La valutazione del paziente è globale e tiene conto di eventuali cambiamenti nella visione, occlusione dentale, appoggio del piede, problemi viscerali o psicologici, passati problemi neurologici o ortopedici e ricerca di catene muscolari accorciate. All’inizio del trattamento, ogni paziente, in entrambi i gruppi, ha ricevuto un opuscolo informativo con le informazioni standardizzate di anatomia e biomeccanica, posture ottimali, movimenti corretti nelle attività della vita quotidiana, ergonomia. Al momento della dimissione ogni paziente ha ricevuto un programma individuale di esercizio fisico da fare a casa. È stato generalmente consigliato di praticare l’esercizio regolarmente. In un campione di pazienti con diagnosi di lombalgia meccanica cronica, i miglioramenti della percezione del dolore sono stati clinicamente e statisticamente significativi sia per la RPG e PT. A 1 anno dal follow-up la sola riduzione del dolore per il gruppo GPR è statisticamente significativa. 383 Linea di Ricerca 4 Rilevazione del dolore cronico e suoi correlati in riabilitazione: studio multicentrico Responsabile: Cecchi Francesca BACKGROUND Il dolore è frequentemente riscontrato nei pazienti in riabiliTAZIONE QUANDO QUESTO DETERMINA UNA LIMITAZIONE ALGOFUNzionale può essere l’indicazione principale al trattamento riabilitativo o può complicare una patologia disabilitante. La presenza del dolore può ostacolare il recupero funzionale e allo stesso tempo il sollievo dal dolore è spesso l’outcome più rilevante per la soddisfazione del paziente in trattamento riabilitativo. In Italia, la legge 38 del marzo 2010 richiede una rilevazione e un monitoraggio del dolore del paziente ricoverato in una struttura sanitaria (GU n. 65, 19 marzo 2010). La rilevazione del dolore e delle sue caratteristiche, in particolare nel paziente anziano, è raccomandata anche in ambito di riabilitazione ambulatoriale. Ogni anziano che si presenti a un servizio sanitario dovrebbe essere attentamente valutato PER LA PRESENZA DI UNA SINTOMATOLOGIA DOLOROSA OGNI TIPO DI dolore persistente e ricorrente, in grado di condizionare la funzione fisica o la qualità della vita, costituisce un problema importante. Le maggiori criticità sono relative al trattamento del dolore CRONICO I PAZIENTI CON DOLORE CRONICO UTILIZZANO I SERVIZI SAnitari fino a 5 volte in più del resto della popolazione. Nel DOLORE CRONICO INCIDONO FATTORI PSICOLOGICI SOCIALI E ORGANICI le linee guida internazionali raccomandano una valutazione multidimensionale e un approccio multidisciplinare al dolore cronico. Ricerca corrente OBIETTIVI 384 Questo lavoro si propone di rilevare, in un campione di pazienti in trattamento riabilitativo, la presenza del dolore e le sue caratteristiche, registrando la presenza di dolore cronico e dei suoi correlati clinici e psicosociali. METODI Modalità di reclutamento campioni Tutti i pazienti in trattamento riabilitativo: ricovero, DH, domicliare, ambulatorio, escluso persone con decadimento cognitivo (MMSE < 21), afasia o che rifiutano di partecipare. Casi/controlli 300 pazienti per centro, attualmente sono coinvolti i Centri di Firenze, Massa e Roma (900 pazienti). Interventi applicativi Autosomministrazione di scale che includono: Brief Pain Inventory per presenza, intensità (NRS) e caratteristiche del dolore, ID-pain per l’origine nocicettive/neuropatica del dolore, EuroQoLn per la qualità della vita, SF36 Mental Health per il tono dell’umore, 1 item della Pain Catastrophizing Scale per il catastrofismo. Autosoministrazione di questionario strutturato su caratteristiche sociali, lavoro, famiglia, abitazione e psicologiche, soddisfazione nella vita, soddisfazione nel lavoro, aspettative riguardo al trattamento – scala NRS. A ATTIVITÀ Arruolati 201 pazienti, di cui 12 sono stati esclusi e 189 iscritti (63,6 ± 15,6 anni, 70,4% donne). Il dolore (NRS media = 5,6 ± 2,4) è stato riportato dal 60,9% dei pazienti (66% ortopediche e il 40% neurologici). Nel 88,6% dei casi, il dolore era cronico (> 6 mesi). Il trattamento a cui sono stati sottoposti i campioni ha dato risultati di recupero funzionale per il E DI SOLLIEVO DAL DOLORE PER IL SOLO IL DEI pazienti non ha avuto risultati. In una prima analisi il dolore era ortopedico/neurologico (p = 0,000) e con le aspettative di trattamento ridotto (p = 0,020), mentre il risultato è indipendente dall’età (p = 0,74) sesso (p = 0,22), e catastrofismo (0,17 ). Un’alta concentrazione di percezione del dolore cronico è stata osservata in pazienti ambulatoriali sottoposti a riabilitazione. Il trattamento riabilitativo è personalizzato e finalizzato al sollievo dal dolore del paziente. Per stabilire l’intesità del dolore abbiamo messo a confronto, indipendente dalla diagnosi, i dati delle visite ortopedica e neurologica PRODOTTI SCIENTIFICI s Cecchi F, Paperini A, Molino Lova R, Pasquini G, Boni R, Castagnoli C, Vannetti F, Padua L, Macchi C. Pain in patients attending outpatient rehabilitation: results of a piLOT STUDY )NTERN %MERG -ED !PR DOI 10.1007/s11739-015-1199-3. Epub 2015 Feb 10. Linea di Ricerca 4 Validazione corsetto per scoliosi Cheneau mod P – Fase I (2013) Responsabile: Cecchi Francesca toriale di quei pazienti i cui dati risultino incompleti in quanto il paziente stesso possieda parte della documentazione (rx, cartella clinica). BACKGROUND ATTIVITÀ Il trattamento conservativo della scoliosi tramite corsetto è largamente utilizzato in tutto il mondo con lo scopo di ferr MARE LEVOLUTIVITÌ DELLA CURVA SCOLIOTICA QUELLO CHE VARIA DA un centro specializzato all’altro è l’utilizzo del mezzo correttivo. Esistono dei corsetti (Cheneau, Milwaukee, Lionese, la Padula, Boston) che sono gli archetipi, dai quali si sono sviluppati molti altri modelli per la necessità di sopperire alle mancanze delle ortesi classiche o di inserire nuove teorie terapeutiche, utilizzando come base di partenza strumenti già conosciuti. Questo ha prodotto un eccesso di corsetti di dubbia efficacia e con scarsa validità scientifica. Il Centro Don Gnocchi di Firenze utilizza con successo una sua variante di corsetto chiamata Cheneau mod P creata in questo centro all’inizio degli anni ’90. Nel 2013 è stata raggiunta una casistica di circa 120 pazienti. È in corso un’indagine sulla qualità dei dati in possesso al fine di verificare il raggiungimento della potenza campionaria adeguata. Seguirà quindi o la fase di analisi statistica e stesura del lavoro oppure il proseguimento del reclutamento dei pazienti. PRODOTTI SCIENTIFICI s Cecchi F, Pasquini G, Bini C, Vannetti F, Paperini A, Castagnoli C, Boni R, Pini E, Ceppatelli S, Corigliano A. Effectiveness of conservative rehabilitation project, combining brace and exercise, for Adolescent Idiopathic Scoliosis. Poster Simfer. 2012. OBIETTIVI METODI Recupero cartelle cliniche in possesso della Fondazione Don Gnocchi di pazienti che abbiano eseguito la prima visita presso l’ambulatorio di Patologia Vertebrale e Scoliosi dal 1997 fino al 2005, selezione dei pazienti trattati con corsetto e controllo della presenza di tutti i dati iniziali e finali: l’appiombo, la misurazione del gibbo, i gradi Cobb, e la rotazione vertebrale. Richiamo telefonico e successiva visita ambula- Ricerca corrente Dimostrare l’efficacia della terapia conservativa della scoliosi utilizzando il corsetto Cheneau mod P che è in uso presso la Fondazione Don Gnocchi di Firenze dagli anni ’90 nel reparto di Patologia Vertebrale del Dott. Corigliano. Il corsetto è unico nel suo genere e nasce dalla sintesi delle teorie classiche sulla costruzione dei corsetti unita all’esperienza trentennale del team che si occupa di scoliosi. L’obbiettivo è spiegarne il funzionamento e validarne l’efficacia tramite una retrospettiva su pazienti che hanno iniziato il trattamento tra il 1997 e il 2005, valutando i seguenti parametri: l’appiombo, la misurazione del gibbo, i gradi Cobb e la rotazione vertebrale dal momento della presa in carico alla dimissione circa tre anni dopo. 385 Linea di Ricerca 4 Validazione corsetto per scoliosi Cheneau mod P – Fase II (2014) Responsabile: Cecchi Francesca BACKGROUND Il trattamento conservativo della scoliosi tramite corsetto è largamente utilizzato in tutto il mondo con lo scopo di ferr mare l’evolutività della curva scoliotica. Quello che varia da un centro specializzato all’altro è l’utilizzo del mezzo correttivo. Esistono dei corsetti (Cheneau, Milwaukee, Lionese, la Padula, Boston) che sono gli archetipi, dai quali si sono sviluppati molti altri modelli per la necessità di sopperire alle mancanze delle ortesi classiche o di inserire nuove teorie terapeutiche, utilizzando come base di partenza strumenti già conosciuti. Questo ha prodotto un eccesso di corsetti di dubbia efficacia e con scarsa validità scientifica. Il Centro Don Gnocchi di Firenze utilizza con successo una sua variante di corsetto chiamata Cheneau mod P creata in questo centro all’inizio degli anni ‘90. OBIETTIVI Dimostrare l’efficacia della terapia conservativa della scoliosi utilizzando il corsetto Cheneau mod P che è in uso presso la Fondazione Don Gnocchi di Firenze dagli anni ‘90 nel reparto di Patologia Vertebrale del Dott. Corigliano. Il corsetto è unico nel suo genere e nasce dalla sintesi delle teorie classiche sulla costruzione dei corsetti unita all’esperienza trentennale del team che si occupa di scoliosi. L’obbiettivo è spiegarne il funzionamento e validarne l’efficacia tramite una retrospettiva su pazienti che hanno iniziato il trattamento tra il 1997 e il 2005, valutando i seguenti parametri: l’appiombo, la misurazione del gibbo, i gradi Cobb e la rotazione vertebrale dal momento della presa in carico alla dimissione circa tre anni dopo. Ricerca corrente METODI 386 Reclutamento campioni Recupero cartelle cliniche in possesso della Fondazione Don Gnocchi di pazienti che abbiano eseguito la prima visita presso l’ambulatorio di Patologia Vertebrale e Scoliosi dal 1997 fino al 2005, selezione dei pazienti trattati con corsetto e controllo della presenza di tutti i dati iniziali e finali: l’appiombo, la misurazione del gibbo, i gradi Cobb e la rotazione verr tebrale). Casi/controlli Richiamo telefonico e successiva visita ambulatoriale di quei pazienti i cui dati risultino incompleti in quanto il paziente stesso possieda parte della documentazione (tipo parametri Rx). Interventi applicativi Eventuale visita clinica e somministrazione scala gradimento trattamento ortesico. Piano di analisi Comuni test statistici per i confronti prima-dopo e tra gruppi. Regressioni multiple, lineari, non lineari o logistiche per l’analisi dei fattori predittivi di compliance e di risposta al trattamento. ATTIVITÀ Analisi dati e stesure del lavoro completate Il campione reclutato era di 67 pazienti con età media all’inizio del trattamento di 13,2 anni. L’outcome secondo i criteri SRS è stato positivo nel 92,5% dei casi (64,2% correzione, 28,3% stabilizzazione). L’angolo di Cobb è diminuito significativamente in tutti i sottogruppi, eccetto nei pazienti con curve DM. Anche il gibbo e il bilanciamento del tronco sono migliorati significativamente nell’intero campione (12,78 ± 4,54 a T0 vs ¢ A 4 P A 4 vs 94% a T1 p < 0,001, rispettivamente). In conclusione, questo studio mostra che il corsetto Cheneau mod P è risultato associato a un outcome positivo nel 92,5% dei casi considerati e che nessuno dei pazienti trattati ha sviluppato una indicazione chirurgica. Linea di Ricerca 4 BACKGROUND I neuroni specchio, individuati dapprima nelle scimmie e poi nell’uomo, presentano un’eccitabilità significativa sia quando un’azione specifica scopo-diretta viene eseguita sia quando viene osservata ovvero compiuta da un altro individuo. Perr tanto, attraverso l’osservazione di un’azione, vengono attivate aree corticali coinvolte nella pianificazione ed esecuzione del movimento. La loro attivazione è coinvolta nell’apprendimento attraverso l’imitazione. Le azioni che vengono osserr vate ed, eventualmente, imitate possono essere simboliche o semi-simboliche, oppure oggetto-dirette. In particolare, si distinguono due tipi di comportamenti oggetto-diretti: gli atti motori e le azioni motorie. Gli atti motori sono movimenti diretti verso un oggetto o una parte del corpo. Le azioni motorie sono costituite da una sequenza di atti motori che, alla fine, producono il raggiungimento di una ricompensa da parte di colui che ha intrapreso l’azione stessa, per esempio la soddisfazione di un bisogno alimentare. La teoria dell’imitazione delle azioni motorie è alla base dell’elaborazione di protocolli riabilitativi in cui si ricerca l’attivazione del sistema dei neuroni specchio, per migliorare il recupero funzionale (riabilitazione con i neuroni specchio). Nel caso del recupero dell’arto superiore, che costituisce il maggiore oggetto di studio per il suo diretto coinvolgimento nell’autonomia del paziente, il ruolo dell’apprendimento motorio ha lo scopo principale di ristabilire delle competenze già acquisite. Evidenze sperimentali suggeriscono che il comportamento imitativo (osservazione/esecuzione, noto in ambito TO) possa avere un ruolo nel promuovere fenomeni di neuroplasticità, fondamentali nel processo riabilitativo. OBIETTIVI Lo studio si propone l’obiettivo di valutare la fattibilità di un protocollo riabilitativo occupazionale basato sull’attivazione del sistema neuronale a specchio. Traslazionalità aumento dell’efficacia di interventi riabilitativi mirati al recupero dell’autonomia nelle attività della vita quotidiana, con conseguente diminuzione della spesa in ambito riabilitativo e assistenziale. METODI Sono stati reclutati, nell’ambito dell’attività ambulatoriale del servizio DAT, 6 pazienti con esiti di ictus. Criteri di inclusione Tutti i pazienti sono stati sottoposti a valutazione strumentale del sistema neuronale specchio mediante acquisizione di Elettroencefalogramma durante la visione di un video e successiva valutazione del ritmo sensorimotorio. Il video è relativo all’esecuzione di attività differenti da quelle che verranno poi eseguite durante la terapia, valutazione funzioni cognitive: MMSE, LAB, Matrici attentive, TrailMaking, Token, batteria Neglect, Corsi, Test di ripetizione seriale di parole bisillabiche. Criteri di esclusione Data evento acuto inferiore ai 6 mesi, età superiore ai 70 anni, paresi grave o plegia, deficit grave di percezione visiva. ATTIVITÀ I 6 pazienti reclutati sono stati suddivisi in due gruppi: 3 nel gruppo dei trattati e 3 nel gruppo controlli. A tutti i pazienti sono state somministrate 20 sedute TO a cadenza trisettimanale. Il protocollo riabilitativo comprendeva 6 attività diverse, che sono state presentate ai pazienti tramite video (ai fini di standardizzare la somministrazione). L’ordine di presentazione delle attività è stato randomizzato e bilanciato in modo da controllare effetti di ordine e sequenza. La qualità dell’esecuzione di ognuna delle 6 attività è stata valutata mediante una scheda appositamente messa a punto per lo studio in oggetto. I due gruppi – trattati e controlli – si distinguevano sulla base della tipologia del video, differente da quello somministrato in fase di valutazione, che è stato a loro mostrato durante ogni seduta. Gruppo trattati: video privo di audio. Nel video il terapista ha eseguito l’attività prevista senza parlare. Questo implica che i pazienti debbano eseguire su imitazione la sequenza di atti motori presentati nel video. Gruppo controlli: video privo di azione. Nel video il terapista ha descritto l’attività prevista senza eseguirla praticamente. L’attività è stata descritta mediante scomposizione in vari atti, ciascuno caratterizzato da un verbo. Al T0 ingresso nello studio e al T1 fine trattamento, il terapista occupazionale ha Ricerca corrente MIOS – Mirror: imitation after repeated observations Responsabile: Converti Rosa Maria 387 Linea di Ricerca 4 Ricerca corrente somministrato ai pazienti due test di valutazione funzionale: Sollermanhandfunction test e ABIL Hand test. Infine, si è effettua una valutazione con EEG analoga a quella effettuata al T0. I 6 pazienti hanno concluso il protocollo riabilitativo e sono in fase di elaborazione la raccolta dei dati e l’analisi dei risultati ottenuti. 388 Progetto Scuola: relazione tra dolore alla colonna vertebrale e sport Responsabile: De Santis Fabio BACKGROUND Il dolore alla colonna vertebrale e in particolare il dolore lombare (Low Back Pain, LBP) è presente negli adulti ma anche nei bambini e negli adolescenti. Studi riportati in letteratura mostrano una prevalenza che varia dal 18% al 24% IN UN MESE 7ATSON "ALAGUE 3ALMINEN Taimela, 1997). Un recente lavoro di Jones e Macfarlane ha mostrato che circa il 25% di adolescenti tra gli 11 e i 14 anni riferiscono LBP e presentano tale sintomo per i 4 anni successivi (Jones e Macfarlane, 2009). Pur essendo una condizione comune, il dolore alla colonna vertebrale nei bambini e negli adolescenti spesso è lieve e non specifico e non si associa a una causa organica identificabile (Viry, 1999). Il LBP nei bambini e negli adolescenti spesso non si manifesta come episodio isolato, ma in un terzo dei casi si presenta con episodi ricorrenti e predispone al LBP in età ADULTA 4AIMELA 0APAGEORGIOU #ROFT Negli ultimi anni un’elevata importanza nella genesi del LBP è stata attribuita anche a fattori psicologici, psicosoCIALI E COMPORTAMENTALI 0APAGEORGIOU #ROFT -IKKELSSON "URTON ,ATTIVITÌ lSICA O LATTIVITÌ sedentaria sono state indicate come fattori di rischio in studi che presentano però risultati contrastanti. La relazione tra dolore alla colonna vertebrale e attività sportiva non è ancora completamente chiarita. In alcuni lavori emerge che l’attività fisica è un fattore protettivo per il dolore alla colonna vertebrale, in altri che gli sportivi possono presentare un più elevato rischio di dolore alla colonna vertebrale rispetto alla popolazione generale (Hangai, 2010). In particolare, Heneweer et al., hanno osservato che la vita sedentaria, ma anche l’attività sportiva intensa, possono peggiorare il dolore alla colonna vertebrale (Heneweer, 2009). OBIETTIVI Il problema del dolore alla colonna vertebrale nei bambini, nei preadolescenti e negli adolescenti ha numerosi fattori di rischio. Poche evidenze sono presenti sulla relazione che esso ha con il tipo e l’intensità dell’attività fisica. Nell’am- Linea di Ricerca 4 METODI Reclutamento campioni Verranno reclutati circa 2.000 soggetti (bambini, preadoleSCENTI E ADOLESCENTI UN AMPIO CAMPIONE SARÌ RECLUTATO IN alcune scuole elementari medie e superiori di S. Angelo dei Lombardi. L’obiettivo dello studio sarà raggiunto raccogliendo, in tutti i casi reclutati, informazioni riguardo ai dati anagrafici, al dolore, sede ed entità, alla attività fisica e sportiva, tipo di sport e intensità degli allenamenti e all’entità della attività sedentaria, numero di ore trascorse davanti alla TV o alla scivania o davanti al PC. Per la valutazione della presenza ed entità del dolore alla colonna vertebrale e per la caratterizzazione del tipo di dolore verranno somministrati i seguenti questionari validati: Scala Wong, RDQ, NPSI e ID-PAIN. La Scala Wong è uno degli strumenti più utilizzati nei bamBINI E RAGAZZI SI TRATTA DI UNA SCALA VISUONUMERICA DI MISUrazione soggettiva dell’intensità del dolore, comunemente usata per rilevare ogni tipo di dolore. Il Roland-Morris Disability Questionnaire (RDQ), utilizzato nella sua versione validata in italiano, è un questionario patologia-specifico, messo a punto da Roland e Morris, che valuta il LBP attraverso 24 domande. Ne deriva uno score numerico che va da 0 (assenza di LBP) a 24 (severo LBP). Il Neuropathic Pain Symptom Inventory (NPSI) è un questionario che valuta la presenza e le caratteristiche del do- lore neuropatico. L’ID-Pain che valuta la probabilità che il dolore riferito possa essere di natura neuropatica. ATTIVITÀ Abbiamo eseguito uno studio epidemiologico nelle scuole di due centri, uno urbano (Roma) e uno rurale (S. Angelo dei Lombardi, AV). In 5.318 soggetti in età scolare sono stati raccolti dati relativi al dolore vertebrale e al tipo/intensità dello sport svolto. In particolare, abbiamo misurato l’intensità del dolore utilizzando la Scala Wong (0-5), identificato la sede collo/spalla/dorso/lombare e abbiamo raccolto dati relativi al tipo di sport eseguito, numero di sport praticati (uno o più di uno), frequenza degli allenamenti/settimana, livello di attività amatoriale/agonistica. Abbiamo suddiviso il nostro campione di 5.319 casi in tre gruppi sulla base della fascia di età: bambini (6-10 anni), preadolescenti (11-13 anni) e adolescenti (14-19 anni). Per quanto riguarda i bambini il 76,6% svolgeva attività sportiva (641 reclutati a S. Angelo dei Lombardi e 1.211 reclutati a Roma), di questi il 38,7% aveva dolore vertebrale durante l’attività sportiva. Per quanto riguarda i preadolescenti il 78,6% svolgeva attività sportiva (431 reclutati a S. Angelo dei Lombardi e 661 reclutati a Roma), di questi il 37,3% aveva dolore vertebrale durante l’attività sportiva. Degli adolescenti il 57,6% svolgeva attività sportiva, in particolare 86% dei maschi e 62% delle femmine. Presentavano dolore durante l’attività sportiva il 49,3% dei maschi, e il 62,5% delle femmine. Considerando i soggetti che svolgevano sport agonistico e quelli che svolgevano sport amatoriale l’analisi statistica non ha mostrato differenze nella intensità del dolore durante lo sport trai due gruppi. Al contrario la correlazione tra frequenza degli allenamenti e frequenza e intensità del dolore durante l’attività sportiva ha mostrato una correlazione diretta (p < 0,0000). Conclusioni Questo studio ha mostrato che circa il 40% dei bambini e dei preadolescenti presentano dolore al rachide duranTE LATTIVITÌ SPORTIVA QUESTA PERCENTUALE AUMENTA DURANTE l’adolescenza soprattutto nel genere femminile. Altro dato interessante è che il tipo di attività sportiva (amatoriale o Ricerca corrente bito del Progetto Scuola che il Polo Lazio-Campania Nord sta realizzando dal 2010, l’attuale proposta di studio è volta a un’analisi accurata della relazione che esiste tra l’attività sportiva (tipo e intensità) e il dolore alla colonna vertebrale in un ampio campione di bambini, preadolescenti e adolescenti. Questo studio identificando e definendo la relazione tra attività sportiva e dolore alla colonna vertebrale in bambini, preadolescenti e adolescenti potrebbe aprire nuove ed efficaci possibilità di prevenzione e di trattamento del dolore alla colonna vertebrale in una popolazione a elevato rischio come quella in analisi e potrebbe portare all’identificazione di particolari condizioni che permettano di definire il limite per un’attività fisica adeguata e salutare. 389 Linea di Ricerca 4 agonistica) non incide sul dolore, ma la frequenza degli allenamenti si correla direttamente sia con la frequenza sia con l’intensità del dolore. Sarà interessante valutare con studi successivi se esista una correlazione tra tipo di sport e dolore e se sia possibile identificare un cut-off nella frequenza settimanale degli allenamenti nelle tre fasce di età studiate. L’efficacia di un approccio orientato al compito di migliorare mobilità ed equilibrio in persone affette da ictus. Uno studio randomizzato controllato Responsabile: Jonsdottir Johanna Asta BACKGROUND La compromissione multifunzionale che caratterizza le patologie neurologiche, come la Sclerosi Multipla (SM) e il post ictus, spesso determina disturbi multipli che influiscono sulla qualità della vita. I disturbi riguardando la mobilità, la cognizione e l’equilibrio e possono causare inattività, scarsa parr tecipazione, cadute accidentali con conseguenti infortuni. Le limitazioni della mobilità e la paura di cadere hanno un ruolo principale nel determinare la disabilità nelle attività della vita quotidiana e hanno un significativo impatto sull’indipendenza personale e sulla qualità di vita (Cambier, 2005), con conseguente scarsa salute cardiovascolare. Il livello di capacità aerobica è stato legato alla capacità cognitiva sia in anziani sia in persone con patologie neurologiche. L’approccio taskoriented therapy (orientato al compito) che consente la riabilitazione neurologica fondata sui principi dell’apprendimento motorio e sul rinforzo del comportamento appreso, si è rivelato promettente per il recupero della funzionalità e della qualità di vita, soprattutto per il suo potenziale effetto sulla neuroplasticità (Cramer, 2011). L’approccio task-oriented prevede che i compiti siano congruenti alle abilità che si intendono recuperare, che i movimenti siano ripetuti, che ci sia il recupero delle abilità e conoscenze che influenzino positivamente l’attività abituale del paziente, che ci sia una ripetizione autonoma delle prestazioni apprese (Langhorne, 2011). Ricerca corrente OBIETTIVI Valutazione clinico-strumentale dell’efficacia di 30 minuti di trattamento aerobico intenso in un contesto multitasking sul tapis roulant per migliorare la capacità aerobica, la capacità di cammino (velocità e resistenza) e la capacità cognitiva in un gruppo di persone con Sclerosi Multipla ed esiti di ictus. Inoltre, si vuole verificare l’efficacia del protocollo nel migliorare l’equilibrio e stato di salute percepito. METODI Un conveniente numero di soggetti con Sclerosi Multipla e 390 con esiti di ictus è stato reclutato presso il centro S. Maria Nascente. La valutazione pre e post trattamento include un outcome primario: battito cardiaco a riposo e durante il test di Bruce sul tapis roulant, 10 m di timed walking, 2 minuti di walking test e Frontal Assessment Battery (FAB) e un outcome secondario: Berg balance scale, Timed Up and Go test, Dynamic gait index, SF-12, Falls Efficacy Scale (FES), e analisi del cammino. Inoltre, per meglio capire la riorganizzazione a livello neurale in seguito al trattamento task-oriented, sono stati sviluppati e applicati metodi di valutazione basati sull’analisi del segnale EMG in collaborazione con il Prof. Bizzi del MIT di Boston, utilizzando un metodo di estrazione delle sinergie muscolari. Questo permette lo studio del controllo neuromotorio nei soggetti emiplegici che sono stati sottoposti ad analisi del cammino, evidenziando i deficit primari del controllo motorio legati alla patologia e gli effetti della terapia. Nel trattamento task-oriented tapis roulant, i soggetti del gruppo sperimentale hanno camminato sul tapis roulant per una durata di 30 minuti per 12-20 sedute. Il protocollo multimodale mira ad aumentare la velocità del cammino overr ground e l’equilibrio per mezzo di variazione della velocità del tapis roulant e della pendenza, dei movimenti della testa durante il cammino, dei compiti doppi e cognitivi, in funzione delle difficoltà del soggetto. Un gruppo di controllo è stato valutato pre-trattamento “usual care” e di nuovo alla fine di 12-20 sedute. A ATTIVITÀ Risultati preliminari Il campione di soggetti affetti da SM (n = 18) è risultato composto da 11 femmine e 7 maschi, di età media 42,5 ± 15,2 anni. Per quanto riguarda la differenza tra pre e post trattamento si è verificato che nei soggetti sottoposti al tapis roulant sono stati osservati incrementi statisticamente significativi (p < 0,05) in tutti i parametri di valutazione, ovvero nella salute cardiovascolare (rappresentato dal battito cardiaco al riposo), nella velocità del cammino (10mWT) e endurance (2MWT), nel comportamento frontale (FAB), nell’equilibrio (BBS, DGI, TUG, ABC). Non si sono osservati cambiamenti rilevanti nel gruppo di controllo. Il campione di soggetti affetti da esiti da ictus (n = 9) è risultato composto da 4 femmine e 5 maschi, di età media 53,4 ± 15,2 anni. Per quanto riguarda la differenza tra pre- e post-trattamento si è riscontrato che nei soggetti trattati con il tapis roulant si sono verificati incrementi statisticamente significativi (p < 0,05) di alcuni parametri di valutazione, della salute carr diovascolare (rappresentato dal battito cardiaco al riposo), della velocità del cammino (10mWT) e endurance (2MWT), dell’equilibrio dinamico e percepito (DGI, TUG, ABC). Non ci sono stati cambiamenti rilevanti nel comportamento frontale (FAB), nell’equilibrio statico (BBS) Non è stato osservato alcun cambiamento nel gruppo di controllo che ha seguito usual care (n = 5 SM, n = 4 ictus). In tutto, hanno concluso il protocollo 26 soggetti, di cui 17 con Sclerosi Multipla (12 trattati con tapis roulant e 5 controlli) e 9 con esiti di ictus (5 trattati con tapis roulant e 4 controlli). Durante i 30 minuti del cammino sul tapis roulant i soggetti hanno effettuato esercizi funzionali, impegnativi dal punto di vista della complessità del compito e del numero di riPETIZIONI IL COMPONENTE DUAL TASKING Ò STATO ESERCITATO CON compiti cognitivi durante il cammino ad alta intensità con compiti motori tipo: esercizi di braccia, movimenti di testa, ginocchiate alte, passi lunghi. Da un’analisi preliminare dello studio sono emersi dati che confermano l’efficacia dell’approccio task-oriented e dual tasking. I pazienti che hanno terminato il protocollo con il tapis roulant hanno migliorato la loro salute cardiovascolare (battito cardiaco al riposo), la loro velocità del cammino e il loro stato cognitivo (misurato con Frontal Assessment Battery). Inoltre, sono migliorati vari parametri dell’equilibrio. Un’analisi dell’EMG con un metodo di estrazione delle sinerr gie muscolari dall’EMG durante il cammino ha dimostrato una riorganizzazione a livello neuronale con sinergie motorie che in seguito al trattamento sono più simili a quelle di perr sone sane. PRODOTTI SCIENTIFICI s Jonsdottir J, Cattaneo D. Task Oriented biofeedback in neurological rehabilitation. In Ed. Mostofsky D. Blackwell Handbooks of Behavioral Neuroscience. 1. Edition April 2014. 1112 Pages, 2 Volumes, Hardcover- Handbook/Refe- Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 391 Linea di Ricerca 4 Ricerca corrente rence Book. ISBN 978-1-118-45399-5 – John Wiley & Sons. s Del Din S, Bertoldo A, Sawacha Z, Jonsdottir J, Rabuffetti M, Cobelli C, Ferrarin M. Assessment of biofeedback rehabilitation in post-stroke patients combining fMRI and gait analysis: a Case Study. J Neuroeng Rehabil. 2014 Apr DOI s Gervasoni E PT, Cattaneo D PhD, Jonsdottir J PhD. Effect of treadmill training on fatigue in multiple sclerosis: t J Rehabil Res. 2014, Mar. 37(1):54-60. doi: 10.1097/ MRR.0000000000000034. Presentazioni Convegni s Jonsdottir J, Gervasoni E, Bertoni R, Cattaneo D. Multi modal task-oriented training on treadmill: Impact on mobility, equilibrium and participation in persons with multiple sclerosis and stroke. Physical activity in MS. Facilitating sustained changes in mobility and exercise participation. RIMS SIG Mobility and Education. 2013, 7 – 8 June, University of Limerick. s Jonsdottir J, Gervasoni E, Bertoni R, Grosso C, Tavazzi E, Rovaris M, Montesano A, Cattaneo D. Un training multimodale e task-oriented su tapis roulant: Impatto sulla mobilità, sull’equilibrium, sulla cognizione e sulla salute cardiovasculare in persone con Sclerosi Multipla e persone post ictus. SIMFER, Convegno Nazionale. 2013, 23-26 ottobre, Roma. s Giannì C, Prosperini L, Jonsdottir J, Cattaneo D. A systematic review of factors associated with accidental falls in people with multiple sclerosis: a metaanalytic approach. Clinical Rehabilitation. Epub 02/2014. doi:10.1177/0269215513517575. 392 Studio del movimento del tronco mediante EMG e sistemi inerziali e valutazione del costo energetico durante locomozione e posture statiche nei pazienti con amputazione dell’arto inferiore Responsabile: Molino Lova Raffaele BACKGROUND Il presente studio si colloca nell’ambito della collaborazione tra la Fondazione Don Gnocchi e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nel contesto del progetto CYBERLEGs. La coordinazione del movimento del tronco e degli arti inferiori è di fondamentale importanza, sia durante la locomozioNE SIA DURANTE LE POSTURE STATICHE #APPOZZO 3TOKES VP, 1989). Dati della letteratura hanno dimostrato una significativa differenza tra soggetti normali e pazienti con amputazione dell’arto inferiore nella cinematica del tronco durante il CAMMINO A DIVERSE VELOCITÌ PER ESEMPIO I MOVIMENTI ANGOlari del tronco rispetto alla pelvi aumentano al diminuire della velocità di cammino (Goujon-Pillet, 2008). Il monitoraggio e l’analisi dello schema di passo e della stima dell’impegno energetico durante un test del cammino sono, dunque, strumenti in grado di fornire informazioni oggettive riguardo alla REALE EFlCACIA DELLA PROTESI PER IL PAZIENTE 3CHMALZ 'ENIN 6ICKERS $I CONSEGUENZA QUESTO STUDIO sarà in grado di fornire indicazioni utili per razionalizzare e/o personalizzare le strategie di protesizzazione. Inoltre, l’analisi EMG dell’attività muscolare del tronco può essere utilizzata al fine di meglio comprendere il pattern motorio del tronco durante il cammino nei pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Edwin, 2011). La conoscenza dei meccanismi che influenzano il maggior dispendio energetico nei pazienti con amputazione dell’arto inferiore sarà alla base della razionalizzazione e/o personalizzazione delle strategie riabilitative di protesizzazione. OBIETTIVI L’obiettivo di questo studio è quello di studiare il pattern di attivazione dei principali muscoli del tronco che partecipano al controllo posturale e di rilevare, tramite sistemi inerziali, le relative accelerazioni sia in posizione eretta sia durante il cammino overground, con associata misura del dispendio energetico tramite calorimetria diretta e indiretta e analisi del Linea di Ricerca 4 METODI Nello studio verranno inclusi 20 pazienti con amputazione transtibiale o transfemorale in grado di camminare autonomamente e 20 soggetti normali omogenei rispetto al gruppo casi per caratteristiche demografiche e antropometriche. Interventi applicativi 1. Test del cammino con monitoraggio dello schema di passo tramite sistema 2D-Optogait (Microgate srl, Italia). 2. Analisi elettromiografica con sistema PocketEMG (BTS Engineering, Italia). 3. Analisi delle accelerazioni del tronco con sistema inerziale Sensorize (Sensorize, Italia). 4. Rilevazione del dispendio energetico mediante calorimetria indiretta (Oxycon Mobile, Jeger, Germania) e diretta (Sensewear ArmBand (Bodymedia Inc., Pittsburg CA, US). 5. Somministrazione di questionari ad hoc c per i pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Ferriero G., Eur Med Phys 2OMMERS '- #LIN 2EHABIL 102). Inoltre, il calorimetro ArmBand verrà indossato dal paziente per una settimana, per ottenere un monitoraggio continuo del dispendio energetico, del livello e della durata dell’attività fisica svolta al proprio domicilio. Piano di analisi Modelli di statistica inferenziale: t-test per dati appaiati, ANOVA, regressione multivariata e altri possibili modelli per le diverse tipologie di dati. Risultati attesi Lo studio permetterà di evidenziare se il paziente amputato, sulla base della variabilità del controllo dinamico del tronco, presenta un pattern di attivazione muscolare diverso dai controlli e se questa alterazione ha una correlazione con l’in- cremento di spesa energetica durante il cammino e durante l’esecuzione di semplici esercizi. ATTIVITÀ Durante il primo anno di attività sono stati reclutati 7 soggetti di sesso maschile con amputazione TF e i relativi controlli. La metodologia riportata nella proposta di progetto è stata integrata introducendo l’analisi del cammino, oltre che con sistemi markerless (Optogait e Sensorize), anche con la motion capture optoelettronica (BTS) per la validazione del complesso Optogait-Sensorize. A questa fase di laboratorio seguirà, nel secondo anno, la fase sul campo, in cui sarà possibile acquisire dati sul consumo energetico durante il cammino ecologico, utilizzando il complesso Optogait-Sensorize, oltre ai sistemi per la calorimetria diretta e indiretta. Ricerca corrente cammino con sistemi optometrici. Lo studio integrato delle alterazioni del pattern motorio del tronco durante il cammino e del dispendio energetico consentirà di meglio comprendere i meccanismi fisiopatologici che stanno alla base delle cospicue differenze di dispendio energetico osservate sia in condizioni statiche che dinamiche, tra soggetti normali e pazienti con amputazione dell’arto inferiore. 393 Linea di Ricerca 4 Valutazione dell’efficienza energetica e analisi del cammino negli utilizzatori del Modulo Pelvico del Progetto CYBERLEGs – Fase I (2013) Responsabile: Molino Lova Raffaelle Ricerca corrente BACKGROUND 394 Il progetto CYBERLEGs della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa prevede un sistema complesso per la protesizzazione dei pazienti con amputazione transfemorale da causa vascolare. Questi pazienti, a differenza dei pazienti con amputazione da causa traumatica, sono pazienti anziani in cui gli effetti della sarcopenia (la fisiologica riduzione della massa e della forza muscolare che si verifica con l’avanzare dell’età), unitamente alla natura sistemica dell’aterosclerosi, a problemi vascolari anche nell’arto inferiore controlaterale, a storia di pregresso infarto del miocardio ecc. e alla frequente presenza di comorbilità sistemiche come la Malattia Diabetica, rendono particolarmente oneroso l’uso della protesi. Per ovviare a questo problema è stato concepito il Modulo Pelvico il cui scopo è quello di fornire una spinta extra per assistere il movimento degli arti inferiori. È evidente, tuttavia, che l’aggiunta di un ulteriore peso, al momento stimato in circa 4 kg, potrebbe di per sé rendere l’utilizzo del sistema CYBERLEGs ancora più oneroso in termini di dispendio energetico. Dati della letteratura suggeriscono che l’aggiunta di pesi abbia un effetto diverso sul costo energetico del cammino a seconda della sede di applicazione del peso stesso e che questo effetto potrebbe essere anche trascurabile in contesti parr ticolari. Tali studi, tuttavia, sono stati condotti su soggetti normali di giovane età. Al contrario, in letteratura sono del tutto assenti dati sugli effetti dell’aggiunta di pesi nei soggetti anziani e nei pazienti con amputazione transfemorale, potenziali destinatari del Progetto CYBERLEGs. Sono, inoltre, assenti in letteratura dati sulla cinematica del cammino negli utilizzatori del Modulo Pelvico. OBIETTIVI L’obiettivo primario di questo studio è quello di verificare l’efficienza energetica del Modulo Pelvico del sistema CYBERLEGs. In particolare, la finalità è quella di valutare il rapporto costo/beneficio del Modulo Pelvico in termini energetici e, quindi, di impegno cardiorespiratorio nei pazienti con ampu- tazione da causa vascolare. Un altro obiettivo, conseguente al precedente, è quello di trovare la sede ottimale di applicazione della forza-peso del Modulo in modo da ridurre al massimo l’effetto dell’aggiunta di peso. Infine, un altro obiettivo è quello di valutare attraverso l’analisi del cammino, il pattern cinematico negli utilizzatori del Modulo Pelvico. METODI Modalità di reclutamento campioni Nelle varie fasi dello studio saranno reclutati soggetti norr mali volontari di varie fasce di età per le fasi preliminari con il mock-up e con i prototipi successivi (primo anno dello studio) e soggetti amputati per la fase sperimentale vera e propria. La consistenza numerica dei campioni sarà calcolata sulla base dei test preliminari. Interventi applicativi Ciascuna sessione di test comprenderà: analisi del cammino mediante sistema optometrico ELITE (BTS Engineering, Italia), rilevazione del dispendio energetico mediante calorimetria indiretta (Oxycon Mobile, Vyasis, Jeger, Germania) e diretta (Sensewear ArmBand – Bodymedia Inc., Pittsburg CA, 53 SOMMINISTRAZIONE DI QUESTIONARI ad hocc per i pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Ferriero G, Eur Med Phys. 2OMMERS '- #LIN 2EHABIL Piano di analisi Modelli di statistica inferenziale: t-test per dati appaiati, ANOVA, regressione multivariata e altri possibili modelli per le diverse tipologie di dati. Risultati attesi Ci si attende che una volta messo a punto, il Modulo Pelvico del Progetto CYBERLEGs sia in grado di migliorare l’economia del cammino nei pazienti con amputazione transfemorale da causa vascolare. ATTIVITÀ Nel corso del primo anno dello studio è stato messo a punto, Istituto di Biorobotica, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa e testato, IRCCS Fondazione Don Gnocchi, Firenze, il prototipo alfa del Modulo Pelvico. In particolare, si è dimostrato che l’uso del Modulo Pelvico effettivamente riduce il costo energetico del cammino nei soggetti con amputazione transfemorale dell’arto inferiore. Le limitazioni imposte dai vin- Linea di Ricerca 4 Studio del movimento del tronco mediante EMG e sistemi inerziali e valutazione del costo energetico durante locomozione e posture statiche nei pazienti con amputazione dell’arto inferiore Responsabile: Molino Lova Raffaele PRODOTTI SCIENTIFICI BACKGROUND s Ambrožicˇ L, Vitiello N, Lefeber D, Pasquini G, Munih M. Online phase detection using wearable sensors for walking with a robotic prosthesis. Goršicˇ M, Kamnik R Sensors (Basel). 2014, 11 Feb. 14(2):2776-94. doi: 10.3390/s140202776. PMID: 24521944. PubMed. Il presente studio si colloca nell’ambito della collaborazione tra la Fondazione Don Gnocchi e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, nel contesto del progetto CYBERLEGs. La coordinazione del movimento del tronco e degli arti inferiore è di fondamentale importanza, sia durante la locoMOZIONE SIA DURANTE LE POSTURE STATICHE #APPOZZO Stokes, 1989). Dati della letteratura hanno dimostrato una significativa differenza tra soggetti normali e pazienti con amputazione dell’arto inferiore nella cinematica del tronco DURANTE IL CAMMINO A DIVERSE VELOCITÌ I MOVIMENTI ANGOLARI del tronco rispetto alla pelvi aumentano al diminuire della velocità di cammino (Goujon-Pillet, 2008). Il monitoraggio e l’analisi dello schema di passo e la misurazione EMG durante un test del cammino sono, dunque, strumenti in grado di fornire informazioni oggettive riguardo alla reale efficacia DELLA PROTESI PER IL PAZIENTE 3CHMALZ 'ENIN Vickers, 2008). Inoltre, l’analisi EMG dell’attività muscolare del tronco può essere utilizzata sia per meglio comprendere il pattern motorio del tronco durante il cammino nei pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Edwin, 2011) sia per esplorare possibili correlazioni con l’insorgenza di back-pain. OBIETTIVI Obiettivo principale dello studio è fornire indicazioni utili per razionalizzare e/o personalizzare le strategie di protesizzazione, monitorando le eventuali alterazioni del cammino con protesi sia dal punto di vista cinematico sia muscolare. Sostanzialmente, è stato indagato il pattern di attivazione dei principali muscoli del tronco e degli arti inferiori che partecipano al controllo posturale, in posizione eretta e durante il cammino overground, rilevando quali relazioni intercorrano tra la cinematica e le sue alterazioni e il timing EMG. Per l’analisi del cammino sono stati utilizzati sistemi Ricerca corrente coli del prototipo alfa (alimentazione esterna e hardware di dimensioni notevoli) hanno consentito di testare il Modulo Pelvico solo su treadmill. È in corso di ultimazione il prototipo successivo completamente autonomo per cui sarà presto possibile effettuare l’analisi del cammino in condizioni ecologiche. 395 Linea di Ricerca 4 optoelettronici, mentre per l’acquisizione del segnale EMG è stato utilizzato un sistema Wireless con elettrodi superficiali. METODI L’analisi cinematica del cammino è stata eseguita tramite l’utilizzo del protocollo LAMB [1], mentre l’analisi sEMG secondo il protocollo SEINAM, acquisendo i segnali dei muscoli coinvolti nel controllo del tronco e dei movimenti del bacino rispetto agli arti inferiori, ovvero Erctor SPinae, Glutei medi, Glutei max, Retto femorale. Non è stato possibile applicare il dispositivo inerziale per problematiche hardware di sincronizzazione con i dati cinematici. ATTIVITÀ Ricerca corrente Lo studio ha permesso di evidenziare che il paziente amputato, sulla base della variabilità del controllo dinamico del tronco, presenta un pattern di attivazione muscolare diverso dai controlli e l’analisi integrata delle alterazioni del pattern motorio cinematico ed elettromiografico del tronco durante il cammino ha evidenziato un sovraccarico basale dei muscoli presi in considerazione, correlato a un’alterazione della cinematica rispetto al pattern normale. 396 Valutazione dell’efficienza energetica e analisi del cammino negli utilizzatori del Modulo Pelvico del Progetto CYBERLEGs – Fase II (2014) Responsabile: Molino Lova Raffaele BACKGROUND Il progetto CYBERLEGs della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa prevede un sistema complesso per la protesizzazione dei pazienti con amputazione transfemorale da causa vascolare. Questi pazienti, a differenza dei pazienti con amputazione da causa traumatica, sono pazienti anziani in cui gli effetti della sarcopenia (la fisiologica riduzione della massa e della forza muscolare che si verifica con l’avanzare dell’età), unitamente alla natura sistemica dell’aterosclerosi (problemi vascolari anche nell’arto inferiore controlaterale, storia di pregresso infarto del miocardio ecc.) e alla frequente presenza di comorbilità sistemiche come la Malattia Diabetica, rendono particolarmente oneroso l’uso della protesi. Per ovviare a questo problema è stato concepito il Modulo Pelvico, il cui scopo è quello di fornire una spinta extra per assistere il movimento degli arti inferiori. È evidente, tuttavia, che l’aggiunta di un ulteriore peso, al momento stimato in circa 4 kg, potrebbe di per sé rendere l’utilizzo del sistema CYBERLEGs ancora più oneroso in termini di dispendio energetico. Dati della letteratura suggeriscono che l’aggiunta di pesi abbia un effetto diverso sul costo energetico del cammino a seconda delle sede di applicazione del peso stesso e che questo effetto potrebbe essere anche trascurabile in contesti particolari. Tali studi, tuttavia, sono stati condotti su soggetti normali di giovane età. Al contrario, in letteratura sono del tutto assenti dati sugli effetti dell’aggiunta di pesi nei soggetti anziani e nei pazienti con amputazione transfemorale, potenziali destinatari del Progetto CYBERLEGs. OBIETTIVI L’obiettivo primario di questo studio è quello di verificare l’efficienza energetica del Modulo Pelvico del sistema CYBERLEGs. In particolare, la finalità è quella di valutare il rapporto costo/beneficio del Modulo Pelvico in termini energetici e, quindi, di impegno cardiorespiratorio nei pazienti con amputazione da causa vascolare. Un altro obiettivo, conseguente Linea di Ricerca 4 al precedente, è quello di trovare la sede ottimale di applicazione della forza-peso del Modulo in modo da ridurre al massimo l’effetto dell’aggiunta di peso e delle limitazioni imposte dall’ingombro del modulo stesso. METODI Modalità reclutamento campioni Nelle varie fasi dello studio saranno reclutati soggetti normali volontari di varie fasce di età per le fasi preliminari con il mockup e con i prototipi successivi nel primo anno dello studio e soggetti amputati per la fase sperimentale vera e propria. Interventi applicativi Ciascuna sessione di test comprenderà: analisi del cammino mediante sistema optometrico ELITE (BTS Engineering, )TALIA RILEVAZIONE DEL DISPENDIO ENERGETICO MEDIANTE CALORIMETRIA INDIRETTA /XYCON -OBILE 6YASIS *EGER 'ERMANIA somministrazione di questionari ad hoc c per i pazienti con amputazione dell’arto inferiore (Ferriero G, Eur Med Phys. 2OMMERS '- #LIN 2EHABIL Piano di analisi Modelli di statistica inferenziale: t-test per dati appaiati, ANOVA, regressione multivariata e altri possibili modelli per le diverse tipologie di dati. Risultati attesi Ci si attende che, una volta messo a punto, il Modulo Pelvico del Progetto CYBERLEGs sia in grado di migliorare l’economia del cammino nei pazienti con amputazione transfemorale da causa vascolare. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli s Martelli D, Vannetti F F, Cortese M, Tropea P, Giovacchini F, Micera S, Monaco V, Vitiello N. “The effects on biomechanics of walking and balance recovery in a novel pelvis exoskeleton during zero-torque control”. Robotica FirstView Article. Page(s): 1-14. 2014, September. Published online 2014, 20 June. doi: 10.1017/ S0263574714001568. s Giovacchini F, V Vannetti F, Fantozzi M, Cempini M, Cortese M, Parri A, Yan T, Lefeber D, Vitiello N. “A light-weight active orthosis for hip movement assistance”. Robotics and Autonomous Systems http://dx.doi.org/10.1016/j.robot.2014.08.015 Ricerca corrente ATTIVITÀ Lo studio si è regolarmente concluso nel gennaio 2015, come previsto. Il Modulo Pelvico si è rivelato efficace nel ridurre il costo energetico del cammino nell’ordine del 8-10%. Il posizionamento migliore dell’apparato è risultato quello con appoggio sulle creste iliache, in quanto non aumenta il costo energetico del cammino ovviamente con il Modulo spento. Un aspetto particolare dello studio è stata anche la capacità del sistema di sensori che lavorano in parallelo con il Modulo Pelvico di predire la caduta imminente con un anticipo di circa 300 msec e di far attuare al modulo pelvico mediante appositi algoritmi le opportune contromanovre per limitare gli effetti della caduta. 397 Linea di Ricerca 4 Studio sulle indicazioni alla chemioterapia antitumorale e sui suoi dosaggi nei pazienti anziani Fragili e Vulnerabili Responsabile: Monfardini Silvio BACKGROUND ATTIVITÀ Nei pazienti Fragili con cancro il trattamento può essere anche solamente palliativo, mentre scarsissimi dati sono disponibili sui risultati del trattamento con chemioterapia. L’esame della casistica raccolta all’Istituto Palazzolo, ove è stata effettuata la Valutazione Geriatrica Multidimensionale e in cui oltre la metà dei casi è stata trattata con chemioterapia antitumorale, potrebbe fornire un’utile indicazione sui criteri impiegati per la scelta del trattamento, l’intensità dei dosaggi impiegati e dei risultati ottenuti in pazienti anziani Fragili, confrontabili con i dati relativi a pazienti Vulnerabili e robusti Fit. Dal 2011 al 2014, sono stati analizzati 146 pazienti ricoverati in Reparto e Day Hospital. Di questi sono stati trattati con chemioterapia 84 pazienti con età media di 74 anni – range da 70 a 96 anni – di questi 49 erano di sesso femminile e 35 di sesso maschile. La valutazione geriatrica multidimensionale ha rilevato che 20 (23,8%) erano Fit, 31 (36,9%) si dimostravano Vulnerabili e 33 (39,3%) Fragili. Questi pazienti sono stati suddivisi in base alla patologia riscontrata e al numero di schemi, cioè di linee complessive di trattamento (prima, seconda, terza linea ecc.) effettuate che, in totale, sono 108. Non sono stati trattati con chemioterapia 67 pazienti con età media di 80 anni – range da 70 a 96 anni. In base alla Valutazione Geriatrica Multidimensionale i pazienti non trattati sono stati così suddivisi: Fit 6 (10%), Vulnerabili 6 (10%), Fragili 50 (80%). Nella valutazione della tossicità da chemioterapia e della riduzione del dosaggio, si è riscontrato che la percentuale di tossicità grave di grado 4 è risultata molto ridotta, 4,6% dei trattamenti, mentre la tossicità di grado di 3 è stata osservata nel 29,4%. Una riduzione del dosaggio della chemioterapia, iniziale o a seguito della tossicità da chemioterapia, è stato effettuato nel 35% dei pazienti. Pertanto, solo il 65% dei pazienti ha ricevuto la chemioterapia a pieno dosaggio. OBIETTIVI 1. Valutare nei pazienti Fragili che sono stati trattati il livello di riduzione iniziale del dosaggio e i dosaggi successivi dei farmaci antitumorali eseguiti. 2. Valutare nei pazienti Vulnerabili e Fit il livello di riduzione iniziale del dosaggio e i dosaggi successivi dei farmaci antitumorali eseguiti. 3. Confrontare per tipo di regime, dosaggi, tossicità e risposta terapeutica nelle tre sottocategorie Fragili, Vulnerabili e Fit. 4. Fornire indicazioni sul dosaggio di riduzione della chemioterapia nei pazienti Fragili e Vulnerabili. Ricerca corrente METODI 398 dati su: schema terapeutico, percentuale della dose somministrata, tossicità, risposta terapeutica e sopravvivenza. La suddivisione in pazienti Fit, Fragili e Vulnerabili è stata fatta ricorrendo alla Valutazione Geriatrica Multidimensionale. Si tratta di uno studio retrospettivo osservazionale, sono stati valutati tutti i casi di età superiore ai 70 anni trattati con chemioterapia antitumorale ricorrendo al sistema Cytosifo nella Unità di Oncologia Geriatrica a partire dal giugno 2011 al 22 maggio 2014. Sono stati considerati pazienti affetti da tumori solidi in fase avanzata o linfomi maligni trattati con chemioterapia antitumorale e anche pazienti con cancro mammario o del colon candidati a chemioterapia precauzionale. Non sono stati inclusi i casi trattati con chemioterapia orale. Si sono registrati i pazienti non trattati nel medesimo periodo di tempo. In tutti i pazienti trattati sono stati raccolti Linea di Ricerca 4 Verifica della fattibilità dell’applicazione clinica quotidiana della Classificazione OMS ICF in reparti ospedalieri di riabilitazione Responsabile: Montesano Angelo BACKGROUND Il sistema classificativo ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) è stato introdotto dalla Orr ganizzazione Mondiale della sanità (WHO) assieme al sistema classificativo ICD per meglio definire tutte quelle problematiche cliniche che non possono essere inquadrate solo da un punto di vista eziopatogenetico. Mentre il sistema ICD è universalmente accettato, il sistema ICF ha avuto qualche problema nell’essere accettato in ambito clinico, sia per la complessità della sua compilazione sia per una difficoltà oggettiva che si ha quando si cambiamo schemi culturali acquisiti. Per quanto concerne il primo elemento sopra descritto di criticità va riconosciuto all’ICF la capacità di descrivere con una tassonomia inequivocabile fenomeni clinici, aspetti ambientali che prima erano solo vagamente delineati. In questi ultimi anni sono stati elaborati e validati dei core-set per patologie che semplificano in modo rilevante l’utilizzo dell’ICF, riducendo sensibilmente i tempi della sua somministrazione ai pazienti. L’importante numero di pubblicazioni su riviste scientifiche indicizzate rendono maturi i tempi per il suo utilizzo sistematico in ambito clinico. La nostra ipotesi di lavoro è che i core-set patologie dipendenti, i core-set generici e legati alla disabilità possano essere introdotti in ambito riabilitativo specialistico. Stucki al fine di condividere la metodologia e l’impianto del progetto. Sono stati formati in Notwill dei case manager che supervisioneranno lo studio. È stato elaborato un software su web che permette di utilizzare ICF e core-set in ambiente protetto archiviando su cloud le informazioni raccolte. Corsi di formazione per il personale riabilitativo e assistenziale affinché si utilizzi correttamente lo strumento informatico in ambito ospedaliero riabilitativo. OBIETTIVI Verificare se ICF sia realmente applicabile alle diverse realtà cliniche che si riscontrano nella pratica quotidiana e sviluppare nuove applicazioni che rendano ICF più user friendly. ATTIVITÀ Ricerca corrente METODI In questo progetto possiamo riconoscere 3 fasi: 1. fase puramente sperimentale sulla base delle indicazioni condivise con il gruppo internazionale di Notwill coordinato dal Prof. Stucki, 2. fase applicativa dell’ICF, 3. fase potenziale di sviluppo di nuovi applicativi. Vi sono stati degli incontri preliminari con il gruppo del Prof. 399 Linea di Ricerca 4 GCA: Linee Guida e realtà riabilitativa quotidiana a confronto Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND Le Linee Guida cliniche sono riconosciute come lo strumento principe per il miglioramento della pratica clinica su base di evidenza. Queste, infatti, attraverso il recupero sistematico delle informazioni della letteratura, la loro classificazione e il grading delle evidenze disponibili, diventano uno strumento immediatamente utilizzabile nella realtà clinica quotidiana. È peraltro noto dalla letteratura che l’aderenza alle Linee Guida sia un processo difficile e che spesso richieda molto tempo. Sono numerosi gli studi che dimostrano una non coerenza tra la pratica clinica quotidiana e le Linee Guida. Inoltre, i tempi di applicazione delle Linee Guida arrivano a essere superiori ai 10 anni, con un ritardo che deve essere colmato. Nel mese di novembre 2010 si è tenuta presso Salsomaggiore Terme la terza Consensus Conference Nazionale per la Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA). La Consensus Conference si è proposta di aderire a criteri di scientificità e fornire elementi di efficacia e sicurezza ai pazienti con GCA e ai familiari, definendo indicazioni e raccomandazioni sulle condotte riabilitative più adeguate da tenere nella fase di riabilitazione intensiva ospedaliera. Nel campo della GCA non è mai stata condotta una verifica dell’adesione delle realtà riabilitative alle indicazioni delle Linee Guida Nazionali e/o Internazionali. Ne consegue che una verifica in questo specifico campo sia cruciale per un miglioramento dell’approccio clinico ai pazienti con GCA. Ricerca corrente OBIETTIVI 400 Constatare l’aderenza o meno alle raccomandazioni stilate dalla terza Consensus Conference relative alla buona pratica clinica in riabilitazione per la GCA. METODI L’indagine include le principali strutture della provincia di Brescia che hanno un reparto dedicato o comunque si occupano della presa in carico e del trattamento di pazienti con GCA: Casa di Cura Domus Salutis di Brescia, Fondazione Don Carlo Gnocchi, Istituto Clinico Città di Brescia. Le strutture sono state analizzate in cieco. Per sondare il comportamento delle strutture in relazione alle indicazioni della Consensus è stato scelto di condurre un’indagine su un campione totale di 36 soggetti, 12 per ogni struttura, analizzandone le cartelle cliniche tramite strumenti appositamente elaborati e cercando, quindi, in queste la corrispondenza con le raccomandazioni. I pazienti sono stati selezionati in base a specifici criteri di inclusione: punteggio GCS ) 8, DRS * 21 e LCF ) 3. Sono state controllate cartelle cliniche redatte tra il 15/06/2011 e l’08/08/2012. Dei 36 soggetti 13 avevano completato il proprio ciclo riabilitativo al momento dell’indagine mentre 23 erano ancora in fase riabilitativa da un tempo medio di 3 mesi e 11 giorni ± 4 mesi e 16 giorni. Per la raccolta dei dati sono stati elaborati tre strumenti: un’intervista alla struttura per meglio comprenderne il profilo operativo e ampliare le informazioni su aspetti di manaGEMENT INTERNO UNA SCHEDA DI INQUADRAMENTO DEL PAZIENTE che consta di 32 record ed è stata recepita direttamente dal Protocollo di valutazione riabilitativa di minima della persona CON '#! DEL 3)-&%2 UNO STRUMENTO DI INDAGINE SULLE RACCOmandazioni della terza Consensus Conference, le quali sono state convertite in 81 quesiti di ricerca e raggruppate in 11 aree di indagine, dedotte dalle 12 proposte dalla Consensus, due aree sono state unite data l’alta affinità. Gli strumenti statistici utilizzati sono il test T-student con un livello di significatività _ = 0,05 per i record relativi al tempo trascorso tra l’evento indice e la presa in carico nel centro di riferimento, alla durata di osservazione e all’età del camPIONE PER GLI ALTRI RECORD Ò STATO INVECE UTILIZZATO IL TEST #() quadro, sempre con _ = 0,05, per saggiare l’omogeneità e la confrontabilità del campione, che si compone di dati raccolti in tre strutture. Alcuni quesiti, come già accennato e come verrà meglio esposto all’interno dell’analisi, si sono rivelati particolarmente difficili da sondare attraverso la sola analisi della cartella clinica, pertanto spesso abbiamo quote rilevanti di risposte non disponibili o non rilevabili, accorpate in fase di raccolta dati nella selezione ND e che possono, se non considerate adeguatamente e contestualizzate nell’ambito del tema trattato dal quesito, fuorviare i risultati. Nell’analisi dei dati, a fronte della lettura della singola raccomandazione e dove utile alla comprensione, i due eventi, non disponibile e non rilevabile, sono stati considerati separatamente. A ATTIVITÀ La media del tempo trascorso dall’evento al ricovero nelle strutture riabilitative è di 2 mesi e 25 giorni ± 3 mesi e 30 giorni. Il tempo di osservazione è di 5 mesi e 19 giorni ± 4 mesi e 4 giorni. L’età media del campione è di 58,92 anni ± 18,56. Il campione è composto per il 72% da maschi e per il 28% da femmine. Abbiamo riscontrato che il 78% dei pazienti presenta una o più comorbilità precedenti all’evento indice. Le eziologie maggiormente rappresentate sono l’anossica e l’emorragica rispettivamente al 42% e 33%, seguite dalla traumatica al 14%. Tra le sedi di lesione la più importante è la categoria diffuso o con il 60% delle sedi di lesione, dato che ben correla con il frequente riscontro del danno anossico. Le tre strutture sono risultate statisticamente confrontabili. Le aree tematiche con l’aderenza maggiore sono risultate l’area 3 (con raccomandazioni riguardanti principalmente l’aspetto nutrizionale e in particolare la nutrizione enterale) e l’area 7 (uso di farmaci e strategie riabilitative per facilitare la ripresa di contatto con l’ambiente), entrambe con il 53% di adesioni. Segue l’area 11, con il 42% di risposte positive, che si occupa di organizzazione, percorsi assistenziali e coinvolgimento della famiglia nel percorso riabilitativo. L’area 6 con il 38% di risposte positive si posiziona al quarto posto e riguarda la diagnosi e la prognosi dello stato vegetativo e di minima coscienza. A seguire le altre aree. È fondamentale tuttavia, tenere presente che questi dati positivi hanno valore solo all’interno della singola area tematica che, a sua volta trattando un tema ampio, presenta raccomandazioni eterogenee tra loro, è per questo che l’analisi è stata condotta per ognuna di esse, anche se qui si è scelto di dare una visione complessiva dei vari temi. Riportiamo alcuni esempi. L’indagine relativa alle raccomandazioni dell’area 4, valutazione e gestione della deglutizione, risulta difficile dalla sola lettura della cartella clinica, sia perché nella maggior parte delle strutture mancano protocolli relativi da seguire, anche se gli stessi sono ora in via di elaborazione, sia perché la valutazione logopedica, secondo la Consensus, richiede una stretta correlazione con il livello cognitivo valutato tramite la scala LCF la quale, somministrata in ingresso, spesso non viene più riproposta al paziente a intervalli regolari. Le medie delle risposte ai quesiti di questa area sono: 36% si, 11% no, 53% nd. L’area 5 tocca il tema della gestione e valutazione della ventilazione e della respirazione, focalizzata sul paziente portatore di tracheocannula, che rappresenta l’83% del campione. Dalle interviste è emerso che in due strutture su tre non è a oggi applicato un protocollo di svezzamento, ma che l’esigenza è tanto sentita che il quesito verrà presto introdotto, come in una struttura già è stato fatto. La Consensus infatti, a riprova della necessità di guide pratiche, offre raccomandazioni molto concrete sui tempi di sostituzione della cannula, sull’uso degli umidificatori attivi o passivi, sui parametri di svezzamento di minima e indagini strumentali a supporto. Dall’analisi delle risposte risulta che il 71% dei dati non è disponibile in cartella, a riprova della mancanza di standarr dizzazione, il 22% è costituito da adesioni e il 17% da dati negativi. L’area 9 si occupa delle menomazioni e disabilità senso-motorie ed è un’area estremamente varia ed eterogenea che comprende diversi campi: presenza di strumenti di misurazione univoci per la GCA dal punto di vista senso-motorio e funzionale, capacità di variare strumenti al variare del percorr so del paziente, precocità del trattamento, presenza di training robotizzati, trattamento delle POA e soprattutto della spasticità. Questo studio ha toccato tre importanti realtà bresciane, offrendo talora anche spunti di riflessione interessanti su come le organizzazioni concepiscono la GCA e si sforzano di trovare uno stile lavorativo basato sulla best practice. Si segnala come di fatto in ogni struttura il lavoro proceda celerr mente in diverse direzioni, fatto raccolto dall’intervista, dove si è riscontrato come a fronte di un’area debole si operi per implementare strumenti pratici e condivisibili. Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 401 Linea di Ricerca 4 La curva di carico assistenziale-riabilitativo in regime di ricovero Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND Nella pratica clinica è evidente che più i pazienti afferenti ai reparti di riabilitazione sono compromessi, sia dal punto di vista clinico che assistenziale, più necessitano di una maggior numero di risorse. Queste risorse includono sia il tempo impiegato per il recupero delle funzioni perse, sia il numero di operatori che si occupano dei pazienti. In altre parole, più i malati sono dipendenti, non autonomi e disabili, più sono necessari tempo e persone affinchè questi possano avere un recupero funzionale. Questa proporzionalità diretta tra carico riabilitativo e grado di dipendenza è vera fino a quando la dipendenza non diventa così grave da non poter più permettere un adeguato recuPERO FUNZIONALE QUANDO IL PAZIENTE Ò TROPPO COMPROMESSO I risultati del progetto riabilitativo sono minimi e anche l’impiego delle risorse viene di conseguenza ridotto. Tuttavia, nonostante questo principio sia chiaro ai clinici, non esistono lavori in letteratura che studino questa relazione. OBIETTIVI L’obiettivo del nostro lavoro è stato verificare la relazione tra intensità assistenziale (misurato attraverso la scala di Barr thel) e intensità riabilitativa, attraverso l’analisi dei dati dei tutti i pazienti degenti nel reparto di riabilitazione del Centro Spalenza, accreditato per 120 posti letto di riabilitazione intensiva e di alta specializzazione per Gravi Cerebrolesioni Acquisite. Ricerca corrente METODI 402 Studio Cross-sectional descrittivo retrospettivo. Modalità di reclutamento campione Tutti i pazienti ricoverati dal 1 settembre 2011 al 28 febbraio 2012 presso il Centro di Riabilitazione Don Gnocchi E. Spalenza di Rovato. Il reparto di riabilitazione del nostro centro è adeguatamente rappresentativo della realtà regionale e nazionale, in quanto l’unica alta specializzazione presente riguarda le Gravi Cerebrolesioni, mentre per il resto rappresenta il trerminale riabilitativo dell’Azienda Ospedaliera di Chiari, con una tipologia di ricoveri presumibilmente ben rappresentativa e quindi adatta allo studio. Parametri analizzati Indice di Barthel all’ingresso come rappresentativo dell’intensità assistenziale individuale, questo indice è tra gli strumenti più utilizzati in letteratura. Tempo/uomo Durata del trattamento riabilitativo quotidiano, per l’attuazione del Progetto Riabilitativo Individuale, indicatore di intensiTÌ RIABILITATIVA INDIVIDUALE LA MISURA COMPLETATA DALLA TIPOLOGIA delle figure professionali coinvolte. Differenza tra Indice di Barthel all’ingresso e alla dimissione Nell’analisi statistica abbiamo ricercato la correlazione tra numero di sedute riabilitative giornaliere e Barthel all’ingresso. Per far questo abbiamo suddiviso la popolazione con un cut-off di 30 punti di indice di Barthel, considerando al di sotto di 30 i pazienti a più alto carico assistenziale e al di sopra di 70 quelli a più basso carico. A ATTIVITÀ Sono stati inclusi 254 pazienti con Barthel media all’ingresso di 49 ± 22 punti. Il ricovero è durato mediamente 30 ± 16 giorni. All’uscita i pazienti avevano un miglioramento di 25 ± 13 punti dell’indice di Barthel. I pazienti con Barthel ALLINGRESSO lNO A ERANO QUELLI DA IN SU PER I tre gruppi (considerando anche quello con Barthel da 31 a 69) il ricovero è durato 43 ± 18, 29 ± 14 e 19 ± 9 giorni rispettivamente (p < 0,0001) e il risultato è stato di 25 ± 16, 27 ± 13 e 20 ± 7 rispettivamente, con differenza statisticamente significativa solo tra il primo e l’ultimo gruppo (p < 0,05). Il numero di sedute quotidiane dedicate al trattamento riabilitativo è risultato statisticamente diverso solo per il gruppo con Barthel superiore a 70, il cui carico è risultato di 2,85 ± 0,59 sedute rispetto ai 2,56 ± 0,95 del gruppo sotto ai 30 (p < 0,05) e ai 2,42 ± 0,64 degli altri pazienti (p < 0,0001). Questo studio ha il limite della retrospettività, quindi non può essere considerato definitivo. La correlazione tra l’intensità assistenziale e l’intensità riabilitativa si manifesta soprattutto in termini di differenza Linea di Ricerca 4 PRODOTTI SCIENTIFICI s Bettini D, Galeri S, Negrini S. Rapporto tra intensità assistenziale e intensità riabilitativa in un ospedale riabilitativo. Congresso Nazionale SIMFER. 2013 Progetto Pilota Reho.net – Sviluppo di un software per la valutazione funzionale nell’attività clinica riabilitativa di reparto Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND L’Evidence Based Clinical Practice (EBCP – pratica clinica basata sull’evidenza) è uno strumento riconosciuto utile per migliorare la qualità delle prestazioni cliniche. La sua applicazione in ambito riabilitativo non è ancora diffusa. Oltre al miglioramento della qualità, si può ipotizzare anche un’ottimizzazione della gestione delle risorse. L’applicazione di una EBCP può offrire oggi strumenti di confronto clinico efficaci, tali da costituire base per eventuali confronti economici, efficienza. I due parametri sono garanzia di qualità e appropriatezza delle prestazioni. Uno degli strumenti per porre in atto una EBCP è lo sviluppo e l’applicazione di un Data Base Clinico (DBC), ossia di uno strumento informatico per la rilevazione sistematica e prospettica dei principali dati clinici di una specifica popolazione. Questo strumento, se adeguatamente strutturato, consente infatti una sistematizzazione della valutazione e la raccolta di dati che, opportunamente sfruttati, consentono un miglioramento sistematico dell’approccio clinico. A tutt’oggi esistono pochissime sperimentazioni di DBC applicati a più strutture riabilitative. La riabilitazione è specialità trasversale a tutte le specialità mediche come sono, per esempio, la pediatria o la geriatria. Tradizionalmente la ricerca in riabilitazione segue percorsi paralleli alle specialità cosiddette d’organo, con studi specifici sulla riabilitazione delle diverse patologie. Peraltro, esiste una necessità di ricerca riabilitativa trasversale che si occupi in maniera integrata dei percorsi riabilitativi di pazienti con diverse patologie. Lo sviluppo di un DBC per i pazienti ricoverati in ambito riabilitativo può servire allo scopo. Il Progetto Reho.net ha l’obiettivo di sviluppare un DBC da applicare a più strutture della Fondazione Don Gnocchi per una raccolta sistematica dei dati di attività clinica. Questo progetto pilota è deputato allo sviluppo della parte informatica del progetto Reho.net. Ricerca corrente altamente significativa di giorni di ricovero. Dai risultati peraltro appare che il carico assistenziale non è statisticamente correlato con il carico riabilitativo. Le variabili non sono del tutto indipendenti, i pazienti meno gravi, ricoverati meno a lungo, effettuano anche un numero di sedute significativamente maggiore rispetto agli altri. 403 Linea di Ricerca 4 OBIETTIVI Creazione di una Rete di strutture di ricovero con posti letto riabilitativi tramite un DBC comune a diversi reparti (cod. 56 – cod. 75 – ex. art 26) aderenti al progetto. Questo specifico progetto pilota ha avuto il seguente obiettivo generale: creare un DBC on-line clinical-user-friendly contenente i principali parametri valutativi di processo e di outcome, tali da consentire di definire i fenomeni clinici con precisione. Il DBC sarà lo strumento essenziale del progetto Reho.net, dovrà contenere strumenti validati internazionalmente, con scale di lettura trasversali alle diverse tipologie di pazienti e verticali per patologia Si sono perseguiti i seguenti sotto-obiettivi: individuazione degli strumenti di valutazione, sviluppo del software e verifica della sua applicabilità, sviluppo delle migliori facilitazioni all’applicabilità clinica sistematica del software, individuazione e risoluzione di problemi relativi al software e alla sua applicabilità. Ricerca corrente METODI 404 La casistica è stata suddivisa nei gruppi terapeutici identificabili in base ai piani di ricovero. Nel corso del periodo di studio è stata effettuata una rilevazione sistematica del numero di scale compilate mettendo a confronto i tre piani della struttura, seguite da équipe differenti e caratterizzate da pazienti a impegno riabilitativo differente. Tramite Consensus Conference sono state individuate le scale di valutazione comuni. È stata effettuata un’applicazione cartacea nella pratica quotidiana delle scale di valutazione stabilite e monitorata la loro applicabilità e l’effettiva compilazione da parte dei medici e terapisti dei reparti. È stato sviluppato un software per la raccolta dei dati ottenuti tramite le scale di valutazione stabilite. Sono stati verificati i problemi rilevati nella compilazione delle scale e individuate alcune possibili soluzioni. ATTIVITÀ Sono stati arruolati 362 pazienti da febbraio a giugno 2013, per ognuno sono state somministrate: s scale di valutazione comuni: Modified Barthel Index, CIRS, NRS, SF-36, s scale di valutazione della patologia, ove questa sia presen- te: EDSS per la Sclerosi Multipla, NIHSS per le malattie cerebro-vascolari e DRS per le gravi cerebrolesioni acquisite s scale di valutazione scelte in base alla funzione che si vuole monitorare nel paziente: FAM per la funzione cognitiva e la comunicazione, Borg per la fatica, FOIS per la deglutizione, 10-Meter Walk Test per la deambulazione, DASH per il movimento dell’arto superiore e WOMAC per l’arto inferiore, Trunk Control Test per il controllo del tronco e Berg Balance Scale per l’equilibrio. A ciascun paziente andavano somministrate, sia in ingresso che in uscita, le scale di valutazioni comuni, almeno una scala funzionale e, ove indicato, una scala di valutazione della patologia. A questo fa eccezione la scala CIRS, da somministrare solo all’ingresso. Nel corso del periodo di studio è stata effettuata una rilevazione sistematica del numero di scale compilate mettendo a confronto i tre piani della struttura, seguite da équipe differenti e caratterizzate da pazienti a impegno riabilitativo differente. Sono stati fatti due interventi per incrementare la compliance compilativa a marzo e maggio, che si sono dimostrati essenziali alla riuscita dell’intervento, incrementando il tasso di compilazione che ha raggiunto il 100% per alcune scale. Peraltro, anche se la compliance compilativa è aumentata, non è stata completa. Considerando il numero di scale richieste, infatti, i pazienti incompleti sono stati il 60%, pur diminuendo con gli interventi proposti. A una analisi post hoc c è risultato che le difficoltà compilative maggiori hanno riguardato una scala obbligatoria (SF-36) e una per i pazienti con protesi d’anca e ginocchio (WOMAC), circa il 40% della popolazione considerata. Questo ha determinato l’alto tasso di analisi incomplete. Abbiamo quindi concentrato la valutazione sul SF-36. All’ingresso SF-36 è stato compilato correttamente nel 38,4%, mentre è risultato incompleto e non compilato rispettivamente nel 13,8% e nel 47,8%. Alla dimissione le percentuali sono risultate di poco variate con questionari compilati correttamente nel 34,2%, incompleti nel 11,9% e non compilati nel 53,9%. Confrontando poi i dati di compilazione in ingresso e le caratteristiche della popolazione arruolata è emerso che il gruppo Linea di Ricerca 4 Analisi del movimento del tronco Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND La lombalgia è la seconda causa più frequente di assenza dal lavoro. Per quanto in questi anni si sia cercato di classificarla, tuttora a livello internazionale prevale la definizione di “low back pain”, con solo una distinzione temporale rispetto all’esordio, perché non c’è ripetibilità delle varie classificazioni. La possibilità di sottoclassificare i pazienti sulla base di caratteristiche patologiche specifiche è l’attuale linea di sviluppo della ricerca. Le caratteristiche dell’impairment motorio possono essere uno degli ambiti di studio elettivo per identificare sottoclassificazioni dei pazienti. Uno dei trattamenti di dimostrata efficacia nel campo della lombalgia è quello degli esercizi. Anche questi sono, però, proposti in modo aspecifico, in quanto non è possibile determinare quale tipo di esercizio possa essere il più efficace. Da questo punto di vista, l’analisi del movimento del tronco potrebbe da un lato consentire classificazioni impairment based, dall’altro analizzare quanto gli esercizi facciano per arrivare nel tempo a produrre sviluppi utili e significativi dal punto di vista terapeutico. Un altro trattamento di cui esiste convinzione di efficacia, ma scarse prove scientifiche, è dato dai trattamenti immobilizzanti basati su fasce e ortesi. Anche in questo settore, uno studio attento delle caratteristiche del movimento del rachide potrebbe essere estremamente utile. L’analisi del movimento si è dedicata in questi anni agli arti inferiori (Gait Analysis) con risultati eccellenti ormai giunti all’applicazione clinica, alla valutazione degli arti superiori (dove ancora c’è ampio spazio di sviluppo) e alla valutazione del movimento respiratorio del torace. Il tronco in tutto questo è stato considerato solo in funzione del movimento degli arti e non come struttura a sé stante da studiare specificamente, se non in alcune esperienze preliminari svolte in passato da alcuni del nostro gruppo ma interrotte. Si intende oggi riprendere queste esperienze. OBIETTIVI L’obiettivo principale dello studio è predisporre un laboratorio di analisi del Movimento in collaborazione con l’Università Ricerca corrente dei non compilati ha un’età media più alta e una media di Bartel Index (BI) più bassa rispetto ai completi che hanno un’età inferiore e un BI superiore. Il gruppo parzialmente compilato si colloca in posizione intermedia come si evince dalla successiva tabella. Sono successivamente stati confrontati tra loro i dati di compilazione in ingresso e uscita, per valutare se un miglioramento delle condizioni cliniche, espresso da un aumento del Bartel Index, incrementasse la compilazione del questionario. Dai risultati emerge che se il BI di ingresso è basso (35,7 ± 22,9) il questionario non viene compilato né in ingresso né in uscita, viceversa se il BI in ingresso è sufficientemente alto (59,2 ± 20,7) SF-36 viene compilato sia in ingresso sia in uscita. Se il valore è intermedio (41 ± 25,1) in ingresso e aumenta significativamente in dimissione (68 ± 33,7), SF-36 viene compilato in uscita. In quest’ultimo caso gli indici di salute fisica (SF) e mentale (SM), calcolati in uscita (29,1 ± 7,3 e 33,5 ± 12,6) sono inferiori rispetto al gruppo completi (SF 31,6 ± 8,3 e SM 43,9 ± 13,4 in ingresso, SF33,3 ± 8,7 e SM 45,2 ± 11,1 alla dimissione). Si è da ultimo valutata la completezza di compilazione di SF36 nei diversi gruppi di patologia sia in ingresso che in uscita. La compliance migliore è risultata quella dei pazienti ortopedici, in posizione intermedia i pazienti con patologie cardiologiche e pneumologiche e con percentuale di compilazione completa più bassa i pazienti neurologici. Questi dati sono stati considerati meritevoli di ulteriori approfondimenti futuri. 405 Linea di Ricerca 4 degli Studi di Brescia concentrato dal punto di vista della ricerca sull’analisi del movimento del tronco, per determinare nuovi sviluppi. In questo primo progetto si tratterà di predisporre tutto il necessario, sviluppare e validare i protocolli di acquisizione oltre al setting sperimentale. Trattasi di ricerca preclinica, il cui obiettivo è attualmente lo sviluppo di protocolli di studio. L’obiettivo a medio termine per futuri nuovi progetti è triplice: sottoclassificare i pazienti, definire le caratteristiche motorie degli esercizi efficaci, identificare nuove modalità di azione specifiche per ortesi del tronco. Tutti questi aspetti sono dotati di altissima traslazionalità per un problema ubiquitario e costoso come la lombalgia. Ricerca corrente METODI 406 Modalità di reclutamento campioni La prima fase del lavoro comprende l’acquisizione del materiale, la definizione del setting operativo, la definizione e formazione degli operatori. Il tutto verrà svolto in stretta collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università degli Studi di Brescia all’interno del progetto Health and Wealth. Verranno reclutati inizialmente soggetti normali su cui saranno testati i nuovi protocolli. In seguito, saranno verificati i protocolli anche su soggetti con diverse patologie del rachide e patologie neurologiche con impairment vertebrale. Si verificheranno i protocolli di valutazione rispetto alla mobilità e alla stabilità del tronco. Mobilità Verrà esplorata su tutti i piani dello spazio in movimenti fisiologici e funzionali che verranno standardizzati. Stabilità Si verificherà la reazione del tronco rispetto a movimenti volontari e involontari. Verrà verificata l’affidabilità e la ripetibilità dei protocolli. ATTIVITÀ Definito l’accordo con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università degli Studi di Brescia all’interno del progetto di Ateneo Health and Wealth che prevede un assegnista di ricerca universitario deputato al Laboratorio di Analisi del Movimento in fase di sviluppo. Condotta la ricerca bibliografica sui protocolli attualmente esistenti per la valutazione del rachide. Completate le pratiche per l’acquisizione del laboratorio stesso, con individuazione e predisposizione dei locali. Il laboratorio verrà installato nel mese di gennaio. Individuati partner di ricerca internazionale, Università di Leuven, Belgio. Linea di Ricerca 4 Rapporti tra disturbi dell’articolazione temporomandibolare, scoliosi e preferenza di lato Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND BACKGROUND La necessità di studiare percorsi clinico-riabilitativi sempre aggiornati e appropriati, associata all’evoluzione qualitativa delle tecniche operatorie ortopediche e alla necessità di contenimento e monitoraggio delle prestazioni riabilitative svolte in setting degenziali, ha potenziali conseguenze sui ricoveri riabilitativi ancora tutte da valutare e comprendere. Nella nostra struttura si ipotizza di trovare un percorso alternativo accelerato per pazienti sottoposti a intervento in elezione di protesi d’anca e di ginocchio. Oggi sono numerose le teorie su un rapporto tra apparato stomatognatico e postura del rachide, nessuna delle quali ha sinora prodotto dimostrazioni scientifiche. Gli esperti esprimono peraltro grossi dubbi e queste teorie sono tuttora confinate nell’ambito della medicina alternativa/complementare. Sono comunque numerosi i pazienti che si sottopongono a trattamenti su queste basi e c’è necessità di risposte certe. Peraltro, in letteratura non esistono studi estensivi su questi rapporti. Un altro elemento di grande interesse, prevalentemente eziopatogenetico, risiede nella correlazione tra lateralità neurologica espressa in termini di preferenza di mano, occhio e piede e lateralità patologica sia a livello del rachide sia dell’arr ticolazione temporo-mandibolare. Esistono degli studi che dimostrano che il rachide ancora normale ha una pre-rotazione preferenziale correlata con il possibile futuro sviluppo della scoliosi. Altri studi documentano una correlazione tra scoliosi conclamata e preferenzialità di lato. Non ci sono invece ancora studi sulla rotazione lieve pre-patologica e la preferenza di lato. OBIETTIVI Questo studio cerca di verificare, in una popolazione retrospettiva con esito di artroprotesi di anca e ginocchio, se i parametri riportati in letteratura, potenzialmente indicativi di una popolazione a minor carico riabilitativo, corrispondono effettivamente a un gruppo che potrebbe essere indirizzato a differenti proposte terapeutiche. METODI )N PAZIENTI ¢ ANNI DONNE SONO STATI VAlutati retrospettivamente i seguenti criteri di inclusione: Hb > 9 g/l, scala NRS per il dolore < 5/10, assenza di infezioni o complicanze chirurgiche o problemi alla cicatrice chirurgica, assenza di febbre, assenza di segni clinici di TVP, assenza di complicanze cliniche e articolarità attiva ginocchio in flessione tra 70°-80° (ginocchio). A ATTIVITÀ Abbiamo finalizzato la data collection e stiamo analizzando i dati che riportano le caratteristiche di base dei due gruppi (maggior/minor carico riabilitativo) dopo il trattamento: Barr thel index, SF-36, NRS, Tinetti test, valutazione articolare. Nel gruppo minor carico riabilitativo ha prevalso la componente maschile con una percentuale del 62,5% mentre nel maggior carico riabilitativo il 73,3% dei pazienti era di sesso femminile e il 26,7% di sesso maschile. OBIETTIVI Scopo dello studio è raccogliere, tramite una estensivo screening della popolazione a rischio, i dati esterni di superficie delle caratteristiche del rachide e dell’apparato stomatognatico per verificare le eventuali correlazioni esistenti tra questi parametri. Verranno, inoltre, raccolti dati sulla preferenza neurologica di lato (mano, occhio e piede) con cui si intende correlare il dato morfologico per verificare l’esistenza di eventuali rapporti a scopo eziopatogenetico. METODI Popolazione Sono stati selezionati soggetti sani deambulanti, di età compresa tra gli 11 e i 14 anni, di entrambi i sessi e che frequentavano la scuola secondaria di primo grado. Sono stati esclusi dalla studio soggetti che presentavano disabilità motorie o deficit delle funzioni corticali superiori. Questo tipo di Ricerca corrente Protocollo riabilitativo semplificato negli esiti di intervento per artroprotesi d’anca e ginocchio Responsabile: Negrini Stefano 407 Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 408 indagine ha fornito una possibilità di screening gratuito della popolazione generale a rischio di deformazioni del rachide (in particolare scoliosi e dorso curvo). Al termine della raccolta ed elaborazione dei dati, gli individui che hanno presentato anomalie dell’assetto posturale, sono stati adeguatamente informati e invitati a rivolgersi al proprio pediatra per ulteriori indagini e accertamenti. A tutti i genitori dei soggetti minorenni selezionati è stato fatto firmare il consenso informato in accordo con la dichiarazione di Helsinki. Il progetto è stato approvato dal Comitato Etico locale dell’IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus di Milano. Disegno dello studio Lo studio osservazionale è stato condotto presso le scuole secondarie di primo grado dei paesi di Ospitaletto, Castegnato, Passirano, Paderno e Chiari, tutte site nella provincia di Brescia. La raccolta dati e l’esame posturale sono stati svolti in due stanze messe a disposizione dalle palestre delle rispettive scuole in presenza del professore di educazione fisica durante l’ora di ginnastica. La progettazione e l’analisi dei dati è stata effettuata presso la Direzione Scientifica del Centro Spalenza-Don Gnocchi di Rovato (BS). La valutazione è iniziata con la raccolta dei dati anagrafici, antropometrici e la presenza di eventuale terapia posturale e/o ortodontica pregressa per ciascun soggetto. Successivamente si è proceduto con l’esame clinico del soggetto svestito e scalzo. Si è posizionato il filo a piombo a livello occipitale e, facendolo cadere verso la linea inter glutea, si è misurata la distanza del filo dal rachide a livello delle vertebre C7, L3 e S1. È stata considerata positiva la presenza di strapiombo superiore a 1 cm. L’eventuale presenza del gibbo toracico, toraco-lombare o lombare si è misurata esaminando il soggetto posteriorr mente, con una flessione anteriore del tronco sul bacino, per una valutazione sul piano orizzontale. Lo scoliometro è stato appoggiato sul dorso del paziente in corrispondenza dell’altezza maggiore del gibbo ed è stato valutato il grado indicato dalla sfera presente sul frontale dello scoliometro. In caso di gibbo superiore ai 4 gradi di Bunnell, il soggetto è stato sottoposto a un’ulteriore valutazione di conferma. Successivamente, sono state effettuate quattro fotografie (due nel piano frontale e due nel piano sagittale, rispettivamente a mezzo busto e intere) con il soggetto, svestito e scalzo, in stazione eretta rilassata con lo sguardo orizzontale, le braccia lungo i fianchi e i piedi posizionati alla stessa larghezza delle spalle, senza occlusione dentale. Successivamente, in collaborazione con lo specialista in ortopedia dentofacciale si è proceduto con la valutazione delle fotografie al fine di stabilire la simmetria/asimmetria, le proporzioni facciali (norr mofacciale, brachiofacciale, dolicofacciale) nel piano frontale e il profilo del volto nel piano sagittale (armonico, piatto, concavo, convesso, bi-protruso). Valutazione Filo a piombo, metodo clinico per la misurazione delle curve fisiologiche sul piano sagittale. Sono state calcolate le frecce della cifosi e della lordosi rispettivamente alle vertebre C7, L3 e S1. È stata poi registrata l’eventuale localizzazione dello strapiombo (destro o sinistro). Scoliometro, è stato utilizzato il modello GIMA Professional Medical Products, per misurare l’entità (espressa in gradi Bunnell) e la localizzazione del gibbo a livello toracico, toraco lombare e lombare e il lato della convessità della curva scoliotica (destra o sinistra). Fotocamera Niokon D3100, sono state scattate quattro fotografie del soggetto rispettivamente a mezzo busto e intere nel piano sagittale e frontale per l’esame della simmetria/ asimmetria facciale, profilo del volto e proporzioni facciali nel piano frontale. ATTIVITÀ Lo studio è stato poi suddiviso in due parti, la prima che consisteva nel valutare l’associazione tra l’asimmetria del tronco e l’asimmetria facciale e l’asimmetria del tronco con la morfologia facciale. La seconda parte ha previsto l’associazione tra l’asimmetria del tronco e la dominanza di lato. Per entrambi gli studi si è conclusa la fase sperimentale ed è iniziata la fase di stesura del lavoro scientifico. Risultati ottenuti Per quanto riguarda il primo lavoro, dai risultati emerge che l’associazione tra asimmetria del tronco e asimmetria facciale ha una prevalenza dello 0,90% per il tratto toracico, dello 0,61% per il tratto toraco-lombare e dell’1,38% per il Linea di Ricerca 4 Evidence Based Rehabilitation: revisione sistematica dei contenuti riabilitativi del Cochrane Institute Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND L’Evidence Based Medicine ha rivoluzionato l’approccio alla medicina negli ultimi anni. Nata sotto la spinta di epidemiologi che si sono trovati ad affrontare la continuamente crescente mole di lavori scientifici pubblicati in letteratura, essa offre oggi gli strumenti per selezionarla in modo mirato a scopo clinico. La Cochrane Collaboration è la struttura che si occupa a livello internazionale, trasversalmente a tutte le specialità, di selezionare e rendere disponibile la migliore evidenza disponibile. In pratica, vengono prodotte metanalisi e reviews sistematiche sui soli Randomised Controlled Trials (RCTs), che sono il massimo livello di evidenza disponibile da studi clinici. Queste review sono facilmente accessibili essendo raggruppate per topics nei Gruppi Cochrane. I gruppi sono però organizzati per specialità medica e la Medicina Fisica e Riabilitativa (MFR) è dispersa trasversalmente in tutte le specialità. Non esiste, quindi, un contenitore unico che raccolga tutte le review MFR e che faciliti l’accesso per il mondo della riabilitazione. La raccolta sistematica dei contributi Cochrane ha il duplice obiettivo di fornire le attuali evidenze cliniche e di identificare i nuovi territori di studio per nuove metanalisi e per pianificare RCTs in MFR. OBIETTIVI s Rendere disponibile la miglior evidenza di interesse riabilitativo in modo semplice e sistematico a tutti gli specialisti MFR. s Individuare i nuovi settori da studiare con metanalisi specifiche. s Individuare gli ambiti MFR più carenti di RCTs, per focalizzare su questi le future ricerche cliniche sperimentali. METODI Sono state pianificate 6 revisioni sistematiche da condurre in successione sugli argomenti sotto elencati: Spine and Pain Medicine (da un’indagine preliminare sono disponibili 30 review Cochrane). Cochrane Groups valutati: Ricerca corrente tratto lombare. Invece, l’associazione tra la morfologia facciale e l’asimmetria del tronco ha una prevalenza dell’1,20% e dell’1,38% per la cifosi sulle linee C7+L3 e L3 rispettivamente. Per il secondo lavoro sull’associazione tra l’asimmetria del tronco e la dominanza di lato, i dati sono ancora in fase di analisi. 409 Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 410 s Back: 16 s Bone Joints and muscle Trauma: 1 s Pain: 13. Paediatric disabilities (18 review Cochrane). Cochrane Gropus valutati: s Acute respiratory infection: 2 s Airways Group: 3 s Back: 2 s Developmental, psychosocial and learning problems: 3 s Musculoskeletal: 2 s Neonatal: 4 s Neuromuscolar disesase: 1 s Childhood cancer: 1. Stroke and traumatic Brain Injury (40 review Cochrane circa). Cochrane Groups valutati: s Injuries: 5 s Stroke: 35. Muscoloskeletal disabilities (46 review Cochrane circa). Cochrane Groups valutati: s Bone Joints and muscle Trauma: 18 s Musculoskeletal: 28. Other Neurological disabilities (40 review Cochrane circa). Cochrane Groups valutati: s Dementia and Cognitive impairment: 4 s Injuries: 5 s Movement Disorders: 11 s Multiple Sclerosis: 5 s Neuromuscolar disease: 13 s Peripheral Vascular: 2. Cardio-pneumological and internistic disabilities (22-23 review Cochrane circa). Cochrane Groups valutati: s Airways Group: 4-5 s Breast Cancer: 2 s Ear Nose and Throat: 1 s Eyes and Vision: 1 s Gynaecological Cancer: 1 s Heart: 4 s HIV/AIDS: 1 s Incontinence: 3 s Metabolic & Endocrine: 2 s Pregnancy: 1 s Renal: 1 s Wounds: 1. Criteri d’inclusione Applicazione di tecniche nel campo della MFR. Nel caso di interventi multidisciplinari verranno inserite anche terapie non specificatamente MFR purché applicate insieme a tecniche MFR. Interventi applicativi Tutti i lavori dovranno avere revisioni sistematiche attive pubblicate nel Cochrane Database of Systematic Reviews. Verrà condotta una revisione sistematica secondo i classici percorsi: prima selezione dei lavori dai titoli, verifica sulla base dell’abstract, verifica sulla base dei contenuti dei fulltext. Si utilizzerà la AMSTAR checklist per verificare la qualità degli studi considerati nella revisione sistematica. I risultati verranno esposti in modo sistematico raggruppati sulla base di terapie attive: exercises, education and prevention, multimodal rehabilitation, other PRM active terapie, terapie passive, physical modalities, manual terapie, reflex terapie, assistive device, drugs, other PRM passive therapies. I risultati ottenuti verrano raggruppati per topic. Saranno poi discusse le carenze della attuale letteratura sia in termini di metanalisi sia di studi primari (RCTs). ATTIVITÀ Sono in pubblicazione le revisioni sistematiche, la pubblicazione di un testo e l’individuazione degli spazi di ricerca per produrre nuove metanalisi e futuri RCTs. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli s Negrini S, De Mauroy JC, Grivas TB, Knott P, Kotwicki T T, Maruyama T, O’Brien JP, Rigo M, Zaina F. “Actual evidence in the medical approach to adolescents with idiopathic scoliosis”. Eur J Phys Rehabil Med. 2014, Feb. 50(1):8792. Review. PubMed PMID: 24622050. s Negrini S, Imperio G, Villafañe JH, Negrini F F, Zaina F. “Systematic reviews of physical and rehabilitation medicine Cochrane contents. Part 1. Disabilities due to spinal disorr ders and pain syndromes in adults”. Eur J Phys Rehabil Linea di Ricerca 4 Progetto Pilota REHO.net. Valutazione funzionale nell’attività clinica riabilitativa di Reparto Responsabile: Negrini Stefano BACKGROUND La riabilitazione si occupa del malato nella sua interezza e non della sola malattia. L’International Classification of Functioning (ICF), prodotta dall’OMS è, quindi, la classificazione riabilitativa ideale. Entro il modello ICF, il termine disabilità sparisce come elemento classificatorio e si adotta il concetto di limitazione dell’attività. Le attività vengono misurate con le scale di valutazione funzionale, che negli anni sono state sviluppate e gradualmente adottate da molti reparti di riabilitazione come strumento per monitorare i risultati. La riabilitazione è specialità trasversale a tutte le specialità mediche. Peraltro, la ricerca in riabilitazione segue percorsi simili alle specialità cosiddette d’organo, con studi specifici sulla riabilitazione delle diverse patologie. Questa verticalità si esprime con le scale di valutazione funzionale, la trasverr salità invece con scale di valutazione funzionale generale e dello stato di salute (Barthel, CIRS, SF36). L’Evidence Based Clinical Practice (EBCP pratica clinica basata sull’evidenza) è strumento riconosciuto utile per migliorare la qualità delle prestazioni cliniche. La sua applicazione in ambito riabilitativo non è ancora diffusa. L’applicazione di una EBCP può offrire oggi strumenti di confronto clinico (efficacia) tali da costituire base per eventuali confronti economici (efficienza). I due parametri sono garanzia di qualità e appropriatezza delle prestazioni. Il Progetto Reho.net ha l’obiettivo di sviluppare l’EBCP attraverr so la creazione di una rete di strutture che applichino le stesse metodiche valutative funzionali della disabilità, trasversali e verticali, per una raccolta sistematica dei dati di attività clinica. Questo progetto pilota è deputato allo sviluppo della parte valutativa del progetto Reho.net nei reparti coinvolti. OBIETTIVI Obiettivo di Reho.net è la creazione di una rete di strutture di ricovero con posti letto riabilitativi tramite un Data Base Clinico comune a diversi Reparti (cod. 56 – cod. 75 – ex.art 26) aderenti al progetto. Questo specifico progetto pilota ha i seguenti obiettivi generali: identificare gli strumenti di valutazione validati interna- Ricerca corrente Med. 2013, Aug. 49(4):597-609. Review. PubMed PMID: 24084418. s Negrini S. “Systematic reviews of physical and rehabilitation medicine Cochrane contents. Introduction”. Eur J Phys Rehabil Med. 2013, Aug. 49(4):595-6. PubMed PMID: 24084417. 411 Linea di Ricerca 4 zionalmente più efficaci e di rapida applicazione nella clinica quotidiana intraospedaliera, condividere gli strumenti di valutazione e di out come, creare una rete di ospedali riabilitativi utilizzanti gli stessi strumenti valutativi. Ricerca corrente METODI 412 Sono stati coinvolti nell’arruolamento dei pazienti 6 diversi centri di riabilitazione generale. Il periodo di arruolamento è STATO DI MESI PER I #ENTRI Ò STATO RICHIESTO LARR ruolamento di 40 pazienti in totale, suddivisi secondo la popolazione rappresentativa del singolo centro. I Centri 2, 5, 6 hanno arruolato nel progetto tutti i pazienti ricoverati nel periodo in esame. Valutazioni Nel progetto REHO.net sono state somministrate scale di valutazione stabilite collegialmente in sede di consensus formale. All’ingresso del paziente il personale medico fisiatrico era tenuto a compilare una scheda REHO.net riassuntiva delle scale da somministrare al paziente durante il ricovero. Sono state somministrate a tutti i pazienti arruolati: s Modified Barthel Index (all’ingresso e alla dimissione) s CIRS s NRS (all’ingresso e alla dimissione) s SF-36 (all’ingresso e alla dimissione) s Le scale per patologia: s DRS (gravi cerebrolesioni acquisite) s NIHSS (malattie cerebrovascolari) s EDSS (Sclerosi Multipla) Le scale funzionali: s FAM (funzionalità congnitiva e comunicazione) s Borg (faticabilità) s FOIS (deglutizione) s DASH (arto superiore) s WOMAC (arto inferiore) s Trunk Control Test (controllo del tronco) s 10-meter Walk Test (deambulazione) s Berg Balance Scale (equilibrio) Secondo il disegno dello studio era prevista la somministrazione di almeno 1 scala funzionale (secondo l’obiettivo terapeutico) in ingresso e uscita. Secondo competenza le scale sono stati somministrate da: Medico Fisiatra, Medico Internista, Neuropsicologo, Fisioterapista, Infermiere, Case Manager, Logopedista Sviluppi Durante il disegno dello studio si sono tenute riunioni per delineare le modalità e gli scopi del progetto stesso sia in sessione congiunta che presso i singoli centri. Il progetto è stato esposto sia al personale medico sia infermieristico e fisioterapico. Durante il periodo di arruolamento sono state svolte verifiche in itinere della compliance dei centri e sono state registrate le problematiche eventualmente riscontrate. Al termine del periodo di reclutamento per ogni centro è stata compilata una scheda riguardante le problematiche riscontrate. I dati sono stati raccolti in un database Access, appositamente creato. ATTIVITÀ Applicabilità delle scale di valutazione del progetto REHO.net. La percentuale di compilazione completa dell’insieme dei centri è stata del 25,4 % con maggior compliance nel gruppo di pazienti neurologici. Nel Centro 1 il campione è composto da 21 malati, poiché per motivi organizzativi, non è stato possibile il reclutamento dei 40 casi previsti. La somministrazione delle scale di valutazione è risultata completa in 10 pazienti (47,5%), mentre per gli altri 11 la compilazione è stata parziale. I soggetti con un minor numero di scale compilate appartengono al gruppo con patologia di tipo ortopedico. Nel Centro 2, considerando tutto il periodo di reclutamento, sono state somministrate tutte le scale previste dal progetto NEL METTENDO IN RELAZIONE LA PERCENTUALE DI PAZIENTI “incompleti” (> 1 scala mancante) con il tipo di diagnosi, emerge che una minor compilazione si è avuta nei pazienti ortopedici (75%). Nel Centro 3 nessun paziente ha ricevuto la somministrazione delle scale di valutazione come da progetto e una percentuale del 82,4% dei soggetti è risultata incompleta per più di 1 misura di outcome. In tutte le categorie diagnostiche vi sono state simili difficoltà nell’applicazione del protocollo. Il Centro 4 è quello in cui il progetto è stato attuato più compiutamente, con compilazione completa nel 65% degli arr Linea di Ricerca 4 ha aumentato la percentuale di somministrazione dal 6,7% al 33,3%, ma i pazienti “incompleti” sono rimasti numerosi (60%). Nel Centro 5, invece, non si è riscontrato un significaTIVO MIGLIORAMENTO NEL TEMPO NEL PRIMO BIMESTRE A NESSUN paziente sono state somministrate tutte le scale previste dal protocollo, mentre nell’ultimo periodo la percentuale di compilazione è salita al 6,7%. I soggetti con dati incompleti per più di una scala sono però aumentati (80% vss 93,3%). Ricerca corrente ruolati. Non è stato possibile in questo caso un confronto con la patologia, perché tutti i pazienti appartengono al gruppo dei neurologici. Nel Centro 5, considerando tutto il periodo di reclutamento, sono state somministrate tutte le scale previste nel 5%, con una minor compliance compilativa nei pazienti neurologici e ortopedici (86,6% e 85% ). Nella Sede 6, infine, la percentuale di compilazione è stata del 20,5%, con un maggior numero di pazienti “incompleti” (> 1 scala mancante) tra gli ortopedici (71,8%). Nell’analisi dei dati sono state, inoltre, ricercate le scale di valutazione che hanno creato maggiori difficoltà compilative. Nei Centri 1 e 4 la compliance è stata circa ottimale per le quattro misure di outcome da somministrare in tutti i pazienti, mentre la compilazione è risultata meno soddisfacente per la scala di valutazione funzionale. Nei Centri 2, 3, 5 e 6 le problematiche maggiori si sono riscontrate per la CIRS, l’SF-36 e le scale funzionali. Valutando tutto il campione si conferma una compliance minore per l’SF-36, la CIRS e la scala funzionale, mentre Modified Barthel Index e NRS sono state somministrate quasi sempre. Si è cercato di individuare poi, se vi fosse una particolare tipologia diagnostica per la quale risultasse più difficile la somministrazione della scala funzionale. Dall’analisi dei dati è emerso che in tutti i Centri la percentuale di compilazione è inferiore per i pazienti ortopedici, escludendo ovviamente il Centro 4 composto da soli soggetti con patologia neurologica. Questo risultato è particolarmente evidente nel Centro 1, dove il 72,7% dei pazienti ortopedici all’ingresso non è stato valutato con una scala funzionale. La tipologia di pazienti in cui è stata più frequentemente somministrata la scala funzionale sono gli affetti da patologie pneumologiche. Infatti, considerando tutti i Centri, sono stati ricoverati in totale 15 pazienti con patologia respiratoria e solo in 2 non è stata somministrata la relativa scala funzionale. Nei Centri 2, 5 e 6 è stata, inoltre, effettuata una valutazione sequenziale nel tempo, confrontando in periodi successivi le percentuali di compilazione delle varie scale. Nei tre bimestri considerati si può affermare in sintesi che la compliance compilativa è aumentata, anche se non in modo soddisfacente. Il Centro 2 413 Linea di Ricerca 4 Nuove protesi mininvasive nell’artrosi dell’anca: migliorano la funzione e il dolore? Responsabile: Padua Luca BACKGROUND Il recente sviluppo di protesi di anca stemless ha permesso l’utilizzo di tecniche chirurgiche mini-invasive e maggiormente rispettose del patrimonio osseo del paziente, garantendo un più rapido recupero funzionale postoperatorio e un maggiore bone-stoke in caso di revisione. La nuova concezione degli steli, inoltre, consentendo una più fisiologica trasmissione dei carichi e la ridotta mortificazione dei tessuti molli, sembra conferire un maggior controllo del dolore residuo nel primo periodo post-operatorio. In letteratura i risultati clinici sono ancora carenti o scarsamente documentati riguardo questa nuova tipologia di impianti, le cui prospettive, potrebbero portare a rivoluzionare le indicazioni e a soppiantare gli impianti sino a oggi utilizzati, se gli attuali risultati fossero confermati nel tempo e convalidati clinicamente. Attualmente sono documentati solamente studi a breve e medio terr mine riguardo l’osteointegrazione di questi nuovi impianti e i risultati preliminari sono eccellenti. OBIETTIVI Dimostrare i reali vantaggi di un impianto stemless rispetto a un impianto standard attraverso l’analisi oggettiva dei risultati clinici: qualità della vita, dolore residuo, funzionalità e radiografici. Ricerca corrente METODI 414 Sviluppo di un database di archiviazione dati Allo scopo di collezionare correttamente i dati dello studio, è stata eseguita preliminarmente la ricerca di un software per archiviazione dati, sicuro, efficace e completo. La scelta è caduta sul software FileMaker Pro Advanced 12.0. A partire da un modello generico, sono state ideate le principali variabili di interesse da considerare per lo studio. Sono, quindi, state realizzate delle schede, anagrafica, clinica, chirurgica, immagini radiografiche, test soggettivi e oggettivi, mediante moduli di facile e rapido inserimento. Il programma, mediante apposita applicazione, File Maker Go, permette l’inserimento dei dati in modalità wireless intranet da remoto con dispositivo IPAD, Apple. Questo facilita l’inserimento dei dati consentendone l’immissione durante l’esame clinico ambulatoriale, al letto del paziente o in sala operatoria. Il software consente, inoltre, l’esportazione dei dati in formato Excel, per la conseguente analisi definitiva dei risultati. Il database è stato quindi testato in versione beta, per un periodo di circa 3 mesi, consentendo le opportune modifiche e migliorie evidenziatesi come necessarie in corso d’opera. Studio Clinico Screening: sono stati valutati pazienti ricoverati per interr vento chirurgico di sostituzione protesica di anca. L’arruolamento dei pazienti è conseguito alla valutazione mediante apposita scheda contenente criteri di inclusione/esclusione, escludendo dallo studio i pazienti che presentavano: s compromissione delle funzioni cognitive, la cui integrità è necessaria per la compilazione dei questionari autosomministrati. Ciascun paziente alla valutazione iniziale deve AVERE UN --3%¨ s PREGRESSO INTERVENTO DI PROTESI DANCA O GINOCCHIO s gravi dismorfismi dell’anca congeniti o postraumatici, diSPLASIA CONGENITA DELLANCA GRAVE #ROWE s malattie infiammatorie o metaboliche croniche, artrite reuMATOIDE 0AGET MALATTIE AUTOIMMUNI NEUROPATIE ECC s patologie compromettenti significativamente le capacità deambulatorie, eccetto l’artrosi dell’anca. Tutti i pazienti sono stati adeguatamente informati dell’interr vento, dei rischi complicanze e, in aggiunta, sono stati inforr mati della scelta di un impianto protesico di moderna generazione mini-invasivo, oggetto dello studio, nonchè è stata ottenuta conferma verbale della loro disponibilità a eseguire il previsto periodo riabilitativo presso il centro previsto per la prosecuzione dello studio. Studio radiografico Tutti i pazienti sono stati valutati in fase di screening preoperatorio mediante radiografie in proiezione Antero-Posteriore e Latero-Laterale dell’anca e radiografia in proiezione AnteroPosteriore del bacino. Le radiografie eseguite pre operatoriamente sono state utilizzate per reclutare i pazienti idonei per gli impianti stemless, in base alla morfologia della metafisi prossimale del femore e della qualità ossea. Linea di Ricerca 4 ATTIVITÀ Da ottobre 2012 a oggi, sono stati oggetto di screening 30 pazienti ricoverati per intervento chirurgico di sostituzione protesica di anca. Complessivamente sono stati arruolati 15 pazienti che rispondevano ai criteri di inclusione/esclusione, affetti da artrosi primaria. Il controllo T1 è stato eseguito in 12 soggetti. Il follow-up medio è stato di 2 mesi. Si sono verificati 5 casi di drop-out, 1 paziente è stato escluso dal- Tab. 1 Tabelle pazienti sottoposti a intervento di miniprotesi valutazioni stabilometriche T0 e T1 Valutazione T0 Pazienti con protesi d’anca (15) Età (aa) 60,1 (13,7) Peso (Kg) 80,3 (1,4) Altezza (cm) 163,7 (23,0) Parametri stabilometrici Occhi aperti Occhi chiusi Velocità CoP antero-posteriore (mm/s) 11,2 (3,9) 17,9 (6,7) Velocità CoP medio-laterale (mm/s) 8,3 (2,4) 13,5 (4,7) 466,1 (126,0) 739,9 (239,5) 276,8 (95,5) 538,1 (233,2) Perimetro CoP (mm) Area CoP (mm2) Valutazione T1 Pazienti con protesi d’anca (12) Età (aa) 60,3 (12,.9) Peso (Kg) 81,1 (15,3) Altezza (cm) 162,2 (25,0) Parametri stabilometrici Occhi aperti Occhi chiusi Velocità CoP antero-posteriore (mm/s) 10,1 (2,8) 17,5 (6,3) Velocità CoP medio-laterale (mm/s) 7,7 (1,9) 12,9 (5,0) 421,4 (105,3) 722,5 (231,6) Perimetro CoP (mm) Ricerca corrente Planning preoperatorio Tutti i pazienti arruolati, prima dell’intervento sono stati oggetto di valutazione radiografica della morfologia femorale, della qualità dell’osso, della perdita ossea, della dismetria degli arti inferiori. In base ai suddetti parametri è stato eseguito un planning su radiografia scegliendo tra i diversi impianti stemless quello più idoneo all’anatomia di ogni paziente (Proxima-DePuy, Parva-Adler Ortho, Nanos S&N) in modo da ripristinare quanto più possibile la geometria articolare. Tutti i pazienti arruolati sono, quindi, stati sottoposti a studio radiografico postoperatorio e ai successivi controlli (1 e 3 mesi). Le radiografie eseguite nel follow-up (Pre-op, post-op, 1, 3 mesi) sono state valutate singolarmente e comparate in successione con le radiografie post-operatorie e con quelle dei precedenti follow-up. I parametri esaminati sono stati: corretto posizionamento e osteointegrazione dell’impianto, presenza di ossificazioni eterotopiche e loro classificazione secondo la scala di Brooker, presenza di segni radiologici di infezione locale, presenza di fratture, presenza e grado di eterometrie. Intervento chirurgico Tutti gli interventi chirurgici sono stati eseguiti dallo stesso chirurgo, dedicato alla chirurgia protesica di anca, che ha utilizzato sempre la medesima via chirurgica posterolaterale (Gibson-Moore), modificata con accesso mini-invasivo, con il paziente in decubito postero-laterale. Questa via è caratterizzata da un’estensione dell’incisione cutanea (e preferibilmente anche della dissezione profonda) non superiore agli 8-10 cm. In questa procedura viene ridotta metricamente l’estensione dell’incisione cutanea, fasciale e mio-tendinea al minimo indispensabile. Valutazione clinica Tutti i pazienti arruolati sono stati valutati prima dell’interr vento e in tutti i successivi follow-up (1, 3 mesi) in maniera oggettiva, mediante Harris Hip Score (HHS) e scala VAS e soggettiva con SF-12 e WOMAC. Analizzando rispettivamente: la capacità funzionale (HHP), il dolore (VAS), lo stato della Salute fisica e mentale (SF-12), la disabilità e i sintomi (Womac). 415 Ricerca corrente Linea di Ricerca 4 416 lo studio, intra-operatoriamente perché l’impianto stemless presentava un fit non idoneo per la stabilità primaria, 4 hanno preferito eseguire la riabilitazione post-operatoria presso un centro diverso da quello proposto dallo studio. Tutti i pazienti arruolati nello studio sono stati valutati clinicamente pre-operatoriamente. Dei 12 pazienti inclusi nello studio, 7 hanno eseguito il follow-up a un mese dall’intervento e solo 3 a 3 mesi dall’intervento. Nonostante il breve periodo di follow-up i risultati preliminari sono stati buoni. All’esame radiografico le componenti protesiche sono risultate stabilmente osteointegrate. I dati radiografici, associati all’assenza di dolore di coscia, confermano l’ipotesi di Fetto, Walker e Whiteside 5-7 che una protesi con un appoggio circonferenziale e con conservazione del collo permette una immediata e ottima stabilità iniziale tale da permettere una rapida osteointegrazione anche quando viene concesso un carico immediato. L’analisi dei primi risultati di questo studio conferma l’efficacia degli impianti stemless mini invasivi. A un mese dall’intervento, indipendentemente dall’età, i pazienti erano quasi del tutto autonomi nelle attività quotidiane, presentavano un discreto recupero psico-fisico e lamentavano scarso dolore. I pochi dati clinici presenti sinora, a 3 mesi dall’intervento, confermano un ulteriore trend di miglioramento sia della qualità della vita che dello stato psico-fisico. Allo stato attuale dello studio (a un brevissimo follow-up) e in attesa di ulteriori risultati, i nuovi impianti a stelo corto, realizzati secondo le moderne concezioni di biomeccanica, hanno evidenziato un rapido recupero nel primo periodo post-operatorio, anche in soggetti ultrasettantenni e sembrano costituire un ottima alternativa alle protesi tradizionali a stelo lungo indipendentemente dall’età del paziente. La tabella 1 mostra i dati stabilometrici a T0 e a T1 dei 15 pazienti reclutati. È in corso l’analisi statistica. PRODOTTI SCIENTIFICI s Martinoli C, Miguel-Perez M, Padua L, Gandolfo N, Zicca A, Tagliafico A. Imaging of neuropathies about the hip. Eur J Radiol. 2013, Jan. 82(1):17-26. doi: 10.1016/j. ejrad.2011.04.034. Epub 2011, May 5. Review. Studi di base e clinici sulla diagnosi e terapia del dolore Responsabile: Pazzaglia Costanza BACKGROUND Il dolore è uno dei motivi principali per cui un paziente affetto da artrosi agli arti inferiori decide di sottoporsi a intervento di chirurgia, tuttavia un recente studio multicentrico condotto dalla Fondazione Don Gnocchi ha mostrato come il dolore stesso interferisca nell’attuazione del programma riabilitativo e di come esso debba essere caratterizzato e trattato in maniera appropriata. La diagnosi e il trattamento del sintomo dolore assumono perciò un ruolo cruciale per il medico che si trova ad affrontarlo nella sua pratica clinica. Inoltre, studi di letteratura dimostrano l’importanza della comunicazione verbale rispetto al sintomo dolore al fine di evitarne un’amplificazione, effetto nocebo. La diagnosi del dolore si raggiunge attraverso la valutazione clinica e strumentale. Per quanto riguarda la diagnostica strumentale, secondo le più recenti linee guida, la metodica più affidabile è rappresentata dall’esecuzione dei Potenziali Evocati Laser (LEP), che permettono di valutare in maniera oggettiva l’integrità delle vie nocicettive. Tuttavia, i LEP sono ancora a oggi confinati quasi interamente al campo della ricerca. Nella pratica clinica una metodica semiquantitativa largamente utilizzata è rappresentata dai quantitative sensory testing (QST). Nello studio del dolore vengono utilizzati, inoltre, questionari dolore-specifici, di notevole importanza per l’affidabilità e la rapidità d’esecuzione sia nella pratica clinica sia nella ricerca. L’insieme di tali dati permette di raccogliere informazioni oggettive e soggettive sulla natura del dolore e di conseguenza sulla terapia da utilizzare nei pazienti, dal momento che essa risulta diversa a seconda che si tratti di dolore a maggiore componente nocicettiva (farmaci antiinfiammatori) o neuropatica (farmaci antiepilettici o antidepressivi). Tuttavia, poiché non sempre il solo trattamento farmacologico risulta essere efficace, riveste un ruolo importante anche lo studio delle terapie non farmacologiche. OBIETTIVI Studio dell’iperalgesia e della sensibilità in un campione di pazienti sottoposti ad artroprotesi totale di ginocchio e delle Linea di Ricerca 4 METODI Studio 1 Verrà completato il reclutamento dei pazienti sottoposti ad artroprotesi totale di ginocchio, ricoverati presso la Casa di Cura Don Gnocchi per eseguire ciclo di riabilitazione. Studio 2 Verrà completato il reclutamento dei soggetti sani sottoposti a trattamento con tDCS e la valutazione con potenziali evocati laser prima e dopo trattamento. La tDCS è una metodica strumentale non invasiva che permette di modificare l’eccitabilità della corteccia cerebrale in maniera selettiva consentendo, in tal modo, di ottenere un effetto modulatorio su aree cerebrali che a loro volta sono in grado di influenzare le aree deputate alla nocicezione. I soggetti sono stati divisi in due gruppi di trattamento: tDCS efficace, in cui la corrente elettrica viene effettivamente erogata e tDCS sham in cui viene utilizzata una corrente percepita dal soggetto, ma non efficace sulla stimolazione cerebrale. Studio 3 Verrà completato il reclutamento dei soggetti sani sottoposti a valutazione con potenziali evocati laser prima e dopo sessione nocebo. I soggetti saranno divisi in due bracci: nocebo e condizionamento verbale, ovvero la comunicazione verbale al soggetto che lo stimolo doloroso provoca più dolore di QUANTO ATTESO NOCEBO E LEARNING OVVERO IL CONDIZIONAMENTO del soggetto con uno stimolo più doloroso rispetto a quanto atteso. Lo studio ha il significato di valutare l’effetto nocebo sulla percezione dolorosa del soggetto, mentre la suddivisione nei due bracci ha l’intento di valutare se tale effetto risenta maggiormente dell’uno o dell’altro condizionamento. ATTIVITÀ L’analisi dei dati preliminari, laddove sia stata condotta, ha permesso di valutare quanto segue. Studio 2 I risultati preliminari, ottenuti su un campione di 9 soggetti sani, hanno mostrato che la stimolazione a 1 Hz della corteccia motoria inibisce il dolore contro laterale e questo effetto dura fino a 40 minuti dopo la stimolazione corticale. Studio 3 In entrambe le sessioni laser e nocebo (nocebo/condizionamento verbale e nocebo/learning) l’ampiezza del potenziale N2/P2, che nei soggetti sani si ritiene indichi il grado di dolore percepito, non si modifica rispetto al baseline sia per la mano destra, su cui veniva applicata la crema inerte riferita ai soggetti come iperalgesica, sia sulla mano sinistra, mano di controllo. Al contrario, la percezione dolorosa del soggetto aumentava dopo l’applicazione della crema. Tali risultati preliminari mostrano che l’effetto nocebo aumenta la percezione dolorosa del paziente, ma tale dato non è accompagnato dall’incremento del potenziale LEP. PRODOTTI SCIENTIFICI Presentazioni Convegni s Pazzaglia C, Testani E, Padua L, V Valeriani M. “L’effetto nocebo modifica in maniera diversa la percezione del dolore dovuto allo stimolo laser e l’ampiezza della componente N2/P2 dei potenziali evocati laser”. Presentazione orale al XXVII Congresso Nazionale Società Italiana per lo Studio delle Cefalee. s Testani E, Pazzaglia C, Padua L, V Valeriani M. “Nocebo effect dissociates the laser-pain rating from the N2/P2 laser evoked potential amplitude”. Accettato come abstract al XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicofisiologia. s Testani E, Granata G, Pazzaglia C, Padua L, V Valeriani M. “Prolonged inhibitory effect of 1 Hz rTMS of the motor cortex on the nociceptive evoked potentials to contrala- Ricerca corrente modificazioni indotte dal trattamento riabilitativo attraverso esame clinico, con l’utilizzo di questionari specifici per il dolore e QST. Valutazione su un campione di soggetti sani delll’effetto della stimolazione diretta elettrica transcranica (tDCS) sull’area cerebrale deputata all’elaborazione dello stimolo doloroso al fine di valutarne il possibile effetto analgesico attraverso registrazioni LEP. Valutazione su un campione di soggetti sani dell’effetto nocebo sull’area cerebrale deputata all’elaborazione dello stimolo doloroso al fine di valutarne la ripercussione sulla percezione dolorosa attraverso registrazioni LEP. 417 Linea di Ricerca 4 teral hand stimulation”. Accettato come contributo al XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Psicofisiologia. s Pazzaglia C, Testani E, Padua L, V Valeriani M. “Can “pain matrix” be convinced to feel more pain? Looking for a neurophysiological marker of nocebo effect”. Sottomesso come presentazione orale al 15th European Congress on Clinical Neurophysiology che si terrà dal 30 settembre al 4 ottobre 2015 in Brno, Czech Republic. s Testani E, Granata G, Pazzaglia C, Padua L, V Valeriani M. “Prolonged inhibitory effect of 1 Hz rTMS of the motor cortex on the nociceptive evoked potentials to contralateral hand stimulation”. Sottomesso come presentazione orale al 15th European Congress on Clinical Neurophysiology che si terrà dal 30 settembre al 4 ottobre 2015 in Brno, Czech Republic. La patologia degenerativa e traumatica del rachide cervicale subassiale (C3-C7) con e senza interessamento neurologico: gestione terapeutica e riabilitativa Responsabile: Ramieri Alessandro BACKGROUND Nell’ambito della patologia traumatica cervicale, la spondilolistesi configura una condizione di grave instabilità. Nella stragrande maggioranza dei casi associa un danno midollare più o meno importante, mentre rarissimi sono i casi amielici. Quest’ultima condizione può determinarsi in presenza di un particolare slargamento patologico del canale midollare a seguito di una specifica tipologia di lesione ossea: la frattura bi-peduncolare. L’instabilità post-traumatica cervicale è una condizione chirurgica, tuttavia, esistono ancora controversie sul tipo di approccio e sulla utilità della trazione cervicale preoperatoria. OBIETTIVI Tentare di definire gli aspetti essenziali di queste lesioni cervicali subassiali, con particolare riguardo all’instabilità post-traumatica allo scopo di ottimizzarne il trattamento operatorio e riabilitativo, scongiurando possibili malpractice e insoddisfazione del malato, evitando in tal modo gravose e costose procedure di revisione. Ricerca corrente METODI 418 Dal 2000 al 2010, 48 spondilolistesi traumatiche C3-C7 (1 spondiloptosi con frattura-bipeduncolare), neurologiche e non, sono state trattate chirurgicamente con differenti tecniche di fissazione e fusione, influenzate dalla biomeccanica della frattura e dalla sua riducibilità pre-operatoria. La condizione neurologica iniziale era radicolare (n = 14), midollare incompleta (24), completa (8) e indenne (2). Risultati Abbiamo distinto 36 lesioni in flesso-distrazione e 12 in estensione-compressione. La dislocazione faccettaria era unilaterale in 21 casi, bilaterale in 25. In 2 casi, era presente separazione bipeduncolare, con olistesi in uno e ptosi nell’altro. Ernia discale era presente in 8 casi. In tutti, è stata applicata trazione transcheletrica pre-operatoria mediante halo, variabile da 2,5 a 5,5 libbre, mantenuta anche durante Linea di Ricerca 4 A ATTIVITÀ L’applicazione pre-operatoria di trazione transcheletrica cervicale ha influenzato la procedura chirurgica, limitandola. La sola artrodesi intersomatica con placca anteriore è stata eseguita in 23 casi che mostravano riallinemento pre-operatorio soddisfacente. Negli altri, si è proceduto ad approccio combinato posteriore-anteriore, con 16 corpectomie complessivamente eseguite. Dal punto di vista clinico, nessun paziente è peggioRATO NEUROLOGICAMENTE !L FOLLOWUP MEDIA MESI RANGE 6-80) 12 su 14 deficit radicolari si sono del tutto risolti, mentre 5 di 17 sindromi midollari parziali (7 pazienti persi) hanno completamente recuperato (da ASIA C o D a ASIA E). Le conclusioni al momento sono che la trazione transcheletrica, pur se considerata a rischio in presenza di ernia discale e/o nel paziente neurologicamente indenne, è una procedura che si può adottare in tutte le spondilolistesi cervicali. Nelle nostre mani, non abbiamo registrato complicanze o aggravamenti neurologici. Riallineamenti pressoché completi hanno consentito approcci meno demolitivi. Riduzioni solo parziali si sono rivelate comunque utili, permettendo di limitare i tempi chirurgici. I risultati che si ottengono con ricostruzione vertebrale e decompressione midollare sembrano buoni dal punto di vista biomeccanico, meno soddisfacenti sul piano del recupero neurologico, a eccezione dei casi con sola radicolopatia. Pur se operati rapidamente e avviati precocemente a riabilitazione neuromotoria, solo 5 su 17 pazienti (30%) con sindrome midollare incompleta hanno recuperato una condizione non neurologica. PRODOTTI SCIENTIFICI s Ramieri A, Domenicucci M, Lenzi J, Ciappetta P. PostTraumatic spondylolisthesis and sponyloptosis of the suT baxial cervical spine: Reduction, decompression and fixation in 48 consecutive cases. Eur. Spine J. 2013. 22:90 s Ramieri A, Domenicucci M, Lenzi J, Ciappetta P. Spondilolistesi e spondiloptosi cervicale subassiale: riduzione, decompressione e fissazione in 48 casi consecutivi. Abstract SICV & GIS. 2013, 16-18 maggio, Bologna. s Ramieri A, Domenicucci M, Lenzi J, Dugoni M. The rule of pre-operative skull traction in non neurological posttraumatic spondylolisthesis and sponyloptosis of the subaxial cervical spine: Our experience and critical literature review. To be submitted: J Neurosurg Spine. Ricerca corrente l’intervento. Questa ha influenzato la procedura chirurgica, limitandola all’artrodesi intersomatica con placca anteriore in 23 casi che mostravano un riallinemento soddisfacente. Negli altri, si è proceduto ad approccio combinato posteriore-anteriore, con 16 corpectomie complessivamente eseguite. Non è stato mai necessario l’intervento in tre tempi. Tutti i pazienti con danno midollare completo o incompleto sono stati avviati a trattamento neuroriabilitativo presso strutture specialistiche di riferimento. 419 Linea di Ricerca 4 La Scoliosi Degenerativa: trattamento riabilitativo e chirurgico a confronto Responsabile: Ramieri Alessandro BACKGROUND Negli ultimi anni, in ambito di Scoliosi Degenerativa dell’adulto, ha assunto sempre più rilevo clinico l’alterazione del bilanciamento spino-pelvico. In altri termini, si tratta, nella maggioranza dei casi, di scoliosi che associano costantemente la perdita di lordosi lombare con la rotazione vertebrale che, congiuntamente al cedimento discale, provoca una deformità sagittale in cifosi. Per tali motivazioni, il nostro interesse ha riguardato la possibilità di restituire, mediante chirurgia combinata anteriore e posteriore, un buon assetto coronale e sagittale a queste deformità dolorose in soggetti che mal rispondevano ai trattamenti fisioterapici tradizionali prolungati per almeno tre mesi e svolti presso la nostra fondazione. OBIETTIVI L’obiettivo principale, in soggetti con grave cifoscoliosi, è stato quello di programmare una scelta chirurgica che perr mettesse il ripristino ideale di un buon bilanciamento spinopelvico, cioè un tilt pelvico minore o uguale a 25 gradi, una lordosi lombare uguale alla incidenza pelvica più 10 gradi e un appiombo C7-sacro almeno minore di 50 mm. Tutti i casi con gravi alterazioni di questi indici sono stati avviati al trattamento chirurgico. Al contrario, nei pazienti con Scoliosi Degenerativa, ma con un assetto sagittale conservato o poco alterato è stato avviato un programma riabilitativo con l’obiettivo di valutare la condizione clinico-funzionale ad almeno due anni di follow-up. Ricerca corrente METODI 420 Reclutamento prospettico consecutivo non randomizzato di soggetti affetti da Scoliosi Degenerativa dell’adulto (età maggiore di 45 anni). Chirurgia posteriore open o mininvasiva associata a chirurgia anteriore intersomatica (XLIF) nel gruppo con evidenti alterazioni dei parametri spino-pelvici. Trattamento conservativo riabilitativo in assenza di evidenti sbilanci sagittali o per comorbidità che controindicavano l’intervento. ATTIVITÀ A oggi, il gruppo conservativo, 22 casi, è sotto attenta osserr vazione con un trend di miglioramento del 15,68%, su scala VAS e ODI. V Nel gruppo chirurgico, primi 20 casi, è in corso la valutazione radiografica degli indici spino-pelvici post-operatori rispetto ai pre-operatori, confidando nel mantenimento del miglioramento ottenuto a un follow-up minimo di due anni. La condizione clinico-funzionale considera la variazione di VAS, ODI e JOA nei pazienti con associata stenosi del canale. Il gruppo chirurgico ha consentito la pubblicazione di abstract, in ambito nazionale e internazionale, di lavori estesi su riviste internazionali riguardanti le riparazioni durali e la chirurgia mininvasiva percutanea posteriore, già applicata alle scoliosi degenerative, in ambito anche di altre patologie vertebrali. PRODOTTI SCIENTIFICI Articoli s Miscusi ML, Polli FM, Forcato S, Coman MA, Ricciardi L, Ramieri A, Raco A. “The use of surgical sealants in the repair of dural tears during non-instrumented spinal surr gery”. Eur Spine J. 2014, Aug. 23(8):1761-6. doi: 10.1007/ s00586-013-3138-1. Epub 2014, Jan 3. s Miscusi ML, Polli FM, Forcato S, Ricciardi L, Frati A, Cimatti M, De Martino L, Ramieri A, Raco A. “Comparison of minimally invasive surgery with standard open surgery for vertebral thoracic metastases causing acute myelopathy in patients with short- or mid-term life expectancy: surgical technique and early clinical results”. J Neurosurg Spine. 2015, Feb. 27:1-8. [Epub ahead of print]. s Ramieri A. et al. “Eur. Multilevel XLIF and posterior osteotomies for the treatment of sagittal imbalance in adult degeneative deformity: Outcomes in the first 20 consecutive cases”. Spine J. abstract (suppl). 2015 in press. s Mastrostefano R, Ramieri A et al. “Pure and hybrid dynamic lumbosacral fixation: Results in 180 cases with minimum 2-year follow-up”. Abstract Eur Spine J (suppl). 2015, in press. Presentazioni Convegni s Ramieri A, Costanzo G, Domenicucii M, Miscusi M. “Re- Linea di Ricerca 4 Parenting e Grave Cerebrolesione Acquisita. Costruzione e validazione di uno strumento per la rilevazione delle competenze genitoriali a seguito di una Grave Cerebrolesione Acquisita. Indagine Multicentrica e intervento integrato sulla famiglia come risorsa Responsabile: Redolfi Alessandra BACKGROUND Gli esiti di una Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) possono compromettere aspetti cognitivi, motori ed emotivi della persona modificando la vita lavorativa, relazionale e affettiva del cerebroleso. Quando il cerebroleso è genitore, le conseguenze della lesione possono compromettere le competenze genitoriali e la relazione con il figlio. Diverse ricerche condotte sull’argomento hanno messo in evidenza la presenza di sofferenza nei minori a seguito delle modifiche occorse al genitore, ma ancora pochi servizi propongono supporti dedicati ai minori. Il riconoscimento del disagio e l’intervento tempestivo possono prevenire il consolidarsi di stati di sofferenza più significativi nei minori e, di conseguenza, contribuire al mantenimento di un clima familiare positivo e sereno. OBIETTIVI Realizzazione di uno strumento valutativo atto a indagare la presenza e l’intensità della sofferenza nei figli di pazienti con GCA durante le fasi riabilitative del genitore, permettendo di differenziare l’intervento in base alle caratteristiche e alla gravità. METODI Nella costruzione dello strumento si è fatto riferimento ai criteri diagnostici utilizzati all’interno dell’ICD-10 in relazione alla sindrome post traumatica da stress, alla sindrome da disadattamento e ai disturbi legati a stress o somatoformi. La check list intende misurare la presenza di disagio nei minori in relazione ai sopracitati disturbi clinici, selezionati in base a un criterio di presa in carico classificabile come elevatamedia-bassa intensità. Alcuni item, relativi alle diverse sottoscale della check list, sono stati selezionati da strumenti già validati, quali Child Behavior Checklis, Child Depression Inventory, Parental Stress Index, Functional Status II, Caregiver Burden Inventory, Dyadic Adjustment Scale. Gli item Ricerca corrente calibrage e coflex vs decompressione e fusione nelle stenosi lombari in pazienti ad alto rischio: revisione delle complicanze perioperatorie”. ATTI GIS. 2014, 15-17 maggio, Milano. s Ramieri A, Costanzo G, Miscusi M, Serrao M, Ricciardi L, Raco A. “TLIF aperto e mininvasivo: l’outcome è correlato con RM ed EMG dei muscoli paraspinali?”. A ATTI GIS. 2014, 15-17 maggio, Milano. s Forcato S, Miscusi M, Trungu S, Ricciardi L, Polli FM, Ramieri A, Costanzo G, Raco A. “Outcome a lungo termine nel trattamento chirurgico mini-invasivo delle patologie degenerative del rachide in pazienti oncologici “long survival”. ATTI GIS. 2014, 15-17 maggio, Milano. s Ramieri A, Costanzo G, Mastrostefano R, El Boustany S, Barci V. “Il limite superiore di artrodesi T10 è appropriato per le cifoscoliosi de novo? Studio prospettico su 55 casi”. ATTI GIS. 2014, 15-17 maggio, Milano. A s Costanzo G, Ramieri A, Miscusi M, Manauzzi E. “MIS con stabilizzazione percutanea nelle scoliosi dell’adulto: esperienza preliminare”. ATTI GIS. 2014, 15-17 maggio, Milano. s Ramieri A. “Lateral retroperitoneal approach (XLIF) in degenerative lumbar spine: The psoas muscle is seriously damaged?”. Eur Spine J (suppl). 2015 in press (Abstract). 421 Linea di Ricerca 4 preliminari sono stati sottoposti alla valutazione di giudici esperti, al fine di valutarne la validità di contenuto. La Check list è strutturata in 66 item su Scala Likert 0-2, finalizzati a indagare specifici aspetti del figlio e del genitore ed evidenziare se questi rappresentino una novità rispetto al periodo precedente l’evento occorso al genitore. Gli item sono suddivisi in 4 sottoscale, di cui 3 indagano aspetti relativi alla CONDIZIONE DEI lGLI AREA COMPORTAMENTALE ITEM AREA RELAZIONALE ITEM AREA SINTOMATOLOGICA ITEM mentre 1 indaga la percezione del proprio ruolo genitoriale (area genitoriale, item 55-66). La checklist è presentata alla coppia genitoriale costituita dal paziente affetto da GCA e dal coniuge dagli psicologi che hanno in carico il paziente, affiancata da altri strumenti per la raccolta della storia anamnesica e clinica del paziente. T Tale somministrazione avviene separatamente per ciascun genitore. Criteri di inclusione Presenza di grave cerebrolesione acquisita, durata del coma non inferiore a 7 giorni, ricovero in regime di Day Hospital presso un centro riabilitativo specializzato per GCA, Level of Cognitive Functioning12: punteggio ) 6, età compresa tra i 30 e i 50 anni, avere figli di età compresa tra i 3 e i 14 anni. Criteri di esclusione Pregresso danno cerebrale congenito o a insorgenza perinatale, patologia cerebrale di tipo degenerativo-progressivo, essere separato/vedovo dall’altro genitore dei propri figli. Ricerca corrente ATTIVITÀ 422 La check list è stata presentata a 10 nuclei familiari, di cui 10 pazienti con esiti di GCA (4 F, 6 M, età media 39,4 anni ± PAZIENTI CON TRAUMA CRANICO CON ANOSSIA CEREBRALE 3 con ischemia cerebrale), 10 coniugi (6 F e 4 M, età media 39,5 ± 6,7), 13 figli (8 F e 5 M, età media 10,46 ± 3,4). La media delle risposte fornite alla sottoscala relativa all’area comportamentale è 0,51 per quanto riguarda le risposte forr nite dai pazienti e 1,02 per quanto riguarda le risposte fornite dai coniugi. È stata evidenziata la presenza di comportamenti anomali nel 30% delle risposte fornite dai pazienti ai singoli item e nel 58% delle risposte fornite dai coniugi. In particolare, dall’analisi delle risposte fornite dai pazienti, 4 figli su 13 (30% dei casi) soddisfano i criteri per una presa in carico moderata (la presenza di almeno 10 affermazioni riconducibili a sindrome da disadattamento, che siano spesso o qualche volta presenti e che in almeno 8 casi rappresentino una novità rispetto al comportamento pre-evento). Le valutazioni eseguite dai coniugi suggeriscono la presa in carico moderata in 7 casi su 13 (54%). La media delle risposte fornite alla sottoscala relativa all’area relazionale è 0,71 per quanto riguarda le risposte fornite dai pazienti e 0,6 per quanto riguarda le risposte fornite dai coniugi. È stata evidenziata la presenza di comportamenti anomali nel 31,25% delle risposte fornite dai pazienti ai singoli item e nel 40,7% delle risposte fornite dai coniugi. In particolare, dall’analisi delle risposte fornite dai pazienti, 8 figli su 13 (61%) soddisfano i criteri per una presa in carico moderata (la presenza di almeno 10 affermazioni riconducibili a sindrome da disadattamento, che siano spesso presenti e che in almeno 8 casi rappresentino una novità rispetto al comportamento pre-evento). Le valutazioni eseguite dai coniugi suggeriscono la presa in carico moderata in 6 casi su 13 (46%). L’area relazionale è vissuta da entrambi i genitori come maggiormente problematica e quella in cui si riscontrano maggiori modifiche in seguito alla GCA. La media delle risposte fornite alla sottoscala relativa all’area sintomatologica è 0,28 per quanto riguarda le risposte fornite sia dai pazienti che dai coniugi. È stata evidenziata la presenza di comportamenti anomali nel 5,68 % delle risposte fornite dai pazienti e dai coniugi ai singoli item. In particolare, dall’analisi delle risposte fornite dai pazienti e dai coniugi, 1 figlio su 13 (8%) soddisfa i criteri per una presa in carico moderata (la presenza di almeno 10 affermazioni riconducibili a sindrome da disadattamento, che siano spesso presenti e che in almeno 8 casi rappresentino una novità rispetto al comportamento pre-evento). La sintomatologia più frequente sembra essere la presenza di mal di stomaco e mal di testa. La media delle risposte fornite alla sottoscala relativa all’area genitoriale è 0,82 per quanto riguarda le risposte fornite sia dai pazienti e 0,71 per le risposte fornite dai coniugi. È stata evidenziata la presenza di comportamenti anomali nel 27,08 % delle risposte fornite dai pazienti ai singoli item e nel 32% delle risposte fornite dai coniugi. In particolare, dall’analisi delle risposte fornite Linea di Ricerca 4 Studio dei meccanismi patogenetici nelle Distrofie Muscolari a trasmissione autosomica-dominante Responsabile: Santoro Massimo BACKGROUND Questo progetto si è basato sulla caratterizzazione degli aspetti clinici e patogenetici specifici per la Distrofia Miotonica di tipo 1 (DM1) e la Distrofia Muscolare Facioscapolomerale (FSHD). La DM1 è la più frequente Distrofia Muscolare nell’adulto ed è causata da una espansione CTG nel 3’ UTR del gene DMPK K (cr19 q13.3). Interruzioni nella sequenza CTG del locus DMPK K sono state riscontrate di rado, solo in alleli normali. Tuttavia, due studi recenti e il nostro studio (Santoro et al., 2013) hanno documentato in alcune famiglie DM1 la presenza di interruzioni CCG, CGG e CTC nella porzione 3’ della sequenza CTG. Tali espansioni sono evidenziabili mediante Southern Blot genomico, mentre con la diagnostica routinaria, basata sulla Long-Range PCR, possono dare falsi negativi. Lo sviluppo della metodica di Triple Primed-PCR ha consentito di identificare la presenza di tali interruzioni. Nessuno studio ha finora valutato in dettaglio le conseguenze cliniche e molecolari della presenza di espansioni varianti al locus DMPK. La FSHD rappresenta la seconda forma per frequenza di miopatia ereditaria. Nonostante le recenti acquisizioni sulle caratteristiche genetiche di questa malattia, la conoscenza dei meccanismi patogenetici è ancora molto scarsa. Nelle Risonanze Magnetiche (RM) muscolari dei pazienti FSHD si documenta la presenza, insieme a muscoli con normale segnale e muscoli con alterato segnale nelle sequenze T1-w (corrispondenti ad aree di sostituzione fibroadiposa), di muscoli con un alterato segnale nelle sequenze T2-STIR (T2-STIR+). Alcune biopsie effettuate da noi in questi muscoli non ancora sostituiti da tessuto connettivo fibroadiposo hanno evidenziato la presenza di infiltrati infiammatori, suffragando l’ipotesi di un possibile contributo patogenetico dell’infiammazione nella FSHD. Il nostro studio ha previsto la caratterizzazione istopatologica e trascrizionale dei muscoli T2-STIR+ e lo sviluppo di un protocollo di microdialisi muscolare con filtri ad alto peso molecolare in grado di campionare efficacemente il microambiente extracellulare in modo mini-invasivo. Ricerca corrente dai pazienti, 5 casi su 10 (50%) denunciano livelli di insoddisfazione rispetto al proprio ruolo genitoriale che soddisfano i criteri per una presa in carico moderata del figlio (la presenza di almeno 10 affermazioni riconducibili a sindrome da disadattamento, che siano spesso presenti e che in almeno 8 casi rappresentino una novità rispetto al comportamento pre-evento). Tali livelli di insoddisfazione sono denunciati da 9 coniugi su 10 (90%). L’analisi ha mostrato la presenza in entrambi i genitori di preoccupazione nel riuscire a far fronte alle situazioni critiche. 423 Linea di Ricerca 4 OBIETTIVI La presenza di interruzioni CCG, CGG e CTC nella sequenza espansa CTG dei pazienti DM1 potrebbe modulare l’espressione del gene DMPK K come anche quella di geni vicini quali SIX5 5 e DMWD. A tale scopo valuteremo la prevalenza delle espansioni varianti nell’ambito della DM1, confronteremo il fenotipo tra pazienti varianti e pazienti con espansioni canoniche e analizzeremo i livelli di metilazione delle espansioni varianti rispetto a quelle canoniche. Nella FSHD, ci siamo proposti di studiare i meccanismi molecolari e, in particolare, quelli infiammatori in atto nella fase di iperintensità nelle sequenze T2-STIR. Con lo scopo di caratterizzare i pathways responsabili della progressione della malattia a livello del singolo muscolo, abbiamo analizzato il trascrittoma muscolare e abbiamo messo a punto un protocollo per studiare, mediante microdialisi muscolare, il microambiente (liquido interstiziale) dei muscoli T2-STIR+ confrontati con muscoli T2-STIR–. Ricerca corrente METODI 424 Reclutamento campioni DM1: 103 famiglie affette da distrofia miotonica, di cui 100 positive per la DM1, 3 risultate negative per DM1 e DM2: tutti i campioni sono stati raccolti dal 2001 al 2011. FSHD: lo studio trascrizionale e istopatologico è stato effettuato complessivamente su 12 campioni di tessuto provenienti da muscoli con diverso pattern di segnale alla RM muscolare (6 T2-STIR+ e 6 T2-STIR–). La validazione è stata eseguita su altri due campioni ottenuti prospetticamente. Casi/Controlli DM1: N.A. FSHD: le biopsie muscolari di controllo e di pazienti affetti da altre patologie (miopatie infiammatorie, LGMD2B) erano state ottenute precedentemente allo studio per finalità diagnostiche. Piano di analisi DM1: il DNA è stato estratto da leucociti mediante metodica di salting-out. Successivamente il DNA è stato trattato con sodio bisolfito per convertire tutte le citosine non metilate in uracile. I livelli di metilazione sono stati determinati mediante Real-Time PCR utilizzando High Resolution Melting (HRM). Sono stati utilizzati oligonucleotidi specifici per amplificare la regione a monte e a valle dell’espansione CTG del DMPK. K Il gruppo di studio include pazienti DM1 con un diverso grado di espansione CTG nel locus DMPK K (200 – 2.500 ripetizioni CTG) e pazienti con sequenze varianti sia a monte che a valle del tratto CTG. FSHD: l’analisi dei risultati degli studi trascrizionali è stata effettuata con il software BRB-ArrayTools. La stima del tasso di falsa scoperta è stata calcolata utilizzando il metodo di Benjamini e Hochberg. I risultati sono stai validati medianteReal-Time PCR. ATTIVITÀ Mediante TP-PCR e sequenziamento abbiamo stabilito una frequenza di interruzione CCG pari al 4,8% in una popolazione di 103 famiglie DM1. I risultati ottenuti mediante RNAFISH, immunoistochimica e RT-PCR sui pazienti con espansioni varianti sono in linea con i dati pubblicati per i DM1 canonici (privi di interruzioni varianti nell’espansione CTG), dimostrando che la presenza di interruzioni nel tratto CTG non influenza la patogenesi molecolare basata sull’effetto tossico dell’RNA espanso. Il confronto dei dati clinici dei due gruppi di pazienti (canonici e interrotti) non ha evidenziato differenze significative nella prevalenza di sintomi di coinvolgimento clinico. Inoltre, lo studio dei livelli di metilazione ha evidenziato una ipermetilazione (25% – 50%) solo del tratto a monte della ripetizione CTG in tutti i pazienti DM1 con una espansione > 1.000 – 2.500 CTG. Per quanto riguarda i pazienti con interruzioni varianti, il nostro studio ha rivelato una ipermetilazione (25% – 50%) solo in quei pazienti con interruzioni CCG, CGG e CTC a valle del tratto CTG. Questi dati fanno ipotizzare che le modificazioni epigenetiche individuate nella parte a valle della ripetizione CTG possano modulare i livelli di espressione di SIX5, 5 il cui promotore è situato vicino la regione con le interruzioni CCG. Infatti, mediante Real-Time, sono in corso di analisi i livelli di espressione del gene SIX5 5 in tutti i pazienti DM1 con interruzioni CCG sia nel sangue periferico sia nel tessuto muscolare. Per la FSHD sono stati compiuti studi istopatologici e di espressione genica (Tasca et al., 2012). Inoltre, sono stati acquisiti ulteriori campioni muscolari effettuando biopsie mediante tecniche Linea di Ricerca 4 Analisi del passo in pazienti amputati protesizzati con valutazione del costo energetico del cammino Responsabile: Vannetti Federica BACKGROUND Restituire a un amputato la funzionalità motoria non è un compito semplice, specialmente nel caso in cui l’amputato sia un soggetto anziano. Infatti, in questa tipologia di pazienti, alle problematiche associate direttamente all’amputazione, si possono sommare numerose comorbilità. È chiaro comunque che la mobilità è un obiettivo cruciale per mantenere l’indipendenza e l’autonomia, specialmente nel caso di pazienti anziani. Una volta definita e realizzata la protesi più adatta al paziente, il processo di apprendimento dell’utilizzo e della gestione della protesi è un passaggio cruciale. Durante questa fase, il paziente anziano amputato necessita di attenzioni particolari, in relazione a una generale ridotta capacità fisica e a una probabile inferiore motivazione psicologica nei confronti della possibilità di cominciare una nuova vita. Durante l’iterr riabilitativo l’obiettivo principale è il completamento dell’addestramento del paziente al cammino con la protesi che, sostanzialmente, coincide con l’apprendimento di un corretto schema di passo, compatibilmente con quello che può essere lo stato di salute generale, la capacità fisica e la disposizione psicologica. Tuttavia, sebbene il programma riabilitativo venga completato con successo, talvolta il paziente amputato anziano tornando a casa, se non sufficientemente stimolato, può scoraggiarsi, ridurre l’utilizzo della protesi e perdere così le capacità di cammino acquisite durante il training riabilitativo. Il monitoraggio e l’analisi dello schema di passo e della stima del relativo impegno energetico durante un test del cammino possono rivelarsi strumenti in grado di fornire informazioni oggettive riguardo alla reale efficacia che la protesi ha per il paziente e, di conseguenza, fornire indicazioni utili per individuare e/o personalizzare le strategie di protesizzazione. OBIETTIVI L’obiettivo principale di questo progetto sarà valutare lo schema di passo e il dispendio energetico di ogni soggetto amputato arruolato e analizzarne i risultati anche in correla- Ricerca corrente miniinvasive (concotomo) nello stesso paziente in muscoli con diverso segnale nelle sequenze T2-STIR. Tali campioni verranno utilizzati per approfondire i risultati degli studi trascrizionali e del pattern infiammatorio. Microdialisi. Risultati preliminari incoraggianti (proof of concept) sono stati ottenuti utilizzando il kitper array di proteine Bio-Plex Pro Human 27-plex CytokineAssay, Bio-Rad. Due campioni da 50 mcl sono stati analizzati e tutte le citochine sono risultate dosabili. Grazie ai fondi erogati a novembre 2013 sono stati acquistati i cateteri necessari per procedere con lo studio su un numero maggiore di pazienti nell’anno corrente. 425 Linea di Ricerca 4 zione con altre informazioni raccolte tramite questionari. Il calorimetro che monitorerà il dispendio energetico sarà lasciato al paziente per alcuni giorni, al fine di monitorare in continuo il dispendio energetico e altri vari parametri, tra cui il numero di passi, il livello di intensità, la durata dell’attività fisica svolta nell’arco dei diversi giorni, la durata del sonno. 4. Analisi dell’intensità dell’attività fisica giornaliera (Sensewear Armband, Bodymedia Inc., Pittsburg CA, US). 5. Somministrazione questionari ad hoc c per persone amPUTATE DARTO INFERIORE &ERRIERO ' %UR -ED 0HYS 2OMMERS '- #LIN 2EHABIL METODI Sono stati reclutati 24 soggetti, con un drop-out di tre soggetti: in un caso c’è stato un malfunzionamento del calorimetro, negli altri due i soggetti hanno rifiutato il calorimetro perchè allergici. Dei 21 soggetti monitorati con calorimetro 8 erano transtibiali e 13 transfemorali. La Tab. 1 riporta le principali caratteristiche del campione. Ciascun soggetto è stato sottoposto a un test di cammino di 7 m, acquisendo dati sullo schema di passo tramite il siste- 1. Reclutamento di pazienti che abbiano effettuato un ciclo di riabilitazione, in regime ambulatoriale o di ricovero, presso il centro di riabilitazione Don Gnocchi IRCCS Firenze. 2. Analisi dello schema di passo con sistema markerless Optogait (Optogait, Microgate srl, Italia). 3. Analisi del dispendio energetico giornaliero (Sensewear Armband, Bodymedia Inc., Pittsburg CA, US). A ATTIVITÀ Tab. 1 Characteristics of the Sample, divided in two subgroups by level of amputation Transtibial (n = 8) Transfemoral (n = 13) p-value Ricerca corrente Age 426 Mean St. Dev. Min Median Max Mean St. Dev. Min Median Max 64 7.26 51 63 74 77.46 9.29 53 80 88 na 8% na 0.002* Sex (%F) 25% Weigth [kg] 71.6 17.1 46 75.5 100 81.5 11.9 58 80 106 0.361 0.237 Heigth [cm] 168.6 9.2 150 169.5 180 173.5 7.6 162 172 190 0.178 BMI[kg/m2] 24.9 4.4 18.4 25.1 32.7 27.1 3.5 20.1 27.0 32.5 0.257 Yrs since amputation 2.1 1.4 1 1.5 4 2.8 2.9 1 2 11 0.496 Walking Speed [m/s] 0.75 0.37 0.38 0.74 1.55 0.38 0.16 0.17 0.41 0.75 0.030* LCI – Total 43.3 8.6 29 45.5 56 32.5 9.8 20 30 49 0.018* LCI – Advanced 21.5 4.3 13 22.5 28 16.3 4.6 10 16 24 0.019* LCI – Base 21.8 5.6 13 24.5 28 16.2 5.6 10 14 26 0.044* PEQ – Gr. 4 56.3 28.1 17.5 52.5 100 49.4 19.3 0 48.8 78.8 0.552 Mean Daily MET 1.49 0.38 1.05 1.55 2.02 1.18 0.30 0.76 1.10 1.81 0.066 St. Dev. Daily MET 0.93 0.37 0.45 1.06 1.32 0.69 0.34 0.23 0.62 1.21 0.159 Median Daily MET 1.01 0.09 0.89 0.99 1.15 0.88 0.10 0.70 0.85 1.04 0.007* First Quartile Daily MET 0.90 0.06 0.81 0.89 1.02 0.81 0.07 0.65 0.80 0.92 0.004* Third Quartile Daily MET 1.87 0.86 0.98 1.75 3.11 1.23 0.56 0.78 0.97 2.64 0.088 Steps per Day 3650 3880 477 1563 9871 975 1048 107 677 3243 0.098 Linea di Ricerca 4 ma markerless, e a un 2-minutes walking test per quantificare l’autonomia di cammino. A ciascuno sono stati somministrati due questionari, tradotti e validati in lingua Italiana, il Prosthetic Profile of the Amputee (PPA) e il Prosthesis Evaluation Questionnaire (PEQ). Il calorimetro è stato indossato per almeno tre giorni consecutivi e ne sono stati analizzati i livelli di attività fisica espressi in MET (unità metaboliche). I dati calorimetrici sono stati correlati agli score relativi alla capacità di muoversi estratti dai questionari somministrati (Locomotor Capability Index, del PPA, e il Gruppo 4 del PEQ). I dati sono stati analizzati per gruppi, in base al livello di amputazione e sono stati confrontati tramite il test T-student. Tab. 2 Sw regression with median METs value as dependent variable Term Coef. P Constant 0.31470 0.614 LCI – Total 0.00401 0.001 Steps per day 0.00002 0.000 Height [cm] 0.00470 0.005 Weight [kg] -0.00450 0.000 &INAL MODEL OBS N 3 23Q 23QADJ 02%33 0,032624, R-Sq(pred) 84,01. Tab. 3 Spatial and temporal gait Characteristics of the Sample. Divided in two subgroups by level of amputation Transfemoral (n = 8) Mean St. Dev. Mean St. Dev. Step length amputee limb [cm] 55.8 5.5 49.6 9.4 CV Step length amputee limb [%] 6.2 1.6 10.0 9.0 Step length sound limb [cm] 47.8 1.6 37.7 14.6 CV Step length sound limb [cm] 5.5 1.9 25.7 24.1 Stance A [%gait cycle] 65.2 3.2 70.1 14.8 CV Stance A [%] 9.6 8.5 8.2 8.8 Stance S [%gait cycle] 67.3 5.2 73.0 7.3 CV Stance S [%] 10.6 7.5 6.7 6.9 Single support A [%gait cycle] 32.6 2.4 30.4 4.5 CV Single Support A [%] 5.3 0.5 24.1 25.5 Single support S [%gait cycle] 35.9 3.4 30.5 14.8 CV Single Support S [%] 16.0 15.0 5.9 2.5 Step time A [s] 0.8 0.1 0.7 0.4 CV step time A [%] 14.9 14.2 13.7 8.5 Step Time S [s] 0.7 0.1 0.7 0.1 CV step time S [%] 8.4 4.4 18.0 15.1 Speed [m/s] 0.7 0.1 0.5 0.2 CV Speed [%] 9.7 6.3 12.1 12.4 Ricerca corrente Transtibial (n = 6) ! !MPUTEE LIMB 3 SOUND LIMB #6 COEFlCIENT OF VARIABILITY STDEVMEAN 427 Linea di Ricerca 4 Le variabili significativamente diverse sono state poi introdotte in una regressione lineare in cui la variabile dipendente considerata è stata il valore della mediana della distribuzione in frequenza dei MET. L’analisi è riportata in Tab. 2. Anche per quanto riguarda l’analisi dello schema di passo i dati sono stati analizzati per gruppi, in base al livello di amputazione. Molte delle grandezze che descrivono lo schema del passo, quali per esempio la lunghezza del passo, la differenza tra arto sano e arto amputato, la coordinazione e la ritmicità del passo sono diverse tra i due gruppi, Tab. 3. In particolare negli amputati transfemorali è maggiore anche la varibilità di queste grandezze (maggiore coefficiente di variazione). Questo può essere imputabile al più difficile controllo della fase di swing dell’arto amputato, della maggiore variabilità delle caratteristiche delle protesi stesse (ginocchi monocentrici a bloccaggio manuale, ginocchi monocentrici liberi, ginocchi policentrici ecc.), dei diversi vincoli imposti alla flesso-estensione del moncone in base alla forma del socket ecc. Associazione tra le alterazioni della nutrizione e lo stato funzionale del paziente anziano da riabilitare Responsabile: Villafane Jorge Hugo BACKGROUND L’età della popolazione generale è aumentato costantemente nello scorso secolo (Dennis & Langhorne, 1994). Fornire cure adeguate a questa crescente popolazione anziana è IMPEGNATIVO LO SVILUPPO DI STRATEGIE PER PRESERVARE LA CApacità funzionale della popolazione geriatrica è, quindi, di fondamentale importanza (Fries, 2002). Sembra sempre più evidente nella pratica clinica che l’outcome riabilitativo sia influenzato dallo stato nutrizionale dei pazienti. Donini (Donini et al., 2008) ha suggerito di sviluppare strumenti semplici ed efficaci di screening per valutare lo stato nutrizionale e del rischio di malnutrizione negli anziani. È noto che i pazienti che sono più anziani sono ad alto rischio di malnutrizione (Charlton et al., 2010). È plausibile che la comprensione del rapporto tra prestazioni funzionali e stato nutrizionale sia fondamentale per prevenire e gestire i costi sanitari legati alla disabilità e per migliorare la qualità della vita degli anziani. OBIETTIVI Questo studio cerca di valutare la relazione esistente tra Barr thel e Mini Nutritional Assessment – Short Form (MNA-SF) in pazienti ricoverati in ambito ospedaliero post-acuto per riabilitazione. Ricerca corrente METODI 428 Sono stati reclutati 344 pazienti, 77,7 ± 6,8 anni, 59,3% donne e sottoposti a una valutazione approfondita che comprendeva le seguenti prove: Scala Mini Nutritional Assessment Short Form per valutare lo stato nutrizionale e un indice Barr thel per valutare lo stato funzionale. Abbiamo classificato i pazienti in tre gruppi di età: 65 – 74 anni, 75 – 84 anni e > 85 anni. I cutoff per la Barthel Index sono stati definiti come * 45 su 100 per lo stato più funzionale e come Barthel Index < 45 a 100 per lo stato di disabilità superiore. ATTIVITÀ Abbiamo finalizzato la data collection e stiamo analizzando i dati, dai quali si evince un’associazione significativa tra grup- Linea di Ricerca 4 Trattamento di soggetti affetti da Malattia di Parkinson utilizzando la consolle Nintendo Wii: individuazione del miglior protocollo terapeutico individualizzato Responsabile: Villafane Jorge Hugo BACKGROUND Preservare il controllo di bilancio è essenziale per mantenere l’indipendenza funzionale. Questo non solo è degradato dalla età (Era and Heikkinen, 1985), ma anche e indipendentemente da malattie degenerative del sistema nervoso e muscoloscheletrico (Horak et al., 1989). Secondo letteratura, un training riabilitativo orientato al recupero di tale funzione contrasta l’instabilità posturale caratteristica di questo disturbo. All’interno delle tecniche riabilitative efficaci per il trattamento di questa alterazione dell’equilibrio, ha dimostrato una significativa utilità l’uso della consolle Nintendo Wii, utilizzando la periferica Balance Board. Poco più si sa per quanto riguarda il numero ottimale di sessioni di formazione exergaming, attualmente è provato che sessioni multiple sono migliori di una singola sessione (dos Santos Mendes et al., %SCULIER et al., (ERZ et al., -HATRE et al., 0OMPEU et al., 2012). La variabilità di questi paradigmi di formazione solleva il problema di una relazione dose-effetto tra la quantità di corsi di formazione e l’efficacia del trattamento. Probabilmente se i miglioramenti comparabili a saldo potessero essere ottenuti con un minor numero di interventi, si potrebbe aumentare l’efficienza degli interventi previsti e potenzialmente diminuire il carico del paziente. OBIETTIVI Lo scopo di questo studio, quindi, è stato quello di confrontare l’efficacia di 10 vs 15 sessioni di programmi di intervento utilizzando la Nintendo Wii Fit per il recupero dell’equilibrio per i pazienti ambulatoriali PD. METODI Sono stati selezionati 27 pazienti, il 48,1% di sesso femminile (66 ± 8 anni), con PD. I pazienti con Malattia di Parkinson sono stati consecutivamente assegnati al gruppo sperimentale o di controllo e hanno ricevuto 10 o 15 sedute (gruppo, rispet- Ricerca corrente pi di età e punteggi ottenuti con la BI (t = –0,326, p < 0,001) e MNA-SF (t = –0,303, p < 0,001). Il follow-up indica significativi cambiamenti nei punteggi con un aumento dell’età per la BI (KW: x2 = 139,8, GL P E -.!3& +7 X2 ', P Infine, la percentuale di pazienti con punteggio più alto BI (* 45) così come un normale punteggio MNA-SF (* 12) era significativamente maggiore (x2 = 357,956, p < 0,001) rispetto alla percentuale di pazienti con un anormale punteggio MNA-SF e BI < 45. 429 Linea di Ricerca 4 tivamente, sperimentale o di controllo) con Nintendo Wii Fit per recuperare la capacità di equilibrio. Tutte gli outcomes sono stati raccolti allo stato basale, immediatamente dopo il periodo di intervento e 1 mese dopo la fine dell’intervento. Le misura di outcome sono state: Falls Risk Test (FRT), Stability index (PST), Berg Balance Scale (BBS) e Tinetti scale. ATTIVITÀ Ricerca corrente È stata conclusa la data collection e si procede con l’analisi dei dati, da essi si evince che i pazienti sottoposti a 10 sedute dimostrato un miglioramento significativo delle presta- 430 zioni di equilibrio, Tinetti scale e BBS e BSF, tutti p < 0,05, mentre per quelli sottoposti a trattamento con 15 sedute non è stato rilevato nessun effetto significativo inter-gruppo o fra-gruppi, il che suggerisce che entrambi i gruppi migliorino allo stesso modo. I risultati principali di questo studio suggeriscono che il miglioramento funzionale può essere fatto in un numero inferiore di trattamenti durante le sessioni di riabilitazione ambulatoriale con Nintendo Wii Fit migliorando l’efficienza degli interventi.