MPHASIS Mutual Progress on Homelessness through Advancing and Strengthening Information Systems (Progressi nazionali raggiunti sull’homelessness grazie all’avanzamento e al rafforzamento di sistemi informativi) Finanziato dalla COMMISSIONE EUROPEA DG Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità Dati raccolti sul disagio abitativo grave in ITALIA Autore: fio.PSD Gennaio 2009 1 Le ricerche e le attività del progetto MPHASIS sono finanziate dalla Commissione europea – DG Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità -, in osservanza del programma sull’occupazione e sulla solidarietà sociale, conosciuto come PRO-GRESS (VS/2007/0617 SI2.483181). Principale contraente: Town and Regional Planning University of Dundee Nethergate Dundee, DD1 4HN Scotland, United Kingdom Contatti: Bill Edgar: [email protected] Barbara Illsley: [email protected] Volker Busch-Geertsema: [email protected] Matt Harrison: [email protected] Peter Watson: [email protected] I contenuti del presente rapporto non riflettono necessariamente le opinioni o le posizioni della Commissione europea, Direzione Generale Occupazione, Affari sociali e Pari opportunità. 2 Considerazioni generali 1. La legislazione sull’homelessness in Italia L’homelessness solo da pochi anni trova interesse nelle politiche nazionali e nella pubblica opinione. Una diretta ricaduta è visibile nel campo della ricerca e della raccolta dati sul fenomeno: sono ancora poche le ricerche, a livello nazionale, mirate a leggere il fenomeno delle povertà metropolitane e in quello specifico delle persone senza dimora (PSD). Infatti i primi studi sistematici si sviluppano nella seconda metà degli anni '80 mentre l'homelessness trova visibilità formale della sua esistenza solo nel Secondo Rapporto sulla Povertà (1992). E' importante sottolineare che fino al 2000 l'Italia ha sofferto l'assenza di indirizzi normativi nazionali sulle politiche sociali. Con la Legge n. 328/2000, troviamo tre articoli sulle povertà estreme e PSD: in particolare l'art. 22 cita gli interventi che costituiscono il livello essenziale delle prestazioni sociali (cosiddetti LIVEAS), tra cui le “misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito e servizi di accompagnamento con particolare riferimento alle persone senza fissa dimora”. Questo passaggio identifica le PSD, quali destinatari irrinunciabili degli interventi di politica sociale. In seguito, la riforma del Titolo V della Costituzione ha attribuito alle Regioni competenza esclusiva in materia di servizi sociali, pur nell’obbligo di rispettare i LIVEAS nazionali, diminuendo l’impatto della L. 328/2000. Questo processo politico continua a confinare gli interventi a favore delle PSD in un settore residuale di risorse finalizzate ad una assistenza senza reali prospettive di inclusione sociale. Con la L. 328/2000 viene istituita la Commissione d'Indagine sulla Esclusione Sociale (CIES), con il compito di effettuare ricerche e rilevazioni su povertà ed emarginazione, che promuovano la conoscenza nelle istituzioni e nell'opinione pubblica; la CIES è quindi un'istituzione fondamentale per la ricerca e la costruzione di una rappresentazione complessiva dell’homelessness. 2. I servizi per le psd Le Organizzazioni del cosiddetto “privato sociale” e le Associazioni di volontariato rappresentano i soggetti che maggiormente si sono attivati nel tempo (ancor prima della Legge 328/2000) nella gestione di servizi per PSD. Tuttora risentono dell’assenza di un quadro normativo e di una elaborazione teorica sul tema. Nel rapporto 2001 della CIES viene citata la ricerca di Antonella Meo per conto della Fondazione Bignaschi 1 dove si individuano i diversi modelli di intervento attuati in 20 città 1 “Modelli di intervento (www.fondazionebignaschi.it) e politiche locali 3 per le persone senza dimora”, Aprile 2001 italiane; è un quadro probabilmente superato, ma tuttora l'ultima fonte ufficiale di dati disponibile sui servizi. Il quadro che emerge mostra la coesistenza nel nostro paese di modelli di intervento molto eterogenei a livello locale. Pur in contesti molto diversi per struttura economica, sociale e demografica, i sistemi locali di politiche e interventi per le PSD presentano un elevato grado di eterogeneità non riconducibile né alla dimensione demografica né a modelli di welfare regionali, ma piuttosto alla frammentazione generata dalla mancanza di indirizzi legislativi unitari. L'estrema varietà dei servizi erogati rende difficile individuare dimensioni analitiche trasversali rispetto a cui svolgere un'analisi comparata. Diversi sono i criteri di accesso al servizio, le modalità di erogazione delle prestazioni, la forma organizzativa, la provenienza delle risorse economiche e il rapporto con gli Enti locali: in alcuni casi gestiscono servizi per conto del Comune in convenzione, spesso ricevono contributi economici, qualche volta non ne ricevono affatto. Diversi anche per composizione e numero degli operatori, nella grande maggioranza sono enti ecclesiali ed associazioni di matrice religiosa basate su principi di carità mentre minore è la presenza di associazioni “laiche” fondate su solidarietà e cittadinanza. La disponibilità di fondi e rapporti più stabili con l'ente pubblico permettono, alle Associazioni, forme organizzative più strutturate così da definire metodologie di lavoro e interventi innovativi. In ogni caso i servizi costituiscono uno “snodo” fondamentale nella ricerca e raccolta dati sull’homelessness.. 3. L’assenza di definizioni condivise sulla PSD Le PSD non appartengono ad una categoria tipologica prevalente di disagio, secondo i criteri organizzativi e legislativi ricorrenti in Italia. La difficoltà a dare una definizione precisa e standardizzata è simile al dibattito internazionale sulla nozione di homeless. In buona parte della letteratura italiana e straniera si registra una differenza tra il concetto di “senza tetto” e “senza dimora”. Anche in Italia le definizioni si muovono da una visione che identifica una problematica abitativa ad una dimensione “sociale”, che colloca la questione nelle categorie della povertà economica estrema, oppure pone l'accento sull'assenza di relazioni o legami sociali e rimanda a situazioni di emarginazione o esclusione sociale. Ricordiamo inoltre che la dizione propria è “senza dimora” e non “senza fissa dimora”, quest’ultima fa riferimento a disposizioni legislative sul vagabondaggio e provvedimenti di ordine pubblico. In Italia l’homelessness viene considerata prevalentemente un problema “sociale”, quindi la PSD è essenzialmente una figura di “grave emarginato”. In questa immagine, la componente abitativa non è centrale: è implicita nella definizione, ma è considerata importante soltanto come parte della sindrome di deprivazione multipla di cui soffrono queste persone (si veda anche la Carta dei Valori 2 di Fio.PSD). Questo ha una ricaduta anche nella organizzazione dei servizi, nelle politiche e nella ricerca. 2 Fio.PSD – Carta dei Valori – www.fiopsd.org 4 La centratura sulla deprivazione di risorse e legami sociali induce a pensare a soluzioni individuali o su larga scala di emergenza abitativa e non a politiche strutturate sull’accesso alla casa; al tempo stesso segna una qualità dell’intervento che sottolinea la relazione individuale senza però connettersi al contesto nel quale si evidenzia la situazione di disagio. E' importante però affermare che i due approcci, quello che vede l'aspetto abitativo come determinante e quello che insiste sull'aspetto esistenziale del fenomeno dei senza dimora, non si escludono a vicenda, proprio perché l'universo dei senza dimora racchiude in sé gli aspetti più drammatici delle povertà tradizionali e le problematiche derivate da processi di esclusione sociale che hanno radici in itinerari personali di grande deprivazione e in contesti urbani emarginanti. Ricerca e raccolta dati sulle PSD 1. La raccolta dati sulle PSD a livello nazionale Pur con diverse azioni in tal senso, di fatto, non esistono dati nazionali rispetto all'homelessness se non quelli raccolti da una ricerca quantitativa promossa dalla CIES nel 2000 attraverso la Fondazione Zancan di Padova. Questi dati hanno portato a stimare in 17.000 circa le PSD 3 presenti in Italia con una forte concentrazione nelle grandi aree metropolitane, una presenza prevalente di uomini (80%), relativamente giovani (70% < 48 anni), egualmente suddivisi tra italiani e stranieri. La metodologia adottata per tale ricerca, il raffronto con i dati provenienti da altre realtà europee comparabili con quella italiana e l'osservazione empirica del fenomeno (solo a Roma si stimano quasi 6000 homeless), hanno però presto portato ad una generale condivisione che il dato emerso dall'indagine fosse ampiamente sottostimato. Recenti indagini (non ufficiali) stimano la popolazione in condizione di grave disagio in Italia in dimensioni anche superiori di 10 volte quella indicata. L'unico dato reale e condiviso è che in Italia non siamo a conoscenza delle reali dimensioni quantitative e qualitative dell'homelessness. Istituzioni pubbliche come l’ISTAT 4 e Banca d’Italia producono periodiche indagini su campioni di popolazione avendo come indicatori il consumo, la capacità economica delle famiglie, la povertà economica. Questo significa che le PSD non possedendo (generalmente) reddito e non rientrando negli indici di consumo, sono “invisibili” nelle 3 4 L'indagine ha preso in considerazione in un ampio campione di città italiane, le persone presenti in una stessa notte in strada o dormitori di prima accoglienza. Le persone censite rappresentano la fascia di disagio più acuto nella grave emarginazione, senza peraltro esaurirla. Adottando le definizioni contenute in ETHOS le persone censite dall'indagine italiana sono essenzialmente i roofless e parte degli houseless. L'ISTAT, a norma del decreto legislativo 6 settembre 1989, ha tra i propri compiti quello di effettuare e promuovere rilevazioni, studi e ricerche in materia statistica. 5 raccolte dati sulla popolazione generale. In Italia non c’è una Istituzione che abbia la responsabilità di raccogliere dati sulle PSD. Spesso sono utilizzati dati raccolti con ricerche locali o regionali di difficile comparazione. Tra le raccolte dati più riconosciute a livello nazionale citiamo: Osservatorio nazionale sulle povertà di Caritas Italiana Il sistema vede la partecipazione di centri affiliati, esistenti in molte città delle varie regioni italiane e ha organizzato la sua rete informativa dotandola dei propri strumenti di rilevazione. Il sistema informativo si basa sui Centri di Ascolto, unità operative in cui gli addetti, per la maggioranza volontari, ascoltano ed interpretano i bisogni delle persone in difficoltà che si rivolgono a loro. Vi sono circa 3000 centri di ascolto distribuiti su tutto il territorio della penisola. Oltre il 70% delle diocesi italiane prende parte alla rete nazionale dei Centri di Ascolto e agli Osservatori delle Povertà e delle Risorse. Le banche dati possono essere costituite sulla base dei dati provenienti dai centri di ascolto e in particolare sulla base delle informazioni contenute nelle cartelle individuali degli utenti del servizio, ideate dalla Caritas e proposte da quest’ultima ai vari centri. Le cartelle contengono informazioni di base (età, lavoro, ecc.) e la tipologia di persona: “seriamente emarginata” o “senza dimora”. 2. La raccolta dati sulle PSD a livello locale La ricerca a livello locale viene espletata primariamente per mezzo di due metodi: la rielaborazione dei dati degli utenti in possesso dei prestatori di servizi e l’analisi qualitativa incentrata sui casi/ storie di vita individuali. Gli studi diretti condotti su scala locale sono organizzati in vari modi e con diversi livelli di impegno. La maggior parte sono concepiti per valutare il numero di persone senza dimora e descrivere le loro caratteristiche all’interno di una determinata città o zona; la popolazione studiata è generalmente quella dei senza tetto, o roofless, identificati con la caratteristica figura del senza casa e i metodi adottati più frequentemente analizzano il numero di utenti di un dato servizio in una data notte. Due interessanti esempi sono: a. Regione Veneto: ricerca sulle povertà estreme e le PSD Si tratta di un caso interessante, un’eccezione per alcuni aspetti, in ragione della portata geografica e della complessità delle metodologie adottate; questo esempio è stato implementato tra il 2004 e il 2005 dall’Osservatorio della Regione Veneto per la protezione e promozione dell’individuo della ASL n. 16 di Padova. In gran parte, lo studio, che ha coinvolto la Regione Veneto e gli esperti ed operatori del settore, ha seguito l’approccio adottato dallo studio condotto dalla Fondazione Zancan (2000), sebbene abbia introdotto un metodo di maggiore complessità che ha evitato le difficoltà tipicamente riscontrabili in questo tipo di operazioni. L’obiettivo della ricerca consisteva nel quantificare e valutare il fenomeno della povertà estrema in Veneto, prestando particolare attenzione ai “senza dimora”. La procedura prevedeva: (a) uno studio dei servizi per i senza dimora e le persone 6 (estremamente) povere (servizi di prima o immediate accoglienza 5 e servizi di seconda accoglienza o centri di ascolto); (b) uno studio sulle persone senza dimora identificate nei luoghi in cui sono forniti i servizi e nei “luoghi informali” frequentati da persone senza dimora: stazioni ferroviarie, piazze, giardini pubblici/ piazze e case abbandonate; (c) un gruppo di studio con i gestori delle politiche assistenziali del settore pubblico. Il primo studio è stato condotto su 84 prestatori di servizi che hanno restituito 73 questionari compilati: in tal modo si è potuta costituire una banca dati utile per determinare le caratteristiche quantitative dei beneficiari dei servizi e dei loro problemi. Date le difficoltà incontrate nei sondaggi condotti in strada, è stato portato a termine uno studio di controllo con la collaborazione della polizia municipale: questo ha portato ad un’interessante ampliamento della popolazione che non corrisponde all’immagine convenzionale dei senza dimora, infatti, sono stati inclusi gli abitanti abusivi di campi o baraccopoli, stanze in subaffitto, ecc. La “mappatura di persone in condizione di estrema povertà e dei senza dimora” è stata condotta il 10 dicembre 2004, avvalendosi di una combinazione di vari metodi: ai gestori dei dormitori è stato richiesto di indicare il numero di persone che normalmente ospitavano e quanti di questi erano presenti all’interno della struttura alla data dello studio; le unità di strada hanno ricevuto la richiesta di identificare i luoghi in cui i beneficiari dei loro servizi si recavano a dormire; alla polizia municipale è stato chiesto di descrivere quante e quali persone erano rimaste a dormire all’aperto. Nel caso di persone che dormono in strada, ogni gruppo di rilevatori è stato accompagnato da un operatore dell’unità di strada che ha funto da intermediario per identificare le persone da intervistare nei vari luoghi. È stato utilizzato un modulo per registrare con facilità le caratteristiche identificabili: età, sesso, italiano/straniero. È stato selezionato un campione da una lista di persone identificate in questo modo e coloro che sono stati selezionati sono stati intervistati per scoprire i loro stili di vita, problemi ed aspettative, i loro rapporti con i servizi di welfare e di assistenza. I dati raccolti dagli operatori delle mense sono stati ottenuti per mezzo di un questionario che ha permesso di fare una stima del numero di utenti/percentuale di utenti che sono senza dimora. I senza dimora stimati in base allo studio nelle sette province della Regione Veneto erano 1.211, in totale: una stima per difetto, poiché parte di questa popolazione è in ogni caso rimasta “invisibile” al rilevamento effettuato. b. Caritas Ambrosiana (Milano, membro Fio.PSD): Milano rappresenta un caso ben sviluppato. La Caritas Ambrosiana ha realizzato un “Osservatorio delle Povertà e delle Risorse” nella diocesi: l’osservatorio è strutturato attorno ad un ufficio centrale che è coadiuvato dagli operatori nelle varie zone pastorali. I dati utilizzati dall’osservatorio derivano da un campione di centri di ascolto dei Servizi Sam, Siloe e Sai della Caritas Ambrosiana che sono aperti a Milano e dal centro di consulenza per immigrati della Caritas e dal Comune di Lecco. 5 Mense pubbliche, centri di distribuzione del vestiario, bagni pubblici e docce, dormitori pubblici, unità di strada, strutture sanitarie (pronto soccorso). 7 Le necessità di rilevazione sono di responsabilità dei centri di ascolto e dei fornitori di servizi che partecipano al progetto. Questi utilizzano moduli speciali preparati dal personale dell’osservatorio centrale e raccolgono i dati relativi alle persone in situazione di difficoltà che si rivolgono alle loro strutture. I dati raccolti in questo modo sono in seguito elaborati per mezzo di un software progettato appositamente dal personale dell’osservatorio. I risultati della rilevazione sono pubblicati in un rapporto annuo. Il modulo include informazioni su quanto segue (la maggioranza delle informazioni è importante per identificare situazioni che corrispondono alle sotto categorie descritte nella classificazione): Sesso, età, origine, residenza, rete familiare, ecc. Homeless/non homeless. Necessità: abitazione, devianza sociale, problemi in famiglia, disabilità, problemi di reddito, salute, dipendenza. Risposte/sostegno offerto: sostegno personale, edilizia, lavoro, sostegno sanitario, sostegno finanziario. L’Osservatorio ha condotto nuove attività di raccolta dati in cooperazione con la diocesi lombarda a partire dal 2003. Il primo dossier regionale è stato pubblicato nel 2005. 3. Elenchi di fornitori di servizi Le ONG e le associazioni sono importanti produttori di dati in Italia, grazie alla documentazione che conservano (in varie misure e gradi di completezza) sugli utenti dei loro servizi, sia per svolgere le loro attività giornaliere che per monitorare il loro rendimento nel tempo. In tal modo, molti fornitori di servizi posseggono dati sui loro utenti. In molti casi, queste informazioni vengono organizzate e sistematicamente e costantemente aggiornate nei database. In alcuni casi, queste banche dati sono (sono state) utilizzate per operazioni aventi scopi speciali su varie scale geografiche, al fine di ottenere informazioni sui gruppi di popolazione homeless. Vi sono comunque alcune esperienze in cui tali dati sono stati integrati in banche dati più estese. Una delle più recenti e interessanti é: Osservatorio Nazionale sul Disagio e la Solidarietà nelle Stazioni Italiane (www.onds.it), progetto promosso e sostenuto dal Settore Politiche Sociali di Ferrovie dello Stato e realizzato in partenariato con l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia (ANCI). La Cooperativa Europe Consulting (membro di Fio.PSD), che cura la direzione tecnica e operativa dell'Osservatorio, possiede un “database” che permette di avere un quadro generale rispetto ai servizi operanti nel territorio circostante le stazioni ferroviarie delle città dove è presente la società ferroviaria promotrice del progetto (Bologna, Torino, Catania, Firenze, Foggia, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma). Si tratta di un punto di osservazione prezioso anche se limitato alla parte più visibile del fenomeno. 8 Vi è un certo numero di operazioni che può essere utilizzato come base per la costruzione di elenchi relativi ai servizi per gli homeless. Su scala nazionale o regionale, questi consistono di studi di ricerca unici o di censimenti che coinvolgono, in una qualche maniera, i prestatori di servizi. Tra questi si possono trovare: - Meo A. 2000 (vedere sopra): modelli di intervento e politiche locali per persone senza dimora: uno studio promosso dalla fondazione CIES (Fondazione Bignaschi, 2000). - Fio.PSD 2000: indagine e mappatura delle realtà dei servizi pubblici e privati che lavorano con le persone senza dimora. Lo studio era finanziato dal Ministero degli Affari Sociali. Un sunto dello stesso è stato pubblicato nei due rapporti annuali sul lavoro volontario in Italia nel 2000 (Fiopsd, 2000). Tale database contiene informazioni su circa 500 servizi suddivisi in: z z Ascolto e Orientamento Servizio Aiuto Alimentare z z z z Servizio Alloggio Servizio Diurno Servizio Sanitario Servizio Reinserimento Lavorativo Il database non è stato più aggiornato. - ISTAT 2005: il primo studio d’inchiesta sugli interventi e sui servizi sociali presenti nei comuni italiani. Questa rilevazione ha interessato tre macroaree di intervento e servizi: sostegno per le necessità delle varie categorie di utenti (assistenza domiciliare, intervento per l’integrazione sociale delle persone anziane, disabili, immigrati, sostegno socioeducativo per i minori, ecc.); benefici finanziari per i cittadini in stato di bisogno (sostegno al reddito, alloggio, servizi scolastici, ecc.); strutture per vari tipi di utenti (strutture semi residenziali di tipo socio-assistenzialistico, di tipo ricreativo e per l’inserimento sociale e strutture residenziali per persone senza adeguato sostegno da parte delle proprie famiglie) (Istat, 2005). 4. Elenchi prodotti per amministrazioni pubbliche municipali e regionali Nel 2006, il comune di Firenze ha aperto un sito web contenente i servizi e le strutture di accoglienza presenti sul territorio cittadino (SMIS: Servizi sulla Marginalità e l’Inclusione Sociale): “una finestra per osservare da vicino le realtà ai margini”… Il sito web (http://smis.comune.fi.it) presenta informazioni su servizi, risorse, attività dei servizi e link a sezioni specifiche sulle prigioni, gli immigrati e la dipendenza da sostanze stupefacenti. Questo è in parte simile all’elenco costituito in Veneto in combinazione con lo studio citato (Regione Veneto, 2005a). L’elenco contiene servizi che “hanno (totalmente o parzialmente) i senza dimora quali loro utenti”: sia i centri di prima accoglienza o di accoglienza immediata (che devono far fronte all’emergenza di un bisogno), sia i servizi di seconda accoglienza, centri di ascolto. 9 5. Guide per i senza dimora L’Avvocato di Strada di Bologna, un progetto nato sotto l'egida dell'associazione “Amici di Piazza Grande”, pubblica una guida “Dove andare per…”, concepita per i senza dimora. La guida viene distribuita in tutti i luoghi generalmente frequentati dagli homeless (stazioni, dormitori, mense) e contiene informazioni utili sui posti in cui recarsi, dove ricevere cure, vestiti, avere la possibilità di fare un bagno e dove trovare aiuto e assistenza. L'opuscolo non è solo per questa fascia della popolazione: “E' uno strumento anche apprezzato dagli assistenti sociali e dalle associazioni”. La Comunità di Sant'Egidio a Roma ha prodotto la guida “Dove mangiare, dormire e lavarsi” per sedici anni, grazie al contributo delle Ferrovie dello Stato. La guida, stampata in 15000 esemplari, è divisa in 13 sezioni su 172 pagine. Elenca 25 mense, 31 dormitori, 13 centri per fare la doccia, 24 ambulatori, 98 centri di ascolto, 8 linee telefoniche di assistenza e tutti i servizi sociali, sanitari e anagrafici (registrazione di nascite, matrimoni e decessi) presenti nella città, così come indirizzi per avere consulenza sul lavoro, pensioni ed abitazione. Vi è anche una sezione speciale per gli stranieri. La guida è concepita per le persone senza dimora, immigrati, richiedenti asilo, vittime del traffico di esseri umani, usura o violenza o per minori non accompagnati. I servizi rilevati vanno dai servizi forniti ai sensi di accordi tra il Comune, ai centri ecclesiastici, agli ospedali, ai SERT (Servizi pubblici per le persone dipendenti da sostanze stupefacenti), all’INPS, ai centri di consulenza legale volontaria e a tutto il variegato universo di servizi per le persone in difficoltà. Alcune guide sono prodotte dalla Comunità di Sant'Egidio a Firenze, Genova, Napoli e Barcellona. 6. Database sugli utenti dei servizi A differenza dei dati locali ottenuti da rilevazioni dirette, tutte incentrate sulle persone senza tetto (“senza dimora”), gli studi sugli utenti dei servizi o che utilizzano dati sugli utenti dei servizi sono spesso più ampi: essi, infatti, includono (varie categorie di) homeless e in molti casi persone “in difficoltà”, o “a rischio di povertà o emarginazione”: questo è, effettivamente, il tipo di popolazione di cui si prendono cura i servizi. Le informazioni standard che possono essere riscontrate o facilmente ottenute dai database prodotti dai vari fornitori di servizi sono le seguenti: z z z z z Numero di utenti; Caratteristiche sociali: italiano/straniero, M/F, single ecc., occupazione; Il numero dei senza dimora e quanti di loro sono in strada; Cause/fattori di difficoltà e problemi: alcool ecc., persone con problemi multipli; Servizi offerti. In base a ciò, risulta sempre possibile ricostruire i cambiamenti degli utenti nel tempo e, in caso di strutture/organizzazioni che forniscono una serie di servizi, la distribuzione/ differenze tra gli utenti di diverse strutture o servizi. 10 Se vengono studiati questi dati per i sistemi informativi, che vanno oltre ai servizi alla persona, i problemi da superare sono i soliti ed ovvi problemi relativi a questo tipo di metodologia. Naturalmente, i sistemi di raccolta e archiviazione differiscono da un servizio all'altro: le informazioni raccolte, i periodi di tempo e così via sono diversi, ecc. Un ostacolo importante in Italia deriva dalla diversa "estensione" e dai diversi criteri impiegati per l'identificazione dei clienti: senza dimora, emarginazione grave, privazione grave, rischio di emarginazione, ecc. Questo problema era già presente quando sono stati redatti gli elenchi, anche a livello locale/regionale: tutte le risorse citate in precedenza segnalano tutti o quasi tutti i servizi che si occupano dei senza dimora, tuttavia, quello in cui differiscono è la copertura di servizi utile per identificare i senza casa. Gli utenti dei vari servizi riflettono differenze non solo nelle strutture locali di povertà, ma anche nella fornitura locale dei servizi: la varietà/mistura dei servizi forniti, i modi in cui i vari servizi sono gestiti e la loro posizione nel sistema di fornitura di servizi locali determinano la distribuzione (selezione) di utenti tra i vari servizi. Questi problemi sono aggravati dall’incertezza che circonda le definizioni: le nozioni/definizioni del tipo di utenti - anche la definizione dei senza dimora - può variare da un servizio all’altro. La tassonomia (e la terminologia) dei servizi nelle varie città è, come già ricordato, incerta. Nonostante ciò, anche con queste limitazioni, i dati sugli utenti dei servizi consentono di portare a termine operazioni per l’acquisizione di informazioni utili che vanno oltre una conoscenza degli utenti specifici di un servizio. Le opportunità e lo sforzo che ovviamente richiedono tali operazioni variano in base all’utilizzo prefissato e agli obiettivi da raggiungere. Da questo punto di vista, possiamo distinguere tra: − l’utilizzo di dati attuali, come prodotto dai servizi, per identificare le caratteristiche degli homeless, cambiamenti nel tempo, ecc. − gli studi che implicano il ricorso ai fornitori di servizi per ottenere dati sull'homelessness avvalendosi di rilevazioni statistiche (svolgimento di studi diretti sugli homeless); o per acquisire dati generali per mezzo dei servizi (integrazione di dati in un sistema su scala maggiore): in entrambe i casi, sono necessari elenchi esaustivi e completi. 11 Prospettive future Come detto in Italia non esiste una responsabilità definita nella ricerca e raccolta dati sull’homelessness. Il Ministero della Solidarietà Sociale del Governo Italiano (ora Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali) ha sottoscritto un accordo il 29 dicembre 2007 con ISTAT, Fio.PSD e Caritas Italiana per condurre una ricerca/censimento nazionale sulla condizione delle PSD in Italia. Si tratta della prima vera azione di ricerca di matrice pubblica a carattere complessivo su questo tema. La Ricerca è finalizzata a definire un quadro approfondito circa: - la quantità e qualità del sistema d’offerta dei servizi formali e informali – pubblici e privati per le PSD; - lo status ed i profili delle PSD presenti in Italia; - la quantità del fenomeno circa le PSD presenti nel territorio nazionale; - le dinamiche di utilizzo del territorio e dei servizi da parte delle PSD. L’obiettivo generale è dotarsi di strumenti di lettura dei fenomeni attinenti alla grave emarginazione adeguati, replicabili e generalizzabili quale premessa per la definizione di politiche nazionali volte al contrasto della grave emarginazione adulta. Nel lavoro di preparazione in corso spiccano la formulazione di una nuova definizione del target group ed un aggiornamento, rispetto alla precedente ricerca Fio.PSD del 2000, sui servizi che erogano prestazioni per le PSD. Nella “nuova” definizione di PSD si è cercato di mettere insieme i due approcci, quello che vede l'aspetto abitativo come determinante e quello che insiste sull'aspetto esistenziale del fenomeno. Per cui la PSD viene definita come una figura che associa entrambe le esclusioni: quella abitativa, di cui rappresenta una forma estrema e quella “sociale” in quanto vive una condizione di grave emarginazione. La prima fase della ricerca sarà la mappatura dei Servizi per le PSD. I Servizi e la loro identificazione, a sua volta, non può prescindere da una categorizzazione anche in termini di prestazione. Le macro-categorie che verranno incluse nella rilevazione sono: SERVIZI DI SUPPORTO IN RISPOSTA AI BISOGNI PRIMARI SERVIZI DI ACCOGLIENZA NOTTURNA - Distribuzione Viveri - Distribuzione Indumenti - Distribuzione farmaci - Docce e igiene personale - Mense - Unità di strada - Contributi economici una tantum - Dormitori di emergenza - Dormitori 12 - Comunità semiresidenziali - Comunità residenziali - Alloggi protetti - Alloggi autogestiti SERVIZI DI ACCOGLIENZA DIURNA SERVIZIO DI SEGRETARIATO SOCIALE SERVIZI DI PRESA IN CARICO E ACCOMPAGNAMENTO - Centri Diurni - Comunità residenziali - Circoli Ricreativi - Laboratori - Servizi informativi e di orientamento - Residenza Anagrafica fittizia - Domiciliazione postale - Espletamento pratiche - Accompagnamento ai servizi del territorio - Progettazione personalizzata - Counselling psicologico - Counselling educativo - Sostegno educativo - Sostegno psicologico - Sostegno economico strutturato - Inserimento lavorativo - Ambulatori infermieristici/medici - Custodia e somministrazione terapie Per la costruzione di un data base sui servizi (che saranno di un numero molto elevato: sicuramente vicino ai 1000) la Federazione ha incaricato la cooperativa sociale Europe Consulting che coordina la Segreteria Nazionale dell'ONDS (v. sopra). Tale ricerca farà da interfaccia con il progetto MPHASIS che a sua volta è un importante punto di riferimento per la costruzione del database stesso. 13 Bibliografia Agenzia Redattore sociale, www.redattoresociale.it. Agenzia Redattore Sociale (2005), Guida per l’informazione sociale, Edizione 2006, Capodarco, Centro Documentazione Agenzia Redattore Sociale. Caritas Ambrosiana (2005), Quarto rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano, Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse, Milano, Oltre in dialogo. Caritas Italiana and Fondazione E. Zancan (2000), La rete spezzata. Rapporto su emarginazione e disagio nei contesti familiari, ed. by W. Nanni and T. Vecchiato, Milano, Feltrinelli. Commissione d’indagine sull’esclusione sociale (2002), Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale 1997-2001, ed. by C. Saraceno, Roma, Carocci. Commissione d’indagine sulla povertà e l’immigrazione (1993), Rapporto sulle ‘povertà estreme’ in Italia, Roma, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Affari Sociali. FIOpsd (2000), Indagine e mappatura delle realtà pubbliche e private che lavorano per assistere le persone senza dimora, FIO.psd (Federation of organisations that work with the no abode) e Ministero degli Affari Sociali. Fondazione Bignaschi (2000), Modelli di intervento e politiche locali per le persone senza dimora, a cura di A. Meo, in Commissione di indagine sull’esclusione sociale, Rapporto annuale sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale 2000, Dipartimento per gli Affari sociali, Presidenza del Consiglio, Roma. Fondazione Zancan (2000), Indagine sulle persone senza dimora, in Commissione di indagine sull’esclusione sociale, Rapporto annuale sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale 2000, Roma, Dipartimento per gli Affari sociali, Presidenza del Consiglio. Istat (2005), Prima indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni italiani, Roma. Regione Veneto (2005b), Presenze nascoste. Viaggio nelle estreme povertà in Veneto, Padova, Venetosociale, Azienda USSL Padova. SAM (2005), La città dimenticata, Milano. Tosi, A. (2006), National Report Bruxelles, Feantsa. to the European Observatory on Homelessness, Volabo (2005), La vita di ogni giorno. I contesti territoriali dei senza fissa dimora, Bologna, Associazione Parco Manifattura Tabacchi, Centro Sociale Giorgio Costa, Parrocchia SS. 14 Filippo e Giacomo, Associazione Amici di Piazza Grande. 15