L’ARCOBALENO per una cultura della donazione Anno 1 - n°2 associazione italiana donatori organi Luglio 1998 Periodico dell’Associazione Italiana Donatori Organi - Medaglia d’Oro al Merito della Sanità Pubblica - Reg. Trib. di Roma n° 224/98 del 19 maggio 1998 Iscritto al Registro Stampa del Garante per l’Editoria - Spedizione in abbonamento postale -45% - Art. 2 comma 20/B legge 662/96 - filiale di Roma. Dir.: Via S. Pellico 9 - 00195 Roma - Tel. e Fax 06/3728139 - Si contribuisce alle spese di stampa come amici: Socio Aido L. 20.000 - Sostenitori L. 40.000 - Benemeriti L. 100.000 Banca Antoniana Popolare Veneta, Agenzia 1 - Roma via Crescenzio, 86 - c.c. 11000/D ABI 5040 CAB 03201 intestato ad AIDO Nazionale - Via Silvio Pellico 9 - 00195 Roma. Pag In questo numero: 2 Quella sera la svolta di L. Cavaricci Non è stato facile, adesso è storia 3 di E. Artesi A che punto sono i trapianti di cornea? di R. Neuschüler - C. Guinetti Neuschüler «A me, è andata così...» di Chiara Caponi 6 Più associazione e più incisività di N. Cerino - L. Losacco - A. Mazzitelli 7 Un parlamento con più cuore di D. Neubert Finalmente la «giornata» per i trapianti di G. Ravaioli 8 associazione italiana donatori organi L’Aido tra i banchi di scuola aa pag. pag. 4-5 4-5 Dalla solidarietà diffusa la cultura della donazione il valore della donazione Raffaele Nigro LUCIANO VIOLANTE “ Perché donare? Per aiutare altri a proseguire il viaggio quando il nostro si è interrotto. Per vincere un’idea di possesso egoistico. Per godere all’idea che un nostro pezzo venga installato su un altro corpo e continui a vivere. Che continui a vivere una parte di noi stessi. Donare insomma per sfuggire alla morte, per ribellarsi ai dettati della morte, alla deperibilità totale che essa impone. Donare nella razionale convinzione che nulla ci appartiene e che la vita, il mondo, il corpo sono una stanza d’albergo da abitare una lunga notte ” Aido: Enza Palermo Giornalista e scrittore confermata presidente Sabato 20 giugno 1998, il Consiglio nazionale Aido, riunitosi a Roma, ha eletto le cariche sociali per il prossimo triennio: presidente ENZA PALERMO; i tre vicepresidenti: per il Nord Italia GABRIELE RAVAIOLI, per il Centro VINCENZO PASSARELLI, per il Sud ed Isole FILIPPO CARBONI; il segretario: GIAN PAOLO SALTINI; l’amministratore: LEONIDA POZZI. Speciale Assemblea a pag. 6-7 no degli obiettivi principali che potrà essere raggiunto con l’entrata in vigore di una legge organica in materia di trapianti è certamente un miglior coordinamento ed un aumento dell’efficienza nella gestione degli espianti e dei trapianti. È questo un punto centrale di una politica sanitaria che vuole ridurre al massimo i disagi ed i rischi delle liste di attesa per i cittadini malati, e garantire loro un radicale mutamento della qualità di vita attraverso un trapianto compiuto in tempi accettabili. Ma raggiungere questo obiettivo significherà anche una riduzione reale della spesa sanitaria, che oggi deve sostenere per lunghi periodi i costi di terapia dei pazienti nonché, molto spesso, quelli relativi all’effettuazione dei trapianti fuori dal nostro Paese. Promuovere la cultura della donazione e dotare il servizio sanitario nazionale di un’efficiente organizzazione dei trapianti è inoltre un passo concreto che il nostro Paese compie per disincentivare il fenomeno del turpe mercato degli organi, sviluppato in alcuni Paesi asiatici e latino-americani, ed alimentato anche da chi ritiene giustificabile superare in questo modo la propria sofferenza. Per questo è importante che la legge, oltre a contenere delle opportune misure volte a prevenire ed a sanzionare i comportamenti di chiunque agisce a scopo di lucro, preveda delle norme specifiche riguardanti la gestione degli organi di provenienza straniera, stabilendo come unico referente il Sistema Sanitario Nazionale. Il testo su cui sta discutendo la Commissione Affari Sociali della Camera prevede che ogni cittadino, entro un periodo stabilito, abbia la possibilità di manifestare la sua scelta, ferma restando la facoltà di mutarla in qualsiasi momento della sua vita. Contestualmente all’entrata in vigore della legge è prevista una campagna straordinaria di informazione sulla donazione e sui contenuti della legge. Il testo stabilisce altresì che tutti i cittadini siano informati ch qualora scelgano di non dichiarare la propria volontà verranno considerati donatori potenziali, garantendo comunque che non potrà essere effettuato alcun prelievo se i familiari o il convivente more uxorio si opporranno potendo dimostrare la volontà contraria della persona. Ulteriori misure di garanzia sono stabilite per i minori e per i soggetti non aventi la capa- U cità di agire. Ritengo che l’impianto fondamentale di questa norma sia sostanzialmente positivo poiché assicura ad ogni cittadino la possibilità di una scelta consapevole e sempre modificabile all’interno di un quadro di informazione mirata sulla donazione, sui trapianti di organi e di tessuti e sulle possibilità terapeutiche connesse. Nel suo insieme questa disciplina contribuisce a rompere definitivamente quel diaframma di pregiudizio e di non conoscenza che spesso separa la solidarietà dichiarata di ciascuno dalla effettiva disponibilità personale a donare. È una questione che riguarda da vicino anche le donazioni da vivente, come quella del midollo osseo con cui è possibile salvare la vita ai pazienti affetti da alcune patologie leucemiche. Io credo che nel nostro Paese sia fortemente radicata una cultura della solidarietà che è diffusa e presente sul territorio nella attività del volontariato sociale, assistenziale e sanitario. Vi è dunque una forte potenzialità che occorre far emergere, ed è qui che le associazioni come la vostra possono svolgere un ruolo prezioso. Dobbiamo riuscire a comunicare ai cittadini che la cultura della donazione è parte integrante e fattore fondamentale di un’autentica pratica della solidarietà, di un’etica civile altruistica. Certamente esistono convinzioni personali che vanno rispettate, così come le posizioni culturali e religiose che teorizzano l’indisponibilità del proprio corpo e rifiutano così la possibilità della donazione. Ma qui non dobbiamo dimenticare che la Chiesa cattolica ha aperto un’importante riflessione su questi temi dichiarando non solo che non vi è alcun impedimento per il credente a donare i suoi organi una volta constatato il decesso, ma che questo atto assume un valore di amore per l’altro, che far dono di se stessi, anche in questa forma, è un altissimo concetto evangelico. Penso che nella scelta della donazione, nella sua promozione, si ritrovano e si connettono alcuni valori fondanti dell’etica laica e di quella cristiana.Valori che riconosciamo essenziali e che rappresentano l’orizzonte anche delle nostre scelte ed azioni pubbliche. Presidente della Camera dei Deputati L’ARCOBALENO associazione italiana donatori organi Roma Il trentennale dei trapianti associazione italiana donatori organi Roma Aveva 24 anni nel 1966 la caposala del primo trapianto di rene in Italia Non è stato facile, adesso è storia Quella sera la svolta ENRICO ARTESI LORETTA CAVARICCI iccoli fogli bianchi, in tasca. Sono trascorsi trentadue anni ma Gina, quegli appunti, li ricorda ancora, con viva chiarezza. Magnesio, bicarbonato, altri sali ed una rigorosa sterilità. “Era la formula voluta dal professor Casciani per preparare la soluzione elettrolitica P Paolo Scandaletti, Carlo Casciani e Raffaello Cortesini ntusiasmo, professionalità e valide motivazioni erano le qualità di base dell’équipe che il 27 aprile 1966, guidata dal prof. Paride Stefanini eseguì il primo trapianto di rene da donatore cadavere in Italia, al Policlinico Umberto I di Roma. A trentadue anni di distanza, il 23 giugno scorso, alcuni protagonisti di quell’avvenimento, così speciale per la medicina italiana e non solo, si sono dati appuntamenti alla Residenza di Ripetta per celebrare il trentennale dei trapianti organzzato dalle Università ‘La Sapienza’ e ‘Tor Vergata’ di Roma. Primi a parlare, per raccontare la loro esperienza diretta sono stati i due promotori degli studi e delle ricerche iniziati nel ‘62 e sfociati in quello straordinario successo: i professori, allora solo giovani dottori, Carlo Casciani e Raffaele Cortesini. Furono loro, infatti a convincere il prof. Stefanini e gli altri del gruppo ad unirsi per lavorare alla realizzazione di quel primo trapianto. «Non fu facile - spiega il prof. Casciani, direttore del Centro trapianti d’organo dell’Università “Tor Vergata” -. Numerose furono le avversità che dovemmo superare, primo fra tutti lo scetticismo». «Anche la paura di sbagliare non era poca - sottolinea Raffaele Cortesini, direttore del Centro trapianti d’Organo dell’Università “La Sapienza” -. Un fallimento ci avrebbe rovinati ed avrebbe tolto a molti di quei malati, su cui le cure tradizionali hanno esaurito le loro possibilità terapeutiche, speranze di vita». Da quel primo intervento in poi - “c’ero anch’io!” ha esclamato entusiasta la prof.ssa Enrica Pastore, “ero anestesista” - la «scuola romana» ha continuato a lavorare di slancio. Alle loro capacità si deve il primo trapianto da scimpanzé a uomo (8 maggio ‘66) che riscosse comunque un successo immediato (35 giorni di vita in più per un giovane ormai spacciato a causa di una insufficienza renale cronica), la prima Centrale dialitica italiana (1963/64), ed il primo trapianto in Italia di rene-pancreas (1981),fegato (1982),cuore (1985),ed il multiviscerale (fegato, duodeno, pancreas, intestino 1989). Sempre alla «scuola romana» si devono i primi studi per determinare la morte cerebrale così come è definita oggi per legge. È datato dicembre 1969, infatti, il primo trapianto seguendo il concetto di morte cerebrale e per il quale ha detto Cortesini scherzosamente «siamo stati addirittura processati». Hanno inoltre collaborato, per gli aspetti immunologici, al primo trapianto di polmone, iniziando ad eseguirlo direttamente nel 1991 - polmone singolo - e nel 1996 - trapianto contemporaneo di entrambi i polmoni. «Il bilancio delle realizzazioni chirurgiche è di così grande rilevanza» ha affermato il prof. Cortesini «che sicuramente non si sbaglia quando si dice che il Centro Trapianti del Policlinico ‘Umberto I’ ha fatto la storia dei trapianti in Italia». In rappresentanza di alcuni centri romani hanno partecipato alla tavola rotonda, guidata da Paolo Scandaletti direttore de L’Arcobaleno, il prof. Giovanni Leonardis, ordinario di Anestesia e Rianimazione all’Università ‘Tor Vergata’ e in servizio come direttore del Reparto di anestesia all’ospedale ‘Sant’Eugenio’, il prof. Giorgio Splendiani, nefrologo, Responsabile del servizio dialisi presso il Complesso convenzionato ‘Columbus’, i dott. Gianfranco Carnevali, Direttore generale dell’Asl Rm-C e Riccardo Fatarella, Direttore generale del Policlinico ‘Umberto I’. Per le regioni, invece, hanno preso la parola i prof. Vito Gaudiano, Direttore del Centro trapianti della Basilicata, Cesare Gambelunghe, Direttore del Centro trapianti dell’Umbria e Domenico Adorno, Direttore del laboratorio di tipizzazione tissutale del Cnr a L’Aquila. E 2 Gina Del Gallo, in una foto dell’epoca In margine al film tv “Il dono di Nicholas” Un ulteriore dono icholas vivrà sempre in me e “N da oggi anche in mio figlio”. Sono queste le parole piene di gioia e commozione pronunciate da Maria Pia Pedalà poco dopo aver messo alla luce il suo bambino. Il parto è avvenuto al policlinico Umberto I di Roma il 28 maggio scorso, presso la stessa struttura dove il 3 ottobre ‘93 le era stato impiantato il fegato del piccolo Nicholas Green, il bambino americano ucciso in un tentativo di rapina sull’autostrada SalernoReggio Calabria mentre con la sua famiglia stava visitando l’Italia. Allora nessuno avrebbe creduto che Maria Pia, affetta dal morbo di Wilson ed ormai in fin di vita, un giorno avrebbe potuto festeggiare un evento tanto lieto come la nascita di suo figlio. Ma è ‘bastato’ il gesto dei coniugi Green di donare gli organi del loro bambino per rendere possibile ciò. Da una morte due vite si potrebbe dire, quella di Maria Pia e del suo piccolo. E chissà di quante altre; a cominciare da quelle delle sette persone (la maggior parte giovanissimi) a cui sono andati direttamente gli organi di Nicholas, fino a quelle dei numerosissimi malati che hanno beneficiato dell’aumento del numero delle donazioni avvenuto sull’onda emotiva del cosiddetto “effetto Nicholas”. Un gesto pieno di coraggio e di amore quello dei coniugi Green, che non ha mai smesso di dare i suoi frutti. Sospinti dagli enormi risultati ottenuti fino a questo momento, poi, Margareth e Reginald Green hanno deciso di dare il loro consenso, offrendo tra l’altro la loro collaborazione, alla realizzazione del film per la tv “il dono di Nicholas”, trasmesso in Italia, prima visione mondiale, il 21 aprile scorso da Canale 5, quindi il 26 dello stesso mese negli Stati Uniti dalla CBS, ottenendo in entrambi i casi un enorme successo di pubblico. “Abbiamo subito capito” spiega Reginald Green “che raccontando la nostra storia avremmo avuto un’ulteriore possibilità di salvare molte vite. La morte di Nicholas infatti ha già acceso una scintilla d’amore in milioni di persone e lo dimostra l’aumento che ha avuto il numero delle donazioni in tutti quei paesi dove la nostra, la sua storia è già arrivata”. “Un’esperienza come quella della famiglia Green” fa notare Christine Berardo, sceneggiatrice del film “può e potrebbe essere vissuta da chiunque. La donazione degli organi non dovrebbe essere vista come un evento straordinario, ma come la cosa più naturale da fare. D’altronde gli uomini hanno la fortuna di essere più simili che diversi, ed allora perché non approfittarne fino in fondo?!”. “Considero questo film un ulteriore piccolo dono di Nicholas” dice il suo regista, Robert Markowitz “Mentre lo giravamo, sia io che gli attori che tutti gli uomini della troupe, abbiamo avuto modi di imparare cos’è la generosità in senso assoluto. Un’esperienza indimenticabile che spero di essere riuscito a trasmettere attraverso la pellicola anche al pubblico”. In Italia “l’effetto Nicholas Green” ha portato un aumento delle donazioni del 118%. Nonostante questo, comunque, restiamo il fanalino di coda nella classifica Europea dei trapianti. “Ciò che speriamo ardentemente” continua Mr. Green “è che ogni volta che il film sarà trasmesso si continui ad alimentare quel fuoco fatto di generosità, solidarietà, e amore presente in ognuno di noi”. “Una semplicità disarmante quella dei Green” sottolinea il dottor Ravaioli, vicepresidente nazionale dell’Aido: “Il loro gesto di donare gli organi di Nicholas e permettere la realizzazione del film fa molto riflettere riguardo la questione della donazione degli organi. Andando oltre il loro dolore, con due gesti di grande altruismo e senza sentirsi assolutamente degli eroi i coniugi Green sono riusciti a fare un autentico miracolo: trasformare la loro tragedia in vita”. E la nascita del figlio di Maria Pia ne è sicuramente l’esempio più rappresentativo. E.A. con cui lavare il rene prima di trapiantarlo. Facevamo tutto a mano, allora, non esistevano preparati farmaceutici”. Gina Del Gallo, caposala del Centro dialisi del Policlinico Umberto I di Roma, i trapianti li ha visti nascere. Era il 1966 quando in Italia veniva eseguito il primo trapianto di rene. Il ricordo va ad una paziente, una giovane paziente,“era una ragazza sui diciannove anni”. Tutto avvenne lì, II Clinica chirurgica, palazzina rossiccia, ingresso vicino al pronto soccorso, reparto al primo piano. Gina ricorda gli stati d’animo di quei giorni: “No, non si può dire che all’inizio fossimo consapevoli di quanto succedeva. Era una terapia chirurgica nuova, che destava curiosità”. Ma, nonostante l’incognita, niente apprensione. “Si respirava fiducia, piuttosto, eravamo tutti molto concentrati sulle cose da fare, infermiere e medici. Forse perché la nostra era un’équipe preparata ad assistere pazienti cronici. Anche psicologicamente. Dunque, eravamo solo ben contenti di fare qualcosa di più per questi malati costretti ad una dialisi, all’epoca, molto pesante e dolorosa che durava fino a dodici ore per ogni trattamento (oggi quattro) e che non si avvaleva certo delle tecniche raffinate a disposizione attualmente”. E così fu. Quella prima operazione venne effettuata dallo staff del professor Paride Stefanini, “burbero ma umano” nel pomeriggio sera del 27 aprile. Gina mentre racconta, sorride. “Lo sa cosa fecero i chirurghi Casciani e Cortesini la mattina di quello stesso giorno? Vollero testimoniare al mio matrimonio. “Questa sera vi troveremo noi da fare”, dicevano alle mie colleghe Maria, Lucia, Rossana. Il giorno che Gina Del Gallo, appena 24 anni, prometteva eterno amore a Franco, un agente di polizia pronto ad aspettare ore fuori dal Policlinico per incontrarla, la medicina scriveva un nuovo capitolo della sua storia. Dopo dieci giorni, al ritorno dalla luna di miele, Gina in reparto si fa raccontare ogni dettaglio. “Sì, me la sono persa la prima notte del primo trapianto. E, lo confesso, non ci ho pensato neanche tanto... Tornata al lavoro, il paziente trapiantato assorbiva moltissime energie. Ogni ora controllavamo frequenza cardiaca, polso, respiro, quanto avesse urinato e bilancio idrico. Una attenzione quasi esagerata”. Le chiedo se a distanza di tempo individua errori o leggerezze compiute in quelle ore. “Non credo ne avessimo commesse - risponde -. Abbiamo fatto allora quello che avremmo fatto oggi. Unica eccezione, gli strumenti”. E il pensiero corre già ai trapianti successivi. “Bastarono pochi numeri ad aprirci gli occhi continua Gina - quando in laboratorio, prime fra tutti ad aspettare i risultati delle analisi, le mie colleghe ed io leggevamo quei valori, azotemia e creatinina: normali. Dopo soli due o tre giorni dal trapianto”. Sì, quella era la svolta, vissuta con serenità. I medici: Cortesini, Baroni, Arullani, Boffo, Casciani, Cucchiara, nomi che si rincorrono nella memoria, “una équipe mossa dalla dedizione per la ricerca”. La stanza piastrellata fino al soffitto di un celestino chiaro; la lampada battericida; i tubi con cui lavare le mattonelle; le siringhe di vetro. Luoghi e oggetti testimoni di tante piccole felicità.“E che dire dei giornali nel forno! Anche quelli sterilizzavamo”. Da due anni Gina è in pensione. La sua vita è cambiata, ma è sempre al servizio degli altri. Ora c’è Lorenzo, un anno. Se dovesse raccontargli tutto... “sarebbe lui a farmi una domanda: ‘E tu, nonna, che facevi?’”. L’ARCOBALENO associazione italiana donatori organi A che punto sono i trapianti di cornea? PROF. RICCARDO NEUSCHÜLER - DR. CESARE GUINETTI NEUSCHÜLER parte del corpo carica di valore l trapianto della cornea è l’unisimbolico, per ciò diventa difficica soluzione possibile quando le far valere considerazioni raziouna malattia ne abbia compronali. messo in modo irreversibile la traIn realtà, però, l’ostacolo princisparenza o la curvatura. Non ci pale non è rappresentato dai sono limiti teorici di età per essefamiliari. Infatti, esiste un modulo re sottoposti all’intervento. La da far firmare ai parenti per l’astecnica chirurgica è ormai collausenso al prelievo delle cornee, data: il primo trapianto riuscito che il Nord Italia Transplant ha risale all’inizio del Novecento e iniziato a diffondere nel 1995, ma attualmente, in mani esperte, l’inpurtroppo negli ospedali non lo tervento che ridona la vista non si utilizza quasi mai. Questo è dura più di mezz’ora. dovuto a molteplici motivi, la cui Grazie all’affinamento della tecnibase poggia su una scarsa e poco ca chirurgica ed alle moderne diffusa cultura del trapianto. possibilità di conservazione dei lembi dei donatori, è oggi un inter- In una foto del 1906 il prof. Alfonso Neuschüler durante una visita Allora cosa fare? L’istituzione di una banca per gli occhi potrebbe vento che oltre ad offrire un notesì che molte delle cornee utilizzate vengano vole miglioramento della qualità della vita importate dall’estero, da banche degli occhi rappresentare il modo di superare queste del paziente, ha un’alta percentuale di riu- statunitensi, ma anche europee o asiatiche, resistenze. Per ora l’unica banca a funzioscita clinica.Anche le problematiche riferi- con costi maggiori e garanzie minori di qua- nare in Italia è quella del Veneto, a Mestre. te al rigetto e quindi la necessità di effet- lità, dati i lunghi viaggi. Perché è così diffici- Probabilmente basterebbero altre tre o tuare una tipizzazione tissutale appare, le procurarsi il numero di cornee necessarie quattro banche in Italia, inserite nel circuito europeo, con alla base tre scopi princialmeno nella maggior parte dei casi, risolto. al trapianto? Infatti, se si escludono i casi ad alto rischio, Quella nuova legge in materia di prelievo pali: promuovere la cultura della donaziola terapia farmacologica post-operatoria è ed innesto della cornea dell’agosto 1993, ne; la raccolta, selezione e conservazione in grado di controllare senza problemi che nella volontà del legislatore doveva delle cornee; la ricerca nel campo della chieventuali reazioni immuni. garantire una maggiore disponibilità di rurgia corneale. Tutto bene, insomma? Non proprio: chi si lembi, si è poi dimostrata limitante. Perché A chiusura di queste poche notizie che sotmette in lista d’attesa per questo intervento, se da una parte facilita le operazioni di pre- tolineano il problema della carenza di corin Italia, deve aspettare mediamente 8,5 lievo e trapianto che possono essere effet- nee da trapiantare, possiamo dire chiaramesi. E ciò che più colpisce è lo squilibrio tuate dal personale medico in qualunque mente che il nemico numero uno è la fra la pressante richiesta di trapianti e il bas- struttura sanitaria pubblica e privata non- carenza della cultura della donazione. Una sissimo numero di centri operativi: secondo ché a domicilio senza la necessità di nessu- migliore organizzazione delle strutture per i dati forniti dal Nord Italia Transplant, che na autorizzazione particolare, dall’altra il prelievo-raccolta associata ad un migliocoordina le attività di trapianto delle regioni conferma il limite della possibilità di effet- ramento del numero delle donazioni, forse, settentrionali, già nel 1995 erano stati ese- tuare il prelievo ai soli casi in cui sia stata basterebbe per mettere in moto con conguiti circa 2.000 trapianti di cornea, di cui ottenuta l’autorizzazione da parte dei vinzione questo volano, privilegiando una oltre la metà nel Veneto, 700 in Lombardia e parenti dei defunti. Certo, in alcuni casi i corretta e colta informazione che potrebbe poche briciole nelle altre regioni; approssi- familiari negano l’autorizzazione alla dona- sconfiggere antiquati ed egoistici convincimativamente la metà delle richeste. A ciò va zione, perché riconoscono negli occhi una menti. aggiunto che il basso numero di donatori fa Primario oculista Fatebenefratelli - Roma I ei mesi precedenti all’intervento, non avevo mai avuto il coraggio di chiedere a Dio il trapianto: mi appariva come un sogno molto, molto lontano. Poi, dopo Pasqua, iniziai ad implorarlo di concedermi un po’ della sua resurrezione: più che in una guarigione, speravo in un piccolo miglioramento. E Lui mi ha donato molto più di quanto potessi immaginare: è come se mi avesse fatto nascere di nuovo. Non solo perché questo dono d’amore mi è giunto dopo una domenica in cui, invece di chiedere agli altri, io ho amato con tutta me stessa; o perché il trapianto è avvenuto il 9 giugno, giorno del mio 23° compleanno, e nelle ore esatte in cui anni prima venivo al mondo. Mi sento rinata perché il trapianto di un rene non comporta solo un miglioramento dal punto di vista fisico: è sentirsi fremere tra le mani una vita completamente nuova. Mi sento rinata nel mio rapporto con Dio, amante e padre, tenero e forte, fedele presenza che ha accompagnato giorno dopo giorno questo mio nuovo crescere. N Pisa Le emozioni di una ragazza trapiantata di rene “A me, è andata così...” CHIARA CAPONI Mi sento rinata perché l’amore per Fabrizio, per la mia famiglia, per gli amici, si è rivestito di una purezza e di un’intensità inattese. Tutto per me ha un aspetto diverso: ogni strada, ogni casa, ogni paesaggio, ogni persona sono per me un invito a gioire, a sperimentare una nuova esistenza. Perché, vedete, adesso non sono più io che cerco di vivere, adesso è la vita che viene a me! Mi ha inebriato con il suo profumo fin dai giorni trascorsi in ospedale: mi raggiungeva attraverso medici ed infermieri, da ogni scorcio che vedevo dalle finestre, o il profumo dell’aria fresca, o le persone che camminavano per strada. L’ho sentita fluire in me una volta tornata a casa. Ed è esplosa, vitalità potente e commovente, quando sono uscita per la prima volta! E se io vivo, invece di sopravvivere, è solo perché qualcuno ha deciso di non rendere inutile una morte. In fondo, rifiutare una donazione di organi non solo non riporta in vita chi è morto, ma lascia altre persone in balia di una disperazione che potrebbero evitare. Invece, grazie ad una donazione così semplice ma stupenda, tante persone angosciate rinascono. Vi chiedo perciò un piccolo favore: parlate della donazione di organi! Parlatene sul Nella foto, Chiara con il suo ragazzo. Attualmente studia all’Ist. Superiore di Scienze Religiose a Pisa ed è volontaria in un istituto per ragazzi handicappati lavoro, con gli amici, in famiglia, parlatene per capire e apprezzare pienamente l’importanza, o meglio, la necessità di tale dono! Anche perché, per noi cristiani, il trapianto è la realizzazione di una serie di verità che Cristo ci ha mostrato: che siamo un corpo solo; che nel dono ci realizziamo pienamente come uomini, in quanto figli di un Dio che è amore; che non c’è amore più grande del donare la vita per gli altri! Vivere nella solidarietà è un grosso passo avanti verso una vita di comunione. Ed è anche per questo che ringrazio con affetto tutti coloro che, direttamente o indirettamente, mi sono stati vicini: finalmente mi sono sentita parte di quella grande famiglia che è la Chiesa. associazione italiana donatori organi notizie per noi Pace con gli organi A Tel Aviv, in seguito ad un incidente stradale, sono stati prelevati vari organi da un bambino arabo. Il cuore è stato trapianto in un bambino israeliano di 4 anni, altri due bambini di circa tre anni hanno ricevuto il fegato e i reni. (Ansa - 7 marzo 1998) Nuove ipotesi sulla cardiomiopatia Una alterazione genetica potrebbe essere la causa di un gran numero di cardiomiopatia dilatativa, malattia responsabile di tanti trapianti. La ricerca è condotta da Antonello Gavazzi, dell’Università di Pavia, secondo il quale almeno per un quarto dei 51 pazienti considerati la cardiomiopatia dilatativa ha origini genetiche. Il prof. Gavazzi ha detto che “in futuro i medici dovrebbero esaminare anche i parenti dei pazienti, consigliando loro un’analisi genetica per calcolare il rischio di trasmettere la malattia”. (Ansa - 31 marzo 1998) Centro nazionale di fibrosi cistica L’Istituto di clinica pediatrica del Policlinico “Umberto I” di Roma diventerà il centro nazionale di riferimento per i trapianti di polmone per i malati di fibrosi cistica. Nell’Istituto dal 1991, anno del primo intervento di questo tipo in Italia, sono stati effettuati 40 trapianti polmonari, 18 solo nell’ultimo anno. 16 sono stati effettuati su pazienti affetti da fibrosi cistica. I malati che necessitano ogni anno in Italia di un trapianto polmonare sono circa 70. Con il programma di trapianti polmonari attivato da un anno e mezzo presso la clinica pediatrica del Policlinico si potrà sopperire al fabbisogno nazionale e lentamente recuperare il ritardo. (Ascg - 15 aprile 1998) 25 anni di trapianti per il Niguarda Sono 25 gli anni di trapianti che l’ospedale milanese Niguarda festeggia. Il Niguarda è divenuto oggi l’unico ospedale italiano, cui pur non essendo sede universitaria, è concesso di effettuare tutti i trapianti d’organi consentiti dalla legge. Il prof. Domenico Forti, primario della Divisione di chirurgia generale e dei trapianti addominali, ha ricordato che l’ospedale si è posto altri traguardi per il futuro: “È in programma un’ulteriore espansione della nostra attività con la realizzazione del tra- pianto di rene e fegato pediatrico. E prossimamente, legge permettendo, ci si potrà occupare anche del trapianto di intestino, ancora in fase sperimentale”. (Il Giornale - 24 maggio 1998) Un nuovo successo Per la prima volta ha avuto successo un trapianto di intestino tenue con espianto da un bambino vivo. Il delicato intervento è stato effettuato il 30 aprile nell’ospedale cantonale di Ginevra. Un bambino romeno di 13 anni ha ricevuto l’organo dal fratello gemello. Nella maggior parte dei casi il donatore è sempre stato un cadavere e solo in 9 casi sui 300 effettuati in tutto il mondo il donatore è stato un vivo, però adulto. (Ansa - 12 giugno 1998) Salvato dal cuore artificiale Afflitto da una mortale infezione cardiaca, un ragazzo inglese è stato tenuto in vita per sei giorni da un cuore artificiale, in attesa di un organo disponibile per il trapianto. Il cuore elettromeccanico è stato sviluppato in Germania come organo di supporto ai muscoli cardiaci in crisi. Trovato l’organo adatto è stato sottoposto all’intervento e ora il ragazzo è in condizioni stabili. (Ansa - 17 giugno 1998) Il trapianto ora è avvenuto! Tre mesi fa i polmoni si sono persi perché mancava il tecnico perfusionista. Ora grazie al coordinamento con il centro trapianti dell’Umberto I e con il centro di fibrosi cistica del Lazio diretto dal prof. Mariano Antonelli è stato possibile realizzare lo stesso tipo di intervento. Daniele è il primo bambino ammalato di fibrosi cistica a cui sono stati trapiantati i polmoni all’Umberto I grazie agli organi di un undicenne morto a Milano in un incidente stradale. (Repubblica 18 giugno 1995) Parla con la voce di un altro Timothy Heidler, 40 anni, è il primo uomo al mondo a ricevere un apparato vocale nuovo completo di laringe, tiroide e una parte della gola grazie ad un trapianto. Il tono della voce è simile a quello del donatore, mentre l’accento è di Timothy, in quanto l’accento dipende dal cervello di una persona e non dall’apparato vocale che invece determina la tonalità. L’intervento è durato 12 ore ed è stato effettuato a Cleveland in Ohio (Usa). 3 associazione italiana donatori organi forum ● forum ● forum Parma Realizzato il progetto pilota Un dovere della coscienza civica DOTT. GIANFRANCO l “Progetto scuola” è nato a Parma in relazione ad una specifica situazione ambientale che ci ha permesso di agire non da soli ed isolati, ma in collaborazione con tutte le istanze sociali ed istituzionali del territorio. Siamo stati, quindi, favoriti da vari elementi che possiamo così schematizzare: 1) la volontà delle istituzioni di affrontare la situazione; 2) la presenza di strutture efficienti e di operatori disponibili che non si sono fatti paralizzare dai problemi, ma si sono impegnati oltre il loro dovere per superare gli ostacoli; 3) la radicata e diffusa cultura della solidarietà della nostra provincia che ha fatto comprendere a molti l’importante valore sociale della donazione; 4) la presenza organizzata delle Associazioni di volontariato che da anni collaborano con le istituzioni; 5) le campagne di informazione e sensibilizzazione che l’Aido, fin dalla sua nascita, ha svolto sistematicamente, pur con limiti oggettivi, su tutto il territorio provinciale. Il punto di partenza del progetto è scaturito da una riflessione: nonostante queste condizioni, nonostante che a Parma si facessero prelievi ben al di sopra della media europea, i rifiuti erano ancora altissimi: il 50% dei potenziali donatori. Di conseguenza abbiamo ritenuto che si dovesse ulteriormente potenziare l’intervento e non adagiarsi sui risultati raggiunti. I CANTONI Il dibattito interno all’Associazione ha portato alla luce un fatto importante: avevamo raggiunto il limite massimo che si poteva chiedere ad una cultura della donazione, per cui era necessario cambiare. Il prelievo di organi doveva diventare non più solamente un atto di amore e di solidarietà, elementi questi che dovevano essere mantenuti vivi, ma come fatto di coscienza civica. Per realizzare questo fine è stato necessario potenziare l’azione di informazione e sensibilizzazione della popolazione ed in questa direzione l’associazione ha deciso di muoversi. In particolare ha deciso di rafforzare l’intervento tra i giovani ed ha identificato nella scuola l’area di azione privilegiata. Non per questo sono state abbandonate le altre situazioni sociali, sedi storiche di azione dell’Aido, ma si sono destinate risorse ed energie nuove da dedicare al momento scolastico. E’ inutile diffondersi sull’ovvietà di una scelta del genere quando si vuole informare e trasmettere dei valori. Evidenziamo solamente che, in rispetto alle motivazioni pedagogiche che hanno prodotto una organizzazione ciclica, abbiamo ritenuto necessario intervenire in tutti gli ordini di scuole. Non siamo ancora pronti, per motivazioni diverse, ad inserirci nelle scuole elementari e all’università, ma questo rientra negli obiettivi futuri dell’Asso- ● forum ● ciazione e si stanno elaborando procedure e tecniche di intervento specifiche. Da tutto questo nasce il “Progetto scuola” che in tre anni ha permesso agli esperti di illustrare le problematiche specifiche in tutte le scuole medie inferiori (terze) e Superiori (quarte) della città e della provincia di Parma. Credo sia inutile, in questa sede, definire ulteriormente gli aspetti tecnici del progetto, già ampiamente illustrati in altre pubblicazioni dell’Associazione, ma è importante registrare l’impegno e la partecipazione di tutte le strutture locali. Prima di tutto il Consiglio provinciale che si è fatto promotore ed ha sostenuto economicamente e operativamente tutte le iniziative necessarie. I Gruppi che si sono presi in carico, senza trascurare le loro tradizionali iniziative, questo nuovo impegno. I volontari che hanno “subito” con pazienza e grande impegno tutte le attività di informazione e formazione che li potessero mettere in grado di intervenire con vera e propria “professionalità” all’interno degli istituti scolastici. I medici che hanno accettato di accompagnare i volontari per supportarli con le loro specifiche competenze ed ampliarne gli interventi in campi associati. Insegnanti e presidi che ci hanno accolto con grande favore e si sono impegnati ben oltre i loro compiti istituzionali per diffondere il nostro messaggio. I testimonials che hanno fornito il loro appoggio diretto alle iniziative sostenendo con la loro testimonianza il messaggio. Concludendo ritengo che questa esperienza sia stata un’occazione di forte crescita non solo dell’Associazione, ma anche dei singoli volontari. forum ● forum ● L’ARCO I bambini ci “Senza cuore Medico Psicologo Il forum di questo ad alcune nostre significative e Anche dove i prelievi sup rimane difficile ot La cultura della donazione deve della persona e ne Così otterremo una Bergamo “Se un cuore batte non è mai finita”, scrive un bambino sul suo disegno. È uno dei tanti alunni delle scuole del Comune di Grottaferrata. Nello scorso mese di marzo, i bambini delle elementari e delle medie hanno partecipato ad un seminario didattico sui trapianti. L’evento, organizzato dall’Associazione Internazionale Ricerca e Trapianto «Marta Russo», con il patrocinio del Distretto scolastico 37, si è svolto nell’ambito delle manifestazioni fieristiche di Grottaferrata. L’interesse dei bambini per il tema trattato, la donazione degli organi, è stato molto vivo. Infatti nei disegni che gli insegnanti hanno richiesto loro dopo il seminario, il cuore è stato il principale protagonista, sia come oggetto di trapianto sia inteso come simbolo di generosità e solidarietà. Negli elaborati traspare molta serenità, dolcezza. La morte è veramente vissuta come un dono per gli altri che soffrono. I bambini hanno colto il senso profondo della cultura della donazione, l’amore per il prossimo. Anche noi adulti dovremmo imparare da loro. D.N. 4 Partendo dalle elementari ’Aido di Bergamo ha strategicamente scelto di partire dalla quinta classe proseguire con le medie e le superiori. Il cav. Leonida Pozzi, presidente provinciale dell’Aido bergamasca, spiega la sc nel modo giusto, con linguaggio adeguato ai bambini, il concetto di solidar per giungere a spiegare come esista la possibilità di ridare la vita”. Cominciare presto a seminare per una cultura della donazione si rende anc ove si pensi al divario fra il nostro paese e gli altri paesi europei e alla diffic italiani, di trovare la possibilità di trapianto negli ospedali stranieri. L’Aido bergamasca, che ha costituito al suo interno un gruppo ad hoc per gl sibilizzazione nelle scuole, opera da anni in collegamento con il Provvedito L OBALENO ● forum ● forum ● forum ● Roma i ricordano: e non si vive” numero è dedicato esperienze nelle scuole italiane. perano la media europea, ttenere il consenso. e inserirsi nel processo evolutivo ella vita scolastica. conquista di civiltà. Lezione ben riuscita L ’idea era quella di realizzare un articolo e dei disegni da poter pubblicare sul rapporto fra bambini in età scolare e Aido, per dimostrare che la cultura della donazione può cominciare sui banchi di scuola. Sembrava piuttosto un esperimento facile a dirsi che non a farsi. L’incontro mostrava tutte le sue difficoltà di fronte a concetti, relativi alla donazione ed al trapianto, come quelli di “cadavere a cuor battente”,“istocompatibilità e rigetto” o semplicemente “prevenzione primaria”, già difficili per gli adulti. Restava comunque un tentativo stimolante da fare a Roma per un confronto con altre esperienze italiane. Con parametri del tutto casuali è stata scelta la V classe della scuola elementare S. Francesco (via Poggio Moiano, 8). Appuntamento in classe alle 11, 00, dopo la ricreazione. Contando molto più sull’effetto sorpresa e sulla distribuzione di fotocopie dell’opuscolo “Vichi il pellicano” che non sulle mie capacità comunicative e divulgative, mi sono presentata. Ho spiegato nel modo più semplice il progetto ai bambini e loro si sono dimostrati disponibili con entusiamo. Alcune brevi informazioni sull’Aido e sul trapianto ed ecco subito un turbinio di domande. “L’anno scorso volevo dare un po’ di midollo al mio compagno di banco che è malato di leucemia, ma i dottori hanno detto che ci voleva quello del fratellino; perché il mio non andava bene?”;“In televisione ho sentito che una persona si è risvegliata dal coma sentendo una canzone, e se mentre dormiva gli levavano gli organi?”. Cosa ho risposto? Beh, ce l’ho messa proprio tutta! Comunque i risultati sono stati positivi perché la domanda successiva è stata:“Ma si può fare qualcosa per non avere bisogno degli organi di un altro?”. Mi è sembrata la palla da prendere al balzo per parlare di prevenzione e cura della propria salute facendo attenzione a fattori di rischio come alcool e fumo. Tutti i bambini hanno partecipato con commenti e domande, dimostrando un interesse vivacissimo da cui noi “grandi” dovremmo trarre diversi spunti di riflessione. Io ho cercato di rispondere alle loro domande esaurientemente, ma sull’ultimo argomento un bimbo ha posto un quesito che sinceramente mi ha messo in difficoltà: “Scusa se sul pacchetto di sigarette c’è scritto che ‘nuoce gravemente alla salute’ perché il mio papà le fuma ancora? forum ● forum ● forum associazione italiana donatori organi Milano Il corso di aggiornamento «Aido: conoscere per donare» Si comincia dagli educatori er promuovere la cultura della donazione, la prevenzione e l’educazione alla salute nelle scuole, la sezione provinciale Aido di Milano ha organizzato un corso di aggiornamento per docenti. La scuola, quale importante agenzia di formazione, deve essere in grado di fornire agli studenti anche elementi concreti per la tutela della propria salute. Per questo si rende necessario che tutti gli insegnanti sappiano intervenire all’interno della classe con un’azione interdisciplinare. Nel campo della donazione d’organi, l’Aido, con un’esperienza ventennale sul territorio, possiede le basi idonee alla realizzazione di un progetto informativo rivolto agli educatori ma che possa essere facilmente trasmesso ai ragazzi. Quest’anno la formulazione del corso - realizzato dalla prof. Lucia Cavalleri, responsabile della Commissione scuole dell’Aido di Milano - ha avuto un’impostazione diversa, passando da un tipo di corso genericamente informativo ad uno fortemente specifico i cui argomenti siano esaurientemente affrontati. Il titolo “Aido: conoscere per donare” è rivolto ai docenti di tutte le materie, coinvolgendo anche i medici scolastici e il personale ATA. Lo staff che ha tenuto le varie lezioni era composto da esperti e medici ospedalieri o universitari e gli argomenti esaminati hanno spaziato dalle discipline giuridiche ed economiche, l’economia sociale, l’educazione alla P salute e l’educazione civica, all’educazione e la prevenzione sanitaria, dall’etica e la bioetica, all’igiene, le scienze biologiche, umane e sociali, fino alla solidarietà sociale. L’obiettivo è stato informare correttamente gli operatori della scuola affinché diventino elementi attivi nella formazione degli studenti sulla prevenzione dei comportamenti a rischio e lesivi, e sull’informazione corretta della donazione di organi, spesso presentata in modo confuso e incompleto. In questo modo, anche attraverso testimonianze dirette, si è cercato di diffondere tramite la conoscenza delle principali patologie la cultura della donazione di organi, i principi relativi alla prevenzione e la solidarietà. Il corso è durato 3 giorni, il primo è stato dedicato all’introduzione degli argomenti, all’immunologia, alla patologia, al rigetto, al coma, alla morte cerebrale e alle leggi sul trapianto. Il secondo incontro ha avuto per tema il cuore: la sua anatomia e la sua fisiologia, le patologie e la prevenzione, il trapianto di cuore e la presentazione dell’esperienza di un trapianto. Il terzo giorno è stato interamente dedicato al rene e alle sua patologie come per il cuore. Ai partecipanti sono stati consegnati dei questionari motivazionali all’inizio e alla fine del corso che prevedeva anche uno spazio per dibattiti di approfondimento. C.B. I disegni al centro e a destra sono stati realizzati dai bambini della scuola elementare San Francesco (RM). A sinistra e in prima pagina, i lavori degli allievi della scuola elementare di Grottaferrata (RM). CRISTIANA BERNAUDO delle elementari e celta:“Comunicare, rietà per chi soffre cor più necessario coltà, per i pazienti li interventi di senorato agli studi e il corpo insegnante provinciale, intervenendo con una serie di contatti nelle scuole, sia con gli studenti che con i docenti. Alla base dell’iniziativa esiste una “filosofia dell’intervento nella scuola”; il dott. Roberto Marozzi, responsabile provinciale Aido, sintetizza i principi partendo dalla realtà culturale e sociale del nostro Paese che ha accumulato un ritardo di maturazione, per spiegare la necessità di operare nella scuola il primo processo di sensibilizzazione. Se il messaggio di solidarietà verrà inserito nel processo evolutivo della persona attraverso l’intera vita scolastica, si otterrà un cammino di maturazione del futuro individuo sociale capace non più di un atto di generosità eroico ma un gesto sentito a livello di cultura di base, capace di superare le stratificazioni di pregiudizi nei confronti delle donazioni di organi. In realtà si potrà passare dal proselitismo che comporti l’adesione del singolo, ad una maturazione culturale di una popolazione, fino alla convinzione che la donazione dopo la morte è un atto di civiltà. PIERGIORGIO VOCE Messina Centro unico di coordinamento L ’ estrema carenza di donazioni a fronte di una crescente richiesta di trapianti nella provincia di Messina, è stato il tema di un incontro che ha coinvolto le associazioni di volontariato e dei medici cattolici, autorità scolastiche e del mondo politico, il Comitato di bioetica, i Clubs service. L’incontro, presente l’arcivescovo di Messina mons. Giovanni Marra, ha focalizzato la necessità di intensificare gli sforzi per una più capillare diffusione della cultura della donazione e potenziare a livello sanitario il complesso sistema organizzativo per il prelievo e il trapianto di organi e tessuti. È stata a tal fine proposta l’istituzione, nella provincia di Messina, di un centro unico di coordinamento stabile per l’informazione e la sensibilizzazione su donazione e trapianti intitolato a Maria Chiara Pappalardo e a Nicholas Green. C.B. 5 L’ARCOBALENO associazione italiana donatori organi associazione italiana donatori organi Roma 12-14 giugno - V Assemblea straordinaria e IX Assemblea ordinaria Maturità ed esperienza. Così l’Aido si prepara al 2000 Più associazione e più incisività NELLA CERINO - LINA LOSACCO - ANTONELLA MAZZITELLI La relazione Il dibattito L a IX Assemblea ordinaria e la V Assemblea straordinaria dell’Aido, riunite a Roma nei giorni 12-14 giugno, si sono aperte con la relazione della Presidente nazionale uscente. La dott. Enza Palermo, che è stata confermata nell’incarico dal successivo Consiglio nazionale, ha inizialmente illustrato il bilancio dei tre anni di operato che hanno visto l’Associazione impegnata su molteplici fronti. L’Aido, interlocutrice privilegiata in fatto di trapianti, ha canalizzato le sue forze nel sollecitare il Parlamento all’approvazione della legge sul «silenzio-assenso» e sull’organizzazione sanitaria dei prelievi e dei trapianti di organo. In base a tale proposta il prelievo diverrebbe una legge che prevede il censimento solo di chi è contrario alla donazione (10% della popolazione - dati Censis 1992). È questa una proposta innovativa, in linea con la cultura europea e con le esigenze dei pazienti in lista d’attesa. Enza Palermo ha inoltre centrato il suo intervento sulla necessità di ristrutturazione dell’associazione e modifica dello statuto. Sempre nel progetto di riordino rientra lo snellimento delle strutture associative. Tale impegno richiede altresì che non si passi alla soppressione di strutture già carenti, ma che le si supporti con un’opera di coordinamento, talora utilizzando linee guida applicabili sull’intero territorio nazionale. La singola associazione locale conserverà così la propria autonomia, rapportandosi con la struttura istituzionale regionale. Aria di rinnovamento anche per il logo: l’Aido non sarà più solo l’Associazione dei donatori di organi, ma di coloro che sono a favore della donazione. Una modifica anche all’atto olografo, che sia depositario di un chiaro atto testamentario dell’associazione. L’Aido, pur disponendo di una banca dati, nel rispetto della legge 675/95 sulla tutela della privacy, utilizzerà le informazioni riguardanti i soci solo per le proprie iniziative. Toni calorosi sono stati usati a favore dei giovani, chiamati ad essere parte integrante dell’associazione con la loro ventata di novità. Lino Lovo, Giuseppina Pancaldi, Vittorio Mazzotto, Lucio D’Atri, Rosalia Mallus e Michele Tuttobene piano le proposte che contribuiscono “In primoall’ulteriore nostra crescita, facendo della donazione un valore sociale ” Nella V assemblea straordinaria (12 giugno) sono state approvate le modifiche e le integrazioni statutarie per l’adeguamento alla legge 266/91 e al D. Lgs 460/97 (Onlus) MODIFICHE ALLO STATUTO Articolo 1 - L’A.I.D.O. - Associazione Italiana Donatori Organi - Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus) - con sede legale a Bergamo, è costituita tra i cittadini favorevoli alla donazione volontaria, anonima e gratuita di organi, tessuti e cellule. È apartitica, aconfessionale, senza scopi di lucro, informata ai principi etici ed a quelli dettati dall’ordinamento giuridico dello Stato; svolge la propria attività nel Settore socio-sanitario, conformemente alla Legge 11.08.91 n. 266 e persegue unicamente finalità di solidarietà sociale. È fatto divieto ai soci e alle strutture Aido di svolgere attività diverse da quelle previste nel presente Statuto ed indicate nell’art. 10, lettera a) del D. Lgs 4.12.97 n. 460, ed eccezione di quelle ad esse direttamente connesse. Le prestazioni erogate dagli aderenti dell’Associazione medesima sono assolutamente gratuite. Articolo 3 - La persona che instaura con l’Aido un rapporto di lavoro dipendente o autonomo o un qualsiasi altro rapporto di contenuto patrimoniale, non può assumere cariche associative a tutti i livelli, né rappresentare strutture dell’Associazione. Può tuttavia esercitare il diritto di associato nel diffondere i fini statutari. Articolo 12 - 5. Il Consiglio predispone il ren- diconto delle entrate e delle spese relative all’attività complessivamente prestata - distinguendo le attività direttamente connesse da quelle istituzionali - ed il bilancio di previsione, corredati da una relazione accompagnatoria esplicativa dei contenuti e degli indirizzi futuri. I bilanci saranno inviati ai Consigli inferiori per il loro motivato giudizio; la discussione e l’approvazione degli stessi avverranno: nell’anno di rinnovo delle cariche, in Assemblea; negli anni intermedi, in una Assemblea a tale scopo convocata dal Consiglio Superiore, formata da un componente di ogni Consiglio immediatamente inferiore. 6 nformazione e sensibilizzazione, spirito di appartenenza, rapporto con le istituzioni: questi i comuni obiettivi emersi dagli interventi dei delegati regionali dell’intera penisola. Per l’autorevolezza raggiunta in oltre 25 anni di attività, l’Aido ha il compito di promuovere un’informazione scientifica capillare e sistematica soprattutto attraverso corsi di formazione per operatori sanitari e scolastici. Il fine è sensibilizzare le coscienze civili e quindi accrescere la cultura della donazione. Punto fondamentale nella vita associativa, come è emerso dal dibattito, è lo spirito di appartenenza all’Aido, intesa non come confederazione di associazioni, ma come associazione unica. A tale scopo è importante un diretto e vicendevole confronto nonché un’integrazione tra le diverse realtà periferiche e l’Aido nazionale. Necessità inderogabile è l’interazione con le istituzioni a livello locale, regionali e nazionale, attraverso la concreta adozione di provvedimenti che rendano più incisiva la figura ospedaliera del “Coordinatore locale” il quale, affiancato da coordinatori regionali e interregionali, ha il compito di mettere in atto tutte le misure utili a reperire possibili donatori di organi. È indispensabile che la gente abbia la certezza che tutto si svolga nel rispetto delle norme di legge: la quale giunge anche attraverso la corretta informazione. Bisognerebbe dare maggior peso al rapporto con le istituzioni, agli atti di intesa StatoRegioni. Si rende necessaria la capacità di trasformre gli inconvenienti in opportunità, il che si traduce soprattutto in un reperimento di fondi.A livello regionale si pensi alla costituzione di un budget da destinare all’educazione sanitaria; fondi nazionali per un progetto-obiettivo nazionale. Agli strumenti istituzionali hanno finora attinto solo poche realtà regionali associative, con risultati che potrebbero spronare tutti ad uscire dall’inerzia superando i conflitti tra persone, organizzazioni, enti e partiti per dare una speranza di vita a chi aspetta un organo. I Articolo 14 - 2. Redige apposita relazione da allegare al rendiconto, con cui viene espresso un parere di merito e di contenuto. Articolo 16 - 3. I proventi derivanti da attività commerciali o produttive marginali sono inserite in apposita voce del rendiconto dell’Associazione; l’Assemblea delibera sull’utilizzazione dei proventi che, obbligatoriamente, debbono essere destinati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse. È esclusa la distribuzione, anche in forma indiretta, di utili o avanzi di gestione, nonché fondi, riserve o capitali durante la vita dell’Associazione, salvo che la destinazione e la distribuzione non siano imposte dalla legge. Articolo 18 - 2. L’Assemblea Nazionale Straordinaria, che delibera lo scioglimento dell’Associazione, delibera inoltre la devoluzione delle eventuali attività residue ad altra organizzazione non lucrativa di utilità sociale. MODIFICHE AL REGOLAMENTO Articolo 15 - 14. Sono illeciti associativi: la non osservanza delle norme statutarie e regolamentari; ogni comportamento che evidenzia la mancanza di reciproco rispetto fra i responsabili. Le sanzioni applicabili, in base al livello di gravità, sono: a) richiamo o censura; b) sospensione temporanea dall’incarico; c) destituzione completa da ogni incarico istituzionale e rappresentativo. Alle sanzioni di cui alle lettere b), c) e d) si applica la pena accessoria della trasmissione del provvedimento ai Consigli Regionali per la comunicazione alle relative strutture inferiori. Articolo 18 - 1. Togliere la frase «Ove l’Assemblea Nazionale Straordinaria dovesse deliberare lo scioglimento dell’Aido con la maggioranza... in conformità alla delibera assunta». Aggiungere il seguene comma: 2. Il Presidente e l’Esecutivo restano in carica per gli adempimenti relativi alla liquidazione dell’Associazione. Dal 27 al 29 agosto, il Comune di Torre Orsaia (SA) nel ricordare la scomparsa del piccolo Francesco Speranza, di cui sono stati donati gli organi, organizza delle manifestazioni a favore dell’Aido. Lo scopo che si propone l’amministrazione comunale è di sensibilizzare la popolazione sul problema delle donazioni. L’ARCOBALENO associazione italiana donatori organi associazione italiana donatori organi I tempi sono maturi: lo Stato diventi protagonista nel dettare le regole, impostare l’organizzazione e promuovere la cultura della donazione, approvando al più presto la legge sui trapianti Un parlamento con più cuore DODO NEUBERT La mozione finale della IX assemblea L Vincenzo Passarelli, il Presidente Luciano Violante, Enza Palermo e l’On. Luciano Caveri a cerimonia di apertura della IX Assemblea nazionale elettiva dell’Aido, ospitata l’11 giugno scorso a Montecitorio nella Sala del Cenacolo, sancisce la collaborazione tra l’Aido e le istituzioni. La dr. Enza Palermo, Presidente dell’Aido, soddisfatta che la classe politica abbia scelto di avvalersi dell’esperienza dell’associazione per elaborare la proposta di legge, ha sottolineato l’importanza dell’organizzazione per non perdere i potenziali donatori. Il dott. Vincenzo Passarelli, portavoce dell’Aido, ha quindi invitato Paolo Scandaletti, a presentare il nuovo giornale nazionale; L’Arcobaleno. «Il giornale - ha detto il direttore - deve servire a far crescere la cultura della donazione. Giungerà trimestralmente a tutti i dirigenti Aido, ai vari esponenti del mondo sanitario ed alla stampa. In ogni numero un Forum tratterà temi sia tecnico-scientifici che di attualità». A questo punto ha preso la parola l’on. Luciano Violante, Presidente della Camera, che ha ribadito il ruolo fondamentale delle associazioni e ha confermato la volontà di ottenere al più presto il varo della legge sui trapianti: «Iscriversi all’Aido porta fortuna» ha detto, lui, socio da tanti anni. Nel suo intervento, l’on. Marida Bolognesi, presidente della Commissione affari sociali della Camera, ha affermato che l’Aido ha riempito il vuoto lasciato dalle istituzioni, ma ora i tempi sono maturi perché il testimone ritorni allo Stato. L’Aido deve continuare nel suo ruolo di monitoraggio attivo delle iniziative statali portando lealmente la sua esperienza per il bene comune. In seguito l’on. Luciano Caveri, responsabile del gruppo parlamentare Aido, ha riaffermato la necessità di approvare il testo di legge proposto senza dividere la parte relativa alla manifestazione di volontà da quella sull’organizzazione. L Gli interventi successivi sono stati di carattere scientifico. Il prof. Vincenzo Castigliola (Presidente della European medical association) ha confermato l’assenza di una normativa europea sui trapianti. Sottolineando l’importanza per l’Italia di raggiungere la media europea dei donatori d’organo, in modo da poter effettuare scambi con altri Paesi europei, riducendo i tempi d’attesa. Il concetto è stato ripreso anche dal prof. J. P. Squifflet (Clinica universitaria St. Luc), che ha suggerito il ricorso ad una maggiore flessibilità nel giudicare i potenziali donatori e l’idoneità degli organi, sostennero che una buona organizzazione sia sufficiente a farne aumentare il numero. L’entusiasmo del giovane dr. Mariano Feccia (Papeworth Hospital - Cambridge) ha suscitato moltissimi consensi tra i presenti. Dopo aver ricordato che la sua carriera è iniziata con una borsa di studio dell’Aido, ha trattato il tema dei trapianti sia dal punto di vista del medico (terapie, protocolli, novità), sia dal punto di vista del malato (liste di attesa, problematiche sanitarie e psicologiche). «Dalle mani vuote - ha ricordato il dr. Feccia - i politici devono dare la vita senza protagonismi» solo così si potrà raggiungere il livello dei Paesi più evoluti. La Presidente dell’Aned, dr. Franca Pellini ha espresso la soddisfazione per la nuova forma di dialogo che si è instaurato tra Aido e Aned, auspicando una maggiore attività comune nelle regioni del Sud Italia. Anche la dr. Anna Laganà dell’Ass. Irt «Marta Russo» spera che le future battaglie siano in comune. Alla fine alcuni pazienti hanno contribuito con le loro esperienze personali, ricordando ai presenti la realtà difficile e angosciosa che viene vissuta senza sostegni soprattutto nelle regioni più povere. Aido giovani: le parole non bastano CRISTINA CORAZZA «M E MICHELE TUTTOBENE ettere i giovani davanti al vero è come perderli, perché il vero in sé è inefficace e meschino e se la loro immaginazione si riempie solo di esso, mai i giovani potranno produrre qualcosa che abbia del bello e del grande». Questa affermazione di Gian Lorenzo Bernini aiuta a capire perché l’Aido abbia sentito l’esigenza di far nascere sei anni fa la Commissione nazionale giovani. Come in tutte le espressioni giovanili si è cercato lo strumento migliore per produrre qualcosa di grande e di bello. Per realizzarlo ci è venuto in mente il sistema di vita di uno strano animaletto, abitatore delle caverne la cui vita è un rebus per i naturalisti (e il nome un rebus per i glottologi), che riesce a rimanere quasi tutta la sua esistenza in uno stato estremamente giovanile. Proprio perché sempre in crescita, ha la possibilità straordinaria di scegliere, essendo libero da schemi prefissati, nuove vie. La Commissione nazionale giovani è simile al simpatico animaletto. Utilizza la sua giovinezza e la sua elasticità, per avanzare sulla strada della conoscenza senza preconcetti. Il primo triennio della Commissione è stato caratterizzato da una grande voglia di organizzare «Convegni a tema», per poter capire fino in fondo il problema dei trapianti in tutti i suoi risvolti. Questa crescita è un patrimonio preziosissimo. Nel caso di noi giovani Aido, porta senza alcun dubbio alla nascita della solidarietà umana che, presumibilmente, è il bene più grande per chi ha scelto di condurre la propria esistenza integrandola realmente con quella di ogni altro uomo. Questi ultimi 3 anni invece sono stati un periodo «fisiologico» di assestamento per valutare la nuova strada da imboccare.Anche se meno appariscenti, i risultati raggiunti sono stati molto più importanti per tutta l’Associazione di quelli ottenuti nel primo triennio. Tramite la Commissione il dott. Mariano Feccia ha ricevuto dal Fondo Boccioni una borsa di studio di 10 milioni con la quale ha potuto fare una notevole esperienza all’estero. Nel 1996 dopo la visita alla Banca degli occhi di Mestre, la Commissione inviò a tutte le Regioni una lettera per sottolineare la disponibilità della banca a istruire eventuale personale specializzato. Nell’aprile 1997 è stato organizzato un «Corso regionale di formazione per giovani volontari Aido» a Marsala, gestito dalla Commissione. Il futuro che aspetta la Commissione lo decideranno i prossimi componenti, in linea con il progetto sociale che da sempre ha accompagnato la Commissione: la creazione di un rapporto il più possibile completo ed intenso con il mondo circostante. Questo concetto ricorda i lavori artigianali che richiedono un grande dispendio di energia ma conservano uno straordinario fascino e parte dell’anima di chi li ha creati. Commissione nazionale giovani ’Assemblea nazionale ordinaria riunitasi a Roma nei gg. 12-13 e 14 giugno 1998, sulla base delle indicazioni contenute nella relazione del Consiglio Nazionale, approvata all’unanimità, ed in funzione dei suggerimenti espressi dai Capi-Delegazione Regionali per il triennio 1998-2001 INDIVIDUA nell’affermazione dello «Spirito di appartenenza» all’Associazione l’indirizzo politico per il triennio da sviluppare: ATTRAVERSO il perseguimento delle finalità associative, il rispetto delle regole statutarie, il raggiungimento degli obiettivi individuati SOLLECITA la nomina di apposite Commissioni di lavoro finalizzate: - A revisionare lo Statuto, quale obiettivo primario indirizzato allo snellimento delle strutture associative, anche in riferimento alla distinzione tra «socio attivo» ed «aderente». L’Assemblea dà mandato al Consiglio Nazionale di procedere alla nomina della relativa competente Commissione che dovrà avvenire sulla base delle indicazioni che ogni Regione farà pervenire alla Sede Nazionale entro e non oltre il 31 ottobre 1998. L’Assemblea impegna inoltre il Consiglio Nazionale a convocare la Consulta dei Presidenti entro e non oltre il 30 settembre 1998, al fine di avere un quadro completo della situazione. - A migliorare la comunicazione interna tra le diverse strutture anche con l’ausilio di strumenti informativi. - Ad ampliare e migliorare la comunicazione verso l’esterno: Istituzioni (con particolare attenzione a corpo docente e medici di base) ed altre Associazioni. CONFERMA: - L’opportunità di continuare nell’opera di formazione dei Quadri dirigenti attraverso corsi ai vari livelli anche con l’ausilio di sistemi multimediali. - L’importanza di una collaborazione con le Amministrazioni Regionali per la definizione di una disciplina in materia di prelievi e trapianti. - La necessità di collaborazioni e gemellaggi nell’ambito del territorio, valorizzando le sinergie anche nel contesto internazionale. PRENDE ATTO: - Dell’esigenza di sostituire nella denominazione associativa «per la donazione di organi» (se si ritiene anche tessuti e cellule), senza modificare acronimo e logo. - Dell’importanza che il giornale nazionale «L’Arcobaleno» ricopre come mezzo di massima espressione associativa - Della necessità di studiare ed individuare mezzi adeguati di finanziamento. INVITA: - Il Consiglio Direttivo a nominare un Referente della Commissione nazionale giovani, scelto su indicazione dei Consigli Regionali, tenuto in debito conto le designazioni provenienti dalle varie Commissioni giovani, che risultano formalmente costituite nel territorio: il Referente sarà componente effettivo esterno del Consiglio Nazionale - A prevedere la convocazione di Consigli Nazionali itineranti - Ad intensificare gli incontri con la Consulta dei Presidenti Regionali - Alla costituzione di una cosiddetta «task force» di esperti nelle varie discipline, quale risorsa interna, da utilizzare a fini specifici a tutti i livelli associativi. - A proporre lo spostamento della Giornata Nazionale della Donazione in data non coincidente con altre manifestazioni. IMPEGNA: - I Delegati a trasferire l’esperienza vissuta ed i risultati conseguiti, nel corso delle giornate assembleari, alle proprie strutture periferiche affinché questo documento possa essere conosciuto, approfondito ed utilizzato come strumento di lavoro per il prossimo triennio. 7 L’ARCOBALENO associazione italiana donatori organi leggiamoli insieme Ugo Riccarelli Le scarpe appese al cuore Storia di un trapianto Ed. Feltrinelli “Dal buio / non ho saputo nulla. / La conoscenza, / come sempre, / sarà anche ora / un pesante passo dopo l’altro” Abbiamo chiesto all’Autore cosa significa vivere alla ricerca di un equilibrio fra l’accettazione del dolore fisico e psicologico di una malattia limitante e la lotta contro la rassegnazione? Vivere con una malattia cronica è una coabitazione, una scomoda abitudine che spesso sposta in modo incredibile la soglia del dolore e della sopportazione. Non credo che la mia storia sia stata indice di coraggio, quanto piuttosto delle incredibili capacità di adattamento che il nostro corpo e la nostra psiche riescono a sviluppare nelle situazioni più assurde. Credo sia però importante non “arrendersi” mai, disputare ogni metro di spazio a questo inquilino invadente. In tal senso rassegnazione è una parola che non mi piace. Ho sempre amato le squadre che segnano un gol all’ultimo minuto dei supplementari: c’è più gusto! È difficile aiutare qualcuno che deve affrontare un calvario, ma cosa potrebbe fare chi è vicino e una persona in attesa di trapianto? Per mia esperienza personale, il periodo post trapianto è ancora un territorio da esplorare, non tanto dal punto di vista strettamente tecnico quanto proprio per quella serie di complicati intrecci di dinamiche psicologiche che interessano non solo chi è trapiantato. Un trapianto non si fa soltanto al paziente ma coinvolge direttamente il suo universo interiore, familiare e sociale. È un argomento molto stimolante perché tocca un’infinità di variabili che non si possono risolvere con un approccio monodiscipli- nare, ma necessitino di molta sensibilità e di molta “fantasia”. In questo la letteratura, la scrittura mi ha dato un aiuto fondamentale. L’“occhio” del narratore è stato per me lo strumento e il vero sintomo della mia salute. L’intimo rapporto con la sofferenza è come una lente di ingrandimento sui nostri sentimenti più profondi. Cosa si prova quando i veri valori della vita vengono messi a nudo? La malattia, secondo me, è una grande opportunità, una ricchezza che spesso viene liquidata come una punizione crudele del destino. Noi siamo invece in buona misura i protagonisti, del nostro destino e della nostra malattia. E questo spesso non piace: non piace a noi, ai nostri familiari, ai medici. La malattia non basta, mette ferocemente a nudo i difetti, le incongruenze, le ipocrisie. Fa scattare meccanismi eccezionali, nel bene e nel male. È un’incredibile fonte di verità e la sua accettazione, consapevole e senza rassegnazione, è sempre il primo passo verso la guarigione. Dopo il successo dell’intervento subito, nel libro confessa di sentirsi in colpa nei confronti degli altri suoi compagni d’ospedale ancora “prigionieri” in attesa del trapianto. Ma perché la guarigione dopo tanta sofferenza fa sentire in colpa? Credo si tratti di un misto di sensazioni che razionalmente trovano giustificazioni perfette, ma che invece “lavorano” e graffiano nel profondo. C’è la paura di aver avuto troppo, la paura di avere avuto un privilegio nei confronti di altri. C’è la sottile angoscia di lasciare una riva sconosciuta per viaggiare verso cose che non si conoscono, c’è la paura di perdere la propria identità costruita in anni e anni di malattia. Tutto questo fa parte di quel mondo del post-trapianto, che andrebbe esplorato più a fondo dal paziente per primo, ma anche da chi fa al paziente un regalo stupendo, le chiavi di una Ferrari senza preoccuparsi dei soldi per comprare la benzina. CRISTIANA BERNAUDO Claire Sylvia e William Novak associazione italiana donatori organi Finalmente la «giornata» per i trapianti GABRIELE RAVAIOLI L ’iniziativa della I Giornata nazionale per la donazione e il trapianto degli organi del 10 maggio scorso è nata quasi per scommessa, per risvegliare l’interesse al problema della donazione e dei trapianti: a questa curiosità avremmo potuto rispondere con una corretta informazione. La giornata è presto divenuta una sorta di contenitore in cui tutti hanno potuto mettere qualcosa e dal quale ognuno ha tratto nuovi motivi di riflessione. In tempi straordinariamente brevi sono stati coinvolti il Ministero della Sanità e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nessun evento a carattere nazionale può essere organizzato in pochi mesi, eppure tutta l’Italia si è mossa per... realizzare qualcosa. Si sono organizzati dibattiti, eventi musicali e sportivi, manifestazioni spontanee all’insegna della voglia di fare. In moltissime città abbiamo trovato i manifesti col simbolo della Giornata il Pellicano che porta nel becco un cuoricino. Questa immagine è stata accolta con simpatia da giovani e giovanissimi: è piaciuta la sensazione di serenità che trasmette. I tanti punti di incontro allestiti nelle piazze ci hanno permesso di conoscere un universo di cui non sospettavamo l’esistenza: personaggi dello spettacolo e dello sport, volti noti e meno noti che si sono spontaneamente offerti come testimonial per le future iniziative. Analizzando quanto è successo, ci rendiamo conto di essere stati un po’ incoscienti: forse avremmo dovuto partire solo il prossimo anno, con calma... forse avremmo potuto prepararci meglio... forse... ... ma certamente si sarebbe perso lo spirito che ha animato migliaia di persone in tutta Italia. Con questa partenza abbiamo accolto di sorpresa quanti sono soliti ricondurre tutto a una celebrazione, perfettamente pianificata,ma priva di entusiasmo. Da tempo immemorabile chiedevamo più spazio anche sui mezzi di informazione. La stessa on. Rosy Bindi ci aveva promesso un’iniziativa in proposito. Grande, quindi, è stato il nostro apprezzamento per lo spot televisivo (il fiammifero che, spegnendosi, ne accende un altro) realizzato dal Ministero della Sanità e messo in onda sulle principali reti televisive pubbliche e private. La Giornata doveva essere un appuntamento annuale, per incontrarsi, fare il punto della situazione, confrontarsi e riprendere il cammino. C’è ancora tanto da fare, ma in alcune Regioni i risultati sono già evidenti. In pochi mesi siamo riusciti ad ottenere ciò che abbiamo atteso per anni: sulla Gazzetta Ufficiale è apparsa la notizia che aspettavamo: “La Giornata sarà ripetuta ogni anno, la seconda domenica di maggio”.Il Pellicano sta volando, alto e sereno: arrivederci al prossimo anno! La Nazionale dei trapiantati, squadra che ha vinto, a Bologna, il triangolare di calcio con le nazionali dei parlamentari e la squadra del consiglio comunale di Bologna, organizzato il 10 maggio per la I giornata nazionale per la donazione e il trapianto degli organi. Un onorevole alla fine ha commentato: “Non c’è da meravigliarsi: i trapiantati hanno una marcia in più... l’entusiasmo di chi ha veramente capito quant’è bella la vita!”. Con il cuore di un altro La mia incredibile storia L’ARCOBALENO Ed. Mondadori Claire Sylvia, ballerina e coreografa, soffre di una rara malattia cardio-respiratoria. Potrà salvarsi solo sottoponendosi ad un trapianto di cuore-polmoni. Quando riceve gli organi di un ragazzo di 18 anni morto in un incidente di moto è già oltre la quarantina. “... mi svegliai dall’operazione e tornai alla vita, pensai che il mio lungo viaggio fosse finalmente concluso. In realtà era appena iniziato...”. Infatti ancora nel reparto di rianimazione la donna comincia ad avvertire una presenza estranea dentro di sé. In seguito si accorge che le sue abitudini, i suoi desideri, i suoi gusti sono totalmente cambiati. Subito dopo l’intervento un giornalista le chiede: “Claire, dopo questo miracolo, qual è la cosa che desidera di più?” e lei risponde: “Ecco... bè non vedo l’ora di bere una birra” e non appena pronunciata la frase si rende conto sorpresa che a lei la birra non è mai piaciuta. E qui comincia il miracoloso viaggio di Claire per scoprire se la nuova personalità dentro di lei è quella del donatore. In un incontro drammatico e profondamente toccante Claire finalmente conosce “la famiglia del suo cuore”, trova alcune risposte che cercava e giunge a comprendere la straordinaria eredità d’amore che i morti lasciano ai vivi. Titolo originale del libro “A change of heart” l’ottima traduzione si deve a Roberta Pini. DODO NEUBERT 8 per una cultura della donazione Direttore Responsabile: PAOLO SCANDALETTI Collaboratori: ENRICO ARTESI, ANTONINO AUGUSTO, ADRIANA BAZZI, CRISTIANA BERNAUDO, UMBERTO CARUSO, LORETTA CAVARICCI, NELLA CERINO, MICHELE GATTA (videoimpaginazione), LINA LOSACCO, ALESSANDRA LUPPI, ANTONELLA MAZZITELLI, DODO NEUBERT, VINCENZO PASSARELLI, ROSSELLA PIETRANGELI (SEGRETERIA), GIACOMINA VALENTI, PIERGIORGIO VOCE Proprietario: AIDO NAZIONALE - Via Novelli, 10/A - 24122 Bergamo Sito Internet: http://www.ib.pi.cnr.it/aido/ Progetto grafico: LUCA SCANDALETTI per Studioroma srl Viale Medaglie d’Oro, 414 - 00136 Roma Tipografia: T IPOLITOGRAFIA T RULLO - Via delle Idrovore della Magliana, 173 - 00148 Roma - Tel. 06/6535677 (5 linee r.a.) Fax 06/6535976 Si collabora a titolo gratuito Finito di stampare nel mese di luglio 1998