3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.28 Pagina 6 a L’ Nella pagina accanto: Sorella Elvira Myriam Psorulla a Gerusalemme; a destra: insieme a Anna Fulgida Bartolacelli Memoria e bisogno DEL CUORE Il 30 dicembre 2011 è stata celebrata la santa Messa di suffragio, ricordando il secondo anno dalla dipartita di Sorella Myriam Elvira Psorulla, Sorella Maggiore dei Silenziosi Operai della Croce. Con mons. Luigi Novarese, Sorella Myriam ha collaborato a dare vita e dinamismo all’Opera della valorizzazione della sofferenza e della promozione del malato per l’attuazione delle richieste dell’Immacolata rivolte all’umanità a Lourdes e a Fatima. Luigi Garosio S orella Myriam è stata la prima che ha inteso fare dono della propria vita accanto a mons. Novarese per l’attuazione di un carisma preziosissimo nella Chiesa. Ne segue che ciascuno di noi, venuti dopo, non può che nutrire nei suoi confronti un senso di viva riconoscenza per quanto ha fatto e quanto ha sostenuto allo scopo di dare un fattivo aiuto al Fondatore nella realizzazione del suo Progetto. Di lei, come del resto avviene anche di molti genitori, vi è infatti una sorta di presenza che non si esaurisce nell’esistenza temporale, non viene espressa né casualmente né solo spiritualmente. Perché? Perché la nostra vita e la nostra storia personale ne è rimasta profondamente segnata. È un bisogno dunque e un dovere del cuore che sia esplicitata e resa ancora viva ed efficace la sua azione, attraverso la nostra voce, gli scritti e le immagini, come onda lunga di una presenza che continua a produrre i benefici effetti di una vita donata. Su “L’Ancora” nella rubrica “Myriam”, molti hanno avuto modo di conoscere il suo cuore ed il suo pensiero. Per quanto mi riguarda voglio offrirvi un ricordo che è rimasto e rimarrà impresso nella mia memoria e che costituisce per me il punto di riferimento per comprendere l’impronta della personalità e del cuore di Sorella Myriam. Era l’agosto del 1966, grazie alla circostanza della predicazione degli Esercizi a Re da parte di mio zio don Paolo Garosio, avevo accolto l’invito di condividere quella settimana di Esercizi spirituali nella Casa “Cuore Immacolato di Maria”. Venne, da Bologna, in vi- 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.28 Pagina 7 ’ancora L la pagina accanto: a Gerusalemme; gida Bartolacelli sita agli esercitanti dell’Emilia Romagna, il card. Giacomo Lercaro. Un giorno arrivarono a Re da Balerna (vicino a Chiasso) i Superiori dell’Associazione, monsignor Novarese e Sorella Myriam con don Remigio. Di don Remigio in quella circostanza ho un vago ricordo di un suo vivace intervento in salone con gli esercitanti. Di mons. Novarese non ho fatto a tempo ad avere un incontro con lui. Di Sorella Myriam ricordo vivissimamente di averla incontrata nell’atrio dove adesso al 2° piano c’è la statua di S. Giuseppe. Lei mi viene incontro proprio come se mi stesse cercando e mi chiede: è lei il nipote di don Paolo? Rispondo: “Sì”. Riprende: “Venga un poco con me”. E la seguo per lo spazio di 4 o 5 passi fino ad avvicinarci ad un piccolo mobile appoggiato alla parete che fa angolo all’attuale ingresso della sala delle confessioni, allora era ingresso al salone. Sul piano vi erano alcuni opuscoli: “Per meglio servire chi soffre”. Ne prende uno e me lo consegna accompagnandolo con parole che erano semplice e chiaro invito a pensare alla mia vocazione, del tipo: “Prenda e veda se questa potrebbe essere la sua strada”. Altre parole brevi seguono per manifestarmi sentimenti di stima e affetto e con una stretta di mano mi saluta. Tante volte ho ripensato a quell’incontro ed ho cercato di leggervi le componenti nascoste e preziose, che hanno determinato quel modo di trattare e di comunicare, componenti che personalmente ho visto confermate in tanti anni di vicinanza a Sorella Myriam. Volete che vi dica ciò che io vi ho scorto? Ecco. Un primo dato o componente che ho colto da quell’incontro è che Sorella Myriam amava molto l’Associazione e in ciò che le era possibile si sforzava a darle incremento. Veniva a cercarmi per farmi conoscere l’Associazione considerando l’eventualità che potessi aderirvi. Una seconda componente espressa in quell’incontro è stata la discrezione ed il garbo. Posso dire che ciò che ha detto la Bernardette spiegando come la trattava l’Apparizione, (mi trattava come una persona) è ciò che ho sperimentato da sorella Myriam. Nulla di superficiale e nulla di troppo familiare, ma sorriso gioioso per l’incontro e interesse rispettoso alla persona. Una terza componente che tante volte ho avuto modo di sentire confermata è stata quella di una proposta seria per la vita dove mi doveva essere chiaro che non potevano avere prevalenza fattori di simpatia o gratificazione per qualcuno, ma interesse al dono della propria vita, ricerca del massimo bene e realizzazione desiderabile nella propria esistenza; nulla che potesse o dovesse fermarsi ad una creatura, ma solo l’interesse a far cercare e trovare il proprio appoggio sul disegno di Dio, da riconoscere ed attuare. Vi offro l’attenzione a questi elementi perché mi impressionò molto la brevità dell’incontro e la sicurezza del suo dire ed agire. Fattori che ho chiamato col sinonimo di senso del servizio a Dio, all’Immacolata, all’Associazione. Distacco da ogni autoreferenzialità. Profondo e autentico desiderio del bene della persona. Consapevolezza ed ossequio all’azione discreta ed efficace dello Spirito Santo. Delicatezza di tatto ed espressione di fraternità scevra da sentimentalismi. Per chi ha potuto frequentare Sorella Myriam è chiaro che il suo modo di fare non è sempre stato lo stesso: e chi non capisce che le situazioni della vita sono molteplici e svariate? A me, tuttavia, preme di affermare che Sorella Myriam non ha mai lasciato cadere quegli elementi. Anzi, più e più volte ho avuto modo di osservarne la conferma nel suo stile di vita. Per questo mi è caro il suo ricordo e vorrei che tanti altri, risanate certe ferite, subite più per propria inesperienza che per aggressione avversa, le rendessero riconoscente omaggio, narrando fatti e aneddoti che possano continuare a far bene allo spirito di molti. n MARZO 2012 7 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.28 Pagina 8 a L’ La celebrazione presieduta dal cardinal Angelo Comastri presso la chiesa di Santa Maria del Suffragio in via dei Bresciani (Roma, 31.1.2012) “Fra gli operai nella vigna del Signore ci sono anche ammalati e disabili” L’omelia del cardinale Angelo Comastri dedicata a monsignor Novarese - “Senza la sua testimonianza non avremmo avuto le parole dell’enciclica Christifideles Laici con le quali il beato Giovanni Paolo II ha spiegato l’apostolato dei sofferenti”. Si è svolto a Roma dal 30 gennaio al 1 febbraio, presso la Direzione Generale dei Silenziosi Operai della Croce, il Convegno della Lega Sacerdotale Mariana dal titolo: “La pastorale della salute alla luce della Christifideles Laici”. Partendo dall’esempio e dalla figura del fondatore, mons. Luigi Novarese, che la Chiesa beatificherà nella primavera del 2013, l’incontro aveva l’obiettivo di mettere a fuoco il significato dell’apostolato che unisce i sacerdoti ai sofferenti. Definito dal beato Giovanni Paolo II “l’apostolo degli ammalati”, Novarese, fin dal 1943, ha posto le basi pastorali perché ogni Chiesa locale accogliesse tra i suoi ministri le persone sofferenti. Tra i relatori, sono intervenuti don Andrea Manto, Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della CEI, e il Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale della Salute, mons. Jean-Marie Mupendawatu. I momenti celebrativi sono stati presieduti da sua eccellenza Zygmunt Zimowsky e dal cardinal Angelo Comastri, di cui pubblichiamo l’omelia del 31 gennaio (Alessandro Anselmo). 8 MARZO 2012 “ San Giovanni Bosco, di cui mons. Novarese era tanto devoto, ha dato una svolta all’apostolato in mezzo ai giovani: capì che la giovinezza è una risorsa, capì che la giovinezza è anche una fragilità, capì che la giovinezza è una stagione nella quale bisogna seminare il Vangelo con coraggio, con amorevolezza, con l’esempio, con la tenacia. E i frutti ancora si vedono. Mons. Luigi Novarese, ex ammalato, ha dato una svolta all’apostolato tra gli ammalati. Senza l’opera, senza la predicazione, senza la testimonianza di mons. Luigi Novarese noi non avremmo avuto il denso e lucido capitolo IV della “Christifideles Laici” dove il Papa Giovanni Paolo II passa in rassegna “gli operai della vigna del Signore” e 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.28 Pagina 9 «Quello che sorprende della vita dei santi, è scoprirne la loro attualità. Pensate, ad esempio, che cosa ha scritto ormai tanti anni fa mons. Novarese: “Per svolgere ’ancora l’apostolato, ci vuole più santità che capacità”. È un messaggio di un’attualità sorprendente. “Si prega poco oggi e affrettatamente – diceva il fondatore dei Silenziosi Operai della Croce –. Il metro della febbre dell’azione entra anche nei rapporti con Dio”. E prosegue: “Quella diversità di fondo che, mentre possiamo fare a meno di tanti rapporti umani, non possiamo rinunciare l rapporto continuo con Dio. Senza l’aiuto del Signore, non possiamo far nulla”. Quanto sono attuali ancora oggi questi messaggi. Ringraziamo allora il Signore per averci donato questo meraviglioso sacerdote e perché la Chiesa presenterà monsignor Novarese come modello ufficiale da seguire, proclamandolo beato». L esplicitamente, tra gli operai della vigna del Signore, colloca gli ammalati, i portatori di handicap, i sofferenti. 1. Ecco le parole del Papa “Uno dei fondamentali obiettivi di questa rinnovata e intensificata azione pastorale, che non può non coinvolgere e in modo coordinato tutte le componenti della comunità ecclesiale, è di considerare il malato, il portatore di handicap, il sofferente non semplicemente come termine dell’amore e del servizio della Chiesa, bensì come soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza. In questa prospettiva la Chiesa ha una buona novella da far risuonare all’interno di società e di culture che, avendo smarrito il senso del soffrire umano, “censurano” ogni discorso su tale dura realtà della vita. E la buona novella sta nell’annuncio che il soffrire può avere anche un significato positivo per l’uomo e per la stessa società, chiamato com’è a divenire una forma di partecipazione alla sofferenza salvifica di Cristo e alla sua gioia di risorto, e pertanto una forza di santificazione e di edificazione della Chiesa”. 2. Perché i sofferenti sono soggetti attivi dell’apostolato? Andiamo a prendere luce nella Sacra Scrittura. Il profeta Isaia, parlando del Servo di Jahvé, ci dà una perfetta fotografia del mistero della redenzione operata da Gesù. Dice: “Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui, per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53, 3-5). E l’Apostolo Pietro aggiunge: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime” (1 Pt 2, 24-25). Ma ancora più impressionanti sono le parole usate da Giovanni per descrivere l’opera della redenzione: “Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino al compimento (eis telos)” (Gv 13, 1). “Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiu- ta, disse per adempire la Scrittura: ‘Ho sete’. Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: ‘Tutto è compiuto!’ (tetelestai). E, chinato il capo, spirò” (Gv 19,28-30). L’amore fino al compimento, l’amore fino al segno estremo... è l’amore che arriva a soffrire per l’amato fino a dare la vita. La redenzione – se ci pensiamo bene – è un infinito atto di amore espresso nella sofferenza: l’amore più grande, infatti, è l’amore di colui che ama fino a soffrire. Per questo motivo la sofferenza, quando attraverso l’amore si salda alla sofferenza di Cristo, diventa una forza che contrasta il male e apre varchi all’opera salvatrice di Dio nel mondo. Dobbiamo costantemente recuperare questa ricchezza salvifica, perché tutti, in vari modi, siamo tentati di emarginare la sofferenza o di dichiararla inutile. Non è così! L’amore spinto fino a soffrire è il luogo in cui avviene l’incontro tra la nostra debolezza e la forza salvifica di Cristo. Continuiamo pertanto l’Opera di mons. Novarese (che la Chiesa fra breve dichiarerà beato) e portiamo a tutti i sofferenti la “buona novella” che illumina e valorizza il patire. n Angelo Card. Comastri Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano MARZO 2012 9 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.28 Pagina 10 a L’ “Sono ammalato e dono la mia serenità ai fratelli” La testimonianza di Paolo Marchiori al convegno di Brescia - La cronaca della serata e degli incontri di Albisola e Bari - Con i racconti di due donne “che ci ricordano come la Grazia di Dio sia sempre all’opera”. Alessandro Anselmo L’ Anno Novaresiano prosegue il cammino verso il traguardo finale: la beatificazione di Monsignore prevista per la primavera 2013 a Roma. Il calendario degli appuntamenti resta fitto anche per i prossimi mesi. E ogni incontro nelle varie parti d’Italia con gli ammalati, il CVS e gli assistenti diocesani si rivela ricco di testimonianze, di fede e di impegno nell’apostolato. Così è stato nelle tre occasioni che qui vogliamo ricordare: ad Albisola Superiore (provincia di Savona) il 18 dicembre 2011, a Bari il 28 gennaio e a Brescia il 10 febbraio di quest’anno. Tre incontri dedicati alla pastorale degli ammalati, all’impegno evangelico e alla riflessione sull’insegnamento di Luigi Novarese. Ad Albisola la palestra dell’Oasi della Pace, l’edificio dei padri dehoniani nel quale monsignor Vittorio Lupi, vescovo di Savona e Noli ha celebrato la messa, era gremita di fedeli. Ammalati, accompagnatori, giovani, i rappresentanti del volontariato diocesano. Don Armando Aufiero, dei Silenziosi Operai della Croce, ha ringraziato don Osvaldo Dettoni, il sacerdote diocesano assistente del Centro Volontari della Sofferenza, “per lo straordinario lavoro svolto a fianco dell’associazione”, quindi, con l’autore, il giornalista Mauro Anselmo, ha presentato la nuova biografia “Luigi Novarese. Lo spirito che cura il corpo” (Edizioni CVS). “Il nostro fondatore ha dedicato la vita ai sofferenti come testimone del Vangelo”, ha detto don Aufiero. “Anche noi siamo chiamati, ogni giorno, ad annunciare la Buona Notizia con la nostra testimonianza”. Due racconti all’Università Proprio a Bari l’invito di don Aufiero ha avuto un seguito significativo. Nell’incontro svoltosi nell’Aula Magna del Politecnico in preparazione alla Giornata Mondiale del Malato che si celebra l’11 febbraio, le testimonianze raccontate al microfono da due donne, sono state accolte dal caloroso applauso Monsignor Luigi Novarese in processione a Lourdes. Da destra: Immagini del convegno “Lo spirito che cura il corpo” (Brescia, 10.2.2012) a, 10.2.2012) 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.29 Pagina 11 ’ancora L delle centinaia di persone che affollavano l’aula. Perché tanto entusiasmo? Nella sede universitaria si erano dati appuntamento i ministri straordinari della Santa Comunione (cioè i laici incaricati di portare l’eucaristia agli ammalati) e i rappresentanti delle varie espressioni del volontariato. L’incontro, aperto dal saluto di padre Leonardo Di Taranto, direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale della Salute e dal vicario generale, don Domenico Ciavarella (in rappresentanza del vescovo, monsignor Francesco Cacucci), era stato dedicato anche al ricordo di monsignor Luigi Novarese. Quando padre Leonardo si è rivolto al pubblico sollecitando la testimonianza di qualche rappresentante del volontariato, le due donne si sono fatte avanti. La prima ha ricordato in tono commosso la propria riconciliazione con la mamma che, in ospedale, aveva appena ricevuto dal sacerdote l’olio degli infermi. La seconda, invece, ha raccontato come davanti all’ostia consacrata, un’ammalata in preda a convulsioni incontrollabili, abbia trovato immediatamente la pace. Due testimonianze accorate e credibili. Due comunicazioni “forti” capaci di ricordarci, come ha sottolineato don Aufiero, “che la grazia di Dio è sempre all’opera”. Al convegno di Brescia Il titolo era ricavato dalla frase di un discorso di papa Benedetto XVI: “Lo spirito immagine del corpo”. Alle 20,30 di venerdì 10 febbraio, il salone del centro Pastorale Paolo VI non riusciva a contenere il pubblico. Don Maurizio Funazzi, responsabile della Pastorale per la salute nella diocesi di Brescia ha presentato i relatori: don Roberto Lombardi, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale delle persone con disabilità; il dottor Felice Bonomi medico presso l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo, don Aufiero, Anselmo, e Paolo Marchiori, membro del Centro Volontari della Sofferenza. La sua è stata la testimonianza che ha concluso la serata. “Mi chiamo Paolo e vivo una condizione fisica motoria molto difficile a causa di una malattia degenerativa che ti priva di ogni autonomia portandoti alla paralisi totale del corpo. Malgrado tutto questo, la mia interiorità gode di una profonda serenità grazie ad un fantastico incontro”. La forza di Paolo, malato di Sla, è l’amore per il Signore. “Distribuisco ai miei compagni di malattia, e non solo, una medicina miracolosa che è la fede nel Suo amore che si ottiene grazie alla preghiera sincera. La preghiera non risolve la malattia, ma ti guarisce dentro portandoti serenità e gioia anche nelle grandi difficoltà e dà un senso alla vita. Sono le tantissime persone che incontro che mi dicono che trasmetto positività, serenità e che le arricchisco col mio modo di ascoltare e di parlare. Ma se è veramente così, tutto questo mi è stato donato. Ero disperato ed ho ricevuto il dono della fede”. “Nel 2008 incominciai a frequentare il Centro Volontari della Sofferenza e man mano che mi accostavo percepivo l’intuizione del fondatore monsignor Novarese pur senza aver approfondito i suoi scritti. Avevo imparato il valore e l’offerta della sofferenza, le potenzialità che un malato o un disabile ha nell’aiutare, con la parola di Gesù, un altro in difficoltà. Tutto questo io lo sto vivendo perché, in condizioni di totale non autosufficienza, aiuto chi sta peggio di me, ma anche chi sta meglio. E quando porto un sorriso su un viso triste il cuore mi si riempie di gioia”. n MARZO 2012 11 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.30 Pagina 12 SUI PASSI DI LUIGI NOVARESE ARCIA! g i ov a n i dei In preparazione della marcia dei giovani che si terrà nel mese di agosto, vogliamo crescere nella consapevolezza che ciò che ci attende sarà un’esperienza di condivisione, amicizia, scambio, umanità, ma non solo questo. Mara Strazzacappa La marcia dei giovani novaresiani sarà una fantastica possibilità per approfondire la conoscenza del messaggio di monsignor Novarese, scegliendolo come maestro e guida ora che la Chiesa ne ha proclamato le virtù straordinarie ed essa stessa lo ha riconosciuto come meritevole non solo di attenzione, ma di venerazione! Vogliamo metterci sui suoi passi, vogliamo ricalcare le sue impronte per comprenderlo sempre meglio e ricomprenderlo nella nostra vita, nei nostri passi, nelle nostre azioni perché il carisma che sentiamo nostro si rivesta di autenticità e veridicità. Riguardo al camminare, ascoltiamo un brano significativo che Monsignore scrisse nel 1979 e che sembra essere stato scritto apposta per noi, che in questo anno viviamo il tema “La passione per il Regno” e ci apprestiamo a metterci “in marcia”: “L’uomo redento, riconoscendo la propria dignità, nella vitalità sempre operante dello Spirito, è in cammino lungo i secoli per l’affermazione del Regno di Dio, af- 12 MARZO 2012 fermato con le due componenti divenute in Cristo e in Maria SS.ma a lui familiari, quelle del lavoro faticoso e del dolore. Maria SS.ma è la Madre che, vessillifera di questa dignità ridonata da Dio all’umanità, cammina con Cristo innanzi ai redenti, e così la consapevole risposta dei figli nella forza incoercibile dello Spirito Santo, trasforma il mondo”. Chiediamoci: siamo noi, uomini redenti? Avvertiamo la forza dell’amore di Dio che ci chiama ad uscire dalle debolezze, dalle paure, dal peccato per diventare testimoni che la Redenzione esiste e si compie già in ogni istante della nostra vita? Quante volte ci disprezziamo, ci sminuiamo e non riconosciamo la nostra dignità. Dignità che ci è data come dono da quel Dio che ci ha tanto considerati da voler assumere la nostra forma, il nostro aspetto, i nostri limiti e così ci ha rivestiti di dignità divina, regale, filiale. La nostra forza viene dallo Spirito, lasciamoci guidare 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.33 Pagina 13 da lui e scopriremo quanto vivace sia la sua opera in questa vitalità sempre operante che invade la nostra vita ogni giorno e la trasforma in maniera dirompente e straordinaria. Così l’uomo è reso capace di percorrere i secoli, ognuno di noi può camminare lungo i secoli, se cammina con i passi di Dio, con la sua vista divina che tutto abbraccia e tutto circonda e non ha limiti di spazio e di tempo. Così ha fatto Monsignore, ha camminato in questo mondo con uno sguardo limpido, lungimirante ed ha saputo trasformare l’intuizione, la scintilla del carisma in opere concrete, ed in apostolato ed in una spiritualità capaci di varcare i secoli e, sempre, di suscitare domande e di far nascere risposte in coloro che affrontano la difficoltà del lavoro faticoso e l’insopportabile inutilità del dolore. Così può crescere il Regno di Dio, la presenza di Dio, il trionfo di Dio: grazie a persone che sanno camminare attraversando la storia di fatica e dolore portando in se stessi la forza travolgente della Redenzione. Monsignore ci mostra la via più sicura da seguire, la via infallibile, la via dolce, ma determinata che ci coinvolge, ci sprona, ci accompagna: Maria è sempre avanti a noi nel cammino, è Lei che diventa vessillo da guardare e seguire, perché cammina con Cristo, in testa ad ogni cordata umana che vuole giungere alla santità. Noi, suoi figli, ci dice Monsignore, vogliamo rispondere a questo richiamo consapevolmente, decisamente, sicuramente con la forza incoercibile ed invincibile dello Spirito ed un unico e grande obiettivo: trasformare il mondo rendendolo tempio della sua presenza. Così noi affronteremo la marcia dei giovani: per imparare a camminare lungo la via indicataci da Monsignore, che ci ha preceduto e ci precede, insieme a Maria per scoprire la nostra missione nella Chiesa: trasformare il mondo affermando in esso la presenza del Regno di Dio. n Mons. Novarese tiene in una mano la statuetta della Madonna e nell’altra il Rosario. È riconoscibile nella foto, vicino all’inginocchiatoio, l’anziano sacerdote mons. Alfonso Carinci, guida spirituale di mons. Luigi Novarese 3Anc2012_Layout 1 06/03/12 10.33 Pagina 14 S V C L I I N E I E R SO ST A Z Z I AL onsignore E R A I C M i d AIUTA e n io z a c i f i t a la be Caro amico, aiutaci anche tu a organizzare la beatificazione di Luigi Novarese. Se metterai da parte, nel SALVADANAIO del CVS, UN EURO AL GIORNO, sosterrai l’Associazione a rendere ancora più bella e importante la celebrazione di Monsignore, che ci permetterà così di diffondere nella Chiesa e nel mondo il messaggio della valorizzazione della sofferenza e l’insegnamento del nostro fondatore. Il salvadanaio di cartone che hai ricevuto a casa insieme allo scorso numero dell’Ancora (1-2/2012) è un modo simpatico per chiederti di contribuire, anche finanziariamente, alla nostra causa. Qualunque contributo, come sai bene, seppur piccolo, può aiutare a realizzare un grande progetto. ORNO I G L A O R U E UN NORE PER MONSIG NE IO Z A IC IF T A E B A L L E D E N IO Z FAI PARTE DELL’ORGANIZZA Come contribuire: Ass. Silenziosi Operai della Croce ONLUS - Cod.Fisc. 80159770587 - Part.IVA 02129921009 Direzione Generale, Via di Monte del Gallo 105, 00165 Roma (Italia) Banca Prossima s.p.a.: Conto intestato a: Associazione Silenziosi Operai della Croce ONLUS; Beatificazione monsignor Luigi Novarese IBAN: IT91N0335901600100000063678