Unità didattica: Eruzione del 79 d.c Classe V Ginnasio Liceo classico Gianbattista Vico Nocera Infereiore SILSIS-MI VIII CICLO Avino Giusi Scansione temporale dei contenuti Ore contenuti attività 2 Lezione frontale in classe Alcune misconcezioni sui vulcani Eruzione del Vesuvio del 69 d.c. Visita a Pompei e Vesuvio sotto le Esercitazione stelle: visite notturne con partenza al calar della sera che, con l'ausilio di torce elettriche fornite, permettono di svelare i misteri del vulcano tra magiche atmosfere, schiamazzante fauna notturna e panorami mozzafiato MISCONCEZIONI • Fuoriesca solo lava • Nel vulcano non c’è acqua • La lava è l’elemento più pericoloso di un’eruzione • La caldera è il cratere • I vulcani si formano in tempi lunghi La caldera è il cratere I vulcani si formano in tempi lunghi • L'ultima eruzione è avvenuta nel settembre del 1538. In pochi giorni si formò una montagnola alta circa 130 m che venne chiamata Monte Nuovo. TUTTI I VULCANI HANNO LA FORMA DI UNA MONTAGNA • Eruzioni fissurali Eruzione fissurale Kilauea, Hawaii 23.10.2003 6 L’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. Il racconto di Plinio • Ais te adductum litteris quas exigenti tibi de morte avunculi mei scripsi, cupere cognoscere, quos ego Miseni relictus non solum metus, verum etiam casus pertulerim. 'Quamquam animus meminisse horret, incipiam.'1 Profecto avunculo ipse reliquum tempus studiis (ideo enim remanseram) impendi; mox balineum cena somnus inquietus et brevis. Praecesserat per multos dies tremor terrae, minus formidolosus quia Campaniae solitus; illa vero nocte ita invaluit, ut non moveri omnia, sed verti crederentur. Inrupit cubiculum meum mater; surgebam invicem, si quiesceret excitaturus. Resedimus in area domus, quae mare a tectis modico spatio dividebat. Dubito, constantiam vocare an imprudentiam debeam (agebam enim duodevicensimum annum): posco librum Titi Livi, et quasi per otium lego atque etiam ut coeperam excerpo. Ecce amicus avunculi qui nuper ad eum ex Hispania venerat, ut me et matrem sedentes, me vero etiam legentem videt, illius patientiam securitatem meam corripit. Nihilo segnius ego intentus in librum. PRIMA FASE ERUTTIVA: colonna pliniana • L'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. • inizia intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto con la formazione di un'alta colonna di gas, cenere e lapilli, così descritta da Plinio: La nube (...) a forma di pino, si sollevava alta nel cielo e si dilatava come emettendo rami Plinio, da Miseno (21 km dal vulcano), può osservare la colonna eruttiva in tutto il suo sviluppo. La sua descrizione è tanto efficace che il termine pliniano viene utilizzato nella vulcanologia moderna per indicare una fase eruttiva durante la quale si forma una colonna sostenuta, formata da una miscela di cenere, pomici e gas. Le pomici ricadute dalla colonna eruttiva pliniana dell'eruzione del 79 d.C. si vedono a Pompei, dove formano un deposito con spessore di circa 4 m. Le pomici della fase pliniana presentano, approssimativamente a metà altezza, una brusca variazione di colore, da bianco a grigio. Questo cambiamento corrisponde a una differente composizione chimica: le pomici bianche contengono più silice di quelle grige. Questo permette di ipotizzare che il magma eruttato fosse come suddiviso in due strati, di cui quello più siliceo e più leggero era migrato verso il tetto della camera magmatica ed era stato eruttato per primo. La porzione di magma da cui derivano le pomici grige è stato espulso in seguito, in quanto ha una composizione chimica che comprende minerali più pesanti e, pertanto, doveva trovarsi sotto quello siliceo. • Durante l'emissione delle pomici grigie le condizioni devono essersi mantenute vicine al limite tra colonna sostenuta e collassante, dal momento che queste pomici sono intervallate verso l'alto da numerosi strati di ceneri. SECONDA FASE ERUTTIVA: colonna pulsante La fase a colonna pulsante viene riconosciuta nella descrizione di Plinio quando questi dice che la nube veniva prima spinta verso l'alto da un soffio d'aria e poi, improvvisamente, come vinta dal proprio peso, ricadeva e si espandeva lateralmente. • Ad un certo punto, il magma non è più in grado di • • essolvere gas in quantità sufficiente a controbilanciare la pressione delle rocce che formano le pareti del serbatoio. Queste, già in parte fratturate nel corso della fase pliniana, cominciano a cedere verso l'interno, trascinando probabilmente anche acqua di falda. Il contatto tra rocce, acqua e magma innesca violente reazioni e esplosioni. Una volta in superficie, la miscela eruttiva è troppo densa per potersi innalzare sopra il bordo del cratere e scivola per gravità lungo i fianchi del vulcano, formando i flussi piroclastici che rappresentano il momento di maggiore distruzione. TERZA FASE ERUTTIVA: i flussi piroclastici Dopo la fase a colonna pulsante, lo stile eruttivo cambia completamente e si formano correnti piroclastiche, dense di cenere e pomici, che scivolano veloci dalla cima del Vesuvio e travolgono come violenti fiumi tutto quello che incontrano. I flussi piroclastici che si abbatterono su Ercolano, Stabia, Oplonti e Pompei nel 79 d.C. devono essere stati numerosi. Almeno due, probabilmente i maggiori, sono osservati da Plinio in successione verso la fine dell'eruzione: Una densa tenebra ci minacciava alle spalle. Di nuovo le tenebre, di nuovo la cenere, densa e pesante I Danni • Probabilmente tra la fase pliniana e quella dei flussi, l'eruzione ha avuto una tregua che ha tratto in inganno e ha causato la morte di molte persone. Ercolano - Nel 79 d.C. la linea costiera lambiva la città. Il livello su cui appoggiano le macchine scavatrici è l'antica spiaggia, sepolta insieme alle altre cose dai prodotti vulcanici, di cui si vede qui l'intero spessore tagliato dalla strada di accesso agli scavi. In questa zona sono stati rinvenuti numerosi cadaveri di persone che cercavano scampo verso il mare e il relitto di un'imbarcazione. Antico edificio vulcanico