l’Utopia DIVENTA realtÀ 5 Chiusura del cantiere dei dipinti in frammenti della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi ASSISI CANTIERE DELLA VELA DI CIMABUE, VELA STELLATA E COSTOLONE (2003/2006) Direttore dell’Istituto Centrale per il restauro Caterina Bon Valsassina Documentazione fotografica Angelo Rubino, I.C.R. Coordinamento generale delle ricerche e studi e del progetto Giuseppe Basile Elaborazione informatica: Arcangelo Distante, I.E.S.I. C.n.r. di Bari Giovanni Attolico, I.E.S.I. C.n.r. di Bari Angelo Rubino, ICR Laura Cacchi, Università La Sapienza Roma Emanuela Viscontini, Università di Viterbo Responsabile unico del procedimento Luciano Marchetti (2003/2004) Francesco Scoppola (2005/2006) Direttore dei lavori Giuseppe Basile Gruppo studio e progettazione riassemblaggio frammenti (1998-2006): Maria Andaloro, (responsabile), Università degli Studi della Tuscia, Viterbo Francesca Cristoferi, Soprintendenza PSAE di Perugia Mara Nimmo, Università di Siena Emanuela Ozino Caligaris, I.C.R. Paola Passalacqua, Soprintendenza PSAE di Perugia Paola Pogliani, Università degli Studi della Tuscia, Viterbo Lidia Rissotto, I.C.R. Progetto per il restauro Stefano D’Amico, Emanuela Ozino Caligaris, Lidia Rissotto, I.C.R. Laboratorio di Chimica I.C.R. Marcella Ioele, Paola Santopadre Ufficio tecnico Rita Batacchi, Rocco D’Urso, I.C.R. Responsabile per il cantiere didattico ICR Anna Maria Marcone Elaborazione informatica per i supporti Stefano D’Amico, I.C.R. Per il restauro: Istituto Centrale per il Restauro: Anna Maria Marcone, (responsabile didattico), Emanuela Ozino Caligaris (direttore operativo),Lidia Rissotto (direttore operativo) con la collaborazione per la fase finale dei lavori di Carla Giovannone, Antonio Guglielmi Allievi del I° anno (59°/2006): Manuela Andreano, Valeria De Simone, M. Rosaria Di Napoli, Caroline Duprè, Aspasia Formichetti, Sara Iafrate, Silvia Massari, Martina Pavan, Giulia Pompa, Francesca Ricca, Roberta Talone, Diana Venturini, Anita Vespasiani Allievi del II° anno (58°/2005-‘06): Giuseppe Agulli, Francesca Cencia, Federica Cerasi, Tiziana Dell’Omo, Lucia Di Paolo, Alessandra Ferito, Lucia Pinto, Davide Rigaglia, M. Maddalena Santoro, Mauro Stallone, Gianfranco Zarrillo Allievi del III° anno (57°/2004): Matilde Atorino, Laura Tocci, Ilaria Tranquillo Allievi del IV° anno (56°/2003) Valeria Bertolani, Anna Borzomati, Cristina Catanzaro, Cristiana Ciocchetti, Eliana Costa, Giulia Sara De Vivo, Annunziata Laino, Annalisa Marra Annalisa, Chiara Munzi, Serena Sechi, Francesca Secchi, Sabrina Sottile, Nicoletta Tomassi L ’utopia diventa davvero realtà a partire dal 5 aprile 2006, quando verranno restituite al Sacro Convento di Assisi, ai padri francescani, ai fedeli, al pubblico dei turisti la vela di Cimabue e la vela stellata a conclusione del restauro progettato e diretto dall’Istituto Centrale per il restauro. Non posso dimenticare – ero in Umbria come funzionario storico dell’arte della Soprintendenza di Perugia – quel tragico 26 settembre 1997, quando il terremoto che devastò Umbria e Marche colpì anche la Basilica Superiore di San Francesco, facendo crollare la vela con San Gerolamo nella prima campata, due vele nella campata sopra l’altar maggiore (la vela di Cimabue e la vela stellata) e provocando la morte di quattro persone. Ricordiamo tutti i funerali dei due colleghi della Soprintendenza e dei frati morti ad Assisi quel giorno, e, purtroppo, abbiamo dovuto accettare ed elaborare il lutto. Ricordiamo tutti anche il prato di fronte alla basilica con le montagne di detriti, in mezzo ai quali c’erano i frammenti di Giotto e Cimabue mescolati con pezzi di mattone, calcinacci, pezzi di intonaco non dipinto. Sembrava impossibile anche solo pensare di poterli recuperare, il “pessimismo della ragione” sembrava prevalere sull’ “ottimismo della volontà”. Sembrava, allora, che solo un miracolo avrebbe potuto restituire al mondo due testi figurativi fondamentali della cultura artistica dell’Occidente. Eppure, il miracolo è avvenuto per ben due volte, sia per la vela di san Gerolamo (inaugurata nel settembre del 2002) sia per quella di san Matteo, che inauguriamo oggi. E, questa seconda volta, il problema è stato ben più difficile e complesso, a cominciare dall’estensione del danno (due vele anziché una) e dalla maggior frantumazione dei frammenti, che hanno subito una doppia caduta (sull’altar maggiore e sul pavimento). Anche in questo caso c’è stato un lutto difficilmente risarcibile: la vela con San Matteo di Cimabue, infatti, nonostante la ricerca sui frammenti fosse stata eseguita con la stessa metodologia messa a punto per le precedenti, è stata recuperata solo per un 25% all’incirca della superficie dipinta: pochi frammenti, quindi, e distribuiti in modo da rendere impossibile ricostruire l’immagine dell’opera. Per questa ragione, nel maggio dello scorso anno, l’Istituto Centrale per il restauro ha deciso di organizzare un seminario internazionale, al quale sono stati invitati gli enti proprietari del bene (Custode del Sacro Convento di San Francesco, Padre Vincenzo Coli), Antonino Caleca Presidente del Comitato di settore per i beni artistici e storici; le istituzioni preposte alla tutela (Costantino Centroni Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Umbria; Vittoria Garibaldi Soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici e per il Patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell’Umbria con Francesca Cristoferi e Paola Passalacqua ), il Vice Commissario per i beni culturali danneggiati dal sisma del 1997 in Umbria Luciano Marchetti, l’Opificio delle pietre dure di Firenze rappresentato da Cristina Danti, la Facoltà di conservazione dei beni culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo diretta da Maria Andaloro (collaborazione preziosa soprattutto per l’aspetto della ricerca dei frammenti fin dall’inizio dei lavori nel 1997), storici dell’arte esperti nel settore della conservazione come Giorgio Bonsanti, restauratori italiani (Gianluigi Colalucci, Sergio Fusetti, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Giovanna Martellotti) e stranieri (Catheline Périer d’Ieteren, Pilar Roig Picazo, Ursula Saub-Schädler), in modo da esporre i problemi, proporre le soluzioni possibili ed arrivare infine ad una proposta definitiva condivisa all’unanimità. Si decise, nel maggio 2005, di ricollocare comunque i frammenti ritrovati della vela di Cimabue, come atto estremo di salvaguardia di quanto resta della materia originale, pur senza alcuna speranza di poter ricostruire l’immagine. Abbiamo deciso di conservare – come una reliquia – il frutto della ricerca di oltre un anno anche perché avevamo la preoccupazione che, lasciati nei cassetti, quei frammenti ritrovati potevano correre un rischio potenziale di dispersione ed un rischio certo di non essere mai più visibili nel contesto architettonico cui appartenevano. Non voglio di proposito citare questo o quel brano di Cesare Brandi per “giustificare” una scelta difficile e coraggiosa. È troppo facile. Brandi ci ha trasmesso con la Teoria del restauro uno strumento che ci sostiene nelle decisioni da prendere, ma che non ci libera affatto (e giustamente) dalla responsabilità della scelta. Lascio a Giuseppe Basile, instancabile direttore dei lavori del “cantiere dell’utopia” di Assisi, il compito di illustrare in dettaglio ogni tappa delle scelte complesse affrontate durante gli ultimi due anni assieme ai restauratori-conservatori dell’ Istituto Anna Marcone, Lidia Rissotto, Emanuela Ozino Calligaris e alle ditte di restauro vincitrici della gara d’appalto (Tecnireco, Giantomassi, CBC, Iaccarino). Dobbiamo a tutti loro il piccolo miracolo di Assisi, a loro, che fanno parte della “squadra storica”, ma anche alla preziosa collaborazione, nella fase finale dei giorni scorsi, di Carla Giovannone e Antonio Guglielmi (entrambi restauratori-conservatori dell’ICR) e di alcuni allievi del quarto anno di corso della Scuola, che hanno offerto volontariamente il loro aiuto. Un riconoscimento particolare va ad Emanuela Ozino Calligaris , che, insieme a tutti gli allievi del secondo anno di corso, ha eseguito nei laboratori dell’Istituto la ricerca dei frammenti del costolone che divide la vela stellata da quella di Cimabue e tutte le operazioni successive connesse, lavoro poi completato in cantiere. Non posso dimenticare inoltre il ruolo essenziale di Sergio Fusetti, della ditta Tecnireco, che ha affrontato e risolto, fin dal 1997, tutti i possibili (e inesauribili) problemi di un cantiere complesso come quello di Assisi. A questo va aggiunto un riconoscimento per tutto quel lavoro che “c’è ma non si vede” del supporto tecnico e amministrativo che consente la realizzazione di un progetto di restauro e che, in particolare, ha coinvolto il geometra Rocco D’Urso e l’arch. Rita Batacchi e l’Ufficio Amministrativo diretto da Antonio Gagliardo. Grande importanza hanno avuto, infine, durante tutto il lavoro, il rilievo fotogrammetrico e la documentazione fotografica, eseguiti rispettivamente dall’arch. Stefano D’Amico e dal fotografo Angelo Rubino, entrambi dipendenti dell’Istituto. E proprio dalle nuove tecnologie potrà venire la soluzione per la ricostruzione dell’immagine della vela di Cimabue, irrimediabilmente perduta se non per quei pochi frammenti ritrovati e ricollocati: la ditta Sat Survey di Venezia, infatti, insieme alle società SEAC02 di Torino e alla Geomedia Group di Treviso, hanno sponsorizzato per l’ICR una ricerca, della quale si anticipano in questo opuscolo i primi confortanti risultati, che consentirà una ricostruzione virtuale del testo figurativo, dove la ricostruzione materiale era davvero impossibile. Per consigli in corso d’opera ringrazio in modo particolare Mara Nimmo, ex restauratore, poi storico dell’arte dell’ICR e, per l’aiuto nella redazione del materiale informatico di presentazione del seminario internazionale di maggio 2005, Fabio Iorio della Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio. Un ultimo ringraziamento, infine, a Padre Vincenzo Coli, che ci ha dovuto “sopportare” per tanti anni aiutandoci in tutti i modi e mediando costantemente fra esigenze del culto e bisogni di cantiere. Caterina Bon Valsassina Direttore del'Istituto Centrale per il Restauro A dream will come true on 5 April 2006, when the members of the Franciscan order at the Sacred Convent in Assisi, as well as churchgoers and visitors in general, will once again be able to admire the rib vault painted by Cimabue and the star-studded vaulting, on completion of the restoration project directed by the Central Institute for Restoration. I shall never forget that tragic 26 September 1997 – as an art historian for the Perugia Superintendence, I was in Umbria on that dreadful day – when the earthquake that devastated the Umbria and Marches regions also struck the Upper Basilica of St Francis, destroying the rib vault depicting St Jerome, two rib vaults above the high altar (the one painted by Cimabue and the star-studded one) and causing the death of four people. We all remember the funerals of our two colleagues from the Superintendence and the Franciscan fathers who died in Assisi on that day, and the sad period of mourning that followed. We shall also remember the grass in front of the basilica heaped with mountains of rubble, in the midst of which were the fragments of the Giotto and Cimabue paintings mixed up with pieces of shattered bricks and mortar. It seemed impossible even to imagine rescuing them – the “pessimism of reason” prevailed over the “optimism of willpower”. It seemed that only a miracle could bring back these two fundamental figurative works of the Western world’s artistic tradition. And yet, the miracle has taken place – twice to be exact – first, for the St Jerome rib vault (inaugurated in September 2002) and now for the St Mathew rib vault, which is being inaugurated today. And this second time, the problem was much more difficult and complex, because of the scale of the damage (two rib vaults instead of one) and the pulverized fragments which had gone through a double fall (first onto the high altar and then to the floor). In this case too, we find ourselves mourning a loss: only 25% of the painted surface on Cimabue’s St Mathew rib vault was recovered, even though the search for fragments was carried out in the same way as previously. Only a few fragments, and distributed in such a way as to make it impossible to reconstruct the painting. For this reason, the Central Institute for Restoration arranged an international seminar in May 2005. The following were invited to attend: representatives of the Franciscan order (owners of the Basilica) P. Vincenzo Coli, Antonino Caleca, President of the Sector Committee of Historic and Artistic Heritage, the institutions responsible for protection (the Regional Office for the Umbrian cultural heritage, Arch. Costantino Centroni, the Superintendence for Umbria’s architecture, landscape, artistic and ethnic heritage, Vittoria Garibaldi with Francesca Cristoferi and Paola Passalacqua); the deputy superintendent, Luciano Marchetti, for cultural works damaged by the 1997 earthquake in Umbria; the “Opificio delle pietre dure” from Florence represented by Cristina Danti, the faculty of cultural heritage at the University of Tuscia in Viterbo, headed by Maria Andaloro (whose collaboration was especially valuable in searching for fragments, right from the outset in 1997), art historians specialized in the field of preservation, such as Giorgio Bonsanti, as well as Italian restorers (Gianluigi Colalucci, Sergio Fusetti, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Giovanna Martellotti) and foreign restorers (Catheline Périer d’Ieteren, Pilar Roig Picazo, Ursula Saub-Schädler), so as to examine the problems, put forward possible solutions and reach a definitive proposal shared unanimously. During the May 2005 seminar, the decision was taken to reposition the rescued fragments of the Cimabue rib vault, as an act of extreme respect for what was left of the original material, despite there being no hope of reconstructing the painting. We decided to preserve the result of more than a year’s research – like a reliquary – partly because we were worried that those rescued fragments, left in their boxes, would run the potential risk of being dispersed over time, and the certain risk of never being visible again in the architectural context to which they belonged. This is not the place to quote passages from Cesare Brandi’s works in order to “justify” such difficult and courageous decisions. That would be too easy. With his “Teoria del restauro”, Brandi gave us an instrument which supports us in taking decisions, but which in no way exonerates us (and rightly so) from the responsibility for such decisions. I will leave the task of illustrating the details to Giuseppe Basile, unstinting director of the “utopian worksite” in Assisi, who will explain every step of the complex operations carried out over the last two years, working together with the restoration and preservation staff from the Institute (Anna Marcone, Lidia Rissotto, Emanuela Ozino Calligaris) and the restoration firms which won the tender (Tecnireco, Giantomassi, CBC, Iaccarino). We owe the small miracle of Assisi to all of them, forming part of the “historic team”, as well as to the essential work, in the final stage over the last few days, by Carla Giovannone and Antonio Guglielmi (both of whom are ICR restorers) and several students from the fourth year of the School’s Course who generously volunteered their help. A special vote of thanks goes to Emanuela Ozino Calligaris and her students from the second year of the course, who carried out the search, using the Institute’s laboratories, for the fragments of the rib vault separating the star-studded area from Cimabue’s painting, and all the subsequent operations involved, before the work was completed on site. What’s more I shall always remember with gratitude the vital role played by Sergio Fusetti, from the Tecnireco firm, who faced and resolved, from 1997 onwards, every conceivable (and inexhaustible) problem of a complex worksite like the one in Assisi. In addition, special thanks are due for all the “backstage” work of technical and administrative support which makes it possible to carry out a major restoration project and which, in particular, involved surveyor Rocco D’Urso and architect Rita Batacchi as well as the administrative office run by Antonio Gagliardo (tenders and contracts, Patrizia Anselmi and special accounting, Bruna Pompili). During the whole project, important feature were the photogrammetric survey and the photographic documentation carried out respectively by architect Stefano D’Amico and photographer Angelo Rubino, both of whom are ICR staff members. And new technologies may provide the solution to the problem of reconstructing the image of the Cimabue painting, all but completely lost except for the few fragments which were found and repositioned. A group of firms – Sat Survey (Venice) together with SEAC02 (Turin) and Geomedia Group (Treviso) – have sponsored, on ICR’s behalf, a research project (the first comforting results are give in this booklet) which will make it possible to create a virtual reconstruction of the figurative text, where material reconstruction was absolutely impossible. Special thanks also go to Mara Nimmo, ex-restorer and ICR art historian, for advice while work was in progress, and to Fabio Iorio (from the Regional office of the Lazio cultural and landscape heritage) for his help in preparing and editing presentation material for the international seminar in May 2005. Finally, special thanks are due to Father Vincenzo Coli who had to “put up with” our presence for so many years while helping us in every possible way and constantly finding himself caught between the widely-differing needs of church services and worksite activities. Caterina Bon Valsassina Director of the Central Institute for Restoration Il Restauro e LA RICOLLOCAZIONE DELLa VELA DI SAN matteo, della vela stellata E DEL COSTOLONE TRASVERSALE Restoration and RE-POSITIONING OF THE RIB-VAULT OF ST. Mathew AND OF THE MAIN CROSS-VAULTING Giuseppe Basile By Giuseppe Basile La ricollocazione della vela con S. Matteo e del costolone trasversale costituisce un momento di grande significatività che va oltre il pur importantissimo traguardo del riposizionamento di circa 20.000 ulteriori frammenti. Con essa infatti giunge a compimento l’operazione di “risarcitura” del secondo dei 2 “buchi figurativi” venutisi a creare nella volta della Basilica Superiore in conseguenza del sisma del 26 settembre 1997, consentendo così a chiunque di valutare in maniera definitiva la strada scelta per risolvere il problema della mutilazione inaspettata e violenta del ciclo decorativo della Basilica Superiore nella sua duplice valenza di contenuto (iconografico, iconologico, teologico, “politico” etc.) e forma. La direzione privilegiata – come è noto – è stata quella della difesa intransigente dei valori dell’autenticità e delle esigenze della ricontestualizzazione per una pittura che era nata come “decorazione” dell’edificio – avendo sempre ben presente che sia l’una che le altre avrebbero potuto trovare ostacoli insormontabili nella situazione dei frammenti da recuperare dalle macerie, nella loro quantità ma anche (se non soprattutto) nella loro significatività dal punto di vista dell’immagine. Così, per fortuna, non è stato e sembra inoltre allo scrivente di potere affermare che anche la metodologia impiegata per la reintegrazione delle lacune, cioè per la restituzione del testo pittorico (che è quanto dire l’operazione critica per eccellenza) , sia risultata The re-positioning of the rib-vault depicting St. Mathew, and of the main cross-vaulting, is a highly significant moment that goes well beyond the extremely important task of re-assembling around 20,000 more fragments. It marks the completion of the repair operation carried out on the second of the two “gaps” in the painted decorations on the roof vaulting of the Upper Basilica, caused by the earthquake on September 26, 1997. It enables all of us to pass definitive judgement on the decisions take to deal with the sudden, violent mutilation of the painted decorations in the Upper Basilica in their dual aspects of form and content (iconography, iconology, theology, “politics” etc.). The chosen path, as was generally agreed, has been that of unswerving defence of authenticity and of the need to re-contextualise this cycle of paintings that was originally intended as “decoration” for the building – always bearing in mind that both aims might have encountered insurmountable obstacles due to the state of the fragments to be recovered from the rubble, their sheer number, but also (though not principally) their significance from the point of view of recreating the image. Fortunately, there were no insurmountable obstacles, and I feel that I can also safely say that the methodology used in re-assembling the missing areas, in other words in recreating the painted surfaces (which of course is the critical operation par excellence), has adeguata allo scopo – come del resto era stato riconosciuto nelle molteplici occasioni in cui la problematica era stata sottoposta alla discussione degli specialisti ed in particolare nel corso del Convegno internazionale La realtà dell’Utopia svoltosi nella primavera del 2001 ad Assisi. Si è anzi convinti che la possibilità di vedere risarcita l’intera lacuna consenta di apprezzare meglio l’adeguatezza della soluzione adottata: l’abbassamento ottico-cromatico delle lacune piuttosto che il loro trattamento ricorrendo al “tratteggio” (impossibile a distinguersi da una distanza di più di 20 metri), ma ricostituendo “a tono” gli elementi che individuano la struttura formale spaziale dell’immagine (sostanzialmente gli elementi architettonici e i fondi), proprio tenendo conto dell’intenzione dell’artista, ben visibile nella decorazione circostante. Nel caso di quest’ultimo “buco figurativo” è stato necessario distinguere tra la situazione della vela di S. Matteo di Cimabue e quella della vela stellata, e non tanto perchè quest’ultima non è “figurata” o non è di un grande maestro, ma perchè essa è stata quasi completamente ridipinta nell’Ottocento. L’opzione è stata pertanto in questo caso quella di non procedere per analogia con le altre unità figurative in frammenti (gli 8 Santi, la vela di S. Girolamo e quella di S. Matteo, i 2 costoloni trasversali) identificando e riassemblando i relativi frammenti – operazione senza dubbio dispendiosa e dai risultati incerti come ogni volta che si ha a che fare con superfici monocrome – ma di tentare di attenuare il vuoto costituito dalla assenza di decorazione mediante l’abbassamento ottico-cromatico dell’intonaco. La contiguità di un’altra situazione di vuoto quasi completo, costituita dalla Vela di S. Matteo, ha comportato il ricorso ad una accentuazione del valore cromatico dell’intonaco proprio ad evita- proved to be suitable for the task – as was generally agreed on the many occasions when the problem was discussed by experts, and especially at the international conference “La realtà dell’Utopia” held in 2001 in Assisi. We were all convinced, and still are, that the possibility of seeing the whole missing area repaired would make it easier to appreciate the suitability of the methods employed: the optical and chromatic lowering of the lacunae rather than by treating them with “tratteggio” (impossible to distinguish at a distance of more than 20 metres), but by reconstituting the “tonality” of the elements that make up the formal spatial structure of the image (in practical terms, the architectural elements and the backgrounds), bearing in mind the artist’s intention which is clearly visible in the surrounding decoration. In the case of this latter “figurative gap”, it was necessary to distinguish between the state and situation of the rib-vault with Cimabue’s fresco of St. Mathew and that of the star-studded rib, not because the latter is “non-figurative” or because it is not the work of a great master, but because it was almost completely repainted during the 19th century. The decision in this case was not to proceed by analogy with the other fragmented figurative sections (the eight Saints, the St Jerome and the St Mathew rib vaults, and the two cross-ribs) in other words, by identifying and reassembling the fragments – a time-consuming operation leading to uncertain results (as always happens with monochrome surfaces). Instead, an attempt was made to attenuate the empty space, lacking painted decoration, by means of visual and chromatic “lowering” of the plaster surface. The vicinity of another almost completely empty space (the St Mathew rib vault) made it important to accentuate the colour of the plaster – if the plaster were only “lowered”, it would tend to absorb rather than support re che l’intonaco soltanto “abbassato” risucchiasse piuttosto che sostenere la Vela di Cimabue. Quanto a quest’ultima, il progetto di riassemblaggio con l’ausilio del computer, sul cui funzionamento si era fatto grande affidamento, data la difficoltà di ricomporre 120.000 frammenti più minuti, smozzicati e deteriorati degli altri, ha dato risultati positivi sotto l’aspetto metodologico ma di scarso aiuto ai fini pratici a causa di ostacoli di natura ingegneristica (l’impossibilità di disporre di un megavideo esteso quanto la vela, cioè circa 35 mq, la difficoltà di disporre di una memoria di dimensioni adeguate, etc). Di conseguenza anche per il riassemblaggio dei frammenti della vela di S. Matteo sono stati utilizzati, sostanzialmente, i metodi tradizionali messi a punto da Cesare Brandi 60 anni fa e già impiegati per gli 8 Santi, la vela di S. Girolamo ed il costolone trasversale. I frammenti sono stati pertanto riassemblati servendosi di gigantografie a grandezza reale e poi applicati su supporti mobili, mentre i vuoti tra di essi sono stati riempiti con stucco. Si è poi proceduto alla restituzione (per quanto possibile, tenuto conto che i frammenti riposizionati costituiscono circa il 20 - 25% della superficie totale) del testo originale mediante abbassamento ottico dell’intonaco, per potere poi ricollocare (come da programma entro il marzo 2006) i dipinti così restaurati sulla volta della Basilica. Data l’impossibilità di ricostituire anche solo parzialmente l’unità potenziale dell’opera e d’altra parte l’esigenza di ridare comunque funzionalità ai frammenti identificati e ricollocati la situazione che si è venuta a creare può essere paragonata per certi versi alla condizione descritta da Brandi di un rudere che riacquista funzionalità formale (e va pertanto restaurato) se riferito ad un contesto figurativo dalla struttura formale ancora funzionante. the Cimabue rib vault. Regarding the latter, the intention was to use the computer-aided system for reassembly, given the difficulty of piecing together 120,000 tiny fragments, more damaged than the others. However, while the computer system gave positive results from the methodological point of view, it was of little help in practical terms because of technical limitations (the impossibility of finding a mega-screen as large as the vaulting, about 35 square metres; the problem of creating a sufficiently large memory, etc). As a result, the fragments of the St Mathew rib vault were reassembled using the traditional methods devised by Cesare Brandi some sixty years ago, and already employed for the eight Saints, the St Jerome vaulting and the cross-rib. So the fragments were reassembled (using full-size photos) and then attached to mobile supports, and the empty spaces were filled in with stucco. Following this, the original image was recreated (as far as possible, bearing in mind that the repositioned fragments constitute around 20-25% of the total surface area) by means of visually “lowering” the plaster, so as to be able to replace the restored paintings on the Basilica vaulting (scheduled for March 2006). On the one hand, given the impossibility of recreating even partially the work’s “potential unity” and, on the other hand, the need to provide a functional aspect for the fragments which had been identified and reassembled, the situation that arose can be compared to some extent to the case described by Brandi of a “ruined” feature which would regain its formal function (therefore to be restored) if referring to a figurative context provided by the formal structure still in place. At this point, to make the situation clearer, it would be useful to give a brief summary of the main stages of the work carried out up until now, in repairing the damage brought about by the earthquake to the wall paintings A questo punto, per comodità del lettore, sembra del tutto opportuno ripercorrere schematicamente le tappe principali del lavoro fin qui svolto per porre riparo ai danni inferti dal sisma alle decorazioni murali delle 2 Basiliche di S. Francesco. Basilica Inferiore • intervento di riadesione dell’intonaco in corrispondenza della Vela della Povertà, sopra l’altare, allentato in conseguenza dell’impatto del crollo delle vele di S. Matteo e di quella stellata in occasione delle scosse del 26.9.97 • interventi di pronta riadesione dell’intonaco e della pellicola pittorica in prossimità della Cappella di S. Giovanni, sottostante alla zona del transetto sinistro; Basilica Superiore • interventi di pronta urgenza immediatamente dopo il sisma, soprattutto in prossimità delle zone di volta crollate o lesionate (per esempio, in corrispondenza dei volti di Cristo e della Madonna di Jacopo Torriti); • interventi di consolidamento della volta dal basso previa stuccatura di tutte le lesioni e microfratture, impiegando una malta speciale messa a punto dopo due mesi di prove e sperimentazioni in laboratorio: il lavoro, che ha impegnato 70 restauratori di opere d’arte (selezionati tra coloro che avevano precedentemente lavorato in Basilica), ed è durato 4 mesi, è stato completato dalla immissione di analoga malta da sopra (dall’estradosso), effettuata da maestranze edili specializzate guidate da restauratori; • interventi di pulitura dei dipinti delle pareti, soprattutto delle Storie di S. Francesco di Giotto, ricoperti da uno spesso strato di polvere tenacissima in conseguenza del crollo della volta; l’operazione, delicatissima a causa della ben nota fragilità di quei dipinti, ha avuto la durata di 6 mesi impegnando 50 in the two Basilicas of St. Francis. Lower Basilica • re-adhesion of the plaster on the rib-vault above the altar with the fresco representing Poverty, loosened as a result of the collapse of the rib-vault of St. Mathew and that of the star-studded sky, during the earthquake on September 26, 1997; • re-adhesion of the plaster and of the painted layer near the Chapel of St. John, beneath the area of the left transept; Upper Basilica • urgent action undertaken immediately after the earthquake mainly in the areas of the collapsed and severely damaged roof vaulting (for instance, in the area of the fresco depicting Christ’s face and the Virgin Mary by Jacopo Torriti); • consolidation work on the roof-vaulting from below, prior to filling the cracks and micro-fractures with a special mortar devised after two months’ experimentation and testing in the laboratory: the operation involved seventy art-work restorers (chosen from amongst those who had previously worked on the Basilica) and lasted four months; it was completed by applying the special mortar from above (from the extrados), carried out by skilled construction workers under the guidance of the restorers; • cleaning the wall paintings, in particular Giotto’s Stories of St. Francis, which were covered by a thick layer of tenacious dust resulting from the collapse of the roof-vaulting; this extremely delicate operation, given the well-known fragility of these wall paintings, lasted six months and involved fifty restorers; • reintegration of the lacunae in areas where there were cracks and fractures, especially on the roof vaulting, using the method of optical and chromatic lowering of the plaster layer with which the lacunae were filled, so restauratori; • interventi di reintegrazione delle lacune in corrispondenza delle lesioni e delle fratture, presenti in particolare sulla volta, ricorrendo al metodo dell’abbassamento ottico e cromatico dell’intonaco con cui sono state colmate le lacune di modo che esso non disturbasse la leggibilità delle immagini pur senza aggiungere nulla alla materia originale (vi hanno lavorato 60 restauratori per 8 mesi); • rimozione della residua decorazione murale degli spezzoni delle vele crollate (tra cui il Cristo della vela di S. Girolamo) e di una coppia di Santi nell’arcone di ingresso per consentirne la ricostruzione, con successive operazioni di restauro in laboratorio, applicazione su nuovo supporto e ricollocazione sulla volta (10 restauratori per 2 mesi); • recupero, consolidamento e ricollocazione di una quota parte (30 %) dei mattoni originali con frammenti di affresco ancora adesi in corrispondenza della parte bassa dei 2 archi trasversali crollati (10 restauratori per 2 mesi) Dipinti in frammenti • recupero dei materiali crollati dalle volte (macerie) e selezione di circa 300.000 frammenti di dipinto murale: il recupero fu effettuato da Vigili del Fuoco guidati da restauratori e storici dell’arte (circa 10 per 2 mesi), la selezione da volontari (circa 20 per 6 mesi) guidati da restauratori e conservatori; • ricerca degli “attacchi” e posizionamento dei frammenti relativi agli 8 Santi; • riassemblaggio, ricomposizione, applicazione su nuovo supporto, restauro e ricollocazione (provvisoria e sperimentale) della coppia di Santi Rufino e Vittorino (per la riapertura della Basilica restaurata al culto); • ricerca degli “attacchi” e posizionamento dei frammenti relativi al costolone trasversale ed alla Vela as not to disturb the view of the works, without adding anything new to the original material (sixty restorers worked on this for eight months); • removal of the remaining pieces of wall decoration on the jagged edges of the collapsed rib vaults (including the figure of Christ in the rib-vault of St. Jerome) and two of the Saints on the chancel arch, to make it possible to reconstruct them, followed by restoration in the laboratory, attaching them to new supports and re-positioning them on the roof vaulting (ten restorers for two months); • recovery, consolidation and repositioning of a part (about 30%) of the original bricks with fragments of frescoes still attached to them, in the area of the lower part of the two collapsed cross-arches (ten restorers for two months). Fragmented wall paintings • recovery of collapsed material from the roof-vaulting (rubble), carefully picking out about 300,000 fragments of wall paintings: the recovery was carried out by Fire Brigade personnel supervised by restorers and art historians (about ten people for two months), the picking out was done by volunteers (about twenty for six months) supervised by restorers and conservators; • searching for “matching edges” and positioning the fragments relating to the eight Saints; • re-assembly, re-composition, mounting on new supports, restoration and repositioning (provisional and experimental) of the two Saints Rufinus and Victorinus (for the re-opening of the restored Basilica to the public); • searching for “matching edges” and positioning the fragments relating to the cross-vaulting rib and the rib-vault of St. Jerome (carried out in the new, more spacious prefabricated laboratory, specially designed and set up in the “Giardino dei Novizi”); 10 di S. Girolamo (nel nuovo, più spazioso laboratorio prefabbricato, appositamente progettato e installato nel Giardino dei Novizi); • riassemblaggio, ricomposizione, applicazione su nuovo supporto, restauro e ricollocazione dei frammenti appartenenti ai rimanenti 6 Santi: Francesco e Chiara, Benedetto e Antonio da Padova, Domenico e Pietro Martire (lavoro portato a termine per il 4° anniversario del sisma, 26 settembre 2001); • riassemblaggio, ricomposizione, applicazione su nuovo supporto, restauro e ricollocazione dei frammenti appartenenti al costolone trasversale ed alla Vela di S. Girolamo (in occasione del 5° anniversario del sisma, 26.9.2002); • riassemblaggio, ricomposizione, applicazione su nuovo supporto, restauro e ricollocazione dei frammenti appartenenti al costolone trasversale, alla vela stellata ed alla Vela di S. Matteo; • acquisizione digitale dei 120.000 frammenti relativi alla Vela con S. Matteo di Cimabue, con conseguente costituzione di un “archivio virtuale” corrispondente al magazzino dei frammenti reali, messa a punto di un soft di corrispondenza analogica tra ogni frammento e il suo doppio virtuale (anche perchè non sarebbe stato possibile numerare materialmente i 120.000 frammenti) e “bilanciamento” cromatico tra le immagini digitali dei frammenti, acquisiti ad altissima definizione, e le immagini fotografiche preesistenti al sisma; • messa a punto di un primo soft sperimentale di riassemblaggio mediante computer relativo alla copia su intonaco della testa di S. Matteo (circa 300 frammenti) con individuazione di aree di massima probabilità; • messa a punto di un secondo soft sperimentale di riassemblaggio con ausilio del computer relativo alla copia su intonaco della figura di S. Matteo (circa 1000 • re-assembly, re-composition, mounting on new supports, restoration and repositioning of the fragments belonging to the remaining six Saints: Francis and Claire, Benedict and Anthony of Padua, Domenic and Peter the Martyr (completed for the fourth anniversary of the earthquake, on September 26, 2001); • re-assembly, re-composition, mounting on new supports, restoration and repositioning of the fragments belonging to the main cross-vaulting and the ribvault of St. Jerome (for the fifth anniversary of the earthquake, on September 26, 2002); • re-assembly, re-composition, mounting on new supports, restoration and repositioning of the fragments belonging to the main cross-vaulting, the star-studded area, and the rib-vault of St. Mathew; • digital acquisition of the 120,000 fragments relating to the rib-vault with Cimabue’s St. Mathew, leading to the setting up of a “virtual archive” corresponding to the stock of real fragments, carried out by a software program providing analogical correspondence between each fragment and its virtual double (also because it would have been physically impossible to number the 120,000 tiny pieces individually), and chromatic “balancing” between the very high definition digital images of the fragments, and the photographic images taken before the earthquake; • design and testing of a first experimental software program for computer-assisted re-assembly relating to the copy on plaster of St. Mathew’s head (about 300 fragments), identifying areas of maximum probability; • design and testing of a second experimental software program for computer-assisted re-assembly relating to the copy on plaster of the figure of St. Mathew (about 1,000 fragments) with exact positioning of each single fragment. • creating a definitive software program for computer- frammenti) con posizionamento esatto di singoli frammenti. • messa a punto di un definitivo soft di riassemblaggio con ausilio del computer relativo ai frammenti originali della vela di San Matteo con collocazione di circa 500 frammenti (per conseguire risultati migliori si sarebbe dovuto disporre di un “cervellone” e di un monitor gigantesco). Complessivamente sono state impiegate circa 100.000 ore di lavoro per gli interventi sulle decorazioni in situ delle 2 Basiliche (5000 mq) e circa 60.000 per gli interventi sui frammenti (circa 100.000 per un totale di 100 mq), per una spesa complessiva di 6,5 mld (compreso il progetto sperimentale di riassemblaggio informatico). Le professionalità implicate (a parte gli operatori d’emergenza, in particolare i Vigili del Fuoco, e i volontari non specializzati) sono state numerosissime, in particolare il restauratore di opere d’arte, lo storico d’arte, il fotografo, l’architetto, il geometra, il grafico, l’informatico, il fisico, il chimico, il biologo, l’elaboratore di immagine. aided assembly of the original fragments of the St. Mathew rib-vault, with repositioning of about 500 fragments (to achieve better results, a mega-computer with a huge screen would have been required). Overall, the project has involved about 100,000 hours of work on the wall paintings on site in the two Basilicas (5,000 square metres) and around 60,000 hours for the work on the fragments (about 100,000 for a total of 100 square metres), for an overall expense of 6.5 billion (including the experimental project for computer-assisted re-assembly). The professional skills involved (not to mention the emergency services, in particular the Fire Brigade, and the non-specialised volunteers) were numerous and included art-work restorers, art historians, photographers, architects, surveyors, graphic designers, computer specialists, physicists, chemists, biologists, and image-processing experts. 11 12 Il restauro della vela di S. MATTEO e della vela stellata Restoration of the ribbed vault depicting St. Mathew AND THE STAR RIBBED VAULT Paola Cinti, Sergio Fusetti, Carlo Giantomassi, Giovanna Martellotti, Donatella Zari By Paola Cinti, Sergio Fusetti, Carlo Giantomassi, Giovanna Martellotti, Donatella Zari La metodologia utilizzata nell’affrontare quest’ultima fase del restauro si è avvalsa delle precedenti esperienze messe a punto nella ricomposizione prima e la ricollocazione in situ poi dei frammenti degli 8 Santi dell’Arcone, della vela di San Girolamo e del relativo costolone. La fase di ricerca, ovvero di identificazione dei singoli pezzi, attraverso il confronto con la documentazione fotografica a colori precedente al crollo, verificata e confermata facendo ricombaciare i tratti di perimetro comuni a due o più frammenti, ha consentito di ricomporre brani di affresco di varia estensione. A ricerca ultimata, lo “scenario” era composto da poche piccole “isole” miste a frammenti singoli ed il tutto disseminato su una superficie di circa 88 mq coincidente, ovviamente con quella crollata. Le varie parti presentavano forti spessori e accentuate irregolarità morfologiche che ne impedivano al momento la complanarità. Pertanto si è proceduto ad uniformarne lo spessore riducendolo ad una dimensione di sei millimetri ; l’operazione è stata condotta con mezzi meccanici (raspe/ carta abrasiva/ levigatrice). Nelle “isole” di notevoli dimensioni, poiché composte da più frammenti, la superficie dipinta è state protetta, prima dell’assottigliamento, con un doppio strato di carta giapponese fatta aderire con alcool polivinilico e, una volta ridotto lo spessore, si sono rese solidali con una garza applicata sul retro mediante un composto fluido di emulsione acrilica e grassello di calce. Il posizionamento delle varie parti, frutto della ricerca, si è avvalso di una base fotografica a grandezza naturale The methodology used to deal with this last phase of restoration, benefited from the previous experience gained during the re-composition and re-positioning in situ of the fragments of the eight Saints on the main chancel arch, the ribbed vault of St. Jerome and the main cross rib. The research stage involved identifying individual pieces by comparing them with colour photos taken before the collapse, then verifying the results by matching up the common edges of two or more fragments. In this way, it was possible to recompose several parts of the fresco of varying size. Once the research had been completed, the “scenario” consisted of a few “islands” , set amongst single fragments, covering a surface area of about 88 square meters – the same as the original before it collapsed. The various parts were of different thickness and very irregular in shape, making it impossible to level the surface at that stage. Therefore, the next step was to make the thickness uniform by reducing it to six millimetres everywhere; this operation was carried out by mechanical means (rasps / sand paper / lapping machine). In the largest “islands”, made up of many fragments, the painted surface was protected with a double layer of tissue paper attached with an alcohol-polyvinyl mixture. Once the thickness of the backing had been reduced to size, these large pieces were made more solid by applying cotton gauze to the back with a fluid compound made up of acrylic emulsion and lime putty. rielaborata sui dati restituiti dai rilievi fotogrammetrici. Sopra tale riproduzione si è eseguito un disegno a tratto su carta trasparente dell’intera raffigurazione e allo stesso modo un rilievo della posizione e della forma dei vari brani di affresco opportunamente collocati facendoli coincidere con la fotografia sottostante. Successivamente sulla superficie del supporto definitivo si sono trasposti mediante la tecnica dello spolvero prima il disegno della raffigurazione e successivamente e con riferimento ad esso la posizione e la sagoma dei frammenti. Ciò ha consentito un corretto trasferimento dalla fotografia al supporto definitivo di tutte le parti. I frammenti così posizionati sono stati fissati al supporto o meglio allo strato di intervento mediante una malta composta da silice espansa ed emulsione acrilica. Le zone lacunose sono state riempite per 3/4 dello spessore con una malta a base di grassello di calce ed inerti leggeri addizionata con emulsione acrilica per favorirne l’adesione e l’elasticità e successivamente colmate con una malta composta da grassello di calce e sabbia di fiume nella proporzione di 1:2 e con granulometria e colore simili all’intonaco originale. La reintegrazione delle lacune è stata realizzata per gradi successivi di “abbassamento ottico” dell’intonaco in vista, in corrispondenza delle lacune. Costruzione del supporto e montaggio La realizzazione dei pannelli di supporto ha comportato la costruzione di controforme in legno atte a riprodurre fedelmente la curvatura della struttura muraria della vela di San Matteo, ricostruita dopo il sisma del 26 Settembre 1997. Data la grandezza si è progettata una carpenteria in più parti. Data l’estensione delle superfici da ricostruire per ovvii motivi di movimentazione, trattandosi oltretutto di superfici curve i pannelli di supporto definitivi sono Positioning the various parts, following the research stage, was made possible by a full-scale photographic reproduction, based on the data available from photogrammetric surveys. Transparent paper was laid over this photo reproduction and a drawing of the whole scene was made. In the same way, the position and the shape of the various pieces of the fresco were traced onto the paper, matching them with the photo beneath. Subsequently, the drawing of the whole scene was transferred onto the final surface (using the “dusting” technique) followed by details of the position and shape of each fragment. This procedure made it possible to transfer precisely all the information required from the photo to the supporting surface. The fragments were then fixed in place on the support, or rather on the intermediate layer, by means of mortar made up of expanded silica and acrylic emulsion. The missing areas were filled to _ of their depth with mortar made of lime putty and light inert material bound with acrylic emulsion (to provide adhesion and elasticity) and subsequently levelled with mortar composed of 1 part of lime putty and 2 parts of river sand, with grain size and colour similar to the original plaster. The re-integration of the lacunae was done gradually by “visually lowering” of the exposed plaster in the area of the lacunae. Construction and assembly of the support Making the supporting panels entailed constructing a wooden frame which accurately reproduced the curved masonry structure of the St. Mathew rib vault, rebuilt after the earthquake on September 26, 1997. Given the size of the area to be reconstructed, and the fact that the surface was curved, the frame was in several 13 stati realizzati in 28 sezioni. I supporti hanno una struttura interna a nido d’ape d’alluminio tra due lastre in fibra di carbonio, di conseguenza poco spessore, peso limitato e grande resistenza, caratteristiche molto utili proprio per la difficile movimentazione soprattutto nella fase di ricollocazione in situ. Sul recto dei pannelli è stato applicato il sopra menzionato “strato di intervento” ovvero una malta composta da grassello di calce, sabbia con aggiunta di carica di silice espansa (Perlite) allo scopo di renderlo più leggero e con annegata dentro una rete sintetica, tale strato ha la funzione di facilitare e di rendere meno traumatica possibile per i dipinti l’eventuale rimozione dal supporto. L’adesione alla superficie metallica è stata ottenuta previo trattamento con granuli di quarzo fatti aderire all’alluminio mediante resine sintetiche. Ultimato il restauro in laboratorio, dopo aver provveduto al trasferimento dei pannelli dal laboratorio alla Basilica Superiore, si è passati alla fase dell’ancoraggio al supporto murario. Per questa operazione sono stati utilizzati n. 280 perni in acciaio inox prodotti dalla HILTI distribuendoli in modo equilibrato negli spazi privi di decorazione. Una volta ricollocati tutti i pannelli si è provveduto a saldare i bordi di giunzione con una pasta a base di resina epossidica. Infine si sono ricollocati, con le metodiche gia descritte, i frammenti di affresco la cui posizione cadeva lungo le linee di suddivisione del supporto nei vari pannelli. Quanto alla vela stellata è stato anzitutto rimosso lo strato di intonaco provvisorio steso al momento della ricostruzione della volta ed il nuovo intonaco è stato “abbassato” fino a ottenere un valore cromatico di riferimento compatibile con le altre tre vele stellate. 14 sections. Given the size and the fact that the surface was curved, for obvious reasons of movement, it was split up into sections. The supports have an internal honeycomb structure in aluminium between two carbon fibre sheets, making it thin, lightweight and very strong – features that were very useful as far as movement and repositioning in situ were concerned. The panels were faced with the abovementioned “intermediate layer”, in other words, mortar made of lime putty, sand and expanded silica (Perlite) to keep the weight down, with synthetic netting embedded in it. The purpose of this layer was to make any future removal of the painting from the support as easy as possible. Adhesion to the metal surface was achieved by treating it with quartz granules glued to the aluminium surface by means of synthetic resin. Once the restoration work had been completed, and after transferring the panels from the laboratory to the Basilica, it was possible to begin anchoring the panels to the masonry support. For this operation, 280 stainless steel pins (manufactured by HILTI) were used, distributing them evenly over the spaces where there was no decoration. Once all the panels had been placed in position, the edge joints were sealed with an epoxy resin paste. Finally, the fragments of the fresco corresponding to the joints between the various panels were placed in position using the same method. Regarding the star-studded vaulting, the first step was to remove the layer of plaster applied when the vault was rebuilt. The new plaster was “lowered” to achieve a chromatic effect compatible with the other three star-studded rib vaults. Il restauro dei dipinti in frammenti del costolone di S. MATTEO Restoration of the fragmented paintings from the rib-vault of St. Mathew Emanuela Ozino Caligaris, Anna Maria Marcone Lidia Rissotto Emanuela Ozino Caligaris, Anna Maria Marcone Lidia Rissotto Il costolone Il costolone (28,32 mq) è un elemento architettonico strutturale rilevante nella scansione spaziale dell’interno basilicale francescano. Rilevanza ancora più accentuata dall’apparato decorativo che ricopre e trascorre su tutte quelle superfici che non si aprono a scene figurate. La ricostruzione delle zone crollate a livello strutturale e la riproposizione degli apparati decorativi ridotti in frammenti relativi alla zona della vela di San Matteo e delle fasce decorative della vela stellata, ha portato come logica conseguenza alla ricerca e ricomposizione anche dei frammenti appartenenti al costolone che definisce lo spazio e allo stesso tempo costituisce un elemento di fondamentale raccordo pittorico tra le due zone. The main rib vaulting arch The main rib (28,32 m2) vault is an important architectural and structural element in the spatial conception of the inside of the Basilica. The importance is even more accentuated by the decorative scheme that extends over all the surfaces that do not contain painted scenes with figures. The reconstruction of the collapsed areas in structural terms and the re-composition of the decorative elements reduced to fragments in the area of the St. Mathew rib vault and the decorated band of the star-studded vaulting, logically included the research and re-composition of the fragments belonging to the main rib vault which both defines the space and constitutes an important painted link between the two areas. La ricerca e la ricostruzione degli intonaci dipinti pertinenti le facce decorate del costolone è stata eseguita presso il Laboratorio di dipinti murali dell’Istituto Centrale del Restauro. Analogamente alle altre parti della vela, come apparato di confronto per la ricollocazione dei frammenti ci si è avvalsi delle immagini fotografiche, ma non tutte le porzioni della superficie dipinta del costolone avevano avuto la fortuna di essere state riprese fotograficamente prima del crollo, pertanto sono state utilizzate delle basi grafiche supplettive. Un aiuto fondamentale per la ricostruzione, è stato l’avere a disposizione ancora numerosi frammenti di The research and re-composition of the painted fragments from the decorated surfaces of the main rib vault were carried out in the Wall Painting Laboratory at the Central Institute for Restoration. As in other parts of the rib vaulting, the task of re-positioning the fragments was carried out by comparison with photographic images. But unfortunately, not all the parts of the main rib vault had been photographed before the collapse, so we also had to make use of other graphic material. An important aid to reconstruction was the fact that many fragments consisted of bits of painted plaster still attached to the original bricks. The main rib arch is made up of three different types of bricks laid in a regu- 15 intonaco dipinto adesi ai mattoni di costruzione. L’arcone è composto da laterizi di tre forme diverse disposti con un’alternanza regolare. Grazie all’ordine di messa in opera dei laterizi, al recupero per numerosi frammenti della loro sede di allettamento sul mattone di origine, e alla possibilità di incastro dei frammenti fra loro, si è potuta ricostruire una buona parte della struttura architettonica dipinta. Le superfici del costolone sono undici: la ripetizione dei motivi decorativi ha reso ancor più difficile la ricollocazione dei frammenti nella posizione originale. 16 Ultimata la ricerca, gli intonaci dipinti adesi ai mattoni, sono stati separati dal supporto con lo stesso procedimento adottato per tutti i laterizi della vela (v. “Guida al recupero, ricomposizione e restauro di dipinti murali in frammenti”), ed i frammenti sono stati rasati sul retro fino a raggiungere lo spessore di 5 mm. Nell’esecuzione dei supporti ausiliari si è dovuto tener conto della sede di ricollocazione degli affreschi: le nuove misure del costolone, infatti, hanno condizionato la scelta dello spessore dello strato di intervento per evitare un’ “espansione” impropria della struttura architettonica ricostruita . A protezione della pellicola pittorica nelle fasi di assemblaggio degli intonaci, ne è stata fatta la “velatura” con carta giapponese e tylose al 20%. Sul retro degli aggregati di frammenti, sono state eseguite delle stuccature per colmare eventuali spazi vuoti e conferire continuità agli strati di intonaco, quindi è stato steso un tessuto in garza di cotone mediante un impasto fluido composto di 2 parti di grassello di calce, 1 parte di resina acrilica (Primal B60A) e 1/2 di sabbia gialla finissima. Infine le “aree” realizzate sono state singolarmente fatte aderire ad una rete in polivinilcloruro (PVC) mediante resina acrilica (Primal B60A), avendo cura di lasciare un lar pattern. Thanks to this brickwork pattern, and to the recovery of numerous fragments with painted plaster on the original bricks, as well as the possibility of matching them up, we were able to reconstruct a large part of the painted architectural structure. The main rib arch has eleven surfaces. This repeated decorative pattern made the task of re-positioning the fragments even more difficult. Once the search for pieces had been completed, the painted plaster still attached to bricks was separated from the backing using the same procedure as for the rest of the brickwork in the rib vault (see “Guida al recupero, ricomposizione e restauro di dipinti murali in frammenti”). Then the back of each piece was scraped away until the overall thickness was 5 mm. In providing new backing support, we had to bear in mind the area where the frescoes would be re-positioned. The new dimensions of the rib arch conditioned the choice of what thickness to use for the supporting layer in order to avoid an unwanted “expansion” of the reconstructed architectural structure. To protect the paint film during the assembly phase, each piece was covered with tissue paper and tylose at 20%. The back of the sorted fragments was stuccoed to fill any empty spaces and to give continuity to the layers of plaster. Then a layer of cotton gauze was laid over it, using a fluid paste made up of 2 parts of lime putty, 1 part of acrylic resin (Primal B60A) and 1/2 a part of very fine yellow sand. Finally, the reconstructed “areas” were individually attached to PVC netting using acrylic resin (Primal B60A), taking care to leave a suitable margin of the netting to be used during the process of re-adhesion to the rib. Working on drawings on a scale of 1:1, the borders of the giusto margine di rete da utilizzare nelle fasi di riadesione al costolone. Sulla “base grafica” del costolone eseguita in scala 1:1 sono stati disegnati lungo il perimetro e nominati con una sigla tutti gli aggregati di frammenti e le singole parti di intonaco. Il materiale così predisposto e classificato è stato trasportato sul cantiere della Basilica Superiore di S.Francesco. Per garantire una maggiore adesione alla struttura del costolone e per evitare uno sfalsamento di livello rispetto ai frammenti che erano già stati posizionati al momento della ricostruzione architettonica, si è deciso di asportare la malta provvisoria di rivestimento dell’arcone. L’esatta ricollocazione dei frammenti in situ, è stata realizzata riportando su tutta la lunghezza del costolone, il disegno di un modulo campione di ogni singolo motivo decorativo. L’ancoraggio dei frammenti alla muratura è stata possibile mediante una malta composta da 1 parte di sabbia, 1 parte di resina acrilica (Primal B60A) e 2 parti di perlite più 1/2 parte di calce idraulica; gli aggregati di frammenti sono stati ulteriormente fissati lungo il perimetro delle reti di PVC con dei tasselli per muro del diametro di 4 mm., con viti e rondelle in acciaio inox. Al termine di questa operazione, su tutta la superficie, sono stati stesi due strati di malta a livello dei frammenti composti rispettivamente da 1 parte di perlite, 2 di sabbia, 1/2 di calce idraulica, 1/2 di grassello e 2 parti di sabbia, 2 di polvere di marmo, 1 di grassello, 1/2 di calce idraulica. Le operazioni di presentazione estetica sono state condotte in accordo e con le stesse modalità di esecuzione delle fasce decorative della vela stellata e della vela di S. Matteo. parts were marked with code numbers; the same codes were then applied to the sorted fragments and the individual pieces of plaster. Prepared and sorted in this way, all the material was then transferred from the laboratory to the Basilica. To ensure better adhesion to the structure of the rib and to avoid any differences in level with respect to the fragments that had already been positioned during reconstruction work, it was decided to remove the mortar applied as temporary finishing to the rib arch. In order to position the fragments precisely in situ, the full length of the rib arch was marked out with a sample drawing of the individual decorative motifs. The fragments were anchored to the masonry by means of mortar made up of 1 part of sand, 1 part of acrylic resin (Primal B60A), 2 parts of perlite and 1/2 part of hydraulic lime; the assembled fragments were fixed around the border of the PVC netting with wall plugs of 4 mm. diameter, using stainless steel screws and washers. Once this operation had been completed, the whole surface was treated with two layers of mortar, up to the level of the fragments, made up of respect ively 1 part of perlite, 2 of sand, 1/2 of hydraulic lime and of lime putty and 2 parts of sand, 2 of powdered marble, 1 of lime putty, 1/2 of hydraulic lime. The finishing touches were carried out using the same approach and the same methods as for the decorated bands on the star-studded vaulting and the St. Mathew rib vault. 17 Un sistema automatico per la ricostruzione virtuale assistita di affreschi in frammenti G. Attolico, A. Distante, N. Mosca Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto Elaborazione Segnali ed Immagini G. Attolico, A. Distante, N. Mosca National Research Council Institute for Signal and Image Processing Il sistema Le componenti del sistema possono essere viste come appartenenti a due categorie differenti: The system The system components can mainly be tought as belonging to two different classes: • Strumenti per l’analisi e l’elaborazione delle immagini • Interfaccia grafica per l’utente (GUI) • Image processing and analysis tools • Graphical User Interface (GUI) Gli strumenti per l’elaborazione delle immagini hanno la responsabilità di preparare l’immagine dell’intero affresco (se disponibile) e le immagini dei singoli frammenti che devono essere usati dal sistema (la fase di acquisizione si suppone sia stata fatta precedentemente). L’elaborazione deve adempiere a parecchi e importanti compiti: 18 A digital system for aided virtual recomposition of fragmented frescos 1.Scegliere la condizione di riferimento per le immagini disponibili. Questo significa identificare un riferimento geometrico e radiometrico che deve quindi essere imposto a ogni immagine in modo da correggere, il più possibile, gli effetti dei cambiamenti indesiderati introdotti durante il processo di acquisizione. 2.Applicare le appropriate operazioni di elaborazione dell’immagine in modo da portare ciascuna immagine il più vicino possibile alla condizione di riferimento. 3. Utilizzare algoritmi di analisi dell’immagine per The image processing tools have the responsibility of preparing the image of the whole fresco (if available) and the images of each single fragment for being used by the system (the acquisition phase is assumed to have been done previously). This processing must accomplish several critical tasks: 1. It chooses the reference condition for the available images. That means identifying a geometric and radiometric reference that must therefore be imposed to each image in order to correct, as much as possible, the effects of undesired changes introduced by the acquisition process. 2. It applies appropriate image processing operations in order to bring each image as close as possible to the reference-condition. 3. It applies image processing analysis (in our case color and texture analysis) for extracting the required visual characteristics from each image of fragments 4. It extracts images of single fragments from the available images of boxes into these physical objects are ac- estrarre le caratteristiche visive richieste da ogni immagine dei frammenti (nel nostro caso, analisi di colore e tessitura) 4. Estrarre le immagini dei singoli frammenti dalle immagini disponibili dei cassetti in cui gli oggetti fisici sono immagazzinati. Ogni cassetto contiene circa un centinaio di pezzi. Durante questa fase una relazione univoca è stabilita tra le immagini digitali nel database e gli oggetti fisici tramite una convenzione sui nomi. Ogni frammento è identificato da un nome composto da un BOX_ID univoco del corrispondente cassetto fisico (assegnato durante la fase di acquisizione) e un FRAG_ID di ogni frammento contenuto nel cassetto, assegnato automaticamente dal sistema durante creazione delle immagini. Il sistema restituisce una mappa (nella forma di una immagine per ogni cassetto) che permette l’associazione del FRAG_ ID alla posizione del pezzo dentro il corrispondente cassetto fisico. Dato che l’obiettivo finale è la ricomposizione fisica dell’affresco nel mondo reale, i risultati ottenuti con la workstation digitale sono tradotti in una mappa dell’affresco digitale ricomposto, basata su questi ID univoci e che permette un rapido ritrovamento dei corrispondenti oggetti fisici. A causa del carico computazionale di queste attività e in modo da evitare inutili duplicazioni di dati immagazzinati e risorse computazionali, l’architettura progettata assegna questi strumenti ad un potente computer centrale, equipaggiato, possibilmente, con più di un processore. Questo server centrale può essere simultaneamente utilizzato da più workstation grafiche che lavorano sullo stesso affresco. La workstation grafica, ospitante l’interfaccia tra l’operatore ed il sistema, è un personal computer adeguatamente configurato (fig. 1). Le più rilevanti differenze rispetto ad una comune macchina professionale, se tually stored. Each box contains more than one hundred pieces. During this phase a unique relationship is built between digital images in the database and physical objects through a naming convention. Each fragment is identified by a name composed by the unique BOX_ID of the corresponding physical box (assigned during the acquisition phase) and the unique FRAG_ID of each fragment inside the box, assigned automatically by the system during their separation. The system provides a map (in form of an image of each box) allowing the association of the FRAG_ID to the position of the piece inside the corresponding physical box. Since the final goal of the process is the physical recomposition of the fresco in the real world, the results obtained on the digital workstation are translated in a map of the recomposed digital fresco, based on these unique ID and allowing a fast retrieval of corresponding physical objects. Due to the computational load of these activities and in order to avoid useless duplication of storage and computing resource, the designed architecture assign these tools to a central powerful computer, equipped, preferably, with more than one processors. This central server can be shared simultaneously by several graphical workstations working on the same fresco. The graphical workstation, hosting the GUI between the operator and the system, is a properly configured personal computer (fig. 1). The most relevant differences with respect to a standard professional machine, except for the appropriate configuration of internal resource as main memory and disk storage space, is the presence of several monitors and of a suitable device (a carefully chosen joystick in the actual version) allowing the simultaneous translation and rotation of digital images in the workspace. The concept of container does play a central role in 19 20 si eccettua la configurazione appropriata in termini di quantità di memoria primaria e di quantità di memoria di massa, è la presenza di più monitor e di una periferica appropriata (nella attuale configurazione è un joystick attentamente scelto) che permette la simultanea traslazione e rotazione di immagini digitali nello spazio di lavoro. Il concetto di contenitore gioca un ruolo centrale nell’interfaccia utente. Un contenitore, nel sistema, rappresenta una scatola (idealmente equivalente ai cassetti usati quando si lavora con i frammenti reali) che mantiene i frammenti digitali (frammenti o dettagli estratti dall’immagine di riferimento dell’intero affresco) che, per l’operatore, sono correlati l’un l’altro, in qualche modo logico. L’operatore lavora principalmente su una area di lavoro, la controparte virtuale del tavolo utilizzato nella ricomposizione fisica. Come nel mondo reale, l’operatore può collocare una immagine dell’intero affresco (chiamata immagine di riferimento nel nostro sistema) sul tavolo (area di lavoro) in modo da aiutare la localizzazione di ogni frammento. Il principale punto da cogliere è la naturale transizione dal modo tradizionale di lavorare, al mondo virtuale, senza la necessità di seri cambiamenti nel processo abituale. Vi sono ovviamente differenze dovute alla mancanza di interazione fisica con i frammenti: non è possibile toccarli, guardarli da differenti punti di vista eventualmente cambiando la loro posizione ed orientazione rispetto alle fonti di luce, guardarne il retro e così via. Questa è un’inevitabile conseguenza dell’uso delle immagini digitali che, a causa dell’intrinseca natura del processo di acquisizione, possono rappresentare solo una limitata quantità dell’informazione originaria disponibile su ogni frammento. La nostra impressione e convinzione è che, come in molte altre applicazioni delle immagini digitali, la the user interface. A container, in the system, does represent a box (ideally equivalent to the boxes actually used when working with physical fragments) holding digital images (fragments or details extracted from the reference-image of the whole fresco) that are related to each other, in some logical sense, for the operator. The operator mainly works on the working-area, the virtual counterpart of the table used in physical recomposition. As in the real world, the operator can place a picture of the whole fresco (called reference-image in our system) on the table (working-area) in order to help the location of each fragment. The principal point to catch is the natural translation of the traditional way of work into the virtual world, without the need of serious changes in the usual process. There are obviously several important differences due to the lack of the physical interaction with fragments: it is not possible to touch fragments, to look at them from several points of view eventually changing their attitude with respect to light sources, to look at their back and so on. This is an unavoidable consequence of the use of digital images that, due to the intrinsic nature of the acquisition process, can represent only a limited amount of the original information of each fragment. Our impression and hope is that, as in many other applications of digital imagery, the availability of suitable tools (impossible to reproduce on the physical objects in the real world) can compensate this lack making eventually effective and comfortable the work with the digital workstation. At the very beginning of his/her work, the operator must set-up the environment, through the creation of a new recomposition project. This requires the specification of some settings, including: • The identification of a reference-image of the fresco, if available. The system builds a version of it (called disponibilità di strumenti adatti (impossibili da riprodurre sugli oggetti fisici nel mondo reale) può compensare queste lacune rendendo finalmente efficace e comodo il lavoro virtuale. All’inizio del proprio lavoro, l’operatore deve impostare l’ambiente, attraverso la creazione di un nuovo progetto di ricomposizione. Questo richiede la specifica di alcune impostazioni, tra cui: • L’identificazione di una immagine di riferimento dell’affresco, se disponibile. Il sistema costruisce una versione di essa (chiamata immagine in miniatura) abbastanza piccola da essere completamente visibile su di un singolo monitor (fig. 2). Sulla immagine in miniatura un rettangolo identifica la parte che viene mostrata, a risoluzione piena, nell’area di lavoro (fig. 3). • L’identificazione di una collezione di frammenti che verranno usati nel progetto. Ogni frammento è descritto da un insieme di immagini (l’immagine digitale, la maschera che descrive se un pixel dell’immagine digitale appartiene al frammento o allo sfondo, le caratteristiche estratte dall’analisi del colore e della tessitura). • Un certo numero di fattori di scala, che correlano l’immagine di riferimento, la sua miniatura e le immagini digitali dei frammenti, sia nello spazio dei pixel che nella metrica del mondo reale. Tutte queste informazioni devono essere specificate una sola volta, prima di iniziare l’effettivo lavoro. L’interfaccia grafica è composta da una finestra primaria che ospita l’area di lavoro, così come un menu e una barra degli strumenti, che dà accesso alle funzioni principali del software. Una finestra separata contiene l’immagine in miniatura: un semplice click permette il movimento del rettangolo (associato all’area di lavoro) dentro questa miniatura permettendo una navigazio- miniature-image) smaller enough to be completely shown on a single monitor (fig. 2). On the miniatureimage a graphical rectangle identify the part that is shown, at its full resolution, in the working-area (fig.3). • The identification of the collection of fragments that will be used in the project. Each fragment is described by a set of images (the digital image, its mask describing if a pixel of the digital image belongs to the fragment or to the background, the characteristics extracted by color and texture analysis). • A few scaling factors, linking the reference-image, its miniature and digital images of fragments, both in the pixel space and in the real world metric. All this information needs to be specified once, as the very first step of the work. The GUI is composed by a primary window that hosts the working-area as long as a menu and a toolbar, giving access to the primary software functions. A separate window contains the miniature-image: a simple mouse click allows the movement of the graphic rectangle (associated to the current working-area) inside this image allowing an easy and intuitive navigation through the whole reference-image. Finally, a set of windows, the number of which depend on the needs of the operator, host the virtual containers, one for each window (fig. 4). It is important to note that there is not any a-priori relationship between containers and physical boxes where the real fragments are stored. The operator has full responsibility of the logical meaning of each container. Images in the same container can share colors, texture, dimension … The digital images are arranged on a grid and displayed at their full resolution, giving full access to their pictorial content. A container can be created empty and therefore filled by the operator, or it can be created as a result of an operation of the system (normally a query to the database). The op- 21 22 ne semplice ed intuitiva attraverso l’intera immagine di riferimento. Infine, l’interfaccia è composta da un insieme di finestre, il cui numero dipende dalle specifiche necessità dell’operatore, che ospitano i contenitori virtuali, uno per ogni finestra (fig. 4). È importante notare che non vi è alcuna relazione a priori tra i contenitori e i cassetti fisici dove i frammenti reali sono conservati. L’operatore ha la piena responsabilità del significato logico di ogni contenitore. Le immagini in uno stesso contenitore possono condividere il colore, la texture, la dimensione… Le immagini digitali sono organizzate in una griglia e sono visualizzate a risoluzione piena, dando un completo accesso al loro contenuto pittorico. Un contenitore può essere creato vuoto e quindi riempito dall’operatore, o può essere creato come risultato di un’operazione del sistema (normalmente la risposta ad una interrogazione al database). L’operatore può prendere un frammento, muovere lo stesso sull’area di lavoro, e rilasciarlo nella posizione desiderata, usando la normale tecnica di drag-and-drop comunemente utilizzata in Windows. La stessa tecnica permette il movimento del frammento ad altri contenitori dall’area di lavoro. I contenitori possono essere creati, distrutti, spostati sugli schermi, e se necessario, ridimensionati esattamente come ogni finestra utilizzata in altre applicazioni commerciali. Le immagini digitali (dei frammenti, o estratti dall’immagine di riferimento) possono essere sistemate in un contenitore prelevandole dal database, copiate o mosse in un altro contenitore (non è necessario che ogni frammento sia presente in un solo contenitore come nella realtà), rimosse da un contenitore (che non implica la cancellazione dal database). Non appena la quantità di frammenti impedisce la loro visualizzazione simultanea nello spazio della finestra, questa diventa scorribile. L’operatore può scegliere tra erator can pick-up a fragment, move it to the workingarea and releasing it in the desired position, using the normal drag-and-drop technique commonly used by Windows. The same technique allows the movement of fragments back to any container from the working-area. Containers can be created, destroyed, moved around the screens, and, if needed, resized exactly as any window used in other commercial applications. Digital images (of fragments or extracted from the reference-image) can be placed in a container from the database, copied into or moved to another container (each image does not need to be included into a single container as its physical counterpart), removed from a container (that does not imply deletion from the database). As soon as the amount of fragments prevents their simultaneous display into the available space for the window, this last becomes scrollable. The operator can choose between different criteria for ordering, in an ascending or descending way, images into each single container: their names, their width, their height, their global dimension, their similarity to examples if they come from a query to the data-base. Normal operations may require several containers, even with different size. That makes very useful the use of several monitors, reserving one for the working-area and leaving the other for the miniature-image and for containers (as well as for any other application). Anyway, each container can be iconized when not of immediate use. Most of the operations are accomplished using standard devices: mouse and keyboard. The former used for moving objects, reducing/enlarging/moving windows, selecting the working-area on the miniature-image, moving around images (between containers and to/from the working-area) and so on. The latter is used mainly for text editing (naming containers, providing set-up pa- differenti criteri di ordinamento, in modo crescente o decrescente, delle immagini in ogni singolo contenitore: il loro nome, la loro larghezza, la loro altezza, la loro dimensione complessiva, la similarità agli esempi se i frammenti giungono da una interrogazione al database. Le normali operazioni possono richiedere l’utilizzo di diversi contenitori, anche di differenti dimensioni. Questo rende utile l’utilizzo di più monitor, riservando uno all’area di lavoro e lasciando gli altri per la miniatura e per i contenitori (come per altre applicazioni). In ogni modo, ogni contenitore può essere ridotto a icona quando non di immediato utilizzo. Molte operazioni vengono effettuate tramite normali periferiche: mouse e tastiera. Il primo è utilizzato per muovere oggetti, ridurre/ingrandire/muovere finestre, selezionare l’area di lavoro attraverso la miniatura, muovere le immagini (tra contenitori e dalla/alla area di lavoro) e così via. La tastiera è principalmente utilizzata per la scrittura di testi (assegnare un nome ai contenitori, inserire i parametri per il progetto, e così via). Questa completa similarità con le altre applicazioni Windows diminuisce il tempo richiesto per apprendere l’uso del sistema. L’unica periferica non comune, un modello di joystick attentamente scelto, è usato per gestire i frammenti nell’area di lavoro. Esso permette la traslazione e la rotazione fine dei frammenti in modo da portarli nella loro migliore posizione. Il modello di joystick è stato scelto per permettere la traslazione e rotazione simultaneamente e pieno controllo della sensibilità ai movimenti dell’operatore (permettendo movimenti rapidi e grossolani oppure movimenti lenti e precisi). In più, il numero di bottoni presenti sul joystick permette la piena funzionalità del sistema nell’area di lavoro senza necessità di riutilizzare mouse e tastiera. rameters for projects,…. This complete similarity with the standard for Windows applications does decrease the effort required for becoming comfortable with the system. The only less standard device, a suitably chosen model of joystick, is used to manage fragments into the workingarea. It allows fine translation and rotation of fragments in order to bring them to their best location. The model has been chosen in order to provide simultaneous translation and rotation and full control of its sensibility to the operator (allowing quick and large as long as very fine movements). Moreover, the large amount of buttons on the joystick allows the full functionality of the system into the working-area without the need of switching back to mouse or keyboard. The core functionality behind the help provided by the system to the recomposition process is the automatic evaluation of similarity between images (both of fragments and of particulars extracted from the referenceimage). The most common way for using the system starts with the choice of a group of images (rectangular areas extracted from the working-area (fig. 5) and/or fragments manually selected from the collection). They are collected into a container. A query is therefore done to the database for finding the fragments that are similar to the provided examples in terms of color, texture or both. The results, after a fine-tuning done using the appropriate interface, can be placed into a container. During the query phase the operator can specify a set of data, driven by the dialog interface (fig. 6): • The container hosting the images chosen as examples • The container that will hold the results (it can be an existing or a new one) • If the search must be done on the whole database or on a subset of images belonging to a container. 23 La funzionalità chiave su cui si fonda l’aiuto dato dal sistema al processo di ricomposizione è la valutazione automatica di similarità tra le immagini (sia di frammenti che di particolari estratti dall’immagine di riferimento). Il modo più comune di utilizzo del sistema parte con la scelta di un gruppo di immagini, che possono essere rettangoli estratti dall’area di lavoro (fig. 5) e/o frammenti manualmente selezionati dalla collezione. Questi sono raccolti in un contenitore. Una interrogazione al database viene quindi fatta per trovare i frammenti che sono simili agli esempi forniti in termini di colore, texture, o entrambi. I frammenti risultanti, dopo un aggiustamento fine fatto attraverso una apposita interfaccia, possono essere piazzati in un contenitore. Durante la fase di interrogazione l’operatore può specificare un insieme di dati, attraverso una apposita finestra di dialogo (fig. 6): • Il contenitore che contiene le immagini scelte come esempi • Il contenitore che conterrà i risultati (che può esistere già o essere nuovo) • Se la ricerca deve essere fatta sull’intero database o su un sottoinsieme di immagini poste in un contenitore 24 L’operatore può escludere dalla ricerca i frammenti che sono stati già disposti nell’area di lavoro. Può decidere se la misura di similarità per ogni immagine ritrovata deve essere valutata rispetto a tutti gli esempi (AND) o solo rispetto al migliore. La ricerca identifica una lista completa di tutti i frammenti che soddisfano i criteri prestabiliti. L’operatore, prima di inserire i risultati nelle rispettive posizioni finali, può ordinarli per valore di similarità, in termini di colore e tessitura, The operator can exclude fragments that have been already satisfactorily placed in the working-space from the search. He/she can decide if the match score for each retrieved image must be evaluated with respect to all the examples (AND) or with respect only to the best one (OR). The search does identify a comprehensive list of fragments that match the prescribed criteria. The operator, prior to the placement of results into their destination, can order them based on the value of similarity, in terms of color or texture, or on their dimension. It can tweak minimum similarity threshold values (for textures and color) in order to see the corresponding list of matching fragments updated in real-time (that is without repeating the query). Changes in the input set data, as well as in the AND/OR matching rule, will instead require a completely new search. The operator can also evaluate the results browsing through the fragments that are displayed into a preview box, choosing their full resolution or their scaling for matching the dimension of the preview window. It can also select a few fragments using the traditional Windows style (mouse clicks, using shift and control keys for making multiple selections). Finally, when satisfied with this work, the operator can direct the results into the destination container (fig. 7). It is important to note that the operator keep full control of the process, changing the setting of the query and modifying (increasing, decreasing, changing) the set of examples until satisfying results are reached. Very similarly with what normally done when browsing through Internet using search tools, the operator can interactively and iteratively refine his/her query until the desired answer is obtained. At this point the operator can start its search for the best location of each retrieved fragment. That means picking a fragment and moving it into the working-area. Then, using the joystick, the operator can move around o della loro dimensione. Può tarare la soglia dei minimi valori di similarità richiesti (per tessitura e colore) in modo da vedere la corrispondente lista di frammenti che soddisfano i criteri aggiornata in tempo reale (cioè senza ripetere l’interrogazione). Il cambiamento dell’insieme di dati, come la regola di confronto AND/ OR, richiederà invece una nuova e completa ricerca. L’operatore può anche valutare i risultati passando in rassegna i frammenti, che vengono visualizzati in un’area di anteprima, scegliendo tra la piena risoluzione o una scala che mostra completamente il frammento nell’area predisposta. L’operatore può anche selezionarne alcuni utilizzando le tradizionali combinazioni utilizzate in Windows (click del mouse, premendo contemporaneamente i tasti di shift o control per effettuare selezioni multiple). Infine, quando soddisfatto del lavoro, può inserire i frammenti risultanti nel contenitore designato (fig. 7). È importante notare che l’operatore ha il pieno controllo del processo, cambiare le impostazioni della interrogazione e modificare (aggiungere, diminuire, cambiare) l’insieme degli esempi finchè non raggiunge risultati soddisfacenti. Come le ricerche normalmente effettuate su Internet, l’operatore può interattivamente ed iterativamente rifinire la propria interrogazione fino ad ottenere la risposta desiderata. A questo punto, l’operatore può iniziare la ricerca della migliore collocazione per ogni frammento restituito dall’interrogazione. Questo significa selezionare un frammento e spostarlo nell’area di lavoro. Allora, utilizzando il joystick, l’operatore può muovere (ruotando/traslando) il frammento sull’area di lavoro, finchè non trova una sistemazione soddisfacente. Durante questo processo, il frammento può essere reso trasparente (in differenti misure): questo significa l’abilità di vedere allo stesso tempo e nello stesso posto sia il frammento che il corrispondente fondo sull’area di la- (rotating/translating) the fragment until a satisfying location is reached. During this process, the fragment can be made transparent (at different strength): that means the ability to see at the same time and in the same place both the fragment and the corresponding background, helping the evaluation of the best position (fig. 8). Moreover, if two couple of corresponding points can be identified on both the fragment and the reference-image, they can be provided to the system (using mouse clicks) and the system automatically evaluates the best correspondence (rotation and translation of the fragment) between the two images. During this process luminance and contrast of the reference-image can be changed in order to improve the visual matching performed by the operator. After its satisfactory placement, a fragment can be locked into the new position, preventing involuntary movements. This lock can be reverted but requires an explicit action by the operator. During lock any attempt of moving the fragment produces a warning and does not complete. A suitable dialog windows allow very fine movements by specifying the position of fragments (in terms of coordinates) and rotation (in terms of angle), absolute or with respect to the current position/attitude. At any time the operator can choose to zoom or unzoom its view of the working-area, a useful capability for reproducing the view that can be obtained by moving further from the table in the real world. Of course this capability is far more powerful than its physical counterpart (especially when working on a very large area as the 35 mq of the S. Mathew fresco). Fragments can be completely removed from the display at any time, for evaluating the reference-image without disturbances. Changes of the radiometric, colorimetric and geometric characteristics of images enables visual comparisons that would be impossible in the real world. The results can be printed, in order to obtain a map that can drive the recomposition of the real fragments. This 25 26 voro, in modo da aiutare la valutazione della migliore posizione (fig. 8). Inoltre, se due coppie di punti corrispondenti possono essere identificati sul frammento e sull’area di lavoro, queste possono essere date al sistema (tramite click del mouse) ed il sistema automaticamente valuta la migliore corrispondenza (rotazione e traslazione del frammento) tra le due immagini. Durante questo processo, la luminosità ed il contrasto dell’immagine di riferimento può essere cambiata in modo da migliorare le operazioni di riconoscimento visivo fatte dall’operatore. Dopo il suo corretto posizionamento, un frammento può essere bloccato nella nuova posizione, evitando involontari movimenti. Questo blocco può essere annullato, ma ciò richiede una esplicita azione da parte dell’operatore. Quando un frammento viene bloccato, ogni successiva selezione mostra un avviso e l’operazione viene annullata. Una appropriata finestra permette inoltre un movimento molto preciso del frammento attraverso la specifica della posizione in termini di coordinate e la rotazione in termini di angolo (assoluto o rispetto alla posizione/rotazione corrente). In ogni momento l’operatore può scegliere di ingrandire o rimpicciolire l’area di lavoro, una utile caratteristica per riprodurre la vista che si può ottenere nel mondo reale allontanandosi dal tavolo. Naturalmente questa caratteristica è molto più potente della sua controparte fisica (specialmente quanto si lavora su un’area molto vasta come i 35 mq. dell’affresco di S. Matteo). I frammenti possono essere completamente rimossi dalla visualizzazione in ogni momento, per valutare l’immagine di riferimento senza ulteriori ostacoli. La disponibilità di analisi radiometriche, colorimetriche e geometrice rende possibile fare confronti visivi che sarebbero impossibili nel mondo reale. I risultati possono essere stampati, in modo da otte- map uses the previously described naming convention for allowing the efficient retrieval of each physical piece of fresco. At any time the operator can save the current state of the projects (including the number, content and disposition of containers) either for preventing loss of the work or for suspending its activity that can therefore be restarted in exactly the same situation. An automatic saving option, occurring at regular intervals of time, can be enabled in order to prevent losses due to power failures or other accidental causes. Conclusions The proposed approach relies on a tight cooperation and interaction between the digital system and the operator. The last one plays a central and important role, accomplishes evaluation (even semantic) on fragments and uses the digital tools for increasing his/her capabilities and the efficiency and effectiveness of his/her work. The main goal is the development of a system that can expand the capabilities of the operator, which remains responsible of the whole process and is called to continue his/her work, changing as slight as possible its modality, using the digital workstation for increasing the performance of tasks that, done traditionally and manually, would be inefficient and potentially ineffective. This requires, in addition to further development of tools able to emulate the similarity evaluations made by humans in a more quantitative and consistent way, the design of an architecture centered on the operator, providing a natural and effective transition from the real to the virtual world. In the virtual world the automatic tools that measure visual characteristics for evaluating the similarity between images does provide a very powerful help. Using examples for retrieving fragments prevent the operator from going many times through the whole collection of fragments, each time looking for nere una mappa che guidi la ricomposizone dei frammenti reali. Questa mappa utilizza la convenzione sui nomi precedentemente descritta per permettere un facile reperimento di ogni pezzo fisico dell’affresco. In ogni momento l’operatore può salvare lo stato corrente del progetto (inclusi il numero, il contenuto e la disposizione dei contenitori) sia per prevenire la perdita di lavoro che per sospendere l’attività che può essere fatta ripartire più tardi esattamente nella stessa situazione. Un’opzione di salvataggio automatico, che avviene ad intervalli regolari di tempo, può essere abilitata in modo da prevenire perdite dovute a mancanza di corrente o altre cause accidentali. Conclusioni L’approccio proposto si basa su una stretta cooperazione tra il sistema digitale e l’operatore. Quest’ultimo gioca un ruolo centrale ed importante, compie valutazioni (anche semantiche) sui frammenti e usa gli strumenti digitali per incrementare le capacità, l’efficienza e l’efficacia del suo lavoro. Il principale obiettivo è lo sviluppo di un sistema che può espandere le capacità dell’operatore, che rimane responsabile dell’intero processo. Questi è chiamato a continuare il proprio lavoro, modificando il meno possibile le sue modalità, utilizzando la workstation per aumentare l’efficienza di compiti che, fatti tradizionalmente e manualmente, possono essere inefficienti e potenzialmente inefficaci. Questo richiede, oltre ad ulteriori sviluppi degli strumenti che emulano le valutazioni di similarità umane in modi più consistenti ed efficaci, la progettazione di una architettura centrata sull’operatore, che forniscono un’effettivo e naturale transizione del tradizionale modo di lavorare dal mondo reale al mondo virtuale. In questo mondo virtuale gli strumenti automatici che stimano le caratteristiche visive per valutare la simila- pieces having different particular characteristics. The automatic tools are consistent over time and objective in their evaluation. All the effects of fatigue for a single operator or of different evaluations made by different operators (common also to digital systems based on manual annotation of digital images) are definitely avoided as long as the loss of time and money involved in repeated direct examinations of the physical objects. The first demonstrator, equipped with the main functionalities required by the validation of this new modality of work, has done its job. The encouraging acceptance of the community involved into the recomposition process has suggested its migration toward a final system with the full functionalities imposed by a challenging task as the recomposition of large and difficult frescos. The actual work is going in the direction of completing the system. It will provide the framework inside of which to insert all the new tools, evaluating similarity between images, that the scientific research is developing. The flexibility and power of this framework seems sufficient to allow the realization of a system that can be brought in the daily activity of the operators, improving the effectiveness and the efficiency of their work. 27 rità delle immagini forniscono un aiuto molto potente. L’utilizzo di esempi per ricercare immagini evitano all’operatore di scorrere in rassegna l’intera collezione di frammenti, alla ricerca di pezzi che hanno particolari caratteristiche. Tutti gli effetti di affaticamento per un singolo operatore o delle differenti valutazioni effettuate da differenti operatori (comuni anche ad alcuni sistemi digitali basati sull’annotazione manuale delle caratteristiche delle immagini digitali) sono definitivamente evitati così come la perdita di tempo e di costo richiesto dalla ripetuta diretta valutazione degli oggetti fisici. Il primo dimostratore, dotato delle funzionalità principali richieste alla convalida del nuovo approccio alla ricomposizione, ha svolto il suo compito. L’incoraggiante accettazione della comunità addetta al processo di ricomposizione ha suggerito l’evoluzione verso il sistema finale dotato di tutte le funzionalità imposte da una sfida come la ricomposizione di vasti e difficili affreschi. L’attuale lavoro sta andando nella direzione di completare il sistema. Questo fornirà la struttura all’interno della quale inserire i nuovi strumenti che la ricerca scientifica sta sviluppando a proposito della valutazione di similarità tra immagini. La flessibilità e la potenza di questa struttura sembra sufficiente a permettere la realizzazione di un sistema che può essere utilizzato nella attività quotidiana degli operatori impegnati in queste sfide e migliorare l’efficacia e l’efficienza del loro lavoro. 28 La vela di san matteo: una possibile applicazione della Realtà Aumentata. Basilica of St Francis in Assisi: a possible application of “Augmented Reality” (AR) Alberto Torsello, Andrea Carignano by Alberto Torsello and Andrea Carignano La possibilità di fruire in modo interattivo di un bene culturale oggi è resa possibile da due fattori: il primo è una banca dati organizzata creata per conoscere in profondità il bene (rilievi digitali, immagini fotografiche ad alta definizione, indagini chimico fisiche, indagini strutturali. etc) che costituisce le fondamenta per qualsiasi sviluppo futuro; il secondo è la tecnologia di nuova generazione che permette, a partire da questi dati, di creare nuovi mondi percorribili dai nostri sensi. Con Realtà Aumentata si intende la contaminazione di un contesto reale con elementi sintetici. La realtà così come appare ai nostri occhi viene aumentata attraverso l’inserimento nella scena di oggetti virtuali che possono quindi essere rappresentati contestualmente all’ambiente in cui si intende inserirli. La realtà è ripresa attraverso una telecamera che, a video, riporta fedelmente ciò che ci circonda. Tale realtà è aumentata inserendo elementi non presenti nella scena, facendoli comparire olograficamente all’interno delle immagini video. L’elemento virtuale è contestualizzato spazialmente e dimensionalmente all’interno della scena video, in modo che possa essere maneggiato e ruotato o ci si possa camminare intorno, tutto in tempo assolutamente reale. Nel caso in cui vengano utilizzati speciali caschetti e visori, predisposti con l’integrazione di una videocamera nel mezzo della maschera, le immagini della realtà catturate hanno il nostro tradizionale punto di vista, accentuando ulteriormente la nostra percezione di mondo aumentato. La Realtà Aumentata trova notevoli applicazioni nel settore dei beni culturali. Grazie alle potenzialità di Interactive experience of cultural objects is made possible by two factors: the first is a database set up for indepth study of the item (digital surveys, high definition photos, chemical-physical tests, structural surveys, etc) which forms the basis for any future development; the second is new-generation technology which makes it possible to create new visual experiences based on these data. The concept of “Augmented Reality” (AR) means modifying a real-life situation by adding synthetic or virtual elements. In this way, reality as it appears to our eyes is augmented by inserting virtual objects which are displayed at the same time as the surroundings in which they are set. The real-life situation is captured by a video camera which faithfully records everything around it. This reality is then augmented by inserting features that are not present in the scene, making them appear holographically within the video images. The virtual element is contextualized, in spatial and dimensional terms, within the video scene, so that it can be handled and rotated, or so that we can walk around it, all in real time. When a special helmet and visor is used, with a built-in video camera on the helmet, the images of reality have our traditional point of view, thus emphasizing our perception of the augmented world even more. AR has a number of applications in the cultural heritage sector. For example, thanks to the potential of this technology, museum displays can be enhanced, enlarged or duplicated virtually, providing new dimensions for educational purposes. For instance, archaeological remains can be enhanced by a full reconstruction of the original item and its surroundings, in a form that can be 29 questa tecnologia, ad esempio, le esposizioni museali possono essere ampliate, completate o duplicate virtualmente offrendo nuove soluzioni di tipo espositivo ed educativo. I resti di un reperto archeologico possono essere affiancati da una ricostruzione completa e maneggiabile dell’oggetto originale. Pezzi di altissimo valore e per questo motivo difficilmente esponibili o maneggiabili possono essere proposti virtualmente tra le mani dei visitatori. Nelle applicazioni allo scoperto, un sito archeologico può essere aumentato con gli elementi architettonici (ad es. un tempio o una villa) che originariamente ospitava. Lo stesso approccio ha applicazioni al coperto. La Realtà Aumentata può così essere utilizzata per completare una sala ormai vuota con i modelli di elementi architettonici o di arredi originali che in passato la arricchivano, mentre gli affreschi possono rinascere completamente o essere completati nelle parti mancanti aumentando le pareti o le volte che un tempo decoravano. Nel caso della basilica di Assisi si sta effettuando una sperimentazione che permetta ad un visitatore di godere lo spazio architettonico e i suoi affreschi prima e dopo il terremoto. Ci sarà la possibilità di vedere la quantità di frammenti salvati rispetto allo stato precedente il sisma e contestualmente ricevere informazioni, nella lingua desiderata, di ogni genere: dalla storia al restauro. Un evento drammatico come il terremoto determina un momento di riflessione e di apertura a nuove frontiere tecnologiche e di ricerca. 30 handled and modified at will. Valuable exhibits which are difficult to display and handle can be presented in virtual form, actually in the viewer’s hands. In outdoor applications, an archaeological site can be augmented by including the architectural features that originally stood there (e.g. a temple or a villa). The same approach can be used for indoor applications. AR can be used to fill up an empty hall with virtual models of architectural features or original furnishings which it contained in the past, while frescoes can be brought back to life in their entirety, or the missing parts can simply be filled in so as to augment the walls or the vaulting they once adorned. In the case of the Basilica of St Francis in Assisi, trials are being carried out with an AR system which will enable visitors to see the full architectural space and the frescoes before and after the earthquake. They will be able to see the mass of fragments saved from the rubble after the earthquake, and at the same time to get information of all types (in any language) ranging from history to restoration. So, a dramatic event like an earthquake can lead to new ideas and applications for state-of-the-art technology and research. INDAGINE SUL PUBBLICO VISITATORE DEL CANTIERE DI RESTAURO DEI DIPINTI IN FRAMMENTI DELLA BASILICA SUPERIORE DI SAN FRANCESCO IN ASSISI SURVEY OF VISITORS TO THE RESTORATION WORKSITE FOR THE SHATTERED WALL PAINTINGS OF THE UPPER BASILICA OF ST. FRANCIS OF ASSISI Tra febbraio e aprile dell’anno in corso, ogni sabato, sono state effettuate visite guidate (gratuite) su prenotazione a cura del Gruppo di studio e dei responsabili dell’Istituto centrale del restauro dell’intervento sui frammenti. In quell’occasione, su iniziativa del responsabile scientifico del Progetto europeo Raffaello e direttore dei lavori di restauro Dott. G. Basile, è stata effettuata una indagine statistica sui visitatori allo scopo di rendersi meglio conto delle aspettative e delle esigenze del pubblico, nonché del loro grado di comprensione dei problemi legati al restauro delle opere d’arte. L’indagine, condotta in maniera professionale dagli specialisti dei Dipartimenti di economia e di statistica dell’Università di Roma Tre, non risulterebbe avere precedenti specifici, cioè su cantieri di restauro e non su musei o mostre, a parte uno non professionale esperito parecchi anni fa sempre dall’ICR (G. BASILE – M. BOTTONI, Marco Aurelio, mostra di cantiere: un sondaggio d’opinione sui visitatori, in “Bollettino d’Arte”, n.41/1987, 103-110) La parte più interessante dell’indagine, ai fini che qui più ci interessano, era costituita da un gruppo di 6 quesiti sul restauro, con particolare riguardo alla situazione del cantiere dei frammenti, che pare opportuno riportare qui di seguito. In particolare al quesito cruciale sulla opportunità o meno della ricollocazione dei Santi restaurati sull’arcone la maggioranza ha risposto positivamente; Between February and April of this year (2001), there were free guided visits every Saturday by appointment to see the work on the fragments. The visits were arranged by the Study Group and staff of the Central Restoration Institute. On that occasion, at the initiative of the scientific head of the European Raphael Project and the director of the restoration, Dr. G. Basile, a statistical visitor survey was carried out, in order better to understand the expectations and needs of the public, as well as their degree of understanding of the problems involved in restoration of works of art. The survey, conducted in a professional manner by specialists from the Departments of Economics and Statistics of Rome University “Tre,” apparently did not have any specific precedents – i.e. on restoration worksites and not on museums or exhibitions – except for a more informal inquiry carried out several years ago, again by the ICR (G. BASILE – M. BOTTONI, Marco Aurelio, mostra di cantiere: un sondaggio d’opinione sui visitatori, in “Bollettino d’Arte” 41/1987, 103-110). For our purposes here, the most interesting part of the survey involved a group of six questions on restoration, with special reference to the worksite for the fragments. It seemed of interest to report the findings below. In response to the crucial question as to whether the saints should be put back into place on the arch, the majority responded positively; whereas to the other question on what to do in the unfortunate event that 31 mentre all’altro quesito su che cosa fare nel caso malaugurato che per le altre raffigurazioni (S. Gerolamo, S. Matteo) non si potesse procedere alla ricollocazione dei frammenti ricomposti la maggioranza ha risposto che sarebbe meglio lasciare la volta così com’è. 32 the reassembled versions of the other depictions (St. Jerome, St. Mathew) could not be returned to position, the majority responded that it would be better to leave the vault as is. Altre principali Attività dell’istituto centrale per il restauro OTHER MAIN RESTORATION WORK BY I.C.R L’attività dell’Istituto centrale del restauro a favore della Basilica e del Sacro Convento di S. Francesco data già fin dai primissimi anni di vita dell’Istituto, anche se - prima del sisma - il punto più alto di tale impegno, come quantità e intensità, venne senza dubbio raggiunto con la ventennale campagna di restauro (19631983) dell’intera decorazione pittorica medievale delle 2 Basiliche, che costituisce un episodio fondante nella storia del restauro moderno. Lo stesso valore deve essere attribuito all’intervento sulle decorazioni murali della Basilica Superiore successivo ai danni inferti dal terremoto soprattutto in riferimento alle indagini, ricerche e interventi relativi ai frammenti. Di tutta questa attività complessa e, per molti aspetti, priva di precedenti sarà dato ampio resoconto mediante una pubblicazione a carattere scientifico in preparazione. Ma l’intervento dell’ICR anche dopo il sisma non si è limitato alle sole decorazioni murali in situ e in frammenti della Basilica Superiore, ma ha riguardato anche altri manufatti ed altri aspetti, di cui si citano qui i più importanti: 1.rilevamento e documentazione (grafica informatizzata e fotografica) dello stato di conservazione e degli interventi di restauro pregressi delle vetrate della Basilica Superiore; 2.restauro dell’organo ad ala di Luigi Galligari (1788); 3.restauro del frammento di pittura murale raffigurante una testa di figura femminile a carattere allegorico proveniente dalla decorazione originaria dell’abside della Basilica Inferiore e ora conservata presso il Mu- The Central Institute for Restoration has been involved in working on the Basilica and the Sacred Convent of St. Francis right from the earliest years of the Institute’s life. Before the earthquake, the highpoint of that involvement was most certainly the twenty-year restoration campaign (1963-1983) on the entire cycle of medieval wall paintings in the two Basilicas – a project which constitutes a fundamental chapter in the history of modern restoration. The same value can be attributed to the work carried out on the wall paintings in the Upper Basilica after they had been damaged by the earthquake, especially in terms of surveys, research and techniques for dealing with the mass of fragments. A full account of all this work – much of it without precedent in many respects – will be given in a forthcoming publication of a scientific nature, now being prepared. But the activities of the ICR after the earthquake were not confined just to the wall paintings in the Upper Basilica (some in situ, others in fragments), but concerned other items and other aspects of restoration, the most important of which were: 1.surveys and documentation (both digital and photographic) of the state of conservation and previous restoration work on the stained glass windows in the Upper Basilica 2.restoration of the winged organ built by Luigi Galligari (1788) 3.restoration of a small piece of a wall painting portraying a female head in an allegorical style, coming from the original apse decoration in the Lower Basilica 33 seo Nazionale di Budapest, nuovamente attribuita a Giotto nelle varie mostre in cui, dopo quell’intervento, è stato esposto (dopo Assisi Firenze, Padova, Bruxelles, etc.); 4.prototipo di teca espositiva per opere d’arte con prestazioni antisismiche, collocata nel Salone Papale del Sacro Convento, dove serve ad esporre 2 pannelli di vetrate. Si tratta del primo prototipo di questo genere in Italia ed è frutto della collaborazione istituzionale fra il Giappone e l’Italia nell’ambito dell’impegno di quel Paese a sorreggere lo sforzo del Ministero BCA e in particolare dell’ICR per il recupero e il restauro dei frammenti (con una pubblica colletta di 105.000 milioni di lire) e per la predisposizione di strumenti in grado di ridurre al massimo i danni inferti dal sisma alle opere esposte nei musei. L’operazione riveste eccezionale interesse anche perché ha coinvolto operativamente una ditta giapponese, leader nella costruzione di piattaforme antisismiche (la Advanced Systems), e una ditta italiana leader nella costruzione di teche da museo, il Laboratorio museotecnico Goppion. Sotto l’aspetto progettuale responsabili per parte italiana sono stati Luciano Marchetti, vicecommissario per le zone terremotate dell’Umbria e Giuseppe Basile, direttore dei lavori di restauro del patrimonio storico-artistico della Basilica, e per parte giapponese Sadatoshi Miura dell’Istituto del Patrimonio artistico del Giappone. 34 (now kept in the Budapest National Museum), once again attributed to Giotto in the various exhibitions where its has been on view after restoration (after Assisi, Florence, Padua, Brussels, etc.) 4.prototype of a showcase with anti-seismic features for artworks, now set up in the Papal Hall of the Sacred Convent, where it is used to display two stained glass panels. This is the first showcase of this type in Italy, and it is the result of institutional collaboration between Japan and Italy as part of a programme to support the efforts of the Ministry, especially the ICR, to recover and restore fragments (with a public collection of 105 billion lire) and to install instruments reducing the risk of earthquake damage to museum displays as far as possible. Another interesting aspect of the project is that it involved a Japanese firm (Advanced Systems) specialized in building anti-seismic platforms, and an Italian firm (Laboratorio Museotecnico Goppion) specialized in constructing museum showcases. During the design phase, Italy was represented by Luciano Marchetti, deputy superintendent for the earthquake-damaged areas in Umbria, and Giuseppe Basile, director of restoration for the Basilica’s historical and artistic works, while Japan was represented by Sadatoshi Miura from Japan’s Artistic Heritage Institute. La memoria del sisma Remembering the earthquake Giuseppe Basile by Giuseppe Basile Il 24 marzo 2001, a chiusura del Primo Convegno internazionale di primavera sul restauro dal titolo La realtà dell’Utopia, veniva approvata all’unanimità la proposta dello scrivente di costituire presso il Sacro Convento un archivio-banca dati degli interventi effettuati ma anche un Museo destinato a conservare ed esporre non solo i frammenti che con ogni probabilità sarebbe stato impossibile ricollocare ma anche tutti quei prodotti, fisici oltre che virtuali, elaborati o comunque generati in funzione degli interventi di recupero, restauro e fruizione delle opere colpite dal sisma. La necessità di predisporre una struttura in grado non solo di conservare ma anche di rendere fruibili i frammenti che non è stato possibile ricollocare per difficoltà di ordine tecnico (ma anche - come è noto - per avere scelto la via più rigorosa, consistente nella decisione di ricollocare soltanto frammenti sicuri al 100%) ovvero che non si è ritenuto opportuno per motivi di ordine metodologico ma anche economico, come nel caso dei frammenti della vela stellata, ampiamente ridipinta in occasione del restauro di fine Ottocento, può apparire, ed in effetti, è doverosa ma sostanzialmente scontata. Meno scontata appare invece la proposta di dare corpo anche fisico alle operazioni messe in opera per il salvataggio e il restauro della Basilica e del Sacro Convento mediante l’esposizione degli strumenti e dei prodotti fisici impiegati: dal sistema di ancoraggio antisismico della volta della Basilica Superiore alla trave reticolare ai dispositivi in lega “a memoria di forma”, dalle controforme in legno per costruire correttamente i supporti dei dipinti in frammenti ai “trasparenti” utilizzati per controllare il “posizionamento” dei fram- On March 24, 2001, towards the end of the first international conference on restoration entitled “La realtà dell’Utopia”, a proposal by the writer of this article regarding the Sacred Convent in Assisi was unanimously approved. The proposal was to set up a database of all the work carried out as well as a convent museum to contain not only the fragments that in all likelihood it would be impossible to reposition, but also all those physical and virtual elements, devised or anyway generated as part of the process of recovery, restoration and fruition of the earthquake-damaged works. The museum would preserve and display the fragments which it was not possible to reposition either for technical reasons or because of the more rigorous decision – as actually happened – to put back in place only those whose position was 100% certain. Similarly, the structure would also contain those pieces which were not reconstructed for methodological and economic reasons, as in the case of the fragments of the star-studded vault which had been largely painted over during late 19th century restoration. The need to set up such a structure seemed to be, and in effect was, both necessary and expected. Less expected, to a certain extent, was the proposal to create a physical reminder of the operations for rescuing and restoring the Basilica and the Sacred Convent, by putting on display the tools, instruments and other physical items employed, such as the anti-seismic anchorage system for the vaulting in the Upper Basilica, the lattice-work beam used for reinforcement, the alloy castings to “remember shapes”, the wooden patterns and models used to construct accurate supports for the shattered paintings, the “transparencies” used to check the 35 menti su di essi, ai nuovi sistemi di ancoraggio dei frammenti sui costoloni. Naturalmente si dovrà anche conservare e rendere fruibili i “prodotti virtuali”: per fare solo qualche esempio i procedimenti di ripristino delle dimensioni reali delle immagini deformate dalle foto (doppiamente perché dipinte su superfici curve), le modalità di acquisizione digitale dei frammenti, i vari soft messi a punto per il loro riassemblaggio informatizzato. Scopo principale del costituendo museo (del tutto nuovo, e non solo in Italia) sarà quello, oltre che di informare chiunque sia interessato, di costituire un indispensabile strumento di lavoro in tutti quei casi che presentino analogia con la vicenda dell’attività conservativa del dopo terremoto in Basilica, ad evitare di dovere ricominciare ogni volta da capo come purtroppo è generalmente successo finora. Un primo contributo in tale direzione l’ICR lo ha dato con la pubblicazione della Guida al recupero, ricomposizione e restauro di dipinti murali in frammenti: procedere su questa strada fino alla costituzione del Museo riuscirebbe di sicura utilità generale. 36 positioning of fragments on the supports, and the methods used to fix the fragments on the vaulting ribs. Of course, the same applies to the “virtual items” which need to be preserved and made available for consultation. For example, the procedures for recreating the real dimensions of the photo images (doubly deformed since they were painted on curved surfaces), the digital acquisition of the fragments, and the various software programs created for their digital reassembly. The main aim of the planned museum (a completely new concept, not just in Italy) will be to provide a source of information for anyone who needs it, and to make available an essential working tool in the case of disastrous events involving restoration work similar to what took place in the Basilica after the earthquake, thereby avoiding the need to begin all over again, as has happened so often in the past. The ICR has taken a first step in this direction by publishing the “Guida al recupero, ricomposizione e restoration di dipinti murali in frammenti” (Guide to recovering, reassembling and restoring fragmented wall paintings). Moving ahead along this path towards opening the museum would be useful for everyone concerned. Resoconto delle attività del cantiere dei dipinti in frammenti Summary of worksite activities for the fragmented paintings COMUNICAZIONE DEI RISULTATI Incontri 24.09.1999 Dipinti murali in frammenti dalle volte della Basilica Superiore di S. Francesco in Assisi: primi dati sul progetto di fattibilità di un riassemblaggio virtuale (Assisi, Incontro tecnico) 18.10.1999 San Francisco, Istituto Italiano di Cultura San Francisco, Fine Arts Museums of San Francisco 01.04.2000 Progetto di riassemblaggio virtuale dei frammenti della vela di Cimabue dalla volta della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi (Assisi, Incontro tecnico) 23.09.2000 La reintegrazione delle lacune in dipinti murali in frammenti (Assisi, Seminario specialistico internazionale) 18.10. 2000 China-Italy UNESCO Seminar on Technologies for Conservation World Heritage (Pechino, Museo Nazionale) 18.11.2000 Assisi - Il cantiere dei dipinti in frammenti incontra le soprintendenze 02.12.2000 Fattibilità di un riassemblaggio virtuale di dipinti murali in frammenti (Assisi, Seminario specialistico internazionale) 08.03.2001 Il Cantiere dell’Utopia (Barcelona, Servicio del Patrimonio Arquitectonico Local) 21/24.3.2001 La realtà dell’Utopia - Assisi, I Convegno internazionale di primavera sul restauro 26/28.9.2002 La realtà dell’Utopia, ancora - Assisi, Convegno internazionale di studi 13.02.2003 Parigi - Auditorium del Louvre: Il restauro della Basilica Superiore di San Francesco 28/30.11.2003 Brandi fuori d’Italia. La ricezione della teoria e della prassi del restauro di Brandi all’estero. - Assisi, Convegno internazionale di studi 28.08.2004 São Paulo do Brasil, Università - Il Restauro della COMMUNICATION OF RESULTS Meetings 24.9.1999 Shattered wall paintings of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi: first data on a feasibility project for virtual reassembly (Assisi, technical meeting) 18.10.1999 San Francisco, CA, Italian Institute for Culture Fine Arts Museums of San Francisco 1.4.2000 Project for virtual reassembly of the fragments of the Cimabue web from the vault of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi (Assisi, technical meeting) 23.9.2000 Reintegration of lacunae in shattered wall paintings (Assisi, International specialists’ seminar) 18.10. 2000 China-Italy UNESCO Seminar on Technologies for Conservation of World Heritage (Beijing, National Museum) 18.11.2000 The worksite of the shattered wall paintings meets the superintendencies 2.12.2000 Feasibility of the virtual reassembly of shattered wall paintings (Assisi, International specialists’ seminar) 8.3.2001 The worksite of Utopia (Barcelona, Servicio del Patrimonio Arquitectonico Local) 21-24.3.2001 The Reality of Utopia - I International Spring Meeting on Restoration 26/28.9.2002 The Reality of Utopia, again - International Study Conference 13.02.2003 Paris - Louvre Museum: Restoration of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi 28/30.11.2003 Brandi outside Italy - Assisi, International study conference 28.08.2004 São Paulo do Brasil, University - Restoration of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi - International technical meeting 37 12.11.2004 27.5.2005 6.12.2005 10.12.2005 Basilica Superiore di San Francesco in Assisi - Seminario specialistico internazionale Assisi - Seminario specialistico internazionale sul trattamento della vela di San Matteo Assisi - Seminario specialistico internazionale sul trattamento della vela di San Matteo e della vela stellata Tokyo, Istituto Italiano di Cultura - Il Restauro della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi - Convegno Internazionale di Studi Kyoto, Università - Il Restauro della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi - Seminario specialistico internazionale Pubblicazioni Sett. 1999 La Basilica di S.F. in Assisi: verso la riapertura (Quaderno n. 7) Mar. 2000 Dall’Utopia alla realtà, 1 - Notizie dal Cantiere dei dipinti in frammenti della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi Sett. 2000 The Basilica of San Francesco at Assisi: treatment of the wall Paintings and the Paintings in fragments Mar. 2001 Dall’Utopia alla realtà, 2 - Notizie dal Cantiere… Apr. 2001 Guida al recupero, ricomposizione e restauro di dipinti murali in frammenti - L’esperienza della Basilica di S. Francesco in Assisi Apr. 2001 Dall’Utopia alla realtà, 3 - Notizie dal Cantiere … Sett. 2002 Dall’Utopia alla realtà, 4 - Notizie dal Cantiere… Ott. 2002 La realtà dell’Utopia - Atti del Convegno Nov. 2003 Il restauro della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi Mostre Ott. 1999 San Francisco, Istituto italiano di cultura (IIC) Giu. 2000 Hildesheim, Euromed Cultural Heritage Ott. 2000 Pechino, Museo Nazionale Nov. 2000 Valladolid, Universidad, Facultad de Arquitectura Feb.-Apr. 2001“Una cultura da vivere”, Roma, Vittoriano Marzo 2000 Barcelona, Universidad Apr.-Mag. 2001 Assisi, Sacro Convento di San Francesco in Assisi 38 12.11.2004 27.5.2005 6.12.2005 6.12.2005 Publications Sep. 1999 Mar. 2000 Sept. 2000 Mar. 2001 Apr. 2001 Apr. 2001 Sept. 2002 Oct. 2002 Nov. 2003 Assisi, International technical meeting on St. Mathew’s rib vault restoration Assisi, International technical meeting on St. Mathew’s rib vault and star-studded vaulting restoration Tokyo, Istituto Italiano di Cultura - Restoration of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi - International Study Conference Kyoto, University - Restoration of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi - International technical meeting The Basilica of S.F. in Assisi: towards reopening (Notebook n. 7) From Utopia to Reality, 1 – News from the worksite for the shattered wall paintings of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi The Basilica of St. Francis in Assisi: treatment of the wall paintings and the shattered paintings From Utopia to Reality, 2 – News from … Guide to the Recovery,Recomposition and Restoration of the Shattered Wall Paintings: experience gained at the Basilica of St. Francis in Assisi From Utopia to Reality, 3 – News from … From Utopia to Reality, 4 – News from … The Reality of Utopia - Conference Proceedings Restoration of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi Exhibitions Oct. 1999 San Francisco, Italian Institute for Culture (IIC) Jun. 2000 Hildesheim, Euromed Cultural Heritage Oct. 2000 Beijing, National Museum Nov. 2000 Valladolid, Universidad, Facultad de Arquitectura Feb.-Apr. 2001 “Una cultura da vivere” Rome, Vittoriano Mar. 2000 Barcelona, University Apr.-May 2001Assisi, Sacro Convento of St. Francis in Assisi Videos “From Utopia to Reality” (VHS, 12’, subtitles in English, Greek, Japanese) Video “Dall’Utopia alla realtà” (VHS, 12’, sottotitoli in inglese, greco, giapponese) Pagina web La realtà dell’Utopia www.icr.arti.beniculturali.it Sondaggi Sondaggio Indagine sul pubblico visitatore del cantiere di restauro dei dipinti murali in Frammenti della Basilica Superiore di San Francesco in Assisi Interventi di restauro Riassemblaggio, ricomposizione, applicazione su nuovo supporto mobile, pulitura, reintegrazione delle lacune dei frammenti relativi ai Santi Rufino, Vittorino, Benedetto, Antonio da Padova, Francesco, Chiara, Domenico, Pietro Martire, alla vela di San Girolamo e di San Matteo e ai due costoloni trasversali e successiva ricollocazione nella positura originaria (100 mq). Abbassamento ottico-cromatico dell’intonaco della vela stellata Progetto di riassemblaggio assistito dal computer • Messa a punto di un algoritmo per la individuazione delle zone di appartenenza dei frammenti ottenuti da una copia a fresco della testa di S. Matteo • Messa a punto di un modello di soft applicativo sulla copia a fresco della figura di S. Matteo dalla vela di Cimabue • Messa a punto di un modello di soft applicativo per la vela di San Matteo • Definizione di un metodo di reintegrazione virtuale delle lacune su dipinti murali di grandi dimensioni in situ o ricollocati • Creazione di un archivio virtuale interattivo a sostegno dell’attività degli operatori. Web page The Reality of Utopia www.icr.arti.beniculturali.it Survey Survey on visitors to the restoration worksite for the shattered wall paintings of the Upper Basilica of St. Francis in Assisi Restoration Treatments Reassembly, recomposition, application on a new support, cleaning, reintegration of the lacunae of the fragments relative to Saints Rufino, Vittorino, Benedict, Anthony of Padua, Francis, Clare, Dominic, Peter the Martyr, the St. Jerome and St. Mathew rib vaults and the two cross ribs and replacement in the original position (100 m2). Visual “lowering” of the plaster on the star-studded vaulting. Computer-Aided Reassembly Project • Development of an algorithm to identify the zones to which the fragments belong, obtained from a fresco copy of the head of St. Mathew. • Development of an applied software model on the fresco copy of the figure of St. Mathew from the web of Cimabue • Creation of a software application for the St. Mathew rib vault • Definition of a method of virtual reintegration of the lacunae on large wall paintings, either in situ or returned to place • Creation of an interactive virtual archive to support the work of the operators. 39 S ono terminati i lavori. Ultimo atto di un lavoro che si spiega soltanto con una forte passione ed un amore continuamente sostenuto da grande professionalità. Sì, sono terminati i lavori concernenti la vela con San Matteo e la Giudea di Cimabue e quella stellata. La mia riflessione sul lavoro svolto vuole coglierne un significato particolare: desiderio di autenticità e incompiutezza, che si rivela in modo particolare nella vela di Cimabue. Al di là di tutto, del disastro causato dal terremoto, i veri frammenti della vela con San Matteo rivelano l'insopprimibile bisogno di autenticità che ogni uomo si porta dentro; l'incompiutezza del restauro, per non cadere nel falso, rivela la creaturalità dell'uomo e la finitezza delle sue opere. Ambedue sono alla radice del desiderio di infinito e di inquietudine presenti nel suo cuore. Il grande Agostino ha espresso tutto questo con maestria e verità: «Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te, Signore». Prima di chiudere questo mio breve scritto, esprimo il bisogno ed insieme la gioiosa gratitudine della Comunità francescana conventuale del Sacro Convento e Basilica di San Francesco verso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e i suoi vari organismi; in particolare verso l'Istituto Centrale per il Restauro, la Soprintendenza Regionale dell'Umbria e Soprintendenza BAA e PASD dell'Umbria. Ricordare tutti i nomi delle persone sarebbe impossibile: i cari amici sappiano che ogni francescano li porta nel cuore perché la via della bellezza, anche se in questo caso ferita, è via per elevarsi e crescere in umanità. Grazie e pace e bene! T he after earthquake assignment has found his happy end. Today we are enjoying the final act of an unbelievable work made possible only by a strong passion and love constantly upheld by great professionalism. Works concerning the reconstruction of Cimabue's Saint Mathew in Iudea and the starred vault are now over. My words on the finished work intend to grasp one particular sense of them: the wish for authenticity and lack of completeness, something that reveals itself mainly in Cimabue's vault. Beyond everything, beyond the calamity caused by the earthquake, the recuperated fragments of the fallen vault with Saint Mathew reveal the insuppressible need for authenticity every human being fosters in himself: the forced incompleteness of the restoration, not to yield to falsity, reveals the finite condition of man and his works. That is what we find at the roots of his wish of infinity and of his endemic restlessness. Great Saint Augustine expressed all this in masterly words: «Our heart is restless until it finds rest in you». Before concluding my short words, let me express the joyful gratitude of the Franciscan Conventual community of the Sacro Convento toward the Ministry for Cultural Heritage with the various sectors, mainly toward the Central Institute for Restoration, the Superintendence for the Region of Umbria and the BAA and PASD Superintendence of Umbria. It is impossible to name all persons involved in the operation: let all friends know that every Franciscan friar will keep them in his heart since the way of beauty, even if eventually wounded, is a way of elevation and of growing in humanity. Thanks and Regards of peace and wellness to all! Fr. Vincenzo Coli, OFM Conv. Custos 40 Il crollo della volta nella zona adiacente alla facciata e immagine fotogrammetrica della volta con i 2 crolli (in grigio) 42 The collapse of the vaulting adjacent to the facade, and photogrammetric image of the vaulting showing the two collapsed areas (in grey) L’arcone dei Santi e la vela di S. Girolamo prima e dopo il crollo The main arch with Saints, and the St. Jerome rib vault, before and after collapsing La vela di S. Matteo e la vela stellata prima e dopo il crollo The St. Mathew rib vault and the star-studded area before and after the collapse Danni alle decorazioni murali della Basilica Superiore e primi interventi conservativi d’urgenza Damaged wall paintings in the Upper Basilica, and emergency preservation work 45 Interventi di consolidamento dell’intonaco e “abbassamento ottico” dell’intonaco sulle decorazioni murali rimaste in situ 46 Consolidation work and “visual lowering” of the plaster on the paintings in situ Primi interventi sui frammenti recuperati dal crollo della volta con gli 8 Santi e S. Girolamo Initial work on fragments rescued from the collapsed vaulting with the eight Saints and St. Jerome 47 Operazioni di identificazione e riassemblaggio dei frammenti dell’arcone dei Santi (il primo ad essere ricomposto è stato S. Rufino) 48 Identifying and reassembling the fragments of the main arch with the Saints (the first to be reconstructed was St. Rufino) Gli 8 Santi dell’arcone ricomposti sulle gigantografie a grandezza reale The eight Saints on the main arch, reproduced full scale on the large photo panels 49 La reintegrazione delle lacune della decorazione murale della Cappella Mazzatosta a Viterbo (sec. XV) mediante “tratteggio” costituisce un esempio sempre attuale ma non adatto alla particolare situazione dei dipinti murali della Basilica 50 Reintegration of lacunae on wall paintings in the Mazzatosta Chapel, Viterbo (15th century), using the “tratteggio” method; a good example of current techniques but not suitable for the wall paintings in the Upper Basilica La vela di S. Girolamo dopo la ricostituzione del supporto murario e al momento della ricomposizione dei frammenti sulla gigantografia The St. Jerome r ib vault after reconstructing the masonry support, and at the time of reassembling the fragments on the photo panels 51 La vela di S. Girolamo prima e dopo la reintegrazione delle lacune mediante “abbassamento ottico” dell’intonaco The St. Jerome rib vault before and after reintegrating the lacunae by “visually lowering” the plaster 52 L’arcone dei Santi e la vela di S. Girolamo a restauro e ricollocazione effettuati The main arch with the Saints and the St. Jerome rib vault after restoration and repositioning 53 La vela di S. Matteo e la contigua vela stellata dal crollo alla ricollocazione dei frammenti della prima ed alla reintegrazione delle lacune mediante “abbassamento ottico” dell’intonaco 54 The St. Mathew rib vault and the star-studded vault, from the collapse to repositioning the fragments and reintegrating the lacunae by “visually lowering” the plaster La vela di S. Matteo e la contigua vela stellata dopo la ricollocazione The St. Mathew rib vault and the star-studded vault after repositioning 55 Riassemblaggio dei frammenti della vela di S. Matteo con l’aiuto del computer: prima su una copia a fresco della figura di S. Matteo e poi sui frammenti originali della vela 56 Reassembling the fragments of the St. Mathew rib vault with computer assistance: first, on a copy of the fresco St. Mathew, and then the original fragments of the vaulting Il costituendo “Museo dell’attività postsismica” conserverà, oltre ai frammenti non ricollocabili, anche tutte le informazioni e gli strumenti impiegati per l’attività di restauro The future “Museum of postearthquake activities” will contain not only the fragments which were not reassembled, but also all the information and the instruments used during restoration 57 Interventi dell’Istituto Centrale per il Restauro su opere diverse dai dipinti murali. Sulla destra il progetto, non realizzato, di una nuova bussola per la migliore protezione ambientale delle decorazioni murali 58 Work carried out by the Central Institute for Restoration on other items, apart from wall paintings. On the right, the project design (not carried out) for a new system to better protect the wall decorations Copertine dei Quaderni precedenti all’attuale (1998-2002) Covers of the previous Quaderni notebooks (1998-2002) Alcune delle più importanti pubblicazioni sugli interventi di restauro delle decorazioni murali Some of the most important publications dealing with restoration work on wall paintings Allievi diplomati (54° corso/2002): Giovanna Antonelli, Laura Bianchi, Stefano Canavacci, Andreina Castellano, Lidia Del Duca, Mariangela Santella Esecuzione controforme e pannelli di supporto Maurizio Berlini (esecuzione controforma), Antonio Iaccarino Idelson e Carlo Ferino (Equilibrarte s.r.l.) per i pannelli di supporto Borsisti: 2005 Aurore Ghiringhelli, Institut National du Patrimoine, Parigi (Francia) 2006 Barbara Obermayr, Accademia di Belle Arti, Vienna (Austria) Collaborazione all’elaborazione digitale Antonio Iaccarino Idelson Collaborazioni esterne Per la ricerca frammenti costolone: : Laura Bianchi, Laura Cacchi, Andreina Castellano, Carla Gianturco, Paolo Pastorello, Mariangela Santella, Dorotea Siconolfi Per selezione e assemblaggio frammenti vela stellata e vela di San Matteo ATI-Associazione temporanea d’impresa: TECNIRECO di Sergio Fusetti e Paolo Virilli, (ditta capofila) C.B.Art. Thomas Bohm; Cooperativa C.B.C.,Giovanna Martellotti; Paola Cinti; Carlo Giantomassi e Donatella Zari; REAS, Paolo Gessani; S.E.I. 1983, Gabriella De Monte; Dorotea Siconolfi Per il restauro della vela stellata e vela di San Matteo ATI-Associazione temporanea d’impresa: TECNIRECO di Sergio Fusetti e Paolo Virilli, (ditta capofila), C.B.C. di Giovanna Martellotti, Carlo Giantomassi e Donatella Zari, Collaboratori per il restauro Marco Berrettini, Laura Bianchi, Giuseppe Brazzini, Gianluca Brozzi, Fabio Busti, Lucia Caldironi, Cinzia Carletti, Silvia Cecchini, Camilla Cindig Larsen, Paola La Rosa, Elena Latini, Francesca Lunghetti, Paola Mancini, Annamaria Mantucci, Monica Medusa, Giorgia Menghinella, Elena Mercanti, Glenda Morena, Elena Ottaviani, Haydee Palanca, Sara Panzino, Marco Perla, Sabrina Salvatori, Silvia Tardini Collaborazione alla documentazione fotografica Antonio Quattrone, Firenze Ufficio Amministrativo Dirigente Antonio Gagliardo, ICR Ufficio Gare e Contratti Patrizia Anselmi, Antonia Nicoletti, ICR Ufficio Contabilità Speciale Bruna Pompili, Carla Bagliani, Amedeo Conti, Ileana Di Casimirri, ICR Ufficio Missioni Clara Mancinelli, Wanda Frappi, ICR Servizio automobilistico Giovanni Carelli,Luigi Rapanotti,Fabio Valentini, ICR Ufficio Stampa Donatella Cavezzali, ICR Roberto Begnini, Roma Sito web ICR Giancarlo Buzzanca, ICR Sponsorizzazione tecnica per la ricerca sulla ricostruzione virtuale Alberto Torsello, Sat Survey s.r.l., Venezia Andrea Carignano, Seac02 s.r.l., Torino Geomedia s.r.l., Treviso * Per tutte le figure istituzionali e professionali (interne ed esterne all’ICR) che hanno partecipato ai lavori per gli anni 1998-2002 si rimanda alla serie dei quaderni su “Il cantiere dell’utopia” pubblicati in calce a quest’ultimo quaderno che chiude la serie. MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI Dipartimento per la ricerca, l'innovazione e l'organizzazione a cura di/edited by Giuseppe Basile e P. Nicola Giandomenico Marzo/March 2006 SACRO CONVENTO DI SAN FRANCESCO IN ASSISI Piazza S. Francesco, 2 - 06082 ASSISI (PG) Tel. (075) 819001 - fax (075) 816187 Tipografia Metastasio - Assisi, tel. 075/8038359 ISTITUTO CENTRALE PER IL RESTAURO