Quali politiche pubbliche
per sostenere le
piccole aziende agricole familiari?
Avec le cofinancement de l’Union Européenne,
Direction générale de l’agriculture
et du développement rural
Quali politiche pubbliche
per sostenere le
piccole aziende agricole familiari?
L’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare, sancito sotto ­l’egida
delle Nazioni Unite nel 2014, ha evidenziato l’importanza delle
­piccole aziende agricole “per nutrire il mondo e l’Europa”.
Il 2014 ha visto anche l’introduzione della nuova PAC1, in c­ oincidenza
con l’elezione di un nuovo parlamento.
Un anno dopo, la nostra organizzazione ha l’occasione di ricordare
l’importanza delle piccole e medie aziende agricole in Europa per
l’economia, per l’ambiente e per la coesione sociale, e di analizzare
l’impatto della nuova PAC per proporre delle linee-guida ­politiche,
che possano favorire il futuro dei contadini e delle contadine, in
una situazione di grave crisi economica, sociale e difronte ad un
­cambiamento climatico sempre più veloce.
Quest’opuscolo sintetizza le analisi, i documenti e i dati provenienti
da diverse fonti, citate alla fine del documento.
Trova fondamento, inoltre, nelle nostre pratiche individuali e c­ ollettive:
sono presenti testimonianze di contadini e contadine di diversi paesi
europei, per dare un volto a ciò che troppo spesso viene presentato
solamente in cifre.
2
1 - Politica Agricola Comune.
1) Piccole aziende agricole, di cosa parliamo?
Nei Paesi dell’Europa occidentale, l’intenso processo di
m odernizzazione produttivista è stato avviato negli anni
­
’50, sulla base di un modello di business familiare a 2
Unità di Lavoro 2, utilizzando molti input 3 e intensificando la
­m eccanizzazione, in modo da lavorare più terra con meno
braccia. Ognuno ha dovuto adattarsi o sparire: ciò non ha
lasciato molte ­p ossibilità di scelta ai produttori più piccoli.
La Politica Agricola Comune degli anni ’60-’70, così come le
politiche nazionali, ha a­ ccompagnato questo processo.
Tuttavia, qualche decennio dopo, i numeri delle piccole
aziende contadine erano ancora molto rilevanti, grazie a
­d iverse strategie, tra le quali la pluriattività, la trasformazione
in azienda e dei sistemi efficienti per ridurre l’uso input.
Tra il 2004 e il 2007, l’allargamento dell’UE ha i­ntegrato
dei Paesi fortemente contadini, come la Romania o la
B ulgaria, raddoppiando il numero di contadini in Europa,
­
integrando ­n umerose strutture molto piccole basate anche
s ull’autoconsumo o semi-sussistenza. Nonostante ciò, le
­
­p olitiche agricole non sono cambiate, continuando a favorire
le grandi aziende, come ad esempio quelle molto grandi nate
dalle fattorie collettive dell’ex-blocco comunista.
Il concetto di “sostenibilità” fa la sua comparsa all’inizio
­d egli anni ’90 con le sue tre dimensioni: economica, sociale e
­a mbientale. E porta una nuova luce sull’agricoltura ­c ontadina,
che noi rivendichiamo: “i contadini sono degli uomini e ­d elle
donne, anche senza terra, che hanno una relazione diretta
con la terra e la natura tramite la produzione di alimenti e
di prodotti agricoli attraverso la lavorazione del terreno” 4.
L’agricoltura contadina s’inscrive in un territorio, predilige il
valore aggiunto alla quantità prodotta, la riproducibilità del
sistema piuttosto che la competitività.
Alla fine degli anni ’90, la parola “multifunzionalità” entra
2 - Unità di Lavoro, permette di calcolare la produttività fisica per ogni unità di manodopera.
3 - Prodotti che non si trovano nel suolo in natura e che vengono aggiunti al fine di migliorare il rendimento.
4 - “Successful stories from the Peasant Family Farming (PFF)” ( IPC – Report to FAO,
Rome – 2014)
3
nel vocabolario delle politiche agricole, riconoscendo che
l’agricoltura è molto più di un’attività economica. Tuttavia,
le piccole aziende agricole non vengono ancora pienamente
riconosciute.
Sotto il mandato dell’ultima Commissione Europea
[ Commissione Barroso 2/2009-2014], il Commissario
­
­a ll’­A gricoltura Dacian Ciolos ha indicato il termine “piccole
aziende agricole” nel progetto della nuova PAC. Nell’aprile
2012, è stata organizzata una grande conferenza che s­ tabiliva
chiaramente il legame tra piccole aziende agricole, filiera
­c orta e dinamismo dei territori.
Nel 2014, l’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare
ha contribuito a dare visibilità a questo sistema agricolo e le
conclusioni delle numerose consultazioni che si sono tenute
5
durante quest’anno sono molto illuminanti .
Se a livello internazionale e in molti Paesi l’agricoltura
­f amiliare è sinonimo di piccole aziende agricole, la s­ ituazione
è più ­
c omplessa in Europa, dove il 97% delle aziende è
­p osseduto da una sola persona e può essere censita sotto la
voce “aziende agricole familiari”, anche se a volte si tratta
6
di aziende di dimensioni molto grandi . Questa è la ragione
per cui ECVC preferisce non utilizzare questo termine, poiché
le logiche sono troppo diverse. Noi parliamo di agricoltura
­c ontadina.
Piccole e medie aziende agricole.
In Francia, 15 anni di rivendicazioni per un sostegno specifico alle piccole
aziende agricole.
Avendo costatato le continue discriminazioni e la debolezza dei
­redditi delle aziende più piccole, la Confédération Paysanne (il
­secondo sindacato agricolo francese) ha avviato un dibattito con il
Ministero per un sostegno specifico alle piccole aziende.
Il Consiglio Superiore di Orientamento dell’Agricoltura (CSO) ha
proposto, nel 2002, una definizione di piccola azienda agricola: “La
piccola azienda agricola ha un fatturato complessivo al netto delle
imposte (media triennale) inferiore a 45.000€ per un’Unità di ­Lavoro
Annua 7. (ULA); 56.230€ per 1,5 ULA; 67.500€ per 2 ULA (e così
via). Questo fatturato comprende solo gli aiuti del primo p­ ilastro
(media triennale) il cui importo è inferiore a 12.000€ per azienda”. Sulla base di questa definizione, le piccole aziende ­agricole
­rappresentavano un terzo delle aziende commerciali in Francia. (A
titolo di confronto, l’importo d’aiuto medio in Francia nel 2014 era
di 298 €/ha, ovvero di 22.689 € 8/anno/azienda).
Questa definizione dovrebbe essere riconosciuta da tutti e
­aggiornata.
Ad oggi, nessun aiuto è stato registrato.
La definizione delle piccole aziende agricole ha dei criteri diversi
come la superficie, il margine commerciale standard, espresso in
Unità di Sviluppo Economico (USE) o il fatturato.
La nozione di “piccole aziende” è variabile nel tempo e s’inscrive
in un contesto particolare. Se in Francia un’azienda agricola di
25-30 ettari è considerata come “piccola”, in Portogallo o in
­Italia, questa sarebbe già considerata come un’azienda di “­medie
dimensioni”: ecco perché termini diversi vengono utilizzati nel
testo.
4
5 - “L’agricoltura familiare: un dialogo verso un’agricoltura più sostenibile e resiliente in
Europa e nel mondo”
6 - Structures and dynamics of EU farms : changes, trends and policy relevance – EU
agricultural economics briefs n°9 october 2013 -European commission
7 - Unità di Lavoro Annuale: Unità di misura del lavoro umano fornito in ciascuna azienda.
8 - 2010, Rapporto ASP degli aiuti PAC pagati nel 2010.
5
Marie-Claire Leurgorry – Francia, Paesi Baschi.
2) Le piccole aziende sono la spina
Installata nella fattoria di famiglia dal 1995.
12 ettari di prati e 12 ettari di pascoli e brughiera. Alleva una mandria
di 18 vacche nutrici e pratica la transumanza. La produzione viene
venduta direttamente al consumatore. Membro del sindacato ELB (Euskal Herriko Laborarien Batasuna -ELB- Regione Basca, Francia).
dorsale dell’agricoltura europea
“La necessità di mantenere delle produzioni tradizionali ­( bovini
e ovini) è fondamentale nel nostro territorio. Si ­
t ratta di
­p roduzioni che occupano spazio e permettono di lottare ­c ontro
l’abbandono dei terreni e il bloccaggio dei paesaggi. SI tratta
tuttavia di produzioni esigenti in termini di mano d’opera e
­investimenti (attrezzature e edifici). Le piccole fattorie con le
loro strutture ristrette, sono direttamente sanzionate per non
dire assassinate dall’attuale politica agricola basata su degli
aiuti a superficie e UBG (Unità di bestiame grosso), allorché
devono sopportare delle spese di struttura, di funzionamento,
degli oneri sociali e fiscali proporzionalmente molto elevati”.
Nel 2010 era possibile contare 12 milioni di aziende agricole, 174 m
­ ilioni
di ettari di terre coltivabili, 25 milioni di persone coinvolte n
­ ella p
­ roduzione
9
­ aggiormente
agricola europea . L’agricoltura in Europa è praticata m
da piccole e piccolissime aziende. Il 69% delle aziende europee coltiva
meno di 5 ettari e solo il 2,7% possiede più di 100 ­ettari10. La superficie
media delle aziende agricole europee è di 14,2 ettari.
Si noti che la soglia di considerazione delle strutture agricole può
­influenzare molto le cifre: alcuni Paesi semplicemente non ­contabilizzano
per niente le imprese di meno di 5 ettari!
in europa :
2,7 %
degli agricoltori
possiede più di 100 ettari
97,3 % degli agricoltori
possiede meno di 100 ettari
Il 2,7% degli agricoltori ha più di 100 ha e dispone del 50% delle terre utilizzabili, tanto che
gli altri 97,3% (con meno di 100 ha) si divide il 50% rimanente (di cui il 69% su meno di 5 ha)
6
9 - Fonte: Eurostat 2010. Tavola codice: ef_kvaareg
10 - Fonte Eurostat: Agriculture holdings by size of holding, 2010. AgriPB 13
7
1
Sei buone ragioni per proteggere le piccole aziende agricole
LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE CREANO LAVORO.
Le piccole aziende forniscono l’essenziale dell’occupazione r­urale
nella quasi totalità degli Stati europei e sono riconosciute come
“­ammortizzatori sociali” nella crisi che stiamo vivendo.
Anche se molte aziende svolgono più attività per avere un reddito
migliore 11, è possibile notare che per tutte le classi di superficie (da
meno di 5 ha a più di 100 ha) almeno il 50% degli agricoltori non ha
altre fonti di reddito: ciò esprime l’estrema importanza dell’azienda
per la loro sopravvivenza.
Al contrario, migliaia di lavoratori migranti, stagionali e non, che
vengono sfruttati nei campi provengono da quelle piccole aziende
private di un reddito sufficiente.
2
LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE PERMETTONO L’INSEDIAMENTO DEI GIOVANI.
3
LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE CONSTRIBUISCONO ALLA SICUREZZA ALIMENTARE.
8
4
5
LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE FAVORISCONO LA BIODIVERSITÀ
6
LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE SONO UNA RICCHEZZA DELLA CULTURA EUROPEA
La produzione alimentare industriale, meccanizzata, per essere più
“competitiva”, fornisce poche opportunità d’impiego e necessita di
una forte capitalizzazione.
Al contrario, sono gli occupati nelle piccole e medie aziende ­agricole,
non delocalizzabili, che forniscono la base dell’attività ­economica e
sociale locale e costituiscono quindi la base del dinamismo dei t­ erritori.
Molti giovani urbani sono attratti dalla produzione agro-ecologica
nelle vicinanze delle città, una produzione che ha un senso per loro
e per la comunità.
A livello internazionale si stima che i circa 500 milioni di piccole
aziende contadine contribuiscono per oltre il 70% ­all’alimentazione.
In Europa, è difficile da capire quale parte dell’alimentazione p
­ roviene
dalle piccole aziende, in assenza di ricerca in questo campo, ma il
loro contributo è importante e innegabile dal punto di vista della
qualità: una fitta rete di piccole aziende agricole, dotata dei canali
commerciali giusti, permette un’alimentazione varia, fresca, migliore
per la salute, una sfida importante per l’Europa che conta più del
50% della popolazione in sovrappeso, di cui il 20% è obeso secondo
l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), senza considerare le
malattie legate all’alimentazione come le nuove allergie o il diabete.
Le filiere corte locali permettono di valorizzare meglio le produzioni
non calibrate, i consumatori rispettano più e gettano meno le buone
verdure di cui conoscono l’origine: ciò limita lo spreco.
11 - Structures and dynamics of EU farms : changes, trends and policy relevance – EU
agricultural economics briefs n°9 october 2013 -European commission-Tableau 1
LE PICCOLE ZIENDE AGRICOLE HANNO UNA GRANDE CAPACITÀ D’INNOVAZIONE.
Negli ultimi anni, sono le piccole aziende agricole, insieme ai
­consumatori urbani, che hanno portato le innovazioni più ricche nel
campo della produzione, della trasformazione e della d
­ istribuzione dei
prodotti. La difesa dell’agro-ecologia come motore della t­ ransizione
energetica e sociale verso la sovranità alimentare è una nuova t­ appa.
Inoltre, queste innovazioni sono state rapidamente ­
copiate dalle
strutture più grandi che vedono i loro redditi deteriorarsi a causa
della volatilità dei mercati.
Le grandi strutture sono il riflesso di una razionalità economica che
comporta sistemi di produzione standardizzati: animali selezionati
per una produttività massima all’aperto, scomparsa dei terreni da
pascolo, alimentazione a base di monocolture industriali ridotte a
due o tre specie, supplemento di mangimi a base di soia, ­importata
e principalmente OGM. Tutto il contrario delle piccole aziende dove
si possono allevare diverse razze e varietà e quindi praticare una
selezione contadina adattata alle condizioni locali. Sono le piccole
aziende agricole che generano e aumentano la biodiversità!
Questa biodiversità naturale è coltivata dai contadini e dalle
­contadine da millenni fino ai nostri giorni, è la base della ­diversità
dei nostri alimenti e dei nostri paesaggi, la fonte di delizie ­culinarie
e di una ricchezza da non dimenticare. È anche un modo più
­efficiente di organizzare la produzione agricola.
La gastronomia varia e ricca di ciascuna regione è intimamente
legata all’identità di un popolo. Quest’arte culinaria si è sviluppata
nel corso della storia basandosi sulle produzioni locali adattate e
fornite dalle piccole e medie aziende agricole. Immaginate la vita
quotidiana dei cittadini europei senza il formaggio ottenuto dal
latte crudo, senza i piatti tradizionali, senza i mercati contadini,
senza frutti locali, maturi e gustosi, condannati a mangiare gli
­stessi alimenti standardizzati dei supermercati che invadono tutti i
paesi d’Europa?
Le piccole aziende agricole sono una risposta alle aspettative dei
cittadini, che vogliono alimenti provenienti da una produzione
­locale, di qualità, prodotto di aziende a dimensione umana.
9
Fergal Anderson- Irlanda
12 ettari di cui 9 di bosco e 2,5 di verdure, venduti sotto forma di cesti.
“Bisogna tenere più in considerazione questo mestiere e ­ridinamizzare
l’agricoltura contadina come artigianato. C’è ­bisogno di strutture
pubbliche per sviluppare strutture resilienti e locali. Purtroppo il
nostro paese punta tutto sulle esportazioni. ­
Un’aberrazione se
si pensa che il settore della carne bovina in Europa è fortemente
­minacciato dal trattato commerciale che l’UE sta negoziando con
gli Stati Uniti (TAFTA) “ 3) 2014 – 2020 Nuova PAC
Poche opportunità per le piccole aziende agricole
La nuova PAC si presenta alla fine come un menu per gli Stati Membri
e le regioni, lasciando poca speranza alle piccole aziende agricole,
spesso in un rapporto di forza sfavorevole per imporre delle misure
che sianoloro favorevoli.
Il programma “piccole aziende agricole”, tentativo di rispondere alla
questione delle aziende piccolissime, in particolare in Europa dell’Est,
viene utilizzato alla fine per 15 Stati Membri, tra cui la Germania
e l’Italia: ciò mostra fino a che punto le piccole aziende agricole
sono una realtà europea. Sfortunatamente, gli importi versati sono
­insufficienti, in particolare per quanto riguardagli occupati che esse
rappresentano, e la misura non offre delle prospettive d’evoluzione
ai contadini che la sceglieranno.
Il pagamento redistributivo per i primi ettari, favorevole alle medie
aziende, è alla fine utilizzato solamente per 8 Stati Membri e, ­nella
maggior parte dei casi, va insieme all’assenza di meccanismo di
­riduzione dei pagamenti.
Diversi Stati Membri utilizzano al massimo la riduzione progressiva
degli aiuti oltre i 150.000 €, rimane da osservare se questo tetto sarà
legato a un migliore accesso agli aiuti per le piccole e medie aziende
agricole.
10
L’impatto del mantenimento del sostegno accoppiato che noi
­abbiamo sostenuto, è mitigato dall’introduzione delle quote minime
e dei rapporti di produttività che escludono i produttori più piccoli.
La definizione dell’agricoltore attivo e le superfici o l’importo d’aiuto
11
minimo necessario sono allo stesso modo delle cause di esclusione.
Gran parte del budget per lo sviluppo rurale è destinato ad ­investimenti
essenzialmente orientati alla meccanizzazione delle aziende agricole
e generalmente non adatti alla realtà delle piccole aziende.
Altri aspetti del regolamento costituiscono ostacoli insormontabili
per le piccole aziende agricole.
Da un punto di vista globale, la filosofia generale di questa PAC non
è cambiata. La politica agricola è messa al servizio della finanza: i
prodotti agricoli sono considerati una merce come le altre, ­prodotta
e commercializzata in tutto il mondo. La PAC, una politica sempre
meno comune, si riduce fondamentalmente ad un programma di
distribuzione degli aiuti pubblici.
La condizionalità degli aiuti si scontra con le pratiche ­dell’agricoltura
familiare ed il saper-fare dei contadini. Ad esempio, il requisito
d’identificazione elettronica dei piccoli ruminanti (ovini e caprini)
crea spese inutili, sproporzionate per dei greggi piccoli, spingendo
cosi i “piccoli” allevatori ad abbandonare il mestiere.
Dato che i sussidi sono legati al numero di ettari utilizzati, ­­­­
si
­concentrano sulle aziende agricole più grandi, per la maggior parte
delle quali questi aiuti non sono necessari. Al giorno d’oggi, l’80%
degli aiuti vanno al 20% degli agricoltori, e il 50% degli agricoltori
europei riceve meno di 500 euro all’anno12.
Questo meccanismo permette di ridurre il prezzo pagato per i
­prodotti, e le grandi strutture ne risultano nettamente ­avvantaggiate
e vengono incoraggiate a ingrandirsi ancora, comprando nuove
terre nel vicinato o in altri Paesi.
Maria Paola – Italia, Piemonte
Rileva l’azienda agricola di famiglia: api, vigneto, nocciole, ­orticultura.
5 ettari coltivabili e 5 ettari di bosco. Ha montato un progetto di
agriturismo, per il quale ha fatto domanda per degli aiuti europei.
“Avevo preparato una stanza con
piastrelle, lavello, e finestre con
­
zanzariere. Ho chiesto il parere
­
dell’autorità ­
­
sanitaria competente e
mi sono sentita dire che molte ­altre
cose erano necessarie: un progetto
firmato da un geometra, piastrelle
sulle pareti fino a 2 metri, p
­ ermessi
di scarico, analisi dell’acqua (..) due
volte l’anno – il c­ osto di ogni a­ nalisi é
di 600 €. Gli obblighi che ci ­vengono
per poter beneficiare del s­ostegno
dell’UE
fragilizzano
le
­
piccole
aziende agricole, bloccando il nostro
­sviluppo e ci condannano in agonia”.
12
Deregolamentando sempre di più, l’Europa sta organizzando la
propria incapacità ad intervenire sulla volatilità dei prezzi e ­sulle
crisi di molti settori. La nuova PAC continua ad incoraggiare la
liberalizzazione, l’industrializzazione e la concentrazione delle
­
­produzioni, e con queste inevitabilmente anche la distruzione delle
piccole aziende familiari, e di migliaia di posti di lavoro in tutta
Europa.
Ciò è chiaramente in contraddizione con l’intento dichiarato di
­favorire “tutti i tipi d’agricoltura” in Europa.
12 - http://www.pouruneautrepac.eu/pac-2013/notre-vision/guide-pac/
13
4) ECVC porta avanti p­ roposte p­ olitiche
António Valente – Portogallo
Installato nella fattoria di
­famiglia.
Produzione: mandria di 40
vacche da latte e 20 giovani
bovini.
Bloccato nel suo sviluppo
dall’espansione della zona
urbana, è preoccupato per
il futuro della sua azienda
­agricola.
“A causa della riforma della PAC, ho perso una parte del
­sussidio che ricevo, come i diritti speciali, di 3.500 € ­(diritti
derivanti ­dall’allevamento di bestiame indipendentemente d
­ alla
superficie). In Portogallo, i sussidi sono distribuiti in modo
­
­molto iniquo! Per quanto riguarda la fine delle quote, penso
che sarà un ­disastro per i piccoli e medi produttori, aprendo la
­prospettiva di un crollo dei prezzi e di un’importazione ­m aggiore
di latte straniero in Portogallo. In realtà, si dice giacché i prezzi
­diminuiranno di 2 ct all’inizio dell’estate. E’ indispensabile che
l’Europa i­ntroduca dei meccanismi che garantiscano dei prezzi
per il latte r­ emunerativi”.
In 24 anni (1990-2014), il Portogallo è passato da
80 000 produttori di latte a 6300.
14
c­oncrete e s­ostenibili da a­ttuare per
preservare e s­viluppare le piccole
aziende agricole
A seguito delle conclusioni unanimi dell’Anno Internazionale
­dell’agricoltura familiare, è giunto il momento di attuare le politiche e le
misure che consentano loro di svilupparsi al meglio:
Installazione dei giovani: è indispensabile adottare misure
forti per garantire il rinnovamento della popolazione rurale.
La popolazione rurale in Europa sta invecchiando e lo stesso vale per
la popolazione agricola. Nel 2007, oltre il 34% degli agricoltori aveva
più di 65 anni, e solo il 6% ne aveva meno di 35 13!
Intere regioni si spopolano, e il rinnovamento della popolazione
­rurale è una questione vitale.
Bisogna rendere questo mestiere attraente, garantendo un r­eddito
decente e delle prospettive positive a breve e lungo termine. Molti
giovani cittadini, uomini e donne, sono attratti dalla vita e dal
­lavoro nelle aziende contadine E necessario stabilire misure forti di
­accompagnamento e sostenere gli enti e le associazioni che lavorano
in questo senso. La domanda crescente di prodotti alimentari locali
di qualità, dimostra che ci sono opportunità in questo settore e che
può generare occupazione. Per questo si dovrebbero dare risposte
specifiche e prioritarie per quanto riguarda l’accesso alla terra, il
credito e la formazione.
Accesso alla terra e preservazione dei terreni arabili
Allo stato attuale, la questione della terra non rientra nel quadro
dei trattati europei, ma l’artificializzazione delle terre e l’acquisizione
dell’uso di terreni da parte di grandi imprese a scapito delle ­famiglie
di agricoltori, stanno creando preoccupazioni crescenti in quasi ­tutti
i paesi dell’UE. ECVC. e altre ONG che lavorano alla p
­ romozione
di una direttiva sulla terra che preservi il fondiario agricolo dalla
­speculazione finanziaria, dall’artificializzazione e che dia il primato al
diritto d’uso agricolo sul diritto di proprietà.
13 - Eurostat, Farm structure survey, 2003-2007
15
Circuiti corti e economie locali
Levente Hajdu – Romania, Transilvania
Installato nel 2000.Membro di Eco Ruralis, organizzazione di
­agricoltori biologici e tradizionali.
5.5 ettari di terreno coltivabile e 1 ha di pascoli. Lavoro in famiglia,
con la moglie, la figlia e la nonna. Produzione: ortaggi, frutta, miele
e pollame.
“La mia grande preoccupazione riguarda l’uso del territorio che
ci ­circonda. Sempre più terreno è acquistato da una manciata di
aziende che approfittano del pensionamento di quei contadini che
non ­riescono a tramandare le loro aziende ai più giovani visto lo
­scarso sostegno dei progetti d’installazione. Per coloro che r­ imangono
­l’accesso alla terra sta diventando sempre più difficile poiché troppo
costoso. I contadini rumeni sono la grande forza di questo paese ed
è un settore che crea impiego e un dinamismo economico locale. Le
politiche devono partire da questi contadini e farne la base di una
filiera di approvvigionamento solida in un’economia rurale ­dinamica.
Le politiche che puntano a eludere i contadini e renderli obsoleti
dovrebbero essere sostituite da politiche che li mettano al centro
dell’azione”.
16
Sono necessarie politiche specifiche per consentire l’accesso a un cibo
sano e di qualità per tutti i cittadini europei, compresi i più ­poveri. I
circuiti corti permettono di preservare e rafforzare le aziende agricole
familiari, la varietà e la qualità dell’alimentazione, e il ­dinamismo
delle zone rurali.
Devono essere elaborate e attuate norme specifiche adatte alla ­piccola
produzione, alla trasformazione ed ai circuiti corti. Norme e standard
sono concepiti da e per l’agroindustria e le grandi aziende industriali
e implicano oneri e costi inutili per delle unità più p
­ iccole, in cui il
­produttore segue l’intero processo del prodotto. Anche gli a­ cquisti
locali presso i piccoli agricoltori dovrebbero essere ­
incoraggiati
­attraverso appalti pubblici.
Nei diversi programmi (in particolare per lo sviluppo rurale) gli
­investimenti devono essere orientati verso dei sistemi agricoli locali e
sostenibili.
Catene alimentari: garantire pratiche leali
Lottare contro le cattive pratiche non basta per garantire un ­futuro
sostenibile. In un contesto di globalizzazione, la perdita degli s­ trumenti
di regolazione del mercato senza l’apporto di ­cambiamenti s­trutturali
compensativi ha messo un anello della catena in una posizione
­
­sfavorevole: gli agricoltori. Pertanto, bisogna innanzitutto g
­ arantire il
­futuro ­dell’anello più debole e attuare delle misure che ­consentano ai
­produttori di b
­ ilanciare i prezzi ricevutie i costi effettivi. Una c­ omunicazione
su questi costi è essenziale affinché i consumatori possano comprendere
il valore dei prodotti. Questi due elementi sono fondamentali.
Le pratiche commerciali sleali devono essere eliminate perché generano
costi inutili, rappresentano una minaccia per la redditività delle piccole
aziende e falsano la concorrenza. Queste non portano alcun ­vantaggio
al consumatore e implicano dei costi per gli operatori. È necessario un
regolamento obbligatorio e un approccio giuridico unico, comune a
­tutta l’Unione europea, che vieti le pratiche abusive.
17
Sementi contadine:
una questione di biodiversità e di diritti degli agricoltori
ECVC chiede ai Rappresentanti politici
Europei di mostrarsi coerenti e i­nnovatori,
­
abbandonando le politiche inique che
­
emarginano oltre 50 milioni di europei
­
­depauperati.
In un contesto di cambiamenti climatici
­sempre più presenti, in cui l­ ’industrializzazione
dell’agricoltura viene individuata come una
delle principali cause di questi disequilibri,
sono necessari e noi dobbiamo sostenere e
sviluppare sistemi agricoli poco dispendiosi
in termini energetici, rispettosi dell’ambiente
e della vita umana.
Riconoscere i diritti delle contadine e dei contadini.
La transizione energetica deve basarsi
sulla giustizia sociale e il rifiuto della
­finanziarizzazione della natura.
Lo sviluppo del sistema di proprietà intellettuale e la sua a­ pplicazione
crescente alle sementi - tra cui la Convenzione UPOV91 per la
protezione dell’innovazione varietale vegetale e ­
­
soprattutto il
­sistema dei brevetti che ora la UE vuole estendere anche a s­ ementi
NON OGM- minaccia le possibilità delle c­ ontadine e dei c­ ontadini
­d’utilizzare, sviluppare, riutilizzare, fare scorte, s­cambiare, dare e
vendere i loro semi e mette così direttamente a rischio le p
­ iccole
aziende agricole. Il catalogo ufficiale riservato alle ­
sementi
industriali standardizzate non deve essere imposto alle sementi
­
contadine perché ne vieterebbe la circolazione tra i ­contadini stessi
e rappresenta una vera minaccia per i sistemi sementirei c­ ontadini
“informali”. Il ritiro del progetto del nuovo regolamento semi
“­better r­ egulation” non deve ridurre la mobilitazione contro i d
­ iritti
di ­proprietà ­intellettuale sulle sementi e in favore di nuove reali
­aperture per l’autonomia sementiera dellagricoltura contadina e la
biodiversità.
Alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, è iniziato
il lavoro per ottenere una “dichiarazione internazionale dei diritti
dei contadini e altre persone che lavorano nelle zone rurali”, che
garantirebbe alle popolazioni rurali discriminate un accesso alla
terra, alle sementi tradizionali, all’istruzione, all’informazione, ai
mercati e proteggerebbe il diritto di produrre, per consentire ai
contadini di continuare a nutrire la popolazione, in particolare
contro l’egemonia del sistema agro-industriale. E’ indispensabile
che le istituzioni europee sostengano questo processo.
18
Dobbiamo sostenere e sviluppare le
­piccole aziende agricole!
Bibliografia non citata nel testo:
1- IYFF Global dialogue FAO report
2-Relazione finale “Seminario piccole aziende agricole-­
Innovazione” ECVC 29 ottobre 2014
3- Riconoscimento, mantenimento e sostegno di piccole aziende
agricole - l’utilità pubblica di un’agricoltura strutturalmente
­danneggiata - ELB 2010 Francia
14 - 84 millions d’européens sous le seuil de pauvreté selon l’institut d’Eurostat 2011
19
Il Coordinamento Europeo Via Campesina (ECVC) è
­ n’organizzazione europea contadina che riunisce 26 organizzazioni di
u
piccoli e medi agricoltori, lavoratori agricoli e giovani rurali in 17 paesi
europei. Fa parte del movimento internazionale Via Campesina, l’unica
­organizzazione che difende quotidianamente l’agricoltura familiare, con
170 organizzazioni che rappresentano 200 milioni di piccoli agricoltori
provenienti da 80 paesi.
ECVC è stato costituito nel 2008 a seguito del Coordinamento Contadino
Europeo (CPE – creato nel 1986).
ECVC è riconosciuto dalle istituzioni europee e dalle agenzie i­nternazionali
come la FAO in quanto organizzazione rappresentativa dei soggetti
­interessati, e partecipa ai Gruppi di Dialogo Civile dell’UE (Civil Dialogue
Groups, ex Gruppi Consultivi) e varie udienze ufficiali.
European Coordination Via Campesina - ECVC
Rue de la Sablonière 18
1000 Bruxelles
+32 2 217 31 12
www.eurovia.org
Questo opuscolo vi è stato presentato da ECVC, la Confédération Paysanne
e Envie de paysans!
Coordinazione: ECVC , la Confédération Paysanne e Envie de paysans!
Grafica: Simon Thibert
Foto: ECVC
Aprile 2015 / Non gettare sulla via pubblica
Avec le cofinancement de l’Union Européenne,
Direction générale de l’agriculture
et du développement rural
Un’iniziativa co-finanziata dalla Direzione generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo ­Rurale
della Commissione europea. “Nuova PAC, nuovi orizzonti”, 2014-00.116. Il contenuto di
questo documento è responsabilità esclusiva del ECVC, di Confédération Paysanne e la
­Commissione europea non è responsabile dell’uso che ne verrà fatto.
Scarica

Quali politiche pubbliche per sostenere le