Quali politiche pubbliche per sostenere le piccole aziende agricole familiari? Avec le cofinancement de l’Union Européenne, Direction générale de l’agriculture et du développement rural Quali politiche pubbliche per sostenere le piccole aziende agricole familiari? L’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare, sancito sotto l’egida delle Nazioni Unite nel 2014, ha evidenziato l’importanza delle piccole aziende agricole “per nutrire il mondo e l’Europa”. Il 2014 ha visto anche l’introduzione della nuova PAC1, in c oincidenza con l’elezione di un nuovo parlamento. Un anno dopo, la nostra organizzazione ha l’occasione di ricordare l’importanza delle piccole e medie aziende agricole in Europa per l’economia, per l’ambiente e per la coesione sociale, e di analizzare l’impatto della nuova PAC per proporre delle linee-guida politiche, che possano favorire il futuro dei contadini e delle contadine, in una situazione di grave crisi economica, sociale e difronte ad un cambiamento climatico sempre più veloce. Quest’opuscolo sintetizza le analisi, i documenti e i dati provenienti da diverse fonti, citate alla fine del documento. Trova fondamento, inoltre, nelle nostre pratiche individuali e c ollettive: sono presenti testimonianze di contadini e contadine di diversi paesi europei, per dare un volto a ciò che troppo spesso viene presentato solamente in cifre. 2 1 - Politica Agricola Comune. 1) Piccole aziende agricole, di cosa parliamo? Nei Paesi dell’Europa occidentale, l’intenso processo di m odernizzazione produttivista è stato avviato negli anni ’50, sulla base di un modello di business familiare a 2 Unità di Lavoro 2, utilizzando molti input 3 e intensificando la m eccanizzazione, in modo da lavorare più terra con meno braccia. Ognuno ha dovuto adattarsi o sparire: ciò non ha lasciato molte p ossibilità di scelta ai produttori più piccoli. La Politica Agricola Comune degli anni ’60-’70, così come le politiche nazionali, ha a ccompagnato questo processo. Tuttavia, qualche decennio dopo, i numeri delle piccole aziende contadine erano ancora molto rilevanti, grazie a d iverse strategie, tra le quali la pluriattività, la trasformazione in azienda e dei sistemi efficienti per ridurre l’uso input. Tra il 2004 e il 2007, l’allargamento dell’UE ha integrato dei Paesi fortemente contadini, come la Romania o la B ulgaria, raddoppiando il numero di contadini in Europa, integrando n umerose strutture molto piccole basate anche s ull’autoconsumo o semi-sussistenza. Nonostante ciò, le p olitiche agricole non sono cambiate, continuando a favorire le grandi aziende, come ad esempio quelle molto grandi nate dalle fattorie collettive dell’ex-blocco comunista. Il concetto di “sostenibilità” fa la sua comparsa all’inizio d egli anni ’90 con le sue tre dimensioni: economica, sociale e a mbientale. E porta una nuova luce sull’agricoltura c ontadina, che noi rivendichiamo: “i contadini sono degli uomini e d elle donne, anche senza terra, che hanno una relazione diretta con la terra e la natura tramite la produzione di alimenti e di prodotti agricoli attraverso la lavorazione del terreno” 4. L’agricoltura contadina s’inscrive in un territorio, predilige il valore aggiunto alla quantità prodotta, la riproducibilità del sistema piuttosto che la competitività. Alla fine degli anni ’90, la parola “multifunzionalità” entra 2 - Unità di Lavoro, permette di calcolare la produttività fisica per ogni unità di manodopera. 3 - Prodotti che non si trovano nel suolo in natura e che vengono aggiunti al fine di migliorare il rendimento. 4 - “Successful stories from the Peasant Family Farming (PFF)” ( IPC – Report to FAO, Rome – 2014) 3 nel vocabolario delle politiche agricole, riconoscendo che l’agricoltura è molto più di un’attività economica. Tuttavia, le piccole aziende agricole non vengono ancora pienamente riconosciute. Sotto il mandato dell’ultima Commissione Europea [ Commissione Barroso 2/2009-2014], il Commissario a ll’A gricoltura Dacian Ciolos ha indicato il termine “piccole aziende agricole” nel progetto della nuova PAC. Nell’aprile 2012, è stata organizzata una grande conferenza che s tabiliva chiaramente il legame tra piccole aziende agricole, filiera c orta e dinamismo dei territori. Nel 2014, l’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare ha contribuito a dare visibilità a questo sistema agricolo e le conclusioni delle numerose consultazioni che si sono tenute 5 durante quest’anno sono molto illuminanti . Se a livello internazionale e in molti Paesi l’agricoltura f amiliare è sinonimo di piccole aziende agricole, la s ituazione è più c omplessa in Europa, dove il 97% delle aziende è p osseduto da una sola persona e può essere censita sotto la voce “aziende agricole familiari”, anche se a volte si tratta 6 di aziende di dimensioni molto grandi . Questa è la ragione per cui ECVC preferisce non utilizzare questo termine, poiché le logiche sono troppo diverse. Noi parliamo di agricoltura c ontadina. Piccole e medie aziende agricole. In Francia, 15 anni di rivendicazioni per un sostegno specifico alle piccole aziende agricole. Avendo costatato le continue discriminazioni e la debolezza dei redditi delle aziende più piccole, la Confédération Paysanne (il secondo sindacato agricolo francese) ha avviato un dibattito con il Ministero per un sostegno specifico alle piccole aziende. Il Consiglio Superiore di Orientamento dell’Agricoltura (CSO) ha proposto, nel 2002, una definizione di piccola azienda agricola: “La piccola azienda agricola ha un fatturato complessivo al netto delle imposte (media triennale) inferiore a 45.000€ per un’Unità di Lavoro Annua 7. (ULA); 56.230€ per 1,5 ULA; 67.500€ per 2 ULA (e così via). Questo fatturato comprende solo gli aiuti del primo p ilastro (media triennale) il cui importo è inferiore a 12.000€ per azienda”. Sulla base di questa definizione, le piccole aziende agricole rappresentavano un terzo delle aziende commerciali in Francia. (A titolo di confronto, l’importo d’aiuto medio in Francia nel 2014 era di 298 €/ha, ovvero di 22.689 € 8/anno/azienda). Questa definizione dovrebbe essere riconosciuta da tutti e aggiornata. Ad oggi, nessun aiuto è stato registrato. La definizione delle piccole aziende agricole ha dei criteri diversi come la superficie, il margine commerciale standard, espresso in Unità di Sviluppo Economico (USE) o il fatturato. La nozione di “piccole aziende” è variabile nel tempo e s’inscrive in un contesto particolare. Se in Francia un’azienda agricola di 25-30 ettari è considerata come “piccola”, in Portogallo o in Italia, questa sarebbe già considerata come un’azienda di “medie dimensioni”: ecco perché termini diversi vengono utilizzati nel testo. 4 5 - “L’agricoltura familiare: un dialogo verso un’agricoltura più sostenibile e resiliente in Europa e nel mondo” 6 - Structures and dynamics of EU farms : changes, trends and policy relevance – EU agricultural economics briefs n°9 october 2013 -European commission 7 - Unità di Lavoro Annuale: Unità di misura del lavoro umano fornito in ciascuna azienda. 8 - 2010, Rapporto ASP degli aiuti PAC pagati nel 2010. 5 Marie-Claire Leurgorry – Francia, Paesi Baschi. 2) Le piccole aziende sono la spina Installata nella fattoria di famiglia dal 1995. 12 ettari di prati e 12 ettari di pascoli e brughiera. Alleva una mandria di 18 vacche nutrici e pratica la transumanza. La produzione viene venduta direttamente al consumatore. Membro del sindacato ELB (Euskal Herriko Laborarien Batasuna -ELB- Regione Basca, Francia). dorsale dell’agricoltura europea “La necessità di mantenere delle produzioni tradizionali ( bovini e ovini) è fondamentale nel nostro territorio. Si t ratta di p roduzioni che occupano spazio e permettono di lottare c ontro l’abbandono dei terreni e il bloccaggio dei paesaggi. SI tratta tuttavia di produzioni esigenti in termini di mano d’opera e investimenti (attrezzature e edifici). Le piccole fattorie con le loro strutture ristrette, sono direttamente sanzionate per non dire assassinate dall’attuale politica agricola basata su degli aiuti a superficie e UBG (Unità di bestiame grosso), allorché devono sopportare delle spese di struttura, di funzionamento, degli oneri sociali e fiscali proporzionalmente molto elevati”. Nel 2010 era possibile contare 12 milioni di aziende agricole, 174 m ilioni di ettari di terre coltivabili, 25 milioni di persone coinvolte n ella p roduzione 9 aggiormente agricola europea . L’agricoltura in Europa è praticata m da piccole e piccolissime aziende. Il 69% delle aziende europee coltiva meno di 5 ettari e solo il 2,7% possiede più di 100 ettari10. La superficie media delle aziende agricole europee è di 14,2 ettari. Si noti che la soglia di considerazione delle strutture agricole può influenzare molto le cifre: alcuni Paesi semplicemente non contabilizzano per niente le imprese di meno di 5 ettari! in europa : 2,7 % degli agricoltori possiede più di 100 ettari 97,3 % degli agricoltori possiede meno di 100 ettari Il 2,7% degli agricoltori ha più di 100 ha e dispone del 50% delle terre utilizzabili, tanto che gli altri 97,3% (con meno di 100 ha) si divide il 50% rimanente (di cui il 69% su meno di 5 ha) 6 9 - Fonte: Eurostat 2010. Tavola codice: ef_kvaareg 10 - Fonte Eurostat: Agriculture holdings by size of holding, 2010. AgriPB 13 7 1 Sei buone ragioni per proteggere le piccole aziende agricole LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE CREANO LAVORO. Le piccole aziende forniscono l’essenziale dell’occupazione rurale nella quasi totalità degli Stati europei e sono riconosciute come “ammortizzatori sociali” nella crisi che stiamo vivendo. Anche se molte aziende svolgono più attività per avere un reddito migliore 11, è possibile notare che per tutte le classi di superficie (da meno di 5 ha a più di 100 ha) almeno il 50% degli agricoltori non ha altre fonti di reddito: ciò esprime l’estrema importanza dell’azienda per la loro sopravvivenza. Al contrario, migliaia di lavoratori migranti, stagionali e non, che vengono sfruttati nei campi provengono da quelle piccole aziende private di un reddito sufficiente. 2 LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE PERMETTONO L’INSEDIAMENTO DEI GIOVANI. 3 LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE CONSTRIBUISCONO ALLA SICUREZZA ALIMENTARE. 8 4 5 LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE FAVORISCONO LA BIODIVERSITÀ 6 LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE SONO UNA RICCHEZZA DELLA CULTURA EUROPEA La produzione alimentare industriale, meccanizzata, per essere più “competitiva”, fornisce poche opportunità d’impiego e necessita di una forte capitalizzazione. Al contrario, sono gli occupati nelle piccole e medie aziende agricole, non delocalizzabili, che forniscono la base dell’attività economica e sociale locale e costituiscono quindi la base del dinamismo dei t erritori. Molti giovani urbani sono attratti dalla produzione agro-ecologica nelle vicinanze delle città, una produzione che ha un senso per loro e per la comunità. A livello internazionale si stima che i circa 500 milioni di piccole aziende contadine contribuiscono per oltre il 70% all’alimentazione. In Europa, è difficile da capire quale parte dell’alimentazione p roviene dalle piccole aziende, in assenza di ricerca in questo campo, ma il loro contributo è importante e innegabile dal punto di vista della qualità: una fitta rete di piccole aziende agricole, dotata dei canali commerciali giusti, permette un’alimentazione varia, fresca, migliore per la salute, una sfida importante per l’Europa che conta più del 50% della popolazione in sovrappeso, di cui il 20% è obeso secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), senza considerare le malattie legate all’alimentazione come le nuove allergie o il diabete. Le filiere corte locali permettono di valorizzare meglio le produzioni non calibrate, i consumatori rispettano più e gettano meno le buone verdure di cui conoscono l’origine: ciò limita lo spreco. 11 - Structures and dynamics of EU farms : changes, trends and policy relevance – EU agricultural economics briefs n°9 october 2013 -European commission-Tableau 1 LE PICCOLE ZIENDE AGRICOLE HANNO UNA GRANDE CAPACITÀ D’INNOVAZIONE. Negli ultimi anni, sono le piccole aziende agricole, insieme ai consumatori urbani, che hanno portato le innovazioni più ricche nel campo della produzione, della trasformazione e della d istribuzione dei prodotti. La difesa dell’agro-ecologia come motore della t ransizione energetica e sociale verso la sovranità alimentare è una nuova t appa. Inoltre, queste innovazioni sono state rapidamente copiate dalle strutture più grandi che vedono i loro redditi deteriorarsi a causa della volatilità dei mercati. Le grandi strutture sono il riflesso di una razionalità economica che comporta sistemi di produzione standardizzati: animali selezionati per una produttività massima all’aperto, scomparsa dei terreni da pascolo, alimentazione a base di monocolture industriali ridotte a due o tre specie, supplemento di mangimi a base di soia, importata e principalmente OGM. Tutto il contrario delle piccole aziende dove si possono allevare diverse razze e varietà e quindi praticare una selezione contadina adattata alle condizioni locali. Sono le piccole aziende agricole che generano e aumentano la biodiversità! Questa biodiversità naturale è coltivata dai contadini e dalle contadine da millenni fino ai nostri giorni, è la base della diversità dei nostri alimenti e dei nostri paesaggi, la fonte di delizie culinarie e di una ricchezza da non dimenticare. È anche un modo più efficiente di organizzare la produzione agricola. La gastronomia varia e ricca di ciascuna regione è intimamente legata all’identità di un popolo. Quest’arte culinaria si è sviluppata nel corso della storia basandosi sulle produzioni locali adattate e fornite dalle piccole e medie aziende agricole. Immaginate la vita quotidiana dei cittadini europei senza il formaggio ottenuto dal latte crudo, senza i piatti tradizionali, senza i mercati contadini, senza frutti locali, maturi e gustosi, condannati a mangiare gli stessi alimenti standardizzati dei supermercati che invadono tutti i paesi d’Europa? Le piccole aziende agricole sono una risposta alle aspettative dei cittadini, che vogliono alimenti provenienti da una produzione locale, di qualità, prodotto di aziende a dimensione umana. 9 Fergal Anderson- Irlanda 12 ettari di cui 9 di bosco e 2,5 di verdure, venduti sotto forma di cesti. “Bisogna tenere più in considerazione questo mestiere e ridinamizzare l’agricoltura contadina come artigianato. C’è bisogno di strutture pubbliche per sviluppare strutture resilienti e locali. Purtroppo il nostro paese punta tutto sulle esportazioni. Un’aberrazione se si pensa che il settore della carne bovina in Europa è fortemente minacciato dal trattato commerciale che l’UE sta negoziando con gli Stati Uniti (TAFTA) “ 3) 2014 – 2020 Nuova PAC Poche opportunità per le piccole aziende agricole La nuova PAC si presenta alla fine come un menu per gli Stati Membri e le regioni, lasciando poca speranza alle piccole aziende agricole, spesso in un rapporto di forza sfavorevole per imporre delle misure che sianoloro favorevoli. Il programma “piccole aziende agricole”, tentativo di rispondere alla questione delle aziende piccolissime, in particolare in Europa dell’Est, viene utilizzato alla fine per 15 Stati Membri, tra cui la Germania e l’Italia: ciò mostra fino a che punto le piccole aziende agricole sono una realtà europea. Sfortunatamente, gli importi versati sono insufficienti, in particolare per quanto riguardagli occupati che esse rappresentano, e la misura non offre delle prospettive d’evoluzione ai contadini che la sceglieranno. Il pagamento redistributivo per i primi ettari, favorevole alle medie aziende, è alla fine utilizzato solamente per 8 Stati Membri e, nella maggior parte dei casi, va insieme all’assenza di meccanismo di riduzione dei pagamenti. Diversi Stati Membri utilizzano al massimo la riduzione progressiva degli aiuti oltre i 150.000 €, rimane da osservare se questo tetto sarà legato a un migliore accesso agli aiuti per le piccole e medie aziende agricole. 10 L’impatto del mantenimento del sostegno accoppiato che noi abbiamo sostenuto, è mitigato dall’introduzione delle quote minime e dei rapporti di produttività che escludono i produttori più piccoli. La definizione dell’agricoltore attivo e le superfici o l’importo d’aiuto 11 minimo necessario sono allo stesso modo delle cause di esclusione. Gran parte del budget per lo sviluppo rurale è destinato ad investimenti essenzialmente orientati alla meccanizzazione delle aziende agricole e generalmente non adatti alla realtà delle piccole aziende. Altri aspetti del regolamento costituiscono ostacoli insormontabili per le piccole aziende agricole. Da un punto di vista globale, la filosofia generale di questa PAC non è cambiata. La politica agricola è messa al servizio della finanza: i prodotti agricoli sono considerati una merce come le altre, prodotta e commercializzata in tutto il mondo. La PAC, una politica sempre meno comune, si riduce fondamentalmente ad un programma di distribuzione degli aiuti pubblici. La condizionalità degli aiuti si scontra con le pratiche dell’agricoltura familiare ed il saper-fare dei contadini. Ad esempio, il requisito d’identificazione elettronica dei piccoli ruminanti (ovini e caprini) crea spese inutili, sproporzionate per dei greggi piccoli, spingendo cosi i “piccoli” allevatori ad abbandonare il mestiere. Dato che i sussidi sono legati al numero di ettari utilizzati, si concentrano sulle aziende agricole più grandi, per la maggior parte delle quali questi aiuti non sono necessari. Al giorno d’oggi, l’80% degli aiuti vanno al 20% degli agricoltori, e il 50% degli agricoltori europei riceve meno di 500 euro all’anno12. Questo meccanismo permette di ridurre il prezzo pagato per i prodotti, e le grandi strutture ne risultano nettamente avvantaggiate e vengono incoraggiate a ingrandirsi ancora, comprando nuove terre nel vicinato o in altri Paesi. Maria Paola – Italia, Piemonte Rileva l’azienda agricola di famiglia: api, vigneto, nocciole, orticultura. 5 ettari coltivabili e 5 ettari di bosco. Ha montato un progetto di agriturismo, per il quale ha fatto domanda per degli aiuti europei. “Avevo preparato una stanza con piastrelle, lavello, e finestre con zanzariere. Ho chiesto il parere dell’autorità sanitaria competente e mi sono sentita dire che molte altre cose erano necessarie: un progetto firmato da un geometra, piastrelle sulle pareti fino a 2 metri, p ermessi di scarico, analisi dell’acqua (..) due volte l’anno – il c osto di ogni a nalisi é di 600 €. Gli obblighi che ci vengono per poter beneficiare del sostegno dell’UE fragilizzano le piccole aziende agricole, bloccando il nostro sviluppo e ci condannano in agonia”. 12 Deregolamentando sempre di più, l’Europa sta organizzando la propria incapacità ad intervenire sulla volatilità dei prezzi e sulle crisi di molti settori. La nuova PAC continua ad incoraggiare la liberalizzazione, l’industrializzazione e la concentrazione delle produzioni, e con queste inevitabilmente anche la distruzione delle piccole aziende familiari, e di migliaia di posti di lavoro in tutta Europa. Ciò è chiaramente in contraddizione con l’intento dichiarato di favorire “tutti i tipi d’agricoltura” in Europa. 12 - http://www.pouruneautrepac.eu/pac-2013/notre-vision/guide-pac/ 13 4) ECVC porta avanti p roposte p olitiche António Valente – Portogallo Installato nella fattoria di famiglia. Produzione: mandria di 40 vacche da latte e 20 giovani bovini. Bloccato nel suo sviluppo dall’espansione della zona urbana, è preoccupato per il futuro della sua azienda agricola. “A causa della riforma della PAC, ho perso una parte del sussidio che ricevo, come i diritti speciali, di 3.500 € (diritti derivanti dall’allevamento di bestiame indipendentemente d alla superficie). In Portogallo, i sussidi sono distribuiti in modo molto iniquo! Per quanto riguarda la fine delle quote, penso che sarà un disastro per i piccoli e medi produttori, aprendo la prospettiva di un crollo dei prezzi e di un’importazione m aggiore di latte straniero in Portogallo. In realtà, si dice giacché i prezzi diminuiranno di 2 ct all’inizio dell’estate. E’ indispensabile che l’Europa introduca dei meccanismi che garantiscano dei prezzi per il latte r emunerativi”. In 24 anni (1990-2014), il Portogallo è passato da 80 000 produttori di latte a 6300. 14 concrete e sostenibili da attuare per preservare e sviluppare le piccole aziende agricole A seguito delle conclusioni unanimi dell’Anno Internazionale dell’agricoltura familiare, è giunto il momento di attuare le politiche e le misure che consentano loro di svilupparsi al meglio: Installazione dei giovani: è indispensabile adottare misure forti per garantire il rinnovamento della popolazione rurale. La popolazione rurale in Europa sta invecchiando e lo stesso vale per la popolazione agricola. Nel 2007, oltre il 34% degli agricoltori aveva più di 65 anni, e solo il 6% ne aveva meno di 35 13! Intere regioni si spopolano, e il rinnovamento della popolazione rurale è una questione vitale. Bisogna rendere questo mestiere attraente, garantendo un reddito decente e delle prospettive positive a breve e lungo termine. Molti giovani cittadini, uomini e donne, sono attratti dalla vita e dal lavoro nelle aziende contadine E necessario stabilire misure forti di accompagnamento e sostenere gli enti e le associazioni che lavorano in questo senso. La domanda crescente di prodotti alimentari locali di qualità, dimostra che ci sono opportunità in questo settore e che può generare occupazione. Per questo si dovrebbero dare risposte specifiche e prioritarie per quanto riguarda l’accesso alla terra, il credito e la formazione. Accesso alla terra e preservazione dei terreni arabili Allo stato attuale, la questione della terra non rientra nel quadro dei trattati europei, ma l’artificializzazione delle terre e l’acquisizione dell’uso di terreni da parte di grandi imprese a scapito delle famiglie di agricoltori, stanno creando preoccupazioni crescenti in quasi tutti i paesi dell’UE. ECVC. e altre ONG che lavorano alla p romozione di una direttiva sulla terra che preservi il fondiario agricolo dalla speculazione finanziaria, dall’artificializzazione e che dia il primato al diritto d’uso agricolo sul diritto di proprietà. 13 - Eurostat, Farm structure survey, 2003-2007 15 Circuiti corti e economie locali Levente Hajdu – Romania, Transilvania Installato nel 2000.Membro di Eco Ruralis, organizzazione di agricoltori biologici e tradizionali. 5.5 ettari di terreno coltivabile e 1 ha di pascoli. Lavoro in famiglia, con la moglie, la figlia e la nonna. Produzione: ortaggi, frutta, miele e pollame. “La mia grande preoccupazione riguarda l’uso del territorio che ci circonda. Sempre più terreno è acquistato da una manciata di aziende che approfittano del pensionamento di quei contadini che non riescono a tramandare le loro aziende ai più giovani visto lo scarso sostegno dei progetti d’installazione. Per coloro che r imangono l’accesso alla terra sta diventando sempre più difficile poiché troppo costoso. I contadini rumeni sono la grande forza di questo paese ed è un settore che crea impiego e un dinamismo economico locale. Le politiche devono partire da questi contadini e farne la base di una filiera di approvvigionamento solida in un’economia rurale dinamica. Le politiche che puntano a eludere i contadini e renderli obsoleti dovrebbero essere sostituite da politiche che li mettano al centro dell’azione”. 16 Sono necessarie politiche specifiche per consentire l’accesso a un cibo sano e di qualità per tutti i cittadini europei, compresi i più poveri. I circuiti corti permettono di preservare e rafforzare le aziende agricole familiari, la varietà e la qualità dell’alimentazione, e il dinamismo delle zone rurali. Devono essere elaborate e attuate norme specifiche adatte alla piccola produzione, alla trasformazione ed ai circuiti corti. Norme e standard sono concepiti da e per l’agroindustria e le grandi aziende industriali e implicano oneri e costi inutili per delle unità più p iccole, in cui il produttore segue l’intero processo del prodotto. Anche gli a cquisti locali presso i piccoli agricoltori dovrebbero essere incoraggiati attraverso appalti pubblici. Nei diversi programmi (in particolare per lo sviluppo rurale) gli investimenti devono essere orientati verso dei sistemi agricoli locali e sostenibili. Catene alimentari: garantire pratiche leali Lottare contro le cattive pratiche non basta per garantire un futuro sostenibile. In un contesto di globalizzazione, la perdita degli s trumenti di regolazione del mercato senza l’apporto di cambiamenti strutturali compensativi ha messo un anello della catena in una posizione sfavorevole: gli agricoltori. Pertanto, bisogna innanzitutto g arantire il futuro dell’anello più debole e attuare delle misure che consentano ai produttori di b ilanciare i prezzi ricevutie i costi effettivi. Una c omunicazione su questi costi è essenziale affinché i consumatori possano comprendere il valore dei prodotti. Questi due elementi sono fondamentali. Le pratiche commerciali sleali devono essere eliminate perché generano costi inutili, rappresentano una minaccia per la redditività delle piccole aziende e falsano la concorrenza. Queste non portano alcun vantaggio al consumatore e implicano dei costi per gli operatori. È necessario un regolamento obbligatorio e un approccio giuridico unico, comune a tutta l’Unione europea, che vieti le pratiche abusive. 17 Sementi contadine: una questione di biodiversità e di diritti degli agricoltori ECVC chiede ai Rappresentanti politici Europei di mostrarsi coerenti e innovatori, abbandonando le politiche inique che emarginano oltre 50 milioni di europei depauperati. In un contesto di cambiamenti climatici sempre più presenti, in cui l ’industrializzazione dell’agricoltura viene individuata come una delle principali cause di questi disequilibri, sono necessari e noi dobbiamo sostenere e sviluppare sistemi agricoli poco dispendiosi in termini energetici, rispettosi dell’ambiente e della vita umana. Riconoscere i diritti delle contadine e dei contadini. La transizione energetica deve basarsi sulla giustizia sociale e il rifiuto della finanziarizzazione della natura. Lo sviluppo del sistema di proprietà intellettuale e la sua a pplicazione crescente alle sementi - tra cui la Convenzione UPOV91 per la protezione dell’innovazione varietale vegetale e soprattutto il sistema dei brevetti che ora la UE vuole estendere anche a s ementi NON OGM- minaccia le possibilità delle c ontadine e dei c ontadini d’utilizzare, sviluppare, riutilizzare, fare scorte, scambiare, dare e vendere i loro semi e mette così direttamente a rischio le p iccole aziende agricole. Il catalogo ufficiale riservato alle sementi industriali standardizzate non deve essere imposto alle sementi contadine perché ne vieterebbe la circolazione tra i contadini stessi e rappresenta una vera minaccia per i sistemi sementirei c ontadini “informali”. Il ritiro del progetto del nuovo regolamento semi “better r egulation” non deve ridurre la mobilitazione contro i d iritti di proprietà intellettuale sulle sementi e in favore di nuove reali aperture per l’autonomia sementiera dellagricoltura contadina e la biodiversità. Alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, è iniziato il lavoro per ottenere una “dichiarazione internazionale dei diritti dei contadini e altre persone che lavorano nelle zone rurali”, che garantirebbe alle popolazioni rurali discriminate un accesso alla terra, alle sementi tradizionali, all’istruzione, all’informazione, ai mercati e proteggerebbe il diritto di produrre, per consentire ai contadini di continuare a nutrire la popolazione, in particolare contro l’egemonia del sistema agro-industriale. E’ indispensabile che le istituzioni europee sostengano questo processo. 18 Dobbiamo sostenere e sviluppare le piccole aziende agricole! Bibliografia non citata nel testo: 1- IYFF Global dialogue FAO report 2-Relazione finale “Seminario piccole aziende agricole- Innovazione” ECVC 29 ottobre 2014 3- Riconoscimento, mantenimento e sostegno di piccole aziende agricole - l’utilità pubblica di un’agricoltura strutturalmente danneggiata - ELB 2010 Francia 14 - 84 millions d’européens sous le seuil de pauvreté selon l’institut d’Eurostat 2011 19 Il Coordinamento Europeo Via Campesina (ECVC) è n’organizzazione europea contadina che riunisce 26 organizzazioni di u piccoli e medi agricoltori, lavoratori agricoli e giovani rurali in 17 paesi europei. Fa parte del movimento internazionale Via Campesina, l’unica organizzazione che difende quotidianamente l’agricoltura familiare, con 170 organizzazioni che rappresentano 200 milioni di piccoli agricoltori provenienti da 80 paesi. ECVC è stato costituito nel 2008 a seguito del Coordinamento Contadino Europeo (CPE – creato nel 1986). ECVC è riconosciuto dalle istituzioni europee e dalle agenzie internazionali come la FAO in quanto organizzazione rappresentativa dei soggetti interessati, e partecipa ai Gruppi di Dialogo Civile dell’UE (Civil Dialogue Groups, ex Gruppi Consultivi) e varie udienze ufficiali. European Coordination Via Campesina - ECVC Rue de la Sablonière 18 1000 Bruxelles +32 2 217 31 12 www.eurovia.org Questo opuscolo vi è stato presentato da ECVC, la Confédération Paysanne e Envie de paysans! Coordinazione: ECVC , la Confédération Paysanne e Envie de paysans! Grafica: Simon Thibert Foto: ECVC Aprile 2015 / Non gettare sulla via pubblica Avec le cofinancement de l’Union Européenne, Direction générale de l’agriculture et du développement rural Un’iniziativa co-finanziata dalla Direzione generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Commissione europea. “Nuova PAC, nuovi orizzonti”, 2014-00.116. Il contenuto di questo documento è responsabilità esclusiva del ECVC, di Confédération Paysanne e la Commissione europea non è responsabile dell’uso che ne verrà fatto.