In occasione della dodicesima edizione dell’Annuario dei dati ambientali, a partire dalla medesima base dati a disposizione di ISPRA, sono stati realizzati prodotti informativi assai diversi; ciò al fine di garantire una diffusione delle informazioni sempre più puntuale ed estesa a un’ampia platea di fruitori: dal decisore pubblico al ricercatore, dal detentore di interessi economici al privato cittadino. L’edizione 2013 è restituita, infatti, attraverso 7 prodotti: • Annuario dei dati ambientali - versione integrale, presenta le schede indicatore popolate nel corso del 2013, organizzate per settori produttivi, condizioni ambientali e risposte. È prodotta in formato elettronico (PDF). • Tematiche in primo piano - propone una possibile organizzazione degli elementi informativi relativi alle questioni ambientali prioritarie, oggetto di specifici interventi di prevenzione e risanamento. È disponibile in formato elettronico (PDF). • Ricapitolando... l’ambiente - descrive in sintesi alcune problematicheambientali ritenute prioritarie e di attualità per il cittadino o per il decisore politico. Comprende un quadro sinottico degli indicatori dell’Annuario (documento in progress). • Annuario in cifre - brochure di tipo statistico contenente i grafici più rappresentativi delle tematiche ambientali trattate nell’Annuario dei dati ambientali versione integrale, corredati da informazioni statistiche o brevi note di approfondimento. È disponibile nei formati cartaceo ed elettronico (PDF). • Database - Strumento per la consultazione telematica delle schede indicatore e la realizzazione di report (http://annuario.isprambiente.it/). • Multimediale - strumento in grado di comunicare i dati e le informazione dell’Annuario in modo semplice e immediato grazie all’ausilio di filmati, animazione grafica e applicazioni web. Il filmato Annuario dei dati ambientali edizione 2013 è disponibile presso il sito http://annuario.isprambiente.it • Giornalino - versione a fumetto dal titolo “L’indagine dell’Ispettore SPRA”, tratta con periodicità annuale un solo tema ambientale con l’obiettivo di divulgare le informazioni e i dati dell’Annuario a un pubblico giovane di non esperti. Per l’edizione 2013 è stata scelta la tematica “Biodiversità” (“L’invasione delle specie aliene”). È disponibile nei formati cartaceo ed elettronico (PDF). Ricapitolando... l’ambiente descrive in sintesi alcune problematiche ambientali ritenute di interesse primario o di attualità per il cittadino e per il decisore politico. Le informazioni e i dati statistici sulle condizioni ambientali sono diffusi mediante un linguaggio chiaro e accessibile, reso particolarmente comunicativo anche dall’adozione di un layout grafico immediato e di facile lettura. La brochure contiene un quadro sinottico degli indicatori dell’Annuario e infografiche utilizzate per rappresentare i dati più significativi. Le tematiche affrontate sono: Cambiamenti climatici, Inquinamento atmosferico, Indice pollinico allergenico, Mare e ambiente costiero, Suolo, Pericolosità naturale, Pericolosità di origine antropica, Agenti Fisici, Biodiversità, Certificazioni ambientali, Conoscenza ambientale L’opuscolo, distribuito a istituzioni, organismi internazionali, media e opinion leader, è disponibile nel formato cartaceo e pdf scaricabile on line presso i siti: www.isprambiente.gov.it; http://annuario.isprambiente.it Clima: Stato e cambiamenti Aumentano la temperatura media, il numero medio di notti tropicali e di giorni estivi, ma diminuiscono le emissioni totali di gas serra Il riscaldamento del sistema climatico globale è oggi indiscutibile. L’aumento della temperatura media registrato negli ultimi trent’anni nel nostro Paese è stato quasi sempre superiore a quello medio globale rilevato sulla terraferma. Nel 2013 l’anomalia della temperatura media (+1,04 °C) è stata superiore a quella globale sulla terraferma (+0,88 °C). Il numero medio di notti tropicali, cioè con temperatura minima maggiore di 20°C, è stato superiore al valore normale, come sempre negli ultimi 13 anni: in media, circa 10 giorni in più nell’anno. Il numero medio di giorni estivi, cioè con temperatura massima maggiore di 25°C, è stato anch’esso superiore alla media: circa 13 giorni in più nell’anno. Gran parte del riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane. La distanza dall’obiettivo del protocollo di Kyoto risulta attualmente di entità ridotta e tale da consentire all’Italia di raggiungere l’obiettivo con uno sforzo limitato attraverso l’utilizzo dei crediti consentiti dai meccanismi del Protocollo di Kyoto e dei crediti derivanti dall’attività forestale. Nel 2012, in Italia, le emissioni totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite del 5,4%, rispetto all’anno precedente e dell’11,4% rispetto all’anno base 1990, a fronte di un impegno nazionale di riduzione del 6,5% nel periodo 20082012. In sintesi Precipitazione cumulata Temperatura Media L’andamento complessivo dei gas serra è determinato principalmente dal settore energetico che rappresenta l’82,6% delle emissioni totali. La riduzione, riscontrata in particolare dal 2008, è conseguenza del calo dei consumi energetici e delle produzioni industriali, della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili e dell’incremento dell’efficienza energetica. Inquinamento atmosferico Si riducono le emissioni di sostanze acidificanti, ma la qualità dell’aria è insoddisfacente per il particolato atmosferico, l’ozono troposferico, il biossido di azoto e il benzo(a)pirene In Italia, l’inquinamento atmosferico è un problema soprattutto nelle grandi aree urbane e in particolare nel bacino padano. Il bacino padano, riconosciuto come una delle zone più critiche d’Europa, è al centro della Strategia nazionale per l’inquinamento atmosferico. Infatti, a dicembre 2013, è stato sottoscritto l’“Accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell’aria” da parte di cinque ministeri e otto regioni del bacino padano. Complessivamente dal 1990 al 2012 le emissioni di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e ammoniaca (NH3) sono diminuite del 62,7%. In riferimento alla normativa nazionale, che recepisce quella comunitaria, il limite imposto per il 2010 è stato raggiunto dagli ossidi di zol- fo nel 2005, dagli ossidi di azoto nel 2009 e dall’ammoniaca nel 2008. Le emissioni nazionali di PM10 iniziano a ridursi a partire dal 1992 e registrano nel 2012 una diminuzione del 37%. Segue questo stesso andamento il settore del trasporto stradale che, lungo l’intero periodo 1990-2012, contribuisce alle emissioni totali con una quota emissiva di oltre il 22% in media. Il 2013, proclamato “Anno dell’Aria” dall’Unione Europea, si è concluso con la pubblicazione di una nuova strategia per la qualità dell’aria che si propone due obiettivi principali: garantire il pieno rispetto della normativa vigente, entro il 2020, e perseguire il rispetto dei valori di riferimento dell’OMS, generalmente più restrittivi degli standard UE, entro il 2030. In sintesi Emissioni di particolato (PM10): trend e disaggregazione settoriale Emissioni di gas serra (CO2, CH4, NO2,HFCs, PFCs, SF6): trend e disaggregazione settoriale Qualità dell’aria ambiente: benzo(a)pirene PM10 Lo stato della qualità dell’aria in Italia, nel 2012, continua a essere soddisfacente per il biossido di zolfo e per il benzene e insoddisfacente per il particolato atmosferico, l’ozono troposferico, il biossido di azoto e il benzo(a)pirene. Questi ultimi sono gli inquinanti che più frequentemente raggiungono livelli atmosferici elevati, soprattutto nelle grandi aree urbane e particolarmente nel bacino padano. Il Valore Limite Giornaliero (50 µg/m3 da non superare più di 35 volte in un anno civile) del PM10 è stato superato nel 40% delle stazioni. Il valore di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’esposizione umana a breve termine (50 µg/m3 da non superare più di 3 volte in un anno civile) è stato superato nel 78% delle stazioni. Le informazioni disponibili per il PM2,5 (144 stazioni con una copertura temporale del 90%; la copertura spaziale è carente in particolare al Centro-Sud) mostrano che, nel 2012, la gran parte delle stazioni (82% circa) rispetta il Valore Obiettivo. Solo 8 stazioni (circa il 6% del totale) rispettano il valore di riferimento OMS (10 µg/m3). L’Obiettivo Lungo Termine (per la salute umana) dell’ozono, nel 2012 è stato superato nella gran parte delle stazioni: solo il 7% di esse risulta conforme. Il Valore Limite Annuale del biossido di azoto è stato superato nel 17% delle stazioni. Per il benzo(a)pirene, nel 19% delle stazioni sono stati registrati superamenti del Valore Obiettivo (1,0 ng/m3 come media annua). Indice pollinico allergenico Rilevati picchi nell'Italia centrale e nelle zone prealpine Una corretta valutazione della qualità dell’aria non può prescindere dall’analisi della componente aerobiologica (pollini e spore). La diversa quantità di pollini aerodispersi in atmosfera, causata principalmente dalle variazioni meteorologiche, determina le variazioni dell’indice pollinico allergenico. Nei valori del 2013 troviamo ancora, come nel 2012, dei picchi nell’Italia centrale con forte contributo di cupressaceae a Firenze (55%). Ma il dato più rilevante si registra nelle zone prealpine. I valori di Lecco, Bolzano e Trento, i più alti in assoluto, derivano da grandi quantità di pollini di urticaceae, corylaceae e cupressaceae. Le urticaceae (58%) sono predominanti anche nel dato di Reggio Calabria picco dell’Italia meridionale. mosfera in quantità contenute, possono essere molto rilevanti dal punto di vista allergenico. È il caso della famiglia delle compositae presente in tutto il territorio nazionale e causa di molte manifestazioni allergiche di fine estate. Il contributo delle piante di questa famiglia all’indice pollinico allergenico è uno dei meno rilevanti ma il potere allergenico del polline delle compositae è elevato. Le specie maggiormente allergeniche sono: ambrosia, tarassaco, camomilla e artemisia. Anche pollini presenti in at- In sintesi Indice pollinico allergenico Mare e ambiente costiero Migliora la qualità delle acque marino-costiere, nel Mediterraneo Ostreopsis ovata in aumento Nel Mediterraneo e in Italia, le zone marino-costiere rappresentano ecosistemi naturali tra i più vulnerabili e più seriamente minacciati, nonostante siano in larga parte interessate da specifici strumenti di tutela. Le principali fonti di inquinamento, sulla terraferma, delle acque costiere e per la balneazione sono i reflui e i liquami non sufficientemente trattati e le acque di dilavamento dei suoli agricoli. A partire dal 1994, nel Mediterraneo, è stata riscontrata la presenza di un’alga marina di origine tropicale, potenzialmente tossica, l’Ostreopsis ovata. Dal 2007 al 2013 la presenza della microalga è andata aumentando. Nel 2013 l’Ostreopsis ovata è stata rilevata in 11 regioni costiere, men- tre risulta assente in tutti i campioni prelevati lungo le coste dell’Emilia-Romagna, Molise e Veneto. L’ambiente costiero è un sistema altamente dinamico dove i fenomeni di erosione, e quindi di arretramento, o di avanzamento della linea di costa sono controllati da numerosi fattori meteoclimatici, geologici, biologici ed antropici. Sebbene in generale il “clima” sia da considerarsi come il principale motore degli agenti modificatori, localmente ciascuno degli altri parametri può assumere una prevalenza significativa. In sintesi Balneabilità Concentrazione di Ostreopsis ovata Suolo Il consumo di suolo raggiunge gli 8 m2 al secondo: il fenomeno non si arresta Diverse aree del territorio italiano sono soggette a fenomeni, più o meno accentuati, di perdita di suolo per erosione idrica. Gli incendi boschivi rendono i suoli forestali fortemente suscettibili all’erosione. La superficie interessata dal fenomeno nel UE 27 è pari a 1,3 milioni di km2, di questi circa il 20% subisce una perdita di suolo maggiore di 10 t/ha/anno. La percentuale nel territorio italiano si attesta intorno al 30%. dia, più di 7 m2 al secondo per oltre 50 anni. Oggi il consumo di suolo raggiunge gli 8 m2 al secondo. In termini assoluti sono irreversibilmente persi circa 22.000 km2. Nel 2012 le stime del consumo di suolo a livello regionale mostrano che in 15 regioni viene superato il 5% di suolo consumato, con le percentuali più elevate in Lombardia e in Veneto (oltre il 10%) e in Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia (valori compresi tra l’8 e il 10%). L’impermeabilizzazione del suolo costituisce una componente fondamentale del consumo di suolo. I valori più elevati si riscontrano lungo le coste, nelle pianure e nelle fasce pedemontane. Sono stati consumati, in me- In sintesi Geositi Erosione idrica Impermeabilizzazione e consumo di suolo Pericolostità naturale Nel 2013 eccezionali precipitazioni al di sopra della media climatologica, numerosi gli eventi di frana, cresce il numero di vittime per alluvione L’Italia, per le particolari condizioni climatiche e geomorfologiche è una nazione ad alto rischio geologico-idraulico. Il 2013 è stato caratterizzato da precipitazioni al di sopra della media climatologica in molte zone del territorio nazionale e dal succedersi di eventi meteorologici particolarmente intensi che hanno causato l’innesco di numerosissimi fenomeni franosi come in Toscana nel mese di marzo con oltre 600 frane nel solo bacino dell’Arno. In Italia le frane censite sono 499.511 e interessano un’area di 21.182 km2, pari al 7% del territorio nazionale. Nel 2013 sono stati censiti 112 eventi principali di frana, distribuiti su gran parte del territorio italiano. zione nel contesto geo-dinamico del Mediterraneo, l'Italia è anche uno dei paesi a maggiore pericolosità sismica in Europa. Nel 2013 i terremoti di Magnitudo maggiore o uguale a 2 sono stati 2.603, sensibilmente meno dei 3.757 episodi del 2012. L’area in cui si è verificato il terremoto più forte è quella della Lunigiana dove è avvenuto l’unico sisma di Magnitudo maggiore a 5. Per quanto riguarda gli eventi alluvionali, negli anni 2009, 2011 e 2013 si osserva un aumento delle vittime. Per la sua particolare posi- In sintesi Aree soggette ai Sinkholes Pericolosità di origine antropogenica Aumenta il numero di siti contaminati oggetto di intervento e di quelli bonificati, ma sono oltre un migliaio gli stabilimenti a rischio di incidente industriale rilevante La contaminazione del suolo derivante da attività industriali, gestione di rifiuti, attività minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi rappresenta uno dei principali fattori di pressione ambientale. La presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può portare a effetti negativi sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi. Il numero complessivo dei Siti di Interesse Nazionale (SIN) a oggi è pari a 39. rileva che circa un quarto è concentrato in Lombardia e che regioni con elevata presenza di industrie a rischio sono anche: Veneto, Piemonte e Emilia Romagna (tutte al Nord e con il 9-10% ciascuno). Nel centro-sud sono presenti diverse attività soggette a notifica distribuite in diverse regioni quali Sicilia, Lazio e Campania (dove si trovano più del 6% degli stabilimenti RIR), Toscana (circa 5%), Puglia e Sardegna (circa 4%). Il numero degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante presenti in Italia è di 1.135. Dalla distribuzione sul territorio nazionale degli stabilimenti a notifica (art. 6/7 e art.8 del D.Lgs. 334/99) si In sintesi Siti contaminati Quantitativi disostanze e preparati pericolosi negli stabilimenti a pericolo di incidente rilevante Agenti fisici Elevate concentrazioni di Radon nel Lazio e nella Lombardia, rilevati circa 600 casi di superamento dei limiti di legge riguardo gli impianti Radiotelevisivi, inquinamento acustico ancora significativo ma il trend è stazionario Rifiuti radioattivi: La maggior parte dei rifiuti radioattivi, in termini di attività, presenti in Italia si trova in Piemonte (71,6%). Seguono la Campania con il 12,75% e la Basilicata con il 9,7%. La distribuzione regionale dei rifiuti radioattivi, in termini di volumi, registra una maggior concentrazione nel Lazio con il 29,4%, seguito dal Piemonte (18,6%) e dall’Emilia-Romagna (12,6%). Radioattività ambientale: Il Radon rappresenta in assenza di incidenti nucleari rilevanti la principale fonte di esposizione alla radioattività Nel Lazio e nella Lombardia si evidenzia un’elevata concentrazione di Radon (Rn-222). La differenza con le altre regioni è dovuta al diverso con- tenuto di uranio nelle rocce e nei suoli e alla loro differente permeabilità. Inquinamento elettromagnetico: In Italia, nel 2012, sono presenti 6.094 impianti SRB e 11.382 impianti RTV. Tra il 2011 e il 2012 si è registrato un aumento degli impianti SRB e della relativa potenza complessiva, pari rispettivamente al 10% e al 42%. Ciò si contrappone a una sostanziale stazionarietà che si riscontra per gli impianti Radiotelevisivi TV. I casi di superamento dei limiti di legge riguardo gli impianti Radiotelevisivi (RTV) (pari a 608) sono circa 7 volte superiori a quelli relativi agli impianti SRB (Stazione Radio Base) (pari a 88). Per gli impianti RTV l’azione di In sintesi Numero di pareri preventivi e di interventi di controllo su sorgenti di campi RF e MO Quantità di rifiuti radioattivi detenuti risanamento è tecnicamente più complessa, infatti, la relativa percentuale delle azioni di risanamento non concluse (33%) risulta essere superiore rispetto agli impianti SRB (14%). La pressione ambientale più consistente in termini di potenza è esercitata dagli impianti RTV. Questi ultimi, infatti, sono caratterizzati da un livello di potenza complessivo circa 3 volte superiore rispetto a quello degli impianti SRB. Rumore: Nel 2012, il 42,6% delle sorgenti di rumore oggetto di controllo ARPA-APPA ha presentato almeno un superamento dei limiti normativi, evidenziando un problema di inquinamento acustico. Le sorgenti maggiormente controllate risultano, anche per il 2012, le attività di servizio e commerciali (57,7%) seguite dalle attività produttive (31,5%). La percentuale dei comuni italiani che ha approvato la classificazione acustica è pari al 51% (31 dicembre 2012). Le regioni con la percentuale di comuni zonizzati più elevata rimangono Marche e Toscana (97%), Valle d’Aosta (sale al 96%), Liguria (84%), Lombardia (sale all’83%), Provincia di Trento (76%), Piemonte (73%), Emilia-Romagna e Veneto (64%), mentre quelle che registrano percentuali inferiori al 10% sono Abruzzo (7%), Sardegna (3%) e Sicilia (1%), confermando un quadro invariato rispetto all’anno precedente. La percentuale di popolazione residente in comuni che hanno approvato la classificazione acustica è pari al 56,5% nel 2012, con forte disomogeneità sul territorio nazionale. Biodiversità Resta alto il livello di minaccia per vertebrati, piante vascolari, briofite e licheni L’Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità: le specie animali sono oltre 58.000; le piante superiori sono circa 6.700, il 15,6% delle quali endemiche. Ma il livello di minaccia è alto: sono a rischio di estinzione circa il 31% dei vertebrati, più del 15 % delle piante vascolari e il 22% di briofite e licheni. La biodiversità è principalmente minacciata dalle attività umane e dalla crescente richiesta di risorse naturali e di servizi ecosistemici. La perdita e la degradazione degli habitat (circa 120 specie) e l’inquinamento (circa 80 specie) sono le principali minacce per i Vertebrati terrestri, esclusi gli uccelli. Anche la pesca è un importan- te fattore d’impatto sull’ambiente marino. L’Italia ha in atto una politica di contenimento dello sforzo di pesca in accordo con la Politica Comune della Pesca. Lo sforzo di pesca, in costante diminuzione dal 2005, ha registrato un aumento dal 2009, per poi diminuire tra il 2009 e il 2013. Le catture per unità di sforzo, invece, rimangono in linea con i valori degli ultimi quattro anni (8,8 kg/die). L’introduzione di specie alloctone potenzialmente invasive costituisce un altro fattore di rischio per la biodiversità. Attualmente in Italia il numero di specie alloctone animali e vegetali documentate è pari a oltre 2.000. L’Italia aderisce a numerose convenzioni e accordi inter- In sintesi Zone umide d’importanza internazionale Consistenza dell’attività di pesca Consistenza e li vello di minaccia di specie animali nazionali volti alla tutela della biodiversità, quali la Convenzione sulla Diversità Biologica. La Rete Natura 2000 è costituita da Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) che, al netto delle sovrapposizioni, ammontano a 2.585 siti e occupano una superficie di 6.390.660 ettari, pari al 21,2% del territorio nazionale. A tutela della biodiversità, nel nostro Paese sono presenti 871 aree protette, che occupano una superficie a terra di oltre 3 milioni di ettari, pari al 10,5% del territorio nazionale. Le superfici a mare tutelate includono anche 27 Aree Marine Protette. Sono presenti, inoltre, 64 aree umide ai sensi della Convenzione Ramsar. Certificazioni ambientali Cresce il numero delle certificazioni EMAS ed Ecolabel, le certificazioni volontarie e le procedure di VIA, VAS e AIA frenano l'inquinamento Un importante contributo alla salvaguardia dell’ambiente è fornito dalle certificazioni ambientali volontarie e obbligatorie. Sono sempre di più le imprese che aderiscono al sistema di gestione ambientale previsto da EMAS ed Ecolabel (certificazioni ambientali volontarie). Nel 2013 sono 1.591 i certificati EMAS rilasciati in Italia, 313 le licenze Ecolabel UE in vigore per un totale di 17.414 prodotti/servizi etichettati; 16.519 certificazioni UNI-EN-ISO14001. Per quanto riguarda le certificazioni obbligatorie, la procedura di VIA si è conclusa positivamente nell’82% dei casi. soggettabilità (VAS), condotte nelle diverse regioni, sono attinenti ai piani comunali/ intercomunali. Sono 84, in totale, i provvedimenti di autorizzazione integrata ambientale (AIA) statali di primo rilascio emanati dal Ministero dell’ambiente durante il triennio 2010-2012: 31 nel 2012, 34 nel 2011, 13 nel 2012, 6 nel 2014. Gli impianti di competenza statale vigilati passano da 25 nel 2009 a 146 nel 2013; quelli ispezionati passano da 5 del 2009 a 63 nel 2013. Gli ispezionati con inottemperanze all’AIA passano da 2 nel 2009 a 13 nel 2013. L’88% delle verifiche di as- In sintesi Licenze e prodotti certifi cati con il marchio Ecolabel UE Numero di regitrazioni EMAS Conoscenza ambientale Migliora l'offerta di comunicazione ambientale da parte di ISPRA e del Sistema Agenziale Il reporting, i mezzi di comunicazione di massa, il web e i servizi bibliotecari sono i principali strumenti attraverso i quali è possibile trasmettere la conoscenza ambientale al pubblico/destinatario. Tra le tipologie di report più diffuse si menzionano i rapporti intertematici, quali l’Annuario dei dati ambientali e la Relazione sullo stato dell’ambiente (Rsa), e i rapporti tematici che rappresentano il prodotto di reporting più utilizzato. Nel 2013, il numero di Rapporti tematici del Sistema Agenziale è superiore al centinaio, di cui il 38% è dedicato al tema aria e il 25% all’acqua. Nell’ultimo triennio, nonostante alcune criticità, l’offerta di iniziative educative del Sistema ISPRA-ARPA/APPA ha mantenuto un buon livello sia nella qualità sia nella quantità di proposte. I siti istituzionali hanno raccolto la sfida e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie web, aprendosi anche ai social media e nel pubblicare contenuti multimediali. L’ISTAT, l’ENEA e l’ISPRA si collocano al di sopra della media. Nel 2013, all’interno del Sistema ISPRA-ARPA/APPA, 12 strutture su 22 dispongono di una biblioteca o centro di documentazione; 8/22 dispongono di un sito web aggiornato 5/22 di un catalogo on-line (OPAC); 7/22 sono inserite in reti bibliotecarie. In sintesi Attività di comunicazione ambientale INDICATORE Cambiamenti Climatici DPSIR Periodo considerato Bilancio Di Massa Dei Ghiacciai I 1967-2013 Temperatura Media I 1961-2012 Precipitazione Cumulata I 2012 Giorni Estivi I 1961-2012 Notti Tropicali I 1961-2012 Onde Di Calore I 1961-2012 Inquinamento atmosferico Emissioni di gas serra (CO2, CH4, NO2, HFCs, PFCs, SF6): trend e disaggregazione settoriale P 1990,1995, 2000, 2005-2011 Emissioni di sostanze acidificanti (SOx, NOx, NH3 ): trend e disaggregazione settoriale P Emissioni di particolato (PM10): trend e disaggregazione settoriale 1980,1985, 1990,1995, 2000, 2005-2011 P Qualità dell’aria ambiente: biossido di zolfo (SO2) S Qualità dell’aria ambiente: benzo(a)pirene PM10 S Indice pollinico allergenico Indice pollinico allergenico P/S/I Mare e ambiente costiero Balneabilità S/I 1990,1995, 2000, 2005-2011 2012 2012 2013 2010-2012 TREND INDICATORE DPSIR Mare e ambiente costiero Concentrazione di Ostreopsis ovata Suolo S Periodo considerato 2012 Erosione idrica S 1999,2004, 2013 Impermeabilizzazione e consumo di suolo P 1950-2013 Geositi S 2013 Siti di estrazione di risorse energetiche P 1982-2013 S 2013 Pericolosità Naturale Aree soggette ai Sinkholes Pericolosità di origine antropogenica Siti contaminati S/R 2013 P 2013 Quantità di rifiuti radioattivi detenuti P 2012 Concentrazione di attività di radon indoor S 1989-2012 Densità impianti e siti per radiotelecomunicazione e potenza complessiva sul territorio nazionale D/P 2012 R 2012 S 1991-2012 Quantitativi disostanze e preparati pericolosi negli stabilimenti a pericolo di incidente rilevante Agenti fisici Numero di pareri preventivi e di interventi di controllo su sorgenti di campi RF e MO Popolazione esposta al rumore TREND DPSIR Periodo considerato S/I 2000-2003, 2006-2012 Consistenza e li vello di minaccia di specie animali S/I 2005,2009, 2012,2013 Consistenza e livello di minaccia di specie vegetali S/I 1992,1995, 2012,2013 Consistenza dell’attività di pesca D/P 1996-2012 Zone umide d’importanza internazionale R 1976-2013 Pressione antropica in zone umide d’importanza internazionale P 2013 Numero di regitrazioni EMAS R 1997-2013 Licenze e prodotti certificati con il marchio Ecolabel UE R 1998-2013 Numero di certificati UNI-EN-ISO 14001 R 2002-2013 Numero di prodotti editoriali di informazione ambientale R 2011-2013 Attività di comunicazione ambientale R 2013 Offerta formativa ambientale R 2011-2013 INDICATORE Agenti fisici Sorgenti controllate e percentuale di queste per cui si è riscontrato almeno un superamento dei limiti Biodiversità Certificazione Ambientale Conoscenza Ambientale TREND