Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2011 MAGGIO n. 5 Il beato Giovanni Paolo II Un papa “fuori serie”, un cuore missionario I l mese di maggio, dedicato dalla pietà popolare alla Madonna, quest’anno è caratterizzato dalla figura di Giovanni Paolo II, a tutti noto per la sua devozione mariana. A soli sei anni dalla morte, è dichiarato “beato”: non perché Papa, ma perché ogni cristiano può trovare in lui un modello di vita cristiana e l’ispirazione per vivere da vero discepolo di Gesù. Il 1° maggio 2011 rimarrà nella memoria della chiesa per l’enorme folla giunta a Roma da tutto il mondo per partecipare a questa festa, su quella stessa piazza San Pietro dove era stata celebrata la nascita al cielo di quest’uomo “venuto da lontano”, chiamato dalla Provvidenza a reggere la chiesa e a traghettarla nel terzo millennio. Ha dato speranza ai popoli La vita di papa Wojtyla è stata una lunga giornata di lavoro conclusasi ai primi vespri della seconda domenica di Pasqua (2 aprile 2005), da lui dedicata alla misericordia di Dio Padre. I ventisette anni del suo servizio pontificale hanno segnato la storia della chiesa e la storia del mondo. Come missionario del p. GABRIELE FERRARI, sx vangelo, ha visitato tutti i popoli della chiesa sostenendo, incoraggiando e indicando a tutti la via della missione. Non c’è da meravigliarsi che non tutti siano d’accordo su tutto quello che il Papa ha fatto, visto che nessuno, neppure un “beato” è perfetto! Tutti però riconosciamo che la sua beatificazione risponde a quel sensus fidelium (senso ecclesiale) per il quale il popolo cristiano ha sentito la grandezza e la santità di papa Wojtyla, un papa straordinario, fuori serie per molti aspetti, che è stato segno di novità e di speranza per la chiesa e per il mondo. Come un ulivo verdeggiante Di lui, in questa sede, vorremmo ricordare due aspetti che SPOT: FAVOREVOLI O CONTRARI ? La chiesa nucleare e l’acqua santa p. MARCELLO STORGATO, sx I l principio è chiaro: la scienza e la tecnica devono essere a servizio dell’umanità e del progresso. Bisogna poi vedere, caso per caso, le applicazioni e le conseguenze concrete dall’inizio alla fine del processo, inclusi gli effetti collaterali e indesiderati. Sul nucleare a uso civile i vertici della chiesa vaticana - e anche italiana - sembrano essersi schierati decisamente in favore, fino a farne propaganda. Su L’Osservatore Romano e su Avvenire è apparso di frequente a piena pagina lo spot lanciato dal Forum nucleare italiano (www.forumnucleare.it) a metà dicembre 2010. Eppure in Vaticano la sala Nervi è completamente “solare”, grazie al dono di un’impresa germanica! Precedentemente, all’inizio del 2010, in molti settimanali diocesani era stato diffuso l’opuscolo “Energia per il futuro”: quasi un “catechismo” della chiesa sul nucleare, sponsorizzato dall’Enel. Il blitz aveva suscitato sorpresa e reazioni comprensibili, anche da parte delle riviste missionarie. E il referendum di 24 anni fa? Non è una novità che la chiesa non si basi sul voto popolare e non vada dietro alle “mode” sociali. Rivendica invece il ruolo di “istruire e formare le coscienze”, anche sul nucleare pacifico. Ma qualche sospetto mi viene: come mai tanto entusiasmo e ottimismo? È proprio tutto bello, tutto facile, tutto risolto? Non siamo di fronte a una pubblicità ingannevole? “Oggi, quella del nucleare è un’energia pulita e conveniente, in termini economici e ambientali”, recita il presidente del Forum, Chicco Testa, che vorrebbe fornire a tutti “informazioni chiare, complete e certe sotto il profilo scientifico”. Lo spot è una partita a scacchi in cui due postazioni si affrontano: favorevoli e contrari, bianchi e neri. In realtà il giocatore è unico, con il dilemma del sì e del no. E dal 24 febbraio 2011, sullo spot appare anche una dichiarazione: “Noi siamo favorevoli. E tu?”. Immagino che chiunque adotti lo spot (a pagamento) adotti anche la dichiarazione finale (gratuita)... L’onda delle emozioni gioca brutti scherzi, viene detto e ripetuto. Chernobyl e Fukushima non sono “emozioni”. Possiamo chiudere gli occhi di fronte al rischio certo, ma l’inquinamento durerà per secoli e i morti sono per sempre. Le scorie intanto vanno a finire nei paesi poveri dell’Asia e dell’Africa, in campi a cielo aperto o sepolti nei campi o sommersi nell’oceano. L’onda dello tsunami del 2006, ad esempio, ha fatto riemergere sulle spiagge della Somalia una massa di rifiuti industriali, chimici e nucleari, incluso uranio radioattivo, provenienti dall’Europa. L’Africa è ormai la nostra miniera e la nostra discarica. Questo e tanti altri aspetti - che non sono dettagli - devono essere presi in considerazione dai vertici della chiesa, quando vogliono “formare le coscienze”: i popoli poveri hanno gli stessi doveri e diritti dei popoli benestanti. O no? E la questione dell’acqua? è un bene essenziale alla vita. I gruppi missionari hanno aderito al movimento “Acqua bene per tutti”. Hanno preso posizione contro la commercializzazione e lo sfruttamento economico delle risorse idriche. Gli interessi privati difficilmente vanno d’accordo con le giuste esigenze dei popoli per l’acqua pulita e a portata di mano per tutti. Apprezziamo ancora il cantico - ingenuo e sincero - del Poverello d’Assisi per “nostra sora acqua e nostro frate sole”: doni del Creatore universale. Non vorremmo dover pagare an■ che... l’acqua santa! Contributo annuo € 10,00 Una copia € 1,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue sono oggi - e pensiamo lo siano anche per il futuro - un messaggio per la chiesa e per la missione. Il primo aspetto è la granitica fede in Dio che lo ha animato e fatto vivere in un tempo carico di tensioni, nella persecuzione e nella prova. Una fede in Dio di cui il nostro tempo ha bisogno di vedere i testimoni. Quelli che l’hanno conosciuto da vicino, sono unanimi nel dire che la radice del suo coraggio nel proclamare ovunque il messaggio cristiano e della sua affabilità, disinvolta e amichevole, era la sua fede in Dio. Papa Wojtyla era forte come una quercia massiccia, ben radicato nella fiducia in Dio, come “un ulivo verdeggiante nella casa del nostro Dio”, come dice un salmo. Bastava vederlo pregare per capire che egli viveva di Dio e da lui traeva la forza per affrontare le asperità che la vita gli ha sempre riservato. Non è certo un caso che la sua forza interiore facesse paura, a suo tempo, anche al governo polacco. Ha compreso il mondo d’oggi Il secondo aspetto è l’attenzione e la grande simpatia per il mondo del suo tempo. Un aspetto legato al primo, perchè la capacità di Giovanni Paolo II di comprendere il mondo, di vederne i tratti positivi e anche i limiti, e di immaginarne i rimedi, non poteva venirgli che da una saggezza e da un’intelligenza coraggiosa, attinte nell’unione con Dio. A Giovanni Paolo II viene ascritto anche il merito della caduta dell’impero sovietico, che egli probabilmente non si era proposto, ma che molti osservatori attribuiscono alla sua presenza sulla sede di Pietro. Ciò che è certo è che papa Wojtyla ha saputo cogliere e interpretare attese e speranze di quelle popolazioni oppresse, che i politici non hanno saputo neppure riconoscere. Ha stimato laici e missionari Da questa attenzione al mondo viene anche la sua simpatia per i laici che egli, secondo le indicazioni del concilio, ha chiamato a partecipare in prima persona alla vita della chiesa e la sua concezione della missione, vasta e aggiornata, che egli ci ha consegnato nell’enciclica Redemptoris missio. Nell’ultimo capitolo di quest’enciclica, dove parla della spiritualità missionaria, papa Wojtyla afferma che il missionario deve essere un santo e ne traccia un ritratto che si direbbe il suo auto ritratto: “Il missionario è spinto dallo zelo per le anime che si ispira alla stessa carità di Cristo, fatta di attenzione e tenerezza, compassione e accoglienza, disponibilità e interesse per i problemi della gente”. Nel cuore del “beato” Giovanni Paolo II batteva un cuore missionario, aperto a tutti. Ci auguriamo che questo stesso cuore batta in coloro che sono mandati a portare al mondo il messaggio della speranza cristiana. ■ Papa Wojtyla, “venuto da lontano” al centro della cristianità, ha saputo portare il vangelo di Cristo fino ai confini della terra. Nella foto, in Africa nel 1988. 2011 maggio n. ANNO 64° 5 2 Il mio cuore sta ad Acoyotla 3 Wojtyla, missionario del mondo 4/5 Vite in emergenza 6 Pausa missionaria a Parma Conforti, il buon pastore di Ravenna Laici collaboratori e corresponsabili “Non posso rimanere prigioniero in Vaticano” Sud/nord notizie: Ottawa 12 anni dopo 2011 MAGGIO m i s sion e e spirito missione E CONFORTI diacono Manini è richiamato in Italia ma, sconvolto dagli eventi, lascia l’istituto missionario… San Guido riflette e comprende che il rilancio del suo istituto non deve nutrirsi solo dello spirito romantico - “salpare i mari, salvare un’anima e poi morire” -, ma deve pensare anche all’eventualità del martirio. Le vocazioni missionarie, infatti, esigono miracoli di fede. Pausa nel suo istituto a Parma Un altro appuntamento con il Crocifisso fine del 1904, concluA llasa l’esperienza di Raven- na, mons. Conforti torna a Parma. Depone la porpora e riveste l’abito del prete. In tutto agisce come fanno i santi. Le allarmanti condizioni di salute erano valse a fermare per sempre la sua ascesa nella gerarchia. Ma san Guido sente le cose in altro modo: la malattia è una pausa provvidenziale per pensare a far crescere il suo istituto missionario. Le vocazioni sono importanti Il clima familiare di Parma è per lui come la carezza di Dio che lo incoraggia a districare problemi che, durante la sua assenza, si erano ingigantiti. Primo fra tutti, la crisi delle vocazioni che - guarda caso - si era aperta quando in Italia si è venuto a sapere che p. Caio Rastelli era morto giovanissimo in Cina. Per due anni san Guido era stato costretto a seguire da lontano le vicende del ritorno in famiglia di molti dei suoi giovani aspiranti alla vita missionaria. Gli atri del nuovo istituto risuonavano, vuoti; il numero di vocazioni che Parma avrebbe potuto offrire al seminario missionario si era esaurito. Bisognava arredare l’animazione vocaziona- 2 le di strategie nuove; muoversi in orizzonti più vasti. Le vocazioni sono un fattore importante per un istituto missionario e san Guido aveva messo le vocazioni al centro di incessanti preghiere fin dal giorno in cui aveva posto la prima pietra del nascente istituto. Aveva cercato bravi educatori per preparare i giovani alla vita missionaria, e aveva scelto p. Caio Rastelli, il primo saveriano a essere ordinato prete, e il diacono Odoardo Manini. I primi due saveriani in Cina Ma poi egli prende un’altra strada, quando giunge a Parma il vescovo Francesco Fogolla, un missionario dalla barba folta, che infiamma la gente con i racconti della sua missione in Cina. San Guido e il vescovo Fogolla si incontrano e trovano un punto di accordo: la partenza per la missione proprio dei due saveriani che aveva scelto per la formazione. Così il Fogolla era ripartito per l’Oriente portando con sé i due giovani saveriani. Due mesi di viaggio; due anni per imparare la lingua cinese. Terminata la preparazione, p. Rastelli è destinato a una missione tra i monti, mentre il diacono Manini segue un corso in medicina. p. LINO MAGGIONI, sx Tutto sembra procedere bene. Sembra realizzarsi il sogno di san Guido di garantire ai suoi missionari uno stile di vita simile a quello degli apostoli, lasciando ogni cosa per seguire Gesù. Tra loro, tutto doveva essere regolato dalla legge dell’amore, dalla qualità dei rapporti vicendevoli; mettendo in conto anche la sofferenza. I terribili eventi cinesi Ma, come spesso avviene nella vita, i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri. Quel Crocifisso che gli aveva già parlato aspettava san Guido a un nuovo appuntamento: sperimentare come l’amore cresce quando viene insidiato e oltraggiato; credere che Dio salva gli uomini non con la sua onnipotenza, ma nella debolezza della croce. All’improvviso, su tutto il territorio cinese divampa la violenza contro gli europei a causa della cosiddetta guerra dell’oppio che gli inglesi conducevano da sessant’anni. Le missioni sono rase al suolo e ci sono massacri dappertutto. La missione dove vivono i due saveriani è un epicentro della rivolta. Padre Caio Rastelli riesce a salvarsi oltre la grande muraglia cinese, ma muore di tifo in Mongolia. Il “Tu nutri gli uccelli del cielo...” Nei giorni di estrema fragilità, san Guido compone le preghiere che i suoi missionari recitano ancora oggi. Una di queste riprende le parole di Gesù, “Signore, che nutri gli uccelli del cielo e vesti i gigli del campo, noi ti raccomandiamo i bisogni dell’umile nostra congregazione”. Questa preghiera può aiutare tutti noi a non arrenderci mai; a saper ricominciare da capo, in un mondo che ha perso i grandi valori; a supplicare Dio perché non si stanchi di suscitare ovunque uomini e donne in grado di superare ogni sorta di prove, per trasmettere anche ai nostri giovani ragioni di vita e di speranza. ■ INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE • Il Signore doni alla chiesa in Cina di perseverare nella fedeltà al vangelo e di crescere nell’unità. • Gli operatori nei mezzi di comunicazione rispettino sempre la verità, la solidarietà e la dignità di ogni persona. Conforti: “Signore, ti raccomandiamo i bisogni dei nostri missionari”. 2011 MAGGIO V ITA S AV ERIA NA Il mio cuore sta ad Acoyotla “Nostra Signora di Guadalupe” in Messico facile trasferire in paN onroleèscritte le emozioni che si vivono nella vita quotidiana, che si sperimentano ogni giorno nel lavoro missionario. Nel passaggio dalla mente alla penna, si perdono i colori, i fiori, gli odori di questo vero paradiso terrestre. Descrivere la mia esperienza missionaria ad Acoyotla nella sua totalità diventa difficile. Accontentatevi del mio entusiasmo e della mia gioia per comprenderne la profondità. Una comunità... mondiale Cosa fanno i saveriani ad Acoyotla, la missione “Nostra Signora di Guadalupe” sulle alture nel golfo del Messico? Tutto quello che un prete può fare in una parrocchia, aggiungendoci tutto quel più che la missione richiede. Siamo tre saveriani di tre continenti: una comunità mondiale. C’è il messicano p. Angel Morales, il braccio pratico della missione, che con decisa saggezza ci coordina come rettore di comunità. C’è il diacono indonesiano Agus Bernardus, artista e musicista, che rende bella la nostra preghiera e dà freschezza alle nostre liturgie. E ci sono io salernitano, parroco della missione, che organizzo le attività pastorali e formative, orientando le nostre comunità alla missione evangelizzatrice. Cerco sempre di convincere e coinvolgere i laici e catechisti, che sono il vero motore della nostra attività pastorale missionaria. Il Signore ci accompagna Il Signore accompagna il nostro lavoro: si vede dalla forza che ci dà per affrontare il costante e, a volte, difficile lavoro pastorale. Non mancano infatti situazioni scoraggianti. Ma il Signore ci precede: si vede nella fede e nella speranza delle persone che incontriamo e serviamo ogni giorno nelle visite alle comunità, e soprattutto nel generoso donarsi di tanti catechisti e coordinatori. Dopo quattro anni di esperienze belle, ma anche di errori commessi, è sempre meraviglioso vivere e sperimentare ogni giorno le splendide sorprese che la Provvidenza mette sui nostri passi. Gli incantevoli scenari della natura (fiori, monti, fiumi...), ma soprattutto la gente co- LAICATO SAVERIANO Collaboratori e corresponsabili p. ALFONSO APICELLA, sx raggiosa e paziente, danno a noi missionari l’energia per perseverare nel servizio e per continuare a esclamare nella nostra povera preghiera: “Quanto è grande il Signore che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli e sulla terra!”. Siamo venuti qui per evangelizzare, ma poiché il Signore ci ha inviato in un paese ricco spiritualmente, culturalmente e umanamente, la cosa migliore che possiamo fare insieme - la gente e noi - è far crescere e fortificare la nostra fede e darne ragione agli altri. Il mio primo dovere Come posso continuare a essere utile nella parrocchia missionaria di Acoyotla? Ora lo so: qualsiasi cosa è utile, ma soprattutto ho il dovere di essere un santo sacerdote; uomo che aiuta, uomo che ascolta, capace di affetto e di pazienza. Questo mi aiuterà a essere un buon missionario (parlo per me, naturalmente!). La gente che incontriamo PADRE REMO CARDIN: IL PRATICONE CONIUGI ANDREOLI Abbiamo partecipato per una breve testimonianza al corso di formazione per animatori missionari organizzato dal SUAM, sul tema: “Laici: da collaboratori a corresponsabili”. Di fronte a una platea di addetti ai lavori, quasi tutti religiosi o religiose, missionari con tanti anni di missione, ci siamo sentiti a casa, tra amici. Erano con noi i nostri due angioletti, Miriam e Francesco che, stranamente, non hanno smontato la sala e sono rimasti quieti. Abbiamo raccontato con il cuore qualcosa che per noi è veramente importante: il tema della corresponsabilità nella missione. Insieme per la stessa e unica missione: religiosi, religiose e laici, ciascuno con la propria dignità e scelta vocazionale, ma tutti accomunati dallo stesso desiderio di vivere e annunciare la missione. Spesso i due aspetti si confondono e, nella confusione, rischia di confondersi anche il ruolo a cui sono chiamati i laici nella chiesa. Per fortuna l’etimologia delle parole ci aiuta. “Collaborare” deriva infatti da cum-laborare, ossia lavorare insieme; è pertanto un’attività che richiama il fare. “Corresponsabilità” deriva da responsabile, ossia capace di risposta; nel nostro caso, rispondere insieme (con) a una chiamata. Dunque è un’azione che richiama più l’essere, da cui ovviamente deriva poi anche un fare. Parlando di queste cose, abbiamo ricordato che per noi, laici saveriani, corresponsabilità significa anche e soprattutto famiglia, come elemento centrale di una spiritualità che vede proprio nella dimensione comunitaria la forma più credibile di annuncio. Abbiamo raccontato l’esperienza vissuta al “Tabor”: la proposta di un percorso di discernimento, promossa dai saveriani e rivolta ai giovani, per un tempo di riflessione sulla propria vita, aperta a ogni tipo di vocazione cristiana, alla luce della fede e della missione. Per noi è stata una grazia. Ci ha dato la possibilità di sperimentare che oggi la sfida della corresponsabilità, non solo è possibile, ma è anche entusiasmante perché, più di ogni altra forma di annuncio, è capace di parlare con l’eloquenza della vita. Papà e mamma Andreoli È un’esperienza di miscon Francesco, manca sione fatta insieme, metl’ultima arrivata Miriam tendo ciascuno i propri carismi, per un aiuto reciproco...; in una parola, è “fare famiglia”. E annunciare che la missione è possibile proprio a partire da questo, perché in fondo - come ci ricorda Gesù - l’annuncio è proprio questo: “Da come vi amerete, sapranno che siete miei discepoli”. Padre Alfonso Apicella, saveriano salernitano, parroco nella missione di Acoyotla in Messico: i bambini accorrono per la benedizione ogni giorno è uguale a tante altre persone del mondo, con le stesse necessità materiali, forse peggiorate dalle ingiustizie e dalla situazione sociale in cui è costretta a vivere. Ma ha grandi sogni e desideri e ha bisogno di amore. Noi tutti, voi e io, possiamo collaborare personalmente: chi desidera venire qui - o anche a distanza - per fare qualcosa che colmi alcuni bisogni, chi desidera contribuire al loro benessere donando qualcosa di sé e di suo è il benvenuto. Ma prima di tutto ricordiamo che l’esperienza più bella di missione che possiamo fare è questa: non dimenticarci che ogni essere umano merita la nostra attenzione; che il benessere spirituale e materiale deve essere il primo obiettivo da promuovere e perseguire per tutti gli uomini e le donne, degni di questo nome. Io ringrazio Dio per avermi concesso di incontrare la gente della missione di Acoyotla, e ho la certezza che mi donerà la forza e la capacità di fare ancora qualcosa di buono per loro. In■ sieme a voi tutti. in Italia per cure. La sua stanza a Parma era piena di attrezzi di ogni genere, e... guai a toccare! Ora troverà qualcosa da migliorare anche in paradiso, san Pietro permettendo! ■ co, la meravigliosa isola a sud ovest della Sardegna, dalla quale era partito da ragazzo e alla quale era rimasto sempre affezionato. La sua gente l’ha accolto con devozione, come un “padre spirituale”, pieno di saggezza e di umanità. Alla sorella monaca che gli telefonava da Roma, p. Bruno diceva: “Che soddisfazione vivere i miei ultimi giorni accanto alla tomba del beato Conforti!”. San Guido ha certamente accolto questo suo figlio devoto tra le sue braccia con il bacio della pace eterna. ■ PADRE BRUNO ORRù, SARDO AMERICANO Padre Remo Cardin Suzzara 21.1.1925 - Parma 12.3.2011 Il 12 marzo, nella casa madre dei saveriani a Parma, si è spento p. Remo Cardin. Saveriano mantovano di Suzzara, aveva 86 anni ed era in cura dal 1984. Entrato studente nell’istituto di Vicenza all’età di 13 anni, quando rettore era il servo di Dio p. Pietro Uccelli, era diventato saveriano a 19 anni e ordinato sacerdote a Piacenza a 28 anni, nel 1953. La sua attività missionaria si è svolta in Brasile, dal 1958 al 1984, prima al sud, ma soprattutto in Amazzonia, nella nuova zona di Abaetetuba assegnata ai saveriani. Padre Remo era nel gruppo “pionieri”, assieme a p. Lanciotti, p. Facchinello e p. Occhio. “Territori immensi, difficoltà enormi, grande povertà, abitazioni primitive, anime abbandonate...”: in questo ambiente hanno lavorato i saveriani della “prima ora”. Uomo pratico e concreto, in Amazzonia p. Remo era conosciuto come “il ciclone tecnico”; ma la salute compromessa lo aveva costretto a tornare Entrato nella scuola saveriana di Tortolì (Nuoro) nel 1949, a vent’anni diventa saveriano, ma i superiori lo mandano negli Stati Uniti a studiare teologia. Ordinato sacerdote a Milwaukee nel 1963, padre Bruno Orrù è trattenuto a Holliston per insegnare agli aspiranti missionari e dirigere il centro missionario saveriano fino al 1976. L’anno seguente può finalmente raggiungere l’Indonesia, dedicandosi all’evangelizzazione e alla formazione dei giovani indonesiani per la vita missionaria e religiosa. È stato anche consigliere per 15 anni, godendo della fiducia di tutti. Operato di tumore a novembre 2010, da febbraio p. Bruno Orrù era in cura a Parma, dove è spirato il mattino del 31 marzo 2011, a 75 anni compiuti. Dopo l’Eucaristia nel santuario “Conforti” a Parma, la salma è tornata a Sant’Antio- Padre Bruno Orrù S. Antioco 18.8.1935 Parma 31.3.2011 A MAKENI CHIESA DEDICATA A SAN GUIDO Il 20 marzo 2011, nella città di Makeni in Sierra Leone, mons. Giorgio Biguzzi ha benedetto la nuova chiesa dedicata a san Guido Conforti, fondatore dei saveriani, accogliendo oltre mille fedeli accorsi per la cerimonia. La sala parrocchiale adibita per la preghiera, costruita per iniziativa del compianto p. Nicoliello, era ormai troppo angusta per la comunità cristiana; sarà ora utilizzata per la catechesi e gli incontri comunitari. Alla costruzione della nuova chiesa hanno contribuito benefattori di Senigallia, Mantova, Vicenza e anche di Parma, città natale di san Conforti. La benedizione della nuova chiesa ha preceduto di pochi giorni la ricorrenza dei 50 anni di indipendenza della Sierra Leone (27 aprile 1961 - 2011). San Guido voglia benedire questa nazione dove i suoi figli missionari non si sono risparmiati, fino a dare la vita per il vangelo. ■ 3 2011 MAGGIO WOJTYLA: MISSIONARIO AI CONFINI DEL MONDO LE SFIDE la missione crea la pace Cantiere aperto a tutti per il bene comune Paolo II era un uomo di pace e i richiami afG iovanni finché tutte le guerre nel mondo venissero scongiurate hanno contraddistinto il suo Pontificato, coinvolgendo nella preghiera comune anche i rappresentanti delle altre religioni. “Non muri, ma ponti!” Papa Wojtyla andava dritto al problema per indicare la soluzione con uno “slogan” chiaro e radicale, senza compromessi. Inutile e dannoso mettersi a giocare con il fuoco. Meglio chiamare le cose con il proprio nome, nello stile del vangelo. Così all’Angelus di domenica 16 novembre 2003, dopo gli atti terroristici in Iraq e in Turchia e l’avvio della costruzione del muro israeliano. “Nessuno può abbandonarsi alla tentazione dello scoramento o della ritorsione: il rispetto della vita, la solidarietà internazionale, l’osservanza della legge devono prevalere sull’odio e sulla violenza. Rinnovo la mia ferma condanna per ogni azione terroristica compiuta. Debbo al tempo stesso rilevare che, purtroppo, in Medio Oriente il dinamismo della pace sembra essersi fermato. La costruzione di un muro tra il popolo israeliano e quello palestinese è vista da molti come un nuovo ostacolo sulla strada verso una pacifica convivenza. In realtà, non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di ponti! Senza riconciliazione degli animi, non ci può essere pace. I responsabili abbiano il coraggio di riprendere il dialogo e il negoziato, liberando così la strada verso un Medio Oriente riconciliato nella giustizia e nella pace”. Giovanni Paolo II al muro del pianto a Gerusalemme, nel 2000 Cadano i muri, si aprano le porte! Un altro muro era già crollato: il muro di Berlino (9 novembre 1989). Qualcuno afferma che papa Wojtyla ne sia l’artefice. Se non proprio così, ne è stato certamente un protagonista entusiasta, per un evento a lungo sperato e atteso. Un muro in meno e tante porte aperte. Davanti a una sterminata folla di tedeschi il 23 giugno 1996 Giovanni Paolo II pronuncia queste parole: “Das neue Haus Europa, von dem wir sprechen... La nuova casa Europa ha bisogno di una Berlino libera e di una Germania libera. Ha soprattutto bisogno di aria per respirare, di finestre aperte, attraverso le quali lo spirito della pace e della libertà possa entrare. L’Europa ha quindi bisogno di uomini convinti, che aprano le porte, di uomini che tutelino la libertà mediante la solidarietà e la responsabilità. Non solo la Germania, ma anche tutta l’Europa ha bisogno per questo del contributo indispensabile dei cristiani”. “Ho parlato a lui come a un fratello al quale ho perdonato”. Non sapremo mai cosa si siano detti, dentro la cella del carcere la vittima e l’attentatore che aveva sparato per ucciderlo. Ma proprio perché aveva perdonato, papa Wojtyla ha avuto il coraggio di chiedere alla chiesa un atto di coerenza: “s’inginocchi dinanzi a Dio e implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli”. In varie circostanze e luoghi il papa aveva chiesto perdono, ma l’atto pubblico e liturgico è avvenuto il 12 marzo 2000, prima domenica di quaresima dell’Anno Santo. È un atto profondamente evangelico e missionario. “Per il legame che, nel Corpo mistico, ci unisce gli uni agli altri, tutti noi portiamo il peso degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto. Riconoscere le deviazioni del passato serve a risvegliare le nostre coscienze di fronte ai compromessi del presente, aprendo a ciascuno la strada della conversione. Perdoniamo e chiediamo perdono! Chiediamo perdono per le divisioni che sono intervenute tra i cristiani, per l’uso della violenza che alcuni di essi hanno fatto nel servizio alla verità, e per gli atteggiamenti di diffidenza e ostilità assunti talora nei confronti dei seguaci di altre religioni. Confessiamo, a maggior ragione, le nostre responsabilità di cristiani per i mali di oggi: ateismo, indifferenza religiosa, secolarismo, relativismo etico, violazioni del diritto alla vita, disinteresse verso la povertà di molti Paesi. Per ciascuno di noi che, con i suoi comportamenti ha contribuito a deturpare il volto della chiesa, chiediamo umilmente perdono. Mentre confessiamo le nostre colpe, perdoniamo le colpe commesse dagli altri nei nostri confronti. Nel corso della storia innumerevoli volte i cristiani hanno subito angherie, prepotenze, persecuzioni a motivo della loro fede. La chiesa di oggi e di sempre si sente impegnata a purificare la memoria di quelle tristi vicende da ogni sentimento di rancore o di rivalsa. Dall’accoglienza del perdono divino scaturisce l’impegno al perdono dei fratelli e alla riconciliazione reciproca. 4 M Papa Wojtyla abbraccia Maha Ghosananda, in Cambogia “Mai più la guerra!” Affacciato al balcone, papa Wojtyla parla ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, invitandoli a pregare per la pace. Era il 2003, nel pieno della crisi irachena. Il presidente Usa aveva incaricato James Nicholson, ambasciatore presso il Vaticano, di organizzare un convegno per “convincere” il papa della legittimità della “guerra preventiva”. Ovviamente papa Wojtyla non si è fatto arruolare. “Voglio ricordare che l’uso della forza rappresenta l’ultimo ricorso, dopo aver esaurito ogni altra soluzione pacifica. Ecco perché - di fronte alle tremende conseguenze che un’operazione militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l’equilibrio dell’intera regione del Medio Oriente, nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne - dico a tutti: c’è ancora tempo per negoziare; c’è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi e per continuare a trattare. Riflettere sui propri doveri, impegnarsi in fattivi negoziati non significa umiliarsi, ma lavorare con responsabilità per la pace” (Angelus, 16 marzo 2003). Poi ha aggiunto: “Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto questa esperienza: “Mai più la guerra!”. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità”. PERDONIAMO E CHIEDIAMO PERDONO NEL MONDO “NON POSSO RIMANERE PRIGIONIERO IN VATICANO” La sfida del dialogo per la pace Il 27 ottobre 1986, Assisi era affollata di leader religiosi dai tanti colori per la giornata mondiale di preghiera per la pace: un’altra “invenzione geniale” di papa Wojtyla. “Per la prima volta nella storia ci siamo riuniti da ogni parte, chiese cristiane e religioni mondiali, in questo luogo sacro per testimoniare davanti al mondo, ciascuno secondo la propria convinzione, la qualità trascendente della pace. La forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti, ma abbiamo scoperto che c’è qualcosa che ci unisce. È questa la ragione per cui ciascuno di noi prega per la pace... La pace è un cantiere aperto a tutti, è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace... Ciò che abbiamo fatto oggi ad Assisi, dobbiamo continuare a farlo ogni giorno della nostra vita. Il mondo non può fare a meno della preghiera. In questo spirito, invitiamo i leader mondiali a prender atto della nostra umile implorazione a Dio per la pace. Ma chiediamo pure ad essi di riconoscere le loro responsabilità e di dedicarsi con rinnovato impegno al compito della pace, a porre in atto le strategie della pace con coraggio e lungimiranza”. ■ IL GRANDE PAPA DEI POPOLI a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx olto è stato scritto e detto su papa Giovanni Paolo II, un papa che ha detto e scritto moltissimo nel suo lungo pontificato (dal 1978 al 2005). Noi non abbiamo niente da aggiungere, se non ricordare volentieri una qualità che ci appartiene come carisma specifico: la missione evangelica nel mondo. Proprio in questa qualità, il papa polacco è stato innovativo: ha saputo cogliere i segni dei tempi per indicare le vie nuove nell’annuncio del vangelo alle genti, per continuare a rispondere fedelmente alla missione di “andare e predicare il vangelo di Cristo fino agli estremi confini della terra”. Papa Benedetto XVI riassume la forte personalità del suo predecessore con queste semplici parole: “I due cardini della sua vita e del suo ministero sono stati la preghiera e lo zelo missionario. È stato un grande contemplativo e un grande apostolo di Cristo. Dio lo ha scelto per introdurre la chiesa nel terzo millennio. Con il suo esempio, lui ci ha guidati tutti in questo pellegrinaggio e continua ad accompagnarci dal cielo” (9 aprile 2011). All’inizio del pontificato, parlando ai giornalisti, aveva detto: “Il papa non può rimanere prigioniero del Vaticano. Io voglio andare da tutti... voglio attraversare la soglia di ogni casa”. E noi missionari ci siamo sentiti all’unisono con lui, perché ha avuto il coraggio di prevedere i nuovi spazi di evangelizzazione, indicandone spesso anche i cammini e i metodi, per “aprire le porte a Cristo”, missionario del Padre presso l’umanità che ha bisogno di salvezza. In queste pagine richiamiamo solo alcuni aspetti, parole e gesti che hanno caratterizzato “lo zelo missionario” di papa Wojtyla e che ci restano come preziosa eredità. Parole e gesti di un pastore che ha preceduto il suo gregge, indicando la direzione giu■ sta per continuare la missione in questo XXI secolo. Cristo e il suo vangelo sono per tutti quattro continenti “missionari” dell’Asia, Oceania, N eiAfrica e America latina, popolati di gioventù povera ma piena di speranza, papa Wojtyla ha dimostrato di essere al di sopra del mondo occidentale e delle sue scelte, spesso motivate da interessi e stratagemmi. Ha dimostrato di essere dovunque “il papa dei popoli”. Riportiamo solo alcune “tappe” dei suoi numerosi viaggi missionari. Foto archivio MS L’EUROPA LA CROCE ANNUNCIA IL VANGELO il vangelo “sempre e dovunque” è stata la A nnunciare caratteristica di papa Wojtyla. L’occidente oggi ha un disagio tra i cittadini, che si sentono moralmente sconcertati di fronte ai gravi e diffusi fenomeni di malcostume, mentre restano aperti seri interrogativi sull’equilibrio e sull’armonia tra i poteri dello Stato. In questo contesto diventa per molti difficile cogliere le superiori ragioni del bene comune e accettare i necessari sacrifici che esso domanda...”. Alla chiesa italiana: “È il tempo della missione” All’imponente convegno ecclesiale di Palermo (20-24 novembre 1995) sul tema, “Il vangelo della carità per una nuova società in Italia”, nei cinque “ambiti” prescelti per la riflessione, la missione era stata dimenticata (nonostante le proposte e proteste dei missionari). Prevaleva allora la “svolta ruiniana” del cosiddetto “progetto culturale”, nel tentativo di conservare l’eredità cristiana nel confronto con la cultura diffusa. È stato proprio Giovanni Paolo II ad aver riportato la missione al centro della chiesa italiana a convegno. Nel suo discorso (23 novembre) ha lanciato con grande coraggio una sfida tanto affascinante quanto sconvolgente: “Siamo qui per dare nuovo impulso all’evangelizzazione. Il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell’esistente, ma della missione. È il tempo di proporre, di nuovo e prima di tutto, Gesù Cristo, il centro del vangelo. Ci spingono a ciò l’amore indiviso di Dio e dei fratelli, la passione per la verità, la simpatia e la solidarietà verso ogni persona che cerca Dio e che, comunque, è cercata da Lui... È a partire da qui che si può e si deve costruire nuova cultura. Questo è il principale contributo che, come cristiani, possiamo dare al rinnovamento della società in Italia”. È stata una sfida profetica e quanto mai attuale, a cui la chiesa italiana ha fatto e fa ancora fatica ad adeguarsi pastoralmente e a muoversi nella giusta direzione. Di passaggio, vale la pena ricordare che anche mons. Guido Conforti, 70 anni prima a Palermo, aveva rivolto l’appello sull’urgenza missionaria alla chiesa italiana riunita per il congresso Eucaristico (6 sett. 1924). Altrettanto impressionante è la chiara percezione del papa sulla situazione italiana in generale: “Serpeggia un profondo Europa: una nuova evangelizzazione La chiesa ha il dovere di annunciare sempre e dovunque il vangelo di cristo. Questa unica missione si è svolta in forme diverse e modi nuovi nel volgersi della storia. Per il tempo attuale, specialmente per l’Europa e l’Occidente, papa Wojtyla ha coniato un’espressione apposta: “nuova evangelizzazione”. L’ha lanciata in Polonia, al santuario della Santa Croce di Mogila, il 9 giugno 1979. “Anche se cambiano i tempi e al posto dei campi è sorto un complesso industriaGiovanni Paolo II le, là dove s’innalza la croce, c’è il segno aggrappato alla croce che è iniziata l’evangelizzazione. Una all’inizio del 2000, nuova croce innalzata è il segno che torna anno santo ad essere annunciato il vangelo. È iniziata una nuova evangelizzazione, quasi si trattasse di un secondo annuncio, anche se in realtà è sempre lo stesso”. “Nuova evangelizzazione” è il compito della chiesa oggi nelle nazioni di antica cristianizzazione. In Christifideles laici affermava: “Interi paesi e nazioni, dove la religione e la vita cristiana erano un tempo fiorenti, sono ora messi a dura prova e talvolta radicalmente trasformati dal continuo diffondersi di indifferentismo, secolarismo e ateismo. Il benessere economico e il consumismo ispirano e sostengono una vita vissuta «come se Dio non esistesse»... E anche la fede cristiana, se pure sopravvive in alcune sue manifestazioni tradizionali e ritualistiche, tende a essere sradicata dai momenti più significativi dell’esistenza... Solo una nuova evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda, capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà. Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana. Ma la condizione è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in queste nazioni” (n. 34). Da questa intuizione è nato il nuovo “pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione”, istituito da papa Benedetto il 21 settembre 2010. ■ La missione per i popoli dell’occidente bisogno urgente di vangelo e la chiesa deve diventare missionaria e dedicarsi nuovamente al “primo annuncio”. Asia: il “piccolo gregge” del Bangladesh In Bangladesh papa Wojtyla è stato solo poche ore, prima tappa del lungo viaggio missionario in Asia, verso Singapore, Fiji, Nuova Zelanda, Australia e Seychelles, dal 18 novembre al 1 dicembre 1986. Ha voluto visitare un “piccolo gregge”, che ha risposto riempiendo lo stadio della capitale, senza gli schiamazzi che sogliono accompagnare i movimenti della gente in Bangladesh. In prima fila c’erano anche musulmani, hindu e buddhisti, con i quali i missionari hanno buoni rapporti di dialogo. Il papa non ha fatto grandi discorsi: si è immerso nella folla, salutando e benedicendo sorridente, e il popolo dei fedeli ha risposto sorridendo e acclamando. Ma il gesto dell’ordinazione di 19 sacerdoti bengalesi ha commosso tutti i presenti. Il “peer Chisti”, ospite musulmano di Jessore, ha esclamato: “Ho visto un gesto stupendo: 19 giovani cristiani che hanno scelto di dedicare tutta la vita alla missione cristiana. Voi cristiani in Bangladesh siete pochi; ma noi musulmani 19 giovani così non riusciamo a trovarli tra le decine di milioni di abitanti che vivono in questa nazione. Ne parlerò ai musulmani in tutte le occasioni, perché voi cristiani ci date un grande esempio di dedizione a Dio e all’umanità”. Oceania: gli aborigeni, la terra e il vangelo L’incontro con gli aborigeni dell’Australia, il 29 novembre 1986, ha offerto a papa Wojtyla l’opportunità - oltre che per prendere in braccio un bel koala (vedi foto) - per dimostrare il giusto apprezzamento per le culture aborigene, nel rispetto della terra e delle tradizioni. La missione ha infatti sempre avuto un rapporto privilegiato per le culture, veicolo essenziale dell’evangelizzazione. “Per migliaia di anni la vostra cultura fu lasciata libera di svilupparsi senza interferenze di gente venuta da fuori, in contatto spirituale con la terra e i suoi animali, i fiumi e le colline. Non avete rovinato la terra, non l’avete sfruttata, non l’avete esaurita per poi abbandonarla. Vi siete resi conto che la vostra terra era legata alla sorgente della vita. Il vangelo di Cristo parla tutte le lingue; apprezza e abbraccia tutte le culture; le sostiene in tutte le cose umane e le purifica. Introducete questo vangelo nel vostro modo di parlare; lasciate che porti nuova forza alle vostre storie e alle vostre cerimonie. La chiesa vi invita a esprimere la parola viva di Gesù nei modi che parlano alla vostra mente e al vostro cuore di aborigeni”. Africa: contro tutte le forme di schiavitù Alla “casa degli schiavi”, nell’isola di Gorée in Senegal, papa Wojtyla sostò a lungo sull’uscio della porta che dà sull’oceano Atlantico, verso il continente America. Era il 22 febbraio 1992. “Qui si vede soprattutto l’ingiustizia. Il grido delle generazioni esige che noi ci liberiamo per sempre da questo dramma, perché le sue radici sono in noi, nella natura umana, nel peccato. Sono venuto per rendere omaggio a tutte le vittime sconosciute, non si sa esattamente chi e quante. Uomini, donne e bambini neri sono stati condotti in questo piccolo luogo, strappati dalla loro terra e dai loro cari, per esservi venduti come mercanzia. Quest’isola rimane nella memoria e nel cuore di tutta la diaspora nera. Occorre che si confessi in tutta verità e in umiltà questo peccato dell’uomo contro l’uomo, questo peccato dell’uomo contro Dio”. 2011 MAGGIO Ma il papa pensa anche al presente e al futuro dell’Africa: “Noi dobbiamo opporci a nuove forme di schiavitù, spesso insidiose, come la prostituzione organizzata. L’Africa di oggi soffre duramente della sottrazione di forze vive e delle sue risorse. Perciò l’aiuto di cui sente il bisogno le è giustamente dovuto, affinché superi le sue tragiche difficoltà”. America: Castro in giacca e cravatta Ci teneva molto Fidel Casto alla visita del papa polacco, tanto da invitarlo personalmente e far precedere alla visita la liberazione di 106 detenuti, scelti dalla lista di 260 che il card. Sodano gli aveva consegnato. Un gesto La “porta degli schiavi” di distensione che, insieme a in Senegal giacca e cravatta al posto alla solita divisa, voleva dargli un look più umanitario. E il 21 gennaio 1998, il generale mostrò grande affetto per l’ospite, che gli chiedeva maggiore libertà. “Condivido con voi la mia profonda convinzione che il messaggio del vangelo conduce all’amore, alla dedizione, al sacrificio e al perdono. Perciò voglio dirvi: non abbiate paura di aprire il vostro cuore a Cristo, lasciate che Egli entri nella vostra vita, nelle vostre famiglie, nella società, affinché tutto venga rinnovato... Questa terra possa offrire a tutti un clima di libertà, di fiducia reciproca, di giustizia sociale e di pace duratura. Possa Cuba aprirsi al mondo e possa il mondo aprirsi a Cuba, affinché questo popolo possa guardare al futuro con speranza. ■ IL PAPA DEI GIOVANI, IL PAPA DI TUTTI Papa Karol vanta anche un altro primato, un altro merito: quello di aver inventato la GMG, la giornata mondiale della gioventù. L’aveva annunciata a sorpresa la domenica delle Palme del 1984; la prima è stata celebrata il 23 marzo, due anni dopo, a Roma. A molti era sembrata “pura pazzia”; invece era quello che i giovani s’aspettavano, senza saperlo; e sono accorsi, per sentire una parola vera e coerente con il vangelo. “Non accontentatevi di esperienze banali; non date credito a chi ve le propone. Abbiate fiducia nella vita e aprite il cuore a Cristo... Nessuno è straniero nella chiesa. Anzi senza di voi, essa si sente come una famiglia senza figli. Essa ha bisogno di tutti voi, della vostra presenza, delle vostre critiche costruttive. Ha bisogno soprattutto della vostra attiva partecipazione all’annuncio del vangelo, con lo stile e la vivacità tipici della vostra età”. “Siate testimoni di Cristo anzitutto tra i vostri coetanei, in famiglia e nei quartieri, a scuola e nell’università, nei posti di lavoro e nei luoghi dello sport e del sano divertimento. Recate speranza e conforto dove c’è scoraggiamento e sofferenza. Ognuno di voi si renda disponibile per accogliere e aiutare chi vuole avvicinarsi alla fede e alla chiesa”. Un saluto benedicente per tutti Vivete nella fede, trasmettetela ai figli, testimoniatela nella vita, amate la chiesa, vivete in essa e per essa, fate spazio nel cuore a tutti gli uomini, perdonatevi a vicenda, costruite ambienti di pace ovunque siete. Ai non credenti dico: cercate Dio, Egli sta cercando voi. E ai sofferenti dico: abbiate fiducia, Cristo vi darà la forza di far fronte al dolore. Ai giovani: spendete bene la vita, è un tesoro unico. A tutti: la grazia di Dio vi accompagni ogni giorno. E salutatemi i vostri bambini, appena si svegliano. Come vorrei che questo mio «buon giorno» fosse per loro presentimento di una buona vita, a consolazione vostra e mia, e di tutta la chiesa! Il vostro “papa Karol” 5 2011 MAGGIO il m on do in casa SUD/NORD NOTIZIE Africa bollente ● Costa d’Avorio: l’opinione. Jean Djoman, responsabile della Caritas ivoriana, fa il punto dopo l’arresto dell’ex presidente Laurent Gbgabo. “Anche se gli abitanti hanno ripreso a uscire di casa, dopo giorni di ‘isolamento’ forzato, il clima rimane pesante a causa dell’insicurezza diffusa in alcuni quartieri ‘caldi’ della capitale. Per fortuna è ripresa l’erogazione di acqua ed elettricità. La prima cosa da fare è scongiurare emergenze sanitarie; servono medicine e cibo al più presto. L’augurio è che il passaggio di poteri avvenga nella calma: è giunta l’ora di riconciliare gli ivoriani e di rimboccarsi le maniche per ricostruire il Paese dopo tanta sofferenza e anni difficili”. ● Libia: futuro incerto. Per Lu- cio Caracciolo, direttore della rivista “Limes”, la guerra in Libia nasce da tre fattori paralleli e convergenti. “Il primo è un tentativo di colpo di Stato nato all’interno del regime con base in Cirenaica. Il secondo è l’interesse specifico di Sarkozy a spodestare il colonnello e il terzo è stata la rivolta spontanea di Bengasi. Di sicuro, per ora, c’è solo la divisione territoriale della Libia. Il rischio è che il conflitto continui, la Libia potrebbe sparire dai titoli dei giornali ed essere condannata a una continua instabilità”. Vite in emergenza pagina a cura di DIEGO PIOVANI ● Libia / 2: tacciano le armi. Le chiese cristiane di Tripoli chiedono “un immediato e incondizionato cessate il fuoco a tutte le parti coinvolte, perché la guerra non è la soluzione dei problemi”. Mons. Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, afferma: “Siamo profondamente rattristati dai tragici eventi accaduti di recente che stanno lacerando il Paese con continue sofferenze, paure e angosce per il suo popolo. Dialogo e riconciliazione devono essere la strada maestra per portare la pace. Per questo, appoggiamo ogni sforzo e iniziativa volta a trovare una soluzione pacifica. Continueremo a pregare in solidarietà con tutti i musulmani libici che lottano per la pace e la giustizia del loro Paese”. Tunisia: il dovere di accogliere. Mons. Maroun Elias Lahham, arcivescovo di Tunisi, in un’intervista ha dichiarato. “I tunisini hanno il diritto di costruirsi un futuro migliore, soprattutto in questo periodo drammatico. Dopo le rivolte sociali che hanno provocato la caduta del presidente Ben Ali, l’economia è ferma. Prima della crisi la disoccupazione era al 20%; adesso il dato va aggiornato al rialzo. La speranza per i prossimi mesi è che una nuova stabilità politica favorisca lo svolgimento delle ● elezioni e una ripresa. Nel frattempo l’Italia e l’Unione Europea dovrebbero guardare ai migranti come a esseri umani che soffrono. Non sono rifugiati costretti a scappare da regimi dittatoriali o da guerre, ma persone che sanno cos’è la fame”. ■ Meglio di ieri? ● Ottawa: 12 anni dopo. Una campagna per convincere gli Stati Uniti ad aderire al Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine anti-uomo ha caratterizzato il 12° anniversario dell’entrata in vigore della convenzione. Per Sylvie Brigot, direttrice della Campagna internazionale contro le mine, “è assurdo che gli Stati Uniti continuino a mantenere un’arma tanto orribile”. Aderendo al Trattato, gli Stati Uniti manderebbero un segnale forte agli altri 38 Stati che non lo hanno ancora fatto tra cui Cina, India, Pakistan e Russia. Da quando è in vigore il Trattato, oltre 45 milioni di ordigni sono stati resi inoffensivi. Dopo l’Afghanistan, la Colombia è stato nel 2010 il Paese con il maggior numero di vittime di mine al mondo. Brasile: record di soia. Trentadue chilometri di camion pieni di soia fermi in fila sulla strada per il porto di Paranaguà. È ● MISSIONI NOTIZIE Martiri della fede ● Sud Sudan: la sfida. Il 9 luglio il sud Sudan diventerà uno stato indipendente. Ma già ora deve fronteggiare un massiccio rientro di sudanesi dal nord. Il timore è che il presidente Al Bashir, incriminato dal Tribunale dell’Aja per crimini contro l’umanità in Darfur, attui una radicale islamizzazione. Quando il nord, in prevalenza musulmano, si sarà separato dal sud dove vive la maggior parte dei non islamici, potrebbe adottare una linea dura nei confronti delle minoranze. Intanto, suor Angelina, religiosa 37enne della diocesi di Tombura-Yambio, il 17 gennaio è stata uccisa dai ribelli dell’LRA mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati del sud. I vescovi hanno espresso l’intenzione di incontrare le autorità per discutere sulla costruzione di una pace duratura nella regione. ● Corea del nord: senza libertà. Diritti umani calpestati, libertà di religione negata, oltre 50mila cristiani in campi di prigionia per la loro fede, vittime di un sistema giudiziario basato sull’ideologia del regime: è il quadro della situazione in Corea del Nord che, secondo il Rap- 6 Il “monumento ai profughi” di cala Maluk, a Lampedusa (da Flickr) porto 2011 dell’ong “Open Doors”, è l’ultimo Paese in fatto di rispetto della libertà di coscienza e di religione. I cittadini coreani o stranieri che incappano in sentenze a loro avverse sono spediti in campi di prigionia e sottoposti a torture e a trattamenti crudeli e disumani. Nonostante la difficile situazione, si calcola che attualmente i cristiani in Corea siano circa 400mila, il 2% della popolazione: persone che, in segreto, mantengono accesa nel cuore la ■ fiamma della fede. Idee nuove ● Nuovo sito per le Pom! È on line il nuovo sito dei segretariati internazionali delle pontificie opere missionarie, che illustra origine, scopo, organizzazione e spiritualità delle quattro ope- Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org Visitate anche il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com re (Propagazione della fede, San Pietro apostolo, Infanzia missionaria, Unione missionaria). Una sezione è dedicata agli eventi annuali come, ad esempio, la giornata missionaria. Nella sezione “Papi e missione” si possono trovare per ogni pontefice (da Pio XI a Benedetto XVI) encicliche, esortazioni apostoliche, messaggi e discorsi. Il nuovo sito dei segretariati generali delle Pom è www.ppomm.va Congo RD: Centro per ragazze di strada. È stato inaugurato a Kinshasa il nuovo “Centro Anuarite” per il recupero delle ragazze di strada. Il progetto, promosso tra gli altri da “Opera don Guanella”, interesserà in tre anni circa mille ragazze tra i 6 e i 18 anni. Si occuperà di ragazze madri e dei loro bambini e interverrà a favore dei bisogni primari come salute, alfabetizzazione e scolarizzazione. Nel progetto sono impegnati 20 educatori e infermieri. Il Centro è dedicato alla beata Anuarite Nengapeta, la religiosa congolese molto conosciuta dalla popolazione. ● Verso il sinodo 2012. Sono stati presentati i Lineamenta del sinodo dei vescovi, che si svolgerà dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. I Lineamenta sono divisi in tre capitoli. Nel primo si descrive la nascita del concetto di nuova evangelizzazione e la sua diffusione, indicando sei ● il risultato del raccolto record di quest’anno che ha mandato in tilt la catena d’esportazione. Il governo brasiliano ha promesso lavori di ristrutturazione per rendere moderne le infrastrutture portuali, ma per il momento sembra più interessato a costruire dighe idroelettriche, una delle quali, la “Belo Monte” in Amazzonia, dovrebbe occupare un’area dove sorgono 66 comuni, undici riser- ve indigene e dove vivono complessivamente 40mila persone obbligate a trasferirsi. Accanto alla popolazione si sono schierati anche i missionari contro questo faraonico progetto. E perfino la Corte interamericana dei diritti umani ha chiesto lo “stop” alla costruzione, che oltre al danno ambientale, causerebbe enormi sofferenze umane mai calcolate dagli economisti. ■ MESSAGGIO DALLE CHIESE LA VITA PER UNA PACE UMANA don NANDINO CAPOVILLA Il coordinatore nazionale di “Pax Christi Italia” ricorda Vittorio Arrigoni, il volontario ucciso a Gaza il 15 aprile 2011. “Non ce ne andiamo, perché riteniamo essenziale la nostra presenza di testimoni oculari dei crimini contro l’inerme popolazione civile ora per ora, minuto per minuto”. Così ripetevi durante l’operazione ‘Piombo fuso’, unico italiano rimasto lì, tra la tua gente, tra i volti straziati dei bambini. Così mi hai ripetuto pochi mesi fa prima di abbracciarmi: io obbedivo all’ultimatum dei militari al valico di Heretz che mi ordinavano di uscire dalla Striscia, ma tu restavi. Questa era la tua vita: rimanere. Sei rimasto con gli ultimi, caro Vittorio, e i tuoi occhi sono stati chiusi da un odio assurdo, così in contrasto, così lontano dall’affetto e dalla solidarietà della gente di Gaza, da tutta la gente di Gaza che è un pezzo di Palestina tenuto sotto embargo e martoriato. Immaginiamo i tuoi amici e compagni palestinesi ancora una volta senza una voce che porti fuori da quella grande prigione la loro disperazione, testimonianza della loro umanità ferita e umiliata. La gente di Palestina non dimenticherà il tuo amore per lei. Hai speso la tua vita per una pace giusta, disarmata, umana fino in fondo. Anche a noi mancherà la tua “bocca-scucita” che irrompeva durante gli incontri per dire: “Restiamo umani!”. Tu raccontavi quell’inferno con la tua vita, 24 ore su 24. Perché eri lì, vedevi, sentivi, vivevi con loro. Vedevi crimini che a noi nessuno raccontava. E restavi con loro. Abbracciamo la tua famiglia a cui vorremmo sussurrare che la tua è stata una vita piena perché donata ai fratelli e che tutto l’amore che hai saputo testimoniare rimarrà saldo e forte, come la voglia di vivere dei bambini di Gaza. Ci inchiniamo a te, Vittorio. Ora sappiamo che i martiri sono purtroppo e semplicemente quelli che non smettono di amare mai, costi quel che costi. scenari che interpellano la chiesa ed esigono un’adeguata risposta: secolarizzazione, fenomeno migratorio, mezzi di comunicazione, economia, politica, ricerca scientifica. Il secondo capitolo ricorda che lo scopo dell’evangelizzazione è l’annuncio del vangelo e la trasmissione della fede. Il terzo propone la riflessione sui sacramenti che introducono alla fede e all’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia. ■ Una storia speciale ● Filippine: suore coraggiose. Le Filippine sono il quarto Paese con il più alto numero di prostituzione minorile. Questa piaga molto grave riguarda ragazze tra i 15 e i 20 anni, ma spesso sono coinvolte anche bambine di soli 8 anni. Nell’arcidiocesi di Cebu, per contrastare la povertà dalle sue radici, le suore di “Maria Immacolata Regina del Paradiso” si recano negli stessi villaggi dove gli sfruttatori reclutano le ragazze con la promessa di un buon lavoro in città. Cercano di sottrarle alla prostituzione offrendo il loro aiuto. Quando sono in missione, camminano in coppia e non portano l’abito religioso. Una delle due entra in un bar per avvicinarle, l’altra rimane fuori per segnalare eventuali pericoli. Se riescono a fare amicizia con la minorenne che vuole sottrarsi al giro della tratta, sanno già dove indirizzarla: un centro dove può essere ospitata. Le suore hanno anche trasformato il loro istituto di Cebu nella “Casa dell’amore”; qui offrono un riparo, cibo, istruzione, assistenza sanitaria, formazione professionale alle ex prostitute e ai loro bambini. ■ 2011 MAGGIO D IA L O G O E SO LID A RIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale IN CERCA DI... MISSIONE Caro direttore, sono un laico interessato alle missioni estere. Ho avuto già in passato diverse esperienze di missione in America latina. Attualmente frequento una parrocchia e sono seguito spiritualmente da un sacerdote missionario. Mi interessa sapere il percorso formativo per essere laico missionario saveriano. A tal proposito vorrei saperne di più, per ora anche attraverso un contatto telefonico. Uniti nella preghiera, Paolo, Palermo - via e-mail Sarei interessata ad avere informazioni circa l’attività svolta da padre Rinaldi in Congo. Mi piacerebbe in particolare sapere se è possibile partecipare per brevi periodi all’attività missionaria a Kinshasa. È possibile contattare il missionario via e-mail? Grazie, Cynthia, Verona - via e-mail Ho 33 anni e ho avuto più di una volta il piacere di trascorrere una giornata di formazione missionaria nel vostro centro. Mi piacerebbe lavorare con voi, fare qualcosa per essere ancora più immersa nel grande mondo missionario. Ho un diploma in servizi sociali e sono iscritta al primo anno di scienze dell’educazione a Bergamo. In attesa di una cordiale risposta, ringrazio, Monica, Capriolo BS - via e-mail Desideravo fare un viaggio in Congo insieme a qualche missionario partente. Bene, ho trovato la compagnia della saveriana suor Janaina fino a Bukavu, dove vive p. Sebastiano Amato da 35 anni. Ho visto il suo modo di lavorare, la forza e il coraggio delle donne, l’ospitalità della gente, il sorriso dei bambini che facevano a gara per prendermi la mano, per le viuzze del villaggio di Panzi… Sono felicissima di questo mio viaggio e non vedo l’ora di tornarci. Grazie a tutti i missionari, Gisela, Ragusa - via e-mail Cari amici e amiche, che bello ricevere messaggi come questi, da persone che sono già impegnate in tante attività nel proprio ambiente di vita in Italia, ma che... cercano missione. Ci sono già tanti giovani che, dopo una buona preparazione, vanno in missione per una “breve esperienza”: li accompagniamo a vedere, conoscere e capire la missione in prima persona. Tornano commossi e tanti s’impegnano a cambiare sopratutto il loro stile di vita, per essere più sobri e solidali con i poveri del mondo. Come loro, altre persone - giovani e mature - si prestano a vivere con spirito missionario la loro vita, con la preghiera, l’informazione e qualche attività di sostegno o di sensibilizzazione. Altre persone, invece, sentono il desiderio di dedicare alla missione qualche anno della loro vita, per essere “utili” agli altri e soprattutto perché si rendono conto che dando qualcosa di sé alla missione, ricevono il centuplo di felicità e di pace interiore, insieme a sofferenze e privazioni, proprio come ha promesso Gesù a chi lascia tutto per il vangelo. “Immergersi nel grande mondo missionario”, sentire “l’interesse per le missioni estere”, come scrivono Monica e Paolo, è una cosa davvero stupenda: un segno della predilezione di Cristo che, passando accanto a noi, ci osserva e ci chiama ad amare di più. Chi cerca trova... la missione! p. Marcello, sx SOLIDARIETà “SAN GUIDO” TRE PROGETTI SPECIALI Riproponiamo i tre piccoli progetti, proposti dal superiore generale dei saveriani, per condividere la gioia e l’impegno missionario in memoria di san Guido Conforti. San Guido 1 / progetto organizzativo Un contributo libero a sostegno delle spese organizzative per dare l’occasione di partecipare al rito della canonizzazione del Conforti a 3 testimoni dalle 15 nazioni dove lavorano i saveriani. • Responsabile del progetto è p. Rino Benzoni, superiore generale San Guido 2 / progetto chiesa Nel quartiere alluvionato e povero di Manila-Marikina (Filippine), i saveriani desiderano costruire la chiesa di quartiere dedicata a san Guido Conforti, per un preventivo di 35.000 euro. • Responsabile del progetto è p. Emanuele Borelli, parroco di Marikina San Guido 3 / progetto sociale Nell’area devastata dall’eruzione del vulcano Merapi, in Indonesia, i saveriani vogliono costruire un centro di formazione professionale per dare un futuro ai giovani del luogo, per un costo di 25.000 euro • Responsabile del progetto è p. Rodolfo Ciroi, animatore a Giava Per contribuire, utilizzare il ccp che ricevete con “Missionari Saveriani”, oppure come indicato a lato in “Piccoli progetti”. I MISSIONARI SCRIVONO Da Taipei: un invito alla gioia di generare figli nella chiesa Quest’anno abbiamo sette nuovi fratelli e sorelle che entrano nella chiesa e 4 bambini: gioia grande! E il 13 marzo nella cattedrale di Taipei abbiamo vissuto con gioia il rito di iscrizione di circa 200 catecumeni. Uno per uno, accompagnati da padrini e madrine, si sono presentati al vescovo che li ha salutati e incoraggiati. Mi sembrava il momento in cui Dio in persona usciva da dietro le quinte e mostrava ai nostri occhi, sempre un po’ increduli, Padrini e madrine i suoi capolavori; sembrava dicesse: “Vedi questa con i 300 catecumeni nella cattedrale di Taipei, persona? Mi ci sono voluti 10 anni; e questa 30, e il 13 marzo 2011: questa alcuni mesi... E quante altre ce ne sarebbero commovente! state se vi foste fidati un po’ di più delle ispirazioni dello Spirito Santo!”. In vari mi hanno detto che al vescovo scendevano le lacrime... Mi ha colpito una ragazza occidentale, accompagnata dalla sua zelante madrina cinese, che ha dovuto venire fino a Taiwan per incontrare Gesù. E pensate che a Hong Kong quest’anno i catecumeni sono 3.400: incredibile! Vorrei che questa breve informazione - insieme ad altri grandi numeri della chiesa missionaria - apparisse su Misna e sui siti cattolici, sui settimanali diocesani e sui bollettini parrocchiali, e vedere se anche in Italia in tanti nasce la passione di scoprire se a qualcuno per caso interessa Cristo e la fede, se si può partire nelle parrocchie con il catecumenato degli adulti, magari con i cosiddetti “stranieri”... E magari l’anno prossimo nelle nostre cattedrali non ci saranno solo pochi, ma centinaia e migliaia di catecumeni adulti. Non sarebbe questa la voce più vera di speranza in Italia? Beh, sono solo piccoli sogni di un pomeriggio domenicale... Grazie! p. Fabrizio Tosolini, sx - Taiwan Nuovi discepoli di Cristo nelle missioni saveriane Nella veglia Pasquale, la chiesa missionaria genera nuovi discepoli di Cristo con i sacramenti dell’iniziazione. Anche i missionari saveriani hanno dato il loro piccolo apporto, soprattutto nelle missioni dell’Africa, con 4.116 nuovi cristiani: 1.416 in RD Congo; 1.109 in Burundi; 773 in Camerun e Ciad; 500 in Mozambico; 318 in Sierra Leone. In confronto, l’Asia non ha numeri così alti: solo 414 battesimi di catecumeni, tra Bangladesh, Filippine, Giappone, Indonesia e Taiwan. A nome di tutti i saveriani che si dedicano all’evangelizzazione in Asia, scrive dal Giappone p. Pier Giorgio Manni: “A Pasqua abbiamo accolto nella chiesa 56 nuovi fedeli. Inviamo il nostro fraterno saluto e ringraziamento a tutti i confratelli che nel mondo seminano speranza e raccolgono copiosi frutti del lavoro apostolico”. Una duplice morte prova la famiglia Da Silva, in Brasile Il 6 aprile, per problemi respiratori, è morto p. José Pedro Da Silva, un saveriano brasiliano di 65 anni affetto dal morbo di Parkinson. Giovane di 21 anni, aveva scelto di diventare saveriano ed era stato ordinato sacerdote nel 1974. Di ritorno dal funerale di p. Pedro, il 9 aprile in un incidente stradale ha perso la vita anche sua sorella Anna Maria, mentre il marito e il figlio con il fratello e la cognata, nella stessa macchina, hanno subito ferite di varia entità. I saveriani di Curitiba sono stati molto vicini alla famiglia Da Silva in questi giorni di grande prova e sofferenza. Padre José Pedro era stato missionario in Indonesia, e aveva svolto ruoli importanti in Brasile, nella pastorale parrocchiale e nella formazione degli aspiranti missionari brasiliani. Era stato anche superiore dei saveriani in Brasile. Dal Paradiso continuerà a infondere coraggio alla sua duplice famiglia - quella naturale e la famiglia saveriana - per continuare a vivere e annunciare il vangelo di Cristo. p. Diego Pelizzari, sx- Brasile Il saveriano brasiliano p. José Pedro Da Silva, a sinistra, con p. Guarnieri solidarietÀ MESSICO, ACOYOTLA: CENTRO COMUNITARIO “CONFORTI” Nella missione messicana di Acoyotla è urgente riparare il centro catechistico dedicato a “Guido Conforti”. La struttura ha più di vent’anni. Verrebbe voglia di abbatterla e costruirne una nuova, ma il costo sarebbe troppo alto. È possibile ripararla, bonificando le pareti e sistemando il tetto che gocciola, mettendo porte e finestre nuove, costruendo i bagni e le docce con una nuova rete idrica. Dobbiamo anche ristrutturare gli ambienti, fornendoli del necessario per la catechesi e la formazione dei catechisti: banchi, sedie e lavagne, microfoni e telo per proiezioni. Anche l’entrata va sistemata, perché sia un luogo accogliente. Per effettuare questi lavori, la spesa preventivata è di € 15.000. Ci rivolgiamo alla vostra generosità per un aiuto, individualmente o in gruppo. Per completare la sistemazione del centro ci vorranno quattro mesi di lavoro, tempo permettendo. (Per sapere cosa facciamo noi saveriani ad Acoyotla, potete leggere il racconto a pagina 3). Grazie per quanto farete per aiutarci. Il Signore vi ricompensi largamente. p. Alfonso Apicella, sx I numerosi catechisti della grande missione di Acoyotla, in Messico, al centro catechistico “Conforti” piccoli progetti 4/2011 - MESSICO Centro “Conforti” di Acoyotla Nella vasta missione messicana di Acoyotla i saveriani sono impegnati nella promozione umana e nell’evangelizzazione, con l’ausilio indispensabile di catechisti e coordinatori. Occorre riparare e sistemare il centro catechistico “Guido Conforti”, per un investimento di euro 15.000. Grazie per l’aiuto. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Alfonso Apicella. 3/2011 - BANGLADESH Centro del dialogo I saveriani in Bangladesh sono impegnati nel dialogo tra le religioni: cristiani, musulmani e hindu si incontrano al “centro del dialogo”di Khulna. Vogliono coinvolgere nel dialogo anche i giovani universitari, stampando e diffondendo informazioni utili. Chiedono un sostegno di 10.000 euro annuali. • Responsabile del progetto è il saveriano p. Mimmo Pietanza. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2011 MAGGIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 La devozione del Conforti a Maria Imitiamo le grandi virtù di nostra Madre Conforti, fondatore M ons. dei saveriani, da giovane dovette superare un ostacolo notevole. Per una forma di epilessia che lo portava a svenimenti e comportamenti da sonnambulo, il giovane Guido non fu ordinato sacerdote con i suoi compagni nel 1887. Il problema era serio e non c’erano medicine adeguate. Fu la beata Adorni, fondatrice delle “ancelle dell’Immacolata”, a consigliargli di recarsi al santuario Mariano di Fontanellato, poco lontano da Parma, per chiedere la grazia di guarire. Nel giro di poco tempo le crisi cessarono e il 22 settembre 1888 Conforti fu ammesso all’ordinazione. la Vergine Maria. Alla Madonna si collegano anche le tappe importanti della sua vita da vescovo: la nomina ad arcivescovo di Ravenna (maggio 1902) e l’ingresso come vescovo a Parma (Annunciazione 1908). Egli pose la sua prima visita pastorale alla diocesi di Parma sotto la protezione della Vergine. Ne annunciò l’apertura l’8 dicembre 1908, solennità dell’Immacolata, convinto che Maria fosse “la stella propizia, il genio grazioso” che l’avrebbe accompagnato e da cui prendere ispirazione durante il percorso concluso quattro anni dopo (8 dicembre 1912). Maria accompagna san Guido Il novello sacerdote era così convinto che fosse stata la Madonna a guarirlo, che decise di celebrare la sua prima Messa a Fontanellato, per soddisfare il suo debito di riconoscenza verso Maria, capolavoro di Dio Possiamo ben comprendere come il Conforti fosse particolarmente devoto alla Madonna, poiché era intervenuta in maniera così determinante nella sua vita. Questa devozione si deduce anche dalle sue omelie e dai suoi a cura di p. MARINO BETTINSOLI, sx scritti. Egli parla della Madonna in molte circostanze, in particolare nel congresso Mariano svoltosi a Parma (17-24 maggio 1925) e concluso nel santuario di Fontanellato. Per Conforti, Maria è: “la più eletta delle creature, la più augusta delle regine e la più tenera delle madri”. Maria è “capolavoro della divina Onnipotenza; è una creazione nuova della sapienza e dell’amore di Dio; è il compendio delle meraviglie del mondo soprannaturale. Fra tutte le creature - non vi è dubbio la Vergine Madre fu la copia fedele del Verbo incarnato; doveva quindi in tutto e per tutto assomigliarsi a lui… Come Gesù, anche Maria ha sempre fatto la volontà di Dio”. La Regina delle missioni È Maria che conduce l’umanità intera verso suo Figlio; perciò è la Madre che ci ama e ci orienta verso Gesù, che prima di mo- Grazie, ma io resto qui... Missionario in Giappone più di prima visto di sicuro le imA vrete magini agghiaccianti del terribile terremoto e dello tsunami con onde alte oltre dieci metri, che hanno colpito quattro province della costa del Pacifico, seminando morte e distruzione. Per fortuna la zona colpita non è tra le più popolate della nazione: le province del nord sono fredde e i giapponesi amano il sole. Se il terremoto e lo tsunami avessero colpito altrove, per esempio nella zona di Tokyo e Nagoya, sarebbe stata un’ecatombe. Considerata la grande estensione della zona colpita, è difficile avere un’immagine precisa dei disastri. Ogni giorno ci sono nuove scosse di terremoto piuttosto forti che seminano il terrore. 8 Tra sofferenza e pericoli Ho ricevuto dall’Italia diverse telefonate con l’invito a lasciare il Giappone. Sono un missionario venuto in questo Paese per condividere la vita dei giapponesi e trasmettere loro la fede in Gesù. Che figura farei se nella tragedia me ne andassi via? I criteri di comportamento dei missionari non sono quelli del mondo. Anche solo per coerenza con quella che è la mia missione in questa nazione, me ne sto qui a condividere la sofferenza e i pericoli di questa terra. Tra l’altro, io vivo a Osaka, una zona molto distante da quella del terremoto, dello tsunami e delle centrali atomiche di Fukushima; inoltre, i venti in questa stagione spirano costantemente verso il Pacifico, per cui nella zona dove abito il rischio non è alto. La vita più forte dei disastri Tra le tante cose che vedo, una mi colpisce in particolare: la gente cerca cibo, coperte, benzina, un posto per ripararsi, Padre Silvano Da Roit, saveriano bergamasco, missionario in Giappone Al santuario mariano di Fontanellato san Guido Conforti ha celebrato la prima Messa, ringraziando la Madonna per la grazia della guarigione p. SILVANO DA ROIT, sx ma non solo; cerca soprattutto l’altare di famiglia, le tavolette degli antenati, le fotografie dei loro cari, qualche ricordo. Cerca motivi per continuare a vivere, cerca speranza. Un uomo, che ha perso la moglie e la figlia di quattordici mesi, era in ginocchio ai piedi di un piccolo alberello di pesco, piantato quando era nata la bambina. Quell’alberello non è stato spazzato via dallo tsunami e ha quattro gemme: è un segno che dà speranza e forza di vivere ai giapponesi. Nonostante tutto, la vita va avanti ed è più forte dei disastri. Diamo una mano solidale Nell’asilo parrocchiale abbiamo aperto subito una sottoscrizione per mandare soldi e aiuti attraverso la Caritas giapponese; tanti hanno risposto generosamente. Anche nella chiesa di Kumatori abbiamo pregato per le vittime e iniziato una raccolta fondi per aiutare in qualche modo. Vi chiedo di pregare per il popolo giapponese. La presenza dei missionari in Giappone sia segno dell’amore di Dio per tante persone. Speriamo che la capacità organizzativa di questo popolo sappia farsi onore per alleviare le sofferenze concrete di ■ tanta gente. rire sulla croce la innalza a Madre dell’umanità intera: “Donna ecco tuo figlio” (Gv. 19,26). “Maria ci ama perché vede in noi l’opera della grazia, perché scorge le anime nostre irrorate dal sangue della Vittima divina, perché riconosce in noi il suo Gesù”. In intimo rapporto con la Trinità, Maria è orientata al Figlio Gesù; è Madre di Dio, Madre nostra, nuova Eva, arca di alleanza e, naturalmente, Regina delle missioni. Infatti, ai suoi figli missionari san Guido scrive: “Alimentate la vostra vita spirituale con una tenera devozione alla Vergine Immacolata, Regina delle missioni”. Imitiamo la Madre San Guido ci insegna che la vera devozione a Maria consiste nel nostro continuo tentativo di imitarla: “La devozione no- stra a Maria si manifesti attraverso le nostre opere. Dobbiamo sforzarci d’imitare quelle virtù di cui essa ci ha lasciato esempi così luminosi, specialmente l’umiltà, la purezza, la pazienza, la carità”. “Maria ha unito la contemplazione più sublime all’operosità più intensa; sorretta da queste due ali, ha raggiunto il più alto grado di perfezione possibile a una creatura. Il vangelo di lei dice che considerava ogni fatto e ogni detto del Figlio e lo assimilava in cuor suo, traducendo poi tutto in azione. Tale dovrebbe essere la vita dell’apostolo di Cristo: una vita di intenso lavoro e di stretta unione con Dio”. In ciascuno di noi ci sia il desiderio di amare Maria come nostra Madre, non solo con la preghiera e altre forme di devozione, ma soprattutto cercando di vivere come lei ha vissuto. ■ PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO 22-24 ottobre: a Roma per san Guido Conforti Come già annunciato in aprile, in occasione della canonizzazione del fondatore Guido Conforti, i saveriani di Alzano organizzano un pellegrinaggio a Roma dal 22 al 24 ottobre 2011. Ecco il programma. Sabato 22 ottobre ore 5,30 - partenza in pullman, pranzo personale in autogrill ore 16,00 - veglia di preghiera in Aula Nervi in Vaticano Domenica 23 ottobre ore 10,00 - solenne celebrazione in San Pietro ore 13.00 - pranzo personale e pomeriggio libero Lunedì 24 ottobre ore 9,00 - Messa di ringraziamento in San Paolo fuori le mura ore 11,30 - partenza per il rientro - pranzo personale in autogrill in serata - arrivo a Bergamo La quota di partecipazione individuale è di € 220,00 - comprende viaggio in pullman, alloggio presso istituti religiosi in camera a due letti con bagno, mezza pensione, acqua minerale ai pasti, assicurazione medica, vitto e alloggio autista... Ci auguriamo che molti amici e lettori desiderino venire a Roma per questo grande evento, così importante per la famiglia saveriana e per la chiesa intera. Iscrivetevi subito (entro fine maggio), telefonando allo 035 513343, dove potrete avere tutte le informazioni utili al pellegrinaggio. Vi aspettiamo! 2011 MAGGIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Un missionario pioniere A tu per tu con p. Gianni Abeni P ubblichiamo la prima parte di una lunga intervista a p. Gianni Abeni, saveriano bresciano classe 1943, originario della Noce, che a fine marzo è tornato in Camerun, dopo un piccolo intervento alla mano destra e una serie di utili controlli medici. a Parma il 27 settembre 1970. Desideravo partire subito per la missione; invece i superiori mi hanno chiesto di venire a Brescia, dove nel frattempo i saveriani avevano preso “casa”. Mi sono fermato per sei anni, girando tra valli e pianura. Come hai conosciuto i saveriani? Alle scuole elementari della Noce, ho avuto due maestre - Ermerina Ferrari e Marina Bonetti - che ci parlavano spesso delle missioni, entusiasmandoci. Mi hanno presentato al centro missionario di Brescia e ho conosciuto p. Sguazzi, saveriano cremonese, quando i saveriani non erano ancora a Brescia. Devo ringraziare le maestre, perché sono la dimostrazione che certi valori e ideali s’imparano fin da bambini. Com’era S. Cristo negli anni ’70? Nella casa, che aveva già la fisionomia attuale, c’era ancora molto da fare, dal punto di vista materiale (aule, riscaldamento...) e organizzativo (formare gli apostolini, suscitare nuove vocazioni, animare i giovani). Però con p. Renato Trevisan abbiamo lavorato sodo: io facevo il ministro degli esteri e lui quello degli interni. L’economo p. Carlo Mantoni era il riferimento principale per tutti. Avevamo la scuola media con tre classi, un distaccamento della “Mompiani”. Il primo incarico a Brescia! Sono stato ordinato sacerdote a cura di DIEGO PIOVANI Prima missione il Burundi… Sono partito nel 1977 e mi sono trovato con altri due saveriani bresciani: p. Pierino Zoni di Cigole, già sacerdote diocesano, e p. Battista Maestrini di Padergnone. Eravamo tre crape dure, ma funzionavamo bene. Il Burundi è stato il primo amore e non lo dimenticherò mai. Lì ho conosciuto i fidei donum bresciani che erano a Kiremba, dove c’era già un grande ospedale. In missione però non c’è distinzione tra religiosi e diocesani: siamo tutti missionari, tutti di una sola famiglia. Purtroppo, per la difficile situazione politica, il 1° novembre 1981 siamo stati espulsi. Ed è stato un brutto colpo. Ed ecco il Camerun! I saveriani stavano pensando di aprire una nuova missione in Africa: hanno scelto il Ciad. Ma per andare in Ciad bisognava passare per Douala in Camerun, dove Moschee sì, moschee no Un interessante dibattito a San Cristo l’atmosfera elettrica C’ era delle grandi occasioni la sera dell’8 aprile nella sala gremita dei saveriani a Brescia per la presentazione del libro, “La guerra delle moschee” del sociologo Stefano Allievi, il più autorevole studioso dell’immigrazione islamica in Italia. Il motivo era comprensibile: da un lato il consueto tema “caldo” della presenza pubblica dei musulmani nella società italiana; dall’altro, la partecipazione di due agguerriti interlocutori: Fabio Rolfi, vice sindaco di Brescia, e don Fabio Corazzina, parroco di Santa Maria in Silva in città. Il prete e il leghista “Che c’è di strano?”, ci si potrebbe chiedere. In fondo si trattava di una discussione attorno 8 alle tesi di un libro. Niente di più normale, se non fosse per la circostanza che il vice-sindaco Rolfi appartiene alla Lega nord. E qui sta la novità: non era mai capitato - ha testimoniato l’autore, reduce da presentazioni e incontri in tutta Italia - che esponenti del Carroccio accettassero il confronto su un tema così controverso, capace di polarizzare i sentimenti dell’opinione pubblica. Aspetto ancor più significativo è che nell’occasione sia stato presente un esponente politico che ricopre un’importante carica come amministratore locale. La discussione, accesa ma sempre rispettosa dei tempi e del civile confronto, ha affrontato a largo raggio una spinosa questione: la sempre più frequente richiesta da parte dei musulmani Da sinistra, don Fabio Corazzina, Federico Tagliaferri, Fabio Rolfi e Stefano Allievi, durante l’incontro dell’8 aprile, a San Cristo FEDERICO TAGLIAFERRI di vedere riconosciuto il proprio diritto (garantito dalla Costituzione italiana) alla realizzazione di luoghi di culto. Pluralismo in Europa In realtà questo era solo un aspetto di una questione più vasta: la presenza ormai numerosa e stabile di musulmani in Europa e la nascita (ancora debole e incerta) di un “islam europeo”. Si tratta di un fenomeno che, a sua volta, rappresenta solamente un tassello di una “rivoluzione” più vasta: il progressivo affermarsi del pluralismo religioso nel nostro continente, processo storico irreversibile di cui le società europee faticano a prendere atto e a considerarne le conseguenze a lungo termine. Ecco il perché - ci ricorda l’autore - di tanti timori, di tanta ostilità, di tante strumentalizzazioni della “questione islam” nella vita politica. Ed ecco perché, l’efficacia dell’azione di governo nella tutela delle minoranze resta la migliore cartina di tornasole del livello di salute della democrazia. Al termine del dibattito, sono state moltissime le domande da parte del pubblico, a dimostrazione della qualità dell’iniziativa e dello straordinario interesse di un tema sempre aperto e in piena ■ evoluzione. Padre Gianni Abeni nella redazione di “Missionari Saveriani”, prima di ripartire per la missione in Camerun c’era una realtà molto dura. Per cui ci hanno chiesto di fermarci a Douala. E io ho avuto l’onore di essere il primo saveriano a mettere piede in Camerun-Ciad. Cosa facevi in quella missione? Mi trovavo in una zona di quasi 200mila abitanti, di cui 25mila erano cristiani. Ho intrapreso un’opera di primo annuncio. Douala è la città industriale del Camerun, con molte fabbriche, e arriva tanta gente dall’interno del Paese. Prima arriva la gente, poi forse, i servizi necessari... E il Ciad? Dopo tre anni in Camerun mi hanno chiesto di aprire la missione del Ciad a Bongor. Era il 1985. Qui ho vissuto la mia più bella esperienza missionaria. I problemi erano diversi da Burundi e Camerun. Il Ciad è un Paese molto povero, attraversato da tensioni politiche. La gente però è aperta e ci vuole bene. Abbiamo lavorato per la promozione umana (pozzi, ambulatori di villaggio…), organizzando varie cooperative agricole, anche con l’aiuto di alcuni volontari. Non si può fare missione se non c’è sviluppo umano. Ho svolto questo lavoro nella stessa zona per 12 anni, in 70 villaggi. Perché la missione in Spagna? Nel 1997 dovevamo lasciare la missione di Bongor per spostarci in un’altra zona. Così i superiori hanno pensato bene di mandarmi in Spagna. Era un altro mondo, un’altra lingua, un altro modo di fare missione. Questa parentesi è durata quasi sette anni. Ero a Murcia, nel sud della Spagna, dove vive una comunità saveriana. Eravamo in un condominio con due appartamenti. Ho svolto animazione tra i giovani, per sensibilizzarli alla missione e portare una proposta vocazionale. In sei anni ho fatto 17 campi missionari in Galizia, incontrando migliaia di giovani. ■ (continua…) PROGRAMMA DEL PELLEGRINAGGIO 22-24 ottobre: a Roma per san Guido Conforti Come già annunciato in aprile, in occasione della canonizzazione del fondatore Guido Conforti, i saveriani di Brescia organizzano un pellegrinaggio a Roma dal 22 al 24 ottobre 2011. Ecco il programma. Sabato 22 ottobre Mattino - partenza da Brescia; pranzo libero lungo la strada 16,00 - veglia di preghiera in sala Nervi, Vaticano Sera - Cena e pernottamento in albergo Domenica 23 ottobre 10,00 - solenne celebrazione in San Pietro 13,00 - pranzo in ristorante Pomeriggio - libero, rientro in albergo e cena Sera - musical su san Conforti, in fraternità internazionale Lunedì 24 ottobre 9,00 - Messa di ringraziamento a San Paolo visita della basilica e dell’abazia 12.00 - pranzo in ristorante Pomeriggio - partenza per Brescia Quota di partecipazione: € 300 a persona (supplemento di € 70 per camera singola). La quota comprende: viaggio in pullman, sistemazione in albergo con trattamento di mezza pensione, due pranzi in ristorante, assicurazione sanitaria, kit del pellegrino. È richiesto un anticipo di € 50 entro fine maggio 2011. Per informazioni e prenotazioni: p. Marco Vigolo - Tel. 030 3772780; e-mail: [email protected] 2011 MAGGIO CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Missionario grande in umanità Padre Bruno Orrù ha amato e incantato tutti Padre Abis, superiore dei saveriani in Indonesia, ricorda il conterraneo e compagno di missione p. Bruno Orrù, deceduto a Parma il 31 marzo 2011. P rima di iniziare una riunione con i saveriani che lavorano nell’isola di Sumatra per coordinare le varie attività missionarie, ho voluto scaricare la posta elettronica e ho trovato un messaggio urgente del superiore generale p. Rino Benzoni, che scriveva da Roma. L’ho aperto subito e ho letto. Il messaggio del superiore “Caro p. Fernando, ho appena ricevuto la notizia della morte del nostro caro confratello p. Bruno Orrù e voglio avvisarti subito, perché so che sentite in modo particolare questa “partenza”. Avevo visto p. Bruno domenica scorsa: alternava momenti di lucidità a momenti di assenza. L’ho ringraziato per la lettera che mi aveva scritto alcuni mesi prima, parlandomi della sua malattia: esprimeva tutta la sua fede e l’accettazione del progetto di Dio su di lui. Mi ha detto: «È quello che pensavo e di cui sono convinto anche adesso». Condoglianze a tutti i confratelli dell’Indonesia. Con p. Bruno se ne va una colonna di questa missione, avendo svolto vari incarichi con competenza ed entusiasmo. Siamo certi che continuerà a intercedere per voi e per noi tutti presso il Padre celeste, in compagnia del nostro santo fondatore e di tutti i confratelli che hanno fatto la storia di questa nostra missione. Rinnoviamo la nostra fiducia nel Signore, p. Rino Benzoni”. Eucaristia in suffragio Subito ho girato il messaggio p. FERNANDO ABIS, sx a tutti i confratelli sparsi nelle isole dell’Indonesia, chiedendo loro di raccogliersi in preghiera: “La gioia dell’incontro futuro possa lenire il dolore del distacco. Chi di noi riuscirà a colmare il vuoto nel servizio, nell’entusiasmo e nella esemplarità di colui che ci ha lasciato? Uniamoci in preghiera e celebriamo l’Eucaristia, specialmente nei luoghi dove p. Bruno ha lavorato ed è stato accolto con amore dagli amati fedeli”. E così abbiamo fatto. Da venerdì 1° aprile a venerdì 8, è stata celebrata la santa Messa tutti i giorni e in luoghi diversi: nella casa saveriana assieme a un centinaio di amici; a S. Maria Regina e a a San Matius a Bintaro (Jakarta); al centro della scuola internazionale, dove egli andava spesso; in cattedrale a Padang, presieduta dall’attuale parroco suo successore; con il vescovo Ritiro spirituale a Cagliari Il pellegrinaggio a Cabras e a Roma I l 29 marzo abbiamo organizzato a Cagliari il ritiro delle delegate e degli amici, in preparazione alla Pasqua. Ha tenuto la meditazione il rettore p. Virginio Simoncelli: “Seguiamo Gesù crocefisso morto e risorto per entrare nella vita eterna”. La croce è un libro che parla: tutto è partito dalla croce, ma non è tutto finito con la morte di Cristo; anzi, tutto è rinato con la sua resurrezione. Abbiamo augurato la buona Pasqua a chi sta vivendo la quaresima della sofferenza, uniti dal reciproco ricordo nella preghiera per i presenti e per gli assenti. Abbiamo pregato Gesù perché ci sostenga nella speranza e ci illumini nel cammino della vita. Aiutiamo le giovani vocazioni La quaresima è il tempo li- turgico in cui si rivive la passione, la morte e la resurrezione di Gesù nei riti e nelle pratiche religiose. La chiesa ci invita alla conversione del cuore e della mente, alla carità per la condivisione con i fratelli nel bisogno. Durante il ritiro sono stati distribuiti i biglietti della tradizionale sottoscrizione, il cui ricavato quest’anno andrà alla missione in Colombia. In particolare, sosterremo i giovani aspiranti missionari, segno della nostra partecipazione alla missione universale della chiesa, portata avanti anche dai saveriani sardi, come fratel Gigi Pinna che lavora in Colombia e p. Mario Mula che vi ha lavorato. Come già annunciato, il 19 maggio organizziamo il pellegrinaggio presso la chiesa San Giovanni Sinis a Cabras di Oristano. È una delle prime chiese Padre Dino Marconi a capotavola durante il pranzo che ha concluso il ritiro con le delegate di Cagliari 8 p. DINO MARCONI, sx cristiane in Sardegna e anche noi andremo alla ricerca dei primi segni dell’arrivo del cristianesimo nell’isola. Un pullman parte alle ore 8,15 da Cagliari in piazza Matteotti davanti alla stazione. Lungo la superstrada Carlo Felice, le fermate sono a Monastir, San Sperate, Villasor, Sanluri, Sardara, Uras. Per favore, confermare la partecipazione! A Roma per san Guido Conforti Durante l’incontro quaresimale, abbiamo ricordato che il 23 ottobre a Roma papa Benedetto XVI proclamerà santo il nostro fondatore Guido Conforti, vescovo di Parma. L’evento Romano si sviluppa in tre giornate: sabato con la veglia di preghiera e lo spettacolo in aula Nervi; domenica con la solenne celebrazione presieduta dal Papa in San Pietro e la serata di fraternità internazionale; lunedì con la celebrazione Eucaristica, la professione perpetua e il mandato missionario ai laici saveriani nella basilica di San Paolo. Per questa importante occasione, i saveriani della Sardegna stanno organizzando un pellegrinaggio a Roma. Per informazioni e prenotazioni, chiedere a p. Dino Marconi (340 0840200) per la zona di Cagliari e a p. Giuseppe Marzarotto (338 5023723) per la zona di Macomer. ■ Il compianto p. Bruno Orrù con alcuni giovani amici indonesiani a Duri, prima parrocchia di p. Bruno; a Bintaro. Tanta fede e grazia Padre Bruno è stato un vero dono che ha incantato tutti. Mi dispiace non averlo conosciuto meglio; eppure ci siamo sempre sentiti vicini, pur lavorando in missioni diverse e lontane. Ogni volta che abbiamo avuto modo di incontrarci, ci siamo scambiati qualche parola in lingua sarda. I giorni della malattia e i mesi che l’hanno preceduta mi hanno messo in condizione di affrontare con lui prove molto gravi. Più anziano di me di quasi otto anni, si è rimesso ai miei giudizi e consigli, alle mie esortazioni e decisioni, in un modo tale da farmi cogliere quanta umanità, fede e grazia ci fossero in lui. La sua umanità gli ha creato ansie e sofferenze, e la sua fede gli ha dato il coraggio di vivere ogni evento accettando la croce. Era benvoluto da tutti e la sua vita di grazia ha fatto di lui un esempio e una testimonianza: che la via verso Dio è fonte di luce e di serenità. Chi prenderà il suo posto? I trentaquattro anni di missione ci fanno rimpiangere la sua assenza da questa terra equatoriale e i molteplici suoi servizi verso i lebbrosi, i cinesi, le coppie di “vita cristiana”, i fedeli di Padang, i novizi, i saveriani... qui in Indonesia, e prima ancora negli Stati Uniti. Ma non aveva finito, e noi ne continuiamo l’opera, contando molto anche sulle sue preghiere. Ci occorrerebbe qualcuno per sostituirlo. Chi verrà? Intanto, confidiamo sulle preghiere di molti. Sono presente spiritualmente a tutti i suoi famigliari e concittadini di Sant’Antioco, in Sardegna: “A ddu conosci in su ■ xelu”. IN MASCHERA E SENZA MASCHERA Settimane di animazione con i giovani p. DINO MARCONI, sx In preparazione alla canonizzazione di Guido Conforti nei centri giovanili saveriani stiamo portando avanti l’animazione giovanile ispirandoci alla spiritualità missionaria del nostro santo fondatore. A Macomer abbiamo animato una settimana per i giovanissimi a carnevale e a Cagliari una settimana per gli universitari all’inizio della quaresima. Possiamo dire che siamo passati dal ballo in maschera del carnevale, al ballo senza maschera della quaresima. La settimana di vita comunitaria per gli universitari a Cagliari, dal 9 al 16 marzo, si è svolta con vari incontri di animazione per la missione vicina o lontana, con lo stesso cuore aperto ovunque e verso chiunque. È iniziata con la Messa delle ceneri con don Carlo Rotondo alla RSA di Flumini di Quartu, ambiente che ricorda la fragilità della vita. Nella comunità “La Collina” di Serdiana, abbiamo pregato per scoprire la vita nuova che Gesù è venuto a portare aiutando i deboli e i poveri, amati da Dio Padre. Alla Madonna della Strada la via crucis ci ha preparato alla via lucis della risurrezione, per celebrare la Pasqua ravvivando la speranza. Il pomeriggio di domenica, i 12 universitari (sei ragazzi e sei ragazze) sono saliti a Terra Mala nel monastero “Casa di Nazareth”, per sentire la brezza leggera dello Spirito di Dio che a volte viene dal mare o dalle colline. 2011 MAGGIO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Maria, regina dei poveri In Bangladesh, il vangelo tra i “fuori casta” P enso sia doveroso aggiornarvi sui lavori di costruzione della chiesa e della scuola nella missione di Chuknagar. Senza la vostra preziosa collaborazione, cari amici e benefattori cremonesi, il sogno dei “fuori casta” non si sarebbe mai realizzato. Speravo di inaugurare la chiesa per Pasqua, solennizzando l’evento con il battesimo di un centinaio di catecumeni, ma i lavori di muratura, intonaco e decorazione portano via molto tempo e così dovremo spostare la data a Natale. Anche la struttura esterna della scuola è stata completata. Ora bisogna riempirla e questo comporta tanto lavoro. Nella scuola, oltre alle aule, troveranno posto anche una piccola biblioteca, una stanza per computer e una sala per incontri che diventerà punto di riferimento per tutti i rishi della zona. Accanto alla costruzione, proseguono le altre attività della missione. In un certo senso, la mia attività invece di diminuire con l’avanzare dell’età, aumenta. Grazie a Dio, nonostante i ripetuti incidenti di percorso, la salute mi sorregge... Annuncio e promozione Il primo annuncio si concretizza soprattutto con il catecumenato e con la promozione umana, attraverso le scuole nei villaggi, interventi in situazioni di particolare disagio e assistenza ai malati. Per esempio, l’anno scorso abbiamo condotto una battaglia per cercare di eliminare il matrimonio delle ragazze in tenera età, una piaga ancora diffusa nella società bengalese, soprattutto tra i “fuori casta”. Con una cerimonia semplice, a cui ha partecipato anche il superiore del Bangladesh p. Mimmo Pietanza, abbiamo ripreso l’attività del catecumenato stabilendo per ogni gruppo il cammino da percorrere. Al termine della cerimonia, ai battezzati è stata con- p. ANTONIO GERMANO, sx segnata la preghiera del Padre Nostro, sintesi sublime di vita cristiana vissuta. Ai catecumeni, invece, sono stati consegnati i dieci comandamenti, che rappresentano il punto di partenza per un cambiamento di vita. L’importanza della scuola In campo scolastico, abbiamo avuto l’incontro programmatico con i maestri, a cui è affidata la conduzione delle scuole nei vari villaggi. I maestri sono 43 e sono tutti “fuori casta”; per questo devono sentirsi impegnati nella promozione umana e sociale del loro gruppo. In Bangladesh l’anno scolastico inizia a gennaio. Perciò mi sono recato in tutti i villaggi per coinvolgere il più possibile i genitori nell’educazione dei figli. L’istruzione è la leva della loro liberazione e promozione sociale. La missione è un punto di riferimento anche per coloro che sono senza terra e senza lavoro. Dalla “Casa della speranza” Gesù, il più grande amico dei malati Padre Gabriele è un saveriano sardo, missionario in Bangladesh dal 1973. Dirige la “Casa della speranza” per persone con handicap, in ambiente musulmano. Ringraziamo per averci scritto. avuto un anno frenetico, H osenza riuscire a program- mare un po’ di tempo libero per scrivere. Me ne vergogno, mentre dico a me stesso che... “devo darmi una calmata!”. Chissà che con l’aiuto delle vostre preghiere non riesca finalmente a convertirmi. Raccontare ora tutte le avventure di un anno, quando già sarebbe difficile raccontare quelle di un giorno, è un’impre- 8 sa eroica. Mi limito allora a due sole notizie. Un brutto episodio Tre mesi fa, uno dei miei disabili è morto bevendo il liquido che si usa nei campi per diserbare il riso. Nel 2009 un altro caso era accaduto, ma questo ha cause diverse: non è stato provocato dalla depressione e dal rifiuto della disabilità. Proshanto - questo è il suo nome, che significa “Pacifico” - era un giovane hindu e frequentava il liceo. Era andato a casa per qualche giorno di vacanza, ha litigato con un fratello e per la rabbia ha preso il veleno, morendo tra atroci dolori. Il suicidio è frequente in Bangladesh, anche per motivi banali. Basta poco: un cattivo risultato scolastico, un’incomprensione, un rimprovero dei genitori o il loro rifiuto a spendere soldi per comprare un vestito o il telefonino che la TV reclamizza. II suicidio è “la vendetta”, la protesta estrema, l’ultima! Padre Gabriele Spiga con alcuni ospiti della Casa della speranza Una bella notizia Aira è una ragazza musulmana cieca e poliomielitica. Aveva una gamba rattrappita, p. GABRIELE SPIGA, sx più corta di 10 centimetri. Le ho trovato il rimedio con due stampelle, e così ha smesso di camminare ondeggiando come una storpia. Per la cecità, ho pregato il Signore che mi ispirasse qualche rimedio, perché non si sentisse inutile e non si annoiasse. Così mi è venuto in mente di inventare degli strumenti con cui Aira, nonostante la cecità, potesse fare delle buste di plastica di varie misure e sacchetti di carta che si usano al mercato per dare la merce ai clienti. Per questi sacchetti si ricicla qualunque foglio di carta, compresi quelli di quaderno usati dai bambini a scuola. Ora finalmente Aira è felice, con un sorriso che incanta tutti. Si sta… “arricchendo” (le sue buste di carta usate al mercato si vendono a 40 rupie al chilo, meno di mezzo euro!). E pazienza se il traguardo di un chilo per settimana è ancora lontano… La ragazza ora può anche sposarsi, perché sa lavorare e guadagnare. Un’altra bella notizia: grazie al buon Dio, sono riuscito a inventare qualcosa per migliorare la tecnica, l’efficienza e la comodità delle “carrozzine” su cui i disabili passano tutta la loro vita. Risultato: tanta gioia per loro e anche per me, e spero anche per Gesù, il più grande amico dei ■ poveri e dei malati! “Maria, Regina dei poveri”, in lingua bengalese “ Doridroder Rani”: così sta scritto sulle fondamenta ai quattro angoli della chiesa di Chuknagar in Bangladesh, insieme a una croce e a un rosario. I lavori sono ancora in corso, ma si spera di inaugurarla per il prossimo Natale. Mi piace molto questo titolo dato alla Madonna: Regina dei missionari, Regina dei poveri, prega per noi! A quest’opera straordinaria hanno contribuito anche molti benefattori cremonesi. Spero di celebrare i miei cinquant’anni di sacerdozio proprio nella nuova chiesa dedicata alla “Regina dei poveri”. Lì ho lavorato da giovane missionario. Ecco cosa scrive p. Antonio che lì lavora da oltre 30 anni. p. Sandro Parmiggiani, sx Padre Iulius alla chitarra, nuovo acquisto della missione di Chuknagar, in Bangladesh, dove lavora p. Antonio Germano (a destra) Ogni anno cerchiamo di venire incontro alle tante richieste di aiuto. Il nostro obiettivo è che i beneficiari riescano a diventare autonomi. Un punto di riferimento Tra l’altro, quest’anno, nella missione c’è stato anche un cambio di guardia. Al posto di p. Melecio, saveriano messicano che è rimasto con me circa due anni, è arrivato l’indonesiano lulius che ha appena terminato il corso di lingua bengalese. Così la missione di Chuknagar sta diventando un luogo di tirocinio per i giovani missionari, che poi saranno assegnati altrove. Rinnovando il mio grazie, a nome della piccola comunità cristiana di Chuknagar, saluto tutti chiedendo un ricordo nella pre■ ghiera. Pellegrinaggio a Roma: 23 ottobre Cari amici, in occasione della canonizzazione di mons. Conforti, nostro fondatore, i saveriani di Cremona organizzano un pellegrinaggio dal 22 al 24 ottobre, in collaborazione con l’ufficio diocesano pellegrinaggi. Chi desidera partecipare deve telefonare al più presto al numero 0372 456267 o 347 0463535, dando la propria adesione. In seguito sarete contattati per conoscere le modalità di pagamento (circa € 300 a persona) e il luogo di raduno/partenza. LA MADONNA DELLA STRADA mons. CARLO PEDRETTI Ricordo la preghiera alla “Madonna della strada” che mons. Conforti, umile alunno alla scuola di sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, aveva imparato a pregare. “Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea portando sollecita Gesù e la sua gioia. Hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo Bambino, il Signore nostro. Hai camminato sulle strade dell’esilio per salvare il Figlio dell’Altissimo. Hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio, che sulle strade del mondo vogliono come te portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua gioia”. Così pregava il fondatore dei saveriani, inviando ai suoi missionari in Cina una copia della Madonna della strada, a lui offerta dal pittore Ulisse Passani. Per due volte, in apertura e chiusura, torna la parola “gioia”, per inneggiare al sentimento più profondo che prova il missionario ritmando il suo passo sulle vie del mondo. Un sentimento, che torna insistente anche nell’ultima sua lettera pastorale alla diocesi di Parma, intitolata “La Madre di Dio e Madre nostra”, del 15 febbraio 1931, suo ultimo anno di vita. La lettera termina “con un fervido voto: Maria regni sempre sopra di noi con il suo amore materno e soprattutto con il profumo delle sue virtù” (Conforti, Lettere Pastorali, p.700). Un voto e un augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: quella della canonizzazione del santo fondatore dei saveriani. 2011 MAGGIO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Davvero un bel successo! La mostra sull’Amazzonia chiude il 16 maggio I missionari saveriani di Desio ospitano fino al prossimo 16 maggio una mostra interessante, coinvolgente e che ha già visto la partecipazione di molti visitatori. Soprattutto, c’è stato il coinvolgimento di numerosi volontari, desiderosi di mettere a disposizione le loro competenze e risorse per un progetto nuovo e ambizioso. Ospitare una mostra presso un centro missionario è una sfida: potrebbe non attirare nessuno oppure coinvolgere tante persone. “Amazzonia: vita e culture lungo il grande fiume” ha già ottenuto ottimi risultati per vari motivi. Anzitutto per il lavoro di chi ha realizzato questa mostra a Brescia e l’ha fatta arrivare fino a Desio e poi, per il contributo prezioso di volontari disponibili. Infine, per la disponibilità di tante persone che sono accorse numerose all’inaugurazione del 18 marzo, quando c’è stata la presentazione di Anna Casella Paltrinieri, docente di antropologia culturale alla facoltà di scienze dell’educazione presso l’università Cattolica di Milano. Un viaggio quasi reale Prima di entrare nella sala che ospita la mostra, il visitatore è accolto da alcuni dipinti che lo aiutano a calarsi nel contesto Amazzonico, iniziando il viaggio immaginario verso la meta oltre oceano. Si inizia, quindi, la mostra vera e propria attraverso un lento viaggio controcorrente, lungo i fiumi della grande foresta pluviale. Da subito appare l’immagine di un fiume violentato dall’inquinamento ma con anco- PAOLA D’AMBROSIO ra colori forti e accesi, un habitat per specie animali sorprendenti. Il grande fiume accompagna all’incontro con gli abitanti dell’Amazzonia, con le loro aspirazioni e desideri, spesso in forte contrasto. Gli oggetti esposti aiutano a illustrare la vita degli indio, degli estrattori di caucciù, degli abitanti dei fiumi, dei cercatori d’oro e diamanti, dei discendenti degli schiavi neri rifugiatisi nella foresta, degli agricoltori e dei pescatori. Tra foresta e artigianato Accanto al percorso del grande fiume, la stanza della foresta accompagna il visitatore in un mondo diverso. Qui rami e fronde avvolgono l’ambiente e i rumori di sottofondo assicurano un coinvolgimento che affascina, e per certi versi inquieta, il visita- Per riaccendere la speranza Giappone: iniziative per tenere su il morale Padre Claudio continua a tenerci informati sul Giappone colpito dal triplice disastro dell’11 marzo, ore 14 e 46. S peranza - in giapponese “Kibou”: è il titolo del giornalino che gira tra le migliaia di persone rifugiate nel centro di assistenza. Il giornalino è stato ideato da una ragazza di 14 anni, rimasta orfana. Cerca di coinvolgere i compagni e ridare speranza a tutte le persone del paese qui concentrate. Un ragazzo di 16 anni ha fatto richiesta per entrare nella scuola dei vigili del fuoco, per prendere il posto del padre che il giorno dello tsunami ha perso la vita nel tentativo di salvare qualche anziano del paese. Nello stesso centro, un giovane universitario studente di 8 architettura ha riunito i bambini e ha dato forma ai loro sogni, inventando con loro un plastico fatto di cartone, dove i bambini, inserendo piccole sagome di case, strade, giardini, piante e fiori, hanno ricostruito la loro nuova città con tutto quello che di bello possono immaginare. Giovani e anziani insieme A questi ragazzi appartiene il futuro dei paesi colpiti dal disastro. Ma anche gli anziani non son da meno. Incollati alla piccola tv, hanno assistito alla partita di baseball che vedeva la squadra del liceo del distretto giocarsi l’accesso alle finali. La squadra ha perso, ma il commento degli anziani era di orgoglio, perché i ragazzi “si sono fatti onore offrendo il meglio di sé” in una situazione così difficile. p. CLAUDIO CODENOTTI, sx Fra tutte le generazioni, dai nonni ai bambini dell’asilo, c’è questo reciproco orgoglio e fiducia. Guai ad abbattersi! Il proprio scoraggiamento avrebbe ripercussione negativa sugli altri: questo sembra essere il pensiero di ciascuno. A questi buoni sentimenti si cerca di dare forza in vari modi: i programmi alla tv, le grandi organizzazioni e ditte, le associazioni di volontariato eccetera. Un modo interessante per far giungere alla gente il messaggio che non è sola, e che insieme ci si darà da fare per far risorgere i paesi distrutti. Chi riceve e chi dona... Nel frattempo, arriva la notizia che lo Stato si addosserà tutte le spese della ricostruzione, facendo pesare al minimo l’onere finanziario sui distretti colpiti. Questo vuol dire che tutto il paese sarà coinvolto nei sacrifici che si dovranno fare. Saranno tempi duri quelli a venire, ma saranno questi a ritemprare il giusto orgoglio dei cittadini, con l’augurio che non venga mai meno questo spirito di solidarietà anche nei confronti di altri paesi o popoli in necessità. La presenza solidale e la simpatia riversata da parte di tutto il mondo darà certamente frutto, aiutando i giapponesi a capire che vicendevolmente e contemporaneamente si è sempre beneficati e benefattori. ■ tore. Il percorso della mostra prosegue verso l’uscita, dove si possono incontrare ancora alcuni abitanti dell’Amazzonia e i volti dei missionari che per questa grande e affascinante terra hanno perso la vita: p. Giovanni Calleri (Consolata), p. Ezechiele Ramini (comboniano), p. Salvatore Deiana (saveriano), Marçal de Souza Tupã-Y (indio), Chico Mendez, p. Augusto Gianola (Pime), sr. Do- Visitatori all’inaugurazione della mostra sull’Amazzonia, rothy Stang (Nostra allestita dai saveriani di Desio e aperta fino al 16 maggio Signora di Namur). Oltre alla mostra, sono allestiti cui p. Paolo Andreolli, saverialaboratori di “Artesania” amazno, vive da qualche anno e in cui zonica, ovvero di “artigianato è necessaria una ristrutturazione manuale”: si tratta di bracciali del centro di formazione della prodotti in telai con l’uso di fili vasta parrocchia missionaria. e perline. I laboratori sono riAffrettatevi a visitare la movolti soprattutto alle classi che stra, mancano pochi giorni. Alvisitano la mostra durante la tri due importanti appuntamenti settimana, ma anche a chi desiaccompagnano questa bella inidera cimentarsi in questa attività ziativa. La sera del 13 maggio è (contributo di 2 euro). prevista una conferenza dal titolo “Esperienze di missione: laiSolidarietà ci e consacrati insieme per servie appuntamenti re”, con gli interventi di p. Luigi Il ricavato dei laboratori e le Anzalone e della saveriana Marofferte raccolte arriveranno colucia De Costa. Il 14 e 15 magmunque a quella terra lontana: in gio, con la tradizionale festa dei particolar modo a São Felix do popoli, si concluderà anche l’avXingu, un comune brasiliano in ventura Amazzonica. ■ 22-24 ottobre: pellegrinaggio a Roma Vi invitiamo al gioioso pellegrinaggio a Roma, dalla mattina del 22 alla sera del 24 ottobre, per la canonizzazione del beato Conforti, fondatore dei saveriani. La quota, tutto compreso, è di € 280 in camera singola, di € 240 in camera doppia. Non sono compresi i pasti in autogrill e il pranzo di domenica dopo la canonizzazione in Piazza San Pietro. L’anticipo è di € 100. Per prenotazioni: da lunedì a sabato, dalle 14.30 alle 19.30 presso la portineria dei saveriani, via Don Milani, 2 - Desio, entro il 31 maggio; tel. 345 8214264. 14-15 maggio: festa dei popoli p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx Con l’incontro di venerdì 13 maggio alle 20.45, che ha come relatori p. Luigi Anzalone e Marlucia de Costa, verrà aperta ufficialmente la “Festa dei popoli 2011: incontro di vita e culture”. Tutte le iniziative di animazione missionaria e culturale sono frutto del lavoro congiunto dei saveriani, dei laici, di adulti e giovani di Desio, e seguono gli “assi portanti” del dialogo tra culture diverse, per aprirci a un incontro autentico, al di là di barriere e pregiudizi. Per tutte e due le giornate sono previsti banchetti delle varie associazioni impegnate nel mondo. Lo scopo è diventare sempre più con-cittadini del mondo, alla luce del grande ideale saveriano, “fare del mondo una sola famiglia”, nell’anno della canonizzazione di mons. Conforti, nostro fondatore. Ecco il programma dei due giorni. Sabato 14 maggio 19,00: apertura stand gastronomico, tradizionale ed etnico 21,00: Reggae People Band, musica reggae Domenica 15 maggio 10,30: Celebrazione Eucaristica all’aperto 12,00: Stand gastronomico, tradizionale ed etnico 14,30: Spazio bambini: giochi, favole, danze e animazione 17,00: Gesto della Pace 18,00: Esibizione di capoeira e batukada (Angola) 19,00: Estrazione premi del “Gesto di solidarietà” 21,00: Giù il cappello: musica folk 2011 MAGGIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Notizie dal Friuli e dintorni Padre Iurigh in Ciad, addii e ricorrenze P adre Denis Iurigh è arrivato in Ciad il 16 marzo, dopo aver lasciato la sua comunità di Bolzano e San Giovanni al Natisone (UD). Da un clima ancora invernale, anche se non proprio rigido, è passato direttamente a quello “estivo” - e quasi permanente a 45º - della sua prima e nuova missione dell’Africa sub-sahariana. Padre Denis Iurigh da metà marzo è missionario in Ciad “Mandi e un grazie di cuore” Dai primi contatti con i suoi cari, ora un po’ più lontani, emerge la grande gioia di trovarsi in quella terra, che ha desiderato vedere e toccare personalmente. S’impegnerà a portare la “Parola che salva” a tanti fratelli e sorelle che non la conoscono ancora, per proclamarla con la sua stessa vita e il buon esempio. Tutti siamo chiamati a fare lo stesso, come un’omelia che tutti possiamo predicare con “l’eloquenza dei fatti”, diceva il nostro fondatore Guido Conforti, prossimo a essere proclamato “santo”. Un buon numero di famigliari, parrocchiani, amici e confratelli saveriani hanno accompagnato p. Denis la sera di venerdì 25 febbraio all’abazia di Rosazzo per la veglia di preghiera. Mons. Pietro Brollo gli ha consegnato il Crocifisso e il vangelo da portare in missione. Tutti poi hanno partecipato domenica 27 febbraio alla sua Messa di saluto nella chiesa di San Giovanni al Natisone. Noi tutti lo accompagniamo p. MARCO MARANGONE, sx quotidianamente con la preghiera e la generosità, perché possa realizzare in Ciad il disegno d’amore che il Signore ha iniziato in lui. Un “mandi e grazie di vero cuore” a tutti coloro che sono vicini a p. Denis e ai missionari saveriani. Nozze d’oro dei Turco Domenica 13 febbraio abbiamo festeggiato le nozze d’oro di Delie e Tite Turco, di Talmassons (UD), genitori di p. Alfredo (missionario in Usa) e Faustino (missionario in Congo). Ci siamo riuniti attorno alla mensa dell’Eucaristia e a quella della “torta”. È stata un’occasione… d’oro per ringraziare il Signore per i primi cinquant’anni di vita coniugale e per chiedergli che continui ad accompagnarli con la sua benedizione. Per il loro secondo viaggio di nozze, hanno fatto visita ad alcune comunità saveriane d’Italia. Ricordiamo i nostri cari Nelle ultime settimane ci hanno lasciato per raggiungere la casa del Padre alcuni famigliari di sa- Immagine perfetta di Cristo Da Maria impariamo a vivere e a morire C hi è più grande ed eccellente di Maria? Coloro che sono destinati alla gloria celeste sono pure predestinati a essere innanzitutto copie fedeli dell’Uomo-Dio. Fra tutte le creature, la Vergine Madre fu la copia fedele del Verbo incarnato; doveva quindi in tutto e per tutto assomigliare a Lui, anche nella gloria del trionfo. Per questo, dopo aver pagato essa pure il tributo all’umana fragilità, risorse a vita nuova, fu assunta in cielo e proclamata Regina degli angeli e degli uomini. 8 Copia fedele dell’Uomo-Dio Noi pure, fratelli e figlioli dilettissimi, raggiungeremo quella gloria e quella felicità, se sull’esempio della Madre nostra ci sforzeremo di perfezionare in noi stessi la somiglianza nostra con Cristo, primogenito degli eletti. Copia fedele dell’UomoDio nelle umiliazioni e nelle pene della vita, la doveva essere nella gloria del sepolcro. Il corpo di Cristo non ha veduto la corruzione. Così doveva essere del corpo di Maria. L’ha preservata immune dal peccato, ha vo- luto che fosse Vergine e Madre insieme. Non doveva vedere la corruzione del peccato. Copia fedele dell’UomoDio, nell’esercizio delle più elette virtù, doveva essere a lui copia fedele anche nella gloria della risurrezione. Copia fedele dell’Uomo-Dio in tutte le vicende della vita, lo doveva pure essere nella gloria del trionfo in cielo. Il titolo di Regina che l’adorna non l’ha resa dimentica delle nostre miserie. Ma soprattutto impariamo da Lei a vivere e a morire. Non ci è dubbio per la sua eccelsa di- mons. GUIDO CONFORTI gnità, ma anche per il corredo delle sue eccelse virtù. Al di sopra degli angeli La sua purità: Maria fu la più pura, la più santa delle creature; paragonata alla luce, risulta superiore. La sua umiltà: con ragione il poeta la salutò “umile ed alta più che creatura”. Di nessuno più che di Maria si avverarono le parole del vangelo: “chi si umilia sarà esaltato”. Viene salutata Madre di Dio e si chiama ancella; e il sublime canto del Magnificat potrebbe chiamarsi il cantico dell’umiltà. La sua obbedienza: come Gesù, Maria ha sempre fatta la volontà di Dio. La vita di Gesù si compendia in queste parole: “Io faccio sempre le cose che gli sono gradite”; e quella di Maria nelle altre: “Avvenga di me quello che hai detto”. Perché Gesù fu obbediente fino alla morte, gli fu dato un Nome che è sopra ogni nome; e perché Maria fu sottomessa in tutto al divino volere, è stata esaltata al di sopra dei cori angelici. La sua carità, l’amore che Maria ebbe per il suo Dio fu così grande che viene meno al paragone l’amore dei più ■ ardenti serafini. Delie e Tite Turco, genitori di p. Alfredo e p. Faustino, hanno celebrato le nozze d’oro alla presenza di figli, parenti e amici… Auguri! veriani friulani. Sono suor Alma, sorella di p. Ernesto Tomè, missionario in Burundi; Ines, nonna materna di p. Pierfrancesco Agostinis, missionario in Congo; Silvano, fratello di p. Carlo Treppo; Neva, mamma di p. Fabio D’Agostina, missionario in Mozambico; Ida Bassi, cognata del defunto p. Giovanni Battista Collini; Maria Romilda, mamma di p. Emilio Iurman, direttore del museo cinese a Parma. Preghiamo il Signore perché conceda loro la gioia di contemplare il suo volto. Ricordiamo i missionari Domenica 13 marzo si è celebrata nella casa dei saveriani di Udine la Messa per ricordare p. Roberto Dal Forno, in occasione del terzo anniversario della sua prematura partenza per la casa del Padre. Più di trenta di persone, tra confratelli, famigliari di saveriani e amici delle missioni, hanno accompagnato la sorella e i nipoti di p. Roberto nella preghiera di suffragio al Signore della vita. Domenica 20 marzo (giorno del suo 79º compleanno), nella chiesa parrocchiale di Forni di Sopra (UD), si è celebrata la Messa del trigesimo della scomparsa di p. Renzo Bon, parroco di quella comunità dal 1999 fino al 20 febbraio di quest’anno. Vi hanno partecipato quattro sacerdoti della forania di Ampezzo, due saveriani e un buon numero di parrocchiani e amici, accompagnati dal coro a voci bianche della comunità parrocchiale. Abbiamo ricordato p. Renzo e abbiamo ringraziato la comunità che gli ha voluto bene per il suo amore costante e gene■ roso. Il compianto e indimenticabile p. Roberto Dal Forno che ci ha lasciato tre anni fa PELLEGRINAGGIO A ROMA: IL PROGRAMMA Cari amici, vi invitiamo a partecipare al pellegrinaggio a Roma in occasione della canonizzazione di mons. Conforti, in programma da venerdì 21 a lunedì 24 ottobre. Venerdì 21 ottobre - partenza alle 5 da Tolmezzo (Casello autostradale); alle 6 da Piazza Primo Maggio a Udine; alle 6,45 al Casello autostradale di Porpetto. Sosta a Loreto con visita al santuario e pranzo. Arrivo in Hotel a Fiano Romano (Roma Nord) previsto per le 19.30. Cena e pernottamento. Sabato 22 ottobre - visita a Roma (S. Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore) con pranzo al sacco dato dall’Hotel. Pomeriggio in Aula Nervi: veglia di preghiera e spettacolo. Cena in Hotel. Domenica 23 ottobre - In San Pietro: liturgia della canonizzazione con il Papa. Pranzo al sacco a Roma e pomeriggio di spettacolo, in festosa fraternità. Cena in Hotel. Lunedì 24 ottobre - In San Paolo: Celebrazione di ringraziamento, professioni perpetue e mandato missionario ai laici saveriani. Pranzo in Hotel. Partenza e rientro a Udine in serata. La quota di partecipazione individuale è di € 260 (€ 50 in più per stanza singola). Per prenotazioni e informazioni, rivolgersi ai saveriani (0432 471818) oppure a p. Beppe Marano (339 8955482) o a don Vittorino Ghenda (333 5975680). Iscrivetevi il prima possibile e passate parola! 2011 MAGGIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Missionario grande in umanità Padre Bruno Orrù ha amato e incantato tutti Padre Abis, superiore dei saveriani in Indonesia, ricorda il conterraneo e compagno di missione p. Bruno Orrù, deceduto a Parma il 31 marzo 2011. P rima di iniziare una riunione con i saveriani che lavorano nell’isola di Sumatra per coordinare le varie attività missionarie, ho voluto scaricare la posta elettronica e ho trovato un messaggio del superiore generale p. Rino Benzoni, che scriveva da Roma. L’ho aperto subito e ho letto. Il messaggio del superiore “Caro p. Fernando, ho appena ricevuto la notizia della morte del nostro caro confratello p. Bruno Orrù e voglio avvisarti subito, perché so che sentite in modo particolare questa “partenza”. Avevo visto p. Bruno domenica scorsa: alternava momenti di lucidità a momenti di assenza. L’ho ringraziato per la lettera che mi aveva scritto alcuni mesi prima, parlandomi della sua malattia: esprimeva tutta la sua fede e l’accettazione del progetto di Dio su di lui. Mi ha detto: «È quello che pensavo e di cui sono convinto anche adesso». Condoglianze a tutti i confratelli dell’Indonesia. Con p. Bru- p. FERNANDO ABIS, sx no se ne va una colonna di questa missione, avendo svolto vari incarichi con competenza ed entusiasmo. Siamo certi che continuerà a intercedere per voi e per noi tutti presso il Padre celeste, in compagnia del nostro santo fondatore e di tutti i confratelli che hanno fatto la storia di questa nostra missione. Rinnoviamo la nostra fiducia nel Signore, p. Rino Benzoni”. Eucaristia in suffragio Subito ho girato il messaggio a tutti i confratelli sparsi nelle isole dell’Indonesia, chiedendo loro di raccogliersi in preghiera: “La Ritiro spirituale a Macomer Il pellegrinaggio a Cabras e a Roma L a tradizione monastica ci ha lasciato il libro dell’Imitazione di Cristo da cui ho preso la frase: “Seguire Gesù morto e crocifisso, per entrare con lui nella vita”. È stato il tema per il ritiro del 31 marzo a Macomer con amici e delegate missionarie. Due domande e riflessioni Padre Roberto Salvadori ha sviluppato il tema sottolineando l’importanza del verbo “seguire” per la vita cristiana: desidero seguire Gesù nel cammino della vita? A chi voglio somigliare quando mi propongo di seguire Gesù? - Alle folle che lo seguono in modo superficiale? - A Pietro, un tipo entusiasta e pronto a tutto, ma anche molto debole? - Alla peccatrice perdonata, che piange sui piedi di Gesù? - A Maria Maddalena che ha il coraggio di andare al sepolcro e crede contro tutto e contro tutti? La seconda riflessione riguardava la domanda: a quale Gesù penso? Al bambino Gesù che mi commuove come un nipotino? A Gesù che fa i miracoli? In realtà, 8 dobbiamo pensare a Gesù crocefisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani, ma potenza di Dio che sulla croce salva tutti. Diceva san Guido Conforti: “la croce è un libro che parla”. Tutto è partito dalla croce, ma non tutto è finito con la morte di Cristo; anzi, tutto è rinato con la sua resurrezione. Pellegrinaggio sardo a Cabras Come già annunciato, il 19 maggio organizziamo il pellegrinaggio presso la chiesa San Giovanni Sinis a Cabras di Oristano. È una delle prime chiese cristiane in Sardegna e anche noi andremo alla ricerca dei primi segni dell’arrivo del cristianesimo nell’isola. Un pullman parte alle ore 8,15 da Cagliari in piazza Matteotti; l’altro pullman parte da Macomer. Lungo la superstrada Carlo Felice, le fermate sono nel vari paesi, a richiesta dei pellegrini partecipanti. Per favore, confermare la partecipazione! In quell’occasione si fa il sorteggio della sottoscrizione a premi, a sostegno degli aspiranti p. DINO MARCONI, sx missionari in Colombia, dove lavora fr. Gigi Pinna e ha lavorato p. Mario Mula. A Roma per san Guido Conforti Durante l’incontro quaresimale, abbiamo ricordato che il 23 ottobre a Roma papa Benedetto XVI proclamerà santo il nostro fondatore Guido Conforti, vescovo di Parma. L’evento Romano si sviluppa in tre giornate: sabato con la veglia di preghiera e lo spettacolo in aula Nervi; domenica con la solenne celebrazione presieduta dal Papa in San Pietro e la serata di fraternità internazionale; lunedì con la celebrazione Eucaristica, la professione perpetua e il mandato missionario ai laici saveriani nella basilica di San Paolo. Per questa importante occasione, i saveriani della Sardegna stanno organizzando un pellegrinaggio a Roma. Per informazioni e prenotazioni, chiedere a p. Dino Marconi (340 0840200) per la zona di Cagliari e a p. Giuseppe Marzarotto (338 5023723) per la zona di Macomer. ■ Il ritiro quaresimale delle delegate e degli amici di Macomer si è concluso con un pranzo festoso Il compianto p. Bruno Orrù con alcuni giovani amici indonesiani gioia dell’incontro futuro possa lenire il dolore del distacco. Chi di noi riuscirà a colmare il vuoto nel servizio, nell’entusiasmo e nella esemplarità di colui che ci ha lasciato? Uniamoci in preghiera e celebriamo l’Eucaristia, specialmente nei luoghi dove p. Bruno ha lavorato ed è stato accolto con amore dagli amati fedeli”. E così abbiamo fatto. Da venerdì 1° aprile a venerdì 8, è stata celebrata la santa Messa tutti i giorni e in luoghi diversi: nella casa saveriana assieme a un centinaio di amici; a S. Maria Regina e a a San Matius a Bintaro (Jakarta); al centro della scuola internazionale, dove egli andava spesso; in cattedrale a Padang, presieduta dall’attuale parroco suo successore; con il vescovo a Duri, prima parrocchia di p. Bruno; a Bintaro. Tanta fede e grazia Padre Bruno è stato un vero dono che ha incantato tutti. Mi dispiace non averlo conosciuto meglio; eppure ci siamo sempre sentiti vicini, pur lavorando in missioni diverse e lontane. Ogni volta che abbiamo avuto modo di incontrarci, ci siamo scambiati qualche parola in lingua sarda. I giorni della malattia e i mesi che l’hanno preceduta mi hanno messo in condizione di affron- tare con lui prove molto gravi. Più anziano di me di quasi otto anni, si è rimesso ai miei giudizi e consigli, alle mie esortazioni e decisioni, in un modo tale da farmi cogliere quanta umanità, fede e grazia ci fossero in lui. La sua umanità gli ha creato ansie e sofferenze, e la sua fede gli ha dato il coraggio di vivere ogni evento accettando la croce. Era benvoluto da tutti e la sua vita di grazia ha fatto di lui un esempio e una testimonianza: che la via verso Dio è fonte di luce e di serenità. Chi prenderà il suo posto? I trentaquattro anni di missione ci fanno rimpiangere la sua assenza da questa terra equatoriale e i molteplici suoi servizi verso i lebbrosi, i cinesi, le coppie di “vita cristiana”, i fedeli di Padang, i novizi, i saveriani... qui in Indonesia, e prima ancora negli Stati Uniti. Ma non aveva finito, e noi ne continuiamo l’opera, contando molto anche sulle sue preghiere. Ci occorrerebbe qualcuno per sostituirlo. Chi verrà? Intanto, confidiamo sulle preghiere di molti. Sono presente spiritualmente a tutti i suoi famigliari e concittadini di Sant’Antioco, in Sardegna: “A ddu conosci in su ■ xelu”. UNA SETTIMANA (STRA)ORDINARIA ANTONIO & Co A fine gennaio un gruppo di giovanissimi di Macomer ha trascorso una settimana con i saveriani, cercando di conciliare i nostri vari impegni quotidiani. La mattina, dopo la preghiera delle lodi, tutti i ragazzi frequentavano la scuola. Al ritorno, alcuni cucinavano secondo i turni prestabiliti e poi pranzavamo tutti insieme. Un caffè al volo, e ci si divideva: chi restava a casa per lavare i piatti, chi andava a fare servizio al progetto “Handicap”. Dalle 17 alle 19 ci riunivamo a studiare, mantenendo anche i nostri impegni extra scolastici. Dopo cena c’era l’incontro con i missionari: ognuno esprimeva il proprio parere sulla giornata trascorsa; poi, dopo la preghiera dei salmi, tutti andavamo a letto. Una sera sono state invitate le nostre famiglie per la cena, cucinata dai figli. È stato bello: finito di mangiare, genitori e figli hanno cantato e ballato! Nel pomeriggio di sabato ragazzi e missionari sono andati a visitare il monastero e a parlare con i monaci di San Pietro di Sores. L’ultimo giorno, alla Messa domenicale, sono venute anche le famiglie. Padre Roberto ha letto ai genitori le impressioni dei ragazzi raccolte durante la settimana. Dopo il pranzo, siamo tornati a casa tutti entusiasti. Certamente quest’esperienza ha lasciato il segno e la speranza di ripeterla presto. Antonio, Alessandro, Umberto, Liliana, Chiara, Elisa, Angelica, Francesca, Alessandra, Veronica, Valentina, Emanuela, Chiara 2011 MAGGIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 DIARIO DELLA COMUNITà Come “restare nella speranza” Veglia per i missionari martiri a Collemarino carro trainato da buoi U ntrasporta verso la piazza, tra gli scherni della gente, tre cristiani condannati a morte. Uno di loro intona l’inno allo Spirito Santo, “Veni Creator Spiritus”. Una raffica di pallottole annienta i loro corpi, ma non gli ideali di giustizia. Il 24 marzo nella chiesa di S. Pio X a Collemarino con i saveriani, i laici saveriani, don Roberto Peccetti e don Isidoro Lucconi, abbiamo ricordato nella meditazione e nella preghiera proprio i “testimoni” cristiani, i martiri, uomini e donne che hanno offerto la loro vita. Le chiese di Pakistan, India, Iraq… ci testimoniano con forza e coraggio come vivono la loro fede fino al sacrificio della propria vita. Il martirio oggi aiuta il cristianesimo a ritrovare la capacità di sollevare domande importanti. Perché vegliare? Vegliare è restare svegli con il corpo e con la fede. Gesù al Getsemani, nel momento più difficile della sua vita terrena, consapevole dell’imminente arresto, cominciò a provare tristezza e angoscia: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. Tutta la fragilità umana si esprime nelle sue preghiere: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Gesù vive le nostre difficoltà, le comprende così tanto che ci indica come affrontarle: “Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione” (Mt 26,36-46). “Rimango al mio posto” Durante la serata, il titolo della veglia - “Restare nella speranza” - ha assunto due significati. Prima, abbiamo visto alcuni spezzoni del film “Uomini di Dio”, che racconta un avvenimento accaduto nel 1996 durante la guerra civile algerina nel monastero di Tiberin. Tra le montagne ILARIA BASTIANELLI di Maghreb otto monaci trappisti francesi vivono, pregano, aiutano la popolazione musulmana dalla quale sono apprezzati. La violenza bussa anche alle porte dell’eremo nella notte di Natale, il paese è in preda all’odio. Tutti gli stranieri, e in primo luogo i religiosi, sono invitati a partire dal paese. I monaci devono decidere se restare o scappare. Scelgono di rimanere al proprio posto e affrontare il martirio. Poi, abbiamo ascoltato la lettera dal Giappone di p. Daniele Sarzi Sartori, che ci ha fatto riflettere sull’essere cristiani là dove viviamo: “Mi trovavo a Tokyo al momento del terremoto. Tutta la gente era riversata per le strade, con fili e pali, pareti e colonne che sembravano diventati leggeri come piume al vento. Cerco di stare all’erta il più possibile, ma ora sento di dover restare fermo al mio posto ad accogliere qualche fratello in più del solito”. La speranza è la virtù per la quale aspettiamo con fiducia da è bello vivere con... stile Facciamo scattare “l’operazione zaino” P adre Adriano Sella è un saveriano dinamico! Ha studiato e lavorato in Brasile. Da qualche anno è “fermo” in Italia. Si fa per dire “fermo”, perché percorre in lungo e in largo la penisola per far conoscere le soluzioni ai problemi del mondo di oggi. Sembrerà sconcertante, ma queste soluzioni sono alla portata di tutti e potrebbero risolvere i problemi alla radice se noi, normali cittadini, le mettessimo in pratica! Si chiamano “nuovi stili di vita”. Padre Sella il 25 marzo è stato a Jesi, proprio per proporceli. Ad ascoltarlo eravamo in molti: cittadini, rappresentanti di associazioni e gruppi parrocchiali, laici saveriani, amici dei saveriani. 8 Stop all’iper-consumismo Non possiamo continuare con il sistema di vita attuale: se tutti vivessero come noi, occorrerebbero altri cinque pianeti! Nel Nord Africa sono scoppiate le rivolte del pane, perché chi vive nella miseria chiede di arrivare a un tenore di vita decente. Siamo noi a dover abbassare il nostro livello di vita. Lo stile di Cristo era completamente nuovo: i suoi contemporanei allontanavano gli ultimi; Gesù invece li faceva avvicinare! Dobbiamo cambiare le scelte della nostra vita quotidiana, perché solo se i cambiamenti partono dal basso arrivano fino ai vertici! Dai governi vengono promesse ma nessun cambiamento, per i troppi interessi economici. Dal basso sono partiti percorsi che hanno fatto molta strada, come il commercio equo e solidale. Noi cittadini abbiamo Padre Adriano Sella, promotore dell’iniziativa “Nuovi stili di vita”, indossa un paio d’occhiali con montatura in legno per non inquinare l’ambiente I. BASTIANELLI un grande potenziale. Dobbiamo solo diventare cittadini attivi nelle scelte, solidali e responsabili, autentici cristiani. Liberiamoci del superfluo Non abbiamo molto tempo: siamo sempre di corsa, abbiamo così tanto accelerato i ritmi che stiamo scoppiando. Quel poco tempo libero lo dedichiamo al consumo! Siamo vittime dell’ora anzi, del secondo! Perciò dobbiamo diventare protagonisti del nostro tempo attraverso la lentezza. La sobrietà felice ci aiuta a riscoprire l’essenziale. La televisione ci rende necessario il superfluo, e per comprarcelo aumentiamo le ore di lavoro! Possiamo fare l’operazione zaino: liberiamoci di ciò che è superfluo e dannoso, che non ci permette di dare qualità e bellezza alla vita. La sobrietà non è privazione; è l’arte dello scultore: toglie, libera, alleggerisce, per dare forma e bellezza. Così gli oggetti sono al nostro servizio, senza essere noi schiavi degli oggetti! Così diamo importanza al bene di tutti e diamo spazio alle relazioni solidali. ■ Dio il soccorso della sua grazia in questa vita e la felicità eterna nell’altra. La paura non intacchi la nostra fiducia in Cristo. Vino rosso e lenzuolo bianco Poi, davanti all’altare sono stati posti una ciotola di vetro riempita di vino rosso e un lenzuolo bianco. Ci siamo bagnati le mani nel vino rosso, simbolo del sangue versato da Cristo e dai martiri, e le abbiamo asciugate nel lenzuolo bianco, affinché il sangue verAlla veglia dei missionari martiri a Collemarino, una sato non vada dimen- ciotola di vino rosso per lavarsi la mani e un lenzuolo ticato ma offerto per bianco per asciugarle; un gesto per simboleggiare che il sangue versato dai martiri non vada disperso tutti e per sempre. Grazie all’esempio zio degli altri, di accogliere nelle dei martiri, la nostra fede tiepida nostre case e comunità i nuovi si riscalda. Spesso non riusciapoveri di oggi, coloro che hanno mo a riconoscere il Signore negli perso il senso della vita, che non avvenimenti della vita; anzi fughanno un lavoro, che hanno pergiamo nei momenti di prova e so tutto, o che si trovano da noi sofferenza, credendo che ci abbia come in terra straniera. abbandonato. Non abbiamo il coSignore, perdona il nostro egoiraggio di essere poveri e semplici smo e rendici più accoglienti! ■ e nemmeno di metterci a servi- 23 ottobre: vi invitiamo a Roma Desideriamo organizzare un pellegrinaggio a Roma per partecipare alla canonizzazione del grande vescovo e missionario Guido Conforti, durante la prossima giornata missionaria mondiale: 23 ottobre 2011. Invitiamo le persone interessate a mettersi subito in contatto con Roberta Brasili, al telefono 333 4484527; e-mail: [email protected] LA MADONNA DELLA STRADA mons. CARLO PEDRETTI Ricordo la preghiera alla “Madonna della strada” che mons. Conforti, umile alunno alla scuola di sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, aveva imparato a pregare. “Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea portando sollecita Gesù e la sua gioia. Hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo Bambino, il Signore nostro. Hai camminato sulle strade dell’esilio per salvare il Figlio dell’Altissimo. Hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio, che sulle strade del mondo vogliono come te portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua gioia”. Così pregava il fondatore dei saveriani, inviando ai suoi missionari in Cina una copia della Madonna della strada, a lui offerta dal pittore Ulisse Passani. Per due volte, in apertura e chiusura, torna la parola “gioia”, per inneggiare al sentimento più profondo che prova il missionario ritmando il suo passo sulle vie del mondo. Un sentimento, che torna insistente anche nell’ultima sua lettera pastorale alla diocesi di Parma, intitolata “La Madre di Dio e Madre nostra”, del 15 febbraio 1931, suo ultimo anno di vita. La lettera termina “con un fervido voto: Maria regni sempre sopra di noi con il suo amore materno e soprattutto con il profumo delle sue virtù” (Conforti, Lettere Pastorali, p.700). Un voto e un augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: quella della canonizzazione del santo fondatore dei saveriani. 2011 MAGGIO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 C’è qualcosa in più nella vita Una riflessione a... briglie sciolte Simon è un giovane della Sierra Leone; ha sentito il fascino della vita missionaria e sta ora studiando teologia a Parma, per prepararsi al sacerdozio. Ci regala una riflessione personale, che apprezziamo. L a Pasqua è passata e nella vita c’è qualcosa in più. C’è qualcosa in più quando Gesù Cristo nel vangelo ha rifiutato le tentazioni di questo mondo per scegliere il regno di Dio. C’è qualcosa in più quando il nostro fondatore, il santo Guido Conforti, si è consacrato con i voti di castità, povertà, obbedienza e missione, per annunciare il vangelo dove il Cristo non è ancora conosciuto per la gloria di Dio e la salvezza del suo popolo. Servitori del vangelo C’è qualcosa in più quando i primi missionari saveriani sono partiti per la Cina, inviati da mons. Conforti, pochi anni dopo aver fondato l’istituto per le missioni estere a Parma. C’è qualcosa in più anche quando i primi missionari saveriani dall’Italia sono arrivati nella diocesi di Makeni in Sierra Leone, sessant’anni orsono. Da allora, continuano a essere presenti al servizio della povera gente: impegnati a predicare il vangelo, nella giustizia, nella pace, negli ospedali, nelle scuole, nell’università, nella formazione, nel dialogo interreligioso, grazie soprattutto alla loro testimonianza di vita. È una testimonianza viva, presente in tutti i paesi dove vivono SIMON K. KOROMA, sx e lavorano: Congo e Burundi, Camerun e Ciad, Mozambico e Sierra Leone; Indonesia e Giappone, Filippine e Bangladesh, Taiwan e Cina; Colombia e Messico, Brasile sud e Amazzonia; Stati Uniti d’America e Gran Bretagna, Spagna e Italia. Il mondo, una sola famiglia C’è qualcosa in più quando alcune persone sono state uccise per il regno di Dio come i martiri, i santi, e tutti coloro che non sono ancora ufficialmente beatificati dalla chiesa, ma che hanno donato la propria vita per servire l’umanità. C’è qualcosa in più quando abbiamo visto in Italia tanti amici e benefattori che sostengono le attività missionarie e aiutano tante persone bisognose nel Sfida di perdono e di amore Il sangue dei martiri seme di nuovi cristiani Pierre è uno studente saveriano arrivato a Parma dal Congo. In Italia ha scoperto cose belle, che vorrebbe fossero vissute anche dalla chiesa e dalla società in Africa. quando vivo in Italia, D alontano dalla mia terra, ogni 24 marzo partecipo alla veglia di preghiera per i missionari martiri. Nell’anniversario dell’uccisione in Salvador di mons. Oscar Romero, molte comunità diocesane in Italia si radunano nelle cattedrali, assieme al vescovo, per un incontro di preghiera che è una sfida per i cristiani e per tutto il mondo, soprattutto quando nel mondo viene usata la violenza. È una sfida di perdono e di amore, perché noi siamo tutti fratelli. Ho visto che in Italia si cerca di vivere questa sfida. Perché non la facciamo anche noi in Africa? Mi sono ricordato nel frattempo che nella diocesi di Goma dalla quale provengo (RD Congo), non ho mai vissuto un momento così intenso di preghiera con i martiri missionari. Solo nell’anniversario del martirio dell’arcivescovo Christophe Munzihirwa i cristiani di Bukavu pregano insieme e in processione. Mi sono chiesto: come mai noi in Congo non preghiamo in comunione con i tanti testimoni che hanno subito violenza e che vivono in mezzo a noi? La domanda l’ho fatta a me stesso e ad altri. Non avendo ricevuto risposte soddisfacenti, ho cercato di 8 L’albero dei martiri PIERRE SHAMAVU, sx rispondere io stesso con alcune considerazioni personali. Forse noi temiamo che celebrare un martire con la preghiera comporti, magari in modo velato e inconsapevole, una voglia di vendetta. Non sarebbe cristiano. Forse pensiamo che il sangue di un testimone si debba consumare da solo sul suolo dove è stato versato. Così evitiamo di convocare un’assemblea, perché la voglia di raccogliere e onorare il suo sangue potrebbe sembrare uno spreco della sua testimonianza. O forse non sentiamo il bisogno di commemorare nessuno, perché ci sta già fortemente a cuore e viviamo il suo ricordo nel silenzio... Il silenzio dell’azione Ogni volta che entro nella cattedrale di Parma per la veglia di preghiera per i missionari martiri, ricordo le parole dello scrittore guineano Sikhe Camara: “Se la nostra assemblea vuole fare rumore (suonando un tocco di campana per ogni nome di martire), questo diventi il più sordo dei silenzi, quello dell’azione quotidiana, dell’azione paziente e ininterrotta, dell’azione che si fa senza rumore al ritmo dinamico del tempo, del nostro tempo, al passo di ciò che è possibile e necessario”. Gesù, mite e umile di cuore, abbi pietà di noi, abbi pietà dell’umanità intera e di questo nostro mondo, per il quale tu hai ■ dato la vita. mondo intero. C’è qualcosa in più quando abbiamo visto la bella testimonianza dei nostri missionari anziani e malati, nella casa madre di Parma e nelle altre comunità, impegnati nell’apostolato della preghiera e della sofferenza, ancora a servizio del vangelo con umiltà e nella debolezza. C’è qualcosa in più ogni volta che qualcuno comincia a pensare alla pace e alla giustizia, a impegnarsi per il bene di tutti, senza guardare ai confini dei propri interessi, per “fare il mondo una sola famiglia…’’, come mons. Conforti sognava e voleva. Il regno di Dio dovunque Ho sempre ammirato le persone che pensano ai poveri e agli emarginati, ai malati e ai moribondi, ai vecchi e ai bambini, ai giovani e agli orfani, alle vedove e ai sofferenti nello spirito. Ammiro anche coloro che pensano alla giustizia e alla pace, con il coraggio di andare avanti facendo il bene e facendo ritrovare la dignità umana alle persone. Ammiro coloro che cercano di stare con gli altri nonostante la diversità, collaborando a impegnarsi tutti insieme per raggiungere un obiettivo comune. Nella vita c’è qualcosa di più Simon Koroma, studente saveriano della Sierra Leone, autore di questa bella riflessione, in versione invernale davanti alla statua del Conforti in Casa madre dei soldi e del potere, della celebrità e dell’interesse egoistico, delle divisioni e delle guerre, dell’indifferenza e del tribalismo... C’è il regno di Dio, che deve risplendere dovunque e in tutti. “Venga il tuo ■ regno, Signore!”. 23 ottobre: a Roma per san Guido Conforti Come già annunciato in aprile, in occasione della canonizzazione di mons. Conforti, i saveriani di Parma organizzano un pellegrinaggio a Roma dal 22 al 24 ottobre 2011 (quota € 270). Per informazioni, rivolgersi a p. Giuseppe Pettenuzzo (tel. 0521 920511 o 347 3715424). Anche la diocesi di Parma organizza il pellegrinaggio per la durata di due soli giorni (quota € 180). Per informazioni e prenotazioni, rivolgersi al sig. Alberto Arena (0521 1852840) oppure alla propria parrocchia. IL FESTIVAL DELLA CANZONE MISSIONARIA THIAGO RODRIGUES, sx Si è tenuto a Parma, presso l’auditorium Toscanini, la terza edizione del festival della canzone missionaria, il cui tema era: “Custodire il creato per coltivare la pace”. Erano presenti tredici cori che hanno cantato il loro sogno di un mondo nuovo, rispondendo all’invito del centro missionario, dei saveriani e dei laici Fabrizio e Rosanna, organizzatori del festival. La serata è stata condotta in modo splendido da Monica e Francesco. Ogni tre canzoni c’era un momento di riflessione, una “pillola di saggezza” distribuita dal diacono Pietro del gruppo diocesano “Giustizia e pace”, il quale ha presentato temi importanti come l’acqua, il cibo, il risparmio, le armi, la finanzia etica. Il festival ha proposto tanti brani diversi tra loro. Siamo partiti con Madreterra, una canzone in dialetto parmigiano, passando per La legge della vita del Gen rosso, fino al Cantico delle creature di san Francesco. Gli interpreti erano i cori parrocchiali di Santa Maria del Rosario (Langhirano), Spirito Santo, Trasfigurazione, Stimmate, S. Maria della Steccata; ma anche cori misti come il San Bernardo, che riunisce i giovani della diocesi, e il coro ecumenico, composto dalle varie chiese cristiane presenti a Parma. C’erano anche i giovani della scuola San Benedetto, il gruppo Mission, la fraternità Francesca di Betania e gli studenti saveriani, che hanno portato la canzone “Psaume de la creation”. Alcuni canti erano stati composti dai partecipanti stessi, come La vie est belle del nostro studente Pierre. È stata una bella serata di festa in famiglia: abbiamo gustato la gioia di stare insieme, cantando ad alta voce, perché vogliamo “custodire il creato per coltivare la pace”. 2011 MAGGIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 San Guido Conforti prega per noi L’idea che mi sono fatto del nostro fondatore A invocare il nostro fondatore come “santo”, mi fa un certo bell’effetto. È santo come Francesco Saverio, nostro patrono, come sant’Antonino e san Colombano, patroni della diocesi di Piacenza-Bobbio, come san Cataldo, del paese in cui sono cresciuto... Un evento che non avevo preventivato. La mia paura è che, una volta messo sugli altari, non pensiamo a quello che ci ha insegnato per la nostra vita e a quello che ancora desidera insegnarci. E invece la chiesa lo proclama “santo” proprio nel mese missionario, il 23 ottobre, giornata missionaria mondiale. Infatti san Guido ha qualcosa da dire alla comunità cristiana di oggi, proprio in merito alla missione. Ho letto Conforti con i giovani Si tratta, quindi, di un fatto ecclesiale che va oltre i saveriani, ma che allo stesso tempo ha ancora molto da dire anche a noi missionari, nonostante pensiamo di conoscere il nostro fondatore e di aver imparato a memoria la sua “lettera testamento” durante l’anno di noviziato! Personalmente devo riconoscere che se non fossi stato formatore di aspiranti saveriani in Brasile, non avrei avuto occasione di approfondire la spiritualità del Conforti. Negli ultimi dieci anni, mi sono trovato a rileggere, insieme ai giovani in formazione, le Costituzioni saveriane e le conferenze che mons. Conforti teneva ai suoi novizi. Anzi, le ho addirittura tradotte in portoghese. Insomma, dieci anni passati insieme ai giovani mi hanno aiutato a capire la mia impreparazione a dire le cose più importanti sul fondatore della congregazione p. LUIGI ANZALONE, sx a cui loro facevano dono della propria esistenza. Il sogno realizzato con tenacia Rientrato in Italia solo l’anno scorso, ho sentito dire che lo storico don Angelo Manfredi ha impiegato più di sette anni a raccogliere in un volume la storia di san Guido Conforti. Tutto ciò mi libera dalla presunzione di voler aggiungere chissà cosa alla sua persona e alla sua santità. Ciononostante, vorrei ricordare alcune verità su di lui, assimilate vivendo nella nostra famiglia missionaria. Lo faccio con la schiettezza e la semplicità che mi sembrano caratteristiche della tradizione saveriana. A chi, come me, è passato da un seminario diocesano ai saveriani, la prima cosa che ha colpito di san Guido Conforti è che sia stato vescovo di Parma per Vita consacrata alla missione L’idea che mi sono fatto del nostro fondatore / 2 C he bisogno ha un vescovo di farsi religioso? Spesso succede il contrario. Anche oggi, quando un religioso diventa vescovo, subito si libera almeno del voto di povertà, per amministrare la chiesa locale. Conforti, invece, scelse proprio il giorno in cui veniva consacrato vescovo per pronunciare i voti di obbedienza, povertà, castità e missione per tutta la vita. 8 La “virgola saveriana” A questa volontà si aggiungono le lunghe pressioni dall’alto, che ha dovuto superare per ottenere l’approvazione del suo istituto dalle autorità vaticane. Avrebbe potuto evitare queste difficoltà, se non avesse insistito perché i suoi missionari potessero vivere la stessa missione degli apostoli i quali, per seguire Gesù, hanno lasciato casa, famiglia, libertà. L’istituto saveriano mantiene viva la celebre frase del vescovo fondatore: “La vita apostolica, congiunta alla professione dei voti religiosi, costituisce per sé quanto di più perfetto si possa concepire secondo il vangelo”. Ancora oggi i saveriani sono consapevoli che la “vita consacrata” è fondamentale per vivere in pienezza la missione. Certamente nella storia e nella chiesa di ieri e di oggi, i modi di servire il regno di Dio sono vari e tutti legittimi: il vescovo Conforti ha inteso mettere solo una “virgola”, la “virgola saveriana”, piccola e umile: la consacrazione della vita, unita alla missione. Oh santa testardaggine e tenacia di un “vescovo consacrato”, che ci ha dato le radici evangeliche a cui i saveriani attingono, per non smarrire l’identità: vite consacrate, total- p. L. ANZALONE, sx mente consegnate alla missione. Il volto umano di san Guido I santi non sono solo intercessori, ma danno grande visibilità a un modello di santità. San Guido ha trasmesso ai suoi saveriani quello che cercava di mettere in pratica lui stesso, tutti i giorni. Nella regola fondamentale, ad esempio, ha scritto: “Il saveriano deve avere un carattere costante, forte, attento agli altri, cordiale, equilibrato e di buon senso; operosità, intraprendenza e creatività, capacità di solidarietà, amore della giustizia, schiettezza, discrezione e senso dei limiti; volontà di crescere, di apprendere, di migliorarsi, visione della vita carica di speranza, senso di gioiosa realizzazione nella propria vocazione”. Sono parole che tagliano anche la storia dei nostri giorni, perché il problema vero sta nel modo con cui si gestiscono i rapporti interpersonali. Io ero partito missionario in Amazzonia nel lontano 1975. Ricordo che allora ero fiero della consapevolezza di andare a convertire gli altri. Oggi, dopo tanti anni di esperienza missionaria, il Signore ha cominciato a farmi capire che il primo pagano da convertire rimango ancora io. Il Signore mi ha concesso questa grazia per intercessione di san Guido Conforti. ■ Padre Luigi Anzalone, autore di questa interessante riflessione su mons. Conforti, dal 23 ottobre “san Guido” ben 25 anni. Vescovo all’inizio del XX secolo, con tanti problemi da risolvere: la penuria di clero, l’ignoranza religiosa della gente, l’insorgere delle ideologie... Eppure con tutti quegli impegni, egli è riuscito con forte determinazione a dare seguito al sogno coltivato “fin dagli anni più verdi”: realizzare, accanto al seminario della diocesi, il seminario per le missioni estere: una congregazione di missionari. Quella lunga “via crucis”... Nel mio percorso personale, ho incontrato alcune difficoltà a conciliare due seminari così uguali e cosi diversi. Ricordo, ad esempio, che quando decisi di lasciare il seminario della mia diocesi per entrare nel noviziato dei saveriani, dovetti percorrere tutte le quattordici stazioni del- la via crucis, prima in casa mia, per “convincere” i miei genitori che non ne volevano sapere di lasciarmi partire, e poi tutte le volte che bussavo alla porta del padre spirituale del seminario diocesano; senza dimenticare il rettore, il vice rettore e… mons. vescovo. Sempre per “convincerli” a lasciarmi andare missionario! Era il 1964, in pieno concilio Vaticano II. Ricordo ancora le difficoltà che il mio vescovo mi parava davanti: “La diocesi ha bisogno di buoni preti, le parrocchie hanno bisogno, le lingue dei paesi di missione sono difficili da imparare…”. Immaginate voi lo stupore che ho provato sentendo parlare di mons. Conforti come pastore buono che ha per “suo ■ gregge” il mondo intero! (continua a lato) LA MADONNA DELLA STRADA mons. CARLO PEDRETTI Ricordo la preghiera alla “Madonna della strada” che mons. Conforti, umile alunno alla scuola di sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, aveva imparato a pregare. “Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea portando sollecita Gesù e la sua gioia. Hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo Bambino, il Signore nostro. Hai camminato sulle strade dell’esilio per salvare il Figlio dell’Altissimo. Hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio, che sulle strade del mondo vogliono come te portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua gioia”. Così pregava il fondatore dei saveriani, inviando ai suoi missionari in Cina una copia della Madonna della strada, a lui offerta dal pittore Ulisse Passani. Per due volte, in apertura e chiusura, torna la parola “gioia”, per inneggiare al sentimento più profondo che prova il missionario ritmando il suo passo sulle vie del mondo. Un sentimento, che torna insistente anche nell’ultima sua lettera pastorale alla diocesi di Parma, intitolata “La Madre di Dio e Madre nostra”, del 15 febbraio 1931, suo ultimo anno di vita. La lettera termina “con un fervido voto: Maria regni sempre sopra di noi con il suo amore materno e soprattutto con il profumo delle sue virtù” (Conforti, Lettere Pastorali, p.700). Un voto e un augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: quella della canonizzazione del santo fondatore dei saveriani. 2011 MAGGIO PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Dal diario africano / 5 Arrivederci! L’Africa rimane nel cuore 12 novembre, la D omenica signora Valeria e il marito Emilio partono per Bujumbura. Prendono l’aereo per l’Italia. Noi, invece, proseguiamo il nostro safari africano. Il mattino presto ci rechiamo alla missione di Kamanyola. La voce dei megafoni, piazzati sulla Rover annunciano l’arrivo del missionario. Le campane del grazioso campanile suonano a festa. La chiesa è colma: circa tremila fedeli e rituale africano con canti e danze. Il caldo è soffocante, e la Messa dura due ore. All’uscita, la solita distribuzione di bonbon e toscanelli. Se non stiamo attenti, ci toglierebbero anche i vestiti. Incontri e ancora incontri Al ritorno, ci fermiamo ad ammirare il monumento (è proibito fare foto, ma p. Oliviero riesce lo stesso!) che ricorda il 25° anni- versario della vittoria del generale Mobutu sui ribelli che si opponevano al Mouvement Populaire de la Rèvolution. Ci sono stati centinaia di morti. Il monumento è stato costruito dai coreani del nord con il marmo di Carrara. Sulle colline di Kamanyola un’impresa francese sta costruendo con gli aiuti internazionali un grande acquedotto per oltre 20mila persone. Siamo ospiti della casa di un insegnante: omaggio di bevande e pietanze africane, compresa la manioca. Buona. Incontriamo una bambina africana con la pelle bianca, capelli biondi e occhi azzurri, figlia di genitori neri. È albina, un fatto assai raro. Parata militare e malaria Per tre giorni ci occupiamo di giardinaggio, fino a venerdì 17 novembre quando in Zaire è il CONIUGI FERRO giorno di festa delle forze armate. Nella capitale Kinshasa c’è la parata militare alla presenza del maresciallo Mobutu. Questo avvenimento, però, ci porta anche la malaria: febbre quasi a 40 con brividi, sudori e vomito. Per quattro giorni stiamo a letto. Le premurose cure delle suore dell’ambulatorio ci salvano. Prima di cadere in catalessi, riusciamo ad assistere a una rappresentazione teatrale, tenuta dalle donne di Luvungi in lingua swahili. Non capiamo una parola, ma i loro gesti espressivi ci fanno comprendere quello che vogliono esprimere. Al mercato della carne Dopo altri tre giorni nell’orto a piantare i pomodori, seminati 15 giorni prima, con il prezzemolo e i peperoni prepariamo il “bagnetto valsesiano” (la salsa MISSIONE E PREGHIERA / 14 Maria, Maestra di vita santa Impariamo da lei, come figli e discepoli di maggio, mese di M ese Maria! Mese caro al po- polo cristiano e quest’anno in modo particolare, perché illuminato dalla radiosa luce pasquale, tutto inondato dalla grazia della vita nuova: vita nuova dei catecumeni che nella veglia pasquale ricevono il battesimo; vita nuova dei bambini che per la prima volta ricevono la Comunione; vita nuova dei ragazzi che con la Confermazione dichiarano il loro desiderio di essere ardenti testimoni della fede; vita nuova di tutti i cristiani che, al termine del cammino quaresimale, con corale professione di fede rinnovano le promesse battesimali, dichiarando la volontà di rinunciare a satana e alle sue seduzioni. 8 Giovanni Paolo II beato Tanti motivi per rendere grazie al Signore per i suoi doni! Ma egli ce ne ha riservato uno del tutto inedito: la beatificazione - ad appena sei anni dalla sua morte - di Giovanni Paolo II, il papa “venuto da lontano”, ma entrato nel cuore degli uomini del mondo intero. È stato il papa dei giovani, ma anche il papa dei sofferenti, il papa dal forte pensiero teologico, ma anche della delicata pietà mariana, il papa che ha fatto del mondo intero la sua “parrocchia”, amata ed evangelizzata con lo zelo missionario di Paolo, visitata e custodita con la sollecitudine di Maria. Ripercorrendo il suo immenso magistero, non si può non essere colpiti dal messaggio fondamentale che lo attraversa tutto, dal primo grido tonante: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”, fino all’ultima esortazione: “Prendete il largo, gettate le reti!”. Tutto in lui è stato M. ANNA MARIA CàNOPI, osb [email protected] anelito e invito alla santità vera, alla santità eroica, nel desiderio di far giungere la luce di Cristo fino agli estremi confini della terra, nelle tenebre del mondo e nelle profondità dei cuori. Garanzia di divina fedeltà Così nella bella enciclica missionaria, Redemptionis missio, afferma con forza: “La chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità… Occorre suscitare un nuovo ardore di santità in tutta la comunità cristiana” (n. 90). E la strada più sicura per questo è la “via mariana”. Guardando a Maria comprendiamo che la santità non è la realizzazione di un progetto umano con sforzi ed espedienti umani, ma opera del divino Vasaio che modella la creta con le sue mani - con la sua grazia - e dà a ogni vaso un tocco originale, che lo rende unico e inconfondibile tra tutti gli altri. Maria, con la sua meravigliosa avventura di grazia, è la prova e la garanzia della divina fedeltà. È lei, infatti, il primo capolavoro di santità uscito dalle mani di Dio; ma l’ultimo e definitivo capolavoro, nel quale il divino Artista esplicherà tutte le potenzialità creative del suo cuore, sarà la chiesa, famiglia dei popoli salvati dall’amore, di cui la Vergine è ■ Primizia, Madre e Regina. Beniamino e Antonietta Ferro hanno avuto la gioia di vivere un safari in Zaire, nei luoghi dov’era missionario il figlio p. Oliviero verde). Poi con padre Oliviero ci rechiamo al mercato, distante 20 chilometri. C’è bisogno di fare acquisti di carne. Si sceglie una mucca, che viene presa per le gambe e le corna, messa a terra e sgozzata con un machete, in barba a tutte le forme d’igiene. Squartata la vacca, acquistiamo i due quarti posteriori: 40 chili di carne per 30.000 zaire, l’equivalente di 90.000 lire italiane. Mercoledì 22 è tempo di valigie da preparare per la partenza del giorno dopo. Paghiamo 15 dollari a testa per l’imbarco in aereo perché così sono le leggi africane: appena ti muovi, paghi. Tanti bei ricordi Ricordiamo quel poco che abbiamo visto: la miseria dei bambini, le case di fango, le donne trattate dai mariti come animali da soma, le strade impossibili, le lunghe Messe seguite devotamente da migliaia di persone. In mezzo a tutto questo, lavorano i missionari e le missionarie. I “maschietti” fra la gente, le “femminucce” negli ambulatori e negli atelier. Sono laggiù, come disse san Paolo, a “combattere la buona battaglia”. Preghiamo il Signore perché mandi tanti operai nella sua vigna. Venerdì 24 novembre termina felicemente il nostro peregrinare. Abbiamo descritto, solo in parte e con semplicità, quello che abbiamo visto. Un’ultima riflessione: come fanno i missionari a svolgere la loro opera nel mondo povero? Dietro di loro c’è un esercito formato da migliaia di benefattori e di amici che mandano aiuti in nome della fraternità cristiana. Kwa heri. Arrivederci, Africa! ■ 22-24 ottobre: pellegrinaggio a Roma Vi invitiamo al gioioso pellegrinaggio a Roma, dalla mattina del 22 alla sera del 24 ottobre, per la canonizzazione del beato Conforti, fondatore dei saveriani. La quota, tutto compreso, è di € 280 in camera singola, di € 240 in camera doppia. Non sono compresi i pasti in autogrill e il pranzo di domenica dopo la canonizzazione in Piazza San Pietro. L’anticipo è di € 100. Per prenotazioni: da lunedì a sabato, dalle 14.30 alle 19.30 presso la portineria dei saveriani, via Don Milani, 2 - Desio, entro il 31 maggio; tel. 345 8214264. LA MADONNA DELLA STRADA mons. CARLO PEDRETTI Ricordo la preghiera alla “Madonna della strada” che mons. Conforti, umile alunno alla scuola di sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, aveva imparato a pregare. “Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea portando sollecita Gesù e la sua gioia. Hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo Bambino, il Signore nostro. Hai camminato sulle strade dell’esilio per salvare il Figlio dell’Altissimo. Hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio, che sulle strade del mondo vogliono come te portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua gioia”. Così pregava il fondatore dei saveriani, inviando ai suoi missionari in Cina una copia della Madonna della strada, a lui offerta dal pittore Ulisse Passani. Per due volte, in apertura e chiusura, torna la parola “gioia”, per inneggiare al sentimento più profondo che prova il missionario ritmando il suo passo sulle vie del mondo. Un sentimento, che torna insistente anche nell’ultima sua lettera pastorale alla diocesi di Parma, intitolata “La Madre di Dio e Madre nostra”, del 15 febbraio 1931, suo ultimo anno di vita. La lettera termina “con un fervido voto: Maria regni sempre sopra di noi con il suo amore materno e soprattutto con il profumo delle sue virtù” (Conforti, Lettere Pastorali, p.700). Un voto e un augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: quella della canonizzazione del santo fondatore dei saveriani. 2011 MAGGIO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 500 mamme in prigione a Bukavu Solo per visitare e consolare i carcerati E rano in tante! Un vero plotone in marcia dalla parrocchia di Cahi, in periferia, verso il centro della città di Bukavu, fino alla prigione centrale. Si erano preparate da tempo con una raccolta di vestiti, di cibo e sapone. Provenivano dalle piccole comunità cristiane di quartiere. In questa quaresima, il 30 marzo, hanno voluto compiere un’opera di misericordia: visitare i carcerati. Una marcia di quattro chilometri I carcerati di Bukavu sono più di mille tra uomini adulti, una trentina di ragazzi e una ventina di mamme. “C’è di tutto”, mi dice suor Anastasie, figlia della Misericordia, che da un paio di anni frequenta la prigione e ha collaborato a questo evento. “Ci sono assassini, stupratori, disertori e criminali. Alcuni sono accusati di imbrogli, altri hanno debiti che fanno fatica a restituire, altri ancora sono vittime di prepotenti signori facoltosi. E sono pochissimi quelli che han- no avuto l’aiuto di un avvocato per comporre il proprio dossier da presentare al giudice”. Le 500 mamme hanno sfilato per quattro chilometri con i loro vestiti pieni di colori. Hanno cominciato con una preghiera chiedendo a Dio la benedizione su questo evento. Madeleine ha insistito: “Solo l’amore può fermare la violenza nella nostra città; solo la misericordia può tiSuor Anastasie a colloquio con un detenuto nel carcere di Bukavu p. NICOLA COLASUONNO, sx rare fuori da un cuore violento la richiesta del perdono e l’inizio di una vita nuova!”. Pentole con chili di amore È stato questo lo scopo della marcia delle mamme, che si sono dirette proprio in un luogo dove si concentrano male e violenza. Appena un centinaio sono entrate per la distribuzione del cibo: a turno le guardie hanno aperto le 12 celle della prigione, sei metri quadrati ciascuna, che ammassa circa 250 prigionieri. “Li abbiamo trattati come nostri figli”, esclama commossa la signora Gaudiosa, che è scesa dalla montagna di fronte alla parrocchia il giorno prima, per poter preparare fagioli e riso. “In ogni pentola abbiamo aggiunto non un pizzico, ma chili di amore per questi sfortunati di Bukavu”. Solo la misericordia salva In verità, in questa città di 600mila abitanti, capoluogo del Sud Kivu, regione della repubblica democratica del Congo al confine con il Ruanda, in questi Io... me la immagino così Un inno a Maria, la Donna e la Madre pensiamo alla MaQ uando donna, la immaginiamo sempre come Madre di Dio, Immacolata, Regina degli angeli e dei santi. La vediamo costantemente accanto a Gesù o ai piedi della croce, la veneriamo nei grandi santuari come Fatima, Lourdes, Pompei, Medjugorje o nelle tante chiese e cappelle a lei dedicate sparse in Italia e nel mondo. Mi piace notare che l’Italia comincia e finisce con un santuario: entrando in Italia dall’Austria o dalla Slovenia incontriamo il santuario di Monte Lussari e nel tacco dell’Italia, nel “finibus terrae” in Puglia, troviamo il santuario di Santa Maria di Leuca. 8 Una bellezza straordinaria Ma perché pensiamo raramente a quella splendida ragazza che è stata Maria di Nazareth? Insieme a Gioacchino e Anna, Maria ha certamente trascorso una fanciullezza bella, protetta e tanto amata. A volte, sul volto di una persona si scorgono i segni della sua bontà interiore. Quale straordinaria bellezza doveva trasparire dal volto e nello sguardo di Ma- ria, tempio immacolato di Dio? Giuseppe era tanto innamorato di lei da nascondere il segreto di questa “ragazza madre”; tanto innamorato da accettare senza condizioni di fare da padre putativo al figlio di Maria. Per ogni donna una nuova vita è fonte di una gioia difficile da descrivere; ma per Maria la sua maternità è stata anche causa di tanti, se non proprio “guai”, certamente disagi e preoccupazioni: far nascere il Figlio di Dio in p. CARLO PRIMOSIG, sx una stalla, abbandonare la casa, i parenti e gli amici, fuggire dalla sua terra e rifugiarsi in un paese straniero in cerca di sicurezza... Preghiera e sacrificio a Dio Pensiamo alle giornate di Maria nella casa di Nazareth. Doveva provvedere a due uomini senza l’aiuto di una figlia, senza gli elettrodomestici moderni: andare al pozzo per attingere l’acqua, macinare il grano, impastare e cuocere il pane, fare il bucato, filare il lino e la lana, tessere le tuniche e i mantelli per Gesù e Giuseppe…; e Maria tesseva cosi bene che, come ci racconta il vangelo, i soldati romani non hanno avuto il coraggio di tagliare la tunica del Crocifisso, ma l’hanno tirata a sorte. Senza dubbio, più di qualche volta, il fumo avrà fatto lacrimare gli occhi di Maria mentre soffiava sul fuoco che non voleva ardere. Facciamo bene a pensare più spesso a lei, donna occupata nelle faccende domestiche. Per lei, Immacolata e Madre di Dio, tutto ciò che faceva era preghiera e sacrifico a Dio, perché faceva ogni cosa con grandissimo amore. Imitiamola nella nostra ■ vita quotidiana. Le mamme di Bukavu in processione da Cahi verso il carcere per portare aiuto materiale e conforto ai prigionieri ultimi vent’anni a causa della guerra si sono riversate migliaia e migliaia di persone venute dalle altre parti della regione, dove ci sono ancora episodi di violenza per opera dei guerriglieri locali. Tanti fanno fatica a trovare un lavoro e la fame è sempre una cattiva consigliera, che spinge al furto e a rapine anche a mano armata. “Ormai li conosco per nome - dice suor Anastasie - almeno i cattolici che vengono a Messa la domenica. Posso assicurare che ci sono state delle vere trasformazioni nei cuori di questa gente. Alcuni mi hanno chiesto di essere aiutati ad abbandonare odio e rancore per cominciare un cammino di perdono senza vendetta”. Aveva ragione Madeleine nell’insistere che solo la miseri■ cordia salverà Bukavu! Manduria e dintorni: il punto Rientrando a casa, da una strada sopraelevata, si vedono le navi della base militare di Taranto. Ho intravisto anche la nave passeggeri che ha “scaricato” i 1.700 profughi, ma la città non è stata coinvolta nell’operazione. Nessuno si è accorto del loro passaggio e nessuno ne parla. A Bari, invece, dove sono stato per il mini convegno CEM, abbiamo parlato della presenza dei rifugiati a Manduria. Mi hanno riferito che la situazione è stata gestita male, senza coinvolgere il territorio. Il compito è stato affidato a un’agenzia esterna (chissà chi c’è dietro?). Ciò ha di fatto escluso ogni possibile interessamento di associazioni e organismi di assistenza e volontariato... Non hanno lasciato entrare neanche l’ASL! In questo contesto, la chiesa non ha potuto fare nulla. Certo avrebbe potuto alzare la voce per manifestare il dissenso di fronte al modo di trattare un’emergenza che si è spesso trasformata in tragedia! Ma perché questa mancanza di cooperazione e coinvolgimento? Perché questi misteri? E intanto in mare si continua a morire! p. Piero Pierobon, sx A ROMA PER CONFORTI: IL PROGRAMMA Come sapete, i saveriani di Taranto organizzano un pellegrinaggio per la canonizzazione di mons. Conforti, prevista per domenica 23 ottobre. Ecco il programma. Sabato 22 ottobre - ore 5: partenza da Taranto per Roma. Pranzo libero lungo il percorso; ore 14.30: ingresso in Aula Nervi per veglia di preghiera e spettacolo. In serata trasferimento in hotel, cena e pernottamento. Domenica 23 ottobre - In piazza S. Pietro per la celebrazione Eucaristica. Segue pranzo in ristorante. Nel pomeriggio probabile festa di fraternità saveriana internazionale. Serata libera. Lunedì 24 ottobre - Dopo colazione, trasferimento alla basilica di San Paolo per la celebrazione Eucaristica di ringraziamento. Ore 11: partenza per Tivoli, visita a Villa D’Este e pranzo in ristorante. Nel pomeriggio partenza per il rientro a Taranto; arrivo in tarda serata. La quota di partecipazione è di € 210: comprende viaggio ed escursioni in pullman, sistemazione in hotel in camere doppie o triple con servizi interni, pasti come da programma, sacca del pellegrino, Iva e tasse (supplemento di € 32 per camera singola). Per informazioni e prenotazioni (entro fine maggio), rivolgersi ai missionari saveriani, in via Tre Fontane 15 - Taranto: tel. 099 7773186; e-mail: [email protected] 2011 MAGGIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Il terremoto visto dai bambini “In Giappone da più di quattro anni” Dal Giappone abbiamo ricevuto questa bella lettera del saveriano brasiliano p. Michel Da Rocha, che è stato a Gallico tra il 2004 e il 2005 per l’anno pastorale di formazione. S ono nella terra del “Sol Levante” da quasi quattro anni e mezzo e sto bene. Il tempo però passa davvero in fretta. Per i primi due anni sono stato a Kumamoto, in una parrocchia dove il mio impegno principale, che mi occupava tutta la giornata, era lo studio della lingua giapponese. Da due anni e mezzo, invece, mi trovo nella parrocchia di Miyazaki, che è stata praticamente la mia prima vera destinazione. In parrocchia e all’asilo Abito con p. Alessandro Turco, saveriano friulano di 53 anni. Sono il suo collaboratore, ossia il vice parroco. Questo mi dà l’occasione di organizzare i gruppi della Bibbia, di entrare in contatto con i giovani e anche di andare a visitare i malati. Sono attività che svolgo volentieri, perché mi danno l’opportunità di esercitare la lingua giapponese e mi aiutano a instaurare un rapporto con la gente. Sono anche vice direttore della scuola materna. Il nostro asilo ha 60 bambini, e io sto con loro, parlo con i genitori, aiuto le maestre e sono disponibile per qualsiasi evenienza. Un vero toccasana Parlando della situazione del p. MICHEL DA ROCHA, sx terremoto e dello tsunami con i conseguenti problemi nucleari nella centrale atomica di Fukushima, posso dire che lavorare in una parrocchia a cui è collegato un asilo, di questi giorni è quanto mai un toccasana alle ferite del cuore procurate da questo dramma. Il volto sorridente e vivace dei bambini, che pur conoscendo ciò che è accaduto e pregando per le vittime, non si rendono conto della portata di tale tragedia, danno a tutti - famiglie, mastre e anche a me - la certezza che la vita continua in modo rinnovato e altrettanto consapevole del suo valore, pur nella precarietà e debolezza che caratterizza il nostro essere creature. I bambini hanno innata la capacità di guardare avanti sen- 500 mamme in prigione a Bukavu Solo per visitare e consolare i carcerati E rano in tante! Un vero plotone in marcia dalla parrocchia di Cahi, in periferia, verso il centro della città di Bukavu, fino alla prigione centrale. Si erano preparate con una raccolta di vestiti, di cibo e sapone. In questa quaresima, il 30 marzo, hanno voluto compiere un’opera di misericordia: visitare i carcerati. Una marcia di quattro chilometri I carcerati di Bukavu sono più di mille tra uomini adulti, ragazzi e mamme. “C’è di tutto”, mi dice suor Anastasie, figlia della Misericordia, che da un paio di anni frequenta la prigione. “Ci sono assassini, stupratori, disertori e criminali. Alcuni sono accusati 8 di imbrogli, altri hanno debiti che fanno fatica a restituire, altri ancora sono vittime di prepotenti signori facoltosi. E sono pochissimi quelli che hanno avuto l’aiuto di un avvocato”. Le 500 mamme hanno sfilato per quattro chilometri con i loro vestiti pieni di colori. Hanno cominciato con una preghiera chiedendo a Dio la benedizione su questo evento. Madeleine ha insistito: “Solo l’amore può fermare la violenza nella nostra città; solo la misericordia può tirare fuori da un cuore violento la richiesta del perdono e l’inizio di una vita nuova!”. Pentole con chili di amore È stato questo lo scopo della marcia delle mamme, dirette in Le mamme di Bukavu in processione da Cahi verso il carcere per portare aiuto materiale e conforto ai prigionieri p. NICOLA COLASUONNO, sx un luogo dove si concentrano male e violenza. Appena un centinaio sono entrate per distribuire il cibo: a turno le guardie hanno aperto le 12 celle della prigione, sei metri quadrati ciascuna, che ammassa circa 250 prigionieri. “Li abbiamo trattati come nostri figli”, esclama commossa la signora Gaudiosa, che è scesa dalla montagna il giorno prima, per poter preparare fagioli e riso. “In ogni pentola abbiamo aggiunto non un pizzico, ma chili di amore per questi sfortunati di Bukavu”. Solo la misericordia salva In verità, in questa città di 600mila abitanti, capoluogo del Sud Kivu, al confine con il Ruanda, in questi ultimi vent’anni a causa della guerra si sono riversate migliaia e migliaia di persone venute dalle altre parti della regione, dove ci sono ancora episodi di violenza per opera dei guerriglieri locali. Tanti fanno fatica a trovare un lavoro e la fame è sempre una cattiva consigliera, che spinge al furto e a rapine anche a mano armata. “Ormai li conosco per nome - dice suor Anastasie - almeno i cattolici che vengono a Messa la domenica. Posso assicurare che ci sono state delle vere trasformazioni nei cuori di questa gente. Alcuni mi hanno chiesto di essere aiutati ad abbandonare odio e rancore per cominciare un cammino di perdono senza vendetta”. Aveva ragione Madeleine nell’insistere che solo la miseri■ cordia salverà Bukavu! Padre Michel Da Rocha consegna alcuni doni ai bambini dell’asilo di Miyazaki, in Giappone, di cui è direttore; anche lui ha vissuto il terremoto dell’11 marzo za il peso enorme del passato, e lo sanno trasmettere a coloro che si lasciano coinvolgere da loro. Esempi di coraggio e speranza Ogni sera, prima di andare a dormire, ho l’occasione di pregare e riflettere. Il mattino seguente mi sento rinnovato nelle forze e nello spirito, sia perché il giorno inizia con la preghiera del mattino, nella quale tutto ritrova significato, anche quello che stiamo vivendo ora, sia perché il pensiero va all’accoglienza dei bambini dell’asilo e dei genitori che li accompagnano. Questo per me è una sfida alla capacità di trasmettere motivazioni ulteriori di incoraggiamento e di speranza. Sono tanti i racconti dei testimoni su ciò che alcune vittime hanno fatto prima di essere travolti dallo tsunami e che sono un esempio straordinario di dedizione e sacrificio per i loro compaesani, compagni di lavo- ro, anziani, alunni, malati. Un’anima da ritrovare Ancor più edificanti sono le testimonianze che parlano di nuove famiglie che stanno nascendo in questi centri di raccolta degli sfollati. Giovani che hanno perso i genitori e si fanno carico degli anziani rimasti soli. Mamme che non sanno se i loro figli sono ancora vivi, e consolano, curano e dormono vicini a quelli rimasti soli. Di questi esempi se ne contano a decine. Sembra proprio che il Giappone voglia ripartire da questo dramma per ritrovare la propria anima nella vita stressante e competitiva di questi ultimi decenni. Non c’è che da esserne felici. Saluto tutti i saveriani e gli amici della comunità, del santuario Madonna della Grazia e della parrocchia di San Giuseppe e tutti coloro che mi hanno conosciuto. Dio ci aiuti sempre a trovare le motivazioni giuste per andare avanti, anche in mezzo alla tri■ stezza e allo sgomento. LA MADONNA DELLA STRADA mons. CARLO PEDRETTI Ricordo la preghiera alla “Madonna della strada” che mons. Conforti, umile alunno alla scuola di sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, aveva imparato a pregare. “Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea portando sollecita Gesù e la sua gioia. Hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo Bambino, il Signore nostro. Hai camminato sulle strade dell’esilio per salvare il Figlio dell’Altissimo. Hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio, che sulle strade del mondo vogliono come te portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua gioia”. Così pregava il fondatore dei saveriani, inviando ai suoi missionari in Cina una copia della Madonna della strada, a lui offerta dal pittore Ulisse Passani. Per due volte, in apertura e chiusura, torna la parola “gioia”, per inneggiare al sentimento più profondo che prova il missionario ritmando il suo passo sulle vie del mondo. Un sentimento, che torna insistente anche nell’ultima sua lettera pastorale alla diocesi di Parma, intitolata “La Madre di Dio e Madre nostra”, del 15 febbraio 1931, suo ultimo anno di vita. La lettera termina “con un fervido voto: Maria regni sempre sopra di noi con il suo amore materno e soprattutto con il profumo delle sue virtù” (Conforti, Lettere Pastorali, p.700). Un voto e un augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: quella della canonizzazione del santo fondatore dei saveriani. 2011 MAGGIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 San Guido Conforti prega per noi L’idea che mi sono fatto del nostro fondatore A invocare il nostro fondatore come “santo”, mi fa un certo bell’effetto. È santo come Francesco Saverio, nostro patrono, come san Pietro e san Paolo, patroni della diocesi e città di Roma, come san Cataldo, del paese in cui sono cresciuto... Un evento che non avevo preventivato. La mia paura è che, una volta messo sugli altari, non pensiamo a quello che ci ha insegnato per la nostra vita e a quello che ancora desidera insegnarci. E invece la chiesa lo proclama “santo” proprio nel mese missionario, il 23 ottobre, giornata missionaria mondiale. Infatti san Guido ha qualcosa da dire alla comunità cristiana di oggi, proprio in merito alla missione. Ho letto Conforti con i giovani Si tratta, quindi, di un fatto ecclesiale che va oltre i saveriani, ma che allo stesso tempo ha ancora molto da dire anche a noi missionari, nonostante pensiamo di conoscere il nostro fondatore e di aver imparato a memoria la sua “lettera testamento” durante l’anno di noviziato! Personalmente devo riconoscere che se non fossi stato formatore di aspiranti saveriani in Brasile, non avrei avuto occasione di approfondire la spiritualità del Conforti. Negli ultimi dieci anni, mi sono trovato a rileggere, insieme ai giovani in formazione, le Costituzioni saveriane e le conferenze che mons. Conforti teneva ai suoi novizi. Anzi, le ho addirittura tradotte in portoghese. Insomma, dieci anni passati insieme ai giovani mi hanno aiutato a capire la mia impreparazione a dire le cose più importanti sul fondatore della congregazione p. LUIGI ANZALONE, sx a cui loro facevano dono della propria esistenza. Il sogno realizzato con tenacia Rientrato in Italia solo l’anno scorso, ho sentito dire che lo storico don Angelo Manfredi ha impiegato più di sette anni a raccogliere in un volume la storia di san Guido Conforti. Tutto ciò mi libera dalla presunzione di voler aggiungere chissà cosa alla sua persona e alla sua santità. Ciononostante, vorrei ricordare alcune verità su di lui, assimilate vivendo nella nostra famiglia missionaria. Lo faccio con la schiettezza e la semplicità che mi sembrano caratteristiche della tradizione saveriana. A chi, come me, è passato da un seminario diocesano ai saveriani, la prima cosa che ha colpito di san Guido Conforti è che sia stato vescovo di Parma per Vita consacrata alla missione L’idea che mi sono fatto del nostro fondatore / 2 C he bisogno ha un vescovo di farsi religioso? Spesso succede il contrario. Anche oggi, quando un religioso diventa vescovo, subito si libera almeno del voto di povertà, per amministrare la chiesa locale. Conforti, invece, scelse proprio il giorno in cui veniva consacrato vescovo per pronunciare i voti di obbedienza, povertà, castità e missione per tutta la vita. 8 La “virgola saveriana” A questa volontà si aggiungono le lunghe pressioni dall’alto, che ha dovuto superare per ottenere l’approvazione del suo istituto dalle autorità vaticane. Avrebbe potuto evitare queste difficoltà, se non avesse insistito perché i suoi missionari potessero vivere la stessa missione degli apostoli i quali, per seguire Gesù, hanno lasciato casa, famiglia, libertà. L’istituto saveriano mantiene viva la celebre frase del vescovo fondatore: “La vita apostolica, congiunta alla professione dei voti religiosi, costituisce per sé quanto di più perfetto si possa concepire secondo il vangelo”. Ancora oggi i saveriani sono consapevoli che la “vita consacrata” è fondamentale per vivere in pienezza la missione. Certamente nella storia e nella chiesa di ieri e di oggi, i modi di servire il regno di Dio sono vari e tutti legittimi: il vescovo Conforti ha inteso mettere solo una “virgola”, la “virgola saveriana”, piccola e umile: la consacrazione della vita, unita alla missione. Oh santa testardaggine e tenacia di un “vescovo consacrato”, che ci ha dato le radici evangeliche a cui i saveriani attingono, per non smarrire l’identità: vite consacrate, total- p. L. ANZALONE, sx mente consegnate alla missione. Il volto umano di san Guido I santi non sono solo intercessori, ma danno grande visibilità a un modello di santità. San Guido ha trasmesso ai suoi saveriani quello che cercava di mettere in pratica lui stesso, tutti i giorni. Nella regola fondamentale, ad esempio, ha scritto: “Il saveriano deve avere un carattere costante, forte, attento agli altri, cordiale, equilibrato e di buon senso; operosità, intraprendenza e creatività, capacità di solidarietà, amore della giustizia, schiettezza, discrezione e senso dei limiti; volontà di crescere, di apprendere, di migliorarsi, visione della vita carica di speranza, senso di gioiosa realizzazione nella propria vocazione”. Sono parole che tagliano anche la storia dei nostri giorni, perché il problema vero sta nel modo con cui si gestiscono i rapporti interpersonali. Io ero partito missionario in Amazzonia nel lontano 1975. Ricordo che allora ero fiero della consapevolezza di andare a convertire gli altri. Oggi, dopo tanti anni di esperienza missionaria, il Signore ha cominciato a farmi capire che il primo pagano da convertire rimango ancora io. Il Signore mi ha concesso questa grazia per intercessione di san Guido Conforti. ■ Padre Luigi Anzalone, autore di questa interessante riflessione su mons. Conforti, dal 23 ottobre “san Guido” ben 25 anni. Vescovo all’inizio del XX secolo, con tanti problemi da risolvere: la penuria di clero, l’ignoranza religiosa della gente, l’insorgere delle ideologie... Eppure con tutti quegli impegni, egli è riuscito con forte determinazione a dare seguito al sogno coltivato “fin dagli anni più verdi”: realizzare, accanto al seminario della diocesi, il seminario per le missioni estere: una congregazione di missionari. Quella lunga “via crucis”... Nel mio percorso personale, ho incontrato alcune difficoltà a conciliare due seminari così uguali e cosi diversi. Ricordo, ad esempio, che quando decisi di lasciare il seminario della mia diocesi per entrare nel noviziato dei saveriani, dovetti percorrere tutte le quattordici stazioni del- la via crucis, prima in casa mia, per “convincere” i miei genitori che non ne volevano sapere di lasciarmi partire, e poi tutte le volte che bussavo alla porta del padre spirituale del seminario diocesano; senza dimenticare il rettore, il vice rettore e… mons. vescovo. Sempre per “convincerli” a lasciarmi andare missionario! Era il 1964, in pieno concilio Vaticano II. Ricordo ancora le difficoltà che il mio vescovo mi parava davanti: “La diocesi ha bisogno di buoni preti, le parrocchie hanno bisogno, le lingue dei paesi di missione sono difficili da imparare…”. Immaginate voi lo stupore che ho provato sentendo parlare di mons. Conforti come pastore buono che ha per “suo ■ gregge” il mondo intero! (continua a lato) LA MADONNA DELLA STRADA mons. CARLO PEDRETTI Ricordo la preghiera alla “Madonna della strada” che mons. Conforti, umile alunno alla scuola di sant’Ignazio di Loyola e san Francesco Saverio, aveva imparato a pregare. “Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea portando sollecita Gesù e la sua gioia. Hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo Bambino, il Signore nostro. Hai camminato sulle strade dell’esilio per salvare il Figlio dell’Altissimo. Hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio, che sulle strade del mondo vogliono come te portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua gioia”. Così pregava il fondatore dei saveriani, inviando ai suoi missionari in Cina una copia della Madonna della strada, a lui offerta dal pittore Ulisse Passani. Per due volte, in apertura e chiusura, torna la parola “gioia”, per inneggiare al sentimento più profondo che prova il missionario ritmando il suo passo sulle vie del mondo. Un sentimento, che torna insistente anche nell’ultima sua lettera pastorale alla diocesi di Parma, intitolata “La Madre di Dio e Madre nostra”, del 15 febbraio 1931, suo ultimo anno di vita. La lettera termina “con un fervido voto: Maria regni sempre sopra di noi con il suo amore materno e soprattutto con il profumo delle sue virtù” (Conforti, Lettere Pastorali, p.700). Un voto e un augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre “giovanile”, presento a voi tutti, in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: quella della canonizzazione del santo fondatore dei saveriani. 2011 MAGGIO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 La settimana santa in Messico Storie di fede e tante tradizioni popolari L a Pasqua è passata da poco. Mi viene voglia di raccontarvi qualcosa di ciò che ho vissuto in questi anni di missione in Messico durante la settimana santa. I cattolici messicani ogni anno rivivono e rappresentano alcuni degli avvenimenti della Pasqua di Cristo in vari modi. L’asinello… fuggitivo La celebrazione comincia con la domenica delle Palme. Prima della Messa, c’è una breve processione: la gente si raccoglie davanti alla chiesa e il celebrante, dopo la lettura del vangelo, benedice abbondantemente le palme. Ce ne sono di tutte le forme: alcune hanno proprio le foglie di palma, altre sono lavorate in modo più o meno artistico. Con le palme o altri rami verdi, canti e preghiere accompagniamo nella processione Gesù, rappresentato da un giovane vestito di bianco, montato su un asinello o su un mulo. Ricordo che una volta l’asinello è scappato, qualcuno se ne era impossessato e la parrocchia dovette rimborsare la perdita al padrone dell’animale. Tradizioni e... nuove tentazioni Cerchiamo di vivere tutti i giorni della settimana santa con un certo silenzio e con sobrietà, in un clima quasi di raccoglimento. Ma tutto questo viene dimenticato e la celebrazione cristiana passa in secondo piano di fronte alla tradizione di trascorrere la settimana al mare. È una delle tentazioni per allontanare la gente dalle antiche pratiche religiose... Per il giovedì santo non ci sono novità rispetto alla tradizione universale della liturgia. Durante la Messa della “Cena del Signore”, si fa sempre la lavanda dei piedi di dodici uomini, vestiti come gli apostoli. In alcune zo- Due parrocchie in visita Venite a trovarci nella casa rinnovata D opo circa cinque mesi di cantiere, la casa dei saveriani di San Pietro in Vincoli è tornata agibile e rinnovata. Abbiamo ripreso anche l’accoglienza dei vari gruppi, che hanno trovato ospitalità per un giorno di ritiro durante la quaresima. A marzo il primo gruppo è arrivato da Roncadello di Forlì; il secondo - con più di 200 persone - era dalla parrocchia di San Paolo, sempre a Forlì. L’occasione del ritiro era la prima confessione dei bambini in preparazione alla Comunione. È sempre un momento importante per la vita del battezzato e per la famiglia l’incontro con il sacerdote che dona il perdono e fa sentire l’amore di Dio a chi si avvicina a questo sacramento per la prima volta. I genitori parlano al cuore In un incontro separato, ho cercato di spiegare ai genitori presenti come debbano sta- re vicini ai loro bambini nella preghiera, nel raccoglimento e nell’attesa. Essi sono i primi responsabili dell’educazione religiosa dei propri figli. Nessuno meglio di loro li conosce nel profondo dell’animo. Con la grazia del sacramento del matrimonio è possibile educarli già in famiglia agli atti della penitenza. Mamma e papà possono parlare “cuore a cuore” con il loro bambino della sua prima confessione e rivivere con lui questa esperienza religiosa. Con l’aiuto di alcuni audiovisivi, ho parlato ai genitori del senso del peccato, che significa percepire che un determinato comportamento può essere contrario a Dio e quindi contrario alla nostra natura di persone create per amare. Ma può essere peccato anche dire “no” ai fratelli, in quanto figli e figlie dei Dio Padre e membri della stessa grande famiglia cristiana. p. CARLUCCIO MONGARDI, sx p. LINO SGARBOSSA, sx Il senso del peccato Ho insistito anche sulla dimensione missionaria implicita nel peccato. Si tratta di dare uno sguardo alla realtà del mondo, alle guerre, alla situazione dei migranti e dei rifugiati. A un genitore tutto ciò è utile per riuscire a indicare ai loro bambini come sentirsi corresponsabili del male e allo stesso tempo responsabili di un cambiamento nel mondo e nella società. È triste constatare che in nazioni tradizionalmente cristiane si sia perso il senso di Dio e quindi il senso del peccato. Le due giornate si sono concluse con la celebrazione Eucaristica, la celebrazione del sacramento della Riconciliazione dei bambini e l’abbraccio dei genitori ai loro figli, espressione dell’abbraccio di Dio Padre che perdona. È seguita una breve festa e la celebrazione di gioia nel nostro accogliente e primaverile parco, dimostrazione della gioia del Padre che riceve il figlio nella sua casa. ■ I bambini di Roncadello e della parrocchia di San Paolo in Forlì (quest’ultimi con la veste bianca) insieme ai loro genitori e catechisti hanno scelto la casa dei saveriani a San Pietro in Vincoli per una giornata di ritiro e la celebrazione della prima confessione 8 La statua di Gesù con la croce portata in processione: solo uno dei tanti modi per celebrare la settimana santa in Messico ne si è tornati all’antica usanza di preparare eleganti sepolcri del Signore, che la gente visita nelle varie chiese. È pratica più comune dedicare alcune ore di adorazione a Gesù nell’Eucaristia, incrementando la diffusa adorazione perpetua del Santissimo. Crocifisso con occhi aperti Il giorno più pieno di celebrazioni è il venerdì santo. Si comincia con la via crucis, con rappresentazioni a ogni stazione. Vi partecipa tanta gente che prega, canta, si commuove, sopportando il caldo quando il rito avviene verso mezzogiorno. Più tardi si vive il rito liturgico della lettura della Passione, dell’adorazione della croce e della Comunione. Importante e significativa in molti luoghi è la processione del silenzio, a volte con gente incappucciata e a piedi scalzi. In tante parrocchie il sacerdote tiene un’omelia sulle “sette parole” di Gesù in croce. Il sabato, la gente si raduna per ascoltare e partecipare a un discorso di condoglianze a Maria per il dolore della morte di Gesù. Questo rito avviene anche dopo alcuni giorni dalla morte di una persona ed è acompagnato da canti pieni di tristeza e commozione. Può sembrare che la fede della gente si fermi sul Crocifisso, che domina sull’altare di tutte le chiese. Però credo che sia un Cristo vivo, come diceva un anziano indio: “Questo Crocifisso non mi piace, perché ha gli occhi chiusi”. Infatti, perfino l’immagine del Cristo morto in molte chiese ha siempre gli occhi aperti. Una risurrezione tardiva Altre celebrazioni caratteristiche sono quelle di alcuni gruppi indio, como gli huicholes e raramuri della Tarahumara, che oltre alla preghiera, ai canti, ai riti cristiani, fanno lunghe danze e bevute di tesguino prodotto dal mais. Anche la loro è una grande unione comunitaria e un’espressione di vita. Proprio per questa presenza di vita, di amore e di festa durante i giorni della settimana santa, la celebrazione della Pasqua e la resurrezione di Cristo sembrano avere meno rilevanza. Forse perché nella storia di questi popoli e nell’esperienza della loro vita, la risurrezione, lo svegliarsi a una vita nuova non avviene così presto, come invece la liturgia cri■ stiana crede e celebra. A ROMA PER MONS. CONFORTI Come abbiamo già annunciato in aprile, anche i saveriani di San Pietro in Vincoli organizzano il pellegrinaggio a Roma, per la canonizzazione del fondatore mons. Conforti, arcivescovo di Ravenna, prevista per il 23 ottobre in San Pietro a Roma. Padre Giuseppe Nardo ha preso l’incarico organizzativo e sta studiando, in collaborazione con la Proloco di San Pietro in Vincoli, la soluzione migliore. Vi invitiamo a prenotarvi al più presto chiamando il nostro numero 0544 551009, anche per conoscere il tragitto, gli orari e la rata di partecipazione al grande evento. In parallelo, anche la diocesi di Ravenna sta organizzando un viaggio a Roma per l’occasione, che però è previsto nella sola giornata di domenica 23 ottobre. Per informazioni, rivolgersi in diocesi al tel. 0543 32620. 2011 MAGGIO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Volti e storie s’incontrano Due testimonianze da condividere L a sera del 12 marzo, volti e storie si sono incontrati nella casa dei saveriani a Salerno. L’occasione era l’appuntamento interculturale, nell’ambito della mostra chiusa il 7 maggio, che quest’anno trattava il tema: “Ti racconto una storia, c’era un volto”. Amici da diverse parti del mondo sono stati nostri ospiti. Dopo il saluto iniziale del rettore p. Benigno e di Massimiliano, curatore della mostra, è stato il turno di Benjamin, studente saveriano del Congo RD, che ci ha trasmesso l’emozione del griot, il tradizionale cantastorie africano. Ci ha fatto incontrare personaggi sofferenti e tristi, a causa della guerra ancora in atto in quella nazione. La storia di Benjamin: riconciliarsi con la vita Una coppia di persone anziane insieme al nipote una sera ac- p. OLIVIERO FERRO, sx colgono con paura due persone che bussano alla porta. Dopo un momento di esitazione, li fanno entrare dando loro la possibilità di riscaldarsi e rifocillarsi. È l’occasione per raccontare, anzi per ricominciare a parlare. “La guerra - racconta l’anziano - ha causato molti morti, tra cui nostro figlio e la sua sposa. Molti bambini sono stati rapiti per diventare soldati e schiavi dei ribelli. Anche il nipote Samuel ha vissuto questa triste esperienza… Dopo un lungo viaggio riusciamo a parlare al capo dei ribelli, supplicandolo di lasciarlo andare”. Così avviene: Samuel è al sicuro e con un unico obiettivo: diventare come il nonno, uomo per l’umanità. Ha però un desiderio: rivedere la figlia del capo ribelle, Nadia, che considera come una sorella. Gli ospiti si propongono per farli incontrare. Il nonno ha capito che il capo dei ribelli, pur facendo del male, almeno gli ha restituito il nipote. Non vuole vendicarsi. E come per magia, dopo qualche giorno, anche Nadia entra a far parte della loro famiglia. Dopo tanta sofferenza, la felicità ritorna. Non occorre disperare, perché c’è sempre una luce che brilla. Accogliendo i due ospiti sconosciuti, quella sera i due anziani si sono riconciliati con la vita, vedendola nel volto degli altri. La storia di Santa: l’amore della verità Presentata dall’amica Gilda Ricci, ha raccontato la sua storia anche Santa Rossi. Si parte dall’ospedale “Cardarelli” di Napoli, dove il compagno Nicola è in attesa di un trapianto di organi. Un tale sussurra a Santa che, per fare più in fretta, avreb- Esperienze di spiritualità L’inverno dei “senza fissa dimora” è stata una forte esperienza di spiritualità con le persone più emarginate della società. Si può sintetizzare così il progetto di accoglienza notturna che per il secondo anno varie parrocchie e associazioni di Salerno, in collaborazione con i saveriani, hanno portato avanti nel periodo invernale. Nostro obiettivo è riconoscere la dignità di queste persone che molto spesso sono messe ai margini della società, sono ri- fiutate e considerate un peso. In questo modo vogliamo iniziare a sentirci responsabili della loro situazione e della loro sorte. Come cristiani, abbiamo il dovere morale di prenderci cura di queste persone. È un processo di integrazione che inizia dai bisogni fondamentali dell’uomo: un letto dove dormire e un luogo dove provvedere alla cura della propria persona; ma è anche un momento di confronto con culture differenti, essendo Ritiro sul Tabor di Ravello FRANCESCA CONDORELLI I l 19 e 20 marzo il gruppo “missione giovani” ha vissuto un ritiro spirituale a Ravello, con due giorni di riflessione personale: come Gesù e i discepoli, anche noi siamo saliti sul monte Tabor. Abbiamo meditato il brano della trasfigurazione di Gesù (Mt 17,1-9). Gli spunti di riflessione sono stati tanti: la riscoperta della solitudine intesa come silenzio e comunione con Dio, la consapevolezza della sua presenza nella nostra vita, gli strumenti che aiutano a metterci in Alcuni dei giovani che hanno partecipato al ritiro di Ravello con p. Simone Piccolo 8 be dovuto versare una somma ingente e l’organo sarebbe arrivato, grazie alla… camorra. Da quel momento, entra in questa nuova avventura. Un mondo strano e triste la circonda, e per avere un po’ di colore in mezzo a tanto buio, inizia a dipingere. Aveva bisogno di fare qualcosa: l’attesa la costringeva a vivere ciò che non si aspettava. Dipinge donne che hanno la bocca tappata... Nicola nel frattempo muore, ma Santa continua a dipingere. Nelle mostre, dove espone i suoi quadri, parla della sua esperienza e incontra altre persone che si sono affidate alla camorra per gli stessi motivi. Perché nessuno denuncia? Santa si rivolge a politici e a persone importanti. Non si tira indietro e comincia a studiare il problema. Scopre che dal 1999 c’è una legge di “silenzio-assenso” sul trapianto di organi, ma che è decaduta. Finalmente nel 2010, in una trasmissione televisiva vengono presentate delle persone che volevano vendere gli organi. Il problema esce allo scoperto: alcuni trafficanti sono bloccati, ma altri resistono nell’ombra. È stato anche costituito un osservatorio nazionale sul commercio degli organi, ma se ne parla ancora poco. Le persone che scompaiono possono diventare “pezzi di ricambio”. Due volti, due storie tra le tante che incontriamo ogni giorno. Tocca a noi guardarci in profondità e condividere ideali e preoccupazioni con altre persone. Anche dietro il nostro volto c’è una storia. La mostra ci ha aiutato a ■ capirla. GIOVANNI SAVIELLO i nostri ospiti in maggioranza stranieri, senza limitarsi solo all’assistenza. Il pregiudizio verso queste persone è superato grazie alla conoscenza delle loro storie e alla condivisione, non sempre facile, delle diverse problematiche che essi vivono e affrontano ogni giorno. Pensiamo che questa esperienza sia importante per la nostra città. Vuole testimoniare la disponibilità e la capacità di accoglienza nei confronti dei poveri e dei migranti, spesso consi■ derati solo un problema. atteggiamento di serenità e contemplazione. Anche la confessione e la veglia ci hanno aiutato a creare il clima di adorazione e silenzio che difficilmente si riesce a trovare nelle nostre vite piene di impegni. Il secondo giorno abbiamo continuato con la meditazione proposta da Olivia su come mettere in pratica le riflessioni del primo giorno, ovvero come “essere luce” per gli altri. Ci sono stati proposti esempi di problematiche molto attuali: l’immigrazione, gli sprechi, il consumismo, l’atteggiamento da tenere con chi è in difficoltà. Dopo un bel dibattito, abbiamo concluso con la Messa e il pranzo. Sono stati due giorni intensi di preghiera, di spiritualità e di fraternità. Del resto, è sempre bello passare insieme un po’ di tempo per riflettere e confrontarsi a vi■ cenda. In questo modo la 2ª F della scuola elementare “Lanzalone-Posidonia” ha rappresentato la mostra “Volti e storie”, allestita dai saveriani di Salerno A ROMA PER SAN GUIDO CONFORTI Cari amici, ecco il programma del pellegrinaggio a Roma in occasione della canonizzazione di mons. Conforti, prevista per domenica 23 ottobre. Si possono scegliere due o tre giorni, a seconda delle esigenze. Due giorni pieni Sabato 22 ottobre Ore 8.00 - Partenza da Salerno, dalla casa dei Saveriani. A Roma, sistemazione in camere doppie e triple. Pranzo libero. Ore 14.30 - Veglia di preghiera in sala Nervi. Ritorno in albergo e cena. Domenica 23 ottobre Dopo colazione, trasferimento in piazza S. Pietro: Messa di canonizzazione; pranzo al ristorante (a 200 m dal Vaticano). Partenza per Salerno. La quota di partecipazione per due giorni (mezza pensione e viaggio) è di € 110 a persona. Tre giorni pieni Domenica 23 pomeriggio - spettacolo dei giovani salernitani sul Conforti. Cena in albergo. Lunedì 24 ottobre Dopo colazione, Messa a San Paolo; pranzo in albergo e poi partenza. La quota di partecipazione per tre giorni (mezza pensione e viaggio) è di € 200 a persona. Il termine ultimo per le iscrizioni è il 15 giugno 2011. Per informazioni, telefonare a p. Oliviero (331 7600154) o p. Simone (349 1314499) Referenti zonali sono: Eboli-Olevano-Agropoli: Sabatino (339 5240072) Vallo: Vicario generale (0974 4142) Cava: Saveriane (089 443759) Salerno città: Annapaola (334 6231827) Baronissi-Montoro-Coperchia: Mirella (347 9999577) Se qualcuno desidera contribuire anche per il viaggio di coloro che vengono a Roma dalle missioni saveriane, lo ringraziamo di cuore. 2011 MAGGIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO San Guido Conforti prega per noi L’idea che mi sono fatto del nostro fondatore A invocare il nostro fondatore come “santo”, mi fa un certo bell’effetto. È santo come Francesco Saverio, nostro patrono, come sant’Abbondio, patrono della diocesi di Como, come san Martino, patrono della parrocchia di Tavernerio, come san Cataldo, del paese in cui sono cresciuto... Un evento che non avevo preventivato. La mia paura è che, una volta messo sugli altari, non pensiamo a quello che ci ha insegnato per la nostra vita e a quello che ancora desidera insegnarci. E invece la chiesa lo proclama “santo” proprio nel mese missionario, il 23 ottobre, giornata missionaria mondiale. Infatti san Guido ha qualcosa da dire alla comunità cristiana di oggi, proprio in merito alla missione. Ho letto Conforti con i giovani Si tratta, quindi, di un fatto ecclesiale che va oltre i saveriani, ma che allo stesso tempo ha ancora molto da dire anche a noi missionari, nonostante pensiamo di conoscere il nostro fondatore e di aver imparato a memoria la sua “lettera testamento” durante l’anno di noviziato! Personalmente devo riconoscere che se non fossi stato formatore di aspiranti saveriani in Brasile, non avrei avuto occasione di approfondire la spiritualità del Conforti. Negli ultimi dieci anni, mi sono trovato a rileggere, insieme ai giovani in formazione, le Costituzioni saveriane e le conferenze che mons. Conforti teneva ai suoi novizi. Anzi, le ho addirittura tradotte in portoghese. Insomma, dieci anni passati insieme ai giovani mi hanno aiutato a capire la mia impreparazione a dire le cose più importanti sul fondatore della congregazione p. LUIGI ANZALONE, sx a cui loro facevano dono della propria esistenza. Il sogno realizzato con tenacia Rientrato in Italia solo l’anno scorso, ho sentito dire che lo storico don Angelo Manfredi ha impiegato più di sette anni a raccogliere in un volume la storia di san Guido Conforti. Tutto ciò mi libera dalla presunzione di voler aggiungere chissà cosa alla sua persona e alla sua santità. Ciononostante, vorrei ricordare alcune verità su di lui, assimilate vivendo nella nostra famiglia missionaria. Lo faccio con la schiettezza e la semplicità che mi sembrano caratteristiche della tradizione saveriana. A chi, come me, è passato da un seminario diocesano ai saveriani, la prima cosa che ha colpito di san Guido Conforti è che sia stato vescovo di Parma per Vita consacrata alla missione L’idea che mi sono fatto del nostro fondatore / 2 C he bisogno ha un vescovo di farsi religioso? Spesso succede il contrario. Anche oggi, quando un religioso diventa vescovo, subito si libera almeno del voto di povertà, per amministrare la chiesa locale. Conforti, invece, scelse proprio il giorno in cui veniva consacrato vescovo per pronunciare i voti di obbedienza, povertà, castità e missione per tutta la vita. 8 La “virgola saveriana” A questa volontà si aggiungono le lunghe pressioni dall’alto, che ha dovuto superare per ottenere l’approvazione del suo istituto dalle autorità vaticane. Avrebbe potuto evitare queste difficoltà, se non avesse insistito perché i suoi missionari potessero vivere la stessa missione degli apostoli i quali, per seguire Gesù, hanno lasciato casa, famiglia, libertà. L’istituto saveriano mantiene viva la celebre frase del vescovo fondatore: “La vita apostolica, congiunta alla professione dei voti religiosi, costituisce per sé quanto di più perfetto si possa concepire secondo il vangelo”. Ancora oggi i saveriani sono consapevoli che la “vita consacrata” è fondamentale per vivere in pienezza la missione. Certamente nella storia e nella chiesa di ieri e di oggi, i modi di servire il regno di Dio sono vari e tutti legittimi: il vescovo Conforti ha inteso mettere solo una “virgola”, la “virgola saveriana”, piccola e umile: la consacrazione della vita, unita alla missione. Oh santa testardaggine e tenacia di un “vescovo consacrato”, che ci ha dato le radici evangeliche a cui i saveriani attingono, per non smarrire l’identità: vite consacrate, total- p. L. ANZALONE, sx mente consegnate alla missione. Il volto umano di san Guido I santi non sono solo intercessori, ma danno grande visibilità a un modello di santità. San Guido ha trasmesso ai suoi saveriani quello che cercava di mettere in pratica lui stesso, tutti i giorni. Nella regola fondamentale, ad esempio, ha scritto: “Il saveriano deve avere un carattere costante, forte, attento agli altri, cordiale, equilibrato e di buon senso; operosità, intraprendenza e creatività, capacità di solidarietà, amore della giustizia, schiettezza, discrezione e senso dei limiti; volontà di crescere, di apprendere, di migliorarsi, visione della vita carica di speranza, senso di gioiosa realizzazione nella propria vocazione”. Sono parole che tagliano anche la storia dei nostri giorni, perché il problema vero sta nel modo con cui si gestiscono i rapporti interpersonali. Io ero partito missionario in Amazzonia nel lontano 1975. Ricordo che allora ero fiero della consapevolezza di andare a convertire gli altri. Oggi, dopo tanti anni di esperienza missionaria, il Signore ha cominciato a farmi capire che il primo pagano da convertire rimango ancora io. Il Signore mi ha concesso questa grazia per intercessione di san Guido Conforti. ■ Padre Luigi Anzalone, autore di questa interessante riflessione su mons. Conforti, dal 23 ottobre “san Guido” ben 25 anni. Vescovo all’inizio del XX secolo, con tanti problemi da risolvere: la penuria di clero, l’ignoranza religiosa della gente, l’insorgere delle ideologie... Eppure con tutti quegli impegni, egli è riuscito con forte determinazione a dare seguito al sogno coltivato “fin dagli anni più verdi”: realizzare, accanto al seminario della diocesi, il seminario per le missioni estere: una congregazione di missionari. Quella lunga “via crucis”... Nel mio percorso personale, ho incontrato alcune difficoltà a conciliare due seminari così uguali e cosi diversi. Ricordo, ad esempio, che quando decisi di lasciare il seminario della mia diocesi per entrare nel noviziato dei saveriani, dovetti percorrere tutte le quattordici stazioni del- la via crucis, prima in casa mia, per “convincere” i miei genitori che non ne volevano sapere di lasciarmi partire, e poi tutte le volte che bussavo alla porta del padre spirituale del seminario diocesano; senza dimenticare il rettore, il vice rettore e… mons. vescovo. Sempre per “convincerli” a lasciarmi andare missionario! Era il 1964, in pieno concilio Vaticano II. Ricordo ancora le difficoltà che il mio vescovo mi parava davanti: “La diocesi ha bisogno di buoni preti, le parrocchie hanno bisogno, le lingue dei paesi di missione sono difficili da imparare…”. Immaginate voi lo stupore che ho provato sentendo parlare di mons. Conforti come pastore buono che ha per “suo ■ gregge” il mondo intero! (continua a lato) PELLEGRINAGGIO A ROMA: IL PROGRAMMA Cari amici, abbiamo organizzato un pellegrinaggio per partecipare alla canonizzazione del fondatore dei saveriani, mons. Guido Conforti, prevista domenica 23 ottobre. Gli chiederemo di svelare anche a noi il segreto che dà forza alla sua santità, per fare di questo nostro mondo una sola famiglia: la famiglia di Dio, nella quale i genitori trasmettono ai figli il gusto della vita buona del vangelo, e gli adulti intrecciano tra loro rapporti positivi. Ecco il programma. Sabato 22 ottobre Ore 5,30 - Partenza dalla casa dei saveriani di Tavernerio (CO), in via Urago 15 Sosta a Orvieto per il pranzo; visita alla basilica e partenza per Roma Ore 17,30 - Arrivo a Roma e sistemazione in albergo Ore 19,00 - Santa Messa a cui segue la cena Domenica 23 ottobre Ore 7,30 - Dopo colazione, partenza per S. Pietro per la Messa di canonizzazione. Seguono pranzo e pomeriggio libero Ore 20,00 - Cena e visita notturna alla città in pullman Lunedì 24 ottobre Ore 6,30 - Dopo colazione, partenza per S. Paolo per la Messa di ringraziamento Ore 12,00 - Pranzo e ritorno a Tavernerio in serata La quota di partecipazione è di € 320 da versare al momento dell’iscrizione. Sono disponibili alcune stanze triple e quadruple. I posti sono limitati: iscrivetevi quanto prima, contattando fratel Domenico Vignato: tel. 031 426007; e-mail: [email protected] Per gli amici svizzeri: chi desidera partecipare sarà ospitato a Tavernerio la notte di venerdì 21 ottobre. Se il numero dei partecipanti arriva a 30 persone, possiamo organizzare un pullman dalla Svizzera. 2011 MAGGIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Le ripartenze di mons. Conforti I saveriani del nord-est s’incontrano a Vicenza degli aspetti più rileU no vanti della vita di mons. Conforti è la sua capacità di riprendere con coraggio un progetto valido agli occhi di Dio, anche dopo un apparente fallimento. Il primo intervento di don Angelo Manfredi al nostro incontro ha messo in luce proprio questo aspetto della vita del fondatore: “Le ripartenze di Guido Conforti”. La grazia di Maria e l’amicizia Ogni uomo sperimenta dei fallimenti. Portare croci anche pesanti è un po’ la storia di tanti santi. Scoprire cosa ha retto nei momenti di crisi, individuare i punti di riferimento che non hanno fatto mai perdere di vista la meta, è interessante e proficuo anche per noi. Una prima difficoltà della sua vita orientata al sacerdozio sono stati i problemi di salute, sperimentati tra i diciotto e i ventidue anni. Erano perdite di coscienza (probabili forme epilettiche) che a volte si superano con la fine dell’adolescenza. Le cause però erano ignote e la chiamata al sacerdozio e alla vita missionaria erano a rischio. La crisi dura cinque anni. Lui la supera con la preghiera intensa e fiduciosa. La devozione alla Madonna, venerata a Fontanellato, a cui si lega con voto, ne testimonia per lui l’efficacia. La guarigione per Guido è una “grazia di Maria”. Ma oltre la preghiera e l’abbandono alla volontà di Dio, gli è stata aiuto l’esperienza dell’amicizia: ha sentito il sostegno dei compagni di seminario. Conforti infatti non è mai stato un solitario; ha avuto amici e ha coltivato l’amicizia. Un’obbedienza attiva Nel compimento delle sue aspirazioni missionarie ha però continuato ad avere ostacoli. Il suo vescovo Miotti lo elegge “canonico” nel tentativo di bloccare il suo progetto: è un giova- p. AMEDEO GHIZZO, sx ne prete, di famiglia benestante, che poteva mettere a disposizione i suoi beni per i seminaristi poveri e non per la creazione di un seminario per le missioni. Miotti muore: il permesso glielo concede il successore mons. Magani. Vive l’ostacolo alla sua vocazione missionaria nella virtù dell’obbedienza, esercitata in modo non passivo: rimane sereno e sorridente, senza insidiose ambizioni e lamentele. Mai sarà vittimista. Nel fondo del suo animo rimane la convinzione che, se cambieranno le circostanze, potrà tornare al progetto originario, come provvidenzialmente di fatto è avvenuto. La crisi di Ravenna Una seconda prova è stato il suo ministero episcopale a Ravenna (1902-1904), che Conforti ha accettato, con molta sofferenza, per pura obbedienza a papa Leone XIII. In diocesi trova una situazione religiosa disastra- Le ripartenze di mons. Conforti / 2 I saveriani del nord-est s’incontrano a Vicenza 1907 viene chiesto a N elmons. Conforti di regge- re la diocesi di Parma. Di nuovo una croce pesante. I primi anni, fino al 1911, sono caratterizzati da tensioni sociali molto acute in questo territorio. È impossibile girare nei paesi. Ogni parola del vescovo è carica di significato e di implicazioni; guai a sbagliare. Contemporaneamente viene mandato un visitatore apostolico nel seminario della diocesi, per controllare infiltrazioni di “modernismo”. 8 Il lato umano delle persone In seminario ci sono dei superiori incapaci. Conforti prende però le difese del suo clero anche se la curia Romana la pensa diversamente. Si fida di alcuni preti amici, ascolta e condivide. Mette a fuoco convinzioni spirituali scaturite dalla meditazione del Crocifisso ed esercita la carità pastorale con autorevolezza di vescovo. Nel 1918 si ripetono atti di stampo anticlericale. Un suo gesto è interpretato come “patriottico” e così la sua parola, enfatizzata dalla stampa, è letta in controtendenza alle parole del Papa. Conforti ne è desolato perché la sua fedeltà al vicario di Cristo è totale e non vuole certo rattristarlo contraddicendo la sua opposizione alla guerra. Il suo amore alla chiesa viene prima d’ogni altro. Negli scontri politici del 1922, in piena crisi fascista, il suo intervento salva Parma da una sicura carneficina. Nella sua attività sociale e religiosa egli cerca sempre prima il lato umano delle persone, per favorire un dialogo costruttivo. Mons. Conforti di ritorno dalla visita ai saveriani in Cina p. A. GHIZZO, sx Un’autorevole mitezza La sintesi della sua spiritualità viene alla luce durante il viaggio in Cina (quattro mesi nel 192829), anche questo segnato da contrasti e ombre, ma anche da tanti aspetti positivi. Il viaggio tra i suoi missionari non ha risolto le tensioni che erano sorte tra loro. La sua reazione è quella di affrontarli con “senso di responsabilità e mitezza”. Pratica e raccomanda di praticare l’esame di coscienza, la meditazione e la “direzione spirituale”, come strumenti per perseverare e crescere nella vita spirituale. La spiritualità del Conforti è aperta all’universale: vede Cristo in tutto, anche nelle inclinazioni umane e culturali, perché in missione tutto serve. Sul finire della sua vita si accentuano il suo amore per Cristo e la meditazione della Croce, la preghiera e l’obbedienza al Papa. Coglie con fede il valore dei sacramenti, incluso quello del sacerdozio che gli impone doveri e poteri, oltre che una grazia da valorizzare a beneficio degli altri. Cura la dimensione spirituale della sua vita, sempre pronto a “riplasmare” i suoi progetti e continua a dare importanza all’amici■ zia e ai rapporti umani. Dal 14 al 16 marzo, 23 saveriani provenienti dalle comunità di Ravenna, Udine e Zelarino si sono riuniti a Vicenza e con p. Carlo Pozzobon, per tre giornate di fraternità, concludendo con la Messa nel santuario di Monte Berico. La nostra attenzione si è concentrata su mons. Conforti “santo”. Vogliamo conoscerlo meglio, seguire il suo esempio di santità, prepararci alla festa, organizzare il pellegrinaggio a Roma, e farlo conoscere al popolo di Dio. Ci ha aiutato don Angelo Manfredi di Lodi, autore della biografia del Conforti. p. Mario Giavarini, sx Mons. Conforti e il suo biografo, don Angelo Manfredi ta, un clero ambizioso e attaccato al denaro. Ha che fare con sacerdoti difficili, che non collaborano e lo isolano. Contemporaneamente fallisce la prima spedizione di due missionari in Cina. Il suo istituto, fondato a Parma nel 1895, è ancora troppo “bambino”. Decide allora di presentare al Papa le sue dimissioni. È consapevole della delicatezza di questo suo gesto. Ci si aspetta che un pastore non abbandoni mai il suo gregge; la sua appare una fuga da Ravenna. Appare qui la grande virtù della “mitezza”. Non pone in campo infatti nessuna difesa dall’accusa di ritirarsi. Egli ha le sue ragioni di coscienza che affronta con lucidità al “cospetto di Dio”, dopo essersi consultato con i suoi padri spirituali. Considera i pochi anni di vita che forse gli rimangono e vuole dedicarli a consolidare il suo istituto missionario. ■ (continua a lato) PELLEGRINAGGIO A ROMA: IL PROGRAMMA Cari amici, come già annunciato in aprile, i saveriani di Vicenza organizzano un pellegrinaggio di tre giorni a Roma in occasione della canonizzazione di mons. Guido Conforti, prevista il 23 ottobre. Ecco il programma. Sabato 22 ottobre Mattino: Ritrovo in casa dei saveriani e partenza in pullman. Pranzo libero lungo la strada. A Roma sistemazione all’Hotel Portamaggiore (tel. 06 7027927). Pomeriggio: veglia di preghiera in sala Nervi. Cena e pernottamento in hotel. Domenica 23 ottobre Dopo colazione, trasferimento in piazza S. Pietro per la Messa di canonizzazione. Pranzo in hotel. Pomeriggio: visita facoltativa alla basilica di S. Pietro. Musical dei giovani di Salerno su san Conforti. Cena e pernottamento in hotel. Lunedì 24 ottobre Dopo colazione, trasferimento in basilica di S. Paolo per la celebrazione del mandato missionario. Pranzo in hotel. Pomeriggio: partenza per il rientro a Vicenza, con arrivo in serata. La quota individuale di partecipazione è di € 250 (viaggio, hotel a 3 stelle, pensione completa dalla cena del 1° giorno al pranzo del 3° giorno, tassa di circolazione, assicurazione sanitaria). Per camera singola, supplemento di € 50; per camera a tre letti, riduzione di € 25. Per informazioni e prenotazioni, chiamate il numero 0444 288399, cell. 320 6017323, oppure e-mail: [email protected] 2011 MAGGIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Le ripartenze di mons. Conforti I saveriani del nord-est s’incontrano a Vicenza degli aspetti più rileU no vanti della vita di mons. Conforti è la sua capacità di riprendere con coraggio un progetto valido agli occhi di Dio, anche dopo un apparente fallimento. Il primo intervento di don Angelo Manfredi al nostro incontro ha messo in luce proprio questo aspetto della vita del fondatore: “Le ripartenze di Guido Conforti”. La grazia di Maria e l’amicizia Ogni uomo sperimenta dei fallimenti. Portare croci anche pesanti è un po’ la storia di tanti santi. Scoprire cosa ha retto nei momenti di crisi, individuare i punti di riferimento che non hanno fatto mai perdere di vista la meta, è interessante e proficuo anche per noi. Una prima difficoltà della sua vita orientata al sacerdozio sono stati i problemi di salute, sperimentati tra i diciotto e i ventidue anni. Erano perdite di coscienza (probabili forme epilettiche) che a volte si superano con la fine dell’adolescenza. Le cause però erano ignote e la chiamata al sacerdozio e alla vita missionaria erano a rischio. La crisi dura cinque anni. Lui la supera con la preghiera intensa e fiduciosa. La devozione alla Madonna, venerata a Fontanellato, a cui si lega con voto, ne testimonia per lui l’efficacia. La guarigione per Guido è una “grazia di Maria”. Ma oltre la preghiera e l’abbandono alla volontà di Dio, gli è stata aiuto l’esperienza dell’amicizia: ha sentito il sostegno dei compagni di seminario. Conforti infatti non è mai stato un solitario; ha avuto amici e ha coltivato l’amicizia. Un’obbedienza attiva Nel compimento delle sue aspirazioni missionarie ha però continuato ad avere ostacoli. Il suo vescovo Miotti lo elegge “canonico” nel tentativo di bloccare il suo progetto: è un giova- p. AMEDEO GHIZZO, sx ne prete, di famiglia benestante, che poteva mettere a disposizione i suoi beni per i seminaristi poveri e non per la creazione di un seminario per le missioni. Miotti muore: il permesso glielo concede il successore mons. Magani. Vive l’ostacolo alla sua vocazione missionaria nella virtù dell’obbedienza, esercitata in modo non passivo: rimane sereno e sorridente, senza insidiose ambizioni e lamentele. Mai sarà vittimista. Nel fondo del suo animo rimane la convinzione che, se cambieranno le circostanze, potrà tornare al progetto originario, come provvidenzialmente di fatto è avvenuto. Dal 14 al 16 marzo, 23 saveriani provenienti dalle comunità di Ravenna, Udine e Zelarino si sono riuniti a Vicenza e con p. Carlo Pozzobon, per tre giornate di fraternità, concludendo con la Messa nel santuario di Monte Berico. La nostra attenzione si è concentrata su mons. Conforti “santo”. Vogliamo conoscerlo meglio, seguire il suo esempio di santità, prepararci alla festa, organizzare il pellegrinaggio a Roma, e farlo conoscere al popolo di Dio. Ci ha aiutato don Angelo Manfredi di Lodi, autore della biografia del Conforti. p. Franco Lizzit, sx ta, un clero ambizioso e attaccato al denaro. Ha che fare con sacerdoti difficili, che non collaborano e lo isolano. Contemporaneamente fallisce la prima spedizione di due missionari in Cina. Il suo istituto, fondato a Parma nel 1895, è ancora troppo “bambino”. Decide allora di presentare al Papa le sue dimissioni. È consapevole della delicatezza di questo suo gesto. Ci si aspetta che un pastore non abbandoni mai il suo gregge; la sua appare una fuga da Ravenna. Appare qui la grande virtù della “mitezza”. Non pone in campo infatti nessuna difesa dall’accusa di ritirarsi. Egli ha le sue ragioni di coscienza che affronta con lucidità al “cospetto di Dio”, dopo essersi consultato con i suoi padri spirituali. Considera i pochi anni di vita che forse gli rimangono e vuole dedicarli a consolidare il suo istituto missionario. ■ (continua a lato) La crisi di Ravenna Una seconda prova è stato il suo ministero episcopale a Ravenna (1902-1904), che Conforti ha accettato, con molta sofferenza, per pura obbedienza a papa Leone XIII. In diocesi trova una situazione religiosa disastra- Le ripartenze di mons. Conforti / 2 I saveriani del nord-est s’incontrano a Vicenza 1907 viene chiesto a N elmons. Conforti di regge- re la diocesi di Parma. Di nuovo una croce pesante. I primi anni, fino al 1911, sono caratterizzati da tensioni sociali molto acute in questo territorio. È impossibile girare nei paesi. Ogni parola del vescovo è carica di significato e di implicazioni; guai a sbagliare. Contemporaneamente viene mandato un visitatore apostolico nel seminario della diocesi, per controllare infiltrazioni di “modernismo”. 8 Il lato umano delle persone In seminario ci sono dei superiori incapaci. Conforti prende però le difese del suo clero anche se la curia Romana la pensa diversamente. Si fida di alcuni preti amici, ascolta e condivide. Mette a fuoco convinzioni spirituali scaturite dalla meditazione del Crocifisso ed esercita la carità pastorale con autorevolezza di vescovo. Nel 1918 si ripetono atti di stampo anticlericale. Un suo gesto è interpretato come “patriottico” e così la sua parola, enfatizzata dalla stampa, è letta in controtendenza alle parole del Papa. Conforti ne è desolato perché la sua fedeltà al vicario di Cristo è totale e non vuole certo rattristarlo contraddicendo la sua opposizione alla guerra. Il suo amore alla chiesa viene prima d’ogni altro. Negli scontri politici del 1922, in piena crisi fascista, il suo intervento salva Parma da una sicura carneficina. Nella sua attività sociale e religiosa egli cerca sempre prima il lato umano delle persone, per favorire un dialogo costruttivo. Mons. Conforti di ritorno dalla visita ai saveriani in Cina p. A. GHIZZO, sx Un’autorevole mitezza La sintesi della sua spiritualità viene alla luce durante il viaggio in Cina (quattro mesi nel 192829), anche questo segnato da contrasti e ombre, ma anche da tanti aspetti positivi. Il viaggio tra i suoi missionari non ha risolto le tensioni che erano sorte tra loro. La sua reazione è quella di affrontarli con “senso di responsabilità e mitezza”. Pratica e raccomanda di praticare l’esame di coscienza, la meditazione e la “direzione spirituale”, come strumenti per perseverare e crescere nella vita spirituale. La spiritualità del Conforti è aperta all’universale: vede Cristo in tutto, anche nelle inclinazioni umane e culturali, perché in missione tutto serve. Sul finire della sua vita si accentuano il suo amore per Cristo e la meditazione della Croce, la preghiera e l’obbedienza al Papa. Coglie con fede il valore dei sacramenti, incluso quello del sacerdozio che gli impone doveri e poteri, oltre che una grazia da valorizzare a beneficio degli altri. Cura la dimensione spirituale della sua vita, sempre pronto a “riplasmare” i suoi progetti e continua a dare importanza all’amici■ zia e ai rapporti umani. Sabato 2 aprile sacerdoti e laici provenienti da Trieste, Conegliano, Treviso, Vicenza, Chioggia e Carpi, si sono dati appuntamento nella casa saveriana di Zelarino. Molti s’incontravano per la prima volta, ma c’erano compagni di seminario dei saveriani p. Venturini, p. Menin e p. Mantovani. Li unisce la spiritualità francescana, condividendo aspirazioni e progetti. Si sono trovati bene sia a pregare sia in sala da pranzo... Abbiamo condiviso la gioia della canonizzazione del Conforti e ci hanno donato un segnalibro con i ricami di Burano. PELLEGRINAGGIO A ROMA: IL PROGRAMMA Cari amici, come annunciato, i saveriani di Zelarino organizzano un pellegrinaggio a Roma, per la canonizzazione di mons. Guido Conforti, prevista domenica 23 ottobre. Ecco il programma. Sabato 22 ottobre Mattino: Partenza dai saveriani di Zelarino. Pranzo e sistemazione a Roma presso Oasi San Giuseppe (tel. 06 660391) in via del Fontanile Arenato 277. Ore 15,00: in sala Nervi, veglia e presentazione dei santi Guido Conforti, Luigi Guanella e Bonifacia de Castro Ore 19,30: Cena e pernottamento. Domenica 23 ottobre Mattino: Celebrazione della canonizzazione a S. Pietro Pomeriggio: Visita guidata alla città e festa di fraternità, con musical dei giovani di Salerno Lunedì 24 ottobre 2011 Ore 9,00: Celebrazione di ringraziamento a San Paolo con il mandato missionario Ore 12,00: Pranzo e ritorno, con arrivo a Zelarino in serata La quota di partecipazione individuale è di € 230 in camera doppia (camera singola supplemento di € 30). Per informazioni e prenotazioni, chiamare i saveriani di Zelarino al numero 041 907261.