Anno XXX - Numero 1 - Gennaio 2008 - euro 2,00
L a g ra n d e
m o ra t o r i a ?
un’occasione da non perd e re
Una Giornata per la vita
nell’anno dei diritti umani
EDITORIALE
DI CARLO CASINI
C
on questo numero Siallavita cambia veste
grafica. Può piacere o no, ma è un cambiamento che vuole significare qualcosa. C'è bisogno di un passo più energico; c'è bisogno
di una voce più forte. Non possiamo contentarci dei risultati raggiunti.
Il passaggio dal 2007 al 2008 è stato contrassegnato dalla fiammata per la vita provocata dalla idea
della “grande moratoria” che Ferrara con la sua
straordinaria penna, il suo coraggio e la sua intelligenza, ha saputo suscitare dalle colonne del Fogli. La
copertina del numero di dicembre di Siallavita, l'ultimo con la precedente grafica, aveva collegato l'aborto alla pena di morte, tema costante nella nostra
riflessione.
Ma noi non avevamo potuto far giungere la nostra voce oltre la cerchia del Movimento per la vita.
Ferrara merita ogni lode per aver saputo toccare l'opinione pubblica con una forza che ha sfondato sui
grandi giornali e sulle reti televisive.
Da una parte una dura censura e dall'altra la paura
e la timidezza di molti “cattolici” avevano steso un
muro di incomunicabilità attorno al Movimento per
la vita, alle sue tesi, alle sue opere. Ferrara ha aperto
una breccia, destinata, io spero, ad allargarsi fino a far
cadere l'intero muro. Non solo Ferrara si dichiara
“laico”, ma fa leva proprio sulle parole che costituiscono il vanto della cultura “laica”: diritti umani, libertà, uguaglianza, ragione. Intendiamoci: anche noi
abbiamo da sempre lanciato la sfida su questi terreni,
ma essa non era riuscita a superare in modo significativo il muro della incomunicabilità.
NESSUNO PUÒ DIRE QUALI SARANNO GLI ESITI. Bisogna che il calore sia trasformato in energia durevole capace di sostenere la fatica del quotidiano, di
progettare obiettivi immediati e traguardi finali, di
coinvolgere sempre più ampiamente la gente. In
questo l'esperienza, la riflessione, le proposte già elaborate dal Movimento per la vita non possono essere buttate via. Anzi: è il momento che esse siano
valorizzate da tutti ed offrano ipotesi di lavoro cre-
lettere
al Popolo
della vita
dibile a quanti, risvegliati dalla fiammata, si domandano: che fare?
Se Ferrara ha potuto aprire la breccia oltre che per
merito della sua intelligenza e della sua passione civile
è avvenuto per la sorpresa non censurabile suscitata
dalla alleanza tra la sua provenienza culturale e la sua
così chiara contestazione dell'idea dell'aborto quale
irrinunciabile conquista civile.
NOI CHE SIAMO LE VITTIME di un muro di incomprensione non possiamo suscitare sorprese. Abbiamo un
solo modo per contribuire ad abbattere l'intero muro:
essere numerosi e uniti. Uniti, intendo dire, non solo
nel gridare “sì alla vita”, ma anche nel disegnare e
perseguire le strategie opportune per ottenere che il
“Sì” diventi di tutta al società, della cultura, della politica, delle leggi.
Essere numerosi significa dare una risposta concreta alla domanda che in questi giorni molti si propongono: che fare? Tutti sono tenuti a fare qualcosa,
in ragione della loro stessa umanità. Noi che da oltre
trenta anni abbiamo continuato a soffiare sulle scintille sotto la cenere perché non si spegnessero abbiamo il dovere di chiedere: “date forza alla nostra
voce”. Da più di trent'anni seguiamo la specifica vocazione di dare voce a chi non ha voce. Ma la nostra
voce è ancora debole. Per fare udire la voce dei più
deboli e poveri dobbiamo parlare in molti. Il primo
segno della nostra voce è questo giornale. Il primo
segno di adesione alla nostra azione è l'abbonamento
a questo mensile. Si può capire così perché ho aperto
il primo editoriale del 2008 - anno che speriamo sia
particolarmente ricco di eventi positivi nel cammino
verso una nuova cultura della vita - parlando di questo giornale. Per esortare a fare della imminente
“giornata per la vita”, la giornata del Siallavita.
5
gennaio 2008
DIARIO
Diario
DI PIER GIORGIO LIVERANI
19 NOVEMBRE
23 NOVEMBRE
18 DICEMBRE
GINEVRA. “Dignitas”, l'associazione svizzera per l'eutanasia che
aiuta a «morire con dignità» ha
“assistito” due tedeschi. Poiché i
suoi locali sono stati chiusi d'autorità, la duplice operazione di “assistenza” s’è svolta in un’automobile
parcheggiata all'aperto. Sempre
per la dignità della morte.
TERNI. Fra tre mesi potrebbe partire la sperimentazione sull'uomo
della cura della sclerosi laterale
amiotrofica e della sclerosi multipla mediante cellule staminali cerebrali adulte ricavate da aborti
spontanei. È un'iniziativa della
Banca delle cellule staminali di
Terni.
ROMA. La richiesta per introdurre
la Ru486 in Italia è stata avviata
dalla Exelgyn che la produce.
Grande risonanza ma silenzio sui
due principali aspetti: 16 donne
sono morte nel mondo per questa
pillola; il suo impiego sarebbe contro la legge 194, che limita gli
aborti alle strutture sanitarie.
20 NOVEMBRE
2 DICEMBRE
20 DICEMBRE
ROMA. Parlando ai vescovi del
Kenya in visita “ad limina”, papa
Benedetto XVI denuncia la crescente influenza sulle comunità locali delle agenzie che promuovono
l'aborto.
Raccomanda, nello stesso discorso,
di accogliere le mamme che si pentono di aver abortito.
BOLOGNA. Nuove tecniche realizzate in Giappone e presentate a
un convegno internazionale a Bologna consentono il congelamento
degli ovociti senza rischi di alterazione. Una tecnica che consente di
evitare il congelamento degli embrioni, con minor disprezzo per la
loro vita.
FIRENZE. Sentenza shock: nonostante il divieto della Legge 40, il
giudice autorizza la diagnosi
preimpianto sull'embrione “artificiale” di una donna portatrice di
una malattia genetica ereditaria.
Carlo Flamigni scrive che fanno
bene i giudici a insegnare il mestiere al Parlamento.
21 NOVEMBRE
4 DICEMBRE
24 DICEMBRE
MILANO. Quanti aborti invisibili si
compiono con la pillola del giorno
dopo? Secondo un'indagine, in un
anno sono state vendute in Italia
356mila pillole, mille al giorno. Più
della metà delle acquirenti ha
meno di vent'anni.
LONDRA. Un pompiere londinese
dona a una coppia di lesbiche il
seme. Nascono due bambini, ma
presto le due donne si separano,
chiedono al duplice padre gli alimenti e un giudice dà loro ragione.
22 NOVEMBRE
17 DICEMBRE
MESTRE. Ad Anna Maria ripetuti
esami confermano un'infezione da
citomegalovirus e i medici insistono per l'aborto: c'è fino al 60%
di probabilità che il bimbo nasca
sordo, cieco e idrocefalo. Anna
Maria resiste sostenuta dal marito.
Quando nasce, Teresa risulta bella
e sana. Domani è Natale.
CAMPOSANO (Napoli). Neonato di
poche ore trovato morto e sfigurato in un canale di scolo. La cultura dello scarto ha fatto presa
anche su sua madre. I Carabinieri
la cercano, ma ormai…
CASSANO MAGNAGO (Varese).
Trovato in un cassonetto per la raccolta di abiti usati un neonato del
peso di tre chili. Era vivo e ora sta
bene. All'ospedale di Varese lo vogliono chiamare Fortunato.
9
gennaio 2008
LA GRANDE MORATORIA
Chiudiamo
l’era
della 194
Il dibattito in corso sull’aborto
non può che riaprire la riflessione
sulla legge che ha introdotto l’Ivg.
A trent’anni dalla sua approvazione
la legge mostra tutte le sue iniquità
e le equivocità che si nascondono
anche nelle parti apparentemente
“positive”.
Rimane il dubbio della percorribilità
politica della riforma. Ma nel tempo
in cui crollano i muri delle ideologie
è lecito sperare ed operare.
Armandosi di un sano realismo
e dell’arte della gradualità
10
gennaio 2008
P
er anni ho tenuto nel segreto della mia memoria
l'esortazione che mi fece la
Beata Madre Teresa di Calcutta nel primo incontro che ebbi
con lei a Milano nel maggio 1979.
Ora che la discussione sulle 194 si
fa nuovamente calda, sento di
dover meditare profondamente su
quella frase. Ma non da solo. Insieme a tutti voi.
A Milano, quel pomeriggio di
maggio, migliaia di giovani ricordavano con dolore il primo anniversario della legge 22 maggio
1978 n. 194, quella che aveva introdotto l'aborto legale. Avevano
già parlato Don Zeno Saltini, il fondatore di Nomadelfia, la signora
Fortuna, che gestiva una casa di
accoglienza per ragazze madri di
Firenze, Fratel Ettore, promotore e
direttore di un centro di ospitalità
per i barboni di Milano, io stesso.
Era previsto l'intervento di Madre
Teresa. Ma non arrivava. Avevo un
altro appuntamento pubblico a
300 Km di distanza e dovetti andarmene. Ma mentre mi allontanavo incrociai la futura Beata che
sopravveniva frettolosamente.
Mi disse una sola frase. Eccola:
“Non abbia paura, si faccia coraggio, pregherò per lei. Ma si ricordi
di non cessare mai di combattere
contro questa legge perché i cristiani in India sono tristi, perché
hanno l'impressione che in Italia
anche la Chiesa abbia ceduto”
Medito. Nessuno può e deve
accusarci di compromesso o cedimento nei confronti della legge.
Non diremo mai che è una legge
giusta. Non perché facciamo un
atto di fede in Madre Teresa, ma
perché lo abbiamo dimostrato,
scritto, sostenuto per trenta anni in
mille e mille confronti, con argomenti di ragione. Ma “Non cessare
mai” significa “non arrendersi” e
“non arrendersi” significa non limitarsi alla protesta, ma studiare la
realtà, interpretarla, scoprire i percorsi, salire il gradino possibile.
Medito. Ci interessa la vita concreta. Lo abbiamo dimostrato nei
fatti. La vita conta più della legge.
Siamo stati noi, per primi, ad evocare quel passo della Bibbia dove il
Re Salomone individua la mamma
“Biopolitica, l'ora è venuta”
Cantagalli editore, Siena 2007,
pag. 152 - euro 13,50
vera, nel momento in cui ella piangendo rinuncia ad aver ragione
purché il figlio conteso viva, anche
se nelle braccia di una madre falsa.
Se qualche frase della legge 194
può salvare qualche bambino - abbiamo detto - applichiamola. Ma
sappiamo che tra legge e costume
vi è una reciproca influenza e che
la legge 194 contribuisce potentemente a distruggere nelle madri,
nei padri e nella società tutta intera il coraggio dell'accoglienza.
Siamo anche convinti che la legge,
espressione della razionalità collettiva, non è una realtà secondaria,
specialmente se essa tocca i diritti
fondamentali. Il concetto stesso di
diritto è messo in forse se la legge,
che dovrebbe essere lo scudo dei
più deboli, diviene l'arma dei più
forti.
Medito. Temo che gridare “bisogna distruggere la legge” quando
è impossibile farlo equivalga a
dire: “non ci sono le condizioni per
cambiare la legge”. Nell'uno e nell'altro caso siamo condannati all'immobilismo. Non possiamo dare
l'impressione che non c'è nulla da
fare perché il Male ha vinto e resta
soltanto il dovere della “testimonianza” (sarebbe un peccato contro la carità), ma non possiamo
neppure sfuggire al vero problema, che è quello di creare le
condizioni perché la legge possa
essere cambiata. Se i movimenti
antischiavisti e quelli per l'eguaglianza dei bianchi e dei neri, degli
uomini e delle donne si fossero fer-
mati alla constatazione dell' “oggi
non ci sono le condizioni”,
avremmo ancora la schiavitù, la discriminazione, la sottoposizione
delle donne al primato maschile.
Ho scritto un libro dal titolo “Biopolitica, l'ora è venuta”. La tesi
emergente dai numerosi messaggi
inviati ai politici di primo piano nel
corso dei trenta anni alle nostre
spalle è che il diritto alla vita deve
divenire la carta di identità delle
forze politiche che pretendono il
consenso di quegli elettori che
fanno riferimento alla antropologia cristiana e ai diritti umani.
Tutto il contrario della rassegnazione di fronte al fatto compiuto
espressa solo nel giudizio: “non ci
sono le maggioranze”. Ora, ma
domani? Cosa facciamo per averla
questa maggioranza per la vita?
Medito. “I cristiani in India sono
tristi…” Dobbiamo sentirci addosso la responsabilità non solo
per l'Italia, ma per il mondo. Forse
la nostra Nazione ha perso punti
nel confronto con gli altri in termini di potenza economica, militare e di prestigio civile. Ma nel
campo della vita e della famiglia
(ossia nel fondamento dei diritti e
della dignità umana) è ancora, e
forse per certi aspetti più di altri
tempi, un punto di riferimento.
Non è in questione un primato
culturale o religioso. E' in gioco la
salvezza di tante vite umane nel
mondo. L'impegno affinché la Costituzione europea richiami le radici cristiane non ha avuto
successo. Ma sarebbe meno importante riconoscere formalmente il
diritto alla vita fin dal concepimento? Se l'Europa non è capace,
almeno ci provi l'Italia.
Medito. Che significa “moratoria”? Il termine è appropriato. Ri-
11
gennaio 2008
“
La legge forma ed educa le coscienze. E’
quindi necessario indicare la strada di
una maggior tutela del diritto alla vita
anche attraverso un chiaro ed
inequivocabile intervento legislativo
guardo alla pena di morte essa indica una fase intermedia: non eseguiamo per qualche tempo la
pena capitale, in vista della sua
abolizione definitiva. Per l'aborto
è difficile immaginare una reale sospensione delle Ivg per una sola
decisione di vertice. Ma “moratoria” resta una parola che indica un
passaggio intermedio verso un traguardo finale. Essa vuol dire: “almeno riconosciamo che l'uomo è
uomo fin dal concepimento”; “almeno educhiamo le coscienze a
non accettare l'aborto”; “almeno
applichiamo le parti della legge
194, che, meglio interpretate, potrebbero ridurre il numero delle
Ivg”. Ma vuol dire anche “in attesa
della possibilità di cambiare la
legge” e dunque vuol dire anche:
“cominciamo a tentare di cambiare la legge“ e “cominciamo a
tentare di modificare ciò che già
oggi è realisticamente modificabile”.
Medito: ho paura di chi dice soltanto: “basta applicare integralmente la legge”. Dicevano così
anche trenta anni fa. Quando poi
ci fu il referendum le “parti
buone” furono utilizzate per guadagnare consensi alla legge. Dicevano: “è una legge preventiva”,
“L'aborto non è un diritto”, “leggete il titolo: tutela sociale della
maternità”, “L'aborto è ammesso
soltanto in casi estremi”, “Ci sono i
consultori…”. Il risultato è sotto gli
occhi di tutti. Temo la manovra di
chi non vuole che esplodano con-
12
gennaio 2008
traddizioni nella sinistra (o nella
destra…).
Anche gli aiuti economici ai
Cav, pur doverosi e di cui siamo
grati se davvero verranno, non
sono sufficienti. La difesa del diritto alla vita è compito primario
dello Stato. Non può essere delegata alla buona volontà dei privati.
E anche le semplici esortazioni alle
strutture pubbliche possono salvare qua e là delle vite umane, ma
non offrono garanzia di un impegno generale delle istituzioni. Solo
la legge dà garanzia di una generale azione a servizio della vita.
Medito. Alcuni amici dicono che di
fronte al pericolo Ru 486 bisogna
arroccarsi sulla legge, che, almeno,
impone che l'aborto avvenga in
ospedale, mentre la pillola privatizza il problema. Vero il pericolo.
Vero il significato ideologico della
pillola. Vero il rischio di deriva. Ma
proprio per questo c'è bisogno di
una pronuncia legale che il diritto
alla vita va tutelato fin dal concepimento. Lo abbiamo scritto nella
legge 40. Dobbiamo scriverlo
anche nella legge 194. Perché la
deriva verso la privatizzazione è
inarrestabile, come dimostra la pillola del giorno dopo (diversa dalla
Ru 486) o l'uso abortivo di farmaci
liberamente venduti nelle farmacie. Dunque la mente e il cuore di
tutti hanno bisogno di ritrovare la
motivazione del coraggio in una
chiara indicazione di valori, che
non può derivare - nella società civile - che dalla legge. Anche per
questo una revisione della 194,
anche se parziale, purché chiara
nella direzione di una maggior tutela della vita sarebbe assai opportuna.
Medito. Le aperture su possibili
cambiamenti si sono concentrate
”
sull'aborto terapeutico. Bisogna ridurre il limite massimo dell'età gestionale entro il quale è possibile
interrompere la gravidanza. Il caso
di Firenze, Tommaso sopravvissuto
per qualche giorno dopo essere
stato abortito per paura di una
modesta e curabile malformazione, ha commosso l'Italia. Credo
che su questo si troverà rapidamente un accordo. Più difficile sarà
prevedere garanzie serie contro
l'errore diagnostico (consulto collegiale di specialisti e riscontro autoptico ad aborto avvenuto), ma è
probabile che anche su questo si
possa giungere a un consenso politico.
Tuttavia l'aborto dopo il terzo
mese (il cosiddetto “terapeutico”)
è quello che colpisce di più perché
anche emotivamente somiglia
proprio ad un infanticidio, ma l'aborto più orribile è quello dei
primi tre mesi, perché è quello di
massa (97,4% contro il 2,6% di
quello “terapeutico”) eseguito
per lo più senza alcuna reale insuperabile giustificazione, vantato
come espressione di libertà,
quando, invece, è causato dalla
“necessità”, cioè dalla pressione
dell'ambiente e delle società tutta
intera. Perciò una “moratoria”
vera deve trovare gli strumenti affinchè “lo Stato che rinuncia a vietare non rinunci anche a
difendere”. Sotto questo riguardo
la lente di ingrandimento deve essere posta sugli artt. 4 e 5 della
legge, come da sempre il Movimento per la vita sostiene anche
con proposte legislative già presentate in Parlamento fin dal
1993.
Medito. E' conveniente il riferimento alle nuove acquisizioni
scientifiche. Certamente trenta
Le riforme possibili
L
e proposte già formulate dal Movimento per la vita e presentate anche
come proposte di legge nel corso della
attuale legislativa
1) Il diritto alla vita di ogni essere umano
è riconosciuto fin dal concepimento (integrazione art. 1 L. 194 o, meglio ancora, riconoscimento della capacità giuridica del concepito
e conseguente correzione dell'art 1 c.c.)
2) Il consultorio pubblico ha il solo compito di offrire alternative all'aborto. La
donna che intende abortire si rivolge al medico del presidio sanitario che, svolto il colloquio già previsto e, nel caso di insistenza
della donna, fissato l'intervento, la invita a
recarsi presso il Consultorio informato, comunque, dal medico riservatamente della
avvenuta richiesta. Il consultorio è dotato di
poteri di iniziativa per offrire ogni opportuna alternativa. Il consultorio non rilascia
alcuna autorizzazione o documento per
l'Ivg. Documenta, invece, l'attività compiuta
e il risultato raggiunto, se conosciuto, che ri-
anni fa la scienza e la tecnica non
avevano raggiunto i livelli di oggi,
in particolare nella neonatologia e
nella terapia farmacologia e chirurgica sul feto in gravidanza. Bisogna tenerne conto riguardo
all'Ivg dopo il terzo mese.
Ma vi sono altri due aspetti del
progresso scientifico da considerare.
In primo luogo che il concepito
sia un essere umano è divenuto visibile attraverso l’uso dell'ecografia ed è dimostrato meglio da una
più approfondita conoscenza dei
processi della generazione e anche
dallo stesso diffondersi della procreazione artificiale: se l'embrione
può vivere e crescere in una provetta vuol dire che è un individuo
autonomo, non una parte del
corpo materno. Dunque l'affermazione della sua soggettività è meglio sostenuta dalla scienza.
In secondo luogo, se consideriamo scienza anche quella giuridica, dobbiamo prendere atto dei
progressi compiuti nel campo penale. Il concetto che un tempo pre-
ferisce alla Regione. Le cause indicate dalla
donna vengono registrate sia dal medico
dell'ospedale sia dal consultorio. L'assenza
di consultazione del padre del concepito
deve essere motivata.
3) E' obbligatorio il riscontro diagnostico
sul feto abortito quando l'Ivgè avvenuta per
la previsione di anomalie o malformazioni.
Un consulto specialistico accerta preventivamente le malformazioni del figlio e la malattia psichiatrica della madre. Il meccanismo
dell'intervento consultoriale opera anche per
l'aborto oltre il 3° mese.
4) Il ministro della Salute riferisce ogni
anno non solo sul numero degli aborti, ma
anche sulle Ivg evitate attraverso l'intervento
consultoriale e delle strutture di volontariato.
Queste ultime sono ammesse a riferire sui risultati delle loro attività.
L'obiezione di coscienza è dichiarata caso
per caso, e si estende anche ai farmacisti in
relazione a prodotti che abbiano effetti abortivi.
siedeva alla repressione penale era
quello della “retribuzione”: hai
compiuto un comportamento gravemente dannoso per il prossimo e
la società: devi pagare con una tua
sofferenza paragonabile al danno
che hai provocato ad altri. Poi questa dottrina è stata totalmente sostituita con quella della “difesa
sociale”: lo scopo della minaccia
penale è esclusivamente preventivo.
Più recentemente, specie nella
dottrina costituzionale tedesca
proprio a proposito di aborto, si è
fatta strada la dottrina dell'extrema ratio: si deve ricorrere alla
minaccia penale solo se non ci
sono altri mezzi per evitare i comportamenti - come l'aborto - che
l'ordinamento continua a considerare negativi.
Ma questi altri mezzi non devono essere “mezzucci”, espedienti ingannatori. Devono essere
strumenti alti ed efficaci per difendere la vita umana.
Sulla base di questi pensieri ho
già detto tante volte che una ri-
conciliazione sul tema della vita
nascente è possibile se il percorso
è tracciato su due binari: da un lato
una leale rinuncia in ampi spazi all'uso del diritto penale, ma dall'altro una limpida affermazione del
diritto alla vita fin dal concepimento con una coerente declinazione di tutti gli strumenti atti a
garantirlo senza la minaccia penale. Ovviamente la riflessione
cade immediatamente sui consultori pubblici, la loro funzione, la
loro composizione, il meccanismo
del loro intervento, i controlli sul
loro lavoro. Le proposte già formulate in articoli ci sono e sono state
presentate anche in questa legislatura. Le indichiamo schematicamente in questa pagina.
CARLO CASINI
13
gennaio 2008
IL MESSAGGIO DEI VESCOVI
Vita e pace,
speranza
per l’uomo
Con uno straordinario “uno-due”
i vescovi italiani nel messaggio
per la Giornata del 3 febbraio
e Benedetto XVI nell’intervento
per la Giornata della pace
hanno ricordato tutti i diritti umani
a cominciare da vita, famiglia e pace
devono sollecitare in ugual modo
attenzione e impegno dei credenti
14
gennaio 2008
L
a lista dei trenta temi
delle altrettante Giornate per la vita, che trovate in queste pagine
non è, come può apparire, un
semplice elenco di titoli o di slogan. Provate a scorrerlo con attenzione e noterete che è
piuttosto un itinerario di riflessione, che si snoda lungo
trent'anni di impegno, sul valore della vita in termini tanto
di fede quanto di ragione. Vorrei dire di umanità.
Guardatelo ancora e troverete
anche
che il concetto
di servizio alla
vita - quello
che i vescovi
italiani hanno
suggerito per
la
prossima
Giornata
di
domenica
3
febbraio - non
soltanto
è
stato già suggerito almeno
un'altra volta
per la Giornata del 1990 (“Vivi per servire
la vita”), ma è il filo rosso che
collega tutte le Giornate tra
loro come in un unico sentiero.
La vita, anche quella personale di ciascun uomo, prima di
essere vissuta va servita, perché
solo nel servizio se ne può com-
è
“L’aborto
il peggior nemico
della pace
(Madre Teresa, 10/12/79)
prendere appieno il valore. E
questo non necessariamente
soltanto sotto un profilo di
fede. Anche se in questa occasione tale profilo è prevalente,
perché la Giornata è una iniziativa della Chiesa in Italia ripresa
in molti altri Paesi, esso non
esclude un approccio soltanto
razionale e umano.
Vogliamo mantenerci, però,
nel contesto specifico di questa
serie di Giornate. Si è già visto,
nello scorso numero, la singolare (e provvidenziale) coincidenza di tempi e di temi fra il
messaggio dei vescovi e la seconda enciclica di Benedetto
XVI. A riprova di quanta attenzione la comunità cristiana
abbia per il valore della vita e,
in particolare, per quella nascente, ecco un'altra singolare
(e provvidenziale) coincidenza
con il messaggio del Papa per la
Giornata mondiale per la pace quella celebrata il primo gennaio scorso.
In vista del 1° gennaio, Benedetto XVI aveva fatto della famiglia il primo strumento della
pace. Riprendendo alcune affermazioni di Giovanni Paolo II.
Aveva ricordato che «la famiglia
naturale, quale intima comunione di vita e d'amore, fondata
sul matrimonio tra un uomo e
una donna, costituisce «il luogo
primario della “umanizzazione”
”
della persona e della società»,
la «culla della vita e dell'amore».
E aveva aggiunto: «In una
sana vita familiare si fa esperienza di alcune componenti
fondamentali della pace: la giustizia e l'amore tra fratelli e sorelle, la funzione dell'autorità
espressa dai genitori, il servizio
amorevole ai membri più deboli
perché piccoli o malati o anziani, l'aiuto vicendevole nelle
necessità della vita, la disponibilità ad accogliere l'altro […] Per
Al Senato giacciono già dieci proposte
di legge di introduzione
al testamento biologico
questo la famiglia è la prima e
insostituibile educatrice alla
pace […] Dove mai l'essere
umano in formazione potrebbe
imparare a gustare il “sapore”
genuino della pace meglio che
nel “nido” originario che la natura gli prepara?»
Dire famiglia, dire pace, dire
vita sembra quasi una ripetizione del medesimo concetto,
una tautologia. Da qui l'allargamento di questa identità concettuale dalla famiglia in senso
proprio all'intera e «comune famiglia umana».
Del resto trent'anni fa, nel
1977, Paolo VI (che nel '68
aveva istituito la Giornata mondiale per la Pace dandole anche
un peso politico internazionale)
aveva lanciato un grido memorabile: «Se vuoi la pace, difendi
la vita» e aveva scritto «La parentela fra la Pace e la Vita sembra scaturire dalla natura delle
cose», però con una chiosa
amara: «Ma non sempre, non
ancora, dalla logica del pensiero
e della condotta degli uomini».
Dieci anni dopo, nella Gior-
15
Umberto Veronesi
che in Italia si è fatto promotore
e sponsor dell’introduzione
del testamento biologico.
gennaio 2008
I figli, la speranza
Il testo del Messaggio che i vescovi italiani hanno indirizzato alla comunità ecclesiale ed
all’intera società in occasione della Giornata per la vita 2008
I
figli sono una grande ricchezza per ogni Paese: dal loro numero e
dall'amore e dalle attenzioni che ricevono dalla famiglia e dalle istituzioni emerge quanto un Paese creda nel futuro. Chi non è aperto
alla vita, non ha speranza.
Gli anziani sono la memoria e le radici: dalla cura con cui viene loro
fatta compagnia si misura quanto un Paese rispetti se stesso. La vita ai
suoi esordi, la vita verso il suo epilogo.
La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di servire la vita. I
primi a essere chiamati in causa sono i genitori. Lo sono al momento del
concepimento dei loro figli: il dramma dell'aborto non sarà mai contenuto e sconfitto se non si promuove la responsabilità nella maternità e
nella paternità.
Responsabilità significa considerare i figli non come cose, da mettere
al mondo per gratificare i desideri dei genitori; ed è importante che, crescendo, siano incoraggiati a “spiccare il volo”, a divenire autonomi, grati
ai genitori proprio per essere stati educati alla libertà e alla responsabilità, capaci di prendere in mano la propria vita.
Questo significa servire la vita. Purtroppo rimane forte la tendenza a
servirsene. Accade quando viene rivendicato il “diritto a un figlio” a ogni
costo, anche al prezzo di pesanti manipolazioni eticamente inaccettabili.
Un figlio non è un diritto, ma sempre e soltanto un dono. Come si
può avere diritto “a una persona”? Un figlio si desidera e si accoglie, non
è una cosa su cui esercitare una sorta di diritto di generazione e proprietà.
Ne siamo convinti, pur sapendo quanto sia motivo di sofferenza la scoperta, da parte di una coppia, di non poter coronare la grande aspirazione di generare figli. Siamo vicini a coloro che si trovano in questa
situazione, e li invitiamo a considerare, col tempo, altre possibili forme di
nata del 1987, il messaggio dei
vescovi aveva ripreso il grido di
Paolo VI: «Quale pace se non
salviamo la vita?». E noi potremmo aggiungere: quale vita
se non raggiungiamo la pace?
Anche Madre Teresa, la
beata di Calcutta, che il Movimento per la vita italiano proclamò “Presidente onoraria
mondiale dei Movimenti pro
life”, quando il 10 dicembre del
1979 le fu consegnato il Premio
16
gennaio 2008
Nobel per la pace (nella cui motivazione, però, non si faceva
neppure cenno al suo impegno
contro l'aborto), nella sua “lezione magistrale” non ebbe timore di affermare: «Penso che
la pace, oggi, sia minacciata
anche dall'aborto, che è una
guerra diretta, una uccisione
precisa, compiuta dalla stessa
madre». E poi: «Oggi l'aborto è
il peggior male, il peggiore distruttore della pace. Perché se
una madre può uccidere il proprio bambino, che cosa impedisce a me di uccidere voi o a voi
di uccidere me?» Così, nascosto
nella motivazione, l'impegno di
Teresa contro l'aborto e per la
vita esplose nella sala del Nobel
davanti al Re, ai governanti, ai
Mons. Bagnasco
arcivescovo di Genova e
presidente della Conferenza
episcopale italiana
politici, agli scienziati, al bel
mondo.
Se si pensa che ogni giorno
nel mondo si perpetrano più di
100mila aborti, come non credere a Padre Pio da Pietrelcina
quando diceva che «se ci fosse
anche un solo giorno senza
aborti, Dio sicuramente regalerebbe la pace al mondo».
Allora servire la vita significa
non soltanto preoccuparsi di un
bambino che rischia di morire
prima di nascere, ma trasformare il modo di vivere dell'umanità, abbandonare la cultura
della morte e dello scarto (l'ennesimo bambino-rifiuto è stato
trovato in un cassonetto a Cassano Magnago, in provincia di
Varese il 18 dicembre), rinun-
maternità e paternità: l'incontro d'amore tra due genitori e un figlio, ad
esempio, può avvenire anche mediante l'adozione e l'affidamento e c'è
una paternità e una maternità che si possono realizzare in tante forme
di donazione e servizio verso gli altri.
Servire la vita significa non metterla a repentaglio sul posto di lavoro
e sulla strada e amarla anche quando è scomoda e dolorosa, perché una
vita è sempre e comunque degna in quanto tale.
Ciò vale anche per chi è gravemente ammalato, per chi è anziano o a
poco a poco perde lucidità e capacità fisiche: nessuno può arrogarsi il diritto di decidere quando una vita non merita più di essere vissuta.
Deve, invece, crescere la capacità di accoglienza da parte delle famiglie stesse. S
tupisce, poi, che tante energie e tanto dibattito siano spesi sulla possibilità di sopprimere una vita afflitta dal dolore, e si parli e si faccia ben
poco a riguardo delle cure palliative, vera soluzione rispettosa della dignità della persona, che ha diritto ad avviarsi alla morte senza soffrire e
senza essere lasciata sola, amata come ai suoi inizi, aperta alla prospettiva della vita che non ha fine.
Per questo diciamo grazie a tutti coloro che scelgono liberamente di
servire la vita.
Grazie ai genitori responsabili e altruisti, capaci di un amore non possessivo; ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, agli educatori e agli insegnanti, ai tanti adulti - non ultimi i nonni - che collaborano con i genitori
nella crescita dei figli; ai responsabili delle istituzioni, che comprendono
la fondamentale missione dei genitori e, anziché abbandonarli a se stessi
o addirittura mortificarli, li aiutano e li incoraggiano; a chi - ginecologo,
ostetrica, infermiere - profonde il suo impegno per far nascere bambini;
ai volontari che si prodigano per rimuovere le cause che indurrebbero le
donne al terribile passo dell'aborto, contribuendo così alla nascita di bambini che forse, altrimenti, non vedrebbero la luce; alle famiglie che riescono a tenere con sé in casa gli anziani, alle persone di ogni nazionalità
che li assistono con un supplemento di generosità e dedizione.
Grazie: voi che servite la vita siete la parte seria e responsabile di un
Paese che vuole rispettare la sua storia e credere nel futuro.
TRENT’ANNI
DI GIORNATE
1979
La vita è sacra
1980
Evangelizzare la vita
1981
Madre e figlio,
un’unica vita da amare
1982
La vita un dono sempre
1983
Territorio e lavoro
a servizio della vita
1984
Da adulti, per la vita
1985
La vita che nasce
riconcilia con la vita
1986
Ogni vita chiede amore
1987
Quale pace se
non salviamo ogni vita?
1988
del tuo seno
1989
scerlo “immagine e somiglianza
di Dio” o, in ogni caso, non negarne in alcun modo la sua altissima dignità. Non manipolare le
coscienze, non restare indifferenti davanti a una madre in
difficoltà. Significa, infine (ma i
“significati” non finiscono qui),
riacquistare la capacità di contemplare, magari «chiudendo
gli occhi per vedere meglio»,
quella minuscola e grandiosa
creatura che si forma in virtù
dell'amore tra una donna e un
uomo e della capacità dei due
di somigliare a Dio nella procreazione.
È anche per questo che ogni
figlio è figlio di Dio.
PIER GIORGIO LIVERANI
Solidali con la vita
per il futuro dell’uomo
1990
Vivi per servire la vita
1991
Amore per la vita,
scelta di libertà
1992
Il diritto alla vita,
fondamento
di democrazia e di pace
1993
Ripartire dal rispetto
della vita
per rinnovare la società
1994
ciare all'antilingua che trasmette messaggi di guerra e di
morte, nasconde la verità delle
parole e manipola la cultura
degli uomini; e recuperare, invece, un'antropologia che,
anche prima della sua nascita,
metta l'uomo al centro della
cultura, come - inutilmente - dicono la Dichiarazione dei diritti
dell'uomo (1948), la Dichiarazione e poi la Convenzione
(1948 e 1958) dei diritti del fanciullo.
Significa ricostruire un tessuto sociale che accolga e protegga, sostenga la famiglia, la
donna.
Significa non nascondere,
ma proclamare la verità sull'uomo senza temere di ricono-
Benedetto il frutto
La famiglia,
tempio della vita
1995
Ogni figlio è un dono
1996
Ripensare la vita per
una nuova cultura della vita
1997
Io sono la vita
1998
Comunicare vita
1999
Paternità, maternità,
dono e impegno
2000
Ci è stato dato un figlio
2001
Ogni figlio è parola
2002
Ri-conoscere la vita
2003
Della vita non si fa mercato
2004
Senza figli non c’è futuro
2005
Fidarsi della vita
2006
Rispettare la vita
2007
Amare e desiderare la vita
2008
Servire la vita
17
gennaio 2008
Il risveglio
dell’anima
laica
Q
ualcosa si muove, in
campo laico. Per la
prima volta in venticinque anni, in altre parole
dall'epoca del referendum sulla
legge 194, due quotidiani “laici”
e classificabili come di centrodestra dedicano i loro “fondi” o i
loro editoriali di prima pagina alla
richiesta di abolizione dell'aborto
legale. I due articoli di fondo, preceduti da un editoriale di cronaca
e commento al convegno dei Cav,
sono stati pubblicati dal Giornale
mentre Il Foglio di Giuliano Ferrara, ha lanciato, come logica conseguenza della moratoria sulla
pena di morte decisa dalle Nazioni Unite, addirittura una moratoria per l'aborto e ha deciso di
sostenerla con un'iniziativa personale in stile Pannella alla rovescia:
non un digiuno, ma una “dieta liquida” di otto giorni, dalla vigilia
di Natale al mattino del primo
dell'anno.
Quello del Foglio (19 dicembre) è «un appello alle buone coscienze che gioiscono per la
moratoria sulla pena di morte nel
mondo», e chiede di fare ora
«una moratoria per gli aborti. Infatti, per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente
18
gennaio 2008
ci sono mille, diecimila, centomila,
milioni di aborti, comminati a esseri umani viventi, concepiti nell'amore o nel piacere e poi
destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della
salute della donna, che con la
donna in carne e ossa e con la sua
speranza di salute e di salvezza
non ha niente a che vedere».
Ferrara aggiunge: «Questi esseri umani ai quali procuriamo la
morte legale hanno ciascuno la
propria struttura cromosomica,
unica e irripetibile. Spesso, e in
questo caso non li chiamiamo
“concepiti" ma “feti”, hanno
anche le fattezze e il volto, che sia
o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona».
E scrive poi che, giustamente,
per la pena di morte «non facciamo differenze, e condanniamo
in linea di principio la soppressione legale di un essere umano
senza guardare ai suoi motivi»,
ma «il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni
permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza
riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal
mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarli fino
al punto di amputarsi dell'amore.
È Io scandalo supremo del nostro
tempo, è una ferita catastrofica
che lacera nel profondo le fibre e
il possibile incanto della società
moderna. È oltre tutto, in molte
parti del mondo in cui l'aborto è
selettivo per sesso e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo»,
Ecco perché, «dopo aver promosso la Piccola Moratoria, promuoviamo la Grande Moratoria
della strage degli innocenti».
Personalmente, poi, Ferrara
s'impegna (21 dicembre) a seguire
«Una dieta speciale per la moratoria sull'aborto. Perché siano garantiti fondi al movimento per la
vita e ai centri di assistenza che lavorano contro l'aborto, come ha
chiesto ieri il giornale dei vescovi
(Avvenire) […] Questa è la mia decisione, e chi voglia associarsi sarà
il benvenuto. Non chiamatela testimonianza, perché la testimonianza è sorella del martirio.
Chiamatela per quello che è. Una
dieta speciale contro l'ipocrisia e
la bruttezza di un tempo in cui la
morte viene bandita in nome del
diritto universale alla vita […] Non
è un sacrificio eccezionale, tutt'altro. È un altro modo di fare festa.
È una cosa che non mi sarei mai
sognato di immaginare nella vita
e che in genere mi ispira una tremenda diffidenza: una buona
azione».
Per ogni buon conto Ferrara
ha tenuto un diario dalla casa di
campagna in cui si è ritirato e lo
ha pubblicato sul Foglio e sul sito
web del giornale. La cosa ha fatto
chiasso e il Corriere della sera l'ha
ripresa, riferendo anche delle «pa-
“
il miliardo e più aborti praticati
da quando le legislazioni lo permettono
riguarda persone legalmente innocenti
”
ginate di lettere e reazioni», quasi
tutte entusiaste, che appaiono sul
Foglio: «Un mondo che viene
come risvegliato. Il giurista Mario
Mazziotti, che si dimise dal Partito
liberale ai tempi del referendum
“
e il giornalista Ruggero Guarini
[…] Una lettera della senatrice Binetti e Alfredo Caradonna, in rappresentanza dei medici cattolici di
Latina. Tanti ascoltatori di RadioMaria, i focolarini, Scienza&vita,
Cl e le Acli, il Forum delle associa-
Se lo Stato deve
difendere la vita,
questa difesa
deve andare
dal concepimento
alla morte
naturale
”
Mario Giordano
direttore de Il Giornale
zioni familiari…»
Dall’iniziativa di Ferrara è nato
un vero e proprio movimento di
opinione che ha generato un dibattito quanto mai ampio che è
ben presto giunto al centro della
questione: la modifica della legge
194. Non siamo in grado di prevedere l’evoluzione di tale dibattito
che nei giorni in cui chiudiamo
queste pagine è nel pieno dello
svolgimento.
Quello che è certo è che ha
smosso persone e media non sem-
pre chiaramente schierati sul diritto alla vita. E’ il caso del Giornale che ha, anche lui, preso una
posizione assai netta. Aveva cominciato con un editoriale di Stefano Zecchi, laico professore di
Estetica in prima pagina («Lettera
a un bambino che è nato», 25 novembre) il quale, pur giudicando
buona la legge 194, informava e
commentava molto positivamente il convegno e soprattutto
l'esperienza dei Cav e ricordava gli
85mila bambini da loro salvati:
«Se una cosa è ammessa dalla
legge, significa anche che è la cosa
migliore e più giusta da fare?».
Poi, improvvisamente il fondo del
23 dicembre sulla linea di Ferrara:
«La pena di morte da abolire davvero». Il direttore Mario Giordano
scriveva: «Non sarebbe male se
questo Natale avesse al centro,
oltre alle lamentele su prezzi e
tredicesime tagliate, anche il tema
della vita. In fondo, il Natale è la
festa della vita. Lo dice la parola
stessa […] Il punto è chiedersi se
lo Stato deve favorire la soppressione della vita, ancorché legale.
O se la vita lo Stato deve cercare
di difenderla […] Questa difesa
dev'essere estesa dal concepimento alla morte naturale». Il
giorno dopo, vigilia di Natale,
altro fondo, questa volta di Luca
Doninelli scrittore cattolico: «Il
problema dell'aborto non un problema cattolico […] è invece un
problema di ragione, un problema, dunque, culturale che riguarda tutti indistintamente».
19
gennaio 2008
Dichiariamo
guerra
all’egoismo
E
rnesto Olivero, fondatore del Sermig di Torino
è un testimone dei nostri tempi nella battaglia
per la pace. Punto di riferimento
del variegato mondo “arcobaleno” cattolico e non. A lui chiediamo un giudizio sui rapporti
diritto alla vita, pace e pena di
morte
Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo II ed anche Padre
Pio, hanno più volte sottolineato che non ci sarà pace nel
mondo se non si pone fine all'aborto. Qual è il suo parere
in proposito?
Il cristiano è cristiano se vive il comandamento dell'amore: dar da
mangiare all'affamato, dare da
bere all'assetato, visitare il carcerato… Da qui deriva la sensibilità
o la non sensibilità verso la vita
in tutte le sue fasi, soprattutto
nei tempi di maggior fragilità.
Quando, tanti anni fa, una ragazza mi ha confidato di voler
abortire, perché sola, senza lavoro, senza casa, mi sono interrogato e mi sono detto: se credo
nel valore della vita, non posso limitarmi ad indicarle la strada,
20
gennaio 2008
devo starle vicino nei suoi problemi concreti. Il suo bambino è
nato, ma ho avuto una figlia e
un nipote in più.
Per chi come me si impegna
da sempre per aiutare nel
mondo vite umane schiacciate
dalle guerre e dalla fame, come
non spendersi per salvare una
vita che nasce… Ci sarà pace
quando la vita dell'uomo sarà rispettata, accolta, amata sempre,
dal concepimento alla morte,
sempre con il medesimo amore,
e in ogni parte del mondo.
In questo inizio di millennio
sembra trionfare la cultura
dei diritti. Per molti anche l'aborto è un diritto...
Il nostro tempo esalta l' “IO”:
tutto ruota intorno a me, tutto è
per me, io posso tutto… Se IO
sono al centro di tutto, i miei diritti non sono in discussione. E'
una questione di scala di valori.
In questo senso siamo tutti da
rieducare, soprattutto noi cristiani che abbiamo perso la nostra identità.
Oggi per andare avanti dobbiamo aver il coraggio di tornare
indietro. Dobbiamo tutti avere il
coraggio di fare un passo indietro nei nostri diritti acquisiti e
pensare che per offrire a tutti le
medesime opportunità di vita,
forse dobbiamo accontentarci
tutti di avere di meno. Ma sicuramente tutti dobbiamo mettere al
centro il più debole: l'anziano, il
“
malato, il bambino… Chi crede
che la vita è un valore in sé,
crede che lo è sempre e comunque, dal primo momento fino
alla fine e per l'eternità; crede
che non c'è una vita che vale più
di un'altra: la mamma e il bambino vanno accolti entrambi e
aiutati entrambi. Il diritto alla
vita è diritto di tutti e soprattutto è diritto della vita più debole ad essere fasciata di cure, di
affetto, di attenzione.
In Europa c'è un aborto volontario ogni 25 secondi ed
una separazione o divorzio
ogni trenta secondi. Nonostante le tante sofferenze
causate, alcuni sostengono
che questa è la strada del progresso e dell'emancipazione
femminile...
La donna ha conquistato la sua
autonomia con grandi fatiche, e
questo va detto; va detto anche
che, ancora oggi e nonostante
tutto il progresso, è spesso vittima di violenza anche tra le
mura domestiche. Se avessimo a
cuore le donne, se le amassimo
veramente, le aiuteremmo a capire che l'aborto crea una ferita
che non si rimargina più; le aiuteremmo a non arrivare ad un
atto di così grande crudezza. Ma
bisogna aiutarle davvero.
Per tanti anni la questione sociale è stata separata dalla difesa della vita. Che ne pensa?
In un luogo come l'Arsenale della Pace, la Culla per la vita
resta un segno, un richiamo per tutti noi a guardarci
attorno perché accanto a donne e madri in difficoltà
non manchi mai un consiglio, un aiuto, una mano amica
Benedetto XVI
durante l’Angelus del 1 gennaio
Giornata Mondiale per la pace
”
Ernesto Olivero
E
rnesto Olivero è nato a Mercato San Severino (AV) da
padre piemontese e madre
avellinese, ultimo di nove figli. A
nove anni si trasferisce a Chieri (TO)
con la famiglia. Lavora come bancario fino al raggiungimento della pensione. Poi si dedica interamente al
servizio dei poveri.
Nel 1964 sposa Maria Cerrato.
Hanno tre figli e cinque nipoti. Subito dopo il matrimonio, con la moglie e con un gruppo di amici, dà vita
al Sermig (Servizio missionario giovani) per sostenere i missionari e
combattere la fame nel mondo.
Nel 1983 inizia l'opera di trasformazione dell'Arsenale militare di Torino in Arsenale della Pace; e del
gruppo del Sermig in Fraternità della
Speranza: ai giovani, alle coppie di
sposi e alle famiglie si uniscono nella
conduzione dell'Arsenale anche monaci e monache, che scelgono di vivere il dono di sé a Dio e ai fratelli.
L’Arsenale ospita l’ultima nata tra
le Culle per la vita, inaugurata nel dicembre scorso.
Viviamo in un mondo che continua a tuffarsi nel baratro della
morte. Per ribaltare questa tendenza la strada da intraprendere
è quella dell'amore, è quella di
farsi gli affari degli altri.
Le azioni concrete di ognuno
di noi possono contribuire perché ogni vita sia vissuta in pienezza.
Da sempre le nostre case sono
aperte ai più disagiati in nome
del rispetto della vita e della dignità della persona; da sempre
cerchiamo di sostenere le madri
sole, le madri in attesa di un figlio. Accanto a tutte le forme di
accoglienza rivolte alla mamma
e al bambino, abbiamo accettato
anche di realizzare la Culla della
vita, non come alternativa al diritto della donna a partorire il
suo bambino nell'anonimato e a
lasciarlo in ospedale, non riconoscendolo, ma come possibilità ultima anche per chi per ignoranza
delle possibilità di assistenza al
parto in ospedale non trovi o
non le sia data altra alternativa
che un cassonetto dove deporre
il bimbo appena nato.
In un luogo come l'Arsenale
della Pace, la culla della vita resta
un segno, un richiamo per tutti
noi a guardarci attorno perché
accanto a donne e madri in difficoltà non manchi mai un consiglio, un aiuto, una mano amica.
Dobbiamo lavorare perché
ogni persona abbia le opportunità per vivere una vita piena di
dignità, in ogni fase della vita.
Non si può pensare che la vita
non sia vita o chiederle di morire
prima di essere vissuta.
ANTONIO GASPARI
21
gennaio 2008
EUROPA
2008, l’anno
dei diritti
dell’uomo
Le associazioni pro life di 14 Paesi
europei hanno lanciato
nel dicembre scorso una petizione
alle Istituzioni del Vecchio
Continente perché venga
riconosciuto come fondamenta
del processo di integrazione
il prioritario diritto alla vita
di ogni uomo senza differenze
o eccezioni.
Su questa petizione si apre
una raccolta di firme continentale
che ha l’obbiettivo di raccogliere
milioni di sottoscrizioni entro
il 10 dicembre 2008,
60° anniversario della Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo
22
gennaio 2008
I
l 12 dicembre 2007 in una seduta solenne a Strasburgo, nell'Assemblea del Parlamento
europeo, i rappresentanti delle tre
massime istituzioni dell'Unione,
Consiglio dei ministri, Commissione
e Parlamento, hanno sottoscritto la
“Carta dei Diritti fondamentali”. Il
testo elaborato da un'apposita
“convenzione”, approvato a Nizza
nel Dicembre 2000, avrebbe dovuto
essere parte integrante e principale
della Costituzione europea. Il progetto però è fallito perché i referendum svoltisi in Francia ed Olanda
l'hanno bocciato. Tuttavia per dare
importanza almeno a quella parte
approvata a Nizza, contenente l'indicazione dei valori fatti propri dall'Unione europea, è stato compiuto
il solenne gesto di Strasburgo, il 12
dicembre scorso.
Durante la preparazione del documento si era svolta una vivace discussione sulle “radici cristiane
dell'Europa”. Purtroppo il riferimento ad una tale origine della cultura europea non è stato accettato.
La Carta intende attualizzare,
nell'ambito dei 27 Stati dell'Unione,
la Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo, ma, purtroppo, anziché
rendere più esplicito il riconoscimento del diritto alla vita fin dal
concepimento e il valore della famiglia come nucleo fondamentale
della società, rende equivoco ciò che
nella Dichiarazione universale era
più chiaro. Ma le istituzioni europee
riconosca
“L’Europa
il diritto alla vita,
alla famiglia, alla libertà educativa
hanno voluto sottolineare il collegamento tra la Dichiarazione universale dei diritti umani approvata
il 10 dicembre 1948 e la carta dei
diritti fondamentali dell'Unione,
fissando la celebrazione di quest'ultima il 12 dicembre, cioè quasi
in coincidenza con la data (10 dicembre) in cui ogni anno viene ricordata
con
solennità
la
Dichiarazione del 1948.
Il 10 dicembre 2008 si compirà
il sessantesimo anniversario della
Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo. Essa era stata approvata dall'Onu in un momento
drammatico. La Seconda guerra
mondiale era finita da poco, ed era
appena cominciato quel periodo di
dura opposizione tra l'oriente comunista e l'occidente, che faceva
temere un nuovo più temibile conflitto, tanto che la pace venne chiamata “equilibrio del terrore”,
sicchè l'umanità, guardando indietro, vedeva lacrime, sangue e rovine e cercando di osservare il
futuro intuiva qualcosa di ancora
più terribile. E' in questa situazione
che i popoli della terra nella dichiarazione del 10 dicembre 1948 sottoscrissero un patto di pace.
Dissero che “il fondamento
della libertà, della giustizia e della
pace nel mondo consiste nel riconoscimento della uguale dignità di
ogni essere appartenente alla famiglia umana”.
Purtroppo questo nobilissimo
proposito è stato continuamente
tradito. C'è anche un tradimento
che particolarmente grave perché
è il più diffuso ed è, anzi, lodato da
molti come conquista civile. Esso riguarda, prima ancora che i fatti, il
modo di pensare dell'uomo contemporaneo. Esso ha due aspetti:
da un lato la negazione del diritto
alla vita dei bambini non ancora
nati, dall'altro la corruzione del
concetto di famiglia. Questo determina come ha scritto Giovanni
Paolo II nell'Evangelium Vitae
(n.18) una “svolta dalle tragiche
conseguenze” che sta capovolgendo tutta la dottrina dei diritti
umani. Urge pertanto una “mobilitazione generale” (Evangelium
vitae 95) per restituire verità ai Diritti dell'uomo, centrandoli sulla
uguale dignità umana verificabile
proprio sui più piccoli, poveri, indifesi quali sono i bambini non ancora nati e su quel modello
primigenio di ogni possibile solidarietà umana che è la famiglia.
In materia di diritti umani l'Unione Europea pretende di essere
maestra. In Parlamento ogni anno
viene discusso un rapporto sullo
stato dei diritti umani nel mondo
ed esiste un'apposita sotto Commissione che ha il compito di vigilare sul loro rispetto. Purtroppo
però i diritti umani vengono interpretati con un criterio procedurale,
non anche contenutistico. Il valore
decisivo è la democrazia, non la di-
”
gnità umana. Del resto non tutti i
cittadini europei sono contenti di
un'Europa che mette al centro dei
suoi interessi, l'economia, il mercato, la concorrenza e dimentica
invece la sua anima legata alla tradizione greco-romana-cristiana e
cioè al valore dell'uomo. Torna in
mente l'esortazione di Giovanni
Paolo II: “L'Europa di domani è
nelle vostre mani. Siate degni di
questo compito, voi lavorate per
restituire all'Europa la sua vera dignità, quella di essere luogo dove
la persona, ogni persona, è accolta
nella sua incomparabile dignità!”
Che fare? Uno dei contenuti
della cittadinanza europea è il diritto di petizione, cioè quello di potersi rivolgere direttamente alle
istituzioni europee ed ottenere
una risposta. Nel Parlamento europeo esiste un'apposita “Commissione delle petizioni” che riceve le
domande dei cittadini, le vaglia, le
discute e, se lo ritiene opportuno,
presenta all'Assemblea plenaria
del Parlamento apposite risoluzioni. Ma la petizione di un singolo
ha poco peso. Quella sottoscritta
da molti milioni di cittadini non
23
gennaio 2008
Noi cittadini europei
N
oi cittadini europei, nell'anno in cui si celebra il 60° Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, quando l'Unione europea accelera il
cammino verso l'integrazione proclamando la “Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea”,
consapevoli
che la dignità umana, la libertà, l'uguaglianza, la solidarietà e la giustizia costituiscono il patrimonio spirituale e morale su cui si fonda l'unione dei popoli europei,
affermiamo:
l'importanza del riconoscimento:
- del diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale;
- della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, come nucleo
fondamentale della società e dello Stato;
- del diritto di ogni bambino ad essere concepito, a nascere ed essere educato in
una famiglia dai genitori, che hanno prioritariamente il diritto di scegliere l'educazione da dare ai loro figli;
chiediamo:
che l'Unione europea riconosca i diritti sopra indicati e conformi ad essi la sua
azione.
Strasburgo 12 Dicembre 2007 (proclamazione della Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea) - 10 Dicembre 2008 (60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo)
può essere ignorata. In Italia abbiamo l'esperienza della petizione
“per la vita e la dignità dell'uomo”
che raccolse due milioni e mezzo di
firme e che nel luglio 1988, nell'anno del quarantesimo anniversario
della
Dichiarazione
universale, suscitò alla Camera dei
deputati un dibattito protrattosi
per un mese (pubblicato in un
libro: “La difesa della vita in Parlamento”). Perché non ripetere un
operazione simile a livello europeo?
Il testo della petizione è stato
preparato in una riunione di esponenti di movimenti per la vita o familiari provenienti da 14 paesi
24
gennaio 2008
dell'unione in un incontro svoltosi
a Strasburgo il 10 e l'11 dicembre
scorso. Esso intende impedire la
“deriva” negativa della Dichiarazione universale e della “Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione”.
Di quest'ultima viene ripreso
letteralmente il punto del preambolo che fa riferimento ai “diritti
dell'uomo, la dignità, la libertà,
l'eguaglianza, la solidarietà e la
giustizia” quali “patrimonio spirituale e morale su cui è basata l'unione dei popoli europei”. Ma
viene indicata la necessità che
questi valori non siano falsificati,
come avvenne quando si nega il
diritto alla vita dal concepimento
o si distrugge la definizione stessa
di famiglia come fondata sul matrimonio di una donna e di un
uomo.
Vita umana e famiglia sono valori strettamente legati tra loro
perché la famiglia in quanto so-
cietà di amore gratuito e incondizionato è rivelatrice primaria della
dignità della vita.
La petizione è promossa dal
“Forum des familles et des droits
de l'homme” di cui il Movimento
per la vita italiano è parte attiva.
Lo scopo della petizione non è
solo quello di suscitare un dibattito
nelle istituzioni europee. E' anche
quello di suscitare effetti educativi
e culturali in tutti i 27 Stati dell'Unione (e magari anche al di
fuori…) mediante azioni di accompagnamento alla raccolta di firme.
Il lavoro è molto ma abbiamo un
anno di fronte a noi. Infatti pensiamo di presentare la petizione al
Parlamento e alle istituzioni europee il 10 dicembre 2008, nel 60°
anniversario della Dichiarazione
universale. Il tempo è lungo, ma
non c'è tempo da perdere. Facciamo del 2008 l'anno dei diritti
umani.
LA LEGGE 194
Una storia
fatta di
menzogne
T
rent'anni fa, nel 1978, la
legge 194 che istituiva l'aborto di Stato nasceva
sulla base non di una,
bensì di una serie di bugie e di affermazioni menzognere abilmente adoperate per moltiplicare
gli effetti ingannatori sull'opinione pubblica. Parliamo qui soltanto degli strumenti propagandistici e non delle parole bugiarde
con cui è composto il testo della
legge e di cui ci si occuperà in una
successiva occasione.
Per arrivare alla legge, si era
già cominciato, qualche anno
prima, a gridare sulle piazze che
«l'utero è mio e ne faccio quello
che voglio io». In realtà non tanto
l'utero, strillavano le femministe,
ma il suo contenuto - il figlio da
poco concepito che i radicali chiamavano «un grumo di sangue»
come si diceva nell'antichità - era
dichiarato proprietà privata di
colei che lo portava in grembo.
Una forma nuova di schiavitù,
rafforzata dalla proclamazione altrettanto strillata del diritto di
aborto».
Ma ci può essere un diritto su
una persona? Al tempo degli
schiavi si diceva di sì, perché gli esseri umani si compravano e si vendevano e la loro uccisione non era
un reato. Ma poi, con il cristianesimo, questo diritto, sia pure a fatica, sparì per essere recuperato,
nella seconda metà del secolo
La legge che rende legale l’aborto
in Italia risale al 1978 e
da allora rappresenta l’ultimo tabu.
Niente e nessuno riesce a metterla
in discussione. Neanche fosse
un raro esempio di perfezione...
Invece è stata costruita su una ben
orchestrata campagna di opinione.
E su tante bugie. Ne sveliamo qualcuna
25
gennaio 2008
La verità dei numeri
R
enzo Puccetti, specialista
in medicina interna e segretario di Scienza&vita
di Pisa-Livorno, ripercorre
le menzogne usate per far accettare alla popolazione, soprattutto
a quella di sesso femminile, la liberalizzazione dell'aborto: “Si afferma che la legalizzazione dell'aborto fa cessare l'aborto clandestino, ma questo è falso, in Italia,
dopo 30 anni di aborto legale e
quasi 5 milioni di aborti legali, l'Istituto superiore di sanità stima in
20mila il numero di aborti annui
clandestini (Relazione sull’attuazione dell legge 194 per il 2006)”.
Per quanto riguarda le complicanze dell'aborto clandestino il
dottor Puccetti ha precisato che: “I
dati dell'Oms riferiscono che la
mortalità materna in Irlanda e Polonia, dove l'aborto è illegale o
poco praticato, è mediamente più
bassa rispetto a quella dei Paesi
confinanti, rispettivamente Inghilterra e Repubblica Ceca”.
“Inoltre - ha aggiunto - c'è uno
studio che ha definitivamente
fatto cadere il presunto ruolo 'salvifico' dell'aborto nei confronti
della donna. In Finlandia sono
stati valutati i decessi di tutte (non
di campioni) le donne in età fertile entro un anno dal termine
della gravidanza; è risultato che le
donne che abortiscono volontariamente hanno una mortalità tripla
rispetto a quelle che partoriscono,
con un tasso di suicidi del 700%”.
Quanto alla pretesa che la libertà di aborto sia un beneficio
per la salute della donna, Puccetti
afferma che “sulla base delle evidenze, è acclarato che l'aborto è
nocivo per la salute delle donne;
le vere femministe che combattono per la tutela della vita e della
dignità delle donne, sono fermamente contrarie all'aborto, vedendo come questo sia semplicemente il primo passo di una
tecno-scienza che, promettendo
alle donne maggiore libertà, in
realtà le espropria del proprio
corpo, rubando il 'saper fare' della
donna per affidarlo ad un tecnico
del corpo femminile”.
Uno degli argomenti più utilizzati dai sostenitori dell'interruzione volontaria di gravidanza è
quello di far credere che l'aborto
servirebbe alle donne vittime di
violenza o incesto. Un argomenta-
scorso, sotto la forma nuova e ingannevole di uno, il primo, dei cosiddetti «diritti civili». Sarebbe
stato giusto chiamarli barbari,
ma, come per il divorzio, quando
la 194 fu approvata, si parlò di
una «conquista di civiltà». Invece
che dalla rupe Tarpea, i bambini
rifiutati magari perché malformati, venivano gettati tra i rifiuti
ospedalieri speciali o nel Wc. La
cultura della morte, che aveva
portato alla legge di aborto si ma-
nifestò per prima cosa come cultura dello scarto. Si scarta, si rifiuta ciò che non serve, che è
“
26
gennaio 2008
La bugia più
incredibile:
prima della
legge l’aborto
avrebbe ucciso
25mila donne
l’anno
”
inutile, che non piace, che non ha
alcun valore.
Per rafforzare le loro lugubri
Renzo Puccetti
specialista in medicina interna
e segretario di Scienza&vita
di Pisa-Livorno
affermazioni, gli abortisti dissero
che il Codice penale del 1931 (il
Codice Rocco dal nome del ministro che lo aveva curato), pubblicato in epoca fascista, era un
codice razzista, perché aveva collocato l'aborto fra i reati «contro
l'integrità e la sanità della stirpe»
e non contro la persona. Era effettivamente una collocazione giuridica poco felice, ma la critica
abortista era menzognera e per
diversi motivi. Innanzitutto, perché «stirpe» non vuol dire razza,
ma serie di generazioni (che veniva interrotta con l'aborto) e poi
perché la «Carta della razza»
venne promulgata in Italia nel
1938 a imitazione della legislazione nazista e perché il Codice
zione utilizzata anche da Amnesty
international per giustificare la sua
svolta abortista.
“In realtà - ha spiegato Puccetti
- tali motivazioni entrano in gioco
in meno dello 0,5% dei casi. Anche
in questi dolorosi casi, comunque,
l'aborto non costituisce un aiuto
per queste donne, ma anzi può aggiungere un'altra ferita ad una già
aperta, come testimoniato da uno
specifico documento redatto da
donne americane rimaste incinte
dopo una violenza”.
Anche l'argomentazione utilizzata dai sostenitori dell'interruzione volontaria di gravidanza,
secondo cui le donne ricorrerebbero all'aborto solo in casi eccezionali, è per Puccetti “una motivazione truffaldina”.
Per il segretario di Scienza&vita
“i dati, smentiscono questa tesi”
infatti “la percentuale di abortività, da anni in Italia è stabile intorno ai 250 aborti ogni 1000 nati
vivi. La legalizzazione si associa ad
una assuefazione alla pratica abortiva: in Italia, nel solo 2004, 23.431
donne hanno abortito per la seconda volta, 6.861 per la terza,
2.136 per la quarta e 1.433 per almeno la quinta volta”.
“Tutti gli studiosi, persino quelli
abortisti - ha aggiunto Puccetti ammettono che aumentare l'ac-
cesso all'aborto ne aumenta il ricorso. Fra i numerosi esempi vi è
quello dell'Irlanda: è noto che
donne irlandesi vanno ad abortire
in Inghilterra, ma complessivamente il fenomeno abortivo in Irlanda è un terzo di quello inglese,
dove l'aborto è legale su richiesta”.
Il medico pisano è inoltre convinto che “tra i frutti della mentalità abortista non è estraneo
l'inverno demografico. Non sono
rari i casi di donne che dopo uno
o più aborti, effettuati perché
non era il momento opportuno
per una gravidanza, si ritrovano
disperate a cercare l'accanimento
procreativo con le tecniche più invasive, ma nella maggior parte
fallaci, di procreazione artificiale”.
Puccetti ha respinto la propaganda a favore dell'aborto,
spiegando che “presentare la soppressione di una vita umana innocente come necessaria per la
salvaguardia della vita, della salute
e della libertà della donna. In
realtà difesa della vita e difesa
delle donne non sono assolutamente in antitesi. Affermare il contrario da parte di medici che
conoscono i dati è mentire, sapendo di mentire”.
del '31 aveva preso di peso, tali e
quali, quegli articoli, dal precedente Codice Zanardelli del
1889…
La legge 194
nacque, però,
anche sull'onda
di una falsificazione e manipolazione di dati
statistici. Si diceva
che in Italia ogni
anno morivano,
per le conseguenze degli
aborti, da 20 a
25mila donne: un
autentico ginocidio, strage di donne. In realtà le
donne in età fertile che morivano
ogni anno per qualsiasi causa (in-
cidenti, malattie, delitti, suicidi…)
non superavano le 13mila…
Si sosteneva anche che il numero degli aborti era di 800
mila (pari a
quello delle nascite di allora),
numero attribuito al ministero della Sanità;
anzi di 1.250.000
(attribuito all'Università di
Pavia); anzi di
due o tre milioni
(congresso di Bologna del 1968
della Società italiana di ostetricia
e ginecologia); anzi di quattro milioni (attribuito all'Oms). Nessuno
“
AG
Prima
della legge
ogni donna
nella sua vita
avrebbe subito
11 aborti
clandestini
”
27
gennaio 2008
Parco Pannella e Adele Faccio
ai banchi della Camera durante la discussione su quella che sarebbe diventata la legge
194, l’unica che, a distanza di 30 anni non abbia subito modifiche o integrazioni
di questi enti, in realtà, aveva mai
formulato né fornito questi dati,
che erano del tutto immaginari,
ma è l'aborto in sé stesso che si
fonda su una menzogna sull'uomo negandone la dignità e
l'intangibilità.
Questi numeri, tuttavia, furono acriticamente accettati dai
giornali, dalle relazioni ai disegni
di legge, dai partiti. Nessuno
provò a fare qualche calcolo elementare. Se fossero stati quattro
milioni, ciò avrebbe significato
che tutte ma proprio le donne in
età fertile avrebbero dovuto praticato nel corso della loro vita fertile (circa 30-35 anni) ben undici
aborti volontari. Più quelli eventuali spontanei e i parti. Per 1,2
milioni di aborti annui gli aborti
sarebbero stati 3,2 per donna; per
800mila, 2,1 aborti. Si superò il limite del tragicomico, ma la gente
ci credette e si disse: ci vuole una
legge. Oggi, che l'aborto è entrato nell'ordinamento giuridico
28
gennaio 2008
del Paese e nel costume di molti
nessuno ricorda più questi numeri: il fronte abortista, ministero
della Salute compreso, si limita a
registrare gli aborti legali praticati
secondo la legge e trascura sia
quelli clandestini sia quelli invisibili dovuti alla pillola del giorno
dopo, anzi spinge per arrivare all'uso privato della micidiale
Ru486.
Un altro aspetto tragicomico
fu la dichiarazione spontanea di
Bonifacio, l'allora ministro della
Giustizia (di un governo che si era
dichiarato «neutrale» in materia),
il giorno dell'approvazione definitiva della legge in Senato. Disse
che «gli stessi promotori della
legge avevano seccamente smentito la tesi, aberrante sul piano costituzionale, civile e morale
secondo la quale l'aborto costituirebbe contenuto e oggetto di un
diritto di libertà». Erano anni che
Pannella, Bonino, Adele Faccio e
soci reclamavano su tutte le
piazze il diritto di aborto e, dal
1978, sono trent'anni che si parla
del «sacrosanto diritto delle
donne di abortire».
E tutto perché? Prima ancora
di sbandierare la necessità di vincere l'aborto clandestino per fer-
mare la fantasiosa “strage” di
donne, i radicali avevano lanciato
una serie di parole d'ordine. La
prima era quella che rivendicava
un pieno diritto sul proprio corpo:
«L'utero è mio e ne faccio quello
che voglio io» e che importa se
una creatura diventava vittima di
sua madre? Bisognava realizzare
la libertà della donna dalla maternità imposta, da un destino che
non aveva alternative.
Per vincere l'aborto clandestino, dicevano gli abortisti, ci
vuole la socializzazione dell'aborto, ci vogliono i diritti delle
donne, ci vuole l'aborto legale,
anzi l'interruzione volontaria di
gravidanza, che nascondeva l'aborto sotto una facciata asettica e
sanitaria.
Sennonché, mentre prima
delle legge 194 gli aborti (sempre
clandestini) erano, secondo le
stime più serie, centomila l'anno o
poco più. In regime di legalità le
“interruzioni volontarie di gravidanza” legali sono diventate circa
230mila e meno male che sono diminuite. La diminuzione non
tiene conto degli altri circa trentamila aborti clandestini (stima ministeriale) più le decine e forse le
centinaia di migliaia di aborti precocissimi ottenuti con la pillola del
giorno dopo, il Norlevo, che lo
Stato sponsorizzò per chiudere gli
occhi davanti al problema che richiedeva ben altri strumenti, ben
altre filosofie per essere vinto.
Come insegna l'opera dei Cav.
E allora? Allora… viva la 194,
viva le menzogne del fronte abortista, viva i «diritti civili». Tanto chi
muore sono i bambini ancora da
nascere, che nessuno vede, che
non hanno un nome. Non hanno
neppure un sepolcro dove posare
un fiore. Non si può pregare davanti al forno inceneritore degli
ospedali, ma si può solo sperare
che a questi piccoli di Dio il Padre
che è nei cieli darà Lui un nome e
una carezza quando si presenteranno all'ingresso del suo Regno.
PIER GIORGIO LIVERANI
LA LEGGE 194
Se 5 milioni
vi sembran pochi
“
E’ questo il terribile bilancio di trent’anni
di aborto legale. E la strage non si ferma
anzi procede al ritmo di 130mila Ivg l’anno
O
gni anno il ministro della Salute deve
presentare al Parlamento una Relazione sullo stato di attuazione della
legge 194/78. Ma queste relazioni si sono trasformate sempre più in un teatrino in cui da
trent’anni va in scena la commedia degli
equivoci. I numeri vengono stiracchiati e addomesticati quanto basta per tornare utili all’obbiettivo di fondo che è poi sempre lo
stesso: dimostrare che la legge funziona e che
gli aborti sono in continuo costante calo.
Non a caso, ad ottobre scorso Repubblica
titolava «Aborti, mai così pochi in Italia».
Esattamente la linea dettata dagli esperti del ministro
e
da
alcune
avanguardie culturali.
Cerchiamo di ristabile
un po’ di verità. Anzitutto
cercando di capire se si
possa veramente parlare di
«pochi» aborti, quando ci si
riferisce a cifre come
130.033 aborti su 560.010
nati? Vuol dire che gli
aborti sono quasi un quarto
delle nascite e che su ogni Livia Turco
quattro bambini nati uno ministro della Salute
viene buttato. Non si conosce un'altra condizione di
vita in cui la mortalità sia
quasi del 25%...
Ma lasciamo le questioni di principio.
Anche entrando nel merito bisogna dire che
la matematica - una volta scienza esatta viene veramente bistrattata da queste Relazioni. Grazie al giochetto ormai ben sperimentato della pubblicazione di dati
preventivi e di dati definitivi, si tenta di far
passare lucciole per lanterne. Proviamo a ri-
”
29 ANNI DI ABORTI LEGALI
anno
1978
1979
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2006
Ivg
68.688
187.752
220.263
224.377
234.593
231.404
227.809
210.597
198.375
191.469
179.193
171.684
165.980
160.532
152.424
148.033
138.952
139.549
140.398
140.525
138.357
139.213
135.133
132.234
134.106
132.174
138.123
132.790
130.033*
133.280**
valori cumulati
0
256.440
476.703
701.080
935.673
1.167.077
1.394.886
1.605.483
1.803.858
1.995.327
2.174.520
2.346.204
2.512.184
2.672.716
2.825.140
2.973.173
3.104.125
3.243.674
3.384.072
3.524.597
3.662.954
3.802.167
3.937.300
4.069.534
4.203.640
4.335.814
4.473.937
4.606.727
4.736.760*
4.740.007**
* DATI PROVVISORI (fonte: MINISTERO SALUTE)
** CON CORRETTIVO PREVENTIVI/DEFINITIVI (fonte: NOSTRA ELABORAZIONE)
DONNE
CON ABORTI
PRECEDENTI
26,3
25,4
24,9
24,2
24,3
% sul totale
IVG di cittadine straniere
2001
30
gennaio 2008
2002
1995
8.967
1996
9.850
1997
11 . 9 1 8
1998
13.826
1999
18.806
2000
21.201
2001
25.094
2002
29.263
2003
34.419
2004
36.731
2005
37.973
2003
2004
2005
capitolare brevemente: i dati provvisori (provvisori perché alcune Regioni o probabilmente
alcune Asl di alcune regioni, sono un po’
pigre ad inviare i dati) mancano sempre di
qualche punto percentuale rispetto a quelli
definitivi, perciò è facile far passare un effetto annuncio con un presunto calo di Ivg
che poi alla realtà dei fatti non c’è.
Nella relazione dei mesi scorsi vengono
pubblicati i dati provvisori del 2006 (130.033
aborti) e quelli definitivi del 2005 (132.790).
Ma i dati provvisori del 2005, presentati
l’anno scorso, erano fermi a 129.588 Ivg, vale
a dire oltre 3200 in meno.
Confrontando i dati omogenei (o provvisorio su provvisorio, o definitivo con un provvisorio corretto e questo è possibile perché pare
che le Asl “pigre” siano un po’ sempre le stesse
per cui con una certa approssimazione è possibile prevedere la percentuale di differenza) si
scopre che gli aborti nel 2006 rispetto al 2005
non sono affatto diminuiti ma addirittura aumentati. Magari solo per qualche centinaia di
unità (non dimentichiamo mai che ognuna di
quelle “unità” corrisponde ad almeno un
bambino!) ma più che sufficienti a sbugiardare
i saccenti esperti del ministro.
Ma mica è finita qui... A proposito di Tasso
di abortività (aborti ogni mille donne in età
feconda) si parla di un calo del 2,2%, da 9,6 a
9,4 (intanto, calcolatrice alla mano, scopriamo che il calo è del 2,08 e non del 2,2) ma
applicando sempre un correttivo per esorcizzare la differenza provvisorio/definitivo si
scopre che il 9,4 del 2006 corrisponde effettivamente a 9,7. Piccolo, ma è ancora un aumento.
Nel Rapporto di abortività (aborti ogni
1000 nati vivi) la diminuzione dovrebbe essere del 3,0%, peccato che applicando la solita correzione a fronte dei 241,8 del 2005
non si scende a 234,7 ma a 240,1. Insomma,
in questo caso resta il calo ma seriamente ridimensionato.
Basterebbe essere meno ideologicamente
condizionati per ammettere onestamente che
tra il disinteresse generale e l’interesse peloso
di taluni, la legge va avanti ad un ritmo di
circa 130mila interruzioni di gravidanza
l’anno. Un anno si aumenta, un altro di diminuisce, ma sempre con differenze minime.
Oramai sembra raggiunta una soglia fisiologica dalla quale non ci si sposta più.
Una soglia terribile, la cui disumanità si nasconde dietro la freddezza dei numeri e delle
indagini epidemiologiche. Se a quei numeri si
ridà corpo, si scopre che ogni anno è come se
l’Italia perdesse un paio di capoluoghi di pro-
fonte: MINISTERO DI GRAZIA GIUSTIZIA
vincia. Se invece si vanno a sommare gli aborti
di ognuno di questi 30 anni di esistenza della
legge si scopre che la soglia del cinque milioni
è ormai lì, ad un passo. Vale a dire cancellare
d’un colpo Roma, Milano ed altre due o tre
città medio grandi.
Se da un lato si gioca con i numeri, dall’altro si preferisce tacere. Non si dice nulla, ad
esempio, sulla ripetitività degli aborti. Bisogna andare a frugare tra le tabelle per scoprire che negli ultimi anni il numero delle
donne che si chiedono di abortire per la seconda, terza, quarta volta o ancora di più è in
costante e deciso aumento. Nel 2005 è stato
del 26,3% oltre un punto percentuale in più
rispetto all’anno prima, ma per la Relazione
dal 2000 questi dati confermerebbero “una
sostanziale stabilità” .
I tecnici onesti che non guardano la realtà
con gli occhiali ideologici sanno che in questo
numero e nella sua tendenza al rialzo c’è la
condanna della legge 194 che non è riuscita a
socializzare ed a prevenire il fenomeno
aborto. Sappiamo che la prevenzione come la
intendono i sostenitori della legge non sarà
mai completa, perché non può bastare distribuire pillole o preservativi per rimuovere l’aborto. Ma neppure nella sua pochezza, quella
prevenzione ha funzionato...
Ed a proposito di “prevenzione” viene spacciata come tale la diffusione della Pillola del
giorno dopo di cui parliamo nelle prosime pagine. Quanti aborti sono stati provocati da queste pillole e quanti di questi aborti sarebbero
altrimenti finiti nella contabilità del ministro?
L’ABORTO
NEL MONDO
aborti per anno
46.000.000
aborti
negli ultimi 20 anni
1.000.000.000
31
gennaio 2008
La nuova clandestinità
S
ono circa 822 le 'pillole del sunta. In particolare, blocca l’ovu- timo caso non si tratta più di congiorno dopo' vendute in lazione se presa nel periodo pre- traccezione ma di vera e propria
Italia
quotidianamente. cedente l’ovulazione stessa, interruzione di gravidanza. MateBen 300mila confezioni vendute mentre se è assunta ad ovula- ria sulla quale c’è stata la connel 2006. A fare il bilancio totale zione avvenuta, quindi con la pos- ferma del Tar che su istanza del
è una delle due aziende che di- sibilità di un processo di Movimento per la vita ha obblistribuiscono il farmaco in Italia: fecondazione in atto, agisce sulla gato negli anni scorsi le società
la Schering, che con il suo “Levo- parete dell'utero, rendendola produttrici a ritirare le confezioni
nelle” si contende il mercato inospitale all’embrione. Ed è di as- sul mercato per correggere il fodella contraccezione d’emer- soluta evidenza che in questo ul- glio illustrativo che taceva proprio
genza con il “Norlevo” dell’effetto abortivo del prodotto.
l’Angelini. Entrambi note
Di aborto si tratta a
come 'plan B', ed in entutti gli effetti. Un aborto
trambi i casi, si tratta del
che sfugge alle rilevazioni
progestinico “levonorgedell’Istituto superiore di
strel”.
sanità ed alle procedure
Nella confezione chi è
fissate dalla 194. Inalle prese con un rapporto
somma: è a tutti gli effetti
a rischio e teme una graviun aborto clandestino che
danza indesiderata trova
smentisce le pretese della
due compresse. Entrambe
devono essere prese aslegge di socializzazione
sieme appena possibile,
del fenomeno e che
preferibilmente entro 12
“sgonfia” artificialmente
ore e non più tardi di 72 ore
le statistiche.
dal rapporto sessuale non Pillola del giorno dopo
In Italia la ‘plan B’ può
nelle due versioni, Norlevo e Levonelle, se assunto dopo il conessere venduta solo dietro
protetto. La pillola del cepimento è abortivo a tutti gli effetti. Ne vengono vendute
prescrizione medica. E la
giorno dopo può agire in 300mila confezioni l’anno, sono qundi decine di migliaia gli
prescrizione viene in larga
due modi differenti a se- aborti che, con la benedizione dello Stato, sfuggono alla legge
parte rilasciata nei pronto
conda del periodo del ciclo
soccorso.
mestruale in cui viene as-
Così quanti aborti continuano a rimanere nella
clandestinità? Il ministro dice che la clandestinità è
stata sostanzialmente debellata. Casi eclatanti
(Villa Gina, è solo un esempio) o la quarantina di
procedimenti per aborto clandestino che si avviano ogni anno (un numero che potrebbe essere
ben più alto - ed è il ministro della Giustizia a parlare - “se magistratura e forze dell’ordine non fossero distratte da altre incombenze”) dicono il
contrario.
32
gennaio 2008
Da quest’anno, poi, c’è un altro capro espiatorio: le donne straniere che contrariamente alle
italiane abortiscono sempre di più. Una controtendenza che rovina la festa al ministro, tant’è
che viene raccomandato agli esperti dell’Istituto
superiore di Sanità, per il prossimo anno, di tenere
ben distinte le contabilità.
In cosa sono diversi gli aborti delle donne straniere rispetto alle italiane? A parte un colorito
leggermente diverso e forse gli occhi un po’ allungati, i bambini sono sempre bambini, le donne
sempre donne. E l’aborto sempre aborto. Italiane
e straniere stanno in Italia, vengono assistite dal
Servizio Sanitario nazionale, abortiscono a spese
dello stesso Stato... dunque perché gli aborti delle
straniere dovrebbero contare meno di quelli delle
italiane?
DANIELE NARDI
LA RU486
La pillola
che
uccide
A
ncora una vittima accertata della Ru486. Una
diciottenne americana è infatti la sedicesima
donna ad aver perso la vita a seguito dell'uso
della contestata pillola. Eppure l'iter per l'ingresso sul mercato italiano della pillola prosegue
senza alcuna interruzione e dovrbbe compiersi nel
prossimo mese di febbraio. Nel silenzio mediatico
quasi totale la Ru486 ha dimostrato di mettere a rischio la vita delle donne dieci volte in più delle altre
tecniche, oltre a promuovere l'aborto casalingo faida-te e demolire la legge 194, come già accaduto in
Francia.
Si moltiplicano di conseguenza gli appelli all'Agenzia per il Farmaco, cui spetta l'ultima parola sulla
registrazione della pillola nel nostro Paese, perché
tenga conto di quanto accaduto e non si faccia travolgere da chi vuole speculare sulla salute della donna.
I numerosi decessi dovuti all'assunzione di Ru486
(mifepristone) e misoprostolo interrogano drammaticamente la comunità scientifica, e non solo. O almeno
dovrebbero. Quello di cui non si vuol parlare è che di
Ru486 le donne muoiono di shock settico da Clostridium sordellii e di emorragia.
Una ricerca pubblicata nel dicembre 2007
[Pathopharmacology of excessive hemorrhage in mifepristone abortions. The Annals of Pharmacotherapy
2007; 41:2002-7] ci aiuta a dare una risposta più dettagliata in merito.
Il Clostridium sordellii è un batterio che non ha bisogno di ossigeno (anaerobio), in grado di produrre
tossine rapidamente fatali. Rare infezioni da Clostridium sordellii possono verificarsi dopo parto vaginale
o taglio cesareo, dopo interventi chirurgici ortopedici
o addominali. Può essere presente anche nelle infezioni profonde della cute. Si ritrova raramente nell'apparato genitale femminile e nell'apparato
digerente senza manifestare alcuna sintomatologia
né infezioni perché non sono prodotte tossine. Infatti
questo tipo di colonizzazione non è motivo di alcun
33
gennaio 2008
Più mortale del bisturi
I
l 6 dicembre a Roma,
presso la Camera dei Deputati, è stato presentato
uno studio scientifico in
cui si denunciano tutti i limiti
sull'efficacia, la tollerabilità ed i
rischi della pillola abortiva
Ru486.
La Società medico-scientifica
Promed Galileo ha elaborato il
documento, utilizzando strategie di ricerca orientate alla sensibilità è stata effettuata la ricerca
delle fonti sulle banche dati,
oltre alla letteratura "grigia" ed
il web.
I ricercatori hanno condotto
lo studio affermando che “Il documento intende rappresentare
una fonte indipendente di informazioni per le Autorità regolatorie e le istituzioni oltre che per
i cittadini poiché la percezione
generale della problematica non
è stata sufficientemente basata
su una corretta valutazione delle
evidenze”.
Le conclusioni dell'indagine
non lasciano spazio a dubbi: il
profilo di sicurezza dell'interruzione di gravidanza con mifepristone/misoprostol è inferiore
rispetto a quella con aborto chirurgico, a parità di età gestazionale. Il rischio assoluto è basso
per entrambe le metodiche, ma
il rischio relativo dell'aborto farmacologico è di almeno 10 a 1.
problema per la salute della donna. L'azione tossica
del Clostridium sordellii è svolta dalle tossine definite “letali” (TcsL: lethal toxin ) ed “emorragiche”
(TcsH: hemorrhagic toxin), che interagiscono nello
scatenare i drammatici effetti letali. Il Clostridium
sordellii è causa anche di polmoniti, endocarditi, peritonite, artriti, ulcere corneali e necrosi delle cellule
muscolari. Studi in vitro hanno dimostrato una certa
sensibilità del Clostridium sordellii agli antibiotici.
Non ci sono dati clinici in merito all'uso terapeutico
di immunoglobuline o anticorpi specifici contro le
tossine letali. Già Michael F. Green [Fatal infections
associated with mifepristone-induced abortion, The
New England Journal of Medicine 2005;353:23172318] aveva evidenziato gli aspetti particolarmente
gravi della infezione da Clostridium sordellii con
shock settico: donne giovani e in buona salute; procedura abortiva eseguita apparentemente con successo; sintomi associati all'insorgenza delle infezioni
a volte poco significativi con assenza di febbre e presenza di crampi; morte sopravvenuta rapidamente.
Consideriamo, pertanto, i meccanismi che possono essere riconosciuti come causa dei decessi da
Clostridium sordellii. Fu immediatamente esclusa la
contaminazione dei lotti di Ru486, sospettata per-
34
gennaio 2008
Etienne Baulieu
il ricercatore francese scopritore
del principio attivo della Reu486
ché i primi decessi si verificarono in California. Il motivo principale dei decessi sarebbe riconducibile alla
riduzione delle difese organiche delle donne trattate con Ru486 (azione immunosoppressiva) e conseguente predisposizione all'infezione letale da
Clostridium sordellii o da altri germi patogeni. Cofattore dell'infezione è anche il tessuto necrotico all'interno dell'utero secondo il seguente meccanismo:
blocco dei recettori per il progesterone, necrosi dell'embrione, presenza di tessuto necrotico in utero.
Il tessuto necrotizzato è un substrato anaerobico
ideale per lo sviluppo e la moltiplicazione del Clostridium sordellii.
Per quanto riguarda, poi, l'emorragia indotta da
Ru486, da cui anche drammatici decessi, un recentissimo ed interessante studio [Pathopharmacology
of excessive hemorrhage in mifepristone abortions.
The Annals of Pharmacotherapy 2007; 41:2002-7] ha
evidenziato il possibile meccanismo etiopatogenetico. Il mifepristone, come è noto, blocca oltre ai recettori del progesterone anche i recettori per gli
ormoni glicocorticoidi, inducendo un eccesso di specifiche sostanze (NO: nitric oxide) dalla potente
azione vasodilatatrice. Alla dilatazione dei vasi consegue l'emorragia uterina. In altri termini gli ormoni
glicorticoidi fisiologicamente prevengono la sovrapproduzione delle suddette sostanze (NO) in modo
da contribuire al controllo dell'emorragia nel postaborto. Viceversa, l'Ru486 impedisce questo meccanismo e induce l'emorragia così come dimostrato
appunto negli aborti chimici con mifepristone.
LUCIO ROMANO
TESTAMENTO BIOLOGICO
L’eutanasia
dietro
la porta
I
n Parlamento si fa un gran
parlare di testamento biologico. Leggendo le varie proposte in discussione si scopre
che - al di là di ogni rassicurante
dichiarazione d'intenti - la logica
che anima la richiesta di una
legge sulle scelte di fine vita è
rendere “sacra” la volontà di “lasciar perdere” la vita umana se
essa è ferita da una malattia inguaribile o dall'impossibilità di recuperare alcune funzioni.
In altri termini l'obiettivo è
rendere da un lato, socialmente
rispettabile la pianificazione anticipata e “decontestualizzata”
della scelta da parte di un soggetto di morire se non vi sono
possibilità di guarigione o di recupero e, dall'altro, socialmente rispettabile (se non addirittura
doveroso!) il comportamento del
medico che: 1) asseconda questa
indicazione, 2) disattende questa
indicazione solo se ravvisa la possibilità di raggiungere un certo
standard di “qualità di vita”; 3)
decide - a prescindere dalla volontà del soggetto divenuto paziente - di “non fare più niente” o
di interrompere ogni trattamento
se non ravvisa la prospettiva della
guarigione o del recupero (cioè di
un certo livello di “qualità di
vita”).
Bisogna essere chiari: le
disposizioni sul testamento biologico che realmente interessano a
chi sostiene una legge in materia,
non sono tanto quelle sui trapianti di organi, sulle modalità di
sepoltura, sull'assistenza religiosa,
sulle cure palliative, sulla nomina
del fiduciario, sulla preferenza del
luogo di cura ecc., ma quelle riguardanti la possibilità di rifiutare
(e per quanto riguarda il medico:
di non attivare o di interrompere)
qualsiasi terapia o cura ritenuta a
priori inefficace rispetto ad una
vita umana ormai ritenuta “inutile” e priva di “qualità”.
Come si fa a non cogliere la
portata eutanasica di logiche che
discriminano in base al criterio di
efficienza, utilità, maggiore o minore dignità umana?
Si obietta che non c'entra
nulla l'eutanasia, ma solo il legittimo dissenso alle cure, perché
nessuno può essere obbligato a
curarsi se non vuole.
Si risponde che senza dubbio:
1) il rifiuto delle cure è in sé legittimo e fondato sia giuridicamente
che deontologicamente; 2) in via
del tutto generale si può certamente dire che esso non implica
affatto in sé la volontà di anticipare la morte (si possono rifiutare
le cure perché se ne sottovaluta
l'importanza; perché si preferisce
aspettare un altro momento; perché “ora non c'è tempo”; perché
si preferiscono cure diverse da
quelle suggerite …); 3) in ogni
caso - a parte il doveroso tentativo di rimuovere eventuali fattori
di abbattimento e di sconforto -
35
gennaio 2008
Piergiorgio Welby
la sua storia personale è stata utilizzata dai fautori dell’eutanasia per seguire la
strada sperimentata dei casi drammatici che aprono le porte a modifiche di legge
non si può scavare indebitamente
nell'animo di una persona per
estrarre le motivazioni profonde
della sua volontà di non curarsi.
Tuttavia, non si può non osservare che: 1) la “qualità” del rifiuto
è assai diversa a seconda che esso
venga espresso nel contesto di
una patologia o di un trauma oppure sia espresso anticipatamente, al di fuori della situazione
reale; 2) il dibattito attuale sul rifiuto delle cure è collegato in
modo evidente sia alla riflessione
sulla vita umana fortemente debilitata, sia alla dimensione sociale (in particolare politicolegislativa). Quanto al tema della
vita umana fortemente debilitata
sono esemplari, pur nella loro diversità, proprio il “caso Englaro”
e il “caso Welby” ampiamente
diffusi dai mezzi di comunicazione. Quanto alla dimensione
politico-legislativa, è sufficiente
sottolineare che da un lato ciò
che si chiede è proprio una nor-
36
gennaio 2008
mativa legislativa sulla fine della
vita, dall'altro ciò che si propone come si legge nella sentenza del
Tribunale di Roma relativa al proscioglimento del medico che ha
interrotto la ventilazione artificiale a Welby - è “ridisegnare, mediante l'intervento del legislatore,
i limiti della fattispecie di cui all'art. 579 c.p.” (omicidio del consenziente) “escludendo esplicitamente l'ipotesi del medico che,
ottemperando la volontà del paziente, cagioni la morte di quest'ultimo, mentre una previsione
incriminatrice così ampia ingloba
necessariamente anche questo
caso”.
E' chiaro, dunque, che in questa situazione il “rifiuto delle
cure” non è solo un “rifiuto delle
cure”, ma è - nello stesso tempo il “rifiuto della vita” ritenuta
(non solo dal singolo, ma anche
dalla società che si organizza attraverso le leggi) non meritevole
di essere vissuta e il “rifiuto di vivere la responsabilità verso l'altro” con l'avallo della legge.
Non è difficile immaginare le
conseguenze di queste premesse.
Ancora una volta ripetiamo
che una legge sul il testamento
biologico non è necessaria. Esi-
stono già norme di legge che disciplinano alcune questioni di fine
vita (la legge sui trapianti n. 91
del 199; la legge sulle modalità di
sepoltura n. 130 del 2001; la legge
sull'amministrazione di sostegno
n. 6 del 2004); esistono già le
norme del Codice di Deontologia
medica (16 dicembre 2006) che
prevedono quanto basta a gestire
la complessità delle situazioni di
chi si trova - “competente” o “incompetente” - in una fase critica
(in particolare si veda il capitolo
VI). In ogni caso niente vieta a
nessuno di redigere documenti
che raccolgano le preferenze personali in ordine alla fine della propria vita.
La lettura dei vari DDL mostra
che una legge sul testamento biologico non solo non è necessaria,
ma potrebbe addirittura essere
dannosa perché: 1) introduce per
legge pratiche eutanasiche di tipo
omissivo (evidenti nel caso di non
attivazione/interruzione di alimentazione-idratazione nei soggetti in stato vegetativo); 2) istiga
all'abbandono terapeutico; 3) a livello sociale, indebolisce il rispetto di ogni vita umana,
avvilisce le istanze di autentica solidarietà, nega il principio di
uguaglianza tra tutti gli uomini
(sani e malati; abili e disabili); 4)
svuota di significato la relazione
medico-paziente che viene spersonalizzata, deresponsabilizzata e
burocratizzata; 5) distrugge l'autentico fondamento delle relazioni umane; 6) può essere fonte
di abusi.
Ciò di cui vi è davvero bisogno
è l'impegno - culturale, sociale,
politico, legislativo - per affermare l'uguale dignità di ogni essere umano anche nella malattia
e nella disabilità, per sostenere i
singoli e le famiglie che vivono situazioni di estrema fragilità, per
attivare il senso di responsabilità
nel prendersi cura dell'altro anche
quando manca la prospettiva di
guarigione e recupero.
MARINA CASINI
FECONDAZIONE ARTIFICIALE
Provetta selvaggia
è dura ad arrendersi
“
Nonostante il plebiscito popolare che l’ha
difesa, la legge 40 è ancora sotto l’attacco
di enormi interessi economici e ideologici
I
mezzi di informazione hanno dato risalto al
provvedimento di un giudice fiorentino che ha
ordinato l’esecuzione di una diagnosi genetica
pre-impianto in violazione della legge 40. Nel
quadro dei violenti attacchi contro tale legge l’ordinanza è stata sfruttata per premere sul ministro
Turco affinché nelle Linee guida che è tenuta prossimamente ad emanare stravolga anch’ella la legge
40. Per contrastare questa eventualità il Mpv ha inviato una lettera aperta sia al ministro della Ssalute
che a quello per la Giustizia. Di quella rivolta all’on.
Mastella pubblichiamo alcuni brani che propongono la questione assai rilevante della difesa giudiziaria dei diritti dei figli non ancora nati nei
processi in cui si discute della loro vita o della loro
morte.
Ciò che colpisce non è il contenuto della decisione, indubbiamente erroneo, ma la mancanza di
un contraddittorio, di una qualsiasi difesa di quel
“soggetto” embrione i cui diritti non vengono neppure enunciati da alcuno.
In tal modo una sola persona, un giudice monocratico, può vanificare la volontà di un intero Parlamento e della stragrande maggioranza del
popolo italiano che proprio con riferimento alla disciplina legislativa del Dpg, aveva rifiutato di modificare la legge, senza che nemmeno il principale
interessato possa far sentire i suoi argomenti attraverso un suo rappresentante.
E' doveroso ricordare le caratteristiche del procedimento di urgenza ex art. 700 c.p.c.:
- si tratta di un procedimento cautelare, quindi
la decisione adottata è per sua natura provvisoria,
frutto di una valutazione inevitabilmente sommaria. Ma se viene “ordinato” che gli embrioni siano
distrutti la soluzione non è provvisoria e il danno
irrimediabile
- I presupposti della decisione cautelare sono il
“periculum in mora” e il “fumus boni iuris”. Dove
”
L’ultimo tentativo arriva da Firenze
ha imposto con procedura d’urgenza
la diagnosi pre-impianto in una
procedura di fecondazione artificiale.
Il tentativo di creare il caso è evidente.
Come è evidente la volontà di forzare
la mano al ministro Turco
che deve presentare le Linee Guida.
Sul caso fiorentino il Mpv ha inviato
una lettera aperta al ministro Turco
e al ministro Mastella per sollecitare
l’istituzione del difensore d’ufficio
per gli embrioni
29
gennaio 2008
sta nel caso di Firenze il “periculum in mora?” Si
legge nell'ordinanza che “il pericolo nel ritardo è
insito nella situazione sostanziale tutelata”, cioè, “come
riconosciuto dalla stessa
parte convenuta”, nella “situazione propria della coppia: sterilità in soggetti di cui
uno portatore di malattia genetica”. Ciò significa che una
volta accertata (nel caso di
specie per sola dichiarazione
della parte convenuta) che vi
è una sterilità, non si dovrebbe porre in mezzo nemmeno un breve periodo;
bisogna subito far avere artificialmente il figlio; se non lo
si fa subito il danno sarebbe
“irreparabile”. Per vero nemmeno la parte attrice aveva
osato sostenere tanto: come riferisce l'ordinanza,
il pericolo nel ritardo era stato collegato all'età “relativamente avanzata” della donna”. Ma i 30 anni
sono davvero un limite oltre il quale è impossibile
la generazione? In realtà è esattamente l'età media
in cui la donna italiana genera il primo figlio.
- Il “fumus boni iuris” dovrebbe essere la soluzione giuridica che a prima vista dovrebbe apparire giusta, salvo possibili successivi approfondimenti. Ma la giustizia non è l'opinione del giudice. E' quella che risulta - “a prima vista” - dal diritto positivo. Orbene non solo la lettura della
legge 40 è chiarissima: non si deve mai distruggere
l'embrione (art. 14). Dunque non può essere giusto
compiere attività che ne preordinano programmaticamente la morte. Infine l'art. 1: stabilisce che
l'embrione ha gli stessi diritti degli adulti che ne
chiedono la generazione artificiale: mai un già
nato potrebbe essere sottoposto a una sperimentazione che ne metta in pericolo la vita.
- Al carattere di giudizio “prima facie” e provvisorio dell'ordinanza ex art. 700 C.P.C. si collega la
possibilità che si instauri un normale giudizio di
merito, che può invocare o modificare il provvedimento di urgenza. In tal caso vi sarà un normale
giudizio di cognizione e una sentenza impugnabile
in appello e in Cassazione. Ma la causa deve essere
iniziata da una delle due parti. Ma chi la avvierà se
le due parti sono d'accordo e magari - come nel
38
gennaio 2008
caso in esame è facile sospettare - hanno costruito
la situazione per realizzare la loro comune convenienza ed imporre all'ordinamento
giuridico
la
loro
opinione? Gli unici “soggetti”
che avrebbero interesse a reclamare ed agire sono gli embrioni
a rischio di essere uccisi, se già
generati, o (concettualmente
peggio ancora) a rischio di essere
generati per essere uccisi, se la
fecondazione non è ancora avvenuta.
Nel caso in esame le distorsioni derivano dall'assenza di un
contraddittorio vero. Non basta
quello apparente. La questione
portata dinanzi al giudice è gravissima, perché investe la vita o
la morte di esseri umani, i cui diritti, affermati dalla legge sul
piano sostanziale, non trovano tutela sul piano
processuale. E' grave anche perché la Dpg è cosa
profondamente diversa dall'amniocentesi che riguarda un solo figlio, che non ha direttamente ed
esclusivamente l'intenzione uccisiva. La Dpg, invece, per essere effettuata ha bisogno di molti embrioni, per poter scegliere i buoni dai cattivi, è
gravata da un elevato tasso di errori; è altamente
invasiva e quindi produce in una significativa percentuale la morte o l'indebolimento dell'embrione.
In sintesi la Dpg è una metodica che produce necessariamente la morte di molti embrioni, alcuni
dei quali privi di anomalie
Il caso di Firenze dimostra che in una situazione
di estrema gravità, qual è quella in cui si deve decidere della vita o della morte, il processo può svolgersi senza contraddittorio. La garanzia del
contraddittorio potrebbe essere assicurata solo
dando voce all'embrione.
Dunque non vi è contraddittorio se non si dà
voce al soggetto embrione. Come? Una ipotesi potrebbe essere quella di prevedere l'intervento obbligatorio del Pubblico ministero (meglio se presso
il Tribunale per minorenni). Ma oltre al diritto di intervento bisognerebbe assegnargli anche quello di
azione, visto che i provvedimenti d'urgenza divengono irrevocabili se nessuno agisce con l'azione ordinaria di cognizione.
Forse un movimento come quello che presiedo
potrebbe essere considerato un “ente esponenziale
di interessi collettivi”, come è avvenuto talora dinanzi al TAR, ma anche questa soluzione ben difficile in sede civile, susciterebbe discussioni a non
finire. D'altronde il problema di una difesa dei soggetti non ancora nati si pone in un orizzonte più
vasto di quello dei provvedimenti d'urgenza,
anche al di fuori del processo giudiziario,
anche al di là della Pma, se vogliamo interpretare, come è possibile e forse doveroso, la disciplina della interruzione volontaria della
gravidanza come la ricerca di una difesa del diritto alla vita del concepito con strumenti diversi da quello della minaccia penale.
Prima della riforma del 1975 il Codice Civile
prevedeva la figura del “curator ventris” che
aveva compiti esclusivamente economici. Ancora oggi il nascituro può avere una qualche
autonoma rappresentanza in materia successoria. Un ripensamento, in tutt'altro contesto,
di una sorta di “defensor
vitae” e una riflessione sul
ruolo dei Tribunali per i
minorenni anche riguardo
alla tutela dei minori nascituri sembra necessario.
Dovrebbe apparire logico e doveroso porre sul
tavolo della odierna discussione sulla vita nascente anche il tema di un
difensore del figlio concepito almeno nelle vicende
giudiziarie; almeno per
rendere vero quel contraddittorio che il moderno pensiero giuridico
ritiene essere indispensa- Clemente Mastella
bile strumento per avvici- ministro della Giustizia a cui si è appellato
narsi alla verità e alla il Movimento per la vita
giustizia.
39
gennaio 2008
I CAV
La carica
dei
centomila
I
Tanti sono i bambini sottratti
all’aborto dal 1975 ad oggi
grazie all’azione dei 300 Centri di
aiuto alla vita sparsi per tutta Italia.
Trecentomila le donne incontrate
e aiutate da quel volontariato che
ha accumulato un’esperienza unica
a cui anche le strutture pubbliche
devono imparare ad attingere
l 2006 è stato per i Centri
e Servizi di aiuto alla
vita un anno record sia
per quanto riguarda i bambini nati (+15% in media per
ogni Cav) che le gestanti
(+14%), che le altre donne assistite (+8%).
Si è pure registrato un aumentati nel numero dei Cav/Sav
operanti che è passato dei 292
del 2005 ai 298 dello scorso
anno.
Vale la pena di ricordare che
ogni anno vengono raccolti i
dati di un campione che nel
2006 era costituito da 156 Cav (il
52% del totale).
ATTIVITA’ MEDIA PER CAV NEGLI ANNI
\
bambini nati
gestanti assistite
altre donne assistite
40
gennaio 2008
1990
11
21
20
1995
18
27
40
2000
31
44
58
2001
33
46
69
2002
34
46
67
2003
32
45
63
2004
35
49
61
2005
39
58
78
2006
45
66
84
BAMBINI NATI. Il dato più significativo è costituito dai 60.712
bambini nati, a tutto il 2006,
grazie ai soli Cav che in questi
anni hanno via via composto il
campione esaminato.
Nel solo 2006 sono nati, nei
156 Cav del campione, ben 7.050
bambini: in media 45 per ogni
Cav. Mai era stato raggiunto un
numero così elevato sia come
numero assoluto sia come media
per ogni Cav.
In soli dieci anni, il numero
medio per ogni Cav dei bambini
nati si raddoppiato.
Con riferimento a questi valori medi, si può ragionevolmente ritenere che i bambini
nati per opera di tutta la rete
Tutti i Cav in 10 numeri
Cav attivi
Totale bambini salvati nel 2006
Media bambini salvati per Cav nel 2006
Bambini salvati dal ’75
Totale gestanti assistite nel 2006
Media gestanti assistite per Cav nel 2006
Totale donne non gestanti assistite nel 2006
Media donne non gestanti assistite per Cav
Totale donne assistite nel 2006
Donne assistite dal ’75
dei Cav nel solo 2006 siano ben
oltre 10mila e prossimi ai
13mila.
Il totale dei bambini nati nel
2006 grazie all’opera dei Cav
porta il numero dei bambini nati
complessivamente, a partire dal
1975, anno di fondazione a Firenze del primo Centro, al dicembre 2006 siano almeno
85mila. Sommando i dati del
2007 che sono attualmente in
fase di raccolta si raggiunge
quota centomila, centomila figli
del Popolo della vita
DONNE ASSISTITE. Nel 2006 le
gestanti assistite sono state complessivamente 10.353 (66 in
media per Cav) mentre le altre
donne assistite sono state
13.098 (84 in media per Cav).
Lo scorso anno quindi ogni
Cav ha assistito mediamente 150
donne delle quali il 44% gestanti.
Come per i bambini nati,
298
13.000
45
100.000
19.000
66
25.000
84
44.000
800.000
famiglie o in case in affitto gestite dai nostri Cav.
Le prestazioni assistenziali
fornite ed estese, non solo alle
gestanti, sono state decine di
migliaia, diverse per tipologia e
per impegno richiesto: aiuti in
natura e in danaro, assistenza
psicologica e morale, assistenza
sociale, assistenza medica, Progetto Gemma.
anche per le donne assistite il
valore medio per Cav si è raddoppiato in dieci anni.
Nel 2006 hanno insomma incontrato un Cav tra le 40 e le
45mila donne, delle quali poco
meno della metà gestanti.
La proiezione, anche prudenziale di questo dato sui
trent’anni di attività dei Cav ci
porta ad un totale che è ormai
prossimo alle 300mila considerando anche il 2007.
Va sottolineato, a conferma
dell’amicizia del volontariato
per la vita con le donne, che nessuna delle gestanti assistite si è
mai pentita della scelta fatta di
accettare il suo bambino.
Per evidenziare la mole di lavoro svolto dai Cav si deve ricordare che ogni donna assistita si
presenta almeno 10 volte nel
corso di un anno ad un Centro e
che il 6% di gestanti assistite ha
potuto usufruire di ospitalità o
in case di accoglienza, o presso
LA GESTANTE CHE SI PRESENTA
AL CAV. Nel 2006 solo al 38%
delle gestanti si sono presentate
ad un Cav prima dei 90 giorni di
gravidanza.
Ancora troppo bassa permane anche la percentuale di
gestanti inviate ad un Cav da un
consultorio pubblico (solo il 5%
nel 2006). Le gestanti inviate da
persone amiche sono state il
29%, quelle inviate da parrocchie ed associazioni il 13% e
quelle inviate da un’altra utente
del Cav il 7%.
GESTANTI OSPITATE
anni
1990
1995
2000
2005
2006
in casa di accoglienza
238
221
255
406
407
presso famiglie
26
24
27
62
72
in case in affitto
103
72
89
133
167
strutture
41
gennaio 2008
Al servizio della vita
C
ome trovate esposto più dettagliatamente in queste pagine, si può stimare che,
alla fine del 2007, in oltre 30 anni di attività siano nati in Italia, grazie ai Cav,
almeno 100mila bambini e che siano state assistite quasi 300mila donne. Nessuna donna si è mai lamentata della scelta fatta di tenere il bambino.
Possiamo dire senza presunzione alcuna, con assoluta serenità, che i dati raccolti con
scrupolo e precisione dalle nostre volontarie e volontari nel corso di questi anni, sono
la prova della rilevanza sociale del nostro lavoro, documentano in modo oggettivo la
nostra testimonianza, sono la parola che diventa carità, fanno capire che per noi madre
e figlio sono un'unica vita da amare.
Rilevanza sociale e testimonianza che Giovanni Paolo II non ha mancato di evidenziare nella sua enciclica Evangelium vitae: "Non pochi Centri di aiuto alla vita, o istituzioni analoghe, sono promosse da persone e gruppi che, con ammirevole dedizione e
sacrificio, offrono un sostegno morale e materiale alle mamme in difficoltà tentate di
ricorrere all'aborto" (Ev. 26).
Ed ancora al paragrafo 88: "A servizio della vita nascente si pongono pure i Centri
di aiuto alla vita e le case o i centri di accoglienza alla vita. Grazie alla loro opera, non
poche madri nubili e coppie ritrovano ragioni e convinzioni e incontrano assistenza e sostegno per superare disagi e paure nell'accogliere una vita nascente o appena venuta
alla luce".
Queste parole sono per noi, e per i volontari ed operatori di tutti i 300 Centri di
aiuto alla vita, di incoraggiamento e di sprone a proseguire sulla strada intrapresa ormai
da oltre 30 anni. Una strada che ci porta ad affermare e testimoniare la verità sulla vita
il cui rispetto, sempre e comunque, è per tutti garanzia di vera pace, libertà e giustizia.
UBALDO CAMILOTTI
responsabile della Segreteria di collegamento Cav
Sono per lo più coniugate
(57%) di età variabile dai 25 ai
34 anni (53%), casalinghe (36%)
o senza lavoro (33%), e denunciano in particolare difficoltà
economiche (43%).
Le donne coniugate dichiarano soprattutto difficoltà alla
gravidanza dovute a: salute del
feto, salute fisica o psichica della
madre, salute del padre o dei familiari, studio e lavoro, numero
dei figli, difficoltà economiche,
disoccupazione, alloggio insufficiente o mancante, difficoltà nel
rapporto di coppia.
Mentre le donne nubili o non
coniugate dichiarano principal-
42
gennaio 2008
mente difficoltà dovute a età
della madre, pregiudizi sociali,
rifiuto del partner, rifiuto della
famiglia.
Le gestanti che si sono presentate ad un Cav con il certificato per abortire sono state nel
2006 il 9%. Di queste, il 78% ha
poi proseguito la gravidanza.
Se a questo dato aggiungiamo che il 72% delle donne presentatesi ad un Cav incerte e/o intenzionate ad abortire hanno poi dato alla luce il
bambino, si ha la chiara conferma dell’effetto preventivo,
rispetto all’aborto, dell’azione
svolta dai Centri e Servizi di
aiuto alla vita.
L’atteggiamento del marito o
del partner della donna si mantiene prevalentemente contrario all’aborto (29%).
Circa l’esito delle gravidanze
in relazione allo stato civile della
madre, parto e aborto spontaneo interessano prevalente-
mente le Donne coniugate, l’aborto le donne nubili.
Il dato relativo alla cittadinanza mette in evidenza la sempre elevatissima percentuale di
cittadine straniere assistite. Si è
passati dal 16% del 1990 al 49%
del 1996 al 78% dello scorso
anno.
Le gestanti straniere per le
quali l’assistenza è iniziata nel
corso del 2006 sono state complessivamente 6.390, con una
media di 41 per ogni Cav mentre
i Paesi di provenienza hanno
raggiunto la cifra record di 105.
Le più numerose continuano
ad essere le cittadine africane
(43%) seguite dalle europee
(29%), dalle donne dell’America
centrale e latina (19%) e dell’Asia (5%).
Le più numerose continuano
ad essere le donne provenienti
dal Marocco (20%), seguite dalle
donne provenienti da Romania
(11%), Equador e Albania (7%).
CASE DI ACCOGLIENZA
43 Case in cui
comanda
la Provvidenza
L
e Case di accoglienza sono una realtà di difesa della vita che si è andata a sviluppare in
questi ultimi anni, aumentando così la rete
dei servizi del Movimento per la vita. Sorte
le prime negli anni Ottanta (Belgioioso 1979 Trento 1983 - Forlì 1987 - Padova 1988 ) si sono via
via diffuse un po' ovunque e nell'ultimo censimento promosso dal Movimento ne risultano 43
aderenti (o comunque riconducibili) alle rete dei
movimenti per la vita.
La Casa di accoglienza nasce per dare una speranza a quelle mamme che, spesso vittime di violenza, sono in attesa di un figlio non desiderato e
sono costrette ad allontanarsi dalla propria realtà
d'origine per tentare di vivere la gravidanza e i
primi mesi di vita del figlio in un contesto più accogliente e familiare.
I volontari dei Cav hanno inizialmente operato
aprendo con generosità le proprie case alle
mamme in difficoltà, ma con il tempo è emersa
sempre più chiaramente la necessità di creare una
struttura idonea che, senza perdere il carattere di
intimità e accoglienza tipiche dell'ambiente familiare, sapesse tuttavia rispondere meglio alle peculiari esigenze delle ragazze ospiti.
Tre Case su quattro nascono dai Cav, le altre da
esperienze di comunità religiose. Nelle 43 Case
ogni anno in media vengono accolte 254 mamme,
di cui 132 gestanti, con 325 figli, di cui 211 nati nel
corso dell'anno. Otto le mamme minorenni.
Anche nei ritmi e nelle attività la Casa ricalca la
vita familiare: le numerose volontarie aiutano le
mamme alla preparazione al parto, ad accudire i
figli, all'apprendimento della lingua italiana e al disbrigo delle pratiche burocratiche per le straniere.
Inoltre una rete di psicologi, assistenti sociali,
medici, educatori professionali offrono le loro competenze professionali a sostegno delle mamme. Per
ogni mamma viene individuato un progetto personalizzato in accordo con i Servizi sociali che mira al
reinserimento sociale e lavorativo. L'opera dell'accoglienza si sviluppa infatti oltre il periodo della
gravidanza, dando alle donne sostegno per l'inserimento al Nido del bambino, per la ricerca di lavoro, di un alloggio, nell'educazione dei figli, aiuto
nel ricreare rapporti, quando possibile, con famiglie o ambienti di origine.
Si fa sempre più positiva e coinvolgente la collaborazione con i Servizi sociali dei Comuni, con le
Questure, le Prefetture, gli Uffici del Lavoro, i Tribunali dei minori.
Le Case di accoglienza sono realizzate in edifici
messi a disposizione da diocesi, parrocchie, fondazioni, ma non mancano esempi di privati che hanno
donato o concesso in comodato gli immobili. Il sostegno economico proviene solo in parte dai Comuni, la gran parte proviene invece da privati,
parrocchie e diocesi e fa da padrona la Divina Provvidenza.
ROBERTO BENNATI
43
gennaio 2008
PROGETTO GEMMA
Genitori
nella
solidarietà
L
a difesa della vita umana
non è impresa semplice. Ci
sono problemi che sovrastano le possibilità di intervento per il singolo. Non solo sul
piano di quelle aggressioni contro
la vita che si sviluppano nei rapporti tra gli stati, ma anche nel microcosmo di quelle violenze contro
la vita nascente a cui fa riferimento particolare l'enciclica Evangelium vitae. Che cosa può fare chi
non è biologo, medico, insegnante, politico? Eppure l'appello
è rivolto a tutti, nessuno escluso.
Madre Teresa di Calcutta, la
santa dei più poveri tra i poveri,
premio Nobel per la pace, ha ripetuto più volte in molti luoghi d'Italia: “promettiamoci che in questa
città nessuna donna possa dire di
essere stata costretta ad abortire”.
E' un'altra richiesta conturbante.
Come possiamo garantire un risultato così grande? Madre Teresa diceva anche: “noi combattiamo
l'aborto con l'adozione. Se una
madre non vuole il suo bambino,
lo dia a me, perché io lo amo”.
“Adoption, not abortion”, era il
suo motto. Ma nemmeno questo è
cosa che tutti possono fare. Eppoi,
come adottare un bambino a rischio di morte che non è ancora
44
gennaio 2008
Sostenere una mamma
ed il suo bambino
per un anno e mezzo
consentendo di superare
i problemi economici
che spingono all’aborto. E
dando un segno concreto
di amicizia e vicinanza
nato? Non è molto meglio che una
mamma possa trovare il coraggio
e l'aiuto per tenere con sé il suo
bambino?
Adottare una mamma perché
sia aiutata a salvare il suo bambino. Questo, se ci mettiamo insieme, possiamo farlo. Progetto
Gemma è la proposta per la comunità cristiana. Tutti, proprio tutti,
nessuno escluso, possono fare
qualcosa per difendere la vita
umana nascente. In certo modo
tutti possiamo ripetere con Madre
Teresa: “adoption not abortion”.
Noi quel bambino lo amiamo. Vogliamo sentirlo un po' nostro figlio, anche se soltanto in senso
spirituale. E vogliamo bene anche
alla sua mamma e alla sua famiglia”. Progetto Gemma è un'adozione strana: non è adozione in
senso giuridico; è “a distanza”, ma
“ravvicinata”; riguarda la vita
stessa di un bambino, ma attraverso l'adozione di sua madre.
In una parrocchia, in un
gruppo, in una associazione e in
un movimento le occasioni per
promuovere “Gemma” sono
tante. C'è un modo permanente
semplice: basta una persona incaricata di raccogliere mensilmente
ciò che ciascuno si è impegnato ad
offrire. Ma ci sono anche le occasioni straordinarie che da sole possono consentire un Progetto
Gemma: le feste, i matrimoni, i
battesimi ed anche i momenti tristi, quando bisogna credere che la
vita continua, nonostante tutto.
ADOZIONI GEMMA
AL 31 OTTOBRE 2007
ADOZIONI FRUITE OFFERTE
Lombardia
Veneto
Trentino
Friuli
Emilia
Liguria
Toscana
Umbria
Marche
Molise
Abruzzo
Lazio
Basilicata
Campania
Puglia
Calabria
Sicilia
Sardegna
Mpv
2528
880
116
144
717
305
470
262
187
28
72
1484
80
1175
554
216
1450
69
Dall'estero
4.637
1.257
227
289
1.173
388
617
249
222
18
56
856
39
226
210
94
393
49
183
39
Olanda 14
Svizzera 17
GB
5
Belgio
2
U.S.A.
1
TOTALE
12.238 12.233
ONOREVOLE
ADOTTANTE
I
l 17 dicembre scorso, all'interno
dell'iniziativa il “Natale di Ad
Maiora”, Giorgia Meloni, vice presidente della Camera dei deputati, ha
"firmato" per un Progetto Gemma
davanti al presidente nazionale, Casini, al presidente regionale del Lazio,
Bennati, ai presidenti del Cav di Roma
e di Tor Lupara.
Eppoi c'è la prima domenica di
febbraio quando si celebra la
Giornata per la vita; il 25 marzo,
anniversario del concepimento di
Gesù nel seno di Maria; il 28 dicembre, celebrazione dei santi innocenti. E ancora ci sono le
ricorrenze civili che a volte stringono il cuore perché nell'onorare
cose belle e buone si dimentica il
figlio più piccolo, quello più aggredito: la festa della mamma, l'8
maggio; la ricorrente celebrazione dei diritti dei bambini, 20
novembre; quella dei diritti dell'uomo, 10 dicembre. Senza polemiche,
costruttivamente
e
concretamente Progetto Gemma
inserisce anche il concepito tra i
figli, i bambini, gli uomini.
Progetto Gemma è dunque,
anche una forma di catechesi sulla
vita, forse più efficace di tante parole che gli studiosi, i filosofi, i biologi, i giuristi e i moralisti possano
dire. E' la catechesi della gente
semplice. Di tutti. Ci sono degli argomenti del cuore più forti dei
quelli della mente.
Non ci può essere concorrenza
con i gruppi che si occupano dei
bambini già nati o dei poveri ed
emarginati di ogni tipo. Anzi,
proprio essi, con la autorevolezza
che deriva loro dalla visibilità
delle persone che assistono possono meglio testimoniare a favore dei più poveri tra i poveri e
dei più bambini tra i bambini.
Anche questa è catechesi viva.
Dice che l'orizzonte della solida-
rietà deve essere completo ed abbracciare tutti.
UNA PROPOSTA
A FIDANZATI E SPOSI
Progetto Gemma: una proposta
privilegiata per chi fonda una
nuova famiglia. Ad esempio per i
giovani che frequentano i corsi di
preparazione al matrimonio e per
quelli che già preparano la cerimonia nuziale.
I figli sono dono, garanzia di
futuro, segno di unità, miracolo
dell'amore, freccia di speranza.
Ma ci sono madri che hanno
paura. Paura del figlio che portano
in seno al punto da sentire forte la
spinta di cancellarlo. Si trovano in
una solitudine, in una angoscia, in
una difficoltà da non vedere altra
soluzione che la eliminazione del
figlio. Potranno cancellarlo fisicamente, ma non nella mente e nel
cuore e la loro giovinezza talora
resterà ferita dalla vittoria della
paura. Per non poche tra esse la
causa della paura è anche economica. Forse basterebbe poco. Forse
basterebbe una carezza di solidarietà a farle trovare il coraggio di
accogliere il figlio…
L'augurio più bello per un matrimonio, è che l'amore diffonda
intorno calore, luce, coraggio, speranza, fiducia, soprattutto per coloro che si sentono abbandonati.
Soprattutto per i piccoli.
E' giusto fare grande festa
quando ci si sposa. Con tanti parenti ed amici. E' giusto fare e rice-
GEMMA,
COME
FUNZIONA
P
rogetto Gemma consiste
in erogazioni mensili per
il periodo di un anno e
mezzo di euro 160.00 ad una
mamma che deve affrontare
una gravidanza difficile per
ragioni economiche.
Fondazione Vita Nova indica il Cav a cui viene affidata
la gestione della “adozione”
ed invia agli adottanti un certificato e un diploma su cui,
dopo la nascita, potrà essere
scritto il nome del bambino.
L'adottante (se si tratta di
un gruppo: il responsabile del
gruppo) firma una impegnativa che viene trasmessa alla
Fondazione Vita Nova e invia,
sul conto corrente postale o
bancario del Cav indicato,
l'importo del progetto in rate
mensili, trimestrali o semestrali, a loro scelta, o anche se preferiscono - in unica soluzione.
Il Cav incaricato della gestione del progetto informa
costantemente gli adottanti
circa l'evolversi della gravidanza, la nascita, la crescita
del bambino. Di esso - se la
mamma lo consente - viene
comunicato il nome e viene
inviata una fotografia agli
adottanti.
Un rendiconto viene fornito
dal Cav che ha gestito l' “adozione” a Fondazione Vita
Nova. Le somme erogate
dagli adottanti vengono integralmente
versate
alla
mamma “adottata” direttamente o in generi o servizi di
pari importo a seconda dei bisogni e delle esigenze reali.
Le spese generali del servizio
sono a carico della Fondazione Vita Nova.
45
gennaio 2008
SOS VITA
S
erve SosVita? Se si rivolgesse questa domanda alle volontarie che
rispondono in una delle quattro sedi di ascolto del numero verde
nazionale 800.813000 si incontrerebbero sguardi carichi di stupore massimo perché è loro esperienza entusiasmante che il Servizio è
in grado di sostenere la madre nell'accogliere il figlio giunto inaspettato in un momento difficile dell'esistenza : la madre incerta ancora nella sua decisione, la madre che ha il
certificato di aborto in tasca ma si lascia convincere a provare ancora una strada, o la madre addirittura del tutto decisa nella scelta, alla vigilia ormai del ricovero, la quale non
contatta neppure il servizio personalmente, ma ha un'amica, un amico, un famigliare che fanno da tramite e si
fanno carico della sua situazione per sostenere fino alla fine
la scelta dell'accoglienza, che anche in questi casi limite può
maturare gioiosa.
La domanda se la sono posta però anche due studenti
della Facoltà di Scienze statistiche dell'Università degli Studi
di Milano-Bicocca, Silvia Vernizzi e Letizia Trevisi, che nel
corso del 2007 si sono laureate discutendo con il relatore
prof. Giancarlo Blangiardo due tesi di laurea triennale sui
21.790 soggetti che si sono rivolti a SosVita nei 10 anni tra
il 1995 e il 2005. L'indagine statistica che hanno svolto è rigorosa e
complessa, molto articolata sotto i vari aspetti del Servizio, priva delle
inevitabili influenze dei vissuti soggettivi. La domanda che qui inte-
vere doni. Ma perché non fare,
tutti insieme - i fidanzati che insieme si preparano al matrimonio
oppure tutti i convitati alla festa di
matrimonio - un dono grande,
quello della salvezza di una vita a
rischio di morte, cominciando a irradiare calore, luce, coraggio, speranza, fiducia già nel momento in
cui viene posta la prima pietra
della famiglia?
E' giusto fare grande festa. Ma
forse porre un piccolo limite per
aiutare una mamma a restare giovane e il suo bambino a nascere
non riduce la festa, ma, anzi, la
rende più grande.
Forse una “gemma” incastonata nella prima pietra dell'edificio dell'amore e della vita è un
46
gennaio 2008
GEMMA, I RECAPITI
✓ Fondazione Vitanova
via Tonezza 7, 20147 Milano
tel. 02.4870.2890 - fax
02.4870.5429
mail [email protected]
✓ Segreteria nazionale Mpv
via Cattaro 28, 00198 Roma
tel. 06.8632.1901 - fax
06.8632.2953
mail [email protected]
Suddivisione per anno
dei quasi 22mila soggetti
che si sono rivolti ad SosVita
segno e un antidoto contro gli eccessi di un “consumismo” che
molto spesso inquina l'amore, le
famiglie, le relazioni con i figli.
“Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della
vita”. E' un pensiero ripetuto continuamente da Giovanni Paolo II.
Tutti, anche quelli che non sanno
fare conferenze o scrivere libri. Del
resto ci sono gesti più persuasivi e
convincenti delle conferenze e dei
libri.
Progetto Gemma realizzato da
giovani mentre si preparano al
matrimonio o in occasione del matrimonio è uno di questi gesti, se
coinvolge parenti ed amici nel costruire il dono.
Salvare una vita mentre si dice
sì all'amore e alla vita: è un modo
di cominciare subito a servire l'amore e la vita e di attirare più copiose le benedizioni del Dio della
vita. “Progetto Gemma” adotta
una mamma, salverai il suo bambino: è la proposta che ti facciamo.
GIOVANI
ressa in particolare è quella finale nell'indagine svolta ed ha una risposta chiara e incoraggiante: il risultato positivo (figlio accolto) è presente nel 68% dei casi, mentre il restante 32% dei casi presenta un
esito negativo: l'incisività del servizio è dunque veramente alta.
Le telefonate sono in numero crescente: nel 2006 le telefonate furono oltre 4100, ma SosVita è un servizio ancor troppo poco conosciuto
e troppo poco utilizzato. Gli stessi Centri di aiuto alla vita ne diffondono l'informazione in modo molto differenziato da regione a regione: molto attivi il Piemonte (il 44.4% dei chiamanti informati
tramite un Cav piemontese), la Lombardia, il Veneto, molto meno altre
zone, e stranamente la loro importanza come fonte di conoscenza è
andata declinando nel tempo. Eppure SosVita risponde ad un grande
bisogno. Quando nel 2003 fu pubblicizzata su reti televisive nazionali,
per molti giorni le chiamate furono di gran lunga superiori alle medie
precedenti: e il 42% di coloro che si dichiarano informati dalla televisione chiamarono appunto in quell'anno.
Consultori, enti pubblici, farmacie, scuole brillano per il loro peso
estremamente scarso come fonti di informazione: non a caso sono proprio loro i luoghi nei quali non è facile l'accesso ai volontari.
Suddivisione per aree geografiche
delle chiamate ad SosVita
dal 1995 al 2005
Nord Ovest
Nord Est
Centro
Sud e Isole
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
TOTALE
40,52
12,64
25,57
21,26
100
45,47
14,12
23,88
16,54
100
35,77
16,3
24,12
23,81
100
38,08
15,55
21,69
24,69
100
39,03
16,24
20,07
24,66
100
43,6
17,72
17,15
21,53
100
30,01
19,33
19,16
31,5
100
24,92
26,39
19,67
29,02
100
14,79
30,39
23,94
30,88
100
31,95
29,75
13,84
24,46
100
34
33,35
13,08
19,57
100
33,97
22,48
19,13
24,42
100
Studenti italiani
al cuore
dell’Europa
I
l 2008 sarà l'hanno della
“Carica dei 100.000” bambini nati grazie al sostegno
dei Centri di aiuto alla vita.
Tantissime sono le iniziative in
cantiere del gruppo giovani
della nostra associazione, proprio per festeggiare un cosi
lieto anniversario e al contempo
per attrezzarsi sempre di più rispetto alle sfide del presente e
del prossimo futuro circa i temi
della biopolitica.
Infatti se il 2007 lascia un bilancio bellissimo, il 2008 già si
preannuncia rivoluzionario.
Ricordo dell'anno appena
passato: i 2500 partecipanti ai
corsi Bios e Polis, la carica del
Life Happening di Roseto al
grido “Muovi la vita”, la partecipazione qualificata e qualifi-
47
gennaio 2008
GIOVANI E DIRITTI
E’
in corso il nuovo
Concorso scolastico
europeo che ha
come titolo “Europa
e diritti umani. Noi giovani protagonisti” in evidente collegamento con il 60° anniversario
delle Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo.
Gli elaborati devono essere
consegnati alle varie segreterie
regionali entro il 31 marzo prossimo.
Per l’elenco delle segreterie regionali, per ricevere copia del
dossier predisposto o per avere
informazioni gli studenti così
come i docenti, gli educatori o i
genitori possono consultare il sito
www.mpv.org o rivolgersi alla segreteria nazionale del Movimento per la vita, via Cattaro 28,
00198 Roma, tel. 06.8632.19010,
mail [email protected]
cante dei giovani al Convegno
nazionale Cav a Roma, i 20mila
studenti coinvolti nel Concorso
europeo e gli indimenticabili
giorni di Strasburgo con i 350
vincitori, oppure la nascita di
tanti gruppi prolife dal Nord al
Sud, l'affermarsi nelle università dei Movit, il Manifesto su
Giovani e Legge 194, l'appello
europeo per la petizione per la
vita affinché l'Europa riconosca,
senza se e ma, il diritto alla vita.
Tuttavia questa è davvero
una carrellata troppo veloce che
non rende giustizia del gran
cuore e della eroica quotidianità vissuta dal popolo e dai
giovani per la vita.
48
gennaio 2008
Infatti, valga un solo esempio per tutti, come dimenticare
le intense giornate trascorse in
una Strasburgo già natalizia,
con i vincitori del Concorso
negli stessi giorni dell'anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e del
Premio Sacharov?
Quest'anno poi, c'è stato un
forte coinvolgimento di ciascun
partecipante e l'elaborazione,
nell'emiciclo del Parlamento, di
un ottimo documento sui “Giovani e la famiglia”.
Emozionanti gli incontri, che
nel ricordo lasciano tanta nostalgia e gratitudine, come
quello con Doull, presidente del
Ppe o lo spettacolo ”In scena la
vita”.
Per questi e tanti altri motivi, anche in vista della prossima Giornata per la vita, è
essenziale impegnarsi tutti
in una grande promozione del
XXI Concorso “Europa e diritti
umani. Noi giovani protagonisti”.
Nello stesso tempo parteciperemo alla Grande marcia per
la vita a Parigi del 20 gennaio
2008, che sarà un momento importantissimo di confronto e di
costruzione di una grande alleanza europea per la vita.
Come giovani prolife ci saremo
anche noi e a guidare la delegazione il nostro presidente Carlo
Casini.
Infine, ma è un evento da
non perdere, c'è il “Life happening invernale” del Movimento
per la vita a Firenze dal 29 febbraio al 2 marzo, con un programma ricchissimo e per il
quale è stato preparato il “Manifesto Giovani insieme per”
da scaricare (www.giovaniinsiemeper.blogspot.com ) e diffondere a tutte le associazioni
giovanili.
Questo 2008 sarà proprio un
anno da vivere a tutta vita!
COMUNICAZIONE
Il piccolo
mensile
cresce
G
iovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium vitae, al
punto 95 ci ha esortato
pressantemente: “Urge una generale mobilitazione per costruire una nuova cultura della
vita”. La “mobilitazione” implica un atteggiamento attivo e
la “cultura” suppone una capacità persuasiva di parlare, spiegare, dialogare. Una “cultura
per la vita” originata da una
“generale mobilitazione” non
può essere determinata solo dai
professori universitari.
Essa è costruita, giorno dopo
giorno, da ciò che viene detto
ovunque, in famiglia, per strada,
negli uffici, sui mezzi di trasporto, nei bar. Ma per poter replicare, chiarificare, convincere,
è necessario essere aggiornati
nella conoscenza dei fatti e
avere gli argomenti.
Siallavita è lo strumento a disposizione di chiunque per fornire i materiali più attuali
informativi ed argomentativi. A
differenza dei libri destinati agli
intellettuali esso parla in modo
comprensibile a tutti, ma, a differenza della maggioranza degli
altri mezzi di informazione, è
abbastanza approfondito, così
da richiedere un certa concentrazione
Il suo livello è intermedio tra
la semplice informazione gior-
nalistica e il saggio destinato
agli studiosi. Perciò è un giornale di militanza. Ma se occorre
una “mobilitazione” generale,
tutti devono divenire “militanti”.
Oltre ad una funzione culturale Siallavita può talora essere
anche un mezzo che salva concretamente una vita umana. La
nostra esperienza ci dice che la
parola può uccidere, ma può
anche salvare. Tra i 75mila bambini che in trenta anni abbiamo
aiutato a nascere ce ne sono alcuni la cui vita, in un dato momento, era legata ad una parola
ascoltata dalla loro mamma.
Questa parola è stata detta da
qualcuno che sapeva come e
quando pronunciarla. In qualche caso persino la lettura di un
giornale o di un opuscolo ha influito sulla decisione. Comunque è necessario avere la
sensibilità giusta e imparare a
pronunciare le parole giuste.
Abbiamo la presunzione che
Siallavita aiuti anche in questa
direzione.
E per farne uno strumento
ancora più efficace abbiamo avviato una fase di ripensamento
sia del taglio editoriale, dei contenuti e della grafica. I lettori
che ci seguono regolarmente si
sono senz’altro accorti che questo numero è molto diverso da
copertina
dicembre 2007
copertina
novembre 2007
copertina
ottobre 2007
47
gennaio 2008
I NUOVI MEDIA
C
impegno è a tutto tondo sul settore delle comunicazioni, la vera frontiera
sulla quale si combatte e si combatterà sempre più il destino del dirito alla
vita. “Ciò che non si comunica non esiste” suonava il vecchio slogan che mantiene intatta tutta la sua validità.
Con questa coscienza il Movimento per la vita ha deciso di investire molto in questo senso potenziando le energie umane a disposizione, individuando una nuova e
spaziosa sede per la neonata Area Comunicazione, e soprattutto moltiplicando e
adeguando gli strumenti a disposizione.
Di Siallavita diciamo già in queste pagine, ma accanto al mensile sta vivendo una
nuova primavera il sito www.mpv.org anch’esso vestito di nuovo e ristrutturato nell’architettura e nei contenuti.
Collegata al sito ha ripreso le pubblicazioni anche Trentadue, la newsletter del
Movimento per la vita, in versione esclusivamente elettronica, quindi agile, veloce,
flessibile. Per riceverla, in modo assolutamente gratuito, è sufficiente entrare nel sito
del Movimento e seguire le poche e facili istruzioni indicate dalla procedura automatica. Senza contare che proseguono la sua meritoria opera la pagina vita mensile su
Avvenire ed i canali di comunicazione interna.
Ulteriori strumenti di comunicazione sono allo studio e ci sarà occasione di parlarne. Ma già quelli operativi richiedono molte energie. L’appello che di conseguenza
rivolgiamo a tutti in questa occasione è duplice: da un lato utilizzate questi mezzi e
diffondeteli, dall’altro date il vostro contributo volontario a costruirli, giorno dopo giorno. Meglio se il contributo è professionale (giornalisti, webmaster,
informatici, grafici... stiamo parlando a voi!) ma non
necessariamente: chiunque può dare una mano. Per
offrirvi o per chiedere informazioni scrivete a
- Movimento per la vita - Area comunicazione
L.Tevere de’ Vallati 10, 00186 Roma
- [email protected]
quelli a cui sono abituati. E’ un
segno proprio di questo cambiamento in atto. Un segno che
porta con se tutto il travaglio di
un parto difficile: far coincidere
un restyling con la specificità di
un numero dedicato alla Giornata per la vita con tempi strettissimi e falcidiati per giunta
dalle festività trascorse non è
cosa di poco conto. Gli effetti si
vedono. Molto è ancora da mettere a registro, ma il segnale è
dato: Siallavita vuole e deve cre-
50
gennaio 2008
scere come strumento e come
numero dei lettori. Noi possiamo impegnarci nel primo punto. A tutti
gli amici e lettori affidiamo l’impegno di coinvogere altri in
questa avventura editoriale che
è giunta al suo trentesimo anno
di vita.
E sempre nella logica del rilancio siamo anche stati costretti
a ritoccare il costo dell’abbonamento (del resto fermo da dieci
anni!) e di portarlo a 18 euro.
Non cambia molto per il singolo
abbonato, ma all’editore consente di coprire almeno le spese
vive che come chiunque fa la
spesa, sa corrono senza sosta al
rialzo.
DANIELE NARDI
Mass media
In alto la nuova home page del sito
e, sotto, la newsletter elettronica
Trentadue
Scarica

Una Giornata per la vita nell`anno dei diritti umani