NUMERO 3
LA CAMICIA ROSSA
Febbraio
2008
Stampato in
proprio
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DALLA SVIZZERA ALLA DIFESA DI ROMA 1848-49 (III)
Con l’arrivo della Legione Italiana di Garibaldi, la difesa della
capitale poteva contare, oltre che
sulle truppe regolari, anche su un
buon numero di volontari per un
totale di circa 8.300 fanti e circa
400 cavalieri. Inoltre Roma poteva anche contare sui bersaglieri lombardi del Manara, su reparti del genio e d’artiglieria oltre
che sui carabinieri ex pontifici
che, pur nati come corpo politico, avevano totalmente abbracciato la difesa della Repubblica
Romana.
L’insieme di queste forze fu diviso in quattro brigate. La prima
fu posta al comando di Garibaldi, la seconda alle dipendenze
del colonnello Masi, la terza al
comando del colonnello Savini e
l’ultima agli ordini del colonnello Galletti. La prima brigata,
quella di Garibaldi fu posta fra
Mario Laurini
Porta Portese e Porta San Pancrazio, mentre la seconda fra
Porta Cavalleggeri e Porta Angelica. Il resto delle truppe fu tenu-
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to in riserva.Garibaldi si accorse
subito che il terreno esterno alle
mura era più alto e quindi dominava le sue linee, per questo motivo portò buona parte dei suoi armati al di fuori delle mura per meglio difendere il Palazzo di Villa
Corsini, il Vascello ed altri luoghi
che, qualora persi, avrebbero reso
difficile, se addirittura reso impossibile, l’intera difesa della città.
Alcuni distaccamenti repubblicani,
inviati in perlustrazione nella notte
del 30 aprile, fecero un prigioniero
catturato ad una colonna di cavalleria francese che essi incontrarono sulla loro strada. Infatti, la mattina successiva Garibaldi vide sulla via di Civitavecchia le colonne
dell’esercito francese che marciavano dirette su Porta Angelica e
Porta Cavalleggeri. In quei luoghi
si accese subito la battaglia, i difensori attuarono una forte resistenza e l’attacco francese in principio fallì, poi i battaglioni degli
studenti che erano al loro primo
combattimento, furono costretti a
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retrocedere davanti all’attacco nemico fin quando
la legione italiana è intervenuta riuscendo a fermare il nemico in uno scontro feroce intorno a Villa
Corsini e nei giardini di
Villa Pamphili. Il successivo intervento del colonnello Galletti con la sua
legione romana, dopo ore
di combattimento, assicurò finalmente alle nostre
forze la vittoria della
giornata. Le perdite francesi erano costituite da
300 morti, 150 feriti e ben
365 prigionieri. Gli italiani ebbero solamente 200
uomini fra morti e feriti,
un solo prigioniero nella
persona del prete garibaldino Ugo Bassi sorpreso
mentre si occupava di un
ferito grave. Nessuno lo seppe, ma
in quelle ore anche Garibaldi accusò una ferita e segretamente si fece
curare dal medico della sua Legione. La vittoria, se sapientemente
sfruttata, avrebbe portato a ben più
positive conseguenze, ma la dabbenaggine di Mazzini fece sì che
l’umiliazione di una completa disfatta fosse risparmiata alla Francia che egli considerava
“Repubblica sorella” . Mazzini era
digiuno di arte militare e in quel
periodo fu, probabilmente, un idealista che non comprese neanche
la necessità politica e trattò i francesi in modo tale che essi riuscirono ad approfittare del momento
ottenendo quei rinforzi con i quali,
in seguito, distrussero la Repubblica Romana. Mentre i romani esultavano per una effimera e temporanea vittoria, gli Austriaci marciavano ed occupavano Bologna
dirigendosi anche su Ancona.
Gli Spagnoli, nel frattempo sbarcati a Fiumicino, avevano occupato l’Umbria settentrionale e i na-
poletani, varcati i confini, marciavano su Roma ed erano già giunti
a Palestrina e ad Albano. Garibaldi
fu inviato dal governo contro i
borbonici alla testa di 2500 uomini, ma senza alcun pezzo di artiglieria, mentre questi ultimi disponevano di 12000 uomini di fanteria, di 2000 cavalieri e di 52 cannoni. Garibaldi uscì nascostamente
da Roma durante la notte e si diresse su Tivoli raggiungendo Palestrina la sera del 6 e qui ebbe i primi scontri con il nemico.
Il generale borbonico Lanza mosse
con due colonne contro i garibaldini che si erano ritirati su Castel
San Pietro, ma, dalla stessa località, Garibaldi si accorse del movimento delle due colonne napoletane, una diretta alla porta di Valmontone e l’altra su Porta Romana
e, di conseguenza, come i garibaldini ebbero il nemico a tiro, si lanciarono all’assalto. Manara con i
suoi bersaglieri assalì i napoletani
del colonnello Novi. Garibaldi e
Bixio attaccarono la colonna più
consistente del Lanza volgendola
in fuga. A questo punto Garibaldi
si trovò nella favorevole condizione di non dar tregua al nemico e si
apprestò a fare ciò, ma i triunviri
romani scombinarono tutti i suoi
piani e la sera del 10 lo richiamarono a Roma, preoccupati di eventuali mosse francesi. La sera del
15 maggio, giunse a Roma da parte francese il noto Ferdinando de
Lessepts che fece credere al governo romano di essere giunto nella
città per la ricerca di una comune
intesa, la quale portò veramente ad
una tregua d’armi che avrebbe
consentito ancora mano libera nei
confronti dei borbonici, ma che,
comunque, nascondeva il tentativo
di guadagnar tempo per inviare
rinforzi al generale Oudinot. Il 13
il triunvirato, di fatto dominato da
Mazzini il quale aveva in ombra
sia l’Avezzana che fu relegato in
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dante in Capo dell’esercito repubblicano il colonnello Roselli, ottimo ufficiale, certamente in grado
di comandare il proprio reggimento, ma non certo di assumere in
proprio l’intera responsabilità di
comando di tutto un esercito. Al
Roselli fu conferito il grado di Generale di Divisione ed il Garibaldi
che, fino a quel momento era stato
suo superiore con lo stesso grado,
fu messo a sua disposizione. La
sera del 16 maggio l’intero esercito composto da circa 11.000 uomini e 12 cannoni, al comando del
Roselli e con Pisacane come Capo
di Stato Maggiore, prese la via
Labigana lasciando Roma in direzione di Valmontone. L’avanguardia, composta da 2300 uomini con
due pezzi d’artiglieria, era comanIl Generale Oudinot
data dal colonnello Marochetti e
Ancona, sia il Garibaldi che inve- comprendeva la legione italiana, il
ce restò legato alla difesa di Porta terzo reggimento di linea, un picSan Pancrazio, nominò Coman- colo reparto di lancieri ed una
compagnia del genio Zappatori. Il
grosso, al comando di Garibaldi,
era composto dai bersaglieri lombardi del Manara e dalla Legione
Trentina. Erano, inoltre, presenti
al completo il 2° ed il 5° RGT
Fanteria ed un Battaglione del 1°.
Comprendeva questa forza anche
la Legione Romana e due squadroni di Dragoni con sei pezzi d’artiglieria ed un totale di circa 6000
uomini. La retroguardia, agli ordini del colonnello Galletti, era composta dal 6° RGT di Fanteria, un
battaglione di Carabinieri a piedi e
da due squadroni di Carabinieri
cavallo oltre ad un battaglione di
Zappatori e quattro bocche da fuoco per un totale di circa 2000 uomini.
UN EROE BERGAMASCO: FRANCESCO NULLO (II)
Nullo entrò in San Marino con il suo messaggio per il
Belzoppi, ma la situazione non era facile, né per i garibaldini, né per i Sammarinesi, impegnati come erano nella
difesa della loro indipendenza e il Belzoppi, tramite il
Nullo, inviò a Garibaldi questo messaggio: “Generale, il
Quartier Mastro della vostra Cavalleria Francesco Nullo arrivato qui con dodici suoi uomini circa l'ora di notte, ci ha domandato di potersi fermare alcune ore e di
essere sovvenuto delle ragioni occorrenti, nelle quali
domande lo abbiamo pienamente soddisfatto.
Esso poi ci ha narrato come sarebbe vostra intenzione
di transitare con la vostra Colonna pel territorio di questa Repubblica, o che ora da voi spedito per informarsi
delle disposizioni nostre intorno alla vostra venuta.
Vi ringraziamo di questo atto, che avete voluto praticare
con noi, e che ci mostra il riguardo che avete verso il
nostro Governo. E poiché questo avviso che ci avete dato, ci ha costretto a palesare al vostro inviato la pericolosa posizione in cui ci troviamo per la vicinanza delle
truppe austriache, ed il grave rischio che correreste voi
stesso, a questa volta egli ci ha pregato a volere tutto ciò
significare direttamente a voi in iscritto, come facciamo,
per dirvi che il littoraie vicino non vi può più offrire
mezzo d'imbarco, perché fin da qualche giorno si tengono lontane dalla riva tutte le barche, che le suddette
truppe in Rimini ingrossarono di molto tra ieri e oggi,
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Anna Maria Barbaglia
avendo alla testa un Generale ed essendovisi aggiunta
anche della Cavalleria e che di più mandarono ieri verso il confine della nostra Repubblica dei picchetti di osservazione. A quest'ora egli e certo ch'esse sono informate della vostra posizione: quindi nulla di più facile
che quelli vi prevenissero nella occupazione del vostro
territorio, per chiudervi ogni via ad avanzare, nel mentre che, quelle, che vi seguono vi impedirebbero di indietreggiare se mai vi poneste in questa ultima pendice
degli Appennini non legata alla catena dei più alti, che
vi restano a sinistra.
Speriamo che riceverete in buon grado queste comunicazioni e che i generosi principii, che voi professate, vi
faranno interessare per la conservazione di questo antico asilo della pace e della libertà, impedendovi ogni
conflitto, che noi teniamo inevitabile ove mandaste ad
effetto le intenzioni, che ci avete fatto partecipare.
Gradite, o Generale, le significazioni della nostra più
distinta stima”.
San Marino 20 luglio 1849
Al Gen. Garibaldi
Macerata Feliria
I Capitani Reggenti
Domenico Belzoppi Capitano Reggente
anche pel Collega assente.
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Francesco Nullo si trovò nella condizione di non poter
tornare indietro ed il messaggio non arrivò a Garibaldi
che inviò a San Marino anche Ugo Bassi per cercare di
sapere cosa gli fosse accaduto. Intanto i Garibaldini, incalzati com’erano, violarono il territorio della Repubblica
e per non creare problemi con il governo, Garibaldi lasciò
liberi i suoi di far ritorno alle loro case sciogliendo la legione, mentre lui e pochi altri proseguirono per Venezia
sensibili alla richiesta di aiuto di quel popolo. E sempre
Nullo al suo fianco, era fra coloro che se la sentirono di
andare in aiuto dei Veneziani. Gli Austriaci avanzavano
con le loro navi facendo numerosi prigionieri ed il Nullo
riesce con Garibaldi ad approdare a Pialazza con alcuni
compagni dai quali era necessario separarsi ed aspettare
momenti migliori utili per la Patria. I Garibaldini decisero, quindi, di separarsi ed anche Nullo prese la strada verso la sua terra cercando rifugi di fortuna qua e là. Molte
peripezie dovette superare per poter ritornare nella sua
Bergamo dove riuscì ad arrivare nell’agosto del 1849 e si
rifugiò a Caprino Bergamasco. In questa località, da lui
molto conosciuta per avervi trascorso parte della sua giovinezza, cercava di vivere alla giornata anche per non
essere facilmente riconosciuto, ma la sera dell’11 novembre fu arrestato davanti ad un’osteria. Interrogato, quando
pronunciò il suo nome, ci fu un attimo di incertezza, non
si credeva che fosse lui.
Fu condannato a 3 mesi di carcere con questa motivazione: “Per contravvenzione alla Sovrana Patente 18 gennaio 1818”. Francesco appellò la sentenza ed ottenne una
pena di soli 6 giorni a decorrere dal 21 novembre ed il 27,
alle 7 del pomeriggio, fu libero.
Da quella data ricominciò a studiare ed alla fine dei suoi
studi, mettendo a profitto le sue abilità tecniche, mise in
piedi una industria, per l’epoca molto moderna, nella quale si lavoravano il lino, il cotone e la canapa e, proprio
grazie alle nuove tecnologie applicate, erano prodotti tessuti in grande quantità. E la sua industria schizzò ai vertici della produttività.
Era questo il periodo tra la prima e la seconda guerra
d’indipendenza e la sua azienda ottenne, il 22 dicembre
del 1857 all’Esposizione Provinciale della Società industriale Bergamasca, la Medaglia d’Argento e la Menzione
Onorevole.
Francesco Nullo godeva anche, come industriale, di un
passaporto speciale per sconfinare “per motivi lavorativi”
dal territorio lombardo, ma nell’ultimo passaporto rilasciato dall’Austria il 10 maggio 1858 non vi si legge la
data del rientro: era logico! Aveva lasciato le vesti di industriale per indossare la divisa da volontario ed in Lombardia ritornò senza bisogno del passaporto.
E nel mese di aprile del 1859 fu ancora con Garibaldi, a
lui fedelissimo nell’ala sinistra dell’esercito francopiemontese, pronto ad essere tra i primi “scavezzacollo”
in quella squadra delle Guide sempre pronti a tutto, pronti
alle ricognizioni, le più spericolate e questo perché “Il
loro servizio non consisteva nella materiale esecuzione
di ordini positivi, bensì nel disimpegno intelligente in
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cui è lasciata facoltà al singolo milite di contenersi nel
modo più proficuo all'ottenimento dello scopo, sempre
in conformità al proprio scrupoloso dovere”. Garibaldi
amava definirlo “Il prode dei prodi”, ma delle sue azioni
a San Fermo ed a Treponti, poco si sa eppure, se Garibaldi poté entrare in Bergamo accolto come un eroe dalla
folla festante l’8 giugno, lo deve proprio alla prodezza del
nostro Francesco che la sera prima, insieme ad altri due
suoi amici con abiti borghesi, penetrò nella città ottenendo preziose informazioni militari che furono molto utili a
Garibaldi. Bergamo coprì con un forte ed unico abbraccio
i suoi liberatori che sfilavano per le vie cittadine mentre
Celestina Belotti, per la quale da sempre il Nullo provava
un amore puro e sincero, voleva il suo eroe tutto per sé.
Ad un certo punto il convoglio di uomini guidati da Garibaldi si fermò, erano stati attaccati da 1500 austriaci e,
presso il cascinale delle Lucche, ci fu un sanguinoso
scontro, i garibaldini erano circa 70, contro 1500, ma il
numero non contava, contava solo il coraggio e quando, a
passo di carica, giunsero a Seriate altre compagnie di
Cacciatori, guidati proprio dal Nullo, gli Austriaci, temendo uno scontro ben più grave, se la diedero a gambe.
Ed a Bergamo continuavano gli arruolamenti incitati dal
proclama di Garibaldi. Intanto il Generale si era incontrato con Vittorio Emanuele a Milano, ma l’11 era di nuovo
a Bergamo “riunisce la Brigata sulle Mura dell'alta città
per distribuire le Croci e le Medaglie decretate dal ré ai
valorosi che più avevano meritato nei combattimenti di
Varese, S. Fermo, Laveno”. Naturalmente tra i decorati
c’era anche il nostro Francesco Nullo.
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LA CAMICIA ROSSA
I VOLONTARI GARIBALDINI PRIGIONIERI DI PIO IX NELLA CAMPAGNA DELL’AGRO ROMANO DEL 1867 PER LA LIBERAZIONE DI ROMA
Gli studi, le ricerche bibliografiche e
documentali per dare un nome, provenienza, età e posizione militare ai Volontari che presero parte alla Campagna dell’Agro Romano nel 1867, hanno prodotto un primo gratificante risultato per Mentana, il riconoscimento da parte del Ministero della Difesa
di quanti riposano nell’Ara Ossario
grazie alla legge n.3, art. 30 del 10
gennaio 2003. Questa riconosce ed
affida a ONORCADUTI la tutela delle salme di quanti deceduti per eventi
bellici a partire dal 4 marzo 1848.
Siamo equiparati dal 2005 ai Sacrari
Nazionali delle guerre d’Indipendenza, Sacrario del Pianto Romano a Calatafimi, Vittoriano in Piazza Venezia
a Roma, Redipuglia, cimiteri di Cassino, Nettuno e Sacrario dei Caduti
d’oltremare di Bari.
Ovviamente hanno favorito la conclusione della pratica gli studi relativi a
quanti, Volontari, parteciparono con
Garibaldi alla Campagna del 1867.
Fino all’anno 1997 esistevano a Mentana soltanto nomi e cognomi come
quelli contenuti nella pubblicazione
del 1889 ristampata nel 2005 in occasione del Centenario del Museo
“Mentana ed il suo Monumento”.
Dalla data di affidamento del Museo
(1998) siamo in possesso di dati aggiornati sui Volontari consultati con
interesse dai visitatori tanto da poter
commemorare, da qualche anno, i
Caduti “Guardie doganali” oggi
Guardia di Finanza, presenti nell’Ossario. la conferma delle nostre ricerche si è avuta in questi mesi con la
pubblicazione a cura di G. Severino
del Museo Storico delle Fiamme
Gialle sulla rivista della Guardia di
Finanza, n. 6 -novembre/dicembre
2005- del saggio storico “I Finanzieri
nell’impresa garibaldina del 1867
nell’Agro Romano”. Altre interessanti notizie vengono dall’acquisizione
dell’elenco dei prigionieri garibaldini
catturati dai Pontifici di Pio IX, una
scoperta inedita in collaborazione con
il Prof. Ciotti nell’Archivio di Stato
sez. A, una novità assoluta per il nostro territorio attualmente in elaborazione. Fino a ieri si conoscevano soltanto i nomi dei morti sui campi di
battaglia ed una parte dei feriti ricoverati negli ospedali romani, con brevi biografie per qualcuno, il documento di 86 pagine consente di conoscere nome, cognome, paternità, città
di provenienza, età, professione ed
eventuale grado per i militari di circa
1650 Volontari citati in 19 elenchi
manoscritti.
Possiamo anticipare che a Mentana
1057 furono i prigionieri, 316 a Monterotondo, 89 a Neroli, 6 a Subiaco,
23 a Monte Parioli, 117 a Bagnorea,
oggi Bagnoregio (VT), 2 a Monte San
Giovanno Campato (FR), 40 a Vallecorsa, 4 a Ponte Salario.
L’età dei Volontari è per lo più giovanissima compresa per il 70% tra i 17
ed i 25 anni. Professioni, le più disparate da quelle umili (in maggioranza,
circa il 65% facchino, pecoraio, muratore, contadino, scalpellino) agli
artigiani (bollettario, calzolaio, falegname, conciatore, verniciaro), a seguire pochi professionisti e possidenti
(dentista, medico, orefice, impiegato)
circa il 10%.
La provenienza è in larga parte dalle
città e regioni del Nord, ma una trentina di Volontari sono del Lazio, altrettanti o poco più di Anbruzzo,
Marche ed Umbia.
Non a caso una mia pubblicazione, è
intitolata Volontari dal Nord Italia e
dalla Padania per Roma-Capitale.
Queste ed altre notizie inedite, mi
auguro, faranno piacere ai lettori appassionale di storia.
Francesco Guidotti, Direttore del
Museo di Mentana
I resti mortali di alcuni caduti presenti nell’Ara Ossario
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pag. 5 - N. 2, Gennaio 2008
LA CAMICIA ROSSA
CAMICIA ROSSA: CANTO
Quando la tromba sonava all'armi
con Garibaldi corsi a arruolarmi
la man mi strinse con forte scossa
e mi diè questa camicia rossa.
Tu sei l'emblema dell'ardimento
il tuo colore mette spavento
fra poco uniti andremo a Roma
camicia rossa, camicia indoma.
Con te sul petto farò la guerra
ai prepotenti di questa terra
mentre l'Italia d'eroi si vanta
camicia rossa, camicia santa.
E dall'istante che t'indossai
le braccia d'oro ti ricamai
quando a Milazzo passai sergente
camicia rossa, camicia ardente.
Fida compagna del mio valore
s'io ti contemplo mi batte il cuore
par che tu intenda la mia favella
camicia rossa camicia bella.
Quando all'appello di Garibaldi
a un di que' mille suoi prodi e baldi
daremo insieme fuoco alla mina
camicia rossa garibaldina.
Porti l'impronta di mia ferita
sei tutta lacera tutta scucita
per questo appunto mi sei più cara
camicia rossa camicia rara.
Là sul Volturno, di te vestito
quando sul campo caddi ferito
eri la stessa che allor vestia
camicia rossa, camicia mia
Se dei Tedeschi nei fieri scontri
vien che la morte da prode incontri
chi sa qual sorte sarà serbata
camicia rossa, camicia amata!
LA BANDIERA
Ho ritrovato l’asta
della mia bandiera:
in mezzo a vecchi legni
è riapparsa, fra
l’ombre della sera.
Incredula, del suo riviver
l’ho ammirata;
tre quarti di mia vita
Ella m’ha rimembrata:
quello suo stinto colore
mi riporta a quando,
nasconderla dovemmo.
Nei giorni del dolore,
quell’umile, ritrosa apparizione
m’ha ricordato quando,
sd Essa fissa, la bandiera
Sventolava dal ferreo balcone.
Allor “Tricolore! Bandiera”
voleva dir per noi
“Patria, Famiglia, Religione
e vita battagliera.
Ella ci rammentava che,
per l’Italia unica,
molti cent’anni prima
donata avean la vita.
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lor Creatura vinta…
Povero Silvio Pellico
e Marroncelli,
Pisacane ed i Trecento
Spezzati come fuscelli!
Cari, umili Garibaldini;
impetuosi Bersaglier
di mille imprese
Per chi, morti, Voi siete?
Battisti e Sauro alfin
nomi sconosciuti ormai
da Chi dimenticar
Non Vi dovea giammai!
Un dubbio al cor
m’opprime.
Valea forse la pena
sacrificare vita intera
per l’Italia c’oggi corre,
schiamazza,
di droga si foggia
E su violenza e sesso poggia?
“Non siate tristi:
anche se l’Italia cupa
all’occhio appar
splende pur sempre
quel che fu Vostro Ideale!!!”
Molto più malinconico
è il vive d’oggi a tanti
perché senza ideal
vita è pur sempre vile
ed esitante;
vita senza ideal
viver non è;
ma ideal giusto e santo
Sia ancor nostro vanto!
Irene Rosa Coalizzi
Premio Cultura 1990
Accanto all’asta stinta
ombre di Eroi e
semplici soldati
appaion quasi
a rimproverar
pag. 6 - N. 2, Gennaio 2008
LA CAMICIA ROSSA
“GARIBALDI NEL VITERBESE”: INAUGURATA IL 25 GENNAIO LA
MOSTRA AL PALAZZO DEL GOVERNO
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pag. 7 - N. 2, Gennaio 2008
LA CAMICIA ROSSA
Da sinistra: Prof.ssa D'Auria, ricercatrice Università di Salerno e collaboratrice Università della Tuscia; il Ten. Laurini,
Delegato Guardia d'Onore Garibaldina di Orvieto; l'ins. Barbaglia, Comitato Scientifico del Museo di Mentana; Sua
Eccellenza il Prefetto di Viterbo Dr. Giacchetti; il Dr. Goletti, Direttore dell'Archivio di Stato di Viterbo; il Dr. Luzi, Presidente del Consorzio Biblioteche di Viterbo.
Nella sala della Biblioteca della Prefettura di Viterbo il
25 gennaio, alla presenza di molte Autorità Militari e Civili, il Prefetto di Viterbo S.E. Alessandro Giacchetti, ha
inaugurato la mostra dal titolo “Giuseppe Garibaldi nel
Viterbese”. La mostra rimarrà aperta fino al 29 febbraio.
Alla sua realizzazione hanno partecipato l’Archivio Storico di Viterbo, il Consorzio delle Biblioteche di Viterbo, il
Museo Nazionale della campagna dell’Agro Romano per
la liberazione di Roma, il Centro Studi “Risorgimento
Italiano” di Orvieto e numerosi altri privati cittadini che
hanno fornito diversi cimeli garibaldini in loro possesso.
Ha preso la parola Sua Eccellenza il Prefetto di Viterbo
che ha aperto i lavori. Ha parlato il Direttore dell’Archivio di Stato Dr. Goletti che ha illustrato i documenti presenti nella mostra ed usciti dall’Archivio stesso per questa occasione. Ha preso poi la parola il Dr. Luzi Presidente del Consorzio Biblioteche della Provincia di Viterbo il
quale ha parlato del materiale presente nella mostra introducendo anche il Delegato di Orvieto della Guardia d’Onore Garibaldina all’Ara Ossario di Mentana, Ten. Mario
Laurini che ha spiegato la funzione di detta Guardia d’O-
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nore con dovizia di particolari ed il perché dell’esistenza
di detta Delegazione proprio in Orvieto, città che tra gli
anni 1860-1870 fu sede di un comitato rivoluzionario che
ebbe una grossa parte nelle vicende di quegli anni.
Ha poi preso la parola la prof.ssa D’Auria dell’Università
di Salerno, ricercatrice presso gli Archivi Segreti del Vaticano e collaboratrice dell’Università della Tuscia la
quale ci ha dato un piccolo saggio anticipandoci una serie
di studi inerenti la valutazione che le Autorità Ecclesiastiche, Militari e Politiche di quel periodo diedero in merito
al Generale Garibaldi così come risultano da documenti
d’archivio. Di quella mostra è stato pubblicato un interessante catalogo. Tra le diverse Autorità politiche era presente l’On. Senatrice Allegrini.
pag. 8 - N. 2, Gennaio 2008
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pag. 9 - N. 2, Gennaio 2008
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GARIBALDI A VITERBO: 5-6-7 MAGGIO 1876
Nell’atrio del Palazzo dei Priori in Viterbo è tuttora
presente la lapide apposta nel 1882 a ricordo della
visita che l’Eroe dei Due Mondi Giuseppe Garibaldi
fece a Viterbo nel 1876. Il tardivo assenso di partecipazione che il nostro Eroe diede alla Società di Mutuo Soccorso tra gli operai di Viterbo, non permise
lo svolgimento di una nutrita agenda a coloro i quali
avrebbero dovuto organizzare i festeggiamenti per
quinquennio della propria istituzione. Il fatto più saliente della festa fu il grandioso banchetto previsto
per il 7 maggio nel bosco dell’ex convento dei Cappuccini e che accolse ben 1272 commensali. Il 5
maggio un assessore ed il Presidente della Società
Operaia Clemente Carletti, si recarono a Roma per
accompagnare l’illustre ospite ed i suoi familiari fra i
quali i figli Menotti e Ricciotti. Garibaldi fu ricevuto
alla stazione di Orte da Alessandro Polidori che, in
quel periodo, ricopriva la carica di Sindaco della città di Viterbo. Da Orte Garibaldi affrontò in carrozza
la parte rimanente del viaggio per giungere a Viterbo
e, lungo la strada, le popolazioni dei paesi vicini
giunsero in massa a festeggiarlo. A mezzo pomeriggio circa, il nostro Eroe giunse a Piazza del Plebisciwww.museomentana.it
to accolto dalle Autorità Civili e Militari al suono
del suo stesso inno ed Egli, nonostante le sue problematiche condizioni fisiche, seppe entusiasmare con
un suo discorso una popolazione già di per sé entusiasta che salutò le sue parole con ovazioni, battimani e lancio di cappelli in aria. Disgraziatamente quella sera, Garibaldi non poté partecipare al banchetto
di gala organizzato e servito dal Gran Caffè Schenardi e, stanco ed affaticato, si ritirò nelle sue stanze
approntate per l’occasione nel Palazzo dei Priori. Il
giorno successivo, all’ora del pranzo Garibaldi, si
recò nel bosco di cui abbiamo parlato, applaudito
lungo la strada da una folla di oltre 30 000 persone.
Erano state preparate una miriade di decorazioni come aiuole fiorite, fontane, bandiere, stemmi e busti
del Re Vittorio Emanuele e si propagavano le note di
inni e marce suonate da ben otto bande. Il discorso
ufficiale fu pronunciato dal Presidente della Società
Operaia e fu completato da Garibaldi. Si toccarono
diversi argomenti importanti fra i quali quello della
ferrovia che avrebbe dovuto, quanto prima, raggiungere Viterbo.
Per l’occasione dell’arrivo in città di Garibaldi, da
parte del Comune di Viterbo, si era pensato di realizzare un monumento dedicato ai locali caduti per le
battaglie del risorgimento nazionale, il costo avrebbe
dovuto essere sostenuto con l’aiuto economico dei
Comuni vicini. Questo non avvenne, ma Garibaldi
assistette comunque ad una inaugurazione, seppur
del solo bozzetto, eseguito dallo scultore Pio Fedi, il
quale era stato realizzato in grandezza naturale da
Gaetano Spadini, conosciuto artista e realizzatore
della Macchina di Santa Rosa. Il giorno successivo,
dopo una rappresentazione pregevole della locale
filarmonica ed una visita allo storico Caffè Schenardi, fu ufficialmente salutato a Porta Fiorentina dalla
cittadinanza viterbese che però volle ancora accompagnare ed a
piedi ed a
cavallo
la
sua carrozza
fino a Villa
Lante a Bagnaia dove
Garibaldi si
congedò definitivamente
diretto
ad
Orte.
Viterbo, Palazzo dei Priori
pag. 10 - N. 2, Gennaio 2008
LA CAMICIA ROSSA
MONUMENTI GARIBALDINI IN ITALIA: LA SPEZIA
Garibaldi passò e soggiornò nella
città per tre volte. La prima volta
nel 1849 dopo i fatti della Repubblica Romana, la seconda, al Varignano ci soggiornò da prigioniero di
ritorno da Aspromonte, la terza nel
1867 dopo la sfortunata battaglia di
Mentana. Questi sono stati i motivi
che hanno spinto la città, sin dal
1882, all’intenzione di erigere una
statua in onore di Garibaldi. Fu indetto un concorso cui parteciparono
i migliori scultori italiani dell’epoca
e la commissione appositamente
nominata, optò per il bozzetto di
Antonio Garella. Dopo lunghe discussioni per la collocazione della
statua equestre, si optò per i giardini
pubblici e per rendere possibile tale
collocazione furono tagliate alcune
piante di arancio e vi fu posto un
grande basamento di pietra del Romito. Finalmente nel 1913 il monumento era pronto ed il 1 giugno, alla
presenza di un folto gruppo di reduci garibaldini e di una immensa folla, la statua equestre fu inaugurata. I
festeggiamenti durarono per ben tre
giorni, vi furono concerti bandistici,
cori che intonavano canti patriottici
e persino gare di canottaggio e di
ciclismo.
Antonio Garella
L’artista che vinse il concorso per la
realizzazione della statua di Garibaldi di La Spezia, fu allievo di Augusto Rivolta a Firenze dove, nel
1886, cominciò la sua carriera di
scultore vincendo persino un premio
di 700 lire per un bozzetto che aveva come tema “Garibaldi ferito ad
Aspromonte”. Fu autore di diversi
monumenti celebrativi tra i quali il
monumento al generale Doglietti ad
Asti, il monumento a Domenico
Rossetti a Trieste, la statua di Marco Datini a Prato, ma soprattutto i
tre monumenti dedicati a Garibaldi:
quello di Peretola del 1895, quello
di Pistoia del 1904 e quello di cui
stiamo parlando di La Spezia inaugurato nel 1913.
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Anna Maria Barbaglia
LA SPEZIA: SCHEDA STORICA
I ritrovamenti nel territorio dimostrano che il sito fu abitato già in tempi
antichissimi, ma è solo in epoca romana che vi furono i più importanti
insediamenti. Tutti i reperti archeologici di quell’epoca furono però distrutti durante la costruzione dell’Arsenale Militare. Arrivano poi le invasioni barbariche cui seguirono i Bizantini. Nel periodo medievale la
frammentazione del territorio portò
alla nascita di diverse signorie tra cui
quella dei Vezzano, dei da Passano e
dei di Lavagna, ma, all’inizio del XII
secolo i territori del golfo passarono
sotto l’influenza genovese. Quando
Nicolò Fieschi ne fece la capitale della sua signoria, si affrancò da Genova
per circa un ventennio ed in questo
periodo è stato costruito il castello
San Giorgio. Nel 1273 Genova ne
riprende il pieno possesso. È del 1407
il primo Statuto ed il primo Podestà.
Nel 1571 aveva una flotta di 80 galee
che si unì a quella di Genova, del
Duca di Savoia ed all’esercito del
Duca di Parma Alessandro Farnese.
Tutta la flotta prese il mare alla volta
di Messina per unirsi alle 150 galee
veneziane, alle 12 pontificie, a quelle
dei Doria ed a quelle di altri alleati
minori dirette tutte in Grecia per
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LA CAMICIA ROSSA
La battaglia di Lepanto
combattere i Turchi nella battaglia di
Lepanto (7 ottobre 1571). È stata questa la battaglia nella quale con una
galea partecipò anche la città di Orvieto che in quel periodo era una delle città dominanti del Centro Italia e
che conquistò anche una bandiera
nemica tuttora conservata a Monterubiaglio. Con il tempo La Spezia è in
crescita grazie anche alla sua posizione strategica, prima con la Repubblica di Genova, poi anche con Napole-
one che fa ancora crescere la città
sotto il profilo giuridico dandole il
titolo di Distretto e dichiarandola Porto Militare. Vide la presenza di Garibaldi, di ritorno dalla sfortunata avventura della Repubblica Romana,
poi di nuovo dopo l’episodio di Aspromonte quando, ferito, fu ricoverato al Lazzaretto del forte Varignano
per essere trasferito il 22 ottobre, prima a La Spezia, poi a Pisa per essere
operato. Con Regio Decreto del 30
maggio 1849 fu decisa la costruzione
dell’Arsenale Militare Marittimo che
fu promulgata dal Parlamento Subalpino il 4 luglio 1857. Finalmente nel
1862 i lavori di quell’Arsenale, che
già aveva immaginato Napoleone
Bonaparte, iniziarono. I lavori andarono avanti per sette anni e l’Arsenale
fu inaugurato il 28 agosto 1869. Questo Arsenale è stato sempre all’avanguardia ed è qui che Guglielmo Marconi condusse alcuni esperimenti ed è
qui che fu progettato il primo sommergibile italiano nel 1907.
L’EROE DEI DUE MONDI TRA MITO, CINEMA E STORIA:
SCHERMI GARIBALDINI
A conclusione delle manifestazioni per il bicentenario della
nascita di Giuseppe Garibaldi, il Liceo Scientifico “Martino
Filetico”di Ceccano ha tenuto il 12 febbraio nell’Aula Magna
una interessantissima manifestazione dal titolo “Schermi garibaldini - L’Eroe dei Due Mondi tra Cinema, Teatro e Storia.
È stata una iniziativa dei Docenti di Storia del Liceo Scientifico Stefania Alessandrini, Giuseppe Bellusci, Roberto Frate,
Daniela Mastracci e Massimo Parente, delle insegnanti di
Lingua e Letteratura Italiana, Daniela Marro e Francesca
Maura e dell’insegnante di Disegno e Storia dell’Arte Domenico Cipriani magistralmente coordinati dal Vice Preside
Prof. Pietro Alviti. La Giornata si è svolta grazie anche alla
collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della città di
Ceccano. Alla manifestazione ha aderito il Dr. Domenico
Ricciotti discendente del patriota Ricciotti da cui Garibaldi ha
tratto il nome per uno dei suoi figli: Ricciotti Garibaldi. Ha
aderito anche il Museo Nazionale della campagna dell’Agro
Romano per la liberazione di Roma che ha partecipato con
l’ins. Anna Maria Barbaglia e con il Ten. della Guardia d’Onore Garibaldina dell’Ara Ossario di Mentana Mario Laurini.
Il Liceo ha avuto l’onore di accogliere S.E. il Prefetto Dr.
Piero Cesari che, prendendo la parola, ha ringraziato della
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bella organizzazione di questa, come di altre manifestazioni progettate dalla stessa scuola ed ha parlato
della difesa del personaggio Garibaldi effettuata da
alcuni Prefetti del Nord quando c’era l’ordine di arrestarlo. La manifestazione si è trasformata in spettacolo grazie al prof. Massimo Cardillo laureato in cinematografia con la miglior tesi di laurea per la quale è stato insignito, nel 1979, del Premio “Filippo
Sacchi”. Sono state ben spiegate dall’illustre professore, alcuni particolari aspetti del personaggio Garibaldi attraverso la visione di spezzoni di films relativi anche ai primi anni del secolo scorso (1900). Hanno fatto da cornice agli interventi del Professor Cardillo brani musicali suonati al pianoforte dalla pianista Chiara Olmetti e cantati dalla mezzosoprano Fabiola Mastrogiacomo ex allieve del Liceo. All’ingresso di S.E. il Prefetto nell’atrio della scuola, l’Orchestra di fiati Martino Filetico ha intonato le note
dell’Inno di Garibaldi. La scenografia di ottimo effetto è stata curata dal Laboratorio di Scenografia del
Liceo medesimo diretto dal Prof. Domenico Cipriani.
L’Orchestra di fiati del Liceo esegue l’Inno di Garibaldi
S.E. il Prefetto di Frosinone Dr. Piero Cesari all’arrivo
nell’Istituto
S.E. il Prefetto insieme al Ten. Mario Laurini della
Delegazione di Orvieto della Guardia d’Onore Garibaldina
S.E. il Prefetto si intrattiene con gli invitati ed il Corpo Docente
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LA CAMICIA ROSSA
Piccolo stand del Museo garibaldino di Mentana
Al centro la Dottoressa Anna Villari, cocuratore del
catalogo della mostra delle celebrazioni di Genova dell’Eroe
con a sinistra il Docente di Storia del Risorgimento
dell’Università Roma 1
S.E. il Prefetto durante il suo intervento
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Aula Magna: primo di destra dr. Domenico Ricciotti
Il Dirigente Scolastico saluta gli intervenuti
Esibizione della pianista Chiara Olmetti e della mezzosoprano Fabiola Mastrogiacomo
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LA CAMICIA ROSSA
Il Prof. Massimo Cardillo nel corso del suo
interessantissimo intervento ha saputo presentare, della figura di Giuseppe Garibaldi, un aspetto sapientemente
dosato tra un immaginario richiesto dal cuore e
una realtà dei fatti squisitamente palese.
A conclusione un plauso per la splendida iniziativa, un ringraziamento a tutto il corpo
docente, al Dirigente
Scolastico ed al professor Alviti che magistralmente ha vestito i panni, non sempre facili,
del regista.
PREFETTURA DI VITERBO: 18 FEBBRAIO 2008
S.E. il Prefetto di Viterbo porge il benvenuto ai presenti
Il Direttore dell’Archivio di Stato di Viterbo
Nell’ambito della mostra “Giuseppe Garibaldi nel
Viterbese” si è tenuta una manifestazione, alla presenza di S.E. il Prefetto di Viterbo, legata alla chiusura dei festeggiamenti per il 200° anno della nascita
dell’Eroe. Era presente il Liceo Scientifico Ruffini di
Viterbo i cui studenti stanno partecipando ad un concorso sul personaggio ed hanno saputo dare una prova di sé della quale il Corpo Insegnante, in particolar
modo il Prof. Mancini Bonafede, può andare vera-
mente orgoglioso. Hanno partecipato altresì gli studenti della Scuola Militare Sottufficiali di Viterbo
che hanno presenziato la cerimonia con il loro Generale Comandante.
Ha chiuso la manifestazione con una splendida prestazione culturale il Prof. Gaetano Platania, Preside
della Facoltà di Lingue dell’Università della Tuscia
di Viterbo che ha parlato della sfortunata impresa di
Francesco Nullo e dei suoi Garibaldini in terra po-
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LA CAMICIA ROSSA
lacca dove il Nullo viene considerato Eroe di portata
nazionale in quanto corse a sacrificare la sua giovane
vita per la libertà di quel popolo.
Già sulle pagine di questo giornale, seppur a puntate,
stiamo occupandoci del garibaldino Francesco Nullo
peraltro senza neanche sapere che proprio oggi l’illustre Preside della Facoltà di Lingue dell’Università
della Tuscia avrebbe tenuto una lezione magistrale
proprio sullo stesso personaggio.
Una studentessa del Liceo Scientifico “Ruffini” di Viterbo
Il Presidente del Consorzio delle Biblioteche di Viterbo
Un allievo della Scuola Sottufficiali di Viterbo
Il Sig. Preside Prof. Platania tiene la sua lezione
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Il Ten. Mario Laurini assiste tra il numeroso pubblico
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LA CAMICIA ROSSA
CRONACA
Ravenna: “Alice, per prevenire ed informare” - É nata a Ravenna “Alice”, “Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale”,
che da circa un anno si occupa della prevenzione e della cura dell’ictus proprio perché è la terza malattia mortale e la prima invalidante in Italia e la cosa migliore che ci si possa augurare è riconoscerne i segnali premonitori. Una delle iniziative di cui si è
fatta carico l’Associazione, con la collaborazione dell’Unità operativa Aziendale di Neurologia dell’Ospedale di Ravenna, è
stata la realizzazione di un punto di ascolto nel quale un volontario è a disposizione di tutti coloro che hanno dubbi o vogliono
rivolgere domande. Con questo l’Associazione non si propone certo di sostituire i medici, ma di “veicolare” nel momento giusto
coloro che chiedono assistenza o vogliono approfondire il loro caso. Alice ha anche realizzato altre due iniziative che vanno
sempre nella direzione della prevenzione: a maggio scorso, nella giornata nazionale dedicata all’ictus, sempre in collaborazione
con il personale medico e infermieristico di Neurologia, un momento di screening personalizzato e gratuito al quale hanno aderito centocinquanta persone. A loro è stata riservata una visita medica con misurazione della pressione, prelievo di sangue e intervista sulle abitudini di vita; un opuscolo su La prevenzione e il riconoscimento dell’ictus, distribuito in studi medici, farmacie,
centri sociali e di aggregazione, dove si affronta la malattia, perché e come si manifesta, i vari tipi di ictus, le conseguenze, cosa
fare se compaiono i sintomi, i fattori di rischio e la prevenzione.
In questo 2008 ciò che l’Associazione si propone è aiutare i pazienti ed i familiari nel seguire il post ictus.
Busto Arsizio, Sabato 16 febbraio: “La depressione all’origine di malattie neurologiche” - Sabato 16 febbraio, presso la
Scuola Italiana di Formazione e Ricerca in Medicina di Famiglia che ha sede all'Istituto Padre Monti a Saronno, si è svolto un
corso dal titolo “La depressione: il neurologo a confronto con i medici di Medicina Generale”. Organizzato dal primario dell'Unità Operativa di Neurologia dell'ospedale di Saronno Giampiero Grampa con il collega di reparto Mauro Roncoroni in collaborazione con il medico di Medicina Generale Giancarlo Grisetti, l'appuntamento ha mirato ad approndire la tematica della depressione associata alle malattie neurologiche, patologia che si manifesta nel 30-50% dei casi.
“Il problema della diagnosi di depressione nel paziente che presenta patologie neurologiche, come lo stroke, la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson - ha spiegato il primario dell'Unità Operativa di Neurologia dell'ospedale di Saronno Giampiero Grampa - è un tema di grande attualità, molto dibattuto in letteratura. Un’importanza fondamentale riveste il ruolo della
diagnosi e l’indicazione al trattamento terapeutico. L’incontro è stato finalizzato ad un confronto fra neurologi e medici di famiglia sulla gestione di problematiche cliniche reali e quotidiane, avvalendosi, oltre che di comunicazioni orali, anche di esercitazioni in gruppi e di un test finale”.
Torino, al CTO nuovo sistema per le analisi cliniche - Al laboratorio analisi della Patologia clinica dell’Azienda CTO Maria
Adelaide di Torino, è entrato in vigore il nuovo sistema per la gestione delle analisi del sangue. Si tratta di un meccanismo automatico che tramite un nastro trasportatore preleva le provette contenenti i campioni di sangue del paziente, ne contrassegna ciascuna con un codice a barre che la identifica lungo tutto il percorso, la prepara alle analisi e la conduce a una delle cinque apparecchiature che fanno parte del sistema con cui vengono eseguite le analisi richieste. Il sistema, tra i più tecnologicamente avanzati del Piemonte, permette l’esecuzione contemporanea di più di 120 analisi diverse sul medesimo campione. Prima dell’introduzione del sistema automatico, tutte le operazioni che precedevano l’analisi ematochimica vera e propria erano manuali. La
struttura di Patologia clinica impiega 6 medici, 3 biologi e 30 tecnici di laboratorio. L’attuale volume di esami eseguiti è di circa
800 mila all’anno.
Genova, esperti di reni e cuore a convegno - Sono 50.000 i pazienti nefropatici italiani di cui più della metà sono in dialisi e
oltre 5.000 ancora in attesa di ricevere un rene nuovo. Molti di loro, avvertono gli specialisti, sono affetti da una malattia cardiovascolare o metabolica. Ecco perché nasce la prima Associazione Nazionale di Cardionefrologia, promossa e voluta dal professor Giacomo Deferrari, che ne sarà il Presidente. I dati del Registro dialisi e trapianti della Società di Nefrologia dicono che la
prevalenza di malattie cardiocircolatorie e metaboliche nei pazienti con insufficienza renale, è maggiore del 60% e oltre il 17 %
è causato dal solo diabete. Attualmente si stima che circa il 10% della popolazione italiana abbia qualche forma di danno renale
(lieve o meno lieve) quindi i nefropatici possono essere stimati in circa 5.000.000. In Liguria ci sono circa 2000 pazienti tra dializzati e portatori di trapianto. Del resto una percentuale elevatissima di pazienti in stato di insufficienza renale cronica muore
per problemi cardiocircolatori. “Il dialogo tra nefrologi e cardiologi è indispensabile perché rene e cuore sono collegati da un filo
diretto. Le patologie che aggrediscono l’uno finiscono poi per danneggiare anche l’altro”. Questo è quanto sostiene Deferrari,
direttore della Clinica di Trapianto e Dialisi nonché preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Genova. Il
tema è, tra l’altro, uno dei molti in agenda alla settima edizione del Genoa Meeting, aggiornamento di livello internazionale su
diabete, ipertensione e patologie renali di questo mese di febbraio. L’appuntamento è un incontro annuale con i più prestigiosi
ricercatori europei e statunitensi che si confronteranno e tracceranno un quadro della situazione su ipertensione arteriosa e diabete mellito, due patologie croniche tra le più diffuse nei paesi occidentali. In Italia colpiscono rispettivamente il 30% e tra il 6 e
l’8% della popolazione. Ipertensione e diabete costituiscono i principali fattori di rischio per lo sviluppo e la progressione della
malattia renale cronica, anch’essa in drammatico aumento negli ultimi anni.
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pag. 17 - N. 2, Gennaio 2008
LA CAMICIA ROSSA
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Il Museo Nazionale della Campagna dell’Agro Romano per la
liberazione di Roma
informa che le sue attività istituzionali saranno trattate on line
nella rivista
“LA CAMICIA ROSSA”
LA CAMICIA ROSSA
Supplemento di:
“ORIZZONTE DEI CAVALIERI D’ITALIA”
(Aut. Trib. Firenze con Decreto n.1512
del 2 Novembre 1961)
Mensile d’informazione culturale
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