XXXIX MOSTRA REGGIANA DEL FUNGO Reggio Emilia, 20-21 settembre 2014 XIII Giornata Nazionale della Micologia 12 ottobre 2014 IL FUNGO Periodico del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia - Associazione di Volontariato - ONLUS Sito Internet: http://space.comune.re.it/micologico - E-mail: [email protected] - Anno XXXI - n° 3 - settembre 2014 Sped. in abb. post. 70% DBC - Reggio E. Tassa riscossa - Taxe perçue (contiene inserto redazionale) Reggio E. n°531 del 15/11/1982. Direttore responsabile: Paolo Vecchi. Proprietario: Ulderico Bonazzi. Periodico del Gruppo “Renzo Franchi” di R.E, (A.M.B.) - Via Amendola, 2 - 42122 R.E. (I) - Tipografia: Grafitalia (0522 511251) Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia Associazione Micologica Bresadola in collaborazione con Provincia di Reggio Emilia Comune di Reggio Emilia - Assessorato Ambiente Difesa del Suolo e con l’Associazione “VIAROMAVIVA” organizza, nei giorni 20 – 21 settembre 2014 in via Roma, Reggio Emilia la XXXIX MOSTRA REGGIANA DEL FUNGO PROGRAMMA sabato 20 settembre 2014 ore 16,00: Inaugurazione Mostra ore 19,00: Chiusura domenica 21 settembre 2014 ore 10,00 – 19,00 apertura Mostra con proiezione di diapositive Immagini di copertina Prima pagina: “Gyromitra esculenta” acquerello di Maria Tulli del Gruppo A.M.B. di Marotta (PU) CALENDARIO DI MASSIMA DELLE ATTIVITA’ 2014/2015 DEL GRUPPO “R. FRANCHI” REGGIO E. 20-21 sett. 2014 XXXIX Mostra Reggiana del Fungo in Via Roma 27-28 sett. 2014 Mostra del Fungo presso la Mostra “Piante e Animali Perduti” a Guastalla (RE) 27-28-29 sett. 2014 Mostra del Fungo a Praticello 4-5 ott 2014 Mostra del Fungo a Cerreto Laghi 12 ott. 2014 XII Giornata Nazionale della Micologia 25-26 ott. 2014 Giornate micologiche – naturalistiche a Fola di Albinea 8-9 nov. 2014 Mostra del Fungo presso la “Sagra del Tartufo” a Viano (RE); 16 nov. 2014 Uscita didattica per raccolta funghi nel Querciolese (Viano - RE) con polentata finale presso la casa del Presidente Ulderico Bonazzi Dic. 2014 (data da definire) Bicchierata augurale di fine anno sociale e festeggiamento del 39° compleanno (sede da definire) 26 gen. 2015 Inizio corso di micologia apr 2015 (data da definire) Uscita didattica per raccolta funghi mag – giu. 2015 • Uscita didattica per raccolta funghi • Uscita didattica su erbe e fiori Uscita didattica sett – dic. 2015 Programma da definire Inoltre è prevista almeno una uscita didattica per raccolta funghi per ciascuna delle mostre previste in data e località da definire il lunedì precedente in sede (coloro che forniranno l’indirizzo di posta elettronica potranno aver l’avviso per e-mail). La sede del Gruppo “R. Franchi”, in Via Amendola 2 (presso ex Istituti Psichiatrici San Lazzaro) a Reggio Emilia, è aperta a tutti gli interessati ogni lunedì sera dalle 21,00 alle 23,00 per consulenze e dibattiti sui funghi. Il presente calendario potrà subire variazioni in relazione all’andamento stagionale e ad impegni al momento non programmabili. Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” è a disposizione, nei limiti di tempo derivanti dagli impegni dei suoi esperti micologi, per altre iniziative da concordare con Associazioni ed Enti vari. I nostri siti INTERNET: http://space.comune.re.it/micologico/index.htm https://www.facebook.com/gruppomicologico.franchi 1 GENERE RUSSULA: una varietà chiacchierata e una validazione di Giuseppe Donelli Via Tragni 8 – 42043 Gattatico (RE) e-mail: [email protected] Viene esaminata con fotocolor e disegni una rara varietà di Russula seperina e validata con Diagnosi Latina la f. viridans di Russula carminipes. Abstract One collection of a rare variety of Russula seperina is esaminated and illustrated with aid of colour photograph and drawings. At last is confirmed with Original Latin diagnosis a rare form of Russula carminipes f. viridans. Key words: Russulaceae, Russula, R. carminipes f. viridans, R. seperina var. gaminii, taxonomy, Italy. Materiali e metodi Le descrizioni macroscopiche e microscopiche sono state fatte su materiale fresco e exsiccata. Per le osservazioni si è utilizzato acqua distillata, rosso congo anionico, fucsina basica, acido cloridrico al 3%, solfovanillina. S= codice dei colori di Seguy, Vm= volume medio spore (formula utilizzata 0,524 x lunghezza x larghezza x larghezza). Le barre orizzontali nel disegno di microscopia misurano 10 µm. In tale disegno da sinistra epicutis poi spore. La sistematica utilizzata è quella di Sarnari 1998, la raccolta studiata è depositata nell’erbario GD dell’autore. Premessa Russula seperina appare per la prima volta all’orizzonte micologico nell’agosto 1912 presso una siepe ai bordi di un prato e viene ritrovata, dentro un bosco, in una località vicina nel settembre 1927 nella sua veste rosso porpora a centro nerastro (var. gaminii). Entrambe le località di raccolta, vicine alla costa mediterraneo-atlantica, sembravano mostrare la predilezione della specie per questo ambiente. A ulteriore conferma Bertault e Malençon nel 1978 la ritrovano in Marocco con tonalità di colore dal giallo citrino al giallo verde che battezzano “var. luteovirens”. Nel tempo si è poi appurato che Russula seperina, anche se probabilmente a fatica, nel senso di perdere forse in dimensioni e abbondanza, può crescere fuori dall’ambiente mediterraneo e oltre all’albero preferito che sembra il leccio non disdegnare Quercus cerris e Quercus pubescens (Galli, 1996), (Sarnari. 2005). Ma non è finita; zona mediterranea addio. Autorevoli conferme (Ruotsalainen e Vauras) ex verbis in Sarnari 2005 sembrano confermare la presenza di Russula seperina alle alte latitudini del nostro continente. A questo punto certamente non 2 farà più notizia la presenza della nostra in territorio reggiano, anche se va considerato che la nostra gaminii ci è apparsa nel bosco dei miracoli (Pulpiano) 20 anni fa e non è più comparsa, e Dio sa quanto l’abbiamo cercata! E continueremo a cercarla. Descrizione della specie Russula seperina var. gaminii Dupain Figg 1-2 Russula seperina var. gaminii Dupain 1928, B.S.M.F., 44: 116. Posizione sistematica: Genere Russula Pers.: Sottogenere Russula, emend., Sezione Polychromae Maire, emend., Sottosezione Paraintegrinae Sarnari. Etimologia: seperina =da Sepera nome latino di un fiume che scorre vicino al luogo di raccolta della specie; gaminii = di Gamin, Gamin nome del raccoglitore della specie a cappello rosso-porpora. Descrizione della specie Cappello 4-5 cm, di un magnifico rosso porpora verso S 61 (porpora di Francia) da subito sfiorato da un’ombra fuligginosa che presto tende, allargando la propria area, ad inscurire verso un rosso carminio saturo S 96 o, per macchie, verso tonalità granata porpora S 101 e più centralmente presto grigio bistro verso S 115 o più scuro con tonalità nerastre intorno S 111. Inizialmente di geometria molto irregolare presenta margine più o meno a zigzag evidenziante una continua ondulazione capace di ricordarci un poco le montagne russe e conseguentemente presenta centralmente una depressione molto asimmetrica, ma poco profonda. Complessivamente carnoso, sodo da giovane poi un poco rammollente. Cuticola poco asportabile, corrugata almeno al margine e senza scanalature marginali. Lamelle molto fragili, ottuse in avanti, da attenuate a più o meno libere all’inserzione, con evidenti biforcazioni, piuttosto spesse, pallide all’inizio poi giallo burro, infine giallastre, poco spaziate, con l’età un poco meno. Gambo bianco, carnoso, non svasato alla sommità, liscio nella parte alta, ma in basso con evidenti venature che presto, coprendo una rapida sfumatura rossastra, fanno emergere nette tonalità grigiastre, segnale questo di incipiente annerimento generale. Carne piuttosto spessa, inizialmente dura, poi un poco rammollente, all’inizio bianca, poi lentamente annerente, dopo una precedente ma poco osservabile sfumatura rossastra (rapida, ma certamente osservata anche dal compagno di ricerca), odore nullo, sapore mite. L’exsiccatum di un nero profondo. Reazione alla tintura di guaiaco rapida e intensa, con solfato di ferro rosa-arancio pallido. Sporata (molto povera e di difficile lettura). Dalle lamelle prima dell’annerimento ipotizzabile un giallo più o meno marcato. Spore 7,7-9,9 x 6,7-8,1 µm, media 8,8-7,4 µm, Qm= 1,19, Vm= 253 µm cubici; da subglobose (Q = 1,07) a ellissoidali (Q = 1,29), con ornamentazione a verruche di circa 0,8 µm in parte isolate, alcune, meglio sarebbe dire pochissime, riunite da forti e corte creste, altre catenulate, ancora pochissime riunite da sottili connettivi. Basidi tetrasporici, 4159 x 8-12 µm; Cistidi numerosi, fusiformi con lunga appendice, moniliformi, anche a terminazione multipla, 8,5-13 µm; Cuticola formata da peli piuttosto rigidi e sottili, spessi 2-4 µm a terminazione attenuata ma non appuntita, sovente ramificati e a setti più o meno distanti, accompagnati da dermatocistidi dispersi, poco numerosi, cilindracei o alla sommità dilatati sino a 6,5 µm con debole positività alla SBA, incrostati con fucsina ma non acidoresistenti. Non osservate ife incrostate. Habitat: due sporoidi in 3 un bosco di cerri con rari pini e qualche Quercus pubescens. Materiale studiato: una sola raccolta in un bosco di cerro in località Pulpiano-Viano RE, il 2 Ottobre 1994, leg. G. Candiani, G Donelli, erbario GD n° 94/102. Annotazioni: questa varietà è ben distinta per le tonalità pileiche di un magnifico porpora sfumato di grigio nerastro e la crescita boschiva; i restanti caratteri come l’arrossamento e il successivo ingrigimento-annerimento, sempre più importante al trascorrere del tempo, la sporata probabilmente sul giallo sufficientemente carico, le spore echinulate con rare corte creste e alcuni sottili connettivi, l’epicutis a dermatocistidi appena ingrigenti alla SBA, le loro incrostazioni non acido resistenti e la mancanza di ife incrostate coincidono con il typus. Russula rhodomarginata Sarnari, questa volta paragonabile alla nostra varietà di seperina anche per le dimensioni si differenzia per le nette decolorazioni pileiche verso il giallo nella zona centrale, la crescita sotto cisti o Erica arborea, le lamelle più spaziate e al microscopio per la presenza nell’epicutis di gracili ife incrostate. Russula rhodomelanea Sarnari differisce per la carne acre e la sporata bianca. Voglio ricordare che le variazioni delle sfumature di colore degli sporoidi è stato possibile coglierle, oltre che sul fresco, anche dopo alcune ore dalla raccolta e persino in osservazioni al mattino del giorno successivo. DIAGNOSI LATINA – VALIDAZIONE Russula carminipes f. viridans Donelli ex Donelli et Montecchi f. nov. .(nom. Inval.).= Russula carminipes f. viridans Donelli ad int. “Il Fungo” n° 3, ottobre 2010, XXIX, pp 3-7. A typo differt pileo viridi, absentia coccinei. atrorubri, atque atropurpurei coloris. Holotypus in loco Bosco di Pulpiano dicto, apud Viano (Reggio Emilia), 23.VI.2005 lectus, leg. M. Comuzzi, G, Donelli. Holotypus in Erbario MCVE sub n° 28364 conservatus est. Breve descrizione dell’Holotypus Cappello 70-90 mm, a carne spessa e dura, con margine privo di scanalature, a cuticola generalmente opaca e asportabile sino a metà raggio. Di colore verde tiglio S 324 o un poco più scuro verso S 321 (Vert yaunatre). Lamelle serrate, fragili, a maturità giallo burro, a volte brunastre se traumatizzate. Gambo bianco, duro, imbrunente alla manipolazione. Carne a sapore mite con odore fruttato gradevole, ma tenue, dura, solo alla fine rammollente. Reazioni chimiche: sulla corteccia del gambo guaiaco rapido e intenso, al solfato di ferro rosa-arancio debole. Sporata giallo medio verso IVb CR. Spore 7,5-10,1 x 6,7-8,8 µm, da globose (Q=1,02) a leggermente ellissoidali (Q=1,22) con ornamentazione molto debole (fra le più basse nel Genere), da crestato-catenulate a parzialmente reticolate. Epicutis a peli spessi 3-4,5 (5) µm con ife incrostate disperse, spesse 3-4,5 µm a elemento terminale attenuato e dermatocistidi poco voluminosi, spessi sui 4-7 µm, incrostati. Sul fresco alla fucsina il preparato presenta, per zone, incrostazioni un poco ovunque. 4 Fig. 1: Russula seperina var gaminii. Pulpiano 2-10-1994 (foto G. Donelli) Fig. 2: Russula seperina var gaminii. Da sinistra: Epicutis e Spore. 5 Bibliografia Blum J.-1962: Les Russules: Flore Monographique des Russules. N° 32. Ed. Lechevalier. Paris. Bon M.-1988: Clé Monographique des Russules d’ Europe. Doc. Mycol. 70-71: 1-120 Donelli G.-2010: Ancora una interessante Russula di Pulpiano. “IL FUNGO” n° 3 ottobre 2010-Anno XXIX. Dupain M.V.-1913: Russula seperina Dupain 1913 Bull. Soc. Mycol. Fr. 29:181,pl. VII,f. 1-6. Dupain M.V.-1928: Varièté sylvestre de Russula seperina Dupain. Bull. Soc. Mycol. Fr. 44:115-116. Romagnesi H.-1967: Les Russules d’Europe et d’Afrique du Nord. 998 pp. Bordas, Paris. Sarnari M.-2005: Monografia illustrata del Genere Russula in Europa. Tomo II, AMB, Centro Studi Micologici, Brescia, pp.800-1568. Seguy E.-1936: Code universel des couleurs. Lechevalier, Paris. AMI LA NATURA? RISPETTALA NON ABBANDONARE NEI BOSCHI I TUOI RIFIUTI!!! 6 UNA RARISSIMA VARIETÀ, LA PERA ROSPO di Amer Montecchi Via Diaz, 11 – 42019 Scandiano (RE) E-mail: [email protected] & Sergio Belletti Via Ferrari 1 – 42030 Viano e-mail: [email protected] Il motivo che ci ha spinto a presentare un ulteriore contributo sulla frutta antica (il tredicesimo), nonostante si disse che con quello del 2013 si sarebbe chiusa questa rubrica, si deve ad una recentissima scoperta di una pera di grande pregio. Di essa vi è ancora viva memoria su gran parte del territorio reggiano, in quanto un tempo era molto diffusa, ora quasi totalmente estinta, e che nonostante prolungate ricerche, non avevamo mai trovata. Questa pianta, con gran parte dei frutti ancora sui rami, ci venne segnalata nella prima decade di dicembre del 2013. In primis, dalla signora Anna Maria Monti e successivamente da un amico e collaboratore Sergio Belletti, entrambi residenti nel comune di Viano (RE). I caratteri determinanti di questa varietà sono principalmente 3 e sono così particolari da non lasciare dubbi sulla sua determinazione. • Primo: il periodo di maturazione, da fine novembre, (da cui anche il nome Pera novembrina), alla seconda decade di dicembre. • Secondo: qualità organolettiche eccellenti sia da cruda che cotta al forno. • Terzo: la irregolarità esterna dei frutti formata da scanalature e irregolari bugnature. Questa pianta, un vero patriarca di un età stimata attorno ai 150 anni , ancora in ottima salute, si trova in località la Corte, comune Viano. Ringraziando questi collaboratori per la segnalazione, sentiamo il dovere di proporla con relative immagini a quanti vorranno osservarla e magari tenerla in vita diffondendola con i vari mezzi di riproduzione. 7 Pera rospo: Pianta centenaria di questa rarissima varietà di frutta, tuttora vivente in località la Corte, comune di Viano. 8 Pera rospo - Venti dicembre, foglie e frutti ancora presenti Pera rospo – Caratteristiche irregolarità delle forme e colori 9 PRATIZZANO DI RAMISETO: AMBIENTE MOLTO INTERESSANTE PER MICOLOGI (anche se non proprio giovani) di Ulderico Bonazzi Via Verdi, 2 - 42030 Regnano di Viano (RE) e-mail: [email protected] Premessa Pratizzano sito a 1203 m è posto al margine della piana ricavata dal prosciugamento di una antica torbiera (sulle carte IGM fino al 1936 denominata Lago di Pratizzano), torbiera di origine glaciale di cui rimangono ancora piccole tracce. Dopo il prosciugamento negli anni ’60 la forestale impiantò diversi tipi di conifere in boschetti separati tra loro. Il nostro viaggio Parti da Reggio e prendi la statale 63 per Castenovo Ne’ Monti, da Castelnovo pro- segui su per le rampe dello Sparavalle e subito dopo eccoti sulla destra la strada per Ramiseto, sorpassi la borgata di Canova e giunto a Ramiseto attraversato tutto il borgo trovi sulla sinistra il bivio per il Lago Calamone del Monte Ventasso, oltrepassata la 10 borgata di Montemiscoso e dopo qualche chilometro sulla destra il bivio per Pratizzano1. A questo punto ti appare una superficie piana molto ampia e ti accoglie uno scampanio di mucche al pascolo in un bel prato verde, oltre una grande distesa di boschi vari con essenze diverse. Già nel prato ecco la Calvatia utriforme, Marasmius oreades e tanti altri funghi di prato, sullo sterco delle mucche al pascolo i più vari Panaeolus. Il primo bosco dopo il prato è di abete rosso o peccio (Picea abies), una maestosa conifera alta fino a 60 metri, con tronco diritto e chioma conica relativamente stretta. Presenta una corteccia sottile e rossastra (da quest’ultima caratteristica deriva il nome comune dell’albero), con l’età diviene bruno-grigiastra e si divide in placche rotondeggianti o quasi rettangolari di circa 1-2 cm. Le foglie sono costituite da aghi appuntiti, a sezione quadrangolare, lunghi fino a circa 2,5 cm, inseriti direttamente sul rametto a spirale con la tendenza ad appiattirsi. I fiori, meglio indicati come sporofilli, maturano in aprile-maggio. I macrosporofilli formano coni sessili nella parte apicale dei rami, riuniti in genere in 3-4, appaiono dapprima eretti poi penduli. Sono i fiori femminili, che dopo l’impollinazione danno origine agli strobili, detti comunemente pigne: sono cilindrici, penduli, lunghi 10-20 cm e larghi 2-4 cm, dapprima di color verde o rossiccio, poi marroni in autunno. Cadono interi a maturità. La fruttificazione è tardiva (20-50 anni). Ma insieme all’abete rosso di tanto in tanto si vede anche l’abete bianco (Abies alba Mill. o Abies pectinata). L’abete bianco è un albero maestoso, slanciato e longevo di notevole altezza (in media 30 metri ma alcuni esemplari possono superare i 45-50 metri). Anche l’abete bianco è un albero sempreverde e monoico, cioè sulla stessa pianta troviamo fiori maschili e femminili distinti e separati; presenta un fusto diritto che può arrivare ad un diametro di 3 metri, la chioma, di colore verde-blu cupo, ha forma piramidale negli esemplari giovani, mentre negli adulti (dopo i 60-80 anni) si forma un appiattimento, definito “nido di cicogna”, in quanto la punta principale ferma la crescita e i rami sottostanti continuano a svilupparsi fino a formare una specie di conca. La corteccia, negli esemplari giovani, è liscia, ha un colore bianco-grigio argenteo e presenta delle piccole sacche, nelle piante più vecchie (oltre i cinquant’anni d’età) la corteccia si ispessisce tendendo a desquamarsi in placche sottili e diventa, partendo dalla base, rugosa, screpolata (fessurata) e di colore tendente al nero; le foglie sono persistenti (8-10 anni) e costituite da aghi appiattiti, rigidi e inseriti singolarmente e separatamente sui rametti, secondo una disposizione a pettine (cioè come i denti di un doppio pettine), gli aghi sono lunghi circa 1,5–3 cm e larghi 1,5–2 mm, leggermente ristretti alla base, con la punta arrotondata non Se vieni da Parma o esci dall’A1 a Valli di Canossa prendi la strada per Canossa, prosegui per Ciano, per Vetto, per Ramiseto. Se vieni dalla Spezia prendi la statale 63 per il Passo del Cerreto, prosegui per Collagna e li imbocca la strada per Valbona e prosegui per Pratizzano. 1 11 pungente e i margini lisci, la pagina superiore, di colore verde scuro, è lucida, mentre quella inferiore presenta due caratteristiche linee parallele biancastreazzurrognole. I fiori, sporofilli, maturano in maggio-giugno, i macrosporofilli derivano dai coni femminili che possono lignificare e rimanere sui rami, sono quasi cilindrici, si trovano soprattutto nella parte superiore della chioma e, a differenza dell’abete rosso, sono rivolti verso l’alto, gli strobili sono lunghi dai 10 ai 18 cm e larghi 3–5 cm; inizialmente di colore verde, diventano rossobruno quando giunti a maturità e a settembre-ottobre si sfaldano, le squame cadono. Abete rosso (foto U. Bonazzi) Abete bianco (foto di archivio) Clitopilus prunulus (Scop.) P. Kumm. (foto G. Bramini) Lactarius salmonicolor R. Heim & Leclair (foto G. Bramini) 12 E appena entrati in questo boschetto sopra descritto appaiono le più svariate varietà di funghi tra cui abbonda l’ottimo Clitopilus prunulus (prugnolo estivo) bianco o leggermente grigiastro dalla carne soffice, ovattata, dal profumo fortemente farinoso, le lamelle molto decorrenti e rosa a maturità, a volte in compagnia del suo amico Boletus pinophilus, uno dei 4 porcini, il primo a comparire, bruno rossastro molto apprezzato per il suo notevole peso specifico che spesso fa esultare i raccoglitori (“un porcino di 2 Kg!..”), meno i suo consumatori, perché abbastanza scipido. Vicino a loro anche la stupenda Amanita muscaria, rossa coi sui puntini bianchi sul cappello, il fungo delle favole, bello ma … tossico, non da cogliere, ma da lasciare stare (come del resto tutti i funghi) per abbellire il bosco. Abbondante è anche l’Amanita rubescens fungo di buona qualità, ma si ncontra, anche se meno presente, la pericolosa Amanita pantherina col suo margine smarginato, ma non fragile e la volva dissociata in anelli. Purtroppo vicino all’ottimo prugnolo estivo spesso troviamo la tossica Clitocybe cerussata bianca a volte leggermente giallastra, che si distingue per le sue lamelle da adnate a subdecorrenti, biancastre mai rosa, la carne soda e quasi inodore. Ecco apparire il Lactarius salmonicolor, la Stropharia aeruginosa, la Stropharia cyanea, lo Xerocomus ferreugineus, la Spatularia flavida, il Tricholoma vaccinum, il Paxilus paunoides, Trichaptum abietinum, la quasi onnipresente Russula chyanoxantha, la Russula cloroides, la Russula nigricans e … tanti altri. In un’ora se ne viste di specie fungine! Suillus grevillei (Klotzsch.) Sing. In mezzo ai lamponi (foto U. Bonazzi) Larice (foto U. Bonazzi) Segue ora il boschetto di Larix decidua (larice comune), questa specie possiede una caratteristica che lo distingue totalmente dalle altre conifere: il larice comu- 13 ne, perde le foglie in inverno. Questa caratteristica gli permette, senza dubbio, di avere una maggiore resistenza nei confronti del freddo, perciò può vivere migliaia di anni, è una conifera a portamento eretto con accrescimento rapido in gioventù, raggiunge 25–45 m di altezza e fino a 1 m di diametro (in casi eccezionali fino a 55 m di altezza e 2 m di diametro). Ha fusto monopodiale, massiccio nelle piante vecchie. La base può presentare un andamento ricurvo; i rami di primo ordine sono grossi e lunghi, ricurvi verso il basso e ascendenti all’estremità, quelli di secondo ordine sono invece lunghi, sottili e penduli, nelle giovani piante la chioma è piramidale, la corteccia è liscia e grigia ed i rametti sono sottili, affusolati e flessibili, di color rosa-marrone o giallastri, negli adulti la chioma è allargata; la corteccia di questo larice è profondamente fessurata e si rompe in larghe scaglie che lasciano vedere il colore rossastro all’interno della corteccia (che ha spessore di 10 cm). Con l’età diviene brunogrigiastra e si divide in placche rotondeggianti o quasi rettangolari (di circa 1–2 cm); gli aghi sono disposti a spirale singolarmente lungo i macroblasti, mentre sono in ciuffetti composti da 20 a 40 aghi sui brachiblasti. Sono solitamente annuali, anche se si sono registrati casi eccezionali di aghi che avrebbero svernato per ben quattro anni. Hanno lunghezza compresa tra 10 e 30 mm di lunghezza e meno di 1 mm di spessore; anche questa conifera è monoica: i fiori maschili sono globosi, giallastri, portati da coni lunghi pochi millimetri, mentre quelli femminili si presentano ovoidali, eretti, inseriti su piccole pigne di colore rosso che, dopo l’impollinazione, diventano bruni a squame sottili ed ovali, leggermente convesse. La loro superficie è striata, lucente e liscia nei coni maturi, rossastra e pubescente alla base. Entri nel bosco di larice e subito incontri l’Hygrophorus lucorum dal brillante colore giallo citrino, un mare di Suillus grevillei, l’ovulo degli abitanti della Val di Sole, anch’egli giallo e molto viscido a maturità, il Suillus viscidus, ed altri funghi amici del larice che spesso si intravvedono sotto un mare di piante di lampone (Rubus idaeus) arbusto della famiglia delle Rosaceae, il cui frutto delizioso di colore rosso e sapore dolce-acidulo può rinvigorire le nostre membra un po’ stanche per “la fatica” della raccolta fungina. Un po’ di riposo dopo un’altra mezz’ora di ricerca. Al di sotto di questo bosco verso sud ancora abeti con i loro funghi alla base, ma ecco apparire il faggio (Fagus sylvatica), pianta autoctona a Pratizzano. È una pianta che raggiunge facilmente i 25–30 metri di altezza, con fusto diritto poco rastremato anche se nella zona non viene di norma lasciata crescere per ricavarne legna da ardere; presenta fogliame denso e foglie ovali, più chiare nella pagina inferiore, sono caduche e si presentano alterne, brevemente picciolate (1-2 cm), lucide su entrambe le facce, con margine ondulato, ciliato da giovani. In autunno assumono una caratteristica colorazione arancio o rosso-bruna. Questa pianta lasciata crescere ha una chioma massiccia, molto ramificata e con fitto fogliame, facilmente riconoscibile a distanza perché molto arrotondata e larga, con rami della porzione apicale eretti verticali. Presenta una corteccia liscia e sottile di color grigio-cenerina, con striature orizzontali e spesso con macchie biancastre per presenza di licheni; anch’essa è monoica, i fiori maschili sono riuniti in amenti tondi e penduli, lungamente picciolati, quelli femminili 14 accoppiati in un involucro, detto ‘cupola’, hanno ovario triloculare, la fioritura avviene generalmente nel mese di maggio. I frutti, chiamati faggiole, sono grossi acheni commestibili, trigoni, rossicci, contenuti in ricci deiscenti per 4 valve. Continui la ricerca ed oltre al Clitopilus prunulus, l’Amanita muscaria ed il loro amico Boletus pinophilus puoi trovare un altro amico: il più gustoso Boletus edulis; ecco l’elegante Amanita ceciliae poi tante Russula, oltre quelle già incontrate Russula heterophylla, Russula romellii, Russula fagginea, Russula olivacea, Russula virescens, Russula fellea, Russula mairei … ; ed ecco ancora Xerocomus pruinatus, Lactarius piperatus, Lactarius vellereus, Lactarius pergamenus, Lactarius blennius, Lactarius pallidus, Clitocybe gibba … ed ancora attaccato su ceppi o su residui legnosi gli amari Hypholoma fascicolare ed Hypholoma sublateritium e magari l’Omphalotus olearius, ma anche sul terreno più o meno vicino a questi il delizioso galletto (Cantharellus cibarius) e il gradevole steccherino (Hydnum repandum ed Hydnum rufescens), poi tanti altri funghi buoni e non, e al margine del bosco ecco il piacevole Leucopaxillus giganteus. Abbiamo trascorso nel fotografare, ammirare e … raccogliere un’altra oretta ed è ora di ritornare. Risali e davanti a te ecco un boschetto di Pinus nigra: questa conifera ha un portamento conico-espanso ma variabile, chioma densa. Può raggiungere i 2030 m ma ci sono esemplari di oltre 50 m., la sua corteccia si presenta da rossomarrone a grigia, con ampie fessure, negli esemplari adulti si presenta suddivisa in ampie placche grigie con la parte tra una placca e l’altra di colore nero, le sue foglie sono aghiformi, lunghe 8-20 cm, riunite in mazzetti di due, di colore verde scuro; anche questa pianta è monoica: i macrosporofilli sono costituiti da piccoli coni di colore rosato, peduncolati, solitari o a piccoli gruppi e i microsporofilli sono piccoli coni ovoidali e giallastri, sessili e riuniti in gruppi, gli strobili sono di forma ovale-conica, sono lunghi 5-15 cm e larghi 2-3 cm. Sono verdi in età giovanile e diventano giallastri dopo diciotto mesi. Ecco il Suillus granulatus, il Suillus luteus e nei pressi il Lactarius deliciosus, il Lactarius sanguifluus, il Tricholoma portentosum, il Tricholoma terreum ed anche le finferle (Cantharellus lutescens) e tanti, tanti altri funghi amici di questa conifera. Qua e là puoi anche trovare qualche altra pianta come il Pinus silvestris, il Salis caprae (salicone), Salis apennina, Laburnum anagiroides (maggio ciondolo), Rosa canina.,, e anche tante piante erbacee con fiori e frutti alcuni di questi tra i residui della torbiera come l’Orchis palustris e la Calta palustris. E’ possibile però anche riposarsi di tanto in tanto o fare un picnic, infatti nei boschetti si trovano panchine e tavoli di legno, ma vicina a dove è parcheggiata la macchina c’è il Rifugio di Pratizzano dove è possibile prendere un caffè o consumare un ottimo pranzo o cena e magari, se non si ha fretta di tornare a casa e si vuol fare giro negli interessanti boschi, anche riposare in un buon letto durante la notte. 15 Pino nero (foto U. Bonazzi) Faggio (foto U. Bonazzi) Suillus luteus (L.) Roussel (foto G. Bramini) Amanita ceciliae (Berkeley & Broome) Bas (foto U. Bonazzi) Tricholoma terreum (Schaeff.) Quél. (foto G. Bramini) 16 GODITI LE BELLEZZE DEL NOSTRO PAESAGGIO SENZA LASCIARE SEGNI DEI TUOI PIC NIC 17 COLTIVARE CAMELIE PER OTTENERE TÈ VERDE DAL PROPRIO GIARDINO di Paolo Gallingani Via Bellini n.4 Reggio Emilia e-mail: [email protected] Coltivo da diversi anni, alcune Camelie in grossi vasi colmi di terriccio acido: torba, sabbia e terra d’erica. La fioritura inizia a fine novembre e si protrae per tutto l’inverno periodo in cui la maggior parte delle piante da giardino sono in riposo vegetativo. La collocazione sistematica delle Camelie si può cosi sintetizzare: DIVISIONEORDINE CLASSE FAMIGLIA GENERE Angiosperme Theaceae Mirbel Camelia L. Guttifeerales Dicotyledones La formula floreale è cosi schematizzata: K5C5A15– nG (3-5) dove K = calice; C = corolla; A = androceo; G = gineceo Distinguiamo 2 gruppi di Camelie: Camelia japonica con fioritura fine inverno e tutta primavera. Camelia sasanqua con fioritura invernale fino all’inizio della primavera. Camelia japonica l. si presenta come una pianta sempreverde, a lenta crescita e di dimensioni variabili da un grande arbusto (3-5) a un piccolo albero (10-15). La descrizione botanica che segue è relativa alla specie selvatica, poiché nel corso dei secoli l’opera dell’uomo ha portato a creare numerose cultivar con varianti notevoli, soprattutto a livello del fiore e delle sue parti. Le foglie sono inserite sui rami in modo alterno. Sono picciolate (5-8) con lamina di forma variabile da ampiamente ellittiche a ellitico-oblunghe (5-3 cm x 6-10 cm) con apice in genere bruscamente acuminato, base cuneata e margine brevemente denticolato o crenulato-denticolato. Si presentano piuttosto coriacee, rigide, glabre, di colore verde scuro e lucente nella pagina superiore, opache e più chiare in quella inferiore, spesso con sparse verruche. 18 I fiori sono terminali o all’ascella delle foglie, solitari o in coppia, provvisti di sepali caduchi a completa fioritura. Il calice ha la forma di cupola (disposizione embriciata) di 2-3 cm, con sepali ovati, grigio tomentosi, vellutati o sericei esternamente, con la funzione di proteggere il fiore prima della fioritura (antesi). La corolla ha un diametro di circa 3-5 cm, con petali di colore rosso; esistono diverse forme semplici, note come ‘Rubra simplex’, ‘Rosa simplex’, ’Alba simplex’. I petali, in numero di 5-6, hanno una forma variabile, da oblungo-ovale ad ampiamente ovata od orbicolata, smarginati all’apice e larghi 2.5-3.5 cm. L’androceo si compone di lunghi stami (2.5-3.5 cm) glabri e con i filamenti biancastri o giallastri, uniti dalla base fino a ¾ della loro lunghezza (monadelfi) e antere gialle. Il gineceo ha un ovario unico, supero, originatosi dalla fusione di tre foglie carpellari, con uno stilo che sormonta gli stami, lungo 2,5-2,8 cm e con stigma trifido. Il frutto è una capsula glabra, di aspetto globoso o allungato (2 cm x 5 cm) inizialmente è verde, poi vira verso il rosso a maturità, fino a diventare marrone-nerastro a deiscenza. Le capsule si aprono all’inizio dell’autunno, lungo 3.4 linee, lasciando cadere pochi e grandi semi (1-1,5 cm) di colore marrone-brunastro. L’impollinazione è prevalentemente entomofila. La fioritura avviene dalla fine dell’inverno alla primavera inoltrata. Circa 10 anni fa ho acquistato una piccola pianta di Camellia sinensis (L.) O. Kuntze Thea sinensis in occasione di una visita ad alcune ville storiche del Lucchese dove prosperano vari tipi di camelie centenarie. La C. sinensis (L) O. Kuntze o camelia da tè, è la pianta che da secoli viene usata in Cina per produrre tè. Solo in seguito è stata portata in Giappone e India e da qui in Europa per prima in Inghilterra dove la cultura del tè è tuttora vivissima. Nel 1810 gli inglesi provarono a coltivare la C. sinensis in Sicilia con cattivi risultati. Le Camelie necessitano di terreno acido e clima non troppo caldo e con una elevata umidità atmosferica. Alla fine del 1800 il professor Teodoro Carnel intuì che la C. sinensis poteva essere coltivata in vallate riparate, ombrose con terreni acidi come alcune zone del Lazio (Viterbese) e come le zone dei Laghi di Como e Maggiore dove tuttora esistono i più importanti vivai di Camelie, Rododendri ed Ortensie. Un’altra zona adatta è il Caponnorese in provincia di Lucca dove da anni la coltivazione del tè seppur in misura non industriale, è praticata da alcuni appassionati. La C. sinensis è una pianta rustica e resistente al freddo. Nel 1993 il Comune di Mantova ha effettuato ricerche che hanno portato come esito la possibilità di praticare la coltura del tè anche nella Pianura padana. Nel Caponnorese ho seguito un breve corso per la produzione del tè partendo dalla coltivazione della C. sinensis. Semplificando e riassumendo questi sono i passaggi fondamentali: Appassimento: si effettua mettendo le foglie in camere ventilate, facendole diventare morbide e malleabili. Rolling (o rollatura): consiste nell’arrotolare e stropicciare le foglie, determinando la parziale distruzione dei loro tessuti con la conseguente fuoriuscita degli “umori cellulari”. Operazione che facilita le reazioni enzimatiche. 19 Stabilizzazione: serve a inattivare gli enzimi. Le foglie sono trattate con vapor acqueo, sotto pressione, oppure mediante un rapido trattamento termico. Fermentazione: fase in cui gli enzimi (ossidasi) agiscono sui componenti del tè, originando i principi aromatici e modificando il sapore e il colore che diviene più o meno scuro. Essicazione: il materiale fogliare è sottoposto alla disidratazione mediante corrente di aria calda. Segnaliamo l’esistenza dell’associazione Italiana Cultura del Tè (AICTEA) che ha sede a Vicenza. Sul sito www.aictea.it è possibile trovare varie informazioni e curiosità sulle principali tematiche che ruotano attorno alla pianta del tè, oltre al calendario delle iniziative promosse dall’associazione e un interessante video girato nella piantagione di tè del Compitese. Il tè prodotto dalla C. sinensis si può presentare in 5 tipologie: Tè bianco: si ottiene dalle sole gemme terminali provenienti dal primo raccolto primaverile. Le foglie subiscono un breve appassimento e poi vengono velocemente essicate. Questa è la formulazione più pregiata. Tè verde: anch’esso deriva dal primo raccolto. Le foglie sottostanno a un breve appassimento, poi a un processo di stabilizzazione e in fine ad una fase di essicamento. Questa è la formulazione ritenuta più salutare, in relazione alla ricca presenza di polifenoli. Tè Oolong: solitamente è preparato dal secondo raccolto. Le foglie sono sottoposte a un breve appassimento, a cui segue una fase di rolling, nella quale avviene la parziale ossidazione del prodotto e un successivo essiccamento. Tè nero: si realizza di prassi, dal terzo raccolto. Le foglie dopo un breve appassimento subiscono una fase di rolling, per raggiungere un’ossidazione completa (fermentazione), a cui segue l’essiccamento. Tè aromatizzato ai fiori: si tratta, di solito, di un tè nero ottenuto facendo essiccare assieme alle foglie anche i fiori profumati di altre essenze. 20 Camellia sinensis (L.) O. Kuntze (foto P. Gallingani) OGNI LUNEDI’ SERA ORE 21 (TRANNE NEL PERIODO NATALIZIO E DI FERRAGOSTO), PRESSO LA NOSTRA SEDE VIA AMENDOLA 2 CI INCONTRIAMO PER STUDIARE INSIEME I FUNGHI DA NOI RACCOLTI. DURANTE IL CORSO L’INCONTRO AVVIENE NEL LOCALE DEL CORSO STESSO. 21 E’ ON LINE IL SITO www.funghieturismo.it progettato e costruito dall’Ufficio Turismo della Provincia di Reggio Emilia E’ possibile inviare informazioni (link, testi, foto ...) su manifestazioni in programma e su pagine autogestite a cui ci si possa collegare per proposte turistiche strutturate. Sono gradite anche foto (di funghi, di ambienti, ecc…) di appassionati e di raccoglitori dilettanti in quanto oggetto di una specifica rubrica. La parte “micologica”, grazie al contributo del Gruppo Micologico Franchi (AMB), è già ben strutturata è sarà comunque continuamente curata con l’intento di apportare migliorie. Inoltre, sempre grazie al Gruppo Micologico, verrà aggiornata ogni martedì una nota sulla crescita dei funghi nel territorio provinciale. La finalità del sito è quella di incentivare le attività di impresa secondo gli indirizzi da tempo consolidati in Regione e nell’Unione di Prodotto Appennino e Verde. La Provincia, pur avendolo fatto in passato, con le edizioni cartacee della “Carta dei Funghi”, non curerà direttamente la lista di ristoranti che hanno menu di funghi o vendono funghi o di alberghi che fanno sconti a chi ha il tesserino. Si proporranno invece link con siti e pagine espressamente dedicate a questa offerta con la disponibilità ad accogliere le informazioni e gli aggiornamenti da parte di forme associate, come già sta facendo “La Strada dei Vini e dei Sapori”. Sono comunque possibili “eccezioni” per singoli ristoranti che proponessero pagine molto accattivanti con menù qualificati e dedicati, belle foto di piatti di funghi, proposte interessanti e assolutamente di stagione. Tali “eccezioni” saranno presentate comunque per un tempo limitato e con criteri di rotazione. Bosco dove in primavera abbondano la Verpa bohemica (Kromdh.) Schröt., la Mitrophora semilibera D.C.: Fr. e la Calocybe gambosa (Fr.: Fr.) Donk. Forse ora avranno un habitat migliore?? 22 TRICHOLOMA PORTENTOSUM di Stefano Balestreri Via Goito 16 20832 Desio (MB) mail: [email protected] “In questo tiepido pomeriggio di Novembre, ci avviamo al bosco; la strada è breve e pianeggiante; la macchia del sottobosco è ridotta a pochi sterpi sfrondati. Non s’incontra più sulla via del bosco l’affluenza indiscreta dei rumorosi cercatori estivi: per supporre che i funghi possano nascere così fuori stagione bisogna essere scaltri e vecchi del mestiere. In queste vallette silenziose si cammina senza rumore su uno strato di foglie inumidite che smorza il passo e quasi non ci si accorge di toccar terra; ogni tanto, tra queste ramaglie nude che lasciano trasparire il cielo, frulla il volo bianco e nero di una ghiandaia; qualche farfalla sonnambula galleggia su questi laghetti di tiepido sole, in cerca dei fiori che non ci sono più.” da “Cercatori di funghi” di Piero Calamandrei Ogni anno, nel tardo autunno, cerco di concludere la stagione micologica con la ricerca (la definirei più una caccia) di questi funghi che segnano un po’ la fine delle attività di raccolta da parte degli appassionati. Non sempre è facile scovarli nei boschi, perché ormai la coltre di foglie ed aghi copre tutto. Ricordo ancora la prima uscita, qualche anno fa, alla ricerca dei “portentosi”: se non fosse stato per l’aiuto di una Vecchia Guida Indiana1 “scaltra e pratica del mestiere” ne avrei raccolto uno solo; lui, con occhio ed esperienza, col bastone spostava con delicatezza e a colpo sicuro le foglie e, come per magia, i funghi vedevano la luce e io… vedevo i funghi! Il Tricholoma portentosum ha il cappello inizialmente convesso-campanulato, in seguito piano e sovente umbonato, l’orlo sottile, ondulato. Il colore è grigio scuro, ma se lo si trova completamente ricoperto dal fogliame è nettamente più chiaro. Ha evidenti fibrille sulla cuticola, che è facilmente staccabile (ciò facilita molto la mondatura) tendendo a lacerarsi radialmente. L’imenio è a lamelle non molto fitte, inizialmente bianche, poi giallastre. Vecchia Guida Indiana: è un appellativo che utilizzo, con grande rispetto, nei confronti di alcuni soci del Gruppo Micologico, “trovatori” incalliti delle delizie dei boschi. Avete letto bene: “trovatori”, perché il più delle volte, rispetto a loro, noi rimaniamo semplicemente “cercatori”. 1 23 Essendo un fungo omogeneo, la carne del gambo continua nel cappello e perciò non si stacca facilmente da esso. Il gambo è pieno da giovane, in seguito vuoto, cilindrico, ingrossato alla base, liscio, di color bianco soffuso più o meno di giallino. La carne è bianca, fragile, grigiastra sotto la cuticola, ha leggero odore di farina. Predilige boschi di conifere, isolato o in gruppetti. Il nome portentosum è dovuto più al sapore che alla sua mole, ma sono comunque dei bei funghi e se si arriva nel momento in cui sono ancora giovani e sodi, renderanno molto in cucina: trifolati, sia come contorno, sia come condimento per primi piatti, anche se la mia Guida …li “ammazza” sott’olio. 24 GYRO…GYROMITRA…CASCA LA TV di Luigi Cocchi Via D. Piani, 6 - 42124 Reggio Emilia e-mail: [email protected] “Crediamo soltanto a ciò che vediamo. Perciò, da quando c’è la televisione, crediamo a tutto.” (Dieter Hildebrandt) “Tutto quello che leggi sui giornali è assolutamente vero, a parte i rari casi in cui hai una conoscenza diretta dei fatti.” (Erwin Knoll) Scegliete voi, tra le due frasi sopraccitate, quella che più vi piace come introduzione a questo articolo. Dal mio punto di vista la seconda non è male, basta aggiornare le parole “…leggi sui giornali….” con le seguenti, più attuali, “…vedi sui mass media…”: la frase, infatti, rende concretamente quello che è effettivamente successo e mi dà lo spunto per parlare, con soddisfazione, del “Corso di Micologia (e non solo)” che il nostro Gruppo ha organizzato anche quest’anno1. Spesso, e questo è naturale per chi il Corso lo organizza e lo tiene, ci si chiede se le lezioni sono state efficaci ed i partecipanti (anche quest’anno, in media, una quarantina per ogni incontro) hanno “acquisito” qualcosa. Ebbene si, qualcosa è stato assorbito. Il 22 maggio su RAI 1, nella trasmissione mattutina “La Prova del Cuoco”, è stato cucinato in diretta un fungo velenoso, Gyromitra esculenta (Pers.) Fr.: due Soci, come dire, “principianti”, che hanno seguito la trasmissione, mi hanno subito telefonato per avvisarmi ammettendo poi che, se non avessero seguito il Corso, non se ne sarebbero sicuramente accorti. Resta il problema che milioni di telespettatori avranno “bevuto” acriticamente la notizia e si capirà anche bene la nostra forte irritazione: da anni il nostro Gruppo, così come tutti i Gruppi Micologici italiani, in particolare quelli dell’Associazione Micologica Bresadola (AMB)2 alla quale noi aderiamo, è impegnato, con i Corsi di Micologia, con Il Corso di Micologia (e non solo) si svolge tutti gli anni, a partire dall’ultimo lunedì di gennaio. Quest’anno si è iniziato il 27 gennaio e si è finito il 26 giugno per un totale di 19 incontri. In pratica ogni lunedì sera (esclusi i festivi), dalle ore 21.00 alle 22,30 (circa), si sono svolte lezioni con il sussidio di diapositive e dispense (e con funghi veri quando è stato possibile). I partecipanti hanno affrontato i “primi passi” nel riconoscimento delle specie fungine, dei loro habitat di crescita, del loro ruolo biologico ed ecologico, della loro commestibilità, delle ricerche scientifiche in Micologia. Nel 2015 il Corso sarà ripetuto, con le stesse caratteristiche. Per gli interessati diamo i seguenti contatti telefonici: 0522 858177 – 3483125968. E’ molto probabile che anche nel 2015 il Corso si svolgerà presso il Centro Sociale “Il Carrozzone”, in Via Gallinari a Reggio Emilia (zona Meridiana, tel. 0522381412). 2 L’AMB è un’Associazione iscritta nel Registro nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale (N. 0159S). Ad essa aderiscono circa 130 Gruppi Micologici, sparsi su tutto il territorio nazionale, per un totale di circa 10.000 iscritti. Sito web: www.ambbresadola.org 1 25 le Mostre, con le attività nelle scuole e varie conferenze pubbliche, a fare prevenzione igienico-sanitaria, informazione ed educazione micologica ed ambientale. Spero che non sia svanita la memoria di quanto successe, purtroppo, nell’autunno 2012: sui mass media comparvero, come se si trattasse di veri e propri “bollettini di guerra”, numerose notizie di gravissime intossicazioni, in particolare, ma non solo, di Amanita phalloides, che ebbero come conseguenze morti e, per i “meno sfortunati”, la sopravvivenza con il ricorso a trapianto di fegato. La drammaticità della situazione fu acuita dal fatto che in più casi furono coinvolti bambini. Proprio nel dicembre 2012 fu organizzato a Milano il 5° Convegno internazionale di Micotossicologia (5CIMT)3 e ricordo bene come tra i numerosi operatori presenti (Dirigenti del Ministero alla Salute, Medici Tossicologi, Ispettori Micologi, Micologi, ecc.) fosse diffuso un senso di sconforto: la realtà stava dicendo a tutti, ed in modo crudo, che le energie profuse (per quanto riguarda l’AMB in modo assolutamente volontario) e le attività che venivano svolte con passione, dedizione e spesso in modo serrato per informare e prevenire non erano sufficienti. Il Comunicato finale del 5CIMT cerca di individuare4 le cause di questa “apparente” impotenza e di proporre i modi più efficaci per superarla. La questione di come i massmedia fanno “informazione” sui funghi era, ed è, da considerare centrale. A quanto pare esistono ancora situazioni importanti, come quella di cui stiamo parlando e che viene ben descritta nel testo della lettera (pubblicata a pag. 34) inviata alla RAI e ad altri Enti che operano nel settore dell’informazione, a causa delle quali in pochi minuti di informazione cattiva e sbagliata sui funghi si rischia di vanificare il lavoro svolto da migliaia di operatori in molte migliaia di ore di impegno disinteressato e di lavoro. E’ legittimo chiedersi se esiste una responsabilità oggettiva dei mass media a determinare le cause che portano molte persone disinformate ad avvelenarsi con i funghi? In uno dei prossimi numeri della “Rivista di Micologia”5 verranno approfondite le tematiche coinvolte in questo brutto episodio. In questa sede vogliamo soltanto accennare alla “storia” che riguarda la questione della tossicità di Gyromitra esculenta6 per dare ai nostri lettori un’informazione importante: la commestibilità o la tossicità dei funghi non può (almeno finora) essere stabilita in laboratorio. In pratica quello che si conosce al riguardo è di natura puramente empirica, cioè viene dall’esperienza. Se, per esempio, dopo aver mangiato un porcino si chiedesse ad un biochimico di dire esattamente quali sostanze (molecole) si sono ingerite, il biochimico ancora non sa (non può) rispondere 3 Il 5CIMT, svoltosi a Milano, è stato organizzato dalla Commissione di Micotossicologia (ora in fase di “ristrutturazione”) del Centro Studi Micologici dell’AMB, dal Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda-Cà Granda, di Milano e dalla Provincia di Milano, con il Patrocinio del Ministero della Salute, del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). La Segreteria Scientifica del 5CIMT era composta dal Dr. Luigi Cocchi (membro del Comitato Direttivo dell’AMB e Vicepresidente del Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia) e dal Dr. Carmine Siniscalco (Responsabile del Progetto Speciale Funghi di ISPRA). Cocchi e Siniscalco ricoprono ora il ruolo di Referenti nazionali per la Micotossicologia dell’AMB 4 Scaricabile dal sito web dell’AMB: www.ambbresadola.org 5 Rivista ufficiale dell’AMB 6 In latino l’aggettivo “esculentus” significa “mangereccio, commestibile”; il nome del Genere Gyromitra significa (dal greco): guròs (γυρός) = rotondo e mitra (μίτρα) = mitra, cioè cappello a mitra rotonda. 7 Questa osservazione sta alla base del fatto che, secondo noi, i funghi non possono, almeno finora, essere considerati alimenti. 26 in modo completo7. Non c’è quindi nulla da meravigliarsi se, con il progredire delle conoscenze scientifiche, la “commestibilità” di una specie fungina viene ad essere messa in discussione e le conoscenze riguardanti la “tossicità micologica” sono in continua evoluzione. Nella nota 6 si da la definizione della parola latina “esculenta” ed in effetti fino a non moltissimi anni fa Gyromitra esculenta era considerata commestibile ma poi una serie di episodi di intossicazione hanno fatto cambiare idea. Lo stesso vale per la specie Gyromitra gigas8. Riportiamo, per la chiarezza con cui viene esposta la problematica quanto si legge alla pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Gyromitra_esculenta del sito di Wikipedia, l’enciclopedia libera on-line: “Attenzione, trattasi di fungo mortale da crudo e velenoso per accumulo anche da cotto! G. esculenta, come altre specie congeneri (si è aperta la discussione anche per Verpa bohemica) è stata oggetto di numerose discussioni: attualmente è stata tolta dai mercati controllati a causa di alcune pericolose intossicazioni dovute alla sua ingestione da cruda o in pasti ravvicinati. Anche dopo la cottura, l’ingestione della specie in quantità elevate può risultare velenosa e pericolosa per la vita avendo causato la morte di molte persone, in particolare in nord America. Per tale motivo questa specie deve essere ritenuta non commestibile e scartata nella maniera più assoluta. In molti paesi però è ancora consumata abitualmente. In Finlandia ad esempio può essere acquistata fresca, essiccata o in scatola. Per la versione fresca, la legge obbliga ad esporre avvertenze sulla tossicità e istruzioni in caso di intossicazione. Questa specie contiene un quantitativo molto elevato di Gyromitrina, intermedio volatile dell’Idrazina9, che oltre a provocare intossicazioni molto gravi, è anche un composto cancerogeno. Oltre a quanto già riportato, è stata dimostrata la tossicità da accumulo di questa molecola anche con esemplari ben cotti e perfino in quelli essiccati, dato che la Gyromitrina non svanisce mai completamente dal fungo. Come altre specie di Gyromitra viene pericolosamente confusa con alcune specie dei generi Helvella e Morchella, in particolare Gyromitra esculenta (vedi “Atlante fotografico dei Funghi d’Italia – Vol. 1 – pag. 466. Ed. AMB) cresce, in Italia, prevalentemente al Nord , nelle abetaie alpine. Nelle nostre zone è invece presente Gyromitra gigas (vedi “Atlante fotografico dei Funghi d’Italia – Vol. 3 – pag. 1472. Ed. AMB), che ha le stesse caratteristiche di tossicità. G. esculenta, conosciuta popolarmente perlopiù con il nome “falsa spugnola” per via della sua “mitra” rosso marroncina che a volte ricorda il favo di una Spugnola (nome volgare di praticamente tutte le Specie appartenenti alla Famiglia Morchellaceae). La forma è però quella di una sorta di piccolo “cervello” con tanto di circonvoluzioni, piuttosto che un favo di Morchella. Anche Gyromitra gigas può essere confusa da un raccoglitore inesperto con le spugnole commestibili. 9 Dalla pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Idrazina: L’idrazina (o diammide, o diammina, o idruro di azoto) è un composto dell’azoto di formula bruta N2H4 (formula di struttura NH2-NH2): a temperatura ambiente è un liquido incolore e dall’odore pungente. È una sostanza corrosiva, tossica e cancerogena: la soglia di contaminazione dell’aria è di 1 ppm, mentre la soglia olfattiva (oltre la quale l’odore è avvertibile) è di 3-5 ppm: già a 20 °C i vapori possono raggiungere tali concentrazioni. Oltre i 38 °C, se i vapori non vengono dispersi, la miscela aria-vapori di idrazina può raggiungere concentrazioni tali da essere esplosiva. I sintomi immediati del contatto con l’idrazina sono dovuti alla corrosività della sostanza: quindi bruciore, e nel caso di inalazione dei vapori, tosse, capogiro e difficoltà respiratoria. Tali sintomi possono presentarsi anche a distanza di 10-12 ore dal contatto. La tossicità è a carico del fegato, dei reni e del sistema nervoso centrale: i sintomi di un avvelenamento da idrazina sono nausea, vomito, debolezza, confusione, stato di incoscienza. Se l’avvelenamento è avvenuto per inalazione di vapori si può avere edema polmonare. L’ingestione può essere letale. 8 27 con Morchella esculenta. I più diffusi nomi popolari italiani con cui G. esculenta è conosciuta sono: Spongino, Spugnola bastarda, Spugnola falsa, Falsa morchella, Marugola10. Anche all’estero è polarmente conosciuta con nomi volgari, per es.: Brain mushroom (Inghilterra); Gyromitre comestible, Morillon (Francia); FrühjahrsLorchel (Germania); Korvasieni (Finlandia); Murga (Catalogna – Spagna). Come già accennato, il consumo di G. esculenta ha causato un numero elevato di decessi in tutto il mondo, in maniera particolare in Nord America, ma anche in Nord Europa, dove le specie del genere Gyromitra sono maggiormente diffuse. Significativa una frase pronunciata dal grande micologo francese Marcel Bon circa la commestibilità di G. esculenta: “Commestibile, spesso commercializzato, malgrado si manifestino occasionali incidenti mortali”. In Italia, sull’opuscolo “I Funghi: Guida alla prevenzione delle intossicazioni”11 si descrive (pag. 9), tra le “Sindromi a lunga latenza” la Sindrome Gyromitrica: “Rara, si caratterizza per la comparsa di sonnolenza, contratture muscolari, anemia emolitica, danno al fegato e reni, dopo ingestioni ripetute e di notevole quantità” e (pag. 13) si riporta la seguente immagine: che, come si può notare, è contrassegnata da un “teschio rosso”. Facciamo inoltre notare che questa specie, non essendo ovviamente presente negli elenchi allegati alle Leggi nazionali e regionali che indicano i funghi che possono essere commercializzati, non può essere certamente stata acquistata (in trasmissione si è detto che la specie è molto “cara”) al mercato regolare. La nostra iniziativa ha sollevato una tempesta di commenti sia in Internet che su carta stampata: speriamo che dalla RAI arrivino risposte adeguate e si producano fatti concreti tali da impedire, in futuro, tali gravi “infortuni”. In conclusione riportiamo alcune condivisibili affermazioni liberamente tratte, qua e là, sul WEB: “… il fatto che in una trasmissione che ha autori, esperti, ecc…, nessuno si sia posto dei dubbi, è assolutamente inaudito…”. “…perché infilarsi in un ginepraio così insidioso, proponendo funghi considerati velenosi dal Ministero della Salute? Perché non si è avuto lo stesso atteggiamento cauto che viene normalmente tenuto da un cercatore di funghi “responsabile”, che è quello di scegliere solo le specie certe e nel caso far controllare il cesto della raccolta a veri esperti?” “Alla Prova del Cuoco è mancata, sicuramente per la leggerezza di qualche autore, proprio questa attenzione. Sarebbe bastato invitare un micologo, che secondo noi dovrebbe sempre essere presente in studio quando si parla di funghi. Se fosse stata seguita questa procedura si sarebbe evitato il caso che sta montando giustamente. Un gravissimo atto d’accusa alla trasmissione seguita da milioni di telespettatori. L’invito a cucinare o a mangiare funghi velenosi non è certo da tutti i giorni.” Per saperne di più consultare il “Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino” di Ulderico Bonazzi – Edizione del Centro Studi Micologici dell’AMB 11 Scaricabile dal sito del Ministero della Salute al link: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_149_allegato.pdf 10 28 Immagine dei carpofori di G. esculenta tratta dallo schermo TV nella trasmissione “La Prova del Cuoco” del 22 maggio 2014 (Foto di N. Franzutti) Immagine dei carpofori “affettati” di G. esculenta tratta dallo schermo TV nella trasmissione “La Prova del Cuoco” del 22 maggio 2014 (Foto di L. Cocchi) Riproduzione dell’immagine di G. esculenta (pag. 13) tratta dall’opuscolo del Ministero della Salute “Funghi: Guida alla Prevenzione delle Intossicazioni” 29 GYROMITRA ESCULENTA: PER CHIARIRSI LE IDEE di Luigi Cocchi Via D. Piani, 6 - 42124 Reggio Emilia e-mail: [email protected] & Mauro Comuzzi Via Ramazzini 16 - 42124 Reggio Emilia e-mail: [email protected] Per aiutare i nostri lettori e per far capire che la Micologia è una scienza che richiede rigore presentiamo le principali Specie dell’Ordine Pezizales (Classe Ascomycetes) a cui appartengono i funghi che volgarmente sono conosciuti con il nome “collettivo” di “spugnole” con le varianti locali che sono state, in parte e per esempio, considerate nell’articolo precedente a proposito di Gyromitra esculenta (Spongino, Spugnola bastarda, Spugnola falsa, Falsa morchella, Marugola) (Bonazzi U., 2003). Ci teniamo a sottolineare che i nomi volgari/popolari non rispondono a nessun criterio scientifico e, variando da zona a zona, non sono mai utilizzabili e utilizzati (in qualche caso possono essere solo grossolanamente indicativi) nelle Mostre Micologiche che i Gruppi aderenti all’AMB organizzano in tutta l’Italia. Solo il nome scientifico “organizzato” secondo la cosiddetta “denominazione binomia” inventata da Carlo Linneo1 dà garanzie di una metodologia scientificamente corretta per “determinare” una specie vivente. Il ragionamento potrà risultare “tortuoso” ma, soprattutto quando si tratta di riconoscere specie fungine velenose, questo è l’unico metodo finora riconosciuto come veramente affidabile. Molto spesso tra i funghi le somiglianze sono ingannevoli, subdole e sottili ed è sicuramente questa la causa principale di tutti gli avvelenamenti. I riconoscimenti “approssimativi” delle 1 Medico e naturalista svedese (Råshult 1707 - Uppsala 1778) “inventò” il criterio citato, e valido ancora oggi, per dare un “nome” agli esseri viventi. Il criterio linneiano stabilisce una gerarchia che porta dal generale al particolare secondo livelli, ognuno dei quali è denominato “taxon” ( pl. “taxa”) sempre più “ristretti”. Ad es., considerando solo i taxa principali: Regno (Fungi) > Divisione (Amastigomycota) > Classe (Ascomycetes) > Ordine (Pezizales) > Famiglia (Helvellaceae) > Genere (Gyromitra) > Specie (Gyromitra esculenta). Altro es., partendo dal taxon “Famiglia”, essendo i taxa superiori uguali: Famiglia (Morchellaceae) > Genere (Morchella) > Specie (Morchella esculenta). Come si può notare la “parentela” tra le specie del Genere Morchella e quelle del Genere Gyromitra è un po’ come quella tra “cugini di secondo grado”. 30 specie fungine possono essere mortali: superficialità, pressapochismo, superstizioni sono nemici molto pericolosi !!! Diamo ora, anche con l’aiuto delle immagini, le principali indicazioni per potersi “districare” e saper distinguere le Specie, quelle più raccolte dagli appassionati, appartenenti all’Ordine Pezizales (Famiglia Morchellaceae: Generi Morchella e Verpa; Famiglia Helvellaceae: Genere Gyromitra) sperando che risulti chiara la superficialità (colpevole?) con cui, dagli “esperti fungaioli locali”, ai “fungaioli che hanno sempre raccolto solo i funghi che raccoglieva il nonno”, fino alle trasmissioni televisive, troppo spesso si parla (a vanvera) di funghi, come se le troppo numerose e gravissime intossicazioni capitate anche di recente (e ci auguriamo che non si ripetano le tragedie dell’autunno 2012) non obblighino, anche moralmente, a cambiare i modi veramente sprovveduti con i quali viene approcciato il “mondo” dei funghi. Le Specie di cui parliamo sono tutte primaverili, da consumare sempre ben cotte perché da crude contengono sostanze molto velenose termolabili (cioè che evaporano e si distruggono a circa 80 °C). • Morchella esculenta (Linné) Pers. - carpoforo generalmente con mitra a forma quasi sferica o ovale fino a conica, con alveoli ampi, arrotondatoangolati irregolari disposti senza ordine particolare e separati da coste flessuose; colori variabili dal giallo-ocraceo al brunastro-grigiastro fino al bruno nero. Gambo da corto a leggermente allungato cavo. Carne biancastra fragile. Odore un po’ spermatico. Habitat: boschi di latifoglia con frassiniolmi e ciliegi. Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 1) • Morchella elata Fr. : Fr.- stesse caratteristiche generali di M. esculenta ma con habitat preferibilmente di conifere. Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 2) • Morchella semilibera De Cand. : Fr. - mitra conico-appuntita con costole longitudinali che formano alveoli irregolari. Carne tenace, elastica ma al contempo fragile. Odore spermatico. Gambo colore bianco crema. Habitat in latifoglie preferibilmente sotto frassino, pioppo, ontano, biancospino. Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 3) • Verpa bohemica (Krombh.) J. Schröt. - mitra cilindrico-campanulata percorsa da venature sinuose profonde che danno un aspetto cerebriformecampanulato. Gambo rugoso, cavo con l’età, colore biancastro, ocraceo al tocco. Carne molto fragile, di aspetto ceroso, odore spermatico. Habitat in luoghi umidi, gregaria. Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 4) • Gyromitra esculenta (Pers.) Fr. (Imm. 6).: Carpoforo rotondeggiante, molto irregolare, simile ad un cervello per il disegno formato da tante costolature sinuose e irregolari che creano gibbosità. Gambo pronunciato, gibboso, irregolare e difforme, costolato-lacunoso sia internamente che esternamente; biancastro. Carne bianca con odore forte spermatico. Habitat: boschi di conifera. La sezione evidenzia circonvoluzioni (venature) cerebriformi. Velenoso anche da cotto. (L’imm. 5 presenta Gyromitra gigas (Krombh.) Cooke, specie molto simile a G. esculenta, con le stesse caratteristiche di tossicità, perchè solo di questa abbiamo la possibilità di fare vedere, in sezione, la struttura interna del carpoforo, (anch’essa molto simile a quella di G. esculenta). 31 Comunque, in sintesi e come si può facilmente notare dalle immagini, le differenze tra queste Specie che colpiscono a prima vista sono: 1. il modo con cui sono attaccati fra loro gambo e mitra: in M. esculenta e M. elata il gambo si attacca alla base della mitra, in M. semilibera a metà della mitra, in V. bohemica in alto (a ditale). Nel Genere Gyromitra in tutte le Specie, invece, non è possibile individuare una zona definita di attaccatura tra gambo e mitra. 2. I carpofori nei Generi Morchella e Verpa sono completamente cavi e solo in Verpa il gambo presenta come una farcitura negli esemplari giovani. Invece nel Genere Gyromitra il gambo è parzialmente pieno ma in modo confuso. Queste diverse caratteristiche hanno reso facile il riconoscimento di Gyromitra esculenta, sia nei carpofori interi che “affettati”, anche dalle immagini televisive. Per concludere diamo un breve glossario per aiutare la comprensione del linguaggio “tecnico” da parte dei lettori: alveolo: piccolo incavo che si riscontra sulla mitra (per es. delle morchelle) simili alle cellette dell’alveare in cui le api depongono il miele. In queste cellette maturano le spore all’interno degli aschi che, a maturazione provocata dal calore solare, esplodono e lanciano le spore in ambiente asco: cellula, da cui prende il nome la Classe Ascomycetes, di forma simile al baccello di pisello dentro il quale si formano e maturano le spore (i piselli), in genere in numero di otto. carpoforo: quelli che normalmente chiamiamo “funghi” non sono i veri funghi. I veri funghi sono costituiti da cellule (ife) che crescono solo in lunghezza e che formano il “micelio” (il vero fungo, che può avere anche vita pluriennale). Il micelio produce “frutti”, i “carpofori” (quelli che vengono chiamati in modo erroneo funghi e che hanno, a parte eccezioni nei funghi lignicoli, vita effimera) che, come i frutti di una pianta, hanno la funzione di produrre ed emettere in ambiente, a fini riproduttivi, i semi dei funghi che si chiamano “spore”. mitra: si chiama così il cappello delle Morchellaceae. Bibliografia Bonazzi U. – 2003: Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino. Pagine di Micologia – Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I) Consiglio G., C. Papetti & G. Simonini – 1999: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 1. Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I) Consiglio G. & C. Papetti – 2001: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 2. Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I) Medardi G. – 2006: Atlante fotografico degli Ascomiceti d’Italia. Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I) Consiglio G. & C. Papetti – 2009: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 3. Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I) Assisi F. – 2012: I Funghi: Guida alla Prevenzione delle Intossicazioni. Ministero della Salute. Roma (I). (Scaricabile in formato pdf al link: www.salute.gov.it/imgs/C_17 opuscoliPoster_149_allegato.pdf) 32 Imm. 1 - Morchella esculenta (Linné) Pers. (Foto di G. Donà) Imm. 2 - Morchella elata Fr. : Fr. (Foto di G. Donà) Imm. 3 - Morchella semilibera De Cand.: Fr. (Foto di G. Donà) Imm. 4 - Verpa bohemica (Krombh.) J. Schröt. (Diateca Gruppo Micologico Franchi) Imm 5 - Gyromitra esculenta (Pers.) Fr. (Foto C. Papetti) Imm. 6 – Gyromitra gigas (Krombh.) Cooke (Foto di F. Serafin) 33 Milano 9 giugno 2014 Al Presidente RAI Dr.ssa Anna Maria Tarantola Al Direttore Generale RAI Dr. Luigi Gubitosi Al Dr. Silvio Borrello (Direttore) ed al Dr. Domenico Monteleone Al Direttore RAI1 Dr. Mauro Mazza Al Cast ed agli Autori della trasmissione “La Prova del Cuoco” Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione del Ministero della Salute All’ISPRA – Progetto Spciale Funghi c/o Dipartimento Difesa della Natura All’USIGRAI Al Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti All’Ordine dei Medici Loro Sedi Oggetto: Trasmissione di RAI 1 “La Prova del Cuoco” del 22 maggio 2014: Funghi velenosi cucinati in diretta Il Centro Antiveleni di Milano, l’Associazione Micologica Bresadola e il Centro Studi Micologici con la presente ritengono doveroso segnalare che, nella trasmissione mattutina TV di RAI 1, di giovedì 22 maggio 2014 “La Prova del Cuoco”, condotta da Antonella Clerici, è stata data, in merito alle tematiche micotossicologiche, un’informazione sbagliata e molto pericolosa per la salute pubblica. Nello svolgimento della trasmissione che prevede una sfida fra due coppie di cuochi, una di queste, quella proveniente dall’alto Piemonte, ha proposto un piatto con funghi velenosi. Il nome popolare errato citato nella trasmissione è quello di “spugnole” mentre quelli corretti sono: “spugnola bastarda”, “spugnola falsa”, “falsa morchella” ecc., tanto per citarne alcuni presi da Wikipedia (enciclopedia libera) facilmente accessibile in rete. 34 I carpofori, ben riconoscibili dalle immagini, sono stati da noi identificati come appartenenti alla specie Gyromitra esculenta (Pers.) Fr. e sono stati cucinati in diretta. Questi funghi sono responsabili della “Sindrome Gyromitrica”. A tal proposito facciamo riferimento all’opuscolo prodotto dal Ministero della Salute nel 2012: “I Funghi: Guida alla Prevenzione delle Intossicazioni”; tale sindrome, a lunga latenza e comunque rara, “si caratterizza per la comparsa di sonnolenza, contratture muscolari, anemia emolitica, danno al fegato e reni, dopo ingestioni ripetute e di notevole quantità.” (pag. 9). Ci teniamo a sottolineare che purtroppo questo è solo l’ultimo di tanti episodi di cattiva informazione sui funghi che viene diffusa dai mass media provocando agli utenti inconsapevoli confusione ed incapacità di discernere tra informazione corretta (che pure in alcune trasmissioni viene data) ed informazione sbagliata e pericolosa. Ricordiamo i troppi e gravissimi casi di intossicazione da consumo inconsapevole di funghi spontanei che, in particolare nell’autunno del 2012, hanno provocato nel nostro Paese morti ed interventi di trapianto, di fegato in particolare, per poter sopravvivere. Ci pare comunque molto grave e pericolosa che questa “cattiva” informazione sui funghi venga diffusa da un servizio pubblico, quale è la RAI. Si potrebbero citare molti episodi analoghi (purtroppo diffusi non solo dalla RAI) di informazione errata, ma l’episodio considerato è più che sufficiente per porre una questione di fondo che crediamo abbia a che fare con la deontologia e l’etica professionale. Purtroppo, in generale, con la materia “funghi” viene a mancare la serietà con la quale si controllano le fonti di informazione, non consultando le fonti specializzate uniche adatte a fornire una corretta informazione micologica: • Ispettorati micologici delle ASL, • Centri Antiveleni • Associazioni Micologiche di rilievo nazionale quale è l’Associazione Micologica Bresadola (AMB) • strutture di ricerca (Università, Istituti, Centri di Ricerca) che operano a livello nazionale ed internazionale nell’ambito del “Progetto Speciale Funghi” dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Facciamo quindi un appello a tutti gli operatori dell’informazione ed in particolare a quelli della RAI: quando si vuole parlare di “funghi” e di “alimentazione con funghi”, visto che è letteralmente in gioco la vita umana e la salute pubblica, non si può essere superficiali ed approssimativi fidandosi del primo venuto e/o del cosiddetto “esperto fungaiolo” ma è obbligatorio essere professionali e molto rigorosi. La Micologia e la Micotossicologia sono scienze che impongono disciplina, severità, coerenza e serietà. Nel nostro Paese esistono le competenze, largamente disponibili e facilmente accessibili, che possono consentire in tempi rapidi un salto di qualità reale a “costo zero”. Una corretta informazione su tutte le tematiche riguardanti il mondo dei funghi permette alle fonti di informazione di essere il primo baluardo per una seria e valida prevenzione sanitaria. Porgiamo cordiali saluti e restiamo in attesa di un cortese riscontro. 35 Il Direttore del Centro Antiveleni (CAV) Ospedale Niguarda Ca’ Granda - Milano Dr.ssa Franca Davanzo Il Presidente dell’AMB Arch. Luigi Villa Il Medico referente CAV Dr.ssa Francesca Assisi Referente Nazionale per la Micotossicologia per l’AMB Dr. Luigi Cocchi Referente Nazionale per la Micotossicologia per l’AMB e Responsabile del “Progetto Speciale Funghi” dell’ ISPRA Dr. Carmine Siniscalco Per eventuali ed auspicabili contatti rivolgersi a: Dr.ssa Francesca Assisi – email: [email protected] Dr. Luigi Cocchi – email: [email protected] Dr. Carmine Siniscalco – email: [email protected] 36 TRICHOLOMA LURIDUM (SCHAEFF.) P. KUMM. E TRICHOLOMA VIRIDIFUCATUM BON due specie non comuni trovate recentemente e probabilmente per la prima volta in provincia di Reggio Emilia di Claudio Orlandini Via Parigi 39/b, Carpi (Mo) e-mail: [email protected] Riassunto In questo contributo viene segnalato il ritrovamento di due Tricholoma interessanti, trovati in località Sparavalle in comune di Busana (RE). Nell’articolo, oltre ai fotocolor in habitat, vengono descritti i caratteri macro e micro delle specie, una discussione utile alla loro conferma e il confronto con le specie vicine. Key-words: Recent collection from Reggio Emilia, Tricholoma luridum, T. viridifucatum, description. Materiali e metodi L’osservazione dei caratteri microscopici è stata eseguita su materiale essicato, conservato dall’autore, rinvenuto in acqua e colorato secondo necessità con Rosso Congo anionico. I vetrini sono stati montati utilizzando L4, per l’osservazione dei pigmenti è stata utilizzata acqua. La misurazione delle spore è stata eseguita utilizzando spore mature cadute sulla cuticola di un carpoforo sottostante ad uno più alto, considerando solo quelle disposte nel giusto profilo, misurandone 32 con il programma Mycometre. Per la preparazione delle sezioni e il montaggio dei vetrini è stato utilizzato lo stereomicroscopio Optek LFZ trioculare, per le osservazioni il microscopio Zeiss Axio scope A1 con ottiche N-acrhoplan, in campo chiaro, contrasto di fase, contrasto interferenziale e per le foto al microscopio la fotocamera Canon G9. Alcune foto sono state ripulite utilizzando un programma adatto allo scopo. Introduzione Le abbondanti piogge di questi giorni, inconsuete per questo periodo, precedute 37 da un inverno e primavera caratterizzati da temperature miti hanno sicuramente influenzata la crescita di miceti “fuori stagione“ e la comparsa di qualche specie insolita per i nostri territori. In una uscita effettuata il 3 Agosto 2014 in zona Sparavalle, assieme alla mia compagna Franca e al mio cane Badi (supporter onnipresenti alle mie uscite micologiche), in habitat misto di latifoglie, composto da Faggi, Carpini, Querce e altre latifoglie miste e molteplici arbusti, ho ritrovato a poca distanza l’una dall’altra le stazioni di crescita delle specie che mi accingo a descrivere, composte ciascuna da diversi esemplari in buono stato di conservazione nonostante le abbondanti piogge dei giorni precedenti. La stazione di T. luridum (Schaeff.) P. Kumm. era composta da otto carpofori in vari stadi di crescita in ordine sparso, mentre per T. viridifucatum Bon gli esemplari erano sei, uniti in due raggruppamenti, rispettivamente di 4 e 2 carpofori, piuttosto maturi, leggermente dilavati nei colori. Il margine era vistosamente fessurato e le lamelle risultavano un poco danneggiate. Descrizione Tricholoma luridum (Schaeff.) P. Kumm Cappello: 4-8 cm. mediamente carnoso anche se l’aspetto sembra tozzo, irregolare, lobato, convesso, piano-convesso con umbone poco pronunciato, ottuso; margine sottile, eccedente e debordante, più chiaro. Cuticola solo leggermente untuosa, liscia, quasi asciutta, oliva-nerastra, verde-grigiastra, percorsa radialmente da numerose fini fibrille concolori. Lamelle: alte e spaziate, spesse, moderatamente smarginate, sinuose, bianco-grigiastre. Due esemplari hanno lamelle quasi completamente grigio-chiaro. Il tagliente è ondulato, più chiaro rispetto alle facce, con qualche tratto grigino nei carpofori giovanissimi. Gambo: corto e tozzo (la lunghezza in questa raccolta difficilmente supera il diametro del cappello), cilindrico, regolare, a base più o meno arrotondata, a volte leggermente svasato (esemplari maturi), giallo-grigiastro, oliva-grigiastro, tinte più tenui del cappello, bianco alla base, percorso da fibrille grigiastre e da finissime squamette puntiformi nei carpofori più maturi. Carne: poco spessa, consistente, quasi dura, bianca, bianco-grigiastra sotto la cuticola, odore di cetriolo e debolmente farinoso, sapore dolciastro. Commestibilità non accertata e comunque specie da rispettare vista la rarità. Microscopia: spore 8,11-10,05 (9,08) µm x 5,47-6,91 (6,22) µm (tra parentesi il valore medio), Qm. 1,46, ellissoidali, microguttulate, lisce, appendice ilare evidente. Basidi robusti, 29,7x 9,11 µm, tetrasporici, pieni di guttule oleose riflettenti, afibulati, con sterigmi robusti 4-5 µm. Cellule marginali numerose ben sporgenti, cilindracee, clavate, flessuose, ad apice dilatato 20-25 µm x 8-10 µm. Trama lamellare regolare con ife di 5-7 µm. Epicutis a subtrichoderma, ife un po’ intrecciate e alcune ife superficiali libere o fascicolate anche riunite a ciuffetti, larghe 5-6 µm, pigmento epimembranario incrostante bruno. 38 Habitat: in bosco di latifoglie con presenza di faggi e querce, alcuni pioppi e salici nelle vicinanze. Discussione Secondo la suddivisione proposta da Riva, T. luridum (Schaeff.) P. Kumm si colloca nella sezione Equestria Konr.& Maubl., comprendente taxa a colori giallo, verdastri, bronzo, oliva, più o meno mescolati fra loro, carne dolce o debolmente amarognola, Sottosezione Parafucata, stirpe Fucatum. La specie presa in esame non desta particolari difficoltà di determinazione grazie ai suoi caratteri peculiari già presenti nella descrizione, in particolare l’habitus e la presenza di lamelle grigiastre anche nei carpofori giovani. L’habitat di ritrovamento è atipico e desta interesse; infatti molte descrizioni segnalano la crescita in conifere varie mentre il mio è avvenuto in una zona dove queste essenze arboree sono assenti. Il taxa, anche se è già segnalato in Regione Emilia Romagna nel censimento delle specie micologiche del territorio regionale, è comunque da considerarsi poco diffuso e piuttosto localizzato. Probabilmente dalle informazione avute, non è ancora stato trovato a Reggio Emilia, quindi ho ritenuto interessante segnalarlo tramite la nostra pubblicazione. Tricholoma viridifucatum Bon Cappello: 5-9 cm., emisferico, piano-convesso, con largo umbone o leggermente depresso, margine ondulato, un po’ irregolare, fessurato, sottile, eccedente, carne molto sottile soprattutto al bordo. Cuticola asciutta quasi liscia, percorsa da fibrille rade di colore giallo-verdognole, giallo-brunastre, non nere, maggiormente visibili al centro dove sono un po’ più scure, a volte assenti verso il margine. Lamelle: bianche, soffuse di paglierino vicino al margine, mediamente spaziate, fragili, smarginate, filo ondulato e irregolare, presenza di lamellule. Gambo: slanciato, cilindrico, ben dilatato alla base, quasi bulboso, alcuni concresciuti per un tratto, bianco, liscio, appena sporcato nella metà inferiore da finissime squamette grigio-verdognole appena visibili, carne fistolosa, corteccia fragile. Carne: fragile nei carpofori maturi, bianca, odore debolmente farinoso, sapore dolce, senza nessun sentore amarognolo anche dopo prolungata masticazione. Commestibilità non accertata. Microscopia: spore 7,71-8,74 (8,23) x 5,35-6,09 (5,72) µm (tra parentesi i valori medi), ovoidali-elissoidali, lisce, guttulate (con una unica grossa o diverse più piccole), apicolo ben evidente. Basidi 34,4 x 8,4 µm, tetrasporici, con qualche raro bisporico, alcuni con grossa guttula oleosa allungata, altri con microguttule, sterigmi dritti o arquati lunghi 3-6 µm. Cellule marginali presenti in svariate forme: cilindriche, clavate, flessuose, contorte, con protuberanze laterali e alla sommità a forma di capitulo o bozze di ramificazioni tipo palco di cervo smussate. Trama lamellare regolare con ife parallele di 4-8 µm. Epicutis formata da ife non gelificate coricate (cutis) larghe 3-8 µm (le più sottili in alto), qualcuna rialzata, pigmento brunastro, 39 epimembranario, incrorostante, addensato in granuli tra le ife più profonde. G.A.F. rarissimi alla base dei basidi e assenti in altri tessuti. Habitat: bosco di latifoglie con presenza prevalente di faggi e querce frammiste, alcuni pioppi e salici nelle vicinanze. La stazione dista solo poche decine di metri dalla specie precedentemente descritta. Tricholoma luridum (foto C. Orlandini) Tricholoma luridum, epicutis (foto C. Orlandini) 40 Tricholoma viridifucatum (foto C. Orlandini) Tricholoma viridifucatum, spore (foto Ledo Setti) Tricholoma viridifucatum, epicutis (foto Ledo Setti) 41 Discussione Questa specie viene anch’essa collocata a fianco della precedente: Sezione Equestria, sottosezione Parafucata, Stirpe Fucatum. Questa specie è considerata rara (non è presente nella lista delle specie censite nella nostra regione) e non è sempre di facile determinazione per la somiglianza con altre dotate di colorazioni simili con tonalità giallo-verdi, verdi-brunastre. L’aspetto slanciato, le dimensioni medie, la scarsa carnosità, la carne dolce con totale assenza di sapore amarognolo, il gambo bianco o appena sfumato di olivastro per un tratto, sono alcuni caratteri importanti utili al riconoscimento. T. joachimii Bon & A. Riva presenta molte somiglianze ma ha un gambo decorato da squamette ben marcate di color bruno e cappello più giallo, aspetto più tozzo. T. sejunctum (Sow.:Fr.) Quél., differisce per la cuticola gelificata soprattutto al centro, fibrille nerastre, carne amarognola. Relativamente alla microscopia è curioso osservare come la misura delle spore riportata da tutti gli autori è identica, senza la minima differenza come se avessero a distanza di anni studiato tutti il medesimo carpoforo con lo stesso strumento (coincidenza?). La raccolta da me studiata ha spore più grandi anche se non di molto, sono in maggioranza guttulate, particolare rilevato solo da Roberto Galli. Così pure i basidi. I gaf, secondo alcuni autori, dovrebbero essere presenti alla base dei basidi mentre nella raccolta studiata risultano estremamente rari, tanto da ritenere questo carattere, a mio avviso, non rilevante ai fini della determinazione e concordo con quanto asserito in merito da R. Galli. Ringraziamenti: ringrazio l’amico Ledo Setti per il preziosissimo aiuto per l’esecuzione e le migliorie apportate ad alcune foto micro. Bibliografia Bon M. – 1991: Les Tricholomes et Ressemblant. Flore Mycologique d’Europe. DOCUMENT MYCOLOGIQUES HORS SЀRIE n° 2. 55-75. Consiglio G. & Papetti C. – 2009 : Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol.2: 582. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento. Consiglio G. & Papetti C. – 2009 : Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 3: 1058. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento. Galli R. -1999 – I Tricholomi. Atlante pratico-monografico per la determinazione del Genere Tricholoma. Edinatura. Milano Riva A. - 1988 – Tricholoma. Fungi Europaei. Vol.3. Edizioni Candusso. Alassio. Riva A. - 2003 – Tricholoma. Fungi Europaei. Vol.3-a. supplemento. Edizioni Candusso. Alassio 42 Presentiamo un’ampia sintesi di un importante documento1 della Regione Emilia Romagna, prodotto nel 2014, su un argomento che interessa molto anche gli appassionati di funghi amanti dei nostri boschi. In pratica si tratta del più aggiornato “punto della situazione” dell’azione di contrasto e di lotta biologica realizzata nella nostra Regione contro la vespa cinese. (a cura di Paolo Ferrari e Luigi Cocchi) REGIONE EMILIA-ROMAGNA PROGRAMMA DI CONTROLLO DELLA VESPA CINESE DEL CASTAGNO: A CHE PUNTO SIAMO? A sei anni dal primo ritrovamento del cinipide galligeno (vespa cinese, nome scientifico Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, 1951) nella nostra Regione, la diffusione dell’insetto ha interessato tutti i castagneti dell’Appennino emiliano-romagnolo. La Regione Emilia-Romagna ha avviato, nel 2009, un Progetto che prevedeva le seguenti attività di lotta biologica: a) introduzione dell’insetto antagonista della vespa cinese (Torymus sinensis Kamijo, 1982) tramite l’organizzazione di aree di moltiplicazione; b) rilasci dell’insetto antagonista parassitoide in siti di pieno campo; c) divulgazione e informazione. Produzione di Torymus sinensis mediante aree di moltiplicazione La lotta biologica al cinipide del castagno viene attuata mediante rilascio in pieno campo di T. sinensis ottenuti da aree di moltiplicazione. L’area di moltiplicazione è un sito in cui viene introdotto il parassitoide della vespa cinese con l’obiettivo di ottenere, in modo semplice e continuativo negli anni seguenti, individui da rilasciare in altre aree infestate. L’area può essere realizzata in un castagneto pre-esistente oppure ex-novo. In Tabella 1 sono elencate le aree di moltiplicazione avviate in EmiliaRomagna dal 2009 al 2014. Tabella 1: Aree di moltiplicazione di T. sinensis in Emilia-Romagna Località Proprietà Caratteristiche del sito Introduzione di T.sinensis Entratta in produzione Carpineti (RE) Privata Castagneto 2009 2011 Il documento completo è scaricabile dal sito Web della Regione Emilia-Romagna al link: http://agricoltura.regione.emilia-Romagna.it/fitosanitario/doc/avversita/avversita-per-nome/vespa-cinese-del-castagno-1 43 Imola (BO) Loiano (BO) Galeata (FC) Regione Emilia-Romagna Comune di Loiano Regione Emilia-Romagna Vivaio Forestale 2012 - 2014 - Castagneto 2012 - 2013 2014 Vivaio Forestale 2014 - Rilasci di T. sinensis in siti di pieno campo Un sito di pieno campo è un luogo dove il parassitoide viene rilasciato e dal quale la popolazione insediata si diffonde nel tempo in maniera naturale. In Emilia-Romagna i rilasci (o lanci) di pieno campo sono cominciati nel 2010, secondo la progressione riportata in Tabella 2, nella quale vengono indicati anche i lanci eseguiti grazie al materiale autoprodotto Tabella 2: Rilasci di T. sinensis in Emilia-Romagnanel periodo 2010 - 2014 Anno 2010 2011 2012 2013 2014 2010 - 2014 N. rilasci in castagneto 4 N. rilasci autoprodotti 0 % di autosufficienza 0% 12 63 155 236 470 1 38 70 166 275 8,30% 60,30% 45,20% 70,30% 58,50% All’avvio di questa attività il materiale per i lanci è stato acquistato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino. Nel 2011 l’area di Carpineti ha fornito il primo lancio autoprodotto; successivamente il materiale autoprodotto è aumentato nel tempo, grazie alla raccolta di galle da siti di pieno campo nei quali l’antagonista della vespa cinese si era insediato. Dalla 2° colonna della Tabella 2 si evince che il numero di lanci effettuato nel 2014 (236 lanci) ha praticamente uguagliato il totale dei lanci effettuati negli anni precedenti (dal 2009 al 2013 sono stati effettuati in tutto 234 lanci). Inoltre la percentuale della provenienza del materiale utilizzato per i rilasci in pieno campo è cambiata nel tempo: nel 2009 il 100% proveniva dal Piemonte, nel 2014 la percentuale “piemontese” si è ridotta al 30%, il 70% essendo di provenienza emiliano-romagnola. Il materiale per i rilasci prodotto in Emilia-Romagna è stato allevato dal Laboratorio di Entomologia del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia e dal Laboratorio di Entomologia del Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore (BO). I dati relativi ai siti di raccolta delle galle e agli individui sfarfallati utilizzati nel lanci sono riportati in Tabella 3. 44 Tabella 3: Allevamento di T. sinensis negli anni 2013 e 2014 Sito di raccolta N. galle 2013 Carpineti (RE) Marola (RE) Castelnovo Monti (RE) Pavullo (MO) Sasso Marconi (BO) Monzuno (BO) Loiano (BO) Santa Sofia (FC) Totale 49.795 10.675 13.633 9.200 9.800 93.103 Tot. sfarfallati 2013 8.993 270 316 812 186 10.557 N. galle 2014 11.527 41.190 12.250 7.750 8.800 81.247 Tot. sfarfallati 2014 11.256 16.941 1.722 780 300 30.999 Il numero di rilasci per provincia e i comuni nei quali sono stati eseguiti sono riportati in Tabella 4. Tabella 4: Comuni interessati dai lanci di T. sinensis nel 2014 Prov. Comuni N. lanci PC Cerignale, Coli, Ferriere, Gropparello, Ottone, Pecorara, Travo 13 PR Albareto, Bardi, Bedonia, Berceto, Borgo Val di Taro, Compiano, Corniglio, Sala Baganza, Tizzano Val Parma, Valmozzola 14 RE Baiso, Busana, Carpineti, Casina, Castellarano, Castelnovo né Monti, Collagna, Ligonchio, Quattro Castella, Ramiseto, Toano, Vetto, Vezzano s/c Crostolo, Villa Minozzo 32 MO Fanano, Frassinoro, Guiglia, Lama Mocogno, Montecreto, Montefiorino, Montese, Palagano, Pavullo nel Frignano, Prignano sul Secchia, Serramazzoni, Sestola, Zocca 30 BO RA Camugnano, Castel d’Aiano, Castel del Rio, Catsel di Casio, Castiglione dei Pepoli, Gaggio Montano, Granaglione, Grizzana Morandi, Lizzano in Blevedere, Loiano, marzabotto, Monghidoro, Monterenzio, Monte San Pietro, Monzuno, Porretta Terme, San benedetto Val di Sambro, Sasso Marconi, Savigni, Vergato Brisighella, casola Valsenio, Riolo Terme 96 14 FC Bagno di Romagna, Civitella di Roamgna, Galeata, Mercato Saraceno, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Tredozio, Verghereto 31 RN San Leo, Sant’Agata Feltria, Novafeltria, Talamello 6 45 Divulgazione e informazione Uno dei punti cardine del Progetto è rappresentato da una costante attività di informazione comunicazione. Molti gli incontri tecnici sul territorio realizzati in collaborazione con i Consorzi castanicoltori ed i Comuni. Si sono svolti numerosi convegni sul tema: • Vespa cinese del Castagno: situazioni e prospettive in Emilia-Romagna (Bologna, 24/02/2010) • Vespa cinese: quale futuro per la nostra castanicoltura? (Carpineti – RE, 22/10/2010) • Emergenza cinipede, uniti si vince (Bologna, 29/06/2011) • IV Incontro Europeo della castagna (Bologna, 12-13/09/2013) • Proteggere e valorizzare le eccellenze della montagna (Castel d’Aiano – BO, 08/11/2013) • Lotta biologica al cinipede del castagno: il punto a Castel del Rio (Castel del Rio – BO, 19/02/2014) All’interno del portale ER-Agricoltura e Pesca viene costantemente aggiornata una pagina dedicata alla lotta biologica al cinipide del castagno. Nell’ottobre 2013 è stato pubblicato un supplemento della rivista Agricoltura dal titolo “Gestione biologica del castagno da frutto”. I progetti dei Gruppi di azione locale (Gal) della Regione Emilia-Romagna Dal 2011 i Gal della Regione hanno collaborato attivamente al programma di controllo alla vespa cinese del castagno, attraverso progetti attuati nei territori montani di competenza. Le risorse per i progetti sono state rese disponibili dall’Asse IV del programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Le azioni realizzate hanno consentito: un incremento del numero dei lanci di T. sinensis, la realizzazione di numerosi incontri tecnici con i castanicoltori, l’avvio di sperimentazioni su strategie di lotta biologica in castagneto contro gli altri nemici del castagno. Denominazione e durata dei progetti sono riportati in Tabella 5. Tabella 5: Progetti di lotta biologica in castagneto realizzati dai Gal Gal Titolo Progetto Durata Risorse (€) Antico Frignano e Appennino Reggiano Divulgazione e supporto tecnico alla realizzazione di nuovi impianti e alla difesa fitosanitaria biologica del castagneto da frutto 2011 - 2013 25.000 Appennino Bolognese Valorizzazione del patrimonio forestale – Lotta biologica per la difesa fitosanitaria del castagneto 2013 - 2014 30.050 Lotta biologica per la difesa fitosanitaria del castagneto 2013 - 2014 10.000 Altra Romagna Il Progetto Bioinfocast (Prosecuzione degli interventi di lotta biologica al cinipide e sviluppo di attività di informazione/divulgazione sull’evoluzione delle strategie 46 di difesa fitosanitaria dei castagneti da frutto e da legno nei differenti contesti ambientali e produttivi italiani.) In accordo con il Piano castanicolo nazionale, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha definito il Progetto Bioinfocast, la cui gestione è stata affidata al CRA di Firenze. La realizzazione del progetto prevede il coinvolgimento delle Associazioni castanicole a carattere nazionale, delle Associazioni di impresa, delle Unioni dei produttori, di Enti di ricerca e dei Servizi fitosanitari regionali. Bioinfocast, avviato nel 2013, si sviluppa attraverso azioni raggruppate in 3 Assi principali: Asse 1 – Prosecuzione delle attività di lotta biologica al cinipide con il metodo propagativo, mediante ulteriori lanci nel 2013 e 2014 dell’antagonista naturale (fornito dal DISAFA di Torino). Asse 2 – Informazione e divulgazione sull’evoluzione delle strategie di difesa fitosanitaria dei castagneti da frutto e da legno nei differenti contesti ambientali e produttivi italiani. Asse 3 –Attività di valutazione economica e prospettica. Il Servizio fitosanitario dell’Emilia-Romagna ha effettuato i lanci del parassitoide previsti dall’Asse 1per il tramite delle associazioni castanicole. Grazie al progetto Bioinfocast, all’Emilia-Romagna sono stati assegnati 28 lanci nel 2013 e 56 nel 2014. Programma di controllo biologico alla vespa cinese del castagno in Emilia- Romagna: chi ha collaborato Coordinamento regionale: Nicoletta Vai – Servizio Fitosanitario Regione Emilia Romagna Servizio Fitosanitario sede di Bologna: Massimo Bariselli, Cinzia Perugini, Gian Lorenzo Mazzoli, Pietro Bagnacavalli Servizio Fitosanitario sede di Cesena: Piergiorgio Grassi, Angelo Brandi Servizio Fitosanitario sede di Ravenna: Giorgio Mucciolini, Marco Zuppicich, Anna Mirotti Consorzio Fitosanitario Provinciale di Piacenza: Ruggero Colla Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma: Chiara Delvago Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia: Anselmo Montermini, Andrea Catellani Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena: Giovanna Montepaone Università di Modena e Reggio Emilia: Lara Maistrello, Elena Costi Università di Torino: Alberto Alma, Chiara Ferracini Università di Bologna: Stefano Maini, Fabrizio Santi Agen. Ter. – Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore: Roberto Ferrari, Luca Boriani Consorzio Castanicoltori Appennino Bolognese, Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio Consorzio Castanicoltori di Granaglione, Consorzio Castanicoltori Appennino Reggiano, Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, Gal Appennino Bolognese, Gal Altra Romagna Unione Romagna Faentina: Fernando Zanna Unione dei Comuni Valmarecchia: Daniele Masini 47 I LIBRI PUBBLICATI DA NOI O DAI NOSTRI SOCI Autori: Roberto M. Cenci (JRC – Ispra – VA); Luigi Cocchi (AMB – Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia); Orlando Petrini (già Direttore dell’Istituto di Microbiologia di Bellinzona – CH); Fabrizio Sena (JRC – Ispra – VA); Carmine Siniscalco (ISPRA - Dipartimento Difesa della Natura - Progetto Speciale Funghi; AMB); Luciano Vescovi (Tecnico della sede reggiana del Laboratorio Chimico di Iren Gas Acqua spa) Il Volume, pubblicato nel 2010, é scaricabile dal sito della Commissione Europea al link http://eusoils.jrc.ec.europa.eu/ESDB_Archive/ eusoils_docs/doc_other.html 48 L’opera è il punto di arrivo di due micologi formatisi all’interno dell’A.M.B., A. Montecchi e M. Sarasini, con personalità molto diverse ma entrambi dediti da numerosi anni allo studio dei funghi ipogei. Prezzi di cessione Soci A.M.B.: € 70 Non Soci: € 95 (+ spese di spedizione) I volumi del “Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino” corredati o no da un CD contenente anche i primi aggiornamenti rispetto la stampa sono disponibili presso il nostro Gruppo (Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” Via Amendola 2 42100 Reggio E.- e-mail: [email protected] alle seguenti condizioni: AL PUBBLICO Volume Volume +CD 13€ 15€ Ai soci del Gruppo “R. Franchi” e quanti ne ordinino almeno 10 copie 10,50€ 12€ Le eventuali spese di spedizione sono in aggiunta. Il volume rilegato di 528 pag. contiene 290 fotocolor e 343 micrografie eseguiti dagli Autori, 21 tavole a colori eseguite da E. Rebaudengo e F. Boccardo. Chiavi di determinazione in inlese, italiano, francese e tedesco. Prezzo 56,00 Euro. 120 ricette sui funghi in 3 volumetti in vendita a 1 € l’uno 49 TIZIANO FRATUS: L’ITALIA E’ UN BOSCO di Giacomo Borgatti Via Mirabello, 4 - 42100 Reggio Emilia Si legge con grande interesse il recente volume di Tiziano Fratus “L’Italia è un bosco” (Editori Laterza, 2014). Il sottotitolo reca la significativa dicitura: “Storie di grandi alberi con radici e qualche fronda”. L’autore è nato a Bergamo nel 1975 e ha viaggiato in Europa, Asia e Nord America. Cura la rubrica “Il cercatore d’alberi” sulle colonne del quotidiano “La Stampa”. Ricordo alcune delle sue opere: “Manuale del perfetto cercatore di alberi” (Feltrinelli), “Il sussurro degli alberi” (Ediciclo) e un libro illustrato per bambini “Ci vuole un albero” (Araba Fenice). Tiziano Fratus è pure poeta. Notevole la sua produzione in versi, che sono stati tradotti in otto lingue. La sua più recente raccolta reca il titolo “Un quaderno di radici e foglie”. L’autore organizza e guida passeggiate alla scoperta dei grandi alberi. L’opera, che con piacere presento, mostra innanzitutto, la notevole cultura dell’autore e la sua passione per queste tematiche. Come scritto nel risvolto di copertina, egli “ci guida, come un Virgilio appassionato dei nostri tempi, a riconoscere la diversità di specie, a distinguere forma colori foglie e geometrie, a ricostruire le storie dei più annosi esseri viventi che abitano il nostro paese”. Il testo si apre con la introduzione scritta dall’autore di cui mi è gradito riportare un passaggio: “Questo libro è un invito a fermarsi e a perdersi tra i tanti boschi e parchi d’Italia, a lasciarsi andare di fronte al vento forte, quando 1’elettrostaticità dell’aria ti avvicina alle altre creature”. Lo scritto è composto di nove sezioni così suddivise: 1) Il bosco alpino – 2) Sequoie d’Italia – 3) Il bosco disegnato. Visita ai parchi delle residenze storiche – 4) Il bosco pensato. Storia e particolarità degli orti botanici – 5) Il bosco coltivato. Il castagneto.- 6) Ecostoria dei boschi – 7) Il bosco vetusto delle Calabrie – 8) L’isola dei giganti. I grandi alberi che costellano la Sardegna – 9) Il bosco di Palermo. I ficus magnolioidi più grandi d’Europa. La parte finale del libro ci informa ampiamente sui principali boschi presenti nelle varie regioni d’Italia. Tra quelli dell’Emilia Romagna viene segnalata l’Abetina Reale che si trova nella nostra provincia, in cui si nota la presenza di abete bianco, che fu proprietà degli Este per quattro secoli. Per quanto concerne il territorio reggiano l’autore, quando tratta degli alberi monumentali, fa riferimento anche all’olmo di Campagnola, che era il maggiore d’Italia e che, purtroppo, si è estinto. Nel capitolo che riguarda le sequoie, siamo informati che quelle più antiche si trovano nel Nord Ovest della nostra nazione, nel Parco Burcina di Pollone, che è uno dei più celebri di quest’area. I documenti ci dicono che queste piante dagli immensi tronchi furono messe a dimora nel 1848 per celebrare 1’approvazione dello Statuto Albertino. 50 A proposito delle sequoie mi è gradito riportare una poesia di Wall Whitman, che si trova premessa a questo capitolo. Cito: “Mormorato dalle miriadi delle sue foglie, scendeva dall’erma vetta, alta duecento piedi, emanava dal tronco possente e dai rami, dalla corteccia spessa un buon piede, questo canto delle stagioni e del tempo, canto non del solo passato, canto anche del futuro”. Tra i parchi delle residenze storiche 1’attenzione dell’autore è rivolta anche al Parco Reale del Castello di Racconigi che ebbe una prima sistemazione secondo il disegno di André Le Notre che fu pure disegnatore dei giardini ducali (oggi reali) di Torino. La principessa Giuseppina di Lorena Armagnac dal 1787 diede una nuova struttura al grandioso parco con la creazione di aree boschive, con percorsi e scene di gusto teatrale. Nell’Ottocento i Savoia, che avevano grande amore per le piante, lo ampliarono e vi fecero costruire uno splendido edificio goticheggiante con una citroniera e, vicino, una serra. Il parco aveva anche un vasto bacino artificiale con quattro piccole isole. Tiziano Fratus riserva uno spazio, come si detto, agli orti botanici. La storia e le peculiarità degli orti botanici sono trattati nel quarto capitolo. E’ tra il Trecento e il Cinquecento che si verificano i primi tentativi di hortus botanicus, cioè di spazi coltivati con lo scopo di studiare le potenzialità di erbe e piante e di produrre medicine. Questa ultima funzione fino allora era stata svolta negli horti sanitatis, dei monasteri e dei conventi. Successivamente vennero fondate cattedre di medicina applicata allo studio delle piante. I primi due casi di orti botanici sorti in Italia sono il Simpliciarius Pontificius Vaticanus, già presente a Roma nel Duecento e dove si recavano a studiare gli studenti di medicina e il Giardino della Minerva, fondato a Salerno nel 1317, dove era presente una scuola di medici. Il castagneto (bosco coltivato) trova spazio nel capitolo quinto dove siamo informati sullo spettacolare castagneto di Grou, località selvatica del comune di Castelvittorio in provincia di Imperia. Una curiosità: a Molini di Triora, poco distante da Grou, esiste un enorme castagno che è stato denominato “castagno dei Quaranta” perché può ospitare fino a quaranta persone adulte. Importanti grandi castagni si trovano anche nel Canton Ticino. L’autore riserva l’ultima parte del capitolo ai castagni dell’Emilia Romagna. Successivamente, dopo una sintetica ecostoria dei boschi sul pianeta Terra e particolarmente in Italia, Tiziano Fratus ci fa conoscere le riserve di caccia e i parchi italiani. Si espongono, infine, proposte per la salvaguardia degli alberi monumentali. Tra i solenni boschi delle Calabrie (capitolo settimo) un particolare riferimento viene fatto al castagno di San Francesco che ha una circonferenza di dieci metri e mezzo. Si trova nella suggestiva Sila Grande; è circondato soltanto da cielo e prati dove fino all’inizio del XX secolo c’era un bosco. Il castagno è collegato a San Francesco da Paola, un eremita vissuto nel Quattrocento. In queste terre è un santo importante, infatti è patrono del Regno delle Due Sicilie. Siamo giunti all’ottavo capitolo nel quale vengono trattati i grandi alberi presenti in Sardegna. In quest’isola si possono ammirare i lecci della foresta primaria più estesa d’Europa e gli olivastri millenari di Luras. Uno di essi è stimato intorno ai duemila 51 anni: un primato. A Caprera, poi, destano stupore i pini di Garibaldi. Uno di questi fu piantato nel 1867, anno di nascita della figlia Clelia. Un grande pino d’Aleppo si trova accanto alle tombe dei cinque figli, dell’ultima moglie dell’eroe, 1’astigiana Francesca Armorino, e di Garibaldi stesso “in un curioso sarcofago dalla superficie pietrosa”. Nell’ultimo capitolo troviamo descritto il bosco di Palermo dove fanno bella mostra di sè i ficus magnolioidi più grandi d’Europa con le loro suggestive radici aeree. In particolare il Parco di Villa Giulia venne visitato, nel 1787, da Wolfgang Goethe che ne fu entusiasta e così si espresse: “Aiuole verdeggianti racchiudono piante esotiche..... Alberi strani, a me del tutto ignoti, probabilmente dalle contrade tropicali, allargano le loro foglie in ramificazioni curiose.” L’opera di Tiziano Fratus è, senza ombra di dubbio, di gradevole lettura, ricca di riferimenti storici, di informazioni naturalistiche, di curiosità piacevoli esposte in uno stile piano e accattivante. Utilissima per tutti gli appassionati delle bellezze straordinarie della natura. Tiziano Fratus in bosco del Molise (foto d’archivio) 52 TESSERAMENTO 2015 Le quote sociali 2015 sono: Soci € 30,00 (+ € 4,00 per spese postali per i residenti all’estero); Familiari € 1,60; Soci sostenitori oltre € 30,00. Il versamento della quota potrà essere fatto direttamente in sede o sul C.C.P. N° 10550424 intestato a “Il Fungo” o sul C.C.B. N. 000100232113 intestato a Gruppo Micologico “R. Franchi”, Unicredit Banca S.p.A., Agenzia 5 Reggio Emilia - Via Gandhi, 4 - 42123 R.E. Codice IBAN: IT 38 J 02008 12813 000100232113. I Gruppi, gli Enti, le Associazioni interessati a ricevere regolarmente “Il Fungo” dovranno versare € 5,50 per rimborso spese postali. I soci di altri Gruppi A.M.B. potranno, in base allo statuto, divenire anche nostri soci, ricevendo in tal modo regolarmente sia “ILFUNGO” che “ILFUNGO REGGIANO”, versando la quota di € 13,00 (+ € 7,00 per spese postali per i residenti all’estero). AGEVOLAZIONI PER I SOCI In seguito ad accordi con il nostro Gruppo verranno concessi sconti a tutti i soci A.M.B. in regola con il pagamento della quota sociale annuale da: - BAR LOCANDA Tini - Ospitaletto di Ligonchio (RE) - Tel 0522 899138; Fax 0522 899639 Eventuali altre ditte disponibili ad agevolazioni per i soci A.M.B. sono reperibili sul nostro sito web alla pagina http:// space.comune.re.it/micologico/AGEVOLAZIONI.htm 53 Mostra dei funghi a Cervarezza il 17 agosto 2014 54 L’AMBIENTE NON È UNA DISCARICA NOI L’AMBIENTE LO PULIAMO 55 LA SOPRAVVIVENZA DELLA VITA SULLA TERRA DIPENDE ANCHE DA TE: FA CHE IL TUO EGOISMO, LA TUA INGORDIGIA O LA TUA SCIATTERIA NON PREVALGANO E PRESERVA L’AMBIENTE RISPETTANDO LA NATURA 56 INDICE Calendario di massima delle attività’ 2014/2015 del Gruppo “R. FRANCHI” Reggio E ....................................................................................................................Pag. 1 Genere Russula: una varietà chiacchierata e una validazione di Giuseppe Donelli.......................................................................................................“ 2 Frutta antica 13° contributo: Una rarissima varietà, la Pera rospo di Amer Montecchi & Sergio Belletti............................................................................“ 7 Pratizzano di Ramiseto: ambiente molto interessante per micologi (anche se non proprio giovani) di Ulderico Bonazzi.................................................“ 10 Coltivare camelie per ottenere tè verde dal proprio giardino di Paolo Gallingani ........................................................................................................“ 18 E’ on line il Sito www.funghieturismo.it.................................................................“ 22 Tricholoma portentosum di Stefano Balestreri .........................................................“ 23 Gyro…Gyromitra…casca la TV di Luigi Cocchi .....................................................“ 25 Gyromitra esculenta: per chiarirsi le idee di Luigi Cocchi & Mauro Comuzzi ........“ 30 Lettera alla RAI dell’A.M.B .....................................................................................“ 34 Tricholoma luridum (Schaeff.) P. Kumm. e Tricholoma viridifucatum Bon, due specie non comuni di Claudio Orlandini ............................................................“ 37 Regione Emilia-Romagna: programma di controllo della vespa cinese ..................“ 43 I libri pubblicati da noi e dai nostri soci....................................................................“ 48 Tiziano Fratus : l’Italia è un bosco di Giacomo Borgatti ..........................................“ 50 Tesseramento 2015 e Agevolazione per i soci...........................................................“ 53 Consumare funghi... in sicurezza 1 Consumare solo funghi controllati da un vero Micologo (diffida degli “esperti improvvisati”) 2 Consumare quantità moderate 3 Non somministrare ai bambini 4 Non somministrare a donne gravide 5 Consumare solo funghi in perfetto stato di conservazione 6 Consumare funghi ben cotti e masticare correttamente 7 È assolutamente necessario, prima di consumare i funghi raccolti, farli analizzare da un Ispettore micologo della ASL di zona (servizio gratuito) Sbollentare i funghi prima del congelamento e consumarli entro 6 mesi 8 Non consumare funghi raccolti lungo le strade o vicino a centri industriali 9 Non regalare i funghi raccolti se non controllati 10 Nei funghi sott’olio si può sviluppare la tossina del botulino atte ai so nti sia Per saperne di più Centro Antiveleni di Milano 02/66101029 www.centroantiveleni.org Ministero della salute www.salute.gov.it Ministero della Salute