XXXIX MOSTRA REGGIANA
DEL FUNGO
Reggio Emilia, 20-21 settembre 2014
XIII Giornata Nazionale della Micologia
12 ottobre 2014
IL FUNGO
Periodico del Gruppo Micologico e Naturalistico “Renzo Franchi” di Reggio Emilia - Associazione di Volontariato - ONLUS
Sito Internet: http://space.comune.re.it/micologico - E-mail: [email protected] - Anno XXXI - n° 3 - settembre 2014
Sped. in abb. post. 70% DBC - Reggio E. Tassa riscossa - Taxe perçue (contiene inserto redazionale)
Reggio E. n°531 del 15/11/1982. Direttore responsabile: Paolo Vecchi. Proprietario: Ulderico Bonazzi. Periodico del Gruppo “Renzo Franchi” di R.E,
(A.M.B.) - Via Amendola, 2 - 42122 R.E. (I) - Tipografia: Grafitalia (0522 511251)
Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di
Reggio Emilia
Associazione Micologica Bresadola
in collaborazione con
Provincia di Reggio Emilia
Comune di Reggio Emilia - Assessorato Ambiente
Difesa del Suolo
e con l’Associazione “VIAROMAVIVA”
organizza, nei giorni
20 – 21 settembre 2014
in via Roma, Reggio Emilia
la
XXXIX MOSTRA REGGIANA
DEL FUNGO
PROGRAMMA
sabato 20 settembre 2014
ore 16,00: Inaugurazione Mostra
ore 19,00: Chiusura
domenica 21 settembre 2014
ore 10,00 – 19,00 apertura Mostra
con proiezione di diapositive
Immagini di copertina
Prima pagina: “Gyromitra esculenta” acquerello di Maria Tulli del Gruppo A.M.B. di Marotta (PU)
CALENDARIO DI MASSIMA
DELLE ATTIVITA’ 2014/2015 DEL GRUPPO
“R. FRANCHI” REGGIO E.
20-21 sett. 2014
XXXIX Mostra Reggiana del Fungo in Via Roma
27-28 sett. 2014
Mostra del Fungo presso la Mostra “Piante e Animali Perduti” a Guastalla (RE)
27-28-29 sett. 2014
Mostra del Fungo a Praticello
4-5 ott 2014
Mostra del Fungo a Cerreto Laghi
12 ott. 2014
XII Giornata Nazionale della Micologia
25-26 ott. 2014
Giornate micologiche – naturalistiche a Fola di Albinea
8-9 nov. 2014
Mostra del Fungo presso la “Sagra del Tartufo” a Viano (RE);
16 nov. 2014
Uscita didattica per raccolta funghi nel Querciolese (Viano - RE) con polentata
finale presso la casa del Presidente Ulderico Bonazzi
Dic. 2014 (data da definire)
Bicchierata augurale di fine anno sociale e festeggiamento del 39° compleanno
(sede da definire)
26 gen. 2015
Inizio corso di micologia
apr 2015 (data da definire)
Uscita didattica per raccolta funghi
mag – giu. 2015
• Uscita didattica per raccolta funghi
• Uscita didattica su erbe e fiori Uscita didattica
sett – dic. 2015
Programma da definire
Inoltre è prevista almeno una uscita didattica per raccolta funghi per ciascuna delle
mostre previste in data e località da definire il lunedì precedente in sede (coloro che
forniranno l’indirizzo di posta elettronica potranno aver l’avviso per e-mail). La sede
del Gruppo “R. Franchi”, in Via Amendola 2 (presso ex Istituti Psichiatrici San Lazzaro)
a Reggio Emilia, è aperta a tutti gli interessati ogni lunedì sera dalle 21,00 alle 23,00
per consulenze e dibattiti sui funghi.
Il presente calendario potrà subire variazioni in relazione all’andamento stagionale e
ad impegni al momento non programmabili. Il Gruppo Micologico e Naturalistico “R.
Franchi” è a disposizione, nei limiti di tempo derivanti dagli impegni dei suoi esperti
micologi, per altre iniziative da concordare con Associazioni ed Enti vari.
I nostri siti INTERNET:
http://space.comune.re.it/micologico/index.htm
https://www.facebook.com/gruppomicologico.franchi
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GENERE RUSSULA:
una varietà chiacchierata e una validazione
di Giuseppe Donelli
Via Tragni 8 – 42043 Gattatico (RE)
e-mail: [email protected]
Viene esaminata con fotocolor e disegni una rara varietà di Russula seperina e validata
con Diagnosi Latina la f. viridans di Russula carminipes.
Abstract
One collection of a rare variety of Russula seperina is esaminated and illustrated
with aid of colour photograph and drawings. At last is confirmed with Original Latin
diagnosis a rare form of Russula carminipes f. viridans.
Key words: Russulaceae, Russula, R. carminipes f. viridans, R. seperina var. gaminii,
taxonomy, Italy.
Materiali e metodi
Le descrizioni macroscopiche e microscopiche sono state fatte su materiale fresco e
exsiccata. Per le osservazioni si è utilizzato acqua distillata, rosso congo anionico,
fucsina basica, acido cloridrico al 3%, solfovanillina. S= codice dei colori di Seguy, Vm=
volume medio spore (formula utilizzata 0,524 x lunghezza x larghezza x larghezza).
Le barre orizzontali nel disegno di microscopia misurano 10 µm. In tale disegno da
sinistra epicutis poi spore. La sistematica utilizzata è quella di Sarnari 1998, la raccolta
studiata è depositata nell’erbario GD dell’autore.
Premessa
Russula seperina appare per la prima volta all’orizzonte micologico nell’agosto 1912
presso una siepe ai bordi di un prato e viene ritrovata, dentro un bosco, in una località
vicina nel settembre 1927 nella sua veste rosso porpora a centro nerastro (var. gaminii).
Entrambe le località di raccolta, vicine alla costa mediterraneo-atlantica, sembravano
mostrare la predilezione della specie per questo ambiente. A ulteriore conferma Bertault
e Malençon nel 1978 la ritrovano in Marocco con tonalità di colore dal giallo citrino al
giallo verde che battezzano “var. luteovirens”. Nel tempo si è poi appurato che Russula
seperina, anche se probabilmente a fatica, nel senso di perdere forse in dimensioni e
abbondanza, può crescere fuori dall’ambiente mediterraneo e oltre all’albero preferito
che sembra il leccio non disdegnare Quercus cerris e Quercus pubescens (Galli,
1996), (Sarnari. 2005). Ma non è finita; zona mediterranea addio. Autorevoli conferme
(Ruotsalainen e Vauras) ex verbis in Sarnari 2005 sembrano confermare la presenza di
Russula seperina alle alte latitudini del nostro continente. A questo punto certamente non
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farà più notizia la presenza della nostra in territorio reggiano, anche se va considerato
che la nostra gaminii ci è apparsa nel bosco dei miracoli (Pulpiano) 20 anni fa e non è
più comparsa, e Dio sa quanto l’abbiamo cercata! E continueremo a cercarla.
Descrizione della specie
Russula seperina var. gaminii Dupain Figg 1-2
Russula seperina var. gaminii Dupain 1928, B.S.M.F., 44: 116.
Posizione sistematica: Genere Russula Pers.: Sottogenere Russula, emend., Sezione
Polychromae Maire, emend., Sottosezione Paraintegrinae Sarnari.
Etimologia: seperina =da Sepera nome latino di un fiume che scorre vicino al luogo di
raccolta della specie; gaminii = di Gamin, Gamin nome del raccoglitore della specie
a cappello rosso-porpora.
Descrizione della specie
Cappello 4-5 cm, di un magnifico rosso porpora verso S 61 (porpora di Francia) da
subito sfiorato da un’ombra fuligginosa che presto tende, allargando la propria area,
ad inscurire verso un rosso carminio saturo S 96 o, per macchie, verso tonalità granata
porpora S 101 e più centralmente presto grigio bistro verso S 115 o più scuro con tonalità
nerastre intorno S 111. Inizialmente di geometria molto irregolare presenta margine più
o meno a zigzag evidenziante una continua ondulazione capace di ricordarci un poco
le montagne russe e conseguentemente presenta centralmente una depressione molto
asimmetrica, ma poco profonda. Complessivamente carnoso, sodo da giovane poi un
poco rammollente. Cuticola poco asportabile, corrugata almeno al margine e senza
scanalature marginali. Lamelle molto fragili, ottuse in avanti, da attenuate a più o meno
libere all’inserzione, con evidenti biforcazioni, piuttosto spesse, pallide all’inizio poi
giallo burro, infine giallastre, poco spaziate, con l’età un poco meno. Gambo bianco,
carnoso, non svasato alla sommità, liscio nella parte alta, ma in basso con evidenti
venature che presto, coprendo una rapida sfumatura rossastra, fanno emergere nette
tonalità grigiastre, segnale questo di incipiente annerimento generale. Carne piuttosto
spessa, inizialmente dura, poi un poco rammollente, all’inizio bianca, poi lentamente
annerente, dopo una precedente ma poco osservabile sfumatura rossastra (rapida,
ma certamente osservata anche dal compagno di ricerca), odore nullo, sapore mite.
L’exsiccatum di un nero profondo. Reazione alla tintura di guaiaco rapida e intensa,
con solfato di ferro rosa-arancio pallido. Sporata (molto povera e di difficile lettura).
Dalle lamelle prima dell’annerimento ipotizzabile un giallo più o meno marcato. Spore
7,7-9,9 x 6,7-8,1 µm, media 8,8-7,4 µm, Qm= 1,19, Vm= 253 µm cubici; da subglobose
(Q = 1,07) a ellissoidali (Q = 1,29), con ornamentazione a verruche di circa 0,8 µm
in parte isolate, alcune, meglio sarebbe dire pochissime, riunite da forti e corte creste,
altre catenulate, ancora pochissime riunite da sottili connettivi. Basidi tetrasporici, 4159 x 8-12 µm; Cistidi numerosi, fusiformi con lunga appendice, moniliformi, anche
a terminazione multipla, 8,5-13 µm; Cuticola formata da peli piuttosto rigidi e sottili,
spessi 2-4 µm a terminazione attenuata ma non appuntita, sovente ramificati e a setti più
o meno distanti, accompagnati da dermatocistidi dispersi, poco numerosi, cilindracei
o alla sommità dilatati sino a 6,5 µm con debole positività alla SBA, incrostati con
fucsina ma non acidoresistenti. Non osservate ife incrostate. Habitat: due sporoidi in
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un bosco di cerri con rari pini e qualche Quercus pubescens. Materiale studiato: una
sola raccolta in un bosco di cerro in località Pulpiano-Viano RE, il 2 Ottobre 1994, leg.
G. Candiani, G Donelli, erbario GD n° 94/102.
Annotazioni: questa varietà è ben distinta per le tonalità pileiche di un magnifico
porpora sfumato di grigio nerastro e la crescita boschiva; i restanti caratteri come
l’arrossamento e il successivo ingrigimento-annerimento, sempre più importante al
trascorrere del tempo, la sporata probabilmente sul giallo sufficientemente carico, le
spore echinulate con rare corte creste e alcuni sottili connettivi, l’epicutis a dermatocistidi
appena ingrigenti alla SBA, le loro incrostazioni non acido resistenti e la mancanza di
ife incrostate coincidono con il typus. Russula rhodomarginata Sarnari, questa volta
paragonabile alla nostra varietà di seperina anche per le dimensioni si differenzia per
le nette decolorazioni pileiche verso il giallo nella zona centrale, la crescita sotto cisti
o Erica arborea, le lamelle più spaziate e al microscopio per la presenza nell’epicutis
di gracili ife incrostate. Russula rhodomelanea Sarnari differisce per la carne acre e
la sporata bianca.
Voglio ricordare che le variazioni delle sfumature di colore degli sporoidi è stato
possibile coglierle, oltre che sul fresco, anche dopo alcune ore dalla raccolta e persino
in osservazioni al mattino del giorno successivo.
DIAGNOSI LATINA – VALIDAZIONE
Russula carminipes f. viridans Donelli ex Donelli et Montecchi f. nov. .(nom. Inval.).=
Russula carminipes f. viridans Donelli ad int. “Il Fungo” n° 3, ottobre 2010, XXIX,
pp 3-7.
A typo differt pileo viridi, absentia coccinei. atrorubri, atque atropurpurei coloris.
Holotypus in loco Bosco di Pulpiano dicto, apud Viano (Reggio Emilia), 23.VI.2005
lectus, leg. M. Comuzzi, G, Donelli. Holotypus in Erbario MCVE sub n° 28364
conservatus est.
Breve descrizione dell’Holotypus
Cappello 70-90 mm, a carne spessa e dura, con margine privo di scanalature, a cuticola
generalmente opaca e asportabile sino a metà raggio. Di colore verde tiglio S 324 o
un poco più scuro verso S 321 (Vert yaunatre). Lamelle serrate, fragili, a maturità
giallo burro, a volte brunastre se traumatizzate. Gambo bianco, duro, imbrunente alla
manipolazione. Carne a sapore mite con odore fruttato gradevole, ma tenue, dura, solo
alla fine rammollente. Reazioni chimiche: sulla corteccia del gambo guaiaco rapido e
intenso, al solfato di ferro rosa-arancio debole. Sporata giallo medio verso IVb CR.
Spore 7,5-10,1 x 6,7-8,8 µm, da globose (Q=1,02) a leggermente ellissoidali (Q=1,22)
con ornamentazione molto debole (fra le più basse nel Genere), da crestato-catenulate a
parzialmente reticolate. Epicutis a peli spessi 3-4,5 (5) µm con ife incrostate disperse,
spesse 3-4,5 µm a elemento terminale attenuato e dermatocistidi poco voluminosi,
spessi sui 4-7 µm, incrostati. Sul fresco alla fucsina il preparato presenta, per zone,
incrostazioni un poco ovunque.
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Fig. 1: Russula seperina var gaminii. Pulpiano 2-10-1994 (foto G. Donelli)
Fig. 2: Russula seperina var gaminii. Da sinistra: Epicutis e Spore.
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Bibliografia
Blum J.-1962: Les Russules: Flore Monographique des Russules. N° 32. Ed.
Lechevalier. Paris.
Bon M.-1988: Clé Monographique des Russules d’ Europe. Doc. Mycol. 70-71: 1-120
Donelli G.-2010: Ancora una interessante Russula di Pulpiano. “IL FUNGO” n° 3
ottobre 2010-Anno XXIX.
Dupain M.V.-1913: Russula seperina Dupain 1913 Bull. Soc. Mycol. Fr. 29:181,pl.
VII,f. 1-6.
Dupain M.V.-1928: Varièté sylvestre de Russula seperina Dupain. Bull. Soc. Mycol.
Fr. 44:115-116.
Romagnesi H.-1967: Les Russules d’Europe et d’Afrique du Nord. 998 pp. Bordas,
Paris.
Sarnari M.-2005: Monografia illustrata del Genere Russula in Europa. Tomo II, AMB,
Centro Studi Micologici, Brescia, pp.800-1568.
Seguy E.-1936: Code universel des couleurs. Lechevalier, Paris.
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NON ABBANDONARE NEI
BOSCHI I TUOI RIFIUTI!!!
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UNA RARISSIMA VARIETÀ,
LA PERA ROSPO
di Amer Montecchi
Via Diaz, 11 – 42019 Scandiano (RE)
E-mail: [email protected]
&
Sergio Belletti
Via Ferrari 1 – 42030 Viano
e-mail: [email protected]
Il motivo che ci ha spinto a presentare un ulteriore contributo sulla frutta antica (il
tredicesimo), nonostante si disse che con quello del 2013 si sarebbe chiusa questa
rubrica, si deve ad una recentissima scoperta di una pera di grande pregio.
Di essa vi è ancora viva memoria su gran parte del territorio reggiano, in quanto un
tempo era molto diffusa, ora quasi totalmente estinta, e che nonostante prolungate
ricerche, non avevamo mai trovata.
Questa pianta, con gran parte dei frutti ancora sui rami, ci venne segnalata nella
prima decade di dicembre del 2013. In primis, dalla signora Anna Maria Monti e
successivamente da un amico e collaboratore Sergio Belletti, entrambi residenti nel
comune di Viano (RE).
I caratteri determinanti di questa varietà sono principalmente 3 e sono così particolari
da non lasciare dubbi sulla sua determinazione.
• Primo: il periodo di maturazione, da fine novembre, (da cui anche il nome Pera
novembrina), alla seconda decade di dicembre.
• Secondo: qualità organolettiche eccellenti sia da cruda che cotta al forno.
• Terzo: la irregolarità esterna dei frutti formata da scanalature e irregolari
bugnature.
Questa pianta, un vero patriarca di un età stimata attorno ai 150 anni , ancora in
ottima salute, si trova in località la Corte, comune Viano.
Ringraziando questi collaboratori per la segnalazione, sentiamo il dovere di proporla con
relative immagini a quanti vorranno osservarla e magari tenerla in vita diffondendola
con i vari mezzi di riproduzione.
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Pera rospo: Pianta centenaria di questa rarissima varietà di frutta, tuttora vivente in località la Corte,
comune di Viano.
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Pera rospo - Venti dicembre, foglie e frutti ancora presenti
Pera rospo – Caratteristiche irregolarità delle forme e colori
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PRATIZZANO DI RAMISETO: AMBIENTE
MOLTO INTERESSANTE
PER MICOLOGI
(anche se non proprio giovani)
di Ulderico Bonazzi
Via Verdi, 2 - 42030 Regnano di Viano (RE)
e-mail: [email protected]
Premessa
Pratizzano sito a 1203 m è posto al margine della piana ricavata dal prosciugamento
di una antica torbiera (sulle carte IGM fino al 1936 denominata Lago di Pratizzano),
torbiera di origine glaciale di cui rimangono ancora piccole tracce. Dopo il prosciugamento negli anni ’60 la forestale impiantò diversi tipi di conifere in boschetti
separati tra loro. Il nostro viaggio
Parti da Reggio e prendi la statale 63 per Castenovo Ne’ Monti, da Castelnovo pro-
segui su per le rampe dello Sparavalle e subito dopo eccoti sulla destra la strada per
Ramiseto, sorpassi la borgata di Canova e giunto a Ramiseto attraversato tutto il borgo
trovi sulla sinistra il bivio per il Lago Calamone del Monte Ventasso, oltrepassata la
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borgata di Montemiscoso e dopo qualche chilometro sulla destra il bivio per Pratizzano1. A questo punto ti appare una superficie piana molto ampia e ti accoglie uno
scampanio di mucche al pascolo in un bel prato verde, oltre una grande distesa di
boschi vari con essenze diverse.
Già nel prato ecco la Calvatia utriforme, Marasmius oreades e tanti altri funghi di
prato, sullo sterco delle mucche al pascolo i più vari Panaeolus.
Il primo bosco dopo il prato è di abete rosso o peccio (Picea abies), una maestosa conifera alta fino a 60 metri, con tronco diritto e chioma conica relativamente
stretta. Presenta una corteccia sottile e rossastra (da quest’ultima caratteristica
deriva il nome comune dell’albero), con l’età diviene bruno-grigiastra e si divide in placche rotondeggianti o quasi rettangolari di circa 1-2 cm. Le foglie
sono costituite da aghi appuntiti, a sezione quadrangolare, lunghi fino a circa
2,5 cm, inseriti direttamente sul rametto a spirale con la tendenza ad appiattirsi.
I fiori, meglio indicati come sporofilli, maturano in aprile-maggio. I macrosporofilli formano coni sessili nella parte apicale dei rami, riuniti in genere in 3-4,
appaiono dapprima eretti poi penduli. Sono i fiori femminili, che dopo l’impollinazione danno origine agli strobili, detti comunemente pigne: sono cilindrici,
penduli, lunghi 10-20 cm e larghi 2-4 cm, dapprima di color verde o rossiccio,
poi marroni in autunno. Cadono interi a maturità. La fruttificazione è tardiva
(20-50 anni).
Ma insieme all’abete rosso di tanto in tanto si vede anche l’abete bianco (Abies
alba Mill. o Abies pectinata). L’abete bianco è un albero maestoso, slanciato e
longevo di notevole altezza (in media 30 metri ma alcuni esemplari possono superare i 45-50 metri). Anche l’abete bianco è un albero sempreverde e monoico,
cioè sulla stessa pianta troviamo fiori maschili e femminili distinti e separati;
presenta un fusto diritto che può arrivare ad un diametro di 3 metri, la chioma,
di colore verde-blu cupo, ha forma piramidale negli esemplari giovani, mentre
negli adulti (dopo i 60-80 anni) si forma un appiattimento, definito “nido di
cicogna”, in quanto la punta principale ferma la crescita e i rami sottostanti
continuano a svilupparsi fino a formare una specie di conca. La corteccia, negli esemplari giovani, è liscia, ha un colore bianco-grigio argenteo e presenta
delle piccole sacche, nelle piante più vecchie (oltre i cinquant’anni d’età) la
corteccia si ispessisce tendendo a desquamarsi in placche sottili e diventa, partendo dalla base, rugosa, screpolata (fessurata) e di colore tendente al nero; le
foglie sono persistenti (8-10 anni) e costituite da aghi appiattiti, rigidi e inseriti
singolarmente e separatamente sui rametti, secondo una disposizione a pettine
(cioè come i denti di un doppio pettine), gli aghi sono lunghi circa 1,5–3 cm e
larghi 1,5–2 mm, leggermente ristretti alla base, con la punta arrotondata non
Se vieni da Parma o esci dall’A1 a Valli di Canossa prendi la strada per Canossa, prosegui per Ciano, per
Vetto, per Ramiseto. Se vieni dalla Spezia prendi la statale 63 per il Passo del Cerreto, prosegui per Collagna e
li imbocca la strada per Valbona e prosegui per Pratizzano.
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pungente e i margini lisci, la pagina superiore, di colore verde scuro, è lucida,
mentre quella inferiore presenta due caratteristiche linee parallele biancastreazzurrognole. I fiori, sporofilli, maturano in maggio-giugno, i macrosporofilli
derivano dai coni femminili che possono lignificare e rimanere sui rami, sono
quasi cilindrici, si trovano soprattutto nella parte superiore della chioma e, a
differenza dell’abete rosso, sono rivolti verso l’alto, gli strobili sono lunghi
dai 10 ai 18 cm e larghi 3–5 cm; inizialmente di colore verde, diventano rossobruno quando giunti a maturità e a settembre-ottobre si sfaldano, le squame
cadono.
Abete rosso (foto U. Bonazzi)
Abete bianco (foto di archivio)
Clitopilus prunulus (Scop.) P. Kumm.
(foto G. Bramini)
Lactarius salmonicolor R. Heim & Leclair
(foto G. Bramini)
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E appena entrati in questo boschetto sopra descritto appaiono le più svariate varietà
di funghi tra cui abbonda l’ottimo Clitopilus prunulus (prugnolo estivo) bianco o
leggermente grigiastro dalla carne soffice, ovattata, dal profumo fortemente farinoso,
le lamelle molto decorrenti e rosa a maturità, a volte in compagnia del suo amico
Boletus pinophilus, uno dei 4 porcini, il primo a comparire, bruno rossastro molto
apprezzato per il suo notevole peso specifico che spesso fa esultare i raccoglitori (“un
porcino di 2 Kg!..”), meno i suo consumatori, perché abbastanza scipido. Vicino a
loro anche la stupenda Amanita muscaria, rossa coi sui puntini bianchi sul cappello, il
fungo delle favole, bello ma … tossico, non da cogliere, ma da lasciare stare (come del
resto tutti i funghi) per abbellire il bosco. Abbondante è anche l’Amanita rubescens
fungo di buona qualità, ma si ncontra, anche se meno presente, la pericolosa Amanita
pantherina col suo margine smarginato, ma non fragile e la volva dissociata in anelli.
Purtroppo vicino all’ottimo prugnolo estivo spesso troviamo la tossica Clitocybe
cerussata bianca a volte leggermente giallastra, che si distingue per le sue lamelle
da adnate a subdecorrenti, biancastre mai rosa, la carne soda e quasi inodore. Ecco
apparire il Lactarius salmonicolor, la Stropharia aeruginosa, la Stropharia cyanea,
lo Xerocomus ferreugineus, la Spatularia flavida, il Tricholoma vaccinum, il Paxilus
paunoides, Trichaptum abietinum, la quasi onnipresente Russula chyanoxantha, la
Russula cloroides, la Russula nigricans e … tanti altri. In un’ora se ne viste di specie
fungine!
Suillus grevillei (Klotzsch.) Sing. In mezzo ai
lamponi (foto U. Bonazzi)
Larice (foto U. Bonazzi)
Segue ora il boschetto di Larix decidua (larice comune), questa specie possiede
una caratteristica che lo distingue totalmente dalle altre conifere: il larice comu-
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ne, perde le foglie in inverno. Questa caratteristica gli permette, senza dubbio,
di avere una maggiore resistenza nei confronti del freddo, perciò può vivere
migliaia di anni, è una conifera a portamento eretto con accrescimento rapido
in gioventù, raggiunge 25–45 m di altezza e fino a 1 m di diametro (in casi
eccezionali fino a 55 m di altezza e 2 m di diametro). Ha fusto monopodiale,
massiccio nelle piante vecchie. La base può presentare un andamento ricurvo;
i rami di primo ordine sono grossi e lunghi, ricurvi verso il basso e ascendenti all’estremità, quelli di secondo ordine sono invece lunghi, sottili e penduli,
nelle giovani piante la chioma è piramidale, la corteccia è liscia e grigia ed i
rametti sono sottili, affusolati e flessibili, di color rosa-marrone o giallastri,
negli adulti la chioma è allargata; la corteccia di questo larice è profondamente
fessurata e si rompe in larghe scaglie che lasciano vedere il colore rossastro
all’interno della corteccia (che ha spessore di 10 cm). Con l’età diviene brunogrigiastra e si divide in placche rotondeggianti o quasi rettangolari (di circa 1–2
cm); gli aghi sono disposti a spirale singolarmente lungo i macroblasti, mentre
sono in ciuffetti composti da 20 a 40 aghi sui brachiblasti. Sono solitamente annuali, anche se si sono registrati casi eccezionali di aghi che avrebbero svernato
per ben quattro anni. Hanno lunghezza compresa tra 10 e 30 mm di lunghezza
e meno di 1 mm di spessore; anche questa conifera è monoica: i fiori maschili
sono globosi, giallastri, portati da coni lunghi pochi millimetri, mentre quelli
femminili si presentano ovoidali, eretti, inseriti su piccole pigne di colore rosso
che, dopo l’impollinazione, diventano bruni a squame sottili ed ovali, leggermente convesse. La loro superficie è striata, lucente e liscia nei coni maturi,
rossastra e pubescente alla base.
Entri nel bosco di larice e subito incontri l’Hygrophorus lucorum dal brillante colore
giallo citrino, un mare di Suillus grevillei, l’ovulo degli abitanti della Val di Sole,
anch’egli giallo e molto viscido a maturità, il Suillus viscidus, ed altri funghi amici del
larice che spesso si intravvedono sotto un mare di piante di lampone (Rubus idaeus)
arbusto della famiglia delle Rosaceae, il cui frutto delizioso di colore rosso e sapore
dolce-acidulo può rinvigorire le nostre membra un po’ stanche per “la fatica” della
raccolta fungina. Un po’ di riposo dopo un’altra mezz’ora di ricerca.
Al di sotto di questo bosco verso sud ancora abeti con i loro funghi alla base,
ma ecco apparire il faggio (Fagus sylvatica), pianta autoctona a Pratizzano. È
una pianta che raggiunge facilmente i 25–30 metri di altezza, con fusto diritto
poco rastremato anche se nella zona non viene di norma lasciata crescere per ricavarne legna da ardere; presenta fogliame denso e foglie ovali, più chiare nella
pagina inferiore, sono caduche e si presentano alterne, brevemente picciolate
(1-2 cm), lucide su entrambe le facce, con margine ondulato, ciliato da giovani. In autunno assumono una caratteristica colorazione arancio o rosso-bruna.
Questa pianta lasciata crescere ha una chioma massiccia, molto ramificata e
con fitto fogliame, facilmente riconoscibile a distanza perché molto arrotondata
e larga, con rami della porzione apicale eretti verticali. Presenta una corteccia
liscia e sottile di color grigio-cenerina, con striature orizzontali e spesso con
macchie biancastre per presenza di licheni; anch’essa è monoica, i fiori maschili sono riuniti in amenti tondi e penduli, lungamente picciolati, quelli femminili
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accoppiati in un involucro, detto ‘cupola’, hanno ovario triloculare, la fioritura avviene generalmente nel mese di maggio. I frutti, chiamati faggiole, sono
grossi acheni commestibili, trigoni, rossicci, contenuti in ricci deiscenti per 4
valve.
Continui la ricerca ed oltre al Clitopilus prunulus, l’Amanita muscaria ed il loro amico Boletus pinophilus puoi trovare un altro amico: il più gustoso Boletus edulis; ecco
l’elegante Amanita ceciliae poi tante Russula, oltre quelle già incontrate Russula heterophylla, Russula romellii, Russula fagginea, Russula olivacea, Russula virescens,
Russula fellea, Russula mairei … ; ed ecco ancora Xerocomus pruinatus, Lactarius
piperatus, Lactarius vellereus, Lactarius pergamenus, Lactarius blennius, Lactarius
pallidus, Clitocybe gibba … ed ancora attaccato su ceppi o su residui legnosi gli
amari Hypholoma fascicolare ed Hypholoma sublateritium e magari l’Omphalotus
olearius, ma anche sul terreno più o meno vicino a questi il delizioso galletto (Cantharellus cibarius) e il gradevole steccherino (Hydnum repandum ed Hydnum rufescens), poi tanti altri funghi buoni e non, e al margine del bosco ecco il piacevole
Leucopaxillus giganteus. Abbiamo trascorso nel fotografare, ammirare e … raccogliere un’altra oretta ed è ora di ritornare.
Risali e davanti a te ecco un boschetto di Pinus nigra: questa conifera ha un
portamento conico-espanso ma variabile, chioma densa. Può raggiungere i 2030 m ma ci sono esemplari di oltre 50 m., la sua corteccia si presenta da rossomarrone a grigia, con ampie fessure, negli esemplari adulti si presenta suddivisa in ampie placche grigie con la parte tra una placca e l’altra di colore nero, le
sue foglie sono aghiformi, lunghe 8-20 cm, riunite in mazzetti di due, di colore
verde scuro; anche questa pianta è monoica: i macrosporofilli sono costituiti da
piccoli coni di colore rosato, peduncolati, solitari o a piccoli gruppi e i microsporofilli sono piccoli coni ovoidali e giallastri, sessili e riuniti in gruppi, gli
strobili sono di forma ovale-conica, sono lunghi 5-15 cm e larghi 2-3 cm. Sono
verdi in età giovanile e diventano giallastri dopo diciotto mesi.
Ecco il Suillus granulatus, il Suillus luteus e nei pressi il Lactarius deliciosus, il Lactarius sanguifluus, il Tricholoma portentosum, il Tricholoma terreum ed anche le finferle (Cantharellus lutescens) e tanti, tanti altri funghi amici di questa conifera.
Qua e là puoi anche trovare qualche altra pianta come il Pinus silvestris, il Salis caprae (salicone), Salis apennina, Laburnum anagiroides (maggio ciondolo), Rosa canina.,, e anche tante piante erbacee con fiori e frutti alcuni di questi tra i residui della
torbiera come l’Orchis palustris e la Calta palustris.
E’ possibile però anche riposarsi di tanto in tanto o fare un picnic, infatti nei boschetti
si trovano panchine e tavoli di legno, ma vicina a dove è parcheggiata la macchina
c’è il Rifugio di Pratizzano dove è possibile prendere un caffè o consumare un ottimo
pranzo o cena e magari, se non si ha fretta di tornare a casa e si vuol fare giro negli
interessanti boschi, anche riposare in un buon letto durante la notte.
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Pino nero (foto U. Bonazzi)
Faggio (foto U. Bonazzi)
Suillus luteus (L.) Roussel (foto G. Bramini)
Amanita ceciliae (Berkeley & Broome) Bas
(foto U. Bonazzi)
Tricholoma terreum (Schaeff.) Quél.
(foto G. Bramini)
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GODITI LE BELLEZZE
DEL NOSTRO PAESAGGIO
SENZA LASCIARE SEGNI
DEI TUOI PIC NIC
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COLTIVARE CAMELIE PER OTTENERE
TÈ VERDE DAL PROPRIO GIARDINO
di Paolo Gallingani
Via Bellini n.4 Reggio Emilia
e-mail: [email protected]
Coltivo da diversi anni, alcune Camelie in grossi vasi colmi di terriccio acido: torba,
sabbia e terra d’erica. La fioritura inizia a fine novembre e si protrae per tutto l’inverno
periodo in cui la maggior parte delle piante da giardino sono in riposo vegetativo. La
collocazione sistematica delle Camelie si può cosi sintetizzare:
DIVISIONEORDINE CLASSE
FAMIGLIA
GENERE
Angiosperme
Theaceae Mirbel
Camelia L.
Guttifeerales
Dicotyledones
La formula floreale è cosi schematizzata:
K5C5A15– nG (3-5) dove K = calice; C = corolla; A = androceo; G = gineceo
Distinguiamo 2 gruppi di Camelie:
Camelia japonica con fioritura fine inverno e tutta primavera.
Camelia sasanqua con fioritura invernale fino all’inizio della primavera.
Camelia japonica l. si presenta come una pianta sempreverde, a lenta crescita e di dimensioni variabili da un grande arbusto (3-5) a un piccolo albero (10-15). La descrizione
botanica che segue è relativa alla specie selvatica, poiché nel corso dei secoli l’opera
dell’uomo ha portato a creare numerose cultivar con varianti notevoli, soprattutto a
livello del fiore e delle sue parti.
Le foglie sono inserite sui rami in modo alterno. Sono picciolate (5-8) con lamina di
forma variabile da ampiamente ellittiche a ellitico-oblunghe (5-3 cm x 6-10 cm) con
apice in genere bruscamente acuminato, base cuneata e margine brevemente denticolato o crenulato-denticolato. Si presentano piuttosto coriacee, rigide, glabre, di colore
verde scuro e lucente nella pagina superiore, opache e più chiare in quella inferiore,
spesso con sparse verruche.
18
I fiori sono terminali o all’ascella delle foglie, solitari o in coppia, provvisti di sepali
caduchi a completa fioritura. Il calice ha la forma di cupola (disposizione embriciata)
di 2-3 cm, con sepali ovati, grigio tomentosi, vellutati o sericei esternamente, con la
funzione di proteggere il fiore prima della fioritura (antesi). La corolla ha un diametro
di circa 3-5 cm, con petali di colore rosso; esistono diverse forme semplici, note come
‘Rubra simplex’, ‘Rosa simplex’, ’Alba simplex’. I petali, in numero di 5-6, hanno
una forma variabile, da oblungo-ovale ad ampiamente ovata od orbicolata, smarginati
all’apice e larghi 2.5-3.5 cm.
L’androceo si compone di lunghi stami (2.5-3.5 cm) glabri e con i filamenti biancastri
o giallastri, uniti dalla base fino a ¾ della loro lunghezza (monadelfi) e antere gialle.
Il gineceo ha un ovario unico, supero, originatosi dalla fusione di tre foglie carpellari,
con uno stilo che sormonta gli stami, lungo 2,5-2,8 cm e con stigma trifido.
Il frutto è una capsula glabra, di aspetto globoso o allungato (2 cm x 5 cm) inizialmente
è verde, poi vira verso il rosso a maturità, fino a diventare marrone-nerastro a deiscenza.
Le capsule si aprono all’inizio dell’autunno, lungo 3.4 linee, lasciando cadere pochi
e grandi semi (1-1,5 cm) di colore marrone-brunastro. L’impollinazione è prevalentemente entomofila. La fioritura avviene dalla fine dell’inverno alla primavera inoltrata.
Circa 10 anni fa ho acquistato una piccola pianta di Camellia sinensis (L.) O. Kuntze
Thea sinensis in occasione di una visita ad alcune ville storiche del Lucchese dove
prosperano vari tipi di camelie centenarie. La C. sinensis (L) O. Kuntze o camelia da
tè, è la pianta che da secoli viene usata in Cina per produrre tè. Solo in seguito è stata
portata in Giappone e India e da qui in Europa per prima in Inghilterra dove la cultura
del tè è tuttora vivissima. Nel 1810 gli inglesi provarono a coltivare la C. sinensis in
Sicilia con cattivi risultati. Le Camelie necessitano di terreno acido e clima non troppo
caldo e con una elevata umidità atmosferica. Alla fine del 1800 il professor Teodoro
Carnel intuì che la C. sinensis poteva essere coltivata in vallate riparate, ombrose con
terreni acidi come alcune zone del Lazio (Viterbese) e come le zone dei Laghi di Como
e Maggiore dove tuttora esistono i più importanti vivai di Camelie, Rododendri ed
Ortensie. Un’altra zona adatta è il Caponnorese in provincia di Lucca dove da anni la
coltivazione del tè seppur in misura non industriale, è praticata da alcuni appassionati.
La C. sinensis è una pianta rustica e resistente al freddo. Nel 1993 il Comune di Mantova ha effettuato ricerche che hanno portato come esito la possibilità di praticare la
coltura del tè anche nella Pianura padana. Nel Caponnorese ho seguito un breve corso
per la produzione del tè partendo dalla coltivazione della C. sinensis. Semplificando e
riassumendo questi sono i passaggi fondamentali:
Appassimento: si effettua mettendo le foglie in camere ventilate, facendole diventare
morbide e malleabili.
Rolling (o rollatura): consiste nell’arrotolare e stropicciare le foglie, determinando
la parziale distruzione dei loro tessuti con la conseguente fuoriuscita degli “umori
cellulari”. Operazione che facilita le reazioni enzimatiche.
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Stabilizzazione: serve a inattivare gli enzimi. Le foglie sono trattate con vapor acqueo,
sotto pressione, oppure mediante un rapido trattamento termico.
Fermentazione: fase in cui gli enzimi (ossidasi) agiscono sui componenti del tè,
originando i principi aromatici e modificando il sapore e il colore che diviene più o
meno scuro.
Essicazione: il materiale fogliare è sottoposto alla disidratazione mediante corrente
di aria calda.
Segnaliamo l’esistenza dell’associazione Italiana Cultura del Tè (AICTEA) che ha
sede a Vicenza. Sul sito www.aictea.it è possibile trovare varie informazioni e curiosità
sulle principali tematiche che ruotano attorno alla pianta del tè, oltre al calendario delle
iniziative promosse dall’associazione e un interessante video girato nella piantagione
di tè del Compitese.
Il tè prodotto dalla C. sinensis si può presentare in 5 tipologie:
Tè bianco: si ottiene dalle sole gemme terminali provenienti dal primo raccolto primaverile. Le foglie subiscono un breve appassimento e poi vengono velocemente essicate.
Questa è la formulazione più pregiata.
Tè verde: anch’esso deriva dal primo raccolto. Le foglie sottostanno a un breve appassimento, poi a un processo di stabilizzazione e in fine ad una fase di essicamento. Questa
è la formulazione ritenuta più salutare, in relazione alla ricca presenza di polifenoli.
Tè Oolong: solitamente è preparato dal secondo raccolto. Le foglie sono sottoposte a
un breve appassimento, a cui segue una fase di rolling, nella quale avviene la parziale
ossidazione del prodotto e un successivo essiccamento.
Tè nero: si realizza di prassi, dal terzo raccolto. Le foglie dopo un breve appassimento
subiscono una fase di rolling, per raggiungere un’ossidazione completa (fermentazione),
a cui segue l’essiccamento.
Tè aromatizzato ai fiori: si tratta, di solito, di un tè nero ottenuto facendo essiccare
assieme alle foglie anche i fiori profumati di altre essenze.
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Camellia sinensis (L.) O. Kuntze (foto P. Gallingani)
OGNI LUNEDI’ SERA ORE 21
(TRANNE NEL PERIODO NATALIZIO
E DI FERRAGOSTO), PRESSO LA
NOSTRA SEDE VIA AMENDOLA 2
CI INCONTRIAMO PER STUDIARE
INSIEME I FUNGHI DA NOI
RACCOLTI. DURANTE IL CORSO
L’INCONTRO AVVIENE NEL LOCALE
DEL CORSO STESSO.
21
E’ ON LINE IL SITO
www.funghieturismo.it
progettato e costruito dall’Ufficio Turismo della Provincia di Reggio Emilia
E’ possibile inviare informazioni (link, testi, foto ...) su manifestazioni in programma
e su pagine autogestite a cui ci si possa collegare per proposte turistiche strutturate.
Sono gradite anche foto (di funghi, di ambienti, ecc…) di appassionati e di raccoglitori dilettanti in quanto oggetto di una specifica rubrica. La parte “micologica”, grazie al contributo del Gruppo Micologico Franchi (AMB), è già ben strutturata è sarà
comunque continuamente curata con l’intento di apportare migliorie. Inoltre, sempre
grazie al Gruppo Micologico, verrà aggiornata ogni martedì una nota sulla crescita dei
funghi nel territorio provinciale.
La finalità del sito è quella di incentivare le attività di impresa secondo gli indirizzi
da tempo consolidati in Regione e nell’Unione di Prodotto Appennino e Verde. La
Provincia, pur avendolo fatto in passato, con le edizioni cartacee della “Carta dei
Funghi”, non curerà direttamente la lista di ristoranti che hanno menu di funghi o vendono funghi o di alberghi che fanno sconti a chi ha il tesserino. Si proporranno invece
link con siti e pagine espressamente dedicate a questa offerta con la disponibilità ad
accogliere le informazioni e gli aggiornamenti da parte di forme associate, come già
sta facendo “La Strada dei Vini e dei Sapori”. Sono comunque possibili “eccezioni”
per singoli ristoranti che proponessero pagine molto accattivanti con menù qualificati e dedicati, belle foto di piatti di funghi, proposte interessanti e assolutamente di
stagione. Tali “eccezioni” saranno presentate comunque per un tempo limitato e con
criteri di rotazione.
Bosco dove in primavera abbondano la Verpa bohemica (Kromdh.) Schröt., la Mitrophora semilibera
D.C.: Fr. e la Calocybe gambosa (Fr.: Fr.) Donk. Forse ora avranno un habitat migliore??
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TRICHOLOMA PORTENTOSUM
di Stefano Balestreri
Via Goito 16 20832 Desio (MB)
mail: [email protected]
“In questo tiepido pomeriggio di Novembre, ci avviamo al bosco; la strada è breve e
pianeggiante; la macchia del sottobosco è ridotta a pochi sterpi sfrondati.
Non s’incontra più sulla via del bosco l’affluenza indiscreta dei rumorosi cercatori
estivi: per supporre che i funghi possano nascere così fuori stagione bisogna essere
scaltri e vecchi del mestiere.
In queste vallette silenziose si cammina senza rumore su uno strato di foglie inumidite
che smorza il passo e quasi non ci si accorge di toccar terra; ogni tanto, tra queste
ramaglie nude che lasciano trasparire il cielo, frulla il volo bianco e nero di una
ghiandaia; qualche farfalla sonnambula galleggia su questi laghetti di tiepido sole,
in cerca dei fiori che non ci sono più.”
da “Cercatori di funghi” di Piero Calamandrei
Ogni anno, nel tardo autunno, cerco di concludere la stagione micologica con la ricerca
(la definirei più una caccia) di questi funghi che segnano un po’ la fine delle attività di
raccolta da parte degli appassionati.
Non sempre è facile scovarli nei boschi, perché ormai la coltre di foglie ed aghi copre
tutto. Ricordo ancora la prima uscita, qualche anno fa, alla ricerca dei “portentosi”:
se non fosse stato per l’aiuto di una Vecchia Guida Indiana1 “scaltra e pratica del mestiere” ne avrei raccolto uno solo; lui, con occhio ed esperienza, col bastone spostava
con delicatezza e a colpo sicuro le foglie e, come per magia, i funghi vedevano la luce
e io… vedevo i funghi!
Il Tricholoma portentosum ha il cappello inizialmente convesso-campanulato, in seguito
piano e sovente umbonato, l’orlo sottile, ondulato. Il colore è grigio scuro, ma se lo
si trova completamente ricoperto dal fogliame è nettamente più chiaro. Ha evidenti
fibrille sulla cuticola, che è facilmente staccabile (ciò facilita molto la mondatura)
tendendo a lacerarsi radialmente. L’imenio è a lamelle non molto fitte, inizialmente
bianche, poi giallastre.
Vecchia Guida Indiana: è un appellativo che utilizzo, con grande rispetto, nei confronti di alcuni soci del
Gruppo Micologico, “trovatori” incalliti delle delizie dei boschi.
Avete letto bene: “trovatori”, perché il più delle volte, rispetto a loro, noi rimaniamo semplicemente “cercatori”.
1
23
Essendo un fungo omogeneo, la carne del gambo continua nel cappello e perciò non
si stacca facilmente da esso. Il gambo è pieno da giovane, in seguito vuoto, cilindrico,
ingrossato alla base, liscio, di color bianco soffuso più o meno di giallino. La carne è
bianca, fragile, grigiastra sotto la cuticola, ha leggero odore di farina. Predilige boschi
di conifere, isolato o in gruppetti.
Il nome portentosum è dovuto più al sapore che alla sua mole, ma sono comunque dei
bei funghi e se si arriva nel momento in cui sono ancora giovani e sodi, renderanno
molto in cucina: trifolati, sia come contorno, sia come condimento per primi piatti,
anche se la mia Guida …li “ammazza” sott’olio.
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GYRO…GYROMITRA…CASCA LA TV
di Luigi Cocchi
Via D. Piani, 6 - 42124 Reggio Emilia
e-mail: [email protected]
“Crediamo soltanto a ciò che vediamo. Perciò, da quando c’è la televisione, crediamo
a tutto.” (Dieter Hildebrandt)
“Tutto quello che leggi sui giornali è assolutamente vero, a parte i rari casi in cui hai
una conoscenza diretta dei fatti.” (Erwin Knoll)
Scegliete voi, tra le due frasi sopraccitate, quella che più vi piace come introduzione
a questo articolo. Dal mio punto di vista la seconda non è male, basta aggiornare le
parole “…leggi sui giornali….” con le seguenti, più attuali, “…vedi sui mass media…”: la frase, infatti, rende concretamente quello che è effettivamente successo e
mi dà lo spunto per parlare, con soddisfazione, del “Corso di Micologia (e non solo)”
che il nostro Gruppo ha organizzato anche quest’anno1. Spesso, e questo è naturale
per chi il Corso lo organizza e lo tiene, ci si chiede se le lezioni sono state efficaci ed
i partecipanti (anche quest’anno, in media, una quarantina per ogni incontro) hanno
“acquisito” qualcosa. Ebbene si, qualcosa è stato assorbito. Il 22 maggio su RAI 1,
nella trasmissione mattutina “La Prova del Cuoco”, è stato cucinato in diretta un fungo
velenoso, Gyromitra esculenta (Pers.) Fr.: due Soci, come dire, “principianti”, che hanno seguito la trasmissione, mi hanno subito telefonato per avvisarmi ammettendo poi
che, se non avessero seguito il Corso, non se ne sarebbero sicuramente accorti. Resta
il problema che milioni di telespettatori avranno “bevuto” acriticamente la notizia e
si capirà anche bene la nostra forte irritazione: da anni il nostro Gruppo, così come
tutti i Gruppi Micologici italiani, in particolare quelli dell’Associazione Micologica
Bresadola (AMB)2 alla quale noi aderiamo, è impegnato, con i Corsi di Micologia, con
Il Corso di Micologia (e non solo) si svolge tutti gli anni, a partire dall’ultimo lunedì di gennaio. Quest’anno si
è iniziato il 27 gennaio e si è finito il 26 giugno per un totale di 19 incontri. In pratica ogni lunedì sera (esclusi
i festivi), dalle ore 21.00 alle 22,30 (circa), si sono svolte lezioni con il sussidio di diapositive e dispense (e
con funghi veri quando è stato possibile). I partecipanti hanno affrontato i “primi passi” nel riconoscimento
delle specie fungine, dei loro habitat di crescita, del loro ruolo biologico ed ecologico, della loro commestibilità, delle ricerche scientifiche in Micologia. Nel 2015 il Corso sarà ripetuto, con le stesse caratteristiche. Per
gli interessati diamo i seguenti contatti telefonici: 0522 858177 – 3483125968. E’ molto probabile che anche
nel 2015 il Corso si svolgerà presso il Centro Sociale “Il Carrozzone”, in Via Gallinari a Reggio Emilia (zona
Meridiana, tel. 0522381412).
2
L’AMB è un’Associazione iscritta nel Registro nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale (N.
0159S). Ad essa aderiscono circa 130 Gruppi Micologici, sparsi su tutto il territorio nazionale, per un totale di
circa 10.000 iscritti. Sito web: www.ambbresadola.org
1
25
le Mostre, con le attività nelle scuole e varie conferenze pubbliche, a fare prevenzione
igienico-sanitaria, informazione ed educazione micologica ed ambientale. Spero che
non sia svanita la memoria di quanto successe, purtroppo, nell’autunno 2012: sui mass
media comparvero, come se si trattasse di veri e propri “bollettini di guerra”, numerose
notizie di gravissime intossicazioni, in particolare, ma non solo, di Amanita phalloides,
che ebbero come conseguenze morti e, per i “meno sfortunati”, la sopravvivenza con il
ricorso a trapianto di fegato. La drammaticità della situazione fu acuita dal fatto che in
più casi furono coinvolti bambini. Proprio nel dicembre 2012 fu organizzato a Milano
il 5° Convegno internazionale di Micotossicologia (5CIMT)3 e ricordo bene come tra
i numerosi operatori presenti (Dirigenti del Ministero alla Salute, Medici Tossicologi,
Ispettori Micologi, Micologi, ecc.) fosse diffuso un senso di sconforto: la realtà stava
dicendo a tutti, ed in modo crudo, che le energie profuse (per quanto riguarda l’AMB
in modo assolutamente volontario) e le attività che venivano svolte con passione,
dedizione e spesso in modo serrato per informare e prevenire non erano sufficienti.
Il Comunicato finale del 5CIMT cerca di individuare4 le cause di questa “apparente”
impotenza e di proporre i modi più efficaci per superarla. La questione di come i massmedia fanno “informazione” sui funghi era, ed è, da considerare centrale. A quanto
pare esistono ancora situazioni importanti, come quella di cui stiamo parlando e che
viene ben descritta nel testo della lettera (pubblicata a pag. 34) inviata alla RAI e ad
altri Enti che operano nel settore dell’informazione, a causa delle quali in pochi minuti
di informazione cattiva e sbagliata sui funghi si rischia di vanificare il lavoro svolto da
migliaia di operatori in molte migliaia di ore di impegno disinteressato e di lavoro. E’
legittimo chiedersi se esiste una responsabilità oggettiva dei mass media a determinare
le cause che portano molte persone disinformate ad avvelenarsi con i funghi? In uno
dei prossimi numeri della “Rivista di Micologia”5 verranno approfondite le tematiche
coinvolte in questo brutto episodio. In questa sede vogliamo soltanto accennare alla
“storia” che riguarda la questione della tossicità di Gyromitra esculenta6 per dare ai
nostri lettori un’informazione importante: la commestibilità o la tossicità dei funghi non
può (almeno finora) essere stabilita in laboratorio. In pratica quello che si conosce al
riguardo è di natura puramente empirica, cioè viene dall’esperienza. Se, per esempio,
dopo aver mangiato un porcino si chiedesse ad un biochimico di dire esattamente quali
sostanze (molecole) si sono ingerite, il biochimico ancora non sa (non può) rispondere
3
Il 5CIMT, svoltosi a Milano, è stato organizzato dalla Commissione di Micotossicologia (ora in fase di
“ristrutturazione”) del Centro Studi Micologici dell’AMB, dal Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda-Cà
Granda, di Milano e dalla Provincia di Milano, con il Patrocinio del Ministero della Salute, del Ministero
dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), dell’Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale (ISPRA). La Segreteria Scientifica del 5CIMT era composta dal Dr. Luigi Cocchi (membro del Comitato Direttivo dell’AMB e Vicepresidente del Gruppo Micologico e Naturalistico “R. Franchi” di
Reggio Emilia) e dal Dr. Carmine Siniscalco (Responsabile del Progetto Speciale Funghi di ISPRA). Cocchi e
Siniscalco ricoprono ora il ruolo di Referenti nazionali per la Micotossicologia dell’AMB
4
Scaricabile dal sito web dell’AMB: www.ambbresadola.org
5
Rivista ufficiale dell’AMB
6
In latino l’aggettivo “esculentus” significa “mangereccio, commestibile”; il nome del Genere Gyromitra significa (dal greco): guròs (γυρός) = rotondo e mitra (μίτρα) = mitra, cioè cappello a mitra rotonda.
7
Questa osservazione sta alla base del fatto che, secondo noi, i funghi non possono, almeno finora, essere
considerati alimenti.
26
in modo completo7. Non c’è quindi nulla da meravigliarsi se, con il progredire delle
conoscenze scientifiche, la “commestibilità” di una specie fungina viene ad essere messa
in discussione e le conoscenze riguardanti la “tossicità micologica” sono in continua
evoluzione. Nella nota 6 si da la definizione della parola latina “esculenta” ed in effetti
fino a non moltissimi anni fa Gyromitra esculenta era considerata commestibile ma
poi una serie di episodi di intossicazione hanno fatto cambiare idea. Lo stesso vale per
la specie Gyromitra gigas8.
Riportiamo, per la chiarezza con cui viene esposta la problematica quanto si legge
alla pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Gyromitra_esculenta del sito di Wikipedia,
l’enciclopedia libera on-line:
“Attenzione, trattasi di fungo mortale da crudo e velenoso per accumulo anche da
cotto! G. esculenta, come altre specie congeneri (si è aperta la discussione anche per
Verpa bohemica) è stata oggetto di numerose discussioni: attualmente è stata tolta dai
mercati controllati a causa di alcune pericolose intossicazioni dovute alla sua ingestione da cruda o in pasti ravvicinati. Anche dopo la cottura, l’ingestione della specie in
quantità elevate può risultare velenosa e pericolosa per la vita avendo causato la morte
di molte persone, in particolare in nord America. Per tale motivo questa specie deve
essere ritenuta non commestibile e scartata nella maniera più assoluta. In molti paesi
però è ancora consumata abitualmente. In Finlandia ad esempio può essere acquistata fresca, essiccata o in scatola. Per la versione fresca, la legge obbliga ad esporre
avvertenze sulla tossicità e istruzioni in caso di intossicazione. Questa specie contiene
un quantitativo molto elevato di Gyromitrina, intermedio volatile dell’Idrazina9, che
oltre a provocare intossicazioni molto gravi, è anche un composto cancerogeno. Oltre
a quanto già riportato, è stata dimostrata la tossicità da accumulo di questa molecola
anche con esemplari ben cotti e perfino in quelli essiccati, dato che la Gyromitrina non
svanisce mai completamente dal fungo. Come altre specie di Gyromitra viene pericolosamente confusa con alcune specie dei generi Helvella e Morchella, in particolare
Gyromitra esculenta (vedi “Atlante fotografico dei Funghi d’Italia – Vol. 1 – pag. 466. Ed. AMB) cresce,
in Italia, prevalentemente al Nord , nelle abetaie alpine. Nelle nostre zone è invece presente Gyromitra gigas
(vedi “Atlante fotografico dei Funghi d’Italia – Vol. 3 – pag. 1472. Ed. AMB), che ha le stesse caratteristiche
di tossicità. G. esculenta, conosciuta popolarmente perlopiù con il nome “falsa spugnola” per via della sua
“mitra” rosso marroncina che a volte ricorda il favo di una Spugnola (nome volgare di praticamente tutte le
Specie appartenenti alla Famiglia Morchellaceae). La forma è però quella di una sorta di piccolo “cervello” con
tanto di circonvoluzioni, piuttosto che un favo di Morchella. Anche Gyromitra gigas può essere confusa da un
raccoglitore inesperto con le spugnole commestibili.
9
Dalla pagina http://it.wikipedia.org/wiki/Idrazina: L’idrazina (o diammide, o diammina, o idruro di azoto)
è un composto dell’azoto di formula bruta N2H4 (formula di struttura NH2-NH2): a temperatura ambiente è un
liquido incolore e dall’odore pungente. È una sostanza corrosiva, tossica e cancerogena: la soglia di contaminazione dell’aria è di 1 ppm, mentre la soglia olfattiva (oltre la quale l’odore è avvertibile) è di 3-5 ppm: già a 20
°C i vapori possono raggiungere tali concentrazioni. Oltre i 38 °C, se i vapori non vengono dispersi, la miscela
aria-vapori di idrazina può raggiungere concentrazioni tali da essere esplosiva. I sintomi immediati del contatto
con l’idrazina sono dovuti alla corrosività della sostanza: quindi bruciore, e nel caso di inalazione dei vapori,
tosse, capogiro e difficoltà respiratoria. Tali sintomi possono presentarsi anche a distanza di 10-12 ore dal contatto. La tossicità è a carico del fegato, dei reni e del sistema nervoso centrale: i sintomi di un avvelenamento
da idrazina sono nausea, vomito, debolezza, confusione, stato di incoscienza. Se l’avvelenamento è avvenuto
per inalazione di vapori si può avere edema polmonare. L’ingestione può essere letale.
8
27
con Morchella esculenta. I più diffusi nomi popolari italiani con cui G. esculenta è
conosciuta sono: Spongino, Spugnola bastarda, Spugnola falsa, Falsa morchella,
Marugola10. Anche all’estero è polarmente conosciuta con nomi volgari, per es.:
Brain mushroom (Inghilterra); Gyromitre comestible, Morillon (Francia); FrühjahrsLorchel (Germania); Korvasieni (Finlandia); Murga (Catalogna – Spagna). Come
già accennato, il consumo di G. esculenta ha causato un numero elevato di decessi in
tutto il mondo, in maniera particolare in Nord America, ma anche in Nord Europa,
dove le specie del genere Gyromitra sono maggiormente diffuse. Significativa una
frase pronunciata dal grande micologo francese Marcel Bon circa la commestibilità
di G. esculenta: “Commestibile, spesso commercializzato, malgrado si manifestino
occasionali incidenti mortali”.
In Italia, sull’opuscolo “I Funghi: Guida alla prevenzione delle intossicazioni”11 si
descrive (pag. 9), tra le “Sindromi a lunga latenza” la Sindrome Gyromitrica: “Rara,
si caratterizza per la comparsa di sonnolenza, contratture muscolari, anemia emolitica, danno al fegato e reni, dopo ingestioni ripetute e di notevole quantità” e (pag.
13) si riporta la seguente immagine: che, come si può notare, è contrassegnata da un
“teschio rosso”.
Facciamo inoltre notare che questa specie, non essendo ovviamente presente negli
elenchi allegati alle Leggi nazionali e regionali che indicano i funghi che possono
essere commercializzati, non può essere certamente stata acquistata (in trasmissione
si è detto che la specie è molto “cara”) al mercato regolare.
La nostra iniziativa ha sollevato una tempesta di commenti sia in Internet che su carta
stampata: speriamo che dalla RAI arrivino risposte adeguate e si producano fatti concreti tali da impedire, in futuro, tali gravi “infortuni”. In conclusione riportiamo alcune
condivisibili affermazioni liberamente tratte, qua e là, sul WEB:
“… il fatto che in una trasmissione che ha autori, esperti, ecc…, nessuno si sia posto
dei dubbi, è assolutamente inaudito…”.
“…perché infilarsi in un ginepraio così insidioso, proponendo funghi considerati
velenosi dal Ministero della Salute? Perché non si è avuto lo stesso atteggiamento
cauto che viene normalmente tenuto da un cercatore di funghi “responsabile”, che è
quello di scegliere solo le specie certe e nel caso far controllare il cesto della raccolta
a veri esperti?”
“Alla Prova del Cuoco è mancata, sicuramente per la leggerezza di qualche autore,
proprio questa attenzione. Sarebbe bastato invitare un micologo, che secondo noi
dovrebbe sempre essere presente in studio quando si parla di funghi. Se fosse stata
seguita questa procedura si sarebbe evitato il caso che sta montando giustamente. Un
gravissimo atto d’accusa alla trasmissione seguita da milioni di telespettatori. L’invito
a cucinare o a mangiare funghi velenosi non è certo da tutti i giorni.”
Per saperne di più consultare il “Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton
Ticino” di Ulderico Bonazzi – Edizione del Centro Studi Micologici dell’AMB
11
Scaricabile dal sito del Ministero della Salute al link: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_149_allegato.pdf
10
28
Immagine dei carpofori di G. esculenta tratta dallo
schermo TV nella trasmissione “La Prova del
Cuoco” del 22 maggio 2014 (Foto di N. Franzutti)
Immagine dei carpofori “affettati” di G. esculenta
tratta dallo schermo TV nella trasmissione “La
Prova del Cuoco” del 22 maggio 2014 (Foto di L.
Cocchi)
Riproduzione dell’immagine di G. esculenta (pag. 13) tratta dall’opuscolo del Ministero della Salute
“Funghi: Guida alla Prevenzione delle Intossicazioni”
29
GYROMITRA ESCULENTA:
PER CHIARIRSI LE IDEE
di Luigi Cocchi
Via D. Piani, 6 - 42124 Reggio Emilia
e-mail: [email protected]
&
Mauro Comuzzi
Via Ramazzini 16 - 42124 Reggio Emilia
e-mail: [email protected]
Per aiutare i nostri lettori e per far capire che la Micologia è una scienza che richiede
rigore presentiamo le principali Specie dell’Ordine Pezizales (Classe Ascomycetes) a
cui appartengono i funghi che volgarmente sono conosciuti con il nome “collettivo”
di “spugnole” con le varianti locali che sono state, in parte e per esempio, considerate
nell’articolo precedente a proposito di Gyromitra esculenta (Spongino, Spugnola
bastarda, Spugnola falsa, Falsa morchella, Marugola) (Bonazzi U., 2003). Ci
teniamo a sottolineare che i nomi volgari/popolari non rispondono a nessun
criterio scientifico e, variando da zona a zona, non sono mai utilizzabili e utilizzati
(in qualche caso possono essere solo grossolanamente indicativi) nelle Mostre
Micologiche che i Gruppi aderenti all’AMB organizzano in tutta l’Italia. Solo il
nome scientifico “organizzato” secondo la cosiddetta “denominazione binomia”
inventata da Carlo Linneo1 dà garanzie di una metodologia scientificamente corretta
per “determinare” una specie vivente. Il ragionamento potrà risultare “tortuoso”
ma, soprattutto quando si tratta di riconoscere specie fungine velenose, questo è
l’unico metodo finora riconosciuto come veramente affidabile. Molto spesso tra i
funghi le somiglianze sono ingannevoli, subdole e sottili ed è sicuramente questa la
causa principale di tutti gli avvelenamenti. I riconoscimenti “approssimativi” delle
1
Medico e naturalista svedese (Råshult 1707 - Uppsala 1778) “inventò” il criterio citato, e valido ancora oggi,
per dare un “nome” agli esseri viventi. Il criterio linneiano stabilisce una gerarchia che porta dal generale al
particolare secondo livelli, ognuno dei quali è denominato “taxon” ( pl. “taxa”) sempre più “ristretti”. Ad es.,
considerando solo i taxa principali: Regno (Fungi) > Divisione (Amastigomycota) > Classe (Ascomycetes) >
Ordine (Pezizales) > Famiglia (Helvellaceae) > Genere (Gyromitra) > Specie (Gyromitra esculenta). Altro es.,
partendo dal taxon “Famiglia”, essendo i taxa superiori uguali: Famiglia (Morchellaceae) > Genere (Morchella) > Specie (Morchella esculenta). Come si può notare la “parentela” tra le specie del Genere Morchella e
quelle del Genere Gyromitra è un po’ come quella tra “cugini di secondo grado”.
30
specie fungine possono essere mortali: superficialità, pressapochismo, superstizioni
sono nemici molto pericolosi !!!
Diamo ora, anche con l’aiuto delle immagini, le principali indicazioni per potersi
“districare” e saper distinguere le Specie, quelle più raccolte dagli appassionati,
appartenenti all’Ordine Pezizales (Famiglia Morchellaceae: Generi Morchella e
Verpa; Famiglia Helvellaceae: Genere Gyromitra) sperando che risulti chiara la
superficialità (colpevole?) con cui, dagli “esperti fungaioli locali”, ai “fungaioli che
hanno sempre raccolto solo i funghi che raccoglieva il nonno”, fino alle trasmissioni
televisive, troppo spesso si parla (a vanvera) di funghi, come se le troppo numerose
e gravissime intossicazioni capitate anche di recente (e ci auguriamo che non si
ripetano le tragedie dell’autunno 2012) non obblighino, anche moralmente, a
cambiare i modi veramente sprovveduti con i quali viene approcciato il “mondo”
dei funghi. Le Specie di cui parliamo sono tutte primaverili, da consumare sempre
ben cotte perché da crude contengono sostanze molto velenose termolabili (cioè
che evaporano e si distruggono a circa 80 °C).
• Morchella esculenta (Linné) Pers. - carpoforo generalmente con mitra a
forma quasi sferica o ovale fino a conica, con alveoli ampi, arrotondatoangolati irregolari disposti senza ordine particolare e separati da coste
flessuose; colori variabili dal giallo-ocraceo al brunastro-grigiastro fino al
bruno nero. Gambo da corto a leggermente allungato cavo. Carne biancastra
fragile. Odore un po’ spermatico. Habitat: boschi di latifoglia con frassiniolmi e ciliegi. Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 1)
• Morchella elata Fr. : Fr.- stesse caratteristiche generali di M. esculenta ma
con habitat preferibilmente di conifere. Commestibile da cotto, velenoso
crudo. (Imm. 2)
• Morchella semilibera De Cand. : Fr. - mitra conico-appuntita con costole
longitudinali che formano alveoli irregolari. Carne tenace, elastica ma al
contempo fragile. Odore spermatico. Gambo colore bianco crema. Habitat
in latifoglie preferibilmente sotto frassino, pioppo, ontano, biancospino.
Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 3)
• Verpa bohemica (Krombh.) J. Schröt. - mitra cilindrico-campanulata
percorsa da venature sinuose profonde che danno un aspetto cerebriformecampanulato. Gambo rugoso, cavo con l’età, colore biancastro, ocraceo al
tocco. Carne molto fragile, di aspetto ceroso, odore spermatico. Habitat in
luoghi umidi, gregaria. Commestibile da cotto, velenoso crudo. (Imm. 4)
• Gyromitra esculenta (Pers.) Fr. (Imm. 6).: Carpoforo rotondeggiante, molto
irregolare, simile ad un cervello per il disegno formato da tante costolature
sinuose e irregolari che creano gibbosità. Gambo pronunciato, gibboso,
irregolare e difforme, costolato-lacunoso sia internamente che esternamente;
biancastro. Carne bianca con odore forte spermatico. Habitat: boschi di
conifera. La sezione evidenzia circonvoluzioni (venature) cerebriformi.
Velenoso anche da cotto. (L’imm. 5 presenta Gyromitra gigas (Krombh.)
Cooke, specie molto simile a G. esculenta, con le stesse caratteristiche di
tossicità, perchè solo di questa abbiamo la possibilità di fare vedere, in
sezione, la struttura interna del carpoforo, (anch’essa molto simile a quella
di G. esculenta).
31
Comunque, in sintesi e come si può facilmente notare dalle immagini, le differenze tra
queste Specie che colpiscono a prima vista sono:
1. il modo con cui sono attaccati fra loro gambo e mitra: in M. esculenta e M. elata
il gambo si attacca alla base della mitra, in M. semilibera a metà della mitra, in
V. bohemica in alto (a ditale). Nel Genere Gyromitra in tutte le Specie, invece,
non è possibile individuare una zona definita di attaccatura tra gambo e mitra.
2. I carpofori nei Generi Morchella e Verpa sono completamente cavi e solo in
Verpa il gambo presenta come una farcitura negli esemplari giovani. Invece nel
Genere Gyromitra il gambo è parzialmente pieno ma in modo confuso.
Queste diverse caratteristiche hanno reso facile il riconoscimento di Gyromitra
esculenta, sia nei carpofori interi che “affettati”, anche dalle immagini televisive.
Per concludere diamo un breve glossario per aiutare la comprensione del linguaggio
“tecnico” da parte dei lettori:
alveolo: piccolo incavo che si riscontra sulla mitra (per es. delle morchelle) simili alle
cellette dell’alveare in cui le api depongono il miele. In queste cellette maturano le
spore all’interno degli aschi che, a maturazione provocata dal calore solare, esplodono
e lanciano le spore in ambiente
asco: cellula, da cui prende il nome la Classe Ascomycetes, di forma simile al baccello
di pisello dentro il quale si formano e maturano le spore (i piselli), in genere in numero
di otto.
carpoforo: quelli che normalmente chiamiamo “funghi” non sono i veri funghi. I veri
funghi sono costituiti da cellule (ife) che crescono solo in lunghezza e che formano
il “micelio” (il vero fungo, che può avere anche vita pluriennale). Il micelio produce
“frutti”, i “carpofori” (quelli che vengono chiamati in modo erroneo funghi e che hanno,
a parte eccezioni nei funghi lignicoli, vita effimera) che, come i frutti di una pianta,
hanno la funzione di produrre ed emettere in ambiente, a fini riproduttivi, i semi dei
funghi che si chiamano “spore”.
mitra: si chiama così il cappello delle Morchellaceae.
Bibliografia
Bonazzi U. – 2003: Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel
Canton Ticino. Pagine di Micologia – Centro Studi Micologici dell’Associazione
Micologica Bresadola. Trento (I)
Consiglio G., C. Papetti & G. Simonini – 1999: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia.
Vol. 1. Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I)
Consiglio G. & C. Papetti – 2001: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 2.
Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I)
Medardi G. – 2006: Atlante fotografico degli Ascomiceti d’Italia. Centro Studi
Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I)
Consiglio G. & C. Papetti – 2009: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 3.
Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola. Trento (I)
Assisi F. – 2012: I Funghi: Guida alla Prevenzione delle Intossicazioni. Ministero della
Salute. Roma (I). (Scaricabile in formato pdf al link: www.salute.gov.it/imgs/C_17
opuscoliPoster_149_allegato.pdf)
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Imm. 1 - Morchella esculenta (Linné) Pers.
(Foto di G. Donà)
Imm. 2 - Morchella elata Fr. : Fr. (Foto di G. Donà)
Imm. 3 - Morchella semilibera De Cand.: Fr.
(Foto di G. Donà)
Imm. 4 - Verpa bohemica (Krombh.) J. Schröt.
(Diateca Gruppo Micologico Franchi)
Imm 5 - Gyromitra esculenta (Pers.) Fr.
(Foto C. Papetti)
Imm. 6 – Gyromitra gigas (Krombh.) Cooke
(Foto di F. Serafin)
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Milano 9 giugno 2014
Al Presidente RAI
Dr.ssa Anna Maria
Tarantola
Al Direttore Generale
RAI
Dr. Luigi Gubitosi
Al Dr. Silvio Borrello
(Direttore) ed al Dr.
Domenico Monteleone
Al Direttore RAI1
Dr. Mauro Mazza
Al Cast ed agli Autori
della trasmissione
“La Prova del Cuoco”
Direzione Generale
della Sicurezza
degli Alimenti e
della Nutrizione del
Ministero della Salute
All’ISPRA – Progetto
Spciale Funghi c/o
Dipartimento Difesa
della Natura
All’USIGRAI
Al Presidente del
Consiglio Nazionale
dell’Ordine dei
Giornalisti
All’Ordine dei Medici
Loro Sedi
Oggetto: Trasmissione di RAI 1 “La Prova del Cuoco” del 22 maggio 2014:
Funghi velenosi cucinati in diretta
Il Centro Antiveleni di Milano, l’Associazione Micologica Bresadola e il Centro Studi
Micologici con la presente ritengono doveroso segnalare che, nella trasmissione
mattutina TV di RAI 1, di giovedì 22 maggio 2014 “La Prova del Cuoco”, condotta
da Antonella Clerici, è stata data, in merito alle tematiche micotossicologiche,
un’informazione sbagliata e molto pericolosa per la salute pubblica.
Nello svolgimento della trasmissione che prevede una sfida fra due coppie di cuochi,
una di queste, quella proveniente dall’alto Piemonte, ha proposto un piatto con funghi
velenosi.
Il nome popolare errato citato nella trasmissione è quello di “spugnole” mentre quelli
corretti sono: “spugnola bastarda”, “spugnola falsa”, “falsa morchella” ecc., tanto per
citarne alcuni presi da Wikipedia (enciclopedia libera) facilmente accessibile in rete.
34
I carpofori, ben riconoscibili dalle immagini, sono stati da noi identificati come
appartenenti alla specie Gyromitra esculenta (Pers.) Fr. e sono stati cucinati in
diretta.
Questi funghi sono responsabili della “Sindrome Gyromitrica”. A tal proposito facciamo
riferimento all’opuscolo prodotto dal Ministero della Salute nel 2012: “I Funghi: Guida
alla Prevenzione delle Intossicazioni”; tale sindrome, a lunga latenza e comunque rara,
“si caratterizza per la comparsa di sonnolenza, contratture muscolari, anemia emolitica,
danno al fegato e reni, dopo ingestioni ripetute e di notevole quantità.” (pag. 9).
Ci teniamo a sottolineare che purtroppo questo è solo l’ultimo di tanti episodi di cattiva
informazione sui funghi che viene diffusa dai mass media provocando agli utenti
inconsapevoli confusione ed incapacità di discernere tra informazione corretta (che
pure in alcune trasmissioni viene data) ed informazione sbagliata e pericolosa.
Ricordiamo i troppi e gravissimi casi di intossicazione da consumo inconsapevole di
funghi spontanei che, in particolare nell’autunno del 2012, hanno provocato nel nostro
Paese morti ed interventi di trapianto, di fegato in particolare, per poter sopravvivere.
Ci pare comunque molto grave e pericolosa che questa “cattiva” informazione sui funghi
venga diffusa da un servizio pubblico, quale è la RAI.
Si potrebbero citare molti episodi analoghi (purtroppo diffusi non solo dalla RAI)
di informazione errata, ma l’episodio considerato è più che sufficiente per porre
una questione di fondo che crediamo abbia a che fare con la deontologia e l’etica
professionale.
Purtroppo, in generale, con la materia “funghi” viene a mancare la serietà con la
quale si controllano le fonti di informazione, non consultando le fonti specializzate
uniche adatte a fornire una corretta informazione micologica:
• Ispettorati micologici delle ASL,
• Centri Antiveleni
• Associazioni Micologiche di rilievo nazionale quale è l’Associazione Micologica
Bresadola (AMB)
• strutture di ricerca (Università, Istituti, Centri di Ricerca) che operano a
livello nazionale ed internazionale nell’ambito del “Progetto Speciale Funghi”
dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Facciamo quindi un appello a tutti gli operatori dell’informazione ed in particolare
a quelli della RAI: quando si vuole parlare di “funghi” e di “alimentazione con
funghi”, visto che è letteralmente in gioco la vita umana e la salute pubblica,
non si può essere superficiali ed approssimativi fidandosi del primo venuto e/o
del cosiddetto “esperto fungaiolo” ma è obbligatorio essere professionali e molto
rigorosi.
La Micologia e la Micotossicologia sono scienze che impongono disciplina, severità,
coerenza e serietà.
Nel nostro Paese esistono le competenze, largamente disponibili e facilmente accessibili,
che possono consentire in tempi rapidi un salto di qualità reale a “costo zero”.
Una corretta informazione su tutte le tematiche riguardanti il mondo dei funghi permette
alle fonti di informazione di essere il primo baluardo per una seria e valida prevenzione
sanitaria.
Porgiamo cordiali saluti e restiamo in attesa di un cortese riscontro.
35
Il Direttore del Centro Antiveleni (CAV)
Ospedale Niguarda Ca’ Granda - Milano
Dr.ssa Franca Davanzo
Il Presidente dell’AMB
Arch. Luigi Villa
Il Medico referente CAV
Dr.ssa Francesca Assisi
Referente Nazionale per la
Micotossicologia per l’AMB
Dr. Luigi Cocchi
Referente Nazionale per la Micotossicologia per l’AMB e Responsabile del
“Progetto Speciale Funghi” dell’ ISPRA
Dr. Carmine Siniscalco
Per eventuali ed auspicabili contatti rivolgersi a:
Dr.ssa Francesca Assisi – email: [email protected]
Dr. Luigi Cocchi – email: [email protected]
Dr. Carmine Siniscalco – email: [email protected]
36
TRICHOLOMA LURIDUM (SCHAEFF.)
P. KUMM. E TRICHOLOMA
VIRIDIFUCATUM BON
due specie non comuni trovate recentemente e probabilmente
per la prima volta in provincia di Reggio Emilia
di Claudio Orlandini
Via Parigi 39/b, Carpi (Mo)
e-mail: [email protected]
Riassunto
In questo contributo viene segnalato il ritrovamento di due Tricholoma interessanti,
trovati in località Sparavalle in comune di Busana (RE).
Nell’articolo, oltre ai fotocolor in habitat, vengono descritti i caratteri macro e micro delle specie, una discussione utile alla loro conferma e il confronto con le specie
vicine.
Key-words: Recent collection from Reggio Emilia, Tricholoma luridum, T. viridifucatum, description.
Materiali e metodi
L’osservazione dei caratteri microscopici è stata eseguita su materiale essicato,
conservato dall’autore, rinvenuto in acqua e colorato secondo necessità con Rosso
Congo anionico. I vetrini sono stati montati utilizzando L4, per l’osservazione dei
pigmenti è stata utilizzata acqua. La misurazione delle spore è stata eseguita utilizzando spore mature cadute sulla cuticola di un carpoforo sottostante ad uno più
alto, considerando solo quelle disposte nel giusto profilo, misurandone 32 con il
programma Mycometre.
Per la preparazione delle sezioni e il montaggio dei vetrini è stato utilizzato lo stereomicroscopio Optek LFZ trioculare, per le osservazioni il microscopio Zeiss Axio
scope A1 con ottiche N-acrhoplan, in campo chiaro, contrasto di fase, contrasto interferenziale e per le foto al microscopio la fotocamera Canon G9. Alcune foto sono
state ripulite utilizzando un programma adatto allo scopo.
Introduzione
Le abbondanti piogge di questi giorni, inconsuete per questo periodo, precedute
37
da un inverno e primavera caratterizzati da temperature miti hanno sicuramente
influenzata la crescita di miceti “fuori stagione“ e la comparsa di qualche specie
insolita per i nostri territori.
In una uscita effettuata il 3 Agosto 2014 in zona Sparavalle, assieme alla mia compagna Franca e al mio cane Badi (supporter onnipresenti alle mie uscite micologiche), in habitat misto di latifoglie, composto da Faggi, Carpini, Querce e altre
latifoglie miste e molteplici arbusti, ho ritrovato a poca distanza l’una dall’altra le
stazioni di crescita delle specie che mi accingo a descrivere, composte ciascuna da
diversi esemplari in buono stato di conservazione nonostante le abbondanti piogge
dei giorni precedenti. La stazione di T. luridum (Schaeff.) P. Kumm. era composta
da otto carpofori in vari stadi di crescita in ordine sparso, mentre per T. viridifucatum Bon gli esemplari erano sei, uniti in due raggruppamenti, rispettivamente di 4 e
2 carpofori, piuttosto maturi, leggermente dilavati nei colori. Il margine era vistosamente fessurato e le lamelle risultavano un poco danneggiate.
Descrizione
Tricholoma luridum (Schaeff.) P. Kumm
Cappello: 4-8 cm. mediamente carnoso anche se l’aspetto sembra tozzo, irregolare,
lobato, convesso, piano-convesso con umbone poco pronunciato, ottuso; margine
sottile, eccedente e debordante, più chiaro. Cuticola solo leggermente untuosa, liscia, quasi asciutta, oliva-nerastra, verde-grigiastra, percorsa radialmente da numerose fini fibrille concolori.
Lamelle: alte e spaziate, spesse, moderatamente smarginate, sinuose, bianco-grigiastre. Due esemplari hanno lamelle quasi completamente grigio-chiaro. Il tagliente è ondulato, più chiaro rispetto alle facce, con qualche tratto grigino nei carpofori
giovanissimi.
Gambo: corto e tozzo (la lunghezza in questa raccolta difficilmente supera il diametro del cappello), cilindrico, regolare, a base più o meno arrotondata, a volte
leggermente svasato (esemplari maturi), giallo-grigiastro, oliva-grigiastro, tinte più
tenui del cappello, bianco alla base, percorso da fibrille grigiastre e da finissime
squamette puntiformi nei carpofori più maturi.
Carne: poco spessa, consistente, quasi dura, bianca, bianco-grigiastra sotto la cuticola, odore di cetriolo e debolmente farinoso, sapore dolciastro. Commestibilità non
accertata e comunque specie da rispettare vista la rarità.
Microscopia: spore 8,11-10,05 (9,08) µm x 5,47-6,91 (6,22) µm (tra parentesi il
valore medio), Qm. 1,46, ellissoidali, microguttulate, lisce, appendice ilare evidente. Basidi robusti, 29,7x 9,11 µm, tetrasporici, pieni di guttule oleose riflettenti,
afibulati, con sterigmi robusti 4-5 µm. Cellule marginali numerose ben sporgenti,
cilindracee, clavate, flessuose, ad apice dilatato 20-25 µm x 8-10 µm. Trama lamellare regolare con ife di 5-7 µm. Epicutis a subtrichoderma, ife un po’ intrecciate e
alcune ife superficiali libere o fascicolate anche riunite a ciuffetti, larghe 5-6 µm,
pigmento epimembranario incrostante bruno.
38
Habitat: in bosco di latifoglie con presenza di faggi e querce, alcuni pioppi e salici
nelle vicinanze.
Discussione
Secondo la suddivisione proposta da Riva, T. luridum (Schaeff.) P. Kumm si colloca
nella sezione Equestria Konr.& Maubl., comprendente taxa a colori giallo, verdastri, bronzo, oliva, più o meno mescolati fra loro, carne dolce o debolmente amarognola, Sottosezione Parafucata, stirpe Fucatum.
La specie presa in esame non desta particolari difficoltà di determinazione grazie
ai suoi caratteri peculiari già presenti nella descrizione, in particolare l’habitus e la
presenza di lamelle grigiastre anche nei carpofori giovani.
L’habitat di ritrovamento è atipico e desta interesse; infatti molte descrizioni segnalano la crescita in conifere varie mentre il mio è avvenuto in una zona dove queste
essenze arboree sono assenti.
Il taxa, anche se è già segnalato in Regione Emilia Romagna nel censimento delle
specie micologiche del territorio regionale, è comunque da considerarsi poco diffuso e piuttosto localizzato. Probabilmente dalle informazione avute, non è ancora
stato trovato a Reggio Emilia, quindi ho ritenuto interessante segnalarlo tramite la
nostra pubblicazione.
Tricholoma viridifucatum Bon
Cappello: 5-9 cm., emisferico, piano-convesso, con largo umbone o leggermente
depresso, margine ondulato, un po’ irregolare, fessurato, sottile, eccedente, carne
molto sottile soprattutto al bordo. Cuticola asciutta quasi liscia, percorsa da fibrille
rade di colore giallo-verdognole, giallo-brunastre, non nere, maggiormente visibili
al centro dove sono un po’ più scure, a volte assenti verso il margine.
Lamelle: bianche, soffuse di paglierino vicino al margine, mediamente spaziate,
fragili, smarginate, filo ondulato e irregolare, presenza di lamellule.
Gambo: slanciato, cilindrico, ben dilatato alla base, quasi bulboso, alcuni concresciuti per un tratto, bianco, liscio, appena sporcato nella metà inferiore da finissime
squamette grigio-verdognole appena visibili, carne fistolosa, corteccia fragile.
Carne: fragile nei carpofori maturi, bianca, odore debolmente farinoso, sapore dolce, senza nessun sentore amarognolo anche dopo prolungata masticazione. Commestibilità non accertata.
Microscopia: spore 7,71-8,74 (8,23) x 5,35-6,09 (5,72) µm (tra parentesi i valori
medi), ovoidali-elissoidali, lisce, guttulate (con una unica grossa o diverse più piccole), apicolo ben evidente. Basidi 34,4 x 8,4 µm, tetrasporici, con qualche raro bisporico, alcuni con grossa guttula oleosa allungata, altri con microguttule, sterigmi
dritti o arquati lunghi 3-6 µm. Cellule marginali presenti in svariate forme: cilindriche, clavate, flessuose, contorte, con protuberanze laterali e alla sommità a forma
di capitulo o bozze di ramificazioni tipo palco di cervo smussate. Trama lamellare
regolare con ife parallele di 4-8 µm. Epicutis formata da ife non gelificate coricate
(cutis) larghe 3-8 µm (le più sottili in alto), qualcuna rialzata, pigmento brunastro,
39
epimembranario, incrorostante, addensato in granuli tra le ife più profonde. G.A.F.
rarissimi alla base dei basidi e assenti in altri tessuti.
Habitat: bosco di latifoglie con presenza prevalente di faggi e querce frammiste,
alcuni pioppi e salici nelle vicinanze. La stazione dista solo poche decine di metri
dalla specie precedentemente descritta.
Tricholoma luridum (foto C. Orlandini)
Tricholoma luridum, epicutis (foto C. Orlandini)
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Tricholoma viridifucatum (foto C. Orlandini)
Tricholoma viridifucatum, spore (foto Ledo Setti)
Tricholoma viridifucatum, epicutis (foto Ledo Setti)
41
Discussione
Questa specie viene anch’essa collocata a fianco della precedente: Sezione Equestria, sottosezione Parafucata, Stirpe Fucatum. Questa specie è considerata rara
(non è presente nella lista delle specie censite nella nostra regione) e non è sempre
di facile determinazione per la somiglianza con altre dotate di colorazioni simili con
tonalità giallo-verdi, verdi-brunastre. L’aspetto slanciato, le dimensioni medie, la
scarsa carnosità, la carne dolce con totale assenza di sapore amarognolo, il gambo
bianco o appena sfumato di olivastro per un tratto, sono alcuni caratteri importanti
utili al riconoscimento. T. joachimii Bon & A. Riva presenta molte somiglianze
ma ha un gambo decorato da squamette ben marcate di color bruno e cappello più
giallo, aspetto più tozzo. T. sejunctum (Sow.:Fr.) Quél., differisce per la cuticola
gelificata soprattutto al centro, fibrille nerastre, carne amarognola.
Relativamente alla microscopia è curioso osservare come la misura delle spore riportata da tutti gli autori è identica, senza la minima differenza come se avessero a
distanza di anni studiato tutti il medesimo carpoforo con lo stesso strumento (coincidenza?). La raccolta da me studiata ha spore più grandi anche se non di molto,
sono in maggioranza guttulate, particolare rilevato solo da Roberto Galli. Così pure
i basidi. I gaf, secondo alcuni autori, dovrebbero essere presenti alla base dei basidi
mentre nella raccolta studiata risultano estremamente rari, tanto da ritenere questo
carattere, a mio avviso, non rilevante ai fini della determinazione e concordo con
quanto asserito in merito da R. Galli.
Ringraziamenti: ringrazio l’amico Ledo Setti per il preziosissimo aiuto per l’esecuzione e le migliorie apportate ad alcune foto micro.
Bibliografia
Bon M. – 1991: Les Tricholomes et Ressemblant. Flore Mycologique d’Europe.
DOCUMENT MYCOLOGIQUES HORS SЀRIE n° 2. 55-75.
Consiglio G. & Papetti C. – 2009 : Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol.2:
582. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento.
Consiglio G. & Papetti C. – 2009 : Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. 3:
1058. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento.
Galli R. -1999 – I Tricholomi. Atlante pratico-monografico per la determinazione
del Genere Tricholoma. Edinatura. Milano
Riva A. - 1988 – Tricholoma. Fungi Europaei. Vol.3. Edizioni Candusso. Alassio.
Riva A. - 2003 – Tricholoma. Fungi Europaei. Vol.3-a. supplemento. Edizioni Candusso. Alassio
42
Presentiamo un’ampia sintesi di un importante documento1 della Regione Emilia Romagna, prodotto nel 2014, su un argomento che interessa molto anche gli appassionati di funghi amanti dei nostri boschi. In pratica si tratta del più aggiornato “punto
della situazione” dell’azione di contrasto e di lotta biologica realizzata nella nostra
Regione contro la vespa cinese. (a cura di Paolo Ferrari e Luigi Cocchi)
REGIONE EMILIA-ROMAGNA
PROGRAMMA DI CONTROLLO
DELLA VESPA CINESE DEL
CASTAGNO: A CHE PUNTO SIAMO?
A sei anni dal primo ritrovamento del cinipide galligeno (vespa cinese, nome scientifico Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, 1951) nella nostra Regione, la diffusione
dell’insetto ha interessato tutti i castagneti dell’Appennino emiliano-romagnolo. La
Regione Emilia-Romagna ha avviato, nel 2009, un Progetto che prevedeva le seguenti
attività di lotta biologica:
a) introduzione dell’insetto antagonista della vespa cinese (Torymus sinensis
Kamijo, 1982) tramite l’organizzazione di aree di moltiplicazione;
b) rilasci dell’insetto antagonista parassitoide in siti di pieno campo;
c) divulgazione e informazione.
Produzione di Torymus sinensis mediante aree di moltiplicazione
La lotta biologica al cinipide del castagno viene attuata mediante rilascio in pieno
campo di T. sinensis ottenuti da aree di moltiplicazione. L’area di moltiplicazione
è un sito in cui viene introdotto il parassitoide della vespa cinese con l’obiettivo di
ottenere, in modo semplice e continuativo negli anni seguenti, individui da rilasciare
in altre aree infestate. L’area può essere realizzata in un castagneto pre-esistente oppure ex-novo. In Tabella 1 sono elencate le aree di moltiplicazione avviate in EmiliaRomagna dal 2009 al 2014.
Tabella 1: Aree di moltiplicazione di T. sinensis in Emilia-Romagna
Località
Proprietà
Caratteristiche
del sito
Introduzione
di T.sinensis
Entratta
in produzione
Carpineti (RE)
Privata
Castagneto
2009
2011
Il documento completo è scaricabile dal sito Web della Regione Emilia-Romagna al link:
http://agricoltura.regione.emilia-Romagna.it/fitosanitario/doc/avversita/avversita-per-nome/vespa-cinese-del-castagno-1
43
Imola (BO)
Loiano (BO)
Galeata (FC)
Regione
Emilia-Romagna
Comune di
Loiano
Regione
Emilia-Romagna
Vivaio Forestale
2012 - 2014
-
Castagneto
2012 - 2013
2014
Vivaio Forestale
2014
-
Rilasci di T. sinensis in siti di pieno campo
Un sito di pieno campo è un luogo dove il parassitoide viene rilasciato e dal quale la
popolazione insediata si diffonde nel tempo in maniera naturale. In Emilia-Romagna
i rilasci (o lanci) di pieno campo sono cominciati nel 2010, secondo la progressione
riportata in Tabella 2, nella quale vengono indicati anche i lanci eseguiti grazie al
materiale autoprodotto
Tabella 2: Rilasci di T. sinensis in Emilia-Romagnanel periodo 2010 - 2014
Anno
2010
2011
2012
2013
2014
2010 - 2014
N. rilasci
in castagneto
4
N. rilasci
autoprodotti
0
% di
autosufficienza
0%
12
63
155
236
470
1
38
70
166
275
8,30%
60,30%
45,20%
70,30%
58,50%
All’avvio di questa attività il materiale per i lanci è stato acquistato presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino.
Nel 2011 l’area di Carpineti ha fornito il primo lancio autoprodotto; successivamente
il materiale autoprodotto è aumentato nel tempo, grazie alla raccolta di galle da siti
di pieno campo nei quali l’antagonista della vespa cinese si era insediato. Dalla 2°
colonna della Tabella 2 si evince che il numero di lanci effettuato nel 2014 (236
lanci) ha praticamente uguagliato il totale dei lanci effettuati negli anni precedenti
(dal 2009 al 2013 sono stati effettuati in tutto 234 lanci). Inoltre la percentuale della
provenienza del materiale utilizzato per i rilasci in pieno campo è cambiata nel tempo:
nel 2009 il 100% proveniva dal Piemonte, nel 2014 la percentuale “piemontese” si è
ridotta al 30%, il 70% essendo di provenienza emiliano-romagnola. Il materiale per
i rilasci prodotto in Emilia-Romagna è stato allevato dal Laboratorio di Entomologia
del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia e
dal Laboratorio di Entomologia del Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore (BO).
I dati relativi ai siti di raccolta delle galle e agli individui sfarfallati utilizzati nel lanci
sono riportati in Tabella 3.
44
Tabella 3: Allevamento di T. sinensis negli anni 2013 e 2014
Sito di
raccolta
N. galle
2013
Carpineti (RE)
Marola (RE)
Castelnovo Monti (RE)
Pavullo (MO)
Sasso Marconi (BO)
Monzuno (BO)
Loiano (BO)
Santa Sofia (FC)
Totale
49.795
10.675
13.633
9.200
9.800
93.103
Tot.
sfarfallati
2013
8.993
270
316
812
186
10.557
N. galle
2014
11.527
41.190
12.250
7.750
8.800
81.247
Tot.
sfarfallati
2014
11.256
16.941
1.722
780
300
30.999
Il numero di rilasci per provincia e i comuni nei quali sono stati eseguiti sono riportati
in Tabella 4.
Tabella 4: Comuni interessati dai lanci di T. sinensis nel 2014
Prov.
Comuni
N. lanci
PC
Cerignale, Coli, Ferriere, Gropparello, Ottone, Pecorara, Travo
13
PR
Albareto, Bardi, Bedonia, Berceto, Borgo Val di Taro, Compiano, Corniglio,
Sala Baganza, Tizzano Val Parma, Valmozzola
14
RE
Baiso, Busana, Carpineti, Casina, Castellarano, Castelnovo né Monti,
Collagna, Ligonchio, Quattro Castella, Ramiseto, Toano, Vetto, Vezzano s/c
Crostolo, Villa Minozzo
32
MO
Fanano, Frassinoro, Guiglia, Lama Mocogno, Montecreto, Montefiorino,
Montese, Palagano, Pavullo nel Frignano, Prignano sul Secchia,
Serramazzoni, Sestola, Zocca
30
BO
RA
Camugnano, Castel d’Aiano, Castel del Rio, Catsel di Casio, Castiglione
dei Pepoli, Gaggio Montano, Granaglione, Grizzana Morandi, Lizzano in
Blevedere, Loiano, marzabotto, Monghidoro, Monterenzio, Monte San
Pietro, Monzuno, Porretta Terme, San benedetto Val di Sambro, Sasso
Marconi, Savigni, Vergato
Brisighella, casola Valsenio, Riolo Terme
96
14
FC
Bagno di Romagna, Civitella di Roamgna, Galeata, Mercato Saraceno,
Portico e San Benedetto, Premilcuore, Santa Sofia, Sarsina, Sogliano al
Rubicone, Tredozio, Verghereto
31
RN
San Leo, Sant’Agata Feltria, Novafeltria, Talamello
6
45
Divulgazione e informazione
Uno dei punti cardine del Progetto è rappresentato da una costante attività di informazione comunicazione. Molti gli incontri tecnici sul territorio realizzati in collaborazione con i Consorzi castanicoltori ed i Comuni.
Si sono svolti numerosi convegni sul tema:
• Vespa cinese del Castagno: situazioni e prospettive in Emilia-Romagna (Bologna, 24/02/2010)
• Vespa cinese: quale futuro per la nostra castanicoltura? (Carpineti – RE,
22/10/2010)
• Emergenza cinipede, uniti si vince (Bologna, 29/06/2011)
• IV Incontro Europeo della castagna (Bologna, 12-13/09/2013)
• Proteggere e valorizzare le eccellenze della montagna (Castel d’Aiano – BO,
08/11/2013)
• Lotta biologica al cinipede del castagno: il punto a Castel del Rio (Castel del
Rio – BO, 19/02/2014)
All’interno del portale ER-Agricoltura e Pesca viene costantemente aggiornata una
pagina dedicata alla lotta biologica al cinipide del castagno. Nell’ottobre 2013 è stato
pubblicato un supplemento della rivista Agricoltura dal titolo “Gestione biologica
del castagno da frutto”.
I progetti dei Gruppi di azione locale (Gal) della Regione Emilia-Romagna
Dal 2011 i Gal della Regione hanno collaborato attivamente al programma di controllo alla vespa cinese del castagno, attraverso progetti attuati nei territori montani di
competenza. Le risorse per i progetti sono state rese disponibili dall’Asse IV del programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Le azioni realizzate hanno consentito: un
incremento del numero dei lanci di T. sinensis, la realizzazione di numerosi incontri
tecnici con i castanicoltori, l’avvio di sperimentazioni su strategie di lotta biologica in
castagneto contro gli altri nemici del castagno. Denominazione e durata dei progetti
sono riportati in Tabella 5.
Tabella 5: Progetti di lotta biologica in castagneto realizzati dai Gal
Gal
Titolo Progetto
Durata
Risorse (€)
Antico Frignano e
Appennino Reggiano
Divulgazione e supporto tecnico alla realizzazione
di nuovi impianti e alla difesa fitosanitaria biologica
del castagneto da frutto
2011 - 2013
25.000
Appennino Bolognese
Valorizzazione del patrimonio forestale – Lotta
biologica per la difesa fitosanitaria del castagneto
2013 - 2014
30.050
Lotta biologica per la difesa fitosanitaria del
castagneto
2013 - 2014
10.000
Altra Romagna
Il Progetto Bioinfocast (Prosecuzione degli interventi di lotta biologica al cinipide
e sviluppo di attività di informazione/divulgazione sull’evoluzione delle strategie
46
di difesa fitosanitaria dei castagneti da frutto e da legno nei differenti contesti
ambientali e produttivi italiani.)
In accordo con il Piano castanicolo nazionale, il Ministero delle Politiche Agricole
Alimentari e Forestali ha definito il Progetto Bioinfocast, la cui gestione è stata affidata al CRA di Firenze. La realizzazione del progetto prevede il coinvolgimento delle
Associazioni castanicole a carattere nazionale, delle Associazioni di impresa, delle
Unioni dei produttori, di Enti di ricerca e dei Servizi fitosanitari regionali. Bioinfocast, avviato nel 2013, si sviluppa attraverso azioni raggruppate in 3 Assi principali:
Asse 1 – Prosecuzione delle attività di lotta biologica al cinipide con il metodo propagativo, mediante ulteriori lanci nel 2013 e 2014 dell’antagonista naturale (fornito dal
DISAFA di Torino).
Asse 2 – Informazione e divulgazione sull’evoluzione delle strategie di difesa fitosanitaria dei castagneti da frutto e da legno nei differenti contesti ambientali e produttivi
italiani.
Asse 3 –Attività di valutazione economica e prospettica.
Il Servizio fitosanitario dell’Emilia-Romagna ha effettuato i lanci del parassitoide previsti dall’Asse 1per il tramite delle associazioni castanicole. Grazie al progetto Bioinfocast, all’Emilia-Romagna sono stati assegnati 28 lanci nel 2013 e 56 nel 2014.
Programma di controllo biologico alla vespa cinese del castagno in Emilia- Romagna: chi ha collaborato
Coordinamento regionale: Nicoletta Vai – Servizio Fitosanitario Regione Emilia
Romagna
Servizio Fitosanitario sede di Bologna: Massimo Bariselli, Cinzia Perugini, Gian
Lorenzo Mazzoli, Pietro Bagnacavalli
Servizio Fitosanitario sede di Cesena: Piergiorgio Grassi, Angelo Brandi
Servizio Fitosanitario sede di Ravenna: Giorgio Mucciolini, Marco Zuppicich,
Anna Mirotti
Consorzio Fitosanitario Provinciale di Piacenza: Ruggero Colla
Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma: Chiara Delvago
Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia: Anselmo Montermini, Andrea Catellani
Consorzio Fitosanitario Provinciale di Modena: Giovanna Montepaone
Università di Modena e Reggio Emilia: Lara Maistrello, Elena Costi
Università di Torino: Alberto Alma, Chiara Ferracini
Università di Bologna: Stefano Maini, Fabrizio Santi
Agen. Ter. – Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore: Roberto Ferrari, Luca
Boriani
Consorzio Castanicoltori Appennino Bolognese, Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio
Consorzio Castanicoltori di Granaglione, Consorzio Castanicoltori Appennino
Reggiano, Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, Gal Appennino Bolognese, Gal Altra Romagna
Unione Romagna Faentina: Fernando Zanna
Unione dei Comuni Valmarecchia: Daniele Masini
47
I LIBRI PUBBLICATI DA NOI O DAI NOSTRI SOCI
Autori:
Roberto M. Cenci (JRC – Ispra – VA);
Luigi Cocchi (AMB – Gruppo Micologico e
Naturalistico “R. Franchi” di Reggio Emilia);
Orlando Petrini (già Direttore dell’Istituto di
Microbiologia di Bellinzona – CH);
Fabrizio Sena (JRC – Ispra – VA);
Carmine Siniscalco (ISPRA - Dipartimento Difesa
della Natura - Progetto Speciale Funghi; AMB);
Luciano Vescovi (Tecnico della sede reggiana del
Laboratorio Chimico di Iren Gas Acqua spa)
Il Volume, pubblicato nel 2010, é scaricabile dal sito
della Commissione Europea al link
http://eusoils.jrc.ec.europa.eu/ESDB_Archive/
eusoils_docs/doc_other.html
48
L’opera è il punto di arrivo di due micologi formatisi
all’interno dell’A.M.B., A. Montecchi e M. Sarasini,
con personalità molto diverse ma entrambi dediti da
numerosi anni allo studio dei funghi ipogei.
Prezzi di cessione
Soci A.M.B.: € 70
Non Soci: € 95 (+ spese di spedizione)
I volumi del “Dizionario dei nomi volgari e dialettali
dei funghi in Italia e nel Canton Ticino” corredati o
no da un CD contenente anche i primi aggiornamenti
rispetto la stampa sono disponibili presso il nostro
Gruppo (Gruppo Micologico e Naturalistico “R.
Franchi” Via Amendola 2 42100 Reggio E.- e-mail:
[email protected] alle seguenti condizioni:
AL PUBBLICO
Volume
Volume +CD
13€
15€
Ai soci del Gruppo “R. Franchi” e quanti ne ordinino
almeno 10 copie
10,50€
12€
Le eventuali spese di spedizione sono in aggiunta.
Il volume rilegato di 528 pag. contiene 290 fotocolor
e 343 micrografie eseguiti dagli Autori, 21 tavole a
colori eseguite da E. Rebaudengo e F. Boccardo.
Chiavi di determinazione in inlese, italiano, francese
e tedesco. Prezzo 56,00 Euro.
120 ricette sui funghi in 3 volumetti in vendita a
1 € l’uno
49
TIZIANO FRATUS:
L’ITALIA E’ UN BOSCO
di Giacomo Borgatti
Via Mirabello, 4 - 42100 Reggio Emilia
Si legge con grande interesse il recente volume di Tiziano Fratus “L’Italia è un bosco”
(Editori Laterza, 2014). Il sottotitolo reca la significativa dicitura: “Storie di grandi
alberi con radici e qualche fronda”.
L’autore è nato a Bergamo nel 1975 e ha viaggiato in Europa, Asia e Nord America.
Cura la rubrica “Il cercatore d’alberi” sulle colonne del quotidiano “La Stampa”. Ricordo alcune delle sue opere: “Manuale del perfetto cercatore di alberi” (Feltrinelli), “Il
sussurro degli alberi” (Ediciclo) e un libro illustrato per bambini “Ci vuole un albero”
(Araba Fenice). Tiziano Fratus è pure poeta. Notevole la sua produzione in versi, che
sono stati tradotti in otto lingue. La sua più recente raccolta reca il titolo “Un quaderno
di radici e foglie”. L’autore organizza e guida passeggiate alla scoperta dei grandi alberi.
L’opera, che con piacere presento, mostra innanzitutto, la notevole cultura dell’autore
e la sua passione per queste tematiche. Come scritto nel risvolto di copertina, egli
“ci guida, come un Virgilio appassionato dei nostri tempi, a riconoscere la diversità
di specie, a distinguere forma colori foglie e geometrie, a ricostruire le storie dei più
annosi esseri viventi che abitano il nostro paese”. Il testo si apre con la introduzione
scritta dall’autore di cui mi è gradito riportare un passaggio:
“Questo libro è un invito a fermarsi e a perdersi tra i tanti boschi e parchi d’Italia, a
lasciarsi andare di fronte al vento forte, quando 1’elettrostaticità dell’aria ti avvicina
alle altre creature”. Lo scritto è composto di nove sezioni così suddivise: 1) Il bosco
alpino – 2) Sequoie d’Italia – 3) Il bosco disegnato. Visita ai parchi delle residenze
storiche – 4) Il bosco pensato. Storia e particolarità degli orti botanici – 5) Il bosco
coltivato. Il castagneto.- 6) Ecostoria dei boschi – 7) Il bosco vetusto delle Calabrie – 8)
L’isola dei giganti. I grandi alberi che costellano la Sardegna – 9) Il bosco di Palermo.
I ficus magnolioidi più grandi d’Europa.
La parte finale del libro ci informa ampiamente sui principali boschi presenti nelle varie
regioni d’Italia. Tra quelli dell’Emilia Romagna viene segnalata l’Abetina Reale che si
trova nella nostra provincia, in cui si nota la presenza di abete bianco, che fu proprietà
degli Este per quattro secoli. Per quanto concerne il territorio reggiano l’autore, quando
tratta degli alberi monumentali, fa riferimento anche all’olmo di Campagnola, che era
il maggiore d’Italia e che, purtroppo, si è estinto.
Nel capitolo che riguarda le sequoie, siamo informati che quelle più antiche si trovano
nel Nord Ovest della nostra nazione, nel Parco Burcina di Pollone, che è uno dei più
celebri di quest’area. I documenti ci dicono che queste piante dagli immensi tronchi
furono messe a dimora nel 1848 per celebrare 1’approvazione dello Statuto Albertino.
50
A proposito delle sequoie mi è gradito riportare una poesia di Wall Whitman, che si
trova premessa a questo capitolo. Cito:
“Mormorato dalle miriadi delle sue foglie,
scendeva dall’erma vetta, alta duecento piedi,
emanava dal tronco possente e dai rami,
dalla corteccia spessa un buon piede,
questo canto delle stagioni e del tempo,
canto non del solo passato,
canto anche del futuro”.
Tra i parchi delle residenze storiche 1’attenzione dell’autore è rivolta anche al Parco
Reale del Castello di Racconigi che ebbe una prima sistemazione secondo il disegno
di André Le Notre che fu pure disegnatore dei giardini ducali (oggi reali) di Torino.
La principessa Giuseppina di Lorena Armagnac dal 1787 diede una nuova struttura al
grandioso parco con la creazione di aree boschive, con percorsi e scene di gusto teatrale.
Nell’Ottocento i Savoia, che avevano grande amore per le piante, lo ampliarono e vi
fecero costruire uno splendido edificio goticheggiante con una citroniera e, vicino,
una serra.
Il parco aveva anche un vasto bacino artificiale con quattro piccole isole.
Tiziano Fratus riserva uno spazio, come si detto, agli orti botanici. La storia e le peculiarità degli orti botanici sono trattati nel quarto capitolo. E’ tra il Trecento e il Cinquecento che si verificano i primi tentativi di hortus botanicus, cioè di spazi coltivati
con lo scopo di studiare le potenzialità di erbe e piante e di produrre medicine. Questa
ultima funzione fino allora era stata svolta negli horti sanitatis, dei monasteri e dei
conventi. Successivamente vennero fondate cattedre di medicina applicata allo studio
delle piante. I primi due casi di orti botanici sorti in Italia sono il Simpliciarius Pontificius Vaticanus, già presente a Roma nel Duecento e dove si recavano a studiare gli
studenti di medicina e il Giardino della Minerva, fondato a Salerno nel 1317, dove era
presente una scuola di medici. Il castagneto (bosco coltivato) trova spazio nel capitolo
quinto dove siamo informati sullo spettacolare castagneto di Grou, località selvatica
del comune di Castelvittorio in provincia di Imperia. Una curiosità: a Molini di Triora,
poco distante da Grou, esiste un enorme castagno che è stato denominato “castagno
dei Quaranta” perché può ospitare fino a quaranta persone adulte. Importanti grandi
castagni si trovano anche nel Canton Ticino. L’autore riserva l’ultima parte del capitolo
ai castagni dell’Emilia Romagna. Successivamente, dopo una sintetica ecostoria dei
boschi sul pianeta Terra e particolarmente in Italia, Tiziano Fratus ci fa conoscere le
riserve di caccia e i parchi italiani. Si espongono, infine, proposte per la salvaguardia
degli alberi monumentali. Tra i solenni boschi delle Calabrie (capitolo settimo) un particolare riferimento viene fatto al castagno di San Francesco che ha una circonferenza
di dieci metri e mezzo. Si trova nella suggestiva Sila Grande; è circondato soltanto da
cielo e prati dove fino all’inizio del XX secolo c’era un bosco. Il castagno è collegato
a San Francesco da Paola, un eremita vissuto nel Quattrocento. In queste terre è un
santo importante, infatti è patrono del Regno delle Due Sicilie.
Siamo giunti all’ottavo capitolo nel quale vengono trattati i grandi alberi presenti in
Sardegna. In quest’isola si possono ammirare i lecci della foresta primaria più estesa
d’Europa e gli olivastri millenari di Luras. Uno di essi è stimato intorno ai duemila
51
anni: un primato. A Caprera, poi, destano stupore i pini di Garibaldi. Uno di questi fu
piantato nel 1867, anno di nascita della figlia Clelia. Un grande pino d’Aleppo si trova
accanto alle tombe dei cinque figli, dell’ultima moglie dell’eroe, 1’astigiana Francesca
Armorino, e di Garibaldi stesso “in un curioso sarcofago dalla superficie pietrosa”.
Nell’ultimo capitolo troviamo descritto il bosco di Palermo dove fanno bella mostra di
sè i ficus magnolioidi più grandi d’Europa con le loro suggestive radici aeree.
In particolare il Parco di Villa Giulia venne visitato, nel 1787, da Wolfgang Goethe che
ne fu entusiasta e così si espresse:
“Aiuole verdeggianti racchiudono piante esotiche..... Alberi strani, a me del tutto ignoti,
probabilmente dalle contrade tropicali, allargano le loro foglie in ramificazioni curiose.”
L’opera di Tiziano Fratus è, senza ombra di dubbio, di gradevole lettura, ricca di riferimenti storici, di informazioni naturalistiche, di curiosità piacevoli esposte in uno stile
piano e accattivante. Utilissima per tutti gli appassionati delle bellezze straordinarie
della natura.
Tiziano Fratus in bosco del Molise (foto d’archivio)
52
TESSERAMENTO 2015
Le quote sociali 2015 sono: Soci € 30,00 (+ € 4,00 per spese
postali per i residenti all’estero); Familiari € 1,60; Soci sostenitori oltre € 30,00. Il versamento della quota potrà essere
fatto direttamente in sede o sul C.C.P. N° 10550424 intestato a “Il Fungo” o sul C.C.B. N. 000100232113 intestato a
Gruppo Micologico “R. Franchi”, Unicredit Banca S.p.A.,
Agenzia 5 Reggio Emilia - Via Gandhi, 4 - 42123 R.E. Codice IBAN: IT 38 J 02008 12813 000100232113.
I Gruppi, gli Enti, le Associazioni interessati a ricevere regolarmente “Il Fungo” dovranno versare € 5,50 per rimborso
spese postali. I soci di altri Gruppi A.M.B. potranno, in base
allo statuto, divenire anche nostri soci, ricevendo in tal modo
regolarmente sia “ILFUNGO” che “ILFUNGO REGGIANO”, versando la quota di € 13,00 (+ € 7,00 per spese postali
per i residenti all’estero).
AGEVOLAZIONI PER I SOCI
In seguito ad accordi con il nostro Gruppo verranno concessi
sconti a tutti i soci A.M.B. in regola con il pagamento della
quota sociale annuale da:
- BAR LOCANDA Tini - Ospitaletto di Ligonchio (RE) - Tel
0522 899138; Fax 0522 899639
Eventuali altre ditte disponibili ad agevolazioni per i soci
A.M.B. sono reperibili sul nostro sito web alla pagina http://
space.comune.re.it/micologico/AGEVOLAZIONI.htm
53
Mostra dei funghi a Cervarezza il 17 agosto 2014
54
L’AMBIENTE NON È UNA DISCARICA
NOI L’AMBIENTE LO PULIAMO
55
LA SOPRAVVIVENZA DELLA VITA
SULLA TERRA DIPENDE
ANCHE DA TE:
FA CHE IL TUO EGOISMO,
LA TUA INGORDIGIA
O LA TUA SCIATTERIA
NON PREVALGANO
E PRESERVA L’AMBIENTE
RISPETTANDO LA NATURA
56
INDICE
Calendario di massima delle attività’ 2014/2015 del Gruppo “R. FRANCHI”
Reggio E ....................................................................................................................Pag.
1
Genere Russula: una varietà chiacchierata e una validazione di
Giuseppe Donelli.......................................................................................................“
2
Frutta antica 13° contributo: Una rarissima varietà, la Pera rospo di
Amer Montecchi & Sergio Belletti............................................................................“
7
Pratizzano di Ramiseto: ambiente molto interessante per micologi
(anche se non proprio giovani) di Ulderico Bonazzi.................................................“
10
Coltivare camelie per ottenere tè verde dal proprio giardino di
Paolo Gallingani ........................................................................................................“
18
E’ on line il Sito www.funghieturismo.it.................................................................“
22
Tricholoma portentosum di Stefano Balestreri .........................................................“
23
Gyro…Gyromitra…casca la TV di Luigi Cocchi .....................................................“
25
Gyromitra esculenta: per chiarirsi le idee di Luigi Cocchi & Mauro Comuzzi ........“
30
Lettera alla RAI dell’A.M.B .....................................................................................“
34
Tricholoma luridum (Schaeff.) P. Kumm. e Tricholoma viridifucatum Bon,
due specie non comuni di Claudio Orlandini ............................................................“
37
Regione Emilia-Romagna: programma di controllo della vespa cinese ..................“
43
I libri pubblicati da noi e dai nostri soci....................................................................“
48
Tiziano Fratus : l’Italia è un bosco di Giacomo Borgatti ..........................................“
50
Tesseramento 2015 e Agevolazione per i soci...........................................................“
53
Consumare funghi...
in sicurezza
1
Consumare solo funghi controllati da un vero Micologo
(diffida degli “esperti improvvisati”)
2
Consumare quantità moderate
3
Non somministrare ai bambini
4
Non somministrare a donne gravide
5
Consumare solo funghi in perfetto stato di conservazione
6
Consumare funghi ben cotti e masticare correttamente
7
È assolutamente
necessario, prima di
consumare i funghi
raccolti, farli
analizzare da un
Ispettore micologo
della ASL di zona
(servizio gratuito)
Sbollentare i funghi prima del congelamento
e consumarli entro 6 mesi
8
Non consumare funghi raccolti lungo le strade
o vicino a centri industriali
9
Non regalare i funghi raccolti se non controllati
10
Nei funghi sott’olio si può sviluppare
la tossina del botulino
atte
ai so nti
sia
Per saperne di più Centro Antiveleni di Milano
02/66101029 www.centroantiveleni.org
Ministero della salute www.salute.gov.it
Ministero della Salute
Scarica

XXXIX Mostra Reggiana del Fungo