LA LOTTA ALLE AVVERSITA’ DELLE PIANTE
CON GLI ANTAGONISTI
ED ALTRI ORGANISMI UTILI
A cura di
Edizione del Febbraio 2013
CIVIELLE
Cantine della Valtènesi e della Lugana
Presentazione
Civielle - Cantine della Valtènesi e della Lugana, società agricola cooperativa fondata nel 1979,
è ubicata a Moniga del Garda, sulla sponda occidentale del Lago di Garda, in una storica
Cantina, al centro di una zona di antiche tradizioni vitivinicole.
Finalità della Cooperativa, che non ha scopi di lucro, è lo sviluppo della viticoltura territoriale a
difesa dell’integrità dell’ambiente tramandato nei millenni, del reddito delle imprese agricole
nel cotesto di un’economia particolarmente orientata al turismo.
L’attività si esplica nei vari segmenti della produzione, della trasformazione e nel
confezionamento dei prodotti vitivinicoli, sia presso la sede aziendale che presso le oltre 150
aziende vitivinicole che ne utilizzano le tecnologie nel territorio regionale e nelle regioni
limitrofe.
I viticoltori soci della cooperativa - 80 le aziende rappresentate - condividono rigorosi
protocolli volontari di coltivazione e di raccolta delle uve, e la cooperativa opera in
ottemperanza alle norme per la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008 e la sicurezza
alimentare UNI EN ISO 22000:2005. La cooperativa applica inoltre i metodi di produzione
dell’agricoltura biologica secondo gli standard dell’Unione Europea e I.F.O.A.M. e N.O.P. del
Nord America. I terreni coltivati, certificati per l’agricoltura biologica, ad oggi sono oggi l’80%
del totale con l’obiettivo di giungere al più presto al 100%.
Fin dal 1987 la cooperativa è accreditata dall’Amministrazione Provinciale di Brescia e dalla
Regione Lombardia per l’attuazione di progetti di assistenza tecnica e organizza
periodicamente importanti convegni, seminari, visite guidate, incontri tecnici, produce
materiale come dispense, opuscoli e bollettini periodici per informare gli operatori del mondo
vitivinicolo sulle tematiche tecniche, normative ed economiche riguardanti il settore.
In trent’anni di esperienza Civielle ha accumulato un considerevole bagaglio di conoscenze che
si estendono anche ad una problematica di rilevante interesse collettivo come quella della
sicurezza sul lavoro.
Per questo, grazie anche al contributo dell’Unione Europea e della Direzione Generale
Agricoltura della Regione Lombardia, ha ritenuto utile riassumere in questa pubblicazione, il
complesso delle informazioni necessarie alle imprese vitivinicole per porre nel giusto rilievo il
tema della sicurezza alimentare nel settore vitivinicolo.
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INDICE
Pagina
4
INTRODUZIONE
METODO PROTETTIVO
METODO INOCULATIVO
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INSETTI AUSILIARI
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ADALIA BIPUNCTATA
NEPHUS INCLUDENS
CRYPTOLAEMUS MONTROUZIERI
CHRYSOPERLA CARNEA
ANTHOCORIS NEMORALIS
ORIUS LAEVIGATUS
MACROLOPHUS PYGMAEUS
NESIDIOCORIS TENUIS
APHIDIUS COLEMANI
ENCARSIA FORMOSA
ERETMOCERUS MUNDUS
ERETMOCERUS EREMICUS
DIGLYPHUS ISAEA
NECREMNUS ARTYNES
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ACARI AUSILIARI
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AMBLYSEIUS CUCUMERIS
AMBLYSEIUS SWIRSKII
PHYTOSEIULUS PERSIMILIS
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NEMATODI ENTOMOPATOGENI
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HETERORHABDITIS BACTERIOPHORA
STEINERNEMA CARPOCAPSAE
STEINERNEMA FELTIAE
FITOFARMACI MICROBIOLOGICI
MICETI
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TRICHODERMA HARZIANUM
CONIOTHYRIUM MINITANS
AMPELOMYCES QUISQUALIS
BEAUVERIA BASSIANA
ALTRI FUNGHI UTILI
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32
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BATTERI
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BACILLUS THURINGIENSIS
BACILLUS SUBTILIS
STREPTOMYCES GRISEOVIRIDIS
BACILLUS AMYLOLIQUEFACIENS
SPINOSAD
VIRUS
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35
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CYDIA POMONELLA GRANULOSIS VIRUS
3
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INTRODUZIONE
Il rispetto di disciplinari di produzione sempre più restrittivi, degli accordi di fornitura con la
GDO che limitano il numero di molecole chimiche riscontrabili sugli ortaggi e che spesso
richiedono che i residui delle sostanze attive impiegate siano di molto al di sotto dei limiti di
legge (es. minore del 30%), hanno portato ad un utilizzo sempre crescente dei metodi di
difesa integrata, in cui trovano grande spazio insetti, acari ed altri organismi utili.
Occorre rimarcare comunque che l’esperienza portata avanti negli ultimi anni ha rivelato che,
molto spesso, l’uso di competitori naturali per il controllo degli infestanti si rivela più
efficace, e di conseguenza economicamente più vantaggioso, rispetto alla sola lotta chimica
(specialmente in caso di comparsa di popolazioni resistenti agli insetticidi chimici).
Di conseguenza, l’utilizzo degli agenti di controllo biologico, che oggi non è prerogativa della
sola agricoltura biologica, trova sempre maggiore spazio nelle tecniche di difesa per la
produzione integrata, la quale, per definizione, utilizza in modo integrato i mezzi disponibili
chimici, fisici, biologici, genetici ed agronomici.
Va sottolineato come le strategie di difesa vadano analizzate in modo olistico, tenendo conto
dell’importanza di tutti i componenti del sistema e di come essi interagiscano tra loro.
L’esempio più immediato è l’interazione tra impiego di insetticidi e di insetti utili: appare
evidente la necessità di impiegare agrofarmaci selettivi, in grado di colpire l’insetto bersaglio
nocendo il meno possibile all’insetto utile e senza compromettere la sua capacità di riprodursi.
Queste precauzioni vanno prese anche quando non si decide di inoculare nella coltura degli
ausiliari acquistati dall’esterno, nel caso in cui si ritiene utile rispettare e valorizzare
l’entomofauna utile autoctona.
Nella sua concezione più classica la lotta biologica consiste nella conservazione e nell’uso degli
antagonisti naturali esistenti nell’ambiente, con l’obiettivo di controllare i parassiti per
mantenerli entro limiti inferiori alle soglie di danno.
In linea di principio la protezione delle piante deve prioritariamente essere basata sulla
prevenzione che è sempre importante: la corretta gestione del sistema evita a priori che i
parassiti si manifestino o ne rende più facile il controllo qualora comunque compaiano.
Ciò equivale anche a dire che prioritariamente occorre proteggere e potenziare gli organismi
utili se presenti nel nostro ecosistema mettendoli nelle condizioni ideali per il loro sviluppo e
conservazione naturale, ad esempio lasciando ricoveri naturali, siepi, muri a secco o zone
marginali di campagna per la loro riproduzione, evitando trattamenti che possano abbatterli o
comprometterli (metodo protettivo).
Qualora gli organismi utili per qualunque motivo non si trovino in quantità sufficiente nel
nostro ecosistema occorre ricorrere a metodi inoculativi che consistono nell’introdurre
nell’agroambiente insetti utili o altri organismi utili che, inserendosi nell’ecosistema, ne
divengono forza regolatrice di controllo, in molti casi durevole nel tempo.
Sono detti insetti ausiliari quegli organismi appartenenti all'ordine degli Insecta che predano
o parassitizzano insetti o altri artropodi fitofagi e permettono di evitare o limitare l'uso degli
insetticidi. Sono utilizzati direttamente nella lotta biologica e nella lotta integrata, sia in
agricoltura convenzionale, sia in varie forme di agricoltura sostenibile come l'agricoltura
biologica e l'agricoltura integrata.
Troviamo altri organismi utili impiegati in agricoltura, oltre agli insetti, anche fra gli acari, i
nematodi, i funghi, i batteri ed i virus.
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METODO PROTETTIVO
Le siepi
Le siepi contribuiscono all’aumento della biodiversità e rappresentano, in un ambiente
antropizzato e frammentato quale è ad esempio quello urbano, ma anche quello agricolo,
importanti corridoi di spostamento per gli insetti utili, mettendo in comunicazione parchi e
giardini anche molto distanti tra loro. I vari microhabitat presenti all’interno delle siepi
costituiscono inoltre un prezioso rifugio per insetti e acari utili in qualsiasi momento dell’anno,
sia d’inverno sia durante la bella stagione. Durante lo svernamento, ad esempio, alcune
coccinelle predatrici di afidi, come ad esempio Adalia 2-punctata, scelgono le fenditure della
corteccia di vecchi alberi, mentre altre, come Coccinella 7-punctata o Propylaea 14-punctata,
preferiscono rifugiarsi nella lettiera di foglie o nel terreno non disturbato. Nel corso della
bella stagione, invece, le siepi rappresentano anche un luogo di moltiplicazione per molti
entomofagi. Tra le specie arbustive e arboree presenti nelle siepi delle nostre campagne o dei
parchi cittadini di maggiori dimensioni, pioppo bianco, prugnolo, acero campestre, evonimo,
sanguinello e nocciolo sono particolarmente ricche di predatori di afidi, quindi di fondamentale
importanza nel contenimento delle infestazioni su moltissime piante ornamentali. Tra i nemici
naturali degli afidi, le coccinelle svolgono un ruolo di primo piano. Sono specie tendenzialmente
arboricole Adalia 2-punctata e Oenopia conglobata, mentre sono più frequenti sulle piante
erbacee Hippodamia variegata e Coccinella 7 -punctata.
All’inizio della primavera le coccinelle adulte, che hanno trascorso l’inverno all’interno di siepi
e macchie di vegetazione spontanea, si spostano sulle piante coltivate od ornamentali in cerca
di prede, seguendo le infestazioni di afidi durante tutto il periodo primaverile-estivo. All’inizio
dell’autunno le coccinelle ritornano presso le siepi e non è difficile osservare gruppi di decine
di individui nascosti fra le foglie o nel punto d’inserzione dei rametti di diverse piante
arboree, tra cui olmo e pioppo bianco. Col sopraggiungere dell’inverno le coccinelle iniziano lo
svernamento vero e proprio, riparandosi sotto la corteccia degli alberi, nella lettiera, nel
terreno o sotto le pietre. Anche le larve di molte specie di Ditteri Sirfidi contribuiscono al
contenimento degli afidi, mentre gli adulti, che si nutrono principalmente di nettare, polline e
melata, favoriscono l’impollinazione di molte piante fiorite.
Le larve dei sirfidi afidifagi, di colore verde-trasparente, sono attive soprattutto di notte e
durante il giorno tendono spesso a nascondersi fra le foglie accartocciate. Questi predatori
sono quindi poco visibili e il loro effetto benefico risulta quasi sempre sottostimato. Anche gli
Imenotteri parassitoidi di afidi e psille traggono un grande vantaggio dalla presenza di siepi.
Aphidius matricariae, ad esempio, si sviluppa a spese dell’afide verde del pesco e degli afidi
presenti su prugnolo, salice, sambuco e numerose piante da fiore.
Le piante erbacee spontanee
Anche le piante erbacee spontanee, se non sono sottoposte a tagli troppo frequenti, svolgono
un ruolo importante nel contenimento di alcuni insetti dannosi al verde urbano. I loro effetti
positivi possono, in particolare, essere così riassunti.
• Fonti di prede e ospiti alternativi per predatori o parassitoidi. Molte piante erbacee
spontanee vengono infestate da afidi e altri fitomizi innocui alle piante ornamentali, agendo in
questo modo da substrato di moltiplicazione per insetti utili, in grado di svolgere in seguito la
loro azione benefica nei confronti di fitofagi dannosi. Ad esempio alcune specie, ritenute per
lo più infestanti, come l’ortica (Urtica dioica), lo stoppione (Cirsium arvense), il farinaccio
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(Chenopodium album), il romice (Rumex crispus) e il cardo dei lanaioli (Dipsacus sylvestris)
offrono cibo a un gran numero di predatori durante tutto il periodo primaverile-estivo.
Fra gli insetti utili che beneficiano delle specie erbacee, vi sono numerose categorie di insetti
predatori, quali Coccinellidi, Antocoridi, Miridi, Nabidi, Crisopidi, Sirfidi, oltre a diverse
specie di parassitoidi, quali Braconidi e Mimaridi (questi ultimi parassitoidi di cicaline).
• Fonti di polline e nettare. Per adulti di parassitoidi (Imenotteri Braconidi e Afelinidi e
Ditteri Tachinidi) o predatori, come ad esempio i Ditteri Sirfidi. Gli adulti di Coccinellidi, quali
Hippodamia variegata e Propylaea 14-punctata sono fortemente attirati dalle infiorescenze di
carota selvatica (Daucus carota), sulle quali, nei periodi di scarsità di prede, possono nutrirsi
di polline come cibo secondario. Anche gli Acari Fitoseidi, predatori di acari dannosi (es.
Tetranychus urticae), possono sopravvivere in assenza di prede, sfruttando i pollini.
• Siti di rifugio e svernamento per molti insetti utili. Molte piante, per le loro particolari
strutture vegetative o fiorali, possono fungere da veri e propri siti di svernamento oppure da
rifugi temporanei per svariate specie di insetti utili. Le coccinelle, ad esempio, possono
svernare su amaranto (Amaranthus retroflexus) e bardana (Arctium minus), mentre i capolini
spinosi del cardo dei lanaioli (Dipsacus sylvestris) possono rappresentare, a fine estate, rifugi
temporanei particolarmente apprezzati.
Negli orti e nel verde urbano può essere utile coltivare essenze che attirano insetti utili ad
esempio:
Timo: può essere usato in cucina e come pianta strategica per la lotta biologica. Tra le sue
foglie troveranno il loro habitat ideale i sirfidi.
Tarassaco: può attirare le preziosissime coccinelle.
Salvia: attira api che danno il loro contributo nella lotta biologica.
Potentilla: Le coccinelle adorano i fiori gialli di questa pianta! Basterà un solo cespuglio per
circondarvi dei graziosi insetti.
Ortica: non solo è un antiparassitario naturale, ma riesce anche ad attirare le coccinelle, uno
degli insetti più utili per la lotta biologica.
Calendula: i petali dei suoi fiori attirano i sirfidi, insetti che si nutrono di fitofagi.
La corretta gestione dei trattamenti fitosanitari
I trattamenti fitosanitari, al fine di proteggere le popolazioni di insetti ed altri organismi utili
quali gli acari fitoseidi, devono essere opportunamente ed oculatamente gestiti.
Ad esempio i trattamenti acaricidi ed insetticidi devono essere effettuati solo in caso di
reale necessità, quando cioè le soglie di danno per l’insetto o acaro bersaglio sono state
superate: trattamenti effettuati con la logica del “tanto male non fa” sono deleteri perché gli
acaricidi e gli insetticidi colpiscono anche gli organismi utili oltre agli organismi bersaglio,
determinando un abbattimento delle loro popolazioni che spesso conducono ad un aggravio
delle infestazioni, non più controllate dagli organismi utili, anziché una riduzione.
Occorre inoltre tenere conto che alcuni fitofarmaci fungicidi hanno effetti secondari negativi
sulle popolazioni di organismi utili: ad esempio lo zolfo ha un effetto acaricida che può portare
ad un deperimento delle popolazioni di acari utili con conseguente comparsa o aggravio di
acariosi nei vigneti.
Nei disciplinari di lotta integrata sono sempre indicate le soglie di danno e spesso i servizi
fitosanitari regionali effettuano monitoraggi sulle popolazioni di insetti e acari dannosi al fine
di indirizzare correttamente gli agricoltori nella scelta del momento più opportuno per i
trattamenti.
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METODO INOCULATIVO
Gli interventi di lotta biologica, qualora per qualche motivo le popolazioni di organismi utili
risultino non sufficientemente abbondanti da controllare le infestazioni di organismi dannosi,
prevedono l’introduzione di organismi ausiliari, accompagnati da osservazioni in campo che
consentano di agire in maniera tempestiva, prima che le infestazioni divengano fuori controllo.
L’obiettivo è quello di innescare nell’ambiente lo sviluppo di una consistente popolazione di
organismi ausiliari fin dalle prime comparse dell’insetto o acaro dannoso.
Questo tipo di lotta che viene più propriamente definita lotta biotecnica, s'identifica con
l'impiego diretto di organismi viventi o di prodotti da essi derivati per combattere un
organismo dannoso, anche con il ricorso a processi industriali che riproducono artificialmente
questi strumenti attraverso:
- l’impiego di predatori allevati artificialmente e lanciati,
- l’impiego di parassitoidi allevati artificialmente e lanciati,
- l’impiego di organismi entomopatogeni e antagonisti (Virus, Batteri, Funghi, Nematodi).
Organismi predatori. Sono insetti e acari che divorano le loro prede ad esempio la Coccinella
e la Crisopa che si nutrono di Afidi, i pidocchi delle piante.
Organismi parassiti. Generalmente si tratta di parassitoidi, che si differenziano dai parassiti
propriamente detti per l’evoluzione del rapporto trofico. Il parassitismo s'identifica in una
forma particolare di simbiosi in cui uno solo degli organismi trae vantaggio; il parassita infatti
sfrutta funzioni vitali dell'ospite sottraendogli risorse e, per questo, danneggiandolo, ma
senza provocarne la morte. Il parassitoide instaura con l'ospite un rapporto trofico del tutto
indipendente dalla fisiologia dell'ospite, nutrendosi indifferentemente dei suoi tessuti.
Questo rapporto ha analogie con la predazione e si esaurisce di fatto con la morte della
vittima, quasi sempre prima che questa abbia raggiunto il completo sviluppo. Sono insetti
parassitoidi quelli che depongono un uovo all’interno della larva, questo viene poi divorata
dall’interno. Per esempio l’Encarsia Formosa parassitizza le larve della Mosca Bianca.
Organismi entomopatogeni. Sono entomopatogeni quegli organismi che instaurano con
l'insetto un rapporto di parassitismo vero e proprio che si manifesta con una patologia a
carattere infettivo. L'agente eziologico della patologia è in genere un microrganismo, ma in
questa categoria vengono fatti rientrare anche i Nematodi, in quanto i meccanismi e
l'eziologia s'identificano più con il parassitismo che con il parassitoidismo. Attualmente il
campo d'impiego della lotta microbiologica si è esteso notevolmente e in commercio esistono
formulati di insetticidi e anticrittogamici biologici a base di Virus (virus della granulosi),
Batteri (selezioni genetiche del B. thuringiensis), Funghi antagonisti (specie dei generi
Beauveria, Trichoderma, Verticillium, ecc.), impiegati contro le crittogame, e entomopatogeni
(specie dei generi Beauveria, Aschersonia, Metarhizium, Verticillium, ecc.), usati contro gli
insetti, Nematodi entomopatogeni (Steinernema, Heterorhabditis) o fitopatogeni
(Phasmarhabditis hermaphrodita, ecc.) usati, questi ultimi, contro le piante infestanti.
Organismi antagonisti. Sono funghi o batteri che antagonizzano generalmente malattie
fungine (Es. Bacillus subtilis, Ampelomyces quisqualis e Bacillu amyloliquefaciens)
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INSETTI AUSILIARI
Gli insetti ausiliari più noti e diffusi, alcuni dei quali vengono descritti più diffusamente in
seguti, sono i seguenti:
Coleotteri
• Coccinellidi, predatori allo stadio larvale e adulto:
o Adalia bipunctata;
o Chilocorus bipustulatus;
o Coccinella septempunctata;Coccinella decempunctata;
o Exochomus;
o Rodolia cardinalis;
o Scymnus;
o Stethorus punctillum;
o Nephus includens
o Cryptolaemus montrouzieri
Neurotteri
• Crisopidi, predatori allo stadio larvale:
o Chrysoperla carnea;
Rincoti
• Antocoridi, predatori in tutti gli stadi:
o Anthocoris: specialmente Anthocoris nemoralis;
o Orius insidiosus, Orius laevigatus; Orius majusculus e Orius niger.
Ditteri
• Sirfidi, alcuni generi predatori allo stadio larvale:
o Syrphus
o Scaeva
o Episyrphus
• Cecidomyiidae, alcune specie predatrici allo stadio larvale:
o Aphydoletes;
Eterotteri
• Miridae (sottofamiglie: Deraeocorinae, Mirinae, Orthotylinae e Phylinae), specialmente:
o Cyrtopeltis tenuis;
o Dicyphus errans; Dicyphus hesperus; Dicyphus tamaninii;
o Macrolophus caliginosus; Macrolophus nubilis; Macrolophus pygmaeus;
o Nesidiocoris tenuis;
Imenotteri
• Aphididae
o Aphidius colemani;
• Aphelinidae
o Aphelinus mali;
o Aphytis chrysomphali;Aphytis coheni;Aphytis holoxanthus;Aphytis melinus;
o Prospaltella berlesei;
o Encarsia formosa;Encarsia tricolor;
o Eretmocerus mundus; Eretmocerus eremicus
• Eulophidae:
o Diglyphus begini; Diglyphus isaea;
o Necremnus artynes
• Trichogrammatidae;
Tisanotteri
o
Aeolothrips intermedius;
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ADALIA BIPUNCTATA
predatore di afidi
Adalia bipunctata è una coccinella tipica dei nostri habitat, che si nutre attivamente delle
principali specie di afidi presenti sulle piante arboree, arbustive ed erbacee.
Lo sviluppo da uovo ad adulto passa attraverso 4 età larvali e richiede poco più di tre
settimane con temperature attorno ai 20-25 °C. La 3a e la 4a età larvale, insieme agli adulti,
sono gli stadi più voraci in grado di divorare fino a 100 afidi al giorno.
Le femmine adulte depongono le uova in piccoli gruppi nei pressi delle colonie di afidi. Le larve
neonate iniziano a nutrirsi di prede, inizialmente ricercando quelle più vicine e di più ridotte
dimensioni. Successivamente acquistano grande mobilità ed estendono la loro azione in un
raggio più ampio.
Questo predatore è impiegato soprattutto allo stadio di larva, su piante ornamentali,
frutticole ed ortaggi, con interventi localizzati nei focolai di infestazione, ed anche in
combinazione con altri ausiliari (es. parassitoidi).
Molte specie di coccinellidi sono predatori di afidi attivi soprattutto con infestazioni medioalte e possono raggiungere in alcuni periodi dell’anno densità elevate, tali da determinare una
drastica riduzione delle popolazioni afidiche. Nella protezione del verde cittadino conviene
puntare sulle specie che più frequentemente si ritrovano spontaneamente nella vegetazione
come Adalia 2- punctata, diffusa soprattutto su piante arboree e arbustive. I lanci di questo
predatore vanno effettuati in presenza di afidi. In commercio sono presenti larve o adulti:
questi ultimi garantiscono una maggior dispersione spontanea del predatore nel contesto
ambientale ma anche una minor efficacia nel caso di focolai localizzati.
In questo caso sono più utili le larve, che consentono applicazioni mirate e particolarmente
efficaci, in quanto le forme giovanili hanno meno possibilità di spostamento.
Le dosi vanno valutate a seconda delle situazioni; orientativamente si possono introdurre 2-3
coccinelle per ogni rametto infestato.
Come tutte le coccinelle predatrici, Adalia richiede un elevato numero di prede per
svilupparsi, per cui non è adatta per lanci preventivi in assenza di prede.
adulto di Adalia
larva di Adalia
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NEPHUS INCLUDENS
predatore di cocciniglie cotonose
Nephus includens è una piccola coccinella efficace predatrice di cocciniglie cotonose ed
appartenente alla famiglia degli Scymninae come il più noto Cryptolaemus rispetto al quale è
più piccola, essendo lunga appena un paio di millimetri allo stadio adulto.
Le larve sono rivestite dalla tipica cera bianca in fiocchi irregolari che le consente di
mimetizzarsi tra le sue prede. Nephus è una specie tipica dell’europa meridionale ed è in grado
di predare la maggioranza delle specie di cocciniglie cotonose presenti nei nostri habitat in un
range termico molto ampio che copre l’intero periodo da aprile a novembre.
Al contrario del Cryptolaemus il Nephus è attivo anche a densità molto basse così che può
essere introdotto precocemente, inoltre per le sue ridotte dimensioni può predare le
cocciniglie anche nei ripari della corteccia come ad esempio su vite. La dose va dai 5 ai 20
individui per pianta a seconda delle dimensioni, da aumentare se vi è già presenza di focolai.
Cocciniglia con adulto e larva di Nephus
CRYPTOLAEMUS MONTROUZIERI
predatore di cocciniglie cotonose
Cryptolaemus montrouzieri è un coccinellide predatore di numerose specie di cocciniglie
cotonose (pseuducoccidi), utilizzato da molto tempo in tutto il mondo nei programmi di difesa
integrata degli agrumi e di piante ornamentali.
L'adulto, che misura circa 6 mm, ha le elitre di colore nerastro mentre il resto del corpo si
presenta più chiaro con colorazione marrone-arancio. Le larve, anche esse attive predatrici,
sono più grandi (sino a 14-15 mm) e ricoperte di cera bianca disposta in tipici fiocchi
irregolari.
L'adulto può vivere oltre due mesi, ed una femmina in condizioni ottimali (intorno ai 25°C)
depone sino a 120 uova. Le uova sono deposte in vicinanza delle prede così che le larve possano
trovare facilmente cibo in grande quantità. In poco più di un mese si compie il ciclo da uovo ad
adulto che passa attraverso lo sviluppo di 4 stadi larvali.
Gli adulti devono essere distribuiti il più possibile vicino ai punti di infestazione delle
cocciniglie,
così
da
avere
un
rapido
contatto
con
le
prede.
La capacità di predazione è molto elevata e porta fino ad una completa eliminazione del
fitofago, per questo motivo l'applicazione è indicata anche nei focolai di infestazione.
adulto di Cryptolaemus
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CHRYSOPERLA CARNEA
predatore di afidi
Si tratta di un Neurottero predatore di varie specie di afidi, assai comune in natura. La
predazione avviene solamente da parte delle larve, in quanto gli adulti si nutrono di polline,
nettare e altre sostanze zuccherine. Le larve, caratterizzate da elevata polifagia, possono
nutrirsi anche di acari, tripidi, uova di lepidotteri, metcalfa, cocciniglie, psille.
Chrysoperla carnea viene commercializzata sotto forma di larve disperse in materiale inerte.
Può essere impiegata attraverso lanci localizzati sui focolai di infestazione, tenendo conto dei
brevi spostamenti delle forme giovanili. Dal punto di vista pratico, i lanci sono consigliati solo
in situazioni particolari, facilmente controllabili e dietro supporto di un tecnico esperto.
Come dose di riferimento si possono considerare 10-20 larve/mq, curando accuratamente la
distribuzione in prossimità delle colonie di afidi.
Chrysoperla carnea è un predatore molto comune di numerose specie di afidi. L'applicazione
più frequente è rivolta al controllo di afidi come Macrosiphum spp. e Myzus spp., su colture di
peperone, fragola, melanzana, piante ornamentali ed altre.
Solo i tre stadi larvali di Chrysoperla carnea, con il caratteristico apparato boccale a forcipe,
sono attivi predatori, mentre gli adulti si nutrono di polline, nettare ed altre sostanze
zuccherine. Le femmine depongono le uova, con il tipico peduncolo, in prossimità delle colonie
di afidi. Le larve sono immediatamente in grado di nutrirsi di prede ed, oltre agli afidi, anche
altre fonti di cibo tra cui acari, uova di lepidotteri, tripidi, cocciniglie, e piccoli insetti sono
utilizzate. A circa 25°C occorrono 2-3 settimane per completare lo sviluppo da uovo ad adulto
ma Chrysoperla carnea è molto adattabile anche a condizioni ambientali sfavorevoli e con
ampie fluttuazioni termiche.
Le larve vanno distribuite in maniera accurata sulla vegetazione, anche in più riprese, curando
maggiormente le zone più infestate. Il quantitativo di riferimento è di 10-20 larve per mq;
quantitativi inferiori sono comunque efficaci per inoculare questo versatile predatore negli
ambienti colturali.
larva di Chrysoperla
adulto di Chrysoperla
afidi
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ANTHOCORIS NEMORALIS
predatore di spille
Anthocoris nemoralis è il più noto ed efficace fattore di controllo naturale della psilla del
pero (Cacopsylla pyri) in Europa. Si tratta di un predatore polifago che vive anche su altre
specie coltivate o spontanee oltre che sul pero.
Sverna da adulto in luoghi riparati come fessure nella corteccia, legno o foglie secche. In
primavera quando le temperature minime iniziano a superare i 10°C la femmina inizia a deporre
le uova sulla prima vegetazione verde (foglie o gemme). Le uova vengono inserite nei tessuti al
di sotto dell'epidermide. Le prime forme giovanili iniziano a svilupparsi predando piccoli
individui (uova e giovani psille). Vi sono 5 stadi giovanili prima dell'adulto per tre generazioni
annue.
Vengono portati in campo in primavera. Si tratta di un predatore molto mobile ed attivo
volatore che viene introdotto in 2-3 tempi per un totale di 1.000-2.000 individui per ettaro.
Lo scopo dei programmi di lancio è anticipare l'insediamento di una buona popolazione del
predatore nel pereto, prima di quando non occorra naturalmente e limitare così al massimo lo
sviluppo della psilla.
Anthocoris nemoralis è un attivo e rustico predatore anche di altre specie di psille che può
essere utilizzato con esito anche contro la psilla dell'eucalipto (Glycaspis brimblecombei), la
psilla dell'albizzia (Acizzia jamatonica) ed anche la psilla del bosso (Psylla buxi) e quella
dell'alloro (Trioza alacris).
antocoride adulto
ORIUS LAEVIGATUS
predatore di tripidi
Orius laevigatus è un antocoride predatore che viene largamente utilizzato per il controllo dei
tripidi (in particolare Frankliniella occidentalis). La sua principale applicazione di successo
riguarda le colture orticole in serra ed in pieno campo, con particolare interesse per
peperone, fragola, melanzana ed alcune ornamentali. Tutti gli stadi del predatore si nutrono
attivamente di tripidi, anche se possono utilizzare come fonte di cibo alternativo polline ed
altri fitofagi, tra cui acari, afidi ed altri piccoli insetti. L'adulto, lungo circa 3 mm e di colore
nerastro, è molto mobile e vorace. Gli stadi giovanili più chiari, sono privi di ali ma comunque
mobili ed attivi predatori. A circa 25°C, lo sviluppo da uovo ad adulto richiede un paio di
settimane. Occorre eseguire lanci ripetuti, di una o poche unità per mq, a partire dalle prime
osservazioni di tripidi od anche prima, in presenza dei fiori, in modo da anticipare il più
possibile l'insediamento del predatore nella coltura.
Orius laevigatus adulto
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MACROLOPHUS PYGMAEUS
predatore di aleurodidi
Macrolophus pygmaeus è un miride predatore di aleurodidi molto diffuso nel bacino del
Mediterraneo. Tutti gli stadi sono molto mobili e possono predare entrambe le specie di
mosche bianche: Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci; tutte le forme degli aleurodidi
(uova, neanidi, adulti), costituiscono una buona fonte di cibo per questo predatore.
Gli adulti hanno una colorazione verde chiara con il primo segmento dell'antenna nero, mentre
le forme giovanili sono di colore verde omogeneo e con caratteristici occhi rossi.
Il ciclo da uovo ad adulto in condizioni ideali, circa 25°C, dura anche meno di un mese, ma si
allunga abbastanza in condizioni climatiche più sfavorevoli. Durante il ciclo, si succedono 5
stadi giovanili tutti attivi predatori come gli adulti.
Macrolophus pygmaeus è in grado di sfruttare anche altre fonti di cibo come afidi, acari,
larve di agromizidi ed uova di lepidotteri, tutte di grande importanza per un buon
insediamento sulla coltura anche in assenza di mosca bianca.
Macrolophus pygmaeus deve essere introdotto precocemente, anche se la presenza di
aleurodidi è minima, in modo da anticipare il più possibile il suo sviluppo nella coltura. Per
questo scopo, lanci ripetuti con piccole quantità a partire dall'inizio della coltivazione sono i
più indicati. Le quantità totali utilizzate variano generalmente da 1 a 3 individui per mq.
adulto di Macrolophus
ninfa di Macrolophus
aleurodidi
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NESIDIOCORIS TENUIS
predatore di aleurodidi
Nesidiocoris tenuis è un predatore molto comune nelle aree e nelle stagioni più calde, tipiche
del mediterraneo. Tutti i suoi stadi sono attivi predatori di piccoli insetti ed in particolare di
mosche bianche (Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci), delle quali uova, neanidi ed
adulti vengono predati con il tipico apparato boccale a stiletto.
Anche le uova di Tuta absoluta costituiscono una preda importante, pertanto N.tenuis riveste
un ruolo decisivo nei programmi di controllo di questo pericoloso lepidottero del pomodoro e
melanzana.
L'adulto misura circa 4 mm ed è di colore verde chiaro con macchie più scure sulle ali ed il
pronoto, mentre l'antenna mostra i primi articoli neri ed i successivi grigiastri. Le forme
giovanili sono di colore verde più omogeneo ma con arti ed antenne comunque grigiastre.
L'intero ciclo di sviluppo è molto rapido soprattutto nelle stagioni più calde quando può durare
anche solo 3 settimane.
La grande attitudine agli habitat caldi e la sua preferenza per solanacee e cucurbitacee, lo
rendono uno strumento di lotta biologica in aree e cicli, con grande presenza di aleurodidi.
Tuttavia, al contrario di specie affini, Nesidiocoris mantiene un comportamento fitofago non
trascurabile. Sia adulti che giovani possono infatti nutrirsi anche di linfa e possono provocare
sintomi quali anellature brune su steli e piccioli, cascola fiorale, sino a decolorazioni e
deformazioni dei frutti. Questa azione dannosa diventa significativa solo però in presenza di
popolazioni abbondanti ed assenza di prede, pertanto questo predatore può avere un ruolo
importante solo nelle situazioni più a rischio dove le infestazioni di mosche bianche sono gravi
e vi è quindi sempre presenza di prede. In ogni caso il suo utilizzo deve essere valutato prima
e dopo del lancio da tecnici specializzati.
Nesidiocoris tenuis va introdotto precocemente, così da anticipare il suo sviluppo nella
coltura. Le quantità utilizzate variano generalmente da 1 a 2 individui per mq.
Nesidiocoris tenuis
Nesidiocoris tenuis
Nesidiocoris tenuis
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APHIDIUS COLEMANI
parassitoide di afidi
Aphidius colemani (imenottero braconide) è un importante parassitoide impiegato per la lotta
biologica a diversi generi di afidi, tra cui in prevalenza Aphis e Myzus in colture orticole e
floricole.
Gli adulti misurano 2-3 mm ed hanno un corpo nerastro con le antenne lunghe tipiche dei
braconidi.
Aphidius colemani è un parassitoide solitario, che svolge il ciclo larvale all'interno del corpo
dell'afide. Le femmine, dotate di una elevata capacità di ricerca, frequentano i siti di
insediamento degli afidi ed una volta individuato l'afide depongono un uovo al suo interno.
L'afide parassitizzato non muore subito, ma viene lentamente svuotato dall'interno sino a che
si rigonfia, trasformandosi nella cosiddetta "mummia" di colore bruno-nocciola.
Il buon livello di parassitizzazione e la specificità nei confronti dell'ospite rendono l'impiego
di Aphidius molto interessante nei programmi di lotta biologica-integrata. La distribuzione
dell'insetto avviene in più lanci da 0,5-2 individui/mq in modo da ottenere da subito un buon
equilibrio tra l'afide ed il suo antagonista.
Interventi precoci con una serie di lanci anche a dosi minime, a partire dal periodo in cui se ne
prevedono le prime comparse, ostacolano lo sviluppo degli afidi anche nelle condizioni più
difficili.
Aphidius colemani
Aphidius colemani
mummie di afidi
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ENCARSIA FORMOSA
parassitoide di aleurodidi
Encarsia formosa è un parassitoide di aleurodidi utilizzato da decenni per il controllo della
mosca bianca (Trialeurodes vaporariorum) nelle colture orticole ed ornamentali. Anche l'altro
comune aleurodide (Bemisia spp.) viene attaccato.
Gli adulti, tutte femmine, sono di dimensioni ridottissime (alcuni decimi di mm), con il torace
scuro e l'addome giallo brillante. Esse depongono un uovo all'interno di una neanide. La larva
che nasce, sviluppa all'interno dell'aleurodide sino al termine del ciclo, quando, un nuovo adulto
esce dal pupario dell'ospite praticandovi un caratteristico foro circolare. I pupari
parassitizzati, assumono dopo circa 1-2 settimane una colorazione più scura: del tutto nera se
si tratta di T. vaporariorum e bruno-nocciola se si tratta di Bemisia spp..
Encarsia formosa è estremamente efficace nella ricerca dei suoi ospiti. Anche l'attività di
'host feeding' ha grande significato ai fini del controllo biologico, molte neanidi infatti
vengono uccise dalle femmine, al solo scopo di ricavarne nutrimento.
Poiché sotto i 15°C, così come oltre i 30°C, l'attività è ridotta, le stagioni intermedie o le
serre climatizzate costituiscono i migliori contesti di impiego. I programmi di difesa biologica
prevedono lanci ripetuti dell'insetto, a cadenza settimanale, con quantitativi di 2-4
individui/mq per ogni lancio, sino ad un totale di 15-25 individui per mq. Encarsia formosa è
fornita anche in mix con Eretmocerus
adulto Encarsia
pupario parassitizzato (a destra)
aleurodidi adulti
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ERETMOCERUS MUNDUS
parassitoide di bemisia
Eretmocerus mundus è un imenottero parassitoide specifico delle diverse popolazioni di
Bemisia spp., utilizzato su colture orticole ed ornamentali.
E' completamente giallo con occhi verdastri e 3 piccoli ocelli rossi sul capo.
A 25-30°C una femmina adulta vive circa 10 giorni deponendo una cinquantina di uova. Alle
stesse temperature il ciclo da uovo ad adulto dura poco più di 2 settimane mentre in serre non
riscaldate durante l'inverno può superare il mese. A differenza di Encarsia formosa, l'uovo
non viene deposto all'interno del corpo dell'ospite ma esternamente, al di sotto della neanide;
la larvetta neosgusciata penetra comunque immediatamente dentro il corpo del giovane
aleurodide. Una neanide parassitizzata non assume colorazioni o modifiche appariscenti, per
cui il riconoscimento in campo non è immediato. Tuttavia si trasforma, diventa più rigonfia e
lucida mentre il colore appare leggermente più marcato. In ogni caso, dopo lo sfarfallamento
dell'adulto di Eretmocerus mundus, è il foro di uscita tipicamente circolare, che indica la
parassitizzazione avvenuta.
I programmi di lancio prevedono più introduzioni con quantitativi totali tra i 15 ed i 20
individui per mq che consentono un progressivo insediamento del parassitoide e l'efficace
contenimento dell'aleurodide.
Eretmocerus mundus
ERETMOCERUS EREMICUS
parassitoide di aleurodidi
Eretmocerus eremicus è un imenottero in grado di parassitizzare le neanidi di Trialeurodes
vaporariorum e Bemisia tabaci.
Rispetto ad Encarsia formosa la popolazione è composta di maschi e femmine e l’host-feeding
è meno pronunciato, ma questa specie è molto più adatta a temperature più calde ed in genere
ai periodi con più ampia escursione termica.
Le femmine adulte in condizioni ottimali a circa 25°C possono vivere sino ad una dozzina di
giorni durante i quali sino a 50 e più uova possono essere deposte. L’ovideposizione avviene al
di sotto della neanide e la larvetta penetra poi nel corpo dell’ospite sino ad ucciderlo quando
raggiunge lo stadio di pupa.
I programmi di lancio prevedono più introduzioni ripetute con quantitativi totali tra i 12 ed i
20 individui per mq o più a seconda delle situazioni, in modo da consentire un progressivo
insediamento del parassitoide ed il contenimento degli aleurodidi.
adulto di Eretmocerus eremicus
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DIGLYPHUS ISAEA
parassitoide di liriomyza
Diglyphus isaea è un imenottero parassitoide tipico degli ambienti mediterranei, molto
efficiente nel controllo di minatori fogliari del genere Liriomyza spp. (ditteri, agromizidi). Per
la sua rusticità e la facilità di impiego è ampiamente utilizzato nei programmi di difesa di
pomodoro, melanzana, ortaggi, piante ornamentali ed altre colture, anche in pieno campo.
L'adulto, nero con riflessi metallici verdi, è lungo un paio di millimetri, le antenne sono corte.
Le femmine, esplorando la superficie delle foglie, ricercano le larve minatrici che, paralizzate
con un colpo di ovopositore, costituiscono poi il cibo per lo sviluppo delle larve di Diglyphus.
Queste, a maturità, costruiscono una camera pupale nella mina ed, al termine della
metamorfosi un nuovo adulto fuoriesce dalla foglia praticando un foro circolare
nell'epidermide.
Ogni femmina depone dalle 60 alle 100 uova, ma ciò che rende questo parassitoide ancora più
valido è l'elevata capacità di ricerca dell'ospite, che ne consente l'impiego preventivo, e
l'intensa attività di predazione da parte delle femmine (host-feeding), che causa un ulteriore
mortalità nelle popolazioni di larve minatrici.
L'introduzione precoce è sempre raccomandata anche se Diglyphus è in grado di ostacolare
anche infestazioni già in atto. Lanci ripetuti, con minime quantità dell'ausiliare, sino ad un
totale di 0,5-2 individui al mq, costituiscono il migliore modo per introdurlo negli ambienti
colturali.
adulto di Dglyphus isaea
pupa
Liriomyza
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NECREMNUS ARTYNES
parassitoide di tuta absoluta
Necremnus artynes è un eulofide parassitoide di minatori fogliari nativo degli habitat
mediterranei, che ha mostrato un rapido apprendimento nell'’utilizzare come ospite il
lepidottero Tuta absoluta, il pericoloso minatore del pomodoro di origine sudamericana, che ha
invaso negli ultimi anni il continente europeo ed il bacino del Mediterraneo.
Necremnus artynes si comporta da parassitoide ectofago di larve di prima e seconda età di
Tuta. La femmina esplora la superficie della foglia e quando trova una larva di Tuta, la
paralizza iniettandole con l’ovipositore una tossina, quindi depone un uovo dentro la mina
all’esterno del corpo della larva. La larva di Necremnus si nutre dall’esterno della tuta
consumandola sino a che muta in pupa all’interno della mina dalla quale esce poi come adulto.
L'adulto di Necremnus è nero con riflessi metallici ed è lungo un paio di millimetri, le antenne
sono corte nella femmina mentre nel maschio sono sviluppate con una tipica ramificazione.
Oltre all'’azione diretta di parassitizzazione che genera ulteriori parassitoidi all’interno della
cultura, il valore di Necremnus come agente di controllo biologico è aumentato dalla
pronunciata attivita di predazione da parte delle femmine (host-feeding), che causa un
ulteriore forte mortalita nelle popolazioni di Tuta giungendo ad una riduzione che può
superare il 70% delle larve presenti.
L'utilizzo di Necremnus si integra perfettamente con l’utilizzo dei miridi predatori
(Macrolophus o Nesidiocoris) che oltre a contenere gli aleurodidi sono anche grandi predatori
di uova di Tuta.
mina di tuta absoluta
Necremnus artynes
Larva di tuta con Necremnus
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ACARI AUSILIARI
Nella lotta biologica vengono impiegati acari di tutte le specie appartenenti ai generi
Amblyseius e Phytoseiulus;
• Amblyseius cucumeris;
• Amblyseius swirskii;
• Phytoseiulus persimilis;
AMBLYSEIUS CUCUMERIS
predatore di tripidi
È un acaro fitoseide, predatore generalista, la cui attività trofica è particolarmente orientata
verso varie specie di tripidi (es. Thrips tabaci, Frankliniella occidentalis). L’elevata polifagia
consente un suo utilizzo di tipo preventivo, con introduzioni alla primissima presenza di tripide
sulla vegetazione. Questo fitoseide garantisce un equilibrio a medio-lungo termine.
Si consiglia di eseguire introduzioni precoci, meglio se frazionate in più lanci, con quantitativi
che possono andare dai 20-50 fino a 200-500 individui/mq. Se ne consiglia l’impiego
soprattutto in siepi e aiuole fiorite.
Amblyseius cucumeris è un fitoseide predatore utilizzato per il controllo dei tripidi
(Frankliniella occidentalis, Thrips tabaci ed altri) su varie colture orticole ed ornamentali.
Questo predatore, con il corpo piriforme e di colore ialino, è piccolo ma molto mobile ed è in
grado di utilizzare anche altre fonti di cibo, compreso il polline, che ricerca esplorando
attivamente la pianta. Il suo sviluppo è molto rapido poiché un ciclo completo si compie in 1-2
settimane al massimo. Le condizioni ottimali sono date da temperature intorno ai 18-20°C ed
elevata umidità relativa.
Nelle situazioni più difficili, occorre adottare un programma di introduzione precoce, anche
prima della presenza visibile dei tripidi puntando sulla capacità di insediamento del predatore
anche in assenza di prede.
I quantitativi totali di lancio possono variare nelle diverse situazioni da un minimo di 20-30
sino a 100 ed oltre per mq, introdotti in una o più soluzioni.
Amblyseius cucumeris
Amblyseius cucumeris che attacca un tripide
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AMBLYSEIUS SWIRSKII
predatore di aleurodidi e tripidi
Amblyseius swirskii è un acaro fitoseide originario del mediterraneo orientale, e molto adatto
alle condizioni climatiche calde. Si tratta di un predatore generico che si nutre di polline ma
anche di diversi piccoli organismi, in particolare uova e forme giovanili di mosche bianche, e
piccole larve di tripidi.
Come altri fitoseidi dello stesso genere, dai quali non è possibile distinguerlo ad occhio nudo, il
suo corpo è piriforme e di colore bianco ialino e può cambiare a seconda dell’alimentazione.
Grazie alla sua rusticità ed alla sua versatilità alimentare, Amblyseius swirskii è in grado di
insediarsi facilmente in diverse colture quali peperone, melanzana, cucurbitacee ed altre,
soprattutto nelle stagioni più calde e luminose. Al contrario le sue performance decadono nei
periodi invernali.
Il ciclo di sviluppo è piuttosto rapido ed è nota una sua forte risposta demografica in
presenza di maggiore disponibilità di polline o prede vive. Il suo utilizzo principale è quello in
programmi di lotta biologica contro mosche bianche e tripidi, ove nelle condizioni di maggior
rischio è consigliato in abbinamento ad altri insetti antagonisti ad azione più specifica (in
particolare Orius laevigatus ed Eretmocerus).
Amblyseius swirskii deve essere introdotto precocemente, per anticipare il suo sviluppo nella
coltura. Le quantità utilizzate variano generalmente dai 50 ai 100 individui per mq a seconda
delle condizioni.
Amblyseius swirskii
Amblyseius swirskii che attacca una larva
Colonia di Amblyseius swirskii
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PHYTOSEIULUS PERSIMILIS
predatore di ragnetto rosso
È un acaro fitoseide particolarmente vorace ed efficace; svolge però un’azione molto specifica
nei confronti del solo ragnetto rosso ossia Tetranychus urticae, per cui va utilizzato
esclusivamente in presenza di questo fitofago. Viene distribuito sotto forma di adulti (in un
materiale disperdente) all’interno di confezioni con 2.000 individui. Può essere utilizzato in
modo localizzato, spargendo il materiale disperdente direttamente sulla vegetazione o
mediante contenitori (es. bicchierini di carta) appesi sulle piante. Il suo impiego è
particolarmente indicato nelle rose e nelle aiuole fiorite in genere, al dosaggio variabile da 5 a
10 fino a 20-50 individui per mq a seconda dell’epoca in viene effettuato il lancio delle piante
infestate. Occorre arrivare ad almeno 20-25 individui per pianta nel caso di lanci su piante
isolate. Si consiglia di effettuare le introduzioni fin dalle prime comparse di ragnetto rosso,
concentrando i lanci sui focolai. Laddove possibile, è bene mantenere una certa umidità
attraverso irrigazioni sopra chioma: in questo modo si favorisce l’azione del predatore a
scapito di quella del ragnetto rosso.
Phytoseiulus persimilis è un fitoseide predatore utilizzato con successo in tutto il mondo, per
la lotta biologica al ragnetto rosso (Tetranychus urticae), su varie colture orticole ed
ornamentali, sia protette che in pieno campo, come fragola, peperone, melanzana,
cucurbitacee e tante altre.
Le femmine, con il corpo piriforme di colore arancio brillante, sono leggermente più grandi di
un ragnetto rosso e molto mobili.
P. persimilis è caratterizzato da una elevata capacità di ricerca ed è in grado di esplorare
ampie superfici. Lo sviluppo in condizioni ottimali è anche più rapido di quello della sua preda.
Molto importante è la cura nell'uniformità della distribuzione all'interno dell'appezzamento.
Per il miglior risultato, è importante iniziare il programma di lancio precocemente, già alla
presenza dei primi ragnetti isolati, e mantenere un buon livello di umidità relativa nell'habitat.
I quantitativi totali di lancio variano da un minimo di 5-6 fino a 20-25 per mq.
Phytoseiulus persimilis
ragnetto rosso
ragnetto rosso e fitoseide
22
NEMATODI ENTOMOPATOGENI
I nematodi entomopatogeni sono piccoli organismi vermiformi (0,4 -1 mm), che vivono nel
terreno a spese di larve di insetti. Le specie più importanti appartengono ai generi
Steinernema ed Heterorhabditis che penetrano le loro vittime attraverso le aperture del
corpo od anche attivamente attraverso l'esoscheletro. Una volta dentro l'ospite, il nematode
rilascia dei microrganismi simbionti che moltiplicandosi provocano la morte dell'insetto in 2472 ore. Gli insetti uccisi diventano giallo-marroni, o rossastri a seconda della specie. L'attività
dei microrganismi trasforma l'interno dell'insetto in un substrato ideale per la riproduzione
del nematode il quale compie uno o due cicli riproduttivi, sino a produrre altre migliaia di larve
infettive che abbandonano il cadavere ormai putrefatto dell'insetto, in cerca di nuovi ospiti.
Le larve infettive dei nematodi si disperdono sia in orizzontale che in verticale, e sia
attivamente che passivamente. La diffusione attiva richiede la presenza di un film liquido ed è
limitata ad alcuni centimetri mentre quella passiva, ad opera di pioggia, vento, parti di suolo o
insetti, può essere molto maggiore. La durata della sopravvivenza nel suolo in assenza di ospiti
dipende anche dalla temperatura, dall'umidità, dall'azione dei nemici naturali e dal tipo di
suolo.
I nematodi oltre ad essere molto efficaci nel controllo di diverse importanti specie di insetti
dannosi alle colture, sono del tutto innocui per le specie non target e per gli animali superiori,
costituendo così un importante gruppo di agenti di controllo biologico, molto utili, versatili ed
in grande sviluppo applicativo.
La loro applicazione è semplice e si effettua previa dispersione in acqua, che viene poi
distribuita al suolo con attrezzature convenzionali nei pressi della piante.
I più noti ed impiegati nematodi entomopatogeni sono:
• Heterorhabditis bacteriophora: Nematodi entomopatogeni di larve di coleotteri
• Steinernema carpocapsae: Nematodi entomopatogeni di coleotteri e lepidotteri
• Steinernema feltiae: Nematodi entomopatogeni di larve di ditteri
Insetto attaccato da nematode entomopatogeno
Nematodi entomopatogeni
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HETERORHABDITIS BACTERIOPHORA
(nematode entomopatogeno di larve di coleotteri)
Heterorhabditis bacteriophora è un nematode entomopatogeno utilizzato per la lotta
biologico alle larve di oziorrinco, ed altri coleotteri ed insetti terricoli, che essi penetrano
attivamente portandoli a morte in 24-72 ore.
Questi nematodi si muovono attivamente nel terreno in cerca delle larve ospiti. Il
comportamento entomopatogeno è dato dalla simbiosi con un batterio del genere Xenorhabdus
che viene trasportato all'interno dell'ospite e la cui azione rende il substrato favorevole allo
sviluppo del nematode. Al termine dell'infezione migliaia di nuove larve infettive del nematode
abbandonano il cadavere in cerca di nuovi ospiti.
L'impiego dei nematodi entomopatogeni permette un azione rapida e duratura nel tempo.
L'applicazione è estremamente facile ed assolutamente sicura per l'uomo e l'ambiente.
Il preparato commerciale è costituito da larve mobili del nematode, mescolate in una pasta di
argilla inerte che deve essere diluita in acqua e somministrata al terreno come un’irrigazione.
I nematodi si muovono nel terreno in presenza di un velo d’acqua e penetrano nelle larve del
fitofago attraverso la bocca, l’ano o le aperture stigmatiche. Una volta all’interno dell’ospite,
le larve di Heterorhabditis liberano dei batteri simbionti che infettano la larva di oziorrinco
determinandone la morte. La larva morta rappresenta il substrato ideale per la riproduzione
del nematode, che compie 2-3 generazioni all’interno del cadavere prima di fuoriuscire come
stadio infettivo alla ricerca di altre larve di oziorrinco.
Per raggiungere la piena efficacia del trattamento occorre rispettare due condizioni
fondamentali: la scelta del giusto momento di intervento, corrispondente alla presenza di
giovani larve di oziorrinco nel suolo, e il mantenimento per le giornate successive al
trattamento di un’alta umidità del terreno, in modo che le larve dei nematodi si possano
agevolmente muovere in un film d’acqua alla ricerca del fitofago.
Le dosi indicative di impiego sono le seguenti:
Per metro quadro: 200-400.000
Per pianta: 25-40.000
Gli interventi migliori sono quelli contro le giovani larve, più sensibili ed all'inizio della loro
azione fitofaga. Le temperature del substrato ideali per una maggiore efficacia sono di 1822°C (min.13-max 30°C).
oziorrinco adulto
larva colpita e sana
24
STEINERNEMA CARPOCAPSAE
(nematode entomopatogeno per il controllo dei parassiti delle palme)
Steinernema carpocapsae è un nematode entomopatogeno che dimostra un eccellente attività
nel controllo biologico dei due nuovi parassiti delle palme: il punteruolo rosso, Rhynchophorus
ferrugineus, e la Paysandisia archon.
I nematodi sono tipicamente terricoli, e la loro vitalità è compromessa dalla disidratazione e
dalle radiazioni solari al di fuori del suolo. L'utilizzo di un particole ceppo di Steinernema
carpocapsae con un liquido applicatore a base di chitosano (polisaccaride ottenuto dalla chitina
dei crostacei), consente l'efficace applicazione anche al di fuori del suolo, così i nematodi
riescono ad essere attivi per alcune settimane, colpendo sia gli adulti del rincoforo, sia le
larve di esso e della Paysandisia.
50 milioni di nematodi è sufficiente per trattare 2-3 palme di grandi dimensioni. Le piante
devono essere trattate con un mezzo a doccia od attrezzature simili, raggiungendo il centro
della corona, l'inserzione delle foglie, e gli stipiti.
In caso di piante già affette, l'applicazione deve essere ripetuta almeno 2-3 volte per coprire
le parti attaccate con una rapida efficacia. In caso di trattamenti preventivi su piante
asintomatiche od in aree a rischio, l'applicazione può effettuarsi a maggiore cadenza, sempre
però ripetendosi per l'intero corso della stagione primaverile-estiva.
Punteruolo rosso
Paysandia
STEINERNEMA FELTIAE
(nematode entomopatogeno di larve di sciaridi ed altri insetti)
Steinernema feltiae è un nematode entomopatogeno utilizzato per il controllo biologico di
larve di ditteri (sciaridi, phoridi, agromizidi, muscidi) e lepidotteri (nottuidi, agrotidi, cossidi,
sesidi). Questo nematode attende nel terreno il passaggio delle vittime che vengono
penetrate attivamente. Una volta dentro l'ospite viene rilasciato un microrganismo simbionte
(genere Xenorhabdus) la cui azione determina la morte della larva in 24-72 ore. L'attività del
batterio crea un substrato ideale per lo sviluppo di migliaia di nuovi nematodi che poi
abbandonano il cadavere in cerca di nuovi ospiti. L'applicazione viene fatta con attrezzature
convenzionali ed è del tutto sicura per l'uomo e le piante. E' particolarmente impiegato nel
florovivaismo per il controllo delle larve di sciaridi nelle coltivazioni in vaso, in substrato o nei
bancali. Steinernema feltiae è molto attivo a temperature di 15-20°C, mentre sotto i 10°C e
sopra i 30°C perde efficacia. Le dosi di impiego vanno dai 300.000 ai 600.000/mq, oppure
25.000-100.000 per vaso o circa 10-20.000 per litro di terriccio.
larva parassitizzata
25
X
Amblyseius californicus ragnetti
X
Amblyseius cucumeris
tripidi
Amblyseius swirskii
aleurodide/tripide
Anthocoris nemoralis
cacopsilla pyri
Aphidius colemani
afidi piccoli
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Aphidoletes aphidimyza aphys gossypii
Chrysoperla carnea
afidi
Diglyphus isaea
Liriomyza spp.
Encarsia formosa
Trialeurodes vaporarium
Eretmocerus eremicus
Trialeurodes + Bemisia
Eretmocerus mundus
Bemisia tabaci
H. bacteriophora
oziorrinco
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Necremnus artynes
tuta absoluta
Orius laevigatus
tripidi
X
X
Phytoseiulus persimilis
ragnetto rosso
X
X
piralide
X
X
Macrolophus caliginosus aleurodidi e tuta absoluta
Trichogramma maidis
X
X
Lysiphlebus testaceipes afidi
S. feltiae e carpocapsae carpocapsa
zucchino
zucca
soia seme
sedano
rucola
melone
peperone
C.P.
pero
pomodoro
C.P.
prezzemolo
melo
melanzana
mais
lattughino
lattuga
kaki
dolcetta
cicorino
lattuga seme
ragnetti ed eriofidi
fragola C.P.
Amblyseius andersoni
cocomero
Bersaglio
cetriolo seme
Ausiliare
cetriolo
castagno
Tabella 1 – Alcuni insetti, acari e nematodi ausiliari impiegati in applicazione dei disciplinari di lotta integrata su alcune colture
X
X
X
X
X
X
X
X
X
26
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
FITOFARMACI MICROBIOLOGICI
Il controllo biologico degli insetti nocivi non é frutto di un’idea recente: esso risale molto
addietro nel tempo, quando già gli antichi cinesi immettevano nei silos le formiche di Pheroas
per combattere gli insetti che danneggiavano i raccolti. La mancanza iniziale di fondamenti
teorici ha senz’altro rallentato l’affermarsi di questo metodo di lotta contro gli insetti nocivi.
I preparati a base di sostanze chimiche, che presentano elevata efficacia unitamente a facile
modalità di applicazione e pertanto in un primo tempo hanno arrestato lo sviluppo
dell’alternativa biologica, con la continua introduzione di materiali estranei all’ambiente stanno
provocando effetti indesiderati. Per questo motivo molti ricercatori cercano nuove soluzioni
fra gli organismi in presenza dei quali l’uomo si é evoluto. La coesistenza non implica che non vi
sia rischio di tossicità, ma solo che vi deve essere necessariamente un modus vivendi che si è
stabilizzato da molto tempo, e suggerisce che vi possono anche essere dei rischi inerenti al
sistema di controllo degli insetti dannosi che sono già stati collaudati dalla natura. Anche
l’instaurarsi di resistenze degli insetti agli insetticidi di sintesi sta diventando un problema:
pertanto in molti settori agricoli gli insetticidi microbici offrono una potenziale alternativa,
complementare a quella dei pesticidi chimici, sempre che i costi permettano di ampliarne la
diffusione commerciale.
Il controllo microbiologico degli insetti usa microrganismi patogeni, portatori di malattie degli
insetti, microrganismi che vengono isolati durante epidemie naturali. Di solito queste epidemie
si sviluppano solo quando la densità di popolazione degli insetti é elevata, e di norma dopo che i
raccolti hanno già subito danni notevoli.
Se le epidemie vengono indotte quando la popolazione degli insetti é a bassa densità, esse
provocano la diminuzione degli individui presenti al tempo dell’applicazione, impedendone la
proliferazione.
Dal punto di vista funzionale, i microrganismi associati agli insetti possono essere classificati
in diversi gruppi: simbionti, patogeni, non patogeni, commensali, senza effetti. Per la lotta
biologica si prendono principalmente in esame i simbionti e i patogeni.
1. Microrganismi simbionti: Batteri, rickettsie e lieviti microsimbionti vengono trasmessi
dall’ospite agli insetti per contaminazione delle uova. Koch ha dimostrato che per un normale
ricambio gli insetti ospiti hanno bisogno di simbionti, e su questo fatto si sono basate le
indicazioni per la lotta biologica contro determinati insetti. Infatti i simbionti essenziali
possono essere aggrediti con antibiotici, ma questo metodo ha delle limitazioni dovute allo
sviluppo di ceppi antibiotico resistenti. Per questo motivo sembra più conveniente attaccare
gli insetti con metodi biologici, ad esempio con i fagi.
2. Microrganismi patogeni: In questa categoria si considerano non solo i microrganismi, ma
anche i virus capaci di indurre malattie negli organismi che li ospitano. Per essere classificati
come patogeni gli agenti isolati dall’organismo malato devono essere capaci di indurre la stessa
malattia nell’organismo sano. Finora sono stati giudicati patogeni per gli insetti circa 300 tra
virus, protozoi e funghi, oltre a 50 batteri e rickettsie. Fra questi i funghi sono in grado di
attaccare anche forme di vita non larvali, mentre gli altri attaccano l’insetto solo nello stadio
di vita giovanile.
27
A seconda del tipo di microrganismo, si attua di preferenza una via di ingresso:
1. I virus, le rickettsie, i protozoi e i batteri di solito infettano per via perorale, cioè per
ingestione: poiché la sensibilità dell’individuo diminuisce con il crescere del peso e dell’età, una
malattia prodotta dagli agenti suddetti può essere diffusa con contagio soltanto negli stadi di
vita più giovanili. Inoltre gli organismi infestanti restano prigionieri dell’ospite anche dopo la
morte, fino alla sua dissoluzione.
2. I funghi invece, oltre ad essere efficaci anche in stadi di vita più avanzati, hanno la
possibilità di agire anche per via percutanea: infatti le loro ife possono penetrare attraverso
lo scheletro chitinoso degli insetti adulti, scheletro che di solito evita il contagio con altri
patogeni. Inoltre i funghi producono internamente all’ospite delle ife che escono in direzione
inversa a quella in cui ha avuto luogo l’infezione e formano all’esterno dei miceli appariscenti:
nel caso di funghi imperfetti nella parte terminale del micelio si sviluppano conidiofori e
conidiospore.
3. Una terza via di infezione é la trasmissione alla discendenza per contaminazione delle uova,
come nel caso dei simbionti. Questo accade specialmente per i patogeni obbligati degli insetti.
I meccanismi di difesa degli insetti dai patogeni sono diversi da quelli dei vertebrati, a volte la
differenza é totale, a volte solo parziale.
- La principale barriera esterna alle infezioni é costituita dallo scheletro chitinoso.
- All’interno invece la protezione é costituita dalla parete intestinale (barriera intestinale),
che é permeabile solo a certi patogeni.
- Se i germi penetrano nell’emocele, si mobilitano delle sostanze di difesa e dei fagociti, ma
non si formano anticorpi come nei vertebrati. L’immunità individuale nell’insetto non ha alcuna
importanza pratica, mentre si può manifestare una resistenza di popolazione o di ceppo
selezionato sia verso i patogeni che verso le loro tossine.
Effetti sugli insetti utili. Uno degli interrogativi principali che si pongono al momento dell’uso
di un preparato a base di entomopatogeni é relativo all’effetto sugli entomofagi e sugli insetti
utili, come possono essere le api o il baco da seta.
Le Entomophtoracee sono molto specifiche, al contrario dei funghi imperfetti, il cui uso può
essere rischioso per gli insetti utili, parassiti e predatori. L’opportunità dell’uso di tali
preparati deve essere valutata con estrema attenzione.
Effetti sulla salute umana. Quale possa essere l’influenza di preparati entomopatogeni sui
vertebrati e in particolare sull’uomo è un problema che richiede una attenta valutazione.
I funghi imperfetti presentano un’ampia gamma di tossicità, dall’innocuità fino a specie
patogene per gli animali superiori.
I protozoi entomopatogeni non sembrano essere dannosi per l’uomo.
Per quanto riguarda i batteri non si hanno dati sufficienti per Bacillus popiliae, mentre su
Bacillus thuringiensis si possiede una gran massa di dati e tutti ne dimostrano l’assoluta
innocuità per l’uomo.
Due entomopatogeni non sporigeni sono la Pseudomonas aeruginosa e la Serratia marcescens,
entrambi potenzialmente tossici per l’uomo (infettano le ferite), per cui il loro uso é
accettabile con riserva.
I virus poliedrici entomopatogeni sembrano essere assolutamente innocui per l’uomo.
Sui virus senza corpo di inclusione non si hanno ancora dati certi.
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Classificazione dei microorganismi entomopatogeni:
I miceti. I generi più importanti di funghi entomopatogeni sono rappresentati da Beauveria,
Metharryzium, Enthomophtoracee, Coelomyces.
Beauveria e Metharryzium sono funghi imperfetti, vale a dire non ne sono noti i corpi
fruttiferi principali. Sono relativamente specifici come entomopatogeni, e pertanto si
raccomanda di usarli in habitat estremamente limitati con particolari caratteristiche
ecologiche.
Le Entomophtoracee, altamente specifiche per quanto riguarda l’ospite, sono responsabili
delle epidemie autunnali delle mosche domestiche (Entomophora musci) e delle larve di
nottuidi quali Panolis flammea, Agrotis segetum. I conidi di Entomophtora sono molto delicati
e non si sono trovate ancora le condizioni di germinazione adatte per le spore. La
commercializzazione è ostacolata dal fatto che, essendo patogeni obbligati, hanno notevoli
esigenze ecologiche.
I Coelomyces sono funghi che vivono in acqua e aggrediscono pressoché solo le larve dei
nematodi (Anopheles, Aedes, Culex).
Per quanto riguarda gli ospiti, la loro selettività é variabile. L’uso di fungicidi in operazioni
fitosanitarie può pregiudicare l’impiego di funghi entomopatogeni: popolazioni di insetti
dannosi che sono stati tenuti sotto controllo con entomopatogeni, possono aumentare in
misura considerevole in seguito a trattamenti fungicidi.
Si trovano funghi entomopatogeni in tutti i gruppi tassonomici, ma la maggior parte di specie
utili a questo scopo si trova nei deuteromiceti (Monilia e Sphaeropsidales) e ficomiceti. I
deuteromiceti hanno destato molta attenzione principalmente a causa del loro facile
accrescimento “in vitro”. Molte specie sono già commercializzate come insetticidi;
diversamente dai batteri, i funghi infettano gli insetti non solo attraverso l’apparato boccale e
l’intestino, ma attraverso la cuticola. Essi sono pertanto insetticidi di contatto, non veleni per
ingestione. L’invasione dell’ospite avviene tramite rottura della cuticola ad opera di una
miscela di lipasi, proteasi e chitinasi. Gli entomopatogeni, dopo invasione dell’ospite, possono
produrre tossine. In ambiente umido i funghi sporulano sul cadavere, sia immediatamente
prima che l’insetto muoia, che subito dopo. Le spore sul corpo dell’insetto possono allora
infettare insetti sani.
Questa capacità dei funghi di produrre epidemie (chiamate epizootiche) é uno dei vantaggi
chiave del loro uso come agenti antinsetti.
Il principale svantaggio invece é il ristretto intervallo di condizioni ambientali e climatiche
adatte al loro impiego: quasi tutti richiedono elevata umidità e temperature moderate e ne
consegue che il loro impiego é limitato alle serre.
I Batteri. Sono entomopatogeni sia batteri sporigeni che non sporigeni, ma le spore
sopportano meglio sia l’applicazione a spruzzo che la permanenza in campo. I batteri non
sporigeni sono patogeni facoltativi di alcuni insetti (Locusta migratoria), ma se vi sono le
condizioni per un’epidemia gli sporigeni hanno migliori possibilità di applicazione.
Nel genere Bacillus rivestono particolare interesse il Bacillus popilia e il Bacillus thuringiensis.
Il Bacillus popilia é stato usato con successo contro le larve della Popilia japonica. Le larve di
Popilia danneggiano i prati e gli adulti distruggono il fogliame degli alberi da frutto. Il Bacillus
popiliae deve essere riprodotto nel suo ospite originale perché solo così forma spore virulente.
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I preparati a base di spore sono stabili e durano per anni. Il B. popiliae ha efficacia
limitatamente alle varietà di scarabeo: la varietà melolonthae può essere usata per le larve di
maggiolino.
Sono molto attive le ricerche genetiche: ricercatori belgi hanno usato il trasferimento
mediato dal T - DNA del plasmide di Agrobacterium tumefaciens per esprimere geni chimerici
di questa tossina in piante di tabacco, per conferire alle piante la capacità di difendersi dai
lepidotteri, che è trasmessa anche alla discendenza.
Ricercatori americani hanno invece trasferito il gene codificante per la protossina in
Pseudomonas fluorescens che, contrariamente al Bacillus thuringiensis efficace solo sulla
superficie del terreno, cresce sottoterra in associazione con le radici delle piante contro gli
insetti sotterranei.
Un altro gruppo americano, sfruttando il normale scambio di materiale genetico che avviene in
natura tra batteri, ha prodotto un ceppo geneticamente alterato di Bacillus thuringiensis, la
cui tossina é attiva anche contro insetti che attaccano i raccolti di cotone.
L’efficacia della tossina é legata, oltre che al pH dell’intestino, anche al modo di alimentarsi
dell’insetto: se questo si nutre solo in superficie, ingerisce rapidamente una dose letale di
tossina; se invece si addentra subito all’interno del frutto, ad esempio, la dose di tossina
ingerita non é sufficiente a provocare la morte.
Per questo, si sono aggiunti alle spore di Bacillus thuringiensis degli “appetenti”, sostanze cioè
che inducono l’insetto ad indugiare in superficie per nutrirsi.
Finora non si é verificato alcun danno né per l’uomo né per l’ambiente in conseguenza dell’uso
di Bacillus thuringiensis, uso che é ammesso su tutte le colture eduli anche il giorno stesso del
raccolto.
I protozoi. I più importanti tipi di protozoi patogeni per gli insetti sono i microsporidi, che
sono patogeni obbligati, polifagi. In confronto ad altri agenti patogeni, i microsporidi hanno
avuto poco successo perché presentano difficoltà di coltivazione e di conservazione.
I virus. Interessano particolarmente tre tipi di virus :
•I virus delle poliedrosi citoplasmatiche,
•I virus delle poliedrosi nucleari
•I virus delle granulosi
I baculovirus sono una famiglia di virus in grado di infettare una grande varietà di artropodi
ed in particolar modo le larve di Lepidoptera, Coleoptera, Diptera, Hymenoptera, Neuptera,
Siphonoptera, Thysanura e Trichoptera. Il nome baculo è riferito alla forma bastoncellare del
capside di queste particelle virali. All’interno del capside il DNA è condensato in una struttura
nucleoproteica. Da qualche anno, un baculovirus modificato geneticamente produce una
potente tossina di scorpione, attiva contro le larve di insetti. I virus sono dissolti nel tubo
digerente dove la tossina può agire. I virus poliedrici sono attivi per molti anni e sono
danneggiati solo dai raggi solari e dalle alte temperature, mentre non risentono di condizioni
ambientali sfavorevoli, come variazioni drastiche del tasso di umidità. I virus poliedrici hanno
elevata specificità rispetto all’ospite: il baco da seta é immune dalle virosi che attaccano gli
altri lepidotteri e le api da quelle che attaccano altri imenotteri.
Qui vengono descritti i microrganismi utili più noti e diffusi.
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MICETI
TRICHODERMA HARZIANUM
Fungo antagonista
Le specie appartenenti al genere Trichoderma harzianum sono dei funghi comuni degli
ecosistemi rizosfera. La ricerca scientifica ha dimostrato come sia in grado di instaurare
un’associazione mutualistica con la pianta e, mediante iperparassitismo, limitare fortemente la
crescita di funghi patogeni. Alcuni ceppi stabiliscono forti e durature colonizzazioni delle
superfici delle radici e penetrano fino al di sotto dell’epidermide. Essi producono sostanze che
inducono, come risposta, resistenze sistemiche o localizzate: infatti sono dei microrganismi
non patogeni ma che stimolano la pianta ad alzare le difese.
Il Trichoderma harzianum forma colonie che portano alla rapida produzione di conidi, che
conferiscono un aspetto polverulento, verde-giallastro. I conidi sono di forma subglobosa, con
pareti lisce, di colore ialino-verdastro. Il suo ottimo di temperatura è di 30°C, con una
crescita di 3,3 cm su agar. La temperatura massima è di 36°C.
Trichoderma harzianum è un fungo comune nella rizosfera ed è da tempo riconosciuto come un
valido agente di biocontrollo dei patogeni fungini delle piante. In proposito sono state
pubblicati i risultati di molte ricerche fatte sulla natura micoparassitaria di questo fungo e
sul contributo che è in grado di apportare alla salute della pianta. L'utilizzo di Trichoderma
nel controllo biologico è giustificato dalla sua elevata capacità riproduttiva (crescita radiale in
terreno di coltura solido: 15 mm/giorno) e dalla elevata resistenza a situazioni ambientali
sfavorevoli.
Ha inoltre scarse esigenze nutritive: una soluzione minerale contenente pochi carboidrati è
sufficiente per ottenere una rapida crescita. Molti isolati mostrano meccanismi di
antagonismo quali la produzione di sostanze antibiotiche (volatili e non volatili), competizione
per gli elementi nutritivi e interazione ifale.
Le spore di Trichoderma sono molto usate nel biocontrollo.
La maggior parte degli isolati produce masse di spore, in particolare conidi su substrati solidi
e clamidospore in coltura liquida. È molto importante la tolleranza alle molecole di sintesi
poiché l’uso di agenti di biocontrollo è spesso associato, in campo, dall’utilizzo di agrofarmaci
chimici. Trichoderma ha il vantaggio di acquisire resistenza nei confronti dei fungicidi più di
frequente utilizzati.
Viene impiegato su diverse colture per la lotta ai marciumi radicali causati da funghi quali
Fusarium, Sclerotinia, Pythium, Rhizoctonia.
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CONIOTHYRIUM MINITANS
Fungo antagonista
E’ un fungo micoparassita che attacca le ife e gli sclerozi di funghi appartenenti ai generi
Sclerotium e Sclerotinia dei quali è parassita obbligato e per questo impiegato nella lotta
biologica. Può colpire anche alcuni ceppi di Botrytis cinerea.
Le spore germinano nel suolo umido con temperature comprese tra 5 e 25 °C. Le condizioni
ideali sono rappresentate da saturazione in acqua del terreno del 60 – 70% e temperature
comprese tra 10 e 25 °C. Al di sopra dei 30 °C la crescita del micelio è bloccata. Può
sopravvivere alcuni anni nel suolo, ed è stato associato con lo sviluppo di terreni repressivi
verso sclerotinia. Coniothyrium minitans può colpire sia le ife che gli sclerozi del patogeno sia
per semplice pressione sulle pareti cellulari sia per una combinazione di pressione ed azione
enzimatica esercitata da glucanasi e chitinasi.
Le piogge favoriscono la distribuzione verticale (non oltre 2 cm) del fungo tramite la
percolazione dell'acqua attraverso i pori del terreno; gli schizzi d’acqua ne permettono altresì
il movimento orizzontale. Anche la fauna del suolo svolge un ruolo importante per la
dispersione dei propaguli.
Considerando la più lenta crescita del micelio di Coniothyrium minitans rispetto a sclerotinia,
l’applicazione del biofungicida deve essere effettuata sui residui della vegetazione al termine
del ciclo colturale precedente, almeno 2 -3 mesi prima dell'attacco da parte del patogeno.
L'applicazione viene effettuata al terreno mediante i normali strumenti impiegati per la
distribuzione dei fitofarmaci; in seguito è indispensabile incorporare il biofungicida al terreno
con una lavorazione. Nei casi di coltivazione a ciclo continuo, come le lattughe in serra, può
essere applicato a dosi ridotte al termine di ogni ciclo produttivo. L’applicazione di fungicidi
chimici alla parte aerea non ostacola l’attività di Coniothyrium minitans.
Non produce micotossine, pertanto la tossicità sull’uomo, sugli animali e sugli insetti utili è
nulla e non vi sono pericoli per l’operatore durante la distribuzione del prodotto.
AMPELOMYCES QUISQUALIS
Fungo antagonista
E' un fungo antagonista per il controllo biologico dell'oidio. Si tratta di un microrganismo
comunemente presente in natura che vive a spese di tutti gli oidii appartenenti alla famiglia
Ersiphacee.
Le spore di Ampelomyces quisqualis che vengono distribuite con il trattamento, una volta a
contatto con il micelio ospite, germinano e danno origine ad un tubetto che penetra nel micelio
dell'oidio. Viene impiegato con successo su vite da vino e da tavola e può oggi essere impiegato
anche su fragole, cucurbitacee (melone, anguria, zucca, zucchino e cetriolo), solanacee
(pomodoro, peperone e melanzana) e rosa.
Il prodotto riduce il rischio di sviluppo di ceppi resistenti ai fungicidi di sintesi e agisce a
temperature inferiori allo zolfo (12°C). Non è fitotossico e non ha tempo di carenza. E' inoltre
innocuo per gli ausiliari e sicuro per l'uomo e l'ambiente.
E’ consigliabile intervenire a bassi livelli di infezione, avendo l'accortezza di trattare nelle
prime ore del giorno e della sera, curando accuratamente la bagnatura della vegetazione.
Ampelomyces quisqualis può essere impiegato in alternativa a numerosi fungicidi di sintesi,
ricordando però di non alternarlo con trattamenti a base di zolfo.
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BEAUVERIA BASSIANA
Fungo entomopatogeno
La Beauveria bassiana è un fungo endofita con proprietà entomopatogene utilizzato nella lotta
biologica, in grado di causare danni a diversi tipi di insetti agendo come parassita.
Il nome della specie è un omaggio al naturalista italiano Agostino Bassi che nel 1835, grazie ad
un'approfondita sperimentazione dimostrò che il mal del calcino del baco da seta era causato
dal fungo.
Il fungo provoca una malattia conosciuta come calcino o malattia del baco da seta. Quando le
spore del fungo entrano in contatto con il corpo di un insetto, germinano, entrano nel corpo e
vi sviluppano, uccidendo l'insetto. Dopo la morte dell'insetto una schiuma bianca si sviluppa sul
cadavere producendo nuove spore. Gran parte degli insetti che vivono sul suolo hanno
sviluppato difese naturali contro la Beauveria bassiana, tuttavia molti altri ne sono
suscettibili.
Il fungo non infetta l'uomo né gli animali ed è pertanto considerato un insetticida naturale
contro insetti infestanti come la mosca dell’olivo, le termiti, dorifora della patata.
Nel caso della mosca dell’olivo viene impiegata in abbinamento al piretro che esercita un’azione
sugli adulti. In questo caso la Beauveria bassiana non agisce contro le larve già presenti
all’interno dei frutti, ma esercita un’azione preventiva evitando l’ovideposizione perché il
fungo determina una riduzione della capacità di ovideporre nelle femmine in presenza di frutti
trattati.
È attualmente allo studio il suo utilizzo come mezzo di controllo della zanzara Anopheles,
portatrice della malaria, attraverso la dispersione delle spore sulle aree infestate.
La Beauveria bassiana è la forma anamorfica (forma di riproduzione asessuale) della specie
Cordyceps bassiana.
Beauveria bassiana su una larva
ALTRI FUNGHI UTILI
Metarhizium anisopliae: fungo entomopatogeno impiegato contro un parassita della canna da
zucchero
Verticillium lecanii: fungo entomopatogeno impiegato contro gli afidi.
Thricoderma viride: impiegato in abbinamento a Thricoderma harzianum su diverse colture
per la lotta ai marciumi radicali causati da funghi quali Sclerotinia, Rhizoctonia, Verticillum e
Phytophtora.
Thricorderma asperellum: Viene impiegato su diverse colture per la lotta ai marciumi radicali
causati da funghi quali Pythium, Rhizoctonia, Verticillum, Phytophtora.
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BATTERI
BACILLUS THURINGIENSIS
Il Bacillus thuringiensis è un batterio sporigeno che vive nel terreno. Quando viene ingerito
mediante vegetali contaminati, il batterio sporula nell'ospite liberando tossine dette tossine
Bt o più esattamente delta-endotossine (innocue per gli esseri umani). Le tossine sono
contenute all'interno di cristalli che si dissolvono in particolari condizioni presenti a livello
intestinale di alcuni insetti. Al fine di favorire la solubilizzazione del cristallo il pH deve
essere alcalino (pH >9). Le tossine, ad opera di proteasi, liberano dei frammenti più piccoli e
tossici, in quanto distruggono le cellule epiteliali della superficie intestinale del bruco,
provocando paralisi e morte. A seconda della dose ingerita, i bruchi cessano di alimentarsi
entro 15’ dall’ingestione e muoiono dopo 3 – 5 giorni.
Le tossine Bt sono estremamente specifiche ed interagiscono con l'intestino di determinate
specie d'insetti. Il Bacillus thuringiensis agisce come insetticida sulle larve di lepidottero, ma
alcuni ceppi hanno attività anche nei riguardi di Ditteri e Coleotteri.
È impiegato per la creazione di piante transgeniche e nell'agricoltura biologica come
insetticida.
I ceppi di Bacillus Thuringiensis in commercio sono:
• Il B. thuringiensis con più ceppi è il B. thuringiensis Kurstaki, con ben sei differenti ceppi
segnalati in commercio: 3A3B, ABTS 351, EG2348, SA11, SA12, HD1.
• Il B. thuringiensis Aizawai conta invece sul solo ceppo H7
• Il B. thuringiensis Tenebrionis, con un solo ceppo, l'NB176, che si differenzia soprattutto
per la sua attività sui coleotteri.
Al fine di ottimizzare l’utilizzo del Bacillus thuringiensis in relazione all’efficacia dei diversi
ceppi nei confronti delle diverse avversità è opportuno seguire le seguenti avvertenze:
• Il Bacillus thuringiensis agisce per ingestione ed esplica la massima attività se applicato
quando le larve sono nei primi stadi di sviluppo.
• Si raccomanda di ripetere l’applicazione e di utilizzare formulati ben conservati.
• In presenza di acque con pH superiore ad 8 è necessario acidificare preventivamente l’acqua
prima di preparare la miscela.
• Non miscelare con prodotti a reazione alcalina (calce e poltiglia Bordolese).
• Assicurare una completa e uniforme bagnatura della vegetazione da proteggere
• Il formulato commerciale risulta più aggressivo se addizionato di zucchero all'atto della
somministrazione.
Tabella 2 - Efficacia dei ceppi di Bacillus thuringiensis nei confronti delle diverse avversità
Ceppo
Lobesia
botrana
Pandemis
cerasana
Anarsia
lineatella
Mamestra
brassicae
Autographa
gamma
Helicoverpa
armigera
B.t. kurstaki
+++
+++
+++
++
++
++
+++
+++
+++
++
++
+++
+++
+++
+++
++
++
++
+++
+++
+
++
++
++
++
++
++
++
++
++
+++
+++
+++
+++
+++
+++
HD1
B.t. kurstaki
SA11
B.t. kurstaki
SA12
B.t. kurstaki
EG2348
B.t.aizawai/ kurstaki GC91
B.t.aizawai H7
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BACILLUS SUBTILIS
Viene impiegato contro un'ampia gamma di crittogame quali Botrytis cinerea, Marciume acido,
Venturia inequalis, Colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora), altre batteriosi
(Xanthomonas spp. e Pseudomonas spp.), Sclerotinia spp e diverse specie di oidio, con effetti
secondari su altri patogeni.
Il ceppo di Bacillus subtilis impiegato nel biofungicida è presente in natura. Il biofungicida
contiene 5 x 109 cfu/g del principio attivo. Il ceppo QST 713, presente in natura, non è
manipolato geneticamente, manifesta un’attività antimicrobica superiore rispetto ad altri B.
subtilis ed è stato brevettato. Inoltre i coformulanti inseriti nel prodotto permettono al
biofungicida di essere compreso nella lista OMRI (Organic Material Review Institute), l’ente
che presiede all’ammissione di un prodotto per l’impiego in agricoltura biologica negli USA.
E’ il primo fungicida microbiologico ad ampio spettro di azione: infatti può agire contro diverse
crittogame quali Muffa Grigia (Botritis cinerea), Marciume acido, Ticchiolatura del melo
(Venturia inequalis), e numerose batteriosi quali Colpo di Fuoco (Erwinia amylovora),
Xanthomonas spp. e Pseudomonas spp. Altri target contro i quali è potenzialmente applicabile
sono la Sclerotinia e alcune specie di Oidio. Agisce per mezzo di un complesso modo di azione
che comprende la competizione per i nutrienti e per il sito, la stimolazione delle difese
naturali della pianta (S.A.R.) e la produzione di sostanze inibenti altri microrganismi. Le spore
di Bacillus subtilis germinano e competono con le crittogame a livello fogliare con le medesime
modalità di azione che il batterio manifesta in natura. Agisce quindi preventivamente contro
diverse crittogame, bloccando la germinazione delle spore fungine e inibendo l’insediamento
del patogeno sulla foglia, in quanto produce una zona di inibizione che riduce la crescita del
patogeno stesso. Il Bacillus subtilis produce inoltre una serie di lipopeptidi che, agendo in
modo sinergico, inibiscono la crescita del tubetto germinativo, del micelio fungino e la
moltiplicazione delle cellule batteriche. Non interagisce assolutamente con i processi di
fermentazione alcolica per cui può essere utilizzato contro la Botrite e il Marciume acido su
vite fino in prossimità della vendemmia.
In viticoltura deve essere impiegato contro muffa grigia e marciume acido alla dose di 250350 g/hl (3 Kg/Ha) intervenendo con 3-4 trattamenti nelle fasi di fine fioritura, pre-chiusura
grappolo, invaiatura e pre-raccolta.
E’ impiegabile anche su Melo e Pero contro Ticchiolatura e Colpo di fuoco batterico.
STREPTOMYCES GRISEOVIRIDIS
Lo Streptomyces griseoviridis è un batterio dell'ordine degli Attinomiceti, presente in natura
e non manipolato geneticamente.
Lo Streptomyces griseoviridis colonizza rapidamente le radici della pianta ospite
manifestando un'azione di antagonismo contro i funghi patogeni.
L'attività è legata a diverse modalità: competizione sul substrato, iperparassitismo,
produzione di metaboliti antifungini, stimolazione della crescita della pianta.
Lo Streptomyces griseoviridis esercita una efficace azione antagonista contro Fusarium
oxysporum ed altri patogeni del suolo, come Phytophtora capsici, Pythium ultimum,
Pyrenochaeta lycopersici e Verticillium dahliae.
Viene impiegato in piante ortive quali pomodoro, melanzana e peperone tra le Solanacee;
melone, cetriolo, cocomero e zucca tra le Cucurbitacee e basilico.
Viene impiegato anche su piante ornamentali quali ciclamino, gerbera e garofano.
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BACILLUS AMYLOLIQUEFACIENS
Il Bacillus amyloliquefaciens è un microrganismo ubiquitario, indigeno dell'Europa,
naturalmente presente nella rizosfera e sulla superficie delle piante. É un batterio Gram
positivo, strettamente aerobio, non modificato geneticamente. Diversi ceppi, originariamente
classificati come Bacillus subtilis ed ora assegnati a Bacillus amyloliquefaciens, sono usati per
la protezione delle piante contro funghi o batteri patogeni o per promuovere la crescita delle
piante. Si tratta di un batterio che viene impiegato anche per la produzione di enzimi e
nell’industria alimentare e biotecnologica. Essa non produce tossine pericolose all’uomo ed è
considerata sicura per l’uomo dall’EFSA.
Il Bacillus amyloliquefaciens viene impiegato in un fungicida/battericida microbiologico. In
particolare viene impiegata la subspecie plantarum (ceppo D747) ad ampio spettro di azione.
Agisce contro diverse avversità fungine quali la Muffa grigia (Botrytis cinerea), il Marciume
acido della vite, la Maculatura bruna (Stemphylium vesicarium), la Bremia dell’insalata (Bremia
lactucae), la Sclerotinia (Sclerotinia spp.) e alcune batteriosi quali, ad esempio, il Colpo di
fuoco delle pomacee (Erwinia amylovora) e PSA o cancro batterico dell’actinidia Pseudomonas
syringae pv actinidiae, batteriosi che da qualche anno insidia la coltura del kiwi in Italia.
Il D747 (isolato in Giappone) è un ceppo appositamente selezionato per la sua azione
antimicrobica e la sua capacità di contrasto a diversi patogeni delle piante.
Bacillus amyloliquefaciens è un rizobatterio che si insedia sulle radici, sulle foglie e su ogni
organo vegetale, dove si moltiplica rapidamente, prevenendo così l’insediamento di funghi e
batteri patogeni. Agisce quindi tramite un complesso modo di azione basato sulla competizione
sia per le fonti nutritive che per lo spazio nei confronti dei patogeni delle piante, ma anche
sulla produzione di sostanze in grado di inibire la crescita e lo sviluppo dei patogeni,
produzione e rilascio di lipopeptidi (che alterano la permeabilità della membrana dei funghi) e
proteasi (che degradano la parete delle cellule fungine). Il ceppo D747 di Bacillus
amyloliquefaciens è inoltre in grado di attivare dei meccanismi di induzione di resistenza nei
confronti della pianta trattata.
Può essere usato da solo o in combinazione o
alternanza con fungicidi convenzionali (compresi i
prodotti rameici). Svolge soprattutto un’azione
preventiva nei confronti dei patogeni. Può però
svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione
dello sviluppo di popolazioni resistenti ai
fungicidi di sintesi; infatti grazie al complesso
modo
di
azione
(tipico
dei
formulati
microbiologici) presenta un ridotto rischio di
resistenza. Non lascia residui sulle derrate e non
interferisce con i processi fermentativi dell’uva.
36
SPINOSAD
Spinosad è una sostanza attiva ad azione insetticida. E’ una miscela di due metaboliti ottenuti
durante il processo di fermentazione innescato da un batterio naturalmente presente in alcuni
terreni, la Saccharopolyspora spinosa. Si tratta quindi di una sostanza di origine naturale che,
pur presentando un profilo ambientale estremamente favorevole, ha uno spettro di azione
paragonabile a quello di un tradizionale prodotto fosforganico ed include Lepidotteri, Ditteri,
Imenotteri, Sifonatteri, Tisanotteri ed alcuni Coleotteri.
La sostanza attiva di Spinosad viene oggi prodotta in moderne strutture di fermentazione
dove le colonie di S. spinosa vengono allevate utilizzando substrati naturali quali soia e semi di
cotone.
Lo Spinosad fu scoperto nell’ambito di un progetto avviato durante gli anni ’50, quando alcune
società chimiche, iniziarono alcuni programmi di ricerca tendenti alla valorizzazione di
sostanze naturali dotate di potere antiparassitario. Il programma fu aiutato da una buona
dose di fortuna poichè, nel 1982, un Ricercatore della divisione “Natural Products” della Eli
Lilly, durante una vacanza nei Caraibi, visitò una distilleria di rum abbandonata e raccolse
alcuni campioni di terreno dell’area circostante. Questi campioni, così come altri raccolti in
diverse località, furono spediti al laboratorio di ricerca per determinarne la eventuale attività
biocida. I metaboliti prodotti dalla fermentazione innescata dagli organismi presenti nei
campioni di terreno evidenziarono una notevole attività insetticida e, nel 1986, i ricercatori
riuscirono ad identificare ed isolare l’organismo che produceva le sostanze dotate di questa
specifica attività. Si trattava di una nuova specie di batterio Actinomicete che venne
battezzato con il nome di Saccharopolyspora spinosa. Spinosad è la miscela delle due tossine
spinosyn A e spinosyn D. Il nome “spinos-a-d” deriva appunto dalla specie “spinosa”
dell’organismo che lo produce, aggiunto a quello delle due spinosine “A” e “D”.
Il cammino registrativo di spinosad negli Stati Uniti è stato particolarmente favorevole. Nel
1995, spinosad ha ottenuto il riconoscimento da parte dell’EPA di “prodotto a rischio ridotto”.
Questo tipo di classificazione accorda un cammino registrativo preferenziale e estensioni di
etichetta più veloci ai nuovi prodotti che incontrano perfettamente i requisiti richiesti
dall’EPA (minori rischi per la salute e per l’ambiente).
Spinosad ha ottenuto l’ambito riconoscimento in base alla sua limitata tossicità nei confronti
dei mammiferi, dei pesci, degli organismi selvatici e nei confronti degli insetti utili, nonché alla
sua compatibilità con i programmi di lotta integrata e con il Regolamento 404/2008, la
Commissione Europea ha ammesso Spinosad e quindi tutti
i formulati a base di Spinosad, nell’Allegato IIB del
Regolamento 2092/91 relativo ai principi attivi ammessi
in agricoltura biologica.
I vari formulati a base di spinosad sono oggi registrati in
30 paesi su oltre 150 colture.
Comunemente lo Spinosad viene impiegato per la lotta alla
mosca dell’olivo creando una chiazza di 30-40 cm circa di
diametro di prodotto nella chioma delle piante, non
nebulizzando il prodotto e irrorando gocce del diametro
di 4- 6 mm, trattando il 50% di piante, trattando tutte le
piante perimetrali, eseguendo i trattamenti ogni 8-12
giorni, in funzione del livello di infestazione.
37
VIRUS
CYDIA POMONELLA GRANULOSIS VIRUS
Il Cydia pomonella granulosis virus (CpGV) è un Baculovirus Granulovirus.
E’ un virus efficace contro le giovani larve di Cydia pomonella (carpocapsa) delle quali provoca
la morte in 3/5 giorni. Deve essere applicato prima e durante la schiusura delle uova. La data
del primo trattamento dipende dalle condizioni meteorologiche e dalla situazione geografica
del frutteto. Sono necessari 3 trattamenti per generazione. In caso di primavere precoci, il
terzo trattamento può essere frazionato in 2 volte. Si deve procedere al secondo e al terzo
trattamento ad intervalli di circa otto giorni soleggiati (2 giorni parzialmente soleggiati = 1
giorno di pieno sole). La dose è di 80-120 ml per ettaro e per trattamento, con almeno 3
trattamenti per ogni generazione di carpocapsa. In seconda-terza generazione si possono
avere danni da bacato secco provocato dalle larve prima della loro morte
Il virsu viene ingerito dalla vittima e giunge nell’intestiono medio della vittima dove il pH
alcalino distrugge la matrice proteica che protegge il virus; questa ha così il modo di
penetrare nell’epitelio intestinale della vittima, riprodursi nel nucleo delle sue cellule,
diffondersi in tutto il corpo e portare alla morte della vittima in 2-4 giorni.
La massima efficacia si ha nei confronti delle larve neosgusciate perché quelle in stadi più
avanzati, essendo già penetrate nel frutto, difficilmente ingeriscono il virus.
Cydia pomonella granulosis virus (CpGV) è altamente selettivo ed esplica anche un’azione
repellente all’ovideposizione.
adulto di Cydia pomonella
larva di Cydia pomonella
38
Tabella 3 – Impieghi di alcuni biofungicidi su alcune colture
Sclerotinia
X
Aglio
Albicocco
Patogeni responsabili dei
marciumi radicali
Monilinia e Xanthomonas
Lattuga
Basilico
Patogeni responsabili dei
marciumi radicali
Pythium
Basilico
Fusarium
Lattuga
Sclerotinia
Melanzana
Botrite
X
Melanzana
Verticillium
Melanzana
Sclerotinia
X
Rhizoctonia solani
Rhizoctonia solani
Carciofo
Sclerotinia
X
X
X
X
X
Melanzana
Phytophthtora
Melo
Erwinia amylovora
Melone
Fusarium
X
Rhizoctonia solani
Sclerotinia
Melone
Sclerotinia
Patata
Rhizoctonia
X
X
X
X
Patata
Fusarium
Peperone
Phytoftora
Peperone
Pythium
Cavoli a testa
Pythium
Cavoli a testa
Sclerotinia
X
X
X
X
X
Sclerotinia
Sclerotinia
X
X
X
X
X
Monilinia,
Xanthomonas
Rhizoctonia
Pisello
Fusarium
Pomodoro C.P.
Fusarium
Pomodoro C.P.
Verticillium
Pomodoro C.P.
Botrite
Pomodoro C.P.
Pythium
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Sclerotinia
X
X
X
Sclerotinia
Fusarium
Pesco
X
Rhizoctonia
Pythium
Erwinia amylovora
X
X
Cipolla
Botrite
Pero
Pisello
X
Cicoria
Peperone
X
X
X
Pythium
Cavoli a foglia
X
X
Rhizoctonia
Cavoli a infior.
Cicoria
X
Rhizoctonia
X
X
X
X
X
Cetriolo
Bacillus subtilis QST 713
X
X
Cavoli a foglia
X
X
X
Carota
Cavoli a infior.
X
X
X
Pythium
Carota
X
Pomodoro C.P.
Sclerotinia
Pomodoro C.P.
Pseudomonas
Prezzemolo
Sclerotinia
Prezzemolo
Pythium
X
X
X
X
X
X
Ciliegio
Monilinia e Xanthomonas
Cocomero
Sclerotinia
X
X
X
Cocomero
Erbe aromatiche
Erbe aromatiche
Erbe aromatiche
Patogeni responsabili dei
marciumi radicali
Rhizoctonia
X
X
X
X
X
X
X
Rhizoctonia
Sclerotinia
X
Radicchio
Radicchio
X
Fusarium
Rhizoctonia
Radicchio
X
Sclerotinia
Fagiolo
Prezzemolo
X
Pythium
Fagiolo
X
X
X
Rhizoctonia
Finocchio
Rhizoctonia
Finocchio
X
X
X
X
Sclerotinia
Fragola
Pythium
Rucola
Sclerotinia
Rucola
Rhizoctonia
Fragola
Fragola
Pythium
Sedano
Rhizoctonia
X
Susino
X
Valerianella
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Sclerotinia
Monilinia e
Xanthomonas
Pythium
X
X
Rhizoctonia
Valerianella
Rhizoctonia solani
Valerianella
Sclerotinia
Vite
Botrite
X
Sclerotinia
X
X
Botrite
X
X
Indivia riccia
Sclerotinia
Indivia riccia
Pythium
X
X
Indivia scarola
X
Indivia scarola
Zucca
Pythium
Zucchino
Sclerotinia
X
X
X
Sclerotinia
Zucchino
X
X
Zucchino
Zucchino
X
X
X
X
X
X
Phytophthora
X
39
X
Pythium
X
Rhizoctonia
X
Rhizoctonia
X
Pythium
X
Lampone
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Fragola
Sedano
X
Spinacio
X
X
X
Pythium
Finocchio
X
Pythium
X
X
X
X
Rhizoctonia
X
Fagiolino
X
X
X
X
X
Cavoli a infior.
X
Thielaviopsis
X
X
Cavoli a testa
X
X
Melanzana
X
Sclerotinia
X
X
Rhizoctonia
Bietola da costa e da
foglia
Bietola da costa e da
foglia
Carciofo
X
X
X
Basilico
X
X
X
X
Basilico
X
Fusarium
X
X
Asparago
T. harzianum ceppo ICC 012 '+
T. viride ceppo ICC 080
Rhizoctonia
X
Coniothyrium minitans
Pythium
Lattuga
T. asperellum ceppo TV 1
Lattuga
X
T. harzianum KRL-AG2 ceppo
T-22
Bacillus subtilis QST 713
T. harzianum ceppo ICC 012 '+
T. viride ceppo ICC 080
Coniothyrium minitans
T. asperellum ceppo TV 1
AVVERSITA'
Fusarium
Aglio
Microrganismi
COLTURA
Aglio
T. harzianum KRL-AG2 ceppo
T-22
AVVERSITA'
COLTURA
Microrganisi
X
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la lotta alle avversita` delle piante con gli antagonisti ed altri