terra di mezzo dicembre 2007 progetto L'Unione Europea ci ha approvato un secondo Progetto nel Paese la sicurezza alimentare nostra nuova sfida ad haiti Cari amici e sostenitori, il lavoro sulla frontiera che separa Dajabon da Ouamaninde, e quindi la Repubblica Domenicana da Haiti, ci ha fatto entrare in relazione con due mondi estremamente differenti tra loro, intrecciati da storie di vita profondamente segnate dai reciproci destini. La povertà estrema di Haiti e l’apparente sviluppo di Santo Domingo, rappresentano nel loro piccolo le mille contraddizioni che legano mondi occidentali a mondi del cosiddetto Sud, rendendoli così specularmente facce diverse di una stessa medaglia. La nostra presenza sulla frontiera è davvero una sfida complessa. Rappresenta senza dubbio una scelta coraggiosa di stare là dove due popoli s’incontrano quotidianamente, in un contesto ricco di contraddizioni, di problemi, di valori. Quando si pensò questo progetto, avevamo l’obiettivo di poter conoscere la frontiera ma allo stesso tempo anche di entrare in Haiti, capire quale fosse la sua storia e quali percorsi avremmo potuto pensare insieme ai nostri partner per condividere con loro un pezzo di strada fatta di cooperazione e solidarietà autentica. Oggi possiamo dire che questo nostro sogno si è fatto realtà. L’Unione Europea ha approvato il nostro progetto biennale “Un patto di Sicurezza” che inizierà il prossimo mese di gennaio. Un progetto difficile che prevede il sostegno a piccole cooperative della zona di Leogane nel cuore del Paese, con l’obiettivo di migliorarne la capacità produttiva ed i processi di trasformazione della produzione agricola di comunità contadine che vivono situazioni di estrema povertà e di marginalità. Ci auguriamo di contribuire a innescare un processo di miglioramento della Sicurezza Alimentare che permetta alle famiglie coinvolte di vedere risolte le principali carenze alimentari, specialmente dei bambini e delle donne, i settori maggiormente colpiti dalla fame e dalla povertà. Una nuova sfida dunque, forse ancor più difficile di quella della frontiera, con la consapevolezza che il popolo haitiano saprà aiutarci a capire quanto sia importante continuare a credere nel valore profondo della solidarietà e della gratuità. Buon Natale a tutti voi! Giuseppe Cocco responsabile Programmi Centroamerica Ecco i risultati della prima ricerca realizzata nell'ambito del progetto nell’area transfrontaliera Haiti-Dominicana in tema di diritti umani uguaglianza e alimentazione, diritti negati Dopo circa un anno di lavoro e nonostante il ritardo della partenza, il Progetto può definirsi a buon punto. Guardando ai primi risultati raggiunti, spiccano su tutti i dati oggi a nostra disposizione grazie alla ricerca partecipativa da noi realizzata sulla violazione dei diritti umani nella frontiera nord, e la contemporanea creazione di un osservatorio bi-nazionale sui diritti umani. Dati che già da soli rappresentano risultati “chiave” per l’obiettivo generale che ci eravamo preposti, e cioè promuovere il rispetto dei diritti umani e rafforzare il tessuto sociale ed economico nelle regioni di frontiera. La ricerca è durata 8 mesi, ha impegnato 48 persone (tra equipe di coordinamento, intervistatori e consulenti) e ha coinvolto molte persone (1.440 interviste personali e a gruppi focali, tra istituzioni pubbliche e della società civile di entrambi i Paesi) della zona di frontiera nord e delle rispettive capitali. Si tratta in assoluto della prima indagine di valore statistico sui diritti umani realizzata nella regione di frontiera e rappresenta, di fatto, uno studio “storico” sul fenomeno. Si è partiti da numerose ipotesi che in sostanza, l a n o v i t à Radio, tv e web per dare voce al Progetto Nuovi importanti strumenti di comunicazione si sommano alla pubblicazione di un bollettino bi-nazionale mensile e alla pubblicazione di opuscoli, così da rafforzare la strategia di sensibilizzazione e incidenza avviata con il Progetto Terra di Mezzo. Si tratta di una campagna radiofonica, attraverso cui si promuovono i diritti dei migranti e si fa prevenzione rispetto al fenomeno del traffico di persone, di un programma televisivo settimanale (Sabado Solidario) per l’approfondimento di tematiche legate alla migrazione e al rispetto dei diritti umani, di due pagine web gestite da Solidaridad Fronteriza (www.sjrdom.org/spip/solidaridad-fronteriza) e da Solidarité Frontalière (questa ancora in fase di ultimazione) che, oltre a presentare le attività del Progetto, aprono un’ampia finestra sulla frontiera nord mettendo, tra le altre cose, a disposizione di tutti gli studi e le ricerche effettuate su questi temi con il nostro Progetto. corrispondono ad altrettante risposte che la ricerca dovrebbe confermare rispetto ai seguenti quesiti: Che tipo di violazioni si presentano con maggiore frequenza? Quali istituzioni sono coinvolte? Chi sono i soggetti più vulnerabili? Quali sono le principali cause del fenomeno? Come reagiscono le istituzioni pubbliche e la società civile? La ricerca ha preso in considerazione i diritti fondamentali, come il diritto alla vita, il diritto all’uguaglianza, il diritto a un nome e ad una nazionalità, il diritto all’educazione e al lavoro, il diritto alla salute e all’integrità fisica, il diritto alla tutela e alle garanzie giuridiche. Ecco i principali risultati emersi: La maggioranza (75%) della popolazione intervistata afferma di conoscere o di aver sentito parlare di diritti umani, in particolare dei diritti all’educazione, alla libertà, al lavoro e alla salute. Ad Haiti sono maggiormente conosciuti il diritto all’uguaglianza e all’alimentazione, che lasciano intendere una situazione assai critica al rispetto. Nelle comunità dominicane si ritiene che le violazioni avvengano sia in Repubblica Dominicana (il 91,4% degli intervistati) sia ad Haiti (72,9%), analogamente, ma con percentuali differenti (rispettivamente 88,7% e 91,8%), a quanto riscontrato nelle comunità haitiane. Rispetto alla domanda su chi siano le principali vittime di violazioni è emerso quanto segue: in Repubblica Dominicana si pensa che siano persone economicamente svantaggiate (35,9%), migranti (34.5%), donne (21.8%) e bambini (13.9%); ad Haiti le percentuali cambiano significativamente, il 34,5% crede che siano le donne le maggiormente colpite, seguite poi dai giovani (25.5%), dai migranti (18%), dai poveri (17.8%) e dai bambini (14.9%). Le risposte coincidono, invece, sui luoghi dove avvengono le violazioni, in ordine d’importanza: zone di frontiera e posti di controllo militari, carceri, mercato bi-nazionale. In quanto al tipo di aggressioni si segnalano in Repubblica Dominicana gli abusi di potere, gli insulti, la privazione della libertà ed il maltrattamento fisico. Ad Haiti: violenze fisiche, insulti, minacce, abusi di potere ma anche furti, estorsioni e violenze sessuali. Un dato allarmante riguarda lo sfruttamento nel lavoro: quasi il 53% degli haitiani intervistati dichiara di dover cedere parte del salario a una terza persona (intermediario o datore di lavoro). Gli abusi e le violazioni si attribuiscono ai militari (57,9% degli intervistati in RD e 27,8% ad Haiti), alla polizia (31,2% in RD e 43,5% ad Haiti) e, ad Haiti, anche ai giudici (24,5%). Occorre sottolineare che nel lato haitiano della frontiera gli unici militari presenti appartengono all’esercito delle Nazioni Unite (MINUSTHA). Il campione intervistato crede che sia la povertà la principale causa della violenza e degli episodi di violazione dei diritti umani. Indubbiamente, esiste un’intricata connessione tra la violazione dei diritti e la profonda disparità sociale. L’altra grande causa del fenomeno è attribuita alla xenofobia e razzismo dei dominicani contro gli haitiani e la popolazione nera in generale. Le cui radici storiche si possono far risalire all’occupazione haitiana (1822-1844) e al periodo della dittatura di Trujillo (1930-1947). Enrico Vagnoni capoprogetto Terra di mezzo i l r i s u l t a t o Prime attività per l'osservatorio Installata la banca dati, definito lo standard degli strumenti di raccolta dati e la formazione degli operatori, l’Osservatorio bi-nazionale sui diritti umani ha iniziato il compito: vigilare e difendere il rispetto dei diritti essenziali delle comunità della frontiera nord. Una rete bi-nazionale di associazioni di base per la difesa dei diritti umani, integrata da più di 60 osservatori legali sparsi lungo ed in ambo i lati della frontiera nord, assicura oggi un costante e copioso flusso di informazioni, dati e riscontri che l’Osservatorio riceve, seleziona e archivia. Per poi dare appoggio legale a quelli che verranno considerati i casi più rilevanti e per realizzare campagne di sensibilizzazione ad hoc, denunce e altre iniziative a tutto campo. Come data per la presentazione ufficiale a Santo Domingo dell’Osservatorio è stata scelta quella del 10 dicembre, in occasione della celebrazione del giorno internazione per i diritti umani. Ma, di fatto, il lavoro dell’Osservatorio è iniziato da tempo e nelle prime 5 settimane di monitoraggio i casi registrati sono stati più di 200. Sul piano istituzionale è stato firmato un accordo tra i principali attori del Progetto, Solidaridad Fronteriza (Dajabòn-RD), Solidarité Frontalière (OuanamentheHaiti) e il Centro Bonò (Santo Domingo), finalizzato a creare un coordinamento permanente dei rispettivi Osservatori, attraverso l’interscambio, l’uniformazione dei criteri e delle metodologie di lavoro e, soprattutto, per l’adozione di una politica d’incidenza univoca a livello Isola. In questo modo, si auspica che la forza e l’impatto dell’Osservatorio e dell’intero progetto possano amplificarsi ed essere concretamente incisivi. la storia Bolivar, picchiato e derubato dalle guardie l B REVI o Quello che segue è un episodio che, per frequenza, contenuti e finale, può essere considerato emblematico della realtà della frontiera dominicohaitiana. Il protagonista, o meglio, la vittima, si chiama Bolviar B., ha 33 anni ed è un commerciante ambulante di nazionalità haitiana. Il 12 ottobre, un venerdì di mercato bi-nazionale come tanti altri, di primo mattino da Wanament (Haiti) attraversa il fiume Massacre per raggiungere la vicina Dajabòn. L’obiettivo è occupare un piccolo spazio nelle strade che ospitano il famoso mercato con la speranza di poter vendere sufficiente merce per sfamare la sua umile e numerosa famiglia. E’ giorno di mercato, perciò come ogni lunedì e venerdì, il transito di nazionali haitiani è libero, non soggetto a controlli doganali, anche se nessun decreto o accordo formale ne sancisce l’ufficialità. Il ponte sul fiume Massacre è l’unica via di accesso legale alla Repubblica Dominicana della frontiera nord. Ma Bolivar, seguendo un’abitudine assai diffusa, decide di guadare il fiume a piedi, in modo da guadagnare tempo e potersi assicurare una migliore postazione nel mercato. Per quanto guadare il fiume sia un atto illegale, i militari dell’esercito dominicano (che assieme alla polizia nazionale presidia il controllo della frontiera) osservano con apparente indifferenza. Ma la loro “tolleranza” ha un prezzo, un piccolo dazio da pagare, il cui ammontare varia periodicamente a seconda del rischio contingente. Così Bolivar consegna 100 pesos (circa 3 euro) alle guardie di turno, con fare rassegnato come se si trattasse di un imposta legale. Le guardie incassano il denaro e, improvvisamente senza una ragione apparente, aggrediscono Bolivar procurandogli numerose ferite alle ginocchia e al capo. Quindi, gli sottraggono la merce (scarpe usate, per un valore di 6.000 pesos) e l’orologio che porta al polso. Bolivar ferito e disperato per aver perso l’unica fonte di reddito, il suo prezioso capitale, chiede aiuto a Solidaridad Fronteriza che registra il caso e lo inoltra al suo dipartimento legale. Mancando prove materiali di quanto accaduto, e non avendo potuto identificare gli aggressori, non è stato possibile risarcire Bolivar del torto subito. Altre volte in casi analoghi, grazie ad elementi di riscontro evidenti o al semplice riconoscimento degli imputati, si è potuto riparare all’abuso con la restituzione dei beni sottratti e la sospensione delle guardie incriminate. Enrico Vagnoni capoprogetto Terra di mezzo [ Territori ProgettoMondo/ Trento. La Provincia Autonoma di Trento ha dato un fondamentale contributo al Progetto Terra di mezzo, garantendone di fatto la prosecuzione e realizzazione. Dimostrando in questo modo particolare interesse per la cooperazione internazionale e dando a noi modo di collaborare attivamente a una causa giusta con gli enti locali. Di questo siamo veramente felici! [ Territori ProgettoMondo / Vicenza. Il gruppo ProgettoMondo Mlal Vicenza ha organizzato per domenica 9 dicembre, alle 21.30 al bar Sartea di Vicenza, una serata di musica live con gli Acoustic Spirit a sostegno del Progetto. L’intero ricavato della serata sarà infatti devoluto alle attività di promozione agricola in programma con le popolazioni locali. Grazie di cuore anche a loro per l’impegno e passione che hanno voluto raccogliere attorno a questo progetto. viale Palladio 16, 37138 Verona, tel. 045 8102105, e-mail: [email protected], www.progettomondomlal.org Versamenti (intestati a ProgettoMondo Mlal): - c/c postale 12808374 - c/c bancario 512970, Banca Etica (ABI 5018 CAB 12101), Causale «progetto terra di mezzo»