Università della Terza Età e del Tempo disponibile – San Martino Buon Albergo
docente: prof. Cecilia Chiumenti
Tempo di uccidere
di Ennio Flaiano
a.a. 2014-2015
Ennio Flaiano (1910-1972)
Flaiano era nato a Pescara il 5 marzo 1910. Aveva studiato
architettura, passando ben presto al giornalismo, al cinema e al
teatro.
Egli partecipò alla Campagna di Etiopia, come sottotenente,
quindi il romanzo, Tempo di uccidere, nasce da un’esperienza
autobiografica riportata nel Diario (nov.1935- 1936) Aethiopia.
Appunti per una canzonetta. L’esperienza della guerra sarà
determinante per condurre Flaiano a un deciso antifascismo:
non a caso il protagonista del romanzo è un “minore”, un
antieroe, che nulla ha di marziale e di esemplare nei propri
comportamenti.
Questo romanzo è anche il suo esordio come narratore; scritto
nel 1947 il libro risultò vincitore del Premio Strega, creato in
quell’anno.
nte
a
Dopo la guerra alternò il lavoro di giornalista e critico (scrivendo
e per «L’Europeo», «Il corriere della sera», «Il Mondo») a quello di
scrittore di soggetti e sceneggiature per il cinema.
Particolarmente felice fu la sua collaborazione con Fellini, con cui
scrisse Luci del varietà, Lo sceicco bianco, I vitelloni, La strada,
Giulietta degli spiriti e Otto e mezzo.
Fine ed ironico moralista – ma anche acre e tragico al tempo
stesso – produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da
un'originale vena satirica ed un vivo senso del grottesco,
attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della
realtà contemporanea. Creava continuamente mottetti e aforismi,
molti dei quali ancora di uso comune.
Un esempio: L’Italia è il paese dove sono accampati gli italiani.
Altre opere: Diario notturno, 1956; Una e una notte, 1959; Il gioco
e il massacro (1970); Un marziano a Roma e altre farse, 1971.
Morì a Roma il 20 novembre 1972.
La guerra d’Etiopia
La guerra dei 7 mesi, dal 3 ottobre 1935, giorno dell’attacco all’Etiopia, senza
alcuna dichiarazione di guerra, al 5 maggio 1936, data d’ingresso in Addis
Abeba
Il 9 maggio venne proclamato l’Impero
La lunga preparazione della guerra (dal gennaio 1935 alla fine di settembre
1935) e le fasi iniziali, fino a metà novembre 1935 furono affidate a Emilio de
Bono, poi sostituito dal generale Pietro Badoglio;
Dopo la facile occupazione di Adua, Axum, Enticciò e Macallè, gli italiani
dovettero consolidare le posizioni e solo dopo la fine di gennaio 1936, con una
serie di battaglie sferrate da Badoglio contro le armate di Haile Selassié, si
giunse alla lunga «marcia della ferrea volontà» e l’occupazione di Addis Abeba,
abbandonata dall’imperatore, rifugiatosi a Gibuti e poi da qui in Inghilterra.
Esattamente 5 anni dopo, ai primi di maggio del 1941, Haile Selassie tornerà
in Etiopia, grazie alla sconfitta inflitta agli italiani dall’esercito britannico.
Enorme adesione popolare, enorme consenso (campagna dell’oro alla Patria).
Tempo di uccidere
• Titolo, riferimento biblico (Ecclesiaste)
• C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare……..
• Unico romanzo che ha narrato l’impresa d’Etiopia (1935-36),
ultima delle guerre coloniali e condotta da Mussolini contro
uno stato membro della Soc. delle Nazioni
• Stile: uscito nello stesso contesto del Neo-realismo, il libro se
ne discosta, per la dimensione interiore, metaforica della
vicenda, la «colpa» del protagonista allude alle colpe degli
Italiani in Etiopia, l’auto-assoluzione finale corrisponde alla
filosofia degli «italiani brava gente» durata a lungo
trama
Siamo durante la campagna di Etiopia, da alcuni indizi, nell’estate del 1936.
La guerra è «ufficialmente finita e vinta».
Afflitto da un terribile mal di denti, un tenente italiano, ha una licenza di
quattro giorni, sufficienti per trovare un dentista, in città, lontano dalla
postazione di guerra. Ma il camion che lo conduce si ribalta e il tenente
prosegue a piedi, smarrendosi nella boscaglia. Incontra un’indigena; rimane
con lei, sorpreso dalla notte; per un fatale errore, spara un colpo a un’ombra,
forse a un animale, ma il proiettile rimbalza sulla donna ferendola
gravemente. Da qui l’azione precipita, il tenente non sa che fare, se restare o
fuggire. Infine, per risparmiarle una terribile agonia, decide di ucciderla e di
seppellirla. L’enormità del fatto gli si rivela all’improvviso: ha inizio il suo
degrado, l’inettitudine e la vigliaccheria lo portano a non denunciarsi e a una
serie di azioni sempre più umilianti. Egli immagina il processo, la licenza
revocata, lo scandalo.
Lo accompagna il ricordo costante della moglie, delle sue lettere, ed è
oppresso dalla sensazione di non essere più degno di lei. Tutto ciò avviene in
una sorta di immobilismo, in un clima attonito, sospeso, dove non si
rintracciano più regole, né il bene, né il male. Fino alla sorprendente e
inaspettata conclusione.
Alcune pagine
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Pagine incipit (La scorciatoia)
Mariam pag. 15; 34, 35, 39, 46-47
Le lebbrose pag. 123-4
Etiopi pag. 89 Johannes pag. 93-257
Personaggi e ambientazione
• Il tenente, ovvero il protagonista, non ha nome, è un
inetto
• Mariam, l’indigena serve a mettere a fuoco
l’atteggiamento dei soldati italiani nei confronti della
popolazione femminile sottomessa
• Il maggiore è pure senza nome, ma svolge un ruolo
chiave con la sua evoluzione da ufficiale dell’esercito ad
autista privo di scrupoli
• Johannes è un vecchio ascari, conosce gli italiani, è fiero
e oppone la sua silenziosa resistenza nei confronti
dell’occupazione italiana e dei suoi massacri.
• L’ambiente è realistico e simbolico insieme: solo alcuni
luoghi sono citati (Massaua, Asmara, Gondar); gli
eucalipti, la iena, i coccodrilli, i corvi. Una natura ostile in
cui il protagonista si muove con angoscia crescente.
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