DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
Ricerca scientifica/News
a cura di NICOLETTA ALBORINO
COLONSCOPIA CON VIDEOCAPSULA
La videopillola per analizzare l’interno del colon sarà sperimentata per la prima volta in Italia. L’obiettivo è sostituire la tradizionale e fastidiosa colonscopia. I primi quattro pazienti la
ingeriranno entro fine anno al Policlinico Universitario Agostino Gemelli nell’ambito di uno
studio multicentrico europeo a cui partecipa,
come unico centro italiano, l’Unità di Endoscopia digestiva chirurgica dell’Università Cattolica di Roma. La capsula è "usa e getta” è dotata di 2 cupole
ottiche così da poter acquisire immagini da entrambe le estremità. In ciascuna delle cupole la capsula contiene le ottiche
ed una sorgente luminosa. Nella parte centrale della capsula
trovano posto una batteria ed un sistema di trasmissione delle immagini ad un registratore portatile esterno. La capsula acquisisce 4 immagini al secondo da ciascuna estremità. Rispetto alle tecniche diagnostiche tradizionali endoscopiche e
radiologiche la capsula per il colon ha i vantaggi di non richiedere la sedazione, di non esporre il paziente a radiazioni, di essere ingerita naturalmente, di non richiedere l’insufflazione del viscere e di consentire la visualizzazione diretta
della mucosa in tempo reale. La colonscopia con video capsula prevede una specifica preparazione intestinale che deve essere eseguita, in parte, il giorno precedente l’esame ed
in parte il giorno dell’esame.
da www.repubblica.it
ASSUMERE POCHE PROTEINE AIUTA
A PREVENIRE TUMORI
Mangiare basse dosi di proteine potrebbe ridurre il rischio di sviluppare alcune forme di
cancro che non sono associate all’obesità.Lo
studio è stato effettuato negli Stati Uniti dalla
Washington University School of Medicine. L’ipotesi degli esperti è che un prolungato ed eccessivo consumo di carne e proteine in generale possa aumentare il rischio di sviluppare alcune forme di
cancro e persino accelerare i processi d’invecchiamento. Tra
le forme di tumore individuate in questo studio il cancro alla
prostata e il tumore della mammella nelle donne in età premenopausale.
da www.Molecularlab.it
SOFTWARE SALVA CUORE PER PICCOLI PAZIENTI
Un software in grado di prevedere le possibilità di rischio clinico dei bambini affetti da malformazioni cardiache gravi. L’innovativo sistema è in funzione nell’Ospedale Civico di Palermo. Il software CHD-Risk [Congenital Heart Diseases Risk], è
stato ideato dal cardiochirurgo Carlo Marcelletti ed è in grado
di segnalare, a seguito dell’immissione di dati e parametri clinici, situazioni di potenziale rischio attraverso un sistema di
allarmi generati automaticamente. La flessibilità del sistema [che monitora i sistemi
cardiocircolatorio, renale, cerebrale e respiratorio] consente di adattare il programma
alle condizioni del singolo paziente: i range di allarme, preimpostati sulla specifica
patologia possono essere modificati in base alle condizioni individuali del paziente.
da www.repubblica.it
ICTUS: GLI ALTI LIVELLI DI PROTEINA
C REATTIVA
NON SONO UN PREDITTORE DI RISCHIO
Le attuali linee guida raccomandano la valutazione dei livelli di
proteina C-reattiva mediante un
test ad alta sensibilità per predire
il rischio cardiovascolare. Recenti
studi hanno messo in evidenza che, sebbene gli elevati valori della proteina C-reattiva rappresentino un fattore di rischio
cardiovascolare, non sono utili nel predire il rischio di malattia cardiovascolare. I Ricercatori dell’Erasmus Medical Center
di Rotterdam hanno valutato l’importanza della proteina C-reattiva come fattore di rischio e come predittore del rischio di futuri eventi ittali. Lo studio ha riguardato 6.430 partecipanti che
nel periodo 1990-1993 avevano 55 anni o più, e non presentavano ictus. Nel corso di un periodo osservazionale medio di 8.2 anni si sono riscontrati 498 ictus di prima insorgenza.
Gli alti livelli di proteina C-reattiva erano significativamente associati al rischio di ictus totale e al rischio di ictus ischemico.
Tuttavia, aver tenuto conto dei livelli di proteina C-reattiva non
ha prodotto miglioramenti nella capacità di predire individualmente il rischio di ictus.
da Bos MJ et al, Circulation
n Newsn
[Ministero della Salute/C.N.R./I.S.S./Censis/Eurispes/Amnesty International/Cuamm/Emergency/Medici senza frontiere/C.R.I./Operazione Smile/OMS/Fnomceo]
PATATINE FRITTE SENZA ACRILAMIDE
La precottura in forno a microonde riduce i livelli di acrilamide che si possono rilevare nelle patatine fritte. La sostanza è
neurotossica ed è classificata come probabilmente cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro
[IARC]. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Mersin, in Turchia, ha dimostrato che la riduzione del tempo di frittura, ottenuta sottoponendo le strisce di
patata a una precottura con microonde,
consente di ottenere una drastica riduzione delle concentrazioni di acrilamide
rispetto a una frittura tradizionale. Per la
precisione, la riduzione era del 36 per
cento rispetto a un prodotto ottenuto con sola frittura in olio
a 150º, del 41 per cento rispetto a una frittura a 170º, e del
60 per cento rispetto a una frittura a 190º. da Le Scienze
I BENEFICI DELLA MARIJUANA
Ritardare e alleviare i sintomi dell’Alzheimer: questo importante obiettivo terapeutico può essere raggiunto semplicemente con l’assunzione di marijuana. Secondo quanto affermano i ricercatori dello Scripps Research Institute , infatti, un
principio attivo in essa contenuto, il delta-9-tetraidrocannabinolo [THC] può prevenire la caduta dei livelli del neurotrasmettitore acetilcolina meglio di quanto facciano i farmaci attualmente in commercio. Il THC è in grado anche di bloccare
l’aggregazione di proteine che possono indurre un peggioramento dei processi cognitivi e mnemonici tipici dei soggetti
colpiti da Alzheimer. Secondo i ricercatori i risultati di questo studio
potrebbero aprire la strada a nuovi farmaci, tenuto conto anche dei
benefici effetti del THC nell’alleviare i sintomi del glaucoma e gli
effetti collaterali delle terapie dei
tumori e dell’AIDS. da Le Scienze
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DICEMBRE / MARZO
2007
Ricerca scientifica/News
n Newsn
[Ministero della Salute/C.N.R./I.S.S./Censis/Eurispes/Amnesty International/Cuamm/Emergency/Medici senza frontiere/C.R.I./Operazione Smile/OMS/Fnomceo]
LA CHEMIOTERAPIA INDEBOLISCE
LA MEMORIA
Uno studio condotto presso l’Università della California mostra che la
chemioterapia può indurre modificazioni nel metabolismo cerebrale e
nel flusso ematico, e che di questi effetti il paziente può risentire anche a
dieci anni di distanza. «Queste persone spesso faticano a mettere a
fuoco o ricordare cose o compiti complessi in un modo che non
gli accadeva prima della chemioterapia» spiega Daniel Silverman.
Si è usata la PET per scandire il cervello di pazienti che erano state sottoposte a intervento chirurgico per la rimozione di un cancro al seno da cinque a dieci anni prima. Una parte di esse era
stata successivamente sottoposta a chemioterapia per ridurre il
rischio di recidive.
Confrontando le immagini PET ottenute da questo gruppo, da un
gruppo di pazienti non sottoposte a chemioterapia e da un ulteriore gruppo di controllo di soggetti sani, si è riscontrato come
nelle pazienti trattate si potesse riscontrare una diminuzione del
metabolismo cerebrale a livello della corteccia frontale, nonché
delle capacità mnemoniche.
da Le Scienze
SANITÀ: DA USA MODELLO DI MEDICO “SEMIPERSONALE”
24 ORE
Un medico reperibile sempre, a ogni ora del giorno e della notte, sette giorni su sette, da “dividere” solo con pochi altri assistiti. Al modico prezzo
di circa 1.500-1.800 dollari l’anno. È il medico “semipersonale” che sta diventando di moda tra le
persone benestanti degli Usa.
Oltreoceano, dove non esiste una assistenza come quella offerta dal SSN, sta crescendo il numero di camici bianchi che lascia il suo lavoro abituale nelle tradizionali strutture sanitarie per offrire i propri servigi a un ristretto gruppo di pazienti, massimo 600 anziché i tradizionali 2.500. Il servizio che si chiama MDVIP, acronimo per
Medical Doctor for Vip, offre servizi “cinque stelle”. Tra i servizi
offerti, oltre la reperibilità continua, anche la possibilità di fissare
appuntamenti in giornata e un Cd-rom con tutti i dati sanitari.
da Adnkronos Salute
REPERIBILE
VERONESI: LINFONODO SENTINELLA CONTRO
CELLULE STAMINALI DEL CANCRO
Dallo studio del linfonodo sentinella,
potrebbero venire informazioni importanti sulle cellule staminali tumorali per mettere a punto farmaci in
grado di bloccare la loro crescita e
fermare le metastasi.
«Il futuro ruolo del Linfonodo sentinella è legato alla ricerca sulle cellule staminali del cancro -afferma
Umberto Veronesi- ci aspettiamo una svolta nell’efficacia dei cosiddetti farmaci intelligenti». Il metodo consiste nell’identificare il
linfonodo più vicino al tumore, per poi analizzarlo rapidamente
per accertare se contiene cellule maligne.
Poiché‚ la situazione di quel linfonodo segnala [come una sentinella] quella di tutti gli altri linfonodi dell’ascella, il chirurgo procede all’intervento di dissezione ascellare solo nei casi in cui è
accertato che esiste metastasi ascellare evitando interventi demolitivi non necessari.
da Le Scienze
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ORMONI DELLO STRESS E CANCRO
Gli ormoni prodotti durante periodi di stress potrebbero aumentare la velocità di crescita di alcuni particolari tipi di tumore, come il carcinoma ovarico e il carcinoma nasofaringeo: è
quanto risulta da una ricerca condotta presso
la Ohio State University. Lo studio, condotto su
colture cellulari in vitro, ha infatti mostrato che
l’aumento dei livelli di noradrenalina stimola il
tumore a secernere due composti - le metalloproteine MMP2 e MMP-9 - che, agendo sui tessuti circostanti, rendono più
agevole alle cellule cancerose l’ingresso nel torrente sanguigno e la conseguente diffusione di metastasi. Inoltre sempre
la noradrenalina stimola la secrezione di un’ulteriore terza sostanza, il fattore di crescita endoteliare vascolare [VEGF], che
stimola l’angiogenesi all’interno della massa tumorale.
da Le Scienze
HELICOBACTER PYLORI PUÒ DIFFONDERSI NEL SANGUE
Un gruppo internazionale di ricercatori della Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda, e dell’Università di Umea , in Svezia, ha dimostrato che H.pylori può raggiungere il flusso ematico e diffondersi in tutto l’organismo,
dando origine ad altre condizioni infiammatorie croniche, come l’arterosclerosi e l’artrite reumatoide. Il batterio realizza la
sua aggressione grazie a proteine di adesione presenti sulla
sua superficie che si legano ai carboidrati presenti sulla membrana delle cellule della mucosa gastrica e dei globuli rossi.
Si è scoperto che l’adesione di H. pylori ai globuli rossi è mediata dall’adesina Saba, una proteina la cui composizione varia da un paziente all’altro e da un ceppo batterico all’altro. Poiché variano anche i carboidrati della membrana a cui l’adesina Saba si lega, di fatto H. pylori dimostra di essere in grado
di adattarsi alle difese messe in campo dall’ospite in risposta
alla infiammazione cronica.
da Le Scienze
UNA MODERATA ASSUNZIONE DI ALCOL RIDUCE IL RISCHIO DI INFARTO
MIOCARDICO NEGLI UOMINI SANI
Uno studio condotto dal Beth
Israel Deaconess Medical Center e
dell’Harvard School of Public
Health ha mostrato che uomini
con stili di vita sani che consumano moderate quantità di alcol
[da meno di 1 a 2 bicchieri al dì]
presentano un ridotto rischio di infarto miocardico rispetto agli uomini che non bevono queste
quantità di alcol. I Ricercatori hanno coinvolto più di 50.000
maschi di età compresa tra 40 e 75 anni nell’arco di 20 anni.
Sono stati identificati 8.867 uomini che presentavano un basso indice di massa corporea, si astenevano dal fumare, svolgevano attività fisica moderata per almeno 30 minuti al giorno e consumavano una dieta ricca di frutta, vegetali, fibre di
cereali, pesce, pollo, nocciole e carne rossa. L’analisi ha mostrato che tra i soggetti che sono stati in grado di mantenere
comportamenti sani [attività fisica, dieta corretta, basso indice BMI, no fumo] per almeno una parte del periodo osservazionale, quelli che assumevano quantità moderate di alcol presentavano un rischio di infarto miocardico più basso del 4060% rispetto ai non-bevitori o ai bevitori molto moderati.
da Archives of Internal Medicine
a cura di ALESSANDRA MALITO
2007
MTM
MAGAZINE RICERCA SCIENTIFICA
n ISTITUTO
DI NEUROBIOLOGIA
E MEDICINA
MOLECOLARE CNR
UN COLLIRIO CONTRO L’ALZHEIMER
La molecola Ngf [il fattore di crescita nervoso - nerve growth factor], somministrata come collirio raggiunge i neuroni cerebrali, migliora le capacità cognitive
e permette un nuovo approccio
terapeutico contro l’Alzheimer.
La scoperta è di un gruppo di ricercatori del CNR e dell’Università di Roma Campus.
Negli ultimi anni il fattore di
crescita nervoso ha ricevuto
molta attenzione come potenziale agente terapeutico nella
malattia di Alzheimer e attualmente, l’uso di questa molecola nel trattamento della malattia richiede la somministrazione intracerebrale in prossimità delle aree cerebrali colpite dalla patologia, essendo incapace di attraversare la barriera ematoencefalica.
«La somministrazione di NGF
per via oculare, resa possibile
dall’esistenza di una connessione anatomica tra cervello e
sistema oculare», spiega Luigi
Aloe «rappresenta una strategia nuova, non invasiva in grado di aggirare la barriera cerebrale. Fino ad oggi, per la somministrazione della molecola
NGF sono state utilizzate metodiche invasive con rischi e costi elevati, come l’infusione
cerebro-ventricolare, il trapianto di cellule capaci di produrre NGF e vettori virali». In futuro la molecola potrà essere
somministrata durante le prime fasi della malattia come
semplice collirio, per ridurre
e/o bloccare l’evoluzione di
una patologia, che si stima, oggi nel mondo, colpisca circa 15
milioni di persone di cui circa 4
milioni americani.
MEDICAL TEAM MAGAZINE
PREVENZIONE
IL VINO ROSSO PUÒ RIDURRE L’INCIDENZA
DI TUMORE DEL COLON E DEL RETTO
n ISTITUTO DI INGEGNERIA
BIOMEDICA - ISIB
UNA PATATA CONTRO IL DIABETE
L’Istituto di Ingegneria Biomedica, ISIB-CNR, Sezione di Bioingegneria di Padova ha coordinato
con la Clinica Medica III dell’Università di Vienna uno studio
sugli effetti benefici in soggetti
diabetici di tipo 2 [non insulino
dipendenti] di un estratto dalla
buccia di una patata coltivata in
Giappone. Nel 2010, ci saranno
nel mondo 215 milioni di malati
di Diabete mellito di tipo 2.
Grande attenzione viene dedicata alla prevenzione e cura di questa malattia. La ipomoea batatas
è una patata dolce, coltivata nella regione giapponese della prefettura Kagawa. Viene mangiata
cruda dalle popolazioni locali
che le ascrivono effetti benefici
su anemia, ipertensione e diabete. L’estratto della sua buccia
[chiamato Caiapo] viene commercializzato in Giappone [FujiSangyo] e venduto senza necessità di ricetta medica. Con questo
studio si è voluto verificare l’efficacia e la tollerabilità di una dose media di Caiapo assunta per
un periodo limitato da pazienti
cui è stata sospesa l’eventuale cura farmacologica. I test clinici sui
pazienti sono stati carichi orali ed
endovenosi di glucosio con conseguente misura della concentrazione nel sangue di glucidi,
amminoacidi, lipidi ed ormoni.
Questi dati sono stati analizzati
tramite modelli matematico statistici sviluppati nel corso degli
ultimi due decenni all’ISIB per ot-
GOOGLE PUÒ AIUTARE I MEDICI ANCHE NELLE DIAGNOSI PIÙ DIFFICILI
Medici del Princess Alexandra Hospital a Brisbane, in Australia, hanno valutato
la percentuale di diagnosi corrette effettuate mediante il più popolare motore di
ricerca del world wide web, Google. In ciascuno dei 26 casi di diagnosi complessa, pubblicati nel 2005 sul The New England Journal of Medicine [NEJM ], i
Ricercatori hanno selezionato da 3 a 5 keyword per ciascun caso ed hanno fatto una ricerca su Google. I Ricercatori non erano a conoscenza delle diagnosi corrette. Hanno riscontrato che Google è stato in grado di fornire una diagnosi corretta nel 58% dei casi. I Ricercatori ritengono che la ricerca su Google possa rappresentare un aiuto per il medico; l’informazione medica si sta espandendo ad
una velocità tale da rendere impossibile per una singola persona la memorizzazione delle notizie.
Da British Medica Journal
Bere più di 3 bicchieri di vino rosso a settimana riduce l’incidenza di tumori del
tratto intestinale di due terzi. Il vino bianco non ha lo stesso effetto positivo del
vino rosso. Lo studio, compiuto da ricercatori dello State University of New York
ha interessato 1741 persone, tra le quali 245 bevitori di vino rosso e 115 di vino bianco, e 1381 non bevitori di vino.
L’incidenza di neoplasia colorettale, tumori e polipi, è stata del 9.9% nei non
bevitori e dell’8.8% in coloro che bevevano 3 o più bicchieri di vino rosso. È stata riscontrata una riduzione del 68% per
i bevitori di vino rosso rispetto ai non bevitori. Gli Autori attribuiscono gli effetti benefici del vino rosso alla presenza di Resveratrolo. Il contenuto di Resveratrolo è
più elevato nel vino rosso che nel vino
bianco, poiché la buccia dell’uva è rimossa precocemente nel processo di
fermentazione del vino bianco, a differenza del vino rosso. Anche altre sostanze presenti nel vino rosso, o sostanze presenti nei barili di quercia in cui
il vino invecchia, possono contribuire, assieme al Resveratrolo, alla prevenzione
della neoplasia del colon e del retto.
Da American
College of Gastroenterology
n M a g a z i n e r i c e rc a s c i e n t i f i c a n
DICEMBRE / MARZO
tenere parametri metabolici caratterizzati da buone precisioni
ed accuratezze. I risultati hanno
dimostrato nei soggetti trattati
con Caiapo, rispetto a quelli che
hanno assunto solo placebo, una
riduzione della glicemia basale,
del colesterolo e della emoglobina glicata, con conseguente miglioramento dello stato generale
del paziente. Inoltre è stato dimostrato un aumento della capacità dell’insulina di favorire la
scomparsa di glucosio dal sangue [diminuzione dell’insulino
resistenza] senza alcun aumento
di peso e di secrezione di insulina, perciò limitando lo stress
pancreatico.
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DICEMBRE / MARZO
2007
Ricerca scientifica/Letti per voi
n A b s t ra c t n
[Gastroenterologia/Cardiologia/Ortopedia/Obesità/Gastroenterologia/Cardiologia/Ortopedia/Obesità/Gastroenterologia/Cardiologia/Ortopedia/Obesità
a cura di FRANCESCA DECARLO
IL CORRIERE DELLA SERA
FIRMATO L’ACCORDO:
DA FEBBRAIO VIETATE LE SFILATE CON LE
MODELLE TROPPO MAGRE
Milano, che ha fatto da capofila
nella lotta alle modelle anoressiche ha firmato il codice di autoregolamentazione annunciato dal
sindaco Moratti fin dallo scorso
settembre. In ottobre, poi, si era insediato il Tavolo Salute-Moda
composto da rappresentanti della Camera della Moda, dell’associazione che raggruppa le
agenzie di modelle, da medici nutrizionisti, psicologi, medici
dello sport ed esperti del settore. Il risultato sono le due pagine di indicazioni, firmate a palazzo Marino, che il Comune
e la Camera della Moda vorrebbero rendere realtà già dalle sfilate di febbraio: quando, non per imposizione ma per decisione condivisa dalle parti, non dovrebbero più sfilare modelle
con meno di 16 anni, con un indice di massa corporea [valore stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità] inferiore
a 18,5, in grado di presentare un certificato di sana e robusta
costituzione fisica. Ci sono poi un lungo elenco di proponimenti il cui comune obiettivo è «ribaltare l’idea che la bellezza faccia il paio con la magrezza», per invece «valorizzare un
modello di vivere sano».
E sono i corsi di nutrizione per le modelle, gli opuscoli, le campagne di comunicazione etica, gli studi epidemiologici, la diffusione della medicina preventiva.
CNR.IT
AREE INQUINATE: AMBIENTE A RISCHIO.
E LA SALUTE?
Si è tenuto al CNR il workshop Studi su ambiente e salute nei siti inquinati, durante il quale viene presentato il Rapporto Indagini epidemiologiche nei siti inquinati, che
propone la promozione della ricerca sul tema.
Numerosi studi recenti hanno infatti segnalato situazioni critiche
per i residenti nelle aree a rischio. Eccessi di mortalità, malformazioni congenite o altre condizioni anomale sono riscontrate
in molte zone studiate [tra cui Augusta-Priolo, Gela, Porto Torres, Taranto, Genova, Mantova, Massa Carrara e vaste aree della Campania interessate dallo smaltimento incontrollato dei rifiuti]. I risultati emersi dalle ricerche condotte sui residenti in
prossimità di poli industriali e siti di smaltimento di rifiuti tossici, hanno evidenziato un generale incremento di molte pa-
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tologie e del relativo tasso di mortalità.
«In molte di queste zone sono in corso attività di monitoraggio ambientale, sorveglianza sanitaria e in alcune di bonifica
delle matrici contaminate», osserva Fabrizio Bianchi dell’Istituto di Fisiologia Clinica - CNR, «che coinvolgono diverse istituzioni ed enti e che richiedono studi multidisciplinari rigorosi, tecnologie innovative, sistemi avanzati di misura e valutazione, misure di prevenzione primaria, nuove tecniche di comunicazione e partecipazione.
Su questi argomenti il CNR è impegnato a dare il proprio contributo in collaborazione con gli altri soggetti, in primo luogo
l’Istituto Superiore di Sanità e Ministeri competenti, soprattutto
per capire meglio i meccanismi di contaminazione della catena alimentare e di passaggio all’uomo di inquinanti ambientali persistenti, sviluppare tecniche di misura individuale
dell’esposizione, sperimentare nuove tecniche di bio-depurazione, usare efficacemente le risorse di geo-osservazione e
localizzazione satellitare».
FNOMCEO.IT
I MEDICI ITALIANI PRESENTANO
IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO
Sabato 16 dicembre la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri,
ha presentato il nuovo Codice di
deontologia medica.
L’ordinamento della professione,
che aggiorna quello redatto nel
1998, è frutto di un lungo e approfondito confronto all’interno
della categoria medica attenta a recepire e fornire risposte adeguate alle tante tematiche di interesse socio-sanitario che i
progressi della medicina e l’esercizio quotidiano della professione portano all’attenzione dei medici italiani.
Il nuovo Codice, composto da 73 articoli, oltre ai tradizionali
precetti deontologici , tra i quali quelli che ribadiscono il fermo “no” all’eutanasia e all’accanimento terapeutico, detta linee di indirizzo vincolanti per tutti i medici italiani in tema di
educazione alla salute e rapporti con l’ambiente, sulla sicurezza del paziente e la prevenzione del rischio clinico, sulla donazione e sui trapianti di organi, tessuti e cellule, sull’abusivismo e prestanomismo.
Per la prima volta al Codice deontologico sono allegati due regolamenti riguardanti aspetti fondanti dell’esercizio della professione medica quali la pubblicità sanitaria e il conflitto di interesse. Ha dichiarato il presidente della FNOMCeO Amedeo
Bianco: «abbiamo cercato di realizzare un documento che ribadisca con forza il concetto che nella tutela della salute il medico è comunque portatore di un progetto, dove la cura della malattia è saldamente correlata al rapporto di fiducia con
il proprio paziente».
DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
n Magazine socialen
Sociale/Magazine
MAGAZINEMAGAZINEMAGAZINEMAGAZIINEMAG
a cura di MARIA CAROTI
n GLI ASCENSORI
AL COLOSSEO
L’installazione della coppia di
ascensori vetrati all’interno dell’anfiteatro Flavio [Colosseo] avvenuta alcuni anni fa, costituisce
sicuramente uno degli esempi
più significativi del rapporto tra
immobili storici da salvaguardare e l’adeguamento alle esigenze
di fruibilità per una "utenza ampliata". Questa realizzazione,
peraltro apprezzata ed utilizzata
quotidianamente da una ampia
fascia di persone, è determinante per modificare alcuni preconcetti ed aprioristici convincimenti circa il fatto che un immobile storico o sito archeologico debbano rimanere cristallizzati nel tempo per un errato concetto di "conservazione" disgiunto da quello, più ampio ed
attuale della "valorizzazione". La
passerella pedonale che è stata
recentemente realizzata come
sovrappasso della Via degli Annibaldi, nelle vicinanze del Colosseo e della stazione della Metropolitana risulta di un certo interesse sotto l’aspetto dell’accessibilità urbana e del comfort
ambientale. Infatti la funzione
primaria di questa opera è quella di fluidificare un importante
percorso pedonale, essenzialmente turistico, che collega la
chiesa di San Pietro in Vincoli all’anfiteatro Flavio, eliminando
un pericoloso attraversamento a
raso su una strada di primaria
importanza con un notevole volume di traffico veicolare.
ORARIO DI APERTURA:TUTTI I GIORNI
8:30 AD UN’ORA PRIMA DEL
TRAMONTO. CHIUSO IL 1\1 E 25\12.
DALLE
PER PRENOTAZIONI CONTATTARE
0685301758
OPPURE [email protected]
LA COOPERATIVA SOCIALE I GIRASOLI
UNISCE LE FORZE e le esigenze di un gruppo di persone che vivono quotidianamente la Sindrome di Down ed ha lo scopo di costruire posti di lavoro per ragazzi down e non, operando sull’integrazione tra
persone e con il territorio. Il girasole, simbolo della gioia di vivere che
esprime seguendo l’evoluzione del sole, rappresenta bene la forza
e l’orgoglio di vivere dei nostri ragazzi che sono anche accoglienti,
professionali e simpatici dimostrando che si può stare insieme con
naturalezza e reciproco beneficio.
Sia la cooperativa, sia i ragazzi down con le loro famiglie, sono associati all’A.I.P.D. [Associazione Persone Down] di Roma
TEL. 06/3700235 VIA DEI SULPICI , 117H-00174 ROMA
VIA CARTAGINE TEL. 06/7610194 LUNEDI CHIUSO
n MUSEO BARRACCO DI ROMA
RIAPRE:UN OCCHIO AI DISABILI
Roma - Novità per i disabili contraddistinguono la riapertura,
dopo alcuni restauri, del Museo
Barracco di Roma, noto per le
collezioni egizia, sumera, assira,
cipriota, per la scultura del V secolo e il ritratto dell’età ellenistica. Accessibile, a causa della
particolare architettura del museo, sarà esclusivamente il piano terreno. Le altre opere potranno essere apprezzate da
una postazione multimediale
che simula virtualmente la visione reale del resto del museo,
mediante una tecnologia che
permette di ammirare le sculture e i reperti in tutte le diverse
prospettive, accompagnate dal
commento audio e dalle musiche di Sinopoli, un lavoro fortemente voluto dalla Direttrice
del Museo Maresita Nota.
Grazie all’impegno dell’Associazione Museum che da dieci
anni, in collaborazione con il
Comune di Roma opera per
rendere fruibile il patrimonio
artistico ai diversamente abili,
nel museo è stato allestito un
percorso per i non vedenti e
ipovedenti dotato di planimetria del Museo con le indicazioni dei diversi settori, le didascalie in braille di ogni statua, libri
in braille in italiano e inglese, album di disegni in rilievo e commento audio, ai quali si accompagna il servizio di visite guidate fornito dai volontari dell’Associazione. Sarà così possibile
per i non vedenti tastare con
mano la bellezza delle tante
opere presenti nel Museo e visitarlo sia individualmente, grazie a tutti i supporti, sia con la
visita guidata prenotabile contattando l’Associazione Museum. Inoltre, sempre al Barracco, l’Associazione è attiva
con un laboratorio di disegno e
di modellistica per adulti non
vedenti ed ipovedenti.
PER PRENOTAZIONI CONTATTARE
L’ASSOCIAZIONE MUSEUM:
TEL. 06.5139855;
FAX 06.5139855;
E-MAIL: [email protected].
n MISS ABILITY, QUANDO SI
PORTA IN SCENA LA DISABILITÀ
L'ultima frontiera dei realityshow porta sullo schermo un
concorso di bellezza per ragazze
disabili. In Olanda è stato il successo della stagione 2006 e se anche si è portato dietro il solito dibattito sul politically correct una
cosa sembra certa, Miss Ability il
format che porta sul grande
schermo la disabilità ha varcato
una nuova frontiera. Il modello è
quello solito, un concorso di bellezza con tanto di premio finale.
Eccezione alla regola è che al posto delle classiche bellezze tutte
le aspiranti reginette devono
avere almeno «un handicap visibile ad occhio nudo». Dodici
concorrenti, dunque, incluse ragazze mutilate e in carrozzella si
sono disputate di fronte agli occhi del popolo televisivo il premio di Miss Ability. Impegnandosi inoltre a raccontare la propria vita di disabili e le piccole e
grandi difficoltà quotidiane. A
giudicarle il pubblico attraverso
il noto strumento del televoto.
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MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
n Cnrn
Sociale
LA
MORTE
di ROSANGELA BARCARO
Dottore di ricerca in bioetica, lavora presso
il C.N.R.-ISTITUTO PER LA STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO E SCIENTIFICO
MODERNO, Unità staccata di Genova.
È stata International Visiting Scholar presso
lo Hastings Center di New York e borsista presso
la Westfälische Wilhelms-Universität, Katholisch
Theologische Fakultät-Seminar für Moraltheologie,
Münster.
Ha pubblicato diversi articoli su temi di bioetica.
E
SISTONO TRE TIPI DI CRITERI per accertare il decesso dell’essere umano: anatomico, fondato sulla constatazione della distruzione
corporea; cardiocircolatorio, basato sull’evidenza clinica e strumentale della protratta assenza di battito cardiaco e di circolazione sanguigna; neurologico. Quest’ultimo
criterio si applica a pazienti con lesioni cerebrali tali da comportare dipendenza dalle apparecchiature per la rianimazione e la
ventilazione artificale; i medici che devono
P
tipografia
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2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
n Cnrn
DICEMBRE / MARZO
CEREBRALE E LA FINE DELLA VITA
zionale delle Ricerche di finanziare una
pubblicazione, curata da Roberto de Mattei
ed intitolata Finis Vitae. Is Brain Death Still
Life? [C.N.R.-Rubbettino, Soveria Mannelli
2006] nella quale sono raccolti i contributi
di autorevoli studiosi conosciuti a livello internazionale. Il volume, presentato al pubblico italiano durante una conferenza tenutasi a Roma il 13 dicembre 2006, raccoglie, tra le altre, le voci di neurologi, giuristi,
filosofi e teologi che hanno partecipato all’incontro promosso nel febbraio 2005 dalla Pontificia Accademia per le Scienze e dedicato all’esame de I SEGNI DELLA MORTE .
Gli interventi raccolti nel volume, e la discussione di cui essi sono stati oggetto durante la presentazione, mostrano che è ormai difficile sostenere, sia sotto il profilo
scientifico che sotto quello etico-filosofico,
che i pazienti che abbiano subìto estese lesioni cerebrali sono
cadaveri. Ancorché privi di coscienza e dipendenti da ventilazione polmonare artificiale, il
loro organismo conserva funzioni, quali controllo neurormonale, equilibrio idrosalino,
guarigione delle ferite, che sono
espressione della permanenza
di integrazione corporea. La
conclusione alla quale sono
giunti gli autori dei saggi è semplice e sconvolgente: la condizione denominata morte cerebrale è ancora vita, e il paziente in tale stato è ancora vivo. La più immediata conseguenza di ciò è che prelevare organi da questi soggetti ne provoca il decesso. Se è davvero così, nei prossimi anni la riflessione
bioetica dovrà affrontare la sfida che fino ad
oggi aveva evitato, e il legislatore dovrà fare sostanziali modifiche ad una impostazione giuridica che solo qualche anno fa
sembrava aver messo tutti d’accordo n
Il criterio neurologico
della cosiddetta morte cerebrale
totale è entrato nella pratica
medica, è stato accolto
nella giurisprudenza, e rappresenta
un prerequisito tecnico ed etico
fondamentale affinché
sia lecito il prelievo di organi vitali.
accertarne la morte devono documentare
uno stato che l’art. 1 della legge n. 578/1993
[Norme per l’accertamento e la certificazione di morte] identifica con il decesso dell’essere umano: «la cessazione irreversibile
di tutte le funzioni dell’encefalo».
Nella sua decisione il legislatore italiano ha
dato credito ad una serie di studi internazionali, condotti per lo più tra gli anni Settanta
ed Ottanta del Novecento, secondo i quali
l’encefalo, incluso il tronco encefalico, è responsabile del controllo, integrazione e funzionamento coordinato dell’organismo. L’intero encefalo sarebbe, in altre parole, l’integratore centrale, e la cessazione delle sue funzioni trasformerebbe l’organismo in una mera collezione di organi, le cui attività sono destinate a spegnersi più o meno celermente.
Studi più recenti, condotti da neurologi
principalmente statunitensi e britannici,
hanno messo in dubbio questa teoria ed
hanno contribuito ad avviare un diffuso di-
battito internazionale sull’impiego e l’affidabilità dei criteri neurologici per determinare la morte. Non si tratta, se non a prima
vista, di una questione meramente medicobiologica, la cui analisi debba essere lasciata agli specialisti. È un problema ben più
ampio, dal momento che il criterio neurologico della cosiddetta morte cerebrale totale è entrato nella pratica medica, è stato
accolto nella giurisprudenza, e rappresenta un prerequisito - tecnico ed etico - fondamentale affinché sia lecito il prelievo di
organi vitali dispari [ad es. il cuore] da destinare al trapianto. Mettere in dubbio la
teoria dell’integratore centrale comporta
un ripensamento radicale delle modalità di
dichiarazione del decesso e del reperimento degli organi per il trapianto.
Nel nostro paese queste ricerche sono purtroppo poco note ed il dibattitto è circoscritto a pochi esperti. È per questo molto
significativa la decisione del Consiglio Na-
È ormai difficile sostenere,
sia sotto il profilo scientifico
che sotto quello
etico-filosofico,
che i pazienti che abbiano
subìto estese lesioni
cerebrali sono cadaveri
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MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE
DICEMBRE / MARZO
2007
n Bioetican
Dibattito Sociale
di EMANUELE DI LEO Dir. Promozione Facoltà di Bioetica Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
EUTANASIA
MORTE
Larry McAffee era un giovane americano di 34 anni, affetto da quadriplegia
a causa di un incidente, e bisognoso di continua attenzione medica. Stanco
A
Veduta dall’alto
dell’Ateneo Pontificio
Regina Apostolorum
PROPOSITO DEL CASO, il noto filosofo Uberto
Scarpelli scrisse: Considerando lo stato di
McAfee sento-o,se si preferisce,non posso non
sentire-una intensissima simpatia, vicinanza e pietà per questo uomo al quale gli è lasciato l’unico estremo atto degno,chiudere coraggiosamente la propria esistenza.
McAfee, solo a immaginarlo, mi è ben caro e
se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine.
Nello stesso tempo un’altra persona scrisse
una lettera aperta al giovane americano. Era
Rosanna Benzi, da più di trenta anni in un
polmone di acciaio. Scriveva così: «Larry
ascolta: non staccare la spina». Gli diceva che
capiva bene la sua disperazione e si sentiva
del tutto vicina a lui, ma sottolineava la vita
vale sempre la pena di essere vissuta, perché
il suo valore non sta in quello che possiamo
fare con le mani ma in quello che possiamo
vivere dentro di noi.
Come emerge dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’eutanasia: «È importante oggi proteggere, nel momento della morte, la dignità della persona
umana e la concezione cristiana della vita
contro un tecnicismo che rischia di divenire
abusivo. Di fatto, alcuni parlano di “diritto alla morte”, espressione che non designa il diritto di procurarsi o farsi procurare la morte
come si vuole, ma il diritto di morire in tutta
serenità, con dignità umana e cristiana».
Dopo questa breve premessa, andrei a visualizzare e chiarire il concetto di eutanasia.
È noto che storicamente l’eutanasia significava, in aderenza alla sua etimologia, una
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Rosanna Benzi gli diceva che
capiva bene la sua disperazione,
ma sottolineava che la vita vale
sempre la pena di essere vissuta
morte buona, una morte dolce, senza sofferenze atroci.
Oggi però questo significato originario è abbandonato e l’eutanasia è comunemente intesa come l’intervento che sopprime, in modo indolore e in anticipo, la vita di malati o
inguaribili o in preda a dolori insopportabili od ormai prossimi a morire, e di persone irrimediabilmente inefficienti e/o sofferenti,
allo scopo di non farli soffrire. Quindi l’eutanasia è l’uccisione intenzionale, attuata con
metodi indolori, per pietà.
Riassumendo l’atto eutanasico, consisterebbe nel cambiare il tipo di morte, procu-
rando una morte pacifica al posto di una morte terribile. Analizzando profondamente questo
comportamento, si percepisce
che si tratta di procurare questa
morte per evitare quella; anziché una morte di sofferenza, l’altra più serena. Ma l’atto di morire è un atto
istantaneo. La morte o c’è o non c’è, o meglio, esiste la persona viva o non esiste, o essa è vivente o non è più vivente.
Quando si pensa a procurare la morte, la
scelta è tra far morire o lasciare vivere sino al
momento in cui il soggetto non vive più. È
una scelta che ha come oggetto il non fare
più vivere questa persona perché si preferisce che muoia al fatto che essa continui a vivere soffrendo.
Dunque, in realtà è una decisione libera per
la morte, contro la vita: si procura la morte
per evitare ogni dolore.
DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
DEGNA ?
di vivere in questo modo dopo 5 anni, chiese e ottenne dalla Corte Suprema
dello Stato di Georgia il permesso di non essere più alimentato per morire
Quello che si evita non è una morte diversa,
si evita invece la sofferenza che il soggetto
sperimenta fino alla morte; e la si evita causando la sua morte.
Si può, quindi, ammettere che l’eutanasia sia
una “morte degna”?
L’atto eutanasico viene presentato, tal volta,
come morte degna in quanto espressione di
una “scelta libera”. La morte, quindi, viene
procurata come opzione libera dell’individuo a delineare l’eutanasia come qualcosa di
degno e rispettabile.
In realtà, bisogna ricordare che non è la libertà che costituisce la dignità dei nostri
comportamenti, anche se oggi, nella nostra
cultura sembrerebbe così: l’agire liberamente viene identificato con l’agire con dignità.
Non è però la libertà che dà la dignità al comportamento umano. È vero sì che l’atto può
essere degno della persona solo se è un atto
umano, cioè libero. Ma non sempre è degno
ciò che è libero; vi sono tanti comportamenti
che sono liberi e non sono degni della persona, -né della persona su cui si agisce, né
della persona che agisce-. Esistono azioni libere indegne della persona umana.
Ad esempio: ci sono due uomini che compiono un atto di stupro nei confronti di una
donna, comportamento indegno per la donna ma anche dell’uomo. Uno dei due è malato mentale mentre l’altro ha compiuto quell’azione liberamente, con coscienza e piena
autonomia. Quale dei due atti si ritiene sia più
indegno? Ovviamente il secondo, proprio perché il soggetto in questione è più libero.
La libertà quindi, non dà la dignità alle proprie azioni. Bensì, dà la possibilità di agire in
modo degno o non degno.
Dunque, l’equivalenza «morte degna uguale eutanasia», perché scelta libera, è falsa.
Infatti, se un soggetto chiedesse insistentemente di essere torturato, questa opzione
non sarebbe opzione degna, né rispetterebbe la sua dignità, anche se la richiesta fosse
del tutto libera.
La vita è un bene indisponibile non solo riguardo alla vita altrui, ma prima di tutto riguardo alla propria vita, perché essa non è
un “qualcosa”. “La vita non è un oggetto. Essa è, come afferma Aristotele, «l’essere di ciò
che vive». Di per sé non esiste la vita; esiste
l’essere vivente.
Questo significa che il soggetto non possiede una vita di cui poter disporre. Dunque togliergli la vita è annullarlo come soggetto.
Ora se il soggetto crede di avere una dignità
in quanto persona e desidera che gli altri la
rispettino, questo è perché “egli è degno” e
non perché gli altri debbano rispettare una
dignità che non c’è: sono degno di rispetto
in quanto persona e perciò esigo dagli altri
rispetto.
E allora se sono degno, sono degno anche
per me stesso e quindi mi devo rispettare.
Un’opzione volontaria, cosciente, libera di
suicidio, di eutanasia, è un insulto alla propria dignità. Pertanto, l’eutanasia, nel senso
attuale dato alla parola, è un insulto alla dignità della persona.
Concludendo, Larry McAffee, dopo aver ottenuto dalla Corte Suprema dello Stato di
Georgia, il permesso di lasciarsi morire, ha
cambiato idea dopo aver parlato con alcune
persone che rappresentavano la visione
espressa nella sua lettera da Rosanna Benzi.
Ha imparato ad usare un computer speciale ed è diventato ingegnere. Se U. Scarpelli
avesse fatto ciò che diceva nel suo testo [«...
se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine»] forse non ci sarebbe più.
Questa è la differenza radicale, anche nei fatti e nelle conseguenze, di due diverse visioni della vita dell’uomo n
La libertà non dà la dignità
alle proprie azioni. Bensì,
dà la possibilità di agire
in modo degno o non degno
n Bioetican
Sociale
BIOETICA
SCIENZA DELLA VITA
L’accentrato sviluppo della tecnologia e della ricerca scientifica, specialmente della biologia molecolare e della medicina e le sue diverse applicazioni
sull’uomo, aprono un orizzonte di speranza, ma suscitano anche nuove sfide etiche gravi ed urgenti.
Il mondo della salute, della scienza, della famiglia,
il mondo del diritto e della politica hanno bisogno
di criteri sicuri e di una accurata riflessione scientifica ed etica.
L’Ateneo Pontificio, Regina Apostolorum, fondato nel
1993, dalla congregazione dei Legionari di Cristo, nasce con l’intento di fornire una formazione accademica rigorosa, strutturata ed integrale, a tutti i futuri
professionisti, nonché apostoli del nuovo millennio.
La facoltà di Bioetica, unica al mondo venne istituita il 21 Maggio del 2001 ed ora è divenuta uno dei
punti di riferimento formativo del mondo bioetico.
Essa, in particolare, ha lo scopo di formare bioeticisti professionali, ponendoli in condizione d’intervenire con competenza, di fronte ai numerosi e complessi problemi etici che sorgono continuamente nel
campo delle scienze biomediche e biologiche, compromettendo il rispetto della dignità umana e la difesa della vita di ogni individuo, dal suo concepimento fino alla morte naturale.
Per la società di oggi e per quella del domani, acquisire le conoscenze fondamentali per affrontare e
valutare i costanti sviluppi scientifici, tecnologici, giuridici e politici che ogni giorno ci vengono presentati dal mondo bioscientifico, genetico e ecologico,
è di fondamentale importanza per indirizzare lo sviluppo della società nel rispetto della dignità umana. Questo è il servizio che la facoltà di Bioetica , offre all’intera collettività.
PER INFO: EMMANUELE DI LEO
DIR. PROMOZIONE FACOLTÀ DI BIOETICA
ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM
VIA DEGLI ALDOBRANDESCHI, 190
00163 ROMA
TEL: 06 66527800 /DIR: 06 66527931
E-MAIL: [email protected]
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DICEMBRE / MARZO
2007
n L’A n g o l o n
L’economista risponde
I PRINCIPALI
CAMBIAMENTI
PREVISTI DALLA
FINANZIARIA 2007
di ANTONIO DI MAJO Prof. Ord. Di Scienza delle finanze. Università di Roma Tre
I
NNANZITUTTO DA UN PUNTO DI VISTA TECNICO-GIURIDICO la legge di quest’anno è stata condizionata dalla necessità di ridurre il disavanzo
pubblico, sia per ragioni legate all’appartenenza alla Unione europea, sia a causa dell’esistenza dell’ingente debito pubblico accumulato nei decenni scorsi. Di conseguenza maggiori entrate del
bilancio pubblico per circa 15 miliardi di euro sono necessarie per
portare il deficit al di sotto del 3 % del prodotto complessivo; ma il
governo ha deciso di muovere risorse per un ammontare molto superiore [circa 35 miliardi di euro], proprio perchè la finanziaria è
l’occasione più sicura [forse unica] per ottenere l’approvazione di
molte altre decisioni politiche. Lo spazio non consente un esame
esauriente della legge; mi limiterò a qualche considerazione sulla
sua parte tributaria . Anzitutto sono state modificate le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche: per ottenere un maggior
gettito, in media il prelievo è stato sensibilmente aumentato, ma
non uniformemente. I redditi minori vengono nel complesso leggermente sgravati, mentre quelli maggiori sono tassati più pesantemente. In realtà la situazione per i contribuenti è peggiore di
quanto appare, perché la simultanea riduzione dei trasferimenti
dello Stato a Regioni e Comuni ha costretto questi ad aumentare le
sovrimposte [impropriamente definite addizionali] sui redditi dei
cittadini, con la conseguenza che l’aggravio fiscale per quasi tutti
i contribuenti è molto consistente e tale da portare il prelievo sui
redditi dichiarati ai livelli massimi in Europa. Naturalmente l’esistenza di un’evasione di massa rende ancor più sperequati questi
aumenti che operano interamente solo se i redditi dichiarati coincidono con quelli effettivi.
La lotta all’evasione dovrebbe,
nelle previsioni del governo, fornire circa 8 miliardi di euro al bilancio pubblico, ma la finanziaria concretizza questa previsione solo nella periodicità e nelle
modalità di revisione degli studi
di settore [che regolano la tassazione, di fatto forfettaria, di un
ampio numero di contribuenti]
da avviare con procedure così
La lotta all’evasione
dovrebbe,
nelle previsioni
del governo, fornire
circa 8 miliardi
di euro
al bilancio pubblico
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complesse da rendere sopravvalutate le maggiori entrate..
Un elemento centrale della manovra è rappresentato dalla riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale”. Si tratta in realtà di uno sgravio dell’Imposta regionale sulle attività produttive [Irap], attuato
mediante una riduzione dell’imponibile [di 5000 euro, 10000 nel
Mezzogiorno] per ogni nuovo occupato nell’impresa del contribuente. A parte l’opportunità di stravolgere la logica dell’Irap, queste modifiche comportano una perdita del gettito destinato dalle
Regioni alla copertura della spesa sanitaria, per cui molte di esse
hanno provveduto ad elevare l’ aliquota dell’Irap [ azione ora permessa dalla stessa legge finanziaria], più che compensando la diminuzione decisa dallo Stato! Come si vede non mancano contraddizioni nelle decisioni di Finanza pubblica.
Di entità rilevante è anche la nuova regolamentazione del TFR; per
tutte le imprese private con più di 50 dipendenti, il TFR di nuova maturazione, non destinato ai fondi di previdenza complementare,
dovrà essere versato in un Fondo presso la Tesoreria Centrale dello Stato [con un ruolo di gestione attribuito all’ Inps]. Le imprese
perdono una conveniente fonte di autofinanziamento e, per questo, verranno compensate con un credito ai fini dell’imposta sui
profitti. Le imprese con meno di 50 dipendenti potranno, invece,
continuare ad autofinanziarsi con il TFR dei dipendenti. Le perplessità riguardano anzitutto la inopportunità di aggiungere, alle
esistenti, altre “soglie” dimensionali che rendono conveniente il frazionamento delle imprese; inoltre le compensazioni previste rischiano di essere considerate dall’Unione europea “aiuti di stato”
illegali, ciò potrebbe vanificare una parte importante della legge
[che prevede un utilizzo dei fondi del TFR versati in Tesoreria per attuare investimenti pubblici]. Altri aiuti in forma di agevolazioni tributarie sono previsti [credito di imposta per investimenti nel Mezzogiorno, per quelli in ricerca,ecc.], ma ben ventinove disposizioni della finanziaria potrbbero essere rese inefficaci in quanto “aiuti di stato”.
Si deve rimandare ad altra occasione l’analisi di altri aspetti della
manovra impostata con la finanziaria. In sintesi a me pare che i suoi
contenuti, oltre ad essere discutibili [com’è giusto che sia per la diversità di interessi e di opinioni coinvolti], appaiono spesso contraddittori, e quindi di efficacia incerta; lo sforzo richiesto ai contribuenti, destinato sia alla riduzione dei disavanzi sia alla riallocazione di risorse, resta comunque ingente.
DICEMBRE / MARZO
2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
L’avvocato risponde
dell’AVV. NINO MARAZZITA
n L’A n g o l o n
IL TESTAMENTO
BIOLOGICO
Che cosa è il testamento biologico
o testamento di vita, come qualcuno
preferisce chiamarlo
I
L TESTAMENTO BIOLOGICO, “direttiva anticipata” o testamento di vita che dir si voglia, è un documento, redatto con ponderazione analoga a quella che è doverosa utilizzare per i testamenti “tradizionali”, con il quale il testatore affida al medico indicazioni anticipate
di trattamento, nel caso in cui possa perdere la capacità di autodeterminazione a causa di una malattia acuta o degenerativa assolutamente invalidante.
In sostanza tale testamento è una vera e propria dichiarazione di
ultima volontà nella quale ciascuno decide della propria vita; il
punto centrale è quindi togliere la capacità decisionale di vita o di
morte al medico, ai genitori, ai tutori ovvero ai Magistrati per affidarla al diretto interessato: il paziente.
In Italia, a differenza del Canada, della Danimarca, di alcuni Stati
degli Usa, dei Paesi Bassi e di alcuni Stati dell’Australia, manca una
normativa specifica sul testamento biologico, malgrado vi
siano numerose proposte di
legge in materia.
Il problema socio-giuridico che
divide le coscienze, i medici ed
i magistrati riguarda la composizione tra due interessi costituzionalmente garantiti: il bene
vita e la doverosità del trattamento medico.
Infatti l’ordinamento tende a
tutelare la vita in ogni suo
aspetto, da un lato prevedendo
espressamente il divieto di disporre del proprio corpo ed il
divieto di interrompere la gravidanza se non nei casi tassativamente previsti dalla legge, e
dall’altro punendo, ad esempio,
l’istigazione all’altrui suicidio e
l’omicidio perpetrato con il
consenso della vittima.
Parimenti però il medico ha il
In Italia, a differenza del Canada,
della Danimarca,
di alcuni Stati
degli Usa,
dei Paesi Bassi
e di alcuni Stati
dell’Australia,
manca una
normativa specifica
sul testamento
biologico, malgrado
vi siano numerose
proposte di legge
in materia
dovere giuridico e deontologico di intervenire e di porre in essere
tutte le misure ed i trattamenti necessari per la cura e la vita del paziente. Di conseguenza non è possibile stabilire in termini giuridici,
e con certezza, in quale momento il medico debba arrestare il suo
intervento e lasciare il paziente libero di morire.
Le pagine di cronaca hanno spesso evidenziato infatti come sussista un limite labile tra il diritto di avere una “buona vita”, e quindi di morire in assenza di un’aspettativa di vita degna di tale accezione, e l’accanimento terapeutico.
Allo stato quindi, finché l’Italia non si adeguerà alle normative di
alcuni Paesi Occidentali, la soluzione di queste problematiche è lasciata alla scienza ed alla coscienza dei medici, al tecnicismo, spesso incapace di cogliere gli aspetti sociali ed umani, delle aule di tribunale, oppure alle iniziative di enti o associazioni private.
Si segnalano in tal senso le proposte di alcune associazioni volte
a sensibilizzare la comunità verso l’esigenza di una normativa sul
“testamento biologico”, nonché la predisposizione di un registro
per depositare i testamenti biologici.
Tali iniziative, ovviamente, non obbligano i medici a seguire il “testamento biologico” del paziente poiché, in assenza di una espressa previsione normativa, la condotta del medico rimane pur sempre lasciata alla sua discrezionalità.
La soluzione di queste
problematiche
è lasciata
alla scienza
ed alla coscienza
dei medici,
al tecnicismo,
spesso incapace
di cogliere gli aspetti
sociali ed umani
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DICEMBRE / MARZO
2007
n C u l t u ra d e l l o S p i r i t o n
Sociale
BIOETICA
NÉ ACCANIMENTO
TERAPEUTICO NÉ EUTANASIA,
SÌ AL RISPETTO DELLA VITA
di DON PRIMO MARTINUZZI
Il diritto alla vita, dal
concepimento fino
allo spegnimento naturale:
è un diritto non-negoziabile
L
A SPINA STACCATA AL RESPIRATORE di Piergiorgio
Welby ha rimesso in auge un grande dibattito sul tema della vita e del “diritto a morire”. Infatti, le scoperte della scienza, soprattutto di questi ultimi anni, hanno sì migliorato la vita ed allontanato la morte, ma
hanno aperto nuove paure: non c’è più solo la paura della morte, ma anche la paura
di morire male, e addirittura la paura di non
poter morire a causa di macchinari usati da
una medicina che, pur non essendo capace di guarire, può prolungare la vita umana
senza tener conto delle condizioni in cui si
costringe il paziente a vivere. In realtà, nei
Paesi in cui l’eutanasia è legalizzata, la soppressione della vita non è solo fatta ai malati che sono in vita grazie all’accanimento
terapeutico, ma anche a coloro
che soffrono di malattie incurabili, i cui dolori potrebbero essere diminuiti notevolmente
dalle cure palliative. La richiesta
di decidere quando e come morire è l’altra faccia del controllo
delle nascite. L’esistenza è concepita come se valesse la pena di vivere solo quando si è “voluti”, se si è autonomi, sani e benestanti. La cultura dominante è
convinta che l’autodeterminazione individuale è l’unica via della felicità. E la felicità
consiste nella realizzazione di un proprio
progetto di vita, dei propri desideri, per
questo è fondamentale essere liberi di de-
cidere anche quando morire. C’è solo la
propria volontà che conta, non c’è spazio
per l’imprevisto, per Qualcuno diverso da
noi che può aprirci nuove possibilità di senso e di comprensione della nostra vita. Come si controllano le nascite con gli anticoncezionali, così si vorrebbe controllare la
morte con l’eutanasia. In realtà, tutti conoscono situazioni di figli “non desiderati” che
diventano l’imprevista fonte di gioia dei genitori, e a volte, di malattie, anche incurabili, che possono diventare fonte di relazioni profonde, di amore vero e imprevedibile per chi sta accanto al malato, come mai
sperimentato. Infatti, S. Paolo nella Lettera
ai Colossesi dice, a proposito della sua sofferenza: “Completo nella mia carne ciò che
Non c’è più solo la paura
della morte, ma anche la paura
di morire male, e addirittura
la paura di non poter morire
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manca alla Passione di Cristo, a favore del
suo corpo che è la Chiesa”. E il grande Papa
Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera
apostolica diretta soprattutto ai malati dal
titolo “Il valore salvifico della sofferenza”.
Tutti, con l’aiuto di Dio, siamo capaci di
questi eroismi! C’è spesso, purtroppo, una
presunzione che rivela un cuore duro, una
chiusura mentale rispetto alla infinita novità che il misterioso dono della vita, con le
sue illimitate possibilità, ci può riservare e
che non si possono neppure immaginare.
Queste spinte alla legalizzazione dell’eutanasia contengono il pericolo di aprire una
possibilità di grave discriminazione tra gli
esseri umani, una subdola tentazione: pianificare la vita e la morte in rapporto al potere dominante, che può decidere come
usare le risorse a favore di certi individui e
a discapito di altri: dalle spese nell’ambito
sanitario, agli investimenti per lo sviluppo,
ad ogni scelta che riguardi il bene delle persone. Le persone comuni non-autosufficienti, la cui assistenza comporta spese
enormi, perché tenerli in vita? Si amplificherebbe così ancora di più il baratro di disuguaglianze che già discrimina le persone
in questo mondo, che mentre va verso la
globalizzazione vede miliardi di persone in
condizioni di non-sussistenza, mentre dal
polo opposto c’è una opulenza scandalosa.
Il diritto alla vita, dal momento del concepimento fino al momento dello spegnimento naturale: è un diritto non-negoziabile. Il primo codice deontologico nella storia della medicina che è il giuramento di Ippocrate, risalente al 400 a.C., lo aveva già individuato. n
TESTAMENTO BIOLOGICO
Il Testamento biologico è una indicazione sottoscritta
dal paziente con la quale egli dà alcune semplici indicazioni sulle forme di assistenza che desidera ricevere o non ricevere in condizioni di incapacità,
senza porre comunque un totale vincolo sul medico, ed escludendo alcune richieste: ad esempio, la
sospensione di idratazione e alimentazione artificiale, e in generale le richieste eutanasiche, che caricherebbero il personale sanitario di una intollerabile responsabilità sulla morte dei pazienti.
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2007
MEDICAL TEAM MAGAZINE
MTM
LE DUE CULTURE
di FRANCESCO SISINNI
Scienza e Filosofia sottintendono proprio due tesi irriducibili alla sintesi,
due culture non possibili di integrazione?
Ha collaborato con Giovanni Spadolini nella formazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, di cui è stato Direttore Generale per circa vent'anni.
Autore di numerose e apprezzate
pubblicazioni di Filosofia, Storia
dell'arte e Letteratura, è socio di
varie Accademie nazionali ed internazionali. È Direttore del Master
in Studi storico- artistici nella Università degli Studi LUMSA di Roma.
È stato insignito dell'Onorificienza
di Cavaliere di Gran Croce della
Repubblica Italiana.
È
CERTAMENTE INNEGABILE che un
dissidio profondo ha per troppo
tempo diviso gli scienziati dai filosofi, i tecnici dai teorici, gli epistemologi dagli speculativi puri.
E questo iato, certo innaturale,
che tuttora, se pure in misura
men grave e più limitata, si deve
lamentare tra discipline umanistiche e discipline scientifiche, è
un fatto che trascende lo stesso
mondo delle due culture, in
quanto investe tutta la realtà sociale, dal suo nascere alla civiltà,
al suo affannoso crescere nella
storia delle genti.
In effetti la ragione storica di tanto dissidio è da identificarsi, alla
base, nell’infausto divorzio tra
cultura e lavoro; o meglio, nella
difettosa interpretazione dei valori della cultura e, di contro, nell’assoluta negazione dei valori
del lavoro.
Come noto, Platone distingueva
nell’uomo l’anima razionale, vera luce e vera guida, dalle altre
due, la irascibile e la concupiscibile, l’ultima delle quali è -cavallo nero-cecità pressoché assoluta e perciò forza solo strumentale; lo stesso Platone costruì coerentemente a tale metafisica,
un ordinamento etico, politico e
sociale ove i filosofi sono la mente che ragiona e perciò governa,
i guerrieri il coraggio che lotta e
perciò difende e gli operai la for-
za che produce, nella misura in
cui si lascia guidare.
«L’operaio è utile -si legge nel
Gorgia- ma tu disprezzerai lui e
la sua arte e per offesa lo chiamerai banàusos». Da allora in
poi l’aristocrazia del pensiero ha
sdegnato l’operatività pratica
così come l’aristocrazia sociale
ha respinto la manualità del lavoro ed il suo artefice diretto, il
popolo.
Eppure la determinante rilevanza che la categoria concettuale di
lavoro è venuta progressivamente ad assumere nella dialettica del pensiero e nel farsi della
Storia, ha dimostrato e dimostra
come lo svolgimento positivo
delle civiltà altro non sia che la
evoluzione, ossia il riconoscimento e il riscatto nel tempo, dei
valori insiti nell’attività operativa. Varrebbe a questo punto la
pena di fermarci a meditare un
poco sul contenuto e sulla storia
del lavoro, nel contenuto e nella
storia della società e delle culture. Il lavoro, che nasce al mondo
con l’uomo, essendo di questi il
destino e facendo di questi la
storia, dalla originaria funzione
di conquista e dominio della natura è passato all’iniqua concezione schiavistica delle prime civiltà.
Di lì ha esso iniziato la faticosa
parabola che attraverso le cultu-
n Scienza e filosofian
Sociale
Platone distingueva nell’uomo l’anima
razionale, vera luce e vera guida, dalle
altre due, la irascibile e la concupiscibile
l’ultima delle quali è cecità assoluta
re orientali e mediorientali , e poi
degli elleni e dei romani, giunge
al cristianesimo che, riscattando
lo schiavo, porta, finalmente, il
lavoro alla dignità di mezzo di
elevazione etica e sociale dell’umanità decaduta.
Si sa, tuttavia, che già sul finire
del XVII secolo, mentre la cultura
ufficiale si snaturava in una vanità autoreferenziale fine a se
stessa, la vita, con le sue istanze
di progresso, incominciava ad
urgere fuori di quelle stesse torri d’avorio, in cui i dotti si ostinavano ad isolare i beni ereditati. Infatti, la scienza del concreto,
nata nelle aule del lavoro, iniziava a dare al mondo i frutti portentosi delle silenziose quanto
suggestive ricerche. Iniziava l’era di Copernico e di Galilei.
Ma con l’avvento delle prime
straordinarie affermazioni scientifiche aveva anche inizio, però,
quel grave dibattito o dissidio tra
lo scienziato e il filosofo, destinato a durare fino ai giorni nostri.
La filosofia, come scienza generale, può pretendere di subordinare a sé le scienze particolari, o
possono queste ultime rivendicare una propria autonomia, respingendo qualsiasi relazione
tra di esse? Non vi è dubbio che
la filosofia abbia esercitato
un’influenza determinante sulla
fondazione e sullo sviluppo delle scienze; e ciò sia per l’impostazione rigorosa della ricerca,
condotta in modo non più empirico -come poteva avvenire nel
campo della tecnica- ma propriamente liberale, per usare
una espressione di Proco, sia per
la fondazione di sistemi universalistici, sulla base delle ardite
concezioni del cosmo. È tuttavia
vero come non si può comunque ammettere questa influenza
in senso assoluto -posto che
non si può prescindere dalle
suggestioni e dai suggerimenti,
sia pure metodologici, derivati
alla filosofia delle scienze- così
non si può sostenere la subordinazione delle scienze particolari alla filosofia, soprattutto nella
pretesa di estendere alle prime
å
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n Scienza e filosofian
Sociale
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å
interpretazioni e, peggio ancora,
determinazioni aprioristiche,
ovvero metafisiche. Tanto è valso, comunque, a far parlare addirittura di due verità, la verità
scientifica e la verità filosofica,
ed a dare adito ad una polemica
certamente infeconda tra gli uomini ed i fautori delle cosiddette
due culture, ansiosi, ciascun per
suo conto, di stabilire inutili primati, ora in nome di una tradizione gloriosa, ora in funzione o
in virtù di un miracoloso presente, gravido di futuro, ed ora
più spesso, invece, solo all’insegna di miti dogmatici. Ben a ragione, anni addietro, il Timpanaro, doveva rammaricarsi di
tanto dissidio e di come la scienza non fosse, invece, riuscita a
fondersi con la cultura umanistica, diventandone un elemento essenziale e perciò vitale, sì da
impedire, finalmente, che proprio tale cultura rimanesse prevalentemente e ostinatamente
filosofico-letteraria.
Ma molto prima del Timpanaro,
i più accorti pensatori, filosofi e
scienziati, primo tra tutti Leonardo, filosofo naturale, come lo
dissero i contemporanei, «omo
sanza lettere» come amò definirsi egli stesso, avevano avvertito
l’esigenza di una ricerca comune
dell’unica verità dell’uomo.
Ai giorni nostri opere di insigni
pensatori significano la tensione
costante verso tale unificazione
e sintesi. In ambienti diversi per
superare il dualismo fra scienza
e umanesimo, fra lavoro e cultura, ora considerando la natura
alla maniera idealistica, ora riducendo la filosofia alla scienza,
in senso positivistico, ora invece
inventando una nuova metafisica, la metafisica della tecnica,
come pare l’intenda Emanuele
Severino, a noi pare che la soluzione a tanto problema possa essere esperita solo tornando all’uomo, alla sua realtà, al suo
mondo. E innanzi a coloro che
temono di far ricorso al Pensiero,
perché ancora troppo condizionati dalla vieta identificazione di
pensiero-ragione, o pensiero-
Nello spirito della tradizione galileiana,
la filosofia della scienza ci ha dimostrato
che un principio di fisica, di chimica,
di matematica non è una verità assoluta
idea pura, noi vorremmo ricondurre tutto il processo umano
proprio al Pensiero, inteso quale presenzialità ed essenzialità
dell’uomo, non solo nelle sue costruzioni speculative, bensì, anche, nelle sue operazioni concrete.
È il pensiero che riconoscendosi nell’essere e nel divenire, opera il superamento della tesi e dell’antitesi, in quella più vasta categoria o forma, che, per essere
sintesi, non esclude, ma comprende gli opposti, i quali, anzi,
in essa completantisi, si vitalizzano. Sicché, se la esperienza e la
gnoseologia scientifica forniscono sempre nuovi contenuti alla
filosofia speculativa, è quest’ultima che, indagando, quei contenuti incessantemente svolge e
trasforma.
Il dato empirico, il fenomeno e la
sua legge si fanno concetto, acquisizione storica e attività teoretica, e questi, nuovamente, si
traducono in fatto, in operazione, in attività pratica. Più semplicemente e fortemente ripeteremo allora con Vico: «Verum et
Factum convertuntur»!
Un’antica sentenza, attribuita
ad Aristotele e che si sente ancora fare il giro dei circoli d’ispirazione positivistica, se non sensistica alla Condillac, ripete: «Nihil
est in intellectu quod prius non
fuerit in sensu». Orbene, basterebbe tener conto della sorte
avuta, e sarebbe più esatto dire
dell’evoluzione seguita, da siffatta sentenza, per comprendere in che direzione si è mossa la
cultura vera, nell’interpretazione e chiarificazione di se stessa.
Infatti, se già nel criticismo, quel
sensu fu inteso, non come sensazione in senso stretto, biologico, bensì, piuttosto, come sentimento ed esperienza, quando
giunse ad Hegel divenne momento del tutto e la formula,
completatasi anche nell’accezione, venne ad esprimere, finalmente e felicemente, l’intero
processo, così ponendo: «Nihil
est in intellectu quod non fuerit
in sensu et nihil est in sensu
quod non fuerit in intellectu». Or
noi potremmo esser già paghi di
tanto. Senonchè Hegel intendendo siffatta formulazione, secondo le sue stesse parole, «nel
senso del tutto universale, che lo
Spirito è la causa del mondo» e
«nel senso più limitato, che il
sentimento giuridico, etico, religioso è un sentimento e quindi
un’esperienza di tale contenuto,
che ha la sua radice e la sua sede
solamente nel pensiero», divinizzò tanto detto pensiero, che
tolse ad esso quanto lo fa in effetti storicamente umano.
A noi sembra dunque che l’intuizione hegeliana esprima chiaramente ed ontologicamente
nell’intrinsecità, la realtà vitale di
tale processo, o osmosi, ma che
essa, al di là anche delle interpretazioni degli epigoni, dallo
Spaventa al Croce, debba intendersi in senso fenomenologico o
esistenziale o, più semplicemente, umano.
Nello spirito della migliore tradizione galileiana, la filosofia della
scienza ci ha dimostrato che un
principio di fisica, di chimica, di
matematica non è una verità assoluta e che non esiste un experimentum crucis una istanza
cruciale -come avrebbe detto
Bacone- per provare la sussistenza in esso di un valore eterno. Lo stesso progresso delle
scienze dimostra -contrariamente a quanto si credeva ed affermava nell’esaltante e romantico clima del positivismo- che le
leggi scientifiche non hanno validità universale, in senso di immutabilità assoluta. Ed è chiaro
che se il progresso è dinamica,
esso esclude dal suo ambito e dal
suo essere tutto ciò che è statico.
D’altra parte tanto si fa evidente
proprio nella filosofia delle
scienze di Bernardo Russel, in
cui quella verità o certezza infallibile che il filosofo attribuisce alla logica matematica si trova, poi,
in contrasto col carattere convenzionale che lo stesso non può
non riconoscere ai fondamenti
di essa. Il mondo cammina perché l’uomo diviene. Ora è che
questo divenire non smentisce
affatto, ma anzi conferma, se pur
drammaticamente, l’essere; e
noi siamo e, divenendo, viviamo
un paradosso perenne; e ciò finchè Eraclito e Parmenide avranno entrambi ragione n
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COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
«AMICI PER LA STRADA»
di NICOLETTA ALBORINO
Vivere in strada non è una scelta di vita
M
OLTO PERSONE sono portate a pensare che vi-
vere per strada sia una scelta di vita, una
scelta di libertà… purtroppo nella maggior
parte dei casi non è così. La vita in strada è
un percorso obbligato, conseguenza di una
difficile storia personale costellata da disgrazie, errori, malattie e delusioni che determinano l’abbandono dell’ambiente sociale. Proprio questo abbandono fa si che le
giornate degli “amici di strada” siano scandite dal contrasto tra il desiderio di cambiare vita e la paura di non riuscire a ricominciare da capo, la paura di essere nuovamente ingannati. In queste persone non è
mai sopito il desiderio di una vita normale,
ma la loro situazione attuale fa apparire il
cambiamento come una chimera irraggiungibile. La vita per strada è una vita dura e pericolosa, è una lotta quotidiana per la
sopravvivenza. È una condizione che ti
espone ad una grande dipendenza, anche
nelle piccole cose quotidiane [come fare
una doccia, mangiare un pasto caldo] e soprattutto all’umiliazione, all’avversione della gente, disposta più ad allontanare queste
persone piuttosto che ad aiutarle. Molti rifiutano di frequentare i centri di accoglienza, perché conservando una loro dignità,
non riescono ad accettare la promiscuità di
questi centri perchè gli orari sono poco elastici, per la paura della violenza e delle liti, in
generale perché dopo anni di isolamento diventano incapaci di vivere con gli altri.
Molto spesso non trovando altri compagni
per spezzare la propria solitudine si rivolgono all’alcool. Tra i senza dimora l’alcolismo è un fenomeno molto diffuso, per molti è l’unico molto per fuggire, per stordirsi
sperando di dimenticare.
I membri della Comunità di Sant’Egidio,
prendendo esempio dal buon samaritano
della parabola evangelica, si sono impegnati, fin dalla fine degli anni Settanta, nel
prendersi cura di questi poveri che vivono in
gravi difficoltà nelle stazioni, sotto i portici
e negli angoli delle città. Con gli anni l’impegno ha portato ad intensificare sempre
più le iniziative. La Comunità festeggia il Natale insieme a chi non ha nessuno; gruppi di
persone si recano la sera nelle stazioni ferroviarie o nei luoghi dove i senza dimora trovano riparo per la notte, per portare cibi e
bevande calde, coperte e altri generi di
conforto, per proteggersi dal freddo. Nel periodo invernale questa presenza capillare
nelle strade si intensifica con l’obiettivo di
raggiungere in particolare le persone più
isolate e meno capaci di difendersi dai rigori della temperatura. I centri di accoglienza
della Comunità costituiscono un complesso di iniziative organizzate: informazioni e
consulenza, distribuzione di alimenti e vestiti, ambulatorio medico, docce, lavanderia
n il caso sociale n
Sociale
e barbiere, biblioteca, recapito postale e residenza anagrafica. Inoltre, dal 1990 la Comunità di Sant’Egidio pubblica ogni anno
una guida che raccoglie notizie utili sui servizi sociali ed i relativi riferimenti ed indirizzi per le persone che vivono in strada. È
stata soprannominata la "guida Michelin
dei poveri" perchè rappresenta uno strumento indispensabile per la sopravvivenza
per chi è costretto a vivere di espedienti n
GUIDA PRATICA
Dove Mangiare
Via Dandolo 10: Mercoledì e Venerdì ore 17.00-19.30 / Sabato ore 17.00-19.00
Dove Lavarsi
Via Anicia 6/c: Doccia , biancheria, barbiere e lavanderia automatica su appuntamento:
STRANIERI: Lunedì ore 16.00-19.00
NOMADI: Venerdì ore 15.30-19.00
ITALIANI: Sabato ore 15.00 -18.00
Dove Curarsi
Via Anicia 6/c: Medicina Generale
STRANIERI: Lunedì ore 15.30-19.00
NOMADI: Venerdì ore 15.30-18.30
ITALIANI: Martedì ore 8.30 - 11.00
Ascolto, Orientamento e Aiuto
Via Anicia 6/c: Tel. 06/5895444
Orientamento e alimentari
ITALIANI: Martedì ore 8.30-12.00
Orientamento, aiuto legale, vestiti e alimentari
STRANIERI: Lunedì ore 15.30-19.00
NOMADI: Venerdì ore 15.30-19.00
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n il Caso socialen
Sociale
di FRANCESCA FANELLI
UN CANTIERE APERTO
PER LA COSTRUZIONE
DELL’OSPEDALE DEL POPOLO
IN GUINEA BISSAU
O
SPEDALE DEL POPOLO: così amano
definirlo quanti collaborano in
Guinea Bissau nella realizzazione
di questo progetto e quanti si
adoperano in Italia nella raccolta
fondi necessaria per ultimare
una struttura sanitaria che sarà di
proprietà del popolo guineense.
L’idea nasce da un’esigenza
espressa dalla gente di Ingorè
[un villaggio della Guinea Bissau],che ha fatto sentire il suo urlo di speranza all’associazione
S.ol.co. onlus, dal 2002 presente
in quell’area con campi di lavoro finalizzati alla realizzazione di
micro-progetti.
L’ospedale rientra nella seconda
fase del progetto Arriva il dottore.
A seguito di un attento studio della realtà della Guinea Bissau, il
quarto paese più povero al mondo, l’Associazione S.ol.co. ha pianificato questo progetto in collaborazione con Suor Romana Sacchetti, responsabile della Missione di Ingorè, con il Comitato di
stato del distretto di Ingorè che
rappresenta il popolo e con il Ministero della Salute. Il progetto,
avviato nel dicembre 2005, consta di due fasi: l’acquisto di un
mezzo di trasporto che permetta
ai missionari di raggiungere quotidianamente gli ambulatori rurali, e la costruzione di un piccolo ospedale ad Ingorè.
Diversi sono stati i progetti portati a termine prima del 2005, ma
si faceva sempre più pressante il
bisogno di aiutare il sistema sanitario locale, praticamente inesistente: le tabanke [i villaggi]
possiedono solo piccoli ambulatori rurali, realizzati in paglia e
fango con muro, tetti di zinco, in
cui si trovano un tavolo, qualche
30
L’Associazione
S.ol.co. onlus
e il Ministero
della Salute della
Guinea Bissau
collaborano
per il progetto
Arriva il Dottore
Associazione S.ol.co. onlus e per sostenere il progetto
“Arriva il Dottore”: tel. 320.5554515
E-MAIL: [email protected] WEB: www.solconlus.org
Sede a Putignano [Ba] in Via della Conciliazione, 36
c/c postale intestato a: “Associazione S.OL.CO. onlus”
n. 53817482 ABI 07601 Cab 04000
sedia, un lettino e una bilancia
pesa persone. Il personale paramedico, istruito per lo più dalla
stessa Suor Romana, presta le
cure più elementari, mentre decine e decine di persone aspettano pazientemente il loro turno. Il dottore [suor Romana]
può raggiungere ogni villaggio
solo una volta al mese.
Possiedono pochi medicinali per
la cura delle malattie più comuni e sono consapevoli che i primi
ad essere curati devono essere
donne gravide e bambini, i più
indifesi, il futuro del loro Paese.
Le uniche strutture sanitarie capaci di offrire cure più specifiche
si trovano nella capitale Bissau,
raggiungibile solo attraversando
il Rio Mansoa con una chiatta
che funziona dalle 09:00 alle
18:00,e a Ziguinchore in Senegal,
attraversando la frontiera che è
aperta solo dalle 08:00 alle 17:00.
Le condizioni geografiche rendono pertanto estremamente
difficoltoso il raggiungimento
in caso di necessità l’ospedale
più vicino.
In questa situazione, dove l’emergenza non esiste per il solo
fatto che è quasi impossibile potervi far fronte, sono tanti i “miracoli” compiuti ogni giorno da
Suor Romana e da tutto il perso-
nale paramedico locale, che la
sostiene. Ad oggi, con le donazioni raccolte nel corso del 2006
è stato già acquistato un pick up
del costo di Euro 21.000; ora si
prosegue con la struttura ospedaliera di cui sono già state poste
le fondamenta.
L’ospedale sarà così strutturato:
20 posti letto, ogni stanza sarà
dotata di servizi e finestre, e un
atrio centrale nel rispetto della
cultura africana. Inoltre la struttura sarà dotata di una sala parto, un laboratorio analisi, una
piccola sala operatoria destinata alle urgenze ostetriche e non,
un pronto soccorso. Lo staff sarà
formato dal personale che già
opera sul posto.
Insomma, un progetto “importante”, importante perché porta
in sé la voce di coloro che hanno
ancora la forza di sperare, ma
non il coraggio di chiedere ed i
mezzi per ottenere ciò che è essenziale; di coloro che hanno riconosciuto in un incontro puramente umano, uno spiraglio per
crescere e...crescere insieme.
Grazie anche al vostro sostegno
potremo continuare a lottare
per un diritto fondamentale che
troppo spesso viene negato, il diritto alla salute, consapevoli che
la costruzione dell’ospedale è
una conquista per tutti n
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