DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM Ricerca scientifica/News a cura di NICOLETTA ALBORINO COLONSCOPIA CON VIDEOCAPSULA La videopillola per analizzare l’interno del colon sarà sperimentata per la prima volta in Italia. L’obiettivo è sostituire la tradizionale e fastidiosa colonscopia. I primi quattro pazienti la ingeriranno entro fine anno al Policlinico Universitario Agostino Gemelli nell’ambito di uno studio multicentrico europeo a cui partecipa, come unico centro italiano, l’Unità di Endoscopia digestiva chirurgica dell’Università Cattolica di Roma. La capsula è "usa e getta” è dotata di 2 cupole ottiche così da poter acquisire immagini da entrambe le estremità. In ciascuna delle cupole la capsula contiene le ottiche ed una sorgente luminosa. Nella parte centrale della capsula trovano posto una batteria ed un sistema di trasmissione delle immagini ad un registratore portatile esterno. La capsula acquisisce 4 immagini al secondo da ciascuna estremità. Rispetto alle tecniche diagnostiche tradizionali endoscopiche e radiologiche la capsula per il colon ha i vantaggi di non richiedere la sedazione, di non esporre il paziente a radiazioni, di essere ingerita naturalmente, di non richiedere l’insufflazione del viscere e di consentire la visualizzazione diretta della mucosa in tempo reale. La colonscopia con video capsula prevede una specifica preparazione intestinale che deve essere eseguita, in parte, il giorno precedente l’esame ed in parte il giorno dell’esame. da www.repubblica.it ASSUMERE POCHE PROTEINE AIUTA A PREVENIRE TUMORI Mangiare basse dosi di proteine potrebbe ridurre il rischio di sviluppare alcune forme di cancro che non sono associate all’obesità.Lo studio è stato effettuato negli Stati Uniti dalla Washington University School of Medicine. L’ipotesi degli esperti è che un prolungato ed eccessivo consumo di carne e proteine in generale possa aumentare il rischio di sviluppare alcune forme di cancro e persino accelerare i processi d’invecchiamento. Tra le forme di tumore individuate in questo studio il cancro alla prostata e il tumore della mammella nelle donne in età premenopausale. da www.Molecularlab.it SOFTWARE SALVA CUORE PER PICCOLI PAZIENTI Un software in grado di prevedere le possibilità di rischio clinico dei bambini affetti da malformazioni cardiache gravi. L’innovativo sistema è in funzione nell’Ospedale Civico di Palermo. Il software CHD-Risk [Congenital Heart Diseases Risk], è stato ideato dal cardiochirurgo Carlo Marcelletti ed è in grado di segnalare, a seguito dell’immissione di dati e parametri clinici, situazioni di potenziale rischio attraverso un sistema di allarmi generati automaticamente. La flessibilità del sistema [che monitora i sistemi cardiocircolatorio, renale, cerebrale e respiratorio] consente di adattare il programma alle condizioni del singolo paziente: i range di allarme, preimpostati sulla specifica patologia possono essere modificati in base alle condizioni individuali del paziente. da www.repubblica.it ICTUS: GLI ALTI LIVELLI DI PROTEINA C REATTIVA NON SONO UN PREDITTORE DI RISCHIO Le attuali linee guida raccomandano la valutazione dei livelli di proteina C-reattiva mediante un test ad alta sensibilità per predire il rischio cardiovascolare. Recenti studi hanno messo in evidenza che, sebbene gli elevati valori della proteina C-reattiva rappresentino un fattore di rischio cardiovascolare, non sono utili nel predire il rischio di malattia cardiovascolare. I Ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam hanno valutato l’importanza della proteina C-reattiva come fattore di rischio e come predittore del rischio di futuri eventi ittali. Lo studio ha riguardato 6.430 partecipanti che nel periodo 1990-1993 avevano 55 anni o più, e non presentavano ictus. Nel corso di un periodo osservazionale medio di 8.2 anni si sono riscontrati 498 ictus di prima insorgenza. Gli alti livelli di proteina C-reattiva erano significativamente associati al rischio di ictus totale e al rischio di ictus ischemico. Tuttavia, aver tenuto conto dei livelli di proteina C-reattiva non ha prodotto miglioramenti nella capacità di predire individualmente il rischio di ictus. da Bos MJ et al, Circulation n Newsn [Ministero della Salute/C.N.R./I.S.S./Censis/Eurispes/Amnesty International/Cuamm/Emergency/Medici senza frontiere/C.R.I./Operazione Smile/OMS/Fnomceo] PATATINE FRITTE SENZA ACRILAMIDE La precottura in forno a microonde riduce i livelli di acrilamide che si possono rilevare nelle patatine fritte. La sostanza è neurotossica ed è classificata come probabilmente cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro [IARC]. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Mersin, in Turchia, ha dimostrato che la riduzione del tempo di frittura, ottenuta sottoponendo le strisce di patata a una precottura con microonde, consente di ottenere una drastica riduzione delle concentrazioni di acrilamide rispetto a una frittura tradizionale. Per la precisione, la riduzione era del 36 per cento rispetto a un prodotto ottenuto con sola frittura in olio a 150º, del 41 per cento rispetto a una frittura a 170º, e del 60 per cento rispetto a una frittura a 190º. da Le Scienze I BENEFICI DELLA MARIJUANA Ritardare e alleviare i sintomi dell’Alzheimer: questo importante obiettivo terapeutico può essere raggiunto semplicemente con l’assunzione di marijuana. Secondo quanto affermano i ricercatori dello Scripps Research Institute , infatti, un principio attivo in essa contenuto, il delta-9-tetraidrocannabinolo [THC] può prevenire la caduta dei livelli del neurotrasmettitore acetilcolina meglio di quanto facciano i farmaci attualmente in commercio. Il THC è in grado anche di bloccare l’aggregazione di proteine che possono indurre un peggioramento dei processi cognitivi e mnemonici tipici dei soggetti colpiti da Alzheimer. Secondo i ricercatori i risultati di questo studio potrebbero aprire la strada a nuovi farmaci, tenuto conto anche dei benefici effetti del THC nell’alleviare i sintomi del glaucoma e gli effetti collaterali delle terapie dei tumori e dell’AIDS. da Le Scienze 15 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 Ricerca scientifica/News n Newsn [Ministero della Salute/C.N.R./I.S.S./Censis/Eurispes/Amnesty International/Cuamm/Emergency/Medici senza frontiere/C.R.I./Operazione Smile/OMS/Fnomceo] LA CHEMIOTERAPIA INDEBOLISCE LA MEMORIA Uno studio condotto presso l’Università della California mostra che la chemioterapia può indurre modificazioni nel metabolismo cerebrale e nel flusso ematico, e che di questi effetti il paziente può risentire anche a dieci anni di distanza. «Queste persone spesso faticano a mettere a fuoco o ricordare cose o compiti complessi in un modo che non gli accadeva prima della chemioterapia» spiega Daniel Silverman. Si è usata la PET per scandire il cervello di pazienti che erano state sottoposte a intervento chirurgico per la rimozione di un cancro al seno da cinque a dieci anni prima. Una parte di esse era stata successivamente sottoposta a chemioterapia per ridurre il rischio di recidive. Confrontando le immagini PET ottenute da questo gruppo, da un gruppo di pazienti non sottoposte a chemioterapia e da un ulteriore gruppo di controllo di soggetti sani, si è riscontrato come nelle pazienti trattate si potesse riscontrare una diminuzione del metabolismo cerebrale a livello della corteccia frontale, nonché delle capacità mnemoniche. da Le Scienze SANITÀ: DA USA MODELLO DI MEDICO “SEMIPERSONALE” 24 ORE Un medico reperibile sempre, a ogni ora del giorno e della notte, sette giorni su sette, da “dividere” solo con pochi altri assistiti. Al modico prezzo di circa 1.500-1.800 dollari l’anno. È il medico “semipersonale” che sta diventando di moda tra le persone benestanti degli Usa. Oltreoceano, dove non esiste una assistenza come quella offerta dal SSN, sta crescendo il numero di camici bianchi che lascia il suo lavoro abituale nelle tradizionali strutture sanitarie per offrire i propri servigi a un ristretto gruppo di pazienti, massimo 600 anziché i tradizionali 2.500. Il servizio che si chiama MDVIP, acronimo per Medical Doctor for Vip, offre servizi “cinque stelle”. Tra i servizi offerti, oltre la reperibilità continua, anche la possibilità di fissare appuntamenti in giornata e un Cd-rom con tutti i dati sanitari. da Adnkronos Salute REPERIBILE VERONESI: LINFONODO SENTINELLA CONTRO CELLULE STAMINALI DEL CANCRO Dallo studio del linfonodo sentinella, potrebbero venire informazioni importanti sulle cellule staminali tumorali per mettere a punto farmaci in grado di bloccare la loro crescita e fermare le metastasi. «Il futuro ruolo del Linfonodo sentinella è legato alla ricerca sulle cellule staminali del cancro -afferma Umberto Veronesi- ci aspettiamo una svolta nell’efficacia dei cosiddetti farmaci intelligenti». Il metodo consiste nell’identificare il linfonodo più vicino al tumore, per poi analizzarlo rapidamente per accertare se contiene cellule maligne. Poiché‚ la situazione di quel linfonodo segnala [come una sentinella] quella di tutti gli altri linfonodi dell’ascella, il chirurgo procede all’intervento di dissezione ascellare solo nei casi in cui è accertato che esiste metastasi ascellare evitando interventi demolitivi non necessari. da Le Scienze 16 ORMONI DELLO STRESS E CANCRO Gli ormoni prodotti durante periodi di stress potrebbero aumentare la velocità di crescita di alcuni particolari tipi di tumore, come il carcinoma ovarico e il carcinoma nasofaringeo: è quanto risulta da una ricerca condotta presso la Ohio State University. Lo studio, condotto su colture cellulari in vitro, ha infatti mostrato che l’aumento dei livelli di noradrenalina stimola il tumore a secernere due composti - le metalloproteine MMP2 e MMP-9 - che, agendo sui tessuti circostanti, rendono più agevole alle cellule cancerose l’ingresso nel torrente sanguigno e la conseguente diffusione di metastasi. Inoltre sempre la noradrenalina stimola la secrezione di un’ulteriore terza sostanza, il fattore di crescita endoteliare vascolare [VEGF], che stimola l’angiogenesi all’interno della massa tumorale. da Le Scienze HELICOBACTER PYLORI PUÒ DIFFONDERSI NEL SANGUE Un gruppo internazionale di ricercatori della Uniformed Services University of the Health Sciences di Bethesda, e dell’Università di Umea , in Svezia, ha dimostrato che H.pylori può raggiungere il flusso ematico e diffondersi in tutto l’organismo, dando origine ad altre condizioni infiammatorie croniche, come l’arterosclerosi e l’artrite reumatoide. Il batterio realizza la sua aggressione grazie a proteine di adesione presenti sulla sua superficie che si legano ai carboidrati presenti sulla membrana delle cellule della mucosa gastrica e dei globuli rossi. Si è scoperto che l’adesione di H. pylori ai globuli rossi è mediata dall’adesina Saba, una proteina la cui composizione varia da un paziente all’altro e da un ceppo batterico all’altro. Poiché variano anche i carboidrati della membrana a cui l’adesina Saba si lega, di fatto H. pylori dimostra di essere in grado di adattarsi alle difese messe in campo dall’ospite in risposta alla infiammazione cronica. da Le Scienze UNA MODERATA ASSUNZIONE DI ALCOL RIDUCE IL RISCHIO DI INFARTO MIOCARDICO NEGLI UOMINI SANI Uno studio condotto dal Beth Israel Deaconess Medical Center e dell’Harvard School of Public Health ha mostrato che uomini con stili di vita sani che consumano moderate quantità di alcol [da meno di 1 a 2 bicchieri al dì] presentano un ridotto rischio di infarto miocardico rispetto agli uomini che non bevono queste quantità di alcol. I Ricercatori hanno coinvolto più di 50.000 maschi di età compresa tra 40 e 75 anni nell’arco di 20 anni. Sono stati identificati 8.867 uomini che presentavano un basso indice di massa corporea, si astenevano dal fumare, svolgevano attività fisica moderata per almeno 30 minuti al giorno e consumavano una dieta ricca di frutta, vegetali, fibre di cereali, pesce, pollo, nocciole e carne rossa. L’analisi ha mostrato che tra i soggetti che sono stati in grado di mantenere comportamenti sani [attività fisica, dieta corretta, basso indice BMI, no fumo] per almeno una parte del periodo osservazionale, quelli che assumevano quantità moderate di alcol presentavano un rischio di infarto miocardico più basso del 4060% rispetto ai non-bevitori o ai bevitori molto moderati. da Archives of Internal Medicine a cura di ALESSANDRA MALITO 2007 MTM MAGAZINE RICERCA SCIENTIFICA n ISTITUTO DI NEUROBIOLOGIA E MEDICINA MOLECOLARE CNR UN COLLIRIO CONTRO L’ALZHEIMER La molecola Ngf [il fattore di crescita nervoso - nerve growth factor], somministrata come collirio raggiunge i neuroni cerebrali, migliora le capacità cognitive e permette un nuovo approccio terapeutico contro l’Alzheimer. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del CNR e dell’Università di Roma Campus. Negli ultimi anni il fattore di crescita nervoso ha ricevuto molta attenzione come potenziale agente terapeutico nella malattia di Alzheimer e attualmente, l’uso di questa molecola nel trattamento della malattia richiede la somministrazione intracerebrale in prossimità delle aree cerebrali colpite dalla patologia, essendo incapace di attraversare la barriera ematoencefalica. «La somministrazione di NGF per via oculare, resa possibile dall’esistenza di una connessione anatomica tra cervello e sistema oculare», spiega Luigi Aloe «rappresenta una strategia nuova, non invasiva in grado di aggirare la barriera cerebrale. Fino ad oggi, per la somministrazione della molecola NGF sono state utilizzate metodiche invasive con rischi e costi elevati, come l’infusione cerebro-ventricolare, il trapianto di cellule capaci di produrre NGF e vettori virali». In futuro la molecola potrà essere somministrata durante le prime fasi della malattia come semplice collirio, per ridurre e/o bloccare l’evoluzione di una patologia, che si stima, oggi nel mondo, colpisca circa 15 milioni di persone di cui circa 4 milioni americani. MEDICAL TEAM MAGAZINE PREVENZIONE IL VINO ROSSO PUÒ RIDURRE L’INCIDENZA DI TUMORE DEL COLON E DEL RETTO n ISTITUTO DI INGEGNERIA BIOMEDICA - ISIB UNA PATATA CONTRO IL DIABETE L’Istituto di Ingegneria Biomedica, ISIB-CNR, Sezione di Bioingegneria di Padova ha coordinato con la Clinica Medica III dell’Università di Vienna uno studio sugli effetti benefici in soggetti diabetici di tipo 2 [non insulino dipendenti] di un estratto dalla buccia di una patata coltivata in Giappone. Nel 2010, ci saranno nel mondo 215 milioni di malati di Diabete mellito di tipo 2. Grande attenzione viene dedicata alla prevenzione e cura di questa malattia. La ipomoea batatas è una patata dolce, coltivata nella regione giapponese della prefettura Kagawa. Viene mangiata cruda dalle popolazioni locali che le ascrivono effetti benefici su anemia, ipertensione e diabete. L’estratto della sua buccia [chiamato Caiapo] viene commercializzato in Giappone [FujiSangyo] e venduto senza necessità di ricetta medica. Con questo studio si è voluto verificare l’efficacia e la tollerabilità di una dose media di Caiapo assunta per un periodo limitato da pazienti cui è stata sospesa l’eventuale cura farmacologica. I test clinici sui pazienti sono stati carichi orali ed endovenosi di glucosio con conseguente misura della concentrazione nel sangue di glucidi, amminoacidi, lipidi ed ormoni. Questi dati sono stati analizzati tramite modelli matematico statistici sviluppati nel corso degli ultimi due decenni all’ISIB per ot- GOOGLE PUÒ AIUTARE I MEDICI ANCHE NELLE DIAGNOSI PIÙ DIFFICILI Medici del Princess Alexandra Hospital a Brisbane, in Australia, hanno valutato la percentuale di diagnosi corrette effettuate mediante il più popolare motore di ricerca del world wide web, Google. In ciascuno dei 26 casi di diagnosi complessa, pubblicati nel 2005 sul The New England Journal of Medicine [NEJM ], i Ricercatori hanno selezionato da 3 a 5 keyword per ciascun caso ed hanno fatto una ricerca su Google. I Ricercatori non erano a conoscenza delle diagnosi corrette. Hanno riscontrato che Google è stato in grado di fornire una diagnosi corretta nel 58% dei casi. I Ricercatori ritengono che la ricerca su Google possa rappresentare un aiuto per il medico; l’informazione medica si sta espandendo ad una velocità tale da rendere impossibile per una singola persona la memorizzazione delle notizie. Da British Medica Journal Bere più di 3 bicchieri di vino rosso a settimana riduce l’incidenza di tumori del tratto intestinale di due terzi. Il vino bianco non ha lo stesso effetto positivo del vino rosso. Lo studio, compiuto da ricercatori dello State University of New York ha interessato 1741 persone, tra le quali 245 bevitori di vino rosso e 115 di vino bianco, e 1381 non bevitori di vino. L’incidenza di neoplasia colorettale, tumori e polipi, è stata del 9.9% nei non bevitori e dell’8.8% in coloro che bevevano 3 o più bicchieri di vino rosso. È stata riscontrata una riduzione del 68% per i bevitori di vino rosso rispetto ai non bevitori. Gli Autori attribuiscono gli effetti benefici del vino rosso alla presenza di Resveratrolo. Il contenuto di Resveratrolo è più elevato nel vino rosso che nel vino bianco, poiché la buccia dell’uva è rimossa precocemente nel processo di fermentazione del vino bianco, a differenza del vino rosso. Anche altre sostanze presenti nel vino rosso, o sostanze presenti nei barili di quercia in cui il vino invecchia, possono contribuire, assieme al Resveratrolo, alla prevenzione della neoplasia del colon e del retto. Da American College of Gastroenterology n M a g a z i n e r i c e rc a s c i e n t i f i c a n DICEMBRE / MARZO tenere parametri metabolici caratterizzati da buone precisioni ed accuratezze. I risultati hanno dimostrato nei soggetti trattati con Caiapo, rispetto a quelli che hanno assunto solo placebo, una riduzione della glicemia basale, del colesterolo e della emoglobina glicata, con conseguente miglioramento dello stato generale del paziente. Inoltre è stato dimostrato un aumento della capacità dell’insulina di favorire la scomparsa di glucosio dal sangue [diminuzione dell’insulino resistenza] senza alcun aumento di peso e di secrezione di insulina, perciò limitando lo stress pancreatico. 17 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 Ricerca scientifica/Letti per voi n A b s t ra c t n [Gastroenterologia/Cardiologia/Ortopedia/Obesità/Gastroenterologia/Cardiologia/Ortopedia/Obesità/Gastroenterologia/Cardiologia/Ortopedia/Obesità a cura di FRANCESCA DECARLO IL CORRIERE DELLA SERA FIRMATO L’ACCORDO: DA FEBBRAIO VIETATE LE SFILATE CON LE MODELLE TROPPO MAGRE Milano, che ha fatto da capofila nella lotta alle modelle anoressiche ha firmato il codice di autoregolamentazione annunciato dal sindaco Moratti fin dallo scorso settembre. In ottobre, poi, si era insediato il Tavolo Salute-Moda composto da rappresentanti della Camera della Moda, dell’associazione che raggruppa le agenzie di modelle, da medici nutrizionisti, psicologi, medici dello sport ed esperti del settore. Il risultato sono le due pagine di indicazioni, firmate a palazzo Marino, che il Comune e la Camera della Moda vorrebbero rendere realtà già dalle sfilate di febbraio: quando, non per imposizione ma per decisione condivisa dalle parti, non dovrebbero più sfilare modelle con meno di 16 anni, con un indice di massa corporea [valore stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità] inferiore a 18,5, in grado di presentare un certificato di sana e robusta costituzione fisica. Ci sono poi un lungo elenco di proponimenti il cui comune obiettivo è «ribaltare l’idea che la bellezza faccia il paio con la magrezza», per invece «valorizzare un modello di vivere sano». E sono i corsi di nutrizione per le modelle, gli opuscoli, le campagne di comunicazione etica, gli studi epidemiologici, la diffusione della medicina preventiva. CNR.IT AREE INQUINATE: AMBIENTE A RISCHIO. E LA SALUTE? Si è tenuto al CNR il workshop Studi su ambiente e salute nei siti inquinati, durante il quale viene presentato il Rapporto Indagini epidemiologiche nei siti inquinati, che propone la promozione della ricerca sul tema. Numerosi studi recenti hanno infatti segnalato situazioni critiche per i residenti nelle aree a rischio. Eccessi di mortalità, malformazioni congenite o altre condizioni anomale sono riscontrate in molte zone studiate [tra cui Augusta-Priolo, Gela, Porto Torres, Taranto, Genova, Mantova, Massa Carrara e vaste aree della Campania interessate dallo smaltimento incontrollato dei rifiuti]. I risultati emersi dalle ricerche condotte sui residenti in prossimità di poli industriali e siti di smaltimento di rifiuti tossici, hanno evidenziato un generale incremento di molte pa- 18 tologie e del relativo tasso di mortalità. «In molte di queste zone sono in corso attività di monitoraggio ambientale, sorveglianza sanitaria e in alcune di bonifica delle matrici contaminate», osserva Fabrizio Bianchi dell’Istituto di Fisiologia Clinica - CNR, «che coinvolgono diverse istituzioni ed enti e che richiedono studi multidisciplinari rigorosi, tecnologie innovative, sistemi avanzati di misura e valutazione, misure di prevenzione primaria, nuove tecniche di comunicazione e partecipazione. Su questi argomenti il CNR è impegnato a dare il proprio contributo in collaborazione con gli altri soggetti, in primo luogo l’Istituto Superiore di Sanità e Ministeri competenti, soprattutto per capire meglio i meccanismi di contaminazione della catena alimentare e di passaggio all’uomo di inquinanti ambientali persistenti, sviluppare tecniche di misura individuale dell’esposizione, sperimentare nuove tecniche di bio-depurazione, usare efficacemente le risorse di geo-osservazione e localizzazione satellitare». FNOMCEO.IT I MEDICI ITALIANI PRESENTANO IL NUOVO CODICE DEONTOLOGICO Sabato 16 dicembre la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha presentato il nuovo Codice di deontologia medica. L’ordinamento della professione, che aggiorna quello redatto nel 1998, è frutto di un lungo e approfondito confronto all’interno della categoria medica attenta a recepire e fornire risposte adeguate alle tante tematiche di interesse socio-sanitario che i progressi della medicina e l’esercizio quotidiano della professione portano all’attenzione dei medici italiani. Il nuovo Codice, composto da 73 articoli, oltre ai tradizionali precetti deontologici , tra i quali quelli che ribadiscono il fermo “no” all’eutanasia e all’accanimento terapeutico, detta linee di indirizzo vincolanti per tutti i medici italiani in tema di educazione alla salute e rapporti con l’ambiente, sulla sicurezza del paziente e la prevenzione del rischio clinico, sulla donazione e sui trapianti di organi, tessuti e cellule, sull’abusivismo e prestanomismo. Per la prima volta al Codice deontologico sono allegati due regolamenti riguardanti aspetti fondanti dell’esercizio della professione medica quali la pubblicità sanitaria e il conflitto di interesse. Ha dichiarato il presidente della FNOMCeO Amedeo Bianco: «abbiamo cercato di realizzare un documento che ribadisca con forza il concetto che nella tutela della salute il medico è comunque portatore di un progetto, dove la cura della malattia è saldamente correlata al rapporto di fiducia con il proprio paziente». DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM n Magazine socialen Sociale/Magazine MAGAZINEMAGAZINEMAGAZINEMAGAZIINEMAG a cura di MARIA CAROTI n GLI ASCENSORI AL COLOSSEO L’installazione della coppia di ascensori vetrati all’interno dell’anfiteatro Flavio [Colosseo] avvenuta alcuni anni fa, costituisce sicuramente uno degli esempi più significativi del rapporto tra immobili storici da salvaguardare e l’adeguamento alle esigenze di fruibilità per una "utenza ampliata". Questa realizzazione, peraltro apprezzata ed utilizzata quotidianamente da una ampia fascia di persone, è determinante per modificare alcuni preconcetti ed aprioristici convincimenti circa il fatto che un immobile storico o sito archeologico debbano rimanere cristallizzati nel tempo per un errato concetto di "conservazione" disgiunto da quello, più ampio ed attuale della "valorizzazione". La passerella pedonale che è stata recentemente realizzata come sovrappasso della Via degli Annibaldi, nelle vicinanze del Colosseo e della stazione della Metropolitana risulta di un certo interesse sotto l’aspetto dell’accessibilità urbana e del comfort ambientale. Infatti la funzione primaria di questa opera è quella di fluidificare un importante percorso pedonale, essenzialmente turistico, che collega la chiesa di San Pietro in Vincoli all’anfiteatro Flavio, eliminando un pericoloso attraversamento a raso su una strada di primaria importanza con un notevole volume di traffico veicolare. ORARIO DI APERTURA:TUTTI I GIORNI 8:30 AD UN’ORA PRIMA DEL TRAMONTO. CHIUSO IL 1\1 E 25\12. DALLE PER PRENOTAZIONI CONTATTARE 0685301758 OPPURE [email protected] LA COOPERATIVA SOCIALE I GIRASOLI UNISCE LE FORZE e le esigenze di un gruppo di persone che vivono quotidianamente la Sindrome di Down ed ha lo scopo di costruire posti di lavoro per ragazzi down e non, operando sull’integrazione tra persone e con il territorio. Il girasole, simbolo della gioia di vivere che esprime seguendo l’evoluzione del sole, rappresenta bene la forza e l’orgoglio di vivere dei nostri ragazzi che sono anche accoglienti, professionali e simpatici dimostrando che si può stare insieme con naturalezza e reciproco beneficio. Sia la cooperativa, sia i ragazzi down con le loro famiglie, sono associati all’A.I.P.D. [Associazione Persone Down] di Roma TEL. 06/3700235 VIA DEI SULPICI , 117H-00174 ROMA VIA CARTAGINE TEL. 06/7610194 LUNEDI CHIUSO n MUSEO BARRACCO DI ROMA RIAPRE:UN OCCHIO AI DISABILI Roma - Novità per i disabili contraddistinguono la riapertura, dopo alcuni restauri, del Museo Barracco di Roma, noto per le collezioni egizia, sumera, assira, cipriota, per la scultura del V secolo e il ritratto dell’età ellenistica. Accessibile, a causa della particolare architettura del museo, sarà esclusivamente il piano terreno. Le altre opere potranno essere apprezzate da una postazione multimediale che simula virtualmente la visione reale del resto del museo, mediante una tecnologia che permette di ammirare le sculture e i reperti in tutte le diverse prospettive, accompagnate dal commento audio e dalle musiche di Sinopoli, un lavoro fortemente voluto dalla Direttrice del Museo Maresita Nota. Grazie all’impegno dell’Associazione Museum che da dieci anni, in collaborazione con il Comune di Roma opera per rendere fruibile il patrimonio artistico ai diversamente abili, nel museo è stato allestito un percorso per i non vedenti e ipovedenti dotato di planimetria del Museo con le indicazioni dei diversi settori, le didascalie in braille di ogni statua, libri in braille in italiano e inglese, album di disegni in rilievo e commento audio, ai quali si accompagna il servizio di visite guidate fornito dai volontari dell’Associazione. Sarà così possibile per i non vedenti tastare con mano la bellezza delle tante opere presenti nel Museo e visitarlo sia individualmente, grazie a tutti i supporti, sia con la visita guidata prenotabile contattando l’Associazione Museum. Inoltre, sempre al Barracco, l’Associazione è attiva con un laboratorio di disegno e di modellistica per adulti non vedenti ed ipovedenti. PER PRENOTAZIONI CONTATTARE L’ASSOCIAZIONE MUSEUM: TEL. 06.5139855; FAX 06.5139855; E-MAIL: [email protected]. n MISS ABILITY, QUANDO SI PORTA IN SCENA LA DISABILITÀ L'ultima frontiera dei realityshow porta sullo schermo un concorso di bellezza per ragazze disabili. In Olanda è stato il successo della stagione 2006 e se anche si è portato dietro il solito dibattito sul politically correct una cosa sembra certa, Miss Ability il format che porta sul grande schermo la disabilità ha varcato una nuova frontiera. Il modello è quello solito, un concorso di bellezza con tanto di premio finale. Eccezione alla regola è che al posto delle classiche bellezze tutte le aspiranti reginette devono avere almeno «un handicap visibile ad occhio nudo». Dodici concorrenti, dunque, incluse ragazze mutilate e in carrozzella si sono disputate di fronte agli occhi del popolo televisivo il premio di Miss Ability. Impegnandosi inoltre a raccontare la propria vita di disabili e le piccole e grandi difficoltà quotidiane. A giudicarle il pubblico attraverso il noto strumento del televoto. 19 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n Cnrn Sociale LA MORTE di ROSANGELA BARCARO Dottore di ricerca in bioetica, lavora presso il C.N.R.-ISTITUTO PER LA STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO E SCIENTIFICO MODERNO, Unità staccata di Genova. È stata International Visiting Scholar presso lo Hastings Center di New York e borsista presso la Westfälische Wilhelms-Universität, Katholisch Theologische Fakultät-Seminar für Moraltheologie, Münster. Ha pubblicato diversi articoli su temi di bioetica. E SISTONO TRE TIPI DI CRITERI per accertare il decesso dell’essere umano: anatomico, fondato sulla constatazione della distruzione corporea; cardiocircolatorio, basato sull’evidenza clinica e strumentale della protratta assenza di battito cardiaco e di circolazione sanguigna; neurologico. Quest’ultimo criterio si applica a pazienti con lesioni cerebrali tali da comportare dipendenza dalle apparecchiature per la rianimazione e la ventilazione artificale; i medici che devono P tipografia 20 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM n Cnrn DICEMBRE / MARZO CEREBRALE E LA FINE DELLA VITA zionale delle Ricerche di finanziare una pubblicazione, curata da Roberto de Mattei ed intitolata Finis Vitae. Is Brain Death Still Life? [C.N.R.-Rubbettino, Soveria Mannelli 2006] nella quale sono raccolti i contributi di autorevoli studiosi conosciuti a livello internazionale. Il volume, presentato al pubblico italiano durante una conferenza tenutasi a Roma il 13 dicembre 2006, raccoglie, tra le altre, le voci di neurologi, giuristi, filosofi e teologi che hanno partecipato all’incontro promosso nel febbraio 2005 dalla Pontificia Accademia per le Scienze e dedicato all’esame de I SEGNI DELLA MORTE . Gli interventi raccolti nel volume, e la discussione di cui essi sono stati oggetto durante la presentazione, mostrano che è ormai difficile sostenere, sia sotto il profilo scientifico che sotto quello etico-filosofico, che i pazienti che abbiano subìto estese lesioni cerebrali sono cadaveri. Ancorché privi di coscienza e dipendenti da ventilazione polmonare artificiale, il loro organismo conserva funzioni, quali controllo neurormonale, equilibrio idrosalino, guarigione delle ferite, che sono espressione della permanenza di integrazione corporea. La conclusione alla quale sono giunti gli autori dei saggi è semplice e sconvolgente: la condizione denominata morte cerebrale è ancora vita, e il paziente in tale stato è ancora vivo. La più immediata conseguenza di ciò è che prelevare organi da questi soggetti ne provoca il decesso. Se è davvero così, nei prossimi anni la riflessione bioetica dovrà affrontare la sfida che fino ad oggi aveva evitato, e il legislatore dovrà fare sostanziali modifiche ad una impostazione giuridica che solo qualche anno fa sembrava aver messo tutti d’accordo n Il criterio neurologico della cosiddetta morte cerebrale totale è entrato nella pratica medica, è stato accolto nella giurisprudenza, e rappresenta un prerequisito tecnico ed etico fondamentale affinché sia lecito il prelievo di organi vitali. accertarne la morte devono documentare uno stato che l’art. 1 della legge n. 578/1993 [Norme per l’accertamento e la certificazione di morte] identifica con il decesso dell’essere umano: «la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo». Nella sua decisione il legislatore italiano ha dato credito ad una serie di studi internazionali, condotti per lo più tra gli anni Settanta ed Ottanta del Novecento, secondo i quali l’encefalo, incluso il tronco encefalico, è responsabile del controllo, integrazione e funzionamento coordinato dell’organismo. L’intero encefalo sarebbe, in altre parole, l’integratore centrale, e la cessazione delle sue funzioni trasformerebbe l’organismo in una mera collezione di organi, le cui attività sono destinate a spegnersi più o meno celermente. Studi più recenti, condotti da neurologi principalmente statunitensi e britannici, hanno messo in dubbio questa teoria ed hanno contribuito ad avviare un diffuso di- battito internazionale sull’impiego e l’affidabilità dei criteri neurologici per determinare la morte. Non si tratta, se non a prima vista, di una questione meramente medicobiologica, la cui analisi debba essere lasciata agli specialisti. È un problema ben più ampio, dal momento che il criterio neurologico della cosiddetta morte cerebrale totale è entrato nella pratica medica, è stato accolto nella giurisprudenza, e rappresenta un prerequisito - tecnico ed etico - fondamentale affinché sia lecito il prelievo di organi vitali dispari [ad es. il cuore] da destinare al trapianto. Mettere in dubbio la teoria dell’integratore centrale comporta un ripensamento radicale delle modalità di dichiarazione del decesso e del reperimento degli organi per il trapianto. Nel nostro paese queste ricerche sono purtroppo poco note ed il dibattitto è circoscritto a pochi esperti. È per questo molto significativa la decisione del Consiglio Na- È ormai difficile sostenere, sia sotto il profilo scientifico che sotto quello etico-filosofico, che i pazienti che abbiano subìto estese lesioni cerebrali sono cadaveri 21 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n Bioetican Dibattito Sociale di EMANUELE DI LEO Dir. Promozione Facoltà di Bioetica Ateneo Pontificio Regina Apostolorum EUTANASIA MORTE Larry McAffee era un giovane americano di 34 anni, affetto da quadriplegia a causa di un incidente, e bisognoso di continua attenzione medica. Stanco A Veduta dall’alto dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum PROPOSITO DEL CASO, il noto filosofo Uberto Scarpelli scrisse: Considerando lo stato di McAfee sento-o,se si preferisce,non posso non sentire-una intensissima simpatia, vicinanza e pietà per questo uomo al quale gli è lasciato l’unico estremo atto degno,chiudere coraggiosamente la propria esistenza. McAfee, solo a immaginarlo, mi è ben caro e se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine. Nello stesso tempo un’altra persona scrisse una lettera aperta al giovane americano. Era Rosanna Benzi, da più di trenta anni in un polmone di acciaio. Scriveva così: «Larry ascolta: non staccare la spina». Gli diceva che capiva bene la sua disperazione e si sentiva del tutto vicina a lui, ma sottolineava la vita vale sempre la pena di essere vissuta, perché il suo valore non sta in quello che possiamo fare con le mani ma in quello che possiamo vivere dentro di noi. Come emerge dal documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’eutanasia: «È importante oggi proteggere, nel momento della morte, la dignità della persona umana e la concezione cristiana della vita contro un tecnicismo che rischia di divenire abusivo. Di fatto, alcuni parlano di “diritto alla morte”, espressione che non designa il diritto di procurarsi o farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana». Dopo questa breve premessa, andrei a visualizzare e chiarire il concetto di eutanasia. È noto che storicamente l’eutanasia significava, in aderenza alla sua etimologia, una 22 Rosanna Benzi gli diceva che capiva bene la sua disperazione, ma sottolineava che la vita vale sempre la pena di essere vissuta morte buona, una morte dolce, senza sofferenze atroci. Oggi però questo significato originario è abbandonato e l’eutanasia è comunemente intesa come l’intervento che sopprime, in modo indolore e in anticipo, la vita di malati o inguaribili o in preda a dolori insopportabili od ormai prossimi a morire, e di persone irrimediabilmente inefficienti e/o sofferenti, allo scopo di non farli soffrire. Quindi l’eutanasia è l’uccisione intenzionale, attuata con metodi indolori, per pietà. Riassumendo l’atto eutanasico, consisterebbe nel cambiare il tipo di morte, procu- rando una morte pacifica al posto di una morte terribile. Analizzando profondamente questo comportamento, si percepisce che si tratta di procurare questa morte per evitare quella; anziché una morte di sofferenza, l’altra più serena. Ma l’atto di morire è un atto istantaneo. La morte o c’è o non c’è, o meglio, esiste la persona viva o non esiste, o essa è vivente o non è più vivente. Quando si pensa a procurare la morte, la scelta è tra far morire o lasciare vivere sino al momento in cui il soggetto non vive più. È una scelta che ha come oggetto il non fare più vivere questa persona perché si preferisce che muoia al fatto che essa continui a vivere soffrendo. Dunque, in realtà è una decisione libera per la morte, contro la vita: si procura la morte per evitare ogni dolore. DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM DEGNA ? di vivere in questo modo dopo 5 anni, chiese e ottenne dalla Corte Suprema dello Stato di Georgia il permesso di non essere più alimentato per morire Quello che si evita non è una morte diversa, si evita invece la sofferenza che il soggetto sperimenta fino alla morte; e la si evita causando la sua morte. Si può, quindi, ammettere che l’eutanasia sia una “morte degna”? L’atto eutanasico viene presentato, tal volta, come morte degna in quanto espressione di una “scelta libera”. La morte, quindi, viene procurata come opzione libera dell’individuo a delineare l’eutanasia come qualcosa di degno e rispettabile. In realtà, bisogna ricordare che non è la libertà che costituisce la dignità dei nostri comportamenti, anche se oggi, nella nostra cultura sembrerebbe così: l’agire liberamente viene identificato con l’agire con dignità. Non è però la libertà che dà la dignità al comportamento umano. È vero sì che l’atto può essere degno della persona solo se è un atto umano, cioè libero. Ma non sempre è degno ciò che è libero; vi sono tanti comportamenti che sono liberi e non sono degni della persona, -né della persona su cui si agisce, né della persona che agisce-. Esistono azioni libere indegne della persona umana. Ad esempio: ci sono due uomini che compiono un atto di stupro nei confronti di una donna, comportamento indegno per la donna ma anche dell’uomo. Uno dei due è malato mentale mentre l’altro ha compiuto quell’azione liberamente, con coscienza e piena autonomia. Quale dei due atti si ritiene sia più indegno? Ovviamente il secondo, proprio perché il soggetto in questione è più libero. La libertà quindi, non dà la dignità alle proprie azioni. Bensì, dà la possibilità di agire in modo degno o non degno. Dunque, l’equivalenza «morte degna uguale eutanasia», perché scelta libera, è falsa. Infatti, se un soggetto chiedesse insistentemente di essere torturato, questa opzione non sarebbe opzione degna, né rispetterebbe la sua dignità, anche se la richiesta fosse del tutto libera. La vita è un bene indisponibile non solo riguardo alla vita altrui, ma prima di tutto riguardo alla propria vita, perché essa non è un “qualcosa”. “La vita non è un oggetto. Essa è, come afferma Aristotele, «l’essere di ciò che vive». Di per sé non esiste la vita; esiste l’essere vivente. Questo significa che il soggetto non possiede una vita di cui poter disporre. Dunque togliergli la vita è annullarlo come soggetto. Ora se il soggetto crede di avere una dignità in quanto persona e desidera che gli altri la rispettino, questo è perché “egli è degno” e non perché gli altri debbano rispettare una dignità che non c’è: sono degno di rispetto in quanto persona e perciò esigo dagli altri rispetto. E allora se sono degno, sono degno anche per me stesso e quindi mi devo rispettare. Un’opzione volontaria, cosciente, libera di suicidio, di eutanasia, è un insulto alla propria dignità. Pertanto, l’eutanasia, nel senso attuale dato alla parola, è un insulto alla dignità della persona. Concludendo, Larry McAffee, dopo aver ottenuto dalla Corte Suprema dello Stato di Georgia, il permesso di lasciarsi morire, ha cambiato idea dopo aver parlato con alcune persone che rappresentavano la visione espressa nella sua lettera da Rosanna Benzi. Ha imparato ad usare un computer speciale ed è diventato ingegnere. Se U. Scarpelli avesse fatto ciò che diceva nel suo testo [«... se fosse necessario lo aiuterei io stesso a raggiungere la fine»] forse non ci sarebbe più. Questa è la differenza radicale, anche nei fatti e nelle conseguenze, di due diverse visioni della vita dell’uomo n La libertà non dà la dignità alle proprie azioni. Bensì, dà la possibilità di agire in modo degno o non degno n Bioetican Sociale BIOETICA SCIENZA DELLA VITA L’accentrato sviluppo della tecnologia e della ricerca scientifica, specialmente della biologia molecolare e della medicina e le sue diverse applicazioni sull’uomo, aprono un orizzonte di speranza, ma suscitano anche nuove sfide etiche gravi ed urgenti. Il mondo della salute, della scienza, della famiglia, il mondo del diritto e della politica hanno bisogno di criteri sicuri e di una accurata riflessione scientifica ed etica. L’Ateneo Pontificio, Regina Apostolorum, fondato nel 1993, dalla congregazione dei Legionari di Cristo, nasce con l’intento di fornire una formazione accademica rigorosa, strutturata ed integrale, a tutti i futuri professionisti, nonché apostoli del nuovo millennio. La facoltà di Bioetica, unica al mondo venne istituita il 21 Maggio del 2001 ed ora è divenuta uno dei punti di riferimento formativo del mondo bioetico. Essa, in particolare, ha lo scopo di formare bioeticisti professionali, ponendoli in condizione d’intervenire con competenza, di fronte ai numerosi e complessi problemi etici che sorgono continuamente nel campo delle scienze biomediche e biologiche, compromettendo il rispetto della dignità umana e la difesa della vita di ogni individuo, dal suo concepimento fino alla morte naturale. Per la società di oggi e per quella del domani, acquisire le conoscenze fondamentali per affrontare e valutare i costanti sviluppi scientifici, tecnologici, giuridici e politici che ogni giorno ci vengono presentati dal mondo bioscientifico, genetico e ecologico, è di fondamentale importanza per indirizzare lo sviluppo della società nel rispetto della dignità umana. Questo è il servizio che la facoltà di Bioetica , offre all’intera collettività. PER INFO: EMMANUELE DI LEO DIR. PROMOZIONE FACOLTÀ DI BIOETICA ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM VIA DEGLI ALDOBRANDESCHI, 190 00163 ROMA TEL: 06 66527800 /DIR: 06 66527931 E-MAIL: [email protected] 23 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n L’A n g o l o n L’economista risponde I PRINCIPALI CAMBIAMENTI PREVISTI DALLA FINANZIARIA 2007 di ANTONIO DI MAJO Prof. Ord. Di Scienza delle finanze. Università di Roma Tre I NNANZITUTTO DA UN PUNTO DI VISTA TECNICO-GIURIDICO la legge di quest’anno è stata condizionata dalla necessità di ridurre il disavanzo pubblico, sia per ragioni legate all’appartenenza alla Unione europea, sia a causa dell’esistenza dell’ingente debito pubblico accumulato nei decenni scorsi. Di conseguenza maggiori entrate del bilancio pubblico per circa 15 miliardi di euro sono necessarie per portare il deficit al di sotto del 3 % del prodotto complessivo; ma il governo ha deciso di muovere risorse per un ammontare molto superiore [circa 35 miliardi di euro], proprio perchè la finanziaria è l’occasione più sicura [forse unica] per ottenere l’approvazione di molte altre decisioni politiche. Lo spazio non consente un esame esauriente della legge; mi limiterò a qualche considerazione sulla sua parte tributaria . Anzitutto sono state modificate le aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche: per ottenere un maggior gettito, in media il prelievo è stato sensibilmente aumentato, ma non uniformemente. I redditi minori vengono nel complesso leggermente sgravati, mentre quelli maggiori sono tassati più pesantemente. In realtà la situazione per i contribuenti è peggiore di quanto appare, perché la simultanea riduzione dei trasferimenti dello Stato a Regioni e Comuni ha costretto questi ad aumentare le sovrimposte [impropriamente definite addizionali] sui redditi dei cittadini, con la conseguenza che l’aggravio fiscale per quasi tutti i contribuenti è molto consistente e tale da portare il prelievo sui redditi dichiarati ai livelli massimi in Europa. Naturalmente l’esistenza di un’evasione di massa rende ancor più sperequati questi aumenti che operano interamente solo se i redditi dichiarati coincidono con quelli effettivi. La lotta all’evasione dovrebbe, nelle previsioni del governo, fornire circa 8 miliardi di euro al bilancio pubblico, ma la finanziaria concretizza questa previsione solo nella periodicità e nelle modalità di revisione degli studi di settore [che regolano la tassazione, di fatto forfettaria, di un ampio numero di contribuenti] da avviare con procedure così La lotta all’evasione dovrebbe, nelle previsioni del governo, fornire circa 8 miliardi di euro al bilancio pubblico 24 complesse da rendere sopravvalutate le maggiori entrate.. Un elemento centrale della manovra è rappresentato dalla riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale”. Si tratta in realtà di uno sgravio dell’Imposta regionale sulle attività produttive [Irap], attuato mediante una riduzione dell’imponibile [di 5000 euro, 10000 nel Mezzogiorno] per ogni nuovo occupato nell’impresa del contribuente. A parte l’opportunità di stravolgere la logica dell’Irap, queste modifiche comportano una perdita del gettito destinato dalle Regioni alla copertura della spesa sanitaria, per cui molte di esse hanno provveduto ad elevare l’ aliquota dell’Irap [ azione ora permessa dalla stessa legge finanziaria], più che compensando la diminuzione decisa dallo Stato! Come si vede non mancano contraddizioni nelle decisioni di Finanza pubblica. Di entità rilevante è anche la nuova regolamentazione del TFR; per tutte le imprese private con più di 50 dipendenti, il TFR di nuova maturazione, non destinato ai fondi di previdenza complementare, dovrà essere versato in un Fondo presso la Tesoreria Centrale dello Stato [con un ruolo di gestione attribuito all’ Inps]. Le imprese perdono una conveniente fonte di autofinanziamento e, per questo, verranno compensate con un credito ai fini dell’imposta sui profitti. Le imprese con meno di 50 dipendenti potranno, invece, continuare ad autofinanziarsi con il TFR dei dipendenti. Le perplessità riguardano anzitutto la inopportunità di aggiungere, alle esistenti, altre “soglie” dimensionali che rendono conveniente il frazionamento delle imprese; inoltre le compensazioni previste rischiano di essere considerate dall’Unione europea “aiuti di stato” illegali, ciò potrebbe vanificare una parte importante della legge [che prevede un utilizzo dei fondi del TFR versati in Tesoreria per attuare investimenti pubblici]. Altri aiuti in forma di agevolazioni tributarie sono previsti [credito di imposta per investimenti nel Mezzogiorno, per quelli in ricerca,ecc.], ma ben ventinove disposizioni della finanziaria potrbbero essere rese inefficaci in quanto “aiuti di stato”. Si deve rimandare ad altra occasione l’analisi di altri aspetti della manovra impostata con la finanziaria. In sintesi a me pare che i suoi contenuti, oltre ad essere discutibili [com’è giusto che sia per la diversità di interessi e di opinioni coinvolti], appaiono spesso contraddittori, e quindi di efficacia incerta; lo sforzo richiesto ai contribuenti, destinato sia alla riduzione dei disavanzi sia alla riallocazione di risorse, resta comunque ingente. DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM L’avvocato risponde dell’AVV. NINO MARAZZITA n L’A n g o l o n IL TESTAMENTO BIOLOGICO Che cosa è il testamento biologico o testamento di vita, come qualcuno preferisce chiamarlo I L TESTAMENTO BIOLOGICO, “direttiva anticipata” o testamento di vita che dir si voglia, è un documento, redatto con ponderazione analoga a quella che è doverosa utilizzare per i testamenti “tradizionali”, con il quale il testatore affida al medico indicazioni anticipate di trattamento, nel caso in cui possa perdere la capacità di autodeterminazione a causa di una malattia acuta o degenerativa assolutamente invalidante. In sostanza tale testamento è una vera e propria dichiarazione di ultima volontà nella quale ciascuno decide della propria vita; il punto centrale è quindi togliere la capacità decisionale di vita o di morte al medico, ai genitori, ai tutori ovvero ai Magistrati per affidarla al diretto interessato: il paziente. In Italia, a differenza del Canada, della Danimarca, di alcuni Stati degli Usa, dei Paesi Bassi e di alcuni Stati dell’Australia, manca una normativa specifica sul testamento biologico, malgrado vi siano numerose proposte di legge in materia. Il problema socio-giuridico che divide le coscienze, i medici ed i magistrati riguarda la composizione tra due interessi costituzionalmente garantiti: il bene vita e la doverosità del trattamento medico. Infatti l’ordinamento tende a tutelare la vita in ogni suo aspetto, da un lato prevedendo espressamente il divieto di disporre del proprio corpo ed il divieto di interrompere la gravidanza se non nei casi tassativamente previsti dalla legge, e dall’altro punendo, ad esempio, l’istigazione all’altrui suicidio e l’omicidio perpetrato con il consenso della vittima. Parimenti però il medico ha il In Italia, a differenza del Canada, della Danimarca, di alcuni Stati degli Usa, dei Paesi Bassi e di alcuni Stati dell’Australia, manca una normativa specifica sul testamento biologico, malgrado vi siano numerose proposte di legge in materia dovere giuridico e deontologico di intervenire e di porre in essere tutte le misure ed i trattamenti necessari per la cura e la vita del paziente. Di conseguenza non è possibile stabilire in termini giuridici, e con certezza, in quale momento il medico debba arrestare il suo intervento e lasciare il paziente libero di morire. Le pagine di cronaca hanno spesso evidenziato infatti come sussista un limite labile tra il diritto di avere una “buona vita”, e quindi di morire in assenza di un’aspettativa di vita degna di tale accezione, e l’accanimento terapeutico. Allo stato quindi, finché l’Italia non si adeguerà alle normative di alcuni Paesi Occidentali, la soluzione di queste problematiche è lasciata alla scienza ed alla coscienza dei medici, al tecnicismo, spesso incapace di cogliere gli aspetti sociali ed umani, delle aule di tribunale, oppure alle iniziative di enti o associazioni private. Si segnalano in tal senso le proposte di alcune associazioni volte a sensibilizzare la comunità verso l’esigenza di una normativa sul “testamento biologico”, nonché la predisposizione di un registro per depositare i testamenti biologici. Tali iniziative, ovviamente, non obbligano i medici a seguire il “testamento biologico” del paziente poiché, in assenza di una espressa previsione normativa, la condotta del medico rimane pur sempre lasciata alla sua discrezionalità. La soluzione di queste problematiche è lasciata alla scienza ed alla coscienza dei medici, al tecnicismo, spesso incapace di cogliere gli aspetti sociali ed umani 25 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n C u l t u ra d e l l o S p i r i t o n Sociale BIOETICA NÉ ACCANIMENTO TERAPEUTICO NÉ EUTANASIA, SÌ AL RISPETTO DELLA VITA di DON PRIMO MARTINUZZI Il diritto alla vita, dal concepimento fino allo spegnimento naturale: è un diritto non-negoziabile L A SPINA STACCATA AL RESPIRATORE di Piergiorgio Welby ha rimesso in auge un grande dibattito sul tema della vita e del “diritto a morire”. Infatti, le scoperte della scienza, soprattutto di questi ultimi anni, hanno sì migliorato la vita ed allontanato la morte, ma hanno aperto nuove paure: non c’è più solo la paura della morte, ma anche la paura di morire male, e addirittura la paura di non poter morire a causa di macchinari usati da una medicina che, pur non essendo capace di guarire, può prolungare la vita umana senza tener conto delle condizioni in cui si costringe il paziente a vivere. In realtà, nei Paesi in cui l’eutanasia è legalizzata, la soppressione della vita non è solo fatta ai malati che sono in vita grazie all’accanimento terapeutico, ma anche a coloro che soffrono di malattie incurabili, i cui dolori potrebbero essere diminuiti notevolmente dalle cure palliative. La richiesta di decidere quando e come morire è l’altra faccia del controllo delle nascite. L’esistenza è concepita come se valesse la pena di vivere solo quando si è “voluti”, se si è autonomi, sani e benestanti. La cultura dominante è convinta che l’autodeterminazione individuale è l’unica via della felicità. E la felicità consiste nella realizzazione di un proprio progetto di vita, dei propri desideri, per questo è fondamentale essere liberi di de- cidere anche quando morire. C’è solo la propria volontà che conta, non c’è spazio per l’imprevisto, per Qualcuno diverso da noi che può aprirci nuove possibilità di senso e di comprensione della nostra vita. Come si controllano le nascite con gli anticoncezionali, così si vorrebbe controllare la morte con l’eutanasia. In realtà, tutti conoscono situazioni di figli “non desiderati” che diventano l’imprevista fonte di gioia dei genitori, e a volte, di malattie, anche incurabili, che possono diventare fonte di relazioni profonde, di amore vero e imprevedibile per chi sta accanto al malato, come mai sperimentato. Infatti, S. Paolo nella Lettera ai Colossesi dice, a proposito della sua sofferenza: “Completo nella mia carne ciò che Non c’è più solo la paura della morte, ma anche la paura di morire male, e addirittura la paura di non poter morire 26 manca alla Passione di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”. E il grande Papa Giovanni Paolo II ha scritto una Lettera apostolica diretta soprattutto ai malati dal titolo “Il valore salvifico della sofferenza”. Tutti, con l’aiuto di Dio, siamo capaci di questi eroismi! C’è spesso, purtroppo, una presunzione che rivela un cuore duro, una chiusura mentale rispetto alla infinita novità che il misterioso dono della vita, con le sue illimitate possibilità, ci può riservare e che non si possono neppure immaginare. Queste spinte alla legalizzazione dell’eutanasia contengono il pericolo di aprire una possibilità di grave discriminazione tra gli esseri umani, una subdola tentazione: pianificare la vita e la morte in rapporto al potere dominante, che può decidere come usare le risorse a favore di certi individui e a discapito di altri: dalle spese nell’ambito sanitario, agli investimenti per lo sviluppo, ad ogni scelta che riguardi il bene delle persone. Le persone comuni non-autosufficienti, la cui assistenza comporta spese enormi, perché tenerli in vita? Si amplificherebbe così ancora di più il baratro di disuguaglianze che già discrimina le persone in questo mondo, che mentre va verso la globalizzazione vede miliardi di persone in condizioni di non-sussistenza, mentre dal polo opposto c’è una opulenza scandalosa. Il diritto alla vita, dal momento del concepimento fino al momento dello spegnimento naturale: è un diritto non-negoziabile. Il primo codice deontologico nella storia della medicina che è il giuramento di Ippocrate, risalente al 400 a.C., lo aveva già individuato. n TESTAMENTO BIOLOGICO Il Testamento biologico è una indicazione sottoscritta dal paziente con la quale egli dà alcune semplici indicazioni sulle forme di assistenza che desidera ricevere o non ricevere in condizioni di incapacità, senza porre comunque un totale vincolo sul medico, ed escludendo alcune richieste: ad esempio, la sospensione di idratazione e alimentazione artificiale, e in generale le richieste eutanasiche, che caricherebbero il personale sanitario di una intollerabile responsabilità sulla morte dei pazienti. DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM LE DUE CULTURE di FRANCESCO SISINNI Scienza e Filosofia sottintendono proprio due tesi irriducibili alla sintesi, due culture non possibili di integrazione? Ha collaborato con Giovanni Spadolini nella formazione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, di cui è stato Direttore Generale per circa vent'anni. Autore di numerose e apprezzate pubblicazioni di Filosofia, Storia dell'arte e Letteratura, è socio di varie Accademie nazionali ed internazionali. È Direttore del Master in Studi storico- artistici nella Università degli Studi LUMSA di Roma. È stato insignito dell'Onorificienza di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. È CERTAMENTE INNEGABILE che un dissidio profondo ha per troppo tempo diviso gli scienziati dai filosofi, i tecnici dai teorici, gli epistemologi dagli speculativi puri. E questo iato, certo innaturale, che tuttora, se pure in misura men grave e più limitata, si deve lamentare tra discipline umanistiche e discipline scientifiche, è un fatto che trascende lo stesso mondo delle due culture, in quanto investe tutta la realtà sociale, dal suo nascere alla civiltà, al suo affannoso crescere nella storia delle genti. In effetti la ragione storica di tanto dissidio è da identificarsi, alla base, nell’infausto divorzio tra cultura e lavoro; o meglio, nella difettosa interpretazione dei valori della cultura e, di contro, nell’assoluta negazione dei valori del lavoro. Come noto, Platone distingueva nell’uomo l’anima razionale, vera luce e vera guida, dalle altre due, la irascibile e la concupiscibile, l’ultima delle quali è -cavallo nero-cecità pressoché assoluta e perciò forza solo strumentale; lo stesso Platone costruì coerentemente a tale metafisica, un ordinamento etico, politico e sociale ove i filosofi sono la mente che ragiona e perciò governa, i guerrieri il coraggio che lotta e perciò difende e gli operai la for- za che produce, nella misura in cui si lascia guidare. «L’operaio è utile -si legge nel Gorgia- ma tu disprezzerai lui e la sua arte e per offesa lo chiamerai banàusos». Da allora in poi l’aristocrazia del pensiero ha sdegnato l’operatività pratica così come l’aristocrazia sociale ha respinto la manualità del lavoro ed il suo artefice diretto, il popolo. Eppure la determinante rilevanza che la categoria concettuale di lavoro è venuta progressivamente ad assumere nella dialettica del pensiero e nel farsi della Storia, ha dimostrato e dimostra come lo svolgimento positivo delle civiltà altro non sia che la evoluzione, ossia il riconoscimento e il riscatto nel tempo, dei valori insiti nell’attività operativa. Varrebbe a questo punto la pena di fermarci a meditare un poco sul contenuto e sulla storia del lavoro, nel contenuto e nella storia della società e delle culture. Il lavoro, che nasce al mondo con l’uomo, essendo di questi il destino e facendo di questi la storia, dalla originaria funzione di conquista e dominio della natura è passato all’iniqua concezione schiavistica delle prime civiltà. Di lì ha esso iniziato la faticosa parabola che attraverso le cultu- n Scienza e filosofian Sociale Platone distingueva nell’uomo l’anima razionale, vera luce e vera guida, dalle altre due, la irascibile e la concupiscibile l’ultima delle quali è cecità assoluta re orientali e mediorientali , e poi degli elleni e dei romani, giunge al cristianesimo che, riscattando lo schiavo, porta, finalmente, il lavoro alla dignità di mezzo di elevazione etica e sociale dell’umanità decaduta. Si sa, tuttavia, che già sul finire del XVII secolo, mentre la cultura ufficiale si snaturava in una vanità autoreferenziale fine a se stessa, la vita, con le sue istanze di progresso, incominciava ad urgere fuori di quelle stesse torri d’avorio, in cui i dotti si ostinavano ad isolare i beni ereditati. Infatti, la scienza del concreto, nata nelle aule del lavoro, iniziava a dare al mondo i frutti portentosi delle silenziose quanto suggestive ricerche. Iniziava l’era di Copernico e di Galilei. Ma con l’avvento delle prime straordinarie affermazioni scientifiche aveva anche inizio, però, quel grave dibattito o dissidio tra lo scienziato e il filosofo, destinato a durare fino ai giorni nostri. La filosofia, come scienza generale, può pretendere di subordinare a sé le scienze particolari, o possono queste ultime rivendicare una propria autonomia, respingendo qualsiasi relazione tra di esse? Non vi è dubbio che la filosofia abbia esercitato un’influenza determinante sulla fondazione e sullo sviluppo delle scienze; e ciò sia per l’impostazione rigorosa della ricerca, condotta in modo non più empirico -come poteva avvenire nel campo della tecnica- ma propriamente liberale, per usare una espressione di Proco, sia per la fondazione di sistemi universalistici, sulla base delle ardite concezioni del cosmo. È tuttavia vero come non si può comunque ammettere questa influenza in senso assoluto -posto che non si può prescindere dalle suggestioni e dai suggerimenti, sia pure metodologici, derivati alla filosofia delle scienze- così non si può sostenere la subordinazione delle scienze particolari alla filosofia, soprattutto nella pretesa di estendere alle prime å 27 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n Scienza e filosofian Sociale 28 å interpretazioni e, peggio ancora, determinazioni aprioristiche, ovvero metafisiche. Tanto è valso, comunque, a far parlare addirittura di due verità, la verità scientifica e la verità filosofica, ed a dare adito ad una polemica certamente infeconda tra gli uomini ed i fautori delle cosiddette due culture, ansiosi, ciascun per suo conto, di stabilire inutili primati, ora in nome di una tradizione gloriosa, ora in funzione o in virtù di un miracoloso presente, gravido di futuro, ed ora più spesso, invece, solo all’insegna di miti dogmatici. Ben a ragione, anni addietro, il Timpanaro, doveva rammaricarsi di tanto dissidio e di come la scienza non fosse, invece, riuscita a fondersi con la cultura umanistica, diventandone un elemento essenziale e perciò vitale, sì da impedire, finalmente, che proprio tale cultura rimanesse prevalentemente e ostinatamente filosofico-letteraria. Ma molto prima del Timpanaro, i più accorti pensatori, filosofi e scienziati, primo tra tutti Leonardo, filosofo naturale, come lo dissero i contemporanei, «omo sanza lettere» come amò definirsi egli stesso, avevano avvertito l’esigenza di una ricerca comune dell’unica verità dell’uomo. Ai giorni nostri opere di insigni pensatori significano la tensione costante verso tale unificazione e sintesi. In ambienti diversi per superare il dualismo fra scienza e umanesimo, fra lavoro e cultura, ora considerando la natura alla maniera idealistica, ora riducendo la filosofia alla scienza, in senso positivistico, ora invece inventando una nuova metafisica, la metafisica della tecnica, come pare l’intenda Emanuele Severino, a noi pare che la soluzione a tanto problema possa essere esperita solo tornando all’uomo, alla sua realtà, al suo mondo. E innanzi a coloro che temono di far ricorso al Pensiero, perché ancora troppo condizionati dalla vieta identificazione di pensiero-ragione, o pensiero- Nello spirito della tradizione galileiana, la filosofia della scienza ci ha dimostrato che un principio di fisica, di chimica, di matematica non è una verità assoluta idea pura, noi vorremmo ricondurre tutto il processo umano proprio al Pensiero, inteso quale presenzialità ed essenzialità dell’uomo, non solo nelle sue costruzioni speculative, bensì, anche, nelle sue operazioni concrete. È il pensiero che riconoscendosi nell’essere e nel divenire, opera il superamento della tesi e dell’antitesi, in quella più vasta categoria o forma, che, per essere sintesi, non esclude, ma comprende gli opposti, i quali, anzi, in essa completantisi, si vitalizzano. Sicché, se la esperienza e la gnoseologia scientifica forniscono sempre nuovi contenuti alla filosofia speculativa, è quest’ultima che, indagando, quei contenuti incessantemente svolge e trasforma. Il dato empirico, il fenomeno e la sua legge si fanno concetto, acquisizione storica e attività teoretica, e questi, nuovamente, si traducono in fatto, in operazione, in attività pratica. Più semplicemente e fortemente ripeteremo allora con Vico: «Verum et Factum convertuntur»! Un’antica sentenza, attribuita ad Aristotele e che si sente ancora fare il giro dei circoli d’ispirazione positivistica, se non sensistica alla Condillac, ripete: «Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu». Orbene, basterebbe tener conto della sorte avuta, e sarebbe più esatto dire dell’evoluzione seguita, da siffatta sentenza, per comprendere in che direzione si è mossa la cultura vera, nell’interpretazione e chiarificazione di se stessa. Infatti, se già nel criticismo, quel sensu fu inteso, non come sensazione in senso stretto, biologico, bensì, piuttosto, come sentimento ed esperienza, quando giunse ad Hegel divenne momento del tutto e la formula, completatasi anche nell’accezione, venne ad esprimere, finalmente e felicemente, l’intero processo, così ponendo: «Nihil est in intellectu quod non fuerit in sensu et nihil est in sensu quod non fuerit in intellectu». Or noi potremmo esser già paghi di tanto. Senonchè Hegel intendendo siffatta formulazione, secondo le sue stesse parole, «nel senso del tutto universale, che lo Spirito è la causa del mondo» e «nel senso più limitato, che il sentimento giuridico, etico, religioso è un sentimento e quindi un’esperienza di tale contenuto, che ha la sua radice e la sua sede solamente nel pensiero», divinizzò tanto detto pensiero, che tolse ad esso quanto lo fa in effetti storicamente umano. A noi sembra dunque che l’intuizione hegeliana esprima chiaramente ed ontologicamente nell’intrinsecità, la realtà vitale di tale processo, o osmosi, ma che essa, al di là anche delle interpretazioni degli epigoni, dallo Spaventa al Croce, debba intendersi in senso fenomenologico o esistenziale o, più semplicemente, umano. Nello spirito della migliore tradizione galileiana, la filosofia della scienza ci ha dimostrato che un principio di fisica, di chimica, di matematica non è una verità assoluta e che non esiste un experimentum crucis una istanza cruciale -come avrebbe detto Bacone- per provare la sussistenza in esso di un valore eterno. Lo stesso progresso delle scienze dimostra -contrariamente a quanto si credeva ed affermava nell’esaltante e romantico clima del positivismo- che le leggi scientifiche non hanno validità universale, in senso di immutabilità assoluta. Ed è chiaro che se il progresso è dinamica, esso esclude dal suo ambito e dal suo essere tutto ciò che è statico. D’altra parte tanto si fa evidente proprio nella filosofia delle scienze di Bernardo Russel, in cui quella verità o certezza infallibile che il filosofo attribuisce alla logica matematica si trova, poi, in contrasto col carattere convenzionale che lo stesso non può non riconoscere ai fondamenti di essa. Il mondo cammina perché l’uomo diviene. Ora è che questo divenire non smentisce affatto, ma anzi conferma, se pur drammaticamente, l’essere; e noi siamo e, divenendo, viviamo un paradosso perenne; e ciò finchè Eraclito e Parmenide avranno entrambi ragione n DICEMBRE / MARZO 2007 MEDICAL TEAM MAGAZINE MTM COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO «AMICI PER LA STRADA» di NICOLETTA ALBORINO Vivere in strada non è una scelta di vita M OLTO PERSONE sono portate a pensare che vi- vere per strada sia una scelta di vita, una scelta di libertà… purtroppo nella maggior parte dei casi non è così. La vita in strada è un percorso obbligato, conseguenza di una difficile storia personale costellata da disgrazie, errori, malattie e delusioni che determinano l’abbandono dell’ambiente sociale. Proprio questo abbandono fa si che le giornate degli “amici di strada” siano scandite dal contrasto tra il desiderio di cambiare vita e la paura di non riuscire a ricominciare da capo, la paura di essere nuovamente ingannati. In queste persone non è mai sopito il desiderio di una vita normale, ma la loro situazione attuale fa apparire il cambiamento come una chimera irraggiungibile. La vita per strada è una vita dura e pericolosa, è una lotta quotidiana per la sopravvivenza. È una condizione che ti espone ad una grande dipendenza, anche nelle piccole cose quotidiane [come fare una doccia, mangiare un pasto caldo] e soprattutto all’umiliazione, all’avversione della gente, disposta più ad allontanare queste persone piuttosto che ad aiutarle. Molti rifiutano di frequentare i centri di accoglienza, perché conservando una loro dignità, non riescono ad accettare la promiscuità di questi centri perchè gli orari sono poco elastici, per la paura della violenza e delle liti, in generale perché dopo anni di isolamento diventano incapaci di vivere con gli altri. Molto spesso non trovando altri compagni per spezzare la propria solitudine si rivolgono all’alcool. Tra i senza dimora l’alcolismo è un fenomeno molto diffuso, per molti è l’unico molto per fuggire, per stordirsi sperando di dimenticare. I membri della Comunità di Sant’Egidio, prendendo esempio dal buon samaritano della parabola evangelica, si sono impegnati, fin dalla fine degli anni Settanta, nel prendersi cura di questi poveri che vivono in gravi difficoltà nelle stazioni, sotto i portici e negli angoli delle città. Con gli anni l’impegno ha portato ad intensificare sempre più le iniziative. La Comunità festeggia il Natale insieme a chi non ha nessuno; gruppi di persone si recano la sera nelle stazioni ferroviarie o nei luoghi dove i senza dimora trovano riparo per la notte, per portare cibi e bevande calde, coperte e altri generi di conforto, per proteggersi dal freddo. Nel periodo invernale questa presenza capillare nelle strade si intensifica con l’obiettivo di raggiungere in particolare le persone più isolate e meno capaci di difendersi dai rigori della temperatura. I centri di accoglienza della Comunità costituiscono un complesso di iniziative organizzate: informazioni e consulenza, distribuzione di alimenti e vestiti, ambulatorio medico, docce, lavanderia n il caso sociale n Sociale e barbiere, biblioteca, recapito postale e residenza anagrafica. Inoltre, dal 1990 la Comunità di Sant’Egidio pubblica ogni anno una guida che raccoglie notizie utili sui servizi sociali ed i relativi riferimenti ed indirizzi per le persone che vivono in strada. È stata soprannominata la "guida Michelin dei poveri" perchè rappresenta uno strumento indispensabile per la sopravvivenza per chi è costretto a vivere di espedienti n GUIDA PRATICA Dove Mangiare Via Dandolo 10: Mercoledì e Venerdì ore 17.00-19.30 / Sabato ore 17.00-19.00 Dove Lavarsi Via Anicia 6/c: Doccia , biancheria, barbiere e lavanderia automatica su appuntamento: STRANIERI: Lunedì ore 16.00-19.00 NOMADI: Venerdì ore 15.30-19.00 ITALIANI: Sabato ore 15.00 -18.00 Dove Curarsi Via Anicia 6/c: Medicina Generale STRANIERI: Lunedì ore 15.30-19.00 NOMADI: Venerdì ore 15.30-18.30 ITALIANI: Martedì ore 8.30 - 11.00 Ascolto, Orientamento e Aiuto Via Anicia 6/c: Tel. 06/5895444 Orientamento e alimentari ITALIANI: Martedì ore 8.30-12.00 Orientamento, aiuto legale, vestiti e alimentari STRANIERI: Lunedì ore 15.30-19.00 NOMADI: Venerdì ore 15.30-19.00 29 MTM MEDICAL TEAM MAGAZINE DICEMBRE / MARZO 2007 n il Caso socialen Sociale di FRANCESCA FANELLI UN CANTIERE APERTO PER LA COSTRUZIONE DELL’OSPEDALE DEL POPOLO IN GUINEA BISSAU O SPEDALE DEL POPOLO: così amano definirlo quanti collaborano in Guinea Bissau nella realizzazione di questo progetto e quanti si adoperano in Italia nella raccolta fondi necessaria per ultimare una struttura sanitaria che sarà di proprietà del popolo guineense. L’idea nasce da un’esigenza espressa dalla gente di Ingorè [un villaggio della Guinea Bissau],che ha fatto sentire il suo urlo di speranza all’associazione S.ol.co. onlus, dal 2002 presente in quell’area con campi di lavoro finalizzati alla realizzazione di micro-progetti. L’ospedale rientra nella seconda fase del progetto Arriva il dottore. A seguito di un attento studio della realtà della Guinea Bissau, il quarto paese più povero al mondo, l’Associazione S.ol.co. ha pianificato questo progetto in collaborazione con Suor Romana Sacchetti, responsabile della Missione di Ingorè, con il Comitato di stato del distretto di Ingorè che rappresenta il popolo e con il Ministero della Salute. Il progetto, avviato nel dicembre 2005, consta di due fasi: l’acquisto di un mezzo di trasporto che permetta ai missionari di raggiungere quotidianamente gli ambulatori rurali, e la costruzione di un piccolo ospedale ad Ingorè. Diversi sono stati i progetti portati a termine prima del 2005, ma si faceva sempre più pressante il bisogno di aiutare il sistema sanitario locale, praticamente inesistente: le tabanke [i villaggi] possiedono solo piccoli ambulatori rurali, realizzati in paglia e fango con muro, tetti di zinco, in cui si trovano un tavolo, qualche 30 L’Associazione S.ol.co. onlus e il Ministero della Salute della Guinea Bissau collaborano per il progetto Arriva il Dottore Associazione S.ol.co. onlus e per sostenere il progetto “Arriva il Dottore”: tel. 320.5554515 E-MAIL: [email protected] WEB: www.solconlus.org Sede a Putignano [Ba] in Via della Conciliazione, 36 c/c postale intestato a: “Associazione S.OL.CO. onlus” n. 53817482 ABI 07601 Cab 04000 sedia, un lettino e una bilancia pesa persone. Il personale paramedico, istruito per lo più dalla stessa Suor Romana, presta le cure più elementari, mentre decine e decine di persone aspettano pazientemente il loro turno. Il dottore [suor Romana] può raggiungere ogni villaggio solo una volta al mese. Possiedono pochi medicinali per la cura delle malattie più comuni e sono consapevoli che i primi ad essere curati devono essere donne gravide e bambini, i più indifesi, il futuro del loro Paese. Le uniche strutture sanitarie capaci di offrire cure più specifiche si trovano nella capitale Bissau, raggiungibile solo attraversando il Rio Mansoa con una chiatta che funziona dalle 09:00 alle 18:00,e a Ziguinchore in Senegal, attraversando la frontiera che è aperta solo dalle 08:00 alle 17:00. Le condizioni geografiche rendono pertanto estremamente difficoltoso il raggiungimento in caso di necessità l’ospedale più vicino. In questa situazione, dove l’emergenza non esiste per il solo fatto che è quasi impossibile potervi far fronte, sono tanti i “miracoli” compiuti ogni giorno da Suor Romana e da tutto il perso- nale paramedico locale, che la sostiene. Ad oggi, con le donazioni raccolte nel corso del 2006 è stato già acquistato un pick up del costo di Euro 21.000; ora si prosegue con la struttura ospedaliera di cui sono già state poste le fondamenta. L’ospedale sarà così strutturato: 20 posti letto, ogni stanza sarà dotata di servizi e finestre, e un atrio centrale nel rispetto della cultura africana. Inoltre la struttura sarà dotata di una sala parto, un laboratorio analisi, una piccola sala operatoria destinata alle urgenze ostetriche e non, un pronto soccorso. Lo staff sarà formato dal personale che già opera sul posto. Insomma, un progetto “importante”, importante perché porta in sé la voce di coloro che hanno ancora la forza di sperare, ma non il coraggio di chiedere ed i mezzi per ottenere ciò che è essenziale; di coloro che hanno riconosciuto in un incontro puramente umano, uno spiraglio per crescere e...crescere insieme. Grazie anche al vostro sostegno potremo continuare a lottare per un diritto fondamentale che troppo spesso viene negato, il diritto alla salute, consapevoli che la costruzione dell’ospedale è una conquista per tutti n