l - Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 8 6 ROMA ANNO XVI - N. 1 - gennaio 1968 Gruppo I11 Spedizione in abbonamento postale - ' 5 O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE ITA,LIANA PER I L C O N S I G L I O Per una storia dell'idea della pace di Ge:rardo Zampaglione L'idea della unità europea è stata sovente complementare dell'idea della pace. D7a,tra parte i federalisti sono fra c o l o ~ oche critican o come astratto il discorso sulla pace - alla quale essi hanno sempre creduto d i dare un ccntributo essenziale - che n o n si ponga il problema delle sue premesse e delle sue garanzie istituzionali. ( N o n sarà necessario ricordare in pal-tzcolare che i federalisti europei hanno, a suo t e m p o , criticato i mondialisti, perché pensavano volessero saltare u n a tappa del c a m m i n o necessario verso g!i Stati U n i t i del Mondo - o verso una autentica Società delle Nazioni, dotata di poteri real i -: m a l'obiettivo finale 2 sempre stato comune ) I n ogni m o d o oggi, quando la guerra n s n ha quasi più nulla a che fare c o n l'omonim? t e r m i n e del t e m v o d i Clausewitz e la pace si. regge sull'equilibrio del terrore, assistiamo d a un lato a coloro che pensano alla proliferazione atomica incondizionata e alla balranizzazione integrale - che chiamano x nuovo equilibrio n - c o m e v i a d'uscita dall'egemonia sovietico-americana e avvio a un n o n meglio definito « assetto più e q u o ( e d u n q u e più sicuro) n; dall'altro lato a coloro che vogliono superare, sì, i blocchi, m a secondo la logica della sovranazionalità, cioè n o n sfasciandoli m a articolandoli, per famiglie f e d c rate, e proponendo ad essi, autonomamente dalle ideologie i m v e r a n t i , u n a « organizzazione ,) c o m u n e , destinata anche a t u t t e le Nazioni che ancora n o n facciano o che m a i abbiano fatto parte di alcun blocco. Così siamo arrivati al nocciolo del saggio, che pubblichiamo, d i Gerardo Zampaglione. Nei m o m e n t i supremi - guerre d i religione o apocalisse nucleare - l'idea della pace si f a strada o v u n q u e come una superideologia o, se volete, al di là delle ideologio: cosi come l'idea della tolleranza. Certo, ciò n o n è un e v e n t o necessario, e per esempio un'interpretazione pessimistica del m o n d o di Mao - m a è giustificata? - potrebbe presentarlo attualmente come aleatorio. L e prossime conseguenze, in tal caso negative, si intuiscono. S t a a tuttz gli u o m i n i d i buona volont à , comunque. e in prlmo luogo ai fedoralisti, - n o n velleitariamente come sonr, costrett i a fare i fautori degli Stati nazionali sovrani della vecchia Europa - gettare t u t t o il loro peso in favore dell'affernrazione dell'idea della pace e della ricerca degli s t r u m e n t i per farla concretamente valere Pace stabile, s'intende ( N perpetua n, come diceva K a n t ) . Cz è piaciuto cominciare la nuova annata d i N C o m u n i d'Europa » col discorso di Z a m paglione. Esso risulta emblematico e tira con sé un altro problema essenziale. Europa unit a si, e quindi awtonoma: m a autonoma fino a che punto anche negli s t r u m e n t i milztari d i difesa? Bisogna prevederli t u t t i specificam e n t e per essa - perché senza l'intera gamm a di tali strumenti ( p a r e ) n o n s'è m a i visto u n o S t a t o ( e quindi anche u n o S t a t o federale) sovrano .- in attesa d i poterli conferire, insieme a quelli delle altre Potenze, all'ammasso delle Nazioni Unite? Reculer pour m i e u x sauter? Un'znsidia soggzace evidentemente, oltre che nella balcanizzazione, i n un possibile << nazionalismo europeo »: il c h e n o n vuol dire dover ignorare l'esigenza d i u n a razionalizzazione e di u n controllo federali europei 1 a pag DEI C O M U N I D ' E U R O P A ,: ,, La . delle comunità locali 1 a pag. 9: Cronaca deiie Assemblee I europee: sintesi dei lavo- ri del Parlamento Europeo nel 1967 (con l'elenco delle risoluzioni, pareri e interrogazioni discussi e approv a t i nello stesso anno) del detonatore nucleare francese, del ragguardevole armamento convenzionale tedesco occidentale e d i quante altre spese militari già sono in atto, così come l'utilità d i u n a eventuale diversa dislocazione degli i m p e g n i e delle responsabilità nell'ambito atlantico. I n quest'ultimo a m b i t o l'entrata i n scena d i u n a autentica democrazia sovranazionalo europea n o n d e v e esser v e d u t a astrattamente come u n fattore d i disturbo, cicè come u n fattore di moltiplicazione - coi rischi ine- Presa di posizione dell'Esecutivo del17AICCE 11 Comitato Esecutivo dell'AICCE, riunitosi a Roma il 21 dicembre 1967, ha svolto un ampio dibattito sulla situazione europea e internazionale, pervenendo alle seguenti conclusioni. I1 voto negativo del Governo gollista all'entrata dell'lnghilterra nella Comunità europea muovi: da un evidente orientamento politico nazionalista, che nessun democratico può condividere. Tuttavia esso non deve in alcun modo giustificare un rallentamento delle iniziative volte alla piena realizzazione delle attuali Comunità. In questo senso i cinque Governi, che hanno votato a favore dell'ingresso dell'hghilterra, debbono esscre richiamati a rispettare rigcirosamente i tempi d'attuazione dei Trattati comunitari e ad assumere, in forma palese, cluelle iniziative che valgano a chiarire la loro e8ettiva volontà di far evolvere in senso sovranazionale le attuali Istituzioni, precisando in tal modo, specie di fronte alla opinione pubblica francese, l'incoerenza della posizione del Governo gollista. Nello stesso tempo dovrà essere ribadito che le Comunità sono aperte a nuove adesioni e che l'atteggiamento del Goveriio gollista determina una battuta d'arresto e non un mutamento di tale caratteristica L'attuale vicenda comunitaria ha dimostrato che un reale e irreversibile processo di integrazione non può in definitiva avvenire se non su base politica e che l'Europa unita non può attuarsi soltanto attraverso l'azione dei Governi nazionali e delle loro diplomazie, ma richiede unii precisa iniziativa popolare organizzata. Di qui la necessità di quel « fronte democratico europeo », che è stato richiesto dagli Stati generali dii Roma del CCE e che si vuole attuare attraverso il rinnovamento e il rilancio del Movimento Europeo. Si verrà cosi a formare un contesto più ampio e serrato di iniziative coordinate, che darà modo anche agli inglesi federalisti di continuare la loro battaglia per la comune costruzione sovranazionale. I1 popolo europeo è oggi più convinto e impaziente dei rispettivi Governi nazionali della necessità dli realizzare a breve termine un'Europa federale. Per meglio attuare questo obiettivo e al fine di evitare che l'atteggiamento gollista continui ad essere un alibi per quei Governi, che solno carenti di sostanziale volontà europea, il «fronte democratico europeo dovrà sollecitare: le forze ad esso aderenti (partiti, sindacati, associazioni democratiche e culturali) a darsi strutture europee sovranazionali, idonee a orientare in tal senso tutti i Governi, e insieme coordinare tali forze a cominciare dal livello dei Poteri locali e delle diverse Regioni d'Europa. 1, 1 I COMUNI D'EUROPA renti - dei centri decisionali della morte atomica, quanto come u n elemento d i equilibrio all'egocentrismo americano e, insieme, come l'unico freno ragionevole, che può imporsi a una balcanizzazione ( e proliferazione) d'altronde già in fieri. La condizione che qui finirà per importare di più a i cercatori d i pace (sovietici inclusi) sarà l'aspetto non formale, effettivo, rivoluzionario della democrazia sovranazionale europea: la quale dovrà essere la tomba delle nefaste tradizioni aggressive degli Stati europei e insieme degli assetti strutturali che le hanno stimolate e rese possibili. Unire l'Europa è senza dubbio la grande o'ccasione per farne il più moderno modello di democrazia incapace di avventure. L'A. del saggio, pubblicista di lunga esperienza, è nel co'ntempo stolrico valoroso dell'idea della pace (è uscito ora, nelle Edizioni RAI radiotelevisione italiana - ERI -, il suo grosso volume « L'idea della pace nel mondo antico 2 ) e vecclzio europeista. I1 suo impegno professionale lo trova oggi direttore generale presso il Consiglio dei Ministri delle Comiinità Europee, a Bruxelles. Nelcessità di un'indagine Ci pare giunto il momento che qualcuno indaghi intorno all'esistenza di una continuità nell'idea d i pace universale nel pensiero antico, medioevale e moderno e che ne compili una storia (1). Le due finalità s'integrano, in quanto l a prova di tale continuità può essere fornita soltanto dalla testimonianza storica. S i tratterà quindi di esaminare sistematicamente i principali indirizzi speculativi di tutti i tempi per accertare se la speranza di consolidare l a pace tra i popoli abbia costituito o meno un loro carattere ciclico. I risultati di una simile indagine permetteranno forse di concludere che il problema della pace universale costituì, in maniera più o meno evidente, una componente del pensiero occidentale, ed influì a volte anche sull'invenzione artistica. Pesò invece molto meno sulle decisioni dei responsabili del potere politico. Naturalmente non mancò mai la glorificazione della guerra, considerata come fatalità incombente sugli esseri umani e fattore necessario di ogni loro azione e decisione. A cominciare da Eraclito, pensatori d i ogni tempo teorizzarono sul fatto che gli uomini fossero pressoché in permanenza impegnati in funeste operazioni belliche, traendone la conclusione che la guerr a costituisce l a molla e la misura stessa del loro comportamento. Una difficoltà dell'indagine che abbiamo così proposta risiede nella circostanza che, sia agli albori della civiltà, sia in epoche (1) Con l'espressione: pace universale ci riferiamo a una auspicata condizione della società umana, da cui risultino rimossi le cause e i pericoli di una guerra tra nazioni. E questo in virtù di un meccanismo istituzionale efficiente, che permetta di risolvere le controversie internazionali attraverso l'arbitrato e altri mezzi Facificatori. Con il termine pacifista intendiamo indicare la persona che, essendo convinta della possibilità di raggiungere l'obiettivo suddetto, destini in qualche modo le sue energie al perseguimento. L'iGea che lo guida è il pacifismo, I1 termine sembra aver fatto la sua prima apparizione nelle colonne del gio~rnale: Les EtatsUnis d'Europe pubblicat,~dal 1867 al 1870, sotto la direzione di Emile Arnaud. . !$ più prossime a noi, soltanto rari scritti furono dedicati direttamente a questo problema, come l o furono invece il XIX libro del « D e Civitate D e i » d i Sant'Agostino o il saggio: « Zum ewigen Frieden » di Kant. In genere i contributi relativi a questo tema difettarono d i organicità e si inserirono in più vaste opere specirlative e letterarie, delle quali coctituiacono soltanto un aspetto. A volte un orientamento vagamente pacifista scaturì da un atteggiamento psicologico dal quale non era scindibile. Esso, per esempio, f u sempre presente in ogni impostazione universalis1;ica della vita associata e in ogni progetto di unificazione europea. Una vocazione pacifista si calò a volte sotto una affermazione umanitaria o un invito alla misericordia, alla carità, alla comprensione per il prossimo. Ogni forma di misticismo, ogni messaggio ascetico, ogni predicazione genuinamente religiosa, ogni richiamo a una giustizia non effimera, perché indipendente dalla volontà degli uomini e sottoposta a quella d i u n Dio giusto, ogni spinta verso l'unità del continente europeo dovette necessariamc:nte tradursi in un orientamento favorevole alla pace. Così il suo raggiungimento e il suo consolidamento erano l e componenti di una data condotta e di una certa miniera di intendere e interpretare la realtà. D'altro canto, la morale religiosa e quella civile registrano l'inserimento autorevole e incalzante di una volontà pacificatrice nelle azioni degli uomini. Questo spiega perché le scelte di uno stato moderno tendano sempre più a ispirarsi al proposito, perlomeno dichiarato, di resistere alle provocazioni guerriere. Corrisponde infatti a un reale progresso della società attuale che, contrariamente alle opinioni di certi filosofi della guerra (Z), Lutti si proclamino disposti ad accettare taluni principi, tra i quali il mantenimento della pace si colloca al primissimo posto. La fine del mito guerriero Guerra e intolleranza non sono purtroppo scomparse dal mondo contemporaneo. L a dedizione fraterna, l'amore, la mansuetudine evangelica, la comprensione reciproca non sono certamente i fattori precipui della società umana. Basta scorrere un giornale p e r convincersi che conflitti, insurrezioni e aggressioni accompagnano spesso lo irrequieto progredire di una comunità, protesa al raggiungimento di una dimensione mondiale. Eppure le norme del retto operare si orientano sempre più verso princìpi che non permettono più atteggiamenti ispirati a iattanza o a pomposa albagia. Sono trascorsi i tempi in cui un sovrano come Guglielmo 11, imperatore d i Germania, poteva distribuire fotografie che l o rappresentavano in macabra posa guerriera e che recavano la didascalia: «Attendo la mia ora». Si è dispersa l'atmosfera in cui Adolfo Hitler prometteva l'assistenza del dio della guerra alle sue ,armate, seminatrici di terrore e di morte, iinvocando le imperiose necessità d i espansione del suo popolo quale motivo sufficiente per beneficiare di favorevoli interventi della potenza divina. (2) Cail von Clausewitz - Vom Kriege, 18321834; Capitolo I, (la natura della guerra) n. 1-6. gennaio 1968 Questa mitologia è fortunatamente crollata di fronte ai mutamenti operatisi nell'intera condizione umana. S e gli uomini di governo e gli stati - almleno nelle loro manifestazioni esteriori - noln possono più servirsi di questi espedienti, ma debbono giustificarsi di fronte all'opinione pubblica nell'eventualità che stiano p e r impegnare il loro paese in una situazione critica, capace d i scatenare una guerra, la circostanza conferma l'esistenza d i un effettivo progresso e il peso esercitat o da idee nuove e più moderni criteri di giudizio sostituitisi alla desueta mentalità, a cui abbiamo accennato. Malgrado l'irrequietezza, I'angoscia e il senso di instabilità così largamente diffusi, l'abbandono d i certe posizioni, intenzionalmente bellicose ed esaltatrici della violenza e l'adozione d i altre, fondate sulla cer- Federico Chabod, l'autore delle esemplari lezioni sulla storia dell'idea d'Europa e primo presidente della Regione autonoma della Va1 d'Aosta. La sua storia si conclude: « n e l formarsi del concetto d'Europa e del sentimento europeo, i fattori culturali e morali hanno avuto, nel periodo decisivo di quella formazione, preminenza assoluta, anzi esclusiva . tezza che la pace debba essere ad ogni costo difesa, costituiscono i sintomi di una trasformazione. E questo anche se, malgrado il mutamento di mentalità, permane sempre il pericolo di un conflitto. La retorica della pace è, in definitiva, preferibile a quella della guerra. ITon è, per esempio, privo di importanza che, nei momenti più critici della guerra fredda, allorché lo scoppio d i un conflitto armato pareva imminente, l'U.R.S.S. abbia appoggiato il movimento dei partigiani della pace, che proclama la necessità di mobilitare le forze più impegnate del mondo intero, in vista della messa al bando degli armamenti nucleari e del mantenimento della pace tra i popoli. S i obietta che, quasi sicuramente, si trattava d i uno stratagemma architettato da una grande potenza, p e r aizzare contro i suoi avversari gli uomini meno avvertiti di tutti i paesi e conseguire in tal modo un vantaggio psicologico. Anche se così fosse, la circostanza proverebbe quale profonda trasformazione si sia compiuta nella società contemporanea. Qualcosa ha infatti inciso sulla coscienza umana, sostituendosi all e squassanti pressioni in senso guerriero, a cui era stata tradizionalmente sottoposta. Si comincia a comprendere la contraddizione esistente tra i risultati conseguiti nel gennaio 1968 campo della ricerca scientifica e dell'organizzazione industriale e una morale caparbiamente ancorata a sterili pregiudizi e a luoghi comuni. Lo stato nazionale in crisi Vale la pena di approfondire le cause di questa trasformazione e di stabilire perché, in un mondc! diviso da lotte ideologiche - gli equivalenti moderni dei conflitti religiosi di un tempo - nel quale uomini e governanti non nascondono la loro reciproca sfiducia e animosità, sia tuttavia possibile registrare un così importante mutamento. Perché si richiede agli stati di adottare un atteggiamento, almeno in apparenza conciliativo, anche quando coltivano propositi ostili, persino quando sarebbero pronti a dichiararsi la guerra? Come ha potuto l'ideale della pace sostituirsi in parte a quello della guerra, considerata da millenni come un'attività sublime e onorabile? Non soltanto perché l'umanità è uscita da poco da un conflitto di eccezionale gravità, ma perché idee nuove hanno prevalso tra gli uomini subentrando alle altre, per troppo lungo tempo ritenute inamovibili e definitive. S e la giustificazione razionale dei conflitti ha costituito l'esercizio preferito di pensatori e filosofi, al servizio di stati impegnati in lotte cruente, è soprattutto negli ultimi quattrocento anni che il mondo occidentale ha sviluppato una propria dottrina della guerra, delle sue cause, dei suoi effetti. Questa filosofia si riallaccia in gran parte al sommovimento spirituale prodotto dalla riforma protestante. Infatti, il nazionalismo, causa dei conflitti europei degli ultimi secoli e del processo di espansione territoriale compiutosi dalla scoperta dell'America in poi, si è indubbiamente abbeverato alla mistica antiromana scaturita dalla rivoluzione protestante. Fu questa a rafforzare lo stato nella sua ret tesa d'incarnare tutte le potestà - celesti e terrene - e a fornirgli, attraverso la riaffermata dottrina dell'investitura divina, la giustificazione delle sue gesta militari. L'abdicazione dell'individuo all'invadenza statale diede i suoi dolorosi risultati col susseguirsi delle guerre europee. Tutte furono causate più o meno dal convincimento diffuso tra i capi di stato di essere i detentori di un imperioso e imprescindibile destino di espansione, diretta contro gli altri popoli, considerati come le vittime designate dalla provvidenza per le loro avventure. Milioni di individui, appartenenti soprattutto al mondo germanico, che la Riforma aveva affrancato dalla teologia tradizionale, si trovarono abbandonati ad una pressione anche più invadente. Gli uomini, ai quali era toccato di rivivere nel loro intimo il dramma del mistero cristiano, attraverso la cono'scenza diretta della parola rivelata e la sua libera interpretazione, e che avrebbero dovuto emergere da questa prova, fortificati nella volontà e vivificati nella fede, si trasformarono spesso in automi abbandonati alla mercè di un novello leviatano. A questo si riduceva infatti lo stato nazionale, coinvolto in iniziative guerriere non meno delle formazioni statali esistenti nei secoli precedenti, ma incapace, d'altra parte, di collocarsi nella prospettiva universale, che aveva almeno caratterizzato la società medioevale. COMUNI D'EUROPA Non deve quindi sorprendere se nacque una nuova mitologia, animata da sollecitazioni simili a quelle cui diceva di opporsi. Se tra le masse e le classi dirigenti dei paesi riformati poterono svilupparsi incontrollabili fermenti guerrieri, se si determinò, almeno agli inizi, una frattura tra mentalità germanica e pensiero europeo, se attraverso il romanticismo filosofico e l'idealismo hegeliano, ebbe più tardi modo di consolidarsi una fastidiosa statolatria, nel cui edificio la guerra occupò un posto notevole, le responsabilità di tutto questo sono, almeno in parte, da attribuire alla lacerazione prodottasi nel corpo del cristianesimo. La società occidentale doveva risultarne divisa e indebolita, al punto da offrire un facile bersaglio alle energie irrompenti del nazionalismo. L'orientamento determinato da questa frattura doveva sfociare in esperienze tragiche, delle quasi esisteva già il preannuncio nel celebre saggio di Lutero, redatto per appoggiare i principi tedeschi nella lotta contro i contadini ribelli. La statolatria favorita dall'idealismo si spiega anche cori l'impulso intensamente sentito dall'uomo di abbandonarsi alle suggestioni dell'irrazionale e di trovare al di fuori del proprio mondo la chiave per penetrare tanti assillanti misteri. Lo stato nazionale dalle visuali limitate si sostituì a ogni impostazione universale. Una smisurata albagia, una ricerca affannosa della felicità terrena, una propensione a prevedere gli sviluppi dell'umanità in ragione degli interessi della propria nazione dovevano vincolare gli uomini allo stato. I1 culto della guerra doveva emergere rafforzato da questa trasposizione di attività e di ideali. E' facile comprendere allora perché l'epoca moderna sia etata dominata da insani fermenti bellicosi e come si sia giunti a credere che lo stato dovesse collocarsi alla sommità dei valori umani. perché in esso si risolvono le aspirazioni, le speranze e le aspettative degli uomini. I1 cristianesimo aveva predicato per secoli - anche se tale predicazione non aveva sempre raggiunto i risultati attesi -- un messaggio di eguaglianza, di giustizia e di pace, tendente ad affratellare gli uornini sul piano di una universale comunione carismatica e di renderli, almeno tendenzialmente, partecipi di una società composta icli esseri tutti meritevoli in egual misura di fruire dei benefici della salvazione. Una società centrata sullo stato ammetteva invece l'esistenza di una gerarchia, fondata sulla disuguaglianza, al cui vertice ogni gruppo collocava tendenzialmente se stesso, arrogandosi il diritto di fissare le norme e la misura per il comportamento degli altri. La guerra doveva scaturirne come un corollario. La situazione è mutata dal momento in cui lo stato nazionale è entrato in crisi. La seconda guerra mondiale non ha soltanto fornito l'ennesima testimonianza del pesante tributo del sangue, che lo stato è costretto a pretendere dagli uomini, ma della sua insufficienza in rapporto alle mutate realtà tecniche e scientifiche ed ai nuovi indirizzi ideologici. Di fronte al progresso attuale ed a i fenomeni sociali e politici che ne sono stati la conseguenza (decolonizzazione, formazione di nuovi stati indipendenti, allargamento della base del potere, affermazione di dottrine, partiti e fenomeni di massa, au- Grazie Con questo numero iniziamo il 16" anno di vita di Comuni d'Europa ,,. Non sono poi tante le riviste che, partite con modeste intenzioni, quasi sperimentali, continuano regolarmente a vivere per un tempo siffatto. Sono ancora di meno se la loro vita è un incessante non conformismo, se cioè non sono legate a nessuii interesse e a nessuna ganga, ovverossia dipendono da quello che si crede essere - di volta in volta - l'interesse geneComuni d'Europa ,, è stato ed è rale. innanzitutto l'organo ufficiale della Sezione italiana del CCE, cioè della Sezione più battagliera di una organizzazione sovranazionale che si vanta, non a torto, della sua autonomia: ma essa deve anche ringraziare in modo particolare i suoi diretti abbonati, i suoi più fedeli lettori, coloro che hanno avuto ed hanno fiducia i ~ e lperiodico come tale - i suoi inserzionisti e i suoi abbonati sostenitori e benemeriti --. Si tratta indubbiamente di un mensile che ormai ha una rilevante penetrazione capillare; che circola a livelli di dirigenza amministrativa in diverse migliaia di Comuni italiani; che arriva sul tatolo di parlamentari, di cc quadri ,, politici, di uomini di cultura, di sindacalisti, di urbanisti, di assistenti sociali, di dirigenti d'azienda e di operatori economici in tutta Italia e anche in molte sedi fuori d'Italia. E' un periodico che circola largamente nei ministeri, nelle ambasciate, negli enti pubblici - locali e no -, in biblioteche civiche e municipali, nelle scuole, nei sofisticati circoli di cultura delle metropoli e in centri di lettura della più lontana periferia. Dalla Farnesina potrebbe al municipio di Moncenisio essere un motto della nostra rivista. Essa è inoltre ormai divenuta la decana delle riviste federaliste, che si stampano in Italia, e collega pertanto tutti i federalisti italiani, nessuna eresia esclusa. Circola infine negli ambienti delle Istituzioni Maisons de I'Europe -, europee, nelle fra gli europeisti degli altri Paesi che capiscono un po' d'italiano (e inoltre giornali federalisti collegati ne traducono frequentemente note e giudizi). W W . ,T Comuni d'Europa ,B vuole restare un giornale soprattutto stimolante, di lotta e di ripensamento, ma i suoi lettori sanno che ogni sua affermazione, moderata o di rottura, nasce dalla forse più ampia rete di informaaiorte di prima mano a disposizione di qualsiasi periodico che si occupi del19Europa: utilizzando appieno le informazioni ufficiali e ufficiose, Comuni d'Europa B. è poi veramente in contatto diretto con tutti i centri decisionali della battaglia comunitaria ed europeista e inoltre ha la possibilità di sentire il polso delle popolazioni di ogni regione, dei giovani - così spesso mal compresi e di coloro che sono trascurati dall'oligopolio dell'informazione. N Mentre ringraziamo tutti coloro che hanno avuto ed hanno fiducia in noi, che ci seguono e che ci incoraggiano, mentre ringraziamo soprattutto gli abituali abbonati e gli inserzionisti, vorremmo pregare coloro che, a vari titoli, ricevono la nostra rivista in omaggio, di fare il piccolo sforzo di riempire un c.c.p. e inviarci un loro abbonamento. Questo gesto di buona volontà avrà un esito immediato, ci permetterà di inviare un omaggio a un cittadino che ancora non ci conosce e che è bene collegare alla comune battaglia. Ringraziamo dunque, anticiyatamente, anche tali potenziali abbonati. Non vale forse la pena di rendere più solida un'impresa, che ha fatto buona prova da sedici anni? Aiutandola darete concretamente una mano al <' federalismo dei giorni feriali ». gennaio 1968 COMUNI D'EUROPA mento smisurato dei mezzi di diffusione delle idee, ecc.) lo stato tradizionale ha rivelato la precarietà delle sue strutture e la vanità della sua pretesa a essere considerato ed esaltato come l'espressione perfetta e insuperabile della capacità associativa umana. Ci si è accorti che esso corrisponde sempre meno alle aspettative degli individui odierni, che la pomposa coreografia, di cui si è paludato, si è spesso risolta in una mistificazione e in un impedimento all'avanzare del progresso e al consolidarsi della serenità tra gli uomini. Si è compreso che altre forme associative (lo stato continentale, per esempio, o addirittura quello mondiale) potrebbero utilmente prenderne il posto, che la sovranità, intesa nei modi esclusivi e oltranzisti di un tempo, risulterà sempre più limitata dai controlli e dalle ingerenze di autorità esterne come le Nazioni Unite o gli altri organismi, a cui le necessità degli uomini sapranno dar vita. Si è compreso - come ammonisce Bertrand Russe1 (3) - che alla mistica della violenza e del terrore deve sostituirsi quella della tolleranza e che la pace, deve costituirne un pilastro. E se ancora permangono impulsi abissali, che traggono origine dal passato, se ancora qualche stato, di antica come di recente formazione, si lascia sedurre da sterili ricordi e da miti perniciosi sullo sfondo del quadro si delinea sempre più nitidamente una nuova realtà, nella cui economia la gerra incontra crescenti ostacoli e difficoltà. Questo spiega perché, in un'epoca di transizione come l'attuale, tendenzialmente avviata a realizzare una società pacifica, tutti i governanti - anche i meno idealisti avvertano il bisogno di respingere, perlomeno negli aspetti esteriori della loro politica, le suggestioni bellicose e statolatre e di esprimersi in maniera da apparire convinti assertori della pace. Vitalità del pensiero pacifista Ma anche nei secoli di opprimente statolatria, non tutto il pensiero europeo poggiava esclusivamente sull'esaltazione dell'unità e della potenza dello stato, o sull'abbandono dell'individuo alla mistica militare. Anche allora esistevano nella società europea uomini che riflettevano sulla maniera di arginare una impostazione della vita, di cui avvertivano le conseguenze funeste. Auspicavano quindi che l'uomo riuscisse a emanciparsi dall'atmosfera di angoscia, nella quale lo costringevano, sia l'insufficiente organizzazione economica, sia lo stato delle relazioni tra gruppi, per i quali la guerra sembrava costituire il parametro di ogni decisione e l'obiettivo di ogni comportamento. Questo gruppo di illuminati precursori comprendeva non soltanto pensatori e teologi, ma anche uomini d'azione e statisti, tutti egualmente consapevoli della pericolosità dell'intolleranza regnante negli stati nazionali, mossi da sconfinata presunzione, pronti alla sopraffazione, inclini alla violenza. Essi si proponevano di liberare la vita associata dalle turbative che ne impedivano lo sviluppo e di accelerare l'eliminazione dei fermenti bellici. Ai loro oc(3) War the offspring of fear. London 1915. The philosophy of pacifism, London 1915. chi la pace - contrariamente a quanto si era sostenuto per secoli - era la premessa di una professione di fede religiosa e civile e si trasformava in regola del retto operare. Lungi dal cedere alle sollecitazioni di una retorica magniloquente, sostenevano l'urgenza di respingere quanto ripugnasse alla vocazione pacifica tlell'uomo. Alla base della loro cc~ndottae delle loro riflessioni non si situava soltanto una carica di intima religiositài, assertrice di una convivenza più ordinata e di una concezione meno drammatica del destino dell'uomo. Essi non respingevano infatti taluni capisaldi del razionalismo, pervenuto per altre strade alle medesime conclusioni. I precursori che ardivano sfidare lo stato assoluto e il culto pressoché sacro, di cui era al centro, si fondavano, da un lato, sul messaggio contenuto nei Vangeli, e dall'altro sulla utilizzazione con intendimento pacificatore di quanto la ragione offriva di autentico e giustificato. Nella società europea del '600 e del '700 operava quasi di nascosto, e comunque seriza il risalto esteriore indispensabile alla sua affermazione, una corrente di pensiero tendenzialmente negatrice della retorica bellicistica, pienamente cosciente del fatto che gli stati nazionali, nella loro emulazione feroce, facevano leva sugli istinti meno nobili dell'uomo, su moventi ingenerosi, su preconcetti e apriorismi che contraddicevano la stessa ragione umana. Agendo in nome d' ideali, riducibili alla stessa matrice, anche se presentati sotto forma diversa, questi precursori ebbero il merito di anticipare la visione di una umanità, alfine libera dall'ini,olleranza. Essi partivano in breccia contro1 una società europea, dominata d a innumerevoli inibizioni mentali, incline ai più umilianti compromessi, impegnata nel mantenimento dello stato quale insostituibil~e demiurgo di un sistema che non sollecitava trasformazioni o riforme di alcun genere. L'opposizione a una realtà, giudicata dai governanti di una certa epoca come la migliore possibile, semplicemente perché non se ne conoscevano altre, poteva farsi soltanto a rischio dell'impopolarità e a volte con pericolo per la vita e per la libertà personali. Siamo colti, per esempio, da doloroso stupore, quando consideriamo i vari tentativi compiuti dall'abate di Saint-Pierre, per ottenere che il suo « P r o j e t de Traité pour rendre la Paix perpétuelle entre les souverains chrétiens » fosse preso in esame dai sovrani europei della prima metà del '700, e la sufficienza venata di sarcasmo, con cui questo apostolo itinerante di un ideale politico fu accolto alle corti del tempo, dove ogni proposta rivolta a consolidare la pace tra i popoli era ritenuta una follia. L a storia del pensiero umano si fonda sul susseguirsi di memorabili e drammatiche insurrezioni contro il passato. Questa ribellione di spiriti eletti è il contrassegno delle epoche storiche, la molla del progresso umano, l'espressione di Lin incessante e proficuo travaglio. Che cosa fu la rivoluzione cristiana, se non la cosciente riscossa di una società dolorante, a lungo umiliata e compressa da una visione utilitaria dei destini umani, ma alfine sollecitata da reagenti morali di insuperata f~orza sconvolgitrice, quali l'esperienza terrena di Cristo e l'annuncio evangelico? Che cosa fu nel medio- evo il destino delle sette religiose, spesso animate da genuino e ardente attaccamento alla predicazione dei Vangeli, se non il tentativo di reagire all'avvenuto stanco cristallizzarsi del messaggio cristiano entro formule giudicate prive di vitalità? Che cosa rappresentò in epoca moderna, sotto il pungolo di nuovi fattori economici, quali la nascita dell'industria e la sostituzione dell'energia meccanica e quella umana, lo avvento di idee più avanzate nel campo della socialità se non la riscossa della compagine lavoratrice decisa a riformare i rapporti economici e, con essi, le strutture della società? Nel campo più specifico dell'indagine da noi pro~pesta siamo certi che precursori e pionieri vissuti in ogni tempo si trovino quasi in rapporto di dipendenza storica. I messaggi di pace del nostro tempo - per Pacem in terris » di esempio, l'enciclica: Giovanni XXIII - o l'attività dei partigiani della pace - non possono essere avulsi dagli apporti di quegli spiriti che fin dall'antichità in nome di taluni indirizzi della specUlazione classica o di certi postulati dell'annuncio evangelico, assunsero delle posizioni ispirate a mitezza e umanità. . Destino dei precursori Chi furono questi precursori e come si inseriscono in una catalogazione storica? Abbiamo detto che le fasi capitali dell'evoluzione umana sono vissute in anticipo da ingegni illuminati che mediante le loro riflessioni e iniziative preannunciano, e in parte determinano, il progresso del corpo sociale. Attraverso il loro ministero essi esercitano un'azione stimolante, indirizzando individui e gruppi verso forme di vita più avanzate. Di rado la loro missione è subito coronata dal successo. Quasi sempre i contemporanei li accusano di pericolosa irrequietezza e impongono loro di pagare a caro prezzo l'entusiasmo riformatore, da cui sono mossi. Ma senza i precursori e la loro incompresa follia, la vicenda umana sarebbe condannata a uno scoraggiante immobilismo. Ogni generazione, essendo convinta d i aver raggiunto le mete ultime dell'umano divenire, si adagerebbe neghittosamente sulle posizioni conseguite. Ci sembra che i precursori vadano raggruppati in due categorie principali. Da un lato, quanti indirizzano la loro ansia di indagine e di azione verso il mondo naturale, le sue leggi e la sua utilizzazione. Sono questi gli scienziati, i capitani d'industria, gli organizzatori in genere. Dall'altro, coloro la cui visione profetica è protesa verso la vita dello spirito e i cui moventi si ricollegano a una sublime e misteriosa vocazione dell'individuo. Sono i filosofi, i teologi, i riformatori della morale e della legge. La loro visione della comunità è ispirata dalla ricerca di nuovi itinerari e di più adeguati mezzi di evoluzione. Non sogliono abbandonarsi all'attesa passiva di un prodigioso quanto ipotetico mutamento, destinato a compiersi nei tessuti del corpo sociale. Nutrono al contrario seri dubbi circa la gratuità della provvidenza di un Ente supremo, dispensatore di benefici e solerte artefice di salvezza individuale e collettiva. Non a torto giudicano siffatte attese come il frutto di pigrizia mentale e colpevole credulità. P u r traendo dalla successione del- gennaio 1968 ~ O M L I N ID'EUROPA 5 La BEI al servizio delle comunità locali è anche e soprattutto di promotori e di Come è noto ai lettori di « Comuni d'Europa », avendone la rivista parlato più volte coordinatori, i l che permette alla B E.I., per la sua tecnica particolare, di facilitare dei pioposito della politica regionale comunitaria, il Parlamento Euro-peo, su sollecitazione progetti di investimenti. Questo duplice comdel Consiglio dei Comuni d'Europa, h a dato pito, l'elasticità dtei suoi interventi, le perm e t t o n o di trovare delle soluzioni alle dijvita ad u n Intergruppo di studio per i problemi regionali e locali, con cui il CCE ha ficoltà insormontabili che incontrano le a m ministrazioni di twtti i nostri paesi. Noi n o n avviato rapporti continuativi di organica colci limitiamo ad aspettare che le parti che labo~razioneper quanto concerne la partecipazione delle comunità locali allo sviluppo hanno bisogno di fznanziamento vengano da equilibrato del territorio europeo e l'articola- noi, nia acceleriamo e facilitiamo la realizzazione dei progetti elaborati dalle colletzione democratica della politica regionale. tività locali ». « Comuni d'Europa D ha già pubblicato nel suo n u m e r o d i ottobre 1967 l'importantie risoPLEVEN: e Sono stato colpito dalle gravi luzione approvata, nella seduta plenaria delpreoccupazioni che regnano i n alcune regioni 1'11 maggio 1967, dal Parlamento Europeo economicamente più deboli della Comunità, su iniziativa dell'Innel m o m e n t o i n cui il Mercato C o m u n e sta tergruppo c h e aveva per entrare nella fase definitiva. E' per quechiesto la discussio- sta ragione che h o lanciato l'idea di questo n e d'urgenza: q u e - incontro con i dirigenti della B.E.I., per stusta risoluzione invita diare insieme i n quale misiira sia possibile fermamente il Con- estendere la vostra azione a beneficio d i siglio dei Ministri queste regio'ni. della CEE, nel quaHo l'impressione che, se alcune iniziative dro delle disposizio- persona,li hanno nermesso u n certo n u m e r o n i del Trattato, a di realizzazioni, n o n si è senza dubbio m a i prendere t u t t e le ini- cercato d i avere u n a veduta globale dei biziative necessarie per sogni capaci d i porre queste regioni m e n o assicurare u n miglio- favorite in condizioni cli maggiore potenziar e equilibrio dello lità, nell'ambito d~slMercato Comune. Jeam Bareth sviluppo economico Motivo primo di: soddisfazione, ho constanell,e diverse regioni tato, leggendo l'elenco dei contratti firmati della Comunità, e contiene u n p ~ e c i s o acal 31 dicembre scorso, che la Banca n o n ha cenno all'esigenza fondamentale di assicum a i prestato tant'o denaro. rare adeguati strumenti di finanziamento di FORMENTINI:« I n e f f e t t i , l'anno scorso il detta politica di sviluppo, snche a livello volume delle operazioni si è raddoppiato: i regionale :e locale. prestiti raggiungono attualmente più di 200 Questo problema è di primaria importanza milioni di dollari e devono aumentare nei per l e comunità locali e si ricollega diretmesi prossimi. Osservia?no brevemente che, tamente con l e modalità di funzioaam,ento della Banca Europea per gli Investimenti, se l'ltalia è stata la prima delle parti m u t u a strumento finanziario creato dal Trattato d i tarie, il suo mercato è anche il primo che Roma, m a al quale gli ;enti locali dei Sei si sia aperto alla B E.I. Nel 1966, l'Italia h a Paesi n o n hanno potuto f i n qui attingere fornito 48 milioni di dollari - il doppio dell'anno precedente - per contribuire a risolper motivi derivanti - secondo i responsavere le difficoltà del m e ~ c a t otedesco. Allo bili della B.E.I. - dalla sua natura e dalla stesso modo, la Francia è ~ a s s a t ada 25 mi-sua struttura statutaria. lioni d i dollari nel 1965, a 41 dell'anno Proprio per questo, cioè per accertare scorso D. direttamente, i n u n personalme scambio di idee con i massimi dirigenti della B.E.I., PLEVEN:« Mi se,mbra che la Banca prefequali fossero l e prospettive reali di accesso risca trovarsi di fronte ad u n mutuatario che degli enti locali ai suoi finanziam,enti, l'Innon sia una istituzione di diritto pubblico, tergruppo &e1 P,arlamento Europeo peT i il che escluderebbe la possibilità per una problemi regionali e locali, sotto la presicittà o u n dipartimento, d i servirsi direttadenza dell'on. Bersani, si è incontrato a m e n t e della Banca, anche se si tratta di Bruxelles il 14 giugno con i l Presidente della finanziarie dclle operazioni economicamente B.E.I. Formentini e con il Vice-Presid,ent'e utili e redditizie. E' giusto questo? B. L e Portz. FORMENTINI:« L a Banca n o n è affatto Riteniamo utile riportare u n sintetico reavversa a queste comunità locali: il nostro saconto della d i s c ~ s s i o ~ n esvoltasi i n tale Statuto ci permette di avere degli enti di occas.ione perché essa chiarisce i principali questo genere come interlocutori. L a nostra punti trattati, di diretto interesse dei poteri sola preoccupazione è di finanziare dei prolocali. getti produttivi. Noi abbiamo certamente cooperato con l'ltalia, per esempio, per il FORMENTLNI: e Obiettivo della Banca è di dare u n orientamento concreto alla missione finanziamento delYimpianto della rete teleche le è stata affidata dal Trattato di Roma. fonica i n Sardegna; i n questo paese, il sistema delle conc;essioni ad alcune societh Il nostro n o n è solo un ruolo di finanziatori: anonime, dipendenti per m e t à da capital:, privati e per metà dailo Stato, permette alla B E.I. di disporre di bilanci e di dati necessari. Ciò n o n toglie che, per quanto riguarda le cooperative, la Banca n e abbia finanziate nel Nord della Francia, i n Bretagna e i n Normandia; noi v i abbiamo trovato delle buone strutture e, soprattutto, una cooperativa di secondo grado che raggruppa altre cooperative. Noi siamo pronti a rinnovare questo genere d i operazioni ogni volta che troveremo una base solida D . CHARPENTIER:L e conzunità locali devono a v e l e il benestare del loro governo per presentare dei progetti di finanziamento? D . F O R M E N T I N Ie:Ad una tale richiesta può essere opposto u n duplice veto. C'è quello dello Stato, che h a naturalmente ogni interesse ad accogliere dei capitali; m a se il, suo parere è negativo, l'operazione non si fa. C'è anche il parere della Commissione del Mercato Contune, la quale si preoccupa, a ragione, di sapere se il progetto è conforme alla politica comunitaria e all'interesse generale dei Sei. S e la Banca h a utilizzato gran parte dei suoi fonclz a favore dell'ltalia del sud, è, da un lato, perché questa regione rappresenta u n blocco di 22 milioni di abitanti, e dall'altro, perché esiste dal 1950 la famosa e Cassa del Mezzogiorno » che, i n u n a sola volta, ha potuto sottoporre alla nostra scelta, tutta u n a serie di progetti perfettamente concepiti in funzione di certe priorità. Ora, durant e i primi anni del funzionamento della B.E.I., non abbiamo ricevuto alcun progetto di questo genere, n é dalla Germania, né d a l l a Francia, n é dal RelParide gio. I n quest'ultimo paese, diversi progetti isolati, studiati a nostra cura, n o n si sono potuti realizzare a causa della posizione della Società Nazionale di Credito e Industria, che h a ritenuto di poter agire da sola. I n Francia, la Banca h a dovuto constatare la quasi impossibilità di condurre in porto alcuni progetti industriali, per l'assenza di studi preliminari e dell'infrastruttura indispensabile - per es., l'energia - che condiziona il successo d i u n a operazione. Insomma, se le risorse n o n mancano, è l'assenza di progetti che frena troppo spesso la nostra azione. A questo riguardo, è evidente che la Cassa del Mezzoggiorno D h a costituito per l'ltalia un notevolissimo presupposto favorevole. . COMUNI D'EUROPA - - collaborazione dei cornu,ni e delle risorse regionali. Diversi interventi sono stati fatti i n questo senso nel corso degli Stati generali dei Comuni d'Europa di Berlino; la maggior parte di essi si è riallacciata alla creazione di u n a sezione speciale della B.E.I. FORMENTINI: n Certamente! N o n solo queDel resto, n o n si tratta idi u n a innovazione, ste societu di sviluppo possono rivolgersi poiché il caso si è già presentato per la a noi, m a auspichiamo che esse lo facciano. Turchia, quando questo :paese si è associato Molte, del resto, l'hanno già fatto, come alla CEE. N o n è possibile che la Banca adotti d e l l e co~operative. u n a procedura ad ho'c nel quadro d'insieme delle società di piadei problemi regionali che n o n hanno ancora nificazione agricola. trovato soluzio7i.e al livello comunitario? Quando sono stati Non si può creare u n o strumento, di cui presi i contatti u f f i - sentono fortemente il bisogno i rappresenciali, sono stati con- tanti delle comunità locali? n . frontati i punti di v i F O R M E N T I N «I :T e m o che la nostra azione sta, e si è cosi posi indebolisca, in u n a serie di piccoli settori. t u t o raggiungere un I comuni possono rivolgersi agli organismi accocdo contplessivo, di finanziamento regionali, la cui vocazione il richiedente deposita la sua domanda prioritaria è proprio di aiutarli; cito ad esemRenL Pleven ufficiale. Infatti, a pio i l caso delle Casse di Risparmio italiane, sollecitate a m e t t e r e a disposizione dei coquesto punto, l'accordo definitivo è virtualmente concluso. m u n i i miliardi di lire che permettono di colmare il loro deficit. Questa procedura evita alla Banca di dover La B.E.I. si interessa essenzialmente ai prendere u n a decisione di principio prima progetti produttivi: pri.ma di prendere i n di qualsiasi esame del problema D. considerazione u n a cooperazione più stretta. PETRE:« Secondo alcuni ambien,ti finan- bisogna innanzitutto che sia colmato il deficit ziari o industriali, la B.E.I. sarebbe una dei co?iruni e che le collettività locali abbanca come le altre e cercherebbe perciò biano delle finanze sane. di fare innanzitutto degli affari D assuQuelio della Turchia è u n caso particomendosi il minor n u m e r o di rischi possih r e ; noi abbiamo bile D. PETRE: « I poteri locali e regionali autorizzati da alcuni governi, e soprattutto le società di sviluppo regionali, possono rivolgersi direttamente alla B.E.I.? Sono essi riconosciuti come validi interlocutori? p . . F O R M E N T I N I<<:Questo è falso. La prova è che il nostro statuto ci imuone dz assumere dei rischi. Noi siamo la sola istituzione i n ternazionale che si trovi i n questa situazione. Quando i l capitale della Banca, i n seguito all'emissione di obbligazioni sul mercato, passa da I miliardo a 2 miliardi e ntezzo, signifzca che la B.E.I. è in effetti la sola istituzione bancaria al m o n d o a n o n essere coperta; questo, lo ripeto, in conformità al nostro statuto. Essere prudenti, significa vedere l'essenziale. I n t u t t i gli affari che abbiamo trattato fino ad ora, la Banca no12 ha m a i chiesto ipoteche, né beni. Evidentemente, essa non può assumere tutti i rischi. Perciò si aspetta dal beneficiario u n a certa partecipazione ai rischi, m e diante l'apporto da parte sua di u n a parte del capitale necessario. Ognuno deve scoprire le proprie carte, ed è normale che la Banca si informi sull'utilizzazione dei capitali prestati .. BERSANI:« L a Banca si è imposta la questione di come accentuare i suoi interventi di carattere regionale in funzione della politica comunitaria? Le decisioni prese dalla Commissione Esecutiva alla fine dell'anno scorso i n materia di politica regionale e nel quadro della politica a medio termine, rappresentano u n a svolta molto importante nel senso di u n a concentrazione coordinata delle iniziative da prendere nelle regioni periferiche. E' questo un problema sia quantitativo che di orientamento. D'altronde, è bene segnalare l'azione intrapresa dal Consiglio dei C o m u n i d'Europa, che ntira all'istituzione di u n a sorta di Banca Europea dei Potei i locali, con la Reno Petro cui è direttamente destinato ai progetti di investimento; cosi il denaro non si disperde nell'insieme del bilancio. Il rimborso si effettua a un conto d'attesa. I n ogni caso, essendo i modi di intervento della Banca differenti a seconda della situazione giuridica e fi;rlanziaria delle comunità locali nei ~ a e s idella Comunità, ritengo inopportuno, per queste diverse ragioni, creare u n a sezione speciale i n seno alla Banca, col rischio di doverne modificare lo statuto D. BARETH:« S e Formentini è d'accordo, penso che sarebbe utilissima u n a breve nota in cui fossero definiti le condi;:ioni e i criteri di concessione dei prestiti che possono essere eventualmente consentiti alle comunità locali. Questi elementi di informazione permetterebbero probabilmente (li presentare delle domande, in base alla procedura uficios« preliminare che Lei ha descritto n. F O R M E N T I N I :« Pipi.fetl.amente daccordo. Auspico, per concludere, che nuovi contatti come questo, possano rinnovarsi permettendo cosi preziosi scambi di uista e, quindi, u n a azione più vasta e più efficace D. gennaio 1968 P P A seguito di questo consenso di massima del Presidente della B.E.I., il Segretario generale del Consiglio dei Comuni d'Europa. Bareth, che assisteva a titolo di osservatore alla riunione predetta (notiamo con soddisfazione questo atto di considerazione del Parlamenta Europeo verso la nostra Associazione, unico organismo rappresentativo degli Enti locali europei invitato ai lavori dell'Intergruppo) h a chiesto alla B.E.I. di voler precisare i n una nota tecnica ad uso delle comunità locali e tramite il CCE, :e modalità di funzionamento della Banca e l e condizioni delle sue operazioni. Riportiamo q u i di seguito detta nota: La Banca Europea per gli Investimenti è un istituto bancario creato dal Trattato di Roma, che ha per compito di facilitare in modo complementare il finanziamento di taluni progetti d'investimento particolarmente atti a promuovere lo sviluppo armonica delle attività economiche nell'insieme della Comunità Economica Europea (CEE). I progetti di investimento che possono essere presentati alla Banca devono perciò rispondere a determinati criteri fissati dal Trattato all'articolo 130 e dallo statuto della Banca. L'articolo 130 del Trattato di Roma precisa che i progetti per il oui finanziamento la Banca può intervenire devono rientrare in una delle tre categorie seguenti: valonzzazione delle regioni meno sviluppate; riconversioiie ed ammodernamento di imprese o creazione di nuove attività richieste dalla graduale realizzazione del Mercato Comune, in particolare a vantaggio delle regioni in difficoltà; interesse comune per più Stati membri. Lo statuto prevede in particolare che i progetti da finanziare devono avere la forma di progetti specifici e concreti, che il finanziamento della Banca può essere solo complementare ad altre fonti di capitali, che i progetti devono contribuire all'aumento della produttività economica e allo sviiuppo del Mercato Comune. Ne consegue che la Banca Europea può interessarsi solo a determinati progetti e, in particolare, non può intervenire nel finanziamento di progetti per attrezzature collettive di natura sociale, come ad esempio i cosiddetti lavori di edilita (viabilità, strade locali, scuole, ecc.). L'azione della BanRené Charpentier ca si concentra essenzialmente su progetti di una cesta portata; si tratta spesso di importanti progetti di infrastruttura o di progetti industriali di base atti ad avere una incidenza diretta sull'aumento del valore aggiunto creato nella regione, sull'occupazione, ecc.; la Banca non è destinata a trattare un numero molto grande di operazioni di importo relativamente basso. Essa si interessa generalmente solo ad investimenti il cui ordine di grandezza si avvicina ad un milione 7 COMUNI D'EUROPA gennaio 1968 - di U.C. (1 unità di conto 1 dollaro americano). A questo proposito si deve osservare che, tenuto conto dell'ampio sviluppo degli istituti di credito nei paesi della CEE, siffatti investimenti devono trovare di norma il loro finanziamento su basi nazionali. Gli investimenti finanziati dalla Banca devono essere economicamente e finanziariamente sani, oltre a dare - a norma dell'articolo 130 - un apporto positivo ed importante allo sviluppo armonico della CEE. La Banca si interessa sia ai progetti cosiddetti produttivi (impianti industriali) che ai grandi progetti di infrastruttura economica: trasporti, energia, grandi opere di sisteanazione agricola, ecc. Per i progetti del settore della produzione, mutuatario è l'imprenditore che procede alla costruzione o all'ammodernamento dei propri impianti. A lui spetta il compito di convincere la Banca che l'esercizio presenterà un equilibrio finanziario soddisfacente che garantisca il rimborso del prestito. La Banca chiede al mutuatario le garanzie usuali in materia bancaria; può essere anche richiesta la garanzia dello Stato. Nel caso di progetti di infrastruttura economica, l'esperienza ha dimostrato che possono presentarsi possibilità ab. bastanza ampie, dato che mutuatari possono essere sia gli Stati che imprese nazionalizzate, sacietà ad economia mista, consorzi di enti locali, ecc. Per i progetti di infrastruttura economica viene normalmente richiesta la garanzia dello Stato. Tutti gli interventi della Banca avvengono sotto forma di prestiti; la Banca non ha garantito sinora prestiti concessi da terzi e non assume partecipazioni nel capitale delle imprese. Le azioni della Banca tengono evideatemente conto delle sue possibilità finanziarie, che dipendono essenzialmente, se si eccettua il suo capitale versato di 250 milioni di U.C. su un capitale totale di un miliardo di U.C. dalle condizioni prevalenti sui mercati finanziari. I tassi d'interesse - che dipendono dal costo dei prestiti contratti dalla Banca sono uniformi per tutti i prestiti, qualunque sia il paese della CEE beneficiario dell'intervento; non è tuttavia escluso che i prestiti possano esser corredati da abbuoni di interesse, ma questo non è mai compito della Banca. I tassi praticati dalla Banca sono attualmente del 6,5% per i prestiti fino a 12 anni, del 7 % per i prestiti compresi tra 12 e 20 anni. Tutti gli interventi della Banca sono presentati per parere allo Stato nel cui territorio viene realizzato il progetto, come pure alla Commissione della CEE. Gli interessati possono rivolgersi alla Banca Europea per gli Investimenti (provvisoriamente: 85, Boulevard de Waterloo Bruxelles), per ottene~reo p u ~ o l idi dwumentazione più completi sulle recenti attività dell'istituzione, Presa visione di detta nota, la Segreteria generale del CCE ha provveduto a chiedere alla BEI ulteriori precisazioni sulle procedure da seguire, da paste degli enti locali, per prese di contatto preliminari ed ufficiose Voglia gradire, signor Segretario generale, i sensi della nostra alta considerazione lt. Dopo tali precisazioni il CCE intende muoversi in questo importante settore su due piani. Innanzitutto esso farà conoscere con apposita circolare informativa ai vari Signor Segreta.rio ge,nerale, come è detto enti locali aderenti, tramite le diverse senell'opuscolo informativo inviato il 14 giuzioni nazionali, i risultati dei predetti congno 1967 all'lntergrup~odi studi per i protatti avuti con la BEI direttamente o tramite blemi regionali e locali del Parlamento eu1'Intergruppo del Parlamento Eurcpeo in ropeo, in pratica si sono dimostrate prefemcsdo che gli amministratori locali dei Sei ribili prese di contatto ufficiose tra la Banccz Paesi della Comunità sappiano quali sono ed il richiedente, preli,minari all'inoltro di le reali possibilità di utilizzare la Banca Euuna domanda ufiiliale di prestito. ropea per gli Investimenti: ciò servirà ad Con lettera del :l9 settembre 1967 ci è stato evitare sia la ~ e r d i t adi ~ r e z i o s eoccasioni chiesto secondo quali modalità si debbano che possano così essere loro offerte, sia le svolgere questi contatti ufficiosi. Invero, delusioni che possono derivare da una non questo primo 7 a p o r t o solitamente è - e esatta conoscenza della situazione. deve rimanere - esente da ogni formalità. D'altro canto, il CCE, in co~llaborazione I n pratica può stabilirsi sia mediante letterc~ con la Comunità Europea di Credito Comuche mediante conversazione telefonica o vinale di Torino (che, come è noto, è stata sita alla sede -Eella Banca. A seconda dei voluta dal CCE inizialmente urourio r;er oc- casi e dell'apprezzacuparsi dei problemi del credito agli enti mento dei promotoiocali su scala europea), intende mettersi ri, esso ha luogo dia disposizione di quei poteri locali che rettamente tramite volessero prendere contatti con la BEI, in questi ultimi oppure modo da facilitarli nelle procedure preliè lasciato all'iniziatiminari e nelle eventuali operazioni sucva dell'autorità amcessive. ministratica incariContem~oraneamente non mancherà una cat(1. del controllo azione di più largo respiro presso la stessa tecnico o finanzia- BEI e le istituzioni comunitarie affinché venrio dell'operazione in gano adottati criteri operativi tali da conquestione. Per quansentire un più largo accesso degli enti lccali Giovanni Bersand ai Ananziamenti. to riguarda la BanLa Segreteria dell'AICCE coi vari mezzi ca, i primi contatti a sua disposizione (tra i quali naturalmente vengono stabiliti di solito con la Direzione Comuni d'Europa 2 e x Notizie AICCE ,), Prestiti nei Paesi membri. non mancherà di tenere informati gli ammiCi auguriamo che queste brevi precisanistratori locali italiani dei risultati e degli zioni Le permetttano di fornire utili informazioni ai membri della Sua organizzazione. sviluppi di tale azione. con la Banca, prima della presentazione di una domanda formale di finanziamento. In data 27 settembre 1967, la BEI rispondeva al Segretario generale del CCE con la lettera che qui sotto trascriviamo: C L . La CEE, i Poteri locali e il turismo sociale Un notevole risveglio di interesse per il problema dei rapporti tra Enti locali e turismo si è notato negli ultimi tempi nel nostro Paese, manifestatosi in una serie di iilcontri, convegni e tavcle rotonde. L,a cosa 6 abbastanza natiirale dato che nessuno potrà negare sia gli stretti legami esistenti tra l'azione degli Enti territoriali e una politica del turismo, sia la necessità di far ~ r c c e d e r e questa politica si1 binari non centralizzati, ma al tempo stesso con una visione territorialmente coordinata dei vari interventi perif erici. Tuttavia un approccio ai problemi dei rapporti intercorrenti fra turismo ed enti locali a livello non più nazionale ma europeo, non era mai stato tentato, per la ciomplessità del tema, e, scprattutto, perché, proprio a livello comunitario, una politica europea del turismo a p ~ a r i v a non ancora delineata, neppure nei suoi orientamenti generali. I1 Collcquio, organizzato dal Consiglio dei Comuni d'Eurcpa nei giorni 16 e 17 dicembre scorso nella città di Samemo, in collaborazione con la locale amministrazione comunale e con i competenti servizi delle Comunità europee - ed avente per tema appunto I1 Consiglio dei Comuni d'Europa e il turismo sociale a livello europeo lt - merita dunque alcune righe di commento, per la sua novità, per l'ampiezza dei problemi toccati, per l e prospettive che esso può aprir e ad una collaborazione tra Comunità europee ed Enti locali in un settore fino ad oggi inesplorato. Ne ha volentieri preso atto anche lo stesso Vicepresidente della Commissione delle Comunità europee, prof. Levi Sandri che, impossibilitato ad intervenire personalmente al Colloquio, vi ha inviato uno dei suoi collaboratori, la dott.ssa Quadrio. Egli ha anche tenuto a confermare come l'Esecutivo comunitario, negli studi attualmente in corso 8 COMUNI D'EUROPA per la prevista fusione dei Trattati, intenda seguire con particotlare attenzione i problemi dei turismo, in modo da creare i presupposti, anche istituzionali, per concrete iniziative in tale settore: egli h a inoltre riconosciuto che in questo campo, come in molti altri, la collaborazione del CCE si è rivelata opportuna ed è stata assai apprezzata dagli organismi comunitari. In effetti il turismo sociale si intreccia sotto vari aspetti col processo di integrazione europea, anche se il Trattato d i Roma istitutivo della CEE non prevede espressamente una politica europea del turismo: la realtà è più forte delle previsioni giuridiche e ne costituisce l'antefatto. Innanzitutto ci sembra che il turismo sociale possa avere incidenza su quello che può considerarsi il presupposto necessario del cammino verso l'unità euro~pea, cioè una coscienza civica non più soltanto nazionale ma europea, s lo scambio di esperienze e di conoscenze che possono evidenziare i profondi motivi di unità che animano i popoli europei. Naturalmente non vogliamo attribuire a questa diffusione, inevitabilmente di concetti, più che per una reale divergenza di vedute) il tema dei rapporti fra turismo sociale e gemellaggi tra Comuni europei: infatti, se da un lato è stato affermato a Sanremo che il turismo sociale può creare il bisogno di rapporti sistematici nel quadro di un gemellaggio - e che questo a sua volta può poi favorire delle correnti di turismo sociale - si è tenuto però a precisare che i! gemellaggio rimane essei~zialmente,secondo la più corretta impostazjone data dal CCE, uno strumento politico di unificazione, iii vista cioè di facilitare la creazione di una vera federazione europea. I rapporti tra turismo sociale e scambi fra giovani europei hanno attirato particolarmente l'attenzione dei partecipanti al Colloquio: ciò non poteva non confermare, anche in questo settore l'impegrio dal CCE a favore di una rapida attuazione di quell'u Ente europeo della gioventù D, che l'on. Scarascia ebbe ad illustrare in modo così organico al Parlamento Europeo. E' in questo quadro che i rapporti tra i giovani dei Sei Paesi potranno trovare i presupposti isi.ituzionali e finanziari per la loro intensiiicazione. I1 Colloquio di Sanremo: (da sinistra) il segretario generale aggiunto delKJAICCE, Martini; il sindaco di Sanremo, Viale; il presidente del CCE, Cravatte; il rappreslentante del Ministro Corona; il segretario generale aggiunto del CCE, Philippovich; il segretario generale della Sezione tedesca, Muntzke; il segretario generale della Sezione belga, Marique. generica, dello spirito europeo tramite il tu!rismo sociale, un'importanza maggiore di quella che essa può effettivamente avere per il processo di integrazione europea, ma sarebbe altrettanto errato perseguire so'ltanto iazionalisticamente questo ideale, aLla cui realizzazione invece molti fattori debbono concorrere. Su questo punto vari amministratori locali partecipanti al Colloquio di Sanremo hanno insistito recando l'apporto anche di loro precise esperienze. Più discusso (ma essenzialmente in vista di una migliore precisazione I1 Colloquio di Sanremo ha toccato anche il problema delle connessioni esistenti fra turismo sociale e libera circolazione di lavoratori a livello europeo. Questo discorso è complesso e dei semplici accenni superficiali (quali appunto quelli consentiti nella presente nota) rischiano di creare pericolosi equivoci. Basterà ricordare tuttavia, a titolo di esempio, che una delle difficoltà maggiori all'adattamento dei lavoiratori migranti nel nuovo ambiente è appunto quello della scarsa conoscenza delle rispettive mentalità, abitudini, tradizioni. Non ci sembra avventato gennaio 1968 sostenere che il moltiplicarsi delle corilenti di turismo sociale, per esempio con destinazione l'Italia - paese ancora di emigrazione possa portare qualche contributo a una conoscenza diretta di quell'ambiente socio-culturale d a cui il lavoratore emigrante groviene, tale da aiutare il superamento di pericolose incomprensioni e diffidenze. Ma l'aspetto che ha maggiormente attirato l'attenzione degli amministratori locali convenuti a Sanremo è stato q u d l o d~ell'apporto del turismo sociale ad una politica regionale di sviluppo. Specialmente certe regioni meno sviluppate, ma con particolare vocazione turistica, possono trovare nelle correnti di turismo sociale una fondamentale attività motrice e il presupposto per rompere il loro isoilamento, anche psicologico. Gravi problemi si pongono in tale campo agli amministratori locali le cui attribuzioni incidono direttamente sulle necessarie infrastrutture, in un difficile equilibrio tra lo sforzo di promozione turistica e quello di sviLuppo industriale. E' tutta la politica locale che viene chiamata in causa nei suoi aspetti di adeguamento delle strutture amministrative e di congrua disponibilità di mezzi finanziari. Tutti questi aspetti non potevano certo essere esauriti in un Colloquio come quello di Sanremo: esso ha soprattutto posto le basi per una successiva azione di approfondimento, che avrà come supporto un apposito gruppo di lavoro che il CCE intende costituire. Tale gruppo opererà nell'ambito delle Commissioni europee d i studio, create recentemente daila nostra Organizzazione. Spetterà soprattutto a questo gruppo di lavoro avviare un inventario delle reaiizzazioni locali e procedere ad un esame comparato delle situazioni delle comunità locali e regionali nei diversi Paesi neil campo del turismo sociale, organizzando poi la diffusione dei risultati e sottolineando sempre il significato del turismo per il rafforzamento della coscienza europea della popolazione. P e r quanto concerne l'intervento delle Istituzioni europee, il Colloquio di Sanremo ha espressamente proposto la creazione di un Fondo turistico europeo, per assicurare all'Europa una posizione competitiva nell'ambito della crescente concorrenza internazionale, soprattutto mediante il rafforzamento di idonee infrastrutture e l'organizzazione di un'azione comune in materia di propaganda turistica La delegazione dell'AICCE ha fornito un oantributo rilevante al successo dell'iniziativa sia con le relazioni introduttive del Segretario generale aggiunto, Martini, e del Sindaco di Saniremo, Viale, sia con i numerosi e d impegnati interventi degli altri delegati, fra i quali: il Sindaco di Udine, Bruno Cadetto; l'assessore alla Provincia di Torino, Corrado Calsolaro; l'assessolre alla Provincia di Bari, Angelo Fizzarotti; il Sindaco di Abetone, Tullio Zerini, con l'assessore Giusto Fontana; nonché il Segretario generale, Umberto Serafini e il Segretario amministrativo, Aurelio Dozio. COMLINI D'EUROPA -- gennaio 1968 9 p - Cronaca delle Assemblee europee .L di Andrea Chiti-Batelli Sintesi dei lavori del Parlamento Europeo nel 1967 Riassumiamo qui brevemente l'attività del socialme della CEE. Ma poiché esso è tolrnato Parlamento Europeo per il 1967 - rinviando, più di proposito su tale argomento in seguito, riferiamo più avan6i sulle sue prese per più ampie sintesi, al e Bollettino d'Informazioni », pubblicato da queste Assemdi posjizioge in materia blee - limitatamente alle discussioni che hanno avuto maggior interesse politico e SESSIONE DI MARZO sorvodando su quelle suLle quali abbiamo già riferito nel corso dell'anno (il problema 11 vertice di R~~~~ dell'adesione britannica, la crisi dell'Euratom, il vertice e l a partenza di ~ ~ 1 1 - Tema centrale della Sessione, e di maggior rilievo politico, è stato quello della orostein - argomenti, questi due ai quali spettiva della Conferenza dei Capi di Stato abbiamo fatto allusione trattando del problenia greco e del conflitto del Medio e di Governo dei Sei Paesi membri, prevista per la primavera successiva a Roma, in o'cOriente -, questi due ultimi temi, la politica regionale) o abbiamo riferito in un pas- casione del decimo annivers,ariol della firma sato recente, senza che vi siano stati nuovi d,ei Trattati istitu'tivi del Mercato Comune. I1 tema ,era già stato accennato tanto dal sviluppi particolarmente importanti (la riDtecano Sen. Santero come dal Presidente cerca scientifica e tecnologica, la politica europea per la gioventù) o intendiamo riferire dell'Assemblea, il demo'cristiano francese fra breve (la crisi della Comunità carbosi- Poher (confermato n'e)lla carica per il 1967) derurgica, il problema di una politica europea nei loro discorsi all'inizio della sessione; dei trasporti, l'associazione coi paesi afried è stato pomi ripreso e d ampliato dal rel,acani) (1). tore della Commi~sio~n'e Politica, il demoEcco dunque, divisi secondo l e varie sescristiano italiano Edoardo Martino, le cui sioni, i temi salienti che il Parlamento Euroconclusioni sono state int'eramente accolte peo ha trattati nell'anno trascorso. nella ris'oluzione approvata, in cui il Parlam,ento Europeo a si dichiara co,nvinto che in occasion'e del 'loro incontro di Roma, i SESSIONE DI GENNAIO capi di Stato o di governo dei sei paesi non mancheranno di ispirarsi allo stesso spiSituazione generale della Comunità rito che pres5edett.e nel 1961 alla loro ConSenza dubbio l'awenimento politico più ferenza di Bonn e di compiere nuovi proimportante della sessione è stato costituito gress,i su'lla via (li un'Europa organizzata, dall'allocuzione, ormai tradizionale ogni anno, d,mocraticia ed autonoma; ricwda che lo del sig. Marjolin, Vicepresidente ddl1Esecu- statzis d,elle Comu:nità impone loro l'obbligo tiivo del Mercato Comune, dedicata all'espodi essere ampiarnent'e aperte alla partecisizione della situazione economica della Copazioae di a'ltri p:ies.i europei animati dallo munità nel 1966 e alle pr'evisioni per il 1967 stesso ideal'e; rivolge un serio appello ai (ma, purtroppo, l'ultima del benemerito eurocapi d i Stato o di governo per la soluzione, peista francese che, come Halistein, ha lanel qua'dro dei Tilattati, dei problemi più sciato le sue funzioni, da quando si è costiurgenti 6ellle Comunità, in particolare per tuita la Commissione unificata presieduta qua,nto concerne: u ! ) l'awenire de1l'Eurato.m; da Rey). b) i l su~,eramentodelle attuali difficoltà Nel complesso, egli ha detto, nel 1966 il della CE'CA nello spirito delle decisioni di prodotto lo'rdo comunitario è aumentato del Lussemburgo del 16 febbraio 1967; C ) la 4,50./0, rispetto al 4% del 1965. Tuttavia se fusione degli Esec:utivi, quale bas,e di ogni lo sviluppo è stato rapido in Italia e in rafforzamento delle strutture istituzionali e Francia, esso ha subito un considerevole del'l'e competenzte delle ComunitA; d ) l'attrirallentamento in Germania. buzione all'Es~ecut.:ivo unificato del compito Le misure economiche prese dal nuovo di e1,abora~eprogrammi concreti - alla cui g w e m o tedesco, in conformità anche ai sugte realizzazione potrebbero e v e n t ~ a ~ l m e n parg e ~ m e n t idel17Esecutivo comunitario - h a tecipare, prima aricora della loro auspicata proseguito Marjolin - lasciano sperare che aidesio~nealle tre Co'munità, altri paesi curo'la situazione tedesca andrà nmtalizzandosi pei ed in particolare il Regno Unito - per e consentono quindi di prevedere che l a Couna m.igliore cooperazione europea. sul pi'ano munità nel w o complesso p ~ e s e n t e r à una culturale ed in particolare nel settore della espansione impolrtante anche nel 1967, segnaricerca sci'entifica e del progresso tecnolotamente in Francia e in Italia specie se si gi'co, che consenta all'Europa di conservare riuscirà a frenare l'aumento dei prezni ed l'indipendenza economica; e) l'accelerazione a stimolare gli investimenti, l a cui deficienza delle procedure necessarie per l'auplicazione ritarda in alcuni Paesi l'attivith economica. intema'le del Trattato d,ella CEE e per la definizione delle ~io1,itichecomuni, in artiCECA e problemi sociali colare di una politica commerciale il cui comrsletamento no'n dovrebb,e superare il In questa Sessione i1 Parlamento Eurotermine fissato per la realizzazione dell'uniopeo si è anche occupato, t r a l'altro, della ne doganale; si dichiara semm-e pronto. conComunità carbosiderurgica e della situazione f ~ r m e m e n t ~all'invito e rivoltogli dai capi di (1) Sull'adesione britannica vedi il numero <i1 marzo: Stato o di gover:no a l termin'e della loro sull'Euratom il ncmrro di apriie: sul vertice romano e la partenza di Hallstein il numera di settembre. conferenza di Bonn, ad apportare il proprio CO~CO~SO P" la ricarca dei mez" miglio" ver la realizzazione dell'unificazione europea; incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione e la relazione ad essa attinente ai capi di Stato o di governo ed alle dei Sei Paesi membri, ai Commissioni della CEE e della CEEA nonché al Consiglio speciale di ministri ed all'Alta Autorità della CECA B. Parole al vento, come i fatti hanno poi dimostrato. questa Sessione - 'Ome - 'On0 stati poi ripresi e su essi riferiremo perciò argomenti " la "'" proliferazione cessivamente. SESSIONE DI MAGGIO Gran Bretagna Dupo un elogio funebre, da parte del Presidente (il d.c. francese Alain Poher), del Cancelliere Adenauer, è stata solennemente commemorata la firma dei Trattati di Roma, di cui rico~rrevai l decennale, e della dichiarazione di Robert Schuman del 1951, che pose la prima pietra della CECA. Sono altresì da segnalare, in questa sessione, la discussione sull'adesione della Gran Bretagna (si veda anche la relazione dell'onorevole Dehousse sui rapporti della Comunità con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali, Doc. 47), e sui problemi della Comunità carbo-siderurgica. Nelle risoluzioni approvate su questo argomento, il Parlamento Europeo auspica la rapida fusione delle t r e Comunità e il prolungamento dell'opera di unifioazione europea c m l'elaborazione di una politica estera e di una politica di difesa comuni; cottoLinea che l'appartenenza alle Comunità implica particolari obblighi e diritti; auspica la partnership atlantica, la positiva ronclusione del Kennedy-round, l'attuazione di una politica commerciale comune, lo sviluppo dell'associazione con i paesi africani; ed esprime la speranza che i negoziati tra la Gran Bretagna e le t r e Comunità si concludano rapidamente e la convinzione che tale adesione contribuirà a rafforzare le Comunità e a realizzare ulteriori progressi verso l'unione politica dei popoli europei. SESSIONE DI GIUGNO Kennedy -round A parte gli argom~entis u cui, come si è detto, abbiamo riferito o riferiremo altrove, e d a segnalare l'importante discussione sui risultati del Kennedy-round. Nella risoluzione approvata il Parlamento Europeo sottolin'ea l'importanza pol'itica che il negoziato sia stato condotto dalla Comunità in quanto tale se auspica ch,e il Consiglio dei ministri ripeta questa esperienza alla prossima Conferenza mondiale sul commercio e lo sviluppo; ch'i,ede che in questo quadro la Comm i s ~ i o n ~ee i l Consiglio propongano soluzioni tali da favorire lo sviluppo economico dei paesi arretrati; constata che l'esito dei negoziati ha eliminato i pericoli per la cooperazion'e economica europea derivanti dal- COMUNI D'EUROPA l'esistenza della CEE e delllEFTA; deplora che nel settore agricolo non siano stati conclusi quegli accordi mondiali previsti per alcuni importanti prodotti e auspica che vengano ripresi i negoziati relativi a tali accordi; chiede che nell'attuale fase conclusiva delle trattative la Commissione e il Consiglio cerchino di raggiungere risultati più positivi possibile. Trasporti Di particolare rilievo è stata anche la dismssiolne sulla politica comune dei trasporti, al term'ine della quale è stata approvata una risoluzioae in cui il Parlamento deplora lia decisione del Consiglio di r,imandare all'autunno la sessione prevista per il 20 giugno destinata ai piroblemi dei trasporti, ed auspica un'effettiva politica comune i n questo settore per il 10 luglio 1968. Situazione de'lla CECA La relatrice on. Lulling, socialista lussemburghese, h a affermato, riferendo sulla 15" Relazione della CECA, di non presentiare una mozione di censura nonostante che l'Alta Autorità non abbia saputo trovare soluzioni fondamentali e durature alla crisi strutturale nel settore del carbone e alla crisi congiunturale nel settore dell'acciaio. Essa ha giustificato questa situazione con il fatto che il Trattato di Parigi non dà all'Alta Autorita i mezzi per risolvere le attuali difficoltà. L'oratrice si è poi compiaciuta per l'accordo intervenuto sull'acciaio nel quadro del Kennedy-round, che costituisce una vera e propria decisione di politica commerciale comune; ha chiesto l'at- tuazione urgente di una politica energetica comune, che tenga presente la situazione del carbone; ha auspicato tutta una serie di misure per ovviare alle cause della crisi nel settore dell'acciaio (regolamento della concorrenza, sostegno dei prezzi, aumento del consumo); ha salutato con favore l'intensa attività svolta dall'Alta Autorità nel settore sociale e h a aus,oicato che, al momento della fusione degE Esecutivi, sia salvaguardata l'autonomia finanziaria garantita dal Trattato CECA, affinché possa continuare l'attività ccrnunitaria nel settore della costruzione degli alloggi. La risoluzione approvata dal Parlamento Europeo approva la 15" Relazione dell'Alta Autorità, ma invita quest'ultima ad adoperarsi p~er risolvere le gravi difficoltà in cui si trovano le industrie carbosideirurgiche, che rischiano di pregiudicare la prosperità di talune regioni e il benessere delle popolazioni che vi abitano, e auspica che vengano salvaguardati, al momento della fusione e degli Esecutivi e poi delle Comunità, lo spirito del Trattato di Parigi, nonché l e disposizioni caratteristiche, i poteri e l'autonomia finanziaria della CECA. Se l'Euratom, come vedremo, ~ i a n g e ,la CECA, è chiaro, non ride. LA SESSIONE N AGRICOLA » DI LUGLIO Nel mese di luglio il Parlamento Europeo si è riunito in sessione straordinaria a Lussemburgo per discutere i problemi più urgenti della politica agricola europea comune, e in particolare il problema dei prezzi agricoli, sui quali era richiesto, a norma di trattato, il suo parere, prima che BANCO DI NAPOLI Istituto di credito di diritto pubblico [ondeio nel 1539 Fondi patrimonieli e riserve: L. 31.618.716.01 9 Riserve speciele Cred. Ind.: L. 7.745.754.01 8 Direzione Generale - Napoli 480 FILIALI IN ITALIA Tutte le operazioni ed i servizi di banca CREDITO AGRARIO - CREDI1-O FONDIARIO CREDITO IIVDUSTRIALE E ALL'ARTIGIANATO MONTE DI CREDITO SU PEGNO ORGANIZZAZIONE ALL' ESTERO: Filiali: Asmara - Buenos Aires N e w York - Tripoli - Chisimaio - Mogadiscio Uffici di rappresentanza : Bruxelles - Buenos Aires - Francoforte sul Meno Londra - N e w York - Parigi - Zurigo Corrispondenti in tutto il mondo gennaio 1968 questi venissero fissati dal Consiglio dei Ministri, attraverso appositi regolam~enti. Poiché da tempo non abbiamo dedicato spazio alla politica agricola, illustreremo brevemente quanto è stato deciso in questia sessione. Scno noti i principi essenziali della politica agricola europea, stabilita nell'ambito del Mercato Comune. I costi, e quindi i prezzi, all'interno della Comunità, sono in genere assai più elevati che non sul mercato mondiale: così ad esempio il grano americano o clanadese costa, ai porti europei, circa 50 dcllari la tonnellata, cicè meno della metà del costo medio europeo; e lo stesso avviene per la maggior parte dei prcdutti agricoli. Perché dunque vi sia un mercato unico, interno alla Comunità, di tutti i prodotti agricoli, è stato ed è necessario stabilire due regole fondamentali. Da un lato una serie di prelievi comunitari uniformi a tutte l e frontiere .- in scsbituzione delle dogane nazionali, variabili per ciascuno stato - sui prodotti provenienti dai Paesi este'rni alla Comunità, in modo da proteggetre adeguatamente i prc,dotti comunitari. Dlall'altro stabilire delle misure di intervento comunitario, che garantiscano l'acquisto dei prodotti a determinati prezzi: misure, anche queste, coordinate e sostitutive di dispos,izioni prima adottate dai singoli stati membri: ad esempio, un'organizzazione comunitaria degli ammassi del grano - cggi detti 4 organismi d'intervento in sostituzione del sistema nazionale di ammasso, quale già esisteva, ad esempio, in Italia; oppure, altre forme di intkrvento e di garanzia, sempre comunitariamente organizzate e disciplinate, quando i prezzi scen.dono al di sotto di un certo limite, come nel oaso degli ortofrutticoli. Ed è altresì noto che per consentire questi ed altri interventi è stato istituito un apposito Fondo europeo agricolo di o ~ i e n tamento e di garanzia (il FEOGA n), alimentato sia, da una parte, dai ricordati prelievi comunitari (il 90%, il resto andando agli stiati) sia, dall'altra, da contributi diretti degli stessi stati membri. (Più precisamente, è la sezione K Garanzia W del Fondo - che assorbe quasi i 2/3 delle somme che il Fondo ha a disposizione - che è destinata agli scopi che dicevamo; mentre il settore orientamento, al quale vanno le somme restanti, ha lo scopo di finanziare opere di miglioramento, nei Paesi membri, delle aziende e della produzione, cioè, come si suo1 dire, delle strutture agricole). Sulla base di questi principi - che sono stati richiamati, nel corso delle sedute, dai vari relatori e oratori inte,rvenuti - il Parlamento Europeo doveva pronunziarsi oltre che su alcuni punti meno rilevanti concernenti appunto un miglior funzionamento, plrocedure più snelle, criteri più precisi per l e due sezioni garanzia e orientamento del FEOGA - sul problema dei prezzi per l'annata agricola 1968-69, relat i ~ a m e n t ~aei cereali, ai grassi (in particol a ~ eall'olio di oliva), nonché al riso, allo zucchero e alla carne di maiale. Particolarmente imwortante è stato il dibattito intorno al Firezzo dei cereali. La Commissio~ne esecutiva del Mercato Comune aveva proposto che il prezzo base per COMUNI D'EUROPA gennalo 1968 - il grano tenero, a d esempio, che viene fissato, come gli altri, dal Consiglio dei Ministri comunitario - restasse di 106 dollari la tonnellata (di fronte a quello internazionale che è, come si è ricordato, di cinquanta dollari circa: i1 che significa che i1 prelievo comunitario che verrà percepito su ciascuna tonnellata di grano prolveniente da Paesi terzi sarà probabilmente superiore al 100% del prezzo di tale grano). Ma il Parlamento Europeo h a giudicato tale prelievo ancora insufficiente ad assicurare una adegutata remunerazione ai produttmi comunitari, ed ha proposto un prezzo-base di 112 dollari, con un aumento, quindi, del 5% rispetto al prezzo-base comunitario della annata in corso; e aumenti analoghi h a suggerito per il ,grano duro, l'orzo, la segale, il granoturco: benché non siano mancati i pa~lamentari - specialmente da parte socialista - che hanno criticato questo eccessivo protezionismo comunitario, che separa con barriere giudicate troppo elevate l'agricoltura comunitaria dal commercio mondiale, e stimola artificiosamente la ~ r o d u z i o n e interna nei Paesi, come la Francia, che hanno costi interni relativamente meno alti. Gli altri prodotti agricoli, sui prezzi dei quali il Parlamento Europeo doveva pronunziarsi erano, come si è ricolrdato, i gpassi, se in particolare l'olio d'o'liva, nonché il riso, lo zucchero e la carne di maiale. Anche per l'olio e il riso la Commissione Esecutiva di Bruxelles ha proposto di aumentare, peraltro lievemente, il prezzo base: di 5 dollari la tonnellata per l'olio, di 9 dollari por il riso. E, anche qui, il Parlamento europeo - limitatamente al riso ha proposto un maggiore aumento: cioè non di 9, ma di 14 dollari. Per lo zucchero e i semi oleosi, invece, tanto la Commissione esecutiva del Mercato Comune, come il Parlamento Europeo, hanno chiesto che resti invariato il prezzo base gi3 stabilito; mentre Der la carne di maiale il Parlamento Europeo chiede, anche qui andando oltre le proposte della Commissione, un aumento di tre dollari la tonnellata per carne macellata, dal lo agosto al 31 ottobre 1968. - SESSIONE DI SETTEMBRE Dichiarazioni di Rey Dopo la commemorazione di Gaetano Martino, il fatto saliente della Sessione sono state le clichiarazioni al Parlamento - le prime - del Presidente della Commissione Europea unificata, signor Rey. Questi ha affermato che la Commissione vuole affrontare i problemi posti dall'ampliamento della Comunità: a questo proposito h a anticipato l'atteggiamento favorevole dell'Esecutivo all'apertura di negoziati con la Gran Bretagna e con gli altri paesi europei interessati. Ha auspicato, dopo la fusione degli Esecutivi e delle amministrazioni, la fusione dei Trattati: la Commissione è già p o n t a ad offrire ai governi i suoi suggerimenti. Ha indicato i settori nei quali la Commissione intende compiere nuovi sforzi: la politica energetica comune, la politica industriale, la politica della ricerca, la politica regionale, la politica sociale. Ha affermato infine la necessità di un nuovo slancio politico che porti ad una vera unione politica. (Se le chiacchiere facessero farina...). Sulla necessità dell'unione politica ha poi insistito particolarmente, nel suo intervento nella discussione a nome del Gruppo democratico-cristiano, I'on Mario Scelba. Seduta comune con il Consiglio d'Europa: dieci anni d'integrazione Nella stessa sessione si è avuta, come ogni anno, la sessione congiunta con 1'Assemblea consultiva del Consiglio d'Eurolpa, dedicata quest'anrio al tema: e Bilancio di dieci anni d'integrazione comunitaria ». L a relazione per il Parlamento europeo è stata presentata dall'on. Pedini, il quale ha fatto un bilancio sostanzialmente positivo. Se molto resta ancora da fare, egli ha detto, anche nello stesso settore dell'integrazione economica, notevoli sono stati i successi: il prodotto nazionalr? lordo della Comunità è aumentato dal 1958 ad oggi del 45%, di fronte ad un aumento, nello stesso periodo, del 29% in Gran Bretagna e del 38% negli Stati Uniti; la produzione industriale è aumentata del 50% e gli scambi commerciali intraccmunitari del 238%. Questi successi ha affermato l'oratore - sono dipesi dal fatto che la CEE, non è solo una somma di accordi commerciali o economici, ma costituisce la via verso un tipo nuovo di Stato, che però non potrà dirsi realizzato se non si giungerà alla piena unione politica. Nella discussione è ritornato più volte e in ispecie, com'è naturale, da parte il tema dell'adesione di oratori inglesi britannica, alla quale anche la sessione congiunta si è dichiarata favorevole, nella grande maggioranza degli oratori intervenuti. - - - SESSIOBiE DI OTTOBRE Non proliferazione In margine alla discussione sul bilanci9 dell'Euratom - tema sul quale abbiamo di recente e a lungo intrattenuto i lettori di « Comuni d'Europa ,) - il Parlamento Europeo ha discusso una interrogazione orale della Commissione Politica alle Comunità europee sulla non proliferazzo?ae: argomento che abbiamo invece sviluppato in un opuscolo nel quale abbiamo raccolto le nostre ? Cronache delle Assemblee europee » apparse in « Comuni d'Europa » del 1966 relativamente ai problemi militari discussi in seno all'U.E.0. Certo - ha detto Scelba, presidente della Commissione politica, presentando l'interrogazione - non esistono contrasti tra i fini delle Comunità europee e la causa della pacifica convivenza tra i popoli, perseguita con il trattato di non proliferazione; ma sta di fatto - ha precisxto Edoardo Martino, membro della Commissione unificata delle Comunità europee - che i progetti altualmente sul tappeto porrebbero in atto una discriminazione direttamente contraria al principio opposto sul quale si fondano l e Comunità, e che il controllo di sicurezza esercitato dall'Euratom sarebbe sostituito per i paesi non armati nuclearmente con quello dellYAgenziainternazionale per l'ener- gia atomica di Vienna. Questo provocherebbe una divisione in due categorie delle industrie nucleari: da un lato l e industrie delle potenze fornite di armamenti nucleari, che potrebbero sviluppare la produzione senza alcun controllo, e dall'altro l e industrie di paesi sprovvisti di armamenti nucleari, sottoposte ai controlli. E' evidente che, se nella Comunità sussistessero due diversi regimi per Le industrie nucleari, sarebbe distrutto il mercato comune nucleare creato dal Trattato di Roma. I1 principio su cui si fonda tale mercato impone infatti di garantire la libera circolazione delle merci nucleari, e quindi non è accettabile una disposizioae che crei una frontiera all'interno della stessa Comunità. Un qualsiasi fatto che portasse al turbamento delle condizioni di parità esistenti in seno alla Comunità metterebbe in gioco lo sviluppo di un'industria di punta la cui importanza economica e sociale è evidente e costituirebbe inoltre la rottura di un equilibrio politico che rappresenta un elemento prezioso per l'integrazione europea. Concludendo, Edoardo Martino h a elencato i principi ai quali si ispira la Commissione: intangibilità del controllo previsto dal Trattato di Roma, che solo una revisione del Trattato stesso potrebbe modificare; difesa integrale delle norme e delle disposizioni dei Trattati e, in questo quadro, ricerca di una formula efficace di collaborazione con l'Agenzia d i Vienna per risolvere i problemi. Ci siamo limitati, anche in ordine a tale argomento, ad enunciare, in questa sede, solo i termini essenziali del dibattito, rimandando, per l'esposizione del nostro punto in materia, all'opuscolo sopra citato. Nello stesso spirito riferiamo la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo nella sessione di marzo relativamente alle possibili incidenze del Trattato di non proliferazione sullo sviluppo dell'industria nucleare continentale per fini pacifici. In essa si afferma tra l'altro che il Parlamento Europeo intende fornire un contributo efficace al divieto della proliferazione delle armi nucleari; ma desidera altrmì garantire a tutti gli Stati interessati la possibilità di utilizzare l'energia nucleare a scopi pacifici. I1 Parlamento Europeo pertanto sottolinea l'interesse degli Stati membri delllEuratom di assumere una posizione unica e di manifestare la loro ferma VOlontà di far si che lo sviluppo delle industrie nucleari che utilizzano questa energia a scopi pacifici non venga messa in pericolo. Poteri consultivi del Parlamento Europeo I1 Parlamento ha anche discusso il modo come rafforzare i p r o v i poteri consultivi, ed ha approvato in argomento una risoluzione in cui si afferma che esso, considerando che attraverso i suoi poteri deliberativi e consultivi si esplica la partecipazione dei popoli della Comunità all'elaborazione degli atti normativi comunitari, invita la Commissione e il Consiglio a consultarlo sui progetti di testi che esprimono un'opz i m e politica, sui progetti di testi che fissano le linee essenziali delle misure politiche, sulle disposizioni fondamentali dei COMUNI D'EIJROPA testi che il Consiglio intende adottare anche se fossero necessarie diverse consultazioni, sui testi che fanno seguito a regolamenti di base; i testi mancanti della consultazione, conclude il Parlamento Europeo, sono viziati e possono essere dichiarati nulli dalla Corte di Giustizia. La libera circolazione dei lavoratori Il Parlamento europeo ha discusso anche le proposte della Commissione per la sgppressione, con il l o luglio 1968, degli ultimi ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori nei sei paesi della Comunità. I1 Parlamento Eturopeo - afferma in sostanza, la risoluzione approvata - approva le proposte della Commissione della CEE con alcune modifiche; invita a risolvere. per rendere effettivo il diritto dei lavoratori alla libera circolazione, i problemi relativi alla armonizzazione dei sistemi di formazione professionale e all'equivalenza dei titoli di studio; auspica l'adeguamento della sfera d'azione e dei mezzi di intervento del Fondo sociale europeo, affinché esso divenga uno strumento efficace della politica comunitaria dell'occupazione, e l'intensificazione delle azioni destinate ad agevolare I'integrazione dei lavoratgri migranti e delle loro famiglie nel nuovo ambiente di lavoro e di vita; chiede l'adozione di norme intese a realizzare il diritto, per i lavoratori migranti, di rimanere sul territorio di uno Stato membro, dopo aver occupato un impiego. SESSIONE DI NOVEMBRE Problemi sociali Strettamente connesso con l'argomento precedente è quello della politica sociale della Comunità, discussa dal Parlamento Europeo nella sessione di novembre. L'on. Bergman, relatore, ha lamentato che, a causa dell'inazione del Consiglio, non si siano ancora compiuti progressi sensibili nell'elaborazione di una politica sociale della Comunità. Egli ha dichiarato che non bisogna separare il settore sociale da quello economico e ha insistito sulla necessità di studiare i problemi sociali nel contesto ~ i ampio possibile; ha rilevato che i redditi non hanno registrato un'evoluzione soddisfacente: ha chiesto che sia raggiunta la parità di retribuzione per uomini e donne. Dal canto suo l'on. Sabatini (d.c. it.) h a sottolineato il rapporto esistente tra lo sviluppo della situazione economica, l'aggiornamento di nuove tecniche produttive e la necessità di disporre di un Fondo sociale efficiente, tale da rispondere all'esigenza che non siano i lavoratori a pagare le conseguenze dello sviluppo economico; ha insistito sulla necessità di compiere uno sforzo nel settore della formazione professionale; ha auspicato una politica dell'occupazione coordinata con l'attività produttiva della Comunità. Sullo stesso argomento si era già pronunziato, a gennaio, in qualità di relatore, l'on. Troclet. La politica sociale comunitaria, egli aveva detto, ha subito, in conseguenza della crisi del Mercato Comune, una stasi che dura ormai da oltre due anni, dovuta alla inerzia dei governi membri. Anche l a re- cente riunione dei miriistri interessati è stata deludente, ha proseguito Troclet, giacché tra l'altro nessuna decisione è stata presa per una serie di misure importanti ed urgenti, t r a cui la riforma del Fondo sociale europeo proposta dalla Commissione Hallstein e dal Parlamento della Comunità. La risoluzione approvata, dopo aver ripetuto queste critiche e questi incitamenti, invita la Commissione a tener maggiorment e conto delle esigenze di carattere sociale nell'attuazione delle politiche comuni dei trasporti, dell'agricoltura, della congiuntura, dello sviluppo regicinale. Essa chiede la riforma del Fondo sociale; invita la Commissione a presentare le proposte per promuovere l'armonizzaz~~onedella sicurezza sociale; invita infine la Commissione e il Consiglio a convocare una conferenza tripartita per i problemi dell'occupazione, alfine di favorire l'equilibrio sul mercato del lavoro grazie a una politica attiva e coordinata in materia di occupazione. I1 « Colloquio » con il Consiglio e la situazione generale della CEE L'argomento politicamente più rilevante della sessione è stato però, come ogni anno, il « Colloquio D con il Consiglio dei .Ministri comunitario (e con la Commissione unificata). E' significativo rilevare - a illustrazione del progressivo deterioramento comunitario - quanto l'on. Poher, presidente del Parlamento, ha sottolineato introducendo il dibattito: e cioè che, per la prima volta dopo dieci anni, il tema proposto dall'ufficio di Prirsidenza del Parlamento era stato modificato su richiesta del Consiglio. Il Parlamento desiderava infatti discutere le prospettive e le possibilità di unificazione politica dell'Europa dopo il vertice di Roma e la fusione degli Esecutivi; il Consiglio ha invece preferito discutere l e prospettive di sviluppo delle Comunità dopo la fusione delle Istituzioni. L'Ufficio di Presidenza del Parlamento ha accettato questa modifica, « p e r non mettere in imbarazzo i rappresentanti dei Governi nazionali » (quelle délicatesse, diceva ù quel farmacista a quel vedovo); ma in tal modo il Colloquio è stato castrato del suo interesse politico maggiore. E' avvenuto così che il Presidente Poher e gli altri oratori intei-venuti hanno da parte loro insistito, nonostante il cambiamento dell'ordine del giorno, sulle esigenze sempre più cogenti dell'unità politica; mentre il rappresentante del Consiglio dei Ministri, il sig. Schiller, ministro dell'economia tedesco, ha parlato dei vantaggi della fusione degli Esecutivi comunitari: indò tu vai, le son cipolle, si dice a Firenze. Non sono mancate naturalmente, nella discussione, voci severe di condanna per la Conferenza stampa di de Gaulle, avvenuta in quei giorni, e manifestazioni di favore incondizionato - a nostro avviso assai più discutibili - verso l'adesione della Gran Bretagna al Mercato Comune: ma le une e le altre altrettanto platoniche quanto tutto il resto. II Parlamento Europeo nulla può, perché non ha mai saputo fare la sola cosa non inutile che avrebbe potuto: elaborare un progetto di unione gennaio 1969 politica organico e preciso, anche se graduale e realistico, da contrapporre a quello goillista di Europa della patrie, da sostenere poi tenacemente ad ogni occasione opportuna. Ma per far questo occorrerebbe, tra l'altro, una certa continuità di azione e di presenza nei suoi componenti che invece, tiraillés fra mandato nazionale ed europeo, e per di più costantemente varianti nelle persone (le elezioni nazionali non coincidono, ovviamente, nei vari paesi, e quindi non c'è un Parlamento europeo, per dir così, costante e composto delle stesse persone per un'intera legislatura, com e avviene invece nei Parlamenti nazionali), non sanno vedere e volere se non à la wetite semaine. Ironia delle cose - o per dir meglio dell'impotenza e della t o t d e mancanza di fantasia dei demccratici cosiddetti « europeis t i » : tale proposta è stata fatta ... dal rappresentante gollista d e Lipkowski ( C è giunto il momento in cui il Parlamento Europeo deve proporre ai sei Governi un piano preciso per il rilancio dell'Europa politica, senza rimettersi ai Governi o ai colloqui al vertice »), in sede di discussione della situazione della CEE: discussione i n t x n o alla quale si possono fare le stesse melanconiche considerazioni che abbiamo fatte relativamente al « Colloquio B. Certo, se si guarda alla risoluzione finale, questa tocca l'insieme dei problemi sul tappeto: ci sono tutti, come nella vaile di Giosafat, verrebbe voglia di dire col dottofr Azzeccagarbugli: il Parlamento Europeo invita la Commissione esecutiva unificata a svolgere a pieno la funzione politica che le compete, invita il Consiglio e la Commissione ad attuare completamente la libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali e a favorire la creazione di società di tipo europeo; chiede una politica agricola comune anche nel settore delle strutture; auspica politiche comuni nei settori dell'energia, dei trasporti, del commercio esterno; chiede che siano compiuti rapidi progressi per l'attuazione della politica sociale; sottolinea da necessità di condurre una vasta politica comunitaria nel settore della ricerca scientifica e della tecnologia; auspica una ennesima vollta che i negoziati con la Gran Bretagna siano avviati quanto prima e si concludano positivamente nel pieno rispetto dei Trattati; insiste sulla necessità di salvaguardare e di sviluppare i presupposti di un ordinamento federativo creati dai Trattati, soprattutto tramite il rafforzamento dell'elemento parlamentare; auspica l'unificazione pollitica dell'Europa come mezzo per quest'ultima atto a consentirle di assumere nel mondo la funzione che le compete e fa quindi appello ai Governi affinché stabiliscano nei settori non contemplati dai trattati un'efficace cooperazione politica, con l'obiettivo finale di un'Europa politicamente unita e capace di svolgwe appieno la sua funzione. Ma una statistica, senza dubbio interessante, che ci dicesse con esattezza quante volte, nel corso degli ultimi dieci anni, il Parlamento Europeo ha ripetuto gli stessi inviti, ci dimostrerebbe fino a che punto questi lascino, e lascino sempre, il tempo che ;rovano. COMUNI D'EUROPA gennaio 1968 13 LA RIUNIONE ANNUALE DELLA CONFERENZA PARLAMENTARE DELLA ASSOCIAZIONE EURO-AFRICANA I fini dell'Assoaiazione Come tutti gli anni, alternativamente in Europa e in Africa, si è tenuta quest'anno a Strasburgo (lo scorso anno aveva avuto luogo a Abidjan) la Conferenza Euro-africana. Ci proponiamo di riferire ampiamente su tutto il problema deLl'Associazione in uno dei prossimi numeri di Comuni d'Europa B, .e per ora ci limiteremo a ricordare la distanza che passa fra gli obiettivi e la realizzazione. Gli obiettivi sono stati con molta efficacia oratoria enunziati dal Presidente Poher nel suo solenne discorso intro'duttivo. Non è in questo momento - egli ha detto fra l'altro - in cui ci si accorge da tutte le parti dell'inefficacia della politica di frazionamento degli aiuti al Terzo mondo, che noi dobbiamo disperdere la nostra azione. L'aiuto finanziario della Comunità è decisamente diretto a favorire la produzione e la diversificazione e a migliorare l'infrastruttura economica e sociale. A questi criteri dobbiamo fermamente attenerci. Qualsiasi revisione della nostra politica di cooperazione economica, tecnica e finanziaria va fatta in modo da garantire una maggiore efficacia e da attribuire carattere di priorità ai progetti di quegli Stati associati che accettano di coordinare i loro sforzi in materia di produzione al fine di creare dei mercati interafricani ampliati. Sapendo che gli imperativi dello sviluppo dell'economia europea non ci permettono di super a r e un certo ammontare di aiuti finanziari, occorre, nell'ambito delle nostre possibilità, che noi concentriamo i nostri sforzi per imprimere all'economia degli Stati associati una spinta sufficiente. Le deficienze, al di là di queste parole, sono dovute alla non grande entità dei mezzi a disposizione e alla natura stessa dell'associazione che, nonostante molti aspetti positivi, presenta sostanzialmente ancora uno spiccato carattere di « neo-colonialismo P , come appunto cercheremo di dimostrare nell'annunziato saggio su questo problema. . Fondo di stabilizzazione MEC africano, disarmo e aiuto allo sviluppo Fra le proposte formulate nelle risoluzioni finali è da ricordare quella relativa all'istituzione di un a Fondo di stabilizzazione dei prodotti tropicali dell'Associazion e » il cui finanziamento dovrebbe essere assicurato da una dotazione iniziale versata da tutti i 24 Stati associati e d a riserve varie da determinare, la cui gestione spetterebbe alla Commissione della Comunità; ma soprattutto si deve ricordare una proposta formulata, in un suo intervento, dall'on. Scelba, e che poi, fatta propria dal Gruppo democristiano, è stata ora trasmessa all'esame delle Commissioni competenti, e di cui si parlerà in una prossima sessione La risoluzione prevede in sostanza due cose: da un lato un incoraggiamento alla Unione economica, sul modello del Mercato comune, dei paesi africani fra loro; dall'altro un invito agli Stati del Mercato comune a ridurre sostanzialmente gli armamenti, Nel quadro del gemellaggio Tolone-La Spezia, il lo dicembre scorso sono state inaugurate, nella seconda città, Piazza Europa (nella foto) e via Tolone, alla presenza di una delegazione tolonese, guida.ta dal sindaco, delle massime autorità locali e di numerosi cittadin.i. D destinando le sonime così risparmiate al finanziamento dei paesi sottosviluppati, conformemente anche ai recenti ammonimenti pontifici. Poiché il testo iscelbiano, rimasto per il momento allo stato di progetto, è ancora assai poco noto, lo riferiamo integralmente La Conferenza parlamentare dell'Assoclazione: convinta che una rapida promozione dei postati come di quelli che poli si trovano nelle stesse condizioni economiche. a livelli di vita più dignitosi, non potrà ottenersi senza l'attuazione di più ampie forme di solidarietà, sia fra gli Stati interessati, sia da parte dei Paesi industrializzati verso i Q rimi; considerato l'interesse civile, morale e politico, anche al fine del ccnsolidamento dilla pace mondiale, di un rapido progresso economico e sociale dei popoli degli Stati associati e, in generale, di tutti i popoli in fase di sviluppo, e di iun'azione concertata degli Stati industrializzati: invita i Governi degli Sta1.i africani e malgascio associati a prendere l'iniziativa di confederare i loro popoli in comunità economica e politica: fa appello ai Governi degli Stati membri della C.E.E. perché prendano l'iniziativa di una riduzione, da parte di tutti gli Stati del mondo e ivi compresi gli stessi :Paesi in fase di sviluppo, delle spese bilanciate degli armamenti, a partire da quelli atomici, e di destinare il ricavato ad opere capaci di togliere gli Stati meno progrediti dalle condizioni di arretratezza strutturale, che rendono tanto difficile, se non impossibile, competere sul piano economico con gli Stati industrializzati P. LA RIUNIONE STRAORDINARIA DELL98 GENNAIO L'Euratom alla deriva Può esser consiclerata un'appendice alle riunioni del 1967, anche se ha avuto luogo all'inizio del '68, la riunione de11'8 gen- naio, che è stata dedicata soprattutto alla approvazione del bilancio delle Ricerche e deg]'investimentl dell'Euratom. Abbiamo finora tralasciato di riferire le discussioni su questo tema, dato che queste non recavano se non conferme di quanto abbiamo scritto di recente in proposito, e alquanto particolareggiatamente , in Comuni d'Europa ». Ma poiché questa volta la conferma contenuta nella risoluzione a p provata dal Parlamento Europeo è partjcolarnIente significativa, non vogliamo tralasciare di citarne i punti più importanti. I1 Parlamento Europeo, vi si afferma, considerando che l'ammontare globale degli stanziamenti di impegno fissato in 45,196 milioni di u.c. e quello degli stanziamenti di pagamento fissato in 87,995 milioni di u.c. potrà solo ed al massimo permettere di proseguire le azioni proprie della Comunità, trascurando per conseguenza quasi tutti i diciotto settori d i ricerca individuati dal secondo programma quinquennale di ricerche ed insegnamento e trascurando inoltre i contratti di ricerca con i terzi; considerando che il progetto di bilancio stabilito dal Consiglio per il 1968 riduce di quasi il 50% gli stanziamenti già esigui proposti dalla Commissione delle Comunità nel progetto preliminare di bilancio; ritiene che il progetto di bilancio delle ricerche e degli investimenti stabilito dal Consiglio per l'esercizio 1968 compromettela maggior parte delle azioni iniziate nel quadro del secondo programma di ricerche e insegnamento, e insiste affinché l'Esecutivo proponga, entro il 30 giugno 1968, un progetto di b.ilancio suppletivo delle ricerche e degli investimenti. I1 pover'uomo non se n'era accorto che 1'Euratom era da un pezzo mmto. Ma i nostri lettori, se hanno avuto a suo tempo la pazienza di leggerci, lo sapevano già, e non da ieri. COMUNI D'EIJROPA Anco'ra la Gran Bretagna Nel corso di questa brevissima session? la Commissione politica h a elaborato un progetto di risoluzione concernente l'adesione della G r a n Bretagna che v e r r à i n discussione a S t r a s b u r g o i n u n a delle prosE' interessante, a n c h e qui, rifeirire integ r a l m e n t e il testo d i tale risoluzione, nella s u a formulazione originaria, d o v u t a a n c h e questa al Presidente della Commissione, on. Mario Scelba. S i potrà così v e d e r e quali e q u a n t i s a r a n n o gli edulcoramenti e l e attenuazioni c h e q u e l testo subirà. Eccolo: IL PARLAMENTO EUROPEO - presa conoscenza delle decisioni adottate dal Consiglio delle Comuiiità europee il 19 dicembre 1967 in ordine alle domande di adesione presentate dalla Gran Bretagna. dall'Irlanda, dalla Danimarca e dalla Norvegia; - udita la relazione della Commissione politica ed in particolare il comunicato da essa pubblicato il 12 dicembre 1967; 1. DEPLORA ~:i~:amenteche per l'opposizione del rappresentante di un governo membro e contro l'avviso unanime della Commissione sia stata negata la possibilità di un doveroso negoziato con i paesi interessati, che solo avrebbe potuto accertare l'esistenza o meno delle condizioni per l'accoglimento o il rigetto delle domande di adesione o per l'accordo su altre forme di partecipazione alle Comunità europee: che in base alla lettera e allo spirito dei trattati di Parigi e di Roma l e Comunità europee gennaio 1968 sono espressamente aperte a tutti gli Stati europei retti a regime democratico e aventi i titoli necessari; che rappresentano l'aspirazione dei popoli e la meta sognata dai grandi spiriti che promossero i trattati di Parigi e di Roma; 2. RITIENE che ogni opposizione ingiustificata all'adesione di altri Stati costituisce violazione dei patti lib(eramenti sottoscritti; 5. FA VOTI perché, in virtù dell'impegno sottoscritto in occasione della loro riunione di Roma del 29-30 maggio 1967, i Capi di Stato e di governo delle Comunità vogliano riunirsi nuovamente per risolvere i contrasti che li dividono e avviare la politica comunitaria a i traguardi segnati dai trattati di Parigi e di Roma. considerato che il mancato allargamento delle Comunità europee condanna i sei palesi e l'Europa democratica ad una permanente condizione di inferiorità politica ed economica nei confronti dell'URSS e degli Stati IJniti, con serio pregiudizio degli interessi generali dell'Europa e del mondo; interprete dei sentimenti unanimi dlei popoli delle Comunità europee, i quali tutti aspirano ad un rafforzamento della vita comunitaria, come garanzia di pace e di progresso civile nella libertà e condizione per una presenza attiva e benefica dell'Europa nelle vicende mondiali; preoccupato Appendice Pareri, risoluzioni e interrogazioni discussi e approvati dal Parlamento Europeo durante il 1967. Risoluzione sulla proposta modificata di un regolamento relativo alla graduale instaurazione di una procedura comune di gestione di contingenti quuntitativi all'importazione nella Comunità (doc. 153). per la crisi che minaccia il normale funzionamento delle Comunità e le loro grandi realizzazioni; Risoluzione sulla regolamentazione degli scambi di grassi f r a la Comunità e la Grecia (doc. 168). 3. DOMANDA al Consiglio che, conformement e alla decisione di mantenere al suo crdine del giorno le domande di adesione in questione, insista ininterrottamente nei suoi sforzi tendenti a superare l'attuale disaccordo fra i governi degli Stati membri; Risoluzioite sul progetto di bilancio suppletivo delle ricerche e degli investimenti della CEEA per l'esercizio 1966 (doc. 158). 4. INVITA i governi delle Comunità ad utiliz- zare, l e disposizioni manifestate dalla Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia a stabilire rapporti comunitari con i Sei, per dar vita a nuove forme di comunità europee con competenze in materia tecnicoscientifica, militare e politica, sicché n e resti facilitato, per il momento che verrà, la formazione degli Stati Uniti d'Europa, ISTITUTO BANCARIO SAN PAOLO D I TORINO Risoluzione sul Memorandum dell'Alta Autorità della CECA sulla definizione degli Acciaio, della Comunità obiettivi generali 1970 (doc. 172). . Risoluzione sulla situazione del mercato delI'accinio e s u taluni problemi del settore carboniero della Comunità (doc. 173). Risoluzione sulle prospettive della politica sociale europea in seguito alla sessione del Consiglio di Ministri del 19 dicembre 1966 (doc. 171). Fondi patrimoniali L. 18,7 miliardi Depositi fiduciari e cartelle fondiarie in circolazione: L. l .300 miliardi Direzione generale TORINO In Italia 200 filiali Uffici di rappresentanza a Francoforte, Londra, Parigi, Zurigo Banca borsa cambio Credito fondiario ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO FONDATO NEL 1563 Credito agrario Finanziamenti opere pubbliche DA 400 ANNI LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI gennaio 1968 - - .--- COMUNI D'EUROPA Risoluzione s u i problemi della prevenzione degli i n f o r t u n i sitl lavoro nella C o m u n i t à (doc. 155). Risoluzione sui problemi politici e culturali connessi c o n l'adoziciae nella C c m u n i t à europea della televisione a colori (doc. I l ) . Risolvzione sul n u m e r o e la composizione delle commissioni del Parlamento Europeo (doc. 181). Esposizione del Presidente d e i Consigli delle Comuizitn europee sull'attività dei Consigli. Risoluzione s u i problemi relativi a un'organizzazione del m e r c a t o m o n d i a l e d e l l o zucchero (doc. 175). Parere sulla propcsta d i un regolamento relativo alle m i s u r e transitorie per l'applicazione d e i prezzi c o m u n i n e l settore d e i cereali (doc. 180). Parere sulla proposta d i u n regolamento che m c d i f i c a il regolamento n . 14/64/CEE per ,quanto ccncerne la determinazione d e l prezzo all'importazione e il calcolo d e l prelievo per i pl-odotti derivati n e l settore delle carni bov i n e ( d c c . 169). Parere sulle proposte relative alle direttive concernenti: I . la lotta contro la rogna nera della patata, 2. la lotta contro il n e m a t o d e dorato ( d o c u m e n t o 166). Parere sulla proposta d i u n regolamento c h e proroga il t e r m i n e previsto dall'articolo 2.3, paragrafo 1, del regolamento la. 17/64/CEE relativo al concorso del Fondo europeo agricolo di o r i e n t a m e n t o e d i garanzia, sezione c r i e n t a m e n t o , per il 1965 (doc. 165). Parere sulla proposta d i regolamento c h e m o d i f i c a , per q u a n t o concerne la Fi.a?acia e l'Italia, i l regolamento n . 7 0 / 6 6 / C E E relativo all'organizzazione d i un'indagine principale n e l quadro d i u n programma d i indagini sulla struttura delle aziende (doc. 179). Parere sulla proposta d i regolamento relat i v o ad alcune m i s u r e d i organizzazione com u n e n e i niercati del settore d e l l o zucchero per la campagna 1967-1968 (doc. 182). .- -.W. Parere sulle proposte concernenti: - u n a direttiva per i l r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni relative a i dispositivi indicatori d i direzione d e i veicoli a m o t o r e ; - u n a direttiva c o n c e r n e n t e il ravvicinam e n t o delle legislazioni relative alla f r e n a tura d i t a l u n e categorie di veicoli a m o t o r e (doc. 128). Parere sulla proposta di direttiva concern e n t e l'unificazione delle disposizioni relative all'ammissione i n franchigia del carburante c o n t e n u t o n e i serbatoi degli autoveicoli i n d u striali (doc. 178). Parere sulla proposta d i u n a direttiva concernente i l r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni d e g l i S t a t i nientbri relative ai trattori agricoli s u ruote (velocità m a s s i n ~ a ,sedili per accompagnatori e piattaforme d i carico) ( d o c 167). Parere sulla proposta di u n a direttiva conc e r n e n t e i l ravvicinameizto delle legislazioni relative alla soppressione delle perturbazioni radioelettriche provocate d a i veicoli a m o t o r e (doc. 154). SESSIONE DI MARZO Parere sulla proposta d i u n a direttiva per il r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni degli S t a t i m e m b r i relative alle sostanze c h e possono essere aggiuiate alle specialità m e d i c i n a l i a i fini della loro colorazione (doc. 13). Parere sulla proposta d i u n a direttiva che m o d i f i c a la direttiva d e l Consiglio relativa al r a v v i c i n a m e n t o delle regolamentazioiii degli S t a t i m e m b r i sulle sostanze coloranti c h e possono essere i m p i e g a t e n e i prodotti destinati all'alimeittazione u m a n a (doc. 25). Risolzezione sull'attuale stato d e i lavori della C o m m i s s i o n e della C E E relativi all'applicazione d e l dirittmo d i stabilimento alle attività concernenti la sanità pubblica (doc. 1 ) . Risoluzione sulla decisione dell'Alta A u t o rità t e n d e n t e a favorire lo smercio del carb o n e da c o k e e del c o k e destinato all'industria siderurgica della C o m u n i t à (doc. 4 ) . Risoluzione sulla compcsizione de!!e C o m ntissioni del Parlamento Europe.: ( d c c . 29). I~aterrogaziwne orczle n . 3/67 - c o n distztssione - della Conzmissione per i bilanci e la aniministrazione alla Commissioile della C E E sulle f r o d i n e l sistc,ma di f i n a n z i a m e n t o della politica agricola c o m u n e . Risoluzione sulla procedura d'esame delle relazioni generali sull'attività delle C o m u n i t à europee ( d o c . 28). Risoluzione sui risultati della terza riztnio~ae della C o n f e r e n z a parlamentare dell'associazion e svoltasi ad Abitljan dal 10 al 14 d i c e m b r e 1966 ( d c c . 16). Risoluzione sulla situazione economica della C o m u n i t à n e l 1966 e sulle prospettive per il 1967 (doc. 6 ) . Interl-ogazione orale n . 1/67 - c o n discz1.ssione - degli o n n . Pedini, K r i e d e m a n n e M a u k a n o m e dello: C o m m i s s i o n e pel- i l c o m mercio esterno alla C o m m i s s i o n e della C E E sulla situazione e a n d a m e n t o dei negoziati multilaterali n e l quadro del G.A.T.T., deno.t??iiiati Kennedu-round (doc. 30). Risoluzione sullo stato d ' a v a n z a m e n t o d e i negcziati organizzati n e l quadro d e l G.A.T.T. (doc. 30). Risoluzicne s u i problemi relativi all'organizzazione dei m e r c a t i m o n d i a l i d e i prodotti dell'allevantento b o v i n o ( p r o d o t t i lattiero-caseari e carni b o v i n e ) (doc. 27). Riscliczione sul progetto d i c h i ~ ~ s z t rdae i conti del Parlamento Europeo per l'esercizio 1966 ( l o genizaic-31 d i c e m b r e 1966) (doc. 15). Parere sulle proposte delle direttive concern e n t i il r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni degli S t a t i m e m b r i relative: a) agli s t r u m e n l i d i m i s u r a i n .genere; b) ai t e ~ m o m e t i , i clinici d i v e t r o a m e r curio del t i p o a ma:ssima; C ) ai pesi parizllelepipedz d i precisione m e d i a da 5 a 50 k g : d) ai pesi cilindrici d i precisione medici da 1 gt- a 10 k g ( d o c . 14). Interrcgazione orale n . 2/67 - c o n discussicne - della C o m m i s s i o n e politica alla C o m missione della C E E A sulle e v e n t u a l i incid e n z e d i u n progetto d i trattato per la n o n proliferazione delle a r m i tzitcleari sulle c o m petenze e sull'attività della C o m u n i t à . Risoluzione sulle raccomandazioni della C o m missione parlamentare m i s t a CEE-Turchia relative alla prima relazio7ae annuale d e l Consiglio d i associazioiie (doc. 5 ) . Risoluzione sulle pl-ospettive d i u n a nrossim a C o n f e r e n z a d e i icapi d i Stato C d i governo d e i paesi m e m b r i d'ella C o m u n i t à (doc. 7 ) . Parere sulla proposta d i u n a direttiva relat i v a alle confettztre, naarmellate, gelatine d i f r u t t a e alla c r e m a d i m a r r o n i (doc. 10). Parere sulla proposta d i u n a direttiva relat i v a all'impiego d i d(oterminati conservativi per il t r a t t a m e n t o i n s u p e r f i c i e d e g l i a g r u m i e alle m i s u r e d i controllo per la ricerca e l'identificazione d e i coliservativi c h e si t r o v a n o n e gli e sugli a g r u m i (doc. 24). Parere sulla proposta d i u n a direttiva relat i v a alla prima riduzione, da apportare d u rante la t e r z a t a p p a , d e i d a z i doganali tra gli S t a t i m e m b r i per t a l u n i prodotti e n u m e r a t i nell'Allegato 11 del T r a t t a t o (doc. 33). Parere sulla p r o p o ~ t a d i un regolamento concernente l ' a r m o n ~ z z a z i o n e d i a l c u n e disposizioni in m a t e r i a sociale n e l settore d e i trasporti - s u strada (doc. 31). Risoluzione sulla comunicaziotie della C o m missione della C E E a l Consiglio relativa al pianv U.N.I.R. e d alla regolanwntcizione della capacità d e i trasporti per ?;a navigabile (doc. 8). Parere sulla pyoposta d i u n regolamento c h e m c d i f i c a il regolamento n . 13!64/CE.E per q l ~ n n l g riguarda il lalte e le crenze d i latte fi'eschi, n.;n concentrati 71é zuccherati (doc. 3 ) . Parere szrllc~ propcsta d i u n regolamento chc 17~odifacccil regolamento n. 141661CEE per q u a n t o rlguarda l'aiuto concesso dal Granducato del Lusseni burgo nel setto1 e dellc carnl b o v i n e ( d o c . 32). Parere sulla proposta d i utz regolamento c h e r i n v i a la data d i applicazione del r e g i m e d i scambi istituito dal regolamento n . 160/66/ C E E del Ccnsiglio del 27 o t t r b r e 1966 e abrogn l'articolo 2 del regclamento n . 167/64/CEE del 30 ottobre 1964 ( d o c 23). Iizsoluzio?ze cxacernente le e v e n t u a l i incid e n z e d i u n progetto cii trattato per la n o n proliferazione delle a r m i 1a7ccleari sulle c c m petenze e sull'attività della C E E A (doc. 30). SESSIONE DI MAGGIQ Interrogazio:i.e crnle :i. 4/67 - c o n discussione - della ccinmis.sisne politica e della commissione per l'associazione ccn la Grecia sull'assccinzione CEE-Grecia. RZso!v,zione sulle relazioni della Com.unità con i paesi terzi e c o n le organizzcizioni internazicnali (do:. 47). Parere sulle proposte concernenti: - u n regolamenlo relativo alla sospensiotie dell'applicazione dell'art!colo 14 e alla nzcdifica dell'articolo 18 del r e g c l a m e n l r l i . 160/ 6 6 / C E E d e l 27 ottobre 1966. e u n ?'egolamento relati?.o all'aggiunla n1 i-e,golamento n. 160/66/CE.E del 27 o f t o b r e i266 d i u?z articolo c h e cvlzsente l'adczione d i disposizioni pcc~ticolari per gli scambi f r a gli S t a t i m e m b r i e talitni Stati, paesi e territori (docitmento 51). Risoluzione si~ll'intenzione espressa dal gov e r n o d e l R e g n o U n i t o di presentare u n a dom a n d a d i adesiolae alle t r e C c m ~ r n i t à( d o c . 53). Parere Inrtaeiito prese d i per v i a sulla proposta concerireni? Z L I I regorelativo agli aiuti accordati alle i m trc~sporto per f e r r o v i a , s u strada e nai5igabile ( d o c . 41). Risoluzzoiie relativa all'crpplicazio~ie del d:ritto comunitario d a i-ctrte degli S t a t i m e m b r i ( d o c . 38). Risoluzione sulla p ~ o t e z i o n e giuridica d e i privati nelle Comuszitu e ~ c r c p e e (doc. 39). Risoluzione szcll'associazione la Grecia (doc. 55). t r a la C E E e Rzso1uzzo:le concel-neizte l ' i n v i t o del Parlam e n t o Europeo al Consiglzo della C E E a prendere, n e l q u a d r o delle dzsposizzoni d e l T r a t t n t c , le iniziati1.e atte ud assicurare u n o s v i l u p p o economico p i ì ~ equzlibrato nelle varie regioni della Conaunitu ( d o c . 54). Risoluzione s u i principi geneìali d e i regol a m e n t i sulla o r g a n i z t a z i o ~ ? e dei mercati allo stadio d e l m e r c a t o unico (docc. 43 e 52). Risoluzione s u i principi generali d e i regolam e n t i sulla organizz3zione c o m u n e d e i m e r cati nel settore d e i cereali ( d o c . 46). Parere sulla proposta d i u n regolamento Telativo alla o ~ g a n i z z a z i o i i e c o m u n e d e i m e r c a t i n e l settore delle carni s u i n e ( d o c . 44). Parere sulle proposte: - d i 7~nregolamente relativo all'organizzazione c o m u n e d e i m e r c a t i n e l settore del pollante; - d i u n regolamento relativo all'organizzazioize c o m u n e d e i m e r c a t i n e l settore delle u o v a (doc. 45). Parere sulla propostu d i icn regolameiato r e lativo alla organizzazione d e i m e r c a t i n e l settore dello zucchero (doc. 42). 16 gennaio 1968 COMUNI D'EUROPA SESSIONE D11 GIUGNO R i s o b z i o n e sullo stato d i previsione delle spese e delle entrate del Parlamento Europeo per l'esercizio finar~ziario 1968 (doc. 74). Risoluzione sulla fase dei negoziati nel quadro dell'articolo X X V I I I biis del G.A.T.T. ( K e n n e d y r o u n d ) che si è conclusa a Ginevra il 15 maggio 1967 (doc. 61). Interrogazione orale n. 5/67 - con discussione - della Commissione per l'energia, la ricerca e i problemi atomici sulle iniziative prese dagli Esecuti~ii europei a favore del!a gioventù europeo e dell'edz~cazione popolare. Risoluzione sui risultaii della Conferenza dei capi d i Stato o di governo dei paesi m e m bri delle Comunità che ha a v u t o luogo a Roma il 29 e ?O giugno 1967 (doc. 89). Risoluzione sulla situazicine nel Medio Orient e (doc. 90). Parere sulla proposta d i u n a decisione relativa alle formalità imposte dagli Stati m e m b r i negli scambi reciproci (doc. 70). Risoluzione sui ritardi intervenuti nell'attuazione della politica comune dei trasporti (doc. 9 9 ) . Risoluzione sulla Quindicesima relazione generale nell'Alta A u t o ~ i t à della C E C A sulla attività della Cornunità (doc. 66). Risoluzione sui problemi finanziari e di bilancio della C E C A risultanti dall'esame dcgli allegati alla Q u i ! ~ d i c e s i m a relazione generale si~ll'attivitàdella C E C A (doc. 72). Palere sulla proposta di u n rego!nmento che fissa il prezzo d i base e la qualità tipo per i suini macellati. validi dal l o al 31 ottobre 1967 (doc. 88). Parere sulla proposta d i u n regolamento relativo all'attuazione d i un'orgczniziazione comu%e dei mercati nel sett~oredelle piante v i v e e dei prodotti della floricoltura (doc. 85). Parere sulla proposta d i u n a direttiva relativa allr. commercia!izzazione dei mo.teria!i di moltiplicazione vegetntiva della v i t e (doc. 6 8 ) Parere sulla proposta d i u n a direttiva concernente la lotta contro la cocciniglia di S a n José (doc. 67). Parere sulla proposta d i u n regolamento relativo all'organizzazione comune del mercato del riso (doc. 84). Parere sulla proposta di u n regolamento relativo al regime applicabile ai risi e al!e rotture d i riso originari degli Stati africani e maLgascio associati e dei paesi e t e r r i t o ~ id'oltremare (doc. 83). Parere sulla proposta d i u n regolamento che modifica il regolamento n. 16/64/CEE per quanto concerne le restituzioni da concedere al riso contenuto i n prodotti trasformati esportati verso i paesi terzi (doc. 86). Parere sulla proposta d i u n regolamento che modifica le norme comuni d i qualità per i pomodori (doc. 87). Parere sulla proposta d i u n regolamento che completa il regolamento n . 44/67/CE,E relativo od alcune misure d i organizzazione comune dei mercati n e l settore dello zucchero per la campagna 1967/1968 (doc. 92). Parere sulla proposta d i u n regolamento che modifica il regolamento n . 13/64/CEE per quanto concerne le restituzioni da concedere ai prodotti Iattiero-caseari contenuti in prodotti trasformati esportati verso i paesi t e r z i (doc. 91). Parere sulla proposta d i un regolamento r e lativo al regime comune degli scambi per la o v o a l b u m i n a e la lattoalbumina e a b r o g a t o ~ i o del regolamento n. 48/67/CEE (doc. 93). I I I I Parere sulla proposta d i u n regolamento relativo alla instaurazione d i u n regime degli scambi per i prodotti trasformati a base d i ortofrutticoli (doc. 95). Parere sulla proposte di regolamento. relativa ai regime om>iicabiie durante la campauna 1967/68 agli zuccheri originari degli Stati africani e malgascio associati e del paesi e t e r ritori d'oltremare (doc. 100). - Parere sulla proposta d i u n regolam.ento relativo al regime applicabile ai prodotti trasformati a base di cereali e d i riso originari , degli Stati africani e malgascio associati e dei paesi e territori d'oltremare (doc. 101). ~ Parere sulla proposta d i u n a direttiva relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati m e m b r i i n materia di classificazione del legname grezzo (doc. 27/66). Parere sulle proposte d i regolamento relativo alla sezione speciale del Fondo europeo agricolo d i orientamento e d i garanzia, e d i risoluzione relativa alle date d i iscrizione n e i bilanci della CEE delle compensazioni comunitarie decise i l 15 dicembre 1964 (doc. 73). Parere sulla proposta d i u n regolamento che modifica l'articolo 14 del regolamento n. 160/ 66/CEE del Consiglio (doc. 102). BANCO DISANTO SPIRITO Fondato nel 1605 Sede Sociale: Roma - Via Milano, 53 SESSIONE DI LUGLIO Parere sulle proposte: - d i un regolamento del Consiglio che fissa i prezzi applicabili nel settore dei cereali per la campagna 1968-1969 (doc. 113/I); - d i u n regolamento d e l Consiglio che fissa il prezzo indicativo del riso semigreggio per la campagna 1968-1969 (doc. 113/1); - d i u n a risoluzione del Consiglio relat i v a ai prezzi d i orientamento applicabili alle carni bovine durante le campagne 1968-1969 e 1969-1970 (doc. 113/1). Parere sulla proposta d i u n regolamento del Consiglio che fissa i l prezzo d i base e la qualitd tipo per i suini macellati (doc. 113/VI). gennaio 1968 COMUNI D'EUROPA - Parere sulla proposta d i u n regolamento del Consiglio che fissa le qualità tipo del grano tenero, della segala, dell'orzo, del granturco e del grano (doc. 113III-V). Parere sulla proposta d i un' regolamelito del Consiglio che definisce la qualità tipo per la quale è fissato il prezzo indicativo del riso semigreggio (doc. 113III-V). Parere sulla p r o p o s b d i un regolamento del Consiglio relativo alle misure in materia di prezzi applicabili all'olio d'oliva per la campagna 1967-1968 e ai semi oleosi per la campagna 1968-1969 (doc. 113/II-V). Parere sulla proposta d i u n regolamento del Consiglio che fissa i prezzi applicabili nel settore dello zucchero per la campagna saccarifera 1968-1969 (doc. 113/II-V). Parere sulla proposta d i u n regolamento del Consiglio relativo al concorso del Fondo e u ropeo agricolo d i orientamento e d i garanzia, sezione garanzia (doc. 114). Parere sulla proposta d i u n regolamento finanziario che modifica il regolamento finanziario del Consiglio relativo al Fondo europeo agricolo di orientamento e d i garanzìn (docum e n t o 114). Parere sulla proposta d i un regolamento del Consiglio relativo al concorso del Fondo europeo agricolo d i orientamento e di garanzia, sezione orientamento, per i l 1968 (doc. 112). Parere sulla proposta di u n regolamento del Consiglio relativo alla definizione dell'unita di conto i n materia d i politica agraria oomune (doc. 115). Parere sulla proposta d i u n regolamento del Consiglio relativo al regime applicabile ai prodotti trasformati a base d i ortofrutticoli, con aggiunta d i zucchero, originari degli Stati africani e malgascio associati e dei paesi e territori d'oltremare (doc. 120). Interrogazione orale n. 9/67 - con discussione - della Commissione per l'associazione con la Grecia al Consiglio delle Comunità Europee sul funzionamento dell'Associazione tra la CEE e la Grecia. Scambio di opinioni tra il Parlamento, il Consiglio e la Cornmissione. Risoluzione sulla situazione nell'isola d i C i pro (doc. 151). Risoluzione sulla politica comune dei trasporti portuali (doc. 140). Interrogazione orirle n . 13/67 - con discussione - della Comnlbsione per le relazioni economiche esterne ailla Commissione delle Com u n i t à Europee sui risultati dei negoziati K e n n e d y e l'importanzcz economica degli zmpegni assunti dalla CEE nell'ambito di questt negoziati. Risoluzione sui risultati dei negoziati K e n nedy e sv.ll'importanza economica degli i m pegni assunti dalla CEE nell'ambito d i questi negoziati (doc. 153). Parere sulla p r o p x t a d i un regolanento che modifica i regolamenti n n . 23 e 158/66/CEE del Consiglio relativi all'organizzazione com u n e dei mercati n e l settore degli ortofrutticoli (doc. 142). Parere sulla proposta di u n regolamento che modifica il regolamento n. 13/64/CEE del Consiglio pcr quanto concerne la restituzione da concedere ai prodotti lattzero-caseari contenuti nella lattoalbumina esportata verso i paesi terzi (doc. 150). Parere sulla proposta dz u n regolamento che proroga il regolamento n. 361/67/CE.E del Consiglio relativo al regime applicabile ai prodotti trasformati a base d i ceieali e d i riso orilinari degli Stati africani e malgascio associati e dei paesi e territori d'oltremare (doc. 154). Risoluzione sulla Decima relazione generale della Commissione della CEE sull'attività della Comunitd (doc. 137). - -. - -- -- . - - -- Parere sulla proposta d i u n a direttiva per l'attuazione dellc libertà d i stabilimento per le attività non s c l o ~ i a t e della distribuzione dei f i l m s (doc. 141). Parere sulla proposta d i un regolam'ento che proroga il t e r m i n e d i non-applicabilità ai trasporti per ferrovia, su strada e per v i a n a v i gabile del regolamento n. 17 d e l Consiglio (doc. 156). Parere sulle proposte cotzcernenti: - u n regolamento che completa il regolamento n. 120/67/CEE per quanto riguarda la ~ e s t i t u z i o n e da concedere ai prodotti del s e t t w e dei cereali esportati sotto forma d i sorbite; - u n regolamento che completa il regolamento n . 44/67/CEE pe? quanto riguarda la restituzione d a concedere a taluni prodotti del settore del!o zucchelo esportcti sotto forma di mannite o sorbite (doc. 157). Risoluzione sulla comunicazione della C o m missione della CEE al Consiglio concernente le linee direttive dei lacori della Commissione nel settore degli a f f a r i sociali (doc. 138). Conferenza parlamentare dell'associazione tra la CEE e gli Stati africani e malgascio Risoluzione sul conto di gestione della Coriferenza parlamentare dell'associazione per l'esercizio 1966 e sul progetto di stato di previsione per l'esercizio 1968 (doc. 18). Risoluzione sulle soluzioni atte a favorire la commercializzazioiie nella C E E , a prezzi stabili e rimunerativi. dei prodotti degli Stati associati (doc. 20). Risoluzione sulla t e m a re!nzioi~e an?bua di attività del Consiglio di associazione (doc. 17). Risoluzione recante modifica del regolamento del Parlamento Europeo a seguito dell'entrata i n vigore del Trattato che istituisce u n C~onsiglio unico e u n a Commissione unica delle Comunità europee (doc. 111). Risoluzione sul progetto d i bilancio delle ricerche e degli investimenti della C E E A per l'esercizio 1967 (doc. 123). Interrogazioni scritte con risposte: N . 104, dell'on. Apel, alla Commissione delle Comunità europee. - Oggetto: Distorsioni della concorrenza sul mercato comune dei trasporti. N . 107, dell'on, Apel, alla Commissione delle Comunità europee. - Oggetto: Politica comune d e i trasporti. SESSIONE DI NOVEMBRE-DICEMBRE Risoluzione sulle raccomandazioni della Commissione parlamentare mista CEE-Turchia concerner~ti la seconda relazione annuale del Consiglio di associazione (doc. 60-143). Interrogazione orale n. 6/67 - c o n discussione - della Commissione per l'energia. la ricerca e i problemi atomici al Consiglio delle Comunità Europee sul coordinamento delle politiche nazionali d i ricerca dei paesi della Comunità e il ritardo tecnologico dell'Europa rispetto agli Stati Uniti. Risoluzione sulla politica europea di ricerca scientifica e tecnologica (doc. 146). Interrogazione orale n. 12/67 - con discussione - della Commissione per i bilanci e le finanze alla Commissione delle Comunità Europee sulla razionalizzazione dei servizi della Commissione delle Comunitd Europee e i problemi statuturi. l i 14 Risoluzione sulla relazione della C o m m i s sione della CEE sull'e~uoluzione della situazione sociale nella Comunità nel 1966 (docum e n t o 139). SESSIONE DI SETTEMBRE Interrogazione orale n , 11/67 - c o n discussione - della Commissione per le finanze e i bilanci alla Commissione delle Comunitd Europee sul ritardo intervenuto nell'elaborazione del biluncio d i funzionamento delle Com u n i t à e le ripercussioni sulle attività che la Commissione intraprenderà nel 1968. -- prenota il tuo turno per domenica prossima l i COMUNI D'EUROPA 18 Pcr iina sioria c1cll'idc.a dclla pace le vicende terrene una convincente testimonianza dell'esistenza di Dio (sono spesso credenti), respingono ogni comoda, ma sterile fiducia nelle sue iniziative gratuite. Si rifiutano di credere che i1 mondo in cui vivono sia il migliore di quelli possibili e che i tentativi per correggere le deficienze siano da condannare. La loro fede e il loro entusiasmo provocano in genere una sospettosa ostilità. Gli uomini non amano infatti essere turbati nel loro equilibrio tradizionale e nel loro sistema di vita. Gli annunciatori di novità impegnative, specie se si tratta di riforme del costume e delle regole della convivenza, sono giudicati esseri irrequieti, pericolosi per la comunità, mossi dal bisogno di rendere gli uomini scontenti e turbolenti, responsabili di diffondere illusioni assurde. I ceti interessati al mantenimento della situazione esistente, si ritengono autorizzati a opporsi con ogni mezzo alla diffusione del nuovo messaggio e, dato che il modo più semplice per resistere a una idea, è di soffocarla nella violenza, è mediante la persecuzione che i detentori del potere si sono, nel corso dei secoli, in genere accaniti contro gli innovatori. L'ideale pacifico della vita associata Le riflessioni che precedono appaiono confermate dal destino dei pacifisti. Raramente un'idea fu propagandata con maggiore entusiasmo e più onesto convincimento, ma altrettanto di rado f u accolta con ostilità più accanita. Nella visione di una umanità sollevata dalle pesanti ipoteche delle guerre ricorrenti, era insito l'ai~nuncio di una non lontana palingenesi. Ne derivava un senso d'incertezza nei detentori del potere, ai quali l'avvertimento era diretto e nei quali generava il sospetto che le relazioni umane stessero per attraversai-e una fase carica d'incognite. Come si poteva sperare che rinunciassero a impiegare la violenza, l'unico mezzo giudicato idoneo per prevalere sugli avversari? Nei loro inveterati schemi mentali, l'arte del governare poggiava essenzialmente sull'impiego spietato della forza e sulla costrizione delle coscienze. Nulla poteva esservi di più estraneo ai loro propositi dell'autorizzare e, a maggior ragione, sollecitare, una più intima collaborazione tra gli stati e i ceti che l i componevano. Perché la ripartizione della società in compartimenti stagni potesse mantenersi intatta, si imponeva che i governi disponessero di mezzi idonei a imporre il loro volere su chi li osteggiava. Di qui l'avversione verso chi si faceva banditore di un messaggio di tolleranza. I1 pacifismo dei primi cristiani e delle sette, di un Pierre Dubois (1250-1320 circa) e di un Jakob Rohme (1575-1621), l'ispirato calzolaio di Alt-Seidenberg, era stato bollato dagli avversari per il suo carattere di esperienza religiosa, destinata a isolarsi dalla vita reale. Con qualche fondatezza lo si accusava di non aver saputo inserire il proprio messaggio in una cornice politica, per restare invece nel campo delle pure astrazioni. Un mutamento si operò nel '600 e nel '700 per merito dell'abate di SaintPierre, di Kant e di al1,ri. I1 pacifismo cessò di restare una speranza ancorata a una attesa messianica e finì per accogliere l e B A N C O D I SICILIA ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO Patrimonio L. 17.317.482.000 (oltre i fondi di accantonamento e le riserve tecniche), Presidenza e Direzione Generale in Palermo - Ufficio di Rappresentanza in Roma 263 Stabilimenti in Italia, fra cui quelli di Roma, Firenze, Venezia, Milano, Siracusa, Taormina, Palermo, Genova, Bologna, Torino, Trieste, Catania. Messina, Agrigento, Ancona. 7 Uffici di Rappreseiitanza a: BRUXELLES - 66, Boulevard de L'lmpératrice - tel. 132581 - Meldahlsgade, 2 - tel. 147788 - 145825 COPENAGHEN FRANCOFORTE S U L MENO - Reuterweg, 47, - tel. 724677 LONDRA- 20, Cannon Street - tel. City 2173 NEW YORK- 37, Wall Street - tel. Hannover 2-21 19 PARIGI - 62, Rue la Boétie - tel. Balzac 225-4907 ZURIGO - Bahnhofstrasse, 94 - tel. 235858-276088 sono a vostra disposizione per ogni informazione di natura economica, bancaria e valutaria che possa agevolare i vostri contatti d'affari in Italia. Corrispondenti in tutte le piazze d'Italia e nelle principuli del mondo TUTTE LE OPERAZIONI DI CAMBIO BANCA E BORSA gennaio 1968 conclusioni della filosofia. Essendo entrato a far parte del patrimonio dell'illuminismo, si cominciò a circondarlo del prestigio solitamente riconosciuto, durante il secolo dei lumi, alle attività disciplinatrici della conoscenza. Ciò tuttavia non bastò per rimuovere la densa cortina di diffidenza che lo circondava, impedendogli d'influire sulle decisioni delle classi di governo. Nell' '800, leghe e congressi rappresentarono un efficace mezzo di diffusione delle idee di pace e fratellanza suscitate dalla rivoluzione liberale. L'ideale pacifista riuscì in parte a sollevarsi dalla condizione d'inferiorità in cui languiva, ma non ancora a farsi ammettere nel novero delle idee-chiave, dalle quali la società avvenire sarebbe rimasta condizionata. Per quanto divenisse materia di analisi erudite, non gli furono risparmiate né lo scherno, n é le persecuzioni. Si attribuì al vocabolo pacifista un significato dispregiativo e paradossale, quasi a indicare un nemico dell'ordine costituito, un « untorello », il cui comportamento non rischiava di fare gran male ad alcuno, anche se, per ragioni di principio, era necessario combatterlo. L'avversione era d'altronde comprensibile, in quanto i regimi europei, malgrado l'afflato innovatore imposto dal metodo liberale, non avevano rinnegato la tradizionale impostazione bellicista dello stato. I1 '900 registrò le prime iniziative dirette a contenere entro schemi istituzionali i risultati di un'attività intellettuale e proselitistica, oramai animata da matura consapevolezza dei bisogni umani. P e r quanto convocate tra il generale scetticismo e costrette a superare dure resistenze, le conferenze dell'Aja del 1899 e del 1907 pervennero a qualche risultato concreto, dando vita a una corte di giustizia, competente a giudicare talune controversie tra stati. Sorsero poi la Società delle Nazioni e, più tardi, l e Nazioni Unite, arditi tentativi di rinnovare la millenaria esperienza umana Fer mezzo di crgani dotati di poteri d'intervento negli affari degli stati, col proposito di porre termine alle guerre. La formazione d'istituzioni rivolte a consolidare la pace nel mondo non doveva arrestare l'attività speculativa. Al contrario, mai come in questi ultimi decenni, l'ideale pacifista riuscì a interessare filosofi e letterati e ad ispirare alcuni tra i più elevati contributi di pensiero. Dal filosofo dell'azion e Maurice Blondel al neo tomista Jacques Maritain, dal pessimista romantico Romain Rolland, all'esistenzialista Karl Jaspers e all'ottimista empirico Bertrand Russel, dal difensore del razionalismo borghese George Santayana a quello della palingenesi proletaria Vladimir Lenin, dai mistici come Leon e Toltsoi, Mohandas Gandhi e Alberi Schweitzer, ai fisici dell'era nucleare Albert Einstein e Frédéric Joliot-Curie fu un susseguirsi di perspicaci apporti speculativi, che, pur affrontando lo stesso problema sotto angoli visuali diversi, contribuirono con la loro autorità a diffondwne la conoscenza. Come negare a questa corrente ideale, passata dall'impostazione mistica a quella razionale e poi a quella istituzionale e scientifica, l'importanza e il rilievo di una disciplina? S e le Nazioni Unite rappresentan o osggi l'asse, intorno al quale ruotano l e relazioni tra gli stati, se essse hanno agito come elemento di propulsione del processo formativo di nuove unità nazionali e come gennaio 1968 COMUIUI D'EUROPA nate al tramonto. La loro diffusione aveva coinciso storicamente con una fase dell'evol~uzioneumana, nella quale gli eurcpei - tanta avanzati rispetto agli altri nel progrelsso tecnico e nello slancio espa~nsivo - si erano arrogati il diritto di sottomettere tesritori e polpoli in ogni continente. La glorificazione delle virtù militari pareva caratterizzare le classi dirigenti europee e. in particolare, quella dell'impero germanico, formatasi proprio in quegli anni in una atmosfera sovraccarica di fermenti e impulsi bellicosi. I1 fervore di pensatori, studiosi e accademici, intorno al quale gravitò per decenni una parte notevole della vita universitaria germanica, doveva risolversi nelle aberrazioni del razzismo e del nazismo. Presentate piuttosto come precetti morali che come tesi scientifiche, queste dottrine non si limitavano a fornire una errata spiegazion e della storia. Esse si proponevano di proteggere l'ordine gerarchico esistente tra gruppi umani, quasi che avesse carattere di necessità. quando non scaturisce da imprevidibili e incontrollabili impulsi della volontà di una sola persona. La partecipazione alla seconda guerra mondiale, imposta all'ltalia da Mussolini, appartiene alla seconda categoria. La continuità dell'ideale pacifista, dagli obiettivi mantenutisi immutati, malgrado gli 11 pacifismo come scienza sconvolgimenti verificatisi nella società Non ci sembra possibile negare al pacifiumana, fornisce degli argomenti validi nella polemica contro i difensori della vocasmo il riconoscimento di disciplina autonozione guerriera dell'individuo. La circostanma, dagli obiettivi distinti da quelli di scienza che menti elette, artefici a diverso tize affini. Quanti lo giudicano frutto d'illusorio e risibile eslercizio mentale, credendo tolo del progresso umano e sue precorriin questo modo di sottolinearne la suborditrici. siano rimaste sensibili al richiamo di nazione ad altre ~ i essenziali ù attività dello una vocazione pacifica e abbiano cercato di spirito, non poss'ono ignorarne la influenza inquadrarla entro schemi razionali e di insu alcuni recenti sviluppi della comunità terpretarne il magistero morale, ci sembra umana. Già nell"800 vari studios'i avevano un'altra prova di tale continuità. rivolto il loro interesse ai problemi della D'altronde basterebbe rifarsi al messagpace, in vista di una catalogazione critica gio evangelico. A tal punto grave e solenne dei contributi recati fino a quell'epoca. S e il appariva la condanna della violenza incita pacifismo non avesse raggiunto la dignità nell'insegnamento di Cristo, che la guerra di una scienza vera e propria. s.e l'evoluvi era indicata come il segno premonitore zione della moralità umana non n e avesse della fine del regno dell'ucmo ( 7 ) . Per i sperimentata l'urgenza e la necessità, perprimi cristiani si pose i1 problema di conché mai economisti celebri come John Stuart ciliare il mestiere delle armi con le loro La polemica antjipacifista Mill ( 4 ) o giuristi insigni come Johann Kacertezze metafisiche. Si poteva essere crispar Bluntschli (5) ne avrebbero fatto maI1 so~lco divisorio tra avversari e sosteni- stiani e soldati nel medesimo tempo? L'interia di riflessioni critiche e d'insegnamen- tori del pacifismo :;i cominciò ad approfon- terrogativo fu infine risolto affermativato accademico? Un ulteriore riconoscimento dire in maniera sempre più netta: gli uni mente, ma a costo di compromessi angodel rilievo da esso assunto, in quanto forza difendevano la possibilità di far ricorso alla sciosi. Attualmente la stessa polemica è operante della società civile, emerge dalle guerra; gli altri definivano la pace come il mantenuta accesa dagli obiettori di coscienpolemiche suscitate. Quella letteratura del- massimo bene, nel quale si sarebbero fuse za e dai sostenitori del disarmo unilatql"800, che esaltava la guerra e il suo pre- ed esaltate l e qualità umane, portandole al rale, per i quali lo spirito e la lettera delteso primato morale, fu infatti costretta a luminoso trionfo di un'etica universale. Per l'annuncio cristiano debbono prevalere su difendersi con più vivace impegno, proprio questi ultimi l'obiettivo finale era dunque ogni altra considerazione. per arginare la crescente influenza degli la felicità degli uomini, considerata come Un argomento addotto per contestare la avversari. Erano gli anni in cui avevano fo~r- raggiungibile, a coildizione che si riuscisse validità dell'ideale pacifista e del suo contuna le dottrine di Joseph-Arthur d e Gobi- a imbrigliare i loro impulsi bellicosi e milisolidamento entro forme istituzionali è che neau (6) e dei suoi seguaci, che propugnatareschi. La pace SI identificava quindi con la sua diffusione si è rivelata fino a oggi vano la superiorità biologica e intellettuale uno stato di perfezione tendenziale. sterile di risultati. S e l'appello alla pace di una certa razza sulle altre; quegli stessi Per gli awersari del pacifismo invece è sempre rimasto inascoltato e non è bastato anni, in cui Friesdrich Nietzsche affermava l'istinto naturale degli uomini avrebbe giu- a rimuovere il pericolo dei conflitti, ciò che l'etica di massa ha una netta caratte- stificato la violenza1 e la sopraffazione, in- starebbe a indicare che esso contraddice ristica servile, per cui ogni popolo può es- tese come normali regole di condotta. A so- alla natura fondamentalmente bellicosa delsere trattato come una congrega di schiavi stegno di questa tesi e della sua risponden- l'uomo. La tesi espressa da uno scadente e gettato senza esitazione nella fornace di- za a una vocazione naturale, essi ricordadeterminismn, è in se stessa debole. La voratrice della guerra. I1 loro accanimento vano il favore e l'entusiasmo, spesso susci- mancata realizzazione di un'idea non ha mai denunciava la violenza degli odi teologici e tati nelle masse dall'inizio delle operazioni ridotto il suo contenuto etico e razionale. delle fedi perentorie. Sostenendo l'ineluttadi guerra. L'argomento poss'edeva una mo- S e ci trasferiamo ad un altro settore, conbilità e la necessità della guerra, essi appa- desta folrza probante. S i rifletta, per citare statiamo che l'intolleranza reciproca nelle rivano incapaci di contenere i funesti slan- un esempio recente, all'ingresso delllItalia relazioni tra individui e gruppi in seno a ci emotivi, di cui l e guerre erano in gene- nella prima guerra mondiale. Certa storio- una stessa comunità ha presieduto per milre la conseguenza. grafia affrettata è solita affermare che il lenni alla convivenza umana, al punto che Irrazionale era dunque il fenomeno della paese fu indotto a compiere una inversione si arrivò a definirla legge naturale. Eppure, guerra quanto la dottrina tendent'e a fordi alleanze e a schierarsi contro gl'imperi essa non ha impedito alla situazione di evolnirne una spiegazione. Gli argomenti adcentrali, ai quali era stato a lungo associa- vere. Chi ardirebbe sostenere oggi che l'indotti dai suoi massimi esponenti (Treitschke, to, per corrispondere a un'esigenza dell'anitolleranza anarchica, e non il suo opposto, von Clausewitz, von Moltke, Nietzsche, von ma popolare, dimostratasi nettamente favo- debba reggere le relazioni t r a categorie nelBernhardi, ecc.) risultavano impari al com- revole all'ingresso m guerra a fianco del- la società contemporanea? Lo stesso dicasi ~ i t odi determinare un dialogo con gli av- l'Intesa. In realtà, il fenomeno, esaltato co- dell'ideale pacifista. La circostanza che per b'ersari. Tutto era raffigurato in t e ~ m i n idi me l'effetto del volere di una maggioransecoli lo si sia ignorato e deriso, non ne risinistra violenza. Ci si proponeva così di za, fu prodotto dall'esplodere delle emozio- duce l'importanza e tanto meno ne prova la giustificare una realtà millenaria, sostenen- ni di una minoran2:a attiva, abbacinata da inesistenza. dolne la rispondenza a effe,Mivi principi ra- un tipo di letteratura deteriore e incoragSorprendente è invece che, malgrado le zionali ed etici. In ogni tempo vi furono giata casi a richiedere a gran voce la par- persecuzioni, siano esistiti in ogni epoca ininfatti pensatori, disposti a impegnarsi per tecipazione al conflil.to. Nella logica involuta dividui animati da volontà e capacità di rie approssimativa di un certo patriottismo, flessione, decisi, nel quadro di una vagheglegittimare istituti. del tutto desueti e barbarici. Così avvenne, per esempio, per la quella minoranza attiva si sarebbe identi- giata rigenerazione morale, a comprendere ficata con la totalità1 degli italiani, interpretortura e la schiavitù. e a sviluppare gli aspetti pacifici della natandone la volontà. Ma tale identificazione tura umana, ponendo in questo modo le Ma le idee si logorano fatalmente. Annon esisteva sul piano dei prin,cìpi, né s u basi per una rinnovata disciplina dei rapche quelle esaltanti la guerra, erano destiquello dei fatti. Nulla provava che la parporti t r a popoli. L'ostilità degli a w e r s a r i tecipazione alla gueirra fosse voluta dai midel pacifismo non fu mai animata dallo (4) Principles of Political Economy with some of their applications to social philosophy, 1848. lioni di contadini e operai, lanciati così nelstesso impulso morale, di cui seppero inla mischia. (5) Allgemeines Stadtsrecht, 1852. Die Bedeuvece dar prova i suoi difensori, che arritung und die Fortschritte des modernen VolLa guerra è in generale il frutto delle aspi- vavano - e pareva un sacrilegio - a esclukerrechts, 1866. (6)Escai sur 11in6galité des races humaines, razioni egemoniche di un ristretto numero di persone, detentrici delle leve del potere, 4 volumi. Paris. 1853-1855. ( 7 ) Matteo 24:6-'i; Marco 13.7-8; Luca 21:9-10. veicolo del loro ingresso nella comunità degli stati, perché contestare la validità del movimento di pensiero, da cui esse traggono la propria giustificazione etica e intellettuale? gennaio 1966 dere l'intervento divino nei conflitti degli uomini. Nessuno - neppure Dio - poteva ergersi a protettore delle armi di uno stato contro quelle di un altro, né farsi garante e interprete degli interessi di u n popolo solo. Non esisteva un patrono delle battaglie e delle vittorie, perché Dio condannava la guerra in blocco. A un vano sofisma si riduceva l'invocazione levatasi su tanti campi di battaglia: « Iddio lo vuole! ., Per i bellicisti la guerra sarebbe stata la proiezione sul piano internazionale della lotta per l'esistenza. A detta dei pacifisti, invece, la storia avrebbe provato che l'origine dei conflitti sarebbe stata generalmente da ricercare in circostanze contrarie alla utilità dei popoli. Come giudicare quelli scoppiati per l'ambizione di un dinasta, per dispute ereditarie, per moventi religiosi? Persino le guerre vittoriose avevano raramente apportato u n beneficio effettivo ai vincitori. Gli unici vantaggi erano, in definitiva, valutabili in termini di prestigio per i capi di stato e per le classi dirigenti. Quasi sempre vinti e vincitori uscivano esausti dalla lotta, con le finanze in crisi, i lazzaretti e i cimiteri traboccanti di feriti e di morti, il potenziale economico ridotto allo stremo. Non meno opinabili apparivano dunque le tesi del cosiddetto darwinismo sociale, secondo il quale le guerre avrebbero determinato la selezione della specie, causando la sopravvivenza degli elementi più validi e la eliminazione di quelli più deboli. Nella realtà si registrava il contrario. La guerra impegnava infatti gli individui migliori sotto l'aspetto fisico e intellettuale, attuando se mai un processo di selezione alla rovescia. Si mediti, per averne una prova, sulla strage avvenuta nel corso della seconda guerra mondiale, di elementi sceltissimi sotto lo aspetto psico-fisico, come i piloti di aerei, oppure alla mortale pericolosità degli impieghi, ai quali furono assegnati militari altamente addestrati, come i paracadutisti. La natura pacifica dell'uomo Sarebb,e invece facile provare che la guerra viola la natura dell'uomo, imponendogli un comportamento contrario alla sua voca- zione. A che cosa tende infatti l'individuo se non a raggiungere una esistenza normale e serena, un confortevole livello di vita e una elevazione nella ,scala gerarchica, per corrispondere a un sano desiderio di emulazione? Lo spirito di conservazione ne regola e orienta le scelte. La guerra, la sua preparazione e il suo svolgimento gliene impongono invece altre, nettamente in contrasto con la sua natura. L'orrore per la violenza rimane sopraffatto da considerazioni di onore e prestigio e dalla ricerca di primati, privi di giustificazione razionale. L'uccisione del pro:;sirno, che dovrebbe ispirargli repulsione tol.ale, diventa un fatto accettabile, al punto di galvanizzare la personalità verso u n obiettivo, che normalmente egli sarebbe tenuto a respingere. D'altra parte conosciamo oggi con maggiore precisione come sia possibile condizionare la volontà individuale e collettiva mediante una propaganda ben orchestrata. Chi sappia organizzarla e manovrarla sapientemente può deterrninare un cedimento psicologico in settori, nei quali si penserebbe che l e resistenze dell'individuo dovrebbero mostrarsi ostinate. S e n e resero conto in ogni epoca i detentori del potere, che ottennero dai sudditi obbedienza e sottomissione nel campo della guerra. L e lotte cruente che accompag,narono il cammino della storia, più che dalla natura umana, furono dete~minate dalla sua coartazione. Per quanto solidi possano a ~ p a r i r egli argomenti addotti per provare l'esistenza di un carattere bellicoso nellla natura dell'uomo, quanti altri - e più validi e meglio rispondenti ai caratteri dell'individuo e al suo rapporto di comunione con i suoi simili n e esistono, in favore della tesi opposta! Come negare infatti l'esistenza latente di una solidarietà che accomuna gli uomini tutti in uno slancio di elevazione materiale e swirituale? Non ci sembra azzardato affermare che non la guerra rappresenti l'essenza della vita associata, bensì la ricerca della fraternità e la pratica dell'amore, della mansuetudine e del rispetto re-ciproco, riassunti dai c r i s t i a ~ idei primi secoli nel termine: pace, e dalla rivoluzione ra:sionalistica e illumi- ha ripreso le pubblicazioni «Notizie AICCE >> periodico di informazione interna e di collegamento fra la Segreteria e i Soci della Sezione italiana del CCE la battaglia per la Federazione europea si deve combattere soprattutto nei giorni oscuri, nei giorni in cui i realisti non ci credono: il Risorgimento europeo e la democrazia sovranazionale non ànno alternative il CCE è l'organizzazione che ài promosso il fronte democratico europeo e che lavora ogni giorno, capillarmente, nelle metropoli come nei piiu sperduti villaggi, per abbattere i pregiudizi, lo sciovinismo, il provincialismo, gli interessi costituiti e contribuire alla costruzione degli Stati Uniti d'Europa nistica in quello di toilleranza. P e r questo, malgrado l e manifestazioni di ferocia, alle quali si abbandona quando le sue capacità raziocinanti siano oiffuscate e i suoi limiti morali scardinati, va rivendicata all'uomo una naturale aspirazione alla calma e alla serenità. Come non prevedere che l'annullamento delle distanze, che separano ancora gli individui, la possibilità l o ~ oconcessa di comunicare con macchine funzionanti alla velocità della luce, la trasmissione delle immagini televisive, gli aerei supersonici, la navigazione spaziale, la fisica nucleare e tante altre ardite scoperte non determineranno l'allargamento degli orizzonti ben oltre le frontiere che hanno limitato e compresso la Loro ansia di conoscere e il loro vigore emulativo? Non è senza significato che una prima diffusione delle idee pacifiste abbia avuto luogo nel momento in cui le informazioni cominciarono a circolare più rapidamente in Europa, in virtù soprattutto dell'invenzione della stampa. Fu essa per esempio a consentire nel '500 la penetrazion e i n circoli sempre più vasti del pensiero pacifico di un erudito come Erasmo da Rotterdam e di u n teologo come Francisco de Vittoria. E' del tutto logico pensare che i mezzi di trasmissione delde idee olggi esistenti, e quelli che la scienza e la tecnica non mancheranno di scoprire, potranno soltanto accelerare, e in maniera vertiginosa, la diffusione e l'affermazione dell'ideale pacifico. Una riforma del costume Gli insuccessi registrati dall'ideale pacifico - l'abbiamo già detto - non provano la sua erroneità. L e difficoltà da sormontare erano infatti immense. S e si riflette agli ultimi cento anni, si deve ammettere che era davvero complesso mo,dificare una impostazione mentale e una visione etica, dall e quali la morte per la patria era considerata come i11massimo dei privilegi. Come abbattere di colpo la muraglia di pregiudizi, interessi, odi e am,bizioni consolidati da millenni e rivestiti d i assurde sovrastrutture letterarie? Nessuno si nascose mai la difficoltà d i un'impresa così immane. Ogni tentata riforma del costume, della morale e del diritto deve affrontare, come abbiamo visto, diffidenza e sospetto. Ciò non impedisce che, col trascorrere degli anni, possa affermarsi solidamente. Per questo gli uomini respingono oggi pratiche e pregiudizi, difesi un tempo con accanimento estremo. Essi non sono ancora riusciti a Liberarsi delle secolari ipoteche accese sulla Ioro esistenza dalla guerra. Partendo da questa constatazione e riassumendo in termini di distruzione e dolori il bilancio di ogni conflitto, il pacifismo rivendica la necessità di riformare la condizione umana, riservandosi il diritto di trasformarsi in idea-guida del rinnovamento auspicato. Questo dovrebbe soprattutto determinare la scomparsa dei falsi ideali, dei luoghi comuni, delle farisaiche verità d i facciata, mediante i quali la guerra è riuscita ad assicurarsi una giustificazione e una patente di nobiltà. gennaio 1968 COMUNI D'EUROPA I1 ricorso alla forza rifletterebbe in so- lune regole formali. Cessando di rappresenLa pace in avvenire stanza ila scarsa conoscenza delle realtà umatare un fattone di turbamento, essa diventeL e riflessioni che precedono ci uembano ne e della varietà dei suoi problemi. Que- rebbe allora il mezzo legalmente ammesso giustificare l'affermazione iniziale relativa stioni un tempo giudicate essenziali hanno dall'ordinamento internazionale per imporre all'urgenza che si scriva una storia del paciperso molto del loro significato, trasformanle sue decisioni. Internazionalismo e pacififismo guardando soprattutto ai contributi dosi in episodi marginaai del costante divesmo si presientano come orientamenti ideonire umano. Per risolverle, basterebbe imlogici complementari, ma distinti, nei quali recati dai grandi ingegni che contrasuegnarono con l e loro opere un certo periodo del postarle in maniera adeguata alla loro imsi riflettono l e varie sfumature dell'umano progredire umano. portanza reale. A che cosa si riducono, per sentire e l e differenti nature di quanti si Per queste ragioni pensiamo che l'aspiradi confine, da cui sono proposti, attraverso la speculazione filoesempio, le ri~en~dicazioni zione alla pace sia destinata a divenire il tanti conflitti trassero origine, quando gli sofica e l'azione pratica, di porre termine ai fattore pilota della condotta degli uomini e uomini hanno superato la barriera della forconflitti. dei governanti. Si è prodotta negli ultimi za di gravità? Perché tendere al possesso di decenni una brusca lacerazione di vetusti territori altrui, quando - in virtù delle I quattro indirizzi pacifisti istituti e delle desuete forme di dipendenza, nuove tecniche - la materia si è rivelata in favore delle quali militava soltanto una Uno studio sistematico della dottrina della fonte inesauribile di energia e quindi di ricconsolidata dai secoli. Nella società prassi profiLo storico dovrebbe pogpace sotto il chezza? occidentale il recinto angusto nel quale m o giare su una catalogazione delle analogie Ancora meno dei moventi materiali giuesistenti nelle opere. dei suoi esponenti più tava da millenni la vita dell'individuo, è stificano la guerra gli argomenti etici e relirappresentativi. Esaminanldo ogni singolo andato in frantumi, emancipando, d m e a o giosi. In un'epoca, in cui la libertà di coscienza e la sua difesa caratterizzano, almeno contributo, lo studioi;~dovrebbe domandarsi: tendenzialmente, la personalità dell'individuo Perché il suo autore fu indotto a recarlo? dalla tutela di quel despota opprimente che a parotle, quasi tutte l e costituzioni, gli atroci Perché fu pacifista a ? L e relative rispo~t~e è lo Stato. Si è inoltre determinato l'insericonflitti religiosi e ideologici emergono come renderebbero possibile, a nostro parere, di mento verticale nella società d d l e masse fatti assurdi, desueti e perniciosi quanto il distinguere nel pacifismo quattro indirizzi poipolari, spronate dai grandi movimlenti pocondannare una persona per un reato di penlitici, religiosi, sindacali. Ne è risultatia la siero. Premessa di ogni guerra di religione fondamentali. trasformazione del modo di concepire l'esiI1 primo deriva da un bisogno di mansueè che i suoi protagonisti siano certi di conotudine congenito n~ll'animo umano. A tale stenza collettiva e deglli obblighi di lealtà scere la verità e si sentano investiti della missione di diffonderla. Ma chi, possied,e sollecitudine corrisponde l'atteggiamento dei dell'individuo verso lo stato. Gli uomini non oggi tanta sicurezza nel campo dello spirito primi cristiani, delle sette religiose, di talune possono non scorgere nella pace, nella sua e della fede, quando persino in quello delle società della pace, degli olbiettori di coscienza pratica, nella sua predicazione i tratti caratteristici del loro tempo. I griandi pacifisti scienze sperimentali si brancola spesso nel e dei marciatori della pace, di Leone Tolstoi del passato sono oramai presenti alle loro e Romain Rolland, fino a quanti giunsero buio? I sapienti del nostro tempo, in possesso di persino a richiedere il disarmo unilaterale. riflessioni con un fervido messaggio di fede e una precisa consegna. La società è posta tecniche straordinariamente progredite, sgno Chiameremo questo l'indirizzo mistico. di fronte alla seguente alternativa: o sottoAltri hanno giudicato il pacifismo come spesso disposti a riconoscere la fragilità delun aspetto della morale e l'hanno incluso stare supinamente alle imposizioni derivanti le loro ipotesi e il largo margine di errore nella 101-0 dottrina filosofica. Così facendo, da unla visione inattuale della vita associata, possibile esistente nel loro patrimonio di o porsi coraggiosamente nel solco del movihanno soprattutto inteso inserire la precietcognizioni. Nessuno scienziato, nessun pentistica pacifista in -.m più vasto sistema di mento di liberazione dalla paura, di cui i satore oserebbe oggi affermare di aver ragpacifisti furono e sono gli antesignani. Non norme di condotta. A questa corrente appargiunto verità definitive, escludendo che altri tengono pensatori come Seneca, Sant'Agostipossono esservi esitazioni quanto alla scelta possano integrare, e persino smentire, i rino, Erasmo da Rotf,erdam, Leibnitz, l'abate da compiere. Bisogna spezzare il deprecato circolo vizioso dell'odio che scatena la guersultati da lui ottenuti. L a spavalda sicurezza di Saint-Pierre, Karit, e, in epoca contempoei di questa che, di rimando, genera odio. ra degli uomini, soltanto di poche generazioni ranea, Blondel, Scheler, Russel, James, DeOgni riforma è condizionata dalla fede Puinella varietà delle ispiwey e vari altri. anteriori a noi, appare una ben risibile cosa. degli uomini nella sua giustezza e nella sua razioni, essi affrontarono con analoghi inLa politica ha nei frattempo acquistato il tendimenti il problema della pace e della riuscita. Ma quella nella pace non è, come carattere di scienza dei mezzi rivolti a miun t e m ~ o ,limitata a pochi uomini, circongliorare da condizione degli uomini mediante guerra, sforzandosi di individuarne la genesi dati dallo scherno e dalla diffidenza. Essa scelte e interventi compiuti in funzione del ed i correttivi. Chiameremo questo l'indirizzo tende sempre più a penetrare in ogni catevantaggio collettivo. Essa non può dunque filosobico. goria della società, a condizionare le scelte I1 secollo XIX ha visto il sorgere di una tendere, come un tempo, soltanto alla pFepadegli individui e dei gruppi investiti del razione della guerra. Contrariamente a chi, nuova scienza, detta sociologia da un neopotere, a ubbidire al richiamo di appelli logismo introdotto da Auguste Comte e ricome Joseph d e Maistre, ebbe a definirla masto nell'uso. Essa si propone di studiare tanto diversi da quellii delle trombe gueresperienza divina (8), l a guerra ci presenta i fenomeni sociali e la loro evoluzione. Quale resche. Incombe su tutti L'obbligo di illustrare la testimonianza e la misura dell'umana questa situazione, di proporla alle coscienze insipienza. Esiste una sintomatica analogia attività umana può meglio della guerra espiù avvertite e alle masse, divenute oggi sere definita sociale? Essa abbraccia nelle tra i propositi dei pacifisti e quelli dell'incause e negli effetti la totalità di un popolo, protagoniste di storia. ternazionalismo, comprendendo in questo terAttraverso la dedizione totale alla verità determinando nel suo co~mplessol e più promine ogni dottrina intesa a superare il prine il rifiuto di quanto forma ancora il triste fonde e rivoluzionarie trasformazioni. In tale cipio della sovranità statale. Si tende in queprospettiva, il problema della pace è stato retaggio del passato, all'infuori di ogni susto modo a trasferire in un quadro istituzioimpostato ed esaminato da economisti e so- pina acquiescenza, si potranno rimuovere l e nale l e aspirazioni alla pace. L'internazionagravi turbative, che impediscono agli uomini lismo si propone di creare un sistema di ciologi quali Cobden, Leroux, Fourier, Saint di scuotere il peso di ancestrali servaggi, di obblighi e controlli, che, limitando la libertà Simon e dalle società della pace di origine liberarsi dal tierrore, di vivere serenamente. operaia. Chiameremo questo l'indirizzo sociod'azione degli stati, li costringa a sottometSi chiede loro di sostenere e potenziare l e logico. tersi a un ordinamento vincolante. La pace Infine, della pace e del suo posto nella componenti pacifiche della vita associata, il universale rientra tra i suoi obiettivi, ma società umana si sono occupati statisti come rispetto degli imperativi che favoriscono l'a non è il solo e neppure quello essenziale. Giorgio Podieibrad, r e di Bolemia, il duca di unità e la concordia, l'abbandono di quanto In talune circostanze, specie nel caso di sanSully, il cardinale Alberoai, Alessandro I di ha iniquamente sostenuto e protetto il prizioni da infliggere a uno stato, responsabile Russia, teorici della scienza politica come mato della guerra e il suo culto. L'opera di aver violato l e norme internazionali, esso degli storitci, rivolta a studiare criticamiente Pierre Dubois. Tutti vi ravvisarono l'obietnon respinge il ricorso alla guerra, se dichiail pensiero dei pacifisti del passato, non mantivo terminale di ogni avveduto governo degli rata nel rispetto di taluni principi e di tacherà di contribuire a questa non procrastiuomini. Chiameremo questo l'indirizzo ponabile impresa. litico. (8) Soirées de Saint-Pétersbourg. pag 124. gennaio 1968 COMUNI D'EUROPA 22 Lettere al direttore Unione in cambio flotta ( d a Monnet a Churchill, con dc Gaull'e sottosegretario) Caro direttore, le tesi chiare e ragionevoli illustrate nel t u o u l t i m o editoriale ( n o v e m b r e 1967) non avranno mancato di riscuotere le più d i f fuse adesioni. S e mi consenti, tuttavia, vorrei approfondire un solo punto: dopo aver giustamente sottolineato il coraggio dei Britannici e osservato - altrettanto giustam e n t e - come essi siano stati e siano, talvolta, un po' lenti nel manifestarlo, tu hai portato l'esentpio della proposta di « Union e federale franco-britannica, da essi formulata, troppo i n ritardo, nel 1940. Sai bene che tale proposta h a provocato, e n o n soltanto i n Francia, anche alcune reazioni negative, n o n del t u t t o ingiustificate. Ricostruiamo brevemente i fatti: il governo francese si era trasferito a Bordeaux perché la Francia era ormai a terra; Roosevelt, rispondendo ad u n appello d i Reynaud, aveva escluso u n intervento americano e si era limitato a promettere aiuti materiali qualora il Congresso li avesse approvati. Durante la seduta del 15 giugno Weygand e Pétain reclamavano u n immediato armistizio con la Germania, Reynaud intendeva trasferire il gabinetto oltremare e continuare la guerra con la flotta, Chautentps, invece, v o - n e era giù molto d i s c u s : ; ~prima d'ora. I1 14 Vansittart e Desmond Alorton avevano visto Momnet e Pleven, a cui s'era poi aggiunto il generale de Gazille, da poco nominato sottosegretario alla Guerra e arrivato in volo per gli accordi relativi al trasporto del Gov e r n o francese e di q~ic!ntepiù truppe fosse possibile in Africa. Questi uomini di Stato avevano studiato l'abbozzo di u n a dichiarazione per u n a unione franco-britannica, allo scopo, oltre a tutto il resto, di dare a Reynaud qualche nuovo1 elemento che spronasse la maggioranza tlel suo Gabinetto al trasferimento i n A f r i c a e alla con'tinuazione della guerra. La m i a r . i m reazione fu s f a vorevole. Feci parecchie domande di carattere critico e n o n resta.i minimamente convinto. Tuttavia, alla fine della nostra lunga seduta di Gabinetto, quel pomeriggio, f u posto in tavola l'argomento. ( 1 ) . L a pro'posta, dunque, mirava al duplice scopo di assicurare ai Britannici la flotta francese e di appoggiare Reynaud che intendeva continuare la guerra contro la Germania. I1 gabinetto britiznnico si riunì anche nel pomeriggio del 16, e conviene lasciare ancora la parola a Churchill: « C i riunimmo alle tre di quel ponteriggio. Io ricordai al Gabinetto che alla chiusura della nostra seduta, il giorno prima, c'era stata qualche discussione sulla proposta di u n a più stretta unione tra la Francia e la G r a n Bretagna. A v e v o visto il generale de Gaulle nella ntattina ed egli m'aveva persuaso che un passo Il numero 19 di Nuova rassegna di legislazione, dottrina e giurisprudenza, dell'Editol-e ~Voccioli-Firenze,è interamente dedicato agli 1) VI11 STATI GENERALI DI BERLIXO di cui riporta integralmente, fi-a l'altro, i discorsi delle sedute plenarie, le relazioni e tutti gli interventi delle sedute delle commissioni, le risoluzioni Jinali . leva interpellare i Tedeschi per conoscere le eventuali condizioni di armistizio. Poiché prevaleva quest'ultima tesi, Reynaud ottenne, almeno, d'informare preventivamente l'ambasciatore britannico (16 giugno), il quale ebbe istruzione di formulare u n a sola pregiudiziale: bisognava che la flotta francese si consegnasse ai Britannici. I1 15 giugno si era riunito anche il gabinetto di guerra inglese, m a qui conviene lasciare la parola a Churchill: K C'era inoltre i l problema fondamentale di garantirci la Flotta francese. Fu in questo spirito clze venne concepita la proposta per u n a " indissolubile unione" tra la Francia e la G r a n Bretagna. N o n ero stato io il primo. A v e v o sentito parlare per la prima volta di u n piano definito a u n a colazione, il giorno 15, al Carlton C l u b . alla quale partecipavano Lord Halifax, il signor Corbin, Sir Robert V a n sittart e qualche altro. Era evidente che se Mario Bastianetto ( 2 ) V+'. Cliurchill, Ln aeco?zda gurvi-a i,io~~diale,M i lano. 1963 (Sa edin.). vol. 11, 1111. 203--0;. (3) Id., vol. IV, p. 9 4 i . eccezionale fosse necessario per dare al signor Reynaud il sostegno di cui abbisognava per mantenere il S I L O Governo in guerra; e aveva suggerito che la proclamazione dell'indissolubile unione dei popoli francese e britannico poteva servire allo scopo ... ... Il ministro degli Esteri disse allora che dopo la nostra riunione della mattina aveva visto Sir Robert Vansittart, a cui aveva precedentemente chiesto di stilare qualche ann,uncio sensazionale che potesse infondere vigore alla decisione di Reynaud. Vansittart s'era consultato con de iGaulle, Monnet, Plev e n e il maggiore Morton e insieme avevano abbozzato un proclama.. De Gaulle aveva fatto loro presente la necessità di pubblicare il documento al più presto, ed espresso il desiderio di portare seco l'abbozzo in Fran(1) Vv'. Churchill, ?,a .secoii<Ia gicuria ?,io,idinlc. lano, 1963 (8% ediz.), vol. ii, pp. 202-203. cia quella notte; aveva anche proposto ch'io m'incontrassi con Reynaud il giorno dopo. L'abbozzo fu fatto circolare, e ognuno lo lesse con profonda attenzione. Difficoltà di ogni genere vennero rilevate subito m a alla fine u n a Dichiarazione d i Unione parve riscuotere i l consenso generale. Dissi che il m i o primo imwulso era stato contrario al progetto, m a che data la crisi della situazione n o n dovevamo correre il rischio d'essere accusati di scarsa immaginazione. Un. annuncio sensazionale era necessario per mantenere la Francia i n attività. ...Io n o n avevo, come s'è visto, steso il documento. Fu com-osto al tavolo della conferenza e io v i detti il m i o contributo. L o portai quindi nella sala accanto, dove de Gaulle era in attesa con Vansittart, Desmond Morton e Spears. Il generale lo lesse con aria d'insolito entusiasmo e appena fu possibile mettersi i n comzinicazione con Bordeaux, cominciò a telefonarlo a Reynaud ,, ( 2 ) . Come vedi, caro direttore, il progetto di unione ebbe carattere assolzitamente strumentale, e se in esso v'è del co~aggio,a m e pare che spetti più ai Francesi, e particolarmente a de Gaulle, che ai Britannici. L o stesso Chtirchill, piuttosto, è fiero d i attribuirsi un piano di dominazione m o n diale anglo-americana ( e narzialmente sovietica), da lui esposto a Roosevelt il 22 maggio 1943. Secondo tale piano la Gran Bretagna si riservava l'Europa Occidentale, nta Churchill trovò l'opposizione del vicepresidente americano Wallace: K Il giorno S U C cessfvo, a colazione, con Roosevelt e con m e , Wallace manifestò qualche preoccupazione sulla possibilità che le altre nazioni pensassero clae la Gran Bretagna e gli Stati Uniti intendevano dirigere il mondo. Io misi però bene in chiaro che non si doveva rinunciare ad agire come era opportuno e necessario wer i? tinrore di alimentare simile impressione ( 3 ) . Bene: qui non esiterei a trovarvi coraggio. m a credo che l'Europa sarebbe stata altrettanto coraggiosa nella siia resistenza. N o n ci siano equivoci: anche a m e preme l'ingresso della G r a n Bretagna nella Co.munità. T i h o scritto solo per la verità storica. Tuo Mi- L'Europa e i cliibs alpini Caro Serajini, consentimi u n a breve replica al « dialogo minore » cordialmente aperto dal signor Rolf Reventlow sulla « Crisi dell'Alto Adige (1). Negli anni v e n t i a scuola a Bolzano ci insegnavano che l'Alto Adige era stato abitato da popolazioni slave fino al XII secolo. Dal XIII secolo ha avuto inizio l'infiltraziond tedesca. Ebbene, quegli slavi d'origine che abitarono per sette secoli, dal V al X I I , quelle vallate ercno gli attuali Friulani. Quei tedeschi che subentrarono nelle stesse vallate venivano dall'attuale Baviera. Concordo che, dopo secoli di permanenza, il popolo si debba identificare con la sua Terra. Perciò chiedo il parallelisnro: non erano Slavi m a Fri~ilanii primi; n o n sono più Bavaresi m a Tirolesi i secondi. P - (1) Vecli « Comuni d ' i ? u i o ~ > » a n. 10. irttohie 196i. COMUNI D'EUROPA gennaio 1968 In t e m a di lingua tedesca pura, è stats u n m i o professore ad insegnarmi che i n Boemia si parlava il tedesco senza inflessioni dialettali e con u n a pronuncia aperta, H chiara, specie nella pronuncia della aspirata. Del resto tra tedeschi del sud e del nord ci sono profonde differenze. Ricordo che i miei compagni di scuola stentavano a capire il tedesco nordico per via della pronuncia, specie della G D che gli amburghesi pronunciazjano come la K J D all'inglese. E' stato dunque per via delle inflessioni dialettali che ho fatto il parallelo tra Boemia e Toscana. Ma il signor Reventlow ne sa più di m e del tedesco nordico. Per quanto riguarda i Tirolesi penso ci sia di più della coscienza storica D . Ad esempio Andreas Hofer è insorto contro i francobavaresi, mentre è stato aiutato dagli Italiani. L'inno ad Andreas Hofer era il preferito tra noi studenti del circolo italo-tedesco. E a quell'epoca ho sostenuto la tesi di proclamare Andreas Hofer u n eroe italiano (è nato nel Sud Tirolo), u n Garibaldi delle A l p i italo-tedesche. Ma gli italiani del K Circolo Sociale di Bolzano, guidato da Franco Ciarlantini, allora corrispondente del K Resto del Carlino », poi deputato fascista, n o n potevano capire l'idea d i De Gasperi della integrazione europea. Loro portavano gli stivali gialli, il frustino e il monocolo alla D'Annunzio. Ma con i soci dei vari Clubs Alpini la fratellanza montanara è stata possibile dopo la prima guerra mondiale. Ora la tensione i n Alto Adige è arrivata a u n punto tale che tra il Club Alpino e 1'Alpen V e r e i n c'è ... guerra fredda. Infatti i terroristi prendono di mira di preferenza i rifugi alpini che per noi alpinisti sono sacri come i templi. E 1'Alpen V e r e i n malitiene, nei confronti di questi attentati, u n atteggiamento a dir poco sconcertante. Cerca sempre le scusanti. Non deplora. Non fa nulla per salvare i rifugi. Ora, gli « stivali gialli » non potevano affratellare Italiani e Tedeschi, m a gli scarponi e la corda una volta legavano per l'eternità. Ora non più: n e m m e n o sui m o n t i riusciamo ad intenderci. E questo sarebbe il K dialogo maggiore 3 di mia preferenza. in « C o m u n i d ' E u r o p a , di novembre, u n a missiva di alcuni anonimi e pertanto a m e ignoti individui a proposito di un mio scritto che chiamava incidentalmente i n causa Levi Sandri. Non ritengo opportuno seguirti i n tale t u o singolare atteggiamento: non rispondo per principio, nemmeno a Natale, a chi non m i usa la cortesia, e n o n mostra la franchezza, di firmarsi con nome e cognome ( e deve averne le sue buone ragioni, che po2 i n casi come qaesto non possono esser se non pessime). Ma poiché costoro, dopo aver bluffato, hanno voluto K vedere - voglio dire che, dopo aver contestato la fondatezza dei miei rilievi a u n testo, hanno chiesto la pubblicazione integrale di esso ( o almeno t i hann o indotto e quasi costretto in tal senso, il che torna a dir lo stesso), dando cosi essi stessi la conferma, e la più definitiva, dell'esattezza di quei rilievi - voglio alm e n o togliermi la soddisfazione, dopo aver espresso alcune riserve sulla loro correttezza e sul loro ardimento, d i manifestare anche qualche dubbio sul loro acume o, come direbbe Brassens, sulla loro suite dans les idées P . Le stesse considerazioni - comprese quelle iniziali, a te dirette - devono essere ripetute, a fortiori, per u n a lettera, concernente u n a m i a ancora più incidentale allusione ai poco convinti e molto interessati pseudointellettuali comunitari >, dei bei tempi, dov u t a a u n figuro non meglio identificato che si firma Alfio Gerace (cc chi era costui? »), nascondendosi - e non è la prima volta -, anziché dietro l'anomimo (che almeno è, a suo modo, sincero), dietro u n o pseudonimo: attraverso il quale, peraltro, non è difficile intravedere la faccia assai m e n o misteriosa tu, come? Insa?io, temerario! ... D ) di u n rufian dichoso n o n so di che pregio: u n o dei tanti - non voglio dir proprio tutti - che componevano, come ricol-davo, l'entourage olivettiano alla b,elle épo~que,n o n d'altro solleciti se non di darsi buon t e m p o alla salute delCordialmente l'anfitrione: molta brigata vita beata (dic'hoLuigi Bellotti sa, appunto i n ispagnuolo), alla rovescia del pro'verbio. Anche contro lo pseudonimo, dunque, come Ancora su Olivetti e i cinedi contro gli anonimi valgono i versi citati i n e anche sui sicarii di Bruxelles epigrafe del « Trovatore 3 : escano prima dall'incognito, se non hanno la coda di paglia, e poi si permettano di formulare apprezzaIL FALSO SMERDI B menti sul mio conto. Quando ero gatto, di« ;Menos lenqua y nias manos, hideputa! » ceva m i o nonno, stavo sotto la tavola. (CER\-ASTES. El rtcfi<i?t dichndo) Ma anche nei confronti del sedicente GeI L C O X T E 1181 LI'S i nlan?.ico) - Se un vi1 non sei, discopriti! race voglio almeno levarmi la soddisfazione L ~ o l l o l :-~ Ahimè ... di rilevare come anche costui, assai goffaIL COXTE - Palesa il nome! ... me?ite, o1,tre a oppormi citazioni - tranne T,~osoit\ - Deh, per gietà ... h.lnsi:icii ( < I ! Conte) - Ravvisami. Manrico io son.. . una, che non c'entra - estremamente vaghc Il, C o r l l ; . - Tu, come? Insano, temerario! ... e pertanto incontrollabili (nemini credere, ~ S L Y TDO 1 C LA ~ ~~? X ~ R A P I OIL. Tro~>atorc.Atto 1, liarte 11, scena ultima) è un'aurea massima del buon bibliografo), finga, perché gli conviene, di fraintendere c Qucrti aiul!aii ed uomini di corte sono la peste <li Komagna, pesaio della canaglia imcome critica ad Oliqietti (« ha detto male di periale ... )> (U'11slirxz10,Fr«nccsccc d a Riniini, Atto I ) Garibaldi! 2 ) quella clre era, fin troppo evidenteinente, u n a frecciata contro i suoi paRoma, dicemb~re1967 rassiti. cc Lei piscia fuori dell'orinale n, %mi Caro Direttore, verrebbe voglia di rispondergli, se ne valesse non ho molto apprezzato - consentimi la pena, con u n personaggio di Vitaliano di esser sincero - la generosità » (siamo Brancati. Ma non la vale, tanto l'espedielite sotto le feste, e voglio anch'io esser gene- 6 meschino e 1'equi:voco manifestamente inroso i n e u f e m i s m i ) con cui hai pubblicato, tenzionale e insince:ro: « tout se tient ». C )) C ( C Dunque siamo intesi, e u n a volta per tutte: piena libertà per i lettori di dirmene, se credono, di cotte e di crude ( e i n più il diritto ad aver essi l'ultima parola): saprò risponder loro a dovere - e anche dar loro francamente ragione, se la meritano. Ma solo per quelli che firmano, come m e , con n o m e e cognome; n o n per le teste di turco. Altrimenti chi dovrò ritener responsabile dei loro scritti? Loro (cioè nessuno) o te? Con molti saluti Andrea Chiti-Batelli Ho u n culto, anzi addirittura una insana passione per la libertà di stampa, quali che possano esserne l e conseguenze; e se Chiti è di malumore e u n o sfogo gli può f a r bene, n o n m i dispiace di essergli utile. A chiosa della polemica m i limito a sottolineare che sono, oltre che i1 Dlirettose di K Comuni d'Europa x , 11 Presidente della Fondazione Adriano Olivetti. Per chi m i conosce ogni altro commento è probabilmente superfluo. Desidero solo aggiungere che forse anche il signor A l f i o Gerace, di Aci Castello e che io non h o il piacere di conoscere personalmente, pensa ahe Chiti-Batelli sia u n n o m e d'arte. E' così curioso! Quanto agli amici di Bruxelles, ha ragione Chiti: m i hanno e f f e t t i v a m e n t e costretto a pubblicare il testo integrale della .dichiarazione di Levi Sandri, con minacce a m a n o armata e i n v i o di sicarii. Io, noto per una pusillanimità che qualsiasi lettore di « Comun i d'Europa » può facilmente avvertire, m i sono affrettato a inchinarmi, servilmente. COMUNI Id'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.E. Anno XVI - N . 1 - Gennaio 1968 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI 1 D I R E Z I O NREDAZIONE E, E AMMINISTRAZTONE Piazza di Trevi, 86 - Roma - tel. Indir. telegrafico: Comuneuropa 684.556 687.320 - Roma P - Abbonamento annuo L. 1.500 - Abbonamento annuo estero L. 2.000 - Abbonamento annuo per Enti L. 5.000 - Una copia L. 200 (arretrata L. 300) - Abbonamento sostenitore L. 100.000 - Abbonamento benemerito L. 300.000. 1 versamenti debbono essere effettuati sul C/C postale n. 1133749 intestato a: « Comuni d'Europa, periodico mensile Piazza di Treiii, 86 - Roma » (specif icando la causale del versamento), oppure a nzezzo assegno circolare non trasferibile - intestato a «Comuni d'Europa n. Aut. del Trib. di Roma n. 4696 deIl'll-6-1955 TIPOGRAFICA CASTALO' - ROMA-1968 olivetti Macchine per scrivere Olivetti si fabbricano in Italia e negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Brasile. in Spagna, in Sud-Africa, in Canada, in Argentina. 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