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Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 8 6
ROMA
ANNO XVI - N. 1 - gennaio 1968
Gruppo I11
Spedizione in abbonamento postale
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O R G A N O MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE
ITA,LIANA PER I L C O N S I G L I O
Per una storia dell'idea della pace
di Ge:rardo Zampaglione
L'idea della unità europea è stata sovente
complementare dell'idea della pace. D7a,tra
parte i federalisti sono fra c o l o ~ oche critican o come astratto il discorso sulla pace - alla
quale essi hanno sempre creduto d i dare
un ccntributo essenziale - che n o n si ponga
il problema delle sue premesse e delle sue
garanzie istituzionali. ( N o n sarà necessario
ricordare in pal-tzcolare che i federalisti europei hanno, a suo t e m p o , criticato i mondialisti, perché pensavano volessero saltare u n a
tappa del c a m m i n o necessario verso g!i Stati
U n i t i del Mondo - o verso una autentica
Società delle Nazioni, dotata di poteri real i -: m a l'obiettivo finale 2 sempre stato
comune )
I n ogni m o d o oggi, quando la guerra n s n
ha quasi più nulla a che fare c o n l'omonim?
t e r m i n e del t e m v o d i Clausewitz e la pace
si. regge sull'equilibrio del terrore, assistiamo
d a un lato a coloro che pensano alla proliferazione atomica incondizionata e alla balranizzazione integrale - che chiamano x nuovo
equilibrio n - c o m e v i a d'uscita dall'egemonia sovietico-americana e avvio a un n o n
meglio definito « assetto più e q u o ( e d u n q u e
più sicuro) n; dall'altro lato a coloro che
vogliono superare, sì, i blocchi, m a secondo
la logica della sovranazionalità, cioè n o n sfasciandoli m a articolandoli, per famiglie f e d c rate, e proponendo ad essi, autonomamente
dalle ideologie i m v e r a n t i , u n a « organizzazione ,) c o m u n e , destinata anche a t u t t e le
Nazioni che ancora n o n facciano o che m a i
abbiano fatto parte di alcun blocco.
Così siamo arrivati al nocciolo del saggio,
che pubblichiamo, d i Gerardo Zampaglione.
Nei m o m e n t i supremi - guerre d i religione
o apocalisse nucleare - l'idea della pace
si f a strada o v u n q u e come una superideologia o, se volete, al di là delle ideologio: cosi
come l'idea della tolleranza. Certo, ciò n o n è
un e v e n t o necessario, e per esempio un'interpretazione pessimistica del m o n d o di Mao
- m a è giustificata? - potrebbe presentarlo
attualmente come aleatorio. L e prossime
conseguenze, in tal caso negative, si intuiscono. S t a a tuttz gli u o m i n i d i buona volont à , comunque. e in prlmo luogo ai fedoralisti, - n o n velleitariamente come sonr, costrett i a fare i fautori degli Stati nazionali sovrani
della vecchia Europa - gettare t u t t o il loro
peso in favore dell'affernrazione dell'idea
della pace e della ricerca degli s t r u m e n t i
per farla concretamente valere Pace stabile,
s'intende ( N perpetua n, come diceva K a n t ) .
Cz è piaciuto cominciare la nuova annata
d i N C o m u n i d'Europa » col discorso di Z a m paglione. Esso risulta emblematico e tira con
sé un altro problema essenziale. Europa unit a si, e quindi awtonoma: m a autonoma fino
a che punto anche negli s t r u m e n t i milztari
d i difesa? Bisogna prevederli t u t t i specificam e n t e per essa - perché senza l'intera gamm a di tali strumenti ( p a r e ) n o n s'è m a i
visto u n o S t a t o ( e quindi anche u n o S t a t o
federale) sovrano .- in attesa d i poterli conferire, insieme a quelli delle altre Potenze,
all'ammasso delle Nazioni Unite? Reculer
pour m i e u x sauter?
Un'znsidia soggzace evidentemente, oltre
che nella balcanizzazione, i n un possibile
<< nazionalismo europeo »:
il c h e n o n vuol
dire dover ignorare l'esigenza d i u n a razionalizzazione e di u n controllo federali europei
1
a pag
DEI C O M U N I D ' E U R O P A
,: ,,
La
.
delle
comunità locali
1
a pag. 9: Cronaca
deiie Assemblee
I
europee: sintesi dei lavo-
ri del Parlamento Europeo
nel 1967 (con l'elenco delle
risoluzioni, pareri e interrogazioni discussi e approv a t i nello stesso anno)
del detonatore nucleare francese, del ragguardevole armamento convenzionale tedesco
occidentale e d i quante altre spese militari
già sono in atto, così come l'utilità d i u n a
eventuale diversa dislocazione degli i m p e g n i
e delle responsabilità nell'ambito atlantico.
I n quest'ultimo a m b i t o l'entrata i n scena d i
u n a autentica democrazia sovranazionalo europea n o n d e v e esser v e d u t a astrattamente
come u n fattore d i disturbo, cicè come u n
fattore di moltiplicazione - coi rischi ine-
Presa di posizione dell'Esecutivo del17AICCE
11 Comitato Esecutivo dell'AICCE, riunitosi a Roma il 21 dicembre 1967, ha svolto
un ampio dibattito sulla situazione europea e internazionale, pervenendo alle seguenti
conclusioni.
I1 voto negativo del Governo gollista all'entrata dell'lnghilterra nella Comunità europea
muovi: da un evidente orientamento politico nazionalista, che nessun democratico può
condividere. Tuttavia esso non deve in alcun modo giustificare un rallentamento delle
iniziative volte alla piena realizzazione delle attuali Comunità. In questo senso i cinque
Governi, che hanno votato a favore dell'ingresso dell'hghilterra, debbono esscre richiamati
a rispettare rigcirosamente i tempi d'attuazione dei Trattati comunitari e ad assumere, in
forma palese, cluelle iniziative che valgano a chiarire la loro e8ettiva volontà di far
evolvere in senso sovranazionale le attuali Istituzioni, precisando in tal modo, specie di
fronte alla opinione pubblica francese, l'incoerenza della posizione del Governo gollista.
Nello stesso tempo dovrà essere ribadito che le Comunità sono aperte a nuove adesioni
e che l'atteggiamento del Goveriio gollista determina una battuta d'arresto e non un mutamento di tale caratteristica
L'attuale vicenda comunitaria ha dimostrato che un reale e irreversibile processo
di integrazione non può in definitiva avvenire se non su base politica e che l'Europa unita
non può attuarsi soltanto attraverso l'azione dei Governi nazionali e delle loro diplomazie,
ma richiede unii precisa iniziativa popolare organizzata.
Di qui la necessità di quel « fronte democratico europeo », che è stato richiesto dagli
Stati generali dii Roma del CCE e che si vuole attuare attraverso il rinnovamento e il
rilancio del Movimento Europeo. Si verrà cosi a formare un contesto più ampio e
serrato di iniziative coordinate, che darà modo anche agli inglesi federalisti di continuare
la loro battaglia per la comune costruzione sovranazionale.
I1 popolo europeo è oggi più convinto e impaziente dei rispettivi Governi nazionali
della necessità dli realizzare a breve termine un'Europa federale. Per meglio attuare questo
obiettivo e al fine di evitare che l'atteggiamento gollista continui ad essere un alibi per quei
Governi, che solno carenti di sostanziale volontà europea, il «fronte democratico europeo
dovrà sollecitare: le forze ad esso aderenti (partiti, sindacati, associazioni democratiche e
culturali) a darsi strutture europee sovranazionali, idonee a orientare in tal senso tutti
i Governi, e insieme coordinare tali forze a cominciare dal livello dei Poteri locali e delle
diverse Regioni d'Europa.
1,
1
I
COMUNI D'EUROPA
renti - dei centri decisionali della morte
atomica, quanto come u n elemento d i equilibrio all'egocentrismo americano e, insieme,
come l'unico freno ragionevole, che può imporsi a una balcanizzazione ( e proliferazione)
d'altronde già in fieri. La condizione che qui
finirà per importare di più a i cercatori d i
pace (sovietici inclusi) sarà l'aspetto non
formale, effettivo, rivoluzionario della democrazia sovranazionale europea: la quale dovrà
essere la tomba delle nefaste tradizioni aggressive degli Stati europei e insieme degli
assetti strutturali che le hanno stimolate e
rese possibili. Unire l'Europa è senza dubbio
la grande o'ccasione per farne il più moderno
modello di democrazia incapace di avventure.
L'A. del saggio, pubblicista di lunga esperienza, è nel co'ntempo stolrico valoroso
dell'idea della pace (è uscito ora, nelle Edizioni RAI radiotelevisione italiana - ERI -,
il suo grosso volume « L'idea della pace nel
mondo antico 2 ) e vecclzio europeista. I1
suo impegno professionale lo trova oggi
direttore generale presso il Consiglio dei
Ministri delle Comiinità Europee, a Bruxelles.
Nelcessità di un'indagine
Ci pare giunto il momento che qualcuno
indaghi intorno all'esistenza di una continuità nell'idea d i pace universale nel pensiero antico, medioevale e moderno e che
ne compili una storia (1). Le due finalità
s'integrano, in quanto l a prova di tale continuità può essere fornita soltanto dalla testimonianza storica. S i tratterà quindi di
esaminare sistematicamente i principali indirizzi speculativi di tutti i tempi per accertare se la speranza di consolidare l a
pace tra i popoli abbia costituito o meno
un loro carattere ciclico. I risultati di una
simile indagine permetteranno forse di concludere che il problema della pace universale costituì, in maniera più o meno evidente, una componente del pensiero occidentale, ed influì a volte anche sull'invenzione artistica. Pesò invece molto meno sulle decisioni dei responsabili del potere politico.
Naturalmente non mancò mai la glorificazione della guerra, considerata come fatalità incombente sugli esseri umani e fattore necessario di ogni loro azione e decisione. A cominciare da Eraclito, pensatori d i ogni tempo teorizzarono sul fatto
che gli uomini fossero pressoché in permanenza impegnati in funeste operazioni belliche, traendone la conclusione che la guerr a costituisce l a molla e la misura stessa
del loro comportamento.
Una difficoltà dell'indagine che abbiamo
così proposta risiede nella circostanza che,
sia agli albori della civiltà, sia in epoche
(1) Con l'espressione: pace universale ci riferiamo a una auspicata condizione della società
umana, da cui risultino rimossi le cause e i
pericoli di una guerra tra nazioni. E questo in
virtù di un meccanismo istituzionale efficiente,
che permetta di risolvere le controversie internazionali attraverso l'arbitrato e altri mezzi Facificatori.
Con il termine pacifista intendiamo indicare
la persona che, essendo convinta della possibilità di raggiungere l'obiettivo suddetto, destini
in qualche modo le sue energie al perseguimento. L'iGea che lo guida è il pacifismo, I1
termine sembra aver fatto la sua prima apparizione nelle colonne del gio~rnale: Les EtatsUnis d'Europe pubblicat,~dal 1867 al 1870, sotto
la direzione di Emile Arnaud.
.
!$
più prossime a noi, soltanto rari scritti
furono dedicati direttamente a questo problema, come l o furono invece il XIX libro
del « D e Civitate D e i » d i Sant'Agostino o
il saggio: « Zum ewigen Frieden » di Kant.
In genere i contributi relativi a questo tema difettarono d i organicità e si inserirono
in più vaste opere specirlative e letterarie,
delle quali coctituiacono soltanto un aspetto. A volte un orientamento vagamente
pacifista scaturì da un atteggiamento psicologico dal quale non era scindibile. Esso,
per esempio, f u sempre presente in ogni
impostazione universalis1;ica della vita associata e in ogni progetto di unificazione
europea.
Una vocazione pacifista si calò a volte sotto una affermazione umanitaria o un invito
alla misericordia, alla carità, alla comprensione per il prossimo. Ogni forma di misticismo, ogni messaggio ascetico, ogni predicazione genuinamente religiosa, ogni richiamo a una giustizia non effimera, perché
indipendente dalla volontà degli uomini e
sottoposta a quella d i u n Dio giusto, ogni
spinta verso l'unità del continente europeo dovette necessariamc:nte tradursi in un
orientamento favorevole alla pace. Così il
suo raggiungimento e il suo consolidamento erano l e componenti di una data condotta e di una certa miniera di intendere
e interpretare la realtà.
D'altro canto, la morale religiosa e quella civile registrano l'inserimento autorevole
e incalzante di una volontà pacificatrice
nelle azioni degli uomini. Questo spiega perché le scelte di uno stato moderno tendano sempre più a ispirarsi al proposito, perlomeno dichiarato, di resistere alle provocazioni guerriere. Corrisponde infatti a un
reale progresso della società attuale che,
contrariamente alle opinioni di certi filosofi della guerra (Z), Lutti si proclamino
disposti ad accettare taluni principi, tra i
quali il mantenimento della pace si colloca
al primissimo posto.
La fine del mito guerriero
Guerra e intolleranza non sono purtroppo scomparse dal mondo contemporaneo.
L a dedizione fraterna, l'amore, la mansuetudine evangelica, la comprensione reciproca non sono certamente i fattori precipui
della società umana. Basta scorrere un giornale p e r convincersi che conflitti, insurrezioni e aggressioni accompagnano spesso lo
irrequieto progredire di una comunità, protesa al raggiungimento di una dimensione
mondiale. Eppure le norme del retto operare si orientano sempre più verso princìpi che non permettono più atteggiamenti
ispirati a iattanza o a pomposa albagia.
Sono trascorsi i tempi in cui un sovrano
come Guglielmo 11, imperatore d i Germania,
poteva distribuire fotografie che l o rappresentavano in macabra posa guerriera e che
recavano la didascalia: «Attendo la mia
ora». Si è dispersa l'atmosfera in cui Adolfo Hitler prometteva l'assistenza del dio
della guerra alle sue ,armate, seminatrici
di terrore e di morte, iinvocando le imperiose necessità d i espansione del suo popolo
quale motivo sufficiente per beneficiare di
favorevoli interventi della potenza divina.
(2) Cail von Clausewitz - Vom Kriege, 18321834; Capitolo I, (la natura della guerra) n. 1-6.
gennaio 1968
Questa mitologia è fortunatamente crollata
di fronte ai mutamenti operatisi nell'intera
condizione umana.
S e gli uomini di governo e gli stati
- almleno nelle loro manifestazioni esteriori - noln possono più servirsi di questi espedienti, ma debbono giustificarsi di fronte
all'opinione pubblica nell'eventualità che
stiano p e r impegnare il loro paese in una
situazione critica, capace d i scatenare una
guerra, la circostanza conferma l'esistenza
d i un effettivo progresso e il peso esercitat o da idee nuove e più moderni criteri di
giudizio sostituitisi alla desueta mentalità,
a cui abbiamo accennato.
Malgrado l'irrequietezza, I'angoscia e il
senso di instabilità così largamente diffusi,
l'abbandono d i certe posizioni, intenzionalmente bellicose ed esaltatrici della violenza e l'adozione d i altre, fondate sulla cer-
Federico Chabod, l'autore delle esemplari
lezioni sulla storia dell'idea d'Europa e primo
presidente della Regione autonoma della Va1
d'Aosta. La sua storia si conclude: « n e l formarsi del concetto d'Europa e del sentimento
europeo, i fattori culturali e morali hanno
avuto, nel periodo decisivo di quella formazione, preminenza assoluta, anzi esclusiva .
tezza che la pace debba essere ad ogni costo difesa, costituiscono i sintomi di una
trasformazione. E questo anche se, malgrado il mutamento di mentalità, permane
sempre il pericolo di un conflitto.
La retorica della pace è, in definitiva, preferibile a quella della guerra. ITon è, per
esempio, privo di importanza che, nei momenti più critici della guerra fredda, allorché lo scoppio d i un conflitto armato pareva imminente, l'U.R.S.S. abbia appoggiato il movimento dei partigiani della pace,
che proclama la necessità di mobilitare le
forze più impegnate del mondo intero, in
vista della messa al bando degli armamenti
nucleari e del mantenimento della pace tra
i popoli.
S i obietta che, quasi sicuramente, si trattava d i uno stratagemma architettato da
una grande potenza, p e r aizzare contro i
suoi avversari gli uomini meno avvertiti di
tutti i paesi e conseguire in tal modo un
vantaggio psicologico. Anche se così fosse,
la circostanza proverebbe quale profonda
trasformazione si sia compiuta nella società contemporanea. Qualcosa ha infatti inciso sulla coscienza umana, sostituendosi all e squassanti pressioni in senso guerriero,
a cui era stata tradizionalmente sottoposta.
Si comincia a comprendere la contraddizione esistente tra i risultati conseguiti nel
gennaio 1968
campo della ricerca scientifica e dell'organizzazione industriale e una morale caparbiamente ancorata a sterili pregiudizi e a
luoghi comuni.
Lo stato nazionale in crisi
Vale la pena di approfondire le cause
di questa trasformazione e di stabilire perché, in un mondc! diviso da lotte ideologiche - gli equivalenti moderni dei conflitti
religiosi di un tempo - nel quale uomini
e governanti non nascondono la loro reciproca sfiducia e animosità, sia tuttavia possibile registrare un così importante mutamento. Perché si richiede agli stati di adottare un atteggiamento, almeno in apparenza conciliativo, anche quando coltivano propositi ostili, persino quando sarebbero pronti a dichiararsi la guerra? Come ha potuto l'ideale della pace sostituirsi in parte a
quello della guerra, considerata da millenni come un'attività sublime e onorabile?
Non soltanto perché l'umanità è uscita da
poco da un conflitto di eccezionale gravità, ma perché idee nuove hanno prevalso
tra gli uomini subentrando alle altre, per
troppo lungo tempo ritenute inamovibili e
definitive.
S e la giustificazione razionale dei conflitti ha costituito l'esercizio preferito di
pensatori e filosofi, al servizio di stati impegnati in lotte cruente, è soprattutto negli
ultimi quattrocento anni che il mondo occidentale ha sviluppato una propria dottrina della guerra, delle sue cause, dei suoi
effetti. Questa filosofia si riallaccia in gran
parte al sommovimento spirituale prodotto
dalla riforma protestante. Infatti, il nazionalismo, causa dei conflitti europei degli
ultimi secoli e del processo di espansione
territoriale compiutosi dalla scoperta dell'America in poi, si è indubbiamente abbeverato alla mistica antiromana scaturita
dalla rivoluzione protestante.
Fu questa a rafforzare lo stato nella sua
ret tesa d'incarnare tutte le potestà - celesti e terrene - e a fornirgli, attraverso
la riaffermata dottrina dell'investitura divina, la giustificazione delle sue gesta militari. L'abdicazione dell'individuo all'invadenza statale diede i suoi dolorosi risultati col susseguirsi delle guerre europee.
Tutte furono causate più o meno dal convincimento diffuso tra i capi di stato di essere i detentori di un imperioso e imprescindibile destino di espansione, diretta contro gli altri popoli, considerati come le vittime designate dalla provvidenza per le
loro avventure. Milioni di individui, appartenenti soprattutto al mondo germanico,
che la Riforma aveva affrancato dalla teologia tradizionale, si trovarono abbandonati ad una pressione anche più invadente.
Gli uomini, ai quali era toccato di rivivere
nel loro intimo il dramma del mistero cristiano, attraverso la cono'scenza diretta della
parola rivelata e la sua libera interpretazione, e che avrebbero dovuto emergere
da questa prova, fortificati nella volontà e
vivificati nella fede, si trasformarono spesso in automi abbandonati alla mercè di un
novello leviatano. A questo si riduceva infatti lo stato nazionale, coinvolto in iniziative guerriere non meno delle formazioni
statali esistenti nei secoli precedenti, ma
incapace, d'altra parte, di collocarsi nella
prospettiva universale, che aveva almeno
caratterizzato la società medioevale.
COMUNI D'EUROPA
Non deve quindi sorprendere se nacque
una nuova mitologia, animata da sollecitazioni simili a quelle cui diceva di opporsi.
Se tra le masse e le classi dirigenti dei
paesi riformati poterono svilupparsi incontrollabili fermenti guerrieri, se si determinò, almeno agli inizi, una frattura tra mentalità germanica e pensiero europeo, se attraverso il romanticismo filosofico e l'idealismo hegeliano, ebbe più tardi modo di
consolidarsi una fastidiosa statolatria, nel
cui edificio la guerra occupò un posto notevole, le responsabilità di tutto questo sono, almeno in parte, da attribuire alla lacerazione prodottasi nel corpo del cristianesimo. La società occidentale doveva risultarne divisa e indebolita, al punto da offrire un facile bersaglio alle energie irrompenti del nazionalismo. L'orientamento determinato da questa frattura doveva sfociare in esperienze tragiche, delle quasi esisteva già il preannuncio nel celebre saggio di Lutero, redatto per appoggiare i principi tedeschi nella lotta contro i contadini
ribelli.
La statolatria favorita dall'idealismo si
spiega anche cori l'impulso intensamente
sentito dall'uomo di abbandonarsi alle suggestioni dell'irrazionale e di trovare al di
fuori del proprio mondo la chiave per penetrare tanti assillanti misteri. Lo stato nazionale dalle visuali limitate si sostituì a
ogni impostazione universale. Una smisurata albagia, una ricerca affannosa della felicità terrena, una propensione a prevedere
gli sviluppi dell'umanità in ragione degli
interessi della propria nazione dovevano
vincolare gli uomini allo stato. I1 culto della guerra doveva emergere rafforzato da
questa trasposizione di attività e di ideali.
E' facile comprendere allora perché l'epoca moderna sia etata dominata da insani
fermenti bellicosi e come si sia giunti a
credere che lo stato dovesse collocarsi alla
sommità dei valori umani. perché in esso
si risolvono le aspirazioni, le speranze e le
aspettative degli uomini. I1 cristianesimo
aveva predicato per secoli - anche se tale
predicazione non aveva sempre raggiunto
i risultati attesi -- un messaggio di eguaglianza, di giustizia e di pace, tendente ad
affratellare gli uornini sul piano di una universale comunione carismatica e di renderli, almeno tendenzialmente, partecipi di una
società composta icli esseri tutti meritevoli
in egual misura di fruire dei benefici della salvazione. Una società centrata sullo
stato ammetteva invece l'esistenza di una
gerarchia, fondata sulla disuguaglianza, al
cui vertice ogni gruppo collocava tendenzialmente se stesso, arrogandosi il diritto
di fissare le norme e la misura per il comportamento degli altri. La guerra doveva
scaturirne come un corollario.
La situazione è mutata dal momento in
cui lo stato nazionale è entrato in crisi.
La seconda guerra mondiale non ha soltanto fornito l'ennesima testimonianza del
pesante tributo del sangue, che lo stato è
costretto a pretendere dagli uomini, ma
della sua insufficienza in rapporto alle mutate realtà tecniche e scientifiche ed ai nuovi indirizzi ideologici.
Di fronte al progresso attuale ed a i fenomeni sociali e politici che ne sono stati
la conseguenza (decolonizzazione, formazione di nuovi stati indipendenti, allargamento della base del potere, affermazione di
dottrine, partiti e fenomeni di massa, au-
Grazie
Con questo numero iniziamo il 16" anno
di vita di Comuni d'Europa ,,. Non sono
poi tante le riviste che, partite con
modeste intenzioni, quasi sperimentali,
continuano regolarmente a vivere per un
tempo siffatto. Sono ancora di meno se
la loro vita è un incessante non conformismo, se cioè non sono legate a nessuii
interesse e a nessuna ganga, ovverossia
dipendono da quello che si crede essere
- di volta in volta - l'interesse geneComuni d'Europa ,, è stato ed è
rale.
innanzitutto l'organo ufficiale della Sezione italiana del CCE, cioè della Sezione
più battagliera di una organizzazione sovranazionale che si vanta, non a torto,
della sua autonomia: ma essa deve anche
ringraziare in modo particolare i suoi
diretti abbonati, i suoi più fedeli lettori,
coloro che hanno avuto ed hanno fiducia
i ~ e lperiodico come tale - i suoi inserzionisti e i suoi abbonati sostenitori e
benemeriti --. Si tratta indubbiamente di
un mensile che ormai ha una rilevante
penetrazione capillare; che circola a livelli di dirigenza amministrativa in diverse migliaia di Comuni italiani; che arriva
sul tatolo di parlamentari, di cc quadri ,,
politici, di uomini di cultura, di sindacalisti, di urbanisti, di assistenti sociali, di
dirigenti d'azienda e di operatori economici in tutta Italia e anche in molte sedi
fuori d'Italia. E' un periodico che circola
largamente nei ministeri, nelle ambasciate,
negli enti pubblici - locali e no -, in
biblioteche civiche e municipali, nelle
scuole, nei sofisticati circoli di cultura
delle metropoli e in centri di lettura della più lontana periferia. Dalla Farnesina
potrebbe
al municipio di Moncenisio
essere un motto della nostra rivista. Essa
è inoltre ormai divenuta la decana delle
riviste federaliste, che si stampano in
Italia, e collega pertanto tutti i federalisti italiani, nessuna eresia esclusa. Circola infine negli ambienti delle Istituzioni
Maisons de I'Europe -,
europee, nelle
fra gli europeisti degli altri Paesi che
capiscono un po' d'italiano (e inoltre giornali federalisti collegati ne traducono frequentemente note e giudizi).
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Comuni d'Europa ,B vuole restare un
giornale soprattutto stimolante, di lotta
e di ripensamento, ma i suoi lettori sanno
che ogni sua affermazione, moderata o
di rottura, nasce dalla forse più ampia
rete di informaaiorte di prima mano a
disposizione di qualsiasi periodico che si
occupi del19Europa: utilizzando appieno
le informazioni ufficiali e ufficiose, Comuni d'Europa B. è poi veramente in contatto diretto con tutti i centri decisionali
della battaglia comunitaria ed europeista
e inoltre ha la possibilità di sentire il
polso delle popolazioni di ogni regione,
dei giovani - così spesso mal compresi e di coloro che sono trascurati dall'oligopolio dell'informazione.
N
Mentre ringraziamo tutti coloro che
hanno avuto ed hanno fiducia in noi,
che ci seguono e che ci incoraggiano,
mentre ringraziamo soprattutto gli abituali abbonati e gli inserzionisti, vorremmo
pregare coloro che, a vari titoli, ricevono
la nostra rivista in omaggio, di fare il
piccolo sforzo di riempire un c.c.p. e inviarci un loro abbonamento. Questo gesto
di buona volontà avrà un esito immediato, ci permetterà di inviare un omaggio a un cittadino che ancora non ci
conosce e che è bene collegare alla comune battaglia. Ringraziamo dunque, anticiyatamente, anche tali potenziali abbonati.
Non vale forse la pena di rendere più
solida un'impresa, che ha fatto buona
prova da sedici anni? Aiutandola darete
concretamente una mano al <' federalismo
dei giorni feriali ».
gennaio 1968
COMUNI D'EUROPA
mento smisurato dei mezzi di diffusione
delle idee, ecc.) lo stato tradizionale ha rivelato la precarietà delle sue strutture e
la vanità della sua pretesa a essere considerato ed esaltato come l'espressione perfetta e insuperabile della capacità associativa umana.
Ci si è accorti che esso corrisponde sempre meno alle aspettative degli individui
odierni, che la pomposa coreografia, di cui
si è paludato, si è spesso risolta in una
mistificazione e in un impedimento all'avanzare del progresso e al consolidarsi della
serenità tra gli uomini. Si è compreso che
altre forme associative (lo stato continentale, per esempio, o addirittura quello mondiale) potrebbero utilmente prenderne il
posto, che la sovranità, intesa nei modi
esclusivi e oltranzisti di un tempo, risulterà sempre più limitata dai controlli e dalle ingerenze di autorità esterne come le
Nazioni Unite o gli altri organismi, a cui
le necessità degli uomini sapranno dar vita. Si è compreso - come ammonisce Bertrand Russe1 (3) - che alla mistica della
violenza e del terrore deve sostituirsi quella della tolleranza e che la pace, deve costituirne un pilastro. E se ancora permangono
impulsi abissali, che traggono origine dal
passato, se ancora qualche stato, di antica
come di recente formazione, si lascia sedurre da sterili ricordi e da miti perniciosi
sullo sfondo del quadro si delinea sempre
più nitidamente una nuova realtà, nella cui
economia la gerra incontra crescenti ostacoli e difficoltà.
Questo spiega perché, in un'epoca di transizione come l'attuale, tendenzialmente avviata a realizzare una società pacifica, tutti i governanti - anche i meno idealisti avvertano il bisogno di respingere, perlomeno negli aspetti esteriori della loro politica, le suggestioni bellicose e statolatre e
di esprimersi in maniera da apparire convinti assertori della pace.
Vitalità del pensiero pacifista
Ma anche nei secoli di opprimente statolatria, non tutto il pensiero europeo poggiava esclusivamente sull'esaltazione dell'unità e della potenza dello stato, o sull'abbandono dell'individuo alla mistica militare.
Anche allora esistevano nella società europea uomini che riflettevano sulla maniera
di arginare una impostazione della vita, di
cui avvertivano le conseguenze funeste. Auspicavano quindi che l'uomo riuscisse a
emanciparsi dall'atmosfera di angoscia, nella quale lo costringevano, sia l'insufficiente organizzazione economica, sia lo stato
delle relazioni tra gruppi, per i quali la
guerra sembrava costituire il parametro di
ogni decisione e l'obiettivo di ogni comportamento.
Questo gruppo di illuminati precursori
comprendeva non soltanto pensatori e teologi, ma anche uomini d'azione e statisti,
tutti egualmente consapevoli della pericolosità dell'intolleranza regnante negli stati
nazionali, mossi da sconfinata presunzione, pronti alla sopraffazione, inclini alla
violenza. Essi si proponevano di liberare
la vita associata dalle turbative che ne impedivano lo sviluppo e di accelerare l'eliminazione dei fermenti bellici. Ai loro oc(3) War the offspring of fear. London 1915.
The philosophy of pacifism, London 1915.
chi la pace - contrariamente a quanto si
era sostenuto per secoli - era la premessa
di una professione di fede religiosa e civile e si trasformava in regola del retto
operare. Lungi dal cedere alle sollecitazioni
di una retorica magniloquente, sostenevano
l'urgenza di respingere quanto ripugnasse
alla vocazione pacifica tlell'uomo.
Alla base della loro cc~ndottae delle loro
riflessioni non si situava soltanto una carica di intima religiositài, assertrice di una
convivenza più ordinata e di una concezione meno drammatica del destino dell'uomo. Essi non respingevano infatti taluni capisaldi del razionalismo, pervenuto per altre
strade alle medesime conclusioni. I precursori che ardivano sfidare lo stato assoluto
e il culto pressoché sacro, di cui era al
centro, si fondavano, da un lato, sul messaggio contenuto nei Vangeli, e dall'altro
sulla utilizzazione con intendimento pacificatore di quanto la ragione offriva di autentico e giustificato. Nella società europea
del '600 e del '700 operava quasi di nascosto, e comunque seriza il risalto esteriore indispensabile alla sua affermazione,
una corrente di pensiero tendenzialmente
negatrice della retorica bellicistica, pienamente cosciente del fatto che gli stati nazionali, nella loro emulazione feroce, facevano leva sugli istinti meno nobili dell'uomo, su moventi ingenerosi, su preconcetti e apriorismi che contraddicevano la
stessa ragione umana.
Agendo in nome d' ideali, riducibili alla
stessa matrice, anche se presentati sotto forma diversa, questi precursori ebbero il merito di anticipare la visione di una umanità, alfine libera dall'ini,olleranza. Essi partivano in breccia contro1 una società europea, dominata d a innumerevoli inibizioni
mentali, incline ai più umilianti compromessi, impegnata nel mantenimento dello
stato quale insostituibil~e demiurgo di un
sistema che non sollecitava trasformazioni
o riforme di alcun genere.
L'opposizione a una realtà, giudicata dai
governanti di una certa epoca come la migliore possibile, semplicemente perché non
se ne conoscevano altre, poteva farsi soltanto a rischio dell'impopolarità e a volte
con pericolo per la vita e per la libertà
personali. Siamo colti, per esempio, da doloroso stupore, quando consideriamo i vari
tentativi compiuti dall'abate di Saint-Pierre,
per ottenere che il suo « P r o j e t de Traité
pour rendre la Paix perpétuelle entre les
souverains chrétiens » fosse preso in esame
dai sovrani europei della prima metà del
'700, e la sufficienza venata di sarcasmo,
con cui questo apostolo itinerante di un
ideale politico fu accolto alle corti del tempo, dove ogni proposta rivolta a consolidare la pace tra i popoli era ritenuta una
follia.
L a storia del pensiero umano si fonda
sul susseguirsi di memorabili e drammatiche
insurrezioni contro il passato. Questa ribellione di spiriti eletti è il contrassegno delle epoche storiche, la molla del progresso
umano, l'espressione di Lin incessante e proficuo travaglio. Che cosa fu la rivoluzione
cristiana, se non la cosciente riscossa di una
società dolorante, a lungo umiliata e compressa da una visione utilitaria dei destini
umani, ma alfine sollecitata da reagenti
morali di insuperata f~orza sconvolgitrice,
quali l'esperienza terrena di Cristo e l'annuncio evangelico? Che cosa fu nel medio-
evo il destino delle sette religiose, spesso
animate da genuino e ardente attaccamento alla predicazione dei Vangeli, se non il
tentativo di reagire all'avvenuto stanco cristallizzarsi del messaggio cristiano entro
formule giudicate prive di vitalità? Che
cosa rappresentò in epoca moderna, sotto il
pungolo di nuovi fattori economici, quali
la nascita dell'industria e la sostituzione
dell'energia meccanica e quella umana, lo
avvento di idee più avanzate nel campo
della socialità se non la riscossa della compagine lavoratrice decisa a riformare i rapporti economici e, con essi, le strutture della società?
Nel campo più specifico dell'indagine da
noi pro~pesta siamo certi che precursori e
pionieri vissuti in ogni tempo si trovino
quasi in rapporto di dipendenza storica. I
messaggi di pace del nostro tempo - per
Pacem in terris » di
esempio, l'enciclica:
Giovanni XXIII - o l'attività dei partigiani
della pace - non possono essere avulsi dagli apporti di quegli spiriti che fin dall'antichità in nome di taluni indirizzi della specUlazione classica o di certi postulati dell'annuncio evangelico, assunsero delle posizioni
ispirate a mitezza e umanità.
.
Destino dei precursori
Chi furono questi precursori e come si
inseriscono in una catalogazione storica? Abbiamo detto che le fasi capitali dell'evoluzione umana sono vissute in anticipo da
ingegni illuminati che mediante le loro
riflessioni e iniziative preannunciano, e in
parte determinano, il progresso del corpo
sociale. Attraverso il loro ministero essi
esercitano un'azione stimolante, indirizzando individui e gruppi verso forme di vita
più avanzate. Di rado la loro missione è subito coronata dal successo. Quasi sempre
i contemporanei li accusano di pericolosa
irrequietezza e impongono loro di pagare
a caro prezzo l'entusiasmo riformatore, da
cui sono mossi. Ma senza i precursori e la
loro incompresa follia, la vicenda umana sarebbe condannata a uno scoraggiante immobilismo. Ogni generazione, essendo convinta d i aver raggiunto le mete ultime dell'umano divenire, si adagerebbe neghittosamente sulle posizioni conseguite.
Ci sembra che i precursori vadano raggruppati in due categorie principali. Da
un lato, quanti indirizzano la loro ansia di
indagine e di azione verso il mondo naturale, le sue leggi e la sua utilizzazione.
Sono questi gli scienziati, i capitani d'industria, gli organizzatori in genere. Dall'altro,
coloro la cui visione profetica è protesa verso la vita dello spirito e i cui moventi si
ricollegano a una sublime e misteriosa vocazione dell'individuo. Sono i filosofi, i teologi, i riformatori della morale e della legge. La loro visione della comunità è ispirata
dalla ricerca di nuovi itinerari e di più adeguati mezzi di evoluzione. Non sogliono abbandonarsi all'attesa passiva di un prodigioso quanto ipotetico mutamento, destinato a compiersi nei tessuti del corpo sociale. Nutrono al contrario seri dubbi circa la
gratuità della provvidenza di un Ente supremo, dispensatore di benefici e solerte
artefice di salvezza individuale e collettiva.
Non a torto giudicano siffatte attese come
il frutto di pigrizia mentale e colpevole
credulità. P u r traendo dalla successione del-
gennaio 1968
~ O M L I N ID'EUROPA
5
La BEI al servizio delle comunità locali
è anche e soprattutto di promotori e di
Come è noto ai lettori di « Comuni d'Europa », avendone la rivista parlato più volte coordinatori, i l che permette alla B E.I., per
la sua tecnica particolare, di facilitare dei
pioposito della politica regionale comunitaria, il Parlamento Euro-peo, su sollecitazione progetti di investimenti. Questo duplice comdel Consiglio dei Comuni d'Europa, h a dato pito, l'elasticità dtei suoi interventi, le perm e t t o n o di trovare delle soluzioni alle dijvita ad u n Intergruppo di studio per i problemi regionali e locali, con cui il CCE ha ficoltà insormontabili che incontrano le a m ministrazioni di twtti i nostri paesi. Noi n o n
avviato rapporti continuativi di organica colci limitiamo ad aspettare che le parti che
labo~razioneper quanto concerne la partecipazione delle comunità locali allo sviluppo hanno bisogno di fznanziamento vengano da
equilibrato del territorio europeo e l'articola- noi, nia acceleriamo e facilitiamo la realizzazione dei progetti elaborati dalle colletzione democratica della politica regionale.
tività locali ».
« Comuni d'Europa D ha già pubblicato nel
suo n u m e r o d i ottobre 1967 l'importantie risoPLEVEN: e Sono stato colpito dalle gravi
luzione approvata, nella seduta plenaria delpreoccupazioni che regnano i n alcune regioni
1'11 maggio 1967, dal Parlamento Europeo
economicamente più deboli della Comunità,
su iniziativa dell'Innel m o m e n t o i n cui il Mercato C o m u n e sta
tergruppo c h e aveva per entrare nella fase definitiva. E' per quechiesto la discussio- sta ragione che h o lanciato l'idea di questo
n e d'urgenza: q u e - incontro con i dirigenti della B.E.I., per stusta risoluzione invita diare insieme i n quale misiira sia possibile
fermamente il Con- estendere la vostra azione a beneficio d i
siglio dei Ministri
queste regio'ni.
della CEE, nel quaHo l'impressione che, se alcune iniziative
dro delle disposizio- persona,li hanno nermesso u n certo n u m e r o
n i del Trattato, a di realizzazioni, n o n si è senza dubbio m a i
prendere t u t t e le ini- cercato d i avere u n a veduta globale dei biziative necessarie per
sogni capaci d i porre queste regioni m e n o
assicurare u n miglio- favorite in condizioni cli maggiore potenziar e equilibrio dello lità, nell'ambito d~slMercato Comune.
Jeam Bareth
sviluppo economico
Motivo primo di: soddisfazione, ho constanell,e diverse regioni tato, leggendo l'elenco dei contratti firmati
della Comunità, e contiene u n p ~ e c i s o acal 31 dicembre scorso, che la Banca n o n ha
cenno all'esigenza fondamentale di assicum a i prestato tant'o denaro.
rare adeguati strumenti di finanziamento di
FORMENTINI:« I n e f f e t t i , l'anno scorso il
detta politica di sviluppo, snche a livello
volume
delle operazioni si è raddoppiato: i
regionale :e locale.
prestiti
raggiungono
attualmente più di 200
Questo problema è di primaria importanza
milioni
di
dollari
e
devono aumentare nei
per l e comunità locali e si ricollega diretmesi
prossimi.
Osservia?no
brevemente che,
tamente con l e modalità di funzioaam,ento
della Banca Europea per gli Investimenti, se l'ltalia è stata la prima delle parti m u t u a strumento finanziario creato dal Trattato d i tarie, il suo mercato è anche il primo che
Roma, m a al quale gli ;enti locali dei Sei si sia aperto alla B E.I. Nel 1966, l'Italia h a
Paesi n o n hanno potuto f i n qui attingere fornito 48 milioni di dollari - il doppio dell'anno precedente - per contribuire a risolper motivi derivanti - secondo i responsavere
le difficoltà del m e ~ c a t otedesco. Allo
bili della B.E.I. - dalla sua natura e dalla
stesso
modo, la Francia è ~ a s s a t ada 25 mi-sua struttura statutaria.
lioni
d
i dollari nel 1965, a 41 dell'anno
Proprio per questo, cioè per accertare
scorso
D.
direttamente, i n u n personalme scambio di
idee con i massimi dirigenti della B.E.I.,
PLEVEN:« Mi se,mbra che la Banca prefequali fossero l e prospettive reali di accesso risca trovarsi di fronte ad u n mutuatario che
degli enti locali ai suoi finanziam,enti, l'Innon sia una istituzione di diritto pubblico,
tergruppo &e1 P,arlamento Europeo peT i il che escluderebbe la possibilità per una
problemi regionali e locali, sotto la presicittà o u n dipartimento, d i servirsi direttadenza dell'on. Bersani, si è incontrato a m e n t e della Banca, anche se si tratta di
Bruxelles il 14 giugno con i l Presidente della finanziarie dclle operazioni economicamente
B.E.I. Formentini e con il Vice-Presid,ent'e utili e redditizie. E' giusto questo? B.
L e Portz.
FORMENTINI:« L a Banca n o n è affatto
Riteniamo utile riportare u n sintetico reavversa a queste comunità locali: il nostro
saconto della d i s c ~ s s i o ~ n esvoltasi i n tale
Statuto ci permette di avere degli enti di
occas.ione perché essa chiarisce i principali
questo genere come interlocutori. L a nostra
punti trattati, di diretto interesse dei poteri
sola preoccupazione è di finanziare dei prolocali.
getti produttivi. Noi abbiamo certamente
cooperato con l'ltalia, per esempio, per il
FORMENTLNI:
e Obiettivo della Banca è di
dare u n orientamento concreto alla missione finanziamento delYimpianto della rete teleche le è stata affidata dal Trattato di Roma. fonica i n Sardegna; i n questo paese, il
sistema delle conc;essioni ad alcune societh
Il nostro n o n è solo un ruolo di finanziatori:
anonime, dipendenti per m e t à da capital:,
privati e per metà dailo Stato, permette alla
B E.I. di disporre di bilanci e di dati necessari. Ciò n o n toglie che, per quanto riguarda
le cooperative, la Banca n e abbia finanziate
nel Nord della Francia, i n Bretagna e i n
Normandia; noi v i abbiamo trovato delle
buone strutture e, soprattutto, una cooperativa di secondo grado che raggruppa altre
cooperative. Noi siamo pronti a rinnovare
questo genere d i operazioni ogni volta che
troveremo una base solida D .
CHARPENTIER:L e conzunità locali devono
a v e l e il benestare del loro governo per presentare dei progetti di finanziamento? D .
F O R M E N T I N Ie:Ad una tale richiesta può
essere opposto u n duplice veto. C'è quello
dello Stato, che h a naturalmente ogni interesse ad accogliere dei capitali; m a se il,
suo parere è negativo, l'operazione non si
fa. C'è anche il parere della Commissione
del Mercato Contune, la quale si preoccupa,
a ragione, di sapere se il progetto è conforme alla politica comunitaria e all'interesse
generale dei Sei.
S e la Banca h a utilizzato gran parte dei
suoi fonclz a favore dell'ltalia del sud, è,
da un lato, perché questa regione rappresenta
u n blocco di 22 milioni di abitanti, e dall'altro, perché esiste dal 1950 la famosa
e Cassa del Mezzogiorno » che, i n u n a
sola volta, ha potuto
sottoporre alla nostra scelta, tutta u n a
serie di progetti perfettamente concepiti
in funzione di certe
priorità. Ora, durant e i primi anni del
funzionamento della
B.E.I., non abbiamo
ricevuto alcun progetto di questo genere, n é dalla Germania, né d a l l a
Francia, n é dal RelParide
gio. I n quest'ultimo
paese, diversi progetti isolati, studiati
a nostra cura, n o n si sono potuti realizzare a
causa della posizione della Società Nazionale
di Credito e Industria, che h a ritenuto di
poter agire da sola. I n Francia, la Banca
h a dovuto constatare la quasi impossibilità
di condurre in porto alcuni progetti industriali, per l'assenza di studi preliminari e
dell'infrastruttura indispensabile - per es.,
l'energia - che condiziona il successo d i u n a
operazione.
Insomma, se le risorse n o n mancano, è
l'assenza di progetti che frena troppo spesso
la nostra azione. A questo riguardo, è evidente che la Cassa del Mezzoggiorno D h a
costituito per l'ltalia un notevolissimo presupposto favorevole.
.
COMUNI D'EUROPA
-
-
collaborazione dei cornu,ni e delle risorse
regionali. Diversi interventi sono stati fatti
i n questo senso nel corso degli Stati generali dei Comuni d'Europa di Berlino; la
maggior parte di essi si è riallacciata alla
creazione di u n a sezione speciale della B.E.I.
FORMENTINI:
n Certamente! N o n solo queDel resto, n o n si tratta idi u n a innovazione,
ste societu di sviluppo possono rivolgersi
poiché il caso si è già presentato per la
a noi, m a auspichiamo che esse lo facciano.
Turchia, quando questo :paese si è associato
Molte, del resto, l'hanno già fatto, come
alla CEE. N o n è possibile che la Banca adotti
d e l l e co~operative.
u n a procedura ad ho'c nel quadro d'insieme
delle società di piadei problemi regionali che n o n hanno ancora
nificazione agricola.
trovato soluzio7i.e al livello comunitario?
Quando sono stati
Non si può creare u n o strumento, di cui
presi i contatti u f f i - sentono fortemente il bisogno i rappresenciali, sono stati con- tanti delle comunità locali? n .
frontati i punti di v i F O R M E N T I N «I :T e m o che la nostra azione
sta, e si è cosi posi
indebolisca, in u n a serie di piccoli settori.
t u t o raggiungere un
I
comuni
possono rivolgersi agli organismi
accocdo contplessivo,
di finanziamento regionali, la cui vocazione
il richiedente deposita la sua domanda prioritaria è proprio di aiutarli; cito ad esemRenL Pleven
ufficiale. Infatti, a pio i l caso delle Casse di Risparmio italiane,
sollecitate a m e t t e r e a disposizione dei coquesto punto, l'accordo definitivo è virtualmente concluso. m u n i i miliardi di lire che permettono di
colmare il loro deficit.
Questa procedura evita alla Banca di dover
La B.E.I. si interessa essenzialmente ai
prendere u n a decisione di principio prima
progetti
produttivi: pri.ma di prendere i n
di qualsiasi esame del problema D.
considerazione u n a cooperazione più stretta.
PETRE:« Secondo alcuni ambien,ti finan- bisogna innanzitutto che sia colmato il deficit
ziari o industriali, la B.E.I. sarebbe una dei co?iruni e che le collettività locali abbanca come le altre e cercherebbe perciò
biano delle finanze sane.
di fare innanzitutto
degli affari D assuQuelio della Turchia è u n caso particomendosi il minor n u m e r o di rischi possih r e ; noi abbiamo
bile D.
PETRE: « I poteri locali e regionali autorizzati da alcuni governi, e soprattutto le
società di sviluppo regionali, possono rivolgersi direttamente alla B.E.I.? Sono essi
riconosciuti come validi interlocutori? p .
.
F O R M E N T I N I<<:Questo è falso. La prova è
che il nostro statuto ci imuone dz assumere
dei rischi. Noi siamo la sola istituzione i n ternazionale che si trovi i n questa situazione.
Quando i l capitale della Banca, i n seguito
all'emissione di obbligazioni sul mercato,
passa da I miliardo a 2 miliardi e ntezzo,
signifzca che la B.E.I. è in effetti la sola
istituzione bancaria al m o n d o a n o n essere
coperta; questo, lo ripeto, in conformità al
nostro statuto. Essere prudenti, significa
vedere l'essenziale. I n t u t t i gli affari che
abbiamo trattato fino ad ora, la Banca no12
ha m a i chiesto ipoteche, né beni.
Evidentemente, essa non può assumere
tutti i rischi. Perciò si aspetta dal beneficiario u n a certa partecipazione ai rischi, m e diante l'apporto da parte sua di u n a parte
del capitale necessario. Ognuno deve scoprire le proprie carte, ed è normale che la
Banca si informi sull'utilizzazione dei capitali prestati ..
BERSANI:« L a Banca si è imposta la questione di come accentuare i suoi interventi
di carattere regionale in funzione della politica comunitaria? Le decisioni prese dalla
Commissione Esecutiva alla fine dell'anno
scorso i n materia di politica regionale e nel
quadro della politica a medio termine, rappresentano u n a svolta molto importante nel
senso di u n a concentrazione coordinata delle
iniziative da prendere nelle regioni periferiche. E' questo un problema sia quantitativo che di orientamento.
D'altronde, è bene segnalare l'azione intrapresa dal Consiglio dei C o m u n i d'Europa,
che ntira all'istituzione di u n a sorta di
Banca Europea dei Potei i locali, con la
Reno Petro
cui è direttamente
destinato ai progetti
di investimento; cosi il denaro non si disperde nell'insieme del bilancio. Il rimborso
si effettua a un conto d'attesa.
I n ogni caso, essendo i modi di intervento della Banca differenti a seconda della
situazione giuridica e fi;rlanziaria delle comunità locali nei ~ a e s idella Comunità, ritengo inopportuno, per queste diverse ragioni, creare u n a sezione speciale i n seno
alla Banca, col rischio di doverne modificare
lo statuto D.
BARETH:« S e Formentini è d'accordo, penso
che sarebbe utilissima u n a breve nota in cui
fossero definiti le condi;:ioni e i criteri di
concessione dei prestiti che possono essere
eventualmente consentiti alle comunità locali.
Questi elementi di informazione permetterebbero probabilmente (li presentare delle
domande, in base alla procedura uficios«
preliminare che Lei ha descritto n.
F O R M E N T I N I :« Pipi.fetl.amente daccordo.
Auspico, per concludere, che nuovi contatti
come questo, possano rinnovarsi permettendo
cosi preziosi scambi di uista e, quindi, u n a
azione più vasta e più efficace D.
gennaio 1968
P
P
A seguito di questo consenso di massima
del Presidente della B.E.I., il Segretario generale del Consiglio dei Comuni d'Europa.
Bareth, che assisteva a titolo di osservatore
alla riunione predetta (notiamo con soddisfazione questo atto di considerazione del
Parlamenta Europeo verso la nostra Associazione, unico organismo rappresentativo
degli Enti locali europei invitato ai lavori
dell'Intergruppo) h a chiesto alla B.E.I. di
voler precisare i n una nota tecnica ad uso
delle comunità locali e tramite il CCE, :e
modalità di funzionamento della Banca e l e
condizioni delle sue operazioni.
Riportiamo q u i di seguito detta nota:
La Banca Europea per gli Investimenti
è un istituto bancario creato dal Trattato
di Roma, che ha per compito di facilitare in
modo complementare il finanziamento di taluni progetti d'investimento particolarmente
atti a promuovere lo sviluppo armonica delle
attività economiche nell'insieme della Comunità Economica Europea (CEE).
I progetti di investimento che possono
essere presentati alla Banca devono perciò
rispondere a determinati criteri fissati dal
Trattato all'articolo 130 e dallo statuto della
Banca.
L'articolo 130 del Trattato di Roma precisa che i progetti per il oui finanziamento
la Banca può intervenire devono rientrare
in una delle tre categorie seguenti: valonzzazione delle regioni meno sviluppate; riconversioiie ed ammodernamento di imprese o creazione di nuove attività richieste
dalla graduale realizzazione del Mercato
Comune, in particolare a vantaggio delle regioni in difficoltà; interesse comune per più
Stati membri.
Lo statuto prevede in particolare che i
progetti da finanziare devono avere la forma
di progetti specifici e concreti, che il finanziamento della Banca può essere solo complementare ad altre fonti di capitali, che i
progetti devono contribuire all'aumento della
produttività economica e allo sviiuppo del
Mercato Comune.
Ne consegue che la Banca Europea può
interessarsi solo a determinati progetti e, in
particolare, non può
intervenire nel finanziamento di progetti
per attrezzature collettive di natura sociale, come ad esempio i cosiddetti lavori di edilita (viabilità, strade locali,
scuole, ecc.).
L'azione della BanRené Charpentier
ca si concentra essenzialmente su progetti di una cesta portata; si tratta spesso
di importanti progetti di infrastruttura o di
progetti industriali di base atti ad avere una
incidenza diretta sull'aumento del valore aggiunto creato nella regione, sull'occupazione, ecc.; la Banca non è destinata a trattare
un numero molto grande di operazioni di
importo relativamente basso. Essa si interessa
generalmente solo ad investimenti il cui
ordine di grandezza si avvicina ad un milione
7
COMUNI D'EUROPA
gennaio 1968
-
di U.C. (1 unità di conto
1 dollaro americano). A questo proposito si deve osservare
che, tenuto conto dell'ampio sviluppo degli
istituti di credito nei paesi della CEE, siffatti investimenti devono trovare di norma
il loro finanziamento su basi nazionali.
Gli investimenti finanziati dalla Banca devono essere economicamente e finanziariamente sani, oltre a dare - a norma dell'articolo 130 - un apporto positivo ed importante allo sviluppo armonico della CEE.
La Banca si interessa sia ai progetti cosiddetti produttivi (impianti industriali) che ai
grandi progetti di infrastruttura economica:
trasporti, energia, grandi opere di sisteanazione agricola, ecc. Per i progetti del settore
della produzione, mutuatario è l'imprenditore che procede alla costruzione o all'ammodernamento dei propri impianti. A lui
spetta il compito di convincere la Banca
che l'esercizio presenterà un equilibrio finanziario soddisfacente che garantisca il rimborso del prestito. La Banca chiede al mutuatario le garanzie usuali in materia bancaria; può essere anche richiesta la garanzia
dello Stato. Nel caso di progetti di infrastruttura economica, l'esperienza ha dimostrato che possono presentarsi possibilità ab.
bastanza ampie, dato che mutuatari possono
essere sia gli Stati che imprese nazionalizzate, sacietà ad economia mista, consorzi
di enti locali, ecc. Per i progetti di infrastruttura economica viene normalmente richiesta la garanzia dello Stato.
Tutti gli interventi della Banca avvengono sotto forma di prestiti; la Banca non
ha garantito sinora prestiti concessi da terzi
e non assume partecipazioni nel capitale
delle imprese.
Le azioni della Banca tengono evideatemente conto delle sue possibilità finanziarie,
che dipendono essenzialmente, se si eccettua il suo capitale versato di 250 milioni di
U.C. su un capitale totale di un miliardo
di U.C. dalle condizioni prevalenti sui mercati finanziari.
I tassi d'interesse - che dipendono dal
costo dei prestiti contratti dalla Banca sono uniformi per tutti i prestiti, qualunque
sia il paese della CEE beneficiario dell'intervento; non è tuttavia escluso che i prestiti
possano esser corredati da abbuoni di interesse, ma questo non è mai compito della
Banca. I tassi praticati dalla Banca sono
attualmente del 6,5% per i prestiti fino a
12 anni, del 7 % per i prestiti compresi tra
12 e 20 anni.
Tutti gli interventi della Banca sono presentati per parere allo Stato nel cui territorio viene realizzato il progetto, come pure
alla Commissione della CEE.
Gli interessati possono rivolgersi alla
Banca Europea per gli Investimenti (provvisoriamente: 85, Boulevard de Waterloo Bruxelles), per ottene~reo p u ~ o l idi dwumentazione più completi sulle recenti attività dell'istituzione,
Presa visione di detta nota, la Segreteria
generale del CCE ha provveduto a chiedere
alla BEI ulteriori precisazioni sulle procedure da seguire, da paste degli enti locali,
per prese di contatto preliminari ed ufficiose
Voglia gradire, signor Segretario generale, i
sensi della nostra alta considerazione lt.
Dopo tali precisazioni il CCE intende
muoversi in questo importante settore su
due piani. Innanzitutto esso farà conoscere
con apposita circolare informativa ai vari
Signor Segreta.rio ge,nerale, come è detto
enti locali aderenti, tramite le diverse senell'opuscolo informativo inviato il 14 giuzioni nazionali, i risultati dei predetti congno 1967 all'lntergrup~odi studi per i protatti avuti con la BEI direttamente o tramite
blemi regionali e locali del Parlamento eu1'Intergruppo del Parlamento Eurcpeo in
ropeo, in pratica si sono dimostrate prefemcsdo che gli amministratori locali dei Sei
ribili prese di contatto ufficiose tra la Banccz Paesi della Comunità sappiano quali sono
ed il richiedente, preli,minari all'inoltro di le reali possibilità di utilizzare la Banca Euuna domanda ufiiliale di prestito.
ropea per gli Investimenti: ciò servirà ad
Con lettera del :l9 settembre 1967 ci è stato evitare sia la ~ e r d i t adi ~ r e z i o s eoccasioni
chiesto secondo quali modalità si debbano
che possano così essere loro offerte, sia le
svolgere questi contatti ufficiosi. Invero, delusioni che possono derivare da una non
questo primo 7 a p o r t o solitamente è - e esatta conoscenza della situazione.
deve rimanere - esente da ogni formalità.
D'altro canto, il CCE, in co~llaborazione
I n pratica può stabilirsi sia mediante letterc~ con la Comunità Europea di Credito Comuche mediante conversazione telefonica o vinale di Torino (che, come è noto, è stata
sita alla sede -Eella Banca. A seconda dei voluta dal CCE inizialmente urourio r;er oc- casi e dell'apprezzacuparsi dei problemi del credito agli enti
mento dei promotoiocali su scala europea), intende mettersi
ri, esso ha luogo dia disposizione di quei poteri locali che
rettamente
tramite volessero prendere contatti con la BEI, in
questi ultimi oppure modo da facilitarli nelle procedure preliè lasciato all'iniziatiminari e nelle eventuali operazioni sucva dell'autorità amcessive.
ministratica incariContem~oraneamente non mancherà una
cat(1. del controllo azione di più largo respiro presso la stessa
tecnico o finanzia- BEI e le istituzioni comunitarie affinché venrio dell'operazione in gano adottati criteri operativi tali da conquestione. Per quansentire un più largo accesso degli enti lccali
Giovanni Bersand
ai Ananziamenti.
to riguarda la BanLa Segreteria dell'AICCE coi vari mezzi
ca, i primi contatti
a sua disposizione (tra i quali naturalmente
vengono stabiliti di solito con la Direzione
Comuni d'Europa 2 e x Notizie AICCE ,),
Prestiti nei Paesi membri.
non mancherà di tenere informati gli ammiCi auguriamo che queste brevi precisanistratori locali italiani dei risultati e degli
zioni Le permetttano di fornire utili informazioni ai membri della Sua organizzazione. sviluppi di tale azione.
con la Banca, prima della presentazione di
una domanda formale di finanziamento.
In data 27 settembre 1967, la BEI rispondeva al Segretario generale del CCE con
la lettera che qui sotto trascriviamo:
C
L
.
La CEE, i Poteri locali
e il turismo sociale
Un notevole risveglio di interesse per il
problema dei rapporti tra Enti locali e turismo si è notato negli ultimi tempi nel
nostro Paese, manifestatosi in una serie di
iilcontri, convegni e tavcle rotonde. L,a cosa
6 abbastanza natiirale dato che nessuno potrà negare sia gli stretti legami esistenti tra
l'azione degli Enti territoriali e una politica
del turismo, sia la necessità di far ~ r c c e d e r e
questa politica si1 binari non centralizzati,
ma al tempo stesso con una visione territorialmente coordinata dei vari interventi perif erici.
Tuttavia un approccio ai problemi dei
rapporti intercorrenti fra turismo ed enti
locali a livello non più nazionale ma europeo, non era mai stato tentato, per la ciomplessità del tema, e, scprattutto, perché,
proprio a livello comunitario, una politica
europea del turismo a p ~ a r i v a non ancora
delineata, neppure nei suoi orientamenti
generali.
I1 Collcquio, organizzato dal Consiglio dei
Comuni d'Eurcpa nei giorni 16 e 17 dicembre scorso nella città di Samemo, in collaborazione con la locale amministrazione comunale e con i competenti servizi delle
Comunità europee - ed avente per tema appunto I1 Consiglio dei Comuni d'Europa e
il turismo sociale a livello europeo lt - merita dunque alcune righe di commento, per
la sua novità, per l'ampiezza dei problemi
toccati, per l e prospettive che esso può aprir e ad una collaborazione tra Comunità europee ed Enti locali in un settore fino ad
oggi inesplorato.
Ne ha volentieri preso atto anche lo stesso
Vicepresidente della Commissione delle Comunità europee, prof. Levi Sandri che,
impossibilitato ad intervenire personalmente
al Colloquio, vi ha inviato uno dei suoi collaboratori, la dott.ssa Quadrio. Egli ha anche
tenuto a confermare come l'Esecutivo comunitario, negli studi attualmente in corso
8
COMUNI D'EUROPA
per la prevista fusione dei Trattati, intenda
seguire con particotlare attenzione i problemi
dei turismo, in modo da creare i presupposti,
anche istituzionali, per concrete iniziative in
tale settore: egli h a inoltre riconosciuto che
in questo campo, come in molti altri, la
collaborazione del CCE si è rivelata opportuna ed è stata assai apprezzata dagli organismi comunitari.
In effetti il turismo sociale si intreccia
sotto vari aspetti col processo di integrazione
europea, anche se il Trattato d i Roma istitutivo della CEE non prevede espressamente
una politica europea del turismo: la realtà
è più forte delle previsioni giuridiche e ne
costituisce l'antefatto.
Innanzitutto ci sembra che il turismo sociale possa avere incidenza su quello che può
considerarsi il presupposto necessario del
cammino verso l'unità euro~pea, cioè una
coscienza civica non più soltanto nazionale
ma europea, s lo scambio di esperienze e
di conoscenze che possono evidenziare i profondi motivi di unità che animano i popoli
europei. Naturalmente non vogliamo attribuire a questa diffusione, inevitabilmente
di concetti, più che per una reale divergenza di vedute) il tema dei rapporti fra
turismo sociale e gemellaggi tra Comuni europei: infatti, se da un lato è stato affermato
a Sanremo che il turismo sociale può creare
il bisogno di rapporti sistematici nel quadro
di un gemellaggio - e che questo a sua volta
può poi favorire delle correnti di turismo
sociale - si è tenuto però a precisare che i!
gemellaggio rimane essei~zialmente,secondo
la più corretta impostazjone data dal CCE,
uno strumento politico di unificazione, iii
vista cioè di facilitare la creazione di una
vera federazione europea.
I rapporti tra turismo sociale e scambi fra
giovani europei hanno attirato particolarmente l'attenzione dei partecipanti al Colloquio: ciò non poteva non confermare, anche
in questo settore l'impegrio dal CCE a favore
di una rapida attuazione di quell'u Ente europeo della gioventù D, che l'on. Scarascia
ebbe ad illustrare in modo così organico al
Parlamento Europeo. E' in questo quadro che
i rapporti tra i giovani dei Sei Paesi potranno
trovare i presupposti isi.ituzionali e finanziari per la loro intensiiicazione.
I1 Colloquio di Sanremo: (da sinistra) il segretario generale aggiunto delKJAICCE, Martini;
il sindaco di Sanremo, Viale; il presidente del CCE, Cravatte; il rappreslentante del Ministro Corona; il segretario generale aggiunto del CCE, Philippovich; il segretario generale
della Sezione tedesca, Muntzke; il segretario generale della Sezione belga, Marique.
generica, dello spirito europeo tramite il
tu!rismo sociale, un'importanza maggiore di
quella che essa può effettivamente avere per
il processo di integrazione europea, ma sarebbe altrettanto errato perseguire so'ltanto
iazionalisticamente questo ideale, aLla cui
realizzazione invece molti fattori debbono
concorrere.
Su questo punto vari amministratori locali
partecipanti al Colloquio di Sanremo hanno
insistito recando l'apporto anche di loro precise esperienze. Più discusso (ma essenzialmente in vista di una migliore precisazione
I1 Colloquio di Sanremo ha toccato anche
il problema delle connessioni esistenti fra
turismo sociale e libera circolazione di lavoratori a livello europeo. Questo discorso è
complesso e dei semplici accenni superficiali (quali appunto quelli consentiti nella
presente nota) rischiano di creare pericolosi
equivoci. Basterà ricordare tuttavia, a titolo
di esempio, che una delle difficoltà maggiori
all'adattamento dei lavoiratori migranti nel
nuovo ambiente è appunto quello della scarsa conoscenza delle rispettive mentalità, abitudini, tradizioni. Non ci sembra avventato
gennaio 1968
sostenere che il moltiplicarsi delle corilenti di
turismo sociale, per esempio con destinazione
l'Italia - paese ancora di emigrazione possa portare qualche contributo a una conoscenza diretta di quell'ambiente socio-culturale d a cui il lavoratore emigrante groviene, tale da aiutare il superamento di pericolose incomprensioni e diffidenze.
Ma l'aspetto che ha maggiormente attirato
l'attenzione degli amministratori locali convenuti a Sanremo è stato q u d l o d~ell'apporto del turismo sociale ad una politica regionale di sviluppo. Specialmente certe regioni meno sviluppate, ma con particolare
vocazione turistica, possono trovare nelle correnti di turismo sociale una fondamentale
attività motrice e il presupposto per rompere il loro isoilamento, anche psicologico.
Gravi problemi si pongono in tale campo
agli amministratori locali le cui attribuzioni
incidono direttamente sulle necessarie infrastrutture, in un difficile equilibrio tra lo
sforzo di promozione turistica e quello di
sviLuppo industriale. E' tutta la politica locale
che viene chiamata in causa nei suoi aspetti
di adeguamento delle strutture amministrative e di congrua disponibilità di mezzi
finanziari.
Tutti questi aspetti non potevano certo
essere esauriti in un Colloquio come quello
di Sanremo: esso ha soprattutto posto le
basi per una successiva azione di approfondimento, che avrà come supporto un apposito gruppo di lavoro che il CCE intende
costituire. Tale gruppo opererà nell'ambito
delle Commissioni europee d i studio, create
recentemente daila nostra Organizzazione.
Spetterà soprattutto a questo gruppo di
lavoro avviare un inventario delle reaiizzazioni locali e procedere ad un esame comparato delle situazioni delle comunità locali
e regionali nei diversi Paesi neil campo del
turismo sociale, organizzando poi la diffusione dei risultati e sottolineando sempre
il significato del turismo per il rafforzamento della coscienza europea della popolazione.
P e r quanto concerne l'intervento delle
Istituzioni europee, il Colloquio di Sanremo
ha espressamente proposto la creazione di
un Fondo turistico europeo, per assicurare
all'Europa una posizione competitiva nell'ambito della crescente concorrenza internazionale, soprattutto mediante il rafforzamento di idonee infrastrutture e l'organizzazione di un'azione comune in materia di
propaganda turistica
La delegazione dell'AICCE ha fornito un
oantributo rilevante al successo dell'iniziativa sia con le relazioni introduttive del
Segretario generale aggiunto, Martini, e del
Sindaco di Saniremo, Viale, sia con i numerosi e d impegnati interventi degli altri
delegati, fra i quali: il Sindaco di Udine,
Bruno Cadetto; l'assessore alla Provincia
di Torino, Corrado Calsolaro; l'assessolre alla
Provincia di Bari, Angelo Fizzarotti; il Sindaco di Abetone, Tullio Zerini, con l'assessore Giusto Fontana; nonché il Segretario
generale, Umberto Serafini e il Segretario
amministrativo, Aurelio Dozio.
COMLINI D'EUROPA
--
gennaio 1968
9
p
-
Cronaca delle Assemblee europee
.L
di Andrea Chiti-Batelli
Sintesi dei lavori
del Parlamento
Europeo
nel
1967
Riassumiamo qui brevemente l'attività del socialme della CEE. Ma poiché esso è tolrnato
Parlamento Europeo per il 1967 - rinviando, più di proposito su tale argomento in seguito, riferiamo più avan6i sulle sue prese
per più ampie sintesi, al e Bollettino d'Informazioni », pubblicato da queste Assemdi posjizioge in materia
blee - limitatamente alle discussioni che
hanno avuto maggior interesse politico e
SESSIONE DI MARZO
sorvodando su quelle suLle quali abbiamo
già riferito nel corso dell'anno (il problema 11 vertice di R~~~~
dell'adesione britannica, la crisi dell'Euratom,
il vertice
e l a partenza di ~ ~ 1 1 - Tema centrale della Sessione, e di maggior
rilievo politico, è stato quello della orostein - argomenti, questi due ai quali
spettiva della Conferenza dei Capi di Stato
abbiamo fatto allusione trattando del problenia greco e del conflitto del Medio e di Governo dei Sei Paesi membri, prevista
per la primavera successiva a Roma, in o'cOriente -, questi due ultimi temi, la politica regionale) o abbiamo riferito in un pas- casione del decimo annivers,ariol della firma
sato recente, senza che vi siano stati nuovi d,ei Trattati istitu'tivi del Mercato Comune.
I1 tema ,era già stato accennato tanto dal
sviluppi particolarmente importanti (la riDtecano Sen. Santero come dal Presidente
cerca scientifica e tecnologica, la politica europea per la gioventù) o intendiamo riferire dell'Assemblea, il demo'cristiano francese
fra breve (la crisi della Comunità carbosi- Poher (confermato n'e)lla carica per il 1967)
derurgica, il problema di una politica europea nei loro discorsi all'inizio della sessione;
dei trasporti, l'associazione coi paesi afried è stato pomi ripreso e d ampliato dal rel,acani) (1).
tore della Commi~sio~n'e
Politica, il demoEcco dunque, divisi secondo l e varie sescristiano italiano Edoardo Martino, le cui
sioni, i temi salienti che il Parlamento Euroconclusioni sono state int'eramente accolte
peo ha trattati nell'anno trascorso.
nella ris'oluzione approvata, in cui il Parlam,ento Europeo a si dichiara co,nvinto che
in occasion'e del 'loro incontro di Roma, i
SESSIONE DI GENNAIO
capi di Stato o di governo dei sei paesi
non mancheranno di ispirarsi allo stesso spiSituazione generale della Comunità
rito che pres5edett.e nel 1961 alla loro ConSenza dubbio l'awenimento politico più
ferenza di Bonn e di compiere nuovi proimportante della sessione è stato costituito gress,i su'lla via (li un'Europa organizzata,
dall'allocuzione, ormai tradizionale ogni anno, d,mocraticia ed autonoma; ricwda che lo
del sig. Marjolin, Vicepresidente ddl1Esecu- statzis d,elle Comu:nità impone loro l'obbligo
tiivo del Mercato Comune, dedicata all'espodi essere ampiarnent'e aperte alla partecisizione della situazione economica della Copazioae di a'ltri p:ies.i europei animati dallo
munità nel 1966 e alle pr'evisioni per il 1967 stesso ideal'e; rivolge un serio appello ai
(ma, purtroppo, l'ultima del benemerito eurocapi d i Stato o di governo per la soluzione,
peista francese che, come Halistein, ha lanel qua'dro dei Tilattati, dei problemi più
sciato le sue funzioni, da quando si è costiurgenti 6ellle Comunità, in particolare per
tuita la Commissione unificata presieduta
qua,nto concerne: u ! ) l'awenire de1l'Eurato.m;
da Rey).
b) i l su~,eramentodelle attuali difficoltà
Nel complesso, egli ha detto, nel 1966 il
della CE'CA nello spirito delle decisioni di
prodotto lo'rdo comunitario è aumentato del Lussemburgo del 16 febbraio 1967; C ) la
4,50./0, rispetto al 4% del 1965. Tuttavia se fusione degli Esec:utivi, quale bas,e di ogni
lo sviluppo è stato rapido in Italia e in rafforzamento delle strutture istituzionali e
Francia, esso ha subito un considerevole del'l'e competenzte delle ComunitA; d ) l'attrirallentamento in Germania.
buzione all'Es~ecut.:ivo unificato del compito
Le misure economiche prese dal nuovo di e1,abora~eprogrammi concreti - alla cui
g w e m o tedesco, in conformità anche ai sugte
realizzazione potrebbero e v e n t ~ a ~ l m e n parg e ~ m e n t idel17Esecutivo comunitario - h a tecipare, prima aricora della loro auspicata
proseguito Marjolin - lasciano sperare che aidesio~nealle tre Co'munità, altri paesi curo'la situazione tedesca andrà nmtalizzandosi
pei ed in particolare il Regno Unito - per
e consentono quindi di prevedere che l a Couna m.igliore cooperazione europea. sul pi'ano
munità nel w o complesso p ~ e s e n t e r à una culturale ed in particolare nel settore della
espansione impolrtante anche nel 1967, segnaricerca sci'entifica e del progresso tecnolotamente in Francia e in Italia specie se si gi'co, che consenta all'Europa di conservare
riuscirà a frenare l'aumento dei prezni ed l'indipendenza economica; e) l'accelerazione
a stimolare gli investimenti, l a cui deficienza delle procedure necessarie per l'auplicazione
ritarda in alcuni Paesi l'attivith economica. intema'le del Trattato d,ella CEE e per la
definizione delle ~io1,itichecomuni, in artiCECA e problemi sociali
colare di una politica commerciale il cui
comrsletamento no'n dovrebb,e superare il
In questa Sessione i1 Parlamento Eurotermine fissato per la realizzazione dell'uniopeo si è anche occupato, t r a l'altro, della
ne
doganale; si dichiara semm-e pronto. conComunità carbosiderurgica e della situazione
f ~ r m e m e n t ~all'invito
e
rivoltogli dai capi di
(1) Sull'adesione britannica vedi il numero <i1 marzo:
Stato
o
di
gover:no
a
l termin'e della loro
sull'Euratom il ncmrro di apriie: sul vertice romano
e la partenza di Hallstein il numera di settembre.
conferenza di Bonn, ad apportare il proprio
CO~CO~SO
P" la ricarca dei mez" miglio"
ver la realizzazione dell'unificazione europea; incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione e la relazione ad
essa attinente ai capi di Stato o di governo
ed alle
dei Sei Paesi membri, ai
Commissioni della CEE e della CEEA nonché al Consiglio speciale di ministri ed
all'Alta Autorità della CECA B.
Parole al vento, come i fatti hanno poi
dimostrato.
questa Sessione - 'Ome
- 'On0 stati poi ripresi
e su essi riferiremo perciò
argomenti
"
la
"'"
proliferazione
cessivamente.
SESSIONE DI MAGGIO
Gran Bretagna
Dupo un elogio funebre, da parte del Presidente (il d.c. francese Alain Poher), del
Cancelliere Adenauer, è stata solennemente
commemorata la firma dei Trattati di Roma,
di cui rico~rrevai l decennale, e della dichiarazione di Robert Schuman del 1951, che
pose la prima pietra della CECA.
Sono altresì da segnalare, in questa sessione, la discussione sull'adesione della Gran
Bretagna (si veda anche la relazione dell'onorevole Dehousse sui rapporti della Comunità con i paesi terzi e le organizzazioni
internazionali, Doc. 47), e sui problemi della
Comunità carbo-siderurgica.
Nelle risoluzioni approvate su questo argomento, il Parlamento Europeo auspica la
rapida fusione delle t r e Comunità e il prolungamento dell'opera di unifioazione europea c m l'elaborazione di una politica estera
e di una politica di difesa comuni; cottoLinea che l'appartenenza alle Comunità implica particolari obblighi e diritti; auspica
la partnership atlantica, la positiva ronclusione del Kennedy-round, l'attuazione di
una politica commerciale comune, lo sviluppo dell'associazione con i paesi africani;
ed esprime la speranza che i negoziati tra
la Gran Bretagna e le t r e Comunità si concludano rapidamente e la convinzione che
tale adesione contribuirà a rafforzare le
Comunità e a realizzare ulteriori progressi
verso l'unione politica dei popoli europei.
SESSIONE DI GIUGNO
Kennedy -round
A parte gli argom~entis u cui, come si è
detto, abbiamo riferito o riferiremo altrove,
e d a segnalare l'importante discussione sui
risultati del Kennedy-round. Nella risoluzione approvata il Parlamento Europeo sottolin'ea l'importanza pol'itica che il negoziato
sia stato condotto dalla Comunità in quanto
tale se auspica ch,e il Consiglio dei ministri
ripeta questa esperienza alla prossima Conferenza mondiale sul commercio e lo sviluppo; ch'i,ede che in questo quadro la Comm i s ~ i o n ~ee i l Consiglio propongano soluzioni tali da favorire lo sviluppo economico
dei paesi arretrati; constata che l'esito dei
negoziati ha eliminato i pericoli per la cooperazion'e economica europea derivanti dal-
COMUNI D'EUROPA
l'esistenza della CEE e delllEFTA; deplora
che nel settore agricolo non siano stati conclusi quegli accordi mondiali previsti per
alcuni importanti prodotti e auspica che
vengano ripresi i negoziati relativi a tali
accordi; chiede che nell'attuale fase conclusiva delle trattative la Commissione e il Consiglio cerchino di raggiungere risultati più
positivi possibile.
Trasporti
Di particolare rilievo è stata anche la dismssiolne sulla politica comune dei trasporti,
al term'ine della quale è stata approvata
una risoluzioae in cui il Parlamento deplora
lia decisione del Consiglio di r,imandare all'autunno la sessione prevista per il 20 giugno destinata ai piroblemi dei trasporti, ed
auspica un'effettiva politica comune i n questo settore per il 10 luglio 1968.
Situazione de'lla CECA
La relatrice on. Lulling, socialista lussemburghese, h a affermato, riferendo sulla
15" Relazione della CECA, di non presentiare
una mozione di censura nonostante che
l'Alta Autorità non abbia saputo trovare
soluzioni fondamentali e durature alla crisi
strutturale nel settore del carbone e alla
crisi congiunturale nel settore dell'acciaio.
Essa ha giustificato questa situazione con
il fatto che il Trattato di Parigi non dà
all'Alta Autorita i mezzi per risolvere le
attuali difficoltà. L'oratrice si è poi compiaciuta per l'accordo intervenuto sull'acciaio nel quadro del Kennedy-round, che
costituisce una vera e propria decisione di
politica commerciale comune; ha chiesto l'at-
tuazione urgente di una politica energetica
comune, che tenga presente la situazione
del carbone; ha auspicato tutta una serie
di misure per ovviare alle cause della crisi
nel settore dell'acciaio (regolamento della
concorrenza, sostegno dei prezzi, aumento
del consumo); ha salutato con favore l'intensa attività svolta dall'Alta Autorità nel
settore sociale e h a aus,oicato che, al momento della fusione degE Esecutivi, sia salvaguardata l'autonomia finanziaria garantita dal Trattato CECA, affinché possa
continuare l'attività ccrnunitaria nel settore della costruzione degli alloggi.
La risoluzione approvata dal Parlamento
Europeo approva la 15" Relazione dell'Alta
Autorità, ma invita quest'ultima ad adoperarsi p~er risolvere le gravi difficoltà in
cui si trovano le industrie carbosideirurgiche, che rischiano di pregiudicare la prosperità di talune regioni e il benessere delle popolazioni che vi abitano, e auspica che
vengano salvaguardati, al momento della
fusione e degli Esecutivi e poi delle Comunità, lo spirito del Trattato di Parigi, nonché l e disposizioni caratteristiche, i poteri
e l'autonomia finanziaria della CECA.
Se l'Euratom, come vedremo, ~ i a n g e ,la
CECA, è chiaro, non ride.
LA SESSIONE
N
AGRICOLA » DI LUGLIO
Nel mese di luglio il Parlamento Europeo si è riunito in sessione straordinaria
a Lussemburgo per discutere i problemi più
urgenti della politica agricola europea comune, e in particolare il problema dei prezzi agricoli, sui quali era richiesto, a norma di trattato, il suo parere, prima che
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Corrispondenti in tutto il mondo
gennaio 1968
questi venissero fissati dal Consiglio dei
Ministri, attraverso appositi regolam~enti.
Poiché da tempo non abbiamo dedicato
spazio alla politica agricola, illustreremo
brevemente quanto è stato deciso in questia sessione.
Scno noti i principi essenziali della politica agricola europea, stabilita nell'ambito
del Mercato Comune. I costi, e quindi i
prezzi, all'interno della Comunità, sono in
genere assai più elevati che non sul mercato mondiale: così ad esempio il grano
americano o clanadese costa, ai porti europei, circa 50 dcllari la tonnellata, cicè meno
della metà del costo medio europeo; e lo
stesso avviene per la maggior parte dei
prcdutti agricoli.
Perché dunque vi sia un mercato unico,
interno alla Comunità, di tutti i prodotti
agricoli, è stato ed è necessario stabilire
due regole fondamentali.
Da un lato una serie di prelievi comunitari uniformi a tutte l e frontiere .- in
scsbituzione delle dogane nazionali, variabili per ciascuno stato - sui prodotti provenienti dai Paesi este'rni alla Comunità,
in modo da proteggetre adeguatamente i
prc,dotti comunitari.
Dlall'altro stabilire delle misure di intervento comunitario, che garantiscano l'acquisto dei prodotti a determinati prezzi: misure, anche queste, coordinate e sostitutive
di dispos,izioni prima adottate dai singoli
stati membri: ad esempio, un'organizzazione comunitaria degli ammassi del grano
- cggi detti 4 organismi d'intervento
in sostituzione del sistema nazionale di ammasso, quale già esisteva, ad esempio, in
Italia; oppure, altre forme di intkrvento
e di garanzia, sempre comunitariamente
organizzate e disciplinate, quando i prezzi
scen.dono al di sotto di un certo limite, come nel oaso degli ortofrutticoli.
Ed è altresì noto che per consentire questi ed altri interventi è stato istituito un
apposito Fondo europeo agricolo di o ~ i e n tamento e di garanzia (il FEOGA n), alimentato sia, da una parte, dai ricordati
prelievi comunitari (il 90%, il resto andando agli stiati) sia, dall'altra, da contributi diretti degli stessi stati membri. (Più
precisamente, è la sezione K Garanzia W del
Fondo - che assorbe quasi i 2/3 delle somme che il Fondo ha a disposizione - che
è destinata agli scopi che dicevamo; mentre il settore orientamento, al quale vanno
le somme restanti, ha lo scopo di finanziare opere di miglioramento, nei Paesi
membri, delle aziende e della produzione,
cioè, come si suo1 dire, delle strutture
agricole).
Sulla base di questi principi - che sono
stati richiamati, nel corso delle sedute, dai
vari relatori e oratori inte,rvenuti - il Parlamento Europeo doveva pronunziarsi oltre che su alcuni punti meno rilevanti
concernenti appunto un miglior funzionamento, plrocedure più snelle, criteri più precisi per l e due sezioni garanzia e orientamento del FEOGA - sul problema dei
prezzi per l'annata agricola 1968-69, relat i ~ a m e n t ~aei cereali, ai grassi (in particol a ~ eall'olio di oliva), nonché al riso, allo
zucchero e alla carne di maiale.
Particolarmente imwortante è stato il dibattito intorno al Firezzo dei cereali. La
Commissio~ne esecutiva del Mercato Comune aveva proposto che il prezzo base per
COMUNI D'EUROPA
gennalo 1968
-
il grano tenero, a d esempio,
che viene
fissato, come gli altri, dal Consiglio dei
Ministri comunitario - restasse di 106 dollari la tonnellata (di fronte a quello internazionale che è, come si è ricordato, di
cinquanta dollari circa: i1 che significa che
i1 prelievo comunitario che verrà percepito su ciascuna tonnellata di grano prolveniente da Paesi terzi sarà probabilmente
superiore al 100% del prezzo di tale grano). Ma il Parlamento Europeo h a giudicato tale prelievo ancora insufficiente ad
assicurare una adegutata remunerazione ai
produttmi comunitari, ed ha proposto un
prezzo-base di 112 dollari, con un aumento, quindi, del 5% rispetto al prezzo-base
comunitario della annata in corso; e aumenti analoghi h a suggerito per il ,grano
duro, l'orzo, la segale, il granoturco: benché
non siano mancati i pa~lamentari - specialmente da parte socialista - che hanno criticato questo eccessivo protezionismo
comunitario, che separa con barriere giudicate troppo elevate l'agricoltura comunitaria dal commercio mondiale, e stimola
artificiosamente la ~ r o d u z i o n e interna nei
Paesi, come la Francia, che hanno costi
interni relativamente meno alti.
Gli altri prodotti agricoli, sui prezzi dei
quali il Parlamento Europeo doveva pronunziarsi erano, come si è ricolrdato, i gpassi, se in particolare l'olio d'o'liva, nonché il
riso, lo zucchero e la carne di maiale.
Anche per l'olio e il riso la Commissione
Esecutiva di Bruxelles ha proposto di aumentare, peraltro lievemente, il prezzo base: di 5 dollari la tonnellata per l'olio, di
9 dollari por il riso. E, anche qui, il Parlamento europeo - limitatamente al riso
ha proposto un maggiore aumento: cioè non
di 9, ma di 14 dollari.
Per lo zucchero e i semi oleosi, invece,
tanto la Commissione esecutiva del Mercato Comune, come il Parlamento Europeo, hanno chiesto che resti invariato il
prezzo base gi3 stabilito; mentre Der la
carne di maiale il Parlamento Europeo
chiede, anche qui andando oltre le proposte della Commissione, un aumento di tre
dollari la tonnellata per carne macellata,
dal lo agosto al 31 ottobre 1968.
-
SESSIONE DI SETTEMBRE
Dichiarazioni di Rey
Dopo la commemorazione di Gaetano Martino, il fatto saliente della Sessione sono
state le clichiarazioni al Parlamento - le
prime - del Presidente della Commissione
Europea unificata, signor Rey. Questi ha
affermato che la Commissione vuole affrontare i problemi posti dall'ampliamento
della Comunità: a questo proposito h a anticipato l'atteggiamento favorevole dell'Esecutivo all'apertura di negoziati con la Gran
Bretagna e con gli altri paesi europei interessati. Ha auspicato, dopo la fusione degli Esecutivi e delle amministrazioni, la
fusione dei Trattati: la Commissione è già
p o n t a ad offrire ai governi i suoi suggerimenti. Ha indicato i settori nei quali la
Commissione intende compiere nuovi sforzi: la politica energetica comune, la politica industriale, la politica della ricerca,
la politica regionale, la politica sociale. Ha
affermato infine la necessità di un nuovo
slancio politico che porti ad una vera unione politica. (Se le chiacchiere facessero
farina...).
Sulla necessità dell'unione politica ha poi
insistito particolarmente, nel suo intervento
nella discussione a nome del Gruppo democratico-cristiano, I'on Mario Scelba.
Seduta comune con il Consiglio d'Europa:
dieci anni d'integrazione
Nella stessa sessione si è avuta, come
ogni anno, la sessione congiunta con 1'Assemblea consultiva del Consiglio d'Eurolpa,
dedicata quest'anrio al tema: e Bilancio di
dieci anni d'integrazione comunitaria ». L a
relazione per il Parlamento europeo è stata
presentata dall'on. Pedini, il quale ha fatto
un bilancio sostanzialmente positivo. Se
molto resta ancora da fare, egli ha detto,
anche nello stesso settore dell'integrazione
economica, notevoli sono stati i successi: il
prodotto nazionalr? lordo della Comunità è
aumentato dal 1958 ad oggi del 45%, di
fronte ad un aumento, nello stesso periodo,
del 29% in Gran Bretagna e del 38% negli
Stati Uniti; la produzione industriale è aumentata del 50% e gli scambi commerciali
intraccmunitari del 238%. Questi successi
ha affermato l'oratore - sono dipesi dal
fatto che la CEE, non è solo una somma
di accordi commerciali o economici, ma
costituisce la via verso un tipo nuovo di
Stato, che però non potrà dirsi realizzato
se non si giungerà alla piena unione politica.
Nella discussione è ritornato più volte
e in ispecie, com'è naturale, da parte
il tema dell'adesione
di oratori inglesi
britannica, alla quale anche la sessione congiunta si è dichiarata favorevole, nella
grande maggioranza degli oratori intervenuti.
-
-
-
SESSIOBiE DI OTTOBRE
Non proliferazione
In margine alla discussione sul bilanci9
dell'Euratom - tema sul quale abbiamo
di recente e a lungo intrattenuto i lettori di
« Comuni d'Europa ,) - il Parlamento Europeo ha discusso una interrogazione orale
della Commissione Politica alle Comunità
europee sulla non proliferazzo?ae: argomento che abbiamo invece sviluppato in un
opuscolo nel quale abbiamo raccolto le nostre ? Cronache delle Assemblee europee »
apparse in « Comuni d'Europa » del 1966
relativamente ai problemi militari discussi
in seno all'U.E.0.
Certo - ha detto Scelba, presidente della Commissione politica, presentando l'interrogazione - non esistono contrasti tra
i fini delle Comunità europee e la causa
della pacifica convivenza tra i popoli, perseguita con il trattato di non proliferazione;
ma sta di fatto - ha precisxto Edoardo Martino, membro della Commissione unificata
delle Comunità europee - che i progetti altualmente sul tappeto porrebbero in atto
una discriminazione direttamente contraria al
principio opposto sul quale si fondano l e
Comunità, e che il controllo di sicurezza
esercitato dall'Euratom sarebbe sostituito
per i paesi non armati nuclearmente con
quello dellYAgenziainternazionale per l'ener-
gia atomica di Vienna. Questo provocherebbe una divisione in due categorie delle
industrie nucleari: da un lato l e industrie
delle potenze fornite di armamenti nucleari, che potrebbero sviluppare la produzione
senza alcun controllo, e dall'altro l e industrie di paesi sprovvisti di armamenti nucleari, sottoposte ai controlli. E' evidente
che, se nella Comunità sussistessero due
diversi regimi per Le industrie nucleari,
sarebbe distrutto il mercato comune nucleare creato dal Trattato di Roma. I1 principio su cui si fonda tale mercato impone
infatti di garantire la libera circolazione
delle merci nucleari, e quindi non è accettabile una disposizioae che crei una
frontiera all'interno della stessa Comunità.
Un qualsiasi fatto che portasse al turbamento delle condizioni di parità esistenti
in seno alla Comunità metterebbe in gioco
lo sviluppo di un'industria di punta la cui
importanza economica e sociale è evidente
e costituirebbe inoltre la rottura di un
equilibrio politico che rappresenta un elemento prezioso per l'integrazione europea.
Concludendo, Edoardo Martino h a elencato
i principi ai quali si ispira la Commissione: intangibilità del controllo previsto dal
Trattato di Roma, che solo una revisione
del Trattato stesso potrebbe modificare;
difesa integrale delle norme e delle disposizioni dei Trattati e, in questo quadro,
ricerca di una formula efficace di collaborazione con l'Agenzia d i Vienna per risolvere i problemi.
Ci siamo limitati, anche in ordine a tale
argomento, ad enunciare, in questa sede,
solo i termini essenziali del dibattito, rimandando, per l'esposizione del nostro punto in materia, all'opuscolo sopra citato.
Nello stesso spirito riferiamo la risoluzione
approvata dal Parlamento Europeo nella
sessione di marzo relativamente alle possibili incidenze del Trattato di non proliferazione sullo sviluppo dell'industria nucleare continentale per fini pacifici. In essa
si afferma tra l'altro che il Parlamento
Europeo intende fornire un contributo efficace al divieto della proliferazione delle
armi nucleari; ma desidera altrmì garantire a tutti gli Stati interessati la possibilità di utilizzare l'energia nucleare a scopi
pacifici. I1 Parlamento Europeo pertanto
sottolinea l'interesse degli Stati membri
delllEuratom di assumere una posizione
unica e di manifestare la loro ferma VOlontà di far si che lo sviluppo delle industrie nucleari che utilizzano questa energia
a scopi pacifici non venga messa in pericolo.
Poteri consultivi del Parlamento Europeo
I1 Parlamento ha anche discusso il modo
come rafforzare i p r o v i poteri consultivi,
ed ha approvato in argomento una risoluzione in cui si afferma che esso, considerando che attraverso i suoi poteri deliberativi e consultivi si esplica la partecipazione
dei popoli della Comunità all'elaborazione
degli atti normativi comunitari, invita la
Commissione e il Consiglio a consultarlo
sui progetti di testi che esprimono un'opz i m e politica, sui progetti di testi che fissano le linee essenziali delle misure politiche, sulle disposizioni fondamentali dei
COMUNI D'EIJROPA
testi che il Consiglio intende adottare anche se fossero necessarie diverse consultazioni, sui testi che fanno seguito a regolamenti di base; i testi mancanti della consultazione, conclude il Parlamento Europeo,
sono viziati e possono essere dichiarati nulli
dalla Corte di Giustizia.
La libera circolazione dei lavoratori
Il Parlamento europeo ha discusso anche
le proposte della Commissione per la sgppressione, con il l o luglio 1968, degli ultimi ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori nei sei paesi della Comunità.
I1 Parlamento Eturopeo - afferma in sostanza, la risoluzione approvata - approva
le proposte della Commissione della CEE
con alcune modifiche; invita a risolvere. per
rendere effettivo il diritto dei lavoratori alla
libera circolazione, i problemi relativi alla
armonizzazione dei sistemi di formazione
professionale e all'equivalenza dei titoli di
studio; auspica l'adeguamento della sfera
d'azione e dei mezzi di intervento del Fondo
sociale europeo, affinché esso divenga uno
strumento efficace della politica comunitaria dell'occupazione, e l'intensificazione
delle azioni destinate ad agevolare I'integrazione dei lavoratgri migranti e delle loro
famiglie nel nuovo ambiente di lavoro e di
vita; chiede l'adozione di norme intese a
realizzare il diritto, per i lavoratori migranti, di rimanere sul territorio di uno
Stato membro, dopo aver occupato un impiego.
SESSIONE DI NOVEMBRE
Problemi sociali
Strettamente connesso con l'argomento
precedente è quello della politica sociale
della Comunità, discussa dal Parlamento
Europeo nella sessione di novembre.
L'on. Bergman, relatore, ha lamentato
che, a causa dell'inazione del Consiglio, non
si siano ancora compiuti progressi sensibili nell'elaborazione di una politica sociale
della Comunità. Egli ha dichiarato che non
bisogna separare il settore sociale da quello
economico e ha insistito sulla necessità di
studiare i problemi sociali nel contesto ~ i
ampio possibile; ha rilevato che i redditi
non hanno registrato un'evoluzione soddisfacente: ha chiesto che sia raggiunta la
parità di retribuzione per uomini e donne.
Dal canto suo l'on. Sabatini (d.c. it.) h a
sottolineato il rapporto esistente tra lo sviluppo della situazione economica, l'aggiornamento di nuove tecniche produttive e
la necessità di disporre di un Fondo sociale efficiente, tale da rispondere all'esigenza che non siano i lavoratori a pagare
le conseguenze dello sviluppo economico;
ha insistito sulla necessità di compiere uno
sforzo nel settore della formazione professionale; ha auspicato una politica dell'occupazione coordinata con l'attività produttiva
della Comunità.
Sullo stesso argomento si era già pronunziato, a gennaio, in qualità di relatore,
l'on. Troclet.
La politica sociale comunitaria, egli aveva detto, ha subito, in conseguenza della
crisi del Mercato Comune, una stasi che
dura ormai da oltre due anni, dovuta alla
inerzia dei governi membri. Anche l a re-
cente riunione dei miriistri interessati è
stata deludente, ha proseguito Troclet, giacché tra l'altro nessuna decisione è stata
presa per una serie di misure importanti
ed urgenti, t r a cui la riforma del Fondo
sociale europeo proposta dalla Commissione Hallstein e dal Parlamento della Comunità.
La risoluzione approvata, dopo aver ripetuto queste critiche e questi incitamenti,
invita la Commissione a tener maggiorment e conto delle esigenze di carattere sociale
nell'attuazione delle politiche comuni dei
trasporti, dell'agricoltura, della congiuntura, dello sviluppo regicinale. Essa chiede
la riforma del Fondo sociale; invita la
Commissione a presentare le proposte per
promuovere l'armonizzaz~~onedella sicurezza sociale; invita infine la Commissione e
il Consiglio a convocare una conferenza
tripartita per i problemi dell'occupazione,
alfine di favorire l'equilibrio sul mercato
del lavoro grazie a una politica attiva e
coordinata in materia di occupazione.
I1 « Colloquio » con il Consiglio e la situazione generale della CEE
L'argomento politicamente più rilevante
della sessione è stato però, come ogni anno, il « Colloquio D con il Consiglio dei .Ministri comunitario (e con la Commissione
unificata). E' significativo rilevare - a illustrazione del progressivo deterioramento
comunitario - quanto l'on. Poher, presidente del Parlamento, ha sottolineato introducendo il dibattito: e cioè che, per la
prima volta dopo dieci anni, il tema proposto dall'ufficio di Prirsidenza del Parlamento era stato modificato su richiesta
del Consiglio. Il Parlamento desiderava
infatti discutere le prospettive e le possibilità di unificazione politica dell'Europa
dopo il vertice di Roma e la fusione degli
Esecutivi; il Consiglio ha invece preferito
discutere l e prospettive di sviluppo delle
Comunità dopo la fusione delle Istituzioni.
L'Ufficio di Presidenza del Parlamento ha
accettato questa modifica, « p e r non mettere in imbarazzo i rappresentanti dei Governi nazionali » (quelle délicatesse, diceva
ù quel farmacista a quel vedovo); ma in tal
modo il Colloquio è stato castrato del suo
interesse politico maggiore.
E' avvenuto così che il Presidente Poher
e gli altri oratori intei-venuti hanno da
parte loro insistito, nonostante il cambiamento dell'ordine del giorno, sulle esigenze
sempre più cogenti dell'unità politica; mentre il rappresentante del Consiglio dei Ministri, il sig. Schiller, ministro dell'economia tedesco, ha parlato dei vantaggi della
fusione degli Esecutivi comunitari: indò tu
vai, le son cipolle, si dice a Firenze.
Non sono mancate naturalmente, nella
discussione, voci severe di condanna per
la Conferenza stampa di de Gaulle, avvenuta in quei giorni, e manifestazioni di
favore incondizionato - a nostro avviso
assai più discutibili - verso l'adesione
della Gran Bretagna al Mercato Comune:
ma le une e le altre altrettanto platoniche
quanto tutto il resto. II Parlamento Europeo nulla può, perché non ha mai saputo
fare la sola cosa non inutile che avrebbe
potuto: elaborare un progetto di unione
gennaio 1969
politica organico e preciso, anche se graduale e realistico, da contrapporre a quello
goillista di Europa della patrie, da sostenere poi tenacemente ad ogni occasione
opportuna. Ma per far questo occorrerebbe, tra l'altro, una certa continuità di azione e di presenza nei suoi componenti che
invece, tiraillés fra mandato nazionale ed
europeo, e per di più costantemente varianti nelle persone (le elezioni nazionali
non coincidono, ovviamente, nei vari paesi,
e quindi non c'è un Parlamento europeo,
per dir così, costante e composto delle
stesse persone per un'intera legislatura, com e avviene invece nei Parlamenti nazionali), non sanno vedere e volere se non
à la wetite semaine.
Ironia delle cose - o per dir meglio dell'impotenza e della t o t d e mancanza di fantasia dei demccratici cosiddetti « europeis t i » : tale proposta è stata fatta ... dal rappresentante gollista d e Lipkowski ( C è
giunto il momento in cui il Parlamento
Europeo deve proporre ai sei Governi un
piano preciso per il rilancio dell'Europa
politica, senza rimettersi ai Governi o ai
colloqui al vertice »), in sede di discussione della situazione della CEE: discussione
i n t x n o alla quale si possono fare le stesse
melanconiche considerazioni che abbiamo
fatte relativamente al « Colloquio B. Certo,
se si guarda alla risoluzione finale, questa
tocca l'insieme dei problemi sul tappeto:
ci sono tutti, come nella vaile di Giosafat,
verrebbe voglia di dire col dottofr Azzeccagarbugli: il Parlamento Europeo invita
la Commissione esecutiva unificata a svolgere a pieno la funzione politica che le
compete, invita il Consiglio e la Commissione ad attuare completamente la libera
circolazione delle persone, delle merci, dei
servizi e dei capitali e a favorire la creazione di società di tipo europeo; chiede una
politica agricola comune anche nel settore
delle strutture; auspica politiche comuni
nei settori dell'energia, dei trasporti, del
commercio esterno; chiede che siano compiuti rapidi progressi per l'attuazione della
politica sociale; sottolinea da necessità di
condurre una vasta politica comunitaria
nel settore della ricerca scientifica e della
tecnologia; auspica una ennesima vollta che
i negoziati con la Gran Bretagna siano avviati quanto prima e si concludano positivamente nel pieno rispetto dei Trattati;
insiste sulla necessità di salvaguardare e
di sviluppare i presupposti di un ordinamento federativo creati dai Trattati, soprattutto tramite il rafforzamento dell'elemento parlamentare; auspica l'unificazione
pollitica dell'Europa come mezzo per quest'ultima atto a consentirle di assumere nel
mondo la funzione che le compete e fa
quindi appello ai Governi affinché stabiliscano nei settori non contemplati dai trattati
un'efficace cooperazione politica, con l'obiettivo finale di un'Europa politicamente unita
e capace di svolgwe appieno la sua funzione.
Ma una statistica, senza dubbio interessante, che ci dicesse con esattezza quante
volte, nel corso degli ultimi dieci anni, il
Parlamento Europeo ha ripetuto gli stessi
inviti, ci dimostrerebbe fino a che punto
questi lascino, e lascino sempre, il tempo
che ;rovano.
COMUNI D'EUROPA
gennaio 1968
13
LA RIUNIONE ANNUALE
DELLA CONFERENZA PARLAMENTARE
DELLA ASSOCIAZIONE EURO-AFRICANA
I fini dell'Assoaiazione
Come tutti gli anni, alternativamente in
Europa e in Africa, si è tenuta quest'anno
a Strasburgo (lo scorso anno aveva avuto
luogo a Abidjan) la Conferenza Euro-africana. Ci proponiamo di riferire ampiamente
su tutto il problema deLl'Associazione in
uno dei prossimi numeri di Comuni d'Europa B, .e per ora ci limiteremo a ricordare la distanza che passa fra gli obiettivi
e la realizzazione. Gli obiettivi sono stati
con molta efficacia oratoria enunziati dal
Presidente Poher nel suo solenne discorso
intro'duttivo.
Non è in questo momento - egli ha detto fra l'altro - in cui ci si accorge da
tutte le parti dell'inefficacia della politica
di frazionamento degli aiuti al Terzo mondo, che noi dobbiamo disperdere la nostra
azione. L'aiuto finanziario della Comunità
è decisamente diretto a favorire la produzione e la diversificazione e a migliorare
l'infrastruttura economica e sociale. A questi criteri dobbiamo fermamente attenerci.
Qualsiasi revisione della nostra politica di
cooperazione economica, tecnica e finanziaria va fatta in modo da garantire una maggiore efficacia e da attribuire carattere di
priorità ai progetti di quegli Stati associati
che accettano di coordinare i loro sforzi
in materia di produzione al fine di creare
dei mercati interafricani ampliati. Sapendo
che gli imperativi dello sviluppo dell'economia europea non ci permettono di super a r e un certo ammontare di aiuti finanziari, occorre, nell'ambito delle nostre possibilità, che noi concentriamo i nostri sforzi
per imprimere all'economia degli Stati associati una spinta sufficiente.
Le deficienze, al di là di queste parole,
sono dovute alla non grande entità dei
mezzi a disposizione e alla natura stessa
dell'associazione che, nonostante molti aspetti positivi, presenta sostanzialmente ancora
uno spiccato carattere di « neo-colonialismo P ,
come appunto cercheremo di dimostrare
nell'annunziato saggio su questo problema.
.
Fondo di stabilizzazione MEC africano, disarmo e aiuto allo sviluppo
Fra le proposte formulate nelle risoluzioni finali è da ricordare quella relativa
all'istituzione di un a Fondo di stabilizzazione dei prodotti tropicali dell'Associazion e » il cui finanziamento dovrebbe essere
assicurato da una dotazione iniziale versata
da tutti i 24 Stati associati e d a riserve
varie da determinare, la cui gestione spetterebbe alla Commissione della Comunità;
ma soprattutto si deve ricordare una proposta formulata, in un suo intervento, dall'on. Scelba, e che poi, fatta propria dal
Gruppo democristiano, è stata ora trasmessa all'esame delle Commissioni competenti,
e di cui si parlerà in una prossima sessione
La risoluzione prevede in sostanza due
cose: da un lato un incoraggiamento alla
Unione economica, sul modello del Mercato
comune, dei paesi africani fra loro; dall'altro un invito agli Stati del Mercato comune
a ridurre sostanzialmente gli armamenti,
Nel quadro del gemellaggio Tolone-La Spezia, il lo dicembre scorso sono state inaugurate,
nella seconda città, Piazza Europa (nella foto) e via Tolone, alla presenza di una delegazione
tolonese, guida.ta dal sindaco, delle massime autorità locali e di numerosi cittadin.i.
D
destinando le sonime così risparmiate al
finanziamento dei paesi sottosviluppati, conformemente anche ai recenti ammonimenti
pontifici.
Poiché il testo iscelbiano, rimasto per il
momento allo stato di progetto, è ancora
assai poco noto, lo riferiamo integralmente
La Conferenza parlamentare dell'Assoclazione:
convinta che una rapida promozione dei postati
come di quelli che
poli
si trovano nelle stesse condizioni economiche.
a livelli di vita più dignitosi, non potrà ottenersi senza l'attuazione di più ampie forme
di solidarietà, sia fra gli Stati interessati, sia
da parte dei Paesi industrializzati verso i
Q
rimi;
considerato l'interesse civile, morale e politico, anche al fine del ccnsolidamento dilla
pace mondiale, di un rapido progresso economico e sociale dei popoli degli Stati associati e, in generale, di tutti i popoli in fase
di sviluppo, e di iun'azione concertata degli
Stati industrializzati:
invita
i Governi degli Sta1.i africani e malgascio associati a prendere l'iniziativa di confederare
i loro popoli in comunità economica e politica:
fa appello
ai Governi degli Stati membri della C.E.E.
perché prendano l'iniziativa di una riduzione,
da parte di tutti gli Stati del mondo e ivi
compresi gli stessi :Paesi in fase di sviluppo,
delle spese bilanciate degli armamenti, a partire da quelli atomici, e di destinare il ricavato ad opere capaci di togliere gli Stati meno
progrediti dalle condizioni di arretratezza
strutturale,
che rendono tanto difficile, se non impossibile, competere sul piano economico con gli
Stati industrializzati P.
LA RIUNIONE STRAORDINARIA
DELL98 GENNAIO
L'Euratom alla deriva
Può esser consiclerata un'appendice alle
riunioni del 1967, anche se ha avuto luogo
all'inizio del '68, la riunione de11'8 gen-
naio, che è stata dedicata soprattutto alla
approvazione del bilancio delle Ricerche e
deg]'investimentl dell'Euratom.
Abbiamo finora tralasciato di riferire le
discussioni su questo tema, dato che queste
non recavano se non conferme di quanto
abbiamo scritto di recente in proposito, e
alquanto particolareggiatamente , in
Comuni d'Europa ». Ma poiché questa volta
la conferma contenuta nella risoluzione a p
provata dal Parlamento Europeo è partjcolarnIente significativa, non vogliamo tralasciare di citarne i punti più importanti.
I1 Parlamento Europeo, vi si afferma,
considerando che l'ammontare globale degli
stanziamenti di impegno fissato in 45,196 milioni di u.c. e quello degli stanziamenti di
pagamento fissato in 87,995 milioni di u.c.
potrà solo ed al massimo permettere di proseguire le azioni proprie della Comunità, trascurando per conseguenza quasi tutti i diciotto settori d i ricerca individuati dal secondo
programma quinquennale di ricerche ed insegnamento e trascurando inoltre i contratti
di ricerca con i terzi; considerando che il
progetto di bilancio stabilito dal Consiglio
per il 1968 riduce di quasi il 50% gli stanziamenti già esigui proposti dalla Commissione delle Comunità nel progetto preliminare di bilancio; ritiene che il progetto di
bilancio delle ricerche e degli investimenti
stabilito dal Consiglio per l'esercizio 1968
compromettela maggior parte delle azioni
iniziate nel quadro del secondo programma di ricerche e insegnamento, e insiste
affinché l'Esecutivo proponga, entro il 30
giugno 1968, un progetto di b.ilancio suppletivo delle ricerche e degli investimenti.
I1 pover'uomo non se n'era accorto che
1'Euratom era da un pezzo mmto. Ma i
nostri lettori, se hanno avuto a suo tempo
la pazienza di leggerci, lo sapevano già, e
non da ieri.
COMUNI D'EIJROPA
Anco'ra la Gran Bretagna
Nel corso di questa brevissima session?
la Commissione politica h a elaborato un
progetto di risoluzione concernente l'adesione della G r a n Bretagna che v e r r à i n
discussione a S t r a s b u r g o i n u n a delle prosE' interessante, a n c h e qui, rifeirire integ r a l m e n t e il testo d i tale risoluzione, nella
s u a formulazione originaria, d o v u t a a n c h e
questa al Presidente della Commissione,
on. Mario Scelba.
S i potrà così v e d e r e quali e q u a n t i s a r a n n o gli edulcoramenti e l e attenuazioni
c h e q u e l testo subirà. Eccolo:
IL PARLAMENTO EUROPEO
- presa conoscenza delle decisioni adottate
dal Consiglio delle Comuiiità europee il
19 dicembre 1967 in ordine alle domande
di adesione presentate dalla Gran Bretagna. dall'Irlanda, dalla Danimarca e dalla
Norvegia;
- udita la relazione della Commissione politica ed in particolare il comunicato da essa
pubblicato il 12 dicembre 1967;
1. DEPLORA ~:i~:amenteche per l'opposizione
del rappresentante di un governo membro
e contro l'avviso unanime della Commissione sia stata negata la possibilità di un
doveroso negoziato con i paesi interessati,
che solo avrebbe potuto accertare l'esistenza
o meno delle condizioni per l'accoglimento
o il rigetto delle domande di adesione o
per l'accordo su altre forme di partecipazione alle Comunità europee:
che in base alla lettera e allo spirito dei trattati di Parigi e di Roma l e Comunità europee
gennaio 1968
sono espressamente aperte a tutti gli Stati europei retti a regime democratico e aventi i
titoli necessari;
che rappresentano l'aspirazione dei popoli e
la meta sognata dai grandi spiriti che promossero i trattati di Parigi e di Roma;
2. RITIENE che ogni opposizione ingiustificata all'adesione di altri Stati costituisce
violazione dei patti lib(eramenti sottoscritti;
5. FA VOTI perché, in virtù dell'impegno sottoscritto in occasione della loro riunione di
Roma del 29-30 maggio 1967, i Capi di Stato
e di governo delle Comunità vogliano riunirsi nuovamente per risolvere i contrasti
che li dividono e avviare la politica comunitaria a i traguardi segnati dai trattati di
Parigi e di Roma.
considerato
che il mancato allargamento delle Comunità
europee condanna i sei palesi e l'Europa democratica ad una permanente condizione di inferiorità politica ed economica nei confronti
dell'URSS e degli Stati IJniti, con serio pregiudizio degli interessi generali dell'Europa e
del mondo;
interprete
dei sentimenti unanimi dlei popoli delle Comunità europee, i quali tutti aspirano ad un
rafforzamento della vita comunitaria, come
garanzia di pace e di progresso civile nella
libertà e condizione per una presenza attiva
e benefica dell'Europa nelle vicende mondiali;
preoccupato
Appendice
Pareri, risoluzioni e interrogazioni discussi
e approvati dal Parlamento Europeo durante
il 1967.
Risoluzione sulla proposta modificata di un
regolamento relativo alla graduale instaurazione di una procedura comune di gestione di
contingenti quuntitativi all'importazione nella
Comunità (doc. 153).
per la crisi che minaccia il normale funzionamento delle Comunità e le loro grandi realizzazioni;
Risoluzione sulla regolamentazione
degli
scambi di grassi f r a la Comunità e la Grecia
(doc. 168).
3. DOMANDA al Consiglio che, conformement e alla decisione di mantenere al suo crdine
del giorno le domande di adesione in questione, insista ininterrottamente nei suoi
sforzi tendenti a superare l'attuale disaccordo fra i governi degli Stati membri;
Risoluzioite sul progetto di bilancio suppletivo delle ricerche e degli investimenti della
CEEA per l'esercizio 1966 (doc. 158).
4. INVITA i governi delle Comunità ad utiliz-
zare, l e disposizioni manifestate dalla Gran
Bretagna, Irlanda, Danimarca e Norvegia a
stabilire rapporti comunitari con i Sei, per
dar vita a nuove forme di comunità europee con competenze in materia tecnicoscientifica, militare e politica, sicché n e
resti facilitato, per il momento che verrà,
la formazione degli Stati Uniti d'Europa,
ISTITUTO
BANCARIO
SAN PAOLO
D I TORINO
Risoluzione sul Memorandum dell'Alta Autorità della CECA sulla definizione degli
Acciaio, della Comunità
obiettivi generali
1970 (doc. 172).
.
Risoluzione sulla situazione del mercato delI'accinio e s u taluni problemi del settore carboniero della Comunità (doc. 173).
Risoluzione sulle prospettive della politica
sociale europea in seguito alla sessione del
Consiglio di Ministri del 19 dicembre 1966
(doc. 171).
Fondi patrimoniali L. 18,7 miliardi
Depositi fiduciari e cartelle fondiarie
in circolazione: L. l .300 miliardi
Direzione generale
TORINO
In Italia 200 filiali
Uffici di rappresentanza a Francoforte,
Londra, Parigi, Zurigo
Banca borsa cambio
Credito fondiario
ISTITUTO DI CREDITO
DI DIRITTO PUBBLICO FONDATO NEL 1563
Credito agrario
Finanziamenti opere pubbliche
DA 400 ANNI LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI
gennaio 1968
-
-
.---
COMUNI D'EUROPA
Risoluzione s u i problemi della prevenzione
degli i n f o r t u n i sitl lavoro nella C o m u n i t à
(doc. 155).
Risoluzione sui problemi politici e culturali
connessi c o n l'adoziciae nella C c m u n i t à europea della televisione a colori (doc. I l ) .
Risolvzione sul n u m e r o e la composizione
delle commissioni del Parlamento Europeo
(doc. 181).
Esposizione del Presidente d e i Consigli delle
Comuizitn europee sull'attività dei Consigli.
Risoluzione s u i problemi relativi a un'organizzazione del m e r c a t o m o n d i a l e d e l l o zucchero (doc. 175).
Parere sulla propcsta d i un regolamento relativo alle m i s u r e transitorie per l'applicazione d e i prezzi c o m u n i n e l settore d e i cereali
(doc. 180).
Parere sulla proposta d i u n regolamento che
m c d i f i c a il regolamento n . 14/64/CEE per
,quanto ccncerne la determinazione d e l prezzo
all'importazione e il calcolo d e l prelievo per
i pl-odotti derivati n e l settore delle carni bov i n e ( d c c . 169).
Parere sulle proposte relative alle direttive
concernenti:
I . la lotta contro la rogna nera della patata,
2. la lotta contro il n e m a t o d e dorato ( d o c u m e n t o 166).
Parere sulla proposta d i u n regolamento
c h e proroga il t e r m i n e previsto dall'articolo
2.3, paragrafo 1, del regolamento la. 17/64/CEE
relativo al concorso del Fondo europeo agricolo di o r i e n t a m e n t o e d i garanzia, sezione
c r i e n t a m e n t o , per il 1965 (doc. 165).
Parere sulla proposta d i regolamento c h e
m o d i f i c a , per q u a n t o concerne la Fi.a?acia e
l'Italia, i l regolamento n . 7 0 / 6 6 / C E E relativo
all'organizzazione d i un'indagine principale n e l
quadro d i u n programma d i indagini sulla
struttura delle aziende (doc. 179).
Parere sulla proposta d i regolamento relat i v o ad alcune m i s u r e d i organizzazione com u n e n e i niercati del settore d e l l o zucchero
per la campagna 1967-1968 (doc. 182).
.-
-.W.
Parere sulle proposte concernenti:
- u n a direttiva per i l r a v v i c i n a m e n t o
delle legislazioni relative a i dispositivi indicatori
d i direzione d e i veicoli a m o t o r e ;
- u n a direttiva c o n c e r n e n t e il ravvicinam e n t o delle legislazioni relative alla f r e n a tura d i t a l u n e categorie di veicoli a m o t o r e
(doc. 128).
Parere sulla proposta di direttiva concern e n t e l'unificazione delle disposizioni relative
all'ammissione i n franchigia del carburante
c o n t e n u t o n e i serbatoi degli autoveicoli i n d u striali (doc. 178).
Parere sulla proposta d i u n a direttiva concernente i l r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni
d e g l i S t a t i nientbri relative ai trattori agricoli
s u ruote (velocità m a s s i n ~ a ,sedili per accompagnatori e piattaforme d i carico) ( d o c 167).
Parere sulla proposta di u n a direttiva conc e r n e n t e i l ravvicinameizto delle legislazioni
relative alla soppressione delle perturbazioni
radioelettriche provocate d a i veicoli a m o t o r e
(doc. 154).
SESSIONE DI MARZO
Parere sulla proposta d i u n a direttiva per
il r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni degli S t a t i
m e m b r i relative alle sostanze c h e possono essere aggiuiate alle specialità m e d i c i n a l i a i fini
della loro colorazione (doc. 13).
Parere sulla proposta d i u n a direttiva che
m o d i f i c a la direttiva d e l Consiglio relativa al
r a v v i c i n a m e n t o delle regolamentazioiii degli
S t a t i m e m b r i sulle sostanze coloranti c h e possono essere i m p i e g a t e n e i prodotti destinati
all'alimeittazione u m a n a (doc. 25).
Risolzezione sull'attuale stato d e i lavori della
C o m m i s s i o n e della C E E relativi all'applicazione d e l dirittmo d i stabilimento alle attività
concernenti la sanità pubblica (doc. 1 ) .
Risoluzione sulla decisione dell'Alta A u t o rità t e n d e n t e a favorire lo smercio del carb o n e da c o k e e del c o k e destinato all'industria
siderurgica della C o m u n i t à (doc. 4 ) .
Risoluzione sulla compcsizione de!!e C o m
ntissioni del Parlamento Europe.: ( d c c . 29).
I~aterrogaziwne orczle n . 3/67 - c o n distztssione - della Conzmissione per i bilanci e la
aniministrazione alla Commissioile della C E E
sulle f r o d i n e l sistc,ma di f i n a n z i a m e n t o della
politica agricola c o m u n e .
Risoluzione sulla procedura d'esame delle
relazioni generali sull'attività delle C o m u n i t à
europee ( d o c . 28).
Risoluzione sui risultati della terza riztnio~ae
della C o n f e r e n z a parlamentare dell'associazion e svoltasi ad Abitljan dal 10 al 14 d i c e m b r e
1966 ( d c c . 16).
Risoluzione sulla situazione economica della
C o m u n i t à n e l 1966 e sulle prospettive per il
1967 (doc. 6 ) .
Interl-ogazione orale n . 1/67 - c o n discz1.ssione - degli o n n . Pedini, K r i e d e m a n n e
M a u k a n o m e dello: C o m m i s s i o n e pel- i l c o m mercio esterno alla C o m m i s s i o n e della C E E
sulla situazione e a n d a m e n t o dei negoziati
multilaterali n e l quadro del G.A.T.T., deno.t??iiiati Kennedu-round (doc. 30).
Risoluzione sullo stato d ' a v a n z a m e n t o d e i
negcziati organizzati n e l quadro d e l G.A.T.T.
(doc. 30).
Risoluzicne s u i problemi relativi all'organizzazione dei m e r c a t i m o n d i a l i d e i prodotti
dell'allevantento b o v i n o ( p r o d o t t i lattiero-caseari e carni b o v i n e ) (doc. 27).
Riscliczione sul progetto d i c h i ~ ~ s z t rdae i conti
del Parlamento Europeo per l'esercizio 1966
( l o genizaic-31 d i c e m b r e 1966) (doc. 15).
Parere sulle proposte delle direttive concern e n t i il r a v v i c i n a m e n t o delle legislazioni degli
S t a t i m e m b r i relative:
a) agli s t r u m e n l i d i m i s u r a i n .genere;
b) ai t e ~ m o m e t i , i clinici d i v e t r o a m e r curio del t i p o a ma:ssima;
C ) ai
pesi parizllelepipedz d i precisione
m e d i a da 5 a 50 k g :
d) ai pesi cilindrici d i precisione medici
da 1 gt- a 10 k g ( d o c . 14).
Interrcgazione orale n . 2/67 - c o n discussicne - della C o m m i s s i o n e politica alla C o m missione della C E E A sulle e v e n t u a l i incid e n z e d i u n progetto d i trattato per la n o n
proliferazione delle a r m i tzitcleari sulle c o m petenze e sull'attività della C o m u n i t à .
Risoluzione sulle raccomandazioni della C o m missione parlamentare m i s t a CEE-Turchia relative alla prima relazio7ae annuale d e l Consiglio
d i associazioiie (doc. 5 ) .
Risoluzione sulle pl-ospettive d i u n a nrossim a C o n f e r e n z a d e i icapi d i Stato C d i governo
d e i paesi m e m b r i d'ella C o m u n i t à (doc. 7 ) .
Parere sulla proposta d i u n a direttiva relat i v a alle confettztre, naarmellate, gelatine d i
f r u t t a e alla c r e m a d i m a r r o n i (doc. 10).
Parere sulla proposta d i u n a direttiva relat i v a all'impiego d i d(oterminati conservativi per
il t r a t t a m e n t o i n s u p e r f i c i e d e g l i a g r u m i e
alle m i s u r e d i controllo per la ricerca e l'identificazione d e i coliservativi c h e si t r o v a n o n e gli e sugli a g r u m i (doc. 24).
Parere sulla proposta d i u n a direttiva relat i v a alla prima riduzione, da apportare d u rante la t e r z a t a p p a , d e i d a z i doganali tra gli
S t a t i m e m b r i per t a l u n i prodotti e n u m e r a t i
nell'Allegato 11 del T r a t t a t o (doc. 33).
Parere sulla p r o p o ~ t a d i un regolamento
concernente l ' a r m o n ~ z z a z i o n e d i a l c u n e disposizioni in m a t e r i a sociale n e l settore d e i trasporti - s u strada (doc. 31).
Risoluzione sulla comunicaziotie della C o m missione della C E E a l Consiglio relativa al
pianv U.N.I.R. e d alla regolanwntcizione della
capacità d e i trasporti per ?;a navigabile
(doc. 8).
Parere sulla pyoposta d i u n regolamento c h e
m c d i f i c a il regolamento n . 13!64/CE.E per
q l ~ n n l g riguarda il lalte e le crenze d i latte
fi'eschi, n.;n concentrati 71é zuccherati (doc. 3 ) .
Parere szrllc~ propcsta d i u n regolamento chc
17~odifacccil regolamento n. 141661CEE per q u a n t o rlguarda l'aiuto concesso dal Granducato del
Lusseni burgo nel setto1 e dellc carnl b o v i n e
( d o c . 32).
Parere sulla proposta d i utz regolamento
c h e r i n v i a la data d i applicazione del r e g i m e
d i scambi istituito dal regolamento n . 160/66/
C E E del Ccnsiglio del 27 o t t r b r e 1966 e abrogn
l'articolo 2 del regclamento n . 167/64/CEE del
30 ottobre 1964 ( d o c 23).
Iizsoluzio?ze cxacernente le e v e n t u a l i incid e n z e d i u n progetto cii trattato per la n o n
proliferazione delle a r m i 1a7ccleari sulle c c m petenze e sull'attività della C E E A (doc. 30).
SESSIONE DI MAGGIQ
Interrogazio:i.e crnle :i. 4/67 - c o n discussione - della ccinmis.sisne politica e della
commissione per l'associazione ccn la Grecia
sull'assccinzione CEE-Grecia.
RZso!v,zione sulle relazioni della Com.unità
con i paesi terzi e c o n le organizzcizioni internazicnali (do:. 47).
Parere sulle proposte
concernenti:
- u n regolamenlo relativo alla sospensiotie dell'applicazione dell'art!colo 14 e alla nzcdifica dell'articolo 18 del r e g c l a m e n l r l i . 160/
6 6 / C E E d e l 27 ottobre 1966. e
u n ?'egolamento relati?.o all'aggiunla n1
i-e,golamento n. 160/66/CE.E del 27 o f t o b r e i266
d i u?z articolo c h e cvlzsente l'adczione d i disposizioni pcc~ticolari per gli scambi f r a gli S t a t i
m e m b r i e talitni Stati, paesi e territori (docitmento 51).
Risoluzione si~ll'intenzione espressa dal gov e r n o d e l R e g n o U n i t o di presentare u n a dom a n d a d i adesiolae alle t r e C c m ~ r n i t à( d o c . 53).
Parere
Inrtaeiito
prese d i
per v i a
sulla proposta concerireni? Z L I I regorelativo agli aiuti accordati alle i m trc~sporto per f e r r o v i a , s u strada e
nai5igabile ( d o c . 41).
Risoluzzoiie relativa all'crpplicazio~ie del d:ritto comunitario d a i-ctrte degli S t a t i m e m b r i
( d o c . 38).
Risoluzione sulla p ~ o t e z i o n e giuridica d e i
privati nelle Comuszitu e ~ c r c p e e (doc. 39).
Risoluzione szcll'associazione
la Grecia (doc. 55).
t r a la C E E e
Rzso1uzzo:le concel-neizte l ' i n v i t o del Parlam e n t o Europeo al Consiglzo della C E E a
prendere, n e l q u a d r o delle dzsposizzoni d e l
T r a t t n t c , le iniziati1.e atte ud assicurare u n o
s v i l u p p o economico p i ì ~ equzlibrato nelle varie
regioni della Conaunitu ( d o c . 54).
Risoluzione s u i principi geneìali d e i regol a m e n t i sulla o r g a n i z t a z i o ~ ? e dei mercati allo
stadio d e l m e r c a t o unico (docc. 43 e 52).
Risoluzione s u i principi generali d e i regolam e n t i sulla organizz3zione c o m u n e d e i m e r cati nel settore d e i cereali ( d o c . 46).
Parere sulla proposta d i u n regolamento Telativo alla o ~ g a n i z z a z i o i i e c o m u n e d e i m e r c a t i
n e l settore delle carni s u i n e ( d o c . 44).
Parere sulle proposte:
- d i 7~nregolamente relativo all'organizzazione c o m u n e d e i m e r c a t i n e l settore del
pollante;
- d i u n regolamento relativo all'organizzazioize c o m u n e d e i m e r c a t i n e l settore delle
u o v a (doc. 45).
Parere sulla propostu d i icn regolameiato r e lativo alla organizzazione d e i m e r c a t i n e l settore dello zucchero (doc. 42).
16
gennaio 1968
COMUNI D'EUROPA
SESSIONE D11 GIUGNO
R i s o b z i o n e sullo stato d i previsione delle
spese e delle entrate del Parlamento Europeo
per l'esercizio finar~ziario 1968 (doc. 74).
Risoluzione sulla fase dei negoziati nel quadro dell'articolo X X V I I I biis del G.A.T.T. ( K e n n e d y r o u n d ) che si è conclusa a Ginevra il
15 maggio 1967 (doc. 61).
Interrogazione orale n. 5/67 - con discussione - della Commissione per l'energia, la
ricerca e i problemi atomici sulle iniziative
prese dagli Esecuti~ii europei a favore del!a
gioventù europeo e dell'edz~cazione popolare.
Risoluzione sui risultaii della Conferenza
dei capi d i Stato o di governo dei paesi m e m bri delle Comunità che ha a v u t o luogo a Roma
il 29 e ?O giugno 1967 (doc. 89).
Risoluzione sulla situazicine nel Medio Orient e (doc. 90).
Parere sulla proposta d i u n a decisione relativa alle formalità imposte dagli Stati m e m b r i
negli scambi reciproci (doc. 70).
Risoluzione sui ritardi intervenuti nell'attuazione della politica comune dei trasporti
(doc. 9 9 ) .
Risoluzione sulla Quindicesima relazione generale nell'Alta A u t o ~ i t à della C E C A sulla
attività della Cornunità (doc. 66).
Risoluzione sui problemi finanziari e di bilancio della C E C A risultanti dall'esame dcgli allegati alla Q u i ! ~ d i c e s i m a relazione generale si~ll'attivitàdella C E C A (doc. 72).
Palere sulla proposta di u n rego!nmento che
fissa il prezzo d i base e la qualità tipo per i
suini macellati. validi dal l o al 31 ottobre 1967
(doc. 88).
Parere sulla proposta d i u n regolamento relativo all'attuazione d i un'orgczniziazione comu%e dei mercati nel sett~oredelle piante v i v e
e dei prodotti della floricoltura (doc. 85).
Parere sulla proposta d i u n a direttiva relativa allr. commercia!izzazione dei mo.teria!i di
moltiplicazione vegetntiva della v i t e (doc. 6 8 )
Parere sulla proposta d i u n a direttiva concernente la lotta contro la cocciniglia di S a n
José (doc. 67).
Parere sulla proposta d i u n regolamento relativo all'organizzazione comune del mercato
del riso (doc. 84).
Parere sulla proposta di u n regolamento relativo al regime applicabile ai risi e al!e rotture d i riso originari degli Stati africani e
maLgascio associati e dei paesi e t e r r i t o ~ id'oltremare (doc. 83).
Parere sulla proposta d i u n regolamento che
modifica il regolamento n. 16/64/CEE per
quanto concerne le restituzioni da concedere
al riso contenuto i n prodotti trasformati esportati verso i paesi terzi (doc. 86).
Parere sulla proposta d i u n regolamento che
modifica le norme comuni d i qualità per i
pomodori (doc. 87).
Parere sulla proposta d i u n regolamento che
completa il regolamento n . 44/67/CE,E relativo
od alcune misure d i organizzazione comune
dei mercati n e l settore dello zucchero per la
campagna 1967/1968 (doc. 92).
Parere sulla proposta d i u n regolamento che
modifica il regolamento n . 13/64/CEE per
quanto concerne le restituzioni da concedere
ai prodotti Iattiero-caseari contenuti in prodotti trasformati esportati verso i paesi t e r z i
(doc. 91).
Parere sulla proposta d i un regolamento r e lativo al regime comune degli scambi per la
o v o a l b u m i n a e la lattoalbumina e a b r o g a t o ~ i o
del regolamento n. 48/67/CEE (doc. 93).
I
I
I
I
Parere sulla proposta d i u n regolamento relativo alla instaurazione d i u n regime degli
scambi per i prodotti trasformati a base d i
ortofrutticoli (doc. 95).
Parere sulla proposte di regolamento. relativa ai regime om>iicabiie durante la campauna 1967/68 agli zuccheri originari degli Stati
africani e malgascio associati e del paesi e t e r ritori d'oltremare (doc. 100).
-
Parere sulla proposta d i u n regolam.ento relativo al regime applicabile ai prodotti trasformati
a base di cereali e d i riso originari
,
degli Stati africani e malgascio associati e dei
paesi e territori d'oltremare (doc. 101).
~
Parere sulla proposta d i u n a direttiva relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli
Stati m e m b r i i n materia di classificazione del
legname grezzo (doc. 27/66).
Parere sulle proposte d i regolamento relativo alla sezione speciale del Fondo europeo
agricolo d i orientamento e d i garanzia, e d i
risoluzione relativa alle date d i iscrizione n e i
bilanci della CEE delle compensazioni comunitarie decise i l 15 dicembre 1964 (doc. 73).
Parere sulla proposta d i u n regolamento che
modifica l'articolo 14 del regolamento n. 160/
66/CEE del Consiglio (doc. 102).
BANCO DISANTO SPIRITO
Fondato nel 1605
Sede Sociale: Roma
-
Via Milano, 53
SESSIONE DI LUGLIO
Parere sulle proposte:
-
d i un regolamento del Consiglio che
fissa i prezzi applicabili nel settore dei cereali
per la campagna 1968-1969 (doc. 113/I);
- d i u n regolamento d e l Consiglio che
fissa il prezzo indicativo del riso semigreggio
per la campagna 1968-1969 (doc. 113/1);
- d i u n a risoluzione del Consiglio relat i v a ai prezzi d i orientamento applicabili alle
carni bovine durante le campagne 1968-1969
e 1969-1970 (doc. 113/1).
Parere sulla proposta d i u n regolamento del
Consiglio che fissa i l prezzo d i base e la qualitd tipo per i suini macellati (doc. 113/VI).
gennaio 1968
COMUNI D'EUROPA
-
Parere sulla proposta d i u n regolamento del
Consiglio che fissa le qualità tipo del grano
tenero, della segala, dell'orzo, del granturco
e del grano (doc. 113III-V).
Parere sulla proposta d i un' regolamelito del
Consiglio che definisce la qualità tipo per la
quale è fissato il prezzo indicativo del riso
semigreggio (doc. 113III-V).
Parere sulla p r o p o s b d i un regolamento del
Consiglio relativo alle misure in materia di
prezzi applicabili all'olio d'oliva per la campagna 1967-1968 e ai semi oleosi per la campagna 1968-1969 (doc. 113/II-V).
Parere sulla proposta d i u n regolamento del
Consiglio che fissa i prezzi applicabili nel settore dello zucchero per la campagna saccarifera 1968-1969 (doc. 113/II-V).
Parere sulla proposta d i u n regolamento del
Consiglio relativo al concorso del Fondo e u ropeo agricolo d i orientamento e d i garanzia,
sezione garanzia (doc. 114).
Parere sulla proposta d i u n regolamento
finanziario che modifica il regolamento finanziario del Consiglio relativo al Fondo europeo
agricolo di orientamento e d i garanzìn (docum e n t o 114).
Parere sulla proposta d i un regolamento del
Consiglio relativo al concorso del Fondo europeo agricolo d i orientamento e di garanzia,
sezione orientamento, per i l 1968 (doc. 112).
Parere sulla proposta di u n regolamento del
Consiglio relativo alla definizione dell'unita
di conto i n materia d i politica agraria oomune
(doc. 115).
Parere sulla proposta d i u n regolamento del
Consiglio relativo al regime applicabile ai
prodotti trasformati a base d i ortofrutticoli,
con aggiunta d i zucchero, originari degli Stati
africani e malgascio associati e dei paesi e
territori d'oltremare (doc. 120).
Interrogazione orale n. 9/67 - con discussione - della Commissione per l'associazione
con la Grecia al Consiglio delle Comunità
Europee sul funzionamento dell'Associazione
tra la CEE e la Grecia.
Scambio di opinioni tra il Parlamento, il
Consiglio e la Cornmissione.
Risoluzione sulla situazione nell'isola d i C i pro (doc. 151).
Risoluzione sulla politica comune dei trasporti portuali (doc. 140).
Interrogazione orirle n . 13/67 - con discussione - della Comnlbsione per le relazioni economiche esterne ailla Commissione delle Com u n i t à Europee sui risultati dei negoziati K e n n e d y e l'importanzcz economica degli zmpegni
assunti dalla CEE nell'ambito di questt negoziati.
Risoluzione sui risultati dei negoziati K e n nedy e sv.ll'importanza economica degli i m pegni assunti dalla CEE nell'ambito d i questi negoziati (doc. 153).
Parere sulla p r o p x t a d i un regolanento che
modifica i regolamenti n n . 23 e 158/66/CEE
del Consiglio relativi all'organizzazione com u n e dei mercati n e l settore degli ortofrutticoli (doc. 142).
Parere sulla proposta di u n regolamento che
modifica il regolamento n. 13/64/CEE del Consiglio pcr quanto concerne la restituzione da
concedere ai prodotti lattzero-caseari contenuti nella lattoalbumina esportata verso i
paesi terzi (doc. 150).
Parere sulla proposta dz u n regolamento che
proroga il regolamento n. 361/67/CE.E del Consiglio relativo al regime applicabile ai prodotti
trasformati a base d i ceieali e d i riso orilinari
degli Stati africani e malgascio associati e dei
paesi e territori d'oltremare (doc. 154).
Risoluzione sulla Decima relazione generale
della Commissione della CEE sull'attività
della Comunitd (doc. 137).
- -. - --
--
.
-
- --
Parere sulla proposta d i u n a direttiva per
l'attuazione dellc libertà d i stabilimento per
le attività non s c l o ~ i a t e della distribuzione
dei f i l m s (doc. 141).
Parere sulla proposta d i un regolam'ento che
proroga il t e r m i n e d i non-applicabilità ai trasporti per ferrovia, su strada e per v i a n a v i gabile del regolamento n. 17 d e l Consiglio
(doc. 156).
Parere sulle proposte cotzcernenti:
- u n regolamento che completa il regolamento n. 120/67/CEE per quanto riguarda
la ~ e s t i t u z i o n e da concedere ai prodotti del
s e t t w e dei cereali esportati sotto forma d i
sorbite;
- u n regolamento che completa il regolamento n . 44/67/CEE pe? quanto riguarda la
restituzione d a concedere a taluni prodotti del
settore del!o zucchelo esportcti sotto forma
di mannite o sorbite (doc. 157).
Risoluzione sulla comunicazione della C o m missione della CEE al Consiglio concernente
le linee direttive dei lacori della Commissione
nel settore degli a f f a r i sociali (doc. 138).
Conferenza parlamentare dell'associazione
tra la CEE e gli Stati africani e malgascio
Risoluzione sul conto di gestione della Coriferenza
parlamentare
dell'associazione per
l'esercizio 1966 e sul progetto di stato di previsione per l'esercizio 1968 (doc. 18).
Risoluzione sulle soluzioni atte a favorire
la commercializzazioiie nella C E E , a prezzi
stabili e rimunerativi. dei prodotti degli Stati
associati (doc. 20).
Risoluzione sulla t e m a re!nzioi~e an?bua di
attività del Consiglio di associazione (doc. 17).
Risoluzione recante modifica del regolamento
del Parlamento Europeo a seguito dell'entrata
i n vigore del Trattato che istituisce u n C~onsiglio unico e u n a Commissione unica delle
Comunità europee (doc. 111).
Risoluzione sul progetto d i bilancio delle
ricerche e degli investimenti della C E E A
per l'esercizio 1967 (doc. 123).
Interrogazioni scritte con risposte:
N . 104, dell'on. Apel, alla Commissione delle
Comunità europee.
- Oggetto: Distorsioni della concorrenza sul
mercato comune dei trasporti.
N . 107, dell'on, Apel, alla Commissione delle
Comunità europee.
- Oggetto: Politica comune d e i trasporti.
SESSIONE DI NOVEMBRE-DICEMBRE
Risoluzione sulle raccomandazioni della Commissione parlamentare
mista CEE-Turchia
concerner~ti la seconda relazione annuale del
Consiglio di associazione (doc. 60-143).
Interrogazione orale n. 6/67 - c o n discussione - della Commissione per l'energia. la
ricerca e i problemi atomici al Consiglio delle
Comunità Europee sul coordinamento delle
politiche nazionali d i ricerca dei paesi della
Comunità e il ritardo tecnologico dell'Europa
rispetto agli Stati Uniti.
Risoluzione sulla politica europea di ricerca
scientifica e tecnologica (doc. 146).
Interrogazione orale n. 12/67 - con discussione - della Commissione per i bilanci e le
finanze alla Commissione delle Comunità Europee sulla razionalizzazione dei servizi della
Commissione delle Comunitd Europee e i problemi statuturi.
l
i
14
Risoluzione sulla relazione della C o m m i s sione della CEE sull'e~uoluzione della situazione sociale nella Comunità nel 1966 (docum e n t o 139).
SESSIONE DI SETTEMBRE
Interrogazione orale n , 11/67 - c o n discussione - della Commissione per le finanze e
i bilanci alla Commissione delle Comunitd
Europee sul ritardo intervenuto nell'elaborazione del biluncio d i funzionamento delle Com u n i t à e le ripercussioni sulle attività che la
Commissione intraprenderà nel 1968.
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COMUNI D'EUROPA
18
Pcr iina sioria c1cll'idc.a dclla pace
le vicende terrene una convincente testimonianza dell'esistenza di Dio (sono spesso
credenti), respingono ogni comoda, ma sterile fiducia nelle sue iniziative gratuite.
Si rifiutano di credere che i1 mondo in cui
vivono sia il migliore di quelli possibili e
che i tentativi per correggere le deficienze
siano da condannare. La loro fede e il loro
entusiasmo provocano in genere una sospettosa ostilità. Gli uomini non amano infatti
essere turbati nel loro equilibrio tradizionale e nel loro sistema di vita. Gli annunciatori di novità impegnative, specie se si
tratta di riforme del costume e delle regole
della convivenza, sono giudicati esseri irrequieti, pericolosi per la comunità, mossi dal
bisogno di rendere gli uomini scontenti e
turbolenti, responsabili di diffondere illusioni assurde. I ceti interessati al mantenimento della situazione esistente, si ritengono autorizzati a opporsi con ogni mezzo
alla diffusione del nuovo messaggio e, dato
che il modo più semplice per resistere a una
idea, è di soffocarla nella violenza, è mediante la persecuzione che i detentori del
potere si sono, nel corso dei secoli, in genere accaniti contro gli innovatori.
L'ideale pacifico della vita associata
Le riflessioni che precedono appaiono confermate dal destino dei pacifisti. Raramente un'idea fu propagandata con maggiore
entusiasmo e più onesto convincimento, ma
altrettanto di rado f u accolta con ostilità
più accanita. Nella visione di una umanità
sollevata dalle pesanti ipoteche delle guerre
ricorrenti, era insito l'ai~nuncio di una non
lontana palingenesi. Ne derivava un senso
d'incertezza nei detentori del potere, ai quali l'avvertimento era diretto e nei quali generava il sospetto che le relazioni umane
stessero per attraversai-e una fase carica
d'incognite. Come si poteva sperare che rinunciassero a impiegare la violenza, l'unico
mezzo giudicato idoneo per prevalere sugli
avversari? Nei loro inveterati schemi mentali, l'arte del governare poggiava essenzialmente sull'impiego spietato della forza e sulla costrizione delle coscienze. Nulla poteva
esservi di più estraneo ai loro propositi dell'autorizzare e, a maggior ragione, sollecitare, una più intima collaborazione tra gli
stati e i ceti che l i componevano. Perché
la ripartizione della società in compartimenti stagni potesse mantenersi intatta, si
imponeva che i governi disponessero di mezzi idonei a imporre il loro volere su chi
li osteggiava. Di qui l'avversione verso chi
si faceva banditore di un messaggio di tolleranza.
I1 pacifismo dei primi cristiani e delle sette, di un Pierre Dubois (1250-1320 circa)
e di un Jakob Rohme (1575-1621), l'ispirato
calzolaio di Alt-Seidenberg, era stato bollato dagli avversari per il suo carattere di
esperienza religiosa, destinata a isolarsi dalla vita reale. Con qualche fondatezza lo si
accusava di non aver saputo inserire il
proprio messaggio in una cornice politica,
per restare invece nel campo delle pure
astrazioni. Un mutamento si operò nel '600
e nel '700 per merito dell'abate di SaintPierre, di Kant e di al1,ri. I1 pacifismo cessò di restare una speranza ancorata a una
attesa messianica e finì per accogliere l e
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gennaio 1968
conclusioni della filosofia. Essendo entrato
a far parte del patrimonio dell'illuminismo,
si cominciò a circondarlo del prestigio solitamente riconosciuto, durante il secolo dei
lumi, alle attività disciplinatrici della conoscenza. Ciò tuttavia non bastò per rimuovere la densa cortina di diffidenza che lo
circondava, impedendogli d'influire sulle decisioni delle classi di governo.
Nell' '800, leghe e congressi rappresentarono un efficace mezzo di diffusione delle
idee di pace e fratellanza suscitate dalla rivoluzione liberale. L'ideale pacifista riuscì
in parte a sollevarsi dalla condizione d'inferiorità in cui languiva, ma non ancora a
farsi ammettere nel novero delle idee-chiave, dalle quali la società avvenire sarebbe
rimasta condizionata. Per quanto divenisse
materia di analisi erudite, non gli furono
risparmiate né lo scherno, n é le persecuzioni. Si attribuì al vocabolo pacifista un
significato dispregiativo e paradossale, quasi a indicare un nemico dell'ordine costituito, un « untorello », il cui comportamento
non rischiava di fare gran male ad alcuno,
anche se, per ragioni di principio, era necessario combatterlo. L'avversione era d'altronde comprensibile, in quanto i regimi
europei, malgrado l'afflato innovatore imposto dal metodo liberale, non avevano rinnegato la tradizionale impostazione bellicista dello stato.
I1 '900 registrò le prime iniziative dirette
a contenere entro schemi istituzionali i risultati di un'attività intellettuale e proselitistica, oramai animata da matura consapevolezza dei bisogni umani. P e r quanto
convocate tra il generale scetticismo e costrette a superare dure resistenze, le conferenze dell'Aja del 1899 e del 1907 pervennero a qualche risultato concreto, dando
vita a una corte di giustizia, competente
a giudicare talune controversie tra stati.
Sorsero poi la Società delle Nazioni e, più
tardi, l e Nazioni Unite, arditi tentativi di
rinnovare la millenaria esperienza umana
Fer mezzo di crgani dotati di poteri d'intervento negli affari degli stati, col proposito di porre termine alle guerre.
La formazione d'istituzioni rivolte a consolidare la pace nel mondo non doveva arrestare l'attività speculativa. Al contrario,
mai come in questi ultimi decenni, l'ideale
pacifista riuscì a interessare filosofi e letterati e ad ispirare alcuni tra i più elevati
contributi di pensiero. Dal filosofo dell'azion e Maurice Blondel al neo tomista Jacques
Maritain, dal pessimista romantico Romain
Rolland, all'esistenzialista Karl Jaspers e all'ottimista empirico Bertrand Russel, dal difensore del razionalismo borghese George
Santayana a quello della palingenesi proletaria Vladimir Lenin, dai mistici come Leon e Toltsoi, Mohandas Gandhi e Alberi Schweitzer, ai fisici dell'era nucleare Albert
Einstein e Frédéric Joliot-Curie fu un susseguirsi di perspicaci apporti speculativi,
che, pur affrontando lo stesso problema sotto angoli visuali diversi, contribuirono con
la loro autorità a diffondwne la conoscenza.
Come negare a questa corrente ideale,
passata dall'impostazione mistica a quella
razionale e poi a quella istituzionale e scientifica, l'importanza e il rilievo di una disciplina? S e le Nazioni Unite rappresentan o osggi l'asse, intorno al quale ruotano l e
relazioni tra gli stati, se essse hanno agito
come elemento di propulsione del processo
formativo di nuove unità nazionali e come
gennaio 1968
COMUIUI D'EUROPA
nate al tramonto. La loro diffusione aveva
coinciso storicamente con una fase dell'evol~uzioneumana, nella quale gli eurcpei - tanta avanzati rispetto agli altri nel progrelsso tecnico e nello slancio espa~nsivo - si
erano arrogati il diritto di sottomettere tesritori e polpoli in ogni continente. La glorificazione delle virtù militari pareva caratterizzare le classi dirigenti europee e. in
particolare, quella dell'impero germanico,
formatasi proprio in quegli anni in una atmosfera sovraccarica di fermenti e impulsi
bellicosi. I1 fervore di pensatori, studiosi
e accademici, intorno al quale gravitò per
decenni una parte notevole della vita universitaria germanica, doveva risolversi nelle
aberrazioni del razzismo e del nazismo. Presentate piuttosto come precetti morali che
come tesi scientifiche, queste dottrine non
si limitavano a fornire una errata spiegazion e della storia. Esse si proponevano di proteggere l'ordine gerarchico esistente tra
gruppi umani, quasi che avesse carattere di
necessità.
quando non scaturisce da imprevidibili e
incontrollabili impulsi della volontà di una
sola persona. La partecipazione alla seconda
guerra mondiale, imposta all'ltalia da Mussolini, appartiene alla seconda categoria.
La continuità dell'ideale pacifista, dagli
obiettivi mantenutisi immutati, malgrado gli
11 pacifismo come scienza
sconvolgimenti verificatisi nella società
Non ci sembra possibile negare al pacifiumana, fornisce degli argomenti validi nella polemica contro i difensori della vocasmo il riconoscimento di disciplina autonozione guerriera dell'individuo. La circostanma, dagli obiettivi distinti da quelli di scienza che menti elette, artefici a diverso tize affini. Quanti lo giudicano frutto d'illusorio e risibile eslercizio mentale, credendo
tolo del progresso umano e sue precorriin questo modo di sottolinearne la suborditrici. siano rimaste sensibili al richiamo di
nazione ad altre ~ i essenziali
ù
attività dello
una vocazione pacifica e abbiano cercato di
spirito, non poss'ono ignorarne la influenza
inquadrarla entro schemi razionali e di insu alcuni recenti sviluppi della comunità
terpretarne il magistero morale, ci sembra
umana. Già nell"800 vari studios'i avevano
un'altra prova di tale continuità.
rivolto il loro interesse ai problemi della
D'altronde basterebbe rifarsi al messagpace, in vista di una catalogazione critica
gio evangelico. A tal punto grave e solenne
dei contributi recati fino a quell'epoca. S e il
appariva la condanna della violenza incita
pacifismo non avesse raggiunto la dignità
nell'insegnamento di Cristo, che la guerra
di una scienza vera e propria. s.e l'evoluvi era indicata come il segno premonitore
zione della moralità umana non n e avesse
della fine del regno dell'ucmo ( 7 ) . Per i
sperimentata l'urgenza e la necessità, perprimi cristiani si pose i1 problema di conché mai economisti celebri come John Stuart
ciliare il mestiere delle armi con le loro
La polemica antjipacifista
Mill ( 4 ) o giuristi insigni come Johann Kacertezze metafisiche. Si poteva essere crispar Bluntschli (5) ne avrebbero fatto maI1 so~lco divisorio tra avversari e sosteni- stiani e soldati nel medesimo tempo? L'interia di riflessioni critiche e d'insegnamen- tori del pacifismo :;i cominciò ad approfon- terrogativo fu infine risolto affermativato accademico? Un ulteriore riconoscimento
dire in maniera sempre più netta: gli uni mente, ma a costo di compromessi angodel rilievo da esso assunto, in quanto forza
difendevano la possibilità di far ricorso alla
sciosi. Attualmente la stessa polemica è
operante della società civile, emerge dalle guerra; gli altri definivano la pace come il mantenuta accesa dagli obiettori di coscienpolemiche suscitate. Quella letteratura del- massimo bene, nel quale si sarebbero fuse za e dai sostenitori del disarmo unilatql"800, che esaltava la guerra e il suo pre- ed esaltate l e qualità umane, portandole al rale, per i quali lo spirito e la lettera delteso primato morale, fu infatti costretta a luminoso trionfo di un'etica universale. Per l'annuncio cristiano debbono prevalere su
difendersi con più vivace impegno, proprio
questi ultimi l'obiettivo finale era dunque ogni altra considerazione.
per arginare la crescente influenza degli la felicità degli uomini, considerata come
Un argomento addotto per contestare la
avversari. Erano gli anni in cui avevano fo~r- raggiungibile, a coildizione che si riuscisse validità dell'ideale pacifista e del suo contuna le dottrine di Joseph-Arthur d e Gobi- a imbrigliare i loro impulsi bellicosi e milisolidamento entro forme istituzionali è che
neau (6) e dei suoi seguaci, che propugnatareschi. La pace SI identificava quindi con la sua diffusione si è rivelata fino a oggi
vano la superiorità biologica e intellettuale uno stato di perfezione tendenziale.
sterile di risultati. S e l'appello alla pace
di una certa razza sulle altre; quegli stessi
Per gli awersari del pacifismo invece è sempre rimasto inascoltato e non è bastato
anni, in cui Friesdrich Nietzsche affermava l'istinto naturale degli uomini avrebbe giu- a rimuovere il pericolo dei conflitti, ciò
che l'etica di massa ha una netta caratte- stificato la violenza1 e la sopraffazione, in- starebbe a indicare che esso contraddice
ristica servile, per cui ogni popolo può es- tese come normali regole di condotta. A so- alla natura fondamentalmente bellicosa delsere trattato come una congrega di schiavi stegno di questa tesi e della sua risponden- l'uomo. La tesi espressa da uno scadente
e gettato senza esitazione nella fornace di- za a una vocazione naturale, essi ricordadeterminismn, è in se stessa debole. La
voratrice della guerra. I1 loro accanimento vano il favore e l'entusiasmo, spesso susci- mancata realizzazione di un'idea non ha mai
denunciava la violenza degli odi teologici e tati nelle masse dall'inizio delle operazioni ridotto il suo contenuto etico e razionale.
delle fedi perentorie. Sostenendo l'ineluttadi guerra. L'argomento poss'edeva una mo- S e ci trasferiamo ad un altro settore, conbilità e la necessità della guerra, essi appa- desta folrza probante. S i rifletta, per citare statiamo che l'intolleranza reciproca nelle
rivano incapaci di contenere i funesti slan- un esempio recente, all'ingresso delllItalia relazioni tra individui e gruppi in seno a
ci emotivi, di cui l e guerre erano in gene- nella prima guerra mondiale. Certa storio- una stessa comunità ha presieduto per milre la conseguenza.
grafia affrettata è solita affermare che il lenni alla convivenza umana, al punto che
Irrazionale era dunque il fenomeno della paese fu indotto a compiere una inversione si arrivò a definirla legge naturale. Eppure,
guerra quanto la dottrina tendent'e a fordi alleanze e a schierarsi contro gl'imperi
essa non ha impedito alla situazione di evolnirne una spiegazione. Gli argomenti adcentrali, ai quali era stato a lungo associa- vere. Chi ardirebbe sostenere oggi che l'indotti dai suoi massimi esponenti (Treitschke, to, per corrispondere a un'esigenza dell'anitolleranza anarchica, e non il suo opposto,
von Clausewitz, von Moltke, Nietzsche, von
ma popolare, dimostratasi nettamente favo- debba reggere le relazioni t r a categorie nelBernhardi, ecc.) risultavano impari al com- revole all'ingresso m guerra a fianco del- la società contemporanea? Lo stesso dicasi
~ i t odi determinare un dialogo con gli av- l'Intesa. In realtà, il fenomeno, esaltato co- dell'ideale pacifista. La circostanza che per
b'ersari. Tutto era raffigurato in t e ~ m i n idi me l'effetto del volere di una maggioransecoli lo si sia ignorato e deriso, non ne risinistra violenza. Ci si proponeva così di za, fu prodotto dall'esplodere delle emozio- duce l'importanza e tanto meno ne prova la
giustificare una realtà millenaria, sostenen- ni di una minoran2:a attiva, abbacinata da inesistenza.
dolne la rispondenza a effe,Mivi principi ra- un tipo di letteratura deteriore e incoragSorprendente è invece che, malgrado le
zionali ed etici. In ogni tempo vi furono
giata casi a richiedere a gran voce la par- persecuzioni, siano esistiti in ogni epoca ininfatti pensatori, disposti a impegnarsi per
tecipazione al conflil.to. Nella logica involuta
dividui animati da volontà e capacità di rie approssimativa di un certo patriottismo, flessione, decisi, nel quadro di una vagheglegittimare istituti. del tutto desueti e barbarici. Così avvenne, per esempio, per la quella minoranza attiva si sarebbe identi- giata rigenerazione morale, a comprendere
ficata con la totalità1 degli italiani, interpretortura e la schiavitù.
e a sviluppare gli aspetti pacifici della natandone la volontà. Ma tale identificazione
tura umana, ponendo in questo modo le
Ma le idee si logorano fatalmente. Annon esisteva sul piano dei prin,cìpi, né s u basi per una rinnovata disciplina dei rapche quelle esaltanti la guerra, erano destiquello dei fatti. Nulla provava che la parporti t r a popoli. L'ostilità degli a w e r s a r i
tecipazione
alla
gueirra
fosse
voluta
dai
midel pacifismo non fu mai animata dallo
(4) Principles of Political Economy with some
of their applications to social philosophy, 1848. lioni di contadini e operai, lanciati così nelstesso impulso morale, di cui seppero inla mischia.
(5) Allgemeines Stadtsrecht, 1852. Die Bedeuvece dar prova i suoi difensori, che arritung und die Fortschritte des modernen VolLa guerra è in generale il frutto delle aspi- vavano - e pareva un sacrilegio - a esclukerrechts, 1866.
(6)Escai sur 11in6galité des races humaines, razioni egemoniche di un ristretto numero
di persone, detentrici delle leve del potere,
4 volumi. Paris. 1853-1855.
( 7 ) Matteo 24:6-'i; Marco 13.7-8; Luca 21:9-10.
veicolo del loro ingresso nella comunità degli stati, perché contestare la validità del
movimento di pensiero, da cui esse traggono la propria giustificazione etica e intellettuale?
gennaio 1966
dere l'intervento divino nei conflitti degli
uomini. Nessuno - neppure Dio - poteva
ergersi a protettore delle armi di uno stato contro quelle di un altro, né farsi garante e interprete degli interessi di u n popolo solo. Non esisteva un patrono delle
battaglie e delle vittorie, perché Dio condannava la guerra in blocco. A un vano sofisma si riduceva l'invocazione levatasi su
tanti campi di battaglia: « Iddio lo vuole! .,
Per i bellicisti la guerra sarebbe stata la
proiezione sul piano internazionale della lotta per l'esistenza. A detta dei pacifisti, invece, la storia avrebbe provato che l'origine dei conflitti sarebbe stata generalmente da ricercare in circostanze contrarie alla
utilità dei popoli. Come giudicare quelli
scoppiati per l'ambizione di un dinasta, per
dispute ereditarie, per moventi religiosi?
Persino le guerre vittoriose avevano raramente apportato u n beneficio effettivo ai
vincitori. Gli unici vantaggi erano, in definitiva, valutabili in termini di prestigio
per i capi di stato e per le classi dirigenti. Quasi sempre vinti e vincitori uscivano esausti dalla lotta, con le finanze in
crisi, i lazzaretti e i cimiteri traboccanti
di feriti e di morti, il potenziale economico
ridotto allo stremo.
Non meno opinabili apparivano dunque le
tesi del cosiddetto darwinismo sociale, secondo il quale le guerre avrebbero determinato la selezione della specie, causando la
sopravvivenza degli elementi più validi e la
eliminazione di quelli più deboli. Nella realtà si registrava il contrario. La guerra impegnava infatti gli individui migliori sotto
l'aspetto fisico e intellettuale, attuando se
mai un processo di selezione alla rovescia.
Si mediti, per averne una prova, sulla strage avvenuta nel corso della seconda guerra
mondiale, di elementi sceltissimi sotto lo
aspetto psico-fisico, come i piloti di aerei,
oppure alla mortale pericolosità degli impieghi, ai quali furono assegnati militari
altamente addestrati, come i paracadutisti.
La natura pacifica dell'uomo
Sarebb,e invece facile provare che la guerra viola la natura dell'uomo, imponendogli
un comportamento contrario alla sua voca-
zione. A che cosa tende infatti l'individuo
se non a raggiungere una esistenza normale e serena, un confortevole livello di vita
e una elevazione nella ,scala gerarchica, per
corrispondere a un sano desiderio di emulazione? Lo spirito di conservazione ne regola e orienta le scelte. La guerra, la sua
preparazione e il suo svolgimento gliene
impongono invece altre, nettamente in contrasto con la sua natura. L'orrore per la
violenza rimane sopraffatto da considerazioni di onore e prestigio e dalla ricerca
di primati, privi di giustificazione razionale. L'uccisione del pro:;sirno, che dovrebbe
ispirargli repulsione tol.ale, diventa un fatto accettabile, al punto di galvanizzare la
personalità verso u n obiettivo, che normalmente egli sarebbe tenuto a respingere.
D'altra parte conosciamo oggi con maggiore precisione come sia possibile condizionare la volontà individuale e collettiva
mediante una propaganda ben orchestrata.
Chi sappia organizzarla e manovrarla sapientemente può deterrninare un cedimento
psicologico in settori, nei quali si penserebbe che l e resistenze dell'individuo dovrebbero mostrarsi ostinate. S e n e resero
conto in ogni epoca i detentori del potere,
che ottennero dai sudditi obbedienza e sottomissione nel campo della guerra. L e lotte
cruente che accompag,narono il cammino
della storia, più che dalla natura umana,
furono dete~minate dalla sua coartazione.
Per quanto solidi possano a ~ p a r i r egli argomenti addotti per provare l'esistenza di un
carattere bellicoso nellla natura dell'uomo,
quanti altri - e più validi e meglio rispondenti ai caratteri dell'individuo e al suo
rapporto di comunione con i suoi simili n e esistono, in favore della tesi opposta!
Come negare infatti l'esistenza latente di
una solidarietà che accomuna gli uomini
tutti in uno slancio di elevazione materiale
e swirituale?
Non ci sembra azzardato affermare che
non la guerra rappresenti l'essenza della
vita associata, bensì la ricerca della fraternità e la pratica dell'amore, della mansuetudine e del rispetto re-ciproco, riassunti dai
c r i s t i a ~ idei primi secoli nel termine: pace,
e dalla rivoluzione ra:sionalistica e illumi-
ha ripreso le pubblicazioni
«Notizie AICCE >>
periodico di informazione interna e di collegamento fra la Segreteria e i Soci
della Sezione italiana del CCE
la battaglia per la Federazione europea si deve combattere soprattutto nei giorni oscuri, nei giorni in cui
i realisti non ci credono: il Risorgimento europeo e la
democrazia sovranazionale non ànno alternative
il CCE è l'organizzazione che ài promosso il fronte
democratico europeo e che lavora ogni giorno, capillarmente, nelle metropoli come nei piiu sperduti villaggi,
per abbattere i pregiudizi, lo sciovinismo, il provincialismo, gli interessi costituiti e contribuire alla costruzione
degli Stati Uniti d'Europa
nistica in quello di toilleranza. P e r questo,
malgrado l e manifestazioni di ferocia, alle
quali si abbandona quando le sue capacità
raziocinanti siano oiffuscate e i suoi limiti
morali scardinati, va rivendicata all'uomo
una naturale aspirazione alla calma e alla
serenità.
Come non prevedere che l'annullamento
delle distanze, che separano ancora gli individui, la possibilità l o ~ oconcessa di comunicare con macchine funzionanti alla velocità della luce, la trasmissione delle immagini televisive, gli aerei supersonici, la navigazione spaziale, la fisica nucleare e tante altre ardite scoperte non determineranno
l'allargamento degli orizzonti ben oltre le
frontiere che hanno limitato e compresso
la Loro ansia di conoscere e il loro vigore
emulativo? Non è senza significato che una
prima diffusione delle idee pacifiste abbia
avuto luogo nel momento in cui le informazioni cominciarono a circolare più rapidamente in Europa, in virtù soprattutto
dell'invenzione della stampa. Fu essa per
esempio a consentire nel '500 la penetrazion e i n circoli sempre più vasti del pensiero
pacifico di un erudito come Erasmo da
Rotterdam e di u n teologo come Francisco
de Vittoria. E' del tutto logico pensare che
i mezzi di trasmissione delde idee olggi esistenti, e quelli che la scienza e la tecnica
non mancheranno di scoprire, potranno soltanto accelerare, e in maniera vertiginosa,
la diffusione e l'affermazione dell'ideale
pacifico.
Una riforma del costume
Gli insuccessi registrati dall'ideale pacifico - l'abbiamo già detto - non provano
la sua erroneità. L e difficoltà da sormontare
erano infatti immense. S e si riflette agli
ultimi cento anni, si deve ammettere che
era davvero complesso mo,dificare una impostazione mentale e una visione etica, dall e quali la morte per la patria era considerata come i11massimo dei privilegi. Come
abbattere di colpo la muraglia di pregiudizi, interessi, odi e am,bizioni consolidati
da millenni e rivestiti d i assurde sovrastrutture letterarie? Nessuno si nascose mai
la difficoltà d i un'impresa così immane.
Ogni tentata riforma del costume, della
morale e del diritto deve affrontare, come
abbiamo visto, diffidenza e sospetto. Ciò
non impedisce che, col trascorrere degli
anni, possa affermarsi solidamente. Per
questo gli uomini respingono oggi pratiche
e pregiudizi, difesi un tempo con accanimento estremo. Essi non sono ancora riusciti a Liberarsi delle secolari ipoteche accese sulla Ioro esistenza dalla guerra. Partendo da questa constatazione e riassumendo in termini di distruzione e dolori il bilancio di ogni conflitto, il pacifismo rivendica la necessità di riformare la condizione
umana, riservandosi il diritto di trasformarsi
in idea-guida del rinnovamento auspicato.
Questo dovrebbe soprattutto determinare la
scomparsa dei falsi ideali, dei luoghi comuni, delle farisaiche verità d i facciata,
mediante i quali la guerra è riuscita ad
assicurarsi una giustificazione e una patente
di nobiltà.
gennaio 1968
COMUNI D'EUROPA
I1 ricorso alla forza rifletterebbe in so- lune regole formali. Cessando di rappresenLa pace in avvenire
stanza ila scarsa conoscenza delle realtà umatare un fattone di turbamento, essa diventeL e riflessioni che precedono ci uembano
ne e della varietà dei suoi problemi. Que- rebbe allora il mezzo legalmente ammesso
giustificare
l'affermazione iniziale relativa
stioni un tempo giudicate essenziali hanno dall'ordinamento internazionale per imporre
all'urgenza che si scriva una storia del paciperso molto del loro significato, trasformanle sue decisioni. Internazionalismo e pacififismo guardando soprattutto ai contributi
dosi in episodi marginaai del costante divesmo si presientano come orientamenti ideonire umano. Per risolverle, basterebbe imlogici complementari, ma distinti, nei quali recati dai grandi ingegni che contrasuegnarono con l e loro opere un certo periodo del
postarle in maniera adeguata alla loro imsi riflettono l e varie sfumature dell'umano
progredire umano.
portanza reale. A che cosa si riducono, per
sentire e l e differenti nature di quanti si
Per queste ragioni pensiamo che l'aspiradi confine, da cui sono proposti, attraverso la speculazione filoesempio, le ri~en~dicazioni
zione
alla pace sia destinata a divenire il
tanti conflitti trassero origine, quando gli sofica e l'azione pratica, di porre termine ai
fattore pilota della condotta degli uomini e
uomini hanno superato la barriera della forconflitti.
dei governanti. Si è prodotta negli ultimi
za di gravità? Perché tendere al possesso di
decenni una brusca lacerazione di vetusti
territori altrui, quando - in virtù delle
I quattro indirizzi pacifisti
istituti e delle desuete forme di dipendenza,
nuove tecniche - la materia si è rivelata
in favore delle quali militava soltanto una
Uno studio sistematico della dottrina della
fonte inesauribile di energia e quindi di ricconsolidata dai secoli. Nella società
prassi
profiLo
storico
dovrebbe
pogpace
sotto
il
chezza?
occidentale
il recinto angusto nel quale m o giare
su
una
catalogazione
delle
analogie
Ancora meno dei moventi materiali giuesistenti nelle opere. dei suoi esponenti più tava da millenni la vita dell'individuo, è
stificano la guerra gli argomenti etici e relirappresentativi. Esaminanldo ogni singolo andato in frantumi, emancipando, d m e a o
giosi. In un'epoca, in cui la libertà di coscienza e la sua difesa caratterizzano, almeno contributo, lo studioi;~dovrebbe domandarsi: tendenzialmente, la personalità dell'individuo
Perché il suo autore fu indotto a recarlo? dalla tutela di quel despota opprimente che
a parotle, quasi tutte l e costituzioni, gli atroci
Perché
fu pacifista a ? L e relative rispo~t~e è lo Stato. Si è inoltre determinato l'insericonflitti religiosi e ideologici emergono come
renderebbero
possibile, a nostro parere, di mento verticale nella società d d l e masse
fatti assurdi, desueti e perniciosi quanto il
distinguere nel pacifismo quattro indirizzi poipolari, spronate dai grandi movimlenti pocondannare una persona per un reato di penlitici, religiosi, sindacali. Ne è risultatia la
siero. Premessa di ogni guerra di religione fondamentali.
trasformazione
del modo di concepire l'esiI1
primo
deriva
da
un
bisogno
di
mansueè che i suoi protagonisti siano certi di conotudine congenito n~ll'animo umano. A tale stenza collettiva e deglli obblighi di lealtà
scere la verità e si sentano investiti della
missione di diffonderla. Ma chi, possied,e sollecitudine corrisponde l'atteggiamento dei dell'individuo verso lo stato. Gli uomini non
oggi tanta sicurezza nel campo dello spirito primi cristiani, delle sette religiose, di talune possono non scorgere nella pace, nella sua
e della fede, quando persino in quello delle società della pace, degli olbiettori di coscienza pratica, nella sua predicazione i tratti caratteristici del loro tempo. I griandi pacifisti
scienze sperimentali si brancola spesso nel e dei marciatori della pace, di Leone Tolstoi
del
passato sono oramai presenti alle loro
e
Romain
Rolland,
fino
a
quanti
giunsero
buio?
I sapienti del nostro tempo, in possesso di persino a richiedere il disarmo unilaterale. riflessioni con un fervido messaggio di fede
e una precisa consegna. La società è posta
tecniche straordinariamente progredite, sgno Chiameremo questo l'indirizzo mistico.
di fronte alla seguente alternativa: o sottoAltri
hanno
giudicato
il
pacifismo
come
spesso disposti a riconoscere la fragilità delun aspetto della morale e l'hanno incluso stare supinamente alle imposizioni derivanti
le loro ipotesi e il largo margine di errore
nella 101-0 dottrina filosofica. Così facendo, da unla visione inattuale della vita associata,
possibile esistente nel loro patrimonio di
o porsi coraggiosamente nel solco del movihanno soprattutto inteso inserire la precietcognizioni. Nessuno scienziato, nessun pentistica pacifista in -.m più vasto sistema di mento di liberazione dalla paura, di cui i
satore oserebbe oggi affermare di aver ragpacifisti furono e sono gli antesignani. Non
norme di condotta. A questa corrente appargiunto verità definitive, escludendo che altri tengono pensatori come Seneca, Sant'Agostipossono esservi esitazioni quanto alla scelta
possano integrare, e persino smentire, i rino, Erasmo da Rotf,erdam, Leibnitz, l'abate da compiere. Bisogna spezzare il deprecato
circolo vizioso dell'odio che scatena la guersultati da lui ottenuti. L a spavalda sicurezza
di Saint-Pierre, Karit, e, in epoca contempoei di questa che, di rimando, genera odio.
ra
degli uomini, soltanto di poche generazioni ranea, Blondel, Scheler, Russel, James, DeOgni
riforma è condizionata dalla fede
Puinella
varietà
delle
ispiwey
e
vari
altri.
anteriori a noi, appare una ben risibile cosa.
degli uomini nella sua giustezza e nella sua
razioni,
essi
affrontarono
con
analoghi
inLa politica ha nei frattempo acquistato il
tendimenti il problema della pace e della riuscita. Ma quella nella pace non è, come
carattere di scienza dei mezzi rivolti a miun t e m ~ o ,limitata a pochi uomini, circongliorare da condizione degli uomini mediante guerra, sforzandosi di individuarne la genesi
dati
dallo scherno e dalla diffidenza. Essa
scelte e interventi compiuti in funzione del ed i correttivi. Chiameremo questo l'indirizzo
tende
sempre più a penetrare in ogni catevantaggio collettivo. Essa non può dunque filosobico.
goria della società, a condizionare le scelte
I1
secollo
XIX
ha
visto
il
sorgere
di
una
tendere, come un tempo, soltanto alla pFepadegli individui e dei gruppi investiti del
razione della guerra. Contrariamente a chi, nuova scienza, detta sociologia da un neopotere, a ubbidire al richiamo di appelli
logismo
introdotto
da
Auguste
Comte
e
ricome Joseph d e Maistre, ebbe a definirla
masto nell'uso. Essa si propone di studiare tanto diversi da quellii delle trombe gueresperienza divina (8), l a guerra ci presenta
i fenomeni sociali e la loro evoluzione. Quale resche. Incombe su tutti L'obbligo di illustrare
la testimonianza e la misura dell'umana
questa situazione, di proporla alle coscienze
insipienza. Esiste una sintomatica analogia attività umana può meglio della guerra espiù avvertite e alle masse, divenute oggi
sere
definita
sociale?
Essa
abbraccia
nelle
tra i propositi dei pacifisti e quelli dell'incause e negli effetti la totalità di un popolo, protagoniste di storia.
ternazionalismo, comprendendo in questo terAttraverso la dedizione totale alla verità
determinando
nel suo co~mplessol e più promine ogni dottrina intesa a superare il prine il rifiuto di quanto forma ancora il triste
fonde
e
rivoluzionarie
trasformazioni.
In
tale
cipio della sovranità statale. Si tende in queprospettiva, il problema della pace è stato retaggio del passato, all'infuori di ogni susto modo a trasferire in un quadro istituzioimpostato ed esaminato da economisti e so- pina acquiescenza, si potranno rimuovere l e
nale l e aspirazioni alla pace. L'internazionagravi turbative, che impediscono agli uomini
lismo si propone di creare un sistema di ciologi quali Cobden, Leroux, Fourier, Saint
di scuotere il peso di ancestrali servaggi, di
obblighi e controlli, che, limitando la libertà Simon e dalle società della pace di origine
liberarsi
dal tierrore, di vivere serenamente.
operaia. Chiameremo questo l'indirizzo sociod'azione degli stati, li costringa a sottometSi chiede loro di sostenere e potenziare l e
logico.
tersi a un ordinamento vincolante. La pace
Infine, della pace e del suo posto nella componenti pacifiche della vita associata, il
universale rientra tra i suoi obiettivi, ma
società
umana si sono occupati statisti come rispetto degli imperativi che favoriscono l'a
non è il solo e neppure quello essenziale.
Giorgio
Podieibrad, r e di Bolemia, il duca di unità e la concordia, l'abbandono di quanto
In talune circostanze, specie nel caso di sanSully,
il
cardinale Alberoai, Alessandro I di ha iniquamente sostenuto e protetto il prizioni da infliggere a uno stato, responsabile
Russia,
teorici
della scienza politica come mato della guerra e il suo culto. L'opera
di aver violato l e norme internazionali, esso
degli storitci, rivolta a studiare criticamiente
Pierre
Dubois.
Tutti
vi ravvisarono l'obietnon respinge il ricorso alla guerra, se dichiail pensiero dei pacifisti del passato, non mantivo
terminale
di
ogni
avveduto
governo
degli
rata nel rispetto di taluni principi e di tacherà di contribuire a questa non procrastiuomini. Chiameremo questo l'indirizzo ponabile impresa.
litico.
(8) Soirées de Saint-Pétersbourg. pag 124.
gennaio 1968
COMUNI D'EUROPA
22
Lettere al direttore
Unione in cambio flotta
( d a Monnet a Churchill, con dc Gaull'e
sottosegretario)
Caro direttore,
le tesi chiare e ragionevoli illustrate nel
t u o u l t i m o editoriale ( n o v e m b r e 1967) non
avranno mancato di riscuotere le più d i f fuse adesioni. S e mi consenti, tuttavia, vorrei approfondire un solo punto: dopo aver
giustamente sottolineato il coraggio dei Britannici e osservato - altrettanto giustam e n t e - come essi siano stati e siano, talvolta, un po' lenti nel manifestarlo, tu hai
portato l'esentpio della proposta di « Union e federale franco-britannica, da essi formulata, troppo i n ritardo, nel 1940.
Sai bene che tale proposta h a provocato,
e n o n soltanto i n Francia, anche alcune reazioni negative, n o n del t u t t o ingiustificate.
Ricostruiamo brevemente i fatti: il governo
francese si era trasferito a Bordeaux perché
la Francia era ormai a terra; Roosevelt,
rispondendo ad u n appello d i Reynaud, aveva
escluso u n intervento americano e si era
limitato a promettere aiuti materiali qualora il Congresso li avesse approvati. Durante la seduta del 15 giugno Weygand e
Pétain reclamavano u n immediato armistizio
con la Germania, Reynaud intendeva trasferire il gabinetto oltremare e continuare la
guerra con la flotta, Chautentps, invece, v o -
n e era giù molto d i s c u s : ; ~prima d'ora. I1 14
Vansittart e Desmond Alorton avevano visto
Momnet e Pleven, a cui s'era poi aggiunto
il generale de Gazille, da poco nominato sottosegretario alla Guerra e arrivato in volo
per gli accordi relativi al trasporto del Gov e r n o francese e di q~ic!ntepiù truppe fosse
possibile in Africa. Questi uomini di Stato
avevano studiato l'abbozzo di u n a dichiarazione per u n a unione franco-britannica,
allo scopo, oltre a tutto il resto, di dare a
Reynaud qualche nuovo1 elemento che spronasse la maggioranza tlel suo Gabinetto al
trasferimento i n A f r i c a e alla con'tinuazione
della guerra. La m i a r . i m reazione fu s f a vorevole. Feci parecchie domande di carattere critico e n o n resta.i minimamente convinto. Tuttavia, alla fine della nostra lunga
seduta di Gabinetto, quel pomeriggio, f u posto in tavola l'argomento. ( 1 ) .
L a pro'posta, dunque, mirava al duplice
scopo di assicurare ai Britannici la flotta
francese e di appoggiare Reynaud che intendeva continuare la guerra contro la Germania. I1 gabinetto britiznnico si riunì anche
nel pomeriggio del 16, e conviene lasciare
ancora la parola a Churchill: « C i riunimmo
alle tre di quel ponteriggio. Io ricordai al
Gabinetto che alla chiusura della nostra seduta, il giorno prima, c'era stata qualche
discussione sulla proposta di u n a più stretta
unione tra la Francia e la G r a n Bretagna.
A v e v o visto il generale de Gaulle nella ntattina ed egli m'aveva persuaso che un passo
Il numero 19 di Nuova rassegna di legislazione, dottrina
e giurisprudenza, dell'Editol-e ~Voccioli-Firenze,è interamente
dedicato agli
1)
VI11 STATI GENERALI DI BERLIXO
di cui riporta integralmente, fi-a l'altro, i discorsi delle sedute
plenarie, le relazioni e tutti gli interventi delle sedute delle
commissioni, le risoluzioni Jinali .
leva interpellare i Tedeschi per conoscere
le eventuali condizioni di armistizio. Poiché
prevaleva quest'ultima tesi, Reynaud ottenne,
almeno, d'informare preventivamente l'ambasciatore britannico (16 giugno), il quale
ebbe istruzione di formulare u n a sola pregiudiziale: bisognava che la flotta francese
si consegnasse ai Britannici.
I1 15 giugno si era riunito anche il gabinetto di guerra inglese, m a qui conviene
lasciare la parola a Churchill: K C'era inoltre
i l problema fondamentale di garantirci la
Flotta francese. Fu in questo spirito clze
venne concepita la proposta per u n a " indissolubile unione" tra la Francia e la G r a n
Bretagna.
N o n ero stato io il primo. A v e v o sentito
parlare per la prima volta di u n piano
definito a u n a colazione, il giorno 15, al
Carlton C l u b . alla quale partecipavano Lord
Halifax, il signor Corbin, Sir Robert V a n sittart e qualche altro. Era evidente che se
Mario Bastianetto
( 2 ) V+'. Cliurchill, Ln aeco?zda gurvi-a i,io~~diale,M i lano. 1963 (Sa edin.). vol. 11, 1111. 203--0;.
(3) Id., vol. IV, p. 9 4 i .
eccezionale fosse necessario per dare al signor Reynaud il sostegno di cui abbisognava per mantenere il S I L O Governo in
guerra; e aveva suggerito che la proclamazione dell'indissolubile unione dei popoli
francese e britannico poteva servire allo
scopo ...
... Il ministro degli Esteri disse allora che
dopo la nostra riunione della mattina aveva
visto Sir Robert Vansittart, a cui aveva precedentemente chiesto di stilare qualche ann,uncio sensazionale che potesse infondere
vigore alla decisione di Reynaud. Vansittart
s'era consultato con de iGaulle, Monnet, Plev e n e il maggiore Morton e insieme avevano
abbozzato un proclama.. De Gaulle aveva
fatto loro presente la necessità di pubblicare
il documento al più presto, ed espresso il
desiderio di portare seco l'abbozzo in Fran(1) Vv'. Churchill, ?,a .secoii<Ia gicuria ?,io,idinlc.
lano, 1963 (8% ediz.), vol. ii, pp. 202-203.
cia quella notte; aveva anche proposto ch'io
m'incontrassi con Reynaud il giorno dopo.
L'abbozzo fu fatto circolare, e ognuno lo
lesse con profonda attenzione. Difficoltà di
ogni genere vennero rilevate subito m a alla
fine u n a Dichiarazione d i Unione parve riscuotere i l consenso generale. Dissi che il
m i o primo imwulso era stato contrario al
progetto, m a che data la crisi della situazione n o n dovevamo correre il rischio d'essere accusati di scarsa immaginazione. Un.
annuncio sensazionale era necessario per
mantenere la Francia i n attività.
...Io n o n avevo, come s'è visto, steso il
documento. Fu com-osto al tavolo della conferenza e io v i detti il m i o contributo. L o
portai quindi nella sala accanto, dove de
Gaulle era in attesa con Vansittart, Desmond
Morton e Spears. Il generale lo lesse con
aria d'insolito entusiasmo e appena fu possibile mettersi i n comzinicazione con Bordeaux,
cominciò a telefonarlo a Reynaud ,, ( 2 ) .
Come vedi, caro direttore, il progetto di
unione ebbe carattere assolzitamente strumentale, e se in esso v'è del co~aggio,a m e
pare che spetti più ai Francesi, e particolarmente a de Gaulle, che ai Britannici.
L o stesso Chtirchill, piuttosto, è fiero d i
attribuirsi un piano di dominazione m o n diale anglo-americana ( e narzialmente sovietica), da lui esposto a Roosevelt il 22 maggio 1943. Secondo tale piano la Gran Bretagna si riservava l'Europa Occidentale, nta
Churchill trovò l'opposizione del vicepresidente americano Wallace: K Il giorno S U C cessfvo, a colazione, con Roosevelt e con m e ,
Wallace manifestò qualche preoccupazione
sulla possibilità che le altre nazioni pensassero clae la Gran Bretagna e gli Stati
Uniti intendevano dirigere il mondo. Io misi
però bene in chiaro che non si doveva rinunciare ad agire come era opportuno e necessario wer i? tinrore di alimentare simile
impressione ( 3 ) .
Bene: qui non esiterei a trovarvi coraggio. m a credo che l'Europa sarebbe stata
altrettanto coraggiosa nella siia resistenza.
N o n ci siano equivoci: anche a m e preme
l'ingresso della G r a n Bretagna nella Co.munità. T i h o scritto solo per la verità storica.
Tuo
Mi-
L'Europa e i cliibs alpini
Caro Serajini,
consentimi u n a breve replica al « dialogo
minore » cordialmente aperto dal signor Rolf
Reventlow sulla « Crisi dell'Alto Adige
(1).
Negli anni v e n t i a scuola a Bolzano ci
insegnavano che l'Alto Adige era stato abitato da popolazioni slave fino al XII secolo.
Dal XIII secolo ha avuto inizio l'infiltraziond tedesca. Ebbene, quegli slavi d'origine
che abitarono per sette secoli, dal V al X I I ,
quelle vallate ercno gli attuali Friulani. Quei
tedeschi che subentrarono nelle stesse vallate venivano dall'attuale Baviera. Concordo
che, dopo secoli di permanenza, il popolo
si debba identificare con la sua Terra. Perciò
chiedo il parallelisnro: non erano Slavi m a
Fri~ilanii primi; n o n sono più Bavaresi m a
Tirolesi i secondi.
P
-
(1) Vecli « Comuni d ' i ? u i o ~ > »
a n. 10. irttohie 196i.
COMUNI D'EUROPA
gennaio 1968
In t e m a di lingua tedesca pura, è stats
u n m i o professore ad insegnarmi che i n
Boemia si parlava il tedesco senza inflessioni dialettali e con u n a pronuncia aperta,
H
chiara, specie nella pronuncia della
aspirata. Del resto tra tedeschi del sud e del
nord ci sono profonde differenze. Ricordo
che i miei compagni di scuola stentavano
a capire il tedesco nordico per via della
pronuncia, specie della G D che gli amburghesi pronunciazjano come la K J D all'inglese.
E' stato dunque per via delle inflessioni
dialettali che ho fatto il parallelo tra Boemia
e Toscana. Ma il signor Reventlow ne sa
più di m e del tedesco nordico.
Per quanto riguarda i Tirolesi penso ci
sia di più della coscienza storica D . Ad esempio Andreas Hofer è insorto contro i francobavaresi, mentre è stato aiutato dagli Italiani. L'inno ad Andreas Hofer era il preferito
tra noi studenti del circolo italo-tedesco. E
a quell'epoca ho sostenuto la tesi di proclamare Andreas Hofer u n eroe italiano (è nato
nel Sud Tirolo), u n Garibaldi delle A l p i
italo-tedesche. Ma gli italiani del K Circolo
Sociale di Bolzano, guidato da Franco Ciarlantini, allora corrispondente del K Resto del
Carlino », poi deputato fascista, n o n potevano capire l'idea d i De Gasperi della integrazione europea. Loro portavano gli stivali
gialli, il frustino e il monocolo alla D'Annunzio. Ma con i soci dei vari Clubs Alpini
la fratellanza montanara è stata possibile
dopo la prima guerra mondiale. Ora la tensione i n Alto Adige è arrivata a u n punto
tale che tra il Club Alpino e 1'Alpen V e r e i n
c'è ... guerra fredda. Infatti i terroristi prendono di mira di preferenza i rifugi alpini
che per noi alpinisti sono sacri come i templi.
E 1'Alpen V e r e i n malitiene, nei confronti di
questi attentati, u n atteggiamento a dir poco
sconcertante. Cerca sempre le scusanti. Non
deplora. Non fa nulla per salvare i rifugi.
Ora, gli « stivali gialli » non potevano
affratellare Italiani e Tedeschi, m a gli scarponi e la corda una volta legavano per l'eternità. Ora non più: n e m m e n o sui m o n t i riusciamo ad intenderci. E questo sarebbe il
K dialogo
maggiore 3 di mia preferenza.
in « C o m u n i d ' E u r o p a , di novembre, u n a
missiva di alcuni anonimi e pertanto a m e
ignoti individui a proposito di un mio scritto che chiamava incidentalmente i n causa
Levi Sandri.
Non ritengo opportuno seguirti i n tale
t u o singolare atteggiamento: non rispondo
per principio, nemmeno a Natale, a chi non
m i usa la cortesia, e n o n mostra la franchezza, di firmarsi con nome e cognome
( e deve averne le sue buone ragioni, che
po2 i n casi come qaesto non possono esser
se non pessime).
Ma poiché costoro, dopo aver bluffato,
hanno voluto K vedere - voglio dire che,
dopo aver contestato la fondatezza dei miei
rilievi a u n testo, hanno chiesto la pubblicazione integrale di esso ( o almeno t i hann o indotto e quasi costretto in tal senso,
il che torna a dir lo stesso), dando cosi
essi stessi la conferma, e la più definitiva,
dell'esattezza di quei rilievi - voglio alm e n o togliermi la soddisfazione, dopo aver
espresso alcune riserve sulla loro correttezza e sul loro ardimento, d i manifestare
anche qualche dubbio sul loro acume o,
come direbbe Brassens, sulla loro
suite
dans les idées P .
Le stesse considerazioni - comprese quelle iniziali, a te dirette - devono essere ripetute, a fortiori, per u n a lettera, concernente
u n a m i a ancora più incidentale allusione ai
poco convinti e molto interessati pseudointellettuali comunitari >, dei bei tempi, dov u t a a u n figuro non meglio identificato che
si firma Alfio Gerace (cc chi era costui? »),
nascondendosi - e non è la prima volta -,
anziché dietro l'anomimo (che almeno è, a suo
modo, sincero), dietro u n o pseudonimo: attraverso il quale, peraltro, non è difficile intravedere la faccia assai m e n o misteriosa
tu,
come? Insa?io, temerario! ... D ) di u n rufian
dichoso n o n so di che pregio: u n o dei tanti
- non voglio dir proprio tutti - che componevano, come ricol-davo, l'entourage olivettiano alla b,elle épo~que,n o n d'altro solleciti
se non di darsi buon t e m p o alla salute delCordialmente
l'anfitrione: molta brigata vita beata (dic'hoLuigi Bellotti
sa, appunto i n ispagnuolo), alla rovescia del
pro'verbio.
Anche contro lo pseudonimo, dunque, come
Ancora su Olivetti e i cinedi
contro gli anonimi valgono i versi citati i n
e anche sui sicarii di Bruxelles
epigrafe del « Trovatore 3 : escano prima dall'incognito, se non hanno la coda di paglia,
e poi si permettano di formulare apprezzaIL FALSO SMERDI B
menti sul mio conto. Quando ero gatto, di« ;Menos lenqua y nias manos, hideputa! »
ceva m i o nonno, stavo sotto la tavola.
(CER\-ASTES. El rtcfi<i?t dichndo)
Ma anche nei confronti del sedicente GeI L C O X T E 1181 LI'S i
nlan?.ico) - Se un vi1 non
sei, discopriti!
race voglio almeno levarmi la soddisfazione
L ~ o l l o l :-~ Ahimè ...
di rilevare come anche costui, assai goffaIL COXTE - Palesa il nome! ...
me?ite, o1,tre a oppormi citazioni - tranne
T,~osoit\ - Deh, per gietà ...
h.lnsi:icii ( < I ! Conte) - Ravvisami. Manrico io son.. .
una, che non c'entra - estremamente vaghc
Il, C o r l l ; . - Tu, come? Insano, temerario! ...
e pertanto incontrollabili (nemini credere,
~ S L Y TDO
1 C
LA ~
~~?
X ~ R A P I OIL. Tro~>atorc.Atto 1,
liarte 11, scena ultima)
è un'aurea massima del buon bibliografo),
finga, perché gli conviene, di fraintendere
c Qucrti aiul!aii ed uomini di corte sono la
peste <li Komagna, pesaio della canaglia imcome critica ad Oliqietti (« ha detto male di
periale ... )>
(U'11slirxz10,Fr«nccsccc d a Riniini, Atto I ) Garibaldi! 2 ) quella clre era, fin troppo evidenteinente, u n a frecciata contro i suoi paRoma, dicemb~re1967 rassiti. cc Lei piscia fuori dell'orinale n, %mi
Caro Direttore,
verrebbe voglia di rispondergli, se ne valesse
non ho molto apprezzato - consentimi la pena, con u n personaggio di Vitaliano
di esser sincero - la generosità » (siamo Brancati. Ma non la vale, tanto l'espedielite
sotto le feste, e voglio anch'io esser gene- 6 meschino e 1'equi:voco manifestamente inroso i n e u f e m i s m i ) con cui hai pubblicato, tenzionale e insince:ro: « tout se tient ».
C
))
C
( C
Dunque siamo intesi, e u n a volta per tutte:
piena libertà per i lettori di dirmene, se credono, di cotte e di crude ( e i n più il diritto
ad aver essi l'ultima parola): saprò risponder
loro a dovere - e anche dar loro francamente ragione, se la meritano. Ma solo per
quelli che firmano, come m e , con n o m e e
cognome; n o n per le teste di turco. Altrimenti
chi dovrò ritener responsabile dei loro scritti?
Loro (cioè nessuno) o te?
Con molti saluti
Andrea Chiti-Batelli
Ho u n culto, anzi addirittura una insana
passione per la libertà di stampa, quali che
possano esserne l e conseguenze; e se Chiti
è di malumore e u n o sfogo gli può f a r bene,
n o n m i dispiace di essergli utile. A chiosa
della polemica m i limito a sottolineare che
sono, oltre che i1 Dlirettose di K Comuni
d'Europa x , 11 Presidente della Fondazione
Adriano Olivetti. Per chi m i conosce ogni
altro commento è probabilmente superfluo.
Desidero solo aggiungere che forse anche
il signor A l f i o Gerace, di Aci Castello e che
io non h o il piacere di conoscere personalmente, pensa ahe Chiti-Batelli sia u n n o m e
d'arte. E' così curioso!
Quanto agli amici di Bruxelles, ha ragione
Chiti: m i hanno e f f e t t i v a m e n t e costretto a
pubblicare il testo integrale della .dichiarazione di Levi Sandri, con minacce a m a n o
armata e i n v i o di sicarii. Io, noto per una
pusillanimità che qualsiasi lettore di « Comun i d'Europa » può facilmente avvertire, m i
sono affrettato a inchinarmi, servilmente.
COMUNI Id'EUROPA
Organo dell'A.1.C.C.E.
Anno XVI - N . 1 - Gennaio 1968
Direttore resp.:
UMBERTO SERAFINI
Redattore capo:
EDMONDO PAOLINI
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1 versamenti debbono essere effettuati
sul
C/C
postale n. 1133749 intestato a:
« Comuni
d'Europa, periodico mensile Piazza di Treiii, 86 - Roma » (specif icando la causale del versamento),
oppure a nzezzo assegno circolare non trasferibile - intestato a «Comuni
d'Europa n.
Aut. del Trib. di Roma n. 4696 deIl'll-6-1955
TIPOGRAFICA CASTALO'
- ROMA-1968
olivetti
Macchine per scrivere Olivetti
si fabbricano in Italia e negli Stati Uniti,
in Gran Bretagna e in Brasile.
in Spagna, in Sud-Africa, in Canada,
in Argentina.
Con macchine Olivetti
si scrive in tedesco e in francese,
in italiano e in inglese,
in spagnolo e in russo, in giapponese,
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