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Capitolo
Psicopatologia
A cura di Maria Pia Bagnato 1 e Andrea Ruozzi 2
Dal film: COPYCAT - OMICIDI IN SERIE (1996)
1
Psicologa psicoterapeuta
2
Psicologo
1
La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
1. Psicopatologia
Obiettivi Formativi:
1) Essere in grado di percepire e condividere la sofferenza psichica;
2) Riconoscere come reale/vero il disagio psichico-psichiatrico;
3) Essere in grado di comprendere meglio la persona con disagio
psichico-psichiatrico.
Gli obiettivi di questo incontro sono un po’ ambiziosi.
Abbiamo ritenuto però importante tracciare una panoramica sulle principali
psicopatologie per dare ai volontari che prestano servizio in emergenza, anche una
breve informazione sulla patologia psichica che può essere oggetto di una
emergenza ma che spesso è secondaria ad altre patologie che sono state
ampiamente illustrate dai colleghi durante questo percorso formativo per Volontario
Soccorritore ANPAS.
Come sempre, oltre a fare formazione per il servizio, le nostre Associazioni ci hanno
dato l’opportunità di conoscere anche per una formazione personale, nozioni di primo
soccorso e indicazioni utili per azioni di prevenzione primaria. Questo capitolo vuole
rispondere a queste due esigenze, la prima per il servizio, la seconda per la vita
personale e privata dei volontari.
Divideremo il capitolo in due parti: la prima ha lo scopo di fare chiarezza sulle
professionalità che operano in questo settore per poter rispondere alla domanda che
frequentemente viene posta quando un famigliare o un amico soffre di un
disturbo/disagio psichico. Nella seconda parte cercheremo di descrivere molto
sinteticamente i sintomi di alcune psicopatologie.
12.1 - Sto male. Che fare?
Davanti ad una sintomatologia che interessa problematiche psicologiche (disturbi
dell'umore, dell'ansia… sindromi non confortate da valori diagnostici clinici evidenti
quanto una emorragia, una frattura ossea o semplicemente la varicella), spesso la
persona che ne soffre, e con lei la famiglia, si trova in forte difficoltà a capire cosa è
meglio fare per poter risolvere al più presto questo malessere. Al più presto, perché
anche se il quadro clinico non ha il conforto di valori che possono indicare una più
chiara patologia clinica di tipo organico, la sofferenza è grande, ed è quindi
comprensibile che si voglia al più presto trovare un rimedio a questo problema
che spesso stravolge la nostra vita!
Sono sempre più convinta che per i "non addetti ai lavori" capire come muoversi
nella "giungla" che si apre davanti a noi quando noi stessi o un nostro caro soffre di
un disagio psichico, non è cosa semplice. Anzi a volte è difficile anche per chi lavora
in questo settore, si vorrebbe infatti inviare a colleghi specializzati pazienti che non
rientrano nelle nostre specializzazioni, ma non sempre il nominativo è proprio sotto i
nostri occhi. Quindi tranquilli, non è davvero cosa semplice individuare per ogni
paziente lo specialista più indicato.
Una cosa la eviterei: aprire le pagine gialle e cercare lì il nominativo, magari con un
criterio di scelta legato all'impatto visivo… mentre scrivo penso ai primi manuali che
abbiamo preparato per il primo soccorso e ricordo che la cosa più utile ed immediata
era "Cosa fare e cosa NON fare". Proprio così: cerchereste il dentista allo stesso
modo? Penso anche a un mio paziente che prima di venire da me, ha scelto un
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
nome dalle pagine gialle. In questa sede non facciamo critiche di merito - ma è
chiaro che se ha cambiato non si era trovato bene né aveva risolto il suo problema quello che però va detto è che sotto un nome ambiguo, riferito allo studio, si celava
una non professionalità non iscritta all'albo… Mi vengono in mente altre cose ma
queste sono altre storie…
Torniamo al nostro problema. Consiglio innanzi tutto di rivolgersi al medico di base.
Se il medico è attento anche a queste problematiche - intendo dire alle
psicopatologie - può fare una prima valutazione e intervenire direttamente se la
sintomatologia non è così grave o cronica da richiedere l'intervento di uno
specialista. Il medico di famiglia infatti conosce il suo paziente nella complessità del
quadro clinico, e può dare un primo supporto o prescrivere farmaci.
Se il problema non si risolve nel breve termine con l'intervento del medico di famiglia,
è opportuno chiedere a lui/lei l'indicazione per una visita specialistica. Questo, potete
commentare, è quello che succede per molti problemi sanitari, il medico infatti
spesso invia il paziente dallo specialista. A questo punto si apre il dibattito in merito
allo specialista: psicologo, psichiatra o psicoterapeuta? Non intendo risolvere qui
e in poche righe la risposta a questa domanda, ma solo dare qualche riferimento e
informazione per rispondere in parte alla domanda.
Quindi, cosa non fare l'abbiamo detto prima, ma rivediamolo assieme: NON affidarsi
a un nome senza conoscerne la specializzazione, e nemmeno affrontare disagi di
questa natura affidandosi a discipline che tanto possono giovare solo se non siamo
in un quadro diagnostico che rientra nelle psicopatologie. Per esempio: può essere
utile un massaggio rilassante o qualche altra tecnica (solitamente svolta nei centri di
benessere o presso centri estetici) ma solo se non vi sono sofferenze psicologiche.
Anche questo lo dico perché negli ultimi anni sorgono "come funghi" tecniche che
non hanno nulla a che fare con la psicoterapia e che hanno una efficacia - nel breve
termine - solo su coloro che di base stanno bene. Non possono invece essere
risolutive di malesseri che hanno una base psicologica, a volte anche organica, per
la quale è necessario un intervento terapeutico professionale a volte integrato fra
farmaci e terapie. Chiarito questo, la "giungla" si restringe.
Un'altra indicazione che mi sembra molto utile è quella di tenere sempre presente
che questi specialisti (che ripeto, sono - a parer mio - solo tre figure professionali:
psichiatra - psicologo - psicoterapeuta) sono iscritti a un albo. Quindi prima di
intraprendere qualsiasi percorso vi suggerisco di verificare questa iscrizione,
telefonando ai rispettivi albi (cfr. linx nella sitografia a fine capitolo). Oppure
chiedendolo direttamente a loro.
In estrema sintesi facciamo un po' il punto per capire che differenza c'è fra queste tre
professionalità:
•
•
•
Lo psicologo. È abilitato all'esercizio della professione - quindi iscritto
all'albo – se: è laureato in psicologia, se ha svolto un anno di tirocinio di circa
20 ore settimanali post laurea e se ha superato l'esame di stato.
Lo psichiatra. È abilitato all'esercizio della professione se è laureato in
medicina e specializzato in psichiatria.
Lo psicoterapeuta: è uno psicologo o un medico, specializzato in
psicoterapia, ha quindi frequentato una scuola di 700 ore all'anno per 4 anni
con esame finale. Le scuole riconosciute dal MURST (Ministero dell'Istruzione
dell'Università e della Ricerca) sono caratterizzate dai diversi orientamenti di
terapia
(terapia
cognitivo-comportamentale,
sistemica,
dinamica,
interpersonale…) ma qui ci inoltriamo in un altro difficile percorso, direi che
può essere sufficiente specificare che vi sono diversi orientamenti, e che negli
ultimi anni anche in Italia, si cerca di orientare i pazienti ai diversi specialisti a
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
seconda delle terapie che vengono effettuate. E', infatti, sempre più un dato
di ricerca che alcune terapie hanno una maggiore e specifica efficacia
su certi disturbi piuttosto che altre psicoterapie su altri disturbi. Di
questo le ricerche americane hanno già dato dei riscontri molto precisi,
sui quali appunto si è cercato negli ultimi anni di trarre spunto per
opportune evidenze anche sul nostro territorio.
Per una maggiore conoscenza di queste figure professionali vi rimando alla seguente
tabella.
Esperienze di
studio e
formazione
Capacità di
riconoscere e
trattare
problemi
psicologici
Preparazione
teorica
approfondita
in psicologia
Abilitazione
all’esercizio
della
Psicoterapia
Possibilità di
prescrivere
psicofarmaci
e analisi
mediche
Capacità di
riconoscere e
curare malattie
con cause
organiche
Psicologo clinico
Laurea in
Psicologia
Tirocinio post
lauream
Sì, per quanto
riguarda il
riconoscere, ma
può trattare i
disturbi mentali
solo con alcuni
strumenti
psicologici
Sì
No
No
No
Psicoterapeuta
Laurea in
Sì; minore nel
Psicologia o in
caso dei non
Medicina e
psicologi
Chirurgia e
Scuola di
specializzazione
privata o
universitaria
riconosciuta
dallo Stato
Solo se
laureato in
psicologia
Sì
Solo se
laureato in
medicina e
chirurgia
Solo se
laureato in
medicina e
chirurgia
Medico Psichiatra
Laurea in
Sì. Il trattamento
Medicina e
è perlopiù
Chirurgia
farmacologico.
Tirocinio post
lauream Scuola
di
specializzazione
quadriennale in
Psichiatria
No
Sì
Sì
Sì
Medico Neurologo
Laurea in
Limitata
Medicina e
Chirurgia
Tirocinio post
lauream Scuola
di
specializzazione
quadriennale in
Neurologia
No
No
Sì
Sì
Medico
Neuropsichiatra
Infantile
Laurea in
Medicina e
Chirurgia
Tirocinio post
lauream Scuola
di
specializzazione
quinquennale in
Neuropsichiatria
infantile
Sì
Sì
Sì
No
Limitata e
circoscritta alle
problematiche
dell'infanzia e
dell'adolescenza.
Il trattamento è
perlopiù
farmacologico
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
Medico generico
Laurea in
Limitata
Medicina e
Chirurgia
Tirocinio post
lauream Scuola
di
specializzazione
biennale in
Medicina di
Base
Psicoanalista
(Società
Psicoanalitica
Italiana)
Laurea in
Sì, ma minore nel Solo se
Psicologia o in
caso dei non
laureato in
Medicina e
psicologi
psicologia
Chirurgia e
Scuola di
specializzazione
privata
attualmente non
riconosciuta
dallo Stato
Mago, grafologo,
Formazione non No
sensitivo,
riconosciuta
cartomante, eccetera dallo Stato
No
No
No
Sì
Sì
Attualmente
no
Solo se
laureato in
medicina e
chirurgia.
Solo se
laureato in
medicina e
chirurgia.
No
No
No
tratto da http://www.psicologonline.it/risorse/1b2.asp e “Come cercare aiuto psicologico (e perché). Orientarsi nelle
possibilità professionali e informali per accrescere il benessere”, Gabriele Lo Iacono, Centro Studi Erickson 2001
Questa tabella riassume i percorsi di studio delle specializzazioni, in sintesi lo
psicologo clinico ha una preparazione specifica in psicologia e psicopatologia
proveniente dai cinque anni di studio presso l’Università (laurea di 5 anni), dal
tirocinio post laurea e a questo - non sempre - si aggiunge la specializzazione in
psicoterapia. Il medico difficilmente ha nel suo curriculum di studi esami di psicologia,
ma può quindi avere la specializzazione in psicoterapia (le scuole di psicoterapia
sono infatti rivolte a psicologi e medici). Lo psichiatra è un medico con la
specializzazione in psichiatria che come si può notare dalla tabella ha un
orientamento sulle malattie psichiatriche, e più spesso è orientato alle terapie
farmacologiche.
Un ultima nota: lo psichiatra è di fatto automaticamente autorizzato all'esercizio della
psicoterapia anche se non ha frequentato la scuola di specializzazione quadriennale.
Nell'albo degli psicologi vi sono anche - se iscritti prima del 1989 - laureati in altre
discipline, grazie alla sanatoria che è avvenuta in quell'anno.
Le scuole di psicoterapia sono di quattro anni e di 700 ore all’anno solo da qualche
anno.
Queste ultime precisazioni vi avranno nuovamente fatto salire il livello dell'ansia.
Niente panico. Credo che la cosa migliore sia sempre tenere presente un consiglio
per ogni vostro dubbio: chiedete al vostro medico di famiglia, o allo specialista - se
siete già arrivati ad una scelta - il suo percorso di formazione, tenendo presente ciò
che desiderate ottenere da lui/lei. Fatevi aiutare a "tradurre" eventuali dubbi
direttamente da lui/lei o dal medico di famiglia se vi sta suggerendo un nominativo.
Del resto questa persona avrà cura di voi e a lui/lei confiderete cose talmente
personali per le quali è estremamente opportuno e doveroso che voi sappiate a chi le
state confidando... n'est-ce pas?
Un ultima precisazione: vi ho consigliato di verificare attentamente la scelta dello
specialista, ma è opportuno anche che teniate in considerazione che potete rivolgervi
sia al privato (quindi specialisti che ricevono presso gli studi privati) considerando le
tariffe e le informazioni pubblicate anche in rete all’indirizzo dell’Ordine degli
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
Psicologi: http://www.ordpsicologier.it/unframe9.HTM, oppure presso le strutture
pubbliche che applicano il tkt sanitario.
Mi sembra anche questa una precisazione importante. Per il territorio modenese, vi
segnalo la pagina http://www.ausl.mo.it/dipartimenti/02a.html I servizi di consulenza
psicologica e psicoterapia dell'AUSL sono presso i due consultori. Per avere un
appuntamento è sufficiente telefonare in segreteria e pagare il tkt sanitario. I servizi
delle Aziende Sanitarie sono diversi, vi rimando quindi alle loro pagine on line o ai
centralini dei Distretti o degli Ospedali.
12.2 – Alcuni fra i maggiori disturbi più frequenti
Disturbi d’Ansia
Cosa significa soffrire d'ansia? E cos'è questa emozione così terribile che
accompagna e pervade il nostro corpo di sintomi così insopportabili e spesso
invalidanti?
Innanzitutto va detto che l'ansia è una buona compagna di vita se tenuta a buoni
livelli.
E' una buona compagna perché in alcuni
momenti ci ha dato la possibilità di ottime
‘performance’ che altrimenti non sarebbero
state possibili. Prendiamo ad es. gli atleti prima
delle gare, gli studenti prima delle prove
d'esame, chiunque di noi davanti a qualsiasi
prova. Appare evidente che una "buona" dose
di ansia ha sempre alzato i livelli di
performance. È altrettanto chiaro invece che
alti livelli di ansia immobilizzano e rendono
impossibile qualunque prova. Premesso ciò,
stiamo quindi parlando di quantità, e aggiungo
anche di interpretazione di un evento più
terribile di quanto non sia. Ma tutto ciò non è
chiaramente sufficiente per smettere di stare
male!
Faremo frequentemente riferimento al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi
Mentali (DSM IV)3 trattando alcuni dei disturbi più frequenti.
Il Disturbo d'Ansia Generalizzato è caratterizzato da almeno 6 mesi di ansia e
preoccupazione persistenti ed eccessive. Vedremo che in realtà molti sintomi sono
caratteristici della vita di ognuno di noi. La differenza fra normalità e patologia è
spesso determinata dal ‘funzionamento’ della persona, è quindi normale avere un po’
di ansia per un esame, come già detto: è funzionale. Diventa patologia dal momento
in cui il sintomo è talmente invalidante da determinare la decisione di non andare
all’esame e quindi di bloccare il percorso universitario.
Che fare quindi nel momento in cui ci sentiamo pervasi da sintomi così intrusivi e
spesso invalidanti per la nostra vita?
Mai come in questo caso vale la pena di intervenire subito all'insorgere del disturbo.
Prendiamo per esempio l'attacco di panico che normalmente è il più destabilizzante
3
Masson editore Milano - 1996
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
per la caratteristica che lo contraddistingue: l'improvvisa apparsa dei sintomi molto
pervasivi e importanti, “apparentemente senza giusta causa" cioè in situazioni
assolutamente non legate a prestazioni o a situazioni di paura. Tipicamente l’esordio
dell’attacco di panico avviene in macchina, in autobus, in metropolitana, in discoteca,
al cinema.
Disturbo di Panico
Cosa succede durante un attacco di panico?
Il DSM [Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali] descrive i seguenti
sintomi:
1) palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia
2) sudorazione
3) tremori fini o a grandi scosse
4) dispnea o sensazione di soffocamento
5) sensazione di asfissia
6) dolore o fastidio al petto
7) nausea o disturbi addominali
8) sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
9) derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati
da sé stessi)
10) paura di perdere il controllo o di impazzire
11) paura di morire
12) parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
13) brividi o vampate di calore.
Evidentemente il quadro più sopra descritto comporta una grave sofferenza psichica.
Teniamo presente che i sintomi non sono simulati - come qualcuno pensa,
trattandosi di una psicopatologia - la tachicardia è reale, i tremori, la dispnea…
sono reali sensazioni / reazioni del sistema neurovegetativo. La persona sta
veramente male!
E' comprensibile allora che si generi nella persona una paura che quelle sensazioni
così negative ritornino a vivere così improvvisamente come è capitato al momento
dell'esordio. Questa ‘paura della paura’ fa sì che si inneschi un meccanismo tipico
dei disturbi d'ansia: l'evitamento. Ho paura (comprensibile) di quella costellazione di
sintomi, quindi evito i posti e/o le situazioni che potrebbero scatenare questa
sintomatologia. Purtroppo ci ritroviamo - come spesso accade - nelle sindromi
psichiche, in un circolo vizioso che perpetua e alimenta i sintomi e il disturbo.
Evitando le situazioni che possiamo chiamare "fobiche" cioè temute, che potrebbero
richiamare la paura, ‘ho la prova che non mi accade nulla’. Questo rinforzo (la prova
che non mi succede nulla se evito), mi induce a evitare sempre di più (cioè ad evitare
i luoghi anche simili al luogo dove ho sofferto l’attacco di panico), provocando un
allargamento dell’area temuta.
Purtroppo però la continua paura di quell'evento mi rende estremamente sensibile a
qualsiasi situazione che sempre più si allarga a macchia d'olio, se prima evitavo per
esempio solo le discoteche perché è là che ho avuto il mio primo attacco di panico,
dopo comincio ad evitare i luoghi affollati, poi qualsiasi posto che mi dà un senso di
costrizione… fino a quando eviterò di andare al super mercato, a far la spesa, in
autostrada - perché potrei incappare in una coda e da lì non saprei come fare a
uscire - in banca… questo evitamento "esponenziale" tiene vivo il sintomo e lo
amplifica. Sempre più vincola le mie scelte e condiziona la mia vita. Ecco perché i
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
disturbi d'ansia sono di semplice risoluzione se affrontati all'esordio, ma sempre più
complicati e "stratificati" - quindi maggiormente difficili da risolvere - se affrontati
dopo mesi o addirittura anni di evitamento e di "paura della paura".
Va inoltre tenuto in considerazione il rischio di sviluppare oltre all'attacco di panico,
l’agorafobia. Questo estremo evitamento e isolamento spesso porta la persona a
rinchiudersi in casa senza riuscire a mettere un piede fuori dall'uscio! Non è difficile
che a questo punto si sviluppi una depressione per il progressivo isolamento e
l'incapacità di affrontare qualsiasi compito.
Per avere una idea di quanto sopra ho descritto, consiglio la visione di due film: per
l'attacco di panico "Terapia e pallottole" con Robert De Niro e Billy Cristal 1998.
Mentre per l'agorafobia "Copycat Omicidi in serie" con Sigourney Weaver (1996).
Per una comprensione del disturbo ossessivo compulsivo – che vedremo più avanti consiglio invece la visione di "Qualcosa è cambiato" con Jack Nicholson 1997.
Chiaramente come psicoterapeuta sconsiglio l'utilizzo di psicofarmaci per affrontare
in un primo momento i disturbi d'ansia, anche se ne riconosco l'efficacia nel caso in
cui il disturbo sia così grave e/o cronico che può essere senza dubbio opportuno
affiancare alla psicoterapia una terapia farmacologica. La prima cosa da fare è
rendersi conto del disturbo - che peraltro è in forte crescita - e chiedere aiuto.
Cercando il più possibile di non modificare per nulla le abitudini di vita, cioè, il primo
suggerimento è proprio: non evitare!!
Può essere invece utile una esposizione graduale all'evento fobico, magari in
compagnia di una persona fidata (un amico, un fratello, il marito o la moglie) per le
prime volte e poi da soli. Questo dovrebbe funzionare esattamente al contrario di
quanto esposto prima: ho la dimostrazione che anche se mi espongo non sto male,
oppure sto male, ma sempre meno. Sono infatti avvantaggiata dalla conoscenza del
disturbo e da una importante “buona notizia”: l’attacco di panico dura poco, al max 15
minuti, ma termina! Non è infinito e irreversibile come mi è apparso la prima volta!
Inoltre non posso morire, non ho un infarto… ho solo paura! Lo so che ciò che ho
detto, ancora una volta, non è assolutamente sufficiente: ma è chiaro che in questa
sede non ho la presunzione di fare terapia ma solo di dare alcune informazioni.
Anche in questo caso ho cercato di descrivere alcuni sintomi e di dare qualche
suggerimento, rimandando il resto alla terapia che normalmente da ottimi risultati.
Più sopra ho elencato altri disturbi d'ansia. Mi sono volutamente soffermata
sull'attacco di panico perché sembra in forte crescita e perché spesso anche presso i
pronti soccorsi dove arrivano i pazienti con le prime crisi, non viene presa in
considerazione questa diagnosi differenziale, con la terribile conseguenza di mesi di
indagini cliniche per verificare eventuali disturbi cardiaci o altre ipotesi diagnostiche.
Ciò comporta oltre che una spesa per il paziente e per il Servizio Sanitario
Nazionale, la cronicizzazione del disturbo, che come abbiamo visto rende poi difficile
la risoluzione in psicoterapia.
L'Agorafobia è descritta come ansia o evitamento verso luoghi o situazioni dai quali
sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere
disponibile aiuto in caso di un Attacco di Panico o di sintomi tipo il panico.
La Fobia Specifica è caratterizzata da un'ansia clinicamente significativa provocata
dall'esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina
condotte di esitamento, parliamo quindi di fobia dei ragni per esempio, nota come
aracnofobia.
La Fobia Sociale è caratterizzata da un'ansia clinicamente significativa provocata
dall'esposizione a certi tipi di situazioni o di prestazioni sociali, che spesso determina
condotte di evitamento.
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo
dal film “Qualcosa è cambiato”
Annullare i rischi e ridurre al minimo gli
imprevisti è in fondo ciò che molti vorrebbero.
Ma se per ottenere questo scopo ci
impegniamo in eccessivi comportamenti
ripetitivi di controllo, eccessivi atteggiamenti
scaramantici, rigore nella programmazione
fino agli ultimi dettagli, tentativi di mantenere
un ordine ed una pulizia irrealisticamente
possibile, cerimoniali assurdi e ripetitivi, è
probabile che soffriamo di un DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo).
In tal caso i nostri comportamenti diventano una vera e propria ‘gabbia’ che può
giungere a legare la nostra spontaneità e a compromettere le normali relazioni
sociali, la nostra vita scolastica, lavorativa e affettiva.
Caratteristiche essenziali del DOC sono perciò le ossessioni e le compulsioni.
Ossessioni
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano più e più volte e
sono al di fuori del controllo di chi li sperimenta. Si tratta di presenze mentali che
sono avvertite come disturbanti ed intrusive e, almeno quando le persone non sono
assalite dall'ansia, sono giudicate come infondate ed insensate.
Possono essere ossessioni, ad esempio, la paura eccessiva dello sporco e dei
germi, la paura di aver fatto male a qualcuno, di poter perdere il controllo, di essere
omosessuali…
Le ossessioni si distinguono dalle comuni preoccupazioni per il fatto che queste
ultime sono riconosciute come realistiche e, come abbiamo detto, sono così
eccessive e invalidanti da rendere impossibile la vita della persona che soffre di
questo disturbo e dei famigliari costretti al controllo dei rituali per attenuare
quell’ansia che paradossalmente è invece destinata ad aumentare.
Compulsioni
Le compulsioni vengono anche definite rituali o cerimoniali, e sono comportamenti
ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare), o azioni mentali (contare, pregare,
ripetere formule mentalmente).
Lo scopo dei rituali è di ridurre il senso di disagio e l'ansia provocati dai pensieri
intrusivi tipici delle ossessioni.
Ad esempio, chi ha l'ossessione della contaminazione può lavarsi costantemente le
mani (anche utilizzando acidi e detersivi o disinfettanti in grandi quantità), fino a
procurarsi delle escoriazioni, rimanendo nel dubbio di avere le mani sporche.
Le compulsioni possono diventare talmente abituali e ripetitive da attuarsi, a scopo
preventivo, anche in assenza dei pensieri ossessivi.
Altre conseguenze possibili delle ossessioni sono:
Ricerca di rassicurazione da parte degli altri
Un altro modo con il quale si cerca di ridurre il disagio suscitato dai pensieri ossessivi
è di chiedere di essere rassicurati da familiari, amici o medici per le proprie
preoccupazioni.
Evitamento
Spesso le preoccupazioni ossessive sono causate da certe persone o circostanze,
come “toccare lo sporco”, o riscontrare difetti particolari come ad esempio: oggetti
non appaiati, linee spezzate, numeri particolari. Quindi, per contenere le
preoccupazioni legate a queste particolari situazioni si cerca di evitarle. Per quanto
sia un modo di aggirare il problema, l’evitamento può portare ad uno stile di vita
sempre più limitato restringendo l’area di “libero accesso” e aumentando
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
tragicamente gli spazi e i luoghi temuti. Procedimento identico a quello descritto per
gli attacchi di panico.
Il Disturbo Post-traumatico da Stress
Questo disturbo (che tratteremo anche nel capitolo dedicato alla psicologia
dell’emergenza) è caratterizzato dal rivivere un evento estremamente traumatico
accompagnato da sintomi di aumento dell'arousal e da evitamento di stimoli associati
al trauma.
"Era il '44 sui monti di Reggio. La notte i soldati armati di mitra sono andati casa per
casa: avevano l'ordine di uccidere tutti, uomini, donne, bambini. Li hanno svegliati,
radunati in cucina, poi hanno sparato una raffica. Lilli è caduta tra il nonno e la
nonna, coperta del suo e del loro sangue. I soldati avevano portato benzina ed
hanno incendiato le case, ma Lilli era viva ed è riuscita ad arrivare alla finestra e a
lasciarsi cadere. Ma la casa bruciava e sarebbe caduta su Lilli con un colpo di grazia;
è molto difficile scappare lontano, a 11 anni con la gola ferita.
E sentiva le grida mischiate agli spari e le bestie nitrire impazzite, e le voci metalliche
degli ufficiali e sentiva il calore del fuoco.
L'hanno trovata soltanto al mattino: ferita, bruciata, ma viva. Il postino l'ha messa
sulla bicicletta e portata dai parenti in pianura. Poi Lilli è guarita e la guerra è finita. I
tedeschi se ne sono partiti. Ma per molti anni ha sognato gli spari e non le usciva la
voce.
Ora, Lilli vive una vita serena ed è nonna di tanti nipoti. Ma a volte si sveglia con gli
occhi aperti nel buio e rivede la Bettola in fiamme."
[L'unica superstite, La grande famiglia - M.C.R. (1996)]
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV Edizione (DSM-IV),
all'interno del Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), definisce il trauma come
un fattore traumatico estremo che implica l'esperienza personale diretta di un evento
che causa o può comportare morte o lesioni gravi, o altre minacce all'integrità fisica;
o il venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata, di grave danno o
minaccia di morte o lesioni sopportate da un membro della famiglia o da altra
persona con cui è in stretta relazione.
Non sappiamo se a Lilli è stato diagnosticato un PTSD, sicuramente la analogie con
la definizione di trauma che da il DSM-IV sono evidenti come è evidente un'altra
delle sintomatologie che concorre a formulare la diagnosi di Disturbo PostTraumatico da Stress ovvero il rivivere persistentemente l'evento traumatico tramite:
1) ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento, che comprendono immagini,
pensieri, o percezioni. Nei bambini piccoli si possono manifestare giochi
ripetitivi in cui vengono espressi temi o aspetti riguardanti il trauma;
2) sogni spiacevoli ricorrenti dell'evento. Nei bambini possono essere presenti
sogni spaventosi senza un contenuto riconoscibile;
3) agire o sentire come se l'evento traumatico si stesse ripresentando (ciò
include sensazioni di rivivere l'esperienza, illusioni, allucinazioni, ed episodi
dissociativi di flashback, compresi quelli che si manifestano al risveglio o in
stato di intossicazione). Nei bambini piccoli possono manifestarsi
rappresentazioni ripetitive specifiche del trauma;
4) disagio psicologico intenso all'esposizione a fattori scatenanti interni o esterni
che simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico;
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
5) reattività fisiologica all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che
simbolizzano o assomigliano a qualche aspetto dell'evento traumatico.
Quindi abbiamo un evento traumatico che rimane come congelato nella mente e
che viene rivissuto dalla persona (flash-back, incubi…) e inoltre un evitamento
costante degli stimoli legati al trauma e una diminuzione della reattività generale,
l'evitamento può riguardare sia luoghi oggetti collegati al trauma ma anche
pensieri, conversazioni.
I sintomi per altro non si esauriscono nel quadro più sopra esposto, si rileva
spesso un aumento dell'ansia che si manifesta nei seguenti modi:
1) difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno
2) irritabilità o scoppi di collera
3) difficoltà a concentrarsi
4) ipervigilanza
5) esagerate risposte di allarme
Dopo tante brutte notizie diamone qualcuna buona: non tutte le persone che vivono
un trauma riportano automaticamente un PTSD anzi la percentuale è relativamente
bassa (50%), non è nemmeno la gravità del trauma che conduce automaticamente al
disturbo, molto probabilmente sono le risorse soggettive e sociali di cui le persone
dispongono ad abbassare questa percentuale. Un'altra buona notizia è che il PTSD
si può curare ed esistono terapie efficaci: Secondo l'American Psychological
Association i due trattamenti d'elezione per questo tipo di disturbo sono lo Stress
Inoculation Training (SIT; Foa et al., 1991) e l'Eye Movement Desensitization and
Reprocesing (EMDR; per informazioni www.emdritalia.it), più in generale si sono
rilevate più efficaci quelle tecniche che si basano sull'esposizione, sulla
ristrutturazione cognitiva e sulla gestione dell'ansia.
Per approfondimenti rimando a www.psicotraumatologia.com dove potete trovare
molte notizie sulla traumatologia e sull'EMDR, in particolare questa tecnica, molto
controversa negli ultimi anni, è stata oggetto di numerose ricerche per valutarne
l'efficacia e i risultati sono incoraggianti.
Disturbi dell'Alimentazione
Per spiegare l'insorgere dei Disturbi del Comportamento Alimentare appare
condivisa l'idea di un adeguamento a quei modelli culturali che prospettano ideali di
bellezza improntati a standard esagerati di magrezza. Sotto il profilo psicologico e
sociale, i fattori che sono ritenuti più frequentemente implicati nell'insorgenza dei
disturbi alimentari riguardano la bassa autostima, il perfezionismo, la depressione,
l'impulsività, la distorsione dell'immagine corporea, la carenza di rilevanti rapporti
sociali, i rapporti familiari e le difficoltà nelle relazioni interpersonali.
I primi studi sull'anoressia nervosa risalgono a diversi anni fa. Le prime descrizioni di
pazienti con i sintomi che oggi potrebbero essere diagnosticati più precisamente,
risalgono addirittura al 1873, ma fu il medico inglese Richard Norton che nel 1964
descrisse i sintomi dell'anoressia nervosa.
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
Da allora sono stati fatti diversi studi e soprattutto ricerche in grado non solo di
tracciare un quadro più preciso di questi disturbi, ma anche di stabilire fra le
psicoterapie quali sono le più efficaci.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM IV) descrive
analiticamente i sintomi che noi abbiamo riportato più sotto in una sintesi descrittiva.
I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono:
L'Anoressia Nervosa porta a un costante rifiuto di mantenere il peso corporeo al di
sopra del livello minimo normale per l'età e la statura, si è pervasi da un'intensa
paura di ingrassare e da una visione distorta delle proprie forme corporee.
Quindi i criteri diagnostici sono: severa perdita di peso; paura di ingrassare;
preoccupazione per il peso e le forme corporee; amenorrea.
La Bulimia Nervosa porta invece ha un costante bisogno di assumere grandi
quantità di cibo che poi sono eliminate attraverso condotte compensatorie quali il
vomito auto-indotto, l'abuso di lassativi o l'esercizio fisico intenso.
Quindi i criteri diagnostici sono: abbuffate ricorrenti; comportamenti di compenso
(vomito, uso di lassativi, diuretici, enteroclismi…); abbuffate due volte alla settimana
per un periodo non inferiore a tre mesi; preoccupazione per il peso e le forme
corporee.
Spesso questi due disturbi compaiono associati nella stessa persona che alterna
periodi di "digiuno assoluto" a periodi di "grandi abbuffate". Se i sintomi non
soddisfano la diagnosi di anoressia o di bulimia ma ricalcano una o l'altra sindrome si
parla di "Disturbo dell'alimentazione Non Altrimenti Specificato.
Distribuzione e fattori a rischio
Nei paesi occidentali, compresa l'Italia, nella fascia d'età 12-25 anni, su 100
ragazze 8-10 soffrono di un qualche disturbo del comportamento alimentare. Di
queste, 1-2 presentano un Disturbo Alimentare in forma grave (Anoressia Nervosa,
Bulimia Nervosa o Disturbo d’alimentazione incontrollata) per le quali le terapie sono
spesso lunghe e faticose, le altre di un qualche quadro a specifico, più lieve e spesso
transitorio. Fino a una decina di anni fa erano disturbi tipici della classe più
benestante, mentre oggi possiamo dire che questa distinzione non è più vera.
Vi sono quindi alcuni fattori specifici che più facilmente mettono a rischio la
popolazione. Vediamoli:
Innanzitutto l'età. Come abbiamo detto la fascia più colpita è quella fra i 12 e 25 ma
la frequenza maggiore la troviamo più precisamente fra i 14 e i 18 anni. In questa età
il corpo si trasforma - ed è quindi oggetto di attenzione - e nel contempo cominciano
ad essere particolarmente interessanti e di "feroce efficacia" i complimenti o le
critiche dei coetanei. Un periodo delicato per diversi motivi, ormai ben noti alla
psicologia. Ancora a rischio sono maggiormente le ragazze il 90-95% dei pazienti
appartiene infatti al sesso femminile. Sembrano maggiormente a rischio i giovani
con famiglie all'interno delle quali si vivono situazioni difficili, come malattie croniche,
disturbi psichici, relazioni familiari critiche, altri casi di disturbi del comportamento
alimentare all'interno della famiglia, diete in famiglia, una particolare attenzione al
peso e alle forme corporee da parte dei genitori o dei fratelli/sorelle. La cultura è
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
fattore predisponente: sono infatti disturbi tipici della cultura occidentale, sono rari i
casi in oriente.
Risulta quindi evidente che vi è una multifattorialità di cause che intervengono
all'insorgere del disturbo. Secondo David Garner4, vi sarebbero "fattori predisponenti"
(individuali, famigliari e culturali) che appunto preparano il terreno facile. L'esordio
avverrebbe in concomitanza a "fattori precipitanti" come per es. l'insoddisfazione per
il peso e le forme corporee dovuta magari alle critiche di amici o a situazioni difficili di
confronto nell'ambiente scolastico. A questo punto la decisione più frequente è quella
di iniziare una dieta. Solitamente la dieta funziona molto bene e la ragazza o il
ragazzo comincia a ricevere complimenti e soddisfazioni, che da una parte nutrono la
propria autostima, dall'altra "rinforzano" la convinzione che la dieta è la cosa giusta
da farsi: fattore perpetuante. Questo circolo vizioso rende oltremodo difficile
l'interruzione della malattia.
In un primo momento è evidente che le pazienti ritrovano nella dieta una buona
alleata e le conseguenze di un comportamento alimentare scorretto non sono ancora
così evidenti. Per questo motivo la motivazione al trattamento arriva solitamente
molto tardi, quando ormai il disturbo è cronicizzato e complesso.
Le conseguenze negative sia psicologiche che organiche non tardano ad arrivare ed
è a questo punto che anche la paziente non è così euforica come nei primi mesi della
dieta, ma allo stesso tempo sa bene che non vuole riprendere il suo peso che la
renderebbe "orribile", inaccettabile, non adeguata… come prima.
Insomma si ritrova nuovamente in una situazione di isolamento, non riesce più ad
ascoltare il proprio corpo per sapere quando ha fame e quando è sazia (né sa
quando è felice e cosa la potrebbe rendere felice), vive allora nel terrore di aver
sempre mangiato troppo. Si pesa continuamente o evita di pesarsi per paura di
deludere se stessa e gli altri, di non essere così brava come prima. Ogni
riferimento/valutazione della propria vita diventa ed è solo il cibo. Oltre a queste
conseguenze psicologiche che alimentano il disturbo, purtroppo spesso la paziente
può arrivare a un livello tale di denutrizione, per il quale è assolutamente necessario
il ricovero ospedaliero.
Con queste poche righe spero di aver raggiunto alcuni obiettivi
•
•
•
Dare una breve descrizione - non esaustiva - dei sintomi dei disturbi
Alimentari.
Dare qualche cenno sui fattori che mettono a rischio la nostra popolazione,
soprattutto di giovani.
Infine accennare a quali possono essere le conseguenze di questi patologici
comportamenti alimentari, spesso sottovalutati dai famigliari ma purtroppo, a
volte, anche dai medici di famiglia.
Negli ultimi anni si è cercato di fare un lavoro capillare di prevenzione, in linea anche
con le indicazioni del Ministero della Sanità. E' infatti molto importante mettere a
conoscenza sia i ragazzi che i genitori di questi rischi per la salute sia fisica che
psichica.
"Prevenire è meglio che curare" recitava uno spot di qualche anno fa. Se però avete
dei dubbi su questi disturbi e voi o qualche conoscente temete che possa aver
4
Direttore del “Toledo Center for Eating Disorders” e Professore di Psicologia alla Bowling Green State
University. È considerato una delle massime autorità nel campo della Ricerca e del trattamento dei
Disturbi Alimentari.
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
cominciato ad applicare diete rigide o condotte di eliminazione (vomito, lassativi…) e
siete preoccupati per lei/lui, la cosa migliore è rivolgersi ad uno specialista.
Depressione
Sempre facendo riferimento al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, i
sintomi della depressione sono i seguenti.
Umore depresso. Per la maggior parte del tempo vi sentite giù, tristi, vuoti,
scoraggiati. Potreste piangere molto o sentire di voler piangere ma non riuscirci.
Anche l'irritabilità è un sintomo comune.
Perdita di interessi. Provate una perdita di interesse e di piacere nella vita così che
ora dovete fare con sforzo le cose che prima vi piacevano. Spesso vi è anche una
perdita di interesse per l'attività sessuale. Vi è difficile aspettarvi di poter trarre
piacere da qualsiasi cosa.
Cambiamenti nell'appetito. Il quadro più tipico è la perdita di appetito. Il cibo non vi
interessa. Dovete sforzarvi per mangiare e potreste perdere peso.
A volte, però, le persone mangiano di più quando sono depresse. Usano il cibo come
una fonte di conforto o come un modo per riempire il loro senso di vuoto. Se per voi è
così, potreste ingrassare anziché dimagrire.
Disturbi del sonno. Dormite molto meno o molto più di prima. Se state dormendo
meno, forse avete difficoltà ad addormentarvi, o vi svegliate di continuo, oppure
potreste svegliarvi troppo presto e non riuscire più a riprendere sonno.
Se dormite troppo, potreste passare gran parte della giornata facendo lunghi
sonnellini oppure dormire più a lungo di notte.
Senso di agitazione o rallentamento. Il vostro corpo, la vostra mente e il vostro
modo di parlare vanno troppo veloci o troppo lenti. Siete agitati, non avete pace
oppure siete rallentati.
Perdita di energia. Vi sentite stanchi, esauriti. Anche piccoli compiti vi appaiono
esorbitanti. Nei casi estremi, potreste trovare troppo difficile anche svolgere le
normali attività quotidiane, come lavarvi, vestirvi, fare spese e cucinare.
Sentimenti di autosvalutazione o di colpa. La vostra autostima è bassa. Potreste
sentirvi inutili o cattivi, potreste anche arrivare a odiarvi. Potreste credere che la
vostra depressione sia una punizione che vi meritiate. Probabilmente, siete anche
arrabbiati con voi stessi per via della depressione, in quanto lasciate che essa
interferisca con la vostra vita personale e lavorativa.
Difficoltà a pensare. Non siete più in grado di pensare come prima. Avete difficoltà
a concentrarvi e a prendere decisioni.
Ideazione suicidaria. In alcuni casi la disperazione è così grande che potreste
arrivare a pensare che non valga la pena vivere o che sarebbe meglio se foste morti.
Potreste credere che gli altri starebbero meglio se voi non ci foste. Potreste avere
fantasie di suicidio e potreste realmente programmare quando, dove e come
compiere questo gesto.
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
Se siete depressi, probabilmente presentate molti di questi sintomi (ma non
necessariamente tutti).
Teniamo sempre presente che la diagnosi deve essere fatta da uno specialista,
queste informazioni sono quindi da ritenere una prima indagine che può farvi
inquadrare alcuni dei sintomi all'interno di una quadro che non è
necessariamente patologico.
La depressione è un disturbo molto frequente - per questo ne diamo indicazione in
queste pagine - ma non è il solo disturbo con i sintomi riportati più sotto. Appartiene,
infatti, alla "categoria" dei Disturbi dell'Umore, caratterizzati, da sintomi che
interessano l'umore, provocando oscillazioni in alcuni casi, o situazioni critiche in altri
tali da mettere in difficoltà la persona stessa o i propri familiari e amici.
La depressione può consistere di uno o più episodi gravi (disturbo depressivo
maggiore) o può accompagnare la vostra vita in maniera più sottile per la maggior
parte del tempo, per una durata di anni (disturbo distimico).
Distribuzione nella popolazione: le donne che presentano episodi depressivi sono il
doppio degli uomini. Tuttavia, in età evolutiva, la probabilità di incorrere in un
episodio depressivo è la stessa tra maschi e femmine. La depressione tende a
presentare una familiarità. In ogni caso, l'incidenza della depressione non appare
correlata al gruppo etnico, al livello di istruzione, al reddito o allo stato civile. Può
presentarsi a qualsiasi età (l'età media di esordio è intorno ai 25 anni). In seguito al
primo episodio depressivo, molte persone tornano alla normalità e non ci ricadono
più. Molti altri, tuttavia, continuano a essere depressi. Possono presentare episodi
ricorrenti o diventare distimici (o entrambe le cose). Se avete una depressione
cronica, è importante intraprendere una terapia e/o comunque consultare il vostro
medico di famiglia.
La depressione può avere una causa legata alle condizioni mediche generali o può
essere indotta da sostanze: prima di intraprendere una psicoterapia, dovreste poter
escludere possibili cause fisiche. La vostra depressione può essere inoltre dovuta a
una sostanza di cui state abusando (per es.: alcool, droghe) o a medicinali che vi ha
prescritto il dottore (per es.: steroidi, tranquillanti). Anche alcuni trattamenti
farmacologici, infatti, possono scatenare la depressione, così come certi problemi
fisici (per es.: ipotiroidismo, ictus) o anche sostanze tossiche presenti nell'ambiente.
Se la vostra depressione ha una "causa fisica" diretta, può esserci anche una "cura
fisica" diretta: interrompere l'abuso di sostanze, consultare il medico per cambiare
eventualmente la prescrizione di medicinali, curare le malattie o eliminare le
sostanze tossiche.
Disturbo Bipolare
Abbiamo detto che i disturbi dell’umore – fra i quali la depressione – hanno
caratteristiche diverse. Portiamo ad esempio il Disturbo Bipolare, per rendere il
concetto di “fluttuazioni” dell’umore.
Chi soffre di Disturbo Bipolare fa esperienza di oscillazioni dell'umore molto intense
che vanno da uno stato depressivo ad una condizione di grande eccitamento.
Queste oscillazioni si manifestano in episodi ciclici di Depressione (episodio
depressivo) o Mania (episodio maniacale), che possono durare da alcune settimane
ad alcuni mesi.
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
Alcuni pazienti manifestano ripetuti episodi depressivi, altri soffrono sia di episodi
depressivi che maniacali, pochissime persone soffrono solo di ripetuti episodi
maniacali.
Tra un episodio e l'altro di Depressione o di Mania, l'umore è normale e possono non
esserci disturbi di alcun genere.
Altre volte, invece, tra un episodio e l'altro possono esserci disturbi più lievi
dell'umore, come la ciclotimia (oscillazioni dell'umore anche nell'arco della stessa
giornata, ma senza raggiungere l'intensità della Depressione e dell'episodio
Maniacale).
Altre volte, infine, gli episodi possono succedersi l'uno all'altro senza alcun ritorno
alla normalità.
Nel corso di un episodio maniacale ci si può sentire particolarmente bene, come “al
settimo cielo”, pieni di energia, in grado di fare qualsiasi cosa senza alcun problema
e incredibilmente pieni di idee eccitanti.
Nel corso di un episodio depressivo ci si sente disperatamente infelici, senza energia
ed incapaci di affrontare persino le cose più elementari.
La diagnosi di Episodio Maniacale si fa tenendo conto di specifici cambiamenti nelle
sensazioni, nel comportamento e nei pensieri:
Cambiamenti nelle sensazioni
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•
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Umore elevato Si tratta di uno stato di felicità eccessiva che non è spiegabile
da nessun evento particolare. Ci si può sentire “al settimo cielo” per tutto il
tempo, liberi da qualsiasi problema. Si è portati a ridere, a prendersi gioco di
tutto.
Percezioni più forti I suoni possono sembrare più distinti ed i colori più vividi.
Irritabilità Nonostante la prevalenza di sentimenti gioiosi ed eccitati, a volte si
diventa più irritabili ed arrabbiati. Ciò si rende particolarmente evidente in
seguito alle frustrazioni, specialmente quando si incontra opposizione, critiche
o quando qualcuno impedisce di fare qualcosa. In queste circostanze si può
diventare ostili, si protesta e qualche volta si diventa anche violenti.
Cambiamenti nel comportamento
•
•
•
•
•
Aumento dell’attività Durante un episodio maniacale si diventa in genere
estremamente attivi. Si è sempre in movimento, si cammina avanti e indietro
e si iniziano molte attività contemporaneamente. Spesso questa iperattività
ostacola il sonno e persino la possibilità di sedersi e rilassarsi un attimo o
mangiare dei pasti regolari.
Mancanza di sonno Questa incapacità di rilassarsi riduce il bisogno di sonno
anche se ci si mostra fisicamente esausti.
Comportamento impulsivo, disinibito, imbarazzante.
Gran parte
dell’incremento di attività porta con sé dei comportamenti impulsivi, disinibiti e
spesso imbarazzanti.
Si può diventare incredibilmente ambiziosi, si possono avere iniziative d’affari
assolutamente balorde, spendere soldi in modo sconsiderato, o avere
esperienze sessuali promiscue. L’aspetto può diventare trasandato sino ad
ignorare l’igiene personale con grande imbarazzo degli amici e familiari.
Linguaggio accelerato Generalmente il linguaggio diventa accelerato, si parla
ad alta voce e si tende a monopolizzare le conversazioni senza permettere a
nessuno di dire una sola parola. Può diventare molto difficile seguire le idee
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
di chi è in stato maniacale in quanto si passa velocemente da un argomento
all’altro. A volte si osserva la tendenza a parlare in rime.
Cambiamenti nel pensiero
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•
Pensiero accelerato Per tenere dietro alla aumentata attività generale ed alla
accelerazione del linguaggio si può sperimentare una sorta di accelerazione
del pensiero. I pensieri si muovono rapidamente da un argomento all’altro.
Ciò rende difficile il pianificare le cose e prendere le decisioni. Così si spiega
come mai l’aumento dell’attività non produce risultati concreti.
Distraibilità Quando si ha un episodio maniacale si possono stare a notare
molte cose banali ed avere difficoltà a concentrare la propria attenzione su
questioni importanti.
Idee grandiose ed eccitanti Si possono vantare conoscenze importanti o
credere di essere persone famose. Si può immaginare di avere intelligenza,
forza o abilità sovraumane.
Bibliografia:
DSM IV – Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (1996), Milano,
Masson Editore
La professione di Psicologo – Opuscolo informativo a cura dell’Ordine degli Psicologi
dell’Emilia Romagna (2004)
Barlow H. Clinical Handbook of Psycological Disorders III edition (2001), NYC,
Guilford Press
Dalle Grave R. (1998) Alle mie pazienti dico... informazione e auto-aiuto per superare
i disturbi alimentari, Verona, Positive Press
Klosko J.S., Sandreson W. C. (2001) Trattamento Cognitivo Comportamentale della
Depressione, Milano, Mc Graw Hill
Lo Iacono G. (2001) Come cercare aiuto psicologico (e perché), Centro Studi
Erickson
Miceli M. (1998) L’autostima, Milano, Il Mulino
Rovetto F. (1996) Non solo pillole, Milano, Mc Graw Hill
Rovetto F. (2003) Panico, Milano, Mc Graw Hill
Sitografia:
http://www.oltreilblu.org - Oltre il Blu scarl
http://www.apc.it - Associazione Psicologia Cognitiva
http://www.ipsico.org - Ist di Psicologia e Psicoterapia comportam e cognitiva
http://www.aid-onlus.org - Associazione Italiana Disturbi dell’Umore Onlus
http://www.positivepress.net/Aidap - Ass Italiana Dist dell’aliment e del peso
http://www.psicologi-italiani.it - Psicologi Online
http://www.ordpsicologier.it - Ordine degli Psicologi Emilia Romagna
http://www.psy.it - Ordine Nazionale Psicologi
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La sicurezza nel soccorso extraospedaliero
http://www.psicologia.unipd.it - Università di Padova
http://www.unipr.it/arpa/psicolog - Università di Parma
http://www.psice.unibo.it - Università di Bologna
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