Prevenzione primaria delle malattie cardiovascolarI a cura del Dr. Antonio Facciorusso 2 Prevenzione primaria delle malattie cardiovascolarI 3 4 PRESENTAZIONE Questo opuscolo nasce dalla collaborazione fra Sottolestelle, azienda di produzione e distribuzione di alimenti biologici e il Dott. Antonio Facciorusso, dirigente medico della UOC CARDIOLOGIA - UTIC presso l’Ospedale ‘Casa Sollievo della Sofferenza’ di San Giovanni Rotondo. L’obiettivo di questo libricino è di fornire informazioni sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, cioè l’insieme delle misure messe in atto nelle persone che non hanno ancora avuto la malattia, per evitarla. Sono elencati i fattori di rischio, ossia quelle caratteristiche che, se presenti in un soggetto esente da manifestazioni cliniche della malattia, predicono la probabilità di contrarre una malattia cardiovascolare. Un importante punto della prevenzione delle malattie cardiovascolari è una sana alimentazione. La dieta ha effetti favorevoli sulla pressione arteriosa, sul peso corporeo, sul metabolismo glicidico e lipidico, etc. Diversi elementi presenti nell’alimentazione sono in grado di prevenire l’aterosclerosi (es. grassi polinsaturi), ma vi sono altri elementi che la favoriscono (es. grassi saturi). Bisogna scegliere prodotti sani e naturali, poveri di grassi e di sale. Seguire una dieta sana e naturale, abbinata ad una regolare attività fisica, aiuta a ridurre alcuni fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, quali: obesità, sindrome metabolica, pressione arteriosa, dislipidemia, sedentarietà. Inoltre è consigliabile ridurre il consumo di cibi ricchi di grassi animali, come carne, burro, salumi, formaggi, tuorlo dell’uovo, poiché aumentano le lipoproteine LDL (c.d. colesterolo cattivo). Viceversa è consigliabile il consumo di cibi di origine vegetale che non contengono colesterolo. 5 SOTTOLESTELLE SRL Alimenti Biologici È un’azienda di produzione e distribuzione di alimenti biologici situata a San Giovanni Rotondo. Tutti i suoi prodotti sono a base di ingredienti vegetali quindi adatti anche a vegetariani e vegani. Nei suoi laboratori di produzione si produce solo ed esclusivamente biologico e non si utilizzano mai uova e latte, questo le ha permesso di ottenere per i suoi prodotti, la certificazione di assenza di tracce di latte e uova rilasciata dal Dipartimento di Strutturistica chimica dell’Università di Bologna. L’azienda è certificata ISO 9001 e ISO 22005. La mission di Sottolestelle è quella di produrre “Alimenti Biologici per la Salute dell’Uomo nel Rispetto dell’Ambiente”, con la convinzione che una dieta varia, ricca di cibi biologici, integrali e povera di grassi e sale, insieme ad un’attività fisica costante, sia alla base di uno stile di vita corretto. 6 DOTT. FACCIORUSSO ANTONIO Dal 2004 Dirigente medico presso l’UOC Cardiologia-UTIC di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Fg) con interesse prevalente alla diagnostica cardio-vascolare non invasiva. Dal 2004 Responsabile scientifico di numerosi eventi formativi e progetti formativi aziendali accreditati ECM e rivolti al personale sanitario. Dal 2009 Referente dell’UOC Cardiologia-UTIC di San Giovanni Rotondo per i corsi ECM. Dal 2012 Incarico professionale di “Formazione continua del personale in Cardiologia”. Dal 2013 Presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiana sezione di Casa Sollievo della Sofferenza. Relatore a numerosi convegni regionali e nazionali e redattore di diverse pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed internazionali. email: [email protected] 7 indice 8 p a g i n a Le malattie “aterosclerotiche” cardiovascolari 8 La prevenzione delle malattie cardiovascolari 10 Fattori di rischio per MCV 11 Carte del rischio 12 Età e genere 14 Genetica e Familiarità 14 Ipertensione arteriosa 15 Fumo 17 Diabete mellito 18 Ipercolesterolemia 19 Sovrappeso ed obesità 20 Sindrome metabolica 21 Sedentarietà 21 Insufficienza renale 22 Microalbuminuria 22 p a g i n a Apnea ostruttiva del sonno (OSA – Obstructive Sleep Apnoea) 23 Disfunzione erettile 23 Fattori psico-sociali 24 Markers infiammatori 25 La dieta del Cuore 26 o 27 Acidi grassi oSale 28 o 28 Frutta e vegetali oPesce 28 o 29 Vino rosso oFitosteroli 29 Attività fisica 30 b i b l i o g r a f i a 32 9 Le malattie ‘‘a t e r o s c l e r o t i c h e’’ cardiovascolari Le malattie “aterosclerotiche” cardiovascolari (MCV) sono causate dall’aterosclerosi, un lungo processo patologico che provoca l’ostruzione parziale o completa dei vasi arteriosi; ogni vaso arterioso può essere colpito dall’aterosclerosi e le manifestazioni cliniche sono diverse: infarto del miocardio, angina stabile, angina instabile, ischemia miocardica silente, morte improvvisa, TIA, ictus, arteriopatia ostruttiva arti inferiori, vasculopatia carotidea, ischemia intestinale, ischemia renale, etc. Inoltre, l’aterosclerosi può provocare una sorta di “sfiancamento” della parete arteriosa con formazione di un aneurisma, cioè la dilatazione dell’arteria che può esitare nella rottura della stessa. Le MCV rappresentano la principale causa di morte nel mondo (1). In Europa, nella popolazione con meno di 75 anni, le MCV causano il 42% delle morti nelle donne ed il 38% delle morti negli uomini (1). In Italia, le MCV (principalmente infarto ed ictus) sono responsabili del 44% delle morti (dati relativi al 2002) (2). Tuttavia, in Italia, tra il 1980 ed il 2000, nella popolazione tra i 25 anni e gli 84 anni, vi è stata una riduzione della mortalità per malattia coronarica di circa 43.000 morti; questa significativa riduzione di mortalità è attribuibile per il 55% al miglior controllo dei fattori di rischio (in particolare ipertensione ed ipercolesterolemia) e per il 40% ai trattamenti farmacologici e non farmacologici dell’infarto in fase acuta ed alla prevenzione secondaria (3); nella riduzione della mortalità coronarica, particolarmente utili sono state le Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC). In Italia, la prevalenza (numero di casi in una popolazione in un determinato periodo) delle MCV (infarto, angina, ictus, TIA ed arteriopatia arti inferiori), nella fascia di età tra i 35 ed i 75 anni, è leggermente maggiore negli uomini (8.6%) rispetto alle donne (8.2%). La prevalenza aumenta sensibilmente nella menopausa (12%) (dati relativi al 2002) (2). Negli uomini vi è una maggior prevalenza di infarto (1.5%), ictus (1.1%) e TIA (0.8%), mentre nelle donne vi è una maggior prevalenza di angina (3.9%) ed arteriopatia arti inferiori (2.5%); in menopausa aumentano soprattutto angina (5.8%) ed arteriopatia arti inferiori (3%) (dati relativi al 2002) (2). 10 SEZIONE DI UN’ ARTERIA NORMALE LA PLACCA ATEROSCLEROTICA RIDUCE IL LUME DEL VASO ARTERIOSO (STENOSI) FINO ALLA COMPLETA OCCLUSIONE 11 la prevenzione delle malattie cardiovascolari La prevenzione delle MCV viene classificata in: • Prevenzione primaria: insieme delle misure messe in atto nelle persone che non hanno ancora avuto la malattia, per evitarla. • Prevenzione secondaria: insieme delle misure messe in atto nei pazienti che hanno superato un episodio di MCV, per evitare una ricaduta o la morte. Nel mondo sanitario, oramai iper-tecnicistico, pochi si dedicano alla prevenzione delle MCV. Eppure è accertato che è più costoso trattare e gestire un paziente con una MCV in fase acuta e cronica che creare un sistema di prevenzione finalizzato ad evitare l’insorgenza delle MCV (1). Con adeguati programmi di prevenzione si può ridurre il rischio di MCV in più del 50% dei casi e si può ridurre la mortalità in più del 75% (1). Occorre investire di più nella prevenzione, partendo già dalle scuole, per ridurre l’incidenza e la mortalità delle MCV. La prevenzione primaria non deve essere considerata solo come “tutto ciò che deve fare una persona” per evitare di avere una MCV, ma deve essere considerata anche come “tutto ciò che devono offrire le istituzioni” per evitare che la popolazione venga colpita da una MCV. Le istituzioni fanno prevenzione primaria quando assicurano l’istruzione a tutti, quando assicurano, sia nelle scuole che nel territorio, cibo sano a basso costo, strutture adeguate per l’attività fisica, campagne educazionali sul corretto stile di vita. 12 alimentazione obesità familiarità fattori di rischio per insufficenza renale microalbuminuria ipertensione arteriosa diabete MELLITO sindrome metabolica genetica LDL colesterolo fattori spicosociali MCV I fattori di rischio sono quelle caratteristiche che, se presenti in un soggetto esente da manifestazioni cliniche della malattia, predicono la probabilità di ammalare di una MCV (2). I fattori di rischio sono l’età, il sesso maschile, la menopausa, la familiarità, l’ipertensione arteriosa, l’ipercolesterolemia, il diabete mellito, il fumo, il sovrappeso, l’obesità, la sindrome metabolica, la sedentarietà, i fattori psico-sociali, i marcatori infiammatori, l’insufficienza renale, la microalbuminuria, l’apnea ostruttiva del sonno, la disfunzione erettile (1). Eccezion fatta per l’età, il sesso maschile, la menopausa e la familiarità (fattori di rischio non modificabili), la maggior parte dei fattori di rischio sono controllabili con un corretto stile di vita e con la terapia (fattori di rischio modificabili) (2). fum o at tività fisica 13 Carte del rischio 14 Il rischio cardiovascolare globale asso- luto è un indicatore che permette di valutare la probabilità di avere una MCV nei 10 anni successivi, conoscendo il livello di alcuni fattori di rischio (2). Possiamo calcolare il rischio cardiovascolare con le carte del rischio; Le carte del rischio che vengono normalmente utilizzate in Italia sono quelle predisposte dall’Istituto Superiore della Sanità e facilmente reperibili (2); non è che le carte del rischio italiane siano migliori di quelle europee e di quelle americane; semplicemente le carte italiane sono costruite su studi epidemiologici con persone italiane che, per abitudini alimentari, per stile di vita e per area geografica, sono diversi dai cittadini americani o di alcune regioni europee. Infatti, per quanto riguarda l’Europa, vi sono paesi che hanno un rischio cardiovascolare maggiore (mortalità per MCV >500/100.000 negli uomini o >250/100.000 nelle donne) (1): Albania, Algeria, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Bosnia ed Herzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Egitto, Estonia, Georgia, Kosovo, Lettonia, Libia, Lituania, Macedonia, Marocco, Moldova, Montenegro, Polonia, Romania, Russia, Serbia, Siria, Slovacchia, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria. La stima del rischio va calcolata negli adulti (uomini ≥40 aa, donne ≥50 aa o in menopausa) asintomatici e senza evidenza di MCV (1). Le carte del rischio italiane, nel calcolo, considerano il genere, l’età (40-69 anni), la pressione arteriosa sistolica, il colesterolo totale, il fumo, il diabete mellito. Un punteggio (calcolato con le tabelle italiane) >30% definisce un rischio molto alto; alto se tra 20% e 30%; moderato se tra 5 e 20%; basso se <5%. Alcuni esempi di applicazione delle carte del rischio: un uomo di 60 aa ha un rischio di MCV basso (4.5%); un uomo di 60 anni e fumatore ha un rischio moderato (7.5%); un uomo di 60 anni, fumatore, iperteso e dislipidemico ha un rischio alto (29%); un uomo di 60 anni, fumatore, iperteso, dislipidemico e diabetico ha un rischio molto alto (42%). Le carte del rischio non sono applicabili per quei pazienti che hanno una storia di MCV (es. storia di infarto, di rivascolarizzazione miocardica o periferica, di ateromasia coronarica, di vasculopatia periferica, di TIA, di ictus, di ateromasia carotidea). Infatti, un paziente con una storia di MCV si trova già in un rischio molto alto (1). Inoltre, sono da considerare a rischio molto alto quei pazienti senza storia di MCV, ma con diabete mellito complicato da danno d’organo oppure con diabete mellito associato ad uno o più fattori di rischio, oppure con malattia renale cronica severa (eGFR <30 ml/ min/1,73mq) (1). Sono da considerare a rischio alto i pazienti con singoli fattori di rischio molto elevati (es. iper- tensione arteriosa severa, dislipidemia familiare con livelli lipidici molto alti), i pazienti con diabete mellito tipo 1 o 2 senza altri fattori di rischio e senza danno d’organo, i pazienti con malattia renale cronica moderata (eGFR 30-59 mL/min/1.73 mq) (1). 15 Carta del rischio cardiovascolare Come utilizzare la carta . posizionarsi nella zona fumatore/ non fumato re. . Identificare il decennio di età . Collocarsi sul livello corrispondente a pressione arteriosa sistolica e colesterolemia. . Identificato il colore, leggere nella leggenda a fianco il livello di rischio donne diabetiche Rischio cardiovascolare a 10 anni DONNE donne non diabetiche Rischio cardiovascolare a 10 anni 16 Carta del rischio cardiovascolare UOMINI diabetici Rischio cardiovascolare a 10 anni UOMIN I UOMINI non diabetici Rischio cardiovascolare a 10 anni Le carte del rischio sono on-line sul sito del progetto cuore ‘‘www.cuore.iss.it’’ 17 Età e genere Il rischio di MCV è più alto negli uomini rispetto alle donne e, comunque, tende ad aumentare con l’età in entrambi i sessi. Si ritiene che le donne siano protette dagli estrogeni (1); infatti, con la menopausa il rischio di MCV delle donne diventa maggiore di quello degli uomini (2). Genetica e Familiarità Non è ancora chiara la genetica delle MCV per cui non è raccomandato eseguire test genetici per i comuni polimorfismi (1). È noto che esiste un rischio elevato per quelle persone che hanno un parente di primo grado con MCV insorta prima dei 55 anni se uomo e prima dei 65 anni se donna (1) (2). In queste persone è fortemente raccomandabile correggere tutti i fattori di rischio ed eseguire periodiche visite cardiologiche (1) (2). 18 Ipertensione arteriosa Con l’aumentare dei valori della pressione arteriosa sistolica (PAS) aumenta il rischio cardiovascolare. Anche per la pressione arteriosa diastolica (PAD) vi è un incremento del rischio, ma, contrariamente a quanto si pensa, non vi è evidenza che la PAD eserciti una maggiore influenza negativa sulla prognosi rispetto alla PAS (4). Per questo motivo, le carte del rischio utilizzano solo la PAS (2). Nel 2008, rispetto alla rilevazione del 1998, nella popolazione italiana di 35-74 anni l’ipertensione si era ridotta sia negli uomini che nelle donne; tuttavia, 1 uomo su 2 ed 1 donna su 3 erano ipertesi; inoltre, nella rilevazione del 2008, erano aumentati gli ipertesi che grazie alla terapia avevano raggiunto il target pressorio; tuttavia, gli ipertesi non a target con la terapia o che non facevano terapia (3) erano ancora più della metà. Quali sono i valori normali di pressione arteriosa e quando si parla di ipertensione? Sulla base della PAS e della PAD, misurata in ambulatorio, si distinguono diverse categorie (1): Pressione arteriosa ottimale: PAS <120 mmHg e PAD <80 mmHg Pressione arteriosa normale: PAS 120-129 mmHg e/o PAD 80-84 mmHg Pressione arteriosa normale-alta: PAS 130-139 mmHg e/o PAD 85-89 mmHg Ipertensione arteriosa grado 1: PAS 140-159 mmHg e/o PAD 90-99 mmHg Ipertensione arteriosa grado 2: PAS 160-179 mmHg e/o PAD 100-109 mmHg Ipertensione arteriosa grado 3: PAS ≥180 mmHg e/o PAD ≥110 mmHg Ipertensione arteriosa sistolica isolata: PAS ≥140 mmHg e PAD <90 mmHg Per quanto riguarda la modalità di misurazione della pressione, viene raccomandato il classico sfigmomanometro (2), ma il suo utilizzo non è semplice soprattutto in caso di auto-misurazione; negli ultimi anni sono stati introdotti affidabili apparecchi elettronici da braccio (2). Si raccomanda, prima dell’applicazione del bracciale, di rimuovere tutti gli indumenti che costringono il braccio; la misura va effettuata al braccio destro, che deve trovarsi a 45 gradi rispetto al tronco (2); applicato il bracciale, la persona deve rilassarsi per qualche minuto prima della misurazione (2). È consigliabile misurare la pressione al mattino prima di colazione e la sera prima di cena. Quando si misura la pressione arteriosa con gli apparecchi elettronici, è consigliabile misurarla 3 volte di seguito e fare una media aritmetica; le misurazioni fatte devono essere registrate su un apposito taccuino che servirà poi al medico per valutare il controllo pressorio. Bisogna mantenere stabilmente i valori della PAS <140 mmHg ed i valori della PAD <90 mmHg (1). Si deve ricorrere alla terapia farmacologica se la pressione 19 resta elevata nonostante le modifiche apportate allo stile di vita (1). Nei pazienti ipertesi, ma anche nei soggetti con pressione normale-alta, si raccomanda innanzitutto di modificare lo stile di vita: smettere di fumare, tenere sotto controllo il peso corporeo, praticare regolarmente attività fisica, ridurre il consumo di alcool, ridurre il sale nella dieta, incrementare il consumo di frutta e vegetali, seguire una dieta povera di grassi, moderare il consumo di caffè (1) (2). Un corretto stile di vita deve essere praticato anche dagli ipertesi in terapia perché, in questo modo, riescono a controllare meglio la pressione evitando di dover incrementare il numero e/o la dose dei farmaci. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, qualunque farmaco (beta-bloccanti, ACE-inibitori, calcio-antagonisti, sartani, diuretici, alfa-litici) può essere usato purché venga raggiunto il target pressorio (1). L’uso della terapia antiaggregante a basse dosi è indicato nei pazienti ipertesi con un rischio alto (>20%) (1). 20 F u m o Il fumo è pericoloso in tutte le sue forme: fumo attivo, fumo passivo, sigarette, sigari, pipe (1). Il fumo aumenta il rischio di MCV di 2 volte (1). Vi è una comune opinione che il rischio aumenta con il numero di sigarette fumate giornalmente; sebbene nelle donne si osserva effettivamente un lieve incremento del rischio con il numero di sigarette giornaliere, negli uomini il rischio resta sostanzialmente uguale sia che si fumi 1 sigaretta al giorno, sia che si fumino più di 25 sigarette al giorno (7). Il rischio di un soggetto fumatore torna ad essere uguale al rischio di un soggetto che non ha mai fumato, solo dopo 1 anno dalla sospensione definitiva del fumo (1). Risulta quindi evidente che solo lo stop al fumo e non la semplice riduzione del fumo riduce il rischio di MCV (1). Inoltre, il fumo aumenta il rischio di cancro di 10 volte (2). Nel 2008, rispetto alla rilevazione del 1998, nella popolazione italiana di 35-74 anni si osservava che gli uomini fumatori si erano ridotti, senza significativa variazione nel sesso femminile; nell’ultima rilevazione, fumavano 1 uomo su 4 ed 1 donna su 5 (3). Per quanto riguarda le sigarette elettroniche, sono approvate unicamente come bridge alla sospensione definitiva del fumo e non certamente come sostituti del tabacco, come abitualmente si pensa. Di certo, non essendoci combustione nelle sigarette elettroniche, le sostanze cancerogene (idrocarburi) sono 1000 volte inferiori rispetto alle sigarette tradizionali. Tuttavia, mancano studi sulla sicurezza e sulla efficacia delle sigarette elettroniche. 21 Diabete mellito Il rischio di MCV aumenta significativamente nei diabetici (2). Ad eccezione dell’ictus che ha una maggiore prevalenza negli uomini diabetici, infarto del miocardio, angina e vasculopatia periferica colpiscono più spesso le donne diabetiche (6). Nel 2008, rispetto alla rilevazione del 1998, nella popolazione italiana di 3574 anni si osservava che il diabete mellito non era aumentato in entrambi i sessi, ma non si era neanche ridotto (3). Molti cibi che mangiamo si trasformano in uno zucchero, il glucosio, che viene usato dall’organismo per produrre energia. Il pancreas produce un ormone, l’insulina, che facilita l’ingresso del glucosio nelle cellule. Le persone che hanno il diabete non producono abbastanza insulina o non sono in grado di usare l’insulina come dovrebbero; questo provoca un innalzamento del livello di zuccheri nel sangue, cioè un aumento della glicemia (2). Si parla di diabete quando la glicemia misurata a digiuno, almeno due volte a distanza di una settimana, è uguale o superiore a 126 mg/dl (2). Esistono due forme di diabete: il tipo 1 che rappresenta il 10% delle forme di diabete, colpisce i giovani ed ha un’origine genetica; il tipo 2 che rappresenta il 90% delle forme di diabete, colpisce 22 gli adulti ed è legato all’eccesso ponderale ed alla familiarità. Al fine di ridurre il rischio di MCV, nei diabetici è raccomandato mantenere l’HbA1c <7% (1). I pazienti diabetici che riescono ad avere un buon controllo glicemico con lo stile di vita e con la terapia, hanno una riduzione del rischio di MCV rispetto ai pazienti diabetici che non hanno un buon controllo glicemico (1). Nei diabetici è raccomandato, inoltre, controllare gli altri fattori di rischio, controllare il peso corporeo, incrementare l’attività fisica, ridurre gli zuccheri ed i grassi nella dieta (2). ipercolesterolemia Il rischio di MCV aumenta significativamente con l’aumento del colesterolo LDL; il rischio aumenta linearmente per valori di LDL maggiori di 137 mg/dl negli uomini e maggiori di 131 mg/dl nelle donne e si azzera per livelli di LDL inferiori a 100 mg/dl (5). Il rischio di MCV è molto alto quando si associano elevati livelli di LDL e bassi livelli di HDL (2). Nel 2008, rispetto alla rilevazione del 1998, nella popolazione italiana di 35-74 anni si osservava che i livelli di colesterolo LDL erano aumentati di circa 21mg/DL sia negli uomini che nelle donne; non vi erano state significative variazioni del colesterolo HDL che si manteneva nel range raccomandato sia negli uomini che nelle donne (3). Il colesterolo e i trigliceridi costituiscono la maggior parte dei grassi contenuti nel nostro organismo. Il colesterolo è un importante costituente delle cellule e serve per la sintesi di alcuni ormoni; è prodotto dal fegato ed introdotto con l’alimentazione; è presente soprattutto nei cibi ricchi di grassi animali come carne, burro, salumi, formaggi, tuorlo dell’uovo (il tuorlo è la parte interna dell’uovo); i cibi di origine vegetale (frutta, verdura, cereali) non contengono colesterolo (2). I trigliceridi sono una fonte energetica per il nostro organismo; il loro livello nel sangue aumenta quando la dieta contiene troppi grassi, carboidrati (zucchero, pane, pasta) o alcool. Il colesterolo è trasportato nel sangue sotto forma di lipoproteine: le LDL (c.d. colesterolo cattivo) sono lipoproteine che trasportano il colesterolo dal fegato ai tessuti; le HDL (c.d. colesterolo buono) sono lipoproteine che trasportano il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato dove viene eliminato. L’ipercolesterolemia può essere di origine genetica, ma più spesso è di origine alimentare; infatti, una dieta ricca di grassi saturi (es. carne, formaggi, burro) aumenta i livelli di LDL e riduce i livelli di HDL; invece, i grassi monoinsaturi (es. olio di oliva) e polinsaturi (es. pesce, olio di semi) riducono i livelli di LDL ed aumentano i livelli di HDL (2). È importante misurare periodicamente i lipidi nel sangue. Bisogna, però, fare attenzione; quando si deve fare il prelievo di sangue per la misurazione della colesterolemia, come anche della glicemia, si deve essere a digiuno da almeno 12 ore; inoltre, il prelievo deve essere venoso e non capillare e bisogna rivolgersi sempre a laboratori sottoposti a periodici controlli di qualità (2). Il colesterolo LDL raccomandato è <115 mg/dl nei pazienti a rischio basso o moderato, <100 mg/dl nei pazienti a rischio elevato, <70 mg/dl nei pazienti a rischio molto elevato (1). Il colesterolo HDL deve essere >40 mg/dl negli uomini e >45 mg/dl nelle donne (1). I trigliceridi non devono superare i 150 mg/dl (2). Nell’ipercolesterolemia è raccomandato controllare gli altri fattori di rischio, seguire una dieta sana, incrementare l’attività fisica (2). 23 Sovrappeso ed obesità Sovrappeso ed obesità aumentano il rischio di MCV (1). Nel 2008, rispetto alla rilevazione del 1998, nella popolazione italiana di 3574 anni si osservava una riduzione del sovrappeso in entrambi i sessi, ma era aumentata l’obesità, soprattutto negli uomini; nel 2008, 2 uomini su 4 ed 1 donna su 4 erano in sovrappeso, mentre erano obesi 1/4 degli uomini e delle donne italiane; l’obesità era più diffusa nel sud (3). L’aumento del peso corporeo provoca aumento dell’insulino-resistenza, aumento della pressione arteriosa, aumento dello stato infiammatorio e protrombotico, aumento del colesterolo LDL, disfunzione endoteliale (2). E’ raccomandato mantenere l’indice di massa corporea (IMC) tra 18.5 e 24.9 (2); l’IMC, di facile calcolo IMC=peso (Kg)/(altezza)2 (m), consente di discriminare tra soggetti sottopeso (IMC ≤18.5), normopeso o in peso ideale (IMC 18.5-24.9), in sovrappeso (IMC 25-29.9) ed obeso (IMC ≥30) (2). Il calo ponderale si associa al miglioramento del controllo lipidico, glicemico e pressorio (1). 24 Sindrome m et a b o l i c a Pazienti con sindrome metabolica hanno un rischio aumentato di MCV (8). La sindrome metabolica è caratterizzata da 5 elementi: obesità addominale (circonferenza vita >102 cm negli uomini, >88 cm nelle donne), aumento dei trigliceridi (≥150 mg/dl), riduzione del colesterolo HDL (<40 mg/dl negli uomini, <50 mg/dl nelle donne), lieve aumento della pressione arteriosa (≥130/85 mmHg), lieve aumento della glicemia (≥110 mg/dl). Per la diagnosi di sindrome metabolica occorre la presenza di almeno 3 elementi (9). Nel 2008, rispetto alla rilevazione del 1998, nella popolazione italiana di 35-74 anni si osservava che la sindrome metabolica era aumentata negli uomini; nel 2008, 1 uomo su 4 ed 1 donna su 5 avevano la sindrome metabolica (3). Il grasso addominale è un organo endocrino che produce sostanze che aumentano l’insulino-resistenza, aumentano la pressione arteriosa, aumentano il colesterolo LDL, riducono il colesterolo HDL. È raccomandato ridurre il grasso addominale tenendo la circonferenza addominale <94 cm negli uomini e <80 cm nelle donne (1) Sedentarietà Una vita sedentaria è uno dei più importanti fattori di rischio (1). Una regolare attività fisica aerobica riduce il rischio di MCV del 20-30% (1). In Italia, la sedentarietà nel tempo libero si è leggermente ridotta negli ultimi anni in entrambi i sessi, ma tende ad essere ancora elevata nel sud (2). Si raccomanda di eseguire attività aerobica moderata 2.5-5 ore alla settimana (1). Ad esempio, è raccomandabile camminare a passo svelto 30-60 minuti al giorno per almeno 5 giorni alla settimana (2). 25 Insufficienza renale I pazienti con insufficienza renale sono ad elevato rischio di MCV (1). Il rischio aumenta con la riduzione della funzionalità renale: nei pazienti con un GFR (ml/ min/1,73 mq) tra 30 e 59 il rischio cardiovascolare aumenta da 2 a 4 volte; se il GRF è <15 il rischio aumenta da 10 a 50 volte. La malattia renale, infatti, aumenta i processi infiammatori e di calcificazione nelle placche. Microalbuminuria La presenza di microalbuminuria aumenta il rischio cardiovascolare da 2 a 4 volte (1). Si parla di microalbuminuria quando la quantità di albumina nelle urine è compresa fra 30 e 300 mg nelle urine delle 24 ore o fra 20 e 200 microgrammi/minuto nelle urine non collezionate. La microalbuminuria è una condizione patologica, transitoria o permanente, che può talvolta evolvere in proteinuria franca ed esprime un’alterazione della permeabilità dei glomeruli renali alle proteine. Si osserva spesso microalbuminuria nella fase iniziale del danno renale conseguente ad ipertensione arteriosa e/o a diabete mellito. 26 Apnea ostruttiva del sonno (OSA – Obstructive Sleep Apnoea) OSA è caratterizzata dal collasso completo o parziale delle vie aeree superiori durante il sonno. OSA aumenta il rischio relativo di mortalità e morbidità CV (1). OSA colpisce il 9% delle donne ed il 24% degli uomini adulti. Si ritiene che OSA causi l’aterosclerosi attraverso l’ipertono simpatico, lo stress ossidativo, la riduzione della pO2, l’infiammazione. Disfunzione erettile È caratterizzata da difficoltà ad ottenere e mantenere una adeguata erezione. Colpisce in vario grado il 52% degli uomini tra i 40 e i 70 aa (1). È un problema molto comune tra i soggetti con multipli fattori di rischio e/o con MCV. La disfunzione erettile è considerata anche un marker di malattia aterosclerotica (1) per cui si raccomanda di eseguire periodicamente una visita cardiologica e controllare i fattori di rischio. 27 Fattori psico-sociali Sono state correlate ad un aumento del rischio di MCV diverse condizioni psicologiche, sociali e psichiatriche come lo stress lavorativo, lo stress famigliare, la depressione, l’ansia, un basso stato socio-economico (bassa scolarità, basso reddito, basso status lavorativo, scadente area abitativa) (1). Persone con un livello di scolarità basso (elementare-media inferiore), rispetto alle persone con un livello di scolarità più alto (media superiore-laurea), hanno una maggior prevalenza di ipertensione arteriosa, diabete, sindrome metabolica ed obesità (3). Inoltre, tra gli ipertesi con bassa scolarità è molto alta la prevalenza di ipertesi non trattati o non a target con la terapia (3). Negli ultimi anni si è posta particolare attenzione alla personalità di tipo D “Distressed” caratterizzata da affettività negativa (tendenza ad esprimere solo forti emozioni negative) ed inibizione sociale (tendenza a non avere rapporti sociali, a non condividere i propri pensieri, sentimenti ed emozioni); si tratta di personalità preoccupate, pessimiste, infelici, con poche amicizie (1). È raccomandabile riconoscere e correggere ognuno dei disturbi psicologici o psichiatrici con l’esercizio fisico, la meditazione, il training autogeno, lo yoga, il rilassamento muscolare, la psicoterapia, i farmaci (1). 28 Markers infiammatori Elevati livelli di Proteina C-Reattiva ad alta sensibilità (HS-PCR) si associano ad un aumentato rischio di MCV (1). Tuttavia, in considerazione anche della bassa sensibilità e specificità dei markers e dell’elevato costo per la determinazione sierica, è raccomandabile dosare la HS-PCR e il fibrinogeno (altro marker infiammatorio), nei soggetti a rischio moderato o con un insolito profilo di rischio (1). 29 LA DIETA DEL CUORE 30 Dieta L’alimento con i suoi componenti (glucidi, lipidi, proteine, elettroliti) interagisce con l’organismo umano modificando sistemi biologici, interagendo con processi enzimatici, alterando la biofisica delle membrane, interferendo con segnali intra ed extra-cellulari. Ne deriva che la dieta ha effetti sulla pressione arteriosa, sul peso corporeo, sul metabolismo glicidico e lipidico, etc. Diversi elementi presenti nell’alimentazione sono in grado di prevenire l’aterosclerosi (es. grassi polinsaturi), ma vi sono altri elementi che favoriscono l’aterosclerosi (es. grassi saturi). La ridotta incidenza di MCV nelle aree del mediterraneo rispetto al nord-Europa, al sud-est Europa ed agli USA può essere spiegato anche con il tipo di dieta, detta appunto mediterranea, caratterizzata da elevato consumo di frutta, vegetali, legumi, pesce, prodotti integrali, olio di oliva e da un ridotto consumo di grassi saturi, carne rossa e derivati del latte (1). Acidi grassi Possiamo dividere gli acidi grassi in saturi ed insaturi. Gli acidi grassi saturi e quelli trans-insaturi aumentano il colesterolo LDL e riducono il colesterolo HDL. Gli acidi grassi insaturi riducono il colesterolo LDL ed aumentano il colesterolo HDL. Acidi grassi saturi Acidi grassi saturi. Si trovano nella quasi totalità della componente grassa dei tessuti dei vertebrati (soprattutto carne rossa), nel grasso del latte, nel burro, nel lardo, nella panna, nell’olio di cocco, nell’olio di semi di cotone, nell’olio di palma, nei semi di palma, nello strutto. Acidi grassi insaturi: 1. Acidi grassi monoinsaturi. Si trovano prevalentemente nell’olio di oliva, nell’olio di soia, nell’olio di girasole. 2. Gli acidi grassi polinsaturi: • Omega-3: Si trovano principalmente nel pesce, nell’olio di pesce, nei crostacei, nelle noci, nell’olio di lino, nell’olio di semi di canapa. • Omega-6: Si trovano prevalentemente nei cereali da cui deriva il pane e la pasta, nell’olio di lino, nell’olio di canapa, nelle noci, nel pane integrale. 3. Acidi grassi trans-insaturi. Si trovano principalmente nella margarina. Gli acidi grassi saturi devono rappresentare meno del 10% dell’introito energetico (1). Gli acidi grassi trans-insaturi devono rappresentare meno dell’1% dell’introito energetico complessivo (1). Si raccomanda di preferire gli acidi grassi monoinsaturi, ma bisogna sempre ricordare che gli oli hanno un elevato valore energetico (2). 31 Sale Il sale è molto diffuso nella nostra dieta occidentale e principalmente nella conservazione degli alimenti; si stima che l’introito giornaliero sia di 10 gr/die. Il sale si trova per il 54% nei cibi confezionati e nei cibi precotti (formaggi, pane, cibi in scatola, insaccati, alimenti conservati sotto sale, sott’olio o in salamoia), per il 36% nelle nostre cucine, per il 10% nei cibi freschi (2). Il sale da cucina contiene sodio, un elemento che contribuisce ad innalzare la pressione arteriosa. Si raccomanda un introito inferiore a 5 gr di sale da cucina al giorno, che corrispondono a circa 2 grammi di sodio (1) (2). Per dare un’idea più chiara, 5 grammi di sale sono all’incirca quelli contenuti in un cucchiaino da tè. Frutta e vegetali Frutta e verdura sono privi di grassi e ricchi di vitamine, minerali e fibre. I legumi (piselli, fave, ceci, lenticchie, fagioli, lupino, soia, cicerchie) rappresentano una fonte preziosa di proteine e sono privi di grassi; anche per questo motivo possono sostituire benissimo la carne (2). Si raccomandano almeno 200 gr al giorno di frutta e 200 gr al giorno di vegetali (1). Si raccomandano 30-45 gr al giorno di fibre (prodotti integrali, frutta, vegetali) (1). Pesce Il pesce contiene grassi omega-3 ai quali è attribuito un effetto protettivo sul rischio di MCV (2). Si raccomanda pesce almeno 2-3 volte alla settimana (2). 32 Vino rosso Il vino rosso contiene flavonoidi ai quali è attribuito un effetto protettivo sull’endotelio. Si raccomandano non più di 20 gr al giorno per gli uomini, non più di 10 gr al giorno per le donne di vino rosso (1). Fitosteroli Sono contenuti nel sesamo, nell’olio di mandorle, nella salvia, nell’olio di oliva, nelle arachidi, nei pistacchi, nell’origano, nella paprika. Riducono il colesterolo LDL in maniera addizionale alla dieta ipolipidica ed ai farmaci ipolipidemizzanti; 2 gr/die di fitosteroli riducono il colesterolo LDL del 10% (2). In conclusione, una dieta sana deve comprendere (2): √ Frutta e verdure: 4-5 porzioni al giorno; √ Cereali: 2 porzioni al giorno di pane; 1 porzione di pasta o riso al giorno (preferire quelli integrali); √ Latte e yogurt: 2 porzioni al giorno (preferire il latte scremato e lo yogurt magro); √ Carne: 2-3 volte alla settimana (preferire la carne bianca come pol- lo,tacchino, vitello, coniglio); √ Pesce: 2-3 volte alla settimana; √ Legumi: 3 volte alla settimana; √ Uova: 2 volte alla settimana; √ Formaggio: 2 volte alla settimana (preferire i formaggi freschi come la ricotta di mucca); √ Olio di oliva: 2-3 cucchiai al giorno; √ Dolci: 1-2 volte alla settimana; √ Limitare gli insaccati come mortadella, wurstel, salame, salsicce (preferire i salumi magri come bresaola, prosciutto crudo, speck); √ Privilegiare alimenti ricchi di amido come pane, pasta, patate; √ Limitare il sale a non più di 5 gr/die; √ Limitare gli alcoolici; √ Vino rosso (1 bicchiere ai pasti). 33 Attività fisica 34 La regolare attività fisica ha molti effetti positivi: riduce il peso corporeo, riduce la pressione arteriosa, riduce l’insulino-resistenza, riduce il colesterolo LDL, aumenta il colesterolo HDL, riduce lo stress, aiuta a smettere di fumare, aumenta il microcircolo coronarico e periferico, migliora la funzione endoteliale, riduce la viscosità del sangue, riduce l’aggregazione piastrinica (2). È raccomandato “ogni giorno” passeggiare molto, evitare di usare l’ascensore, andare a lavorare a piedi, fare giardinaggio (2). È raccomandato “30 minuti al giorno per 3-5 volte la settimana” fare esercizio fisico aerobico moderato e regolare come camminare a passo svelto, corsa, nuoto, ciclismo, tennis, arti marziali, ballo, escursioni (2). 35 bibliografia 1. European Guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice (version 2012). The Fifth Joint Task Force of the European Society of Cardiology and Other Societies on Cardiovascular Disease Prevention in Clinical Practice. European Heart Journal . 2012, Vol. 33, 1635–1701. 2. Progetto cuore – Istituto Superiore di Sanità . www.cuore.iss.it. ultimo accesso 14 gennaio 2014. 3. Osservatorio epidemiologico cardiovascolare: andamento temporale dei fattori di rischio cardiovascolare. G Ital Cardiol. 2010, Vol. 11(5 suppl 3), 31s-36s. 4. Elevated systolic blood pressure as a cardiovascular risk factor. Am J Cardiol 2000. 2000, Vol. 85, 251-255. 5. Coronary heart disease prediction from lipoprotein cholesterol levels, triglycerides, lipoprotein, apolipoproteins A-I and B, and HDL density subfractions. The atherosclerosis risk in communities (ARIC) study. Circulation. 2001, Vol. 104, 1108-1113. 6. Diabetes, intermittent claudication, and risk of cardiovascular events. The Framingham Study. Diabetes. 1989 apr, Vol. 38(4), 504-509. 7. Smoking and risk of myocardial myocardial infarction in women and men: longitudinal population study. BMJ. 1998, Vol. 316, 1043-1047. 8. The metabolic syndrome and total and cardiovascular disease mortality in middle-aged men. JAMA. 2002, Vol. 288(21), 2709-16. 9. Executive summary of the third report of the national cholesterol education program (NCEP) expert panel on detection, evaluation, and treatment of high blood cholesterol in adults (adult treatment panel III). JAMA. 2001, Vol. 285(19), 2486-97. 36 37 SOTTOLESTELLE SRL Contrada Costarelle San Giovanni Rotondo FG www.sottolestelle.it 38