Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali
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Antonio Ruggieri, Saverio Russo, Ilaria Zilli
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2-3
Economie
NOVEMBRE 2010 – MAGGIO 2011
Andreassi / Barba / Bellomo / Bindi / Chimisso / Cocozza / Corona /
Crisci / di Laura Frattura / Fanelli / Iarossi / Lombardi / Marracino /
Martelli / Massullo / Nardelli / Palmieri / Parisi / Pasquale /
Pasquetti / Pazzagli / Petrocelli /Presenza / Ruggieri / Zilli
In copertina:
Cristiano Carotti, Whales in the sky, acriclico, 150x120, 2007
© 2011 Glocale. Rivista molisana di storia e scienze sociali, Edizioni Il Bene Comune
Tutti i diritti riservati
Registrazione al Tribunale di Campobasso 5/2009 del 30 aprile 2009
/ 2-3 / 2011
Indice
11
Economie
IN ITALIA
21
Economia e conoscenza. Scuola e agricoltura nel Mezzogiorno a
cavallo dell’Unità
di Rossano Pazzagli
37
Fabbriche e territorio: il ruolo dell’industria edilizia nel Mezzogiorno
di Roberto Parisi
1.
2.
3.
4.
59
Produzione edilizia e paesaggi dell’industria
Prodromi edilizi della “questione meridionale”
Acque e cemento. Percorsi edilizi verso la modernizzazione assistita
L’edilizia “organizzata” per la costruzione totale del paesaggio e delle
comunità
Gli urbanisti, l’ambiente e la città. Tecnica e politica in Italia negli
ultimi quarant’anni del Novecento
di Gabriella Corona
1.
2.
3.
4.
La pianificazione contro le implicazioni distruttive del mercato
Il recupero dei centri storici
Urbanistica e austerità
La città come ecosistema
IN MOLISE
73
Questioni agricole
di Gino Massullo
1. Dalla ripresa settecentesca alla crisi agraria
2. Novecento
3. Oggi e domani: la questione agricola come questione glocale
5
/ 2-3 / 2011
91
L’industria alimentare
di Rosa Maria Fanelli
1.
2.
3.
4.
Il sistema agroalimentare molisano
Il tessuto produttivo del settore agricolo
Struttura, importanza e dinamiche dell’industria alimentare
La dimensione territoriale quale leva strategica di sviluppo dell’industria
alimentare
5. Una lettura di sintesi delle principali filiere a tipicità regionale
109
Alla ricerca di una vocazione industriale
di Ilaria Zilli
1. Premessa
2. Fra vincoli ambientali e vincoli culturali: pecore, grano ed emigranti
3. L’’industrializzazione assistita: i vantaggi del ritardatario?
125
La modernizzazione del Molise nel secondo dopoguerra attraverso i
documenti della Svimez
di Ilenia Pasquetti
1. La realtà socio-economica del Molise negli anni cinquanta
2. L’industrializzazione guidata
3. Alcuni considerazioni in merito al piano di sviluppo
143
I primi passi del turismo molisano: l’epoca fascista
di Marinangela Bellomo
1.
2.
3.
4.
167
Primi intenti
Nuovi progetti di sviluppo turistico negli anni trenta
La propaganda nella promozione territoriale
Qualche riflessione finale
Il turismo. Volano per lo sviluppo locale
di Angelo Presenza
1.
2.
3.
4.
5.
6
Competitività: tutto parte da qui
Destination building: impianto teorico di riferimento
Le condizioni di competitività per la destinazione turistica
Pisu di Termoli: un esperimento di sviluppo turistico su base co-evolutiva
Conclusioni
Indice
185
Rompere l’isolamento: la rete dei trasporti fra Otto e Novecento
di Maria Iarossi
1. Una visione d’insieme
2. Tra pubblico e privato: la strada comunale obbligatoria di Castelverrino
203
Vendere patrimoni, consumare luoghi
di Letizia Bindi
213
Il Molise: condizione economico-sociale e prospettive di sviluppo
territoriale
di Paolo di Laura Frattura
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Lo scenario economico
Il mercato del lavoro
Istruzione e formazione
Formazione, ricerca e sviluppo e innovazione
Il sistema imprenditoriale
Sistema delle infrastrutture
Scenari di sviluppo
Conclusioni
IERI, OGGI E DOMANI
233
Il Molise e “la cura” della crisi
Tavola rotonda con Giovanni Cannata, Gianfranco De Gregorio, Franco Di Nucci,
Norberto Lombardi, Erminia Mignelli, Gianfranco Vitagliano, Ilaria Zilli
a cura di Antonio Ruggieri
OSSERVATORIO DEMOGRAFICO
269
La popolazione molisana in età lavorativa: quale futuro?
di Massimiliano Crisci
1. Tendenze recenti dell’occupazione molisana: alcuni cenni
2. La popolazione in età lavorativa: invecchiamento dei lavoratori autoctoni
e inserimento dei migranti stranieri
3. Le migrazioni temporanee dei giovani molisani
4. L’evoluzione futura delle forze di lavoro: invecchiamento e flessione
7
/ 2-3 / 2011
STUDI E RICERCHE
279
Critica dell’ “Isola felice”. Il percorso carsico di «Proposte» nella
modernizzazione molisana
di Norberto Lombardi
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
315
Un osservatorio sulla transizione
Lettera dalla provincia
Ultima generazione
«Proposte Molisane» e la crisi della società regionale
Vita di contadini
«Molise», il confronto sul cambiamento regionale
Le nuove «Proposte Molisane»
Una diversa modernizzazione
Il Molise dopo la crisi del modello di sviluppo degli anni settanta
di Edilio Petrocelli
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
329
Alcuni settori da rivisitare e riprogrammare
L’identità regionale come autoritratto
Le indagini e le proposte degli anni sessanta
Le scelte programmatiche dopo l’istituzione dell’Ente Regione
Gli anni del cambiamento e della congiuntura economica
Le infrastrutture europee e i nuovi assetti interregionali
Il “complesso” della popolazione e la rottura dei confini territoriali
Venticinque anni di narrativa
di Sebastiano Martelli
351
Commercianti di bestiame e agricoltori: note sugli zingari in Molise
tra Sette e Ottocento
di Valeria Cocozza
INTERVISTE
367
Il caso de La Molisana: conversazione con l’ing. Carlone
di Maddalena Chimisso
373
Quale turismo? Il caso della Piana dei mulini
di Camillo Marracino
387
Percorsi di internazionalizzazione: il caso Oleifici Colavita s.p.a.
di Andrea Quintiliani
8
Indice
DIDATTICA
395
L’Atlante delle Storie. Intervista ad Antonio Brusa sul suo nuovo
manuale di storia per la scuola secondaria di II grado
di Selene Barba
399
Le mani in pasta: mulini e pastifici nella storia del Molise
di Rossella Andreassi e Gianna Pasquale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Premessa
Scheda descrittiva
Finalità, obiettivi e scelte di contenuto
Strumenti e materiali utilizzati
Attività proposte: fase di apprendimento
Laboratori
STORIOGRAFICA
411
Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento. A proposito di
un recente lavoro di Luigi Ponziani
di Giorgio Palmieri
1. Fra luci e ombre: il panorama nazionale
2. L’Abruzzo tipografico
3. Le ricerche sull’Ottocento di Luigi Ponziani
MOLISANA
427
La Società operaia di San Martino in Pensilis
Antonello Nardelli legge Michele Mancini
431
Abstracts
441
Gli autori di questo numero
9
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento.
A proposito di un recente lavoro di Luigi Ponziani
di Giorgio Palmieri
La pubblicazione di un importante lavoro sulla tipografia abruzzese dell’Ottocento, realizzato da Luigi Ponziani, e il progetto di una collana di storia della stampa e dell’editoria regionale ideato dallo stesso Ponziani, cui essa dà inizio1, offrono l’opportunità di svolgere alcune riflessioni sullo stato
degli studi riguardanti la storia del libro con riferimento all’Abruzzo e, in via
preliminare, al più vasto ambito nazionale.
1. Fra luci e ombre: il panorama nazionale
Alcuni recenti e autorevoli contributi ci consegnano un quadro in chiaroscuro degli studi di settore, un quadro dal quale, a seconda della prospettiva
di osservazione adottata, emergono con maggiore evidenza aspetti positivi o
negativi, luci o ombre. Nell’incipit all’editoriale dell’ultimo numero pubblicato de «La Fabbrica del Libro. Bollettino di storia dell’editoria in Italia»,
Gabriele Turi riepiloga con soddisfazione i progressi compiuti dalla disciplina nel quindicennio coincidente con l’attività della rivista da lui diretta.
Quando abbiamo dato inizio a «La Fabbrica del Libro», nel 1995, segnalavamo
come fosse solo ai primi passi la storia del libro e dell’editoria degli ultimi due
secoli, da studiare non solo per indagare “altro” – ad esempio la storia della
cultura e degli intellettuali – ma come “segmento vivo della storia della storia
economica, culturale e politica: una storia attenta al ciclo completo che dalla
1
Luigi Ponziani, Abruzzo Tipografico. Annali del XIX secolo, 2 tomi, Ricerche & Redazioni, Teramo 2009, primo volume di Abruzzo Tipografico. Collana di storia della stampa e
dell’editoria, diretta da Luigi Ponziani, che si propone di realizzare «una ricognizione inventariale della produzione a stampa regionale, come precondizione per un organico e compiuto
quadro interpretativo». Il piano editoriale prevede la pubblicazione di altri quattro volumi dedicati, nell’ordine di presentazione, ai secoli XV-XVII, al secolo XVIII, alla stampa periodica
(1792-1900), al XX secolo.
411
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
produzione porta alla diffusione, alla commercializzazione, alla lettura, e capace di indagarne attori, luoghi, funzioni”. E più volte abbiamo insistito sulle precondizioni necessarie per queste ricerche, allora quasi del tutto assenti: in primo
luogo la conoscenza della realtà di cui parliamo, quindi la ricostruzione di cataloghi storici dei vari editori che corrisponda a criteri scientifici […], la geografia delle attività, la presenza e la disponibilità di fonti archivistiche […]. Negli
ultimi quindici anni la situazione è cambiata in modo sensibile: molte iniziative
[…] hanno portato alla pubblicazione di cataloghi storici generali o di settore –
come la produzione scolastica e le edizioni nazionali – e di repertori utili anche
a valutare le dimensioni delle aziende e la loro distribuzione geografica […]2.
Progressi indiscutibili, sotto i profili del metodo e dei contenuti, che tuttavia
lasciano spazio a più sfumate letture interpretative, quale quella avanzata da
Neil Harris in un contributo dal titolo di per sé eloquente: Ombre della storia
del libro italiano3. Prendendo spunto dalla constatazione della profonda incidenza esercitata negli indirizzi di storia del libro dagli innovativi lavori di Donald Francis McKenzie4, Harris rimarca l’indisponibilità, ancora oggi, di un
“panorama efficace” della storia del libro italiano5 e elenca una serie di esem2
Gabriele Turi, Alla scoperta degli archivi editoriali, «La Fabbrica del Libro. Bollettino di
storia dell’editoria in Italia», XVI, 2010, 1, pp. 2-8, citazione da p. 2. Dei numerosi articoli
pubblicati da Turi sulla rivista, si ricordino almeno l’editoriale del primo numero, Uno strumento di lavoro, I, 1995, 1, pp. 2-4 e Geografia editoriale nell’Italia del XIX secolo, VII,
2001, 2, pp. 4-14.
3
Neil Harris, Ombre della storia del libro italiano, in Lisa Pon e Craig Kallendorf (a cura
di), The Books of Venice. Il libro veneziano, La Musa Talìa/Oak Knoll Press, Venezia/New
Castle 2008, pp. 455-516.
4
Donald F. McKenzie, Bibliografia e sociologia dei testi, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 1999 (contenente i saggi di Renato Pasta, Ciò che è passato è il prologo, pp. 85-97, e di
Roger Chartier, Testi, forme, interpretazioni, pp. 98-107; ed. orig. 1986); Id., Il passato è il
prologo. Due saggi di sociologia dei testi. Introduzione di Michael Suarez, Edizioni Sylvestre
Bonnard, Milano 2002 (edd. origg. 1984, 1993); Id., Stampatori della mente e altri saggi. Introduzione di Michael Suarez, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2003 (edd. origg. 1969,
1992); Id., Di Shakespeare e Congrave, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2004 (con un
saggio di Robert Darnton, Le eresie della bibliografia, pp. 7-20, [ed. orig. 2003], edd. origg.
1959-1985) e, ora, anche Id., The Book as an Expressive Form, «Ecdotica», 2009, 6, pp. 96115 (testo di un intervento del 1985). Gli studi di McKenzie hanno mostrato come le forme
attraverso le quali un testo viene trasmesso condizionino il processo di costruzione dei significati («le forme determinano il senso», Bibliografia e sociologia dei testi, cit., p. 23), introducendo elementi di forte discontinuità in un campo dominato dagli studi di bibliografia analitica, sui quali si veda la recente sintesi di G. Thomas Tanselle, Analisi bibliografica.
Un’introduzione storica, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2010 (ed. orig. 2009), autore
anche del fondamentale Letteratura e manufatti. Traduzione di Luigi Crocetti. Introduzione di
Neil Harris, Le Lettere, Firenze 2004. Riflessioni e sollecitazioni critiche su questi temi sono
in Gianfranco Tortorelli, Storia del libro, storia dell’editoria, storia della cultura: considerazioni intorno ai contributi di Frédéric Barbier, David McKitterick, George Thomas Tanselle,
«History of education & children’s literature», I, 2006, 1, pp. 367-377.
5
N. Harris, Ombre della storia del libro italiano, cit., p. 457.
412
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
plari nodi problematici con i quali confrontarsi per imprimere «un’impostazione differente [alla] storia del libro in ambito italiano»6: gli insediamenti
tipografici, da valutare nella dinamica avvii/cessazioni; la produzione dei centri minori, da ridefinire in termini quantitativi e qualitativi; la presenza di libri
stranieri, conseguenza della scarsa diffusione della lingua italiana; i bassissimi
indici di lettura, inesorabile portato della mancanza di una “classe media” colta. Considerazioni che inducono lo studioso a concludere:
La storia del libro in Italia così non si presenta come una parata trionfale del
sapere e della cultura; essa è fatta piuttosto di un gioco complesso di luci ed
ombre, di fatti e sembianze, di versioni ufficiali e di versioni ufficiose, di verità parallele e contraddittorie. Saperla leggere richiede e richiederà una pazienza certosina7.
L’utilizzo, propugnato da Harris, di canoni storiografici duttili che riescano
a dar conto di una realtà strutturalmente sfaccettata e policroma ha costituito
la pratica attuativa di un vasto progetto di ricerca sulle vicende di libri – e di
testi – di grande diffusione, sui cui sviluppi ci ha progressivamente informati
Mario Infelise dalle pagine del ricordato Bollettino8 e sui cui esiti ora ci aggiorna il volume Libri per tutti. Generi editoriali di larga circolazione tra
antico regime ed età contemporanea apparso a cura di Lodovica Braida e
Mario Infelise9. Nelle lucide pagine introduttive, Infelise collega opportunamente «la questione del difficile rapporto tra gli italiani e la lettura»10 – per
la comprensione del quale, citando un importante lavoro di Gigliola Fragnito11, indica il Cinquecento come momento di svolta – alla «pluralità delle
forme di fruizione del testo da parte dei lettori, nella convinzione che sia esistita una “peculiarità” italiana di approccio caratterizzata appunto, più che
dalla lettura vera e propria, da altre modalità di appropriazione»12. L’ampio
6
Ivi, p. 502.
Ivi, p. 516.
8
Mario Infelise, Le letture degli italiani, «La Fabbrica del Libro», XII, 2006, 2, pp. 2-5; Id.,
Libri per tutti, «La Fabbrica del Libro», XIV, 2008, 1, pp. 2-5.
9
Utet, Torino 2010. Il volume ospita contributi di Giorgio Bacci, Federico Barbierato, Pino
Boero, Lodovica Braida, Antonio Castillo Gòmez, Aldo Cecconi, Giorgio Chiosso, Monica
Galfré, Paola Gavoni, Mario Infelise, Hans-Jurgen Lusenbrink, Jean-Yves Mollier, Maria Iolanda Palazzolo, Tiziana Plebani, Marina Roggero, Giovanna Rosa, Mario Rosa, Roberto Rusconi, Gabriele Turi.
10
M. Infelise, Libri per tutti, [2010], cit., p. 7.
11
Gigliola Fragnito, Proibito capire. La chiesa e il volgare nella prima età moderna, Il Mulino, Bologna 2005. Una recentissima radiografia delle pratiche di lettura nel nostro Paese è in
Giovanni Solimine, L’Italia che legge, Editori Laterza, Roma-Bari 2010.
12
M. Infelise, Libri per tutti, [2010], cit., p. 12. Di seguito, Infelise riprende l’invito formulato
da Marina Ruggero, in Le carte piene di sogni. Testi e lettori in età moderna, Il Mulino, Bologna
2006, «a rivolgere lo sguardo verso quelle manifestazioni testuali che più si prestano a questa
7
413
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
ventaglio dei casi di studio delle forme di comunicazione a cavallo fra l’oralità e la scrittura (i libri di magia e le letture religiose, i libri di canzoni e gli
almanacchi, i libri per l’infanzia e le nuove forme di distribuzione), offerto
dal volume, ci conferma che i generi editoriali, anche quelli finora meno conosciuti e indagati, perché considerati minori, costituiscono
spia di situazioni e di cambiamenti culturali di rilevanza ben maggiore di
quanto i loro testi inducano a supporre e che, muovendosi nei loro dintorni, è
possibile cogliere aspetti non insignificanti della società che li consuma13.
Bilanci e riflessioni sugli studi di storia del libro sono stati sollecitati anche
da due diverse ricorrenze fra loro correlate: i cinquanta anni dalla pubblicazione del fondamentale lavoro di Lucien Febvre e Henri-Jean Martin,
L’apparition du livre14, e i trenta anni (circa) dalla sua traduzione in lingua
italiana, pubblicata con il corredo di una importante introduzione di Armando Petrucci15. Gli atti del seminario internazionale La storia della storia del
libro. 50 anni dopo “L’apparition du livre”16, per un verso, ribadiscono il
grande rilievo storiografico assunto sia dall’opera degli studiosi francesi17,
sia dal «giustamente celebre saggio» di Petrucci18, per altro verso, forniscono
un’ulteriore conferma del fatto che la necessità di estendere le attenzioni dal
solo libro a una molteplicità di «oggetti più effimeri»19 e di far avanzare i
confini della ricerca, ponendosi nuovi traguardi20, risulti essere istanza ormai
pluralità di fruizione, dando appunto particolare spazio alle pratiche e alla loro durata, quali la
lettura ad alta voce, la recitazione, il racconto dei cantimbanchi, lo spettacolo, le singolari esibizioni degli improvvisatori […]». Altri spunti sono rinvenibili in Patrizia Delpiano, Il governo
della lettura. Chiesa e libri nell’Italia del Settecento, Il Mulino, Bologna 2007.
13
M. Infelise, Libri per tutti, [2010], cit., p. 19.
14
Lucien Febvre, Henri-Jean Martin, L’apparition du livre, Edition Albin Michel, Paris 1958.
15
Lucien Febvre, Henri-Jean Martin, La nascita del libro, a cura di Armando Petrucci, Editori Laterza, Roma-Bari 1977 (A. Petrucci, Introduzione. Per una nuova storia del libro, pp.
V-XLVIII).
16
A cura di Maria Cristina Misiti, con la collaborazione di Gianluca D’Elia, Maria Giovanna Fadiga, Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, Roma 2009.
17
«L’apparition du livre è stata quasi una svolta copernicana: gli studi, da quel momento, hanno
conosciuto un “prima” e un “dopo”», M.C. Misiti, [Presentazione], in La storia della storia del
libro, cit., p. 8. Della Misiti, sull’argomento, si vedano anche Dove va la storia del libro?, «La Bibliofilia. Rivista di storia del libro e di bibliografia», CX, 2008, 2, pp. 187-194, anticipato in Storia
del libro o storia dei libri?, «L’almanacco bibliografico. Bollettino trimestrale di storia del libro e
delle biblioteche in Italia», dicembre 2007, 4, pp. 1-3 [disponibile nella sola versione elettronica].
18
Edoardo Barbieri, A trent’anni dalla “Nascita del libro”: alcune riflessioni, in La storia
della storia del libro, cit., pp. 25-42, cit. da p. 32.
19
Luigi Balsamo, Qualche osservazione introduttiva, in La storia della storia del libro, cit.,
pp. 17-23, cit. da p. 21.
20
«Infine, lo studio della storia del libro si pone nuovi traguardi anche per quanto riguarda
la fortuna dei libri, studiata dalla storia della lettura. Non insisto: dico solo che noi dei libri
414
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
acquisita. Ci si muove, quindi, Verso una storia globale del libro, come recita il titolo di un contributo di Luigi Balsamo21, senza dimenticare tuttavia le
osservazioni, riportate dallo stesso Balsamo, che Robert Darton avanzava già
negli anni ottanta del secolo scorso.
Nel breve volgere di due decenni, la storia del libro si è trasformata in un ricco e variegato terreno di indagine. Fin troppo ricco, in effetti: tanto da somigliare sempre più non già a un semplice campo, ma a un’intricata foresta tropicale, al cui interno l’esploratore fatica ad aprirsi il cammino. A ogni passo,
infatti, lo intralcia una lussureggiante boscaglia di articoli di rivista e lo disorienta l’intrecciarsi di discipline, con la bibliografia analitica che va in una direzione e la sociologia della conoscenza in un’altra, mentre storia, lingua e
letterature comparate picchettano campi che via via si sovrappongono22.
Uno dei fasci di luce più potenti per orientarsi nella «intricata foresta tropicale», formata dai libri e dalle diverse possibili letture delle loro storie, è fornito
agli studiosi italiani dai miliari lavori di Roger Chartier23. Questi «ha saputo
rinnovare profondamente la storia socio-culturale con una maggiore apertura
ad altri saperi», precisa Lodovica Braida prima di ricapitolare i principali snodi
che caratterizzano il percorso dello studioso: il rapporto fra storia e memoria,
il ruolo della cultura scritta, delle forme e dei supporti della scrittura, la dialettica fra scrittura e lettura, le connessioni fra storia della cultura scritta e letteratura24. Un fecondo laboratorio culturale, ad un tempo sofisticato e suggestivo,
che non a caso ha come “ispiratori” riconosciuti i già ricordati Henri-Jean
vorremmo sapere, oltre a come e perché furono prodotti, anche se e come vennero usati», E.
Barbieri, A trent’anni dalla “Nascita del libro”: alcune riflessioni, cit., p. 29. In proposito si
vedano gli interventi raccolti in Gianfranco Tortorelli (a cura di), Una sfida difficile. Studi
sulla lettura nell’Italia dell’Ottocento e del primo Novecento, numero monografico del «Bollettino del Museo del Risorgimento», LIV, 2009.
21
Il contributo, apparso su «Intersezioni. Rivista di storia delle idee», XVIII, 1998, 3, pp.
389-402, è stato riproposto in Maria Cristina Misiti (a cura di), Tamquam explorator. Percorsi, orizzonti e modelli per lo studio dei libri, Vecchiarelli Editore, Manziana 2005, pp. 21-34,
e in Per la storia del libro. Scritti di Luigi Balsamo raccolti in occasione dell’80° compleanno, Leo S. Olschki, Firenze 2006, pp. 105-127.
22
Robert Darnton, Che cos’è la storia del libro?, in Id., Il bacio di Lamourette, Adelphi,
Milano 1994 (ed. orig. 1990), pp. 65-96, cit. da p. 68.
23
Fra i numerosi lavori di Chartier, si ricordano solo alcuni dei più recenti: Le sfide del presente: lo scritto sullo schermo. Ordine del discorso, ordine dei libri e modo di leggere, «Libri
e riviste d’Italia», n.s., II, 2006, 2, pp. 9-21; Inscrivere e cancellare. Cultura scritta e letteratura dall’XI al XVIII secolo, Editori Laterza, Roma-Bari 2006 (ed. orig. 2005); La materialità
dello scritto. Che cos’è un libro? Risposte a una domanda di Kant, in Lodovica Braida, Alberto Cadioli (a cura di), Testi, forme e usi del libro. Teorie e pratiche di cultura editoriale.
Giornata di studio 2006. Università degli Studi di Milano, Apice, 13-14 novembre 2006, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2007, pp. 13-25; Ascoltare il passato con gli occhi. Introduzione di Lodovica Braida, Editori Laterza, Roma-Bari 2009 (ed. orig. 2008).
24
L. Braida, Introduzione, cit. da p. V.
415
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
Martin, Donald Francis McKenzie e Armando Petrucci25, e che rappresenta,
anche in Italia, un riferimento difficilmente eludibile per chiunque voglia cimentarsi nello studio della comunicazione scritta e della sua storia.
La rapida e sommaria panoramica appena tracciata, in definitiva, raffigura la
storia del libro in Italia come una disciplina in evoluzione, ricca di risorse endogene e comunque sensibile alle più qualificate sollecitazioni provenienti
dall’estero, una disciplina in cui fa piacere riscontrare vitali tensioni verso indagini più estese o innovative e verso più rigorose ricostruzioni storiche. Ma la
panoramica ci restituisce anche l’immagine di una disciplina in cui non è difficile rinvenire diversi ambiti specifici relativamente ai quali, rispetto a non
molti anni fa, si registra un indubbio avanzamento della conoscenza. È il caso
degli studi che hanno riportato alla luce le vicende di piccoli e grandi editori,
delle ricerche che hanno consentito di ricomporre i cataloghi storici di importanti case editrici, delle ricognizioni che hanno fatto emergere le ricchezze degli archivi aziendali. Per fornire solo due esempi concreti, ci si limita ad accennare all’editoria scolastica e, avvicinandoci sotto il profilo geografico al
“fuoco” di questa nota, alla storia della tipografia e dell’editoria napoletana.
Quanto è riscontrabile a proposito del settore scolastico costituisce una efficace rappresentazione della articolazione delle indagini alle quali è possibile sottoporre ogni singola tessera del grande mosaico della storia del libro.
Ricordando, anche questa volta, solo alcuni dei contributi apparsi negli ultimi anni, è indispensabile porre in primo piano il capillare lavoro di ricognizione sulle aziende realizzato dai due monumentali repertori allestiti e pubblicati con la direzione scientifica di Giorgio Chiosso, Teseo. Tipografi e
editori scolastico-educativi dell’Ottocento26, e Teseo ’900. Editori scolastico-educativi del primo Novecento27 che, confermando il grande rilievo del
genere, consentono a Monica Galfré di parafrasare Eugenio Garin e di sostenere «che non si fa storia della scuola, ma nemmeno storia dell’editoria, se
non si fa storia dell’editoria scolastica»28. E alla storia del libro per la scuola
sono dedicati gli impegnativi approfondimenti condotti, per il lasso che va
dal 1923 al 1928, da Anna Ascenzi e Roberto Sani29 e, per il periodo dall’Unità al fascismo, da Alberto Barausse30, al quale si deve anche una recen25
R. Chartier, Ascoltare il passato con gli occhi, cit., pp. 4-6.
Editrice Bibliografica, Milano 2003.
27
Editrice Bibliografica, Milano 2008.
28
Monica Galfré, Storia dell’editoria scolastica e storia dell’editoria, «La Fabbrica del Libro», XI, 2005, 2, pp. 2-7, cit. da p. 7.
29
Anna Ascenzi, Roberto Sani (a cura di), Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo.
L’opera della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo da Giuseppe Lombardo Radice ad Alessandro Melchiorri (1923-1928), Vita e Pensiero, Milano 2005.
30
Alberto Barausse (a cura di), Il libro per la scuola dall’Unità al fascismo. La normativa
sui libri di testo dalla legge Casati alla riforma Gentile (1861-1922), 2 voll., Alfabetica Edizioni, Macerata 2008.
26
416
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
te ricerca sui decenni preunitari31. Sottolineato che su anni cruciali per la politica (e per l’editoria) scolastica, quali quelli del fascismo, sono disponibili
tanto opere d’insieme32, quanto contributi su temi specifici33, e che le attenzioni degli studiosi si sono estese a periodi solo apparentemente meno importanti, come gli anni iniziali del Novecento34, la segnalazione di una esauriente rassegna degli studi condotti in Francia sull’editoria scolasticoeducativa35 riconduce anche questo segmento disciplinare a un contesto di
riferimento dal respiro sovranazionale.
Delimitato sotto il profilo spaziale, invece, è l’ambito su cui converge
l’altra serie di lavori alla quale si è appena fatto cenno: la città di Napoli.
Sebbene alla capitale partenopea sia stato riconosciuto un ruolo di primissimo piano nella produzione e nella circolazione libraria dal Quattrocento almeno a tutto l’Ottocento e, di conseguenza, da sempre le siano state tributate
innumerevoli attenzioni, recenti studi hanno mostrato quanti “vuoti” conoscitivi siano ancora colmabili con nuove ricerche e ricostruzioni. Ci si riferisce, seguendo una progressione temporale, alla circostanziata ricognizione
condotta da Giampiero Di Marco su librai, editori e tipografi del Seicento,
che amplia sensibilmente la panoramica dei “protagonisti” finora disponibile36; agli approfondimenti di Anna Maria Rao e di Maria Consiglia Napoli
sull’attività editoriale svolta alla fine del Settecento da Giuseppe Maria Galanti, ancora non adeguatamente indagata37; alle estese e originali ricerche
esperite da Rachele Pisani su produzione e circolazione di libri e periodici
negli anni della Repubblica napoletana38; al volume di Vincenzo Trombetta
31
Alberto Barausse, Dal Regno di Sardegna al Regno d’Italia. Continuità e discontinuità
nelle politiche del libro scolastico. Parte prima, «History of education & children’s literature», V, 2010, 1, pp. 377-415.
32
Monica Galfré, Il regime degli editori. Libri, scuola e fascismo, Editori Laterza, RomaBari 2005.
33
Giorgio Chiosso, La stampa scolastica e l’avvento del Fascismo, «History of education &
children’s literature», III, 2008, 1, pp. 257-282.
34
Si confronti Cultura, religione e editoria nell’Italia del primo Novecento, sezione monografica degli «Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche», 2009, 16, pp. 13-363.
35
Elisa Marazzi, L’editoria scolastico-educativa e la ricerca storica. Gli studi francesi,
«Società e storia», 2009, 125, pp. 503-529.
36
Giampiero Di Marco, Librai, editori e tipografi a Napoli nel XVIII secolo (Parte I), «La Bibliofilia», CXII, 2010, 1, pp. 21-61, (Parte II), «La Bibliofilia», CXII, 2010, 2, pp. 141-183.
37
Anna Maria Rao, «Progetti senza sostanze». Commercio librario, editoria e condizione
dell’autore nell’esperienza di Giuseppe Maria Galanti, in Piero Bevilacqua, Piero Tino (a
cura di), Natura e società. Studi in memoria di Augusto Placanica, Meridiana Libri/Donzelli
Editore, Catanzaro/Roma 2005, pp. 191-208; Maria Consiglia Napoli, Galanti letterato ed
editore, in Mirella Mafrici e Maria Rosaria Pellizzari (a cura di), Un illuminista ritrovato.
Giuseppe Maria Galanti. Atti del convegno di studi (Fisciano – Amalfi, 14-16 febbraio 2002),
Laveglia Editore, Salerno 2006, pp. 73-94.
38
Rachele Pisani, Stampatori, editori e librai nella Repubblica Napoletana, «Scrinia. Rivista di archivistica, paleografia, diplomatica e scienze storiche», III, 2006, 2, pp. 29-94.
417
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
che finalmente traccia un profilo organico e esauriente dell’editoria ottocentesca, prendendo anch’egli in considerazione sia gli aspetti produttivi sia
quelli relativi alla circolazione e al consumo39. Un quadro che si è ulteriormente arricchito di più vari e articolati contributi legati a iniziative convegnistiche40 o di opportune riproposte41 e che, soprattutto, ci ha nuovamente
confermato come «il rapporto tra tipografia e “storia generale”, politica e/o
culturale, non può essere visto in termini di mero rispecchiamento passivo»,
ma che «ci si può e ci si deve chiedere se e quanto e in che modo stampatori
e editori abbiano contribuito a segnare le vicende storiche generali»42.
2. L’Abruzzo tipografico
In premessa a una panoramica dei più recenti contributi sulla tipografia e
sull’editoria abruzzese che funga da sfondo all’esame del lavoro realizzato (e
del progetto editoriale proposto) da Luigi Ponziani, va precisato che sono diverse le ragioni per le quali, dalla fine dell’Ottocento, sono stati prodotti con
una certa continuità studi di settore relativi allo specifico contesto abruzzese:
la precoce introduzione nella regione della stampa a caratteri mobili
(L’Aquila, 1482); la sua diffusione in numerosi centri dislocati su una parte
significativa del territorio (Ortona a Mare, 1518; Sulmona, 1583; Teramo,
1589; Campli, 1592; Chieti, 1596; Vasto, 1596; Lanciano, 1609); la presenza
di un’azienda che ha conseguito, e conservato per non breve tempo, una di39
Vincenzo Trombetta, L’editoria napoletana dell’Ottocento. Produzione, circolazione, consumo, Franco Angeli, Milano 2008. Un’attenta analisi del libro di Trombetta è condotta da Gianfranco Tortorelli in Gli studi sulla storia dell’editoria nell’Ottocento: nuovi lavori e prospettive
di ricerca, «Rara volumina», 2009, 2, pp. 71-87, in part. alle pp. 79-82. Di Vincenzo Trombetta,
sullo stesso argomento, si veda anche il precedente Nello intendimento di far prosperare in queste contrade l’arte tipografica. L’editoria nella Napoli postunitaria, in Gianfranco Tortorelli (a
cura di), Bologna e l’editoria nazionale dopo l’Unità: temi e confronti, numero monografico del
«Bollettino del Museo del Risorgimento», LI-LII, 2006-2007, pp. 193-226.
40
Antonio Garzya (a cura di), Per la storia della tipografia napoletana nei secoli XV-XVIII.
Atti del Convegno internazionale. Napoli, 16-17 dicembre 2005, Accademia Pontaniana, Napoli 2006. Relativamente agli studi specifici sulla stampa periodica a Napoli, è da segnalare
almeno Mariolina Rascaglia, Leggere il proprio tempo. La stampa periodica napoletana del
1820-1821, in G. Tortorelli (a cura di), Una sfida difficile. Studi sulla lettura nell’Italia dell’Ottocento e del primo Novecento, cit., pp. 133-157.
41
Benedetto Croce, Stampatori e librai a Napoli nella prima metà del settecento, a cura di
Massimo Gatta. Introduzione di Alberto Cadioli, con uno scritto di Luciano Canfora. In appendice testi di Gino Doria, Antonio Basile, Lorenzo Giustiniani, Tammaro De Marinis. Nel
volume sono riprodotti due scritti di Croce: Stampatori e librai a Napoli nella prima metà del
Settecento (1892) e Uno sciopero di tipografi in Napoli nell’aprile del 1848 (1948).
42
Anna Maria Rao, La tipografia napoletana nei secoli XV-XVIII: considerazioni conclusive, in A. Garzya (a cura di), Per la storia della tipografia napoletana, cit., pp. 383-398, citazione da p. 398.
418
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
mensione produttiva, commerciale e culturale di livello e respiro nazionali
(la Carabba di Lanciano). Le attenzioni rivolte allo studio della storia tipografica e editoriale della regione, in linea con gli orientamenti nazionali, si
sono intensificate dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso43, per giungere nell’ultimo lustro a più mature espressioni che hanno interessato sia visioni d’insieme su determinati ambiti cronologici o tematici, sia approfondimenti, ricognitivi e critici, delle attività di singole case tipografiche e editrici, sia, infine, territori di indagine finora poco praticati.
Fra le visioni d’insieme, si registrano l’originale repertorio che scaturisce
dalla ricerca sulla tipografia aquilana del diciottesimo secolo condotta da
Pamela Graziosi44, il mosaico formato dai tasselli delle aziende abruzzesi
impegnate nel settore scolastico proposti da Giovanna Millevolte nel già ricordato Teseo ’90045, il complesso dei contributi presentati al convegno “Tipografia e editoria in Abruzzo e Molise. Il XX secolo”46, in specie, il profilo
Tipografi e editori nell’Abruzzo del Novecento tracciato da Luigi Ponziani47
e Il panorama editoriale scolastico del Novecento in Abruzzo disegnato da
Giovanna Millevolte48.
Le indagini rivolte ai singoli editori, non casualmente, vedono Rocco Carabba in primo piano: dalla biografia dedicatagli da Lia Giancristofaro49, alle
attenzioni indirizzate verso la rilevante produzione di argomento scolastico
da parte della stessa Giancristofaro50 e di Luca Puglielli51, alle annotazioni di
Gianni Oliva con le quali si puntualizza ulteriormente l’importanza del ruolo
43
Per una ricapitolazione dei principali studi di settore, si rinvia a Giorgio Palmieri, Bibliografie, repertori tipografici, studi di storia della tipografia e dell’editoria in area abruzzesemolisana: una prima ricognizione, in Luigi Ponziani, Umberto Russo (a cura di), Tipografi,
editori, libri in Abruzzo tra Otto e Novecento, numero monografico di «Abruzzo Contemporaneo», n. s., 1998, 6, pp. 195-231, in part. le pp. 225-231.
44
Pamela Graziosi, Annali tipografici aquilani del XVIII secolo. Un primo contributo, «Notizie dalla Dèlfico», XX, 2006, 1-2, pp. 39-64.
45
Le schede redatte dalla Millevolte per Teseo ’900, cit., sono relative alle seguenti sigle:
Angelini Francesco Paolo, tipografia, pp. 21-23; Bonanni Vincenzo, tipografia, p. 72; De Arcangelis Donato, tipografia, pp. 148-150; De Arcangelis Nicola, tipografo-editore, p. 150; La
Fiorita, casa editrice, pp. 280-281; Ricci Giustino, tipografia, pp. 452-453. Di Giovanna Millevolte si ricordi anche la scheda su Carabba, Rocco, in Teseo, cit., pp. 121-124.
46
Giovanna Millevolte, Giorgio Palmieri, Luigi Ponziani (a cura di), Tipografia e editoria
in Abruzzo e Molise. Il XX secolo. Atti del Convegno. Teramo – L’Aquila, 25-27 maggio
2005, Rubbettino, Soveria Mannelli 2007.
47
Ivi, pp. 9-95.
48
Ivi, pp. 143-209.
49
Lia Giancristofaro, Rocco Carabba. Una vita per l’editoria, Casa editrice Rocco Carabba,
Lanciano 2004. Dal volume prendono spunto Aristide Vecchioni e Adelia Mancini per svolgere alcune riflessioni in Rocco Carabba, una vita per la cultura, «Rivista abruzzese», LVIII,
2005, 1, pp. 31-38.
50
Lia Giancristofaro, Rocco Carabba (1854-1924). Le edizioni scolastiche e per giovanetti,
«La Fabbrica del Libro», XV, 2009, 1, pp. 16-22.
51
Luca Puglielli, Rocco Carabba. Editore per ragazzi, Edizioni Noubs, Chieti 2008.
419
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
ricoperto dalla casa editrice nella cultura italiana agli inizi del secolo scorso52. Tuttavia, oltre che su Carabba, lo sguardo di studiosi e di ricercatori si è
soffermato anche su altri protagonisti dell’Abruzzo tipografico, rivelatisi
tutt’altro che privi di interesse. È il caso dei Faci, tipografi attivi a Teramo
nel Cinquecento, sui quali Luciano Artese fornisce nuove informazioni53,
dell’azienda Vecchioni dell’Aquila, i cui annali compilati da Stefania Liberatore54 fanno affermare a Walter Capezzali che «nulla togliendo al “primato” […] dell’impresa frentana di Rocco Carabba, […] non indifferente, anzi
di notevole rilevanza [è] anche la traccia lasciata dall’esperienza complessiva (tipografica ed editoriale) degli aquilani Vecchioni»55, oppure del forse
ancora meno noto Nicola De Arcangelis di Casalbordino. Il saggio di Emiliano Giancristofaro56 e, soprattutto, l’esauriente volume di Luigi Lucarelli57
ricostruiscono vicende e produzione dell’azienda restituendole le dimensioni
e il rilievo che le competono all’interno del panorama regionale58.
Si è fatto cenno a ricerche relative a campi di indagine ancora poco esplorati quali, ad esempio, le litografie oggetto di un breve intervento di Franco
G. Maria Battistella compreso nel piccolo catalogo in folio prodotto a corredo di una mostra sull’arte tipografica a Lanciano tenutasi nel 200759. Ma è in
52
Gianni Oliva, Rocco Carabba e la cultura italiana del primo Novecento, in Giuliana Zagra (a cura di), Falqui e il Novecento, Roma, Biblioteca nazionale centrale di Roma, 2009, pp.
23-28. Si ricorda che, alcuni anni fa, a cura di G. Oliva è stato pubblicato il volume La Casa
Editrice Carabba e la cultura italiana ed europea tra Otto e Novecento, Roma, Bulzoni,
1999, contenente i numerosi contributi apportati all’omonimo convegno tenutosi a Lanciano e
a Chieti dal 1° al 4 dicembre 1996.
53
Luciano Artese, I fratelli Faci tipografi oltre i confini, in Roberto Ricci, Andrea Anselmi (a cura di), Il confine del tempo. Atti del convegno. Ancarano, 22-24 maggio 2000, Deputazione di Storia Patria degli Abruzzi/Libreria Colacchi, L’Aquila 2005, pp. 617-642; sui Faci si veda anche il
precedente contributo di Artese, La stampa a Teramo: una nuova datazione, «Notizie dalla Dèlfico», 2000, 1, pp. 4-5. Giuseppe Merlini, in Tipografie e periodici piceni tra ’800 e ’900. Stampa di
mare dal Fondo Traini, Archeoclub d’Italia, San Benedetto del Tronto 2008, fornisce notizie su
tipografi di origine o provenienza picena operanti a Teramo nel corso del Settecento (Angelo Antonio Valenti, Nicola Ricci, p. 32) e dell’Ottocento (Ubaldo Angeletti, pp. 49-52)
54
Stefania Liberatore, I Vecchioni Tipografi-Editori (L’Aquila, 1874-1937). Annali. Presentazione di Walter Capezzali, Deputazione Abruzzese di Storia Patria/Libreria Colacchi, L’Aquila 2008.
55
Ivi, p. VI.
56
Emiliano Giancristofaro, Il tipografo editore Nicola De Arcangelis di Casalbordino, «Rivista abruzzese», LIX, 2008, 1, pp. 41-51.
57
Luigi Lucarelli, Nicola De Arcangelis editore. La passione civile, la testimonianza culturale (1863-1933). Catalogo storico a cura di Antonella Iannucci, Ianieri, Pescara 2008.
58
Su un altro aspetto della produzione di De Arcangelis si veda Antonella Iannucci, Sfogliando i periodici dell’editore Nicola De Arcangelis di Casalbordino. Presentazione di Umberto Russo, Rivista abruzzese, Lanciano 2008.
59
Franco G. Maria Battistella, “Fabbricanti” d’immagini sacre a Lanciano tra Otto e Novecento, in Icona. La stampa a Lanciano tra Otto e Novecento, Associazione contrAppunto,
Lanciano 2007, p. 2. Nel catalogo si segnala anche l’articolo di Giacomo de Crecchio, L’archeologia tipografica di Lanciano, p. 3.
420
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
una serie organica e concatenata di iniziative sul tipografo e editore d’arte
Nicola D’Arcangelo, facente capo a Giovanna Millevolte, che si ritiene di
individuare uno degli elementi di maggiore novità caratterizzanti il panorama degli studi di settore in Abruzzo. Già in un volume del 2005, I De Arcangelis tipografi editori. Tracce e indizi per una storia d’impresa60, la Millevolte ripercorre per prima l’iter imprenditoriale, editoriale e culturale
dell’artista all’interno della famiglia De Arcangelis/D’Arcangelo di Atri, poi
trasferitasi a Pescara, puntualizzando identità e dipanando omonimie; mette
in rilievo l’originalità della raffinata grafica d’occasione prodotta da Nicola;
ricostruisce in un catalogo storico l’attività tipografica e editoriale dell’azienda. Ora, con Nicola D’Arcangelo stampatore d’arte, elegante catalogo
dell’esposizione permanente61, le numerose tipologie in cui si è manifestata
la poliedrica vena artistica di D’Arcangelo (calendari, cartoline, grafica
d’occasione, carte intestate, bozzetti, grafica pubblicitaria, manifesti, locandine) sono offerte, ad un tempo, come testimonianze di produzioni grafiche
di insospettabile livello qualitativo e come inusuali elementi utili alla ricostruzione e all’interpretazione delle vicende della storia – non solo – tipografica della regione62.
3. Le ricerche sull’Ottocento di Luigi Ponziani
Quello appena delineato è il contesto in cui si collocano le ricerche esperite
da Luigi Ponziani sulla produzione del diciannovesimo secolo e l’intero progetto editoriale “Abruzzo Tipografico”. Prima di esporre le caratteristiche
del lavoro intrapreso, va ricordato che Ponziani ha alle spalle un percorso
ormai ventennale di studi e ricerche nel campo della storia della tipografia e
dell’editoria: alla fine degli anni ottanta conduce una ricognizione sulla tipografia teramana del diciottesimo secolo63; nel 1990 pubblica un vasto repertorio sulla stampa periodica abruzzese e molisana64; della seconda metà degli
anni novanta sono un intervento sull’editrice Carabba65, la già citata curatela
del numero monografico della rivista «Abruzzo contemporaneo» e, soprat60
Presentazione di Luigi Ponziani, Textus, L’Aquila 2005.
Giovanna Millevolte (a cura di), Nicola D’Arcangelo stampatore d’arte. Contributi critici
di Enrico Sturani, Massimo Gatta, Tipoteca Italiana Fondazione, Cornuda 2010.
62
Sul Fondo D’Arcangelo, donato dagli eredi alla Università degli Studi dell’Aquila, si veda Marco Di Francesco (a cura di), Guida al Fondo D’Arcangelo. Introduzione di Giovanna
Millevolte, [contributi di] Alessia Cacchiò, Marco Di Francesco, Pamela Graziosi, Giovanna
Millevolte, Edizioni L’Una, L’Aquila 2010.
63
Scorsa alla stampa teramana del XVIII secolo, «Notizie dalla Dèlfico», 1989, 3, pp. 27-33.
64
Due secoli di stampa periodica abruzzese e molisana, Interlinea, Teramo 1990.
65
La Carabba: una casa editrice tra scuola e cultura, in Ada Gigli Marchetti, Luisa Finocchi (a
cura di), Stampa e piccola editoria tra le due guerre, Franco Angeli, Milano 1997, pp. 292-307.
61
421
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
tutto, gli Annali tipografici dell’Abruzzo teramano. Il XIX secolo66, lavoro
impegnativo e maturo che costituisce la naturale base della pubblicazione
oggetto di queste note; negli anni più vicini, infine, abbiamo l’introduzione
al libro di Giovanna Millevolte sui De Arcangelis, la curatela del volume su
tipografia e editoria del Novecento e il profilo dell’Abruzzo ivi contenuto, ai
quali in precedenza si è fatto cenno. È da rimarcare, inoltre, che nella biografia intellettuale e professionale di Luigi Ponziani, le attenzioni rivolte alla
storia del libro si affiancano agli interessi storiografici, concentrati prevalentemente sullo studio dei ceti dirigenti, della storia civile e culturale
dell’Abruzzo nell’Ottocento e nel Novecento67, per formare un composito,
ma unico quadro conoscitivo e interpretativo della società abruzzese in età
contemporanea.
Punto di arrivo e risultato delle esperienze e delle competenze così maturate,
gli Annali del XIX secolo si aprono con un ampio saggio, Ottocento tipografico abruzzese, in cui l’Autore ha modo di illustrare le coordinate entro le quali
è compreso il lavoro e di analizzare i risultati conseguiti avvalendosi di una
molteplicità di angoli prospettici, riconducibili a modelli di valutazione sia di
ordine quantitativo che qualitativo. Presentando il quadro storiografico di riferimento, e evidenziando le carenze in esso presenti a livello nazionale e regionale, Ponziani focalizza con lucidità l’obiettivo e la ragione delle sue ricerche.
Ciò che va indagato è quel reticolo di piccole tipografie spesso disperse in un
ambiente economico, sociale e culturale che non è in grado di consentirne la vita o la crescita, eppure capaci di essere espressione di esigenze, velleità, ma anche di concreti bisogni che connotano la società meridionale. È questa periciclante presenza a cadenzare, man mano che avanza il XIX secolo, la vita politica e civile del Mezzogiorno d’Italia segnandone gusti e tendenze, persistenze e
novità, capace talvolta di colloquiare con la cultura nazionale in formazione, e
comunque essere espressione, quandanche autoreferenziale, degli innumeri
centri urbani dove ha modo di dispiegarsi l’attività tipografica68.
Già dalla panoramica storico/topografica che l’Autore ci presenta quale
prima sintesi dei risultati ottenuti, emerge come sia possibile valutare con
66
Amministrazione Provinciale/Biblioteca “M. Delfico”, Teramo 1997.
Fra i numerosi lavori pubblicati da Luigi Ponziani su questi temi, si ricordano solo i volumi Notabili, combattenti e nazionalisti. L’Abruzzo verso il fascismo, Franco Angeli, Milano
1988, Guerra e Resistenza in Abruzzo tra memoria e storia. Itinerario per una ricerca, Interlinea, Teramo 1994, Il fascismo dei prefetti. Amministrazione e politica in Italia meridionale
1922-1926, Meridiana Libri/Donzelli, Catanzaro/Roma 1995, Il capoluogo costruito. Teramo
in età liberale (1860-1900), Edigrafital, Teramo 2003 e le voci relative all’Abruzzo inserite
nel Dizionario della Resistenza, Einaudi, Torino 2000-2001 e nel Dizionario del fascismo,
Einaudi, Torino 2002-2003.
68
Luigi Ponziani, Annali del XIX secolo, cit., p. 7.
67
422
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
maggiore aderenza alla realtà le dimensioni del fenomeno tipografico abruzzese (dalle indagini di Ponziani, nel corso del secolo risultano attive 100 aziende, a fronte delle sole 20 registrate dal Catalogo dei libri italiani dell’Ottocento). Ponziani ricostruisce attentamente il moltiplicarsi delle tipografie e
il diffondersi degli insediamenti nei centri urbani – da 3 tipografie nel 1801,
si passa a 9 nel 1848, a 10 nel 1860, a 21 nel 1875 e a ben 33 nel 1900; dalle
3 località interessate nel 1801 alle 30 nell’intero secolo – senza tuttavia limitarsi a una valutazione esclusivamente quantitativa del fenomeno69. L’analisi
proposta, oltre a fornire preziose indicazioni su tutte le principali aziende tipografiche censite, per le quali in nota è delineato un vero e proprio profilo,
ricompone uno scenario dinamico in cui le attività tipografiche interagiscono
continuamente con le altre manifestazioni della vita politica, economica, sociale e culturale della regione, divenendone componente visibile e rilevante.
La tipografia, contestualmente attrice e specchio dell’Abruzzo ottocentesco,
registra e cristallizza le grandi trasformazioni che hanno interessato la regione. Ponziani scrive:
Il secolo […] si chiudeva all’insegna di una grande articolazione territoriale
delle aziende tipografiche che segnava una rottura irreversibile del predominio economico e commerciale degli antichi capoluoghi a vantaggio di nuovi
centri che, per quanto ancora minori, mostravano un dinamismo che trovava
tangibile espressione anche in questo particolare settore. Più in generale
l’accresciuto numero di tipografie e di centri tipografici dava conto della nascita e progressiva affermazione di nuove gerarchie territoriali nel cui ambito
ad essere penalizzati erano L’Aquila e i centri maggiori dell’interno e avvantaggiate le realtà urbane in espansione gravitanti lungo la fascia costiera70.
Configurato il quadro delle aziende (individuazione, dislocazione territoriale, estremi cronologici di attività), l’Autore, sulla scorta delle non molte fonti
disponibili, fornisce notizie sull’organizzazione e sulla struttura delle tipografie (attrezzature, operai impiegati, giorni di lavoro annui) mostrando gli
indiscutibili progressi compiuti dal settore nel corso del secolo. Molto interessanti, sotto il profilo contenutistico e metodologico, sono le pagine dedicate alla difficile ricostruzione del «percorso compiuto dai libri per arrivare,
attraverso la intermediazione dei librai e delle librerie, ai lettori»71. Anche da
questa particolare prospettiva si registrano sensibili differenze fra gli anni
69
«La moltiplicazione dei marchi e dei centri tipografici non deve tuttavia essere valutata
soltanto sotto il profilo quantitativo: assai spesso questa apparente ricchezza rappresenta un
indice di frammentazione e di episodicità delle imprese tipografiche e una spia evidente della
difficoltà a stabilire un equilibrato rapporto con le economie e le società dei centri in cui sono
chiamate ad operare», ivi, p. 12.
70
Ivi, p. 31.
71
Ivi, p. 37.
423
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
iniziali e centrali e gli ultimi due decenni del secolo (mentre, ancora nel
1872, nell’intero Abruzzo erano presenti 18 librerie, nel 1887 il loro numero
sale a 28, di cui 7 nella sola Lanciano). L’analisi dei cataloghi di vendita di
alcune di queste librerie, con sede a Teramo e a Chieti, consente a Ponziani
di rimarcare l’esiguità della produzione meridionale e, in particolare, abruzzese fra i libri commercializzati in regione alla metà secolo. Dalle argomentazioni apportate è ricavabile la duplice conferma della prevalente dimensione “tipografica” e non “editoriale” della grande maggioranza delle aziende
abruzzesi dell’Ottocento e dell’esigenza di indirizzare attenzioni e indagini
soprattutto nei confronti della ricezione (della lettura) dei testi e delle opere,
in modo da poter individuare più facilmente e comprendere fino in fondo le
“tracce” e i “segni” lasciati dal passaggio del libro nella società72.
Nella seconda parte del saggio introduttivo, Ponziani espone e interpreta analiticamente i risultati della ricerca iniziando dal numero complessivo dei titoli
censiti, pari a 6.964 unità, «quasi il doppio [di quelli] fino ad oggi desumibili
dai repertori generali antichi e moderni e dai più recenti (ma sparsi) studi di
settore»73. Indicazioni forse inaspettate vengono dalla ripartizione della produzione per provincia, nella quale è netta la preminenza della provincia teatina
con quasi il 40% del totale dei titoli dell’intero secolo (è evidente l’incidenza
di Lanciano, sede della Carabba), a fronte del 31% della provincia di Teramo e
del 29% della provincia de L’Aquila, cui spesso nel settore si attribuisce un
primato “di diritto” che, almeno nell’Ottocento, non è suffragato dai fatti. La
scansione cronologica dei titoli, invece, è in linea con quanto emerso fin ora:
la produzione si mantiene a livelli minimi o molto bassi per gran parte del secolo e registra una vera e propria impennata solo nell’ultimo ventennio (il 7%
del totale è prodotto negli anni 1801-1830; il 22% negli anni 1831-1860; il
20% negli anni 1861-1880 e circa il 50% dal 1881 al 1900)74.
72
Si è già accennato alla ormai avvertita esigenza di estendere attenzioni e ricerche alla storia della ricezione dei testi. Di séguito, si riportano altre pertinenti osservazioni avanzate da
Gianfranco Tortorelli in Gli studi sulla storia dell’editoria nell’Ottocento, cit. «È nel campo
degli studi sulla storia della lettura che si possono aprire nuovi e interessanti scenari. Un ambito di studi a lungo trascurato nel nostro paese e che solo di recente gli storici dell’editoria
hanno deciso di mettere al centro di un piano di lavoro vasto e articolato. [Studi e ricerche]
che tuttavia non vorremmo che si risolvessero da una parte in una ricostruzione catalografica
della produzione editoriale e dall’altra in uno sfilacciamento di interventi dagli argomenti e
approcci più disparati anziché essere circoscritte a un preciso periodo storico e alla ricognizione esauriente di un contesto geografico», p. 85.
73
L. Ponziani, Annali del XIX secolo, cit., p. 42.
74
«Sono ultimate in questi anni le infrastrutture viarie e ferroviarie fondamentali della regione, si assiste ad un maggior dinamismo economico e commerciale (senza, tuttavia, che si
modifichino gli equilibri strutturali su cui si regge la società abruzzese), si amplia notevolmente – in connessione con le riforme legislative di questi anni – il campo degli interessi e
degli interventi delle amministrazioni locali e dei rispettivi ceti dirigenti, si allarga il sistema
scolastico pubblico con l’introduzione della istruzione elementare obbligatoria e si consolida
424
Palmieri, Percorsi di storia del libro: l’Abruzzo nell’Ottocento
Altre significative considerazioni scaturiscono dall’esame della consistenza
materiale e dei contenuti dei documenti registrati. Distribuiti lungo una griglia
graduata sulla paginazione (fogli volanti e manifesti, documenti fino a 30 pagine, documenti compresi fra le 31 e le 90 pagine, documenti con più di 90
pagine) rileviamo che questi ultimi, cioè i libri propriamente detti, costituiscono poco più dell’11% del totale della produzione75, a conferma di «un carattere
di fondo della tipografia abruzzese che, anche quando tende a rafforzare la
propria capacità tecnico produttiva, non deborda da un’attività di puro servizio
in ragione delle concrete esigenze del territorio nel quale opera»76. In tale contesto tendenzialmente omogeneo, sostiene con lucidità Ponziani,
a marcare una netta differenza è la Carabba che, a fronte di una produzione
già cospicua (nei ventidue anni che vanno fra il 1879 e il 1900 abbiamo censito circa 670 documenti), ha una percentuale di libri pubblicati che sfiora il
trenta per cento del totale (29,90%); non v’è traccia della minima attività volta alla stampa di carte volanti e di manifesti […] mentre gli opuscoli fino a
trenta e a novanta pagine costituiscono rispettivamente il 36,13% e il 33,95
del totale. Ci troviamo dinnanzi ad una maturità aziendale che ha una caratura completamente diversa rispetto all’insieme del comparto produttivo regionale e che già prefigura quel decollo editoriale che avverrà fin dal primo decennio del nuovo secolo quando la percentuale dei volumi editi sull’insieme
della produzione supererà il 45%. La svolta del 1908-9 avutasi sotto gli auspici di Papini rappresenta, da questo punto di vista, solo l’aspetto qualitativo
del progresso compiuto già negli ultimi anni del secolo precedente77.
Anche l’analisi dei contenuti della produzione tipografica aiuta l’Autore a
stabilire legami fra i documenti a stampa e l’evoluzione economica, sociale,
civile e culturale dell’Abruzzo nell’Ottocento. La presenza lungo l’intero arco del secolo e l’incidenza sul totale degli “scritti d’occasione” (circa il
20%), la rilevante percentuale di scritti di argomento giuridico (oltre il 15%)
e religioso (oltre il 12%), l’accentuarsi, negli ultimi decenni del secolo, di
pubblicazioni di argomento storico sono, di caso in caso, espressione di specifiche modalità comunicative, del perdurare del rilievo sociale di ceti, professioni e istituzioni, dello sforzo degli intellettuali teso alla ricostruzione
delle vicende e delle identità locali: tutti spunti adeguatamente approfonditi.
Le considerazioni finali del saggio, riservate da Ponziani alle “specializzazioni” delle principali aziende, preludono a una serie di tabelle – in cui la miquella superiore (ai tradizionali licei si affiancano sempre più istituti e scuole tecniche spesso
nati per volere delle amministrazioni locali), tende a ridursi –sebbene a gran fatica – la piaga
dell’analfabetismo», ivi, pp. 46-47.
75
Ivi, p. 49.
76
Ivi, pp. 50-51.
77
Ivi, pp. 51-52.
425
/ 2-3 / 2011 / Storiografica
riade di informazioni e di dati prima analizzata viene efficacemente rappresentata anche in forma grafica – e alle oltre settecento pagine del repertorio
vero e proprio. Si crede che non ci sia bisogno di soffermare l’attenzione anche sugli aspetti tecnici della compilazione – la felice combinazione di fonti
complementari utilizzate per la ricerca dei titoli78, la scelta annalistica, adottata per il loro ordinamento, che consente una “lettura” diacronica della produzione censita79, l’opportuna inclusione nel repertorio di materiale “minore” (fogli volanti, manifesti), la trascrizione completa dei dettagli bibliografici, l’indicazione della reperibilità del documento o della fonte dell’informazione, il corredo indicale – per sostenere che il lavoro di Luigi Ponziani si
pone, contestualmente, come passaggio obbligato e come osservatorio privilegiato per la conoscenza e per lo studio dell’Ottocento abruzzese. Inoltre,
quale prima tessera di un vasto e organico progetto volto a una ricognizione
complessiva della stampa regionale dal XV secolo a tutto il Novecento, esso
realizza nel miglior modo possibile quelle “precondizioni” propedeutiche e
funzionali a più approfondite e complete analisi cui faceva riferimento Gabriele Turi nel brano riportato in apertura.
78
Per la realizzazione del repertorio, Ponziani ha fatto ricorso alle raccolte della Biblioteca
provinciale “Melchiorre Delfico” di Teramo (le più ricche della regione per quanto riguarda la
sezione locale), alla consultazione dei principali repertori (venti), di fondamentali monografie
storiche (quindici) e di due longeve riviste di interesse abruzzese, alle numerose indicazioni
avute da studiosi, cultori e antiquari, alla consultazione di cataloghi elettronici attraverso la
quale ha reperito indicazioni su pubblicazioni impresse in Abruzzo conservate in biblioteche
site in quarantaquattro località al di fuori della regione.
79
Sul rilievo che gli annali tipografici vantano all’interno della tradizione bibliografica italiana, si veda Graziano Ruffini, Gli annali tipografici nella tradizione degli studi italiani di
storia del libro, in Cristina Cavallaro (a cura di), Una mente colorata. Studi in onore di Attilio
Mauro Caproni per i suoi 65 anni. Promossi, raccolti, ordinati da Piero Innocenti, Vecchiarelli Editore, Manziana 2007, pp. 393-400.
426
Finito di stampare
nel mese di agosto 2011
da Morconia Print s.r.l. - Morcone (Bn)
per conto
delle Edizioni Il Bene Comune
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