Roma, 1 settembre 2011
Carissime Consorelle,
Come testo per la preparazione alla nostra Festa patronale
Vi propongo quest’anno la conferenza sulla Partecipazione della
donna nell’Opera della Propagazione della Fede, tenuta dalla
Beata Madre alla Comunità del Buon Consiglio a Roma, il 15
maggio 1922.
Ho diviso la Conferenza in 3 parti, aggiungendovi qualche passo
dalla Lettera di Giovanni Paolo II alle donne e alcune domande
per la riflessione. Sarebbe bene, se dopo una riflessione e
preghiera personale, potreste almeno una volta condividerle e
discuterne il contenuto comunitariamente.
Di cuore Vi auguro un fruttuoso Triduo e una buona Festa del
nostro Santo Patrono.
Sempre con le preghiere, Madre
TRIDUO DELLA PREPARAZIONE PER LA FESTA DI SAN PIETRO CLAVER
I GIORNO
FIAT DELLA MADONNA E IL MIO FIAT
(Lc 1, 26-38)
“Una Vergine ha portato la salvezza al mondo e con ciò Dio stesso la mise al
servizio della salvezza del mondo!” - così dice P. Freytag nel suo bel libro “Il Testamento
di Gesù”.
Il FIAT della Madonna, con cui si è dichiarata disposta a collaborare all’opera della
Redenzione del mondo voluta da Dio ha trovato, attraverso i secoli, l’imitazione tra le
sue devote. Sin dai primi tempi del cristianesimo troviamo donne e vergini che si sono
dedicate a far fruttificare la morte redentiva di Gesù e a propagare la fede in Lui. Già il
Vangelo ci riferisce di pie donne che, dalla Galilea, seguivano Gesù “per servirlo”. Ai
tempi degli Apostoli le donne diedero prova di essere state delle fedeli collaboratrici e
San Paolo le menziona spesso con gratitudine: “Vi raccomando Febe, nostra sorella,
diaconessa della Chiesa in Cirene... Salutate Prisca e Aquila, mie collaboratrici in Gesù
Cristo” (Rm 16, 1-3). Tuttavia le donne non dovevano assumere un ruolo dirigente
nell’opera della diffusione del Vangelo. Create da Dio per completare in certo qual modo
la funzione dell’uomo, la loro caratteristica rimarrà quella complementare, cooperante,
contribuente. Lo zelo apostolico femminile accompagnò l’attività dei missionari di tutti i
tempi, soprattutto con la preghiera. Grandi cose a questo riguardo ha compiuto una S.
Teresa nel suo desiderio inestinguibile di salvare le anime: “Dal momento che noi –
incoraggiava le sue Religiose – non possiamo diversamente renderci utili al Nostro Re che
con un’incessante preghiera”.
Più tardi però le donne presero parte, sebbene sporadicamente, all’attività
missionaria vera e propria. All’inizio del XVII secolo le Orsoline si recarono in Canada,
pur limitando la loro attività alle regioni litorali. Al principio del XIX secolo alcune
Religiose tentarono di penetrare nelle colonie Indiane, ma fino alla metà del XIX secolo
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nei paesi di missione le condizioni erano ancora malsicure. Nel 1840 le Suore sono partite
per l’Australia, nel 1844 per la Cina, dove nell’anno 1870 dieci di esse coronarono la loro
vita missionaria col martirio. Negli ultimi 50 anni le Congregazioni di Suore si diffusero
sempre di più: oggi troviamo migliaia di Religiose impegnate nel campo missionario.
Sull’importanza della collaborazione della donna nell’opera della conversione si esprime
in modo inconfondibile un principe della Chiesa che, per propria esperienza, può dare
una valutazione - il grande Cardinale Lavigerie, Arcivescovo di Algeri. In una lettera
dell’anno 1886 tra l’altro scrive:
“Malgrado lo zelo che anima i missionari, i loro sforzi più seri non potranno mai
raggiungere dei risultati notevoli se nell’apostolato tra donne non saranno sostenuti dalle
donne. Soltanto le donne possono liberamente avvicinare le donne pagane, allacciare ed
intrattenere con esse dei rapporti amichevoli, curarle nelle loro malattie, conquistando in
tal modo il loro cuore; con l’esempio di una elevatezza morale propria della donna
cristiana essa farà loro toccare in modo tangibile la loro profonda umiliazione. (……..)
Come si può vedere, non manca alla Missionaria Ausiliaria il vario alternarsi di
attività nelle quali può utilizzare ogni talento e capacità che il Signore le ha donato. Non
occorre per questo alcuna previa preparazione. Gli studi superiori, la conoscenza delle
lingue o la facilità di apprenderle sono certamente importanti, come pure nel caso della
sola istruzione elementare. L’abilità per le mansioni domestiche e manuali sono
altrettanto ben accetti; l’essenziale, però, consiste nella disponibilità a lasciarsi impegnare
là dove le superiori lo ritengono più vantaggioso per il bene di tutti. Carattere aperto e
sereno, spirito di sacrificio, obbedienza risoluta, amore al lavoro e ad una vita ordinata
sono assolutamente necessari. Se tali predisposizioni si trovano in un’anima, si rivolga
pure fiduciosamente al Sodalizio: andrà incontro ad una grande e profonda felicità e non
solo salverà l’anima propria, bensì potrà condurre al Cielo migliaia e migliaia di anime.
Per quanto riguarda l'accettazione, le condizioni necessarie sono simili a quelle
delle suore missionarie.
L’importanza della vocazione d’una Missionaria Ausiliaria diviene pienamente
consapevole leggendo un piccolo opuscolo: “Il compito della donna cattolica nell’opera
delle missioni”. Un missionario dell’Africa affida in esso i suoi pensieri in tal senso.
Prendendo spunto dai mezzi materiali per il proficuo sviluppo della missione - la
costruzione e il mantenimento di scuole, chiese, orfanotrofi - allude a quanto il
missionario abbia bisogno di una stabile e ordinata assistenza, per consacrarsi
interamente, libero delle preoccupazioni temporali, all’alto ministero della sua vocazione.
Dal momento che proprio le Missionarie Ausiliarie col procurare i mezzi necessari a
centinaia di missionari, rendono loro possibile una fruttuosa attività apostolica, vengono
paragonate all’olio, da cui è alimentata la fiamma per poter ardere. Quanti più soccorsi le
Missionarie Ausiliarie trovano in patria, tanto più efficacemente i missionari possono
lavorare alla salvezza delle anime e tanto più numerose chiese, scuole, ecc. possono essere
costruite.
Riflessione:
1. In che modo la nostra vocazione assomiglia nel modo speciale a quella della
Madonna?
2. Cosa unisce le donne del Vangelo “le fedeli collaboratrici” a noi e al nostro
apostolato?
3. In quale maniera noi svolgiamo il ruolo complementare ai missionari?
4. Tra tante qualità e talenti, in che cosa consiste l’essenziale della Suora di San Pietro
Claver per il bene delle missioni?
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II GIORNO
IL COMPITO ESSENZIALE DELLA SUORA DI SAN PIETRO CLAVER
Ora, esistono certamente molte anime amanti delle missioni che il Signore non
chiama a recarsi direttamente nelle missioni, e, ciò nonostante, invita alla Sua sequela più
da vicino. Che cosa devono fare? Dove rivolgersi? A queste il Sodalizio di S. Pietro Claver
per le Missioni Africane offre una possibilità di azione che una più bella non si può
immaginare. Qui possono inserirvi la propria vita interamente dedicata a Dio ed alle
anime in qualità di “Missionarie Ausiliarie”. Mentre da cinquanta anni la vocazione di una
suora missionaria si rese accessibile a molte vergini amanti di Dio, le Missionarie Ausiliarie
si conoscono da appena 25 anni. Pari alla suora missionaria, lei pure cerca nello stato
religioso la propria santificazione personale e si consacra al Signore mediante i Santi Voti;
ma a differenza della prima, si impegna nell’Opera della Propagazione della Fede tra gli
infedeli non in posti di missione, bensì nei paesi civilizzati. Mediante un’operosa
animazione missionaria procura con la parola e con lo scritto a far conoscere ai fedeli lo
stato e i bisogni delle missioni: preghiere, offerte e collaborazione affluiscono poi da sé.
La purtroppo deplorevole indifferenza di alcuni cattolici riguardo alle missioni è dovuta
generalmente all’ignoranza. E, mentre la suora missionaria amorevolmente si china sulle
donne pagane cercando di guadagnarle con dolci parole alla bellezza della fede cristiana,
il compito della Missionaria Ausiliaria è quello di ricordare ai fedeli in patria la grazia che
trovano nella nostra santa religione. Come la donna, soprattutto per la sua posizione
sociale, è debitrice unicamente al cristianesimo, così pure deve procurare che la sorte della
donna africana venga migliorata al più presto. La Missionaria Ausiliaria dovrà guidare lo
sguardo dei credenti verso il Calvario dove il Salvatore - assetato di anime - verso le Sue
ultime gocce di sangue; oppure, li guiderà in spirito durante il tempo di Natale accanto
alla culla dalla quale un Bimbo desideroso d’amore stende le Sue braccini accoglienti
verso tutti, anche verso i popoli pagani. Se viene a germogliare in queste anime il
desiderio di placare la sete del Redentore del mondo, di condurGli degli infedeli
attraverso la preghiera e l’assistenza data ai messaggeri evangelici impegnati nei paesi di
missione, in tal caso il primo compito della Missionaria Ausiliaria è stato assolto.
Riflessione:
La Madre Fondatrice ha scritto questa conferenza 2 mesi prima della sua morte - il
fatto che fa di questo testo quasi un testamento per noi. Tra tante attività
dell’animazione missionaria, qual è, secondo la Beata Madre il nostro primo e il più
importante compito?
III GIORNO
Al SERVIZIO DELLE MISSIONI
Ora viene il secondo: amministrare i frutti di questa semina. La sua attività, di
conseguenza, si divide in quella “esterna” e quella “domestica”. Per l’attività esterna
vorrei annoverare gli aspetti più svariati dell’animazione missionaria per i quali ci si serve:
non solo, della parola viva, ma anche di quella scritta e stampata. Tutti e tre modi
riguardano e servono per gli esterni, sui quali cerca d’influire, sia attraverso una
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conferenza, sia in occasione delle visite nei musei del Sodalizio, sia anche ricevendo i
benefattori nei nostri uffici, oppure mediante la corrispondenza. La parola stampata trova
la sua attuazione nelle riviste, negli opuscoli e nei foglietti, negli almanacchi ed in altre
stampe pubblicate nell’interesse delle missioni. Anche quando si organizzano le serate e
rappresentazioni di drammi missionari, è spronata dal pensiero di guadagnare con tali
mezzi moderni nuovi amici ed aiuti per l’opera missionaria. A che giova, del resto, che
migliaia di missionari e di suore s’impegnino nei paesi degli infedeli se si trovano poi con
le mani legate per mancanza di mezzi per la costruzione di orfanotrofi, scuole ecc.? Il
dover concedere del loro tempo ministeriale alle cure per la sussistenza materiale della
missione? Per questo motivo la Missionaria Ausiliaria cerca di alleggerire un tale fardello,
di esserne l’ancella di tutti coloro che sul campo di battaglia incruento delle missioni
conquistano le anime a Dio e di soddisfarne, per quanto possibile, tutti i loro desideri e le
loro richieste. Attraverso la sua opera pubblicitaria poco appariscente intende collaborare
affinché vengano costruite centinaia di chiese, che migliaia di schiavi siano liberati, che
centinaia di migliaia di bambini vengano battezzati e tanto altro bene operato, che lei
conoscerà solo nell’eternità.
L’attività “domestica”: in primo luogo va annoverata la pubblicazione degli
stampati occorrenti per l’animazione missionaria, la compilazione di articoli e appelli, la
traduzione delle lettere e dei rapporti dei missionari nelle dieci lingue diverse in cui
escono le nostre riviste; la composizione dei manoscritti e la stampa; piegare, cucire,
tagliare i vari fascicoli - tutto ciò che richiede la pubblicazione di un libro o della rivista.
Inoltre c’è la contabilità delle offerte che pervengono per le missioni, un grosso lavoro
con le multiformi destinazioni fatte da alcuni benefattori. Nei casi in cui il Sodalizio è
lasciato libero di disporre, l’aiuto viene inoltrato là dove maggiore è l’emergenza e dove
si prospetta il risultato più fruttuoso. Di tale operato viene reso conto ogni anno alla
Propaganda Fide. Lettere d’accompagnamento delle offerte inviate ai missionari, quelle di
ringraziamento ai benefattori, trasmissioni delle notizie sui seminaristi e catechisti a coloro
che li hanno adottati, informazioni su argomenti missionari, appartengono anche ai lavori
dell’amministrazione.
Dalla “ Lettera alle donne”:
La Chiesa vede in Maria la massima espressione del « genio femminile » e trova in
Lei una fonte di incessante ispirazione. Maria si è definita « serva del Signore » (Lc 1, 38). È
per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma
tutt'altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di
Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo
servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l'esperienza di un misterioso, ma
autentico « regnare ». Non a caso è invocata come « Regina del cielo e della terra ». La
invoca così l'intera comunità dei credenti, l'invocano « Regina » molte nazioni e popoli. Il
suo « regnare » è servire! Il suo servire è « regnare »!
Così dovrebbe essere intesa l'autorità tanto nella famiglia quanto nella società e nella
Chiesa. Il « regnare » è rivelazione della vocazione fondamentale dell'essere umano, in
quanto creato ad « immagine » di Colui che è Signore del cielo e della terra, chiamato ad
essere in Cristo suo figlio adottivo. L'uomo è la sola creatura sulla terra « che Iddio abbia
voluta per se stessa », come insegna il Concilio Vaticano II, il quale significativamente
aggiunge che l'uomo « non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di
sé » (Gaudium et spes, n. 24).
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In questo consiste il materno « regnare » di Maria. Essendo stata, con tutto il suo essere,
dono per il Figlio, dono Ella diventa anche per i figli e le figlie dell'intero genere
umano, destando la profondissima fiducia di chi si rivolge a Lei per essere condotto lungo
le difficili vie della vita al proprio definitivo, trascendente destino. A questo finale
traguardo ciascuno giunge attraverso le tappe della propria vocazione, un traguardo che
orienta l'impegno nel tempo tanto dell'uomo quanto della donna.
11. In questo orizzonte di « servizio » - che, se reso con libertà, reciprocità ed amore,
esprime la vera « regalità » dell'essere umano - è possibile accogliere, senza conseguenze
svantaggiose per la donna,anche una certa diversità di ruoli, nella misura in cui tale
diversità non è frutto di arbitraria imposizione, ma sgorga dalle peculiarità dell'essere
maschile e femminile. È un discorso che ha una sua specifica applicazione anche all'interno
della Chiesa. Se Cristo - con libera e sovrana scelta, ben testimoniata nel Vangelo e nella
costante tradizione ecclesiale - ha affidato soltanto agli uomini il compito di essere « icona
» del suo volto di « pastore » e di « sposo » della Chiesa attraverso l'esercizio del
sacerdozio ministeriale, ciò nulla toglie al ruolo delle donne, come del resto a quello degli
altri membri della Chiesa non investiti del sacro ministero, essendo
peraltro tutti ugualmente dotati della dignità propria del « sacerdozio comune » radicato
nel Battesimo. Tali distinzioni di ruolo, infatti, non vanno interpretate alla luce dei canoni
di funzionalità propri delle società umane, ma con i criteri specifici dell'economia
sacramentale, ossia di quella economia di « segni » liberamente scelti da Dio per rendersi
presente in mezzo agli uomini.
Del resto, proprio nella linea di questa economia di segni, anche se fuori dell'ambito
sacramentale, non è di poco conto la « femminilità » vissuta sul modello sublime di Maria.
C'è infatti nella « femminilità » della donna credente, e in specie di quella « consacrata »,
una sorta di « profezia » immanente (cfr Mulieris dignitatem, n. 29), un simbolismo
fortemente evocativo, si direbbe una pregnante « iconicità », che si realizza pienamente in
Maria e ben esprime l'essere stesso della Chiesa in quanto comunità consacrata con
l'assolutezza di un cuore « vergine », per essere « sposa » del Cristo e « madre » dei
credenti. In questa prospettiva di complementarietà « iconica » dei ruoli maschile e
femminile vengono meglio poste in luce due dimensioni imprescindibili della Chiesa: il
principio « mariano » e quello « apostolico-petrino » (cfr ibid., n. 27).
D'altra parte - lo ricordavo ai sacerdoti nella menzionata Lettera del Giovedì santo di
quest'anno - il sacerdozio ministeriale, nel disegno di Cristo, « non è espressione
di dominio, ma di servizio » (n. 7). È compito urgente della Chiesa, nel suo quotidiano
rinnovarsi alla luce della Parola di Dio, metterlo sempre più in evidenza, sia nello
sviluppo dello spirito di comunione e nella attenta promozione di tutti gli strumenti
tipicamente ecclesiali della partecipazione, sia attraverso il rispetto e la valorizzazione
degli innumerevoli carismi personali e comunitari che lo Spirito di Dio suscita ad
edificazione della comunità cristiana e a servizio degli uomini.
In tale ampio spazio di servizio, la storia della Chiesa in questi due millenni, nonostante
tanti condizionamenti, ha conosciuto veramente il « genio della donna », avendo visto
emergere nel suo seno donne di prima grandezza che hanno lasciato larga e benefica
impronta di sé nel tempo. Penso alla lunga schiera di martiri, di sante, di mistiche insigni.
Penso, in special modo, a santa Caterina da Siena e a santa Teresa d'Avila, a cui il Papa
Paolo VI di v.m. attribuì il titolo di Dottore della Chiesa. E come non ricordare poi le
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tante donne che, spinte dalla fede, hanno dato vita ad iniziative di straordinaria rilevanza
sociale a servizio specialmente dei più poveri? Il futuro della Chiesa nel terzo millennio
non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile ».
12. Voi vedete, dunque, carissime sorelle, quanti motivi ha la Chiesa per desiderare che,
nella prossima Conferenza, promossa a Pechino dalle Nazioni Unite, si metta in luce la
piena verità sulla donna. Si ponga davvero nel dovuto rilievo il « genio della donna »,
non tenendo conto soltanto delle donne grandi e famose vissute nel passato o nostre
contemporanee, ma anche di quelle semplici, che esprimono il loro talento femminile a
servizio degli altri nella normalità del quotidiano. È infatti specialmente nel suo donarsi
agli altri nella vita di ogni giorno che la donna coglie la vocazione profonda della propria
vita, lei che forse ancor più dell'uomo vede l'uomo, perché lo vede con il cuore. Lo vede
indipendentemente dai vari sistemi ideologici o politici. Lo vede nella sua grandezza e nei
suoi limiti, e cerca di venirgli incontro e di essergli di aiuto. In questo modo, si realizza
nella storia dell'umanità il fondamentale disegno del Creatore e viene alla luce
incessantemente, nella varietà delle vocazioni, la bellezza - non soltanto fisica, ma
soprattutto spirituale - che Dio ha elargito sin dall'inizio alla creatura umana e
specialmente alla donna.
Vegli Maria, Regina dell'amore, sulle donne e sulla loro missione al servizio dell'umanità,
della pace, della diffusione del Regno di Dio! (Lettera del Papa Giovanni Paolo II
alle donne, 1995).
Riflessione:
1.
2.
3.
4.
Quale servizio facciamo alle missioni oggi?
Donarsi ogni giorno è o non è un servizio?
Come spiega Giovanni Paolo II che per la Madonna “servire è regnare”?
In quale modo questo può essere vero anche nella nostra vita?
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