Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento TAXE PERCUE Rivista missionaria per le famiglie fondata dalla Beata Maria Teresa Ledochowska nel 1895 SOMMARIO In ascolto del Papa La cooperazione allo sviluppo 121 In cammino con la Chiesa Una Chiesa che soffre 122 In breve Vaticano; Papua Nuova Guinea Africa 124 125 In diretta Il baobab Dalla parte delle donne africane “Bisogna aver cura che l’amore per le missioni non si spenga mai nei nostri cuori, anzi aumenti sempre più. Una pianta che non viene innaffiata di tanto in tanto inaridisce.” 126 128 Intenzione missionaria Intenzione di settembre 2010 130 Pagina della gratitudine La formazione dei laici Una nuova casa di pace 132 132 Pagina della solidarietà Per una casa di preghiera Un’automobile per la missione 133 133 Zoom L’India - parte 1 134 Scambio di esperienze Impressioni di un ritorno 136 Notizie claveriane Per le missioni sotto patrocinio di S. Pietro Claver 138 Bacheca 5 per Mille Ricordiamo i nostri defunti In copertina: A scuola, Rwanda del 2010 Foto: F.F. 140 140 In ascolto del Papa LA COOPERAZIONE allo sviluppo Foto: E.B. a cooperazione allo sviluppo non deve riguardare la sola dimensione economica; essa deve diventare una grande occasione di incontro culturale e umano. Se i soggetti della cooperazione dei Paesi economicamente sviluppati non tengono conto, come talvolta avviene, della propria e altrui identità culturale fatta di valori umani, non possono instaurare alcun dialogo profondo con i cittadini dei Paesi poveri. Se questi ultimi, a loro volta, si aprono indifferentemente e senza discernimento a ogni proposta culturale, non sono in condizione di assumere la responsabilità del loro autentico sviluppo. Le società tecnologicamente avanzate non devono confondere il proprio sviluppo tecnologico con una presunta superiorità culturale, ma devono riscoprire in se stesse virtù talvolta dimenticate, che le hanno fatte fiorire lungo la storia. Le società in crescita devono rimanere fedeli a quanto di veramente umano c’è nelle loro tradizioni, evitando di sovrapporvi automatica- L mente i meccanismi della civiltà tecnologica globalizzata. In tutte le culture ci sono singolari e molteplici convergenze etiche, espressione della medesima natura umana, voluta dal Creatore, e che la sapienza etica dell’umanità chiama legge naturale. Una tale legge morale universale è saldo fondamento di ogni dialogo culturale, religioso e politico e consente al multiforme pluralismo delle varie culture di non staccarsi dalla comune ricerca del vero, del bene e di Dio. L’adesione a quella legge scritta nei cuori, pertanto, è il presupposto di ogni costruttiva collaborazione sociale. In tutte le culture vi sono pesantezze da cui liberarsi, ombre a cui sottrarsi. La fede cristiana, che si incarna nelle culture trascendendole, può aiutarle a crescere nella convivialità e nella solidarietà universali a vantaggio dello sviluppo comunitario e planetario. Benedetto XVI Caritas in veritate, 59 121 In cammino con la Chiesa UNA CHIESA che soffre Ragazzo del Uganda Foto: S. G. Woo tefano aveva 16 anni quando fu rapito dai ribelli del Lord’s Resistance Army (LRA), che avevano attaccato, l’11 maggio 2003, il seminario minore della Diocesi di Gulu nel nord Uganda. Oltre a Stefano, furono rapiti altri quaranta seminaristi. Secondo un rapporto presentato da Eva-Maria Kolmann, membro di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), i ribelli hanno catturato i seminaristi S 122 per arruolarli nelle proprie file. La maggior parte di loro sono stati uccisi e dodici sono ancora dispersi. Stefano ha raccontato la sua storia ai rappresentanti di ACS, con sede a Königstein. “Per due mesi, omicidi, stupri e torture sono stati parte della loro vita quotidiana. I ribelli volevano insegnare loro a uccidere, soprattutto perché erano seminaristi. Alcuni dei suoi compagni sono stati uccisi di fronte a Stefano a pugni e calci; altri sono stati massacrati a colpi di machete, perché avevano i piedi distrutti dopo le lunghe marce e non potevano più camminare. Stefano è stato fortunato, perché è riuscito a fuggire prima di essere costretto a uccidere”. Il seminarista rapito ricorda così la notte dell’attacco: “I ribelli arrivarono venti minuti dopo mezzanotte, erano circa una ventina. Dopo aver circondato il seminario, una parte di loro si recò direttamente nelle camerate degli studenti di 16 anni. Poiché non riuscivano a forzare la porta, uno di loro è penetrato dalla finestra per aprirla dall’interno. Uno dei seminaristi aveva tagliato la luce per bloccare i ribelli, ma questi avevano delle torce”. I due soldati che il governo aveva posto a protezione della struttura erano fuggiti non appena avevano visto arrivare i ribelli. “Siamo stati lasciati senza alcuna protezione”, ricorda ancora Stefano. Oltre ai seminaristi, nel terreno adia- cente al seminario si trovavano circa duemila persone, soprattutto donne e bambini, che trascorrevano lì la notte nella speranza, risultata vana, di sfuggire agli attacchi del Lord’s Resistance Army. “Un ribelle uccise un bambino di 7 anni di fronte agli occhi della madre”, racconta Stefano. I ribelli costrinsero i seminaristi a marciare per ore. “Ho visto cose che non avrei mai pensato di vedere. Un uomo non può fuggire da tutto questo, ma Dio fa miracoli. La preghiera era la mia unica speranza. Durante le lunghe marce recitavo il Rosario con le dita, perché non avevo la corona”, ricorda Stefano. Due mesi dopo il suo rapimento, le forze governative attaccarono i ribelli. In mezzo alla confusione della battaglia, Stefano riuscì a scappare e, dopo diversi giorni di cammino senza meta, fu trovato da una pattuglia dell’Esercito. La sua famiglia lo aveva già dato per morto. “Avevano chiesto a un prete di celebrare la Messa per me”, narra Stefano. I suoi genitori e i fratelli non volevano che Stefano tornasse al seminario, ma egli sapeva che quello era il suo posto. Ora è sacerdote. Dal 1988 più di trentamila bambini e ragazzi sono stati rapiti dai ribelli. I ragazzi sono costretti a diventare soldati e le bambine schiave sessuali. I bambini vengono violentati, drogati, costretti a uccidere e a torturare, sono brutalmente puniti alla minima resistenza; molti sono uccisi senza pietà. Alcuni di quelli che fuggono non osano tornare in famiglia, perché si vergognano delle atrocità che sono stati costretti a commettere. I ribelli costringono spesso i bambini e i giovani rapiti a uccidere nei loro villaggi, persino i loro genitori e fratelli, in modo che il loro ritorno diventi impossibile. La Chiesa cattolica aiuta questi bambini in diversi modi. Per esempio, la stazione radio della diocesi di Lira ha creato un programma speciale che consente ai parenti dei bambini rapiti di inviare messaggi d’amore per farli tornare. Anche i bambinisoldato rincasati incoraggiano i loro compagni a tornare, dicendo loro di non avere paura. Ai ribelli questa iniziativa non piace, e per questo hanno dato fuoco alla stazione. Tuttavia, l’antenna non è bruciata e le trasmissioni di Radio Wa (vuol dire “La nostra radio”) continuano a rilasciare, con il sostegno di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, un programma che contribuisce alla pace e alla riconciliazione in Uganda. da Agenzia Fides Ex bambini-soldato del Uganda Foto: feijeriemersma/Flickr 123 In breve VATICANO “La Chiesa cattolica offre un importante contributo all’assistenza sanitaria in tutto il mondo – attraverso le Chiese locali, le istituzioni religiose e le iniziative private, che operano sulla propria responsabilità e nel rispetto della legge di ogni nazione – con 5.378 ospedali, 18.088 dispensari e cliniche, 521 lebbrosari e 15.448 centri per anziani, malati cronici e disabili”: è quanto ha ricordato l’arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni specializzate a Ginevra, nel suo intervento pronunciato l’8 giugno, in occasione del Dibattito Generale sul punto 3 della 14a sessione del Consiglio dei Diritti Umani. Egli si è soffermato, in particolare, sulla necessità di garantire l’accesso universale ai farmaci e agli strumenti diagnostici a tutte le persone. L’arcivescovo ha sottolineato che, secondo quanto emerge da informazioni provenienti dalle realtà operanti sul territorio, in alcune comunità tra le più povere, isolate ed emarginate, i diritti descritti negli strumenti internazionali “sono lontani dall’essere assicurati”. Uno dei principali impedimenti all’attuazione di questi diritti è costituito dalla “mancanza di accesso ai medicinali a prezzi accessibili e agli strumenti diagnostici”, ha ribadito ancora mons. Tomasi. Egli ha proseguito ricordando che “le malattie della povertà” rappresentano ancora il 50% del carico di malattia nei paesi in via di sviluppo, un carico quasi dieci volte superiore a quello dei paesi sviluppati; più di 100 milioni di persone ogni anno si riducono 124 alla povertà, perché devono pagare le cure sanitarie; nei paesi in via di sviluppo, i pazienti pagano i farmaci essenziali dal 50 al 90%; quasi 2 miliardi di persone mancano di accesso ai farmaci essenziali. “Un gruppo che particolarmente soffre per la privazione dell’accesso ai farmaci è quello dei bambini” – ha precisato mons. Tomasi. Molti farmaci essenziali non sono stati prodotti secondo formulazioni appropriate o dosaggi specifici per l’uso pediatrico. Questa situazione può avere come conseguenza tragica la morte o il perpetrarsi di malattie croniche tra i bambini bisognosi. Dei 2,1 milioni di bambini che si calcola vivano affetti dall’HIV, alla fine dell’anno 2008 solo il 38% aveva ricevuto farmaci salva vita anti-retrovirali. Agenzia Fides PAPUA NUOVA GUINEA “La Papua Nuova Guinea è un paese molto variegato, di 6 milioni di persone, nel quale convivono 800 lingue, dialetti, culture ed etnie. La missione tiene conto di questa pluralità, nella consapevolezza che la gente si entusiasma facilmente. Per questo i giovani sono un terreno privilegiato dell’evangelizzazione”. Così p. Valentine Gryek, missionario polacco e Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Papua Nuova Guinea, che da 25 anni vive nel Paese. Il missionario spiega: “I giovani della Papua si trovano in mezzo al guado: non vogliono restare ancorati alle tradizioni ma, d’altro canto, non accettano pedissequamente lo stile di vita occidentalizzato. Spesso vivono un vuoto, che cercano di colmare seguendo l’emotività. Per questo spesso passano da una Chiesa all’altra, in cerca di qualcosa che li ap- paghi. Questo spazio e questo desiderio costituiscono una sfida per la missione della Chiesa in Papua Nuova Guinea”. Nel tentativo missionario di avvicinare i giovani, la Chiesa locale promuove “centri di sviluppo socio-economico, scuole per attività professionali. L’istruzione costa, è un investimento per una famiglia, e la comunità cattolica è molto impegnata in questo settore, che permette di stare a contatto e di proporre ai giovani i valori cristiani”. Tracciando, quindi, un quadro generale della missione della Chiesa in Papua, p. Gryek sottolinea che “siamo un paese a maggioranza cristiana, in cui la Bibbia è un riferimento quotidiano per la vita delle persone: la si legge e la si interroga per le scelte di ogni giorno. Esiste, però, un’eccessiva frammentazione delle stesse Chiese: vi sono molte denominazioni cristiane, ufficiali e non. Con quelle ufficiali esiste un discorso ecumenico, che, con le altre, risulta impossibile. A volte, in città anche piccole, si registrano molte decine di comunità cristiane diverse, e occorre far attenzione al proliferare delle sette”. Ma la comunità cattolica della Papua Nuova Guinea guarda anche al di là dei suoi confini: “Siamo una Chiesa aperta alla missione ad gentes: vi sono 8 preti locali in paesi di missione. Questo fatto costituisce per noi una grande speranza, anche se qui, data la vastità dei territori, c’è sempre bisogno di sacerdoti. Ma è lo Spirito Santo che conduce la missione, e siamo felici di essere suoi strumenti”. Agenzia Fides AFRICA “I governi africani si devono impegnare a rimuovere le condizioni che creano le ribellioni e che por- tano al reclutamento dei bambini-soldato e non si devono limitare a firmare accordi che mi sembrano siano solo declamatori”, dice p. Gerardo Caglioni, missionario saveriano con una lunga esperienza in Sierra Leone, commentando la dichiarazione firmata il 9 giugno a N’Djamena (Ciad) per mettere termine al reclutamento dei bambini-soldato. La dichiarazione di N’Djamena è stata firmata da sei dei nove partecipanti alla conferenza regionale sui bambini-soldato, organizzata dal governo del Ciad e dall’UNICEF e che si è tenuta nella capitale ciadiana dal 7 al 9 giugno. Gli Stati firmatari sono stati i seguenti: Camerun, Centrafrica, Ciad, Niger, Nigeria, Sudan; non hanno firmato il documento la Repubblica Democratica del Congo, la Liberia e la Sierra Leone. La dichiarazione impegna i firmatari a “mettere fine a ogni forma di reclutamento dei bambini nelle forze e nei gruppi armati e a garantire che nessun ragazzo di età inferiore ai 18 anni prenda parte, direttamente o indirettamente, alle ostilità”. “In Sierra Leone i bambini-soldato sono stati impiegati da tutti, non solo dai guerriglieri del RUF (Revolutionary United Front), ma anche dalle milizie Kamajors, alleate del governo. Dopo la guerra, che si è conclusa nel 2002, sono stati avviati dei programmi per reinserire i bambinisoldato smobilitati nella società, dando loro scuole e un lavoro, ma nessuno si occupa delle vittime dei bambini-soldato, che, a loro volta, sono spesso dei bambini. Queste persone hanno subito delle violenze fisiche e psicologiche terribili. Conosco casi di violenze sessuali, casi di bambini costretti a vedere i propri genitori uccisi e bruciati, e casi di bambini costretti a subire amputazioni. Le vittime hanno bisogno di assistenza materiale e psicologica, e sono, invece, lasciate completamente a sé stesse”, conclude il missionario. Agenzia Fides 125 In diretta IL BAOBAB La valle dei baobab Foto: W. n lingua Swahili si chiama mbuyu. A cinquanta metri dalla nostra missione, qui, a Dar es Salaam, un enorme baobab divide le due corsie della strada. È così gigantesco che ha dato il nome alla vicina scuola elementare: Mbuyuni Shule ya Msingi, e serve come riferimento nelle indicazioni stradali. Per la sua forza evocativa, il baobab ha dato il nome anche a molte associazioni e istituzioni. Pochi o molti, i baobab sono ovunque in Tanzania. Uno di essi ha una circonferenza di undici metri, e per questo è spesso abbracciato da gruppi di turisti. Un lungo tratto di strada in direzione di Iringa è denominato “la valle dei baobab” e, in verità, essi sembrano avere trovato in quel punto la loro humus ideale. Durante la stagione delle piogge sono maestosi nel loro I 126 manto di larghe foglie, ma sono più impressionanti ancora quando tutto è secco, perché dominano incontrastati e superbi sulla savana. Il baobab mi suggerisce molte riflessioni. I suoi fiori sono radi, poco visibili e non profumano. I suoi frutti non sono commestibili. Non ha radici profonde, e per questo, quando è vecchio ed è roso all’interno, cade facilmente a terra. E qui giace, come un gigante morto, perché il suo tronco spugnoso non serve né come legna da ardere né può essere impiegato in falegnameria. Mi sorprendo a pensare che il baobab sia vuota apparenza, perché privo di qualunque utilità. Per questo, un giorno in cui mi trovavo nella valle dei baobab con un mio confratello botanico, gli confidai: “La prima domanda che farò a Dio quando l’incontrerò, sarà questa: Perché hai creato il baobab?” È vero: una risposta a questa domanda è già contenuta nella Bibbia, là dove è detto che “tutte le cose sono state create per un fine” (Sir 39,26). E ancora, là dove la pagina sacra inneggia poeticamente alla bellezza di tutte le creature. Sono meravigliose le espressioni della Sapienza, del Siracide e dei Salmi! Ma da famoso botanico qual è, il mio confratello mi rivelò in quell’occasione anche l’incantevole economia ecologica del baobab, frutto non del caso, ma della Sapienza creatrice, e mi descrisse le qualità terapeutiche delle foglie, delle radici e dei frutti. Dovetti riconoscere la mia ignoranza e provai stupore a quelle spiegazioni; lodai Dio per l’utilità e la bellezza conferite alle creature, e… apprezzai finalmente il baobab, ispiratore delle mie riflessioni. Ve ne confido alcune: Che ci siano persone che sono pura apparenza, non lo si può negare: sono maschere vuote! Ma è anche vero che dietro l’umiltà e la modestia, spesso si nasconde un’incantevole ricchezza d’animo. Lo si constata anche in Africa nella saggezza degli anziani, nella solidarietà tra i poveri, nella bontà squisita della gente, nell’intuizione penetrante che rivelano gli sguardi. Spesso le cose - ma anche le persone - vengono valutate in relazione alla loro utilità e alla loro bellezza, come facevo io con il baobab. Ma la natura non si arresta al visibile. Possiede i suoi segreti, che è dono sapere scoprire, e che, scoperti, devono essere custoditi e usati bene. Se si spezza l’incanto e l’equilibrio della natura, il futuro si impoverisce di varietà e bellezza. Nonostante le apparenze, niente e soprattutto nessuno è inutile. Non lo sono i bambini: oggi boccioli fragili, ma domani rose profumate. Non lo sono gli anziani: scrigni di storia, tradizioni e cultura. Non lo sono gli ammalati: servi dell’umanità con la loro sofferenza, a immagine del Servo di Dio, di cui parla Isaia: disprezzato e reietto, percosso e umiliato, trafitto e schiacciato, ha guarito tutti con le sue ferite, e morto, è divenuto per tutti fonte di vita (cfr Is 53). Non lo sono gli handicappati, che spesso posseggono scintille di cuore, intelligenza e perspicacia di rara intensità. Chi è tormentato nel corpo e nello spirito è testimone delle vie di Dio e della fragilità umana. Soltanto l’eternità rivelerà la sapienza dei disegni imperscrutabili di Dio. Non è inutile nessuna voce che grida giustizia e carità, comprensione e misericordia, pace e bene. Non è inutile qualunque sorriso di benevolenza, qualunque carezza e segno di tenerezza, qualunque gesto di bontà, qualunque lacrima di condivisione del dolore. Tutto ciò che è profondamente umano è stupendamente divino! Non è vano nessun silenzio di preghiera e meditazione, sorgenti di illuminazione e coraggio. Per quanto inefficace appaia, nessuna missione è inutile, e tutte cooperano alla riconciliazione, a rafforzare l’amore, a potenziare la vita e a salvaguardare la dignità. Nessuno è inutile, e tutti siamo chiamati a esprimere in pienezza i doni ricevuti, tesoro per la famiglia, la Chiesa e la società. Non è inutile la morte ignominiosa del Venerdì Santo, grembo della Pasqua eterna. Non risuona invano il grido lacerante di Cristo, nell’estremo abbandono al Padre! Non si spegne senza ragione la luce e non senza ragione le tenebre ricoprono il mondo, quando muore la Vita e tutto è consumato. Parla il silenzio tremendo della tomba in cui riposa il Cristo e che sarà rotto soltanto dalle voci di coloro che lo cercano con trepidazione, perché lo amano. Con lo stesso amore essi lo annunceranno a tutte le genti come il Risorto dalla morte! Ringrazio il baobab, che io ritenevo un albero inutile. La sua apparente inutilità mi induce a riflessioni pasquali. p. Giuseppe Inverardi, imc Consolata Mission Centre Bunju, Tanzania 127 In diretta DALLA PARTE delle donne africane La comunità delle clarisse di Milange Foto: Clarisse Cappuccine Sacramentarie ari Amici e Benefattori, Vi salutiamo dalla lontana Africa, da un nascosto e povero villaggio chiamato Milange, nel Mozambico, che ci è, tuttavia, molto caro, perché è il luogo che Dio ha scelto per fondare il nostro monastero di Suore Clarisse Cappuccine Sacramentarie. Viviamo qui, offrendo la nostra vita a Dio nella preghiera e nell’adorazione eucaristica perpetua, come contributo all’opera che i missionari svolgono fra le popolazioni dell’Africa e di tutto il mondo, perché la fede non ha confini. Il motivo principale di questa lettera è ringraziarvi di cuore per il sostegno economico che la vostra generosa carità ci ha fatto giun- C 128 gere attraverso le Suore Claveriane. Non siamo, però, soltanto noi a porgervi questo ringraziamento, perché, anzi, in primo luogo sono le ragazze che vivono nella Casa Santa Veronica a ringraziarvi. La Casa Santa Veronica è un convitto per giovani studentesse, vicino al nostro monastero. Tutte le nostre ospiti provengono da famiglie molto povere e non hanno mezzi sufficienti per continuare a frequentare la scuola superiore. Noi cerchiamo di provvedere loro tutto ciò di cui necessitano: dal cibo ai vestiti, dalle cure mediche all’educazione scolastica. Alcune sono orfane o di padre o di madre, e hanno quindi bisogno di essere seguite affettivamente in modo particolare. Inoltre, tutte le ragazze, nel tempo libero dagli impegni scolastici, possono accedere a corsi di cucito, di economia domestica, di igiene e sanità, che possono essere loro utili per la loro formazione umana, ma anche cristiana. È ovunque molto importante che le giovani ricevano un’educazione adeguata, ma è urgente in terra d’Africa, dove la donna in generale vive ancora sottomessa all’uomo, è relegata ai margini della società e non ha voce decisionale nei problemi della famiglia. La cultura africana assegna, infatti, alla donna essenzialmente il compito di generare figli, di lavorare nei campi e di pensare al sostentamento materiale della famiglia. Sono poche le giovani che frequentano le scuole superiori e giungono ad acquisire una formazione culturalmente qualificata, che permetta loro di svolgere una professione sociale, quali insegnanti, medici o direttrici di ufficio. Con la nostra presenza in Africa vogliamo, dunque, innanzi tutto essere di sostegno alle donne, per aiutarle a uscire dalla loro situazione di inferiorità, a sentirsi artefici della propria vita e del proprio sviluppo, ad acquisire un proprio ruolo nella società: in altri termini, a realizzare pienamente la propria dignità di persona umana. Questo è il significato e la finalità dei corsi di formazione che proponiamo alle nostre giovani. E questo è anche il senso per il quale abbiamo accettato di vivere la nostra scelta religiosa, nella sua quotidianità, in mezzo a loro. Rinnoviamo nuovamente a voi tutti il nostro ringraziamento per la sensibilità e l’attenzione che avete dimostrato ai problemi della nostra gente e in particolare delle nostre giovani di Milange. Grazie di cuore! Nella celebrazione Eucaristica e nella nostra preghiera davanti a Gesù Eucaristia saranno presentate senz’altro le vostre intenzioni. Sorelle Clarisse Cappuccine Sacramentarie Milange, Mozambico Le lezioni all’aperto Foto: Clarisse Cappuccine Sacramentarie 129 Intenzione missionaria di p. Fiorenzo Felicetti, mccj Settembre 2010 LA FINE DELLE GUERRE Perché aprendo il cuore all'amore, si ponga fine alle tante guerre e ai conflitti che ancora insanguinano il mondo reato in armonia con Dio e con i suoi simili, l’uomo ha abusato della libertà che aveva ricevuto da Dio. Questa disobbedienza a Dio Creatore, ha provocato una divisione interiore nell’uomo, che è causa e origine di tutti gli scontri tra i popoli. Trascinato dall’egoismo, dalla mancanza di rispetto per i diritti e le esigenze dei suoi simili, l’uomo ha costruito un mondo pieno di conflitti e guerre, a volte tra i figli della stessa nazione. Già nell’Antico Testamento, il Messia viene presentato come il “Principe della pace” (cfr Is 9,5), e la pace è considerata uno dei doni messianici, uno dei frutti che rivelano al mondo la presenza di Dio nella storia. Appartiene alla missione di Cristo unificare, “riunire le pecore disperse di Israele”, rompere il muro di odio che è stato motivo di separazione. Paolo ci assicura che “Cristo è la nostra pace” (cfr Ef 2,14). Questa pace inizia dalla riconciliazione dell’uomo con Dio nella profondità della sua coscienza, quando ascolta le parole di Cristo pronunciate dai suoi ministri: “I tuoi peccati ti sono perdonati, va’ in pace”. Questa ricostruzione interiore di ogni uomo porterà la pace per tutti. Il Papa Benedetto XVI chiede di aprire il cuore all’amore per fermare i conflitti e le guerre. Dobbiamo prima di tutto aprirci all’amore che Dio ha per noi, per poter amare gli altri. Dobbiamo ricevere il dono della grazia dello Spirito Santo, “l'amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori” C 130 (Rm 5,5), per essere capaci di amare i nostri fratelli. Il Santo Padre nella sua Enciclica sulla carità, Deus caritas est, ricorda che Dio può chiedere l’amore reciproco, perché egli stesso, per primo “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (cfr Gv 3,15). Solo l’amore di Dio ci permette di scoprire gli altri come prossimo, non come nemici, come avversari. Ognuno di noi, afferma Benedetto XVI, non deve chiedersi chi è il suo prossimo, ma deve farsi “prossimo” per gli altri. Certo, il fatto che la paternità di Dio sia ignorata, in un mondo sempre più indifferente alla religione, impedisce la coscienza di una vera fraternità e di un destino comune tra gli uomini. Maria, Madre di tutti gli uomini, interceda per noi al fine di ottenere da Dio il dono della pace. Facciamo nostre le parole pronunciate dal Papa all’Angelus di domenica 22 agosto 2010: “Oggi vogliamo soprattutto rinnovare, come figli della Chiesa, la nostra devozione a Colei che Gesù ci ha lasciato quale Madre e Regina. Affidiamo alla sua intercessione la quotidiana preghiera per la pace, specialmente là dove più infierisce l’assurda logica della violenza; affinché tutti gli uomini si persuadano che in questo mondo dobbiamo aiutarci gli uni gli altri come fratelli per costruire la civiltà dell’amore. Maria, Regina pacis, ora pro nobis!” Al campo profughi, RD del Congo Foto: Sir 131 Pagina della gratitudine LA FORMAZIONE dei laici Care Suore missionarie di S. Pietro Claver, la Conferenza Episcopale Centroafricana vi esprime, attraverso queste mie parole, la sua riconoscenza per gli aiuti finanziari che avete fatto pervenire alla commissione episcopale per la formazione dei laici all’apostolato. Grazie alla sensibilità dei vostri Benefattori, è stato possibile organizzare una settimana di incontri e di riflessioni, presso il Centro Giovanni XXIII, a Bangui, sul tema “La Parola di Dio e l’Azione sociale della Chiesa”, per riscoprire i fondamenti dogmatici dell’azione sociale della Chiesa. La Santa Madre di Dio possa colmarvi delle sue grazie e accompagnarvi in tutte le opere che intraprendete a servizio delle giovani Chiese! Fraternamente in Cristo don Serge-Hubert Bangui Bangui, Repubblica Centroafricana UNA NUOVA CASA di pace Carissimi Benefattori, la casa di riposo di Butembo è terminata! Grazie alle vostre offerte, abbiamo potuto porre mano ai lavori per l’installazione dei servizi sanitari; non poche sono state le difficoltà che abbiamo incontrato in corso d’opera: dall’aumento giornaliero dei prezzi, in seguito all’aumento della benzina, sino allo scoppio della guerra in Kenya, che ha avuto forti ripercussioni a livello commerciale, perché è dal Kenya che proviene in gran parte il materiale edile. Anche i prezzi dei trasporti sono raddoppiati. Nonostante queste difficoltà, i lavori sono stati ultimati e ora le nostre suore e i malati attendono con impazienza di potere abitare la loro nuova casa. Sarà per molti, che hanno conosciuto le violenze e i traumi della guerra, veramente una casa di riposo e di pace! Grazie 132 di cuore per la solidarietà generosa, che avete manifestato, con spirito di fraterna carità, nei nostri confronti. sr. Maria Maddalena Kambumbu, O.A. Butembo-Beni, RD del Congo Pagina della solidarietà PER UNA CASA di preghiera Carissimi, la nostra chiesa di Lwano ha finalmente un tetto, e questo grazie alla vostra generosità. Ma purtroppo non è ancora una vera chiesa: i fedeli non hanno banchi su cui sedere, e hanno difficoltà a seguire con attenzione la Parola di Dio. D’altra parte, anche i sacerdoti e i chierichetti non hanno sedie. È come se possedessimo un monumento da contemplare, ma non una casa di preghiera, in cui vivere le nostre liturgie. Per questo torniamo a bussare alla vostra porta, perché ci aiutiate a rendere viva l’opera che avete concorso a erigere. Con riconoscenza e fiducia don Crispin Kibambi Kikwit, RD del Congo UN’AUTOMOBILE per la missione Carissimi Benefattori, la richiesta che vi rivolgo come parroco della parrocchia Cattedrale di Cristo Re e vicario generale della diocesi di Owando, in Congo, è semplice: abbiamo bisogno di un’automobile per potere assolvere ai nostri impegni pastorali. Da più di un anno, il vescovo, mons. Ernest Kombo, è malato ed è costretto a risiedere in Francia per cure mediche. Attualmente sono il solo ordinario presente nella Diocesi. Senza un mezzo di trasporto sicuro non posso soccorrere i sacerdoti e gli altri operai apostolici nella loro missione evangelizzatrice in una diocesi che si estende per 113.000 Km2 e conta mezzo milione di abitanti. Per questo ho pensato di far giungere a voi la mia preghiera, sicuro che non cadrà nel vuoto. don Justin Singha Owando, Congo-Brazzaville Vi preghiamo di indirizzare le offerte a: Congregazione delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver - Via della Collina 18 - 38121 TRENTO CCP n. 35483452 Le eventuali offerte che risulteranno in eccedenza rispetto alle richieste che abbiamo presentato saranno destinate a progetti analoghi a noi comunicati dai missionari sparsi in tutto il mondo. 133 Zoom INDIA, parte 1 Il presente articolo è la prima parte di un contributo sull’India, in cui, dopo una presentazione, a grandi linee, del Paese nelle sue dimensioni geografiche, culturali e storiche, si considera la complessa realtà religiosa dell’India. L’ultima parte è dedicata alla descrizione dell’apostolato missionario svolto dalle comunità delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver in quelle regioni. ’India è un Paese multietnico nell’Asia meridionale e occupa la maggior parte del subcontinente indiano. Oggi è uno Stato federale, formato da 28 Stati. Con una superficie di 3.287.590 Km2 e con i suoi 1,2 miliardi di abitanti, l’India è oggi il settimo Paese più esteso del mondo e il più popolato in assoluto. La capitale, Delhi, è L 134 suddivisa in due parti: la vecchia e la nuova Delhi, con 11 milioni di abitanti. Altre città importanti sono: Mumbai (Bombay) (ca. 11 milioni di abitanti), Calcutta (14 milioni di abitanti), Madras, Bangalore e Hyderabad (ciascuna con più di 5 milioni abitanti). Il nome India prende origine dal fiume Indo, il cui nome, a sua volta, risale alla parola sanscrita sindu, che significa fiume. I navigatori europei designavano l’intera Asia orientale con il nome di India. Nel periodo coloniale la denominazione si riduce a poco a poco a designare i territori odierni dell’India, del Pakistan e del Bangladesh, per assumere infine, con la fondazione dello Stato indiano, il significato odierno. Geografia L’Himalaya, la più alta montagna del mondo, costituisce la frontiera naturale a nord e a nordest. All’estremo nord-ovest l’India è separata dal Karakorum dall’altopiano del fiume Indo. A sud dell’Himalaya si susseguono le ampie, ricche pianure alluvionali dei fiumi Gange e Brahmaputra. In occidente si estende il deserto del Thar. L’altopiano del Dekkan abbraccia la maggior parte della cuneiforme penisola indiana che si protende nell’Oceano Indiano. Appartengono, inoltre, al territorio dello Stato indiano tre gruppi di isole antistanti al subcontinente indiano. L’India confina con il Pakistan, con il territorio cinese autonomo del Tibet, con il Nepal, con il Bhutan, con il Myanmar (Birmania) e il Bangladesh. Altri Stati prossimi nell’Oceano Indiano sono lo Sri Lanka e le Maldive. Himalaya sulla strada per Ghorapani Foto: sspc Le inondazioni causate dal monsone Foto: sspc Catastrofi naturali L’India è ripetutamente visitata da catastrofi naturali, specialmente dalle inondazioni, che giungono a sommergere tutto il Paese, durante il monsone estivo, per eccessive quantità di pioggia. Per contro, durante la stagione secca o per penuria di piogge monsoniche, spesso si verifica la siccità. Anche i cicloni e il conseguente prodursi di onde durante l’alta marea causano, in particolare sulla costa orientale, molte vittime e provocano danni enormi. In alcune regioni si registra anche un alto pericolo di terremoti. Un grave terremoto ha devastato nel 2001 parti dell’India, condizionando pesantemente le stesse possibilità di vita per migliaia di persone. I morti sono stati ca. centomila. Nel 2004 un maremoto ha causato un devastante tsunami. vegetale si dispone su un amplissimo spettro, che abbraccia la vegetazione di alta montagna dell’Himalaya e le foreste tropicali pluviali nel sud del Paese. Gran parte del manto vegetale che ricopriva originariamente il Paese è, però, oggi andato distrutto e ha lasciato spazio al paesaggio culturale. Tuttavia, una quinta parte del Paese resta ancora coperta da foreste. Vegetazione La vastità del Paese e la varietà delle condizioni climatiche rendono estremamente diversificato il paesaggio dell’India. Il mondo (segue) Il mondo animale Anche il mondo animale è estremamente ricco di specie. Spesso, però, è possibile oggi incontrarle soltanto in riserve. Sono animali caratteristici della fauna indiana i leoni, le tigri, i leopardi, le pantere, gli elefanti, i rinoceronti, i cervi, le antilopi, i bufali selvatici, i bisonti, le iene, i cinghiali, gli sciacalli, le scimmie, i cobra, i pitoni e i coccodrilli. sr. Barbara Tabian, sspc Traduzione dal tedesco di sr. Maria Paola Wojak, sscp 135 Scambi di esperienze IMPRESSIONI di un ritorno Come può apparire il nostro Paese a una missionaria che vi ritorni dopo molti anni di assenza? Lo abbiamo domandato a Silvia Marsili, saveriana di Frascati (Roma), alla vigilia della sua partenza per Koumi, in Ciad, dove opera da quindici anni. - Che Italia hai incontrato in questo tuo rientro? - Più che nel passato, ho avvertito nelle persone il desiderio di conoscere la realtà in cui vivo, di comprendere ciò che accade altrove, e perché. Alcuni hanno espresso il desiderio di venire a trovarci in Ciad, di svolgere qualche servizio. Benché colpiti dalla crisi economica o dalla malattia, non pochi hanno messo mano al portafoglio per aiutarci. Fra i miei conoscenti, in settembre, due giovani innamorati di Gesù, Marco e Jacopo, hanno fatto scelte coraggiose: l’uno è stato ordinato diacono francescano minore, l’altro ha emesso i primi voti fra gli Oblati di Maria Immacolata. Nascono associazioni per sostenere il lavoro sociale dei missionari in Africa e in America Latina. In una parrocchia, ho visto una celebrazione domenicale tradotta a gesti per dei partecipanti non udenti. Coppie di sposi si incontrano settimanalmente per una condivisione di vita. Questi sono per me segni di speranza. - Quando confronti la realtà ciadiana con quella italiana, qual è il tuo pensiero? - La crisi economica non mi è parsa così grave come l’avevo sentita raccontare. Certamente la disoccupazione è un problema reale, ma ci sono sussidi per i disoccupati. Si continua a spendere molto e non si rinuncia facilmente 136 Giovani, il futuro della Chiesa in Ciad Foto: sspc alle vacanze… In Ciad, si lotta per la sopravvivenza, si è alla mercé della quantità e della frequenza della pioggia tra maggio e settembre, e spesso manca il necessario. In Occidente si fabbricano vaccini contro l’influenza, mentre per combattere la malaria, che uccide un milione di persone all’anno nel mondo, non è stato ancora fatto uno sforzo adeguato. - Come dovremmo vivere qui, in Occidente, per essere davvero fratelli del popolo ciadiano? - Chiedo amicizia per questo popolo quasi sconosciuto, che vive con dignità sofferenze indicibili causate da ingiustizie, dalla cattiva gestione delle poche risorse, da un sistema sanitario ed educativo insufficiente, dalla condizione spesso umiliante della donna. Conoscere questo popolo sarà per noi un arricchimento e ci indurrà a prendere posizione, perché gli interventi dei Paesi ricchi in Ciad non siano palliativi, ma accompagnino realmente la sua crescita verso la democrazia, la pace, l’autosviluppo. Pensando al modo in cui tanti trascorrono il loro tempo libero e spendono i loro soldi, mi sento venir meno; vedo com’è facile, anche per noi religiosi, cadere nel vortice del consumismo, rinchiudendoci nel nostro bozzolo. La tradizione cristiana, di cui ci vantiamo, dovrebbe spingerci a cercar di comprendere in modo più profondo il fenomeno dell’immigrazione. - Perché in missione oltre frontiera, quando lamentiamo qui, nel nostro mondo, la mancanza di annunciatori del Vangelo? - È vero: anche qui abbiamo grande bisogno del Vangelo, la sola Parola che può salvarci Cucina Foto: sspc dalla disperazione, dal non senso, dalle disillusioni di un falso progresso, dalla sfiducia, dalla solitudine esistenziale, dall’individualismo consumista. In Ciad, tuttavia, il bisogno mi pare più grande, perché la maggior parte delle persone non ha ancora preso coscienza della bellezza e della dignità di essere figli di Dio, e gli evangelizzatori sono veramente pochi. Il Ciad ha bisogno del Vangelo, per uscire dal proprio guscio, superare le incompatibilità etniche, liberare le potenzialità di ognuno in vista del bene comune. - Servono ancora le congregazioni missionarie? - Il missionario che vive questa scelta come definitiva raggiunge il Paese di missione per restare, per “sposare” - se mi è permessa l’espressione - un popolo, la Chiesa a cui è stato inviato. Tutta la sua vita, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, sono lì. È la sua famiglia. È presente a quella realtà con tutto se stesso, finché l’obbedienza alla volontà di Dio glielo consente. Percorre le strade di quella terra di missione per il Vangelo, perché altri conoscano l’amore del Padre per noi e perché la Parola accolta nei cuori possa trasformare la vita dei singoli e indurli a formare una sola grande Famiglia. In virtù della sua appartenenza a Cristo, ha il dono di stabilire relazioni privilegiate con le persone a cui è inviato e con quelle che lo inviano, e di creare fra gli uni e gli altri ponti di comunione a livello profondo. Mi rivolgo a voi, giovani, a voi che avvertite questa chiamata: non temete di pronunciare il vostro “sì”, aprendo il vostro cuore, allargando i vostri orizzonti e offrendo tutte le vostre energie e il tempo che vi è dato per amore di Cristo e dei fratelli. Silvia Marsili, Missionaria Saveriana 137 Notizie claveriane PER LE MISSIONI sotto patrocinio di San Pietro Claver a più divina delle cose è cooperare alla salvezza delle anime: queste parole di Dionigi Areopagita hanno caratterizzato la spiritualità della Beata Maria Teresa Ledóchowska (18631922) e caratterizzano quella della Congregazione delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver, fondata dalla Beata Maria Teresa il 29 aprile 1894. La sollecitudine di cooperare alla salvezza dei fratelli, soprattutto di quelli più abbandonati, dispersi nei Paesi di missione, è sgorgata in lei, e sgorga anche in noi, dall’amore che Dio ha donato agli uomini in Cristo Gesù, sulla croce. Il nostro vivere quotidiano, nella consacrazione al Signore e nel servizio ai fratelli, è segnato dal desiderio di far conoscere la fonte dell’Amore stesso, in particolare là dove l’amore sembra spegnersi, perché vi regnano povertà, malattia e ignoranza. Il carisma, che la Fondatrice ha ricevuto dallo Spirito Santo e ha trasmesso a noi, si è espresso e ha dato vita a un impegno particolare nell’opera evangelizzatrice e missionaria della Chiesa, perché ogni persona abbia l’opportunità di incontrare Gesù Cristo, il solo che può liberare l’uomo da qualsiasi schiavitù e dipendenza. A questo carisma è intrecciata la figura di san Pietro Claver (1580-1654), un sacerdote della Compagnia di Gesù, che si definì “lo schiavo degli schiavi africani per sempre”. Maria Teresa scelse questo Santo come patrono dell’opera da lei fondata e pose la Congregazione sotto il suo nome, per la testimonianza resa da quell’infaticabile missionario. Pietro Claver operò a Cartagena in Colombia, fra gli schiavi provenienti dal- L 138 l’Africa, per un periodo di 40 anni, dedito interamente a istruire, battezzare e accompagnare questi fratelli, allora tanto disprezzati. La Beata Maria Teresa venne a conoscenza della vita di San Pietro Claver dopo la sua canonizzazione nell’anno 1888 e, sull’esempio del Patrono, riconobbe nei missionari del suo tempo i liberatori degli uomini dalle molte forme di schiavitù odierne. Il carisma trova attuazione nell’apostolato dell’animazione missionaria, che la Fondatrice descrisse così: “L’opera di animazione si realizza con la parola e con lo scritto: con lo scritto mediante la pubblicazione delle riviste missionarie, di opuscoli e di foglietti volanti nelle più diverse lingue; con la parola, specialmente mediante le adunanze, le riunioni, le proiezioni di film e le conferenze”. La rivista missionaria per le famiglie “Eco dell’Africa e di altri Continenti”, fondata da Maria Teresa Ledóchowska, è uno dei più importanti strumenti dell’animazione missionaria nell’ambito della Congregazione. La rivista è redatta in nove lingue e trasmette le informazioni che i missionari fanno giungere a noi sulle loro attività e sulle sfide delle giovani Chiese. Non mancano gli scambi di esperienze e le pagine di gratitudine e di solidarietà. In occasione di un’altra conferenza missionaria, la Fondatrice specificò ulteriormente il carisma della sua fondazione: “Non si tratta di un centro di raccolta, bensì di una società di animazione missionaria. Si vuole destare nel popolo, tra la gioventù studiosa e in mezzo ai bambini, l’amore e l’entusiasmo per le missioni. Importante è ravvivare l’ideale missio- “In questo ancora Maria Teresa previene il Vaticano II, che dichiara ogni cristiano missionario in virtù del suo Battesimo e pone l’apostolato al centro delle responsabilità che incombono ai battezzati” (Maria Winowska, Andate al mondo intero, Editions Saint-Paul, Paris 1975; trad. it. a cura di R. Greco, Roma 1990). In forza del battesimo, che è in sé il primo “mandato missionario” di ogni cristiano, siamo tutti chiamati dall’amore di Dio ad annunziare a ogni uomo la salvezza, portata da Gesù Cristo, con la sua morte in croce e la sua risurrezione. A chi sta a cuore questo mandato, può trovare il modo di realizzarlo anche tramite la nostra Congregazione come membro esterno, oppure come zelatore o zelatrice, impegnandosi nella diffusione delle opere dell’Istituto e del suo ideale. L’opera fondata dalla Beata Maria Teresa Ledóchowska non è formata, infatti, solamente da membri interni, cioè da religiose che dedicano tutta la loro vita alla salvezza Comunità di Trento Foto: M.M. delle anime, ma anche da aiuti materiali, ma soprattutto aiuti spirituali: membri esterni laici, zelatori e zelatrici. “Prima di tutto possiamo venire in aiuto alle Attualmente le Suore Missionarie di S. Pietro Claver provengono da tutti i Continenti e rapmissioni con la preghiera”. La Beata è consapevole che l’offerta, per amore, presentano 29 nazionalità. Le case, in cui di piccoli sacrifici, di semplici momenti di gioia siamo presenti e che danno vita a 43 comue anche, purtroppo, di sofferenza, è una forma nità internazionali, sono sparse in 23 Paesi di aiuto spirituale vero e fattivo, un sostegno del mondo. Ci unisce il carisma dell’animaefficace e senza limiti, perché può esprimersi zione missionaria, che la Fondatrice ci ha lasciato in eredità spirituale, per giungere, con la grazia di Dio in ogni momento. In tale modo, la Beata Maria Teresa ci propone cooperando alla salvezza dei fratelli, alla sanla possibilità di essere missionari nell’ambiente tità personale. in cui viviamo, con i mezzi di cui disponiamo: sr. Margherita Radunc, sspc nario... il denaro arriva poi da sé”. Nel caso in cui l’animazione missionaria avesse portato anche denaro, “l’aiuto deve essere offerto ai missionari senza preferenze”, scrisse la Fondatrice, cioè deve essere ripartito tra le congregazioni religiose, senza distinzione. Maria Teresa ha intuito la necessità di sostenere i missionari ad gentes precorrendo i tempi, non soltanto assicurando loro 139 Bacheca 5 per MILLE con una semplice firma puoi sostenere l’azione dei missionari Caro Amico delle missioni, come saprai, ogni contribuente può destinare il 5 per mille dell’IRPEF dovuto all’erario a sostegno della ricerca e del volontariato, analogamente a quanto già previsto per l’8 per mille. La nostra Congregazione è tra gli enti destinatari della disposizione ministeriale per il proprio impegno a favore dei poveri attraverso il sostegno delle missioni e dei missionari. Come destinare il 5 per mille alla nostra Congregazione? Le persone fisiche che lo desiderano dovranno riportare nella propria dichiarazione dei redditi, nel luogo appositamente indicato al 5 per mille, il codice fiscale 02569800580 della Congregazione delle Suore Missionarie di San Pietro Claver e destinare il 5 per millle delle proprie tasse per l’azione dei missinari a favore dei poveri. Aiutaci nella diffusione di questa informazione tra i Tuoi amici e conoscenti. Anche questo è un gesto concreto di amicizia per i missionari. GRAZIE DI CUORE Suore Missionarie di S. Pietro Claver RICORDIAMO i nostri defunti don Idgaz Theiner Schlanders (BZ) don Matthias Rigo Brixen (BZ) Paola Ghinfanti Roma (RM) Nicola Ciulli Roma (RM) Carmela Orler Bettega Mezzano (TN) Giovanni Amati Vaprio D’Adda (MI) Ermelinda Melis Marrubiu (OR) Angela Lagorio Casteggio (PV) L’eterno riposo dona loro, o Signore, risplenda a essi la luce perpetua, riposino i pace. Amen 140 Anno CXV n. 9 Settembre 2010 Direttore responsabile mons. Ernesto Menghini Redazione sr. Maria Maciag, sspc Vincenza Zangara SUORE MISSIONARIE DI SAN PIETRO CLAVER www.missionarieclaveriane.org REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE 38121 TRENTO - Via della Collina 18 Tel. 0461 263645 - fax: 0461 268435 E-mail redazione: [email protected] E-mail amministrazione: [email protected] CCP n. 35483452 C/C n. 11723769 Banca di Trento e Bolzano B.I.C. BATBIT2T IBAN: IT95 G032 4001 8010 0001 1723 769 00184 ROMA - Via dell’Olmata 16 Tel. 06 4880450 - fax: 06 4871953 10042 NICHELINO - Via San Matteo 1 Tel. 011 6279513 E-mail: [email protected] SVIZZERA - 1700 FRIBOURG Route du Grand-Pré 3 Tel. 026 4254595 CCP 17/246/7 E-mail: [email protected] A SETTEMBRE celebriamo: 1 Giornata Mondiale per la Salvaguardia del Creato 8 Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione 9 Memoria di San Pietro Claver - Festa patronale delle Suore Missionarie di S. Pietro Claver 27 Giornata Mondiale del Turismo Poste Italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 2, DCB Trento. Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 148 del 25 marzo 1986. Informiamo i Lettori che i loro dati personali sono utilizzati solo per le finalità della rivista. Il responsabile del loro trattamento è l’amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per chiederne la verifica o la cancellazione (D.LGS. 196/2003). La pubblicazione non è in libero commercio. Stampa: Nuove Arti Grafiche Via dell’òra del Garda 25 - 38121 TRENTO GESÙ “...tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” ...e TU? Per informazioni: www.missionarieclaveriane.org Suore Missionarie di S. Pietro Claver Via della Collina 18 38121 TRENTO Tel. 0461 263645 E-mail: [email protected] Soeurs Missionnaires de St-Pierre Claver Route du Grand-Pré 3 1700 FRIBOURG Tel. 0264254595 E-mail: [email protected]