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CRONACHE
Venerdì 11 Settembre 2015 Corriere della Sera
#
.
Homo
naledi
Alto un metro e mezzo, pesava 45 chili
Ecco l’antenato scoperto in Sudafrica
di una specie fino a ieri sconosciuta
Il luogo
● I resti
dell’Homo
naledi sono
stati scoperti
dagli speleologi
Steven Tucker
e Rick Hunter
in una parte
remota della
grotta «Rising
Star». Per
prelevarle
lo scienziato
Lee Berger ha
cercato online
6 ricercatrici,
tutte donne,
con il fisico e le
competenze
necessarie
a compiere
gli scavi
Piccoli ominidi, finora sconosciuti, si muovevano nella
savana sudafricana con pochi
alberi. Avevano caratteristiche
e capacità molto particolari e la
scoperta dei loro resti fossili
racconta di un antenato prezioso, addirittura una nuova specie battezzata Homo naledi che
popolava l’orizzonte delle nostre origini. Ciò che più ha stupito i paleoantropologi sono
alcune parti del corpo molto
più simili alla specie Homo
piuttosto che ad altre come
l’Australopithecus a cui apparteneva la famosa Lucy vissuta
3,2 milioni di anni fa.
La storia iniziava due anni fa
in una grotta ad una quarantina di chilometri da Johannesburg. La zona, nota come una
delle culle dell’umanità, era già
famosa per altri ritrovamenti.
La grotta «Rising Star» (e «na-
Il ritrovamento
Tutto è cominciato due
anni fa in una grotta
dove sono stati trovati
ben 1.500 fossili
ledi» vuol dire «stella») aveva
un apertura piccola e angusta
nella quale Lee R.Berger dell’Università di Witwatersrand a
Johannesburg entrava ritrovandosi in un’ampia caverna. Davanti agli occhi aveva una moltitudine di resti (1.550), un tesoro dal quale un gruppo di
sessanta ricercatori ricostruiva
l’identità di individui molto diversi: dal neonato all’anziano
con maschi e femmine, inclusi
cinque bambini. «La ricchezza
dei frammenti ci ha permesso
di ricostruire scheletri interi
riuscendo non solo a definire
in dettaglio il loro identikit ma
anche gli stili di vita» spiega
Damiano Marchi biologo dell’Università di Pisa e unico italiano tra gli autori della scoperta pubblicata sulla rivista eLife.
La missione era sostenuta dall’Università di Witwatersrand,
dalla National Geographic Society e dalla National Research
Foundation sudafricana.
Homo naledi era di piccola
statura (circa 150 centimetri),
pesava tra i 40 e 55 chilogrammi e la testa, pur essendo piccola aveva caratteristiche vicine
alle nostre nella conformazione, come le arcate sopracciliari.
Altre somiglianze riguardano
gli arti inferiori gracili e lunghi
mentre il torace e il bacino conservano segni primitivi. «Il mosaico è variegato — nota Marchi — e per la prima volta con-
Ominide Lo scheletro ricostruito dai ricercatori di un Homo naledi, ritrovato in Sudafrica
CRONACHE
Corriere della Sera Venerdì 11 Settembre 2015
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#
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Il ritrovamento
Rami derivanti dalla
prima diffusione di esseri
umani: all’inizio in Africa
e poi fuori dall’Africa
Seconda diffusione:
Homo heidelbergensis si evolve
in specie differenti
Homo neanderthalensis:
si insedia in Europa
e coesiste per 5.000
anni con Homo sapiens
EUROPA
U
A
AFRICA
C EV
VICINO
O
E
ORIENTE
sente di avere una visione completa di un ominide».
Il piccolo naledi era un bipede in grado di correre ma anche di arrampicarsi sugli alberi
come certificano le dita arcuate. Lo studio della mandibola e
dei piccoli denti suggeriscono
che si cibasse pure di carne.
Ma l’aspetto più intrigante è
forse il raggruppamento degli
individui. Gli scienziati ipotizzano che la caverna fosse un
tomba nella quale i corpi erano
stati raccolti dimostrando di
avere un culto dei morti. Resta
tuttavia il mistero della loro
epoca. «Ancora non riusciamo
a decifrarlo — aggiunge Marchi — perché non sono stati
L’indagine
«Grazie ai frammenti
abbiamo ricostruito
non solo il suo identikit
ma pure lo stile di vita»
trovati intorno altri resti che ci
consentano di raggiungere una
datazione precisa. Se risalgono
a 2,5 milioni di anni fa si collocano alle origini dell’evoluzione del genere Homo. Se invece
fossero più giovani di un milione di anni amplierebbe lo spettro delle specie degli ominidi
vissute contemporaneamente
rendendo più complesso il panorama dal quale è emerso il
sapiens». Questa è ora la sfida
da vincere.
Giovanni Caprara
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Da Pisa a Johannesburg
Il biologo italiano
nell’équipe
Scarse evidenze
fossili sostenute
da evidenze
archeologiche
Evidenze
fossili
Homo
neanderthalensis
H
Homo
a
s
antecessor
Paranthropus
aethiopicus
Homo
o habiliss
Homo naledi
datazione incerta:
tra 2,5 milioni
e mezzo milione
di anni fa
Homo sapiens
H
Homo e
ergasterr
a
Dmanisi
Homo
heidelbergensis
Homo erectus
Australopithecus
africanus
ASIA
S
ORIENTALE
R
T
Anni 3,8
3,6
3,4
3,2
3 mln
2,8
2,6
2,4
2,2
2 mln
NALEDI
Homo naledi insieme ad alcune
caratteristiche tipiche del genere umano
ne ha altre più primitive, che hanno
sorpreso gli studiosi
1,4
1,2
1 mln
0,8
0,6
0,4
0,2
0
Altezza: 1,45 cm
Peso: 45-50 kg
Caratteristiche
tipiche del genere
«Homo»
Cranio
È circa la metà di quello umano,
il cervello ha le dimensioni
di un'arancia (come negli scimpanzé)
Cranio
La forma del cranio
ha fatto ritenere
che appartenga
al genere «Homo»
Torace
La cassa toracica ricorda
quella dello scimpanzé,
le spalle hanno una forma
funzionale ad arrampicarsi
Mani
I polsi e il pollice
opponibili
suggeriscono che
usasse strumenti
Mani
Le dita lunghe e curve
delle sue mani indicano
che era in grado di salire
sugli alberi
Piedi
Sono molto simili
a quelli umani,
con le dita
leggermente
più ricurve
La grotta
AFRICA
I riti L’Homo naledi seppelliva i morti, caratteristica
in precedenza ritenuta solo umana
Mozambico
Zimbabwe
Botswana
Passaggio
alto meno
di 25 cm
Swaziland
Malapa
La grotta dove sono
stati ritrovati i resti
1,6
Altezza umana
media: 1,75 cm
Caratteristiche tipiche
del genere «Australopithecus»
Namibia
Homo floresiensis
1,8
Dinaledi Chamber
«Camera delle stelle»
Punto
del ritrovamento
Johannesburg
Lesotho
SUDAFRICA
m
Le origini dell’uomo?
Da oggi sono ancora
più misteriose
R
Denisova
Australopithecus
afarensis (Lucy)
● Il commento
di Edoardo Boncinelli
Homo
b
s
heidelbergensis
Paranthropus
boisei
I resti di almeno 15 individui di
Homo naledi sono stati trovati
in Sudafrica a Malapa in una
cavità a 30 metri di profondità,
chiamata Dinaledi Chamber,
che fa parte della grotta
«Rising Star»
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Specie
estinta
Paranthropus
robustus
DOVE È STATO
RITROVATO
Tra i 60 studiosi selezionati in
tutto il mondo per analizzare i
reperti trovati vicino a
Johannesburg c’è anche un
italiano: Damiano Marchi
(sopra), biologo con una
specializzazione in
antropologia dell’università di
Pisa. Marchi studia in
particolare l’evoluzione degli
adattamenti scheletrici
dell’uomo e dei primati.
Homo sapiens:
rapidamente si
diffonde dall’Africa
in Europa e in Asia
10
Fonte: National Geographic, Giorgio Manzi, Il grande racconto dell’evoluzione umana. Il Mulino, Bologna 2013, University of Wisconsin-Madison, illustrazione di Antonio Monteverdi
Corriere della Sera
iguardo alle nostre
origini la questione
fondamentale, sollevata dalla scienza, ma anche dalla comunità dei credenti, è sempre stata quella
di come è potuto succedere
che, all’improvviso, da una
madre dall’aspetto decisamente scimmioide sia potuto nascere un nostro antenato, anzi il primo dei
nostri antenati diretti. Non
c’è stato niente d’intermedio fra noi e le specie
decisamente più simili a
una scimmia d’oggi? Domanda grande e seria, che
mette in gioco tutto il nostro essere, almeno dal punto di vista strettamente biologico, perché dal punto di
vista dell’uso degli strumenti, per quanto primordiali, sappiamo che c’è stato
un inizio di uso «intelligente» di ciottoli più o meno 3
milioni di anni fa. Da tale
punto di vista, questa è la
nostra vera origine, più
comportamentale e ideativa che biologica. Ma non ci
siamo accontentati, perché
anche la natura biologica
del passaggio da preominidi a uomini ha la sua
rilevanza. Il fatto è che negli
ultimi decenni abbiamo
individuato una grande varietà di fossili che possono
aspirare a essere definiti
come appartenenti al genere Homo e un’altra stupefacente varietà di fossili
d’individui che sembrano lì
lì per divenirlo. In un certo
senso «troppa grazia
Sant’Antonio!»; di questi
esseri intermedi ce ne aspettavamo uno o due, e ne
abbiamo molti più di una
decina. Ora dal Sud Africa
ne arriva un altro, Homo
naledi, con una dovizia di
1.500 ossa attribuibili a una
quindicina di individui tra
adulti e ragazzi! Non sappiamo ancora a che epoca
risalgano questi resti e non
sappiamo se siano stati
nostri antenati diretti o una
specie parallela che si è andata estinguendo senza
confluire nella nostra
ascendenza, ma la cosa si fa
sempre più interessante.
Intorno a 3 milioni di anni
fa in Africa ne devono essere successe di tutti i colori.
In una sorta di calderone
biologico la natura sovraeccitata ha dato vita a una
manciata abbondante di
ominidi dai quali noi deriviamo! Lo stupefacente è
che siamo in grado di
rendercene conto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LETTERE & INTERVENTI
UNIVERSITÀ DI UDINE
I reclutamenti
didattica e al mondo
universitario a un
orientamento formativo che
aiuti i ragazzi a capire quali
sono le discipline che più li
interessano. Un vero e proprio
ponte fra la formazione
secondaria e quella
universitaria, per migliorare e
rendere più efficaci
orientamento e reclutamento.
Laura Rizzi
Università di Udine
PAESI EUROPEI
Un’armata Brancaleone
Come al solito, l’Europa non
affronta i problemi e quindi
assistiamo a decisioni davvero
sconcertati come quelle
ungheresi e di altre nazioni.
Urge invece affrontare il
problema migranti e la guerra
siriana. L’Occidente sembra
una «armata Brancaleone»!
Giovanni Attinà
[email protected]
CAPORALATO
Intervento dei sindacati
I sindacati dichiarano di
essere disposti a collaborare
con le forze dell’ordine per
debellare il caporalato che oggi
controlla il reclutamento della
mano d’opera in alcune zone
del Mezzogiorno, e non solo.
La decisione non può che fare
piacere. Quello che risulta
incredibile è che le essi siano
venuti a conoscenza
dell’esistenza del caporalato,
di cui si parla da decenni solo
di fronte a casi come la morte
di alcuni lavoratori, sfruttati
in modo disumano per pochi
euro.
✒
Desidero richiamare le
considerazioni di Maurizio
Ferrera (Corriere, 3 settembre)
in merito a un’efficace politica
di reclutamento da parte degli
Atenei italiani. Concordo sul
fatto che l’orientamento
basato su opuscoli, fiere e spot
pubblicitari non rappresenta
uno strumento sufficiente e
nemmeno utile in per
affrontare la dispersione
studentesca. Un’esperienza
interessante e innovativa è il
progetto «Moduli Formativi»,
avviata dall’Università di
Udine (a cui si è poi aggiunta
quella di Trieste) con l’Ufficio
scolastico regionale. Gli
studenti nell’ultimo anno delle
superiori possono frequentare
gratuitamente dei corsi, a loro
dedicati, presso le sedi
universitarie. Per due
settimane i ragazzi seguono
lezioni e laboratori gestiti dai
docenti universitari in
collaborazione con i docenti di
scuola superiore, godono dei
servizi dell’università e
possono sostenere un esame
finale per acquisire crediti
formativi universitari. Gli
obiettivi sono molteplici:
dall’avvicinamento alla
TENNIS FEMMINILE
Assente sulla Rai
Per la prima volta nella storia
del tennis femminile, due
giocatrici sono approdate alla
semifinale in un torneo dello
Slam. Considerata la
circostanza eccezionale, la Rai
non poteva trasmettere
almeno uno degli incontri ?
Valentina De Cesaris
Carlo Radollovich
[email protected]
[email protected]
Le lettere vanno indirizzate al Corriere della Sera,
via Solferino 28, 20121 Milano. Fax: 02.6282.7579
E-mail: [email protected], oppure al sito www.corriere.it.
La rubrica di Sergio Romano riprenderà martedì 15
settembre.
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Alto un metro e mezzo, pesava 45 chili Ecco l`antenato scoperto in