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Redazione: Diego Piovani
Direttore responsabile: Marcello Storgato
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Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia
In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P.,
detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa
2009 NOVEMBRE n. 10
Educare alla mondialità
Un mappamondo in ogni nostra famiglia
I
l Papa da tempo insiste, e
l’ha fatto anche recentemente, che l’educazione è oggi
un’emergenza priorita­ria del nostro tempo e della nostra chiesa: “una grande sfida per ogni
comunità cristiana e per l’intera
società”.
Siamo in un tempo in cui da
molte parti si denuncia la difficoltà di trasmettere i valori alle
nuove generazioni. Genitori,
educatori, sacerdoti e religiosi
sono unanimi nel dire quanto
difficile sia educare la gioventù
di oggi. Colpa solo dei giovani?
Non necessariamente.
C’è una crisi educativa
C’è una tendenza culturale
che non favorisce l’accettazione dei valori del passato. Ma c’è
anche una generazione di a­dulti
che si sentono inadeguati e incapaci di trasmettere un’eredità
viva, che essi stessi, forse, non
hanno ricevuto nel modo migliore e quindi non osano proporre ai giovani d’oggi.
Davanti a questa crisi
educativa, i vescovi italiani, seguendo le indicazioni del Papa, hanno deciso
di fare dell’educazione il
tema del prossimo piano
pastorale. “Con il termine
educazione - afferma Benedetto XVI (Caritas in veritate
n. 61) - non ci si riferisce solo
all’istruzione o alla formazione
al lavoro, ma alla formazione
completa della persona”.
Si tratta di far crescere la persona del giovane - e anche di noi
adulti - secondo un progetto, per
il quale bisogna avere chiaro in
testa chi è la persona umana.
Sembra tanto ovvio, ma forse
non è sempre così. Ci sono molte visioni della persona umana e
del senso della sua esistenza.
Niente bastoni tra le ruote?
Alla radio nazionale ho seguito una conversazione sul senso
della vita. Tra i molti intervenuti nella discussione, ha attirato
la mia attenzione un tizio che,
con grande sicurezza, afferma-
VOLTIAMO UN’ALTRA PAGINA
Per vivere insieme un anno missionario
p. MARCELLO STORGATO, sx
E
ccoci di nuovo vicini a
chiudere un anno e ad
aprirne un altro. Lo facciamo
anche con un piccolo gesto:
appendere al chiodo il nuovo
calendario, rimpiazzando il
vecchio, ormai scaduto.
Compiendo questo semplice
gesto, ci viene quasi spontaneo
fare una valutazione dei dodici
mesi trascorsi. Nel cuore, forse,
balena un sospiro: “nonostante
i tempi duri, anche questa è andata!” - oppure un sorriso: “tutto sommato, è andata bene!”.
Appendendo il nuovo calendario allo stesso chiodo, in cucina o in camera, abbiamo tutti
lo stesso sentimento, che è un
augurio: “il nuovo anno scorra
meglio dell’anno passato”. È
una speranza lecita e salutare
per tutti. Ne abbiamo bisogno.
Noi credenti, accompagniamo
questo nostro gesto alzando gli
occhi al Cielo, con una preghiera:
“il Signore del tempo e dell’eternità ci accompagni nel cammino
della vita tutti i giorni dell’anno,
che riceviamo da lui”.
Una finestra aperta sul mondo: questo vuole essere, mese
dopo mese, il nostro calendario.
Con le immagini di alcune nazioni di Africa, Asia e America lati-
na. Le abbiamo abbinate ai volti
dei nostri / vostri missionari, che
vivono in contesti e modi diversi la stessa missione evangelica,
secondo l’impronta carismatica
del beato Guido Conforti: i saveriani sacerdoti e fratelli, le saveriane e i laici saveriani.
Per il 2010 abbiamo preferito
lasciare lo spazio libero, senza
quei preziosi messaggi giornalieri che vi abbiamo affidato
negli anni passati. Oltre al santo del giorno e alle feste liturgiche e civili, abbiamo indicato
le “giornate”, che richiamano
l’impegno di tutti in aspetti importanti della vita dei popoli.
Abbiamo scritto anche i nomi
dei saveriani defunti negli ultimi dodici mesi: quasi un invito
a scrivere anche voi i nomi dei
vostri defunti, per unirci tutti loro e noi - nell’unica famiglia
umana, in cielo e in terra. Il resto dello spazio lo riempiremo
con i nostri impegni e appuntamenti quotidiani, con le ricorrenze di famiglia: compleanni,
onomastici, anniversari...
Il calendario del 2010 è un
nostro piccolo regalo a ciascuno di voi, amici lettori. Ci consentirà di trascorrere ancora un
anno insieme. Meritate molto
di più, per la vostra continua
fedeltà al grande ideale della
missione evangelica nel mondo. Per questo, vi assicuriamo
la nostra continua preghiera al
Signore, che tutto può.
Un’emergenza. Vorrei richiamare la vostra attenzione verso
la penultima pagina di questo
numero “speciale”. L’abbiamo
dedicata all’Indonesia e al terremoto di mercoledì 30 settembre: una tragedia rapidamente
scomparsa dalle nostre televisioni e dai nostri giornali. Ha colpito soprattutto le nostre missioni
a Padang, nell’isola di Sumatra.
I missionari sono tutti salvi,
grazie a Dio. Sono là, al loro posto, per servire, consolare, aiutare i feriti e i sopravvissuti, con
mezzi di fortuna, con le poche
risorse a disposizione e con tutto il cuore. Penso a p. Aldo La
Ruffa - 81 annidi età e 52 spesi
in Indonesia - uscito indenne
dalla casa crollata, attivo giorno
e notte per seguire i malati sotto le tende e lungo i marciapiedi, nelle vicinanze dell’ospedale
cattolico divenuto inagibile.
L’emergenza sarà lunga e la ricostruzione ancora di più. Non verrà
■
meno la nostra solidarietà.
Abbonamento annuo € 8,00
Una copia € 0,80 - Contiene I. R.
Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv.
L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia.
Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue
p. GABRIELE FERRARI, sx
va che il senso della vita è di…
non averne alcuno, in modo che
la persona proceda libera, senza
ostacoli o bastoni tra le ruote…
Un altro diceva che nessuno ha
diritto d’intervenire e interferire
nella crescita del giovane, perché
ciascuno ha diritto di educarsi da
se stesso! Meno male che altri
davano risposte differenti e rispettose della trascendenza della
nostra vita, altrimenti ci sarebbe
stato davvero da scoraggiarsi.
Ma, alla fine, educare che
significa? È accompagnare ciascun individuo, lungo tutta la
sua esistenza, nel cammino che
lo porta a diventare persona e ad
assumere quella “forma” per cui
l’uomo è autenticamente uomo:
quell’identità che il Creatore
ha pensato per ciascuno di noi
quando, creandoci, ha voluto
che esistessimo. È Dio che ha in
mano il progetto della persona.
E l’educatore, insieme all’educando, deve soltanto accompagnarlo là dove Dio lo vuole
condurre, assecondando la creazione di Dio che continua lungo
tutto l’arco della vita.
Un’educazione libera
e creativa
Tornando alle parole di Benedetto XVI, dette a Viterbo,
l’educazione “è un processo di
«effatà»: di aprire gli o­recchi,
il nodo della lingua e anche
gli occhi”, come ha fatto Gesù
nel vangelo del sordomuto. Ciò
non potrà avvenire, però, senza
l’opera paziente e qualificata
di educatori credibili e autore-
voli, capaci di “generare” in un
conte­sto di fiducia, di libertà e
di verità.
L’educazione dovrà mantenere il contatto con la tradizione
viva in cui siamo in­nestati, che
lungi dal ridursi a pura conser­
vazione del passato e dall’imprigionare le ri­sorse più nuove e
originali, permette di in­dirizzare
proficuamente l’aspirazione di
ogni uomo a una vita piena e
felice. Questo manifesta l’importanza della comunità umana
e cristiana nella quale l’educazione avviene.
L’orizzonte del mondo
Secondo la rivelazione cri­
stiana, diventare uomo equivale
a diventare figlio, fratello, parte
di una famiglia. Per essere una
proposta umanizzante, l’educazione deve tener presente anche
l’orizzonte del mondo, per evitare ogni deriva particolaristica,
che potrebbe poi sfociare in
forme di razzismo e di xenofobia, come purtroppo stiamo
vedendo.
Noi missionari richiamiamo
costantemente proprio questa
dimensione mondiale, che altrimenti resterebbe in ombra.
Siamo certi che essa contribuisce a dare spessore e verità alla
proposta educativa.
L’abbé Pierre raccomandava che ogni famiglia cristiana
avesse in casa una carta geografica del mondo, perché i genitori potessero mostrare ai figli che
la loro famiglia non ha confini,
o meglio, che la loro famiglia è
in comunione con le altre famiglie del mondo.
Non potrebbe essere questo un
modo per crescere i figli meno
egoisti, liberi da esigenze e da capricci che non sono educativi? ■
2009 novembre n.
ANNO 62°
10
Fino agli estremi confini
Vivere e donare la gioia: un augurio per te!
2
Un piccolo dono per tutto il 2010
Le immagini delle nazioni e i volti dei missionari
Siamo al nostro posto per servire
La lunga emergenza dopo il terremoto a Padang
Un invito alla solidarietà
C’è da demolire e da ricostruire
3
2009 NOVEMBRE
m is s ion e e spirito
L’icona della missione
Fino agli estremi confini
Paolo veste altri con il suo mantello
immagine si potrebbe mettere
per ultima? Tante le scelte possibili; una sarebbe davvero allettante: una foto di Paolo vecchio
e fragile, qualche amico vicino,
ma a rispettosa distanza, su una
nave romana, pronto ancora come sempre a prendere il vento.
Piace vederlo così Paolo, preda
della sua passione missionaria.
Così sembra siano stati i suoi
ultimi anni. In particolare, il
suo sogno di approdare in Spagna, allora terra estrema verso
Occidente, e non solo in senso
geografico. Là si trovavano le
mitiche colonne d’Ercole, che
segnavano il confine del mondo
conosciuto. Là al desiderio di
Paolo si opponevano la diversità della lingua e della cultura,
l’assenza di comunità giudaiche
a cui appoggiarsi almeno all’inizio, il delicato equilibrio socioculturale tra i romani e gli abitanti del luogo, spesso sfruttati.
Dentro di lui c’era il desiderio di arrivare fin là. Forse
per una ragione teologica: bisognava predicare il vangelo fino
all’estremità della terra; allora il
Signore sarebbe potuto tornare
dal cielo (cf. At 1,8-10). Oppure
forse è successo a Paolo quello
che qualche secolo dopo è successo a Gregorio Magno che,
vedendo al mercato di Roma dei
giovani schiavi angli, ha esclamato: “Non angli, sed angeli!”,
sentendosi spinto ad evangelizzare nella loro terra. Così mandò
il monaco Agostino alla corte del
re barbaro Ethelbert.
CARISMA è MISSIONE
FRATERNITà UNIVERSALE
p. ALFIERO CERESOLI, sx
Adriano e Francisco, i tre giovani saveriani del BraA ngelo,
sile, hanno raggiunto la loro nuova residenza, unendosi a
2
confratelli di paesi e culture diversi che studiano teologia a Parma
(Europa), a Yaoundé (Africa), a Manila (Asia).
I tre i giovani parlano della difficoltà della lingua e dei costumi
diversi, ma sottolineano anche la bellezza dell’incontro tra persone di provenienze e culture diverse e manifestano la gioia di
una fraternità universale. Descrivono la gioia di una fraternità
universale, di quel mondo nuovo dove la parola “straniero” è
cancellata; dove è possibile realizzare il progetto di Gesù “che
auspica la formazione di una sola famiglia cristiana che abbracci
l’umanità”. Questo afferma Conforti quando, nella lettera testamento, vuole tracciare in
sintesi la finalità della sua famiglia missionaria.
Dall’Italia, Francisco e Adriano descrivono la gioia di aver
conosciuto i luoghi del beato
Conforti. Francisco è rimasto
incantato nel pellegrinaggio
al santuario mariano di Fontanellato (Parma), all’inizio
dell’anno scolastico: “Visitare
l’altare dove ha celebrato la
prima Messa il nostro fondatore è stato un momento speciale: ho pregato per tutti”.
“Sapevo balbettare solo
qualche parola d’italiano Manila, tifone Ketsana: dal tetto della chiesa
scrive Adriano - ma una cosa
di san Francesco Saverio affidata ai saveriani
ho capito benissimo: la fraternità. Ho scoperto una famiglia
che mi ha accolto molto bene, nonostante la diversità fra le nostre
culture e le nostre storie. È bello essere cittadini del mondo e incontrare fratelli, ovunque la Provvidenza ci mandi”.
Adriano ha poi continuato il suo viaggio per l’Africa. A Yaoundé le difficoltà di intendersi sono aumentate, ma “è stato per
me un invito a volgere il mio sguardo al cuore; allora ho goduto
di sentirmi bambino, di non saper parlare, di essere visto come
straniero specialmente dai bambini... Qui tutto è molto diverso,
ma è novità, è vita”.
Angelo è arrivato a Manila. Ha avuto la percezione di vedere
realizzato il sogno del beato Conforti: “La comunione fra le culture: siamo studenti di otto nazionalità. Sono felice di iniziare
questa esperienza di fraternità”. Un’esperienza diventata drammatica alcuni giorni dopo, quando tutta Manila è stata investita
dal tornado che ha seminato distruzione e morte.
Angelo scrive: “Abbiamo preso un grande spavento. Non avevo
mai visto da vicino un fenomeno come questo. Stiamo tutti bene,
ma la casa dove vive il superiore ha subito danni notevoli; l’acqua
è arrivata fino al primo piano e al pian terreno ha distrutto tutto... E noi qui, nella casa della teologia, eravamo in angustia, senza notizie e senza poter aiutare, perché tutto era inondato. Solo
il quarto giorno siamo riusciti a dare una mano... È stata un’esperienza sconvolgente!”.
■
San Paolo, Rembrandt (Vienna)
raccogliere in un alV olendo
bum le foto di Paolo, quale
p. FABRIZIO TOSOLINI, sx
Forse anche Paolo ha conosciuto qualcuno di quella terra
(il proconsole Gallione, fratello
maggiore di Seneca, era nato a
Cordova, da una famiglia romana immigrata in Spagna nel secondo secolo a.C.). Deve essere
stato conquistato dalla bellezza
che sarebbe arrivata alla chiesa se anche quelle popolazioni
avessero conosciuto e amato
Cristo.
Sta di fatto che la difficoltà del
progetto impone a Paolo un aggiustamento di strategia. Nel suo
impegno missionario egli aveva
sempre cercato di coinvolgere le
comunità, invitandole a farsi carico delle spedizioni evangeliche
che lui avrebbe attuato con i suoi
collaboratori e magari con alcuni
membri delle comunità.
Per l’impresa della Spagna
Paolo deve affidarsi ai cristiani
di Roma, in percentuale molto
più alta: nemmeno i suoi collaboratori sono in grado di parlare
latino e di muoversi in Spagna
con le proprie risorse. Paolo fa
ai romani il regalo di una lettera
così bella, ricca e lunga (la lettera più lunga dell’antichità classica) anche per chiedere loro un
impegno straordinario: fornire
assistenza e persone.
Praticamente si verifica un rovesciamento: questa volta è Paolo ad assistere all’azione missionaria di altri. Sono suoi discepoli; parlano con le sue parole e la
sua dottrina; ma intanto lui comincia a retrocedere, lasciando
ad altri l’emozione, il rischio e
la gloria della prima linea.
Anche questo è un estremo
confine: dopo che il desiderio
si è realizzato in opere, la fragilità umana spegne il fervore
dell’azione, toglie le ali al vento.
Allora occorre trovare al vento
altre ali, altri cuori alla missione,
lasciare opere e desiderio in altre
mani. Come il mantello di Elia,
passato sulle spalle di Eliseo. Paolo veste altri del suo mantello:
sa perdere il proprio protagonismo; sa togliersi il mantello dalle spalle, che passa ancora per
la chiesa, investendo tanti altri
della sua grazia.
Conosco un’anziana signora,
che per tutta la vita ha cucito tende, arredando famose ville e castelli. Ora la sua mano non è più
salda come prima, le cuciture non
sono così dritte e perfette; ma hanno una bellezza sconosciuta, perfino ai lavori meglio riusciti del
passato: la bellezza del desiderio
corre, oltre le proprie opere, a toccare l’infinito.
■
Paolo e noi: per un’applicazione missionaria
• Ho dentro di me la passione per gli estremi confini? Non si tratta di
andare lontano. “Estremo confine”, forse oggi è fermarsi a parlare
con una mamma straniera. Coltivo il desiderio di offrire loro l’esperienza dell’amore di Cristo?
• L’opera della missione è grande, abbraccia i secoli. La compiamo solo se sappiamo fare la nostra parte, con la gioia di poter cooperare a
un’impresa immensa. Sappiamo vedere in grande, contenti del piccolo che tocca a noi compiere?
• Sappiamo lavorare insieme, scoprendo e incoraggiando i doni degli altri, con gioia e senza invidia? Si dice che Maria sia la più grande
missionaria; ma cosa faceva di speciale?
La missione CHIAMA
Vivere e donare la gioia
Conforti, vescovo e
G uido
missionario, è un segno
forte per la chiesa e la società;
un “sì” deciso e bello alla chiamata di Dio. Nel Crocifisso egli
ha colto l’amore vivo per la vita
del mondo. Un santo, un fondatore che ha fatto quanto Dio
voleva, sforzandosi di riflettere
il suo volto di Padre, con il dono
sempre più di sé.
Nel Conforti vedo il senso e la
bellezza della vocazione missionaria: dare fiducia al progetto di
Dio con tutta la propria persona
- cuore, intelligenza e volontà -,
vivendo la paternità-maternità
spirituale come l’ha vissuta Gesù, unendosi alla passione divina
per l’umanità.
Con il Conforti e nel suo spirito, tanti fratelli e sorelle continuano a essere “le mani e le
labbra di Dio” tra i popoli della
terra. Cercano di incarnare il vangelo dell’amore, “che rischiara un
mondo buio”. Testimoniano e diffondono il regno di Dio in situazioni di rischio e persecuzione.
Non sono pochi coloro che
sono messi a morte a causa del
suo Nome. I discepoli sono chiamati ad agire seguendo la logica
della croce, in obbedienza filiale
al Padre, e a essere compagni di
viaggio di questa umanità. È la
vocazione missionaria.
Ho la fortuna, la grazia di incontrare ogni giovedì i fratelli
missionari nella casa madre di
Parma. Sono ammirato! Torna-
p. sILVIO TURAZZI, sx
no dai vari continenti per una
sosta, legata spesso a motivi di
salute. Vedo in loro coraggio e
pazienza, ma soprattutto fede
e passione per i popoli con cui
condividono sofferenza e speranza. Ripenso a momenti significativi del mio cammino: il “sì”,
semplice e gioioso, per conoscere il vangelo e farne esperienza,
in seminario, in noviziato, sulla
strada e poi in missione.
Più ho taciuto, più Dio ha
parlato. Visitando infermi e prigionieri, profughi e sfollati, comunità di villaggio, mi sono accorto quanto Egli ha fatto, anche
vicino a me. Non sono parole,
ma consolazione e fiducia, cure
e amicizia per i malati, sacchi di
fagioli per chi ha fame, centri di
salute per i più bisognosi, casette
per i senza tetto e scuole.
Se Dio chiedesse di essere
“grandi”, potremmo avere paura.
Ci chiede di essere piccoli e semplici, capaci di contare su di lui,
che cammina vicino a noi. Davvero “l’evangelizzazione è opera dello Spirito: prima ancora di essere
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
I credenti delle diverse religioni, con la testimonianza
di vita e mediante un dialogo
fraterno, dimostrino che il nome di Dio è portatore di pace.
Tutti gli uomini e le donne
del mondo non vengano mai
meno al loro impegno nella
salvaguardia del creato.
Conforti: “Si formi una sola famiglia cristiana che
abbracci l’umanità”.
azione, è irradiazione della luce di
Cristo” (Giovanni Paolo II).
Non temere di aprirti al disegno che Dio ha su di te. Provo a indicarti qualche passo che
ho imparato dal vangelo. “Se
qualcuno vuole venire dietro a
me rinneghi se stesso, prenda la
sua croce e mi segua”. Gesù si
presenta con alcune apparenti assurdità: “amate la povertà e siate liberi dalle cose. Amate tutti,
e i più bisognosi in particolare.
Amate i vostri nemici, o semplicemente coloro con cui avete
difficoltà. Non cercate di essere i
più forti, di fare carriera, o che si
dica bene di voi…; sono cose che
finiscono e deludono presto”.
A motivo di queste assurdità
Gesù è rifiutato e deriso. Ma
ogni tanto, ci sono cristiani che
prendono la croce sul serio e agiscono da “pazzi”. È vero, Gesù
non si accontenta di un’appartenenza superficiale. Chiede di
prendere parte per tutta la vita
al suo pensare e al suo volere.
Ma questo, ti assicuro, riempie
il cuore di gioia e dà senso alla
nostra vita, anche se spesso si
deve andare contro corrente.
Gioia! Sì, perché Dio ti ha mostrato il suo volto e la sua volontà. E, se questa gioia riemerge in
te, essa toccherà anche il cuore
degli altri. Possiede una forza
missionaria, perché guida sulle
tracce di Dio. Ti auguro di po■
terla vivere e donare.
2009 NOVEMBRE
EMER G ENZA INDONESIA
Al nostro posto per servire
In questa chiesa cattolica di
Padang... è rimasta in piedi
solo la statua della Madonna
Padre Franco è un saveriano udinese, missionario in Indonesia da oltre 30 anni, attualmente responsabile della parrocchia di S. Francesco d’Assisi a Padang. Padre Fernando, di Cagliari, è superiore dei saveriani in Indonesia. Ecco le loro testimonianze dirette.
La lunga emergenza dopo il sisma a Padang
I
l 30 settembre 2009, verso
17 e 17 ora locale, la città
di Padang e la regione attorno
sono state colpite da una forte
scossa di terremoto (7.6 della
scala Richter). Un grande spavento, terrore e un fuggi-fuggi
generale verso le zone alte della città… Si temeva lo tsunami,
che grazie a Dio non è avvenuto.
La città di Padang è stata scossa
fortemente. Molti edifici sono
crollati.
Dopo i due primi giorni, il numero delle vittime estratte dalle
macerie erano già più di mille;
ma poi il numero è andato crescendo. Impossibile dire con
esattezza quanti siano i morti: molti cadaveri sono ancora
sotto le macerie, purtroppo. La
maggior parte delle vittime sono
persone che si trovavano nelle
scuole, negli alberghi o nei mercati. Dalla scuola diocesana per
lingue straniere sono stati estratti i corpi di 16 studenti; solo tre
erano vivi.
Dopo il terremoto per vari
giorni la città di Padang è rimasta senza acqua e senza luce.
Telcom era fuori uso e quindi
le comunicazioni per telefono
cellulare non sono state possibili. È per questo che non siamo
riusciti a metterci in contatto
con gli altri missionari né con il
resto del mondo. Abbiamo fatto
in modo che la missione ricevesse l’elettricità dal generatore
LA SOLIDARIETà
L’Indonesia chiede un aiuto
p. FERNANDO ABIS, sx
Almeno dieci scuole cattoliche hanno subito forti danni e
non potranno più essere utilizzate. Sono crollati il presbiterio della cattedrale e la casa per i ritiri spirituali; la sede vescovile è gravemente danneggiata. Anche l’ospedale cattolico “Yos Sudarso” ha bisogno di sostanziali interventi per essere messo in sicurezza e per ricostruire le parti inagibili.
La casa dei saveriani ha molte crepe, soprattutto al piano
terra; il pavimento della cappella si è affossato;l’edificio della biblioteca è danneggiato e i serbatoi dell’acqua sono crollati. La nostra chiesa parrocchiale ha retto, ma il campanile
dovrà essere abbattuto, perché le colonne sono lesionate.
Insomma, gli interventi sulle strutture sanitarie, scolastiche
ed ecclesiali sono tanti e onerosi; da una prima sommaria verifica, si pensa a un intervento minimo di almeno 160 milioni
di euro. Altrettanto grandi sono le risorse necessarie per soccorrere le persone e le famiglie in difficoltà, affinché possano recuperare la salute, una casa e un futuro dignitoso.
È soprattutto alle persone che vogliamo pensare, e alle
persone più bisognose e povere. Per questo desideriamo
proporre alla solidarietà degli amici di “Missionari Saveriani” alcune proposte concrete.
1. Assistenza sanitaria ai superstiti feriti.
Nel nostro ospedale, in mezzo a tante difficoltà, continuiamo a curare migliaia di vittime, senza badare al conto, ma
si è creato “un buco amministrativo” da rischiare il fallimento. Per il ricovero e l’assistenza sanitaria occorrono 500 euro
a persona; per il ricovero con intervento chirurgico la spesa
sale a 3.000 euro a persona.
2. Sussidio alle famiglie indigenti.
Alle famiglie povere che hanno perso tutto a causa del
terremoto, perché possano provvedere al cibo e all’istruzione dei figli, vorremmo dare un sussidio di almeno 100 euro
mensili per i prossimi 6 - 12 mesi.
3. Costruzione delle abitazioni famigliari.
Per riparare le abitazioni danneggiate e per dare una casa
alle famiglie che l’hanno persa, e che non avranno un sussidio dallo Stato, per l’acquisto dei materiali necessari prevediamo una spesa di 1.500 euro per famiglia.
L’emergenza è grave e durerà a lungo. La chiesa indonesiana si è già mobilitata per chiedere alle comunità cristiane
il massimo della solidarietà a livello locale e nazionale. Ma
la solidarietà internazionale sarà indispensabile per rimediare ai danni il più presto possibile. Perciò ringraziamo tutti gli
amici che verranno in soccorso, aprendo il cuore alle necessità dei fratelli indonesiani.
Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta al C/c.p.
00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
oppure bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, Via Farini 71 - 43100 Parma
IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Si prega di specificare
“Emergenza Indonesia” sul C/c.p. Grazie.
p. FRANCO QUALIZZA, sx
dell’ospedale adiacente. Anche
per l’acqua siamo fortunati,
perché abbiamo un pozzo a cui
può attingere anche la gente del
vicinato.
La cosa più pietosa è vedere
i feriti che arrivano in continuità all’ospedale, adiacente alla
chiesa. Sono tutti accomodati
in tende... Tanti volontari sono
arrivati da varie parti e l’aiuto ai
più bisognosi è stato organizzato. Anche nella nostra missione
abbiamo creato un centro per
accogliere i sopravvissuti, per
provvedere al primo soccorso,
per raccogliere e dare le informazioni dalla periferia e dai
villaggi. Io cerco di prestare attenzione a ciò che sta succedendo attorno e di aiutare in tutto
quello che posso.
Domenica 4 ottobre era programmata la festa di S. Francesco, patrono della nostra parrocchia. Avrebbe dovuto essere una
giornata di fraternità e di gioia
per tutti, con la visita pastorale
del vescovo. Il vescovo è venuto, ma l’atmosfera è stata di lutto per le vittime, e per gli altri
di consolazione vicendevole per
non essere annoverati tra di esse... Restiamo sempre uniti nella
preghiera e nella solidarietà. ■
PADRE CARMINATI
DI FRONTE AL VERBO
Padre Giuseppe Carminati
ha insegnato Sacra Scrittura a
molti studenti saveriani, nei 16
anni trascorsi a Parma, dal 1961
al 1977. Arrivava in aula con un
pacco di volumi, per incoraggiarci a leggere e approfondire
quella Parola scritta, per farla
diventare Parola viva in noi
missionari, annunciatori del
vangelo. Ora sta contemplando
il Divin Verbo, faccia a faccia.
Padre Giuseppe è morto nel
sonno, all’alba del 5 ottobre,
nella casa madre dei saveriani
a Parma, dove era in cura dal
maggio del 2003. Aveva compiuto 77 anni. Bergamasco di
Torre Boldone, era entrato a 12
anni nella scuola apostolica di
Grumone. È diventato saveriano a 19 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1958. Dal 1977
al 2003 è stato missionario in In-
Stiamo facendo tutto il possibile
p. FERNANDO ABIS, sx
T
utti noi saveriani siamo
scampati al pericolo e ci
sentiamo chiamati a capire la situazione e ad aiutare dove è necessario, sia nell’emergenza immediata sia nella ricostruzione.
Padre Aldo La Ruffa è uscito indenne da una casa di cristiani, che è crollata. Ha consegnato ai genitori il bambino
che aveva protetto, ed è subito corso all’ospedale cattolico
“Yos Sudarso”, di cui è direttore. I danni alle strutture sono ingenti, ma i malati sono tutti salvi. Sono stati sistemati sui marciapiedi, mentre decine di feriti continuavano ad arrivare: alcuni sono giunti già morti; altri
sono deceduti dopo il ricovero.
Anche p. Aldo è “sfollato”, ma
con i suoi 81 anni sulle spalle, è
attivo tutto il giorno nel via-vai
dell’ospedale cattolico. Cerca di
provvedere a tutte le necessità,
compreso il posizionamento di
tende per la cura dei pazienti e
delle vittime.
Padre Franco Qualizza, aiutato
dal giovane studente indonesiano Denis, nella parrocchia San
Francesco ha messo su un centro per il pernottamento e per gli
aiuti, con una cucina per i casi
di emergenza. Insieme agli aiuti, sono arrivati molti volontari
(medici, infermieri e altre persone), e p. Franco è occupato nel
coordinare i giovani, gli adulti e
le donne delle associazioni cattoliche. Quando il vescovo è tornato in città due giorni dopo il
sisma, il centro di p. Franco era
già in funzione per aiutare tutte
le persone bisognose.
Dobbiamo essere pronti a tutte le situazioni di emergenza che
si presentano. Ma la nostra attenzione si concentra anche sulla ricostruzione e su tutto ciò che
occorre per ripristinare una certa normalità. È necessario raccogliere forze ed idee per aiutare i
poveri e le vittime del sisma, che
hanno perso le loro case, dare sostegno alle persone bisognose. La
fase della ricostruzione sarà dav■
vero lunga.
donesia, proprio nella zona colpita dal terremoto del 30 settembre 2009. Ora starà intercedendo per quella popolazione
che egli ha amato e servito. ■
PADRE ABBIATI,
MISSIONARIO EQUO
“Il missionario del commercio equo”, così è stata titolata
dalla “Misna” la sconvolgente
notizia della morte di p. Giovanni Abbiati, saveriano di
Chiuro (Sondrio). La notizia ci
è giunta dal Bangladesh, dove
egli ha vissuto e lavorato quasi
ininterrottamente per 34 anni,
dal 1975. Stava viaggiando da
Khulna verso Dhaka, insieme
alla collaboratrice bengalese
Giacinta, quando lo scontro
con un camion ne ha causato
la morte, verso le 11 del 5 ottobre. Padre Giovanni, 61 anni compiuti, era saveriano dal
1966 e sacerdote dal 1973.
Partito per il Bangladesh, aveva svolto attività pastorale in varie missioni, ma la sua attenzione si era rivolta soprattutto verso la riabilitazione delle donne
attraverso il lavoro e la formazione nei gruppi di artigianato
locale. Migliaia di donne hanno
così conquistato dignità umana e autonomia economica, anche grazie ai numerosi gruppi
del “Commercio equo solidale”
in Valtellina e in Italia. Migliaia
di persone sono accorse a dare
l’estremo saluto a questo loro
“amico”, sepolto nel piccolo cimitero al lato della casa saveriana di Khulna, accanto agli altri
confratelli missionari.
■
MANILA: ACQUA ALLA GOLA
A fine settembre il tifone
“Ketsana” ha colpito anche le
Filippine. A Manila sono salvi
tutti i saveriani, che però si sono
trovati con... l’acqua alla gola.
Adriano, un giovane brasiliano appena arrivato a Manila
per studiare teologia, ha preso
un grande spavento. “Era sabato. Fino a lunedì siamo rimasti
bloccati. Solo martedì abbiamo
potuto aiutare a distribuire i
generi alimentari. Un lavoro da
piccole formiche”.
■
2009 NOVEMBRE
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Missionari in Giappone: perché?
Quando è sbagliato farsi... una certa idea
In autunno è stato nostro
“ospite” p. Franco Sottocornola,
l’ultimo nella lista dei festeggiati
per i 50 anni di sacerdozio. Ne
abbiamo approfittato per conoscere qualcosa di più sulla presenza dei saveriani in Giappone.
S
ono un saveriano... bergamasco: sono nato nel
1935 a Bergamo, in Borgo Palazzo; ma poi la mia famiglia si
spostò in Borgo Santa Caterina. Dal 1978 vivo in Giappone,
insieme ad altri saveriani bergamaschi: p. Giuseppe Piatti,
lui pure di Santa Caterina; mio
fratello p. Antonio (che avendo
preso la cittadinanza giapponese
ora si chiama “Azuma Ken”); p.
Piergiorgio Moioli di Nembro
(anche lui cittadino giapponese
con il nome “Moyori Ganryu”);
p. Fedele Ceruti di Bariano; p.
Silvano Da Roit di Presezzo. Dei
trentatre saveriani che lavorano
in Giappone, dunque, sei sono di
Bergamo. Un buon contributo!
Non di solo pane
vive l’uomo…
Nel breve periodo di “vacanza” in Italia, parlando del mio
lavoro missionario con le persone che incontro, sento spesso affiorare in loro alcune domande:
“Cosa fa un missionario in Giappone? Non è un Paese all’avanguardia nell’economia mondiale?...”. Dietro a queste domande
si legge l’idea - non sbagliata ma
neppure precisa - che il missionario va nei Paesi poveri per alleviare la sofferenza, affrontare i
problemi della fame, combattere
la povertà, rimediare a situazioni di ingiustizia sociale… Tutto
ciò è vero: il missionario, continuando la missione di Gesù, è
chiamato a fare anche questo e
spesso deve cominciare da qui
la sua testimonianza per essere
credibile e autentico. Ma, nello
stesso tempo, è un’idea inesat-
p. FRANCO SOTTOCORNOLA, sx
ta, perché il missionario, proprio
come continuatore della missione di Gesù nel mondo, deve fare
qualcosa di più. Infatti “non di
solo pane vive l’uomo, ma di
ogni parola che viene da Dio”
(Mt 4,4).
Un’altra acqua, un altro pane
Vengono subito alla mente
due episodi del vangelo. Il primo è quello della samaritana che
viene al pozzo a cercare acqua:
l’acqua che disseta per un po’ di
tempo finché torna la sete… Lì
trova Gesù che le parla di un’altra acqua: un’acqua “viva” che
diventerà in chi la beve “una sorgente che sgorga per l’eternità”
(Gv 4,10).
L’altro episodio è quello delle
folle che seguono Gesù e addirittura pensano di acclamarlo re,
perché ha moltiplicato il pane e
i pesci e ha sfamato una folla di
cinquemila uomini. Ma Gesù comincia a parlare loro di un altro
La Bibbia nella mia vita / 3
La “lettura profonda” con adulti e giovani
I
n una parrocchia giapponese, con un gruppo di
quindici uomini sono riuscito a
organizzare gli incontri biblici
seguendo il “metodo della lettura profonda”, proposta dal francescano giapponese p. Okumura. Costui era buddhista, ma si
è convertito al cristianesimo ed
è diventato prete. Ha scritto diversi libri molto interessanti. Da
lui ho imparato il metodo per la
lettura della Bibbia che va sotto il nome, appunto, di “lettura
profonda”.
Tutti seduti sui cuscini
In che cosa consiste? Si legge
e si rilegge il testo biblico; in silenzio si ascoltano le risonanze
delle parole; si sottolineano alcune frasi o parole. Poi si riem-
4
pie un foglietto prestampato con
cerchietti, crocette o triangoli.
Alla fine si condivide con gli altri ciò che ha colpito ogni partecipante, ciò che suscita domande
e lascia perplessi.
Ricordo con nostalgia un
gruppo di uomini cristiani maturi che con me, giovane missionario, con grande serietà scrutavano attentamente la pagina della
Bibbia proposta e, seduti sui cuscini, con poche parole gravi e
dense, sintetizzavano ciò che la
parola di Dio aveva fatto sentire
nel loro cuore. Facevamo questi
incontri dopo la Messa della domenica. Ciò nonostante, erano
molto sentiti e seguiti.
Un… “Martini” per i giovani
Forse l’esperienza più bel-
Un giovane padre Silvano Da Roit, a sinistra, con p. Franco Sottocornola durante
un momento di preghiera al centro Shinmeizan, in Giappone
Padre Franco Sottocornola, saveriano
bergamasco, dal 1978 missionario
in Giappone; con lui lavorano altri
cinque saveriani bergamaschi
p. SILVANO DA ROIT, sx
la di lettura della Bibbia sono
stati i ritiri fatti con i giovani
ogni due mesi, per una giornata intera. L’esperienza è durata diversi anni. Si preparava il
cuore all’ascolto della parola di
Dio facendo una composizione floreale (ikebana), oppure
scrivendo una poesia (haiku)
o compiendo la cerimonia del
tè. Raggiunto un buon livello
di concentrazione e di silenzio,
proponevo la pagina biblica per
circa un’ora e mezza.
Mi preparavo meticolosamente per far gustare la pagina
in tutti i suoi risvolti. Avendo di
fronte dei giovani - sia cristiani
sia di altra religione - sottolineavo la dimensione psicologica
e quella sociale, per far sentire
loro la chiamata del Signore.
Devo dire che qualcuno di loro
ha ricevuto il battesimo, qualche
altro ha scelto la vita religiosa e
missionaria.
Nella preparazione di questi ritiri per i giovani mi hanno
aiutato molto i libri del cardinal
Martini, che una mia anziana zia
spediva regolarmente dall’Italia.
In una missione nel Giappone
meridionale ho lasciato al mio
successore una piccola biblioteca dei libri del cardinale. Il suo
stile di leggere la Bibbia, molto moderno e attuale, trova un
buon riscontro anche nel cuore
■
dei giapponesi di oggi.
pane, che è lui stesso e che non
sfama solo per un breve momento, ma “dà la vita eterna”, perché
“chi mangia di questo pane vivrà
in eterno!” (Gv 6, 26-35). È per donare questa vita, una
vita da “figli di Dio”, che Gesù
è venuto in questo mondo. Ed è
questa vita che egli vuole donare all’umanità intera attraverso i
suoi discepoli, attraverso la chiesa, attraverso i missionari.
Il vero compito
del missionario
Il Giappone ha 128 milioni di
abitanti, ma i cristiani sono solo
un milione. In pochi hanno conosciuto Cristo e hanno trovato
in lui “l’acqua che zampilla per
la vita eterna, il pane che dà la
vita al mondo”. Il Giappone,
quindi, ha bisogno di missionari, di annunciatori della “bella
notizia” che Dio ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio. In
un certo senso, in Giappone il
missionario viene richiamato al
suo compito specifico: portare
“l’acqua viva”, donare “il pane
della vita eterna”.
In Giappone, la missione della chiesa è riportata al suo scopo originario e insostituibile:
essere “sale della terra” e “luce
del mondo” (Mt 5, 13-14) con
la predicazione del vangelo e la
testimonianza profetica. Questa
infatti è la via tracciata da Dio
per la salvezza dell’umanità, la
via che può condurre l’umanità
a diventare, fin d’ora, la “famiglia di Dio” qui in terra, nella
giustizia e nella pace, anticipando quella vita d’amore e di gioia alla quale è chiamata e per la
quale è stata creata.
Ecco perché ci vogliono missionari anche in Giappone, come
nel mondo intero!
■
2 DICEMBRE:
GIORNATA SACERDOTALE
p. LEONARDO RAFFAINI, sx
“Una chiesa diventa adulta quanto più si fa missionaria. La fede è
dono di Dio e deve rimanere dono per gli altri. La fede cresce quanto
più viene donata. È donando che si riceve; è evangelizzando che siamo a nostra volta evangelizzati”.
Anche quest’anno nella casa dei saveriani ad Alzano, il 2 dicembre
si ritroverà un bel gruppo di sacerdoti della diocesi di Bergamo, per riflettere sulla spiritualità missionaria del sacerdote. È la vigilia della festa di san Francesco Saverio, patrono e modello dei missionari. Nell’anno sacerdotale è un’opportunità per approfondire questo aspetto fondamentale della vita del sacerdote.
Il vescovo durante l’ordinazione sacerdotale recita questa preghiera: “Padre onnipotente, dona a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo Spirito di santità; adempiano fedelmente il ministero sacerdotale e con il loro esempio guidino
tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dei vescovi, perché la parola del vangelo, mediante la loro predicazione e con
la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini e raggiunga i confini della terra”.
Proprio così: ogni
sacerdote deve far
sì che il vangelo raggiunga i confini della terra...
Cari lettori, il 2 dicembre aprite un
angolino nelle vostre preghiere per
tutti i sacerdoti, affinché con l’aiuto
dello Spirito Santo
siano ogni giorno
di più annunciatori
del vangelo lungo le
strade del mondo.
Mons. Beschi ordina nuovi
Crocifisso
beato
presbiteridel
nella
diocesi
Conforti,
di venerato
Bergamo nel
2009 NOVEMBRE
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Viaggio nell’Amazzonia brasiliana
Da novembre a gennaio mostra a San Cristo p. FIORENZO RAFFAINI, sx
I
missionari saveriani di
Brescia, grazie a un folto
gruppo di volontari capitanati da
p. Rosario, sono riusciti per l’ottavo anno ad allestire una mostra che offrirà a tutti i visitatori
l’opportunità di un meraviglioso
viaggio nella terra definita “il
polmone del mondo”: l’Amazzonia.
La prima mostra sui kayapó
Questo percorso ci permetterà
di conoscere meglio una vasta
zona del nostro mondo, fondamentale per l’equilibrio del pianeta, con la sua ricchissima vegetazione e con popolazioni che
hanno conservato tradizioni ancestrali che ci riportano all’origine dell’umanità. Risalendo i
grandi fiumi, vie privilegiate di
comunicazione, i visitatori potranno addentrarsi e conoscere
più a fondo i segreti di questo
paradiso verde.
Nel 2002 San Cristo aveva ospitato già una splendida
mostra “brasiliana” sugli indio
kayapó, grazie allo zelo di p.
Renato Trevisan. Questo antico
popolo ha accolto la presenza
dei saveriani che, con umiltà e
intelligenza, vivono tra loro, si
avvicinano alla loro cultura e li
aiutano a difendersi dalle insidie
di multinazionali spietate, pronte
a uno sfruttamento scellerato del
territorio.
A tu per tu con la foresta
L’Amazzonia occupa un’area
di sette milioni di chilometri
quadrati (oltre 20 volte l’Italia)
e interessa nove Stati del sud
America. Racchiude il 34% delle ri­serve mondiali di foresta,
una risorsa enorme di minerali,
il 30% di tutte le specie di flora e fauna del mondo, il 20%
dell’acqua dolce del pianeta. È
un territorio immenso da sfruttare e valoriz­zare, un polmone
verde, fragile ed estinguibile, da
conservare per il bene dell’in­tera
umanità.
La mostra presenterà vari
aspetti dell’Amazzonia, aiutando i visitatori adulti e i ragazzi
ad abbandonare convinzioni a
volte nebulose, legate a stereotipi turistici, per toccare con mano oggetti, guardare immagini e
sentire storie che parlano di una
realtà vitale, formidabile e arricchente. Sarà l’occasione per ampliare gli orizzonti di conoscenza
e simpatia, per respirare un’aria
di fraterna mondialità. Avremo
modo anche di conoscere il lavoro dei missionari, decisivo nel
far prendere coscienza ai popoli
indigeni della propria dignità.
Operazione “Concordia”
Con la mostra sono previsti
diversi laboratori per gli alunni
della scuola primaria, delle medie inferiori e delle superiori. Per
loro è stato organizzato anche un
concorso chiamato “Concordia
do Parà”, dal nome di una cittadina dell’Amazzonia brasiliana sorta circa vent’anni fa, dove
Con i missionari defunti
Parlando di uno, penso a tutti ancora di vederM ilosembra
quando apriva la por-
ta e il suo sorriso, prima ancora
delle sue parole, davano la bella sensazione di essere accolto.
Era affabile e premuroso padre
Roberto, figlio di Clemente, pescatore della laguna di Marano.
Quando il suo lavoro di animatore vocazionale gli concedeva
un po’ di tempo, faceva un salto al paesello e saliva sulla barca di suo padre - “La Clementina” - e andava a pesca con lui.
In quei momenti tornava quel
ragazzo che doveva essere stato:
serio nel suo lavoro, ma sereno
ed entusiasta.
4
Lo spirito di un ragazzo
L’avevo visto nel febbraio dello scorso anno qui a Brescia, per
un incontro degli economi delle case saveriane. Era un po’...
“stanchetto”, come soleva dire
lui, ma niente di più. A marzo il
Signore l’aveva già portato con
sé, dopo un disperato intervento per estirpargli un grosso male che silenziosamente l’aveva
invaso. Aveva poco più di sessant’anni, ma sembrava un ragazzo.
È spirato con il sorriso sulle
labbra, come se vedesse qualcosa di bello che i presenti non potevano vedere. Questo mi ha raccontato la sorella Gemma che,
in quei difficili giorni, è sempre
stata accanto a lui, fino alla fine. I suoi occhi esprimevano la
sua anima.
Missionario in Burundi, espulso assieme a tantissimi altri, era
tornato poi sullo stesso lago ma
dalla parte del Congo, a Mboko,
dove con altri due saveriani friulani era rimasto per qualche anno. Da lì poteva vedere il Burundi, il lago e i pescatori. Qualche
volta andava anche a pescare.
Il pescatore d’anime
Padre Roberto era un vero pescatore di anime: paziente e attento ascoltatore, partecipava alla sofferenza di chi lo avvicina-
Il sorriso “speciale” di p. Roberto Dal Forno,
nella missione in Congo RD
La canoa degli indio “Ticunas”, uno dei pezzi “da novanta” esposti alla mostra
sull’Amazzonia, allestita dai saveriani di Brescia a San Cristo
si era creata una concordia tra i
cercatori di legnami pregiati e
le popolazioni indigene. Nello
stemma della città ci sono due
mani che si stringono; ma oggi i
conflitti sono estesi un po’ ovunque. Il concorso invita le classi
a presentare un progetto per un
nuovo stemma della concordia
per l’Amazzonia di domani.
Ci sarà anche una petizione
popolare a favore della foresta
amazzonica da inviare al presidente brasiliano Lula. Infine,
con i proventi della mostra, la
vendita dei prodotti del mercato
equo-solidale e le offerte spontanee si potranno aiutare i saveriani che lavorano a Redenção,
per il progetto di conoscenza e
rispetto della cultura indigena.
Inaugurazione e orari
La mostra è stata inaugurata venerdì 6 novembre in due
momenti. Alle 15.30 nell’aula
magna dell’università Cattolica
di Brescia (sede “Buon Pastore”) s’è tenuto un seminario dal
titolo: “Amazzonia, tramonto
e alba della vita lungo il gran­
de fiume”. Hanno parlato Anna
Casella Paltrinieri, Mario Menin
e Azzurra Carpo. Alle 18, poi,
nella “sala delle colonne” a San
Cristo, sono stati tolti i veli alla
mostra, con i discorsi di rito e un
ricco buffet.
Gli eventi culturali sono descritti nel riquadro. La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2010 con questi orari: feriali
9-12, 14.30-17; festivi 14-18. ■
3 dicembre: i sacerdoti a San Cristo
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
va. Era un gran lavoratore, ma di
quelli che faticano e neanche te
ne accorgi, tanto sono discreti.
I bambini e gli adulti, tutti erano incantati e gli volevano bene.
Dal suo modo di vivere traspariva l’amore per il Signore e la
sua volontà, che cercava instancabilmente.
La sua vita di missione non è
stata facile: la salute non sempre
l’ha sostenuto; ha visto gli orrori della guerra; ha dovuto abbandonare assieme a tanta gente la
missione di Bunyakiri e vagare per diversi giorni nella foresta affrontando situazioni molto
rischiose... Quando l’ho rivisto
a Roma, dopo quell’avventura,
era provato ma non aveva perso
il sorriso, la fiducia e l’entusiasmo per ricominciare.
Un esempio per tutti
Ho desiderato ricordare p. Roberto nel mese dei defunti, perché
la sua vita incarna bene lo spirito
di tutti quei missionari saveriani
che hanno dato la vita per il Signore e che ci hanno preceduto
nel regno dei cieli. Noi ora preghiamo per loro, ma sono certo
che sono loro a pregare per noi,
perché le loro orecchie hanno già
sentito la voce soave del Cristo
che dice: “Vieni, servo buono e
fedele, nella gloria del Padre mio
■
preparata per te!”.
Nella festa di san Francesco Saverio, giovedì 3 dicembre, i sacerdoti della diocesi di Brescia sono invitati per una giornata di
spiritualità missionaria, presso i saveriani a San Cristo.
Sono gradite le adesioni allo 030 3753474 o cell. 333 8599321
(padre Romano).
EVENTI CULTURALI DA... GUSTARE
Nel contesto della mostra sull’Amazzonia, i missionari saveriani di
Brescia organizzano una serie di eventi culturali, tutti interessanti,
tutti da… gustare.
Venerdì 27 novembre alle 20.30 - Concerto “Ascoltando la musica
dell’acqua”: con “Congado” e “Capo­eira Senzala”.
Venerdì 11 dicembre alle 20.30 - Conferenza “Amazzonia, ultima
chiamata: cambi cli­matici e stili di vita”: con l’antropologa Azzurra
Carpo.
Venerdì 8 gennaio alle 20.30 - Proiezione del film “La punta della
lancia”, regia di Jim Hanon. Una strug­gente storia accaduta nel cuore
della foresta amazzonica: cinque missionari scoprono una tribù tagliata fuori dalla “civiltà”. L’approccio si ri­vela disastroso; solo dopo molto
tempo...; paesaggi da sogno si alternano a scene di azione magistralmente dirette. L’ingresso è gratuito.
Venerdì 22 gennaio alle 20.30 - Reportage dall’Amazzonia “Molti
popoli, una sola fa­miglia”.
Sabato 6 febbraio alle 19.30 - Serata conviviale alla scoperta di cibi
e sapori brasiliani; il costo è di
€ 18 a persona.
È richiesta la prenotazione,
entro e non oltre il 16 gennaio, al 349 3624217; e-mail:
[email protected]
Nota Bene: Tutti possono
accedere al parcheggio interno di San Cristo entrando nella ZTL da Piazza Brusato per
Via dei Musei, oppure per Via
Crocifisso del
Conforti, veCattaneo
e beato
Via Gambara.
nerato nel santuario dei missionari
2009 NOVEMBRE
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
L’album delle fotografie di Dio
Dare ciò che costa di più: la sofferenza
la delegata missioV isitando
naria Maddalena, costretta
in casa da vari acciacchi, ho rivisto l’album con le foto del campeggio sul lago di Gusana con
p. Filiberto Corvini e p. Ernesto
Luviè. Era l’anno 1979. Il discorso è andato poi sulle attività
svolte dalle delegate missionarie
saveriane in quegli anni, ma che
ora, per la salute o per l’età, non
si possono più fare come ai tempi... della giovinezza. Del resto,
il mito dell’eterna giovinezza
non è ancora diventato realtà.
Ma non possiamo fermarci
all’album delle foto, perché resteremmo prigionieri del rimpianto dei bei tempi passati. È
solo l’album della storia della
salvezza che ci fa superare i limiti del nostro esistere nel tempo e ci fa condividere la vita con
Gesù risorto.
Le cose più preziose
Nella vita può arrivare anche
il momento in cui non si può più
uscire di casa o allontanarsi dal
proprio paese, come scrive la signora Elsa di 90 anni: “Ho tanto
desiderio di rivedervi. Quando
penso alle giornate trascorse a
Cagliari con tanta gioia per preparare materiale per le missioni,
mi viene la nostalgia; purtroppo
ora non posso più fare niente. Vi
ricordo tutti i giorni nella pre-
p. DINO MARCONI, sx
ghiera”. Grazie, signora Elsa,
per le preghiere quotidiane, che
ricambiamo.
Madre Teresa diceva: “Voglio
che diate ciò che costa dare, voglio che diate con la volontà di
condividere la sofferenza dei
poveri”. Nell’ultimo periodo
della nostra esistenza abbiamo
l’occasione di dare le cose più
preziose, l’offerta di noi stessi
come ha fatto santa Teresina e
suor Gabriella Sagheddu: il dono delle sofferenze quotidiane.
L’apostolato della preghiera
Dalla Francia, martoriata dalla rivoluzione e purificata dal
sangue dei martiri, sono arrivati
Delegate missionarie e amici dei saveriani in pellegrinaggio a san Leonardo
Ritrovo estivo delle delegate
“La missione della chiesa in Africa”
estivo sulla spiL’ incontro
ritualità missionaria per le
delegate e per gli amici, uomini
e donne aperti alla missione, e
per gli abbonati al nostro mensile “Missionari Saveriani” si è
tenuto nella nostra casa di Macomer dal 25 al 28 agosto 2009.
Ci ha felicemente sorpreso la
presenza delle delegate e degli
amici venuti dal sud dell’isola,
nonostante i disagi del caldo e
del viaggio.
4
Le meditazioni di Melis
e Jeannette
La convivenza estiva delle delegate è stata una bella opportunità di incontro fra gli amici dei
saveriani di tutta la Sardegna,
e di formazione missionaria. I
partecipanti hanno infatti riflettuto sul tema: “La missione della
chiesa in Africa”, anche in vista
dell’Assemblea speciale dei vescovi per l’Africa, che si è tenuta
a Roma in ottobre.
Le meditazioni del campo
missionario sull’annuncio del
vangelo in Africa sono state guidate da p. Tonino Melis, missio-
nario in Camerun e scrittore di
cultura africana. Padre Roberto
ha invitato suor Jeannette a par-
Padre Fernando Abis ha parlato alle
delegate sarde; ripartito per l’Indonesia,
ha dovuto affrontare l’emergenza del terremoto a Padang: “Siamo tutti salvi, grazie
a Dio; organizziamo la mensa per tutti i
bisognosi, tre volte al giorno”. Anche noi
possiamo dare una mano
p. DINO MARCONI, sx
lare della sua vocazione missionaria nata dall’incontro con
i missionari saveriani nel Kivu,
in Congo.
Con noi Abis, Murgia
e Murazzo
Abbiamo avuto la sorpresa
della presenza del superiore dei
saveriani in Indonesia p. Fernando Abis in visita ai famigliari in
Sardegna. Ha parlato della sua
esperienza missionaria all’inizio
del ritiro. Erano presenti anche
il giovane Alberto, che è partito
per il noviziato di Ancona, e fratel Sebastiano Murgia, tornato
dalla missione dopo 54 anni.
Abbiamo concluso il ritiro con
la Messa a San Leonardo, presieduta da p. Giovanni Murazzo,
superiore dei saveriani che lavorano in Brasile: nell’omelia, ci
ha dato la scossa dell’inquietudine per la missione. Nella nostra
preghiera missionaria abbiamo
ricordato in modo particolare le
delegate ammalate, perché il Signore conceda loro la consolazione meritata nel lavoro svolto
per la missione della chiesa. ■
a noi il modello delle delegate
missionarie di Paolina Jaricot e
l’apostolato della preghiera unito alla devozione al Sacro Cuore
di Gesù dei giovani studenti gesuiti, desiderosi di partire per le
missioni. Il Costato trafitto è segno visibile dell’amore di Gesù
che ha donato la sua vita al Padre, fino al sacrificio di se stesso
per la salvezza dell’umanità.
Gesù invita ciascuno di noi a
collaborare all’opera della redenzione con la preghiera e la
sofferenza. Con la sofferenza e
la preghiera noi partecipiamo
alla redenzione di Gesù. L’apostolato della preghiera quotidiana ce lo ricorda: “Cuore divino
di Gesù, io ti offro per mezzo
del Cuore immacolato di Maria,
madre della chiesa, in unione al
sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza
di tutti gli uomini, nella grazia
dello Spirito Santo, a gloria del
divin Padre”.
La missione del sacerdote
L’anno sacerdotale è dedicato
al santo curato d’Ars Giovanni
Vianney. Egli recitava la seguente preghiera per esprimere il suo
amore verso Dio: “Vi amo, mio
Dio, e il mio unico desiderio è
di amarvi fino all’ultimo respiro
della mia vita. Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero
ardentemente morire amandovi, piuttosto che vivere un solo
La signora Lasio Maria
Vincenza, una delle delegate
che ora vivono la missione
offrendo la sofferenza
istante senza amarvi. Vi amo,
Signore, e la sola grazia che vi
chiedo è di amarvi in eterno.
Mio Dio, se la mia lingua non
può ripetere sempre che io vi
amo, desidero che il mio cuore
ve lo ripeta a ogni mio respiro.
Vi amo, o mio divin Salvatore,
perché siete stato crocifisso per
me e perché mi tenete crocifisso
quaggiù per voi. Mio Dio, fatemi la grazia di morire amandovi
e sentendo che io vi amo”.
La missione di ogni sacerdote è
il sacrificio eucaristico e il servizio ecclesiale. Il documento conciliare Presbyterorum ordinis afferma: “Il sacrificio della croce,
per mano dei presbiteri e in nome di tutta la chiesa, viene offerto
nell’Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno
della venuta del Signore”. Ecco,
i santi hanno trasformato la via
della sofferenza in via di salvezza per il mondo, attuando la mis■
sione della chiesa.
A QUARTU S. ELENA E A SAN SPERATE
I missionari saveriani celebrano le sante Messe in suffragio dei defunti, con la pratica degli “Otto dies a sas animas”, nella cappella in
Via Praga 89, a Quartu Sant’Elena, alle ore 18
da domenica 22 a domenica 29 novembre
Per raggiungere la casa dei saveriani a
Quartu Sant’Elena
- da Cagliari: prendere la linea PF dal capolinea piazza Matteotti - stazione treni e
pullman;
- da via D. Deliberi: prendere la linea QS/b;
- da Assemini: prendere la linea 19.
A Quartu, scendere in via San Benedetto alla fermata “Piscine” (50 metri da via
Praga 89).
Martedì 24 novembre a San Sperate - alle ore 16 - p. Dino celebra una santa Messa
per gli amici dei saveriani, presso la chiesa
della Madonna del Perpetuo Soccorso dei
padri redentoristi, in via Chiusa 23. Sarà
l’inizio dell’attività di animazione missionaria nella zona.
Preghiera con
il cuore missionario
Padre Virginio Simoncelli, missionario in Congo per 20 anni, è
il nuovo rettore dei saveriani in
Sardegna: saluta tutti, amici e
collaboratori nella missione
Signore, insegnami la strada e l’attenzione alle piccole cose:
al passo di chi cammina con me, per non allungare troppo il mio;
alla parola ascoltata, perché non sia dono che cade nel vuoto;
agli occhi di chi mi sta vicino, per scoprire che la gioia è dividerla,
per scoprire la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi,
per cercare insieme la nuova gioia.
Signore, insegnami la strada su cui si cammina insieme:
insieme, nella semplicità di essere quello che ciascuno è;
insieme, nella gioia di avere ricevuto tutto da te;
insieme, nel tuo amore.
Signore, insegnami la strada: tu che sei la via e la gioia. Amen.
2009 NOVEMBRE
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Per un vangelo senza confini
Un commento con i saveriani di Cremona
I
l messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2009 ha per titolo, “Le nazioni cammineranno alla sua luce”.
L’impegno missionario - scrive
il Papa - “deve divenire una costante fondamentale della vita
della chiesa”.
L’annuncio del vangelo riguarda ogni cristiano, ma trova
risposte “speciali” nelle vocazioni missionarie. A questa chiamata risponde in modo particolare
un istituto presente nella nostra
diocesi da quasi 80 anni: l’istituto Saveriano. L’anno prossimo, infatti, si celebrerà l’80° anniversario del dono della casa
di Grumone al fondatore Guido
Conforti. Sono sette oggi i missionari che risiedono nella casa di via Bonomelli. Con alcuni
di loro abbiamo riflettuto sul significato della missione nell’età
contemporanea.
Contagiare tutti di speranza
“L’occasione della Giornata missionaria mondiale - commenta padre Dante - aiuta noi
tutti a estendere lo sguardo oltre
le nostre comunità e anche oltre la cristianità. Il Papa, infatti, ci ricorda che tutti i popoli sono chiamati a tornare verso Dio
e rinnova a noi cristiani il compito di contagiare tutte le nazioni
con la nostra speranza”.
È un’autentica sfida che rimette in gioco i valori della tradizione cristiana nel confronto
con uno scenario profondamente mutato dalla globalizzazione.
“È vero - continua padre Dante -
FILIPPO GILARDI
in un tempo in cui tante ideologie portano l’uomo a smarrire il
senso autentico della vita, è necessario che ci sia qualcuno disposto ad andare controcorrente
in nome della verità e della giustizia universale”.
Un impegno per tutti
Come fare? “Noi saveriani
abbiamo uno slogan: «Fare del
mondo una sola famiglia». Questo significa che dobbiamo impegnarci in prima persona per
costruire un mondo più umano:
sia attraverso una distribuzione
più giusta delle risorse materiali,
sia nella scoperta di una dimensione trascendente della vita”.
Dunque è una missione che
apre diversi e nuovi fronti, anche
interni. Quali sono le frontiere,
Viaggio missionario a Makeni
L’accoglienza dei saveriani e della gente
S
iamo stati tre settimane a
Makeni in Sierra Leone,
dove vive da tanti anni p. Vittorio Bongiovanni: Paolo Sarzi
Madini di Cividale Mantovano e
io di Bozzolo. Partiti con un carico di 120 chili (quattro valigie
e due zaini), siano tornati “leggeri”, con appena 10 chili: due valige nelle quali avevamo sistemato le altre due. Molte persone ci
hanno dato tante cose da portare
ai missionari: le ringraziamo. Per
mio fratello è stato come trascorrere qualche giorno a Spineda, a
Cividale, a Bozzolo: i suoi paesi.
All’aeroporto di Freetown ci
attendeva p. Luigi Brioni, che ci
ha condotti alla vicina missione
di Lunghi. Il mattino dopo siamo
partiti per Makeni: 200 chilometri di strada che pareva non finissero più. Un sobbalzare con-
4
tinuo per le enormi buche, che
la pioggia allarga e rende pericolose. Ma la stanchezza è sparita, appena arrivati a destinazione: l’affettuosa accoglienza dei
saveriani ci ha fatto sentire subito in famiglia. Anche i 1.800
ragazzi e giovani che avevano
terminato il Grest e tutti gli altri, pareva si sentissero già nostri amici.
Ci siamo dati da fare...
Paolo e io ci siamo subito dati
da fare, perché là da fare ce n’è
molto. Abbiamo fatto pulizia generale; abbiamo aiutato a costruire tre canali di scolo per convogliare l’acqua piovana, che rovina i campi da gioco della missione: 5 campi da calcio, 2 da pallavolo, uno da pallacanestro, uno
da tennis. In agosto piove tanto,
Makeni, Sierra Leone: (da sinistra) Paolo Sarzi Madini, p. Luigi Brioni, i due fratelli
Giuliano e Vittorio Bongiovanni, p. Luciano Peterlini e... un nugolo di bambini
sierraleonesi, lieti di accogliere gli ospiti
GIULIANO BONGIOVANNI
quasi tutte le notti, e di giorno
l’umidità è altissima. Arrivano
pure temporali pericolosi, perché
il terreno è ferruginoso e attira i
fulmini. Due persone, un bambino e un catechista, sono state folgorate negli ultimi mesi.
Per alcuni giorni abbiamo prestato servizio presso le suore di
madre Teresa. La mia professione di infermiere è stata utile. Ho
medicato tante persone, parecchie delle quali erano già state
da stregoni che avevano complicato le cose. Un ragazzo è arrivato dopo essere stato morso da
un black mamba, un serpente
nero velenosissimo. Ci ha fatto
piacere permettere un po’ di riposo alle sei suore che non hanno mai un attimo di sosta.
È tutto nel nostro cuore
Abbiamo visitato anche gli
ospedali cattolici e musulmani,
un lebbrosario, la scuola dei sordomuti. Ci ha permesso di capire un po’ meglio una realtà che
a noi europei sembra impossibile. Padre Vittorio ci ha condotti a vedere i luoghi della recente guerra civile: la fognatura dove lui si era nascosto e messo in
salvo dai ribelli che lo cercavano; il punto in cui le quattro suore di madre Teresa sono state uccise; la scuola donata da Leopoldo Beduschi, un signore di Spineda ora defunto... Ovunque padre Vittorio lasciava qualcosa
per sfamare i più poveri.
Tutto ciò che abbiamo visto è
entrato profondamente nel nostro
■
cuore.
Nella foto, i saveriani della comunità di via Bonomelli (da sinistra): p. Pilade,
p. Pierluigi (nuovo rettore), p. Dante, p. Franco, p. Carlo, p. Giovanni, p. Sergio
e, nel bel mezzo, p. Sandro.
oggi, per una pastorale missionaria anche sul nostro territorio
e nelle nostre comunità? “È necessario - risponde padre Sandro
- ritrovare la passione per l’impegno missionario. Anche nelle nostre parrocchie va riportata alla luce la priorità della missione”. E padre Pierluigi precisa:
“È la chiesa diocesana che deve
alimentare questa sensibilità”.
Cambiamo mentalità
Da Cremona e dintorni sono 66 i missionari saveriani che
hanno risposto alla chiamata di
farsi “prossimi” delle popolazioni più sofferenti. Qual è il futuro
dell’istituto saveriano? “In Italia,
purtroppo, le vocazioni missionarie sono in netto calo. Tuttavia
c’è una crescita sorprendente di
giovani che rispondono alla vocazione missionaria nelle chiese giovani, nei paesi in cui per
decenni i missionari hanno testimoniato: dall’Africa all’America latina e ai paesi asiatici, dove
lavorano i saveriani”.
Nel suo messaggio Benedetto XVI invita le chiese antiche
e giovani a camminare insieme.
“Serve un cambiamento di mentalità - osserva padre Dante: non
basta fare qualcosa per gli altri;
occorre essere con gli altri. An-
che nei Paesi emergenti, infatti,
ci sono grandi energie positive.
Basti pensare che in Italia oggi
ci sono oltre mille sacerdoti stranieri, dediti alla pastorale parrocchiale, che provengono dalle
chiese giovani”.
C’è ancora molto da fare
Altro che paura dello straniero! “La chiesa deve sempre avere un senso di accoglienza e di
apertura soprattutto verso chi vive situazioni di difficoltà e disagio. Il problema dell’immigrazione va affrontato con serietà: qui in Italia, ma anche continuando a lottare nei Paesi d’origine di questa gente, affinché
dovunque le condizioni di vita
possano essere accettabili”.
Dunque la missione cristiana
non è esaurita? “C’è ancora molto da fare - conferma padre Dante: sia in nuove regioni del mondo, sia nelle zone in cui la missione ha già dato i suoi frutti, per
alimentare un senso rinnovato di
universalità”. E padre Sandro aggiunge: “Nel mondo i poveri aumentano continuamente. In Africa oggi sono in atto ben 17 guerre civili. È necessario tornare a
seminare nelle nostre comunità,
con convinzione, perché la mis■
sione non finirà mai”.
nuovo REttore dei saveriani
Domenica 27 settembre, la casa saveriana in via Bonomelli 81 era affollata. I famigliari dei saveriani cremonesi sono arrivati
puntuali per trascorrere una giornata insieme. Tutti volti conosciuti, desiderosi e felici di incontrarsi, di ascoltare e raccontare le
novità degli ultimi tempi. È stato come il ricomporsi di una grande famiglia allargata,
riunita dallo stesso amore per le missioni.
Al centro, i vari missionari cremonesi sparsi
in varie nazioni del mondo, tutti “parenti”
di questa grande famiglia.
Padre Dante Volpini ha preso l’occasione
per annunciare che si assenterà da Cremona per qualche tempo, per stare accanto
alla mamma ultranovantenne e assisterla.
Ha quindi presentato il nuovo rettore della comunità saveriana: è p. Pierluigi Felotti, Il nuovo rettore dei saveriani a
missionario in Bangladesh e poi rettore in
Cremona, p. Pierluigi Felotti
varie comunità saveriane - al nord, al sud e
nelle isole - e dal 1° di ottobre 2009, appunto, rettore a Cremona.
Ringraziamo padre Dante per questi anni passati tra noi, augurando giorni sereni con l’anziana mamma, e diamo il benvenuto a p. Pierluigi,
augurando
un servizio
intenso
e felice
animazione
missionaCrocifisso
del beato Conforti,
venerato
nel santuario
dei di
missionari
saveriani
a Parma;
fin da
il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!”
ria
nelbambino,
Cremonese.
2009 NOVEMBRE
DESIO
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Grazie ai benefattori della missione
C’è bisogno di donazioni e di vocazioni
L
a festa dei benefattori è un
“grazie” nel quale vorremmo abbracciare tantissimi amici e
amiche. È un “grazie” che vuole
ricordare innumerevoli avvenimenti, piccoli e grandi, noti e sconosciuti, di solidarietà e carità, di
sacrificio e impegno: solo la provvidenza del Signore può narrare e
misurare tutto questo amore!
Un progetto “ardito”
Siete uomini e donne che desiderate partecipare all’ardito progetto missionario del beato Conforti: “fare del mondo una sola
famiglia”. Siete capaci di donare
non una semplice offerta in denaro, ma qualcosa della vostra vita:
amicizia, tempo, capacità professionali, aiuti concreti…
Alcuni dei tanti benefattori delle nostre missioni, radunati nella casa saveriana di
Desio, mentre ascoltano il saluto dei missionari
p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx
Siamo pienamente coscienti
che la solidarietà e l’attenzione
verso i missionari non sono per
noi stessi, ma per i poveri della
terra; sono il segno di ciò che
avete nel profondo del cuore e
che state coltivando ogni giorno
con uno stile di vita coerente.
Perciò tutti i vostri gesti sono come raggi di luce che illuminano
la vita di altri uomini e donne del
nostro tempo, vicini e lontani;
sono anche uno stimolo per noi
missionari a vivere con fedeltà il
nostro carisma missionario.
Anche attraverso di voi il dinamismo della missione e la gioia del vangelo si stanno diffondendo nella chiesa e nell’umanità intera, rafforzando le radici
profonde che rinverdiscono le
chiese di antica cristianità e ne
generano di nuove.
Collaboriamo per la missione
Le missioni hanno tuttora biso-
In Giappone, con tante “grazie”
Ma un pezzo di cuore rimane qui tra voi
T
empo fa nel mio diario
avevo scritto: “La gratitudine segna i miei giorni, anche
se a volte il tempo, le distanze e
gli avvenimenti mi separano da
chi la mia storia l’ha marcata nel
bene e nel male. Le nuove amicizie sono sempre ben accolte,
e se l’ancora sarà da levarsi per
partire, non sarò mai solo”. Queste parole ridiventano vere oggi,
nel momento in cui saluto e levo
l’ancora per raggiungere di nuovo il Giappone.
4
che mi ha portato a un incontro
sempre più vivo con Gesù. È lui
che vado a portare in quella terra
che abbonda di beni, ma ancora
deve cogliere il valore di una vita trasformata dall’incontro con
Cristo.
Grazie per i doni ricevuti
Dunque, grazie a tutti voi amici che avete accompagnato la
mia continua crescita spirituale
e umana, durante questi anni trascorsi con voi nella chiesa Ambrosiana. Grazie ai giovani che
hanno mantenuto la mia mente
ancora fresca ed entusiasta. Le
loro provocazioni ed esempi
non sono andati a vuoto. Grazie
p. CLAUDIO CODENOTTI, sx
all’esempio di fede e laboriosità
di tanti amici di tutte le età e di
tutte le associazioni impegnate
“missionariamente” sul territorio, che ci avete aiutato nel lavoro quotidiano e fedele della
testimonianza cristiana.
Grazie alla comunità dei saveriani di Desio che si sono avvicendati in questi anni: alcuni mi
hanno preceduto nella partenza
(anche verso il cielo, come p.
Pierino); altri sono arrivati da
poco, e continuano il lavoro che
da sempre ci distingue nel territorio di Desio.
Per portare Gesù...
I sentimenti sono sempre
quelli di gratitudine per quanto
Arrivederci!
ho ricevuto sin dai primi istanti
Ci rivedremo, magari fra tre
della vita, e ho
anni, quando tornecontinuato a rirò per le vacanze.
cevere anche neUn pezzo di cuore
gli anni trascorsi
rimane qui tra voi,
in Brianza.
e il resto parte pieSono conno di bei ricordi, di
vinto che ogni
volti ed eventi che
missionario rehanno marcato per
stituisce quanto
sempre la mia viha ricevuto e
ta missionaria. Mi
coltivato in ogni
raccomando alla
momento della
vostra preghiera,
sua vita. Il priperché il Signomo fra i doni è
re tenga sempre
stato quello della sua mano benela vita da “figlio
dicente sulla mia
di Dio”: il dono
testa e sul mio ladella fede che
voro missionario.
la chiesa mi ha
Ricambierò certaÈ proprio lui, padre Claudio Codenotti in blu, che riparte per il Giappone:
donato tramite i
mente
nell’Eucarilo ringraziamo per essere stato con noi e lo accompagniamo
miei genitori e
■
stia.
con la preghiera e l’affetto
gno di offerte e di vocazioni. Noi
missionari sentiamo un’istintiva
timidezza e quasi disagio nel
parlare di offerte per le missioni,
soprattutto in un momento di crisi economica come quello attuale. Purtroppo, il tendere la mano
continua ad essere necessario per
aiutare i poveri del mondo. E vi
ringraziamo per la vostra generosità e comprensione.
Ma il “grazie” più grande è per
il vostro contributo di preghiera e
di animazione missionaria. Il Signore Gesù continua a chiamare
i giovani alla vocazione missionaria, per rispondere alle nuove
sfide di un mondo globalizzato.
I giovani non servono per “riempire i buchi” o per “mantenere i
posti”. Non è la sopravvivenza
che ci preoccupa. Ciò che conta
è che le nostre comunità siano
vive, semi di un futuro dove voi
laici e noi religiosi possiamo essere quel “sale” che dà sapore di
universalità alla nostra Italia, tentata di chiudersi in se stessa. Le
nostre comunità possano essere
quella “lucerna posta sul mondo”, capace di richiamare donne
e uomini generosi che sentano
l’urgenza della missione.
Venite a trovarci! Abbiamo
tante proposte per coinvolgervi
in questa meravigliosa avventura: essere missionari, partendo o
restando nel proprio ambiente.
Per tutto il vostro impegno noi
missionari non possiamo ricompensarvi; ma Cristo, sì: “Date e
vi sarà dato, con una misura traboccante” (Lc. 6, 38).
Nuovo anno, nuova vita! Questo potrebbe essere lo slogan di
quest’anno nella comunità di Desio. Dopo le partenze e i nuovi arrivi, vi presentiamo, in sintesi, i
gruppi e le attività che siamo disposti a realizzare con voi durante
questo nuovo anno pastorale. ■
APPUNTAMENTI DEL MESE
Vi segnaliamo alcuni appuntamenti importanti durante questo mese: vogliamo viverli insieme.
5 novembre, giovedI
Festa del beato Guido Conforti,
fondatore dei saveriani e vescovo di Parma: invitiamo a pregare per tutta la Congregazione e per le vocazioni saveriane.
15 novembre, domenica Festa dei Benefattori dei saveriani e delle
missioni: invitiamo a ringraziare Dio per la
sua amorosa Provvidenza.
3 dicembre, giovedì
Festa di san Francesco Saverio,
patrono dei missionari: invitiamo a pregare per l’evangelizzazione dei popoli
dell’Asia.
“Martedì dell’Avvento missionario”
Durante l’Avvento, come
tradizione da qualche anno,
abbiamo organizzato la sera i
“Martedì d’Avvento”: momenti di riflessione biblica su personaggi importanti dell’attesa
del Signore. Per l’occasione invitiamo anche persone che ci
aiuteranno con le loro riflessioni, tra cui anche p. Marcello, direttore del nostro mensile “Missionari Saveriani”.
Intenzioni per la santa Messa
Ricordiamo inoltre che i saveriani sono disposti a celebrare la santa Messa per i vostri defunti. Le intenzioni per sante Messe possono
essere inviate anche ai saveriani, che le celebreranno nelle loro comunità di missione: anche questo è un segno di comunione ecclesiaCrocifisso
del beato
Conforti,geografici
venerato nel e
santuario
missionarinella
saveriani
a Parma;
le,
che supera
i confini
uniscedei
i cristiani
fede
e nelfinpreghiera.
da bambino, il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!”
la
2009 NOVEMBRE
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185
E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336
Festa dei famigliari a Udine
Una volta al mese molti si trovano a pregare
4 ottobre, festa di
D omenica
san Francesco d’Assisi: c’è
aria gioiosa nella casa saveriana
in via Monte san Michele. È la
giornata dei genitori e dei famigliari dei missionari friulani. La
prima persona che si presenta
sulla porta è la signora Agostina,
mamma di p. Giuseppe Matteucig, rettore a Holliston, negli Stati
Uniti. Dopo di lei arrivano Licia e
Dino, genitori di p. Edi Foschiatto, missionario a Taiwan.
Poi sopraggiunge Rosa, la
mamma di p. Claudio Marano,
direttore del grande centro giovanile Kamenge in Burundi.
Fanno capolino, quasi in punta
di piedi, Amalia e Amedeo, genitori di p. Marco Marangone che
vive in Colombia. In carrozzella
arriva la signora Maria, mamma
del compianto p. Roberto, accompagnata dalla figlia Gemma.
E poi, via via, tutti gli altri.
Saluti sentiti, un bel ritrovarsi
tra persone che si conoscono da
anni, e che da anni si tengono in
contatto scambiandosi notizie
e ritrovandosi a pregare. Certo, non è un segreto: una volta
al mese, di solito la seconda
domenica alle 15, si trovano in
via Monte san Michele per un
rosario e una santa Messa per le
vocazioni, per i missionari vivi e
defunti e i loro famigliari.
Nuove sfide per i missionari
Dopo i saluti e un caffè, ci si
raduna nel salone del teatro. Qui
padre Carmelo fa gli onori di casa e presenta p. Ulisse Zanoletti,
vice superiore dei saveriani in
Italia, venuto espressamente da
Parma portando l’affettuoso saluto del superiore p. Carlo Pozzobon, che è stato anche rettore
della comunità di Udine.
Padre Ulisse intrattiene i presenti sulla situazione della nostra
famiglia saveriana. Parla in par-
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
ticolare della teologia di Parma,
di cui è rettore: “la comunità teologica di Parma è davvero diventata multietnica!”. Si sofferma
poi sulle prospettive di lavoro e
sulle nuove sfide che attendono
i missionari. “In questo mondo
in continua evoluzione, portare
Gesù alle donne e agli uomini di
oggi, attanagliati da mille difficoltà e drammi, non è impresa
facile”.
Il lavoro del missionario passa
attraverso nuove strade che toccano nervi scoperti del vivere
umano. Ad esempio la giustizia,
che abbraccia un uso equilibrato e intelligente della natura; la
pace e la convivenza tra le religioni, in un sincero cammino di
ricerca della verità, nel rispetto
degli itinerari religiosi e culturali
di tutti. “Cristo è la luce nuova
che illumina gli sforzi di tutte le
persone di buona volontà”, conclude p. Ulisse.
Con i missionari defunti
Parlando di uno, penso a tutti
ancora di vederM ilosembra
quando apriva la por-
ta e il suo sorriso, prima ancora
delle sue parole, davano la bella sensazione di essere accolto.
Era affabile e premuroso padre
Roberto, figlio di Clemente, pescatore della laguna di Marano.
Quando il suo lavoro di animatore vocazionale gli concedeva
un po’ di tempo, faceva un salto al paesello e saliva sulla barca di suo padre - “La Clementina” - e andava a pesca con lui.
In quei momenti tornava quel
ragazzo che doveva essere stato:
serio nel suo lavoro, ma sereno
ed entusiasta.
4
Lo spirito di un ragazzo
L’avevo visto nel febbraio dello
scorso anno qui a Brescia, per un
incontro degli economi delle case saveriane. Era un po’... “stanchetto”, come soleva dire lui, ma
niente di più. A marzo il Signore
l’aveva già portato con sé, dopo
un disperato intervento per estirpargli un grosso male che silenziosamente l’aveva invaso. Aveva poco più di sessant’anni, ma
sembrava un ragazzo.
È spirato con il sorriso sulle
labbra, come se vedesse qualcosa di bello che i presenti non potevano vedere. Questo mi ha raccontato la sorella Gemma che,
in quei difficili giorni, è sempre
stata accanto a lui, fino alla fi-
ne. I suoi occhi esprimevano la
sua anima.
Missionario in Burundi, espulso assieme a tantissimi altri, era
tornato poi sullo stesso lago ma
dalla parte del Congo, a Mboko,
dove con altri due saveriani friulani era rimasto per qualche anno. Da lì poteva vedere il Burundi, il lago e i pescatori. Qualche
volta andava anche a pescare.
Il pescatore d’anime
Padre Roberto era un vero pescatore di anime: paziente e attento ascoltatore, partecipava al-
Il sorriso di p. Roberto Dal Forno è sempre stato lo specchio di un’anima d’eterno ragazzo
Saveriani della comunità di Udine celebrano l’Eucaristia con i famigliari dei missionari friulani; presiede p. Ulisse Zanoletti, rettore della Teologia di Parma
Ricordando i nostri defunti
Mattiussi p. Lorenzo offre un
video sulla missione, ben curato
e interessante. Presentando i valori proposti dal fondatore beato
Conforti, egli illustra il senso
dell’attività missionaria, soprattutto nei luoghi dove lavorano i
saveriani friulani.
La celebrazione dell’Eucaristia conclude la prima parte della giornata. Padre Ulisse, ancora
una volta, aiuta l’assemblea a
cogliere il profondo messaggio
delle letture bibliche incentrate sulla famiglia. “L’amore che
deve alimentare la vita familiare
deve attingere dal Signore la sua
vitalità per poter realizzare il pro-
getto di Dio nella vita di ciascuno di noi”. Toccante il momento
nel quale p. Carmelo ha ricordato
i missionari friulani che sono già
tra le braccia del Signore. Assieme a loro sono stati ricordati anche i famigliari che sono venuti a
mancare quest’anno.
Il pranzo è un momento di vera convivialità e gioia. A servire
ci sono i nipoti di p. Dal Forno,
e anche le torte di mamma Gemma, assieme a molto altro e a tanto piacere di stare insieme. Dopo
il caffè… corretto, un sentito saluto con la promessa di ritrovarsi
ancora, per chi può, una volta al
mese per la preghiera e, per tutti,
fra un anno.
■
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
la sofferenza di chi lo avvicinava. Era un gran lavoratore, ma di
quelli che faticano e neanche te
ne accorgi, tanto sono discreti.
I bambini e gli adulti, tutti erano incantati e gli volevano bene.
Dal suo modo di vivere traspariva l’amore per il Signore e la
sua volontà, che cercava instancabilmente.
La sua vita di missione non è
stata facile: la salute non sempre
l’ha sostenuto; ha visto gli orrori della guerra; ha dovuto abbandonare assieme a tanta gente la
missione di Bunyakiri e vagare per diversi giorni nella foresta affrontando situazioni molto
rischiose... Quando l’ho rivisto
a Roma, dopo quell’avventura,
era provato ma non aveva perso
il sorriso, la fiducia e l’entusiasmo per ricominciare.
Un esempio per tutti
Ho desiderato ricordare p. Roberto nel mese dei defunti, perché
la sua vita incarna bene lo spirito
di tutti quei missionari saveriani
che hanno dato la vita per il Signore e che ci hanno preceduto
nel regno dei cieli. Noi ora preghiamo per loro, ma sono certo
che sono loro a pregare per noi,
perché le loro orecchie hanno già
sentito la voce soave del Cristo
che dice: “Vieni, servo buono e
fedele, nella gloria del Padre mio
■
preparata per te!”.
Mamma Maria Dal Forno con la figlia Gemma, alla festa dei famigliari
nella casa saveriana di Udine
PRESENTE E FUTURO DELLA MISSIONE
Quattro istantanee tra le tante, scattate da p. Fiorenzo Raffaini alla
festa dei famigliari dei saveriani friulani, domenica 4 ottobre 2009.
La mamma:
nel cuore la speranza
e l’amore universale
Il nonno: nel sorriso
la fiducia nel
futuro per tutti
Il papà: nel volto la sicurezza per i nuovi arrivati
I bambini: imparano
presto a darsi la mano
2009 NOVEMBRE
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
L’album delle fotografie di Dio
Dare ciò che costa di più: la sofferenza
la delegata missioV isitando
naria Maddalena, costretta
in casa da vari acciacchi, ho rivisto l’album con le foto del campeggio sul lago di Gusana con
p. Filiberto Corvini e p. Ernesto
Luviè. Era l’anno 1979. Il discorso è andato poi sulle attività
svolte dalle delegate missionarie
saveriane in quegli anni, ma che
ora, per la salute o per l’età, non
si possono più fare come ai tempi... della giovinezza. Del resto,
il mito dell’eterna giovinezza
non è ancora diventato realtà.
Ma non possiamo fermarci
all’album delle foto, perché resteremmo prigionieri del rimpianto
dei bei tempi passati. È solo l’album della storia della salvezza
che ci fa superare i limiti del nostro esistere nel tempo e ci fa condividere la vita con Gesù risorto.
Le cose più preziose
Nella vita può arrivare anche
il momento in cui non si può più
uscire di casa o allontanarsi dal
proprio paese, come scrive la signora Elsa di 90 anni: “Ho tanto
desiderio di rivedervi. Quando
penso alle giornate trascorse a
Cagliari con tanta gioia per preparare materiale per le missioni,
mi viene la nostalgia; purtroppo
ora non posso più fare niente. Vi
ricordo tutti i giorni nella preghiera”. Grazie, signora Elsa,
per le preghiere quotidiane, che
ricambiamo.
Madre Teresa diceva: “Voglio
che diate ciò che costa dare, voglio che diate con la volontà di
condividere la sofferenza dei
poveri”. Nell’ultimo periodo
della nostra esistenza abbiamo
l’occasione di dare le cose più
p. DINO MARCONI, sx
preziose, l’offerta di noi stessi
come ha fatto santa Teresina e
suor Gabriella Sagheddu: il dono delle sofferenze quotidiane.
L’apostolato della preghiera
Dalla Francia, martoriata dalla rivoluzione e purificata dal
sangue dei martiri, sono arrivati
a noi il modello delle delegate
missionarie di Paolina Jaricot e
l’apostolato della preghiera unito alla devozione al Sacro Cuore di Gesù dei giovani studenti
gesuiti, desiderosi di partire per
le missioni. Il Costato trafitto
è segno visibile dell’amore di
Gesù che ha donato la sua vita
al Padre, fino al sacrificio di se
stesso per
Delegate missionarie
la salvezza
e amici dei saveriani
dell’umain pellegrinaggio a
nità.
san Leonardo
G e s ù
invita ciascuno di
noi a collaborare
all’opera
della redenzione
con la
preghiera
e la sof-
ferenza. Con la sofferenza e la
preghiera noi partecipiamo alla
redenzione di Gesù. L’apostolato
della preghiera quotidiana ce lo
ricorda: “Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo del Cuore
immacolato di Maria, madre
della chiesa, in unione al sacrificio eucaristico, le preghiere e le
azioni, le gioie e le sofferenze di
questo giorno: in riparazione dei
peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello
Spirito Santo, a gloria del divin
Padre”.
La missione del sacerdote
L’anno sacerdotale è dedicato
al santo curato d’Ars Giovanni
Vianney. Egli recitava la seguente preghiera per esprimere il suo
amore verso Dio: “Vi amo, mio
Dio, e il mio unico desiderio è
di amarvi fino all’ultimo respiro
della mia vita. Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero
ardentemente morire amandovi, piuttosto che vivere un solo
istante senza amarvi. Vi amo,
Signore, e la sola grazia che vi
chiedo è di amarvi in eterno.
Mio Dio, se la mia lingua non
può ripetere sempre che io vi
amo, desidero che il mio cuore
ve lo ripeta a ogni mio respiro.
La signora Lasio Maria
Vincenza, una delle delegate
che ora vivono la missione
offrendo la sofferenza
Vi amo, o mio divin Salvatore,
perché siete stato crocifisso per
me e perché mi tenete crocifisso
quaggiù per voi. Mio Dio, fatemi la grazia di morire amandovi
e sentendo che io vi amo”.
La missione di ogni sacerdote è
il sacrificio eucaristico e il servizio ecclesiale. Il documento conciliare Presbyterorum ordinis afferma: “Il sacrificio della croce,
per mano dei presbiteri e in nome di tutta la chiesa, viene offerto
nell’Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno
della venuta del Signore”. Ecco,
i santi hanno trasformato la via
della sofferenza in via di salvezza per il mondo, attuando la mis■
sione della chiesa.
Ritrovo estivo delle delegate
“La missione della chiesa in Africa”
estivo sulla spiL’ incontro
ritualità missionaria per le
delegate e per gli amici, uomini
e donne aperti alla missione, e
per gli abbonati al nostro mensile “Missionari Saveriani” si è
tenuto nella nostra casa di Macomer dal 25 al 28 agosto 2009.
Ci ha felicemente sorpreso la
presenza delle delegate e degli
amici venuti dal sud dell’isola,
nonostante i disagi del caldo e
del viaggio.
4
Le meditazioni di Melis
e Jeannette
La convivenza estiva delle delegate è stata una bella opportunità di incontro fra gli amici dei
saveriani di tutta la Sardegna,
e di formazione missionaria. I
partecipanti hanno infatti riflettuto sul tema: “La missione della
chiesa in Africa”, anche in vista
dell’Assemblea speciale dei vescovi per l’Africa, che si è tenuta
a Roma in ottobre.
Le meditazioni del campo
missionario sull’annuncio del
vangelo in Africa sono state guidate da p. Tonino Melis, missio-
nario in Camerun e scrittore di
cultura africana. Padre Roberto
ha invitato suor Jeannette a par-
Padre Fernando Abis ha parlato alle
delegate sarde; ripartito per l’Indonesia,
ha dovuto affrontare l’emergenza del terremoto a Padang: “Siamo tutti salvi, grazie
a Dio; organizziamo la mensa per tutti i
bisognosi, tre volte al giorno”. Anche noi
possiamo dare una mano
p. DINO MARCONI, sx
lare della sua vocazione missionaria nata dall’incontro con
i missionari saveriani nel Kivu,
in Congo.
Con noi Abis, Murgia
e Murazzo
Abbiamo avuto la sorpresa
della presenza del superiore dei
saveriani in Indonesia p. Fernando Abis in visita ai famigliari in
Sardegna. Ha parlato della sua
esperienza missionaria all’inizio
del ritiro. Erano presenti anche
il giovane Alberto, che è partito
per il noviziato di Ancona, e fratel Sebastiano Murgia, tornato
dalla missione dopo 54 anni.
Abbiamo concluso il ritiro con
la Messa a San Leonardo, presieduta da p. Giovanni Murazzo,
superiore dei saveriani che lavorano in Brasile: nell’omelia, ci
ha dato la scossa dell’inquietudine per la missione. Nella nostra
preghiera missionaria abbiamo
ricordato in modo particolare le
delegate ammalate, perché il Signore conceda loro la consolazione meritata nel lavoro svolto
per la missione della chiesa. ■
La delegata novantaquattrenne Caterina, immortalata nella
foto con fratel Gino e padre Giuseppe: auguri vivissimi!
IL NUOVO RETTORE SAVERIANO
Padre Pierluigi Felotti, che per sei anni
ha guidato la comunità saveriana in Sardegna, dedicandosi cuore e anima all’apostolato missionario, è ora rettore a Cremona.
Saluta tutti, amici e amiche, collaboratori e
collaboratrici della missione.
Padre Virginio Simoncelli (nella foto), saveriano bergamasco e missionario in Congo
per 20 anni, da ottobre è il nuovo rettore
dei saveriani in Sardegna: avrà modo di farsi conoscere con le sue visite, gli incontri e
le varie attività di animazione missionaria.
Intanto, gli diamo il “benvenuto!”.
Preghiera con
il cuore missionario
Signore, insegnami la strada e l’attenzione alle piccole cose:
al passo di chi cammina con me, per non allungare troppo il mio;
alla parola ascoltata, perché non sia dono che cade nel vuoto;
agli occhi di chi mi sta vicino, per scoprire che la gioia è dividerla,
per scoprire la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi,
per cercare insieme la nuova gioia.
Signore, insegnami la strada su cui si cammina insieme:
insieme, nella semplicità di essere quello che ciascuno è;
insieme, nella gioia di avere ricevuto tutto da te;
insieme, nel tuo amore.
Signore, insegnami la strada: tu che sei la via e la gioia. Amen.
2009 NOVEMBRE
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SAVERIANI MARCHE
Dodici anni di missione in Brasile
Ho compreso meglio il valore della chiesa
è
difficile dire con poche
righe cosa significa per
me aver trascorso dodici anni di
missione in Brasile. Tante, infatti, sono state le esperienze umane che ho vissuto; tante le persone che ho incontrato e con le
quali ho condiviso gioie e dolori,
speranze e delusioni. Ma, anche
così, posso dire che sono molte
le novità pastorali che mi hanno
aiutato a comprendere meglio
cosa significa essere chiesa, “popolo di Dio in cammino”. Desidero elencarne qualcuna.
L’amore per la Parola di Dio
Tutti sappiamo che la Parola
di Dio è fondamentale per la nostra vita. La Parola illumina e rivela il cammino che dobbiamo
percorrere, chiamandoci a essere
una sola famiglia per realizzare
il regno di Dio. Le parrocchie e
le diocesi organizzano molti corsi biblici, ai quali la gente partecipa con passione. I cristiani del
Brasile, infatti, hanno un rispetto e una devozione speciale per
la Parola di Dio. In ogni famiglia, anche se povera, non manca mai una Bibbia, sempre posta
nel luogo centrale della casa, in
modo che tutti possano vederla.
Tantissime famiglie, alla sera, si
riuniscono per meditarne qualche brano; poi, tra di loro, raccontano come hanno vissuto la
Parola durante il giorno.
In molte zone del Brasile le comunità cattoliche, a causa del vasto territorio e per il numero ridotto dei sacerdoti, possono partecipare alla Messa solo una o due
volte all’anno. Ma le comunità si
riuniscono ogni domenica e celebrano la “liturgia della Parola”,
anche se il sacerdote non può es-
p. CLAUDIO BRATTI, sx
sere presente per celebrare l’Eucaristia. La Parola cosi diventa
l’alimento spirituale per la maggior parte dei cattolici brasiliani.
Tutto questo ci deve aiutare a
valorizzare di più la Parola e a
ringraziare Dio se noi, qui in Italia, abbiamo la possibilità di alimentarci dell’Eucaristia anche
tutti i giorni.
Laici attivi e responsabili
Un’altra cosa importante è la
presenza e la collaborazione dei
laici nella vita della chiesa. In
ogni parrocchia dove sono stato,
ho sempre incontrato la collaborazione di vari gruppi di laici
che, dopo una seria preparazione, dedicano tempo ed energie
per aiutare i sacerdoti nell’organizzazione pastorale. Sarebbe impossibile ai soli sacerdoti
seguire tutte le realtà presenti in
SPAZIO GIOVANI
Ancona: un campo speciale
“Cari giovani, vi do un buon consiglio...”
aspettavo di vivere un
M icampo
estivo come gli
altri: semplicemente una bella
esperienza. Invece ho vissuto
un vero “tempo di grazia”. Sto
parlando del campo missionario,
che si è svolto dai saveriani di
Ancona dal 26 luglio al 1° agosto, con un gruppo di giovani
dai 17 ai 25 anni. Abbiamo cominciato con la Messa, che ci ha
ben introdotto alla spiritualità
che stavamo per vivere.
Dopo cena, abbiamo avuto il
tempo per conoscerci tra noi. È stato in quel momento che p. Alex ha
definito il campo estivo come un
“tempo di grazia”. Mi è sembrato
un po’... esagerato, ma sottovalutavo il valore di questa esperienza.
Ho imparato ad ascoltare
Siamo stati divisi in “gruppi
di servizio”: ognuno di noi era
4
destinato a una realtà diversa:
l’ospizio per anziani, la casa per
diversamente abili, la Caritas, la
mensa del povero, la casa per i
tossicodipendenti, il focolare per
i malati di Aids.
A me è capitato proprio
quest’ultimo: era quello che mi
attraeva di più e sono stato molto contento. Mi ha permesso di
imparare ad ascoltare gli altri,
anche se hanno fatto scelte diverse dalle mie. Nei malati di
Aids ho visto la voglia di rinascere, di riscattarsi da un passato
disordinato. Mi sono accorto che
provano rimorso per la tossicodipendenza o il sesso facile.
Ora si trovano a lottare contro
la malattia e cercano di rimediare
al buio del loro passato. In che
modo? Alcuni scrivono poesie,
intrise di sofferenza ma con
sprazzi di speranza; altri lavora-
PIETRO ROSSINI
no nei centri di volontariato; c’è
chi va a testimoniare la propria
esperienza nelle scuole... Tutto
aiuta a trovare la pace in se stessi,
nella convinzione che c’è ancora
tempo per ricostruirsi la vita.
Un modo per essere felici
Dopo le attività di “servizio”,
ci riunivamo per un po’ di formazione, riflettendo ogni giorno su
un argomento diverso. In gruppetti di due abbiamo riflettuto
sul tema, condividendo i nostri
pensieri. Poi ci siamo confrontati
insieme, esponendo a tutti gli altri ciò che era venuto fuori. Nelle
serate, invece, ci siamo divertiti: abbiamo fatto karaoke, balli,
giochi... Ma abbiamo anche arricchito lo spirito con la preghiera che è stata sempre diversa: la
Messa, l’adorazione Eucaristica,
il rosario missionario.
Dell’esperienza che ho vissuto ci sarebbe molto altro da
raccontare, ma le emozioni sono complesse e mi è difficile
esprimerle tutte. Un consiglio
mi sento di darlo a tutti i giovani: non esitate a partecipare a esperienze di questo tipo,
perché ne vale la pena! E soprattutto, nella nostra vita quotidiana cerchiamo di diventare
“servi di tutti”, come dice Gesù. Solo così noi giovani sareUna trentina di giovani hanno partecimo felici, e sapremo regalare
pato al campo missionario dei saveriani
ad Ancona; nella foto, mentre si prepaun po’ di felicità agli altri. ■
rano alla Messa all’aperto
Padre Claudio Bratti, saveriano di Apiro e missionario in Brasile,
segue specialmente la formazione della gioventù
parrocchia senza l’aiuto dei laici. Pensate: nella parrocchia dove sono attualmente, abbiamo
ben trenta comunità con una popolazione di 62.000 persone!
Il servizio dei laici è importante soprattutto perché ci ricorda che tutti i battezzati sono discepoli e missionari di Cristo e,
quindi, tutti devono collaborare nella costruzione del regno
di Dio, anche se con modi e responsabilità differenti. Mi chiedo: come fanno questi laici, che
già hanno l’impegno della famiglia e del lavoro, a trovare tempo
per seguire anche i vari impegni
parrocchiali come la catechesi,
la liturgia, i movimenti, le attività pastorali e le comunità?
È un vero miracolo, frutto
dell’amore che queste persone
hanno nei confronti di Dio, della chiesa e del prossimo. È giusto ringraziarle per la loro grande disponibilità.
Vale più dell’oro...
Spero che questo semplice
racconto della mia esperienza
missionaria in Brasile sia stato
utile almeno a qualcuno dei nostri amici lettori. Il missionario
non è solo colui che, ogni tanto,
torna nella sua terra di origine
per chiedere offerte (come molte persone pensano).
Il missionario che torna può
dare soprattutto qualcosa che vale molto di più di tutto l’oro del
mondo: la sua esperienza di vita missionaria che è, di per sé,
esperienza di Dio presente nella
storia umana di tutti i giorni e in
tutti i luoghi. E insieme alla propria esperienza, egli può offrire
anche l’esperienza di tante altre
persone che, come lui e con lui,
lottano ogni giorno perché il regno di Dio si realizzi nella vita
di tutti.
■
(segue nel riquadro)
IL GRANDE VALORE DEI GIOVANI
p. CLAUDIO BRATTI, sx
Il Brasile è un paese di giovani: una grande percentuale della popolazione non supera i 25 anni di età. Ma i giovani brasiliani hanno
paura di tre cose: della violenza, della disoccupazione e del futuro. La
paura, insomma, di non poter realizzare la propria vita a causa della
situazione sociale ed economica.
Sempre più i giovani si stanno allontanando dalla chiesa. Sembra
che i giovani non capiscano la chiesa e che la chiesa non capisca i giovani. In ogni parrocchia dove sono stato e anche a livello diocesano, mi è stato affidato l’incarico di curare l’attività pastorale con la
gioventù. Posso dire che ho vissuto delle
esperienze significative.
Non ho una formula per evangelizzare
i giovani, ma una cosa è certa: i giovani
devono capire che anche loro sono chiesa. E tutti dobbiamo capire che i giovani non sono solo il futuro (cioè persone
che assumeranno la responsabilità in un
altro momento), ma anche il presente.
È oggi che i giovani devono essere valorizzati, dando loro la possibilità di esprimere le proprie idee, i progetti, le speranze. È oggi che essi devono assumere
la missione che loro compete: evangelizzare gli altri giovani. Gli adulti devono
dare loro tutta la fiducia e disponibilità,
senza paure né preconcetti.
Ho visto giovani coinvolti nel traffico
di droga cambiare la loro vita solo perché si sentivano finalmente accolti e valorizzati. Oppure perché avevano la possibilità di realizzare qualche piccolo progetto; per esempio, un gruppo teatrale,
Padre Bratti mostra la Bibbia in
un coro, una festa, un incontro, o sempli- assemblea: “I brasiliani hanno un
amore speciale per la Parola di Dio”
cemente coinvolgendoli nella liturgia.
2009 NOVEMBRE
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
I quattro nuovi arrivati
Dal diario degli studenti di teologia
fine di agosto la comuniA llatà degli
studenti saveriani di
teologia a Parma si è ricomposta,
con il ritorno dei vecchi e l’arrivo
dei nuovi. Il mattino del 10 settembre siamo partiti per i quattro
giorni di programmazione a San
Pietro in Vincoli (Ravenna).
Come sempre, all’inizio del
nuovo anno, la nostra comunità
cambia volto. Non siamo le stesse persone: chi ha finito il ciclo
di studi è andato in missione, in
altre comunità saveriane e in altri paesi; ma ci sono altri che arrivano. Quest’anno la nostra comunità si arricchisce di 4 nuovi
giovani saveriani, tutti speciali e
preziosi. Si presentano.
Filiberto Ntahimpera:
affascinato dalla missione
Vengo dalla città di Gitega in
Burundi. Sono il primo burundese saveriano. I saveriani sono
arrivati in Burundi nel 1964. Pur-
DOLORES e PIERRE, sx
troppo, furono poi espulsi durante
il regime di Bagaza (1979-1985).
Quando vi tornarono, i saveriani
si dedicarono all’evangelizzazione e all’educazione cristiana dei
giovani, come nel centro “Kamenge” a Bujumbura.
Ho iniziato a frequentare questo centro giovanile nel 2001,
mentre facevo la scuola superiore. Lì sono stato sedotto dalla vocazione missionaria, ma ho dovuto aspettare fino al 2004, anno
La comunità dei teologi di Parma tutta intera, formatori e studenti, chiedono la benedizione della Madonna
per il nuovo anno 2009-2010 (San Pietro in Vincoli, Ravenna)
Uno scatto alla Sierra Leone
Con i missionari che si fanno voler bene
Ringraziamo la fotografa parmense che ci ha concesso il racconto del suo viaggio in Sierra
Leone, già pubblicato su “La
Repubblica Parma.it”, con tante immagini.
C
ercavo un posto in cui investire le vacanze estive.
“Va’ da padre Berton in Sierra
Leone”, mi hanno detto. E così
è stato. Sono arrivata di notte e
il traghetto per Freetown sarebbe partito solo l’indomani. Ma
il missionario aveva provveduto. Appena scesa dall’aereo, mi è
venuto incontro Tamba, uno dei
suoi ragazzi. “Grazie Tamba - gli
dico - mi spiace che stanotte non
potrai dormire per colpa mia”.
“L’ho fatto per padre Berton. I
love him - gli voglio bene!”.
La ritrovata spontaneità
Un gesto e una frase che ren-
dono per intero il carisma del
missionario. Nato a Vicenza,
classe 1935, padre Bepi Berton
è capace di far muovere gambe
e anime dei ragazzi che ha incontrato in questi quarant’anni
trascorsi in Sierra Leone. Vive
a Kissy, un disagiato quartiere
nella periferia est di Freetown.
Migliaia di catapecchie, tetti,
lamiere, tende azzurre lasciate
dall’Onu durante la guerra... sono diventate le nuove case di rifugiati e miserabili.
Ma l’incontro con i ragazzi di
Kissy e delle altre missioni saveriane è stato divertente, basato su una spontaneità a cui la
mia città, Parma, si è disabituata. I missionari sono padri spirituali, ma anche molto pratici: le
loro azioni valgono più di mille
parole. La loro formazione passa anche da Parma, dov’è la casa madre dei saveriani.
Il disegno dei bambini della Sierra Leone: “Addio guerra!
Pace, Amore, Unità” (foto di Sara Dacci)
4
Una piccola
moltitudine
C’è l’ironico e coraggioso Bepi Berton, il mite Eugenio Montesi e
il placido Luigi
Brioni, italiani;
e poi l’arguto
Carlos Loroño,
dalla Spagna, e
SARA DACCI
l’energico sierraleonese Henry.
Sono solo cinque, ma mi sono
sembrati una moltitudine. Ognuno di loro differisce per personalità e carattere; ognuno con la
propria passione, il proprio pensiero e la propria forza nella fede. Questi piccoli grandi uomini mi hanno lasciato tanto. Hanno vissuto in questa nazione con
tanti problemi, che vanno dalla
mancanza di cibo all’analfabetismo, dalla miseria alla guerra,
durata dieci anni.
Nel libro “Quattro giorni, quarant’anni” di Davide Rondoni, p.
Berton racconta: “Non era neppure demenza; era una passione
demoniaca che quando operava
con misericordia si accontentava
di uccidere, ma più spesso torturava la vittima amputando gli
arti, estraendo occhi, squartando
madri per il solo gioco di indovinare il sesso del nascituro. Vera demenza satanica... E ancora
non basta, perché a questa demenza furono impiegati adolescenti e bambini, non come vittime, ma come torturatori”.
Durante i miei giorni a Kissy
non ho chiesto nulla della guerra,
nemmeno al giovane Tamba, che
porta ancora sul petto la cicatrice
che cancella il tatuaggio “RUF”,
la sigla dell’esercito dei ribelli a
cui apparteneva. Anche Tamba è
un ex bambino soldato.
■
in cui i saveriani hanno aperto la
casa di formazione in Burundi.
Ero nel primo gruppo. Dopo 4
anni di percorso, sono andato a
Kinshasa per l’anno di noviziato.
Ed eccomi qui a Parma, pieno di
energia per il vangelo. Dietro a
me viene un bel gruppo di altri
giovani burundesi, anch’essi affascinati dalla missione.
Francisco Correa Moaes:
il Signore guida i miei passi
Sono nato ad Abaetetuba
nell’Amazzonia brasiliana 27
anni fa. Dalla mia famiglia mamma, papà e quattro fratelli
- e dalla parrocchia, nel gruppo
degli adolescenti e nel gruppo
giovanile, ho ricevuto l’iniziazione cristiana, la devozione alla
Madonna e a san Giuseppe. Tutto ciò mi ha aiutato a maturare
nella mia vocazione.
Ho conosciuto i saveriani
dall’infanzia. Ho iniziato la formazione missionaria nel 2005.
Nel 2008 sono andato a Hortolândia per il noviziato e l’anno
seguente ho pronunciato i voti
religiosi, diventando il secondo
saveriano del Brasile settentrionale. Essere a Parma è per me un
dono; sono sicuro che il Signore
stia guidando i miei passi.
Benjamin Balika:
gli occhi verso l’orizzonte
Sono nato a Birava, un paesino vicino alla città di Bukavu,
nella regione congolese del Kivu. Sono il quinto in una famiglia di sette figli. Alla fine degli
studi superiori mi sono sentito di
cominciare un cammino formativo missionario.
L’anno decisivo è stato il 2004,
quando sono entrato nella casa
saveriana a Bukavu. Dopo tre anni di studi filosofici, sono partito
per la capitale Kinshasa per fare
l’anno di noviziato. Il 15 agosto
2009 ho fatto la prima professione dei voti saveriani. Ora sono a
Parma per fare gli studi teologici.
Ho gli occhi alzati verso l’orizzonte del vangelo e ho fiducia
che tutto andrà bene.
Jean Kinamula:
muto come un bambino
Vengo dalla città di Goma,
in Congo. Ho 24 anni e sono il
secondo dei sette figli, amati dai
nostri genitori. Dopo aver finito il
liceo tecnico di meccanica, la mia
scelta missionaria è stata una sorpresa per qualcuno. A Bukavu ho
incontrato altri giovani entusiasti,
tra cui Benjamin, con cui ho fatto
lo stesso percorso fino a oggi.
Adesso sono Parma per continuare la mia formazione missionaria. Tutti mi fanno osservare che parlo molto; qui, invece, sono tranquillo e quasi muto,
almeno per adesso: devo prima
imparare l’italiano. Sto facendo
l’esperienza di un bambino: è
un’esperienza divertente ed esigente. Non vedo l’ora di riuscire
a parlare correttamente l’italiano,
perché ho una gran voglia di comunicare. “La vita è bella! Dio è
amore!”, è questo che voglio gri■
dare…
COME UN... RIPETENTE INCALLITO
p. GIOVANNI MATTEAZZI, sx
Oltre ai quattro giovani appena arrivati dall’Amazzonia, dal Burundi e dal Congo - ai quali diamo il nostro caloroso “benvenuti!” - nella
comunità dei teologi di Parma è arrivato anche un... “pezzo grosso”:
padre Giovanni Matteazzi. Si presenta da sé.
Sono vicentino, con un po’ più di cinquant’anni. Sono saveriano
dal 1977, e sono prete dal 1982. Dopo alcuni anni spesi a Cagliari facendo animazione missionaria nei paesi della Sardegna, sono stato
finalmente spedito in Bangladesh. Una spedizione che ho accettato
ben volentieri.
Ero ormai un... bengalese, quando tre anni fa i superiori mi hanno
richiamato in Italia per essere “maestro” dei novizi saveriani ad Ancona. Sapete cosa dico quando scherzo? Ma soltanto quando scherzo
e perciò non è da prendere sul serio: “Forse i superiori si erano accorti
che non avevo fatto bene il mio noviziato, perciò mi hanno richiamato a rifarlo, per ben tre anni!”.
Ormai pensavo di aver finito e di essere stato promosso, pronto per
tornare a casa in Bangladesh. Ma ecco che mi fanno rifare anche la teologia, e chissà per quanti anni! Insomma, mi fanno passare per un...
ripetente incallito! Questa volta, alla fine, spero di ricevere il permesso di ripartire, come tutti i giovani che finiscono gli studi teologici. Nel
frattempo voglio fare bene la mia teologia! Ed eccoci qui, contenti di
camminare insieme tra noi e con il Maestro Gesù.
Settembre 2009: volti nuovi nella comunità dei teologi a Parma (da sinistra):
p. Giovanni, Jean congolese di Goma, Filiberto burundese di Gitega,
Francisco brasiliano dell’Amazzonia e Benjamin congolese di Bukavu
2009 NOVEMBRE
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
I quattro nuovi arrivati
Dal diario degli studenti di teologia
fine di agosto la comuniA llatà degli
studenti saveriani di
teologia a Parma si è ricomposta,
con il ritorno dei vecchi e l’arrivo
dei nuovi. Il mattino del 10 settembre siamo partiti per i quattro
giorni di programmazione a San
Pietro in Vincoli (Ravenna).
Come sempre, all’inizio del
nuovo anno, la nostra comunità
cambia volto. Non siamo le stesse persone: chi ha finito il ciclo
di studi è andato in missione, in
altre comunità saveriane e in altri paesi; ma ci sono altri che arrivano. Quest’anno la nostra comunità si arricchisce di 4 nuovi
giovani saveriani, tutti speciali e
preziosi. Si presentano.
Filiberto Ntahimpera:
affascinato dalla missione
Vengo dalla città di Gitega in
Burundi. Sono il primo burundese saveriano. I saveriani sono
arrivati in Burundi nel 1964. Pur-
DOLORES e PIERRE, sx
troppo, furono poi espulsi durante
il regime di Bagaza (1979-1985).
Quando vi tornarono, i saveriani
si dedicarono all’evangelizzazione e all’educazione cristiana dei
giovani, come nel centro “Kamenge” a Bujumbura.
Ho iniziato a frequentare questo centro giovanile nel 2001,
mentre facevo la scuola superiore. Lì sono stato sedotto dalla vocazione missionaria, ma ho dovuto aspettare fino al 2004, anno
La comunità dei teologi di Parma tutta intera, formatori e studenti, chiedono la benedizione della Madonna
per il nuovo anno 2009-2010 (San Pietro in Vincoli, Ravenna)
Uno scatto alla Sierra Leone
Con i missionari che si fanno voler bene
Ringraziamo la fotografa parmense che ci ha concesso il racconto del suo viaggio in Sierra
Leone, già pubblicato su “La
Repubblica Parma.it”, con tante immagini.
C
ercavo un posto in cui investire le vacanze estive.
“Va’ da padre Berton in Sierra
Leone”, mi hanno detto. E così
è stato. Sono arrivata di notte e
il traghetto per Freetown sarebbe partito solo l’indomani. Ma
il missionario aveva provveduto. Appena scesa dall’aereo, mi è
venuto incontro Tamba, uno dei
suoi ragazzi. “Grazie Tamba - gli
dico - mi spiace che stanotte non
potrai dormire per colpa mia”.
“L’ho fatto per padre Berton. I
love him - gli voglio bene!”.
La ritrovata spontaneità
Un gesto e una frase che ren-
dono per intero il carisma del
missionario. Nato a Vicenza,
classe 1935, padre Bepi Berton
è capace di far muovere gambe
e anime dei ragazzi che ha incontrato in questi quarant’anni
trascorsi in Sierra Leone. Vive
a Kissy, un disagiato quartiere
nella periferia est di Freetown.
Migliaia di catapecchie, tetti,
lamiere, tende azzurre lasciate
dall’Onu durante la guerra... sono diventate le nuove case di rifugiati e miserabili.
Ma l’incontro con i ragazzi di
Kissy e delle altre missioni saveriane è stato divertente, basato su una spontaneità a cui la
mia città, Parma, si è disabituata. I missionari sono padri spirituali, ma anche molto pratici: le
loro azioni valgono più di mille
parole. La loro formazione passa anche da Parma, dov’è la casa madre dei saveriani.
Il disegno dei bambini della Sierra Leone: “Addio guerra!
Pace, Amore, Unità” (foto di Sara Dacci)
4
Una piccola
moltitudine
C’è l’ironico e coraggioso Bepi Berton, il mite Eugenio Montesi e
il placido Luigi
Brioni, italiani;
e poi l’arguto
Carlos Loroño,
dalla Spagna, e
SARA DACCI
l’energico sierraleonese Henry.
Sono solo cinque, ma mi sono
sembrati una moltitudine. Ognuno di loro differisce per personalità e carattere; ognuno con la
propria passione, il proprio pensiero e la propria forza nella fede. Questi piccoli grandi uomini mi hanno lasciato tanto. Hanno vissuto in questa nazione con
tanti problemi, che vanno dalla
mancanza di cibo all’analfabetismo, dalla miseria alla guerra,
durata dieci anni.
Nel libro “Quattro giorni, quarant’anni” di Davide Rondoni, p.
Berton racconta: “Non era neppure demenza; era una passione
demoniaca che quando operava
con misericordia si accontentava
di uccidere, ma più spesso torturava la vittima amputando gli
arti, estraendo occhi, squartando
madri per il solo gioco di indovinare il sesso del nascituro. Vera demenza satanica... E ancora
non basta, perché a questa demenza furono impiegati adolescenti e bambini, non come vittime, ma come torturatori”.
Durante i miei giorni a Kissy
non ho chiesto nulla della guerra,
nemmeno al giovane Tamba, che
porta ancora sul petto la cicatrice
che cancella il tatuaggio “RUF”,
la sigla dell’esercito dei ribelli a
cui apparteneva. Anche Tamba è
un ex bambino soldato.
■
in cui i saveriani hanno aperto la
casa di formazione in Burundi.
Ero nel primo gruppo. Dopo 4
anni di percorso, sono andato a
Kinshasa per l’anno di noviziato.
Ed eccomi qui a Parma, pieno di
energia per il vangelo. Dietro a
me viene un bel gruppo di altri
giovani burundesi, anch’essi affascinati dalla missione.
Francisco Correa Moaes:
il Signore guida i miei passi
Sono nato ad Abaetetuba
nell’Amazzonia brasiliana 27
anni fa. Dalla mia famiglia mamma, papà e quattro fratelli
- e dalla parrocchia, nel gruppo
degli adolescenti e nel gruppo
giovanile, ho ricevuto l’iniziazione cristiana, la devozione alla
Madonna e a san Giuseppe. Tutto ciò mi ha aiutato a maturare
nella mia vocazione.
Ho conosciuto i saveriani
dall’infanzia. Ho iniziato la formazione missionaria nel 2005.
Nel 2008 sono andato a Hortolândia per il noviziato e l’anno
seguente ho pronunciato i voti
religiosi, diventando il secondo
saveriano del Brasile settentrionale. Essere a Parma è per me un
dono; sono sicuro che il Signore
stia guidando i miei passi.
Benjamin Balika:
gli occhi verso l’orizzonte
Sono nato a Birava, un paesino vicino alla città di Bukavu,
nella regione congolese del Kivu. Sono il quinto in una famiglia di sette figli. Alla fine degli
studi superiori mi sono sentito di
cominciare un cammino formativo missionario.
L’anno decisivo è stato il 2004,
quando sono entrato nella casa
saveriana a Bukavu. Dopo tre anni di studi filosofici, sono partito
per la capitale Kinshasa per fare
l’anno di noviziato. Il 15 agosto
2009 ho fatto la prima professione dei voti saveriani. Ora sono a
Parma per fare gli studi teologici.
Ho gli occhi alzati verso l’orizzonte del vangelo e ho fiducia
che tutto andrà bene.
Jean Kinamula:
muto come un bambino
Vengo dalla città di Goma, in
Congo. Ho 24 anni e sono il secondo dei sette figli, amati dai nostri genitori. Dopo aver finito il
liceo tecnico di meccanica, la mia
scelta missionaria è stata una sorpresa per qualcuno. A Bukavu ho
incontrato altri giovani entusiasti,
tra cui Benjamin, con cui ho fatto
lo stesso percorso fino a oggi.
Adesso sono Parma per continuare la mia formazione missionaria. Tutti mi fanno osservare che parlo molto; qui, invece, sono tranquillo e quasi muto,
almeno per adesso: devo prima
imparare l’italiano. Sto facendo
l’esperienza di un bambino: è
un’esperienza divertente ed esigente. Non vedo l’ora di riuscire
a parlare correttamente l’italiano,
perché ho una gran voglia di comunicare. “La vita è bella! Dio è
amore!”, è questo che voglio gri■
dare…
COME UN... RIPETENTE INCALLITO
p. GIOVANNI MATTEAZZI, sx
Oltre ai quattro giovani appena arrivati dall’Amazzonia, dal Burundi e dal Congo - ai quali diamo il nostro caloroso “benvenuti!” - nella
comunità dei teologi di Parma è arrivato anche un... “pezzo grosso”:
padre Giovanni Matteazzi. Si presenta da sé.
Sono vicentino, con un po’ più di cinquant’anni. Sono saveriano
dal 1977, e sono prete dal 1982. Dopo alcuni anni spesi a Cagliari facendo animazione missionaria nei paesi della Sardegna, sono stato
finalmente spedito in Bangladesh. Una spedizione che ho accettato
ben volentieri.
Ero ormai un... bengalese, quando tre anni fa i superiori mi hanno
richiamato in Italia per essere “maestro” dei novizi saveriani ad Ancona. Sapete cosa dico quando scherzo? Ma soltanto quando scherzo
e perciò non è da prendere sul serio: “Forse i superiori si erano accorti
che non avevo fatto bene il mio noviziato, perciò mi hanno richiamato a rifarlo, per ben tre anni!”.
Ormai pensavo di aver finito e di essere stato promosso, pronto per
tornare a casa in Bangladesh. Ma ecco che mi fanno rifare anche la teologia, e chissà per quanti anni! Insomma, mi fanno passare per un...
ripetente incallito! Questa volta, alla fine, spero di ricevere il permesso di ripartire, come tutti i giovani che finiscono gli studi teologici. Nel
frattempo voglio fare bene la mia teologia! Ed eccoci qui, contenti di
camminare insieme tra noi e con il Maestro Gesù.
Settembre 2009: volti nuovi nella comunità dei teologi a Parma (da sinistra):
p. Giovanni, Jean congolese di Goma, Filiberto burundese di Gitega,
Francisco brasiliano dell’Amazzonia e Benjamin congolese di Bukavu
2009 NOVEMBRE
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Ci sono “due pesi, due misure?”
Ripensando a p. Sebastiano Tedesco
R
icevo puntualmente da
molti anni il mensile “Missionari Saveriani”. Ho pensato di
inviare una mia riflessione, come
gesto di sincera amicizia verso i
missionari, e in particolare verso
un saveriano della mia parrocchia
torinese, p. Sebastiano Tedesco.
Padre Sebastiano è perito dieci anni orsono, il mattino del 27
novembre del 1999, in un tragico
incidente in Bangladesh, mentre
andava a celebrare la santa Messa presso le suore di madre Teresa, nella città portuale di Chittagong. Aveva scelto questo Paese per annunciare con la Parola
evangelica la liberazione di tanti
nostri fratelli e sorelle da una
condizione di vita disumana.
“Liberazione” non intesa come atto di violenza, ma come rivendicazione del diritto alla vita
e alla dignità, che ogni persona
porta con sé in quanto creata da
Dio a sua immagine. Come tanti
altri missionari, padre Sebastia-
no aveva anticipato il concetto di
carità nella verità, oggi mirabilmente annunciato nell’enciclica
sociale di papa Benedetto, “Caritas in veritate”.
Il suo rimprovero affettuoso
Quando p. Sebastiano veniva
a Torino a trovare la mamma,
celebrava sempre l’Eucarestia
nella nostra parrocchia, che era
anche la sua. Nelle sue omelie,
egli riusciva a immergere la Parola di Dio nel cammino umano, a testimoniarla attraverso la
pratica del servizio e dell’amore
nella verità. In tal modo, la Parola evangelica diventava specchio della realtà di sofferenza
di quel paese lontano, che lui
aveva scelto come sua seconda
“patria”.
Ricordo il suo severo e affettuoso richiamo a volgere lo
sguardo verso gli ultimi, i poveri, i sofferenti. Lo comunicava
con quell’amore che contraddi-
PIER CARLO MERLONE
stingue i santi, invitandoci a uno
stile di vita più sobrio, perché il
nostro modello occidentale di vita - ci ricordava - è causa e fonte
della loro povertà. Ma soprattutto ci raccomandava di accogliere
chi è forestiero. Citava sempre il
vangelo di Matteo, capitolo 25:
“Chi accoglie il fratello in fuga
perché perseguitato, affamato,
migrante..., accoglie Gesù”.
Cosa ci direbbe oggi?
Mi chiedo cosa direbbe oggi
padre Sebastiano di fronte al
“pacchetto sicurezza” recentemente varato in Italia! È questo
il rimedio giusto per tutte quelle
persone che sono in fuga da fame, guerre, persecuzioni e altre
calamità? Quanto vorrei ancora
ascoltare la voce di p. Sebastiano, il suo pensiero che ci mette
in crisi, ma che ci fa crescere
umanamente e spiritualmente!
Eppure, noi cristiani e le nostre comunità non possiamo far
Ho parlato con San Paolo
Ma adesso, siamo davvero più sicuri?
sarebbe oggi la sorte
Q uale
di Paolo di Tarso, l’apo-
stolo delle genti? Rinchiuso in
un CPT (centro di permanenza
temporanea), ora denominato
CIE (centro di identificazione ed
espulsione). Bene! Sono andato a
trovarlo, ed è venuto fuori questo
immaginario dialogo con lui.
4
Un recinto per le pecore
Nel centro di identificazione ed espulsione, sta calando la
sera. Seduti sulle panche, alcuni
ospiti si godono la leggera brezza
dopo una giornata afosa. Tra loro
un tipo strano: i capelli neri gli
scendono sulle spalle, la barba
nera copre il viso scarno, due occhi e uno sguardo che ti scrutano
dentro. Un tipo veramente strano. Dice di chiamarsi “Paolo”,
nato in un paese lontano: Tarso.
La sua voce tagliente mi intimorisce. Inizia lui il dialogo:
“Caro amico, non capisco perché tanti miei fratelli vengono
trattati così, chiusi in questo
recinto, dopo un viaggio massacrante su una carretta del mare,
in balia delle onde! Lo so bene,
perché anch’io sono naufragato
e ho rischiato la vita… Al mio
paese nel recinto ci mettono le
pecore, non le persone!”.
Mi parla di tanti fratelli, conosciuti nei loro paesi; quelli ai
quali ha scritto tante belle lette-
PIER CARLO MERLONE
Ma allora, come mai…
Con una punta di orgoglio gli
dico: “Caro Paolo, noi conosciamo bene le tue lettere: le leggiamo spesso nelle nostre liturgie...
Forse non lo sai, ma hanno pure
dedicato un anno tutto per te! Se
vedessi, nelle librerie quanti libri,
scritti da eminenti teologi, tutti
dedicati a te e alle tue opere!”.
Paolo, secco, mi risponde:
“Ma allora, mi vuoi spiegare come mai, io e questi miei fratelli
siamo rinchiusi in questo recinto come le pecore? Non abbiamo
più il nostro nome; ci chiamano
tutti «clandestini»!”.
Cerco di spiegargli che l’Italia è uno “Stato di diritto”, che
ci sono certe leggi da rispettare… Lui, ancora più secco, mi
risponde: “E voi cristiani tollerate queste situazioni? Non sapete
che Gesù ci ha affidato un messaggio d’amore, da spargere nel
mondo come seme fecondo? Se
questo è il risultato…”.
Anche san Paolo è stato naufrago
e incatenato, per amore del vangelo
(Vaticano, secolo XV)
L’amore non ha limiti
Poi, indicando gli altri seduti
vicino a lui: “Vedi, questi sono
miei fratelli, come quelli ai quali
ho scritto le mie lettere. Gesù mi
ha cambiato la vita, e sono qui
per condividere con loro questi
giorni cattivi”. E aggiunge: “Capisci che c’è un limite alla mortificazione dell’uomo, creato a
immagine di Dio?”.
Allora prendo coraggio e gli
ricordo che molti di noi si dedicano ai fratelli per amore di Gesù. Lui mi guarda, e stringendomi la mano mi dice: “Beati voi
quando il Signore vi dirà: «Ero
straniero e mi avete accolto».
Ma oggi, purtroppo, la realtà è
ben diversa: «Ero straniero e mi
avete cacciato!»”.
■
re. Li ricorda tutti: galati, efesini, tessalonicesi, corinzi, romani,
filippesi, colossesi, ebrei, Timoteo, Filemone, Tito.
Il compianto p. Sebastiano Tedesco, missionario
in Bangladesh, a dieci anni dalla morte
calare il silenzio su quella splendida pagina di Matteo: “Ero
forestiero e mi avete accolto!”.
È una pagina di vangelo e non
possiamo dimenticarla. Eppure, qualcosa è cambiato anche
nei nostri “pastori”, nelle loro
omelie e nel loro modo di predicare… Qualche flebile voce
è arrivata: “quei provvedimenti
porteranno disagio e sofferenza
a molti”. Solo queste poche parole. Una voce in sordina, frutto
della prudenza?
Il valore della vita è lo stesso
Mi sorge il dubbio che si stia
applicando la logica dei “due
pesi, due misure”. Mi chiedo: il
valore della vita, dal suo nascere alla sua naturale conclusione,
non ha forse un unico peso e una
unica misura? La vita del povero
migrante non ha forse lo stesso
valore? Certi atteggiamenti non
possono spegnere la vita di esseri umani, quanto la pillola RU
486? Ma sembra quasi che non
si voglia disturbare troppo chi
manovra…
Credo che il caro padre Sebastiano non avrebbe paura di dire chiaramente che, “purtroppo,
è proprio così!”. Con dispiacere,
ma anche tanti cristiani la pensano così.
■
IN MEMORIA DI
PADRE VINCENZO BARAVALLE
Sabato 8 agosto nella chiesa di Santo Stefano a Villafranca Piemonte, è stata celebrata la santa Messa in suffragio di p. Vincenzo
Baravalle, morto in Indonesia il 17 luglio. Il missionario è stato sepolto nel piccolo cimitero accanto alla casa saveriana di Padang, dopo
una commovente celebrazione, il 21 luglio. Erano presenti anche il
fratello Giuseppe e la sposa indonesiana Fidelia, che erano accorsi
accanto a padre Vincenzo, dopo aver ricevuto la notizia della sua
grave infermità.
Tutta la comunità di Villafranca si è stretta attorno alla famiglia
saveriana e alla famiglia Baravalle per pregare per la pace eterna
del missionario che ha dato la vita per la predicazione del vangelo in
Indonesia. Alla Messa, presieduta dal superiore generale dei saveriani
p. Rino Benzoni, hanno partecipato numerosi confratelli, tra cui l’altro
concittadino di Villafranca p. Meo Elia, missionario in Amazzonia.
2009 NOVEMBRE
PUGLIA
74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
KALIMERO A SCUOLA / 3
La lunga pelle del pitone
... in cambio del quaderno di foglie
durante le ore
U nanellemattina,
quali tutti i ragazzi
dovevano trovarsi in classe, attraverso la griglia di bambù della
veranda di casa, vedo un ragazzino avanzare verso di me dal cortile deserto, zoppicante e titubante. Era un bambino sugli otto anni e teneva sotto le braccia un voluminoso rotolo di qualcosa che
non ero riuscito a identificare.
Sette metri x 40 centimetri
Per incoraggiare il piccolo e
toglierlo dall’imbarazzo, sono
uscito d’istinto dalla capanna a
rivolgergli il saluto: “Jambo, rafiki - Ciao, amico!”. Il bambino
si chiamava Matesso. Visto che
zoppicava, gli chiedo: “Posso
aiutarti? Desideri qualcosa?”.
Il piccolo, rispondendomi con
la testa china e con un fil di voce, comincia a parlare quasi balbettando: “Io sono venuto… vorrei darti questo rotolo…”. Guar-
dando bene ho scoperto che l’involucro portato dal bambino era
solamente un’eccezionale pelle di serpente pitone. Intervengo
per incoraggiarlo: “Che cosa desideri? Parla, non aver paura”.
Finalmente Matesso esprime
il suo desiderio: “Vorrei avere un
quadernetto di foglie in cambio
di questo rotolo di pelle”. Sono
rimasto molto sorpreso che Matesso valutasse la pelle del serpente così poco. Il rotolo era una
stupenda pelle di serpente pitone, larga 40 centimetri e lunga
più di sette metri!
Il povero Matesso stimava che
la pelle di pitone avesse un valore
da nulla rispetto a un quadernetto
di 16 fogli. Io la pensavo al contrario, che il valore di un quadernetto era niente in confronto a un
tale esemplare di pelle di pitone!
Un desiderio appagato
Subito ho pensato di far con-
p. ANGELO BERTON, sx
tento il bambino offrendogli non
un quadernetto soltanto, ma un
intero pacchetto di quadernetti.
Ma prima di consegnare a Matesso il pacchetto di quaderni,
ho finto di non essere d’accordo, in modo da farlo passare da
un attimo di delusione al massimo della soddisfazione, quando
di sorpresa gli avrei consegnato
l’oggetto dei suoi desideri.
Gli domando: “Matesso, è
vero che mi chiedi un quadernetto in cambio della pelle di
pitone?”. Il piccolo risponde:
“Si!”. Riprendo a dire: “Beh,
per stavolta un quadernetto sarà tuo”. Matesso sorride di gioia, sentendo confermata la sua
richiesta.
Insisto: “Matesso, è vero che
ti basterebbe un quadernetto?”. “Sì!”, mi risponde felice.
“No, Matesso, mi sono sbagliato. Non è possibile che io ti dia
un quadernetto per questa pel-
Uno scatto alla Sierra Leone
Con i missionari che si fanno voler bene
Ringraziamo la fotografa parmense che ci ha concesso il racconto del suo viaggio in Sierra
Leone, già pubblicato su “La
Repubblica Parma.it”, con tante immagini.
C
ercavo un posto in cui investire le vacanze estive.
“Va’ da padre Berton in Sierra
Leone”, mi hanno detto. E così
è stato. Sono arrivata di notte e
il traghetto per Freetown sarebbe partito solo l’indomani. Ma
il missionario aveva provveduto. Appena scesa dall’aereo, mi è
venuto incontro Tamba, uno dei
suoi ragazzi. “Grazie Tamba - gli
dico - mi spiace che stanotte non
potrai dormire per colpa mia”.
“L’ho fatto per padre Berton. I
love him - gli voglio bene!”.
La ritrovata spontaneità
Un gesto e una frase che ren-
dono per intero il carisma del
missionario. Nato a Vicenza,
classe 1935, padre Bepi Berton
è capace di far muovere gambe
e anime dei ragazzi che ha incontrato in questi quarant’anni
trascorsi in Sierra Leone. Vive
a Kissy, un disagiato quartiere
nella periferia est di Freetown.
Migliaia di catapecchie, tetti,
lamiere, tende azzurre lasciate
dall’Onu durante la guerra... sono diventate le nuove case di rifugiati e miserabili.
Ma l’incontro con i ragazzi di
Kissy e delle altre missioni saveriane è stato divertente, basato su una spontaneità a cui la
mia città, Parma, si è disabituata. I missionari sono padri spirituali, ma anche molto pratici: le
loro azioni valgono più di mille
parole. La loro formazione passa anche da Parma, dov’è la casa madre dei saveriani.
Il disegno dei bambini della Sierra Leone: “Addio guerra!
Pace, Amore, Unità” (foto di Sara Dacci)
4
Una piccola
moltitudine
C’è l’ironico e coraggioso Bepi Berton, il mite Eugenio Montesi
e il placido Luigi Brioni, italiani; e poi l’arguto Carlos Loroño, dalla Spagna, e l’ener-
SARA DACCI
gico sierraleonese Henry. Sono
solo cinque, ma mi sono sembrati una moltitudine. Ognuno
di loro differisce per personalità
e carattere; ognuno con la propria passione, il proprio pensiero e la propria forza nella fede.
Questi piccoli grandi uomini mi
hanno lasciato tanto. Hanno vissuto in questa nazione con tanti
problemi, che vanno dalla mancanza di cibo all’analfabetismo,
dalla miseria alla guerra, durata
dieci anni.
Nel libro “Quattro giorni,
quarant’anni” di Davide Rondoni, p. Berton racconta: “Non
era neppure demenza; era una
passione demoniaca che quando
operava con misericordia si accontentava di uccidere, ma più
spesso torturava la vittima amputando gli arti, estraendo occhi, squartando madri per il solo
gioco di indovinare il sesso del
nascituro. Vera demenza satanica... E ancora non basta, perché
a questa demenza furono impiegati adolescenti e bambini, non
come vittime, ma come torturatori”.
Durante i miei giorni a Kissy
non ho chiesto nulla della guerra,
nemmeno al giovane Tamba, che
porta ancora sul petto la cicatrice
che cancella il tatuaggio “RUF”,
la sigla dell’esercito dei ribelli a
cui apparteneva. Anche Tamba è
■
un ex bambino soldato.
Uno solo scrive e tanti guardano: la scuola africana è ancora così...
le di serpente?”. Sentendo queste parole il volto di Matesso si
fa triste. Continuando il mio ragionamento, gli dico: “Un quadernetto è troppo poco. Tu meriti due, anzi tre, quattro, cinque quaderni!”. Man mano che
la cifra aumentava, saliva negli
occhi di Matesso l’espressione
stupenda di un volto di bambino
strafelice, per un piccolo desiderio finalmente appagato. Preso il pacchetto dei quadernetti, Matesso corre via contento,
zoppicando…
La ferita, per errore di mira
Vedendolo zoppicare, lo chiamo indietro, disposto ad aiutarlo. Infatti Matesso zoppicava a
causa di una ferita al polpaccio.
In un primo momento ho pensato che si trattasse di una di quelle
piaghe tropicali, molto diffuse in
quella regione e dovute alla malnutrizione.
Ma al polpaccio di Matesso la ferita appariva ancora fresca, recente. Chiedo al bambino:
“Quando hai avuto questa brutta ferita?”. Mi risponde: “Otto giorni fa. Venendo a scuola,
mentre attraversavo il fiume, il
serpente mi ha aggredito”.
“Un serpente?”. “Sì, il serpente pitone. La pelle che ti ho
portato è quella del serpente che
mi voleva uccidere. Per fortuna
il fiume è vicino al villaggio: le
mie grida di aiuto sono state sentite e i soccorritori sono intervenuti subito con i coltelli e le lance per liberami dalla bestia che
si era già attorcigliata attorno a
me con un movimento fulmineo.
La ferita l’ho avuta per errore, da
un colpo di lancia fallito. Era diretto al serpente, ma è finito sul
mio polpaccio... Nonostante la
ferita, sono contento, perché sono uscito da quel pericolo sano e
■
salvo!”.
IL GRANDE VALORE DEI GIOVANI
p. CLAUDIO BRATTI, sx
Il Brasile è un paese di giovani: una grande percentuale della popolazione non supera i 25 anni di età. Ma i giovani brasiliani hanno
paura di tre cose: della violenza, della disoccupazione e del futuro. La
paura, insomma, di non poter realizzare la propria vita a causa della
situazione sociale ed economica.
Sempre più i giovani si stanno allontanando dalla chiesa. Sembra
che i giovani non capiscano la chiesa e che la chiesa non capisca i giovani. In ogni parrocchia dove sono stato e anche a livello diocesano, mi è stato affidato l’incarico di curare l’attività pastorale con la
gioventù. Posso dire che ho vissuto delle
esperienze significative.
Non ho una formula per evangelizzare
i giovani, ma una cosa è certa: i giovani
devono capire che anche loro sono chiesa. E tutti dobbiamo capire che i giovani non sono solo il futuro (cioè persone
che assumeranno la responsabilità in un
altro momento), ma anche il presente.
È oggi che i giovani devono essere valorizzati, dando loro la possibilità di esprimere le proprie idee, i progetti, le speranze. È oggi che essi devono assumere
la missione che loro compete: evangelizzare gli altri giovani. Gli adulti devono
dare loro tutta la fiducia e disponibilità,
senza paure né preconcetti.
Ho visto giovani coinvolti nel traffico
di droga cambiare la loro vita solo perché si sentivano finalmente accolti e valorizzati. Oppure perché avevano la possibilità di realizzare qualche piccolo progetto; per esempio, un gruppo teatrale,
Padre Bratti mostra la Bibbia in
un coro, una festa, un incontro, o sempli- assemblea: “I brasiliani hanno un
amore speciale per la Parola di Dio”
cemente coinvolgendoli nella liturgia.
2009 NOVEMBRE
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
La gioia di essere missionaria
Per annunciare il vangelo in Brasile
S
ono una missionaria di
Maria saveriana, originaria
di Leonforte, un paese della provincia di Enna, in Sicilia. Sono
in questa famiglia missionaria
dal 2007, offrendomi a Dio con
i voti di povertà, castità e obbedienza. A febbraio del 2009 sono
partita per la mia prima missione
in Brasile settentrionale, precisamente a Belém.
Ripensando al mio passato,
posso dire che il Signore ha messo sulla mia strada tante persone
che, in modo molto semplice,
hanno saputo trasmettermi l’amore che Dio ha per ogni sua creatura. Come dice l’apostolo Giovanni: “Noi amiamo perché Dio ci ha
amati per primo”. Ed è proprio da
questo sentirci amati dal Signore
che scaturisce in noi il desiderio
di farlo conoscere ad altri.
Mi piaceva fare l’estetista
Prima di fare questa scelta di
vita, nel mio paese natale lavoravo come estetista. In quegli anni,
ho avuto l’opportunità di visitare alcune missioni dell’Africa,
in Tanzania e in Sierra Leone. Lì
ho compreso maggiormente che
il Signore mi chiedeva qualcosa
più grande delle mie forze: la
donazione totale della mia vita a
lui, per servire meglio i fratelli.
Ma accettare questa sua richiesta di lasciare la famiglia,
il lavoro e il paese, per andare
in terre lontane a far conoscere
l’amore di Dio non è stato facile.
All’inizio mi domandavo: “Perché proprio io? Non potrebbe
farlo un’altra?”. Sentivo che era
una realtà molto grande per me.
Nella Bibbia leggiamo che
quando Dio chiamò Mosè per
ANGELA LA MAGNA, mM
guidare il suo popolo, lui rispose che non si sentiva degno, perché non sapeva neanche parlar
bene... Ma Dio gli disse: “Non
temere, io starò con te”. Così
anch’io sentivo che Dio diceva
anche a me le stesse parole.
Non mi mancava nulla, ma...
In verità, a casa non mi mancava nulla; avevo tutto. Ma il
mio cuore non era sereno. Sentivo che stavo soffocando un qualcosa di grande che il Signore mi
chiedeva, proprio come leggiamo nel profeta Geremia: “nel
mio cuore c’era come un fuoco
ardente, chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo, ma
non potevo” (Ger 20,9).
Così, dopo alcuni anni, nel
2003, ho avuto la forza di lasciare tutto e cominciare il cammino
Una bella visita e una festa
p. MARIO GUERRA, sx
di ottobre la coA ll’inizio
munità saveriana di Galli-
co ha avuto la gradita visita dei
superiori (nella foto). Grande è
stata la loro ammirazione per
l’enorme cordialità che circonda i missionari da parte di tanti
frequentatori del santuario Ma-
donna della Grazia e del parco
della mondialità, che presentano
bene la missione della chiesa nel
mondo.
■
Il vicario generale dei saveriani
p. Luigi Menegazzo, il superiore
in Italia p. Carlo Pozzobon
e il consigliere generale
p. Carlo Girola hanno visitato
la comunità saveriana di Gallico.
La saveriana Angela La Magna, originaria di Enna, con ragazze e ragazzi brasiliani
in un recente incontro di animazione missionaria
di formazione nella congregazione delle “missionarie di Maria
saveriane” che avevo conosciuto
andando in Sierra Leone. Anche
la mia famiglia, con l’aiuto di
Dio, ha compreso la mia scelta
di vita e ora che siamo lontani
fisicamente, sentiamo di essere
molto vicini spiritualmente.
Ecco come vivo oggi
Ora mi trovo in Belém, e sento
che, poco a poco, questo popolo
sta entrando nel mio cuore. Sto
imparando molto da loro: la gioia del condividere la vita con gli
altri, con semplicità. Ringrazio il
Signore per avermi messo accanto questo popolo, per camminare
insieme e scoprire sempre più il
suo grande amore.
Il nostro fondatore p. Giacomo Spagnolo diceva: “Se guardi
con l’occhio, la mente e il cuore
di Gesù, non puoi non incontrare Lui stesso nei fratelli”. Solo
quando ci accostiamo agli altri
cercando di vivere come Gesù
ci ha insegnato, riusciremo a vederlo anche nei fratelli.
In conclusione, sono d’accordo con questa frase d’autore:
“Quando avviciniamo un altro
popolo, il nostro primo compito
è di toglierci i calzari, perché il
posto nel quale avanziamo è santo; altrimenti potremmo calpestare il sogno di altri esseri umani;
peggio ancora, potremmo dimenticare che Dio era là prima di noi
e continuerà ad esserlo quando
noi ce ne saremo andati”.
Amici, il Brasile aspetta anche
voi! Vi ricordo tutti con affetto, e
vi chiedo di accompagnarci con
la vostra preghiera.
■
LA PINETA A DON FORTUGNO
Il 21 agosto alla presenza di molte autorità civili è stata fatta la commemorazione del sacerdote don Demetrio Fortugno, grande amico e
sostenitore del parco e parroco di san Biagio a Gallico Superiore per oltre 50 anni. Alla sua memoria è stata dedicata la pineta del parco, area
preferita dagli scout per le loro attività, che richiedono grande spazio.
Hanno presieduto alla cerimonia l’attuale parroco di S. Biagio don
Gaetano Galatti con p. Mario Guerra dei missionari saveriani di Gallico, custodi del santuario della Madonna della Grazia e del parco della
mondialità, alla presenza dei famigliari di don Fortugno e di un gran
numero di parrocchiani.
La serata è proseguita con la proiezione di diapositive e gli interventi dei relatori che hanno ricordato la personalità di don Demetrio,
la sua vita e la sua opera pastorale.
Il santuario della Madonna, nella festa annuale,
ha attirato numerosi devoti anche da lontano.
Il comitato, guidato dal sig. Giustra,
ha organizzato varie attività entusiasmanti!
Grazie a tutti, anche a nome
della Madonna della Grazia!
Nella foto accanto, il santuario “decorato”.
La bancarella per aiutare le
missioni dei saveriani in Congo.
4
La serata di commemorazione di don Fortugno, a cui è stata dedicata
la pineta del parco della mondialità a Gallico
2009 NOVEMBRE
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Padre Fiore, missionario sabino
Concorso didattico “Mani Aperte per l’Africa”
C
i speravamo molto, ma ci
credevamo poco. Eppure
ci siamo riusciti! Il primo concorso “Mani aperte per l’Africa”, promosso dall’associazione
“Mani aperte onlus” nelle scuole
di primo e secondo grado, è andato a buon fine.
Una bella sorpresa!
A settembre del 2008 abbiamo
avuto l’idea di lanciare un concorso per una ricerca sui paesi
in via di sviluppo dell’Africa
(in particolare sul Burundi) e sui
personaggi della Sabina che si
sono impegnati per alleviare le
sofferenze di quei popoli. Scelto il tema, abbiamo elaborato e
stampato il manifesto. Ma quando sono iniziati i contatti con gli
istituti abbiamo dovuto constatare che eravamo in ritardo rispetto
ai calendari scolastici: le scuole
avevano già programmato le attività dell’anno.
Perciò la sorpresa è stata grande quando a fine marzo, data di
scadenza del concorso, sono arrivati i lavori della scuola media
“Enrico Fermi” (Montopoli di
Sabina) e delle allieve dell’istituto “Pietro Bonfante” (Poggio
Mirteto). Il consiglio direttivo
dell’associazione ha subito attivato la commissione giudicatrice
presieduta da don Carmelo Cristiano, cui ha partecipato anche il
saveriano p. Gerardo Caglioni.
Lavori tutti interessanti
Per l’istituto “Fermi” di Montopoli, la 2ª B, guidata dalla prof.
ssa Vincenti, ha vinto con un
calendario per il 2010. Il calendario riporta alcune frasi trovate
negli appunti di p. Fiore e illustrate dagli allievi con bellissimi
disegni. La classe 2ª A, guidata
dalla prof.ssa Argondizzo, ha
elaborato un opuscolo con note
biografiche di p. Fiore, aneddoti
del periodo in cui era parroco a
Montopoli, e notizie sulle attività dei saveriani in Africa.
Per l’istituto “Bonfante” di
ALVARO TOMASSETTI
Poggio Mirteto, Federica ed Eleonora, guidate dalla prof.ssa Vincenti, hanno presentato un bel
dvd sullo stile missionario di p.
Fiore in Burundi. Jessica, Enrica
e Virginia, guidate dalla prof.ssa
Lorenzetti, si sono distinte per
l’elaborazione di un bel poster
con notizie sociali, economiche
e sanitarie riguardanti il Burundi
e l’opera missionaria di p. Fiore.
Sabato 23 maggio, nella bella
sala della biblioteca comunale di
Montopoli, gremita di famigliari
e amici, si è svolta la cerimonia
di premiazione preceduta dalla
presentazione dei lavori da parte degli studenti. Erano presenti
anche le presidi dei due istituti,
che hanno espresso ai giovani l’apprezzamento per i lavori
presentati e si sono congratulate
con l’associazione “Mani Aperte” per l’iniziativa.
Francesco Milani, fratello di p. Giuseppe
GIANCARLO MAGNINI
L’ultimo tratto di vita terrena
Nelle mani di Francesco, nelle ultime settimane di vita, c’era
sempre un rosario e un libricino
di santa Teresa del Bambino Gesù che lui definiva “una santa
esemplare”. In ospedale ha ripetutamente chiesto ai famigliari di
informare i saveriani, chiedendo
rancesco Milani è salito alche pregassero per lui e lo acla casa del Padre il 24 setcompagnassero anche nel suo ultembre scorso, dopo un ricovero
timo tratto di percorso. Con loro
ospedaliero di due settimane. Era
egli aveva trascorso una vita!
nato nel 1913 a Ficarolo, in proCosì è stato, anche grazie alla
vincia di Rovigo, da una famiglia
presenza di p. Guglielmo Camemolto numerosa e religiosa.
ra, che ha concelebrato durante
È sempre stato molto legato
la Messa di commiato presso la
alla congregazione dei
parrocchia di Santa
missionari saveriani.
Galla a Roma, lo scorRaccontava spesso con
so 26 settembre.
profonda commozione
Francesco era un uodi aver conosciuto di
mo paziente. Grazie alla
persona, proprio nella
sua fede, egli riusciva ad
casa madre di Parma, il
avvicinare in modo pofondatore beato Guido
sitivo anche chi non diConforti, il cui ricordo
sponeva della fede, preha sempre portato nel
zioso dono di Dio. Tanti
cuore.
amici e conoscenti, anche quelli poco “religioUn rapporto famisi”, lo ascoltavano stuliare con i saveriani
piti e meravigliati. Ora
A Parma egli aveva
sarà sicuramente felice
compiuto gli studi di
di essere ricordato, soginnasio. Poi, per 15
prattutto nella preghieanni circa, era rimasto
ra, dai missionari savepresso l’istituto dei sa- Francesco Milani, fratello di p. Giuseppe e grande amico dei save- riani, che egli ha tanto
veriani nelle Marche, riani, ci ha lasciato il 24 settembre scorso, a quasi 96 anni di età amato.
■
F
4
prima di arrivare a Roma nel
1948. Qui Francesco, a 35 anni,
ha conosciuto Marcella Grilli
con la quale ha formato la sua
famiglia, arricchita dalla nascita
di 3 figli e, successivamente, di
tre affezionate nipoti.
Il legame di Francesco con
la chiesa in generale e con i saveriani in particolare, è rimasto
sempre forte. Ricordava con orgoglio uno zio, a lungo parroco
di Gaiba, una zia suora e soprattutto il fratello padre Giuseppe,
missionario saveriano che ha
trascorso 15 anni in Cina e altri
15 anni in Brasile.
una sacca da mare con il logo
dell’associazione “Mani Aperte”. Purtroppo, a causa di malattia, non è potuto essere tra
noi don Carmelo Cristiano. A
lui rinnoviamo la nostra sincera
gratitudine per l’indispensabile
aiuto che ha dato all’associazione e agli studenti per la buona
riuscita dell’iniziativa.
Il calendario sarà stampato e
messo a disposizione, a offerta
libera, di quanti vorranno contribuire al progetto “Pro Batwa
del Burundi”, nella diocesi di
Muyinga, in parte già realizzato
e in parte ancora in cantiere, diretto dal vescovo mons. Joachim
e dalla laica saveriana Claudina
Bertola.
■
Un progetto ancora aperto
A tutti gli studenti che hanno partecipato è stata offerta
Un vero amico dei saveriani
Ringraziamo Magnini per
questa affettuosa memoria del
signor Francesco Milani. I famigliari dei saveriani “laziali”
l’hanno conosciuto bene, perché
era il primo ad arrivare alla festa annuale, organizzata per loro all’inizio di maggio.
Tre allievi della scuola media “Fermi” di Montopoli, presentano il loro lavoro
per il concorso “Mani Aperte per l’Africa”, indetto in memoria
di p. Fiore D’Alessandri, saveriano sabino
Nella biblioteca comunale di Montopoli per la premiazione
al concorso didattico “Mani aperte per l’Africa” (da sinistra):
p. Gerardo Caglioni, Marina Bolasco, Alvaro Tomassetti (presidente di “Mani Aperte Onlus”), Daniela Cattaneo e le prof.
Paola Vincenti e Daniela Vincenti
NUOVO CONCORSO “mani aperte”
A. TOMASSETTI
Le scuole che hanno partecipato alla prima edizione del concorso
“Mani aperte per l’Africa” sono state entusiaste dell’iniziativa. Quelle che non hanno potuto partecipare ci hanno chiesto di ripetere l’iniziativa. Per lavorare meglio, è stato deciso di organizzare un concorso
biennale. Ecco il bando del nuovo concorso.
Per la scuola primaria
Presentare un elaborato grafico, pittorico, letterario, musicale o in
linguaggio multimediale, che illustri i vari aspetti del continente africano e dei suoi popoli, facendo emergere figure importanti per la loro storia e crescita, privilegiando quelle provenienti dalla Sabina o
dal Lazio.
Per la scuola secondaria, 1° e 2° grado
Presentare un elaborato grafico, pittorico, letterario, musicale o in
linguaggio multimediale, nel quale siano evidenziati i vari fattori geografici e climatici, storici e demografici, etnici e religiosi, che influiscono in modo positivo o negativo sullo sviluppo dei paesi africani,
in particolare del Burundi; sviluppare una ricerca su persone o gruppi (missionari, imprese, associazioni di volontariato) di origine Sabina
o Laziale, che abbiano operato in quei paesi, specie in Burundi, illustrandone caratteristiche e attività.
Si può partecipare sia individualmente sia in gruppo. Per la presentazione degli elaborati e per informazioni, rivolgersi a “Mani Aperte
Onlus”, via V. Veneto 11 - 02034 Montopoli di Sabina (RI) o ad Alvaro
Tomassetti (333 7315660).
2009 NOVEMBRE
ROMAGNA
48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Pronti per una “nuova vita”
L’assemblea d’animazione missionaria
Nuova Vita, è sempre questo che ci si ripromette. Ci abbiamo pensato nel fare il racconto di due avvenimenti su questa
pagina di novembre: l’assemblea degli animatori missionari e
vocazionali, con la gita al tempio sikh di Novellara; l’incontro
dei giovani teologi saveriani, che sono il futuro della nostra
missione.
Vogliamo anche ricordare quelli che ci hanno preceduto. E
non solo perché siamo in novembre. Chi li ha conosciuti può assicurarvi che essi meritano il nostro ricordo, perché il loro esempio può esserci utile.
Di tutto questo, cari amici, ho sentito il bisogno di mettervi
a conoscenza per la confidenza che ci date e perché sentiate il
bisogno di aiutarci con la vostra preghiera. Grazie!
A
inizio settembre si è svolta l’assemblea degli animatori missionari e vocazionali.
Dal numero dei partecipanti, 42
- oltre il limite di capacità della
casa di San Pietro in Vincoli - già
si avverte l’importanza di questo
evento. Abbiamo riflettuto su un
tema vitale per i saveriani in Italia: “Discernimento comunitario
e programmazione dell’animazione missionaria e vocazionale
e possibili sinergie”.
Mondo giovanile e tecnologia
Aluisi Tosolini, fratello di due
saveriani missionari in Giappone e preside impegnato nella vita
sociale ed ecclesiale, ci ha guidati nella conoscenza della società
di oggi, specie quella giovanile,
con problemi sempre nuovi. Il
suo motto è stato: “occorre capirla per farsi capire”.
Padre Fabrizio Colombo, direttore del centro multimediale
comboniano di Verona, ci ha
aggiornato sui novi mezzi di comunicazione. Secondo lui ciò che
cambia la società moderna non
sono solo le idee, la religione, la
filosofia, ma la nuova tecnologia
di comunicazione. Dopo la rivoluzione della stampa e delle onde
magnetiche, oggi viviamo nell’era
elettronica, che anche i missionari
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
devono conoscere e ben usare.
I nostri cellulari e la guerra
Sconvolgente anche per noi
missionari, specialmente se non
siamo stati in Africa, sono state
le relazioni di p. Silvio Turazzi
- curatore della rubrica “La missione chiama” a pagina 2 - e di p.
Loris Cattani, che hanno vissuto
sulla propria pelle il problema
della caccia al coltan (lega di
colombite e tantalite), ricchezza
del Congo, ma disgrazia per i
congolesi: direttamente o indirettamente, negli ultimi tredici anni
ha procurato sei milioni di morti
e un milione e mezzo di sfollati.
L’estrazione del coltan impegna una moltitudine di minatori
improvvisati, che lavorano a cielo aperto con attrezzi artigianali e
trasportano sulle spalle fino a 60
chilogrammi di terra fino al centro
di raccolta, a piedi su sentieri scoscesi, anche per 12 ore al giorno. I
minatori sono martoriati anche dai
piccoli caporali, ultimi strozzini
nella lunga lista di sfruttatori.
Il carico, via Ruanda e Tanzania, arriva ai destinatari finali in
Stati Uniti, Germania, Belgio e
Kazakistan. Li conosciamo be-
Una gita e un ospite gradito
Per fare un “break” tra una riunione e l’altra
P
er staccare qualche ora
dalle lunghe riunioni, i
saveriani riuniti in assemblea
di solito organizzano una gita.
Quest’anno l’uscita è servita non
solo per interrompere le “sedute”, ma anche per accostarci al
nostro mondo che cambia. La
meta scelta è stata Novellara, un
paese di circa 13mila abitanti in
provincia di Reggio Emilia.
La visita al tempio sikh
Siamo stati accolti in municipio dall’assessore alla cultura Paolo Santachiara e dal parroco don
4
Candido Bizzarri. Brunetto Salvarani, direttore di “Cem Mondialità” e nativo della vicina Carpi, ha fatto da mediatore nel sottolineare le iniziative interculturali intraprese dalla parrocchia e dal
comune. Il 14% dei novellaresi,
infatti, è composto da immigrati,
provenienti da circa 40 paesi.
“Nessun Escluso” è il nome
del progetto iniziato nel 2005
che affronta l’interculturalità,
valorizza l’identità cittadina e
tenta di far gustare la ricchezza
e la gioia che deriva dal vivere
insieme tra tante culture diver-
Saveriani e sikh dialogano all’esterno del tempio di Novellara (RE),
meta della gita di inizio settembre
p. A. CLEMENTINI, sx
se. L’assessore ci ha poi accompagnati a Gurdwara, il secondo tempio sikh per importanza
in Europa, inaugurato nel 2000.
Tolte le scarpe e indossato il fazzoletto sul capo, i leader religiosi sikh ci hanno offerto un pasto
di accoglienza e hanno risposto
alle nostre mille domande.
Per non essere impreparati
L’ospite gradito è stato p. Luigi Menegazzo, vicario generale dei saveriani, arrivato da Roma per ascoltare e incoraggiare
i nostri progetti. La situazione
mondiale, diversa da un giorno
all’altro, è sempre in evoluzione, anche nel mondo missionario. Non possiamo mai farci trovare spaesati e impreparati, sia
come congregazione sia come
individui.
Alle nuove difficoltà devono corrispondere nuove energie, nuovi strumenti, nuovo coraggio, più forza morale, più sinergia. Soprattutto, sempre e dovunque, dobbiamo essere fedeli
al comando di Gesù non solo di
andare ed evangelizzare, ma di
essere testimoni del vangelo, secondo il carisma saveriano. ■
ne: Nokia, Ericsson, Siemens,
Sony, Bayer, Intel, Hitachi,
IBM... Pietre e sabbia diventano
condensatori per i tanti cellulari
e computer che noi usiamo innocentemente. Si sta lavorando
affinché le autorità internazionali provvedano a legalizzare tutto
il percorso, dall’estrazione della
materia al certificato d’origine
sul prodotto al consumo.
“Missione Oggi” si presenta
Ampio spazio è stato dato anche alla rivista saveriana “Missione Oggi”, attraverso la voce
dell’attuale direttore p. Mario
Menin, che ne ha ripercorso la
storia dal 1903, quando fu fondata dallo stesso beato Conforti
con il nome di “Fede e Civiltà”.
Dal 1927 al 1947 ha preso il nome di “Le missioni Illustrate”;
dal 1948 al 1978 tornò a chiamarsi “Fede e Civiltà”; nel 1979
ha preso il nome attuale.
Redattori del mensile sono
Mauro, Federico e Franco. Ci
hanno illustrato il loro lavoro
nei settori dell’America latina,
dell’Asia e dell’Africa, per parlare alle persone dei problemi che
riguardano il mondo e per coinvolgerle.
■
I 42 saveriani riuniti a San Pietro in Vincoli per l’assemblea di animazione
missionaria nel settembre scorso
Ricordiamo i saveriani defunti
Non riusciremo noi missionari a visitare tutte le tombe dei
nostri confratelli, ma volentieri portiamo nel cuore e ricordiamo i saveriani della Romagna. Lo facciamo assieme a voi, uniti
ai famigliari di ciascuno, quelli viventi e quelli già chiamati dal
Padre alla pace eterna. Sono dodici: p. Edmondo Alvisi, p. Giuseppe Arrigoni, p. Luigi Bernardi, p. Lorenzo Camorani, p. Alfeo Emaldi, p. Enrico e p. Mario Frassineti, p. Giuseppe Giannini, p. Sandro Sacchetti, p. Ermanno Santandrea, p. Romeo Turci, p. Francesco Villa.
I TEOLOGI SAVERIANI DI PARMA
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
Anche quest’anno gli studenti saveriani di teologia sono venuti a
San Pietro in Vincoli per programmare l’anno scolastico. Questi giovani
allegri e devoti, servizievoli e seri nei loro impegni, hanno fatto ringiovanire la casa e hanno fatto intravvedere a noi “maturi” l’avvenire che
sogniamo. Siamo orgogliosi di loro, come tutti i fortunati genitori.
Ma capiamo anche quanto siano cambiati i tempi. Fino a trent’anni
fa, gli studenti teologi erano un’ottantina, e quasi tutti italiani. Nelle
missioni, le comunità cristiane erano giovani e i sacerdoti locali erano
pochi. Poi, oltre alle scuole e agli ospedali, si sono costruiti anche i seminari... Ora la maggioranza dei 62 giovani teologi saveriani, che studiano nelle cinque teologie internazionali (Filippine, Camerun, Italia,
Messico e Stati Uniti) provengono proprio dalle nostre missioni. Sono
17 dall’Indonesia, 15 dal Congo, 10 dal Camerun/Ciad, 10 dal Messico,
6 dal Brasile, 1 dal Bangladesh, 1 dal Burundi, 1 dall’Italia.
Quello che ci dà pensieri è proprio questo: un solo saveriano italiano che si prepara al sacerdozio, da questa nostra nazione “cattolica”.
Sappiamo che il Signore chiama sempre i suoi figli a lavorare per la sua
vigna. Non possiamo dare la colpa né al seme né al seminatore; forse è
il campo che non risponde... I tempi sono cambiati, è vero. Ma noi continuiamo a impegnarci e a pregare, naturalmente insieme a voi.
Gli studenti saveriani di teologia sono venuti da Parma, con i loro formatori,
per programmare le attività dell’anno nuovo
2009 NOVEMBRE
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
è stata un’esperienza di fede
La mia prima “missione” in Africa
I
tempi del Signore sono
diversi da quelli degli
uomini. Ne ho avuto conferma
l’estate scorsa, quando mi sono
ritrovato in Africa. Finalmente è
stato superato ciò che mi impediva di partire per un’esperienza
di missione e così, grazie a padre
Alex, appena mi è stata data una
nuova opportunità, il mio “si” è
stato immediato.
Con lo stesso… centro
Dentro la mia risposta affermativa erano racchiuse tante motivazioni ed emozioni: il fascino
di visitare un nuovo continente,
l’Africa, e di immergermi in una
cultura così diversa; la curiosità
di toccare con mano un po’ di
quel mondo di cui avevo tanto
sentito parlare dai saveriani; la
gioia di seguire il comando missionario di Gesù Cristo.
Più di tutti, è stato proprio
quest’ultimo aspetto a spingermi a varcare i confini del “mio
mondo”, a concretizzare ciò che
è alla base di questa mia scelta:
fare un’esperienza di fede. Sono
ancora vive dentro di me le immagini di tutti i volti che ho incontrato lungo le strade del Camerun, gli occhi che già da soli
invitano all’accoglienza, i sorrisi
che aprono alla gioia e danno la
sensazione di essere “atteso e
benvenuto”.
Lo scenario di evidente povertà, che fa da sfondo alla vita del
popolo camerunese, è sembrato
quasi scomparire di fronte alla ricchezza interiore e alla forza d’animo della gente. Hanno la capacità
di vivere con dignità e coraggio,
nonostante le grandi difficoltà.
Dio mi aspettava laggiù
È stata una profonda lezione
per me, un autentico messaggio
di speranza e di fede. Ho capito
che Dio è sempre presente nella loro vita quotidiana e che per
quella gente è molto importante
SALVATORE SELLITTO
affidarsi a lui. Ho capito anche
che non ero io a portare Dio, ma
che lui era già lì ad aspettarmi.
Penso che una parte del merito di tutto ciò si debba attribuire
all’opera dei missionari e delle missionarie. Non solo hanno “equipaggiato” me e i miei
compagni di viaggio di validi
strumenti per affrontare e far
fruttare al meglio questa breve
esperienza in missione, ma soprattutto per il modo in cui essi
riescono a essere veri testimoni
del vangelo in questa terra.
Se noi siamo stati accolti dalla
gente come “amici” è stato perché eravamo “amici dei saveriani”. E se la gente del Camerun
è così profondamente legata a
loro, è sicuramente perché hanno potuto sperimentare concretamente l’amore di Dio, anche
grazie a loro.
I bianchi dal cuore nero
Ovviamente, ho vissuto anche
Per servire al bene di tutti
La new entry tra i saveriani di Salerno
S
ono nato il 1° luglio 1973
alla Gazzera, alla periferia di Mestre. Ho un fratello più
giovane, Stefano, che si è sposato nel 2007 con Lara da cui ha
avuto una bella bambina, Agnese. Ho frequentato le scuole nel
mio paese. Poi sono passato
all’Università “Ca’ Foscari” di
Venezia, dove mi sono laureato
in Economia e Commercio.
Quell’incontro con i saveriani
Ho cercato di essere sempre
presente e attivo in parrocchia,
nel catechismo e nelle attività di
animazione e formazione giovanile, da cui ho avuto grandi soddisfazioni. Con alcuni amici, alla
fine degli anni ’80, su invito del
nostro cappellano, ho partecipato
a un gruppo missionario giovani-
4
le, promosso dai saveriani della
comunità di Zelarino (VE). Qui
ho cominciato a pormi con grande serietà la vera domanda della
vita: come spenderla nel migliore dei modi, per servire al bene di
tutti secondo la volontà di Dio?
Così è gradualmente maturata
la chiamata di Dio per me, per
un servizio totale al suo regno.
Nonostante la paura di partire
e di lasciare la mia famiglia, il
14 settembre 1999 sono entrato nella comunità vocazionale
dei saveriani a Desio (MI), per
chiarire ancora meglio la mia
vocazione alla vita missionaria
e per fare gli studi di filosofia.
Dopo due anni trascorsi con un
po’ di fatica, ma con la certezza
che il Signore era al mio fianco,
nel 2001 sono entrato nel novi-
Padre Simone Piccolo, saveriano di Mestre, è il nuovo “acquisto” della comunità
saveriana di Salerno; ha studiato teologia a Manila, nelle Filippine
Salvatore Sellitto con alcuni compagni di viaggio
in mezzo a bambini e ragazzi camerunesi
l’esperienza di sentirmi “straniero” in terra straniera. Camminando per le vie del centro
di Yaoundé o di Douala, il colore della nostra pelle attirava
continuamente gli sguardi dei
camerunesi. Il nostro passaggio
era spesso sottolineato da voci
del tipo: “les blancs, les blancs
- arrivano i bianchi!”. Ma poi
tutto si tramutava in stupore e
in sorrisi, non appena vedevano
che ci adeguavamo al loro modo di vivere, andando in otto su
un taxi o mangiando in mezzo
a loro. Non eravamo più i “ricchi colonizzatori”, ma i bianchi
dal cuore nero: e subito era uno
stendere di mani e uno sfoggio
del loro tipico saluto.
La difficoltà di racchiudere in
poche righe quanto di bello ho
visto e ho ricevuto in Africa si
affianca alla consapevolezza di
essere ancora agli inizi di una
piena comprensione di ciò che
ho vissuto. Ma senza dubbio,
questa esperienza mi ha arricchito molto. Ringrazio tutti coloro
che ho incontrato, che mi hanno
dato calore e amicizia, e che mi
hanno guidato in questo viaggio:
senza di loro non sarei riuscito a
gustarlo appieno.
■
p. SIMONE PICCOLO, sx
ziato di Ancona, dove ho fatto la
mia prima professione religiosa
il giorno dell’Epifania del 2004.
Sacerdote novello
Il Signore mi ha condotto a
questa importante tappa della
mia vita religiosa e missionaria
attraverso la saggia guida del
maestro dei novizi e la vicinanza affettuosa di tutta la comunità
saveriana e dei miei compagni di
strada, con cui abbiamo condiviso la nostra scelta.
Sono partito quindi per Manila, nelle Filippine, dove ho
frequentato il corso di teologia e
ho concluso gli studi. Il 29 novembre 2008 ho detto il mio “sì”
definitivo al Signore nella famiglia saveriana e il 3 dicembre,
festa di san Francesco Saverio,
ho ricevuto il diaconato.
Conclusa la preparazione, sono
tornato alla Gazzera per immergermi negli esercizi spirituali, secondo il metodo di sant’Ignazio.
Mi sono così preparato a ricevere
l’ordinazione presbiterale, avvenuta sabato 13 giugno 2009 nella mia chiesa parrocchiale, per le
mani di mons. Beniamino Pizziol, vescovo ausiliare di Venezia. Da quel giorno sono diventato sacerdote missionario saveriano. E ora sono a Salerno per dedicarmi all’animazione missionaria
e vocazionale tra i giovani di questa bella regione Campana. ■
PREGHIERA E MISSIONE / 2
UNO SLANCIO SENZA CONFINI
ANNA MARIA CàNOPI, osb
È significativo che i missionari e le missionarie
sentano il bisogno di concedersi una sosta presso
i monasteri. Essi non vivono la sosta come una
“pausa” dal loro lavoro,
ma come un “tempo forte” di impegno missionario, come un’esperienza di comunione che abbraccia, nella carità e nella preghiera, tutti i popoli
della terra.
Per andare verso gli altri occorre sempre partire
La missione è un impegno che va assunto
dal proprio cuore. La miscon il senso dell’urgenza
sione è gratuità, è slancio
senza confini. Per questo, vivere la dimensione missionaria significa accogliere lo Spirito Santo e lasciarsi condurre sempre più al largo... Significa decidersi ogni giorno per nuove “partenze”, lasciando se stessi per andare verso il prossimo.
Partire è il verbo missionario. Mandati da Dio, si parte. Ma come?
E per dove? Si deve partire anzitutto interiormente, ossia nel cuore,
e andare verso ogni fratello. C’è infatti la missione di chi annuncia il
vangelo; c’è la missione di chi sostiene la fatica del lavoro quotidiano, di chi soffre e di chi consola, di chi non conta niente e tutto sopporta in silenzio.
La missione è il “compito” che il Signore ci ha assegnato per “l’ultima ora” della storia. È quindi un impegno che va assunto con il senso dell’urgenza, vivendo con piena dedizione quanto ci è richiesto,
momento per momento. In qualunque modo si parta, occorre sempre andare a gettare la semente piangendo (salmo 126). La mietitura spetterà ad altri, ma per il seminatore è già vera gioia l’essere riuscito, con l’aiuto di Dio, a spargere tutta la semente nel solco, l’essere riuscito ogni giorno a perdersi, per ritrovarsi in Dio con una moltitudine di fratelli.
Per informazioni e contatti: [email protected]
2009 NOVEMBRE
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
La missione in... tandem
Intervista a p. Giulio Simoncelli
T
ra i saveriani che stanno
frequentando il corso di tre
mesi abbiamo chiesto a p. Giulio Simoncelli di offrirci il racconto della sua vita. Padre Giulio ha 74 anni ed è nato a Bondione di Valbondione (BG), alle pendici del Pizzo Scais (3.054
m), la vetta più alta delle Orobie bergamasche. È l’undicesimo di 12 fratelli. Papà Domenico e mamma Domenica hanno
trasmesso ai figli una fede viva
e rocciosa come i monti che li
circondavano.
Com’è nata la vocazione
missionaria?
Era l’ottobre missionario del
1944. Avevo nove anni e alla
“Messa granda”, celebrata da
un missionario dei padri bianchi, ho partecipato anch’io con
mio fratello. Stretto a lui per il
freddo, mi sono addormentato.
Alla fine della Messa il missionario ci diede un biglietto su cui
bisognava rispondere alla domanda: “Cosa farai quando sarai
grande?”. Davanti a mamma e
a mio fratello Luigi scrissi: “Vo-
a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx
glio farmi missionario”. Mamma
sorrise soddisfatta, mentre Luigi
gridava perché scrivessi: “Voglio
essere frate cappuccino”. Andai
nel pollaio, raccolsi due uova e
le portai al missionario.
Poi cos’è successo?
Luigi entrò tra i missionari saveriani e io lo seguii facendogli
notare che la sua scelta era frutto della mia decisione di essere
missionario e non frate. Il sorriso della mamma nascondeva un
segreto, rivelatomi dalle sue ami-
Il gruppo dei partecipanti al corso dei “tremesi”: ne riconoscete qualcuno? Terminato il corso,
ognuno è tornato al proprio lavoro missionario.
Sono venuti a trovarci...
Che bello avere la casa piena di amici!
p. FRANCO BERTAZZA, sx
che soltanto dopo la sua morte:
aveva fatto un voto al Signore di
recitare il santo rosario ogni giorno in cimitero per le anime sante,
impegnandole a chiedere a Cristo che scegliesse tra i suoi figli
un missionario per l’Africa. Fu
esaudita: non uno soltanto, ma
due figli missionari in Africa.
Padre Luigi e io abbiamo sempre riconosciuto che il dono della nostra vocazione è una grazia
ottenuta dalla mamma.
Così tu e tuo fratello, insieme
Io sono entrato nella casa apostolica di Pedrengo a settembre
del 1947. Mio fratello Luigi mi
aveva preceduto di tre anni. Germogliò tra noi una profonda e rispettosa amicizia quando percepimmo che il nostro cammino
rispondeva alla chiamata del Signore. Fondamento della nostra
amicizia era Cristo, di cui eravamo vivamente innamorati.
Il cammino verso il sacerdozio è stato lungo e non sempre
facile, superando le tappe del
noviziato, gli studi liceali e della
teologia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, p. Luigi fu nominato
direttore spirituale degli studenti di Alzano Lombardo, mentre
io esercitai l’ufficio di economo
di due noviziati.
Quando la missione?
Finalmente nel 1968 fummo
destinati tutti e due al Congo. Ricevuta la notizia, mio fratello mi
telefonò e si mise a cantare: “In
exitu Israel de Aegipto - Quando
Israele uscì dall’Egitto...”, verso
la terra promessa. Dopo tre mesi in Belgio per studiare il francese e sei mesi per imparare la
lingua kiswahili, arrivammo alla
missione di Mwenga, in Zaire.
Per due anni ci siamo dedicati
alla conoscenza delle tradizioni
e delle ricchezze culturali locali. Poi, la nostra vita missionaria
a due si spezzò, perché mio fratello Luigi morì in un incidente
aereo il 10 febbraio 1970 con altri due compagni di viaggio: p.
Narciso Guerini e fratel Tersilio
Pirani, il pilota.
Come hai reagito?
Quella data segnò l’inizio del
mio totale impegno per la missione di Cristo. Fu il giorno del
mio nuovo battesimo, attraverso
il quale sperimentai l’unione tra
la missione e la croce. La pace
interiore subentrata all’asprezza
del dolore mi liberò dal diritto di
scoraggiarmi nel servizio offerto
a Dio per la mia gente.
Fui nominato parroco di Ngene, unica zona musulmana del
Congo. Per otto mesi, durante
la guerra civile (1996-1998), ho
vissuto con un confratello in un
isolamento totale. Poi mi fu chiesto di diventare maestro dei novizi, a Kinshasa, incarico che ho
svolto fino al 2006. Dopo di che,
ho chiesto e ottenuto di tornare
nella foresta, come “soldato sem■
plice”.
(continua nel riquadro)
LA CHiESA IN CONGO è...
a cura di p. F. BERTAZZA, sx
Continua l’intervista a p. Giulio Simoncelli. Parliamo della chiesa e
della vita religiosa. Terminato il corso di aggiornamento, tornerà in
Congo, “nella foresta”, come lui dice. Gli facciamo l’augurio di “buona missione”! Gli amici dei saveriani nel giorno della festa della solidarietà. Erano più di 350! Per la Messa
non c’è stato problema; più difficoltoso è stato trovare posto a pranzo, ma a nessuno è mancato
il piatto e soprattutto il… “buon viso”. Grazie di essere venuti, e tornate a trovarci spesso!
Come sta la chiesa congolese?
La chiesa congolese nasce e cresce insieme con il suo popolo, condividendone valori e povertà. Ci sono molte vocazioni sacerdotali e religiose che possono far pensare a una chiesa autosufficiente, ma non
è così. C’è ancora bisogno di un forte sostegno, soprattutto per la formazione dei seminaristi. Un altro problema è la fuga del clero africano verso le università straniere. La gente vive la propria fede con
grande impegno, ma la fame e la miseria non sono mai state amiche
di nessun progresso.
La cultura congolese aiuta la vita religiosa?
Il giovane congolese deve prendere in considerazione gli impegni dei
voti religiosi e soprattutto del celibato. Per l’africano la paternità fisica
è un bene assoluto. Avere un figlio erede è un’esigenza culturale per
tutti; è la condizione per continuare a vivere in un’altra vita. Non sono
esenti neppure preti, religiosi o suore. La grazia può fare miracoli e li
fa, ma queste esigenze culturali costituiscono una difficoltà da superare con un forte impegno personale.
P. Giulio Simoncelli a Tavernerio
sta frequentando il corso d’aggiornamento di tre mesi; guardate
che maestà, roccioso come le sue
montagne bergamasche
4
Il gruppo di amici venuti dalla provincia di Biella: hanno visto dove e come viviamo e li ringraziamo, perché l’amicizia nasce dalla conoscenza.
Crocifisso del beato Conforti, venerato nel santuario dei missionari saveriani a Parma;
fin da bambino, il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!”
2009 NOVEMBRE
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
10a mostra dei presepi missionari
A Vicenza, dal 29 novembre al 10 gennaio
L
a mostra dei presepi missionari - giunta quest’anno alla decima edizione - sarà
inaugurata il 29 novembre alle
ore 14 e 30, presso la casa saveriana di Vicenza, in viale Trento 119. I presepi provengono
dalle missioni di ben 50 paesi,
soprattutto da Africa, America
latina e Asia meridionale. Sono statuine di notevole valore
artistico che a Vicenza vengono poste insieme su radici di
castagno o altro legno, dando
origine così a splendide opere
di artigianato.
Riempie l’animo di stupore
vedere come ogni popolo della
terra rappresenti la Natività di
nostro Signore secondo i segni
culturali della loro vita quotidiana.
Un progetto per il Bangladesh
Il ricavato della vendita dei
presepi servirà quest’anno a finanziare un progetto di aiuto ad
alcune scuole del Bangladesh,
che hanno molte carenze sia
strutturali sia didattiche. Difatti
in quel paese esistono le “caste sociali”, per cui i bambini
che appartengono alle caste più
povere e soprattutto i bambini
“fuori-casta”, non hanno la possibilità di accedere alle scuole
pubbliche, perché mancano dei
mezzi finanziari per l’iscrizione
e per le altre spese scolastiche.
Teniamo presente che il salario
di un calzolaio o di un operaio
agricolo arriva a un euro al giorno, quando trova lavoro!
I missionari saveriani che vivono e lavorano in Bangladesh
CATERINA L. DAL SANTO
hanno organizzato molte scuole
elementari nei villaggi, per favorire l’istruzione dei bambini più
poveri. Tutto questo comporta
costi che non possono essere a
carico delle famiglie. D’altra
parte, fornire istruzione fin dalla più tenera età è fondamentale
per lo sviluppo sociale di ogni
popolo.
La sera del 18 dicembre (alle
ore 20.30) p. Daniele Targa missionario friulano in Bangladesh e ideatore del progetto assieme ad altri missionari - sarà a
Vicenza per illustrare la situazione in modo più approfondito.
I martiri giapponesi
e i bambini solidali
All’interno della mostra di
quest’anno ci sarà anche una
Un fratello con il cuore buono
Fratel Mariano: 60 anni di vita missionaria
F
4
ratel Mariano Masolo ha
festeggiato 60 anni di vita
religiosa, il 12 settembre scorso. Fr. Mariano proviene da una
famiglia numerosa: è il terzo
di 13 fratelli di papà Luciano e
mamma Odila Bordignon. La
famiglia abitava in Viale Trento
a Vicenza, di fianco alla casa dei
missionari saveriani.
in una tipografia per imparare il
mestiere del tipografo. L’anno
seguente è entrato tra i saveriani
a Cremona anche Giuseppe, un
altro fratello più giovane di due
anni. Insieme sono poi andati a
San Pietro in Vincoli (Ravenna)
per fare il noviziato e nel 1949
hanno fatto entrambi la professione religiosa.
Due fratelli saveriani
Mariano è entrato nella scuola
apostolica il 2 ottobre del 1942,
quando aveva 12 anni e il servo
di Dio padre Pietro Uccelli era il
direttore spirituale degli “aspostolini”.
Nel 1946 Mariano è stato
mandato a Cremona, perché i saveriani avevano aperto una nuova casa. Da lì, Mariano andava
Il tipografo va in missione
Il giovane Mariano è stato
mandato a Parma proprio con
l’incarico di fare il tipografo e
stampare il mensile “Missionari Saveriani”. Dopo 10 anni di
lavoro in Italia, nel 1959 finalmente arriva la destinazione per
la missione. Parte per il Congo,
dove è rimasto per 25 anni, tra
guerre e ribellioni, rischiando la
I sette Masolo alla festa di fr. Mariano, nel porticato dell’ulivo
(in piedi): Gigliola, Carlo (il nostro dottore) e Maria Berica;
(seduti): Francesco, Fr. Mariano, Luciana (la più anziana) e Margherita
BARBARA
vita continuamente. Nel 1960
parte anche fratel Giuseppe per
la missione in Bangladesh.
Ancora oggi, quando fratel Mariano parla del Congo gli si illuminano gli occhi: ne parla sempre
volentieri, ricordando il bel paesaggio, il clima buono, la gente
cordiale. Nei villaggi ha costruito
tante chiesette e scuole che poi
con la guerra sono state distrutte.
Al lavoro in Italia
Nel 1984 fratel Mariano è stato richiamato d’urgenza in Italia,
per lavorare in procura a Parma:
preparare e spedire i container
nelle varie missioni. Lì ha lavorato per 11 anni, finché è arrivato
a Vicenza, dove tutt’ora risiede.
A Vicenza egli ha lavorato come
aiutante dell’economo, seguendo anche l’orto, polli e conigli,
anitre e oche.
Per la comunità saveriana di
Vicenza fr. Mariano è stato ed è
una persona preziosa; ogni mattina si recava al mercato, dove
molti venditori gli regalavano
frutta e verdura per i missionari
e per i poveri. Ora per problemi
di salute egli ha dovuto ridurre
un po’ il suo ritmo di lavoro, non
potendo guidare più la macchina; ma, nel limite delle sue forze, egli si presta ai tanti piccoli
servizi che sono necessari in una
comunità missionaria.
Fratel Mariano è un missionario
con il cuore grande, non solo per
i poveri delle missioni, ma anche
verso i poveri che vengono a suonare alla nostra casa: lui dà sempre qualche spicciolo a tutti. ■
Gli “operai” dei presepi missionari, al lavoro per la 10a mostra dai saveriani di Vicenza, dal 29 novembre al 10 gennaio 2010; da sinistra: p. Giacomo, Attilia e p. Tommaso
sala appositamente allestita per
ricordare i “martiri giapponesi”,
uccisi oltre quattro secoli fa durante la tremenda persecuzione
della giovane chiesa, fondata da
san Francesco Saverio nel 1549.
In un’altra sala verranno esposti
- come di consueto - gli splendidi
lavori artigianali eseguiti da signore creative che vogliono contribuire anche loro al progetto.
Il 10 gennaio 2010, a conclusione della mostra, verrà organizzata una simpatica festa
pomeridiana, dedicata specialmente ai bambini, accompagnati dai genitori. Alle catechiste
facciamo notare che sono già
disponibili i “presepi dei bambini”, accompagnati da un dvd
che illustra il progetto, come
occasione per vivere l’Avvento
nella solidarietà con i bambini
poveri del Bangladesh.
Grazie a tutti i collaboratori
Grazie al lavoro di circa 130
persone che - come diceva madre Teresa di Calcutta - “hanno
dato il meglio di sé”, è stato
possibile realizzare tutto questo
lavoro. Il Gams (Gruppo Amici
dei Missionari Saveriani), con
il coordinamento di p. Luciano
Bicego, ha lavorato per quasi un
anno con tanto impegno e buona
volontà, sia per assemblare i presepi, che per allestire la mostra.
Tutti insieme abbiamo lavorato per fare in modo che, anche
quest’anno, la bella iniziativa dei
presepi missionari abbia un notevole successo, viste le manifestazioni di vivo compiacimento ricevute da parte di migliaia di visitatori nelle edizioni precedenti. ■
MARTEDì DELLA MISSIONE 2009-2010
I missionari saveriani e il centro missionario di Vicenza fanno conoscere il programma degli incontri di formazione missionaria per l’anno 2009 -2010. Il tema scelto è importante e attuale: “Il vangelo incontra le culture?”. Gli incontri sono cominciati a ottobre e continueranno fino a marzo 2010, sempre di martedì, alle ore 20,30, nella casa
dei saveriani in viale Trento 119.
L’invito è rivolto alle comunità parrocchiali, ai movimenti e alle associazioni, ai gruppi missionari, giovanili e di volontariato, a ogni persona che ama la Parola di Dio, la missione e la pace. Per informazioni: Tel. 0444 288399
Novembre 2009
Martedì 10
Martedì 24
“Helder Camara, profeta dei nostri tempi”
con Luis Tenderini, collaboratore di Dom Camara,
e don Egidio Bisol
Martedì 15
“Il vangelo, lievito di compagnia” (Luca 7,18-35)
Lectio con don Dario Vivian
Martedì 12
“Il vangelo, luce di universalità” (Luca 9,46-56)
Lectio con don Dario Vivian
Martedì 26
“Il Vangelo incontra l’Africa: la donna africana”
con suor Elisa Kidanè, comboniana eritrea
Martedì 9
“Il vangelo, seme di novità” (Luca 5,27-39)
Lectio con don Dario Vivian
Martedì 23
“Buddismo e vangelo”
con don Cinto Busquet, Università Urbaniana
“Il vangelo, sale di profezia“ (Luca 12,49-13,5)
Lectio con don Dario Vivian
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Crocifisso del
veneratodell’Islam”
nel santuario dei missionari saveriani a Parma;
Martedì
16beato Conforti,
“Spiritualità
fin da bambino, il beato
si soffermava
a pregare
e... facoltà
“pareva mi
dicesse tante
con
don Giuliano
Zatti,
teologica
di cose!”
Padova
2009 NOVEMBRE
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Missione, mia passione
Con le famiglie dei missionari veneziani
L
a passione per la missione
nasce da piccoli, si sviluppa nell’adolescenza e nella giovinezza; durante l’età adulta sfocia in strategie diverse, ma tutte
portano a testimoniare Cristo.
Lo si è visto domenica 20 settembre a Zelarino, nella casa dei
saveriani. All’incontro annuale
di benefattori e famigliari dei
missionari saveriani e diocesani,
religiosi e laici, si sono dati appuntamento quasi 300 persone.
Alcuni si sono incontrati per la
prima volta; altri hanno rafforzato l’amicizia stretta negli scorsi
p. FRANCO e AMEDEO, sx
anni, raccontando le difficoltà
ma specialmente i traguardi raggiunti durante un anno.
Era presente anche un bel
gruppo di giovani. Tutti hanno
fraternizzato facilmente e poi…
che emozione sperimentare la
piroga sul prato, in attesa di
usarla sul
lago Tanganica! Padre
Franco ha
portato a
tutti i saluti
dell’ufficio
missionario
diocesano.
All’incontro dei parenti dei missionari veneziani, in piroga: un’escursione senza rischi, su ...terraferma
Una carrellata…
saveriana
Padre
Carlo Girola, rappresentante della direzione
generale dei
saveriani,
prima della
Il dono di sè senza misure
Ricordando l’amico don Ruggero
R
ientrato dalla Sierra Leone per motivi di salute,
desiderando rimanere ancora
sulla “breccia della missione”,
agli inizi del 1997 mi ero rivolto proprio a don Ruggero, allora
direttore del centro missionario
di Padova, perché mi accogliesse come animatore missionario.
Mi aveva ricevuto con quella sua
tipica cordialità e simpatia.
4
A servizio dei più poveri
Abbiamo lavorato e pensato
insieme, con passione e amore
per il vangelo. Mi sono sentito
sempre sostenuto, capito e stimolato. Aveva partecipato al mio
sconcerto nella triste esperienza
della guerra civile in
Sierra Leone, per il rapimento delle sorelle
saveriane e dei padri
Franco Manganello e
Vittorio Mosele, e per
l’uccisione delle quattro suore di madre Teresa. Come un fratello, aveva dimostrato i
sentimenti di vicinanza e solidarietà.
Don Ruggero ha
dato un grande esempio di coerenza con la
sua fede genuina e il
maturo attaccamento
alla missione di evan-
gelizzatore quando, terminato il
suo mandato come direttore al
centro missionario, era ripartito
come “fidei donum” in Brasile.
Nell’età matura, non aveva seguito le logiche della carriera,
ma la logica evangelica del dono
di sé, senza misure, per servire i
poveri come il suo Maestro divino. E Gesù ha voluto assimilarlo a sé, per essere “consegnato” nelle mani degli uomini per
amore. Don Ruggero Ruvoletto
è stato ucciso nella sua missione
in Brasile, sabato 19 settembre.
p. AMEDEO GHIZZO, sx
Mattiazzo ha celebrato i funerali
di don Ruggero. Vi abbiamo partecipato anche p. Franco Lizzit
ed io. Erano presenti altri undici
vescovi, in prevalenza giunti dal
Basile, circa 300 sacerdoti e più
di duemila persone.
La chiesa di Manaus ha chiesto di non essere lasciata sola.
“Don Ruggero - ha detto il vescovo - ci lascia per testamento
se stesso, la sua testimonianza,
la sua vita offerta in sacrificio.
La chiesa sappia accogliere questa preziosa eredità”.
Un parroco mi ha detto che le
La sua preziosa eredità
modalità della sua morte hanMartedì 29 settembre, nella no risvegliato in tutto il clero di
cattedrale di Padova, il vescovo Padova il significato di una vita
spesa per il vangelo.
La scelta della missione e la sua disponibilità a collaborare con tutti hanno
dimostrato il suo genuino spirito di servizio per i più poveri. I sacerdoti “fidei
donum” hanno ora
un martire in più, un
modello a cui riferirsi, un seme che darà
frutti di vita nuova
Don Ruggero Ruvoletto,
nella storia del Rea destra, fidei donum di
gno che Dio sta scriPadova ucciso in Brasile
il 19 settembre 2009,
vendo ogni giorno
con un operaio a Manaus
■
con noi.
Messa ha parlato ai partecipanti
sulla situazione della congregazione. Al momento la Congregazione saveriana non aumenta
nel numero dei missionari, ma
si espande a macchia di leopardo
dove il Signore la conduce. Sono
45 i giovani di varie nazionalità
che hanno iniziato l’anno di noviziato. Ringraziamo il Signore.
Padre Carlo ha passato in
rassegna tutte le presenze dei
saveriani nel mondo, spaziando
dall’Africa all’Asia, dall’Americhe latina agli Stati Uniti, fino
ai paesi europei: Italia, Spagna
e Gran Bretagna. Il carisma del
beato Guido Conforti, fondatore
dei saveriani, si sta espandendo
in tutto il mondo. È ormai conosciuto e diffuso in tutti i territori
di missione che sono stati raggiunti dai saveriani italiani nei
tempi passati.
Ha poi parlato delle problematiche che i saveriani stanno affrontando a livello di inculturazione e per le conseguenze della
globalizzazione. La fedeltà al carisma originale del primo annuncio induce i saveriani a lasciare
le chiese ormai bene avviate, per
spingersi in luoghi ancora in attesa della novità evangelica. Per
questo i missionari sono pronti
ad affrontare tutte le difficoltà,
e sono sempre felici di iniziare
una nuova semina della “Parola
di salvezza”.
I laici saveriani
Franca Rivolta, una giovane
dottoressa di Milano, ha presentato le esperienze dei “laici
saveriani”, Franca ha insistito
sul carisma confortiano che caratterizza la spiritualità dei laici,
che si ispirano al beato fondatore dei saveriani. Essi cercano di
collaborare con i missionari, ma
hanno anche alcuni progetti propri e uno stile consono alla vita
famigliare. Lei stessa è stata in
missione e ha spiegato con entusiasmo come gustare la vita nel
dono di sé, servendo il vangelo
nell’ideale di comunione voluto
da Dio per tutti gli uomini.
Nel pomeriggio ci ha raggiunto anche Olga, la mamma di
Giovanna Varisco che è missionaria in Mozambico. Non voleva
perdere la compagnia ideale con
sua figlia e con tanti parenti di
missionari.
Una famiglia senza confini
Tra i presenti c’era Giovanni
Comaron, un missionario della
Consolata, in Kenya da 55 anni.
La costruzione della cattedrale
di Meru fu il suo primo lavoro;
poi ha innalzato muri per chiese
e scuole, ma in particolare ha
seguito la formazione di tanti
giovani. Sua cugina, Maria Basato di Mestre, vorrebbe seguirlo in missione: “Ho solo cinque
anni più del Papa, ma ho molto
meno impegni di lui! E poi, è
un’esperienza che ho già fatto
altre volte”.
Insomma, la missione è una
passione che non muore, ma ci
unisce ogni anno dal Piave al
Brenta e anche oltre: “Gesù Salvatore vuole fare del mondo una
■
sola famiglia”.
PREGHIERA, FORMAZIONE E AZIONE
Gli appuntamenti per l’anno 2009-2010
Preghiera, formazione, azione: sono tre parole magiche per la missione. Ecco gli appuntamenti che i saveriani e il centro missionario diocesano hanno programmato per il 2009-2010.
Primo giovedì del mese, ore 16
Spiritualmente uniti con i missionari sparsi nel mondo, dedichiamo
un’ora di adorazione a Venezia, presso la chiesa delle suore adoratrici
missionarie di Cristo Re, parrocchia San Francesco della Vigna (Celestia).
Terzo giovedì del mese, ore 15,30
Incontro di preghiera per le vocazioni e le missioni, presso i saveriani di Zelarino, in via Visinoni 16.
Una domenica al mese, ore 15 - 18
Presso il Centro pastorale “Cardinal Urbani” a Zelarino, incontri di
formazione per i gruppi missionari parrocchiali e cristiani impegnati
per la missione. Rifletteremo sul tema: “Il volto missionario della parrocchia”. Gli incontri si concluderanno con il convegno missionario del
30 maggio. Ecco le date, da segnare subito sul calendario personale:
15 novembre
13 dicembre
17 gennaio
7 febbraio
14 marzo
30 maggio
- Parrocchia, chi sei? Verso una parrocchia missionaria
- Parrocchia, cosa fai? Parrocchia in cammino
- Parrocchia, dove vai? Orientamenti e obiettivi
- Progetto per una parrocchia missionaria
- Parrocchia: dal sacramento all’evangelizzazione
- Il volto missionario della parrocchia e del cristiano (convegno).
Dodici sabati per la missione
Il corso in preparazione a un’esperienza in missione e per una migliore consapevolezza missionaria si svolgerà in dodici incontri, il sabato dalle 9 alle 11.30, dal 6 febbraio al 15 maggio. Tema: “L’animazione
missionaria in parrocchia e nelle diocesi del Triveneto”.
Per informazioni, don Paolo Ferrazzo 041 5343812
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