® Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2009 NOVEMBRE n. 10 Educare alla mondialità Un mappamondo in ogni nostra famiglia I l Papa da tempo insiste, e l’ha fatto anche recentemente, che l’educazione è oggi un’emergenza prioritaria del nostro tempo e della nostra chiesa: “una grande sfida per ogni comunità cristiana e per l’intera società”. Siamo in un tempo in cui da molte parti si denuncia la difficoltà di trasmettere i valori alle nuove generazioni. Genitori, educatori, sacerdoti e religiosi sono unanimi nel dire quanto difficile sia educare la gioventù di oggi. Colpa solo dei giovani? Non necessariamente. C’è una crisi educativa C’è una tendenza culturale che non favorisce l’accettazione dei valori del passato. Ma c’è anche una generazione di adulti che si sentono inadeguati e incapaci di trasmettere un’eredità viva, che essi stessi, forse, non hanno ricevuto nel modo migliore e quindi non osano proporre ai giovani d’oggi. Davanti a questa crisi educativa, i vescovi italiani, seguendo le indicazioni del Papa, hanno deciso di fare dell’educazione il tema del prossimo piano pastorale. “Con il termine educazione - afferma Benedetto XVI (Caritas in veritate n. 61) - non ci si riferisce solo all’istruzione o alla formazione al lavoro, ma alla formazione completa della persona”. Si tratta di far crescere la persona del giovane - e anche di noi adulti - secondo un progetto, per il quale bisogna avere chiaro in testa chi è la persona umana. Sembra tanto ovvio, ma forse non è sempre così. Ci sono molte visioni della persona umana e del senso della sua esistenza. Niente bastoni tra le ruote? Alla radio nazionale ho seguito una conversazione sul senso della vita. Tra i molti intervenuti nella discussione, ha attirato la mia attenzione un tizio che, con grande sicurezza, afferma- VOLTIAMO UN’ALTRA PAGINA Per vivere insieme un anno missionario p. MARCELLO STORGATO, sx E ccoci di nuovo vicini a chiudere un anno e ad aprirne un altro. Lo facciamo anche con un piccolo gesto: appendere al chiodo il nuovo calendario, rimpiazzando il vecchio, ormai scaduto. Compiendo questo semplice gesto, ci viene quasi spontaneo fare una valutazione dei dodici mesi trascorsi. Nel cuore, forse, balena un sospiro: “nonostante i tempi duri, anche questa è andata!” - oppure un sorriso: “tutto sommato, è andata bene!”. Appendendo il nuovo calendario allo stesso chiodo, in cucina o in camera, abbiamo tutti lo stesso sentimento, che è un augurio: “il nuovo anno scorra meglio dell’anno passato”. È una speranza lecita e salutare per tutti. Ne abbiamo bisogno. Noi credenti, accompagniamo questo nostro gesto alzando gli occhi al Cielo, con una preghiera: “il Signore del tempo e dell’eternità ci accompagni nel cammino della vita tutti i giorni dell’anno, che riceviamo da lui”. Una finestra aperta sul mondo: questo vuole essere, mese dopo mese, il nostro calendario. Con le immagini di alcune nazioni di Africa, Asia e America lati- na. Le abbiamo abbinate ai volti dei nostri / vostri missionari, che vivono in contesti e modi diversi la stessa missione evangelica, secondo l’impronta carismatica del beato Guido Conforti: i saveriani sacerdoti e fratelli, le saveriane e i laici saveriani. Per il 2010 abbiamo preferito lasciare lo spazio libero, senza quei preziosi messaggi giornalieri che vi abbiamo affidato negli anni passati. Oltre al santo del giorno e alle feste liturgiche e civili, abbiamo indicato le “giornate”, che richiamano l’impegno di tutti in aspetti importanti della vita dei popoli. Abbiamo scritto anche i nomi dei saveriani defunti negli ultimi dodici mesi: quasi un invito a scrivere anche voi i nomi dei vostri defunti, per unirci tutti loro e noi - nell’unica famiglia umana, in cielo e in terra. Il resto dello spazio lo riempiremo con i nostri impegni e appuntamenti quotidiani, con le ricorrenze di famiglia: compleanni, onomastici, anniversari... Il calendario del 2010 è un nostro piccolo regalo a ciascuno di voi, amici lettori. Ci consentirà di trascorrere ancora un anno insieme. Meritate molto di più, per la vostra continua fedeltà al grande ideale della missione evangelica nel mondo. Per questo, vi assicuriamo la nostra continua preghiera al Signore, che tutto può. Un’emergenza. Vorrei richiamare la vostra attenzione verso la penultima pagina di questo numero “speciale”. L’abbiamo dedicata all’Indonesia e al terremoto di mercoledì 30 settembre: una tragedia rapidamente scomparsa dalle nostre televisioni e dai nostri giornali. Ha colpito soprattutto le nostre missioni a Padang, nell’isola di Sumatra. I missionari sono tutti salvi, grazie a Dio. Sono là, al loro posto, per servire, consolare, aiutare i feriti e i sopravvissuti, con mezzi di fortuna, con le poche risorse a disposizione e con tutto il cuore. Penso a p. Aldo La Ruffa - 81 annidi età e 52 spesi in Indonesia - uscito indenne dalla casa crollata, attivo giorno e notte per seguire i malati sotto le tende e lungo i marciapiedi, nelle vicinanze dell’ospedale cattolico divenuto inagibile. L’emergenza sarà lunga e la ricostruzione ancora di più. Non verrà ■ meno la nostra solidarietà. Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue p. GABRIELE FERRARI, sx va che il senso della vita è di… non averne alcuno, in modo che la persona proceda libera, senza ostacoli o bastoni tra le ruote… Un altro diceva che nessuno ha diritto d’intervenire e interferire nella crescita del giovane, perché ciascuno ha diritto di educarsi da se stesso! Meno male che altri davano risposte differenti e rispettose della trascendenza della nostra vita, altrimenti ci sarebbe stato davvero da scoraggiarsi. Ma, alla fine, educare che significa? È accompagnare ciascun individuo, lungo tutta la sua esistenza, nel cammino che lo porta a diventare persona e ad assumere quella “forma” per cui l’uomo è autenticamente uomo: quell’identità che il Creatore ha pensato per ciascuno di noi quando, creandoci, ha voluto che esistessimo. È Dio che ha in mano il progetto della persona. E l’educatore, insieme all’educando, deve soltanto accompagnarlo là dove Dio lo vuole condurre, assecondando la creazione di Dio che continua lungo tutto l’arco della vita. Un’educazione libera e creativa Tornando alle parole di Benedetto XVI, dette a Viterbo, l’educazione “è un processo di «effatà»: di aprire gli orecchi, il nodo della lingua e anche gli occhi”, come ha fatto Gesù nel vangelo del sordomuto. Ciò non potrà avvenire, però, senza l’opera paziente e qualificata di educatori credibili e autore- voli, capaci di “generare” in un contesto di fiducia, di libertà e di verità. L’educazione dovrà mantenere il contatto con la tradizione viva in cui siamo innestati, che lungi dal ridursi a pura conser vazione del passato e dall’imprigionare le risorse più nuove e originali, permette di indirizzare proficuamente l’aspirazione di ogni uomo a una vita piena e felice. Questo manifesta l’importanza della comunità umana e cristiana nella quale l’educazione avviene. L’orizzonte del mondo Secondo la rivelazione cri stiana, diventare uomo equivale a diventare figlio, fratello, parte di una famiglia. Per essere una proposta umanizzante, l’educazione deve tener presente anche l’orizzonte del mondo, per evitare ogni deriva particolaristica, che potrebbe poi sfociare in forme di razzismo e di xenofobia, come purtroppo stiamo vedendo. Noi missionari richiamiamo costantemente proprio questa dimensione mondiale, che altrimenti resterebbe in ombra. Siamo certi che essa contribuisce a dare spessore e verità alla proposta educativa. L’abbé Pierre raccomandava che ogni famiglia cristiana avesse in casa una carta geografica del mondo, perché i genitori potessero mostrare ai figli che la loro famiglia non ha confini, o meglio, che la loro famiglia è in comunione con le altre famiglie del mondo. Non potrebbe essere questo un modo per crescere i figli meno egoisti, liberi da esigenze e da capricci che non sono educativi? ■ 2009 novembre n. ANNO 62° 10 Fino agli estremi confini Vivere e donare la gioia: un augurio per te! 2 Un piccolo dono per tutto il 2010 Le immagini delle nazioni e i volti dei missionari Siamo al nostro posto per servire La lunga emergenza dopo il terremoto a Padang Un invito alla solidarietà C’è da demolire e da ricostruire 3 2009 NOVEMBRE m is s ion e e spirito L’icona della missione Fino agli estremi confini Paolo veste altri con il suo mantello immagine si potrebbe mettere per ultima? Tante le scelte possibili; una sarebbe davvero allettante: una foto di Paolo vecchio e fragile, qualche amico vicino, ma a rispettosa distanza, su una nave romana, pronto ancora come sempre a prendere il vento. Piace vederlo così Paolo, preda della sua passione missionaria. Così sembra siano stati i suoi ultimi anni. In particolare, il suo sogno di approdare in Spagna, allora terra estrema verso Occidente, e non solo in senso geografico. Là si trovavano le mitiche colonne d’Ercole, che segnavano il confine del mondo conosciuto. Là al desiderio di Paolo si opponevano la diversità della lingua e della cultura, l’assenza di comunità giudaiche a cui appoggiarsi almeno all’inizio, il delicato equilibrio socioculturale tra i romani e gli abitanti del luogo, spesso sfruttati. Dentro di lui c’era il desiderio di arrivare fin là. Forse per una ragione teologica: bisognava predicare il vangelo fino all’estremità della terra; allora il Signore sarebbe potuto tornare dal cielo (cf. At 1,8-10). Oppure forse è successo a Paolo quello che qualche secolo dopo è successo a Gregorio Magno che, vedendo al mercato di Roma dei giovani schiavi angli, ha esclamato: “Non angli, sed angeli!”, sentendosi spinto ad evangelizzare nella loro terra. Così mandò il monaco Agostino alla corte del re barbaro Ethelbert. CARISMA è MISSIONE FRATERNITà UNIVERSALE p. ALFIERO CERESOLI, sx Adriano e Francisco, i tre giovani saveriani del BraA ngelo, sile, hanno raggiunto la loro nuova residenza, unendosi a 2 confratelli di paesi e culture diversi che studiano teologia a Parma (Europa), a Yaoundé (Africa), a Manila (Asia). I tre i giovani parlano della difficoltà della lingua e dei costumi diversi, ma sottolineano anche la bellezza dell’incontro tra persone di provenienze e culture diverse e manifestano la gioia di una fraternità universale. Descrivono la gioia di una fraternità universale, di quel mondo nuovo dove la parola “straniero” è cancellata; dove è possibile realizzare il progetto di Gesù “che auspica la formazione di una sola famiglia cristiana che abbracci l’umanità”. Questo afferma Conforti quando, nella lettera testamento, vuole tracciare in sintesi la finalità della sua famiglia missionaria. Dall’Italia, Francisco e Adriano descrivono la gioia di aver conosciuto i luoghi del beato Conforti. Francisco è rimasto incantato nel pellegrinaggio al santuario mariano di Fontanellato (Parma), all’inizio dell’anno scolastico: “Visitare l’altare dove ha celebrato la prima Messa il nostro fondatore è stato un momento speciale: ho pregato per tutti”. “Sapevo balbettare solo qualche parola d’italiano Manila, tifone Ketsana: dal tetto della chiesa scrive Adriano - ma una cosa di san Francesco Saverio affidata ai saveriani ho capito benissimo: la fraternità. Ho scoperto una famiglia che mi ha accolto molto bene, nonostante la diversità fra le nostre culture e le nostre storie. È bello essere cittadini del mondo e incontrare fratelli, ovunque la Provvidenza ci mandi”. Adriano ha poi continuato il suo viaggio per l’Africa. A Yaoundé le difficoltà di intendersi sono aumentate, ma “è stato per me un invito a volgere il mio sguardo al cuore; allora ho goduto di sentirmi bambino, di non saper parlare, di essere visto come straniero specialmente dai bambini... Qui tutto è molto diverso, ma è novità, è vita”. Angelo è arrivato a Manila. Ha avuto la percezione di vedere realizzato il sogno del beato Conforti: “La comunione fra le culture: siamo studenti di otto nazionalità. Sono felice di iniziare questa esperienza di fraternità”. Un’esperienza diventata drammatica alcuni giorni dopo, quando tutta Manila è stata investita dal tornado che ha seminato distruzione e morte. Angelo scrive: “Abbiamo preso un grande spavento. Non avevo mai visto da vicino un fenomeno come questo. Stiamo tutti bene, ma la casa dove vive il superiore ha subito danni notevoli; l’acqua è arrivata fino al primo piano e al pian terreno ha distrutto tutto... E noi qui, nella casa della teologia, eravamo in angustia, senza notizie e senza poter aiutare, perché tutto era inondato. Solo il quarto giorno siamo riusciti a dare una mano... È stata un’esperienza sconvolgente!”. ■ San Paolo, Rembrandt (Vienna) raccogliere in un alV olendo bum le foto di Paolo, quale p. FABRIZIO TOSOLINI, sx Forse anche Paolo ha conosciuto qualcuno di quella terra (il proconsole Gallione, fratello maggiore di Seneca, era nato a Cordova, da una famiglia romana immigrata in Spagna nel secondo secolo a.C.). Deve essere stato conquistato dalla bellezza che sarebbe arrivata alla chiesa se anche quelle popolazioni avessero conosciuto e amato Cristo. Sta di fatto che la difficoltà del progetto impone a Paolo un aggiustamento di strategia. Nel suo impegno missionario egli aveva sempre cercato di coinvolgere le comunità, invitandole a farsi carico delle spedizioni evangeliche che lui avrebbe attuato con i suoi collaboratori e magari con alcuni membri delle comunità. Per l’impresa della Spagna Paolo deve affidarsi ai cristiani di Roma, in percentuale molto più alta: nemmeno i suoi collaboratori sono in grado di parlare latino e di muoversi in Spagna con le proprie risorse. Paolo fa ai romani il regalo di una lettera così bella, ricca e lunga (la lettera più lunga dell’antichità classica) anche per chiedere loro un impegno straordinario: fornire assistenza e persone. Praticamente si verifica un rovesciamento: questa volta è Paolo ad assistere all’azione missionaria di altri. Sono suoi discepoli; parlano con le sue parole e la sua dottrina; ma intanto lui comincia a retrocedere, lasciando ad altri l’emozione, il rischio e la gloria della prima linea. Anche questo è un estremo confine: dopo che il desiderio si è realizzato in opere, la fragilità umana spegne il fervore dell’azione, toglie le ali al vento. Allora occorre trovare al vento altre ali, altri cuori alla missione, lasciare opere e desiderio in altre mani. Come il mantello di Elia, passato sulle spalle di Eliseo. Paolo veste altri del suo mantello: sa perdere il proprio protagonismo; sa togliersi il mantello dalle spalle, che passa ancora per la chiesa, investendo tanti altri della sua grazia. Conosco un’anziana signora, che per tutta la vita ha cucito tende, arredando famose ville e castelli. Ora la sua mano non è più salda come prima, le cuciture non sono così dritte e perfette; ma hanno una bellezza sconosciuta, perfino ai lavori meglio riusciti del passato: la bellezza del desiderio corre, oltre le proprie opere, a toccare l’infinito. ■ Paolo e noi: per un’applicazione missionaria • Ho dentro di me la passione per gli estremi confini? Non si tratta di andare lontano. “Estremo confine”, forse oggi è fermarsi a parlare con una mamma straniera. Coltivo il desiderio di offrire loro l’esperienza dell’amore di Cristo? • L’opera della missione è grande, abbraccia i secoli. La compiamo solo se sappiamo fare la nostra parte, con la gioia di poter cooperare a un’impresa immensa. Sappiamo vedere in grande, contenti del piccolo che tocca a noi compiere? • Sappiamo lavorare insieme, scoprendo e incoraggiando i doni degli altri, con gioia e senza invidia? Si dice che Maria sia la più grande missionaria; ma cosa faceva di speciale? La missione CHIAMA Vivere e donare la gioia Conforti, vescovo e G uido missionario, è un segno forte per la chiesa e la società; un “sì” deciso e bello alla chiamata di Dio. Nel Crocifisso egli ha colto l’amore vivo per la vita del mondo. Un santo, un fondatore che ha fatto quanto Dio voleva, sforzandosi di riflettere il suo volto di Padre, con il dono sempre più di sé. Nel Conforti vedo il senso e la bellezza della vocazione missionaria: dare fiducia al progetto di Dio con tutta la propria persona - cuore, intelligenza e volontà -, vivendo la paternità-maternità spirituale come l’ha vissuta Gesù, unendosi alla passione divina per l’umanità. Con il Conforti e nel suo spirito, tanti fratelli e sorelle continuano a essere “le mani e le labbra di Dio” tra i popoli della terra. Cercano di incarnare il vangelo dell’amore, “che rischiara un mondo buio”. Testimoniano e diffondono il regno di Dio in situazioni di rischio e persecuzione. Non sono pochi coloro che sono messi a morte a causa del suo Nome. I discepoli sono chiamati ad agire seguendo la logica della croce, in obbedienza filiale al Padre, e a essere compagni di viaggio di questa umanità. È la vocazione missionaria. Ho la fortuna, la grazia di incontrare ogni giovedì i fratelli missionari nella casa madre di Parma. Sono ammirato! Torna- p. sILVIO TURAZZI, sx no dai vari continenti per una sosta, legata spesso a motivi di salute. Vedo in loro coraggio e pazienza, ma soprattutto fede e passione per i popoli con cui condividono sofferenza e speranza. Ripenso a momenti significativi del mio cammino: il “sì”, semplice e gioioso, per conoscere il vangelo e farne esperienza, in seminario, in noviziato, sulla strada e poi in missione. Più ho taciuto, più Dio ha parlato. Visitando infermi e prigionieri, profughi e sfollati, comunità di villaggio, mi sono accorto quanto Egli ha fatto, anche vicino a me. Non sono parole, ma consolazione e fiducia, cure e amicizia per i malati, sacchi di fagioli per chi ha fame, centri di salute per i più bisognosi, casette per i senza tetto e scuole. Se Dio chiedesse di essere “grandi”, potremmo avere paura. Ci chiede di essere piccoli e semplici, capaci di contare su di lui, che cammina vicino a noi. Davvero “l’evangelizzazione è opera dello Spirito: prima ancora di essere INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE I credenti delle diverse religioni, con la testimonianza di vita e mediante un dialogo fraterno, dimostrino che il nome di Dio è portatore di pace. Tutti gli uomini e le donne del mondo non vengano mai meno al loro impegno nella salvaguardia del creato. Conforti: “Si formi una sola famiglia cristiana che abbracci l’umanità”. azione, è irradiazione della luce di Cristo” (Giovanni Paolo II). Non temere di aprirti al disegno che Dio ha su di te. Provo a indicarti qualche passo che ho imparato dal vangelo. “Se qualcuno vuole venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Gesù si presenta con alcune apparenti assurdità: “amate la povertà e siate liberi dalle cose. Amate tutti, e i più bisognosi in particolare. Amate i vostri nemici, o semplicemente coloro con cui avete difficoltà. Non cercate di essere i più forti, di fare carriera, o che si dica bene di voi…; sono cose che finiscono e deludono presto”. A motivo di queste assurdità Gesù è rifiutato e deriso. Ma ogni tanto, ci sono cristiani che prendono la croce sul serio e agiscono da “pazzi”. È vero, Gesù non si accontenta di un’appartenenza superficiale. Chiede di prendere parte per tutta la vita al suo pensare e al suo volere. Ma questo, ti assicuro, riempie il cuore di gioia e dà senso alla nostra vita, anche se spesso si deve andare contro corrente. Gioia! Sì, perché Dio ti ha mostrato il suo volto e la sua volontà. E, se questa gioia riemerge in te, essa toccherà anche il cuore degli altri. Possiede una forza missionaria, perché guida sulle tracce di Dio. Ti auguro di po■ terla vivere e donare. 2009 NOVEMBRE EMER G ENZA INDONESIA Al nostro posto per servire In questa chiesa cattolica di Padang... è rimasta in piedi solo la statua della Madonna Padre Franco è un saveriano udinese, missionario in Indonesia da oltre 30 anni, attualmente responsabile della parrocchia di S. Francesco d’Assisi a Padang. Padre Fernando, di Cagliari, è superiore dei saveriani in Indonesia. Ecco le loro testimonianze dirette. La lunga emergenza dopo il sisma a Padang I l 30 settembre 2009, verso 17 e 17 ora locale, la città di Padang e la regione attorno sono state colpite da una forte scossa di terremoto (7.6 della scala Richter). Un grande spavento, terrore e un fuggi-fuggi generale verso le zone alte della città… Si temeva lo tsunami, che grazie a Dio non è avvenuto. La città di Padang è stata scossa fortemente. Molti edifici sono crollati. Dopo i due primi giorni, il numero delle vittime estratte dalle macerie erano già più di mille; ma poi il numero è andato crescendo. Impossibile dire con esattezza quanti siano i morti: molti cadaveri sono ancora sotto le macerie, purtroppo. La maggior parte delle vittime sono persone che si trovavano nelle scuole, negli alberghi o nei mercati. Dalla scuola diocesana per lingue straniere sono stati estratti i corpi di 16 studenti; solo tre erano vivi. Dopo il terremoto per vari giorni la città di Padang è rimasta senza acqua e senza luce. Telcom era fuori uso e quindi le comunicazioni per telefono cellulare non sono state possibili. È per questo che non siamo riusciti a metterci in contatto con gli altri missionari né con il resto del mondo. Abbiamo fatto in modo che la missione ricevesse l’elettricità dal generatore LA SOLIDARIETà L’Indonesia chiede un aiuto p. FERNANDO ABIS, sx Almeno dieci scuole cattoliche hanno subito forti danni e non potranno più essere utilizzate. Sono crollati il presbiterio della cattedrale e la casa per i ritiri spirituali; la sede vescovile è gravemente danneggiata. Anche l’ospedale cattolico “Yos Sudarso” ha bisogno di sostanziali interventi per essere messo in sicurezza e per ricostruire le parti inagibili. La casa dei saveriani ha molte crepe, soprattutto al piano terra; il pavimento della cappella si è affossato;l’edificio della biblioteca è danneggiato e i serbatoi dell’acqua sono crollati. La nostra chiesa parrocchiale ha retto, ma il campanile dovrà essere abbattuto, perché le colonne sono lesionate. Insomma, gli interventi sulle strutture sanitarie, scolastiche ed ecclesiali sono tanti e onerosi; da una prima sommaria verifica, si pensa a un intervento minimo di almeno 160 milioni di euro. Altrettanto grandi sono le risorse necessarie per soccorrere le persone e le famiglie in difficoltà, affinché possano recuperare la salute, una casa e un futuro dignitoso. È soprattutto alle persone che vogliamo pensare, e alle persone più bisognose e povere. Per questo desideriamo proporre alla solidarietà degli amici di “Missionari Saveriani” alcune proposte concrete. 1. Assistenza sanitaria ai superstiti feriti. Nel nostro ospedale, in mezzo a tante difficoltà, continuiamo a curare migliaia di vittime, senza badare al conto, ma si è creato “un buco amministrativo” da rischiare il fallimento. Per il ricovero e l’assistenza sanitaria occorrono 500 euro a persona; per il ricovero con intervento chirurgico la spesa sale a 3.000 euro a persona. 2. Sussidio alle famiglie indigenti. Alle famiglie povere che hanno perso tutto a causa del terremoto, perché possano provvedere al cibo e all’istruzione dei figli, vorremmo dare un sussidio di almeno 100 euro mensili per i prossimi 6 - 12 mesi. 3. Costruzione delle abitazioni famigliari. Per riparare le abitazioni danneggiate e per dare una casa alle famiglie che l’hanno persa, e che non avranno un sussidio dallo Stato, per l’acquisto dei materiali necessari prevediamo una spesa di 1.500 euro per famiglia. L’emergenza è grave e durerà a lungo. La chiesa indonesiana si è già mobilitata per chiedere alle comunità cristiane il massimo della solidarietà a livello locale e nazionale. Ma la solidarietà internazionale sarà indispensabile per rimediare ai danni il più presto possibile. Perciò ringraziamo tutti gli amici che verranno in soccorso, aprendo il cuore alle necessità dei fratelli indonesiani. Chi desidera contribuire, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, Via Farini 71 - 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 Si prega di specificare “Emergenza Indonesia” sul C/c.p. Grazie. p. FRANCO QUALIZZA, sx dell’ospedale adiacente. Anche per l’acqua siamo fortunati, perché abbiamo un pozzo a cui può attingere anche la gente del vicinato. La cosa più pietosa è vedere i feriti che arrivano in continuità all’ospedale, adiacente alla chiesa. Sono tutti accomodati in tende... Tanti volontari sono arrivati da varie parti e l’aiuto ai più bisognosi è stato organizzato. Anche nella nostra missione abbiamo creato un centro per accogliere i sopravvissuti, per provvedere al primo soccorso, per raccogliere e dare le informazioni dalla periferia e dai villaggi. Io cerco di prestare attenzione a ciò che sta succedendo attorno e di aiutare in tutto quello che posso. Domenica 4 ottobre era programmata la festa di S. Francesco, patrono della nostra parrocchia. Avrebbe dovuto essere una giornata di fraternità e di gioia per tutti, con la visita pastorale del vescovo. Il vescovo è venuto, ma l’atmosfera è stata di lutto per le vittime, e per gli altri di consolazione vicendevole per non essere annoverati tra di esse... Restiamo sempre uniti nella preghiera e nella solidarietà. ■ PADRE CARMINATI DI FRONTE AL VERBO Padre Giuseppe Carminati ha insegnato Sacra Scrittura a molti studenti saveriani, nei 16 anni trascorsi a Parma, dal 1961 al 1977. Arrivava in aula con un pacco di volumi, per incoraggiarci a leggere e approfondire quella Parola scritta, per farla diventare Parola viva in noi missionari, annunciatori del vangelo. Ora sta contemplando il Divin Verbo, faccia a faccia. Padre Giuseppe è morto nel sonno, all’alba del 5 ottobre, nella casa madre dei saveriani a Parma, dove era in cura dal maggio del 2003. Aveva compiuto 77 anni. Bergamasco di Torre Boldone, era entrato a 12 anni nella scuola apostolica di Grumone. È diventato saveriano a 19 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1958. Dal 1977 al 2003 è stato missionario in In- Stiamo facendo tutto il possibile p. FERNANDO ABIS, sx T utti noi saveriani siamo scampati al pericolo e ci sentiamo chiamati a capire la situazione e ad aiutare dove è necessario, sia nell’emergenza immediata sia nella ricostruzione. Padre Aldo La Ruffa è uscito indenne da una casa di cristiani, che è crollata. Ha consegnato ai genitori il bambino che aveva protetto, ed è subito corso all’ospedale cattolico “Yos Sudarso”, di cui è direttore. I danni alle strutture sono ingenti, ma i malati sono tutti salvi. Sono stati sistemati sui marciapiedi, mentre decine di feriti continuavano ad arrivare: alcuni sono giunti già morti; altri sono deceduti dopo il ricovero. Anche p. Aldo è “sfollato”, ma con i suoi 81 anni sulle spalle, è attivo tutto il giorno nel via-vai dell’ospedale cattolico. Cerca di provvedere a tutte le necessità, compreso il posizionamento di tende per la cura dei pazienti e delle vittime. Padre Franco Qualizza, aiutato dal giovane studente indonesiano Denis, nella parrocchia San Francesco ha messo su un centro per il pernottamento e per gli aiuti, con una cucina per i casi di emergenza. Insieme agli aiuti, sono arrivati molti volontari (medici, infermieri e altre persone), e p. Franco è occupato nel coordinare i giovani, gli adulti e le donne delle associazioni cattoliche. Quando il vescovo è tornato in città due giorni dopo il sisma, il centro di p. Franco era già in funzione per aiutare tutte le persone bisognose. Dobbiamo essere pronti a tutte le situazioni di emergenza che si presentano. Ma la nostra attenzione si concentra anche sulla ricostruzione e su tutto ciò che occorre per ripristinare una certa normalità. È necessario raccogliere forze ed idee per aiutare i poveri e le vittime del sisma, che hanno perso le loro case, dare sostegno alle persone bisognose. La fase della ricostruzione sarà dav■ vero lunga. donesia, proprio nella zona colpita dal terremoto del 30 settembre 2009. Ora starà intercedendo per quella popolazione che egli ha amato e servito. ■ PADRE ABBIATI, MISSIONARIO EQUO “Il missionario del commercio equo”, così è stata titolata dalla “Misna” la sconvolgente notizia della morte di p. Giovanni Abbiati, saveriano di Chiuro (Sondrio). La notizia ci è giunta dal Bangladesh, dove egli ha vissuto e lavorato quasi ininterrottamente per 34 anni, dal 1975. Stava viaggiando da Khulna verso Dhaka, insieme alla collaboratrice bengalese Giacinta, quando lo scontro con un camion ne ha causato la morte, verso le 11 del 5 ottobre. Padre Giovanni, 61 anni compiuti, era saveriano dal 1966 e sacerdote dal 1973. Partito per il Bangladesh, aveva svolto attività pastorale in varie missioni, ma la sua attenzione si era rivolta soprattutto verso la riabilitazione delle donne attraverso il lavoro e la formazione nei gruppi di artigianato locale. Migliaia di donne hanno così conquistato dignità umana e autonomia economica, anche grazie ai numerosi gruppi del “Commercio equo solidale” in Valtellina e in Italia. Migliaia di persone sono accorse a dare l’estremo saluto a questo loro “amico”, sepolto nel piccolo cimitero al lato della casa saveriana di Khulna, accanto agli altri confratelli missionari. ■ MANILA: ACQUA ALLA GOLA A fine settembre il tifone “Ketsana” ha colpito anche le Filippine. A Manila sono salvi tutti i saveriani, che però si sono trovati con... l’acqua alla gola. Adriano, un giovane brasiliano appena arrivato a Manila per studiare teologia, ha preso un grande spavento. “Era sabato. Fino a lunedì siamo rimasti bloccati. Solo martedì abbiamo potuto aiutare a distribuire i generi alimentari. Un lavoro da piccole formiche”. ■ 2009 NOVEMBRE ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Missionari in Giappone: perché? Quando è sbagliato farsi... una certa idea In autunno è stato nostro “ospite” p. Franco Sottocornola, l’ultimo nella lista dei festeggiati per i 50 anni di sacerdozio. Ne abbiamo approfittato per conoscere qualcosa di più sulla presenza dei saveriani in Giappone. S ono un saveriano... bergamasco: sono nato nel 1935 a Bergamo, in Borgo Palazzo; ma poi la mia famiglia si spostò in Borgo Santa Caterina. Dal 1978 vivo in Giappone, insieme ad altri saveriani bergamaschi: p. Giuseppe Piatti, lui pure di Santa Caterina; mio fratello p. Antonio (che avendo preso la cittadinanza giapponese ora si chiama “Azuma Ken”); p. Piergiorgio Moioli di Nembro (anche lui cittadino giapponese con il nome “Moyori Ganryu”); p. Fedele Ceruti di Bariano; p. Silvano Da Roit di Presezzo. Dei trentatre saveriani che lavorano in Giappone, dunque, sei sono di Bergamo. Un buon contributo! Non di solo pane vive l’uomo… Nel breve periodo di “vacanza” in Italia, parlando del mio lavoro missionario con le persone che incontro, sento spesso affiorare in loro alcune domande: “Cosa fa un missionario in Giappone? Non è un Paese all’avanguardia nell’economia mondiale?...”. Dietro a queste domande si legge l’idea - non sbagliata ma neppure precisa - che il missionario va nei Paesi poveri per alleviare la sofferenza, affrontare i problemi della fame, combattere la povertà, rimediare a situazioni di ingiustizia sociale… Tutto ciò è vero: il missionario, continuando la missione di Gesù, è chiamato a fare anche questo e spesso deve cominciare da qui la sua testimonianza per essere credibile e autentico. Ma, nello stesso tempo, è un’idea inesat- p. FRANCO SOTTOCORNOLA, sx ta, perché il missionario, proprio come continuatore della missione di Gesù nel mondo, deve fare qualcosa di più. Infatti “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che viene da Dio” (Mt 4,4). Un’altra acqua, un altro pane Vengono subito alla mente due episodi del vangelo. Il primo è quello della samaritana che viene al pozzo a cercare acqua: l’acqua che disseta per un po’ di tempo finché torna la sete… Lì trova Gesù che le parla di un’altra acqua: un’acqua “viva” che diventerà in chi la beve “una sorgente che sgorga per l’eternità” (Gv 4,10). L’altro episodio è quello delle folle che seguono Gesù e addirittura pensano di acclamarlo re, perché ha moltiplicato il pane e i pesci e ha sfamato una folla di cinquemila uomini. Ma Gesù comincia a parlare loro di un altro La Bibbia nella mia vita / 3 La “lettura profonda” con adulti e giovani I n una parrocchia giapponese, con un gruppo di quindici uomini sono riuscito a organizzare gli incontri biblici seguendo il “metodo della lettura profonda”, proposta dal francescano giapponese p. Okumura. Costui era buddhista, ma si è convertito al cristianesimo ed è diventato prete. Ha scritto diversi libri molto interessanti. Da lui ho imparato il metodo per la lettura della Bibbia che va sotto il nome, appunto, di “lettura profonda”. Tutti seduti sui cuscini In che cosa consiste? Si legge e si rilegge il testo biblico; in silenzio si ascoltano le risonanze delle parole; si sottolineano alcune frasi o parole. Poi si riem- 4 pie un foglietto prestampato con cerchietti, crocette o triangoli. Alla fine si condivide con gli altri ciò che ha colpito ogni partecipante, ciò che suscita domande e lascia perplessi. Ricordo con nostalgia un gruppo di uomini cristiani maturi che con me, giovane missionario, con grande serietà scrutavano attentamente la pagina della Bibbia proposta e, seduti sui cuscini, con poche parole gravi e dense, sintetizzavano ciò che la parola di Dio aveva fatto sentire nel loro cuore. Facevamo questi incontri dopo la Messa della domenica. Ciò nonostante, erano molto sentiti e seguiti. Un… “Martini” per i giovani Forse l’esperienza più bel- Un giovane padre Silvano Da Roit, a sinistra, con p. Franco Sottocornola durante un momento di preghiera al centro Shinmeizan, in Giappone Padre Franco Sottocornola, saveriano bergamasco, dal 1978 missionario in Giappone; con lui lavorano altri cinque saveriani bergamaschi p. SILVANO DA ROIT, sx la di lettura della Bibbia sono stati i ritiri fatti con i giovani ogni due mesi, per una giornata intera. L’esperienza è durata diversi anni. Si preparava il cuore all’ascolto della parola di Dio facendo una composizione floreale (ikebana), oppure scrivendo una poesia (haiku) o compiendo la cerimonia del tè. Raggiunto un buon livello di concentrazione e di silenzio, proponevo la pagina biblica per circa un’ora e mezza. Mi preparavo meticolosamente per far gustare la pagina in tutti i suoi risvolti. Avendo di fronte dei giovani - sia cristiani sia di altra religione - sottolineavo la dimensione psicologica e quella sociale, per far sentire loro la chiamata del Signore. Devo dire che qualcuno di loro ha ricevuto il battesimo, qualche altro ha scelto la vita religiosa e missionaria. Nella preparazione di questi ritiri per i giovani mi hanno aiutato molto i libri del cardinal Martini, che una mia anziana zia spediva regolarmente dall’Italia. In una missione nel Giappone meridionale ho lasciato al mio successore una piccola biblioteca dei libri del cardinale. Il suo stile di leggere la Bibbia, molto moderno e attuale, trova un buon riscontro anche nel cuore ■ dei giapponesi di oggi. pane, che è lui stesso e che non sfama solo per un breve momento, ma “dà la vita eterna”, perché “chi mangia di questo pane vivrà in eterno!” (Gv 6, 26-35). È per donare questa vita, una vita da “figli di Dio”, che Gesù è venuto in questo mondo. Ed è questa vita che egli vuole donare all’umanità intera attraverso i suoi discepoli, attraverso la chiesa, attraverso i missionari. Il vero compito del missionario Il Giappone ha 128 milioni di abitanti, ma i cristiani sono solo un milione. In pochi hanno conosciuto Cristo e hanno trovato in lui “l’acqua che zampilla per la vita eterna, il pane che dà la vita al mondo”. Il Giappone, quindi, ha bisogno di missionari, di annunciatori della “bella notizia” che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. In un certo senso, in Giappone il missionario viene richiamato al suo compito specifico: portare “l’acqua viva”, donare “il pane della vita eterna”. In Giappone, la missione della chiesa è riportata al suo scopo originario e insostituibile: essere “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5, 13-14) con la predicazione del vangelo e la testimonianza profetica. Questa infatti è la via tracciata da Dio per la salvezza dell’umanità, la via che può condurre l’umanità a diventare, fin d’ora, la “famiglia di Dio” qui in terra, nella giustizia e nella pace, anticipando quella vita d’amore e di gioia alla quale è chiamata e per la quale è stata creata. Ecco perché ci vogliono missionari anche in Giappone, come nel mondo intero! ■ 2 DICEMBRE: GIORNATA SACERDOTALE p. LEONARDO RAFFAINI, sx “Una chiesa diventa adulta quanto più si fa missionaria. La fede è dono di Dio e deve rimanere dono per gli altri. La fede cresce quanto più viene donata. È donando che si riceve; è evangelizzando che siamo a nostra volta evangelizzati”. Anche quest’anno nella casa dei saveriani ad Alzano, il 2 dicembre si ritroverà un bel gruppo di sacerdoti della diocesi di Bergamo, per riflettere sulla spiritualità missionaria del sacerdote. È la vigilia della festa di san Francesco Saverio, patrono e modello dei missionari. Nell’anno sacerdotale è un’opportunità per approfondire questo aspetto fondamentale della vita del sacerdote. Il vescovo durante l’ordinazione sacerdotale recita questa preghiera: “Padre onnipotente, dona a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo Spirito di santità; adempiano fedelmente il ministero sacerdotale e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dei vescovi, perché la parola del vangelo, mediante la loro predicazione e con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini e raggiunga i confini della terra”. Proprio così: ogni sacerdote deve far sì che il vangelo raggiunga i confini della terra... Cari lettori, il 2 dicembre aprite un angolino nelle vostre preghiere per tutti i sacerdoti, affinché con l’aiuto dello Spirito Santo siano ogni giorno di più annunciatori del vangelo lungo le strade del mondo. Mons. Beschi ordina nuovi Crocifisso beato presbiteridel nella diocesi Conforti, di venerato Bergamo nel 2009 NOVEMBRE BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Viaggio nell’Amazzonia brasiliana Da novembre a gennaio mostra a San Cristo p. FIORENZO RAFFAINI, sx I missionari saveriani di Brescia, grazie a un folto gruppo di volontari capitanati da p. Rosario, sono riusciti per l’ottavo anno ad allestire una mostra che offrirà a tutti i visitatori l’opportunità di un meraviglioso viaggio nella terra definita “il polmone del mondo”: l’Amazzonia. La prima mostra sui kayapó Questo percorso ci permetterà di conoscere meglio una vasta zona del nostro mondo, fondamentale per l’equilibrio del pianeta, con la sua ricchissima vegetazione e con popolazioni che hanno conservato tradizioni ancestrali che ci riportano all’origine dell’umanità. Risalendo i grandi fiumi, vie privilegiate di comunicazione, i visitatori potranno addentrarsi e conoscere più a fondo i segreti di questo paradiso verde. Nel 2002 San Cristo aveva ospitato già una splendida mostra “brasiliana” sugli indio kayapó, grazie allo zelo di p. Renato Trevisan. Questo antico popolo ha accolto la presenza dei saveriani che, con umiltà e intelligenza, vivono tra loro, si avvicinano alla loro cultura e li aiutano a difendersi dalle insidie di multinazionali spietate, pronte a uno sfruttamento scellerato del territorio. A tu per tu con la foresta L’Amazzonia occupa un’area di sette milioni di chilometri quadrati (oltre 20 volte l’Italia) e interessa nove Stati del sud America. Racchiude il 34% delle riserve mondiali di foresta, una risorsa enorme di minerali, il 30% di tutte le specie di flora e fauna del mondo, il 20% dell’acqua dolce del pianeta. È un territorio immenso da sfruttare e valorizzare, un polmone verde, fragile ed estinguibile, da conservare per il bene dell’intera umanità. La mostra presenterà vari aspetti dell’Amazzonia, aiutando i visitatori adulti e i ragazzi ad abbandonare convinzioni a volte nebulose, legate a stereotipi turistici, per toccare con mano oggetti, guardare immagini e sentire storie che parlano di una realtà vitale, formidabile e arricchente. Sarà l’occasione per ampliare gli orizzonti di conoscenza e simpatia, per respirare un’aria di fraterna mondialità. Avremo modo anche di conoscere il lavoro dei missionari, decisivo nel far prendere coscienza ai popoli indigeni della propria dignità. Operazione “Concordia” Con la mostra sono previsti diversi laboratori per gli alunni della scuola primaria, delle medie inferiori e delle superiori. Per loro è stato organizzato anche un concorso chiamato “Concordia do Parà”, dal nome di una cittadina dell’Amazzonia brasiliana sorta circa vent’anni fa, dove Con i missionari defunti Parlando di uno, penso a tutti ancora di vederM ilosembra quando apriva la por- ta e il suo sorriso, prima ancora delle sue parole, davano la bella sensazione di essere accolto. Era affabile e premuroso padre Roberto, figlio di Clemente, pescatore della laguna di Marano. Quando il suo lavoro di animatore vocazionale gli concedeva un po’ di tempo, faceva un salto al paesello e saliva sulla barca di suo padre - “La Clementina” - e andava a pesca con lui. In quei momenti tornava quel ragazzo che doveva essere stato: serio nel suo lavoro, ma sereno ed entusiasta. 4 Lo spirito di un ragazzo L’avevo visto nel febbraio dello scorso anno qui a Brescia, per un incontro degli economi delle case saveriane. Era un po’... “stanchetto”, come soleva dire lui, ma niente di più. A marzo il Signore l’aveva già portato con sé, dopo un disperato intervento per estirpargli un grosso male che silenziosamente l’aveva invaso. Aveva poco più di sessant’anni, ma sembrava un ragazzo. È spirato con il sorriso sulle labbra, come se vedesse qualcosa di bello che i presenti non potevano vedere. Questo mi ha raccontato la sorella Gemma che, in quei difficili giorni, è sempre stata accanto a lui, fino alla fine. I suoi occhi esprimevano la sua anima. Missionario in Burundi, espulso assieme a tantissimi altri, era tornato poi sullo stesso lago ma dalla parte del Congo, a Mboko, dove con altri due saveriani friulani era rimasto per qualche anno. Da lì poteva vedere il Burundi, il lago e i pescatori. Qualche volta andava anche a pescare. Il pescatore d’anime Padre Roberto era un vero pescatore di anime: paziente e attento ascoltatore, partecipava alla sofferenza di chi lo avvicina- Il sorriso “speciale” di p. Roberto Dal Forno, nella missione in Congo RD La canoa degli indio “Ticunas”, uno dei pezzi “da novanta” esposti alla mostra sull’Amazzonia, allestita dai saveriani di Brescia a San Cristo si era creata una concordia tra i cercatori di legnami pregiati e le popolazioni indigene. Nello stemma della città ci sono due mani che si stringono; ma oggi i conflitti sono estesi un po’ ovunque. Il concorso invita le classi a presentare un progetto per un nuovo stemma della concordia per l’Amazzonia di domani. Ci sarà anche una petizione popolare a favore della foresta amazzonica da inviare al presidente brasiliano Lula. Infine, con i proventi della mostra, la vendita dei prodotti del mercato equo-solidale e le offerte spontanee si potranno aiutare i saveriani che lavorano a Redenção, per il progetto di conoscenza e rispetto della cultura indigena. Inaugurazione e orari La mostra è stata inaugurata venerdì 6 novembre in due momenti. Alle 15.30 nell’aula magna dell’università Cattolica di Brescia (sede “Buon Pastore”) s’è tenuto un seminario dal titolo: “Amazzonia, tramonto e alba della vita lungo il gran de fiume”. Hanno parlato Anna Casella Paltrinieri, Mario Menin e Azzurra Carpo. Alle 18, poi, nella “sala delle colonne” a San Cristo, sono stati tolti i veli alla mostra, con i discorsi di rito e un ricco buffet. Gli eventi culturali sono descritti nel riquadro. La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2010 con questi orari: feriali 9-12, 14.30-17; festivi 14-18. ■ 3 dicembre: i sacerdoti a San Cristo p. FIORENZO RAFFAINI, sx va. Era un gran lavoratore, ma di quelli che faticano e neanche te ne accorgi, tanto sono discreti. I bambini e gli adulti, tutti erano incantati e gli volevano bene. Dal suo modo di vivere traspariva l’amore per il Signore e la sua volontà, che cercava instancabilmente. La sua vita di missione non è stata facile: la salute non sempre l’ha sostenuto; ha visto gli orrori della guerra; ha dovuto abbandonare assieme a tanta gente la missione di Bunyakiri e vagare per diversi giorni nella foresta affrontando situazioni molto rischiose... Quando l’ho rivisto a Roma, dopo quell’avventura, era provato ma non aveva perso il sorriso, la fiducia e l’entusiasmo per ricominciare. Un esempio per tutti Ho desiderato ricordare p. Roberto nel mese dei defunti, perché la sua vita incarna bene lo spirito di tutti quei missionari saveriani che hanno dato la vita per il Signore e che ci hanno preceduto nel regno dei cieli. Noi ora preghiamo per loro, ma sono certo che sono loro a pregare per noi, perché le loro orecchie hanno già sentito la voce soave del Cristo che dice: “Vieni, servo buono e fedele, nella gloria del Padre mio ■ preparata per te!”. Nella festa di san Francesco Saverio, giovedì 3 dicembre, i sacerdoti della diocesi di Brescia sono invitati per una giornata di spiritualità missionaria, presso i saveriani a San Cristo. Sono gradite le adesioni allo 030 3753474 o cell. 333 8599321 (padre Romano). EVENTI CULTURALI DA... GUSTARE Nel contesto della mostra sull’Amazzonia, i missionari saveriani di Brescia organizzano una serie di eventi culturali, tutti interessanti, tutti da… gustare. Venerdì 27 novembre alle 20.30 - Concerto “Ascoltando la musica dell’acqua”: con “Congado” e “Capoeira Senzala”. Venerdì 11 dicembre alle 20.30 - Conferenza “Amazzonia, ultima chiamata: cambi climatici e stili di vita”: con l’antropologa Azzurra Carpo. Venerdì 8 gennaio alle 20.30 - Proiezione del film “La punta della lancia”, regia di Jim Hanon. Una struggente storia accaduta nel cuore della foresta amazzonica: cinque missionari scoprono una tribù tagliata fuori dalla “civiltà”. L’approccio si rivela disastroso; solo dopo molto tempo...; paesaggi da sogno si alternano a scene di azione magistralmente dirette. L’ingresso è gratuito. Venerdì 22 gennaio alle 20.30 - Reportage dall’Amazzonia “Molti popoli, una sola famiglia”. Sabato 6 febbraio alle 19.30 - Serata conviviale alla scoperta di cibi e sapori brasiliani; il costo è di € 18 a persona. È richiesta la prenotazione, entro e non oltre il 16 gennaio, al 349 3624217; e-mail: [email protected] Nota Bene: Tutti possono accedere al parcheggio interno di San Cristo entrando nella ZTL da Piazza Brusato per Via dei Musei, oppure per Via Crocifisso del Conforti, veCattaneo e beato Via Gambara. nerato nel santuario dei missionari 2009 NOVEMBRE CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 L’album delle fotografie di Dio Dare ciò che costa di più: la sofferenza la delegata missioV isitando naria Maddalena, costretta in casa da vari acciacchi, ho rivisto l’album con le foto del campeggio sul lago di Gusana con p. Filiberto Corvini e p. Ernesto Luviè. Era l’anno 1979. Il discorso è andato poi sulle attività svolte dalle delegate missionarie saveriane in quegli anni, ma che ora, per la salute o per l’età, non si possono più fare come ai tempi... della giovinezza. Del resto, il mito dell’eterna giovinezza non è ancora diventato realtà. Ma non possiamo fermarci all’album delle foto, perché resteremmo prigionieri del rimpianto dei bei tempi passati. È solo l’album della storia della salvezza che ci fa superare i limiti del nostro esistere nel tempo e ci fa condividere la vita con Gesù risorto. Le cose più preziose Nella vita può arrivare anche il momento in cui non si può più uscire di casa o allontanarsi dal proprio paese, come scrive la signora Elsa di 90 anni: “Ho tanto desiderio di rivedervi. Quando penso alle giornate trascorse a Cagliari con tanta gioia per preparare materiale per le missioni, mi viene la nostalgia; purtroppo ora non posso più fare niente. Vi ricordo tutti i giorni nella pre- p. DINO MARCONI, sx ghiera”. Grazie, signora Elsa, per le preghiere quotidiane, che ricambiamo. Madre Teresa diceva: “Voglio che diate ciò che costa dare, voglio che diate con la volontà di condividere la sofferenza dei poveri”. Nell’ultimo periodo della nostra esistenza abbiamo l’occasione di dare le cose più preziose, l’offerta di noi stessi come ha fatto santa Teresina e suor Gabriella Sagheddu: il dono delle sofferenze quotidiane. L’apostolato della preghiera Dalla Francia, martoriata dalla rivoluzione e purificata dal sangue dei martiri, sono arrivati Delegate missionarie e amici dei saveriani in pellegrinaggio a san Leonardo Ritrovo estivo delle delegate “La missione della chiesa in Africa” estivo sulla spiL’ incontro ritualità missionaria per le delegate e per gli amici, uomini e donne aperti alla missione, e per gli abbonati al nostro mensile “Missionari Saveriani” si è tenuto nella nostra casa di Macomer dal 25 al 28 agosto 2009. Ci ha felicemente sorpreso la presenza delle delegate e degli amici venuti dal sud dell’isola, nonostante i disagi del caldo e del viaggio. 4 Le meditazioni di Melis e Jeannette La convivenza estiva delle delegate è stata una bella opportunità di incontro fra gli amici dei saveriani di tutta la Sardegna, e di formazione missionaria. I partecipanti hanno infatti riflettuto sul tema: “La missione della chiesa in Africa”, anche in vista dell’Assemblea speciale dei vescovi per l’Africa, che si è tenuta a Roma in ottobre. Le meditazioni del campo missionario sull’annuncio del vangelo in Africa sono state guidate da p. Tonino Melis, missio- nario in Camerun e scrittore di cultura africana. Padre Roberto ha invitato suor Jeannette a par- Padre Fernando Abis ha parlato alle delegate sarde; ripartito per l’Indonesia, ha dovuto affrontare l’emergenza del terremoto a Padang: “Siamo tutti salvi, grazie a Dio; organizziamo la mensa per tutti i bisognosi, tre volte al giorno”. Anche noi possiamo dare una mano p. DINO MARCONI, sx lare della sua vocazione missionaria nata dall’incontro con i missionari saveriani nel Kivu, in Congo. Con noi Abis, Murgia e Murazzo Abbiamo avuto la sorpresa della presenza del superiore dei saveriani in Indonesia p. Fernando Abis in visita ai famigliari in Sardegna. Ha parlato della sua esperienza missionaria all’inizio del ritiro. Erano presenti anche il giovane Alberto, che è partito per il noviziato di Ancona, e fratel Sebastiano Murgia, tornato dalla missione dopo 54 anni. Abbiamo concluso il ritiro con la Messa a San Leonardo, presieduta da p. Giovanni Murazzo, superiore dei saveriani che lavorano in Brasile: nell’omelia, ci ha dato la scossa dell’inquietudine per la missione. Nella nostra preghiera missionaria abbiamo ricordato in modo particolare le delegate ammalate, perché il Signore conceda loro la consolazione meritata nel lavoro svolto per la missione della chiesa. ■ a noi il modello delle delegate missionarie di Paolina Jaricot e l’apostolato della preghiera unito alla devozione al Sacro Cuore di Gesù dei giovani studenti gesuiti, desiderosi di partire per le missioni. Il Costato trafitto è segno visibile dell’amore di Gesù che ha donato la sua vita al Padre, fino al sacrificio di se stesso per la salvezza dell’umanità. Gesù invita ciascuno di noi a collaborare all’opera della redenzione con la preghiera e la sofferenza. Con la sofferenza e la preghiera noi partecipiamo alla redenzione di Gesù. L’apostolato della preghiera quotidiana ce lo ricorda: “Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore immacolato di Maria, madre della chiesa, in unione al sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre”. La missione del sacerdote L’anno sacerdotale è dedicato al santo curato d’Ars Giovanni Vianney. Egli recitava la seguente preghiera per esprimere il suo amore verso Dio: “Vi amo, mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarvi fino all’ultimo respiro della mia vita. Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero ardentemente morire amandovi, piuttosto che vivere un solo La signora Lasio Maria Vincenza, una delle delegate che ora vivono la missione offrendo la sofferenza istante senza amarvi. Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi in eterno. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io vi amo, desidero che il mio cuore ve lo ripeta a ogni mio respiro. Vi amo, o mio divin Salvatore, perché siete stato crocifisso per me e perché mi tenete crocifisso quaggiù per voi. Mio Dio, fatemi la grazia di morire amandovi e sentendo che io vi amo”. La missione di ogni sacerdote è il sacrificio eucaristico e il servizio ecclesiale. Il documento conciliare Presbyterorum ordinis afferma: “Il sacrificio della croce, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la chiesa, viene offerto nell’Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore”. Ecco, i santi hanno trasformato la via della sofferenza in via di salvezza per il mondo, attuando la mis■ sione della chiesa. A QUARTU S. ELENA E A SAN SPERATE I missionari saveriani celebrano le sante Messe in suffragio dei defunti, con la pratica degli “Otto dies a sas animas”, nella cappella in Via Praga 89, a Quartu Sant’Elena, alle ore 18 da domenica 22 a domenica 29 novembre Per raggiungere la casa dei saveriani a Quartu Sant’Elena - da Cagliari: prendere la linea PF dal capolinea piazza Matteotti - stazione treni e pullman; - da via D. Deliberi: prendere la linea QS/b; - da Assemini: prendere la linea 19. A Quartu, scendere in via San Benedetto alla fermata “Piscine” (50 metri da via Praga 89). Martedì 24 novembre a San Sperate - alle ore 16 - p. Dino celebra una santa Messa per gli amici dei saveriani, presso la chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso dei padri redentoristi, in via Chiusa 23. Sarà l’inizio dell’attività di animazione missionaria nella zona. Preghiera con il cuore missionario Padre Virginio Simoncelli, missionario in Congo per 20 anni, è il nuovo rettore dei saveriani in Sardegna: saluta tutti, amici e collaboratori nella missione Signore, insegnami la strada e l’attenzione alle piccole cose: al passo di chi cammina con me, per non allungare troppo il mio; alla parola ascoltata, perché non sia dono che cade nel vuoto; agli occhi di chi mi sta vicino, per scoprire che la gioia è dividerla, per scoprire la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi, per cercare insieme la nuova gioia. Signore, insegnami la strada su cui si cammina insieme: insieme, nella semplicità di essere quello che ciascuno è; insieme, nella gioia di avere ricevuto tutto da te; insieme, nel tuo amore. Signore, insegnami la strada: tu che sei la via e la gioia. Amen. 2009 NOVEMBRE CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Per un vangelo senza confini Un commento con i saveriani di Cremona I l messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2009 ha per titolo, “Le nazioni cammineranno alla sua luce”. L’impegno missionario - scrive il Papa - “deve divenire una costante fondamentale della vita della chiesa”. L’annuncio del vangelo riguarda ogni cristiano, ma trova risposte “speciali” nelle vocazioni missionarie. A questa chiamata risponde in modo particolare un istituto presente nella nostra diocesi da quasi 80 anni: l’istituto Saveriano. L’anno prossimo, infatti, si celebrerà l’80° anniversario del dono della casa di Grumone al fondatore Guido Conforti. Sono sette oggi i missionari che risiedono nella casa di via Bonomelli. Con alcuni di loro abbiamo riflettuto sul significato della missione nell’età contemporanea. Contagiare tutti di speranza “L’occasione della Giornata missionaria mondiale - commenta padre Dante - aiuta noi tutti a estendere lo sguardo oltre le nostre comunità e anche oltre la cristianità. Il Papa, infatti, ci ricorda che tutti i popoli sono chiamati a tornare verso Dio e rinnova a noi cristiani il compito di contagiare tutte le nazioni con la nostra speranza”. È un’autentica sfida che rimette in gioco i valori della tradizione cristiana nel confronto con uno scenario profondamente mutato dalla globalizzazione. “È vero - continua padre Dante - FILIPPO GILARDI in un tempo in cui tante ideologie portano l’uomo a smarrire il senso autentico della vita, è necessario che ci sia qualcuno disposto ad andare controcorrente in nome della verità e della giustizia universale”. Un impegno per tutti Come fare? “Noi saveriani abbiamo uno slogan: «Fare del mondo una sola famiglia». Questo significa che dobbiamo impegnarci in prima persona per costruire un mondo più umano: sia attraverso una distribuzione più giusta delle risorse materiali, sia nella scoperta di una dimensione trascendente della vita”. Dunque è una missione che apre diversi e nuovi fronti, anche interni. Quali sono le frontiere, Viaggio missionario a Makeni L’accoglienza dei saveriani e della gente S iamo stati tre settimane a Makeni in Sierra Leone, dove vive da tanti anni p. Vittorio Bongiovanni: Paolo Sarzi Madini di Cividale Mantovano e io di Bozzolo. Partiti con un carico di 120 chili (quattro valigie e due zaini), siano tornati “leggeri”, con appena 10 chili: due valige nelle quali avevamo sistemato le altre due. Molte persone ci hanno dato tante cose da portare ai missionari: le ringraziamo. Per mio fratello è stato come trascorrere qualche giorno a Spineda, a Cividale, a Bozzolo: i suoi paesi. All’aeroporto di Freetown ci attendeva p. Luigi Brioni, che ci ha condotti alla vicina missione di Lunghi. Il mattino dopo siamo partiti per Makeni: 200 chilometri di strada che pareva non finissero più. Un sobbalzare con- 4 tinuo per le enormi buche, che la pioggia allarga e rende pericolose. Ma la stanchezza è sparita, appena arrivati a destinazione: l’affettuosa accoglienza dei saveriani ci ha fatto sentire subito in famiglia. Anche i 1.800 ragazzi e giovani che avevano terminato il Grest e tutti gli altri, pareva si sentissero già nostri amici. Ci siamo dati da fare... Paolo e io ci siamo subito dati da fare, perché là da fare ce n’è molto. Abbiamo fatto pulizia generale; abbiamo aiutato a costruire tre canali di scolo per convogliare l’acqua piovana, che rovina i campi da gioco della missione: 5 campi da calcio, 2 da pallavolo, uno da pallacanestro, uno da tennis. In agosto piove tanto, Makeni, Sierra Leone: (da sinistra) Paolo Sarzi Madini, p. Luigi Brioni, i due fratelli Giuliano e Vittorio Bongiovanni, p. Luciano Peterlini e... un nugolo di bambini sierraleonesi, lieti di accogliere gli ospiti GIULIANO BONGIOVANNI quasi tutte le notti, e di giorno l’umidità è altissima. Arrivano pure temporali pericolosi, perché il terreno è ferruginoso e attira i fulmini. Due persone, un bambino e un catechista, sono state folgorate negli ultimi mesi. Per alcuni giorni abbiamo prestato servizio presso le suore di madre Teresa. La mia professione di infermiere è stata utile. Ho medicato tante persone, parecchie delle quali erano già state da stregoni che avevano complicato le cose. Un ragazzo è arrivato dopo essere stato morso da un black mamba, un serpente nero velenosissimo. Ci ha fatto piacere permettere un po’ di riposo alle sei suore che non hanno mai un attimo di sosta. È tutto nel nostro cuore Abbiamo visitato anche gli ospedali cattolici e musulmani, un lebbrosario, la scuola dei sordomuti. Ci ha permesso di capire un po’ meglio una realtà che a noi europei sembra impossibile. Padre Vittorio ci ha condotti a vedere i luoghi della recente guerra civile: la fognatura dove lui si era nascosto e messo in salvo dai ribelli che lo cercavano; il punto in cui le quattro suore di madre Teresa sono state uccise; la scuola donata da Leopoldo Beduschi, un signore di Spineda ora defunto... Ovunque padre Vittorio lasciava qualcosa per sfamare i più poveri. Tutto ciò che abbiamo visto è entrato profondamente nel nostro ■ cuore. Nella foto, i saveriani della comunità di via Bonomelli (da sinistra): p. Pilade, p. Pierluigi (nuovo rettore), p. Dante, p. Franco, p. Carlo, p. Giovanni, p. Sergio e, nel bel mezzo, p. Sandro. oggi, per una pastorale missionaria anche sul nostro territorio e nelle nostre comunità? “È necessario - risponde padre Sandro - ritrovare la passione per l’impegno missionario. Anche nelle nostre parrocchie va riportata alla luce la priorità della missione”. E padre Pierluigi precisa: “È la chiesa diocesana che deve alimentare questa sensibilità”. Cambiamo mentalità Da Cremona e dintorni sono 66 i missionari saveriani che hanno risposto alla chiamata di farsi “prossimi” delle popolazioni più sofferenti. Qual è il futuro dell’istituto saveriano? “In Italia, purtroppo, le vocazioni missionarie sono in netto calo. Tuttavia c’è una crescita sorprendente di giovani che rispondono alla vocazione missionaria nelle chiese giovani, nei paesi in cui per decenni i missionari hanno testimoniato: dall’Africa all’America latina e ai paesi asiatici, dove lavorano i saveriani”. Nel suo messaggio Benedetto XVI invita le chiese antiche e giovani a camminare insieme. “Serve un cambiamento di mentalità - osserva padre Dante: non basta fare qualcosa per gli altri; occorre essere con gli altri. An- che nei Paesi emergenti, infatti, ci sono grandi energie positive. Basti pensare che in Italia oggi ci sono oltre mille sacerdoti stranieri, dediti alla pastorale parrocchiale, che provengono dalle chiese giovani”. C’è ancora molto da fare Altro che paura dello straniero! “La chiesa deve sempre avere un senso di accoglienza e di apertura soprattutto verso chi vive situazioni di difficoltà e disagio. Il problema dell’immigrazione va affrontato con serietà: qui in Italia, ma anche continuando a lottare nei Paesi d’origine di questa gente, affinché dovunque le condizioni di vita possano essere accettabili”. Dunque la missione cristiana non è esaurita? “C’è ancora molto da fare - conferma padre Dante: sia in nuove regioni del mondo, sia nelle zone in cui la missione ha già dato i suoi frutti, per alimentare un senso rinnovato di universalità”. E padre Sandro aggiunge: “Nel mondo i poveri aumentano continuamente. In Africa oggi sono in atto ben 17 guerre civili. È necessario tornare a seminare nelle nostre comunità, con convinzione, perché la mis■ sione non finirà mai”. nuovo REttore dei saveriani Domenica 27 settembre, la casa saveriana in via Bonomelli 81 era affollata. I famigliari dei saveriani cremonesi sono arrivati puntuali per trascorrere una giornata insieme. Tutti volti conosciuti, desiderosi e felici di incontrarsi, di ascoltare e raccontare le novità degli ultimi tempi. È stato come il ricomporsi di una grande famiglia allargata, riunita dallo stesso amore per le missioni. Al centro, i vari missionari cremonesi sparsi in varie nazioni del mondo, tutti “parenti” di questa grande famiglia. Padre Dante Volpini ha preso l’occasione per annunciare che si assenterà da Cremona per qualche tempo, per stare accanto alla mamma ultranovantenne e assisterla. Ha quindi presentato il nuovo rettore della comunità saveriana: è p. Pierluigi Felotti, Il nuovo rettore dei saveriani a missionario in Bangladesh e poi rettore in Cremona, p. Pierluigi Felotti varie comunità saveriane - al nord, al sud e nelle isole - e dal 1° di ottobre 2009, appunto, rettore a Cremona. Ringraziamo padre Dante per questi anni passati tra noi, augurando giorni sereni con l’anziana mamma, e diamo il benvenuto a p. Pierluigi, augurando un servizio intenso e felice animazione missionaCrocifisso del beato Conforti, venerato nel santuario dei di missionari saveriani a Parma; fin da il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!” ria nelbambino, Cremonese. 2009 NOVEMBRE DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Grazie ai benefattori della missione C’è bisogno di donazioni e di vocazioni L a festa dei benefattori è un “grazie” nel quale vorremmo abbracciare tantissimi amici e amiche. È un “grazie” che vuole ricordare innumerevoli avvenimenti, piccoli e grandi, noti e sconosciuti, di solidarietà e carità, di sacrificio e impegno: solo la provvidenza del Signore può narrare e misurare tutto questo amore! Un progetto “ardito” Siete uomini e donne che desiderate partecipare all’ardito progetto missionario del beato Conforti: “fare del mondo una sola famiglia”. Siete capaci di donare non una semplice offerta in denaro, ma qualcosa della vostra vita: amicizia, tempo, capacità professionali, aiuti concreti… Alcuni dei tanti benefattori delle nostre missioni, radunati nella casa saveriana di Desio, mentre ascoltano il saluto dei missionari p. ROSARIO GIANNATTASIO, sx Siamo pienamente coscienti che la solidarietà e l’attenzione verso i missionari non sono per noi stessi, ma per i poveri della terra; sono il segno di ciò che avete nel profondo del cuore e che state coltivando ogni giorno con uno stile di vita coerente. Perciò tutti i vostri gesti sono come raggi di luce che illuminano la vita di altri uomini e donne del nostro tempo, vicini e lontani; sono anche uno stimolo per noi missionari a vivere con fedeltà il nostro carisma missionario. Anche attraverso di voi il dinamismo della missione e la gioia del vangelo si stanno diffondendo nella chiesa e nell’umanità intera, rafforzando le radici profonde che rinverdiscono le chiese di antica cristianità e ne generano di nuove. Collaboriamo per la missione Le missioni hanno tuttora biso- In Giappone, con tante “grazie” Ma un pezzo di cuore rimane qui tra voi T empo fa nel mio diario avevo scritto: “La gratitudine segna i miei giorni, anche se a volte il tempo, le distanze e gli avvenimenti mi separano da chi la mia storia l’ha marcata nel bene e nel male. Le nuove amicizie sono sempre ben accolte, e se l’ancora sarà da levarsi per partire, non sarò mai solo”. Queste parole ridiventano vere oggi, nel momento in cui saluto e levo l’ancora per raggiungere di nuovo il Giappone. 4 che mi ha portato a un incontro sempre più vivo con Gesù. È lui che vado a portare in quella terra che abbonda di beni, ma ancora deve cogliere il valore di una vita trasformata dall’incontro con Cristo. Grazie per i doni ricevuti Dunque, grazie a tutti voi amici che avete accompagnato la mia continua crescita spirituale e umana, durante questi anni trascorsi con voi nella chiesa Ambrosiana. Grazie ai giovani che hanno mantenuto la mia mente ancora fresca ed entusiasta. Le loro provocazioni ed esempi non sono andati a vuoto. Grazie p. CLAUDIO CODENOTTI, sx all’esempio di fede e laboriosità di tanti amici di tutte le età e di tutte le associazioni impegnate “missionariamente” sul territorio, che ci avete aiutato nel lavoro quotidiano e fedele della testimonianza cristiana. Grazie alla comunità dei saveriani di Desio che si sono avvicendati in questi anni: alcuni mi hanno preceduto nella partenza (anche verso il cielo, come p. Pierino); altri sono arrivati da poco, e continuano il lavoro che da sempre ci distingue nel territorio di Desio. Per portare Gesù... I sentimenti sono sempre quelli di gratitudine per quanto Arrivederci! ho ricevuto sin dai primi istanti Ci rivedremo, magari fra tre della vita, e ho anni, quando tornecontinuato a rirò per le vacanze. cevere anche neUn pezzo di cuore gli anni trascorsi rimane qui tra voi, in Brianza. e il resto parte pieSono conno di bei ricordi, di vinto che ogni volti ed eventi che missionario rehanno marcato per stituisce quanto sempre la mia viha ricevuto e ta missionaria. Mi coltivato in ogni raccomando alla momento della vostra preghiera, sua vita. Il priperché il Signomo fra i doni è re tenga sempre stato quello della sua mano benela vita da “figlio dicente sulla mia di Dio”: il dono testa e sul mio ladella fede che voro missionario. la chiesa mi ha Ricambierò certaÈ proprio lui, padre Claudio Codenotti in blu, che riparte per il Giappone: donato tramite i mente nell’Eucarilo ringraziamo per essere stato con noi e lo accompagniamo miei genitori e ■ stia. con la preghiera e l’affetto gno di offerte e di vocazioni. Noi missionari sentiamo un’istintiva timidezza e quasi disagio nel parlare di offerte per le missioni, soprattutto in un momento di crisi economica come quello attuale. Purtroppo, il tendere la mano continua ad essere necessario per aiutare i poveri del mondo. E vi ringraziamo per la vostra generosità e comprensione. Ma il “grazie” più grande è per il vostro contributo di preghiera e di animazione missionaria. Il Signore Gesù continua a chiamare i giovani alla vocazione missionaria, per rispondere alle nuove sfide di un mondo globalizzato. I giovani non servono per “riempire i buchi” o per “mantenere i posti”. Non è la sopravvivenza che ci preoccupa. Ciò che conta è che le nostre comunità siano vive, semi di un futuro dove voi laici e noi religiosi possiamo essere quel “sale” che dà sapore di universalità alla nostra Italia, tentata di chiudersi in se stessa. Le nostre comunità possano essere quella “lucerna posta sul mondo”, capace di richiamare donne e uomini generosi che sentano l’urgenza della missione. Venite a trovarci! Abbiamo tante proposte per coinvolgervi in questa meravigliosa avventura: essere missionari, partendo o restando nel proprio ambiente. Per tutto il vostro impegno noi missionari non possiamo ricompensarvi; ma Cristo, sì: “Date e vi sarà dato, con una misura traboccante” (Lc. 6, 38). Nuovo anno, nuova vita! Questo potrebbe essere lo slogan di quest’anno nella comunità di Desio. Dopo le partenze e i nuovi arrivi, vi presentiamo, in sintesi, i gruppi e le attività che siamo disposti a realizzare con voi durante questo nuovo anno pastorale. ■ APPUNTAMENTI DEL MESE Vi segnaliamo alcuni appuntamenti importanti durante questo mese: vogliamo viverli insieme. 5 novembre, giovedI Festa del beato Guido Conforti, fondatore dei saveriani e vescovo di Parma: invitiamo a pregare per tutta la Congregazione e per le vocazioni saveriane. 15 novembre, domenica Festa dei Benefattori dei saveriani e delle missioni: invitiamo a ringraziare Dio per la sua amorosa Provvidenza. 3 dicembre, giovedì Festa di san Francesco Saverio, patrono dei missionari: invitiamo a pregare per l’evangelizzazione dei popoli dell’Asia. “Martedì dell’Avvento missionario” Durante l’Avvento, come tradizione da qualche anno, abbiamo organizzato la sera i “Martedì d’Avvento”: momenti di riflessione biblica su personaggi importanti dell’attesa del Signore. Per l’occasione invitiamo anche persone che ci aiuteranno con le loro riflessioni, tra cui anche p. Marcello, direttore del nostro mensile “Missionari Saveriani”. Intenzioni per la santa Messa Ricordiamo inoltre che i saveriani sono disposti a celebrare la santa Messa per i vostri defunti. Le intenzioni per sante Messe possono essere inviate anche ai saveriani, che le celebreranno nelle loro comunità di missione: anche questo è un segno di comunione ecclesiaCrocifisso del beato Conforti,geografici venerato nel e santuario missionarinella saveriani a Parma; le, che supera i confini uniscedei i cristiani fede e nelfinpreghiera. da bambino, il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!” la 2009 NOVEMBRE FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Festa dei famigliari a Udine Una volta al mese molti si trovano a pregare 4 ottobre, festa di D omenica san Francesco d’Assisi: c’è aria gioiosa nella casa saveriana in via Monte san Michele. È la giornata dei genitori e dei famigliari dei missionari friulani. La prima persona che si presenta sulla porta è la signora Agostina, mamma di p. Giuseppe Matteucig, rettore a Holliston, negli Stati Uniti. Dopo di lei arrivano Licia e Dino, genitori di p. Edi Foschiatto, missionario a Taiwan. Poi sopraggiunge Rosa, la mamma di p. Claudio Marano, direttore del grande centro giovanile Kamenge in Burundi. Fanno capolino, quasi in punta di piedi, Amalia e Amedeo, genitori di p. Marco Marangone che vive in Colombia. In carrozzella arriva la signora Maria, mamma del compianto p. Roberto, accompagnata dalla figlia Gemma. E poi, via via, tutti gli altri. Saluti sentiti, un bel ritrovarsi tra persone che si conoscono da anni, e che da anni si tengono in contatto scambiandosi notizie e ritrovandosi a pregare. Certo, non è un segreto: una volta al mese, di solito la seconda domenica alle 15, si trovano in via Monte san Michele per un rosario e una santa Messa per le vocazioni, per i missionari vivi e defunti e i loro famigliari. Nuove sfide per i missionari Dopo i saluti e un caffè, ci si raduna nel salone del teatro. Qui padre Carmelo fa gli onori di casa e presenta p. Ulisse Zanoletti, vice superiore dei saveriani in Italia, venuto espressamente da Parma portando l’affettuoso saluto del superiore p. Carlo Pozzobon, che è stato anche rettore della comunità di Udine. Padre Ulisse intrattiene i presenti sulla situazione della nostra famiglia saveriana. Parla in par- p. FIORENZO RAFFAINI, sx ticolare della teologia di Parma, di cui è rettore: “la comunità teologica di Parma è davvero diventata multietnica!”. Si sofferma poi sulle prospettive di lavoro e sulle nuove sfide che attendono i missionari. “In questo mondo in continua evoluzione, portare Gesù alle donne e agli uomini di oggi, attanagliati da mille difficoltà e drammi, non è impresa facile”. Il lavoro del missionario passa attraverso nuove strade che toccano nervi scoperti del vivere umano. Ad esempio la giustizia, che abbraccia un uso equilibrato e intelligente della natura; la pace e la convivenza tra le religioni, in un sincero cammino di ricerca della verità, nel rispetto degli itinerari religiosi e culturali di tutti. “Cristo è la luce nuova che illumina gli sforzi di tutte le persone di buona volontà”, conclude p. Ulisse. Con i missionari defunti Parlando di uno, penso a tutti ancora di vederM ilosembra quando apriva la por- ta e il suo sorriso, prima ancora delle sue parole, davano la bella sensazione di essere accolto. Era affabile e premuroso padre Roberto, figlio di Clemente, pescatore della laguna di Marano. Quando il suo lavoro di animatore vocazionale gli concedeva un po’ di tempo, faceva un salto al paesello e saliva sulla barca di suo padre - “La Clementina” - e andava a pesca con lui. In quei momenti tornava quel ragazzo che doveva essere stato: serio nel suo lavoro, ma sereno ed entusiasta. 4 Lo spirito di un ragazzo L’avevo visto nel febbraio dello scorso anno qui a Brescia, per un incontro degli economi delle case saveriane. Era un po’... “stanchetto”, come soleva dire lui, ma niente di più. A marzo il Signore l’aveva già portato con sé, dopo un disperato intervento per estirpargli un grosso male che silenziosamente l’aveva invaso. Aveva poco più di sessant’anni, ma sembrava un ragazzo. È spirato con il sorriso sulle labbra, come se vedesse qualcosa di bello che i presenti non potevano vedere. Questo mi ha raccontato la sorella Gemma che, in quei difficili giorni, è sempre stata accanto a lui, fino alla fi- ne. I suoi occhi esprimevano la sua anima. Missionario in Burundi, espulso assieme a tantissimi altri, era tornato poi sullo stesso lago ma dalla parte del Congo, a Mboko, dove con altri due saveriani friulani era rimasto per qualche anno. Da lì poteva vedere il Burundi, il lago e i pescatori. Qualche volta andava anche a pescare. Il pescatore d’anime Padre Roberto era un vero pescatore di anime: paziente e attento ascoltatore, partecipava al- Il sorriso di p. Roberto Dal Forno è sempre stato lo specchio di un’anima d’eterno ragazzo Saveriani della comunità di Udine celebrano l’Eucaristia con i famigliari dei missionari friulani; presiede p. Ulisse Zanoletti, rettore della Teologia di Parma Ricordando i nostri defunti Mattiussi p. Lorenzo offre un video sulla missione, ben curato e interessante. Presentando i valori proposti dal fondatore beato Conforti, egli illustra il senso dell’attività missionaria, soprattutto nei luoghi dove lavorano i saveriani friulani. La celebrazione dell’Eucaristia conclude la prima parte della giornata. Padre Ulisse, ancora una volta, aiuta l’assemblea a cogliere il profondo messaggio delle letture bibliche incentrate sulla famiglia. “L’amore che deve alimentare la vita familiare deve attingere dal Signore la sua vitalità per poter realizzare il pro- getto di Dio nella vita di ciascuno di noi”. Toccante il momento nel quale p. Carmelo ha ricordato i missionari friulani che sono già tra le braccia del Signore. Assieme a loro sono stati ricordati anche i famigliari che sono venuti a mancare quest’anno. Il pranzo è un momento di vera convivialità e gioia. A servire ci sono i nipoti di p. Dal Forno, e anche le torte di mamma Gemma, assieme a molto altro e a tanto piacere di stare insieme. Dopo il caffè… corretto, un sentito saluto con la promessa di ritrovarsi ancora, per chi può, una volta al mese per la preghiera e, per tutti, fra un anno. ■ p. FIORENZO RAFFAINI, sx la sofferenza di chi lo avvicinava. Era un gran lavoratore, ma di quelli che faticano e neanche te ne accorgi, tanto sono discreti. I bambini e gli adulti, tutti erano incantati e gli volevano bene. Dal suo modo di vivere traspariva l’amore per il Signore e la sua volontà, che cercava instancabilmente. La sua vita di missione non è stata facile: la salute non sempre l’ha sostenuto; ha visto gli orrori della guerra; ha dovuto abbandonare assieme a tanta gente la missione di Bunyakiri e vagare per diversi giorni nella foresta affrontando situazioni molto rischiose... Quando l’ho rivisto a Roma, dopo quell’avventura, era provato ma non aveva perso il sorriso, la fiducia e l’entusiasmo per ricominciare. Un esempio per tutti Ho desiderato ricordare p. Roberto nel mese dei defunti, perché la sua vita incarna bene lo spirito di tutti quei missionari saveriani che hanno dato la vita per il Signore e che ci hanno preceduto nel regno dei cieli. Noi ora preghiamo per loro, ma sono certo che sono loro a pregare per noi, perché le loro orecchie hanno già sentito la voce soave del Cristo che dice: “Vieni, servo buono e fedele, nella gloria del Padre mio ■ preparata per te!”. Mamma Maria Dal Forno con la figlia Gemma, alla festa dei famigliari nella casa saveriana di Udine PRESENTE E FUTURO DELLA MISSIONE Quattro istantanee tra le tante, scattate da p. Fiorenzo Raffaini alla festa dei famigliari dei saveriani friulani, domenica 4 ottobre 2009. La mamma: nel cuore la speranza e l’amore universale Il nonno: nel sorriso la fiducia nel futuro per tutti Il papà: nel volto la sicurezza per i nuovi arrivati I bambini: imparano presto a darsi la mano 2009 NOVEMBRE MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 L’album delle fotografie di Dio Dare ciò che costa di più: la sofferenza la delegata missioV isitando naria Maddalena, costretta in casa da vari acciacchi, ho rivisto l’album con le foto del campeggio sul lago di Gusana con p. Filiberto Corvini e p. Ernesto Luviè. Era l’anno 1979. Il discorso è andato poi sulle attività svolte dalle delegate missionarie saveriane in quegli anni, ma che ora, per la salute o per l’età, non si possono più fare come ai tempi... della giovinezza. Del resto, il mito dell’eterna giovinezza non è ancora diventato realtà. Ma non possiamo fermarci all’album delle foto, perché resteremmo prigionieri del rimpianto dei bei tempi passati. È solo l’album della storia della salvezza che ci fa superare i limiti del nostro esistere nel tempo e ci fa condividere la vita con Gesù risorto. Le cose più preziose Nella vita può arrivare anche il momento in cui non si può più uscire di casa o allontanarsi dal proprio paese, come scrive la signora Elsa di 90 anni: “Ho tanto desiderio di rivedervi. Quando penso alle giornate trascorse a Cagliari con tanta gioia per preparare materiale per le missioni, mi viene la nostalgia; purtroppo ora non posso più fare niente. Vi ricordo tutti i giorni nella preghiera”. Grazie, signora Elsa, per le preghiere quotidiane, che ricambiamo. Madre Teresa diceva: “Voglio che diate ciò che costa dare, voglio che diate con la volontà di condividere la sofferenza dei poveri”. Nell’ultimo periodo della nostra esistenza abbiamo l’occasione di dare le cose più p. DINO MARCONI, sx preziose, l’offerta di noi stessi come ha fatto santa Teresina e suor Gabriella Sagheddu: il dono delle sofferenze quotidiane. L’apostolato della preghiera Dalla Francia, martoriata dalla rivoluzione e purificata dal sangue dei martiri, sono arrivati a noi il modello delle delegate missionarie di Paolina Jaricot e l’apostolato della preghiera unito alla devozione al Sacro Cuore di Gesù dei giovani studenti gesuiti, desiderosi di partire per le missioni. Il Costato trafitto è segno visibile dell’amore di Gesù che ha donato la sua vita al Padre, fino al sacrificio di se stesso per Delegate missionarie la salvezza e amici dei saveriani dell’umain pellegrinaggio a nità. san Leonardo G e s ù invita ciascuno di noi a collaborare all’opera della redenzione con la preghiera e la sof- ferenza. Con la sofferenza e la preghiera noi partecipiamo alla redenzione di Gesù. L’apostolato della preghiera quotidiana ce lo ricorda: “Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore immacolato di Maria, madre della chiesa, in unione al sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre”. La missione del sacerdote L’anno sacerdotale è dedicato al santo curato d’Ars Giovanni Vianney. Egli recitava la seguente preghiera per esprimere il suo amore verso Dio: “Vi amo, mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarvi fino all’ultimo respiro della mia vita. Vi amo, o Dio infinitamente amabile, e desidero ardentemente morire amandovi, piuttosto che vivere un solo istante senza amarvi. Vi amo, Signore, e la sola grazia che vi chiedo è di amarvi in eterno. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere sempre che io vi amo, desidero che il mio cuore ve lo ripeta a ogni mio respiro. La signora Lasio Maria Vincenza, una delle delegate che ora vivono la missione offrendo la sofferenza Vi amo, o mio divin Salvatore, perché siete stato crocifisso per me e perché mi tenete crocifisso quaggiù per voi. Mio Dio, fatemi la grazia di morire amandovi e sentendo che io vi amo”. La missione di ogni sacerdote è il sacrificio eucaristico e il servizio ecclesiale. Il documento conciliare Presbyterorum ordinis afferma: “Il sacrificio della croce, per mano dei presbiteri e in nome di tutta la chiesa, viene offerto nell’Eucaristia in modo incruento e sacramentale, fino al giorno della venuta del Signore”. Ecco, i santi hanno trasformato la via della sofferenza in via di salvezza per il mondo, attuando la mis■ sione della chiesa. Ritrovo estivo delle delegate “La missione della chiesa in Africa” estivo sulla spiL’ incontro ritualità missionaria per le delegate e per gli amici, uomini e donne aperti alla missione, e per gli abbonati al nostro mensile “Missionari Saveriani” si è tenuto nella nostra casa di Macomer dal 25 al 28 agosto 2009. Ci ha felicemente sorpreso la presenza delle delegate e degli amici venuti dal sud dell’isola, nonostante i disagi del caldo e del viaggio. 4 Le meditazioni di Melis e Jeannette La convivenza estiva delle delegate è stata una bella opportunità di incontro fra gli amici dei saveriani di tutta la Sardegna, e di formazione missionaria. I partecipanti hanno infatti riflettuto sul tema: “La missione della chiesa in Africa”, anche in vista dell’Assemblea speciale dei vescovi per l’Africa, che si è tenuta a Roma in ottobre. Le meditazioni del campo missionario sull’annuncio del vangelo in Africa sono state guidate da p. Tonino Melis, missio- nario in Camerun e scrittore di cultura africana. Padre Roberto ha invitato suor Jeannette a par- Padre Fernando Abis ha parlato alle delegate sarde; ripartito per l’Indonesia, ha dovuto affrontare l’emergenza del terremoto a Padang: “Siamo tutti salvi, grazie a Dio; organizziamo la mensa per tutti i bisognosi, tre volte al giorno”. Anche noi possiamo dare una mano p. DINO MARCONI, sx lare della sua vocazione missionaria nata dall’incontro con i missionari saveriani nel Kivu, in Congo. Con noi Abis, Murgia e Murazzo Abbiamo avuto la sorpresa della presenza del superiore dei saveriani in Indonesia p. Fernando Abis in visita ai famigliari in Sardegna. Ha parlato della sua esperienza missionaria all’inizio del ritiro. Erano presenti anche il giovane Alberto, che è partito per il noviziato di Ancona, e fratel Sebastiano Murgia, tornato dalla missione dopo 54 anni. Abbiamo concluso il ritiro con la Messa a San Leonardo, presieduta da p. Giovanni Murazzo, superiore dei saveriani che lavorano in Brasile: nell’omelia, ci ha dato la scossa dell’inquietudine per la missione. Nella nostra preghiera missionaria abbiamo ricordato in modo particolare le delegate ammalate, perché il Signore conceda loro la consolazione meritata nel lavoro svolto per la missione della chiesa. ■ La delegata novantaquattrenne Caterina, immortalata nella foto con fratel Gino e padre Giuseppe: auguri vivissimi! IL NUOVO RETTORE SAVERIANO Padre Pierluigi Felotti, che per sei anni ha guidato la comunità saveriana in Sardegna, dedicandosi cuore e anima all’apostolato missionario, è ora rettore a Cremona. Saluta tutti, amici e amiche, collaboratori e collaboratrici della missione. Padre Virginio Simoncelli (nella foto), saveriano bergamasco e missionario in Congo per 20 anni, da ottobre è il nuovo rettore dei saveriani in Sardegna: avrà modo di farsi conoscere con le sue visite, gli incontri e le varie attività di animazione missionaria. Intanto, gli diamo il “benvenuto!”. Preghiera con il cuore missionario Signore, insegnami la strada e l’attenzione alle piccole cose: al passo di chi cammina con me, per non allungare troppo il mio; alla parola ascoltata, perché non sia dono che cade nel vuoto; agli occhi di chi mi sta vicino, per scoprire che la gioia è dividerla, per scoprire la tristezza e avvicinarmi in punta di piedi, per cercare insieme la nuova gioia. Signore, insegnami la strada su cui si cammina insieme: insieme, nella semplicità di essere quello che ciascuno è; insieme, nella gioia di avere ricevuto tutto da te; insieme, nel tuo amore. Signore, insegnami la strada: tu che sei la via e la gioia. Amen. 2009 NOVEMBRE MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SAVERIANI MARCHE Dodici anni di missione in Brasile Ho compreso meglio il valore della chiesa è difficile dire con poche righe cosa significa per me aver trascorso dodici anni di missione in Brasile. Tante, infatti, sono state le esperienze umane che ho vissuto; tante le persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso gioie e dolori, speranze e delusioni. Ma, anche così, posso dire che sono molte le novità pastorali che mi hanno aiutato a comprendere meglio cosa significa essere chiesa, “popolo di Dio in cammino”. Desidero elencarne qualcuna. L’amore per la Parola di Dio Tutti sappiamo che la Parola di Dio è fondamentale per la nostra vita. La Parola illumina e rivela il cammino che dobbiamo percorrere, chiamandoci a essere una sola famiglia per realizzare il regno di Dio. Le parrocchie e le diocesi organizzano molti corsi biblici, ai quali la gente partecipa con passione. I cristiani del Brasile, infatti, hanno un rispetto e una devozione speciale per la Parola di Dio. In ogni famiglia, anche se povera, non manca mai una Bibbia, sempre posta nel luogo centrale della casa, in modo che tutti possano vederla. Tantissime famiglie, alla sera, si riuniscono per meditarne qualche brano; poi, tra di loro, raccontano come hanno vissuto la Parola durante il giorno. In molte zone del Brasile le comunità cattoliche, a causa del vasto territorio e per il numero ridotto dei sacerdoti, possono partecipare alla Messa solo una o due volte all’anno. Ma le comunità si riuniscono ogni domenica e celebrano la “liturgia della Parola”, anche se il sacerdote non può es- p. CLAUDIO BRATTI, sx sere presente per celebrare l’Eucaristia. La Parola cosi diventa l’alimento spirituale per la maggior parte dei cattolici brasiliani. Tutto questo ci deve aiutare a valorizzare di più la Parola e a ringraziare Dio se noi, qui in Italia, abbiamo la possibilità di alimentarci dell’Eucaristia anche tutti i giorni. Laici attivi e responsabili Un’altra cosa importante è la presenza e la collaborazione dei laici nella vita della chiesa. In ogni parrocchia dove sono stato, ho sempre incontrato la collaborazione di vari gruppi di laici che, dopo una seria preparazione, dedicano tempo ed energie per aiutare i sacerdoti nell’organizzazione pastorale. Sarebbe impossibile ai soli sacerdoti seguire tutte le realtà presenti in SPAZIO GIOVANI Ancona: un campo speciale “Cari giovani, vi do un buon consiglio...” aspettavo di vivere un M icampo estivo come gli altri: semplicemente una bella esperienza. Invece ho vissuto un vero “tempo di grazia”. Sto parlando del campo missionario, che si è svolto dai saveriani di Ancona dal 26 luglio al 1° agosto, con un gruppo di giovani dai 17 ai 25 anni. Abbiamo cominciato con la Messa, che ci ha ben introdotto alla spiritualità che stavamo per vivere. Dopo cena, abbiamo avuto il tempo per conoscerci tra noi. È stato in quel momento che p. Alex ha definito il campo estivo come un “tempo di grazia”. Mi è sembrato un po’... esagerato, ma sottovalutavo il valore di questa esperienza. Ho imparato ad ascoltare Siamo stati divisi in “gruppi di servizio”: ognuno di noi era 4 destinato a una realtà diversa: l’ospizio per anziani, la casa per diversamente abili, la Caritas, la mensa del povero, la casa per i tossicodipendenti, il focolare per i malati di Aids. A me è capitato proprio quest’ultimo: era quello che mi attraeva di più e sono stato molto contento. Mi ha permesso di imparare ad ascoltare gli altri, anche se hanno fatto scelte diverse dalle mie. Nei malati di Aids ho visto la voglia di rinascere, di riscattarsi da un passato disordinato. Mi sono accorto che provano rimorso per la tossicodipendenza o il sesso facile. Ora si trovano a lottare contro la malattia e cercano di rimediare al buio del loro passato. In che modo? Alcuni scrivono poesie, intrise di sofferenza ma con sprazzi di speranza; altri lavora- PIETRO ROSSINI no nei centri di volontariato; c’è chi va a testimoniare la propria esperienza nelle scuole... Tutto aiuta a trovare la pace in se stessi, nella convinzione che c’è ancora tempo per ricostruirsi la vita. Un modo per essere felici Dopo le attività di “servizio”, ci riunivamo per un po’ di formazione, riflettendo ogni giorno su un argomento diverso. In gruppetti di due abbiamo riflettuto sul tema, condividendo i nostri pensieri. Poi ci siamo confrontati insieme, esponendo a tutti gli altri ciò che era venuto fuori. Nelle serate, invece, ci siamo divertiti: abbiamo fatto karaoke, balli, giochi... Ma abbiamo anche arricchito lo spirito con la preghiera che è stata sempre diversa: la Messa, l’adorazione Eucaristica, il rosario missionario. Dell’esperienza che ho vissuto ci sarebbe molto altro da raccontare, ma le emozioni sono complesse e mi è difficile esprimerle tutte. Un consiglio mi sento di darlo a tutti i giovani: non esitate a partecipare a esperienze di questo tipo, perché ne vale la pena! E soprattutto, nella nostra vita quotidiana cerchiamo di diventare “servi di tutti”, come dice Gesù. Solo così noi giovani sareUna trentina di giovani hanno partecimo felici, e sapremo regalare pato al campo missionario dei saveriani ad Ancona; nella foto, mentre si prepaun po’ di felicità agli altri. ■ rano alla Messa all’aperto Padre Claudio Bratti, saveriano di Apiro e missionario in Brasile, segue specialmente la formazione della gioventù parrocchia senza l’aiuto dei laici. Pensate: nella parrocchia dove sono attualmente, abbiamo ben trenta comunità con una popolazione di 62.000 persone! Il servizio dei laici è importante soprattutto perché ci ricorda che tutti i battezzati sono discepoli e missionari di Cristo e, quindi, tutti devono collaborare nella costruzione del regno di Dio, anche se con modi e responsabilità differenti. Mi chiedo: come fanno questi laici, che già hanno l’impegno della famiglia e del lavoro, a trovare tempo per seguire anche i vari impegni parrocchiali come la catechesi, la liturgia, i movimenti, le attività pastorali e le comunità? È un vero miracolo, frutto dell’amore che queste persone hanno nei confronti di Dio, della chiesa e del prossimo. È giusto ringraziarle per la loro grande disponibilità. Vale più dell’oro... Spero che questo semplice racconto della mia esperienza missionaria in Brasile sia stato utile almeno a qualcuno dei nostri amici lettori. Il missionario non è solo colui che, ogni tanto, torna nella sua terra di origine per chiedere offerte (come molte persone pensano). Il missionario che torna può dare soprattutto qualcosa che vale molto di più di tutto l’oro del mondo: la sua esperienza di vita missionaria che è, di per sé, esperienza di Dio presente nella storia umana di tutti i giorni e in tutti i luoghi. E insieme alla propria esperienza, egli può offrire anche l’esperienza di tante altre persone che, come lui e con lui, lottano ogni giorno perché il regno di Dio si realizzi nella vita di tutti. ■ (segue nel riquadro) IL GRANDE VALORE DEI GIOVANI p. CLAUDIO BRATTI, sx Il Brasile è un paese di giovani: una grande percentuale della popolazione non supera i 25 anni di età. Ma i giovani brasiliani hanno paura di tre cose: della violenza, della disoccupazione e del futuro. La paura, insomma, di non poter realizzare la propria vita a causa della situazione sociale ed economica. Sempre più i giovani si stanno allontanando dalla chiesa. Sembra che i giovani non capiscano la chiesa e che la chiesa non capisca i giovani. In ogni parrocchia dove sono stato e anche a livello diocesano, mi è stato affidato l’incarico di curare l’attività pastorale con la gioventù. Posso dire che ho vissuto delle esperienze significative. Non ho una formula per evangelizzare i giovani, ma una cosa è certa: i giovani devono capire che anche loro sono chiesa. E tutti dobbiamo capire che i giovani non sono solo il futuro (cioè persone che assumeranno la responsabilità in un altro momento), ma anche il presente. È oggi che i giovani devono essere valorizzati, dando loro la possibilità di esprimere le proprie idee, i progetti, le speranze. È oggi che essi devono assumere la missione che loro compete: evangelizzare gli altri giovani. Gli adulti devono dare loro tutta la fiducia e disponibilità, senza paure né preconcetti. Ho visto giovani coinvolti nel traffico di droga cambiare la loro vita solo perché si sentivano finalmente accolti e valorizzati. Oppure perché avevano la possibilità di realizzare qualche piccolo progetto; per esempio, un gruppo teatrale, Padre Bratti mostra la Bibbia in un coro, una festa, un incontro, o sempli- assemblea: “I brasiliani hanno un amore speciale per la Parola di Dio” cemente coinvolgendoli nella liturgia. 2009 NOVEMBRE PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 I quattro nuovi arrivati Dal diario degli studenti di teologia fine di agosto la comuniA llatà degli studenti saveriani di teologia a Parma si è ricomposta, con il ritorno dei vecchi e l’arrivo dei nuovi. Il mattino del 10 settembre siamo partiti per i quattro giorni di programmazione a San Pietro in Vincoli (Ravenna). Come sempre, all’inizio del nuovo anno, la nostra comunità cambia volto. Non siamo le stesse persone: chi ha finito il ciclo di studi è andato in missione, in altre comunità saveriane e in altri paesi; ma ci sono altri che arrivano. Quest’anno la nostra comunità si arricchisce di 4 nuovi giovani saveriani, tutti speciali e preziosi. Si presentano. Filiberto Ntahimpera: affascinato dalla missione Vengo dalla città di Gitega in Burundi. Sono il primo burundese saveriano. I saveriani sono arrivati in Burundi nel 1964. Pur- DOLORES e PIERRE, sx troppo, furono poi espulsi durante il regime di Bagaza (1979-1985). Quando vi tornarono, i saveriani si dedicarono all’evangelizzazione e all’educazione cristiana dei giovani, come nel centro “Kamenge” a Bujumbura. Ho iniziato a frequentare questo centro giovanile nel 2001, mentre facevo la scuola superiore. Lì sono stato sedotto dalla vocazione missionaria, ma ho dovuto aspettare fino al 2004, anno La comunità dei teologi di Parma tutta intera, formatori e studenti, chiedono la benedizione della Madonna per il nuovo anno 2009-2010 (San Pietro in Vincoli, Ravenna) Uno scatto alla Sierra Leone Con i missionari che si fanno voler bene Ringraziamo la fotografa parmense che ci ha concesso il racconto del suo viaggio in Sierra Leone, già pubblicato su “La Repubblica Parma.it”, con tante immagini. C ercavo un posto in cui investire le vacanze estive. “Va’ da padre Berton in Sierra Leone”, mi hanno detto. E così è stato. Sono arrivata di notte e il traghetto per Freetown sarebbe partito solo l’indomani. Ma il missionario aveva provveduto. Appena scesa dall’aereo, mi è venuto incontro Tamba, uno dei suoi ragazzi. “Grazie Tamba - gli dico - mi spiace che stanotte non potrai dormire per colpa mia”. “L’ho fatto per padre Berton. I love him - gli voglio bene!”. La ritrovata spontaneità Un gesto e una frase che ren- dono per intero il carisma del missionario. Nato a Vicenza, classe 1935, padre Bepi Berton è capace di far muovere gambe e anime dei ragazzi che ha incontrato in questi quarant’anni trascorsi in Sierra Leone. Vive a Kissy, un disagiato quartiere nella periferia est di Freetown. Migliaia di catapecchie, tetti, lamiere, tende azzurre lasciate dall’Onu durante la guerra... sono diventate le nuove case di rifugiati e miserabili. Ma l’incontro con i ragazzi di Kissy e delle altre missioni saveriane è stato divertente, basato su una spontaneità a cui la mia città, Parma, si è disabituata. I missionari sono padri spirituali, ma anche molto pratici: le loro azioni valgono più di mille parole. La loro formazione passa anche da Parma, dov’è la casa madre dei saveriani. Il disegno dei bambini della Sierra Leone: “Addio guerra! Pace, Amore, Unità” (foto di Sara Dacci) 4 Una piccola moltitudine C’è l’ironico e coraggioso Bepi Berton, il mite Eugenio Montesi e il placido Luigi Brioni, italiani; e poi l’arguto Carlos Loroño, dalla Spagna, e SARA DACCI l’energico sierraleonese Henry. Sono solo cinque, ma mi sono sembrati una moltitudine. Ognuno di loro differisce per personalità e carattere; ognuno con la propria passione, il proprio pensiero e la propria forza nella fede. Questi piccoli grandi uomini mi hanno lasciato tanto. Hanno vissuto in questa nazione con tanti problemi, che vanno dalla mancanza di cibo all’analfabetismo, dalla miseria alla guerra, durata dieci anni. Nel libro “Quattro giorni, quarant’anni” di Davide Rondoni, p. Berton racconta: “Non era neppure demenza; era una passione demoniaca che quando operava con misericordia si accontentava di uccidere, ma più spesso torturava la vittima amputando gli arti, estraendo occhi, squartando madri per il solo gioco di indovinare il sesso del nascituro. Vera demenza satanica... E ancora non basta, perché a questa demenza furono impiegati adolescenti e bambini, non come vittime, ma come torturatori”. Durante i miei giorni a Kissy non ho chiesto nulla della guerra, nemmeno al giovane Tamba, che porta ancora sul petto la cicatrice che cancella il tatuaggio “RUF”, la sigla dell’esercito dei ribelli a cui apparteneva. Anche Tamba è un ex bambino soldato. ■ in cui i saveriani hanno aperto la casa di formazione in Burundi. Ero nel primo gruppo. Dopo 4 anni di percorso, sono andato a Kinshasa per l’anno di noviziato. Ed eccomi qui a Parma, pieno di energia per il vangelo. Dietro a me viene un bel gruppo di altri giovani burundesi, anch’essi affascinati dalla missione. Francisco Correa Moaes: il Signore guida i miei passi Sono nato ad Abaetetuba nell’Amazzonia brasiliana 27 anni fa. Dalla mia famiglia mamma, papà e quattro fratelli - e dalla parrocchia, nel gruppo degli adolescenti e nel gruppo giovanile, ho ricevuto l’iniziazione cristiana, la devozione alla Madonna e a san Giuseppe. Tutto ciò mi ha aiutato a maturare nella mia vocazione. Ho conosciuto i saveriani dall’infanzia. Ho iniziato la formazione missionaria nel 2005. Nel 2008 sono andato a Hortolândia per il noviziato e l’anno seguente ho pronunciato i voti religiosi, diventando il secondo saveriano del Brasile settentrionale. Essere a Parma è per me un dono; sono sicuro che il Signore stia guidando i miei passi. Benjamin Balika: gli occhi verso l’orizzonte Sono nato a Birava, un paesino vicino alla città di Bukavu, nella regione congolese del Kivu. Sono il quinto in una famiglia di sette figli. Alla fine degli studi superiori mi sono sentito di cominciare un cammino formativo missionario. L’anno decisivo è stato il 2004, quando sono entrato nella casa saveriana a Bukavu. Dopo tre anni di studi filosofici, sono partito per la capitale Kinshasa per fare l’anno di noviziato. Il 15 agosto 2009 ho fatto la prima professione dei voti saveriani. Ora sono a Parma per fare gli studi teologici. Ho gli occhi alzati verso l’orizzonte del vangelo e ho fiducia che tutto andrà bene. Jean Kinamula: muto come un bambino Vengo dalla città di Goma, in Congo. Ho 24 anni e sono il secondo dei sette figli, amati dai nostri genitori. Dopo aver finito il liceo tecnico di meccanica, la mia scelta missionaria è stata una sorpresa per qualcuno. A Bukavu ho incontrato altri giovani entusiasti, tra cui Benjamin, con cui ho fatto lo stesso percorso fino a oggi. Adesso sono Parma per continuare la mia formazione missionaria. Tutti mi fanno osservare che parlo molto; qui, invece, sono tranquillo e quasi muto, almeno per adesso: devo prima imparare l’italiano. Sto facendo l’esperienza di un bambino: è un’esperienza divertente ed esigente. Non vedo l’ora di riuscire a parlare correttamente l’italiano, perché ho una gran voglia di comunicare. “La vita è bella! Dio è amore!”, è questo che voglio gri■ dare… COME UN... RIPETENTE INCALLITO p. GIOVANNI MATTEAZZI, sx Oltre ai quattro giovani appena arrivati dall’Amazzonia, dal Burundi e dal Congo - ai quali diamo il nostro caloroso “benvenuti!” - nella comunità dei teologi di Parma è arrivato anche un... “pezzo grosso”: padre Giovanni Matteazzi. Si presenta da sé. Sono vicentino, con un po’ più di cinquant’anni. Sono saveriano dal 1977, e sono prete dal 1982. Dopo alcuni anni spesi a Cagliari facendo animazione missionaria nei paesi della Sardegna, sono stato finalmente spedito in Bangladesh. Una spedizione che ho accettato ben volentieri. Ero ormai un... bengalese, quando tre anni fa i superiori mi hanno richiamato in Italia per essere “maestro” dei novizi saveriani ad Ancona. Sapete cosa dico quando scherzo? Ma soltanto quando scherzo e perciò non è da prendere sul serio: “Forse i superiori si erano accorti che non avevo fatto bene il mio noviziato, perciò mi hanno richiamato a rifarlo, per ben tre anni!”. Ormai pensavo di aver finito e di essere stato promosso, pronto per tornare a casa in Bangladesh. Ma ecco che mi fanno rifare anche la teologia, e chissà per quanti anni! Insomma, mi fanno passare per un... ripetente incallito! Questa volta, alla fine, spero di ricevere il permesso di ripartire, come tutti i giovani che finiscono gli studi teologici. Nel frattempo voglio fare bene la mia teologia! Ed eccoci qui, contenti di camminare insieme tra noi e con il Maestro Gesù. Settembre 2009: volti nuovi nella comunità dei teologi a Parma (da sinistra): p. Giovanni, Jean congolese di Goma, Filiberto burundese di Gitega, Francisco brasiliano dell’Amazzonia e Benjamin congolese di Bukavu 2009 NOVEMBRE PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 I quattro nuovi arrivati Dal diario degli studenti di teologia fine di agosto la comuniA llatà degli studenti saveriani di teologia a Parma si è ricomposta, con il ritorno dei vecchi e l’arrivo dei nuovi. Il mattino del 10 settembre siamo partiti per i quattro giorni di programmazione a San Pietro in Vincoli (Ravenna). Come sempre, all’inizio del nuovo anno, la nostra comunità cambia volto. Non siamo le stesse persone: chi ha finito il ciclo di studi è andato in missione, in altre comunità saveriane e in altri paesi; ma ci sono altri che arrivano. Quest’anno la nostra comunità si arricchisce di 4 nuovi giovani saveriani, tutti speciali e preziosi. Si presentano. Filiberto Ntahimpera: affascinato dalla missione Vengo dalla città di Gitega in Burundi. Sono il primo burundese saveriano. I saveriani sono arrivati in Burundi nel 1964. Pur- DOLORES e PIERRE, sx troppo, furono poi espulsi durante il regime di Bagaza (1979-1985). Quando vi tornarono, i saveriani si dedicarono all’evangelizzazione e all’educazione cristiana dei giovani, come nel centro “Kamenge” a Bujumbura. Ho iniziato a frequentare questo centro giovanile nel 2001, mentre facevo la scuola superiore. Lì sono stato sedotto dalla vocazione missionaria, ma ho dovuto aspettare fino al 2004, anno La comunità dei teologi di Parma tutta intera, formatori e studenti, chiedono la benedizione della Madonna per il nuovo anno 2009-2010 (San Pietro in Vincoli, Ravenna) Uno scatto alla Sierra Leone Con i missionari che si fanno voler bene Ringraziamo la fotografa parmense che ci ha concesso il racconto del suo viaggio in Sierra Leone, già pubblicato su “La Repubblica Parma.it”, con tante immagini. C ercavo un posto in cui investire le vacanze estive. “Va’ da padre Berton in Sierra Leone”, mi hanno detto. E così è stato. Sono arrivata di notte e il traghetto per Freetown sarebbe partito solo l’indomani. Ma il missionario aveva provveduto. Appena scesa dall’aereo, mi è venuto incontro Tamba, uno dei suoi ragazzi. “Grazie Tamba - gli dico - mi spiace che stanotte non potrai dormire per colpa mia”. “L’ho fatto per padre Berton. I love him - gli voglio bene!”. La ritrovata spontaneità Un gesto e una frase che ren- dono per intero il carisma del missionario. Nato a Vicenza, classe 1935, padre Bepi Berton è capace di far muovere gambe e anime dei ragazzi che ha incontrato in questi quarant’anni trascorsi in Sierra Leone. Vive a Kissy, un disagiato quartiere nella periferia est di Freetown. Migliaia di catapecchie, tetti, lamiere, tende azzurre lasciate dall’Onu durante la guerra... sono diventate le nuove case di rifugiati e miserabili. Ma l’incontro con i ragazzi di Kissy e delle altre missioni saveriane è stato divertente, basato su una spontaneità a cui la mia città, Parma, si è disabituata. I missionari sono padri spirituali, ma anche molto pratici: le loro azioni valgono più di mille parole. La loro formazione passa anche da Parma, dov’è la casa madre dei saveriani. Il disegno dei bambini della Sierra Leone: “Addio guerra! Pace, Amore, Unità” (foto di Sara Dacci) 4 Una piccola moltitudine C’è l’ironico e coraggioso Bepi Berton, il mite Eugenio Montesi e il placido Luigi Brioni, italiani; e poi l’arguto Carlos Loroño, dalla Spagna, e SARA DACCI l’energico sierraleonese Henry. Sono solo cinque, ma mi sono sembrati una moltitudine. Ognuno di loro differisce per personalità e carattere; ognuno con la propria passione, il proprio pensiero e la propria forza nella fede. Questi piccoli grandi uomini mi hanno lasciato tanto. Hanno vissuto in questa nazione con tanti problemi, che vanno dalla mancanza di cibo all’analfabetismo, dalla miseria alla guerra, durata dieci anni. Nel libro “Quattro giorni, quarant’anni” di Davide Rondoni, p. Berton racconta: “Non era neppure demenza; era una passione demoniaca che quando operava con misericordia si accontentava di uccidere, ma più spesso torturava la vittima amputando gli arti, estraendo occhi, squartando madri per il solo gioco di indovinare il sesso del nascituro. Vera demenza satanica... E ancora non basta, perché a questa demenza furono impiegati adolescenti e bambini, non come vittime, ma come torturatori”. Durante i miei giorni a Kissy non ho chiesto nulla della guerra, nemmeno al giovane Tamba, che porta ancora sul petto la cicatrice che cancella il tatuaggio “RUF”, la sigla dell’esercito dei ribelli a cui apparteneva. Anche Tamba è un ex bambino soldato. ■ in cui i saveriani hanno aperto la casa di formazione in Burundi. Ero nel primo gruppo. Dopo 4 anni di percorso, sono andato a Kinshasa per l’anno di noviziato. Ed eccomi qui a Parma, pieno di energia per il vangelo. Dietro a me viene un bel gruppo di altri giovani burundesi, anch’essi affascinati dalla missione. Francisco Correa Moaes: il Signore guida i miei passi Sono nato ad Abaetetuba nell’Amazzonia brasiliana 27 anni fa. Dalla mia famiglia mamma, papà e quattro fratelli - e dalla parrocchia, nel gruppo degli adolescenti e nel gruppo giovanile, ho ricevuto l’iniziazione cristiana, la devozione alla Madonna e a san Giuseppe. Tutto ciò mi ha aiutato a maturare nella mia vocazione. Ho conosciuto i saveriani dall’infanzia. Ho iniziato la formazione missionaria nel 2005. Nel 2008 sono andato a Hortolândia per il noviziato e l’anno seguente ho pronunciato i voti religiosi, diventando il secondo saveriano del Brasile settentrionale. Essere a Parma è per me un dono; sono sicuro che il Signore stia guidando i miei passi. Benjamin Balika: gli occhi verso l’orizzonte Sono nato a Birava, un paesino vicino alla città di Bukavu, nella regione congolese del Kivu. Sono il quinto in una famiglia di sette figli. Alla fine degli studi superiori mi sono sentito di cominciare un cammino formativo missionario. L’anno decisivo è stato il 2004, quando sono entrato nella casa saveriana a Bukavu. Dopo tre anni di studi filosofici, sono partito per la capitale Kinshasa per fare l’anno di noviziato. Il 15 agosto 2009 ho fatto la prima professione dei voti saveriani. Ora sono a Parma per fare gli studi teologici. Ho gli occhi alzati verso l’orizzonte del vangelo e ho fiducia che tutto andrà bene. Jean Kinamula: muto come un bambino Vengo dalla città di Goma, in Congo. Ho 24 anni e sono il secondo dei sette figli, amati dai nostri genitori. Dopo aver finito il liceo tecnico di meccanica, la mia scelta missionaria è stata una sorpresa per qualcuno. A Bukavu ho incontrato altri giovani entusiasti, tra cui Benjamin, con cui ho fatto lo stesso percorso fino a oggi. Adesso sono Parma per continuare la mia formazione missionaria. Tutti mi fanno osservare che parlo molto; qui, invece, sono tranquillo e quasi muto, almeno per adesso: devo prima imparare l’italiano. Sto facendo l’esperienza di un bambino: è un’esperienza divertente ed esigente. Non vedo l’ora di riuscire a parlare correttamente l’italiano, perché ho una gran voglia di comunicare. “La vita è bella! Dio è amore!”, è questo che voglio gri■ dare… COME UN... RIPETENTE INCALLITO p. GIOVANNI MATTEAZZI, sx Oltre ai quattro giovani appena arrivati dall’Amazzonia, dal Burundi e dal Congo - ai quali diamo il nostro caloroso “benvenuti!” - nella comunità dei teologi di Parma è arrivato anche un... “pezzo grosso”: padre Giovanni Matteazzi. Si presenta da sé. Sono vicentino, con un po’ più di cinquant’anni. Sono saveriano dal 1977, e sono prete dal 1982. Dopo alcuni anni spesi a Cagliari facendo animazione missionaria nei paesi della Sardegna, sono stato finalmente spedito in Bangladesh. Una spedizione che ho accettato ben volentieri. Ero ormai un... bengalese, quando tre anni fa i superiori mi hanno richiamato in Italia per essere “maestro” dei novizi saveriani ad Ancona. Sapete cosa dico quando scherzo? Ma soltanto quando scherzo e perciò non è da prendere sul serio: “Forse i superiori si erano accorti che non avevo fatto bene il mio noviziato, perciò mi hanno richiamato a rifarlo, per ben tre anni!”. Ormai pensavo di aver finito e di essere stato promosso, pronto per tornare a casa in Bangladesh. Ma ecco che mi fanno rifare anche la teologia, e chissà per quanti anni! Insomma, mi fanno passare per un... ripetente incallito! Questa volta, alla fine, spero di ricevere il permesso di ripartire, come tutti i giovani che finiscono gli studi teologici. Nel frattempo voglio fare bene la mia teologia! Ed eccoci qui, contenti di camminare insieme tra noi e con il Maestro Gesù. Settembre 2009: volti nuovi nella comunità dei teologi a Parma (da sinistra): p. Giovanni, Jean congolese di Goma, Filiberto burundese di Gitega, Francisco brasiliano dell’Amazzonia e Benjamin congolese di Bukavu 2009 NOVEMBRE PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Ci sono “due pesi, due misure?” Ripensando a p. Sebastiano Tedesco R icevo puntualmente da molti anni il mensile “Missionari Saveriani”. Ho pensato di inviare una mia riflessione, come gesto di sincera amicizia verso i missionari, e in particolare verso un saveriano della mia parrocchia torinese, p. Sebastiano Tedesco. Padre Sebastiano è perito dieci anni orsono, il mattino del 27 novembre del 1999, in un tragico incidente in Bangladesh, mentre andava a celebrare la santa Messa presso le suore di madre Teresa, nella città portuale di Chittagong. Aveva scelto questo Paese per annunciare con la Parola evangelica la liberazione di tanti nostri fratelli e sorelle da una condizione di vita disumana. “Liberazione” non intesa come atto di violenza, ma come rivendicazione del diritto alla vita e alla dignità, che ogni persona porta con sé in quanto creata da Dio a sua immagine. Come tanti altri missionari, padre Sebastia- no aveva anticipato il concetto di carità nella verità, oggi mirabilmente annunciato nell’enciclica sociale di papa Benedetto, “Caritas in veritate”. Il suo rimprovero affettuoso Quando p. Sebastiano veniva a Torino a trovare la mamma, celebrava sempre l’Eucarestia nella nostra parrocchia, che era anche la sua. Nelle sue omelie, egli riusciva a immergere la Parola di Dio nel cammino umano, a testimoniarla attraverso la pratica del servizio e dell’amore nella verità. In tal modo, la Parola evangelica diventava specchio della realtà di sofferenza di quel paese lontano, che lui aveva scelto come sua seconda “patria”. Ricordo il suo severo e affettuoso richiamo a volgere lo sguardo verso gli ultimi, i poveri, i sofferenti. Lo comunicava con quell’amore che contraddi- PIER CARLO MERLONE stingue i santi, invitandoci a uno stile di vita più sobrio, perché il nostro modello occidentale di vita - ci ricordava - è causa e fonte della loro povertà. Ma soprattutto ci raccomandava di accogliere chi è forestiero. Citava sempre il vangelo di Matteo, capitolo 25: “Chi accoglie il fratello in fuga perché perseguitato, affamato, migrante..., accoglie Gesù”. Cosa ci direbbe oggi? Mi chiedo cosa direbbe oggi padre Sebastiano di fronte al “pacchetto sicurezza” recentemente varato in Italia! È questo il rimedio giusto per tutte quelle persone che sono in fuga da fame, guerre, persecuzioni e altre calamità? Quanto vorrei ancora ascoltare la voce di p. Sebastiano, il suo pensiero che ci mette in crisi, ma che ci fa crescere umanamente e spiritualmente! Eppure, noi cristiani e le nostre comunità non possiamo far Ho parlato con San Paolo Ma adesso, siamo davvero più sicuri? sarebbe oggi la sorte Q uale di Paolo di Tarso, l’apo- stolo delle genti? Rinchiuso in un CPT (centro di permanenza temporanea), ora denominato CIE (centro di identificazione ed espulsione). Bene! Sono andato a trovarlo, ed è venuto fuori questo immaginario dialogo con lui. 4 Un recinto per le pecore Nel centro di identificazione ed espulsione, sta calando la sera. Seduti sulle panche, alcuni ospiti si godono la leggera brezza dopo una giornata afosa. Tra loro un tipo strano: i capelli neri gli scendono sulle spalle, la barba nera copre il viso scarno, due occhi e uno sguardo che ti scrutano dentro. Un tipo veramente strano. Dice di chiamarsi “Paolo”, nato in un paese lontano: Tarso. La sua voce tagliente mi intimorisce. Inizia lui il dialogo: “Caro amico, non capisco perché tanti miei fratelli vengono trattati così, chiusi in questo recinto, dopo un viaggio massacrante su una carretta del mare, in balia delle onde! Lo so bene, perché anch’io sono naufragato e ho rischiato la vita… Al mio paese nel recinto ci mettono le pecore, non le persone!”. Mi parla di tanti fratelli, conosciuti nei loro paesi; quelli ai quali ha scritto tante belle lette- PIER CARLO MERLONE Ma allora, come mai… Con una punta di orgoglio gli dico: “Caro Paolo, noi conosciamo bene le tue lettere: le leggiamo spesso nelle nostre liturgie... Forse non lo sai, ma hanno pure dedicato un anno tutto per te! Se vedessi, nelle librerie quanti libri, scritti da eminenti teologi, tutti dedicati a te e alle tue opere!”. Paolo, secco, mi risponde: “Ma allora, mi vuoi spiegare come mai, io e questi miei fratelli siamo rinchiusi in questo recinto come le pecore? Non abbiamo più il nostro nome; ci chiamano tutti «clandestini»!”. Cerco di spiegargli che l’Italia è uno “Stato di diritto”, che ci sono certe leggi da rispettare… Lui, ancora più secco, mi risponde: “E voi cristiani tollerate queste situazioni? Non sapete che Gesù ci ha affidato un messaggio d’amore, da spargere nel mondo come seme fecondo? Se questo è il risultato…”. Anche san Paolo è stato naufrago e incatenato, per amore del vangelo (Vaticano, secolo XV) L’amore non ha limiti Poi, indicando gli altri seduti vicino a lui: “Vedi, questi sono miei fratelli, come quelli ai quali ho scritto le mie lettere. Gesù mi ha cambiato la vita, e sono qui per condividere con loro questi giorni cattivi”. E aggiunge: “Capisci che c’è un limite alla mortificazione dell’uomo, creato a immagine di Dio?”. Allora prendo coraggio e gli ricordo che molti di noi si dedicano ai fratelli per amore di Gesù. Lui mi guarda, e stringendomi la mano mi dice: “Beati voi quando il Signore vi dirà: «Ero straniero e mi avete accolto». Ma oggi, purtroppo, la realtà è ben diversa: «Ero straniero e mi avete cacciato!»”. ■ re. Li ricorda tutti: galati, efesini, tessalonicesi, corinzi, romani, filippesi, colossesi, ebrei, Timoteo, Filemone, Tito. Il compianto p. Sebastiano Tedesco, missionario in Bangladesh, a dieci anni dalla morte calare il silenzio su quella splendida pagina di Matteo: “Ero forestiero e mi avete accolto!”. È una pagina di vangelo e non possiamo dimenticarla. Eppure, qualcosa è cambiato anche nei nostri “pastori”, nelle loro omelie e nel loro modo di predicare… Qualche flebile voce è arrivata: “quei provvedimenti porteranno disagio e sofferenza a molti”. Solo queste poche parole. Una voce in sordina, frutto della prudenza? Il valore della vita è lo stesso Mi sorge il dubbio che si stia applicando la logica dei “due pesi, due misure”. Mi chiedo: il valore della vita, dal suo nascere alla sua naturale conclusione, non ha forse un unico peso e una unica misura? La vita del povero migrante non ha forse lo stesso valore? Certi atteggiamenti non possono spegnere la vita di esseri umani, quanto la pillola RU 486? Ma sembra quasi che non si voglia disturbare troppo chi manovra… Credo che il caro padre Sebastiano non avrebbe paura di dire chiaramente che, “purtroppo, è proprio così!”. Con dispiacere, ma anche tanti cristiani la pensano così. ■ IN MEMORIA DI PADRE VINCENZO BARAVALLE Sabato 8 agosto nella chiesa di Santo Stefano a Villafranca Piemonte, è stata celebrata la santa Messa in suffragio di p. Vincenzo Baravalle, morto in Indonesia il 17 luglio. Il missionario è stato sepolto nel piccolo cimitero accanto alla casa saveriana di Padang, dopo una commovente celebrazione, il 21 luglio. Erano presenti anche il fratello Giuseppe e la sposa indonesiana Fidelia, che erano accorsi accanto a padre Vincenzo, dopo aver ricevuto la notizia della sua grave infermità. Tutta la comunità di Villafranca si è stretta attorno alla famiglia saveriana e alla famiglia Baravalle per pregare per la pace eterna del missionario che ha dato la vita per la predicazione del vangelo in Indonesia. Alla Messa, presieduta dal superiore generale dei saveriani p. Rino Benzoni, hanno partecipato numerosi confratelli, tra cui l’altro concittadino di Villafranca p. Meo Elia, missionario in Amazzonia. 2009 NOVEMBRE PUGLIA 74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 KALIMERO A SCUOLA / 3 La lunga pelle del pitone ... in cambio del quaderno di foglie durante le ore U nanellemattina, quali tutti i ragazzi dovevano trovarsi in classe, attraverso la griglia di bambù della veranda di casa, vedo un ragazzino avanzare verso di me dal cortile deserto, zoppicante e titubante. Era un bambino sugli otto anni e teneva sotto le braccia un voluminoso rotolo di qualcosa che non ero riuscito a identificare. Sette metri x 40 centimetri Per incoraggiare il piccolo e toglierlo dall’imbarazzo, sono uscito d’istinto dalla capanna a rivolgergli il saluto: “Jambo, rafiki - Ciao, amico!”. Il bambino si chiamava Matesso. Visto che zoppicava, gli chiedo: “Posso aiutarti? Desideri qualcosa?”. Il piccolo, rispondendomi con la testa china e con un fil di voce, comincia a parlare quasi balbettando: “Io sono venuto… vorrei darti questo rotolo…”. Guar- dando bene ho scoperto che l’involucro portato dal bambino era solamente un’eccezionale pelle di serpente pitone. Intervengo per incoraggiarlo: “Che cosa desideri? Parla, non aver paura”. Finalmente Matesso esprime il suo desiderio: “Vorrei avere un quadernetto di foglie in cambio di questo rotolo di pelle”. Sono rimasto molto sorpreso che Matesso valutasse la pelle del serpente così poco. Il rotolo era una stupenda pelle di serpente pitone, larga 40 centimetri e lunga più di sette metri! Il povero Matesso stimava che la pelle di pitone avesse un valore da nulla rispetto a un quadernetto di 16 fogli. Io la pensavo al contrario, che il valore di un quadernetto era niente in confronto a un tale esemplare di pelle di pitone! Un desiderio appagato Subito ho pensato di far con- p. ANGELO BERTON, sx tento il bambino offrendogli non un quadernetto soltanto, ma un intero pacchetto di quadernetti. Ma prima di consegnare a Matesso il pacchetto di quaderni, ho finto di non essere d’accordo, in modo da farlo passare da un attimo di delusione al massimo della soddisfazione, quando di sorpresa gli avrei consegnato l’oggetto dei suoi desideri. Gli domando: “Matesso, è vero che mi chiedi un quadernetto in cambio della pelle di pitone?”. Il piccolo risponde: “Si!”. Riprendo a dire: “Beh, per stavolta un quadernetto sarà tuo”. Matesso sorride di gioia, sentendo confermata la sua richiesta. Insisto: “Matesso, è vero che ti basterebbe un quadernetto?”. “Sì!”, mi risponde felice. “No, Matesso, mi sono sbagliato. Non è possibile che io ti dia un quadernetto per questa pel- Uno scatto alla Sierra Leone Con i missionari che si fanno voler bene Ringraziamo la fotografa parmense che ci ha concesso il racconto del suo viaggio in Sierra Leone, già pubblicato su “La Repubblica Parma.it”, con tante immagini. C ercavo un posto in cui investire le vacanze estive. “Va’ da padre Berton in Sierra Leone”, mi hanno detto. E così è stato. Sono arrivata di notte e il traghetto per Freetown sarebbe partito solo l’indomani. Ma il missionario aveva provveduto. Appena scesa dall’aereo, mi è venuto incontro Tamba, uno dei suoi ragazzi. “Grazie Tamba - gli dico - mi spiace che stanotte non potrai dormire per colpa mia”. “L’ho fatto per padre Berton. I love him - gli voglio bene!”. La ritrovata spontaneità Un gesto e una frase che ren- dono per intero il carisma del missionario. Nato a Vicenza, classe 1935, padre Bepi Berton è capace di far muovere gambe e anime dei ragazzi che ha incontrato in questi quarant’anni trascorsi in Sierra Leone. Vive a Kissy, un disagiato quartiere nella periferia est di Freetown. Migliaia di catapecchie, tetti, lamiere, tende azzurre lasciate dall’Onu durante la guerra... sono diventate le nuove case di rifugiati e miserabili. Ma l’incontro con i ragazzi di Kissy e delle altre missioni saveriane è stato divertente, basato su una spontaneità a cui la mia città, Parma, si è disabituata. I missionari sono padri spirituali, ma anche molto pratici: le loro azioni valgono più di mille parole. La loro formazione passa anche da Parma, dov’è la casa madre dei saveriani. Il disegno dei bambini della Sierra Leone: “Addio guerra! Pace, Amore, Unità” (foto di Sara Dacci) 4 Una piccola moltitudine C’è l’ironico e coraggioso Bepi Berton, il mite Eugenio Montesi e il placido Luigi Brioni, italiani; e poi l’arguto Carlos Loroño, dalla Spagna, e l’ener- SARA DACCI gico sierraleonese Henry. Sono solo cinque, ma mi sono sembrati una moltitudine. Ognuno di loro differisce per personalità e carattere; ognuno con la propria passione, il proprio pensiero e la propria forza nella fede. Questi piccoli grandi uomini mi hanno lasciato tanto. Hanno vissuto in questa nazione con tanti problemi, che vanno dalla mancanza di cibo all’analfabetismo, dalla miseria alla guerra, durata dieci anni. Nel libro “Quattro giorni, quarant’anni” di Davide Rondoni, p. Berton racconta: “Non era neppure demenza; era una passione demoniaca che quando operava con misericordia si accontentava di uccidere, ma più spesso torturava la vittima amputando gli arti, estraendo occhi, squartando madri per il solo gioco di indovinare il sesso del nascituro. Vera demenza satanica... E ancora non basta, perché a questa demenza furono impiegati adolescenti e bambini, non come vittime, ma come torturatori”. Durante i miei giorni a Kissy non ho chiesto nulla della guerra, nemmeno al giovane Tamba, che porta ancora sul petto la cicatrice che cancella il tatuaggio “RUF”, la sigla dell’esercito dei ribelli a cui apparteneva. Anche Tamba è ■ un ex bambino soldato. Uno solo scrive e tanti guardano: la scuola africana è ancora così... le di serpente?”. Sentendo queste parole il volto di Matesso si fa triste. Continuando il mio ragionamento, gli dico: “Un quadernetto è troppo poco. Tu meriti due, anzi tre, quattro, cinque quaderni!”. Man mano che la cifra aumentava, saliva negli occhi di Matesso l’espressione stupenda di un volto di bambino strafelice, per un piccolo desiderio finalmente appagato. Preso il pacchetto dei quadernetti, Matesso corre via contento, zoppicando… La ferita, per errore di mira Vedendolo zoppicare, lo chiamo indietro, disposto ad aiutarlo. Infatti Matesso zoppicava a causa di una ferita al polpaccio. In un primo momento ho pensato che si trattasse di una di quelle piaghe tropicali, molto diffuse in quella regione e dovute alla malnutrizione. Ma al polpaccio di Matesso la ferita appariva ancora fresca, recente. Chiedo al bambino: “Quando hai avuto questa brutta ferita?”. Mi risponde: “Otto giorni fa. Venendo a scuola, mentre attraversavo il fiume, il serpente mi ha aggredito”. “Un serpente?”. “Sì, il serpente pitone. La pelle che ti ho portato è quella del serpente che mi voleva uccidere. Per fortuna il fiume è vicino al villaggio: le mie grida di aiuto sono state sentite e i soccorritori sono intervenuti subito con i coltelli e le lance per liberami dalla bestia che si era già attorcigliata attorno a me con un movimento fulmineo. La ferita l’ho avuta per errore, da un colpo di lancia fallito. Era diretto al serpente, ma è finito sul mio polpaccio... Nonostante la ferita, sono contento, perché sono uscito da quel pericolo sano e ■ salvo!”. IL GRANDE VALORE DEI GIOVANI p. CLAUDIO BRATTI, sx Il Brasile è un paese di giovani: una grande percentuale della popolazione non supera i 25 anni di età. Ma i giovani brasiliani hanno paura di tre cose: della violenza, della disoccupazione e del futuro. La paura, insomma, di non poter realizzare la propria vita a causa della situazione sociale ed economica. Sempre più i giovani si stanno allontanando dalla chiesa. Sembra che i giovani non capiscano la chiesa e che la chiesa non capisca i giovani. In ogni parrocchia dove sono stato e anche a livello diocesano, mi è stato affidato l’incarico di curare l’attività pastorale con la gioventù. Posso dire che ho vissuto delle esperienze significative. Non ho una formula per evangelizzare i giovani, ma una cosa è certa: i giovani devono capire che anche loro sono chiesa. E tutti dobbiamo capire che i giovani non sono solo il futuro (cioè persone che assumeranno la responsabilità in un altro momento), ma anche il presente. È oggi che i giovani devono essere valorizzati, dando loro la possibilità di esprimere le proprie idee, i progetti, le speranze. È oggi che essi devono assumere la missione che loro compete: evangelizzare gli altri giovani. Gli adulti devono dare loro tutta la fiducia e disponibilità, senza paure né preconcetti. Ho visto giovani coinvolti nel traffico di droga cambiare la loro vita solo perché si sentivano finalmente accolti e valorizzati. Oppure perché avevano la possibilità di realizzare qualche piccolo progetto; per esempio, un gruppo teatrale, Padre Bratti mostra la Bibbia in un coro, una festa, un incontro, o sempli- assemblea: “I brasiliani hanno un amore speciale per la Parola di Dio” cemente coinvolgendoli nella liturgia. 2009 NOVEMBRE REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 La gioia di essere missionaria Per annunciare il vangelo in Brasile S ono una missionaria di Maria saveriana, originaria di Leonforte, un paese della provincia di Enna, in Sicilia. Sono in questa famiglia missionaria dal 2007, offrendomi a Dio con i voti di povertà, castità e obbedienza. A febbraio del 2009 sono partita per la mia prima missione in Brasile settentrionale, precisamente a Belém. Ripensando al mio passato, posso dire che il Signore ha messo sulla mia strada tante persone che, in modo molto semplice, hanno saputo trasmettermi l’amore che Dio ha per ogni sua creatura. Come dice l’apostolo Giovanni: “Noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo”. Ed è proprio da questo sentirci amati dal Signore che scaturisce in noi il desiderio di farlo conoscere ad altri. Mi piaceva fare l’estetista Prima di fare questa scelta di vita, nel mio paese natale lavoravo come estetista. In quegli anni, ho avuto l’opportunità di visitare alcune missioni dell’Africa, in Tanzania e in Sierra Leone. Lì ho compreso maggiormente che il Signore mi chiedeva qualcosa più grande delle mie forze: la donazione totale della mia vita a lui, per servire meglio i fratelli. Ma accettare questa sua richiesta di lasciare la famiglia, il lavoro e il paese, per andare in terre lontane a far conoscere l’amore di Dio non è stato facile. All’inizio mi domandavo: “Perché proprio io? Non potrebbe farlo un’altra?”. Sentivo che era una realtà molto grande per me. Nella Bibbia leggiamo che quando Dio chiamò Mosè per ANGELA LA MAGNA, mM guidare il suo popolo, lui rispose che non si sentiva degno, perché non sapeva neanche parlar bene... Ma Dio gli disse: “Non temere, io starò con te”. Così anch’io sentivo che Dio diceva anche a me le stesse parole. Non mi mancava nulla, ma... In verità, a casa non mi mancava nulla; avevo tutto. Ma il mio cuore non era sereno. Sentivo che stavo soffocando un qualcosa di grande che il Signore mi chiedeva, proprio come leggiamo nel profeta Geremia: “nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20,9). Così, dopo alcuni anni, nel 2003, ho avuto la forza di lasciare tutto e cominciare il cammino Una bella visita e una festa p. MARIO GUERRA, sx di ottobre la coA ll’inizio munità saveriana di Galli- co ha avuto la gradita visita dei superiori (nella foto). Grande è stata la loro ammirazione per l’enorme cordialità che circonda i missionari da parte di tanti frequentatori del santuario Ma- donna della Grazia e del parco della mondialità, che presentano bene la missione della chiesa nel mondo. ■ Il vicario generale dei saveriani p. Luigi Menegazzo, il superiore in Italia p. Carlo Pozzobon e il consigliere generale p. Carlo Girola hanno visitato la comunità saveriana di Gallico. La saveriana Angela La Magna, originaria di Enna, con ragazze e ragazzi brasiliani in un recente incontro di animazione missionaria di formazione nella congregazione delle “missionarie di Maria saveriane” che avevo conosciuto andando in Sierra Leone. Anche la mia famiglia, con l’aiuto di Dio, ha compreso la mia scelta di vita e ora che siamo lontani fisicamente, sentiamo di essere molto vicini spiritualmente. Ecco come vivo oggi Ora mi trovo in Belém, e sento che, poco a poco, questo popolo sta entrando nel mio cuore. Sto imparando molto da loro: la gioia del condividere la vita con gli altri, con semplicità. Ringrazio il Signore per avermi messo accanto questo popolo, per camminare insieme e scoprire sempre più il suo grande amore. Il nostro fondatore p. Giacomo Spagnolo diceva: “Se guardi con l’occhio, la mente e il cuore di Gesù, non puoi non incontrare Lui stesso nei fratelli”. Solo quando ci accostiamo agli altri cercando di vivere come Gesù ci ha insegnato, riusciremo a vederlo anche nei fratelli. In conclusione, sono d’accordo con questa frase d’autore: “Quando avviciniamo un altro popolo, il nostro primo compito è di toglierci i calzari, perché il posto nel quale avanziamo è santo; altrimenti potremmo calpestare il sogno di altri esseri umani; peggio ancora, potremmo dimenticare che Dio era là prima di noi e continuerà ad esserlo quando noi ce ne saremo andati”. Amici, il Brasile aspetta anche voi! Vi ricordo tutti con affetto, e vi chiedo di accompagnarci con la vostra preghiera. ■ LA PINETA A DON FORTUGNO Il 21 agosto alla presenza di molte autorità civili è stata fatta la commemorazione del sacerdote don Demetrio Fortugno, grande amico e sostenitore del parco e parroco di san Biagio a Gallico Superiore per oltre 50 anni. Alla sua memoria è stata dedicata la pineta del parco, area preferita dagli scout per le loro attività, che richiedono grande spazio. Hanno presieduto alla cerimonia l’attuale parroco di S. Biagio don Gaetano Galatti con p. Mario Guerra dei missionari saveriani di Gallico, custodi del santuario della Madonna della Grazia e del parco della mondialità, alla presenza dei famigliari di don Fortugno e di un gran numero di parrocchiani. La serata è proseguita con la proiezione di diapositive e gli interventi dei relatori che hanno ricordato la personalità di don Demetrio, la sua vita e la sua opera pastorale. Il santuario della Madonna, nella festa annuale, ha attirato numerosi devoti anche da lontano. Il comitato, guidato dal sig. Giustra, ha organizzato varie attività entusiasmanti! Grazie a tutti, anche a nome della Madonna della Grazia! Nella foto accanto, il santuario “decorato”. La bancarella per aiutare le missioni dei saveriani in Congo. 4 La serata di commemorazione di don Fortugno, a cui è stata dedicata la pineta del parco della mondialità a Gallico 2009 NOVEMBRE ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Padre Fiore, missionario sabino Concorso didattico “Mani Aperte per l’Africa” C i speravamo molto, ma ci credevamo poco. Eppure ci siamo riusciti! Il primo concorso “Mani aperte per l’Africa”, promosso dall’associazione “Mani aperte onlus” nelle scuole di primo e secondo grado, è andato a buon fine. Una bella sorpresa! A settembre del 2008 abbiamo avuto l’idea di lanciare un concorso per una ricerca sui paesi in via di sviluppo dell’Africa (in particolare sul Burundi) e sui personaggi della Sabina che si sono impegnati per alleviare le sofferenze di quei popoli. Scelto il tema, abbiamo elaborato e stampato il manifesto. Ma quando sono iniziati i contatti con gli istituti abbiamo dovuto constatare che eravamo in ritardo rispetto ai calendari scolastici: le scuole avevano già programmato le attività dell’anno. Perciò la sorpresa è stata grande quando a fine marzo, data di scadenza del concorso, sono arrivati i lavori della scuola media “Enrico Fermi” (Montopoli di Sabina) e delle allieve dell’istituto “Pietro Bonfante” (Poggio Mirteto). Il consiglio direttivo dell’associazione ha subito attivato la commissione giudicatrice presieduta da don Carmelo Cristiano, cui ha partecipato anche il saveriano p. Gerardo Caglioni. Lavori tutti interessanti Per l’istituto “Fermi” di Montopoli, la 2ª B, guidata dalla prof. ssa Vincenti, ha vinto con un calendario per il 2010. Il calendario riporta alcune frasi trovate negli appunti di p. Fiore e illustrate dagli allievi con bellissimi disegni. La classe 2ª A, guidata dalla prof.ssa Argondizzo, ha elaborato un opuscolo con note biografiche di p. Fiore, aneddoti del periodo in cui era parroco a Montopoli, e notizie sulle attività dei saveriani in Africa. Per l’istituto “Bonfante” di ALVARO TOMASSETTI Poggio Mirteto, Federica ed Eleonora, guidate dalla prof.ssa Vincenti, hanno presentato un bel dvd sullo stile missionario di p. Fiore in Burundi. Jessica, Enrica e Virginia, guidate dalla prof.ssa Lorenzetti, si sono distinte per l’elaborazione di un bel poster con notizie sociali, economiche e sanitarie riguardanti il Burundi e l’opera missionaria di p. Fiore. Sabato 23 maggio, nella bella sala della biblioteca comunale di Montopoli, gremita di famigliari e amici, si è svolta la cerimonia di premiazione preceduta dalla presentazione dei lavori da parte degli studenti. Erano presenti anche le presidi dei due istituti, che hanno espresso ai giovani l’apprezzamento per i lavori presentati e si sono congratulate con l’associazione “Mani Aperte” per l’iniziativa. Francesco Milani, fratello di p. Giuseppe GIANCARLO MAGNINI L’ultimo tratto di vita terrena Nelle mani di Francesco, nelle ultime settimane di vita, c’era sempre un rosario e un libricino di santa Teresa del Bambino Gesù che lui definiva “una santa esemplare”. In ospedale ha ripetutamente chiesto ai famigliari di informare i saveriani, chiedendo rancesco Milani è salito alche pregassero per lui e lo acla casa del Padre il 24 setcompagnassero anche nel suo ultembre scorso, dopo un ricovero timo tratto di percorso. Con loro ospedaliero di due settimane. Era egli aveva trascorso una vita! nato nel 1913 a Ficarolo, in proCosì è stato, anche grazie alla vincia di Rovigo, da una famiglia presenza di p. Guglielmo Camemolto numerosa e religiosa. ra, che ha concelebrato durante È sempre stato molto legato la Messa di commiato presso la alla congregazione dei parrocchia di Santa missionari saveriani. Galla a Roma, lo scorRaccontava spesso con so 26 settembre. profonda commozione Francesco era un uodi aver conosciuto di mo paziente. Grazie alla persona, proprio nella sua fede, egli riusciva ad casa madre di Parma, il avvicinare in modo pofondatore beato Guido sitivo anche chi non diConforti, il cui ricordo sponeva della fede, preha sempre portato nel zioso dono di Dio. Tanti cuore. amici e conoscenti, anche quelli poco “religioUn rapporto famisi”, lo ascoltavano stuliare con i saveriani piti e meravigliati. Ora A Parma egli aveva sarà sicuramente felice compiuto gli studi di di essere ricordato, soginnasio. Poi, per 15 prattutto nella preghieanni circa, era rimasto ra, dai missionari savepresso l’istituto dei sa- Francesco Milani, fratello di p. Giuseppe e grande amico dei save- riani, che egli ha tanto veriani nelle Marche, riani, ci ha lasciato il 24 settembre scorso, a quasi 96 anni di età amato. ■ F 4 prima di arrivare a Roma nel 1948. Qui Francesco, a 35 anni, ha conosciuto Marcella Grilli con la quale ha formato la sua famiglia, arricchita dalla nascita di 3 figli e, successivamente, di tre affezionate nipoti. Il legame di Francesco con la chiesa in generale e con i saveriani in particolare, è rimasto sempre forte. Ricordava con orgoglio uno zio, a lungo parroco di Gaiba, una zia suora e soprattutto il fratello padre Giuseppe, missionario saveriano che ha trascorso 15 anni in Cina e altri 15 anni in Brasile. una sacca da mare con il logo dell’associazione “Mani Aperte”. Purtroppo, a causa di malattia, non è potuto essere tra noi don Carmelo Cristiano. A lui rinnoviamo la nostra sincera gratitudine per l’indispensabile aiuto che ha dato all’associazione e agli studenti per la buona riuscita dell’iniziativa. Il calendario sarà stampato e messo a disposizione, a offerta libera, di quanti vorranno contribuire al progetto “Pro Batwa del Burundi”, nella diocesi di Muyinga, in parte già realizzato e in parte ancora in cantiere, diretto dal vescovo mons. Joachim e dalla laica saveriana Claudina Bertola. ■ Un progetto ancora aperto A tutti gli studenti che hanno partecipato è stata offerta Un vero amico dei saveriani Ringraziamo Magnini per questa affettuosa memoria del signor Francesco Milani. I famigliari dei saveriani “laziali” l’hanno conosciuto bene, perché era il primo ad arrivare alla festa annuale, organizzata per loro all’inizio di maggio. Tre allievi della scuola media “Fermi” di Montopoli, presentano il loro lavoro per il concorso “Mani Aperte per l’Africa”, indetto in memoria di p. Fiore D’Alessandri, saveriano sabino Nella biblioteca comunale di Montopoli per la premiazione al concorso didattico “Mani aperte per l’Africa” (da sinistra): p. Gerardo Caglioni, Marina Bolasco, Alvaro Tomassetti (presidente di “Mani Aperte Onlus”), Daniela Cattaneo e le prof. Paola Vincenti e Daniela Vincenti NUOVO CONCORSO “mani aperte” A. TOMASSETTI Le scuole che hanno partecipato alla prima edizione del concorso “Mani aperte per l’Africa” sono state entusiaste dell’iniziativa. Quelle che non hanno potuto partecipare ci hanno chiesto di ripetere l’iniziativa. Per lavorare meglio, è stato deciso di organizzare un concorso biennale. Ecco il bando del nuovo concorso. Per la scuola primaria Presentare un elaborato grafico, pittorico, letterario, musicale o in linguaggio multimediale, che illustri i vari aspetti del continente africano e dei suoi popoli, facendo emergere figure importanti per la loro storia e crescita, privilegiando quelle provenienti dalla Sabina o dal Lazio. Per la scuola secondaria, 1° e 2° grado Presentare un elaborato grafico, pittorico, letterario, musicale o in linguaggio multimediale, nel quale siano evidenziati i vari fattori geografici e climatici, storici e demografici, etnici e religiosi, che influiscono in modo positivo o negativo sullo sviluppo dei paesi africani, in particolare del Burundi; sviluppare una ricerca su persone o gruppi (missionari, imprese, associazioni di volontariato) di origine Sabina o Laziale, che abbiano operato in quei paesi, specie in Burundi, illustrandone caratteristiche e attività. Si può partecipare sia individualmente sia in gruppo. Per la presentazione degli elaborati e per informazioni, rivolgersi a “Mani Aperte Onlus”, via V. Veneto 11 - 02034 Montopoli di Sabina (RI) o ad Alvaro Tomassetti (333 7315660). 2009 NOVEMBRE ROMAGNA 48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Pronti per una “nuova vita” L’assemblea d’animazione missionaria Nuova Vita, è sempre questo che ci si ripromette. Ci abbiamo pensato nel fare il racconto di due avvenimenti su questa pagina di novembre: l’assemblea degli animatori missionari e vocazionali, con la gita al tempio sikh di Novellara; l’incontro dei giovani teologi saveriani, che sono il futuro della nostra missione. Vogliamo anche ricordare quelli che ci hanno preceduto. E non solo perché siamo in novembre. Chi li ha conosciuti può assicurarvi che essi meritano il nostro ricordo, perché il loro esempio può esserci utile. Di tutto questo, cari amici, ho sentito il bisogno di mettervi a conoscenza per la confidenza che ci date e perché sentiate il bisogno di aiutarci con la vostra preghiera. Grazie! A inizio settembre si è svolta l’assemblea degli animatori missionari e vocazionali. Dal numero dei partecipanti, 42 - oltre il limite di capacità della casa di San Pietro in Vincoli - già si avverte l’importanza di questo evento. Abbiamo riflettuto su un tema vitale per i saveriani in Italia: “Discernimento comunitario e programmazione dell’animazione missionaria e vocazionale e possibili sinergie”. Mondo giovanile e tecnologia Aluisi Tosolini, fratello di due saveriani missionari in Giappone e preside impegnato nella vita sociale ed ecclesiale, ci ha guidati nella conoscenza della società di oggi, specie quella giovanile, con problemi sempre nuovi. Il suo motto è stato: “occorre capirla per farsi capire”. Padre Fabrizio Colombo, direttore del centro multimediale comboniano di Verona, ci ha aggiornato sui novi mezzi di comunicazione. Secondo lui ciò che cambia la società moderna non sono solo le idee, la religione, la filosofia, ma la nuova tecnologia di comunicazione. Dopo la rivoluzione della stampa e delle onde magnetiche, oggi viviamo nell’era elettronica, che anche i missionari p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx devono conoscere e ben usare. I nostri cellulari e la guerra Sconvolgente anche per noi missionari, specialmente se non siamo stati in Africa, sono state le relazioni di p. Silvio Turazzi - curatore della rubrica “La missione chiama” a pagina 2 - e di p. Loris Cattani, che hanno vissuto sulla propria pelle il problema della caccia al coltan (lega di colombite e tantalite), ricchezza del Congo, ma disgrazia per i congolesi: direttamente o indirettamente, negli ultimi tredici anni ha procurato sei milioni di morti e un milione e mezzo di sfollati. L’estrazione del coltan impegna una moltitudine di minatori improvvisati, che lavorano a cielo aperto con attrezzi artigianali e trasportano sulle spalle fino a 60 chilogrammi di terra fino al centro di raccolta, a piedi su sentieri scoscesi, anche per 12 ore al giorno. I minatori sono martoriati anche dai piccoli caporali, ultimi strozzini nella lunga lista di sfruttatori. Il carico, via Ruanda e Tanzania, arriva ai destinatari finali in Stati Uniti, Germania, Belgio e Kazakistan. Li conosciamo be- Una gita e un ospite gradito Per fare un “break” tra una riunione e l’altra P er staccare qualche ora dalle lunghe riunioni, i saveriani riuniti in assemblea di solito organizzano una gita. Quest’anno l’uscita è servita non solo per interrompere le “sedute”, ma anche per accostarci al nostro mondo che cambia. La meta scelta è stata Novellara, un paese di circa 13mila abitanti in provincia di Reggio Emilia. La visita al tempio sikh Siamo stati accolti in municipio dall’assessore alla cultura Paolo Santachiara e dal parroco don 4 Candido Bizzarri. Brunetto Salvarani, direttore di “Cem Mondialità” e nativo della vicina Carpi, ha fatto da mediatore nel sottolineare le iniziative interculturali intraprese dalla parrocchia e dal comune. Il 14% dei novellaresi, infatti, è composto da immigrati, provenienti da circa 40 paesi. “Nessun Escluso” è il nome del progetto iniziato nel 2005 che affronta l’interculturalità, valorizza l’identità cittadina e tenta di far gustare la ricchezza e la gioia che deriva dal vivere insieme tra tante culture diver- Saveriani e sikh dialogano all’esterno del tempio di Novellara (RE), meta della gita di inizio settembre p. A. CLEMENTINI, sx se. L’assessore ci ha poi accompagnati a Gurdwara, il secondo tempio sikh per importanza in Europa, inaugurato nel 2000. Tolte le scarpe e indossato il fazzoletto sul capo, i leader religiosi sikh ci hanno offerto un pasto di accoglienza e hanno risposto alle nostre mille domande. Per non essere impreparati L’ospite gradito è stato p. Luigi Menegazzo, vicario generale dei saveriani, arrivato da Roma per ascoltare e incoraggiare i nostri progetti. La situazione mondiale, diversa da un giorno all’altro, è sempre in evoluzione, anche nel mondo missionario. Non possiamo mai farci trovare spaesati e impreparati, sia come congregazione sia come individui. Alle nuove difficoltà devono corrispondere nuove energie, nuovi strumenti, nuovo coraggio, più forza morale, più sinergia. Soprattutto, sempre e dovunque, dobbiamo essere fedeli al comando di Gesù non solo di andare ed evangelizzare, ma di essere testimoni del vangelo, secondo il carisma saveriano. ■ ne: Nokia, Ericsson, Siemens, Sony, Bayer, Intel, Hitachi, IBM... Pietre e sabbia diventano condensatori per i tanti cellulari e computer che noi usiamo innocentemente. Si sta lavorando affinché le autorità internazionali provvedano a legalizzare tutto il percorso, dall’estrazione della materia al certificato d’origine sul prodotto al consumo. “Missione Oggi” si presenta Ampio spazio è stato dato anche alla rivista saveriana “Missione Oggi”, attraverso la voce dell’attuale direttore p. Mario Menin, che ne ha ripercorso la storia dal 1903, quando fu fondata dallo stesso beato Conforti con il nome di “Fede e Civiltà”. Dal 1927 al 1947 ha preso il nome di “Le missioni Illustrate”; dal 1948 al 1978 tornò a chiamarsi “Fede e Civiltà”; nel 1979 ha preso il nome attuale. Redattori del mensile sono Mauro, Federico e Franco. Ci hanno illustrato il loro lavoro nei settori dell’America latina, dell’Asia e dell’Africa, per parlare alle persone dei problemi che riguardano il mondo e per coinvolgerle. ■ I 42 saveriani riuniti a San Pietro in Vincoli per l’assemblea di animazione missionaria nel settembre scorso Ricordiamo i saveriani defunti Non riusciremo noi missionari a visitare tutte le tombe dei nostri confratelli, ma volentieri portiamo nel cuore e ricordiamo i saveriani della Romagna. Lo facciamo assieme a voi, uniti ai famigliari di ciascuno, quelli viventi e quelli già chiamati dal Padre alla pace eterna. Sono dodici: p. Edmondo Alvisi, p. Giuseppe Arrigoni, p. Luigi Bernardi, p. Lorenzo Camorani, p. Alfeo Emaldi, p. Enrico e p. Mario Frassineti, p. Giuseppe Giannini, p. Sandro Sacchetti, p. Ermanno Santandrea, p. Romeo Turci, p. Francesco Villa. I TEOLOGI SAVERIANI DI PARMA p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx Anche quest’anno gli studenti saveriani di teologia sono venuti a San Pietro in Vincoli per programmare l’anno scolastico. Questi giovani allegri e devoti, servizievoli e seri nei loro impegni, hanno fatto ringiovanire la casa e hanno fatto intravvedere a noi “maturi” l’avvenire che sogniamo. Siamo orgogliosi di loro, come tutti i fortunati genitori. Ma capiamo anche quanto siano cambiati i tempi. Fino a trent’anni fa, gli studenti teologi erano un’ottantina, e quasi tutti italiani. Nelle missioni, le comunità cristiane erano giovani e i sacerdoti locali erano pochi. Poi, oltre alle scuole e agli ospedali, si sono costruiti anche i seminari... Ora la maggioranza dei 62 giovani teologi saveriani, che studiano nelle cinque teologie internazionali (Filippine, Camerun, Italia, Messico e Stati Uniti) provengono proprio dalle nostre missioni. Sono 17 dall’Indonesia, 15 dal Congo, 10 dal Camerun/Ciad, 10 dal Messico, 6 dal Brasile, 1 dal Bangladesh, 1 dal Burundi, 1 dall’Italia. Quello che ci dà pensieri è proprio questo: un solo saveriano italiano che si prepara al sacerdozio, da questa nostra nazione “cattolica”. Sappiamo che il Signore chiama sempre i suoi figli a lavorare per la sua vigna. Non possiamo dare la colpa né al seme né al seminatore; forse è il campo che non risponde... I tempi sono cambiati, è vero. Ma noi continuiamo a impegnarci e a pregare, naturalmente insieme a voi. Gli studenti saveriani di teologia sono venuti da Parma, con i loro formatori, per programmare le attività dell’anno nuovo 2009 NOVEMBRE SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 è stata un’esperienza di fede La mia prima “missione” in Africa I tempi del Signore sono diversi da quelli degli uomini. Ne ho avuto conferma l’estate scorsa, quando mi sono ritrovato in Africa. Finalmente è stato superato ciò che mi impediva di partire per un’esperienza di missione e così, grazie a padre Alex, appena mi è stata data una nuova opportunità, il mio “si” è stato immediato. Con lo stesso… centro Dentro la mia risposta affermativa erano racchiuse tante motivazioni ed emozioni: il fascino di visitare un nuovo continente, l’Africa, e di immergermi in una cultura così diversa; la curiosità di toccare con mano un po’ di quel mondo di cui avevo tanto sentito parlare dai saveriani; la gioia di seguire il comando missionario di Gesù Cristo. Più di tutti, è stato proprio quest’ultimo aspetto a spingermi a varcare i confini del “mio mondo”, a concretizzare ciò che è alla base di questa mia scelta: fare un’esperienza di fede. Sono ancora vive dentro di me le immagini di tutti i volti che ho incontrato lungo le strade del Camerun, gli occhi che già da soli invitano all’accoglienza, i sorrisi che aprono alla gioia e danno la sensazione di essere “atteso e benvenuto”. Lo scenario di evidente povertà, che fa da sfondo alla vita del popolo camerunese, è sembrato quasi scomparire di fronte alla ricchezza interiore e alla forza d’animo della gente. Hanno la capacità di vivere con dignità e coraggio, nonostante le grandi difficoltà. Dio mi aspettava laggiù È stata una profonda lezione per me, un autentico messaggio di speranza e di fede. Ho capito che Dio è sempre presente nella loro vita quotidiana e che per quella gente è molto importante SALVATORE SELLITTO affidarsi a lui. Ho capito anche che non ero io a portare Dio, ma che lui era già lì ad aspettarmi. Penso che una parte del merito di tutto ciò si debba attribuire all’opera dei missionari e delle missionarie. Non solo hanno “equipaggiato” me e i miei compagni di viaggio di validi strumenti per affrontare e far fruttare al meglio questa breve esperienza in missione, ma soprattutto per il modo in cui essi riescono a essere veri testimoni del vangelo in questa terra. Se noi siamo stati accolti dalla gente come “amici” è stato perché eravamo “amici dei saveriani”. E se la gente del Camerun è così profondamente legata a loro, è sicuramente perché hanno potuto sperimentare concretamente l’amore di Dio, anche grazie a loro. I bianchi dal cuore nero Ovviamente, ho vissuto anche Per servire al bene di tutti La new entry tra i saveriani di Salerno S ono nato il 1° luglio 1973 alla Gazzera, alla periferia di Mestre. Ho un fratello più giovane, Stefano, che si è sposato nel 2007 con Lara da cui ha avuto una bella bambina, Agnese. Ho frequentato le scuole nel mio paese. Poi sono passato all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, dove mi sono laureato in Economia e Commercio. Quell’incontro con i saveriani Ho cercato di essere sempre presente e attivo in parrocchia, nel catechismo e nelle attività di animazione e formazione giovanile, da cui ho avuto grandi soddisfazioni. Con alcuni amici, alla fine degli anni ’80, su invito del nostro cappellano, ho partecipato a un gruppo missionario giovani- 4 le, promosso dai saveriani della comunità di Zelarino (VE). Qui ho cominciato a pormi con grande serietà la vera domanda della vita: come spenderla nel migliore dei modi, per servire al bene di tutti secondo la volontà di Dio? Così è gradualmente maturata la chiamata di Dio per me, per un servizio totale al suo regno. Nonostante la paura di partire e di lasciare la mia famiglia, il 14 settembre 1999 sono entrato nella comunità vocazionale dei saveriani a Desio (MI), per chiarire ancora meglio la mia vocazione alla vita missionaria e per fare gli studi di filosofia. Dopo due anni trascorsi con un po’ di fatica, ma con la certezza che il Signore era al mio fianco, nel 2001 sono entrato nel novi- Padre Simone Piccolo, saveriano di Mestre, è il nuovo “acquisto” della comunità saveriana di Salerno; ha studiato teologia a Manila, nelle Filippine Salvatore Sellitto con alcuni compagni di viaggio in mezzo a bambini e ragazzi camerunesi l’esperienza di sentirmi “straniero” in terra straniera. Camminando per le vie del centro di Yaoundé o di Douala, il colore della nostra pelle attirava continuamente gli sguardi dei camerunesi. Il nostro passaggio era spesso sottolineato da voci del tipo: “les blancs, les blancs - arrivano i bianchi!”. Ma poi tutto si tramutava in stupore e in sorrisi, non appena vedevano che ci adeguavamo al loro modo di vivere, andando in otto su un taxi o mangiando in mezzo a loro. Non eravamo più i “ricchi colonizzatori”, ma i bianchi dal cuore nero: e subito era uno stendere di mani e uno sfoggio del loro tipico saluto. La difficoltà di racchiudere in poche righe quanto di bello ho visto e ho ricevuto in Africa si affianca alla consapevolezza di essere ancora agli inizi di una piena comprensione di ciò che ho vissuto. Ma senza dubbio, questa esperienza mi ha arricchito molto. Ringrazio tutti coloro che ho incontrato, che mi hanno dato calore e amicizia, e che mi hanno guidato in questo viaggio: senza di loro non sarei riuscito a gustarlo appieno. ■ p. SIMONE PICCOLO, sx ziato di Ancona, dove ho fatto la mia prima professione religiosa il giorno dell’Epifania del 2004. Sacerdote novello Il Signore mi ha condotto a questa importante tappa della mia vita religiosa e missionaria attraverso la saggia guida del maestro dei novizi e la vicinanza affettuosa di tutta la comunità saveriana e dei miei compagni di strada, con cui abbiamo condiviso la nostra scelta. Sono partito quindi per Manila, nelle Filippine, dove ho frequentato il corso di teologia e ho concluso gli studi. Il 29 novembre 2008 ho detto il mio “sì” definitivo al Signore nella famiglia saveriana e il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio, ho ricevuto il diaconato. Conclusa la preparazione, sono tornato alla Gazzera per immergermi negli esercizi spirituali, secondo il metodo di sant’Ignazio. Mi sono così preparato a ricevere l’ordinazione presbiterale, avvenuta sabato 13 giugno 2009 nella mia chiesa parrocchiale, per le mani di mons. Beniamino Pizziol, vescovo ausiliare di Venezia. Da quel giorno sono diventato sacerdote missionario saveriano. E ora sono a Salerno per dedicarmi all’animazione missionaria e vocazionale tra i giovani di questa bella regione Campana. ■ PREGHIERA E MISSIONE / 2 UNO SLANCIO SENZA CONFINI ANNA MARIA CàNOPI, osb È significativo che i missionari e le missionarie sentano il bisogno di concedersi una sosta presso i monasteri. Essi non vivono la sosta come una “pausa” dal loro lavoro, ma come un “tempo forte” di impegno missionario, come un’esperienza di comunione che abbraccia, nella carità e nella preghiera, tutti i popoli della terra. Per andare verso gli altri occorre sempre partire La missione è un impegno che va assunto dal proprio cuore. La miscon il senso dell’urgenza sione è gratuità, è slancio senza confini. Per questo, vivere la dimensione missionaria significa accogliere lo Spirito Santo e lasciarsi condurre sempre più al largo... Significa decidersi ogni giorno per nuove “partenze”, lasciando se stessi per andare verso il prossimo. Partire è il verbo missionario. Mandati da Dio, si parte. Ma come? E per dove? Si deve partire anzitutto interiormente, ossia nel cuore, e andare verso ogni fratello. C’è infatti la missione di chi annuncia il vangelo; c’è la missione di chi sostiene la fatica del lavoro quotidiano, di chi soffre e di chi consola, di chi non conta niente e tutto sopporta in silenzio. La missione è il “compito” che il Signore ci ha assegnato per “l’ultima ora” della storia. È quindi un impegno che va assunto con il senso dell’urgenza, vivendo con piena dedizione quanto ci è richiesto, momento per momento. In qualunque modo si parta, occorre sempre andare a gettare la semente piangendo (salmo 126). La mietitura spetterà ad altri, ma per il seminatore è già vera gioia l’essere riuscito, con l’aiuto di Dio, a spargere tutta la semente nel solco, l’essere riuscito ogni giorno a perdersi, per ritrovarsi in Dio con una moltitudine di fratelli. Per informazioni e contatti: [email protected] 2009 NOVEMBRE 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO La missione in... tandem Intervista a p. Giulio Simoncelli T ra i saveriani che stanno frequentando il corso di tre mesi abbiamo chiesto a p. Giulio Simoncelli di offrirci il racconto della sua vita. Padre Giulio ha 74 anni ed è nato a Bondione di Valbondione (BG), alle pendici del Pizzo Scais (3.054 m), la vetta più alta delle Orobie bergamasche. È l’undicesimo di 12 fratelli. Papà Domenico e mamma Domenica hanno trasmesso ai figli una fede viva e rocciosa come i monti che li circondavano. Com’è nata la vocazione missionaria? Era l’ottobre missionario del 1944. Avevo nove anni e alla “Messa granda”, celebrata da un missionario dei padri bianchi, ho partecipato anch’io con mio fratello. Stretto a lui per il freddo, mi sono addormentato. Alla fine della Messa il missionario ci diede un biglietto su cui bisognava rispondere alla domanda: “Cosa farai quando sarai grande?”. Davanti a mamma e a mio fratello Luigi scrissi: “Vo- a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx glio farmi missionario”. Mamma sorrise soddisfatta, mentre Luigi gridava perché scrivessi: “Voglio essere frate cappuccino”. Andai nel pollaio, raccolsi due uova e le portai al missionario. Poi cos’è successo? Luigi entrò tra i missionari saveriani e io lo seguii facendogli notare che la sua scelta era frutto della mia decisione di essere missionario e non frate. Il sorriso della mamma nascondeva un segreto, rivelatomi dalle sue ami- Il gruppo dei partecipanti al corso dei “tremesi”: ne riconoscete qualcuno? Terminato il corso, ognuno è tornato al proprio lavoro missionario. Sono venuti a trovarci... Che bello avere la casa piena di amici! p. FRANCO BERTAZZA, sx che soltanto dopo la sua morte: aveva fatto un voto al Signore di recitare il santo rosario ogni giorno in cimitero per le anime sante, impegnandole a chiedere a Cristo che scegliesse tra i suoi figli un missionario per l’Africa. Fu esaudita: non uno soltanto, ma due figli missionari in Africa. Padre Luigi e io abbiamo sempre riconosciuto che il dono della nostra vocazione è una grazia ottenuta dalla mamma. Così tu e tuo fratello, insieme Io sono entrato nella casa apostolica di Pedrengo a settembre del 1947. Mio fratello Luigi mi aveva preceduto di tre anni. Germogliò tra noi una profonda e rispettosa amicizia quando percepimmo che il nostro cammino rispondeva alla chiamata del Signore. Fondamento della nostra amicizia era Cristo, di cui eravamo vivamente innamorati. Il cammino verso il sacerdozio è stato lungo e non sempre facile, superando le tappe del noviziato, gli studi liceali e della teologia. Dopo l’ordinazione sacerdotale, p. Luigi fu nominato direttore spirituale degli studenti di Alzano Lombardo, mentre io esercitai l’ufficio di economo di due noviziati. Quando la missione? Finalmente nel 1968 fummo destinati tutti e due al Congo. Ricevuta la notizia, mio fratello mi telefonò e si mise a cantare: “In exitu Israel de Aegipto - Quando Israele uscì dall’Egitto...”, verso la terra promessa. Dopo tre mesi in Belgio per studiare il francese e sei mesi per imparare la lingua kiswahili, arrivammo alla missione di Mwenga, in Zaire. Per due anni ci siamo dedicati alla conoscenza delle tradizioni e delle ricchezze culturali locali. Poi, la nostra vita missionaria a due si spezzò, perché mio fratello Luigi morì in un incidente aereo il 10 febbraio 1970 con altri due compagni di viaggio: p. Narciso Guerini e fratel Tersilio Pirani, il pilota. Come hai reagito? Quella data segnò l’inizio del mio totale impegno per la missione di Cristo. Fu il giorno del mio nuovo battesimo, attraverso il quale sperimentai l’unione tra la missione e la croce. La pace interiore subentrata all’asprezza del dolore mi liberò dal diritto di scoraggiarmi nel servizio offerto a Dio per la mia gente. Fui nominato parroco di Ngene, unica zona musulmana del Congo. Per otto mesi, durante la guerra civile (1996-1998), ho vissuto con un confratello in un isolamento totale. Poi mi fu chiesto di diventare maestro dei novizi, a Kinshasa, incarico che ho svolto fino al 2006. Dopo di che, ho chiesto e ottenuto di tornare nella foresta, come “soldato sem■ plice”. (continua nel riquadro) LA CHiESA IN CONGO è... a cura di p. F. BERTAZZA, sx Continua l’intervista a p. Giulio Simoncelli. Parliamo della chiesa e della vita religiosa. Terminato il corso di aggiornamento, tornerà in Congo, “nella foresta”, come lui dice. Gli facciamo l’augurio di “buona missione”! Gli amici dei saveriani nel giorno della festa della solidarietà. Erano più di 350! Per la Messa non c’è stato problema; più difficoltoso è stato trovare posto a pranzo, ma a nessuno è mancato il piatto e soprattutto il… “buon viso”. Grazie di essere venuti, e tornate a trovarci spesso! Come sta la chiesa congolese? La chiesa congolese nasce e cresce insieme con il suo popolo, condividendone valori e povertà. Ci sono molte vocazioni sacerdotali e religiose che possono far pensare a una chiesa autosufficiente, ma non è così. C’è ancora bisogno di un forte sostegno, soprattutto per la formazione dei seminaristi. Un altro problema è la fuga del clero africano verso le università straniere. La gente vive la propria fede con grande impegno, ma la fame e la miseria non sono mai state amiche di nessun progresso. La cultura congolese aiuta la vita religiosa? Il giovane congolese deve prendere in considerazione gli impegni dei voti religiosi e soprattutto del celibato. Per l’africano la paternità fisica è un bene assoluto. Avere un figlio erede è un’esigenza culturale per tutti; è la condizione per continuare a vivere in un’altra vita. Non sono esenti neppure preti, religiosi o suore. La grazia può fare miracoli e li fa, ma queste esigenze culturali costituiscono una difficoltà da superare con un forte impegno personale. P. Giulio Simoncelli a Tavernerio sta frequentando il corso d’aggiornamento di tre mesi; guardate che maestà, roccioso come le sue montagne bergamasche 4 Il gruppo di amici venuti dalla provincia di Biella: hanno visto dove e come viviamo e li ringraziamo, perché l’amicizia nasce dalla conoscenza. Crocifisso del beato Conforti, venerato nel santuario dei missionari saveriani a Parma; fin da bambino, il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!” 2009 NOVEMBRE VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 10a mostra dei presepi missionari A Vicenza, dal 29 novembre al 10 gennaio L a mostra dei presepi missionari - giunta quest’anno alla decima edizione - sarà inaugurata il 29 novembre alle ore 14 e 30, presso la casa saveriana di Vicenza, in viale Trento 119. I presepi provengono dalle missioni di ben 50 paesi, soprattutto da Africa, America latina e Asia meridionale. Sono statuine di notevole valore artistico che a Vicenza vengono poste insieme su radici di castagno o altro legno, dando origine così a splendide opere di artigianato. Riempie l’animo di stupore vedere come ogni popolo della terra rappresenti la Natività di nostro Signore secondo i segni culturali della loro vita quotidiana. Un progetto per il Bangladesh Il ricavato della vendita dei presepi servirà quest’anno a finanziare un progetto di aiuto ad alcune scuole del Bangladesh, che hanno molte carenze sia strutturali sia didattiche. Difatti in quel paese esistono le “caste sociali”, per cui i bambini che appartengono alle caste più povere e soprattutto i bambini “fuori-casta”, non hanno la possibilità di accedere alle scuole pubbliche, perché mancano dei mezzi finanziari per l’iscrizione e per le altre spese scolastiche. Teniamo presente che il salario di un calzolaio o di un operaio agricolo arriva a un euro al giorno, quando trova lavoro! I missionari saveriani che vivono e lavorano in Bangladesh CATERINA L. DAL SANTO hanno organizzato molte scuole elementari nei villaggi, per favorire l’istruzione dei bambini più poveri. Tutto questo comporta costi che non possono essere a carico delle famiglie. D’altra parte, fornire istruzione fin dalla più tenera età è fondamentale per lo sviluppo sociale di ogni popolo. La sera del 18 dicembre (alle ore 20.30) p. Daniele Targa missionario friulano in Bangladesh e ideatore del progetto assieme ad altri missionari - sarà a Vicenza per illustrare la situazione in modo più approfondito. I martiri giapponesi e i bambini solidali All’interno della mostra di quest’anno ci sarà anche una Un fratello con il cuore buono Fratel Mariano: 60 anni di vita missionaria F 4 ratel Mariano Masolo ha festeggiato 60 anni di vita religiosa, il 12 settembre scorso. Fr. Mariano proviene da una famiglia numerosa: è il terzo di 13 fratelli di papà Luciano e mamma Odila Bordignon. La famiglia abitava in Viale Trento a Vicenza, di fianco alla casa dei missionari saveriani. in una tipografia per imparare il mestiere del tipografo. L’anno seguente è entrato tra i saveriani a Cremona anche Giuseppe, un altro fratello più giovane di due anni. Insieme sono poi andati a San Pietro in Vincoli (Ravenna) per fare il noviziato e nel 1949 hanno fatto entrambi la professione religiosa. Due fratelli saveriani Mariano è entrato nella scuola apostolica il 2 ottobre del 1942, quando aveva 12 anni e il servo di Dio padre Pietro Uccelli era il direttore spirituale degli “aspostolini”. Nel 1946 Mariano è stato mandato a Cremona, perché i saveriani avevano aperto una nuova casa. Da lì, Mariano andava Il tipografo va in missione Il giovane Mariano è stato mandato a Parma proprio con l’incarico di fare il tipografo e stampare il mensile “Missionari Saveriani”. Dopo 10 anni di lavoro in Italia, nel 1959 finalmente arriva la destinazione per la missione. Parte per il Congo, dove è rimasto per 25 anni, tra guerre e ribellioni, rischiando la I sette Masolo alla festa di fr. Mariano, nel porticato dell’ulivo (in piedi): Gigliola, Carlo (il nostro dottore) e Maria Berica; (seduti): Francesco, Fr. Mariano, Luciana (la più anziana) e Margherita BARBARA vita continuamente. Nel 1960 parte anche fratel Giuseppe per la missione in Bangladesh. Ancora oggi, quando fratel Mariano parla del Congo gli si illuminano gli occhi: ne parla sempre volentieri, ricordando il bel paesaggio, il clima buono, la gente cordiale. Nei villaggi ha costruito tante chiesette e scuole che poi con la guerra sono state distrutte. Al lavoro in Italia Nel 1984 fratel Mariano è stato richiamato d’urgenza in Italia, per lavorare in procura a Parma: preparare e spedire i container nelle varie missioni. Lì ha lavorato per 11 anni, finché è arrivato a Vicenza, dove tutt’ora risiede. A Vicenza egli ha lavorato come aiutante dell’economo, seguendo anche l’orto, polli e conigli, anitre e oche. Per la comunità saveriana di Vicenza fr. Mariano è stato ed è una persona preziosa; ogni mattina si recava al mercato, dove molti venditori gli regalavano frutta e verdura per i missionari e per i poveri. Ora per problemi di salute egli ha dovuto ridurre un po’ il suo ritmo di lavoro, non potendo guidare più la macchina; ma, nel limite delle sue forze, egli si presta ai tanti piccoli servizi che sono necessari in una comunità missionaria. Fratel Mariano è un missionario con il cuore grande, non solo per i poveri delle missioni, ma anche verso i poveri che vengono a suonare alla nostra casa: lui dà sempre qualche spicciolo a tutti. ■ Gli “operai” dei presepi missionari, al lavoro per la 10a mostra dai saveriani di Vicenza, dal 29 novembre al 10 gennaio 2010; da sinistra: p. Giacomo, Attilia e p. Tommaso sala appositamente allestita per ricordare i “martiri giapponesi”, uccisi oltre quattro secoli fa durante la tremenda persecuzione della giovane chiesa, fondata da san Francesco Saverio nel 1549. In un’altra sala verranno esposti - come di consueto - gli splendidi lavori artigianali eseguiti da signore creative che vogliono contribuire anche loro al progetto. Il 10 gennaio 2010, a conclusione della mostra, verrà organizzata una simpatica festa pomeridiana, dedicata specialmente ai bambini, accompagnati dai genitori. Alle catechiste facciamo notare che sono già disponibili i “presepi dei bambini”, accompagnati da un dvd che illustra il progetto, come occasione per vivere l’Avvento nella solidarietà con i bambini poveri del Bangladesh. Grazie a tutti i collaboratori Grazie al lavoro di circa 130 persone che - come diceva madre Teresa di Calcutta - “hanno dato il meglio di sé”, è stato possibile realizzare tutto questo lavoro. Il Gams (Gruppo Amici dei Missionari Saveriani), con il coordinamento di p. Luciano Bicego, ha lavorato per quasi un anno con tanto impegno e buona volontà, sia per assemblare i presepi, che per allestire la mostra. Tutti insieme abbiamo lavorato per fare in modo che, anche quest’anno, la bella iniziativa dei presepi missionari abbia un notevole successo, viste le manifestazioni di vivo compiacimento ricevute da parte di migliaia di visitatori nelle edizioni precedenti. ■ MARTEDì DELLA MISSIONE 2009-2010 I missionari saveriani e il centro missionario di Vicenza fanno conoscere il programma degli incontri di formazione missionaria per l’anno 2009 -2010. Il tema scelto è importante e attuale: “Il vangelo incontra le culture?”. Gli incontri sono cominciati a ottobre e continueranno fino a marzo 2010, sempre di martedì, alle ore 20,30, nella casa dei saveriani in viale Trento 119. L’invito è rivolto alle comunità parrocchiali, ai movimenti e alle associazioni, ai gruppi missionari, giovanili e di volontariato, a ogni persona che ama la Parola di Dio, la missione e la pace. Per informazioni: Tel. 0444 288399 Novembre 2009 Martedì 10 Martedì 24 “Helder Camara, profeta dei nostri tempi” con Luis Tenderini, collaboratore di Dom Camara, e don Egidio Bisol Martedì 15 “Il vangelo, lievito di compagnia” (Luca 7,18-35) Lectio con don Dario Vivian Martedì 12 “Il vangelo, luce di universalità” (Luca 9,46-56) Lectio con don Dario Vivian Martedì 26 “Il Vangelo incontra l’Africa: la donna africana” con suor Elisa Kidanè, comboniana eritrea Martedì 9 “Il vangelo, seme di novità” (Luca 5,27-39) Lectio con don Dario Vivian Martedì 23 “Buddismo e vangelo” con don Cinto Busquet, Università Urbaniana “Il vangelo, sale di profezia“ (Luca 12,49-13,5) Lectio con don Dario Vivian Dicembre 2009 Gennaio 2010 Febbraio 2010 Marzo 2010 Crocifisso del veneratodell’Islam” nel santuario dei missionari saveriani a Parma; Martedì 16beato Conforti, “Spiritualità fin da bambino, il beato si soffermava a pregare e... facoltà “pareva mi dicesse tante con don Giuliano Zatti, teologica di cose!” Padova 2009 NOVEMBRE ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Missione, mia passione Con le famiglie dei missionari veneziani L a passione per la missione nasce da piccoli, si sviluppa nell’adolescenza e nella giovinezza; durante l’età adulta sfocia in strategie diverse, ma tutte portano a testimoniare Cristo. Lo si è visto domenica 20 settembre a Zelarino, nella casa dei saveriani. All’incontro annuale di benefattori e famigliari dei missionari saveriani e diocesani, religiosi e laici, si sono dati appuntamento quasi 300 persone. Alcuni si sono incontrati per la prima volta; altri hanno rafforzato l’amicizia stretta negli scorsi p. FRANCO e AMEDEO, sx anni, raccontando le difficoltà ma specialmente i traguardi raggiunti durante un anno. Era presente anche un bel gruppo di giovani. Tutti hanno fraternizzato facilmente e poi… che emozione sperimentare la piroga sul prato, in attesa di usarla sul lago Tanganica! Padre Franco ha portato a tutti i saluti dell’ufficio missionario diocesano. All’incontro dei parenti dei missionari veneziani, in piroga: un’escursione senza rischi, su ...terraferma Una carrellata… saveriana Padre Carlo Girola, rappresentante della direzione generale dei saveriani, prima della Il dono di sè senza misure Ricordando l’amico don Ruggero R ientrato dalla Sierra Leone per motivi di salute, desiderando rimanere ancora sulla “breccia della missione”, agli inizi del 1997 mi ero rivolto proprio a don Ruggero, allora direttore del centro missionario di Padova, perché mi accogliesse come animatore missionario. Mi aveva ricevuto con quella sua tipica cordialità e simpatia. 4 A servizio dei più poveri Abbiamo lavorato e pensato insieme, con passione e amore per il vangelo. Mi sono sentito sempre sostenuto, capito e stimolato. Aveva partecipato al mio sconcerto nella triste esperienza della guerra civile in Sierra Leone, per il rapimento delle sorelle saveriane e dei padri Franco Manganello e Vittorio Mosele, e per l’uccisione delle quattro suore di madre Teresa. Come un fratello, aveva dimostrato i sentimenti di vicinanza e solidarietà. Don Ruggero ha dato un grande esempio di coerenza con la sua fede genuina e il maturo attaccamento alla missione di evan- gelizzatore quando, terminato il suo mandato come direttore al centro missionario, era ripartito come “fidei donum” in Brasile. Nell’età matura, non aveva seguito le logiche della carriera, ma la logica evangelica del dono di sé, senza misure, per servire i poveri come il suo Maestro divino. E Gesù ha voluto assimilarlo a sé, per essere “consegnato” nelle mani degli uomini per amore. Don Ruggero Ruvoletto è stato ucciso nella sua missione in Brasile, sabato 19 settembre. p. AMEDEO GHIZZO, sx Mattiazzo ha celebrato i funerali di don Ruggero. Vi abbiamo partecipato anche p. Franco Lizzit ed io. Erano presenti altri undici vescovi, in prevalenza giunti dal Basile, circa 300 sacerdoti e più di duemila persone. La chiesa di Manaus ha chiesto di non essere lasciata sola. “Don Ruggero - ha detto il vescovo - ci lascia per testamento se stesso, la sua testimonianza, la sua vita offerta in sacrificio. La chiesa sappia accogliere questa preziosa eredità”. Un parroco mi ha detto che le La sua preziosa eredità modalità della sua morte hanMartedì 29 settembre, nella no risvegliato in tutto il clero di cattedrale di Padova, il vescovo Padova il significato di una vita spesa per il vangelo. La scelta della missione e la sua disponibilità a collaborare con tutti hanno dimostrato il suo genuino spirito di servizio per i più poveri. I sacerdoti “fidei donum” hanno ora un martire in più, un modello a cui riferirsi, un seme che darà frutti di vita nuova Don Ruggero Ruvoletto, nella storia del Rea destra, fidei donum di gno che Dio sta scriPadova ucciso in Brasile il 19 settembre 2009, vendo ogni giorno con un operaio a Manaus ■ con noi. Messa ha parlato ai partecipanti sulla situazione della congregazione. Al momento la Congregazione saveriana non aumenta nel numero dei missionari, ma si espande a macchia di leopardo dove il Signore la conduce. Sono 45 i giovani di varie nazionalità che hanno iniziato l’anno di noviziato. Ringraziamo il Signore. Padre Carlo ha passato in rassegna tutte le presenze dei saveriani nel mondo, spaziando dall’Africa all’Asia, dall’Americhe latina agli Stati Uniti, fino ai paesi europei: Italia, Spagna e Gran Bretagna. Il carisma del beato Guido Conforti, fondatore dei saveriani, si sta espandendo in tutto il mondo. È ormai conosciuto e diffuso in tutti i territori di missione che sono stati raggiunti dai saveriani italiani nei tempi passati. Ha poi parlato delle problematiche che i saveriani stanno affrontando a livello di inculturazione e per le conseguenze della globalizzazione. La fedeltà al carisma originale del primo annuncio induce i saveriani a lasciare le chiese ormai bene avviate, per spingersi in luoghi ancora in attesa della novità evangelica. Per questo i missionari sono pronti ad affrontare tutte le difficoltà, e sono sempre felici di iniziare una nuova semina della “Parola di salvezza”. I laici saveriani Franca Rivolta, una giovane dottoressa di Milano, ha presentato le esperienze dei “laici saveriani”, Franca ha insistito sul carisma confortiano che caratterizza la spiritualità dei laici, che si ispirano al beato fondatore dei saveriani. Essi cercano di collaborare con i missionari, ma hanno anche alcuni progetti propri e uno stile consono alla vita famigliare. Lei stessa è stata in missione e ha spiegato con entusiasmo come gustare la vita nel dono di sé, servendo il vangelo nell’ideale di comunione voluto da Dio per tutti gli uomini. Nel pomeriggio ci ha raggiunto anche Olga, la mamma di Giovanna Varisco che è missionaria in Mozambico. Non voleva perdere la compagnia ideale con sua figlia e con tanti parenti di missionari. Una famiglia senza confini Tra i presenti c’era Giovanni Comaron, un missionario della Consolata, in Kenya da 55 anni. La costruzione della cattedrale di Meru fu il suo primo lavoro; poi ha innalzato muri per chiese e scuole, ma in particolare ha seguito la formazione di tanti giovani. Sua cugina, Maria Basato di Mestre, vorrebbe seguirlo in missione: “Ho solo cinque anni più del Papa, ma ho molto meno impegni di lui! E poi, è un’esperienza che ho già fatto altre volte”. Insomma, la missione è una passione che non muore, ma ci unisce ogni anno dal Piave al Brenta e anche oltre: “Gesù Salvatore vuole fare del mondo una ■ sola famiglia”. PREGHIERA, FORMAZIONE E AZIONE Gli appuntamenti per l’anno 2009-2010 Preghiera, formazione, azione: sono tre parole magiche per la missione. Ecco gli appuntamenti che i saveriani e il centro missionario diocesano hanno programmato per il 2009-2010. Primo giovedì del mese, ore 16 Spiritualmente uniti con i missionari sparsi nel mondo, dedichiamo un’ora di adorazione a Venezia, presso la chiesa delle suore adoratrici missionarie di Cristo Re, parrocchia San Francesco della Vigna (Celestia). Terzo giovedì del mese, ore 15,30 Incontro di preghiera per le vocazioni e le missioni, presso i saveriani di Zelarino, in via Visinoni 16. Una domenica al mese, ore 15 - 18 Presso il Centro pastorale “Cardinal Urbani” a Zelarino, incontri di formazione per i gruppi missionari parrocchiali e cristiani impegnati per la missione. Rifletteremo sul tema: “Il volto missionario della parrocchia”. Gli incontri si concluderanno con il convegno missionario del 30 maggio. Ecco le date, da segnare subito sul calendario personale: 15 novembre 13 dicembre 17 gennaio 7 febbraio 14 marzo 30 maggio - Parrocchia, chi sei? Verso una parrocchia missionaria - Parrocchia, cosa fai? Parrocchia in cammino - Parrocchia, dove vai? Orientamenti e obiettivi - Progetto per una parrocchia missionaria - Parrocchia: dal sacramento all’evangelizzazione - Il volto missionario della parrocchia e del cristiano (convegno). Dodici sabati per la missione Il corso in preparazione a un’esperienza in missione e per una migliore consapevolezza missionaria si svolgerà in dodici incontri, il sabato dalle 9 alle 11.30, dal 6 febbraio al 15 maggio. Tema: “L’animazione missionaria in parrocchia e nelle diocesi del Triveneto”. Per informazioni, don Paolo Ferrazzo 041 5343812