Belluno Donna Associazione ONLUS tel. (+39) 0437 981325 [email protected] www.bellunodonna.it Centro Antiviolenza tel/fax (+39) 0437 981577 Materiale informativo realizzato nel 2001 ... e lui mi diceva ... ...sei grassa, sei brutta, sei un sacco, mi faceva sentire incapace di fare tutto ...e io andavo davanti allo specchio non mi guardavo con gli occhi miei, mi guardavo con gli occhi suoi ...mi dicevo ha ragione. Sei minacciata o subisci violenza da qualcuno che conosci o che vive con te? Hai paura per te e per i tuoi figli? Ti senti insicura nella tua casa e non sai cosa fare? Queste pagine sono per te Troverai alcuni spunti di riflessione sul fenomeno della violenza domestica, alcune indicazioni su cosa fare e su chi ti può aiutare. Cos’è la violenza alle donne La violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani: è un problema sociale grave, che minaccia la sicurezza, l'equilibrio e la salute fisica e mentale di ogni donna. È una violenza che ha radici nella disuguaglianza tra i sessi, nella disparità di potere tra uomini e donne esistente a livello sociale, culturale, economico e politico; trova origine in una struttura della società di tipo patriarcale, in cui si legittimano gli uomini ad avere il potere e il controllo sulla famiglia e sulla propria partner. Bambini e donne subiscono violenze di vario tipo: fisiche, sessuali, psicologiche, che possono manifestarsi isolatamente o combinate assieme. Nei paesi occidentali 1 donna su 5 subisce violenza fisica e/o sessuale da parte di un partner nel corso della vita. Fino a tempi molto recenti la violenza contro le donne è stata quasi invisibile, perché talmente connaturata con la tradizione, i valori dominanti e le leggi, da passare inosservata, quasi fosse un evento naturale. Prima degli anni '70 in molti paesi occidentali anche le violenze più estreme, se commesse nell'ambito della famiglia, erano legittime, socialmente accettate e quindi invisibili in quanto "violenze"; il concetto stesso di "violenza contro le donne" non esisteva, così come non esistevano ricerche che ne studiassero l'estensione e la gravità. 1 Si è cominciato a parlarne apertamente da poco più di vent'anni, ma la conoscenza di questo problema a livello sociale e istituzionale è ancora molto scarsa e i pregiudizi sugli uomini che maltrattano e le donne che subiscono violenza sono ancora molto diffusi. Oggi esiste una letteratura scientifica internazionale, da cui emerge che la violenza contro le donne è un fenomeno drammaticamente diffuso e trasversale, che interessa ogni strato sociale, economico, culturale, senza differenze di razza, religione, età; gli autori delle violenze contro le donne sono in larga maggioranza uomini, spesso uomini "normali", senza problemi di alcool o di droga, né di disturbi mentali. È la casa e non la strada il luogo in cui bambine e donne corrono maggiormente il rischio di essere picchiate, violentate, uccise; infatti nella maggioranza dei casi l'autore è un uomo che la donna conosce: partner ed ex partner o persone che hanno con la donna o la bambina un rapporto di fiducia, come familiari, amici, insegnanti, professionisti; gli sconosciuti sono solo una minoranza. È un fenomeno ancora sommerso e per questo sottostimato, che si comincia oggi a riconoscere anche a livello internazionale come un problema di seria rilevanza sociale; istituzioni come le Nazioni Unite, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il Consiglio d'Europa e la Banca Mondiale si sono espresse su di esso sottolineandone la gravità e invitando i singoli governi ad assumere iniziative in proposito. Nell'Assemblea dell'ONU sui Diritti delle Donne (05/06/2000) l'UNICEF ha dichiarato che la violenza contro donne e bambini è un' EMERGENZA MONDIALE e riguarda tutti i paesi, nessuno escluso: in alcuni paesi ne è vittima una donna su due La testimonianza delle donne maltrattate e il lavoro delle operatrici dei Centri antiviolenza hanno contribuito in modo determinante a rendere visibile il fenomeno della violenza: sfatando i pregiudizi e i luoghi comuni, analizzando il fenomeno nei suoi molteplici aspetti e facendone conoscere le conseguenze su donne e bambini. La violenza contro le donne rappresenta un problema complesso che deve essere affrontato dall'intera collettività: nessun soggetto, istituzionale e non, è sufficiente da solo a rispondere ai bisogni di una donna maltrattata. Solo una coraggiosa azione sinergica può soddisfare i bisogni delle vittime, aiutandole ad uscire dall'isolamento e dalla solitudine a cui si sentono condannate: oggi sempre meno donne sono disposte a sopportare in silenzio, soprattutto se hanno la possibilità di trovare all'esterno ascolto ed aiuto. È necessario aumentare il sostegno alle vittime attraverso risposte sensibili e adeguate delle Forze dell'ordine, del sistema della giustizia civile e penale, dei servizi sociali e sanitari. Assumere una posizione di condanna e attivarsi nella promozione di una cultura di "tolleranza zero" alla violenza sono passi fondamentali per affrontare il problema: la tolleranza o l'indifferenza nei confronti del maltrattamento alle donne incentiva il comportamento violento degli uomini. In questa prospettiva l'opuscolo si propone di offrire alle donne e alle persone che sono loro vicine elementi per riconoscere le situazioni di violenza, per comprendere il proprio sentire e trovare risposte e informazioni adeguate. 2 Cos'è la violenza domestica? È la forma più frequente di violenza contro le donne. In una rassegna di studi compiuti in 35 paesi di tutto il mondo il 25-50% delle donne adulte intervistate ha dichiarato di aver subito violenza dal marito o compagno nel corso della propria vita (Radford) Le ricerche rivelano infatti che la maggior parte delle violenze avviene nella propria casa ed è compiuta da persone con cui si divide la vita quotidiana; l'autore nella maggior parte dei casi è un uomo: il marito o compagno, l'ex-marito o excompagno . La violenza domestica è la meno visibile e la più difficile da identificare, perché la casa è considerata usualmente il luogo degli affetti, della sicurezza e della crescita e non il luogo della violenza, della paura e dell'umiliazione. Proprio perché si verificano nell'ambito di una relazione di fiducia, di affetto e di convivenza, spesso le violenze non si risolvono in un unico episodio, ma si ripetono per anni, lasciando segni profondi nel fisico e nella psiche delle vittime. Una recente indagine dell'EURISPES* rivela che in Italia esistono 12.000 famiglie in cui ogni giorno si compiono atti di violenza contro le donne. (*EURISPES: istituto di studi italiano nel campo cerca politica, economica e sociale) Quando si parla di violenza domestica contro le donne non ci si riferisce a generici litigi o malesseri di coppia, né a episodi sporadici di reciproco conflitto, ma si fa riferimento a un comportamento violento abituale e ripetuto nel tempo, attuato consapevolmente e volontariamente per creare un clima di paura e di intimidazione, per ferire la partner nella psiche e/o nel fisico, per mantenere una posizione di dominio e di controllo all'interno della coppia. Ricerche svolte in vari paesi rivelano che: Il 25% delle donne subisce violenze fisiche e/o sessuali dal marito compagno o dall'ex, Il 10-15% delle donne subisce almeno uno stupro nel corso della vita, Il 30% delle bambine-adolescenti subisce molestie o violenze sessuali. Solo nel 5-15% dei casi la violenza viene denunciata (P.Romito) 3 Le forme della violenza La violenza domestica si esprime in varie forme: ma spesso è tutto questo insieme. psicologica fisica sessuale economica Violenza psicologica È violenza psicologica ogni mancanza di rispetto che offende e mortifica la tua persona “Una pressione psicologica pazzesca... mi faceva sentire incapace di far tutto, proprio tutto, mi diceva: sei brutta, sei un sacco, finirai in strada prima o poi, vedrai che lavoro farai.” “Mi chiudeva fuori dalla porta sotto la pioggia, mi impediva di andare in chiesa, in casa mi buttava la roba, era un continuo tormentarmi, ha buttato via tutte le mie foto di quando ero bimba, tutte le foto dei miei genitori, voleva distruggere il mio passato.” “Mi diceva che sono grassa, che sono brutta, che si vergognava a portarmi fuori e io andavo davanti allo specchio, non mi guardavo con gli occhi miei, mi guardavo con gli occhi suoi, mi dicevo ha ragione, e mi adagiavo. Difatti ogni tanto sentivo che lui mi voleva un po' di bene o mi pareva, io come rifiorivo.” È violenza psicologica quando lui ti umilia, ti ridicolizza davanti agli altri, ti insulta, ti minaccia, ti controlla, ti impedisce di uscire, di frequentare i tuoi familiari ed amici, ti impedisce di avere interessi e spazi personali. Le conseguenze più frequenti sulla donna sono la perdita dell'autostima e dell'autonomia. Violenza fisica È violenza fisica ogni forma di violenza contro di te, il tuo corpo, le tue proprietà “Mi ha spinta contro la porta di vetro, ho rotto tutto il vetro, otto giorni dopo erano altri pugni, altri sputi; rompeva tutte le mie cose, un giorno ha ribaltato per terra uova, pasta, tutto quello che stavo cucinando, era il suo modo di dire io qua comando e faccio quello che voglio.” “Mi trascinava per la casa, mi dava dei calci, anche nel seno, mi meraviglio adesso come facevo ad allattare.” Le conseguenze più frequenti delle violenze fisiche sono: "occhio nero", ematomi, ferite, fratture, ustioni, rottura di timpano, trauma cranico. 4 Violenza sessuale È violenza sessuale ogni forma di coinvolgimento in attività sessuali senza il tuo consenso “Che poi, oltre alle legnate, lui ogni volta voleva fare l'amore, cioè voleva e faceva... oltre al dolore fisico c'era anche quell' umiliazione, infatti adesso, a me, guai anche solo a toccarmi.” “I bambini erano piccoli, piangevano, non si volevano addormentare e lui con il pallino del sesso, voleva farlo per forza. Sgridava i bambini...li buttava nel lettino. E allora io con quale stato d'animo dovevo mettermi a letto e fare l'amore con lui? Non riuscivo. E lui si arrabbiava, mi picchiava, mi faceva i lividi.” “Il suo ricatto era il letto, diceva: devi fare delle foto (pornografiche), io non ti do una lira se non fai così e così. Se mi rifiutavo sessualmente non avevo una lira, niente, non sapevo con cosa portare i ragazzi a scuola e cosa dargli da mangiare, io facevo il pane a casa, davo disperatamente corsi privati, ma non bastava.” È stupro anche quando è il tuo fidanzato o marito che ti fa violenza, lo è anche per il Codice penale italiano; è violenza anche quando lui non ti obbliga con la forza, ma insiste, ti minaccia, ti ricatta, anche se non ci sono le botte. Le conseguenze più frequenti della violenza sessuale sono: gravidanze indesiderate, disturbi ginecologici e della sfera sessuale, infezioni urinarie e vaginali, AIDS e altre malattie a trasmissione sessuale. Violenza economica È violenza economica ogni forma di controllo sul tuo denaro, sul tuo lavoro, sulla tua autonomia economica “Era geloso e allora ha voluto che mollassi il negozio , perché così sto a casa , sono sottomessa, forse se sono senza lavoro mi sento più inferiore ancora.” “Mi ha sempre dato i soldi contati e io devo fare i salti mortali per far quadrare i conti della spesa.” È violenza economica quando lui ti controlla lo stipendio, ti priva del tuo denaro, ti obbliga a lasciare il lavoro o ti impedisce di trovarlo, si appropria dei tuoi averi, ti tiene all'oscuro delle entrate familiari e ti impedisce qualsiasi decisione in merito. Violenza in gravidanza La violenza non risparmia le donne nemmeno in gravidanza “E poi, quando aspettavo mio figlio, ha tentato di uccidermi, mi ha portata in un bosco e mi ha detto che mi avrebbe uccisa, ero di cinque mesi, mi ha preso per il collo, sono svenuta, poi è arrivata gente e lui è scappato.” 5 La violenza può cominciare durante la gravidanza o subito dopo il parto, può essere la continuazione di una situazione iniziata prima della gravidanza, può interrompersi mentre la donna è incinta e ricominciare subito dopo. Le conseguenze possibili della violenza in gravidanza sono: aborto, parto pretermine, basso peso del nascituro. Possono essere determinate dal trauma diretto oppure dallo stress conseguente alla violenza . Le conseguenze della violenza sulla salute delle donne La donna maltrattata ha maggiori problemi di salute rispetto alle altre donne; si presenta più spesso negli studi del medico di base, al pronto soccorso e nei consultori. La violenza ripetuta e protratta nel tempo (la durata dei maltrattamenti è molto variabile, da pochi mesi a diversi anni) distrugge a poco a poco nella donna la stima di sé, la fiducia negli altri e nel futuro e lascia spazio a uno stato continuo di ansia e tensione: possono allora comparire depressione, ansia, attacchi di panico, insonnia, disturbi alimentari fino all'anoressia-bulimia, disturbi gastro-intestinali, difficoltà della sfera sessuale, disturbi urinari, cefalea ricorrente, stanchezza cronica, uso e abuso di alcool, droghe o psicofarmaci per ridurre l'ansia. Secondo una ricerca francese le donne maltrattate hanno un rischio di suicidio 5 volte maggiore rispetto alle donne che non subiscono violenze. Le conseguenze negative delle violenze non sono un destino: dipende dall'esperienza singolare di ogni donna, ma anche e soprattutto dal tipo di aiuto e sostegno che ha trovato nei familiari non abusanti, nelle amiche e nei professionisti a cui si è rivolta. Nel territorio bellunese La prima e unica ricerca sulla violenza alle donne condotta nel nostro territorio, realizzata nel 2001 dai Medici di medicina generale di Ponte nelle Alpi con la collaborazione di due assistenti sociali e coordinata da Patrizia Romito, mostra che anche in provincia di Belluno le violenze contro le donne sono drammaticamente frequenti; dai dati raccolti attraverso un questionario anonimo, compilato da più di 400 pazienti maggiorenni, risulta che: - un quarto delle donne intervistate ha subito violenza fisica e/o sessuale da un uomo nel corso della propria vita e 1 su 10 l'ha subita da parte del partner o expartner; nell'ultimo anno circa 1 donna su 25 ha subito violenze fisiche o sessuali da un partner o ex: la frequenza è però più elevata tra le donne che hanno meno di 40 anni (1 su 10 subisce violenze), tra le separate o divorziate (quasi 1 su 10) e tra quelle che aspettano un bambino o hanno un bambino piccolo (1 su 7 subisce maltrattamenti fisici o sessuali); 6 - le violenze psicologiche da parte di un partner sono molto più frequenti ; le donne anziane (che subiscono meno spesso violenze fisiche e sessuali) possono subire invece, se sposate o conviventi, violenze e abusi psicologici; - 35 donne in totale hanno subito nel corso della loro vita violenze sessuali gravi: solo nel 6% dei casi l'autore era uno sconosciuto, nel 63% dei casi era il partner o ex, nel 20% dei casi un familiare; - alcune donne hanno subito violenza fisica e/o sessuale e/o psicologica anche durante la gravidanza; - tra le donne che hanno subito violenza, 1 su 2 soffre di depressione; le donne vogliono parlare delle violenze subite: 1'83% delle intervistate pensa che il medico curante dovrebbe chiedere a tutte le pazienti se hanno subito violenze nel corso della loro vita. Chi è la donna maltrattata Qualsiasi donna può subire violenza, senza distinzione di razza, età, estrazione sociale, culturale ed economica. Ne sono vittima più frequentemente le donne più giovani, le nubili, le separate o divorziate; infatti spesso la violenza non si interrompe quando le donne lasciano i partner violenti, anzi, in un terzo dei casi, si intensifica. “In dieci anni che ci siamo lasciati mi ha fatto terrorizzare sempre: con telefonate di minacce, ancora adesso mi telefona, mi ha pestata per strada, mi ha sfondato la porta due volte.” “...poi una domenica suonano, apro, era il mio ex-marito, mi ha sferrato un cazzotto che mi ha mandato fuori la mandibola, mi ha rotto due coste.” Riferiscono più violenze le donne che non hanno una autonomia economica: casalinghe, studentesse, precarie e disoccupate. Le donne a volte, per sfuggire alle persecuzioni dell' ex-marito violento devono cambiare città, lasciare un lavoro sicuro per uno precario, molte hanno rinunciato al lavoro per le pressioni di un marito che le voleva "tutte per sé": per questo la precarietà economica o professionale può non precedere il maltrattamento, ma esserne invece una conseguenza. La violenza, in particolare quella sessuale, non trova spiegazione in atteggiamenti provocanti o comportamenti poco prudenti delle donne: questo è un luogo comune che sposta ancora una volta la responsabilità della violenza sulla vittima e non sull'aggressore. In realtà l'età e l'aspetto fisico non sono importanti, poiché la violenza sessuale viene usata per controllare, umiliare e ferire la donna. Non sono i comportamenti "irragionevoli" o "nevrotici" della donna a far perdere il controllo all'uomo e non esistono giustificazioni all'uso della forza per risolvere i conflitti: nessuno "merita" di subire violenza! Le vittime della violenza non sono necessariamente donne fragili, passive: subiscono a volte per anni le violenze perché non riconoscono di avere la forza e la capacità sufficienti per interrompere la relazione violenta; a ciò si aggiunge la paura di perdere i figli, il timore che le violenze peggiorino dopo la separazione, le difficoltà economiche e l'isolamento da parte della famiglia e degli altri. Non sono masochiste, non provano piacere ad essere picchiate: in realtà sperano che le violenze cessino, come lui promette ogni volta dopo le botte. 7 Le donne con esperienze di violenza sono delle sopravvissute: anche quelle che hanno subito per anni, sono persone coraggiose, che hanno saputo resistere a situazioni a volte terribili, sempre pesanti e dolorose, mettendo in atto delle strategie di sopravvivenza. Chi è l'autore della violenza Nei casi di maltrattamento le donne figurano molto più spesso come vittime e gli uomini come responsabili. Anche gli uomini possono subire violenza da parte delle donne, ma in questi casi la violenza è meno frequente, meno pericolosa e raramente mortale. Inoltre la violenza femminile raramente assume le caratteristiche di sistematicità che caratterizzano il maltrattamento maschile, vale a dire che solo in casi sporadici è abituale e ripetuta nel tempo e attuata consapevolmente e volontariamente con l'obiettivo di dominare e umiliare il partner. Non va dimenticato che una significativa percentuale di aggressioni e di omicidi compiuti dalle donne nei confronti del partner maschile si verifica a scopo di autodifesa e in risposta a gravi situazioni di minaccia per la propria sopravvivenza. Secondo l' EURISPES 9 volte su dieci l'autore degli omicidi che avvengono in famiglia è un uomo e nel 60% dei casi il delitto è premeditato. Le stesse testimonianze degli uomini violenti confermano che la maggior parte degli episodi di violenza all'interno della famiglia sono premeditati, non sono causati da una momentanea "perdita di controllo": non è un caso che l'uomo tenda a colpire in parti del corpo dove le lesioni sono meno visibili e quando non ci sono testimoni. Non corrisponde a verità la vecchia tesi che vuole l'uomo violento come qualcuno affetto da patologia psichiatrica, di modesta istruzione, con problemi di integrazione sociale e di alcool, vittima e/o testimone di violenza nell'infanzia: nella maggior parte dei casi alcool, droghe e disturbi psichici non sono cause della violenza, ma elementi che possono far precipitare la situazione. Oltre il 70% di coloro che maltrattano la propria moglie è rappresentato da uomini insospettabili, che hanno una vita assolutamente normale, un lavoro, buone relazioni sociali L'uomo violento nega la propria responsabilità, nega gli episodi di violenza o ne minimizza le conseguenze, si giustifica con la gelosia o dicendo che è colpa dell'alcool, accusa la donna di provocarlo con le parole o con i comportamenti. Spesso dopo gli episodi di violenza piange, chiede perdono e promette che non lo farà più: tutto ciò fa parte del "ciclo della violenza", non significa che ha capito la gravità di quello che ha fatto né che è realmente cambiato. 8 Se hai figli “lo e i miei figli non siamo in grado di essere degli esseri viventi normali.... non possiamo ridere e scherzare apertamente, non possiamo ricevere nessuno, perché se no lui diventa aggressivo e maleducato.” “Quando ce ne siamo andati di casa mio figlio aveva nove anni; lui ha visto sempre tutte le violenze che ho subito, è sonnambulo e fa ancora la pipì a letto di notte...penso che sia perché quando aveva due anni suo padre l'ha preso di peso per la testa, non so se ce l'aveva con me o con lui... l'ha sbattuto così, robe da spaccargli l'osso del collo...poi, appena suo padre lo chiamava, si faceva la pipì addosso.” “Mio marito ha un metro e novanta, con cento chili e passa e io non arrivo a difendermi assolutamente, nei momenti che i ragazzi sono a casa gli saltano addosso; anche quando erano piccoli si mettevano in mezzo e venivano sbatacchiati anche loro.” I figli sono sempre coinvolti nei maltrattamenti: indirettamente, perché assistono alle violenze contro la madre o direttamente, perché le subiscono anch'essi; possono rimanere a loro volta feriti cercando di difendere la madre. In un caso su due di violenza domestica anche i figli vengono maltrattati In più della metà delle famiglie in cui la madre è maltrattata anche i figli subiscono violenze fisiche e/o sessuali da parte del padre: le violenze sui figli possono iniziare dopo la separazione, in occasione proprio degli incontri con il padre e sono un modo da parte dell'uomo per esercitare ancora potere e controllo sulla donna, anche dopo che se n'è andata. Circa il 90% delle aggressioni in famiglia denunciate dalle donne alle Forze dell'ordine si sono verificate in presenza dei figli: l'assistere ad episodi di violenza del padre contro la madre è per un bambino un'esperienza traumatica; vive in un clima di paura e di tensione, perché non comprende quanto accade e spesso pensa di essere la causa degli atti violenti. La violenza domestica priva i bambini di un ambiente sicuro in cui giocare, crescere e vivere serenamente la propria infanzia. Il bambino può assumersi responsabilità da adulto cercando di proteggere la madre e i fratelli dalle violenze, può esprimere rabbia e aggressività in casa o a scuola con i compagni o chiudersi in sé stesso ed essere eccessivamente tranquillo e passivo; può avere problemi del sonno, incubi ricorrenti, disturbi dell'alimentazione, difficoltà scolastiche. “Mi picchia , ma con i bambini è buono” questo dicono spesso le madri che si rivolgono ai centri antiviolenza: ricordati che mostrare affetto e attenzione verso i propri figli non può compensare il fatto che, facendoli assistere alla violenza, si nega loro il diritto a una infanzia felice. Il bambino vittima o testimone di atti violenti non diventerà necessariamente un adulto che esercita o subisce violenza, ma è dai genitori che impara come muoversi nel mondo e come comportarsi con gli altri. 9 Perché non lo lasci? “Ho paura che possa diventare ancora più violento se tento di lasciarlo” “Non ho un lavoro, non ho una casa mia” “Temo di perdere i miei figli” “Spero sempre che lui cambi” “Penso di essere una pessima moglie e una cattiva madre e quindi di meritare i maltrattamenti (è quello che lui continuamente mi ripete)” “Mi vergogno a parlane e temo che nessuno mi crederebbe” “Non so a chi chiedere aiuto, mi sento sola, non ho amici e non posso rivolgermi ai miei familiari” “Penso che devo sopportare per il bene della famiglia” Se ritieni di essere l'unica a vivere o aver vissuto episodi di violenza, se stai pensando che non ci sono soluzioni, se desideri solo che la violenza finisca al più presto: Ricordati che non sei tu il problema! Il percorso di uscita dalla violenza può essere lungo e difficile. Nel 70-80% dei casi le violenze da parte del partner iniziano dopo il matrimonio: la prima reazione della donna di fronte alla violenza è di incredulità, non può ammettere nemmeno con se stessa che l'uomo che ama e con il quale ha fatto un progetto di vita possa farle questo. All'inizio tende a minimizzare, anche perché gli episodi di violenza possono essere intervallati da lunghi periodi di relativa tranquillità e perché, dopo ogni violenza, lui le chiede perdono e giura che non lo farà più. In questa fase la donna non cerca aiuto all'esterno, ma fa leva esclusivamente sulle sue risorse personali, sviluppando delle strategie di sopravvivenza: cerca di evitare le violenze e di prevenirle modificando il proprio comportamento, andando incontro alle richieste del partner, cercando di cambiare se stessa, nell'illusione di poter salvare il rapporto. Con il ripetersi e l'aggravarsi delle violenze, le prime richieste di aiuto sono rivolte a familiari, amici e parenti, poi a medici, assistenti sociali, Centri antiviolenza, infine alle Forze dell'ordine. Le donne raccontano le violenze subite più spesso di quanto si creda; lo fanno quando trovano persone disposte ad ascoltarle e a credere loro, senza giudicarle. Quando si rivolge ai familiari a volte la donna non viene creduta, si sente dire che è lei a provocare la violenza oppure le viene consigliato di sopportare perché è suo dovere mantenere unita la famiglia. Anche quando si rivolge ad una figura istituzionale (Servizi sociali, Forze dell'Ordine, medici...) non sempre le viene offerto un aiuto concreto: frequentemente le risposte sono solo di sostegno morale, di indifferenza oppure negative. Questo fa crescere nella donna il senso di colpa , di vergogna, di isolamento, di abbandono. 10 I tuoi diritti Hai il diritto di essere trattata sempre con rispetto, di avere le tue opinioni e di esprimerle, di guadagnare e controllare il tuo denaro, di prendere decisioni che ti riguardano, di controllare la tua vita, di dire di no. Se ti allontani dal domicilio familiare con i tuoi figli, se questi sono minorenni devi avvertire i Carabinieri o la Polizia o, in caso di convivenza, il Tribunale dei minori. ['importante che tu invii al più presto un telegramma a tuo marito, con il seguente testo: - se avete figli minori "A causa del tuo comportamento violento sono stata costretta ad allontanarmi da casa insieme ai nostri figli per tutelarli; sono reperibile al seguente numero di telefono... (è obbligatorio dare una reperibilità telefonica!); mi riservo quanto prima di iniziare le pratiche per la separazione (se è questa la tua intenzione)". - se non avete figli non sei obbligata a comunicargli la reperibilità telefonica, quindi il testo sarà "A causa del tuo comportamento violento sono stata costretta ad allontanarmi da casa; mi riservo quanto prima di iniziare la prati-che per la separazione". È importante portare con sé carta d'identità, passaporto, patente, libretto di lavoro, titoli di studio, dichiarazione dei redditi, eventuali denunce di maltrattamento e certificazione medica, bancomat, libretto assegni ed eventuali altri documenti (ad es. permesso di soggiorno). Nel caso abbiate un conto corrente cointestato è opportuno che tu apra un conto a tuo nome in una banca diversa e vi trasferisca l'ammontare che ti spetta (il 50% della somma totale in caso di comunione dei beni). Se vuoi separarti: esistono 2 tipi di separazione, consensuale e giudiziale; - per chiedere la separazione consensuale devi presentare domanda (in forma di ricorso) in carta bollata al Tribunale dove tu e tuo marito risiedete, allegando certificato di residenza, stato famiglia, matrimonio; nel ricorso devi indicare le condizioni che avrai preventivamente concordato con tuo marito (affidamento dei figli, assegno di mantenimento, assegna-mento della casa familiare ecc); verrà quindi fissata un'udienza alla quale dovrete comparire entrambi, dopodiché il Tribunale riconoscerà tale accordo. Per questo tipo di separazione non è obbliga-torio farsi assistere da un avvocato (ma spesso è consigliabile). In genere il procedimento dura pochi mesi. - per chiedere la separazione giudiziale devi presentare domanda al Tribunale del luogo di residenza di tuo marito; il Tribunale deciderà a chi affidare i figli minori, a chi assegnare la casa familiare, l'eventuale pagamento dell'assegno di mantenimento in favore tuo o dei figli; Se non hai redditi sufficienti per mantenerti puoi ottenere da tuo marito un assegno mensile. Se i figli vengono affidati a te puoi ottenere da tuo marito un assegno mensile per il loro mantenimento (anche dopo che il figlio è diventato maggiorenne, fino a quando non ha raggiunto l'indipendenza economica), puoi ottenere di continuare ad 11 abitare nella tua casa (anche se il con-tratto d'affitto è intestato a tuo marito), puoi richiedere gli assegni familiari percepiti da tuo marito. Se non versa gli assegni per il tuo mantenimento e quello dei figli, puoi ottenere dal Giudice che sia il datore di lavoro a versarti direttamente una parte della somma stabilita, prelevandola dal suo stipendio. In questo tipo di separazione è obbligatorio farsi assistere da un avvocato; il procedimento può durare anche alcuni anni, ma già nella prima udienza il Presidente del Tribunale emana i provvedimenti provvisori ed urgenti in cui vengono regolati tutti gli aspetti sopra indicati, nell'interesse dei coniugi e dei figli. Se hai bisogno di un avvocato, ma la tua situazione economica non te lo permette, puoi essere assistita gratuitamente, facendo domanda di Gratuito Patrocinio; ne hai diritto quando il reddito familiare (devi sommare tutti i redditi del tuo nucleo familiare) annuo è pari o inferiore a 9.296,22 euro (elevato di 1.032,91 euro per ogni familiare convivente a carico). Il modulo per la domanda va ritirato presso l'Ordine degli Avvocati ( a Belluno ha sede presso il Tribunale), dove potrai richiedere i nominativi degli avvocati iscritti nell'elenco per il gratuito patrocinio. Reati: - procedibili a querela di parte: es. percosse, lesioni guaribili in meno di 20 giorni, ingiurie, minacce, violenza sessuale... questi reati possono essere denunciati solo dalla vittima ed entro 3 mesi dalla data del fatto; la querela può essere ritirata in qualunque momento e comunque fino a prima della sentenza definitiva di condanna. - procedibili d'ufficio: es. lesioni guaribili in più di 20 giorni, alcuni tipi di violenza sessuale, maltrattamento, sequestro di persona, violenza su minori, violenza privata... questi reati possono essere denunciati da chiunque ne venga a conoscenza; i Pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (ad es. medici, assistenti sociali, poliziotti ecc) che ne vengono a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni hanno l'obbligo di denunciarli, anche se la vittima non è d'accordo; una volta presentata la denuncia il procedimento prosegue anche se la persona offesa decide di ritirarla. Se hai subito violenza è consigliabile che ti rivolga a un medico (Pronto soccorso, medico di famiglia, ginecologo...), perché una minuziosa documentazione medica fornisce la prova concreta del maltrattamento, che può diventare cruciale in sede legale: quindi fatti rilasciare ogni volta da un medico il referto che attesti le lesioni riportate. Controlla che il referto contenga tutti i dati necessari: le generalità della vitti-ma, il luogo dove si trova attualmente, il luogo, il tempo e le altre circostanze dell'intervento, le persone che hanno richiesto l'intervento del medico, le modalità del fatto, i mezzi eventualmente usati, la descrizione puntuale delle lesioni (possibilmente con documentazione fotografica), la prognosi. Il medico ha l'obbligo di rilasciarti il referto se glielo chiedi, in caso contrario può essere denunciato per omissione di referto. Inoltre, così come qualsiasi altro Pubblico ufficiale o incaricato di Pubblico servizio (es. assistente sociale, poliziotto ecc.) è tenuto a fare denuncia all'Autorità Giudiziaria solo nel caso in cui, nell'esercizio o a causa delle sue funzioni, venga a conoscenza di un reato procedibile d'ufficio (es. lesioni guaribili in più di 20 giorni, alcuni tipi di violenza sessuale, violenza su minori...). 12 Se ti rivolgi alle Forze dell'Ordine, puoi: - sporgere querela: entro 3 mesi dal fatto se hai subito lesioni guaribili in meno di 20 giorni o minacce, entro 6 mesi se hai subito violenza sessuale; - fare una semplice dichiarazione dei fatti: in questo modo rimarrà un verbale che ti servirà da elemento di prova per avviare una procedura penale in un secondo momento; Ricorda che se si tratta di un reato procedibile d'ufficio, il poliziotto ecc. è obbligato a fare denuncia anche se tu non sei d'accordo. Reato di maltrattamenti (art. 572 c.p.): per poter parlare di reato di maltrattamenti è necessario che i maltrattamenti (intesi come tutti quei fatti che producono sofferenze fisiche o morali) si siano ripetuti nel tempo (non è sufficiente un unico episodio); si parla di "condotta abituale". È un reato procedibile d'ufficio. Con la legge n.154 del 2001 è possibile ottenere l'allontanamento del maltrattatore (coniuge, convivente o altro familiare) dalla casa ( anche se ne è esclusivo proprietario) ed eventualmente anche dal luogo di lavoro, domicilio, istruzione della vittima e dai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima o dai figli; inoltre l'autore dei maltratta-menti può essere obbligato a versare un assegno periodico a favore di chi resti privo di mezzi adeguati, anche se non vi sono figli e anche prima dell'eventuale separazione. La richiesta di allontanamento può essere presentata sia al Giudice civile che al Giudice penale (non è quindi obbligatorio denunciare il violento per ottenerlo). Violenza sessuale: il reato di violenza sessuale nei confronti di donna maggiorenne è procedibile su presentazione di querela da parte della donna (cioè la denuncia può essere fatta solo dalla vittima), la denuncia deve essere presentata entro 6 mesi dal fatto ed è irrevocabile. In alcuni casi però la violenza sessuale diventa perseguibile d'ufficio: - quando è connessa ad un delitto perseguibile d'ufficio (es. rapina, sequestro di persona, uso di armi, tentato omicidio, lesioni guaribili in più di 20 giorni, maltrattamento, sfruttamento della prostituzione, atti osceni in luogo pubblico...); - se compiuta da 2 o più persone (violenza di gruppo); - se commessa da pubblico ufficiale o da incaricato di pubblico servizio nell'esercizio delle sue funzioni (poliziotto, medico, insegnante...); - quando la vittima ha meno di 14 anni; - se il fatto è commesso dal genitore anche adottivo o dal di lui convivente, dal tutore, ovvero da persona a cui il minore è affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza o custodia; - quando l'atto sessuale è compiuto con un minore di età compresa tra i 14 e i 16 anni in cambio di denaro o di altra utilità economica. Se sei vittima di molestie sessuali sul luogo di lavoro puoi: - fare denuncia alle Forze dell'Ordine; - rivolgerti al Comitato di Parità della tua azienda, previsto in quasi tutti i contratti; - rivolgerti al Coordinamento donne del Sindacato. 13 Non sei sola: chi ti può aiutare Se hai vissuto situazioni di questo tipo probabilmente hai bisogno di qualcuno che ti ascolti, ti comprenda e ti creda. Uscire dalla violenza si può: riprendersi la vita è un percorso faticoso ma sempre possibile. Le case e i centri antiviolenza sono centri di accoglienza gestiti da gruppi di donne, dove puoi trovare ascolto, sostegno e un aiuto concreto. Offrono colloqui di accoglienza per chiarire insieme i problemi e definire le tappe di un percorso di uscita dalla violenza, consulenza legale (diritti e doveri dei coniugi, separazione, divorzio, affidamento dei figli, ecc), gruppi di auto-aiuto, colloqui di consulenza psicologica, garantendo l'anonimato e la riservatezza. Nei Centri che dispongono di una Casa rifugio viene offerta alle donne (sole o con figli) che si trovano in situazioni di pericolo anche ospitalità temporanea in residenze ad indirizzo segreto. Nel sito: www.women.it/casadonne/comecitrovi puoi consultare la mappa dei Centri antiviolenza d'Italia, compreso il nostro: www.bellunodonna.it Uscire dalla violenza è possibile, insieme ad altre donne è più facile. 14