Anno IV - Numero 127 - Sabato 30 maggio 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Vaticano
Attualità
Economia
Medjugorje: Papa
pronto alla svolta
Blatter resta
al vertice Fifa
Il Pil migliora?
Fumo negli occhi
Traboni a pag. 4
Di Giorgi a pag. 5
Sarra a pag. 8
DALL’ANTIMAFIA SCONTRO APERTO CONTRO IL PREMIER: A SINISTRA USANO LE ISTITUZIONI PER REGOLARE I CONTI AL LORO INTERNO
di Francesco Storace
hi di spada ferisce, di
spada perisce. Matteo
Renzi ha smesso di
sorridere e da ieri si
è rinchiuso in bagno
perché se la sta facendo letteralmente sotto. La Bindi gli
ha provocato un pandemonio
a 48 ore dal voto e adesso la
vorrebbe uccidere. Il premier
aveva appena dichiarato che
gli “impresentabili” delle Regionali che l’antimafia avrebbe
reso noti non erano un problema perché nessuno li
avrebbe eletti. È sbiancato in
volto quando gli hanno detto,
poco dopo, che nella lista c’era
pure Vincenzino De Luca.
È una commedia a tre, tutta
interna al Partito democratico,
che sprofonda come merita
nella vergogna per la pretesa
di rappresentare il partitoStato. Da ieri è in corso una
rissa gigantesca attorno alle
spoglie di De Luca, della Bindi,
di Renzi.
Il primo è davvero uno strano
personaggio. Sempre pronto
a fare la morale agli altri, pensa
di poter continuare ad imbrogliare il mondo con un atteggiamento strafottente. Ha ingannato persino i cosiddetti
moderati, voltagabbana in verità, tra cui pure una nostra
vecchia conoscenza, Carlo
Aveta (poverino, costui aveva
annunciato una svolta per la
legalità, si è trovato a badogliare sostenendo il peggiore
di tutti). De Luca ha non solo
la nota condanna che lo sottopone ai fulmini della legge
Severino, ma ha sul groppone
pure un processo per concussione che lo ha reso impresentabile agli occhi della Bindi.
Che prima ha annunciato di
voler querelare, salvo poi rin-
C
graziarla per avergli fatto guadagnare centomila voti. Un po’
confuso, il ragazzo.
Poi, la stessa Bindi, che se da
un lato ha fatto una mossa da
politica consumata e abbastanza spregiudicata contro
Renzi, dall’altro ha dimostrato
quanto siano pericolosi i personaggi più in vista nel Pd.
Usano le istituzioni a loro piacimento, si scannano da luoghi
che dovrebbero essere terzi
rispetto al conflitto politico,
sono indegni di governare.
Per finire, Matteo Renzi, al
quale tutto lascia prevedere
che resterà solo un glorioso
harakiri sulle colline di Firenze. La sua antipaticissima supponenza, l’arroganza rivendicata, la presunzione sconfinata
lo faranno finire in malo modo.
Domani il Pd perderà le Regionali per le sue vendette
interne. A pensarci bene, lui
la praticò a palazzo contro Enrico Letta, la sconterà nei seggi
elettorali.
Non è una bella pagina per la
democrazia italiana, che si avvita su se stessa, nei conflitti
interni al partito che sognava
di dominare la nazione dopo
averci scodellato l’Italicum.
Dovranno rifare i conti, l’oste
ce l’hanno in casa ma il vino è
avariato.
Peccato che dall’altra parte
non ci sia ancora la consapevolezza di poter tornare a governare, di fronte ad avversari
così scapestrati e senza il minimo senso delle istituzioni. Il
rischio vero che adesso corre
il centrodestra è quello di farsi
soppiantare dai grillini. E sarebbe un delitto.
Sbrighiamoci a rifare una destra, che se ne sente il bisogno.
Maledetto il giorno in cui fu
sciolta Alleanza nazionale.
(Altri servizi a pag. 2)
I GUAI LASCIATI DALLA FORNERO
Esodati,
dramma infinito
Colosimo a pag. 4
HARAKIRI
Vendetta della Bindi che fa pagare a Renzi la sua arroganza,
bollando De Luca come impresentabile. Il Pd verso la sconfitta,
occhio ai grillini. Quel maledetto scioglimento di An
GERMANIA E FRANCIA TENDONO UNA MANO, USA PIÙ PREOCCUPATI. ITALIA FUORI GIOCO
La Grecia agita (poco) i sonni europei
ngela Merkel e Francois Hollande
hanno offerto aiuto alla Grecia per
arrivare a una soluzione della vicenda ellenica. Così il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert ieri, al termine dell’ennesima serie di incontri per
cercare di venire a capo di una situazione
sempre più complicata, non solo per la
Grecia, ma per tutta l’Europa e la sua
sempre più claudicante moneta. Gli sforzi
sono quelli di far rimanere Atene nell’euro
e, più in generale, di non stravolgere
troppo gli assetti del vecchio continente.
Una preoccupazione, quest’ultima, che
inizia ad attanagliare anche Washington.
La Grecia e i suoi creditori dovrebbero
trovare in fretta un "accordo generale e
lasciarsi un po' di tempo per lavorare sui
dettagli prima che arrivi la scadenza",
ha detto infatti il segretario al Tesoro
americano, Jack Lew, a margine del G7.
Dai giochi rimane esclusa l’Italia, vista la
scarsa, praticamente nulla, credibilità in-
A
ternazionale dl governo Renzi. Ieri Padoan
ha cercato di infilarsi nella partita con
questa dichiarazione: "Noi siamo assolutamente pronti a sopportare qualunque
shock esogeno se ci saranno ripercussioni
sui mercati. Sulla sostanza l'accordo con
i creditori non è ancora vicino e il tempo
scarseggia". Parole di circostanza, insomma, che infatti non hanno trovato
nessuna eco negli alleati europei.
Dal canto suo, il commissario Ue agli
Affari economici, Pierre Moscovici, in
un'intervista a Bloomberg tv, ha sottolineato
come "Il negoziato continua, abbiamo
fatto passi avanti, ma c'è ancora strada
da fare su una serie di riforme, incluse le
pensioni. E' chiaro che rimane poco tempo e la liquidità della Grecia si asta esaurendo".
Per il presidente della Commissione Ue,
Jean Claude Juncker, intervenuto in una
conferenza stampa con il premier giapponese Abe, "la situazione è complicata,
ma mi aspetto che i nodi vengano risolti
nei prossimi giorni o nelle prossime settimane".
Più realista del re il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al
termine del G7 finanziario, che ha rivelato come “i ministri delle Finanze
del G7 hanno discusso solo pochi
minuti della Grecia”. Praticamente come
se fosse tutto già deciso.
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Sabato 30 maggio 2015
ATTUALITA’
TUTTI - O QUASI - SUL CARRO RENZIANO E CONTRO ROSY BINDI, DIFESA INVECE DAL RESTO DELLA SINISTRA
“Impresentabili”, scoppia la faida nel Pd
Vincenzo De Luca denuncia per diffamazione la presidente della Commissione antimafia
ono 17 i candidati alle elezioni Regionali di domani
che, secondo il codice messo a punto dalla commissione Antimafia, risultano
"impresentabili", ovvero con procedimenti giudiziari a carico. La lista è
stata diffusa dalla commissione dopo
l'ufficio di presidenza, al quale è seguita anche una conferenza stampa
della presidente Rosy Bindi. La lista
è formata da candidati alla regione
Puglia (quattro) e Campania (13): i
nomi sono Vincenzo De Luca, pd,
candidato alla presidenza della Regione Campania, Antonio Ambrosio
di Forza Italia, Luciano Passariello
di FdI, Sergio Nappi di Caldoro presidente, Fernando Errico di Ncd,
Alessandrina Lonardi di Forza Italia,
Francesco Plaitano di Popolari per
l'Italia, Antonio Scalzone e Raffaele
Viscardi entrambi di Popolari per
l'Italia, Domenico Elefante di Centro
democratico-Scelta civica, Biagio Iacolare dell'Udc, Carmela Grimaldi
della lista Campania in rete e Alberico Gambino della lista Fdi.
Immediata è scoppiata la guerra intestina al partito democratico, tra i
renziani e Rosy Bindi, una delle più
ferme sostenitrici della minoranza
interna. A spron battuto è subito
partito Vincenzo De Luca, ovvero il
nome più roboante tra i 17 della
lista: ''Ho dato mandato al mio legale
di querelare per diffamazione la signora Bindi. Io sfido la signora Bindi
ad un dibattito pubblico, entro la
mattinata di domani, per poterla
sbugiardare, e dimostrare che l'unica
impresentabile è lei. Mi pare evidente che questa campagna di aggressione, che sarebbe stata eccessiva anche per Totò Riina, ha un solo
obiettivo: cercare di mettere in difficoltà il Governo nazionale e Renzi.
L'aggressione vera è al segretario
del partito'', ha detto Vincenzo De
Luca.
A proposito di Renzi, in mattinata il
premier si era detto certo che nessuno degli impresentabili sarebbe
stato eletto e su De Luca aveva sottolineato che 'con lui la vittoria è
meno sicura ma sa governare'. Poi,
sulla sua email, ha aggiunto: "Mai
visto dibattito così autoreferenziale
S
e lontano dalla realtà" come quello
sui candidati impresentabili. Perché
sono pronto a scommettere che
come tutti sanno ma nessuno ha il
coraggio di dire nessuno di loro nessuno! - verrà eletto. Sono quasi
tutti espressioni di piccole liste civiche".
Il presidente del Pd, Matteo Orfini,
ha dichiarato: "Come noto non ho
mai avuto un buon rapporto con De
Luca. Ciononostante, quello che sta
accadendo in queste ore è davvero
incredibile. L'iniziativa della presidente della commissione Antimafia
ci riporta indietro di secoli, quando
i processi si facevano nelle piazze
aizzando la folla".
Contro la Bindi anche Ernesto Carbone, della segreteria nazionale del
pd: "Bindi sta violando la Costituzione, allucinante che si pieghi la
commissione antimafia a vendette
interne di corrente partitica".
Per il capogruppo pd al Senato, Luigi
Zanda, “enunciare i candidati impresentabili è cosa necessaria e giusta", ma che lo faccia l'Antimafia è
opinabile e ancor più che nella lista
entri chi ha procedimenti in corso e
non per mafia. Ed è pura barbarie
politica che ciò avvenga con questa
tempistica”.
Sempre da sinistra altre voci, ma
differenti: "Se i partiti - tutti i partiti
- adottano un codice condiviso di
valutazione delle candidature è compito di chi esercita funzioni istituzionali applicare quelle indicazioni. Rovesciare adesso sulla commissione
antimafia e sulla sua presidente accuse pesanti è sbagliato e alimenta
un clima intollerabile. I processi si
fanno nei tribunali. I cittadini sono
chiamati a valutare persone e programmi e hanno una responsabilità
fondamentale nelle loro mani", ha
detto Gianni Cuperlo, appena uscito
dal Pd.
Per Nichi Vendola, leader di Sel "il
linciaggio della presidente della
commissione Antimafia ad opera
del suo stesso partito, è una vergogna
assoluta".
Dal centrodestra le voci di Berlusconi,
Brunetta e Salvini: "Non sono tra
quelli che gridano allo scandalo per
gli Impresentabili nelle liste; in ogni
caso ce ne sono molti di più a sinistra
che nel centrodestra. Io sono un garantista, serve una sentenza definitiva
per definire colpevole una persona".
Per il leader della Lega: "Non ci
sono leghisti fra i candidati "impresentabili". Ne ero sicuro”. Per il capogruppo di FI alla Camera, Renato
Brunetta,“Con questa rissa il Partito
democratico non è più legittimato a
governare il Paese perché proprio
dal Pd stanno arrivando attacchi feroci e insultanti contro una Commissione bicamerale e contro la sua
presidente, Rosy Bindi. Renzi e i suoi
hanno causato un problema istituzionale che difficilmente potrà risolversi nelle prossime settimane.
Con quale faccia si ripresenteranno
a Palazzo Chigi da lunedì? Faranno
finta di nulla?”.
E Rosy Bindi? "Nessuna iniziativa è
stata presa in modo autonomo dalla
presidente Bindi". ha detto la stessa
presidente della commissione Antimafia dopo le critiche che le sono
state mosse in seguito alla pubblicazione della lista degli impresentabili. "L'Ufficio di presidenza, allargato ai capigruppo, ha condiviso
tutte le procedure nelle diverse fasi
del percorso di verifica", ha chiarito
l'ex ministro.
IL COMMENTO
Storace: “Si deve
dimettere Renzi”
e Luca impresentabile,
si deve dimettere Renzi”, ha twittato Franesco
Storace. Che poi, sulla sua pagina
facebook, ha scritto ancora: "Matteo Renzi avrebbe dovuto dimettersi cinque minuti dopo l'annuncio che Vincenzo De Luca è
nella lista degli impresentabili
resa nota dalla commissione parlamentare antimafia. Con la sua
arroganza, il presidente del consiglio aveva in animo - ora chissà
- di esporre una regione di sei
milioni di italiani al rischio di essere governata da chi non solo
non ne avrebbe titolo giuridico,
ma è persino accompagnato da
una qualifica che pretendeva di
riservare agli avversari.
“Renzi se ne deve andare a casa,
un presidente del Consiglio che
sfida il popolo e l'etica non ha
“D
alcun titolo per restare al suo
posto. Il suo compare di partito,
Carbone, chiede le dimissioni
della Bindi, accusandola di piegare la commissione antimafia a
logiche interne correntizie. Si
potrebbe con la stessa sicurezza
- o faccia tosta - dire che il Pd
pretenda di piegare una commissione parlamentare bicamerale ai desiderata di partito.
“La realtà è che Renzi ha sbagliato
tutto. Se fin da stamane si era avventurato a dire che tanto gli impresentabili non saranno eletti, è
quantomeno il segnale che lui e
la Bindi nemmeno si parlano. La
Bindi sa custodire un segreto, Renzi non sa scoprirlo. Morale: il premier non votato da nessuno deve
andarsene a casa. Oggi. Subito.
Fra cinque minuti e non di più",
chiosa il leader de La Destra.
AVVISO DI GARANZIA PER IL PRESIDENTE EXPO 2015 SPA, I PM MILANESI: SPESE PERSONALI SCARICATE SULLA SUA SOCIETÀ FARMACEUTICA
Evasione fiscale, indagata Diana Bracco
iana Bracco, industriale
attiva nel settore farmaceutico, nonché numero
uno di Expo 2015 Spa, è indagata per evasione fiscale in
qualità di presidente del consiglio d’amministrazione della
Bracco Spa nell’ambito di un’inchiesta della procura di Milano.
Per fatti che si riferiscono al
periodo 2008-2013.
Al centro delle indagini nessun
legame con l’Esposizione Universale, ma una serie di fatturazioni per lavori eseguiti nelle
sedi della società farmaceutica
per un totale di 3 milioni di
euro. La tesi degli inquirenti è
che le spese contabilizzate fossero invece relative a lavori su
case e barche.
D
Un’indagine chiusa lo scorso
marzo, con un sequestro preventivo da circa un milione di
euro, salito agli onori delle cronache soltanto adesso.
Fonti giudiziarie, intanto, sottolineano che la società Expo
2015, presieduta dalla Bracco,
non è in alcun modo coinvolta
nell’inchiesta.
Insieme a lei è iscritto nel fascicolo aperto dai pm meneghini pure Pietro Mascherpa,
presidente della Bracco Real
Estate srl, società riconducibile
all’industriale e attiva nel settore
immobiliare. E ancora, coinvolti
anche i 2 architetti dello studio
di progettazione Archibaldo di
Monza: Marco Pollastri e Simona
Calcinaghi.
L’avvocato Giuseppe Bana, che
difende il presidente dell’Expo,
spiega che non c’è stata alcuna
frode fiscale e si tratta di contestazioni riguardanti “l’inerenza
all’attività di impresa di fatture,
situazione non rilevante sotto il
profilo penale. E già definita
con l’Agenzia delle Entrate con
il ravvedimento operoso. Siamo
ancora al termine delle indagini
preliminari e non è ancora stata
formulata la richiesta di rinvio
a giudizio”.
Tant’è, i giustizialisti a priori invocano le dimissioni immediate
dalla carica di presidente di
Expo. Ancor prima che venga
fatta piena luce su una vicenda
tutta da chiarire dai contorni
certamente poco chiari.
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Sabato 30 maggio 2015
ATTUALITA’
A 48 ORE DALLE ELEZIONI SBLOCCATI BEN 905 MILIONI DI EURO PER GLI INTERVENTI DI EDILIZIA
Scuola: ecco i soldi. Guarda caso…
Il sottosegretario pd Faraone - pronto a sostituire la Giannini al ministero - gongola
a guarda un po’ che
combinazione: a 48 ore
dal voto amministrativo
ecco l’annuncio che
arrivano i soldi (e tanti,
e soprattutto a favore delle regioni
in cui domenica si andrà alle urne)
per l’edilizia scolastica. Quei soldi
che dunque fin qui non ci sono stati,
di fatto bloccando anche gli interventi per la sicurezza, che pure Renzi
e i suoi davano come in corso, ogni
qualvolta nelle settimane passate il
soffitto di una scuola è venuto giù.
In arrivo ora ci sono 905 milioni di
euro per le scuole; risorse ottenute
grazie al finanziamento 2015 concesso dalla Bei e sbloccato proprio
ora dalla Cassa depositi e prestiti.
Soldi che serviranno per mettere
in atto i circa 1.300 progetti proposti
dai Comuni e verificati dalle Regioni;
soldi che - solo ora - costituiscono
gran parte della copertura per la
prima annualità del piano triennale
M
per l'edilizia scolastica.
Questi fondi - ha anticipato nel dettaglio Il Sole 24 Ore - provengono
dal cosiddetto 'decreto mutui' del
gennaio scorso. Il contratto consente
"un'anticipazione agli enti locali del
30%, con due erogazioni entro l'an-
no: del 55% e del restante 15%".
L'erogazione avverrà "direttamente
ai Comuni senza passare per le Regioni". Ma, come detto, a 48 ore dal
voto per le regionali… Per il "necessario decreto di autorizzazione
alla stipula dei mutui" bisognerà
aspettare la firma del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, "entro
la prossima settimana". Quindi il
passaggio ai ministeri dell'Economia
e delle Infrastrutture, prima del via
libera degli enti locali per i contratti
di appalto, specifica il quotidiano
economico.
E da viale Trastevere, sede romana
del ministero della Pubblica Istruzione, gongola Davide Faraone (nella
foto), il sottosegretario che Matteo
Renzi vuole ormai sulla poltrona
più alta dello stesso Ministero, al
posto della ex montiana Giannini.
Per Faraone questi soldi costituiscono "una grande novità rispetto
al passato, variamo la programmazione unica nazionale per l'edilizia
scolastica. Questo vuol dire intervenire in maniera strategica e mirata,
dicendo basta a interventi occasionali". Che poi, a quanto pare e vista
la situazione delle nostre scuole,
anche questi ultimi hanno latitato.
"Vogliamo usare e non disperdere
i finanziamenti, e farlo in maniera
risolutiva”, aggiunge Faraone alla
rivista ‘Edilizia e territorio’, anticipando che verrà stilata una graduatoria unica.
Questa la ripartizione regione per
regione del pacchetto da 905 milioni
(tra parentesi il numero dei progetti
di fatto accolti): Lombardia: 120,6
mln (672) ;Campania: 91,8 mln (511);
Sicilia: 82,7 mln (175);
Lazio: 73,2 mln (297); Veneto: 68,8
mln (503); Piemonte: 64,7 mln (484);
Puglia: 62,3 mln (250);
Emilia Romagna: 57,8 mln (580); Toscana: 56,5 mln (525); Calabria: 42,9
mln (339); Sardegna: 32,2 mln (904);
Marche: 29,3 mln (166); Abruzzo:
26,2 mln (187); Liguria: 23,2 mln
(174); Friuli Venezia Giulia: 22,1 mln
(287); - Umbria: 19,2 mln (127); Basilicata: 14,6 mln (72); Molise: 10 mln
(114);Valle d'Aosta: 6,7 mln (1).
Ig.Tr.
OLTRE LO STIPENDIO, C’ERA ANCHE CHI INTASCAVA FINO A 2.500 EURO AL MESE IN PIÙ DEL DOVUTO
Poliziotti Cgil, soldi in nero per sei anni:
ma lo scandalo esce fuori solo adesso
Rimborsi per ricariche telefoniche, affitto, viaggi, taxi e treno. Non si facevano mancare nulla,
però ora sono stati scoperti e allontanati. Che fine hanno fatto non è dato saperlo
i sono poliziotti e poliziotti. Quelli che per
1.400 euro al mese rischiano la vita ogni
giorno facendosi scivolare addosso umiliazioni e insulti. E altri disonesti che non meritano
di indossare quella divisa. Perché per anni si
sono messi in tasca denaro in nero oltre al loro
stipendio. E’ l’incredibile caso degli (ex) “sbirri”
della Cgil, che oltre al bonifico erogato ogni 30
giorni dal ministero dell’Interno prendevano
2.500 euro in più del dovuto, “senza pezze
d’appoggio” e “senza motivazione”. Per un
totale, tra il marzo 2007 e l’inizio del 2013, che
supera il mezzo milione di euro.
L’indiscrezione arriva direttamente dal Fatto
Quotidiano, che rivela come ad accorgersi dello
scandalo è stato il Collegio nazionale degli
C
ispettori della Cgil, tramite alcuni controlli sull’attività amministrativa del Slip (sindacato italiano
polizia Cgil) nei giorni 14 e 15 maggio 2013, tre
mesi dopo le elezioni politiche. Dove sono
balzati agli occhi malefatte su malefatte. E ancora,
inganni. Con i bilanci tutti in passivo. Roba da
manette strette ai polsi.
Dai controlli è uscito di tutto. “Debiti per 57.159,26
euro” e perfino un “fondo Tfr di € 46.420,43
non coperto dalle attività”. Ma non è ancora
finita, siamo solo all’inizio. Gettati al vento 268.000
€ per viaggi e trasferte sui 296.000 a disposizione
per l’attività politico amministrativa. Le spese
telefoniche ammontano addirittura a 23.000
euro e hanno inciso per il 20% circa sul totale di
quelle generali.
Come se già non bastasse, tutti quei poliziotti
che hanno lavorato nei vertici del Slip prendevano
bustarelle in nero: 935 euro senza alcuna motivazione, altri 100 per le ricariche del cellulare.
Chi più ne ha, ne metta. Altri 30 per diaria fissa
per 22 giorni. Il tutto mentre ai pendolari veniva
rimborsato per l’affitto “una somma di 850 euro
più il rimborso dell’abbonamento del treno”.
Una vergogna.
E la cosa più sconcertante è che in Cgil molti
erano a conoscenza di queste autentiche ingiustizie, illecite. A dichiararlo, il nuovo presidente
del Slip Daniele Tissone, che tiene a precisare:
“Con la nuova segreteria abbiamo sistemato
tutto e allontanato chi rubava i soldi”.
Il caso è chiuso, dunque. Tant’è, la bufera s’è
scatenata soltanto adesso, a 8 anni dallo scoppiare
dello scandalo. Scoperto da poco. E che fine
hanno fatto quei ladri, purtroppo non è dato saperlo. Silenzio assoluto - e disgustoso - anche
Marco Zappa
sui loro nomi e cognomi.
ALLEGGERITA LA “CLAUSOLA ETICA”: FUORI DAL CDA SOLO SE CONDANNATI IN PRIMO GRADO
Quelle giravolte dell’Enel
Il più grande operatore elettrico d’Italia si rimangia la parola
data al Tesoro soltanto un anno fa
ono bastati 12 mesi per
cambiare idea e fare un
passo indietro che ha
del clamoroso. Era stata l’unica ad approvarla lo scorso
anno - al contrario di quanto
deciso da Eni e Finmeccanica
– e adesso la rende meno
severa. Enel ammorbidisce
la “clausola etica” rimangiandosi l’ok dato al Tesoro nel
maggio 2014, che ne aveva
chiesto l’introduzione evitando una terza sconfitta che sarebbe stata a dir poco imbarazzante.
Il tempo passa e le idee mutano. E così il più grande ope-
S
ratore elettrico d’Italia ingrana
la retromarcia e ci ripensa.
Tradotto, non basterà più il
rinvio a giudizio per far decadere o rendere ineleggibile
un membro del consiglio di
amministrazione: ci vorrà almeno una condanna in primo
grado.
Boicottata la proposta dell’esecutivo Letta targata Saccomanni, che “imponeva” a
tutte le “big” controllate dal
Tesoro di schierare in “formazione” pezzi da novanta
coinvolti in procedimenti giudiziari.
Patrizia Grieco, presidente di
Enel, spiega che era necessario rendere la norma “compatibile con le esigenze di
stabilità della gestione aziendale”. Comunque, ha assicurato, gli amministratori “continueranno a essere assoggettati a una disciplina dei
requisiti di onorabilità più rigorosa rispetto a quella applicabile alla generalità delle
società per azioni quotate.
Per le quali venir meno di
detti requisiti è legato alla
condanna con sentenza irrevocabile”.
Insomma, la multinazionale
non sembra aver proprio le
idee chiarissime. Perché la
modifica della clausola etica
appare, in questi termini, insensata. Se è giusto che un
membro del consiglio d’amministrazione debba restare
in sella anche in caso di avviso
di garanzia, illogico è che questi debba dimettersi in caso
di condanna in primo grado.
I soci del colosso energetico
evidentemente ignorano un
diritto fondamentale del diritto
penale secondo il quale un
imputato è considerato “non
colpevole” sino a che non sia
provato il contrario (e quindi
fino a una sentenza di condanna che sia passata in giudicato). Con la presunzione
di innocenza, prevista nella
Costituzione della Repubblica
italiana, in questo caso completamente trascurata.
Le giravolte dell’Enel appaiono inspiegabili. Così come
incomprensibile è la strada
intrapresa un anno fa salvo
poi ritornare su quella che
adesso viene considerata
come la retta via.
E forse aveva ragione lo scrittore francese François de La
Rochefoucauld: “Nella maggior parte degli uomini, l’amore della giustizia non è altro
che il timore di patire l’ingiuMarcello Calvo
stizia”.
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Sabato 30 maggio 2015
ATTUALITA’
ALTRO CHE PROBLEMA RISOLTO, SONO BEN 50.000 GLI EX LAVORATORI ANCORA SENZA PENSIONE “GRAZIE” ALLA FORNERO
Dramma esodati, vergogna senza fine
Non sono bastati 4 anni e 6 decreti governativi per mettere fine a un’autentica tragedia.
Uomini e donne portati alla disperazione e destinati alla sopravvivenza quotidiana
di Federico Colosimo
L’ALTRO PASTICCIO DELLA PUPILLA DI MONTI
a storia degli esodati è una
vergogna senza limiti. Frutto
di quel “capolavoro” targato
Elisa Fornero che ha mandato
sul lastrico migliaia di lavoratori. Un problema irrisolto, ancora
oggi. Dimenticato, trascurato. Anche e
soprattutto dal governo Renzi.
Nonostante i quasi 4 anni che l’Italia ha
avuto a disposizione per riassorbirli, gli
“esodati” esistono ancora. Ben 50.000 gli
ex lavoratori ancora senza pensione, che
si sono riuniti a Roma per manifestare
davanti alla sede dell’Inps per provare a
risolvere la questione una volta per tutte.
Migliaia di famiglie che non hanno più
un’occupazione e un assegno da portare
a casa a fine mese. In balia di un esecutivo che continua a ignorare un dramma non più rinviabile. E adesso tornano
a chiedere buste paga alle condizioni
precedenti la legge Fornero.
E pensare che il governo, solo lo scorso
novembre, sbandierava a gran voce di
aver sciolto definitivamente il nodo
della matassa. Tant’è, tantissime persone
sono ridotte praticamente alla fame.
Ricordate a parole dalla politica ma dimenticate nei fatti concreti. Uomini e
donne messi alla gogna, portati alla disperazione. Privati anche dei loro diritti
costituzionali più elementari e soprattutto privi di qualsiasi reddito.
Facile, per chi scrive, immaginare lo
stato di prostrazione che assale chi è
immischiato in questa tragica situazione
con una famiglia da mantenere e tasse
da pagare. E ancora, mutui in essere da
onorare, bolli, revisioni, assicurazioni
da saldare senza magari avere a dispo-
L
Pure il nodo pensioni
resta ancora da districare
he fine ha fatto il nodo
delle pensioni, dopo l’altro pasticcio della Fornero, sbugiardata dalla sentenza della Consulta? Dopo
il gran parlare di giorni scorsi,
siamo ancora alle… chiacchiere, anche se il ministro
dell’Economia e quello del
Lavoro hanno in sostanza confermato che non è pensabile
ricorrere al ricalcolo di tutte
le pensioni con il solo metodo
contributivo. E su questo, arriva anche la conferma da
parte di Pierpaolo Baretta,
sottosegretario all’Economia
e Finanze: "Il passaggio al
solo metodo contributivo per
il pagamento delle pensioni,
anche di quelle in essere,
non potrà garantire da solo
quella flessibilità che il Governo intende concedere a
partire dal prossimo anno. Il
Ministro del Lavoro e quello
dell'Economia hanno confermato quello che noi sapevamo da tempo: il ricalcolo delle pensioni con il sistema
contributivo in cambio di un
anticipo dell'età pensionabile
è sostenibile solo per gli assegni più elevati. Se appli-
C
Elisa Fornero; nel box, Pierpaolo Baretta
sizione genitori o parenti – con tutte le
vergogne del caso - sui quali poter fare
affidamento. Abbandonate, questa volta
certamente, a un insolito (e desolante)
destino. Destinate alla sopravvivenza
quotidiana, dopo aver lavorato per una
vita intera contribuendo anche alla ricchezza – sperperata – di questo Paese
troppo spesso ingrato. In attesa di ricevere nulla più di quanto gli spetta di diritto, la pensione. E pensare che, per
detta dell’Inps, i soldi per mettere fine
a questa annosa questione ci sono già.
Una storia raccapricciante, con persone
oneste il più delle volte costrette a fare
l’elemosina. E altre che addirittura pensano – o ricorrono – al gesto estremo, il
suicidio.
La colpa è certamente di chi ha creato
questo dilemma, ma anche di chi ancora
non è riuscito a trovare una soluzione
logica, ovvia. Giusta. Nonostante 6 decreti governativi e le solite, infinite
chiacchiere.
cassimo tale principio su tutte
le prestazioni, anche quelle
più basse, arriveremmo all'illogica conclusione di erogare pensioni a malapena
superiori alla pensione sociale. Un risultato iniquo ed
ingiusto perché daremmo lo
stesso importo economico
corrisposto a chi non ha mai
versato contributi previdenziali, cioè che non ha mai lavorato".
Secondo Baretta è più attuabile la proposta, di cui è cofirmatario con Cesare Damiano, sulle pensioni flessibili che
prevede una gradualità, che
invece l’opzione del solo contributivo non avrebbe”.
UNA FONTE VATICANA RIVELA AL GIORNALE D’ITALIA: “LO FARÀ IL 6 GIUGNO, DURANTE LA VISITA A SARAJEVO”
Bergoglio pronto a riconoscere Medjugorje?
Intanto la Commissione d’inchiesta ha terminato il suo lavoro sulle apparizioni che si ripetono
da 33 anni. La Chiesa, che finora non le ha “certificate”, rimane però ancora molto cauta
l Papa a Sarajevo, a due
passi da Medjugorje, parlerà anche delle apparizioni che da 33 anni la Madonna
ripete in quello che allora era
un villaggio oscuro e martoriato
dalla guerra nella ex Jugoslavia
e oggi è uno dei luoghi di fede
più visitati al mondo. Lo rivela
una fonte vaticana al Giornale
d’Italia, in controtendenza rispetto a quanto sostiene l’ufficialità della Chiesa, anche in
queste ore, sempre attenta alla
forma e in linea con il fatto
che la stessa Chiesa cattolica
finora non ha riconosciuto le
apparizioni di Medjugorje. Eppure, sul tavolo di Bergoglio
da alcune settimane c’è il dossier che una apposita commissione ha preparato sui fatti
che si vanno ripetendo nella
cittadina “fra i monti” (questo
il significato del nome Medjugorje) ora in Bosnia-Erzegovina,
miracoli compresi. Dossier che,
almeno nella parte sostanziale,
Papa Francesco – sempre secondo quanto sostiene la nostra
I
fonte, accreditata peraltro da
una frequentazione ultraventennale con quei luoghi – potrebbe in parte rivelare durante
la sua prossima e ormai imminente visita pastorale a Sarajevo,
il 6 giugno prossimo, quando
celebrerà e parlerà davanti ad
almeno sessantamila persone,
tanti quanti sono i fedeli che finora si sono prenotati per
l’evento.
Eppure, come dicevamo, l’ufficialità vaticana è ben altra:
“Non dobbiamo aspettarci che
Papa Francesco parli delle apparizioni di Medjugorje nel
corso della sua visita a Sarajevo.
Il Papa è libero di dire ciò che
vuole e non tocca a me dire
cosa deve fare. Io non mi aspetto riferimenti a Medjugorje",
ha detto il portavoce della Santa
Sede, padre Federico Lombardi, nel corso del briefing
sul viaggio apostolico nella capitale balcanica. “La Commissione internazionale di inchiesta
su Medjugorje, presieduta dal
cardinale Camillo Ruini - ha
aggiunto il cauto
portavoce vaticano
- ha terminato il suo
lavoro e consegnato, per parte sua,
un contributo alla
Congregazione
della Dottrina della
Fede che adesso
continua a svolgere
gli studi e le sue
considerazioni. Normalmente dovrebbe arrivare con la
Plenaria della Congregazione una
qualche conclusione. Al momento
non ho nessuna
previsioni di tempi
e di modi specifici
in cui potrebbe farlo”.
Secondo padre Lombardi, il
viaggio del Papa sarà piuttosto
“un messaggio di pace, di convivenza, di riconciliazione e di
ricostruzione per il futuro comune della Bosnia. Una visita
molto significativa poiché Sarajevo è, per la sua storia, il
luogo dove parlare di guerra,
di pace e di riconciliazione ma
anche di dialogo ecumenico
e interreligioso”. Ecco perché,
spiegano ancora dal Vaticano,
del seguito papale faranno parte anche i cardinali Jean Louis
Tauran e Kurt Koch, rispettivamente presidente dei Pontifici
Consigli per il dialogo interreligioso e per l’unità dei cristiani.
Padre Lombardi, con riferimento alle eccezionali misure
di sicurezza previste per questa
visita, ha poi previsto che al
termine della messa nello stadio di Sarajevo, Bergoglio comunque “farà in jeep aperta,
che normalmente usa in piazza
san Pietro, il giro di campo per
salutare i fedeli”.
Ma torniamo a Medjugorje e
all’attesa che – soprattutto tra
le centinaia di migliaia di fedeli
italiani che ogni anno e sempre
più numerosi salpano da Ancora o Bari e da qui verso il
luogo delle apparizioni – serpeggia per una eventuale parola del Papa su questo fenomeno mariano che, come indicano fior di testimoni, è soprattutto legato alla conversione
dei cuori e alla riscoperta della
preghiera e della confessione.
Alcuni giorni fa sul tema si è
espresso anche il cardinale
Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo che, nel corso di una
conferenza stampa convocata
per parlare della visita del
Papa, alla domanda su Medjugorje ha risposto: “Non posso
parlarne, poiché ho fatto parte
della commissione e sono legato dal segreto. La commissione ha terminato il suo lavoro
e lo ha presentato alla Congregazione per la dottrina della
fede, che lo inoltrerà al Papa, il
quale esprimerà il proprio giudizio. Ma, Medjugorje non ha
nulla a che fare con questa visita”. All’ombra del Cupolone,
però, c’è chi la pensa diversamente. Molto diversamente.
Igor Traboni
5
Sabato 30 maggio 2015
ESTERI
COLPO A SORPRESA: DOPO IL PRIMO VOTO, IL PRINCIPE ALÌ RITIRA LA CANDIDATURA, CONSEGNANDO LA PRESIDENZA ALL’INGLESE
Vittoria bianca di Blatter
“Non sono perfetto ma nessuno lo è. Sarò al comando di questa nave, la riporteremo al largo”
di Cristina Di Giogi
olpo a sorpresa: Blatter
resta presidente della
Fifa. Il principe Alì si è
infatti ritirato dalla competizione. Non c’è stato
quindi bisogno della seconda votazione. Blatter, in carica dal ’98,
viene così confermato per il quinto
mandato di fila e guiderà la federazione mondiale fino al 2019.
Un congresso, il 65esimo, che resterà
nella storia della Fifa. Una giornata,
quella di ieri, piena di tensione. E
non solo per il clima che si respirava
tra i rappresentanti delle confederazioni nazionali. I 209 votanti, riuniti
in gruppi tra i quali si sono susseguite caotiche e frenetiche consultazioni, erano divisi in due fazioni:
la prima a sostegno dell’inglese
Sepp Blatter e la seconda in appoggio del principe Alì Hussein di
Giordania, attuale vicepresidente
dell’organizzazione.
Il presidente uscente si è più volte
appellato all’unità e alla vigilia del
voto si presentava come il favorito,
nonostante la bufera scatenata sui
vertici della Fifa dall’inchiesta americana su corruzione e tangenti (a
suo carico non ci sono comunque
ipotesi di reato, anche se sono in
molti ad opporsi alla sua gestione
“clientelare” della Fifa): a suo favore
erano schierati la Russia di Putin,
l’Africa, l’Asia, il Sudamerica e
l’Oceania. Il suo avversario, appoggiato tra gli altri dalla Uefa di
Michel Platini (“Potremmo boicottare i prossimi mondiale”, ha dichiarato l’ex campione francese,
C
sostenuto anche dal collega inglese
Greg Dyke), partiva in svantaggio:
anche l’Europa non era infatti compatta nel sostenere la sua candidatura, mentre era certo il voto di
Usa e Canada. A rendere il tutto un
po’ più incerto, i commenti dei rappresentanti di qualche nazione caraibica, che entrando in Congresso
hanno fatto capire che il loro appoggio a Blatter non era poi così
convinto. Poi, il colpo a sorpresa
del principe che ha lasciato di stucco i congressisti.
Ad aprire i lavori sono stati i discorsi
dei due candidati. Il settantanovenne inglese, che in una relazione
durata circa mezz’ora ha ripercorso
dettagliatamente il suo operato,
non mancando di sottolineare i
dubbi sulla tempistica dello scandalo scoppiato in seguito all’indagine dell’Fbi: “come mai è esploso
proprio a due giorni dal voto? Questa vicenda è un danno per la Fifa,
ma i colpevoli sono gli individui,
non l’organizzazione. E’ stato un
cataclisma, abbiamo anche pensato
ad un rinvio del voto, ma sono felice
di vedere che tutti i delegati alla
fine hanno voluto partecipare. Faccio un appello all’unità e allo spirito
di squadra per poter andare avanti
tutti insieme: dobbiamo uscire dalla
tempesta degli ultimi giorni. Non
sarà facile, ma è per quello che
siamo qui oggi, per risolvere i problemi. Il calcio – ha concluso – ha
bisogno di un leader forte ed esperto: sono a vostra disposizione se lo
vorrete”. Dal canto suo Alì binHussein ha detto di voler essere
OBIETTIVO SUI PAESI BASSI
DAL MONDO
Il “gabbiano” anti-euro:
la destra olandese di Wilders
CILE: STUDENTI IN PIAZZA,
NOTTE DI GUERRIGLIA A SANTIAGO
Il movimento, che ha per simbolo l’uccello con i colori
nazionali, si batte per le tradizioni storiche e la sovranità
uelli che l’Euro No”, era questo il
titolo della copertina della rivista
italiana l’Espresso del 20 marzo
2014, un mese prima delle elezioni Europee
che hanno sancito l’ascesa politica degli schieramenti anti-Ue. Tra le varie formazioni politiche,
dalla Lega Nord al Front National passando
per i Veri Finlandesi e il FPÖ, vi era pure il
Partito per la Libertà (PVV) olandese di Geert
Wilders. Uno schieramento politico di destra,
anti-islamico, anti-immigrazione ed euroscettico.
Il logo rappresenta un Gabbiano con i colori
della bandiera olandese: rosso, bianco e blu.
Le motivazioni politiche di Wilders furono probabilmente influenzate dalla morte di Theo
van Gogh e Pim Fortuyn (rispettivamente un
regista ed un politico), uccisi per le loro idee
politiche. Nel 2004, Wilders lasciò il VVD
(Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia)
per divergenze sul tema dell’adesione della
Turchia nell’UE. Nonostante la fuoriuscita dal
partito, Wilders non abbandonò il seggio parlamentare ma rimase come un “one-man
party” nel Gruppo Wilders per poi fondare il
PVV. Alle elezioni del 2006, il nuovo partito ottenne il 5,9% dei voti e 9 seggi su 150 nella
camera bassa (Tweede Kamer) del parlamento.
Nel 2010 ottenne il 15,5%, diventando il terzo
partito del paese, e nel 2012 il 10,1%. Oggi, il
PVV ha 9 seggi su 75 al Senato e 12 seggi su
“Q
150 alla camera bassa. Al parlamento europeo
il partito di Wilders gode di 4 seggi su 26 e fa
parte dei non-iscritti insieme ad altri partiti
euroscettici come il FN, la Lega Nord, Interesse
Fiammingo, il FPÖ e via dicendo.
Come da “routine”, leggiamo alcune idee politiche del partito su temi caldi:
Leggi anti-Islam. Secondo il partito, il modus
vivendi et operandi degli islamici non è compatibile con le norme giuridiche e le tradizioni
culturali dell’Olanda. Per questo motivo, all’interno del proprio programma politico vi è il
divieto dei veli e del Corano, cosi come la
chiusura immediata di tutte le scuole islamiche.
Sicurezza e Legge. Il partito esige l’introduzione
di un processo di registro delle etnicità di tutti
i cittadini olandesi. Al fine di garantire la
sicurezza dei propri cittadini è fondamentale il
rimpatrio dei criminali di cittadinanza straniera
nei loro paesi di origine, e il registro delle
etnicità di coloro che commettono dei crimini.
Per garantire la reale integrazione degli stranieri
nella cultura olandese, il PVV chiede di avviare
un processo d’integrazione sociale basato su
contratti (vincolanti) di assimilazione per gli
immigrati.
Immigrazione. Con l’obiettivo di tutelare i cittadini olandesi e il mercato del lavoro interno
è indispensabile applicare delle restrizioni
sulla manodopera straniera proveniente dai
un presidente “democratico, trasparente, aperto ed accessibile”,
con l’obiettivo di “rovesciare la piramide” che secondo lui è la Fifa
di oggi.
La giornata, nel corso della quale
si sono vissuti anche alcuni momenti
di tensione – prima con l’irruzione
in sala di due attivisti palestinesi
che chiedevano l’espulsione dalla
Fifa di Israele e poi con un allarme
bomba fortunatamente rientrato –
era tutt’altro che scontata quanto
agli esiti della votazione. Fino ad
una settimana fa i voti per Blatter
erano circa 150 - un consenso che,
alla vigilia del primo scrutinio sembrava essere calato a 135 (dato
questo che poteva mettere a rischio
l’elezione: servivano infatti 139 schede, i 2/3 dei votanti, per passare
alla prima tornata). Un numero di
voti comunque sufficiente per essere
eletti dal secondo turno, per superare vittoriosamente il quale bastava
la metà più uno dei voti (105). Invece
no. Alì si è ritirato e, a quel punto,
Blatter era l’unica candidato. Quindi,
il nuovo presidente.
“Voglio ringraziarvi tutti. E’ stato
un meraviglioso viaggio e voglio
soprattutto ringraziare quanti di voi
sono stati così coraggiosi da votarmi”, ha detto il principe Alì.
Blatter, dal canto suo, ha tentato di
rassicurare i suoi nemici e la pubblica opinione: “Mi piace il mio lavoro, non sono perfetto ma nessuno
lo è. Sono però sicuro che faremo
un buon lavoro insieme, grazie per
la fiducia”. E ancora: “Sarò al comando di questa nave, la riporteremo al largo”.
nuovi paesi membri dell’UE e dai paesi islamici.
Per il PVV la cultura dominante è quella Ebraica-Cristiana. Il programma politico prevede
anche la sospensione e l’abolizione degli stanziamenti delle risorse destinate ai servizi per
l’immigrazione.
Politica estera. Per quanto riguarda il rapporto
con l’Unione Europea, il PVV la pensa come
gli altri partiti di destra europei studiati fino
ad oggi: Uscita dall’UE e uscita dall’euro con
seguente ritorno al fiorino olandese. Il partito
chiede a gran voce l’abolizione del parlamento
Europeo, ritenuto un organo istituzionale antidemocratico, e l’immediata sospensione di
tutte le attività legate all’UE. Suscitò polemiche
l’episodio che vide Geert Wilders protagonista
nel tagliare, in forma di protesta, la stella rappresentante l’Olanda cuscita sulla bandiera
europea. Il PVV ritiene vitale il ruolo della
NATO e intende rimanere all’interno dell’Organizzazione.
In questo periodo storico complesso nel quale
il nostro vecchio continente è minacciato quotidianamente dalla crisi economica globale,
dal terrorismo islamico e dal disarmante immobilismo delle istituzioni europee, il PVV dimostra che l’arma migliore, per poter affrontare
i problemi, è la difesa della sovranità nazionale
e il rafforzamento delle tradizioni storiche e
Claudio Pasquini Peruzzi
culturali.
E’ sfociata in una notte di guerriglia
urbana la nuova manifestazione
di protesta degli studenti cileni,
scesi in piazza per chiedere riforme
del sistema educativo e scolastico.
Il corteo, organizzato a Santiago
del Cile in orario serale (giovedì)
per consentire anche ai lavoratori
di partecipare, si è trasformato
dunque in una battaglia nel cuore
della capitale (nel corso degli incidenti uno studente è rimasto
gravemente ferito). La Confederazione degli studenti cileni, organizzatrice della protesta, da tempo si batte per ottenere la gratuità
dell’istruzione per tutti (al momento
tale vantaggio è riservato solo ad
alcune fasce della popolazione);
solo la scuola elementare è a
carico dello Stato: per portare a
termine il proprio percorso di
studi e laurearsi, quindi, sono in
molti coloro che devono chiedere
prestiti e indebitarsi. A quanto si
apprende, sarebbero alcune decine
i manifestanti fermati.
SLOVENIA: TITO SPARISCE
DAL MONTE COCUSSO
Il nome del maresciallo, Tito realizzato in pietra bianca sul versante
sloveno del monte Cocusso, nei
pressi di Lipizza, è stato cancellato
da un gruppo di italiani. La notizia
è riportata dai media sloveni e
dal Piccolo di Trieste: gli autori
del gesto sarebbero una quindicina
di “neofascisti italiani”, sorpresi
durante l’azione da un abitante
del luogo che ha avvisato la polizia.
Gli agenti avrebbero quindi fermato
e portato in commissariato alcuni
appartenenti al gruppo, rilasciati
però poco dopo perché il sito da
loro distrutto non è formalmente
considerato un monumento ufficiale e non esisteva quindi alcun
reato da contestare ai fermati.
Sull’episodio girano, on line, alcune
versioni e commenti di diversa
provenienza ideologica, che descrivono l’accaduto con toni derisori o accusatori.
ARABIA SAUDITA:
ATTENTATO KAMIKAZE
CONTRO MOSCHEA SCIITA
Un kamikaze si è fatto esplodere,
lanciandosi con un’autobomba
contro la moschea sciita di Dammam, capoluogo della provincia
orientale dell’Arabia Saudita. Secondo quanto riferito alla stampa
da alcuni testimoni oculari, un
addetto al luogo di culto (che,
essendo giorno di preghiera, era
pieno di fedeli), si sarebbe reso
conto delle intenzioni del terrorista
e avrebbe tentato di fermarlo. A
quel punto l’attentatore ha fatto
esplodere l’auto. L’episodio arriva
dopo una settimana dall’attacco
suicida che, nel villaggio di Kudeih,
aveva provocato almeno 20 morti
CdG
in un’altra moschea.
6
Sabato 30 maggio 2015
STORIA
SECONDO RINO ALESSI, GIÀ A QUELL’ETÀ “POSSEDEVA UN FLUIDO MISTERIOSO”
La complessa personalità del giovane Benito
“Carattere d’acciaio, anima di sognatore e di poeta, i suoi coetanei, fatti uomini,
ricordano ancora che a lui ragazzo non potevano mai rispondere di no”
di Emma Moriconi
arliamo ancora dell'età
giovanile di Benito Mussolini e vediamo un altro
passo dello scritto di Rino
Alessi di cui abbiamo cominciato a trattare nei giorni scorsi.
Ecco cosa scrive ancora: "Più tardi
mi colpì il fatto che intorno a lui,
nelle ore in cui il suo estro, uscendo
dal silenzio e dalla solitudine, infilava
decisamente le vie di uno sfrenato
amore per le burle, i giuochi rischiosi,
le azioni manesche ecc., ora delle
esibizioni oratorie e delle esplosioni
polemiche, andassero raccogliendosi, con più adesiva facilità, gl'innamorati, i fanatici, i puri di cuore,
oppure i maliziosi, i pescatori nel
torbido, insomma gli angeli e i diavoli, invece che i moderati, i meditativi, alla cui esigua schiera io e
Riccardo sentivamo di appartenere".
È uno spaccato di un momento importante, che delinea con nettezza
il carattere variegato del giovane
Benito, i suoi umori, la sua adolescenza del tutto particolare, che mostra sicuramente l'originalità del
personaggio. A seguire Alessi si
tuffa nel contesto in cui vivono, riferendo che "certo è che nessuna comunità scolastica in Emilia Romagna,
e forse in Italia, poteva dirsi, più
della nostra, invasa da quei fermenti
politici sovversivi che, allora, andavano sospingendo il Paese a un radicale mutamento di mentalità. Nazionalismo e socialismo si fondevano
negli stati d'animo di una gioventù
ancora capace di gettarsi nell'azione
e di affrontare sacrifici al servizio
dei propri ideali, povera di dottrina,
ma ricca di sentimento, istintivamente avversa al calcolo delle opportunità e ai compromessi del tor-
P
naconto individuale".
In effetti, nella formazione del carattere del giovane Mussolini, molto
influisce certamente l'ambiente che
lo circonda, non a caso la Romagna
è terra di forti impulsi e di inquiete
passionalità. Ma non è solo questo,
che Alessi rileva: andando avanti
nella lettura troviamo nella sua trattazione alcuni temi che saranno poi
oggetto di numerosi studi, sia durante il Fascismo che nei decenni
successivi e che ancora oggi costituiscono oggetto di riflessione e di
discussione. Parliamo del forte
ascendente che Benito ha sempre
avuto sulle persone. Questo risulta
evidente nel periodo del BenitoDuce, moltissimi scrittori, storici,
documentaristi, molte persone di
cultura ne hanno evidenziato questo
aspetto e sotto una duplice angolazione: da una parte c'è sempre stata
nei suoi confronti una forte attrazione
da parte della gente per la sua oratoria, per i concetti che esprimeva,
per la forza che emanava in ciò che
diceva. Dall'altra, fortissima, la carica
di fascino che trapelava da ogni
sua estrinsecazione: dalle sue pose
ai suoi atteggiamenti, tutto riportava
ad una fortissima carica di sensualità,
al punto che illustri nomi hanno
scritto di come questo aspetto uscisse allo scoperto non solo nelle donne
ma persino negli uomini. Un filmdocumentario di cui abbiamo parlato
spesso, "Il Corpo del Duce" di Fabrizio Laurenti, mette in rilievo - tra
le altre cose - proprio questo concetto. Ciò che scrive Rino Alessi del
Benito ragazzo (lontano ancora dal
Benito-Duce in termini temporali
ma evidentemente vicinissimo quanto ad elementi intrinseci e anche
estrinseci), va nella stessa direzione.
Leggiamo insieme: "Gli 'angeli' che
adoravano Benito - scrive - erano
ragazzi che avevano nel sangue l'indomita febbre dell'entusiasmo e
l'inclinazione al culto della personalità. In alcuni casi si trattava di
un'adorazione mistica e carnale a
un tempo. Forse per quei tipi, meno
di una decina, Benito possedeva un
fluido misterioso, in forza del quale
poteva disporre di loro, perdutamente, nelle buone come nelle cattive decisioni".
Di questo argomento riferisce, tra
gli altri, anche la scrittrice Marga
nel suo "Il volo dell'aquila, da Predappio a Roma". A dire il vero sono
numerosissimi gli scritti dedicati a
questo argomento, come dicevamo.
Il nostro intento è però quello di
evidenziare quanto viene riferito in
volumi ormai quasi introvabili, o comunque di difficile reperimento, e
che sono dotati certamente, per tale
ragione, di un certo fascino.Vediamo
dunque cosa scrive Marga: "Carattere di acciaio, anima di sognatore
e di poeta, i suoi coetanei, fatti uomini, ricordano ancora che a lui ragazzo non potevano mai rispondere
di no. Su di loro esercitava un fascino
irresistibile, determinato dalla superiorità e dal carattere singolare
talvolta esuberante ed impulsivo,
tal'altra meditabondo e silenzioso
e mantenendosi lontano dai giuochi
e dalle gaie comitive. Era un ragazzo
strano, incompreso, che nelle notti
stellate trascorreva il suo tempo a
contemplare la volta celeste fantasticando, osservando, pensando".
Ancora molto c'è da dire su questa
epoca della sua vita, troppo spesso
trascurata e a volte male interpretata
e che invece consente di comprendere indubbiamente a fondo la complessa personalità di questo ragazzo
che presto governerà l'Italia per
due decenni.
“EPPURE LA MIA STORIA VERA È TUTTA IN QUEI QUINDICI PRIMI ANNI. DA ALLORA, MI SONO FORMATO. DENTRO DI ME GIÀ C’ERO TUTTO IN GERME”
Solitudine, sulla cima di un campanile
“Non era una posa, ma un bisogno”. In lui c’era “una parte misteriosa che non riusciva a controllare”
ncora relativamente al periodo giovanile
di Benito Mussolini, il volumetto di Rino
Alessi ci racconta di come il giovane
amasse, all'epoca della scuola, ritirarsi il solitudine
in luoghi appartati. Vediamo come il compagno
di classe del futuro Duce riferisce un episodio:
"Un giorno, al convitto, vedemmo Benito percorrere
il tratto del piazzale prospiciente la facciata verso
i colli, con passo leggero, saltellante, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, la giacca tirata
sulla vita. 'E adesso dove va?' chiesi all'amico.
'Vieni a vedere', mi disse. Lo seguimmo a distanza,
con furba aria distratta. Egli conosceva un pertugio
che dal magazzino della legna permetteva di
entrare nella chiesa sconsacrata. Di quella scoperta
si mostrava geloso più di tutte le altre abitudini
che si era creato per difendere il suo insaziabile
bisogno di solitudine. Attraversammo il magazzino,
ci affacciammo alla porticina della chiesa. Era
già scomparso. Trascorso un breve silenzio avvertimmo, in alto, degli scricchiolii, come se
qualcuno camminasse sul soffitto. 'È lui!' dissi a
voce smorzata. 'Una pazzia!' soggiunse Riccardo.
'Guarda in che stato è il soffitto. Una volta o l'altra
lo sfonda. Se piomba di lassù finisce in poltiglia'.
'Ma dove va?'. 'Sul campanile, a ragionare coi
A
barbagianni!'. Si era fatto una specie di nido
nella cella campanaria. Là, sicuro che nessuno
avrebbe mai pensato di raggiungerlo, trascorreva
il tempo libero a leggere gli scritti di Bakunin, di
Cafiero, di Saverio Merlino, la storia della Comune
di Parigi, le vite dei grandi rivoluzionari di tutti i Paesi, i romanzi
veristi di Zola e di Gorki, la 'Morale
dei Positivisti' di Ardigò. Copriva di
appunti opuscoli e articoli di quegli
scrittori di cui non condivideva le
idee, e contro cui si riprometteva di
scrivere o di parlare, fuori, nei comizi,
o nei nostri raduni in collegio". In un
momento successivo, Alessi riferisce
che "le fughe sul campanile di Benito
non piacevano a Valfredo Carducci
il quale, sapendo delle cattive condizioni dei soffitti della vecchia chiesa,
temeva da un giorno all'altro una
disgrazia". Ancora, dice: "Il direttore
seguiva il giovane nella sua nascosta
attività giornalistica sui giornaletti
sovversivi della regione. Si era messo
d'accordo in segreto con l'economo
anarchico per averli. Non condivideva, certo, quelle idee, espresse con un linguaggio violento, qualche volta addirittura rozzo,
ma schietto e mai volgare. Però, in quelle idee,
in quello stile così personale, in quegli scritti,
che egli giudicava comunque bislacchi e biasi-
mevoli, andava scoprendo i segni di una personalità che sopravanzava di gran lunga quella di
tutti gli allievi che fino a quei giorni avevano
sfilato davanti alla sua cattedra". Ancora una considerazione di Alessi è interessante in questo
contesto: "Quella solitudine sul campanile - scrive
- non era una posa, ma un bisogno della sua
anima già formata, tuttavia travolta dai turbamenti
interiori che nessuno sarebbe riuscito a placare.
In quell'anima c'era sicuramente una parte misteriosa che lui stesso non riusciva a controllare".
Margherita Sarfatti (un personaggio di cui abbiamo
parlato tempo fa, estremamente interessante sia
di per sé che per il rapporto che ebbe con Mussolini, di calibro soprattutto intellettuale), nel suo
"DVX" riferisce: "A Forlimpopoli [...] il professore
Carducci, fratello di Giosuè e direttore dell'istituto,
gli voleva bene. Cercava di dominarlo con il ragionamento, di persuaderlo con la bontà. Via via
ch'egli, crescendo, acquistava esperienza degli
altri e dominio di sé, il compito diveniva meno
arduo. 'Eppure - egli osserva pensoso - la mia
storia vera è tutta in quei quindici primi anni. Da
allora, mi sono formato. Sento che quelle furono
le risolutive influenze. Dentro di me già c'ero
tutto in germe".
[email protected]
7
Sabato 30 maggio 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
E’ ORMAI QUESTIONE DI ORE: I POLIZIOTTI HANNO LOCALIZZATO I NOMADI CHE MANCANO ALL’APPELLO
Auto rom killer, braccati i due fuggitivi
La comunità filippina si è ritrovata in piazza del Campidoglio. Sale la rabbia
tra la gente, ieri sono state rinvenute tre molotov vicino al luogo dell’incidente
di Giuseppe Sarra
anca poco. Avrebbero
le ore contate i due
rom che mancano
all’appello. Insieme
alle 17enne già arrestata, erano nell’auto assassina che
ha ucciso la filippina Corazon
Abordo Perez, 44 anni, davanti la
fermata della metro Battistini, mercoledì sera a Roma. I minorenni
sarebbero stati localizzati dalla
squadra mobile, impegnatissima
in queste ore per assicurarli alla
giustizia, sotto la direzione del
questore Nicolò D’Angelo.
Una task force incessante. I poliziotti
hanno lavorato giorno e notte per
individuare e poi localizzare i due
rom. Controlli a tappeto nel campo
tollerato della Monachina (XIII e
XII Municipio) e in quello Cesare
Lombroso (XIV). I fuggenti, però,
sarebbero nascosti in altri luoghi.
Questione di ore, insomma. Non è
escluso che uno dei due, o entrambi,
si consegnino nelle mani della giustizia prima del blitz degli uomini
della squadra mobile.
Secondo voci insistenti, la polizia
non avrebbe preso nemmeno in
M
considerazione l’auto-confessione
di Bato Halinovic, padre di uno dei
due ragazzi. L’uomo non è stato arrestato. Probabile che per lui scattino
le accuse di favoreggiamento o di
autocalunnia.
Restano col fiato sospeso milioni
di italiani, colpiti dalla fuga criminale che ha barbaramente ucciso
la 44enne e ferito altre otto persone, fortunatamente non più in
pericolo di vita. E’ fuori pericolo
anche l’altra cittadina filippina,
trasportata in codice rosso al San
Camillo. La donna ha lasciato la
terapia intensiva ed è stata trasferita nel reparto di ortopedia per
essere sottoposta a un intervento
chirurgico all’omero.
Sta bene anche il poliziotto ferito
durante l’inseguimento. Per lui solo
una forte distorsione alla caviglia.
Continua il pellegrinaggio dei residenti di Prima Valle e dei romani
sul luogo dell’incidente. La tensione,
però, sale con il passare delle ore.
Ieri tre molotov sono state trovate
nascoste in via Francesco Tamagno,
non lontano da via Boccea.
Sul posto sono intervenuti anche i
carabinieri della compagnia Trastevere dopo che una cittadina aveva
segnalato di aver visto alcuni ragazzi
nascondere una busta in un cespuglio. La pattuglia ha trovato tre bottiglie in vetro contenenti del liquido
e alcuni stoppini di stoffa.
Il materiale è stato sequestrato e
portato alla sezione rilievi di via In
selci che analizzerà il contenuto
delle bottiglie. Sono in corso le indagini per rintracciare gli autori
del gesto.
“Giustizia per Cory”. E’ stato il coro
della comunità filippina radunata
ieri in piazza del Campidoglio per
una veglia in ricordo di Corazon
Abordo Perez.
Sventolavano le bandiere con i
colori nazionali della Repubblica
delle Filippine, insieme a qualche
tricolore.
“Siamo qui per manifestare i nostri
sentimenti. Siamo veramente in
grande lutto come comunità”, ha
detto monsignor Jerry Bitoon, pre-
sidente dell’Enfid Italy.
Ha parlato anche Lito, il fratello
della vittima:“Il nostro cuore è troppo spezzato. Non c’è più rabbia né
odio. Io posso perdonare, perché
Dio perdona. Ora voglio solo giustizia. Questo è l’importante”, ha
spiegato.
La famiglia della vittima è stata poi
ricevuta in Campidoglio. Ad esprimere le condoglianze da parte dell’amministrazione comunale non è
stato il sindaco Ignazio Marino, ancora a Philadelphia negli Stati Uniti,
ma il suo braccio destro Luigi Nieri.
Quest’ultimo era presente anche
alla veglia, accompagnato dagli assessori Francesca Danese, Paolo
Masini e Estella Marino insieme ad
alcuni rappresentati delle amministrazioni municipali.
Intanto i campi rom continuano ad
essere presidiati dagli uomini del
113. Paura e tensione pure alla struttura tollerata della Monachina. Su
circa 20 bambini che ogni mattina
vanno alla vicina scuola “Nando
Martellini” accompagnati dal pulmino di Roma Capitale, ieri solo
cinque erano in classe.
La rabbia monta pure sul web. Un
coro unanime: giustizia.
ONORATO (ASSENTE IN CONSIGLIO) DENUNCIA IL VENDOLIANO, CHE VA VIA IN SEGUITO ALL’INDIGNAZIONE DELL’OPPOSIZIONE
Dopo il wrestling, Peciola va in aula
Silenzio da Marino e dalla maggioranza. Il capogruppo di Sel se la caverà
probabilmente con tre sedute di stop, il massimo previsto dal regolamento
a quiete dopo la tempesta.
Dopo il wrestling capitolino
dell’altro ieri, il Consiglio comunale di Roma è tornato a riunirsi.
In Aula era presente anche Gianluca
Peciola (Sel), nonostante i 10 giorni
concessi per il trauma cranico e le
contusioni a ginocchio e spalla destra. Strano ma vero.
Era assente, invece, Alessandro Onorato (Lista Marchini), che dovrà essere operato per una frattura scomposta al mignolo dopo un mese di
ingessatura. Tra i banchi dell’opposizione si respirava un mix di incredulità e indignazione, tanto che è
stato chiesto l’allontanamento del
vendoliano dall’aula.
A quel punto, Peciola ha fatto mea
L
culpa: “Sono colpevole della gravità
dell’episodio che mi ha visto coinvolto. Constato che l’onorevole Onorato non è presente, penso sia corretto quanto chiede l’opposizione,
ovvero che in attesa della riunione
dell’ufficio di presidenza io lasci la
seduta per consentire lo svolgimento
il più possibile sereno dell’Assemblea”, ha spiegato il capogruppo
di Sel, augurando una pronta guarigione a Onorato.
Silenzio dai banchi della maggioranza, come del resto da Marino.
Oltre a definirsi “rattristata” per l’accaduto, il presidente dell’Assemblea,
Valeria Baglio, si è limitato a ricordare
che mercoledì prossimo è prevista
la riunione monocolore dell’Ufficio
di Presidenza. Una sediata, quella
di Peciola contro Onorato, che costerà al vendoliano al massimo tre
sedute di stop, sanzione massima
come da articolo 31 del regolamento
del Consiglio comunale. Un paradosso. Stessa sorte potrebbe toccare
anche al consigliere della Lista Marchini. Per un “vaffa” Marco Pomarici
(Noi con Salvini) venne allontanato
per una seduta. Nulla a vedere con
la sediata lanciata da Peciola.
Onorato, però, non ci sta e non le ha
mandate a dire al vendoliano: “Ho
deciso di denunciare alle autorità
giudiziarie Peciola, non solo per
avermi scagliato addosso una poltrona, procurandomi la frattura scomposta di un dito e un futuro intervento,
ma soprattutto perché non si è nemmeno degnato di chiedermi scusa e
di ammettere le sue gravi colpe”,
ha scritto il consigliere della Lista
Marchini sulla sua pagina Facebook,
aggiungendo: “Ha preferito, invece,
mentire cercando di accusarmi di
una tentata aggressione per provare
a salvarsi la faccia”. Ricordando che
“il sedicente ‘pacifista’ ci ha messo
un attimo a prendere una poltrona e
a buttarmela addosso con violenza
per poi mettermi anche le mani al
collo, tanto che Fabrizio Panecaldo,
capogruppo Pd, urlava: ‘Toglieteglielo
di dosso altrimenti lo strozza’”.
Ad uscirne sconfitta, anche questa
volta, la politica.
FORMIA: L’UOMO ERA ARRIVATO A FARE LO SCIOPERO DELLA FAME CONTRO LA CRIMINALITÀ
Ucciso l’avvocato-paladino della legalità
Era stato vittima di aggressioni e intimidazioni. È stato freddato con un colpo
di pistola alla testa, gli investigatori sono sulle tracce del giovane assassino
stato ucciso con un colpo di pistola alla testa
Mario Piccolino, l’avvocato-blogger paladino della
legalità.
Famoso per le sue battaglie
polemiche sul sito freevillage.it,
il sessantaseienne era arrivato
a fare lo sciopero della fame
È
contro l’illegalità diffusa nella
sua città, Formia (Latina).
Gli investigatori sono sulle
tracce dell’assassino. Intorno
alle 17 e 30, un giovane sarebbe entrato nello studio del
legale in via Conca e, dopo
una breve discussione, avrebbe fatto fuoco davanti a un
assistente.
Ex penalista, si era impegnato
in una battaglia per la legalità
nel sud pontino.
Era una persona scomoda,
Mario. Era stato anche aggredito sei anni fa, sempre
nel suo studio, a colpi di cric
sulla testa, ad opera di un
esponente della criminalità
locale appartenente a una
nota famiglia camorristica.
Nel 2012, un’altra intimidazione. Davanti casa furono
scaricate delle teste di pesce.
A dare l’allarme un assistente
che lavora in uno studio vicino
alla casa di Piccolino. La discussione, poi lo sparo. Immediatamente l’aggressore
si è allontanato velocemente
con la pistola.
Una tragica notizia che ha subito fatto il giro della città. Gli
investigatori non escludono
alcuna ipotesi.
8
Sabato 30 maggio 2015
ECONOMIA
LA RIPRESA È IMPERCETTIBILE, I CONSUMI SONO BLOCCATI. MA C’È CHI PENSA IL CONTRARIO
PARLA IL NUMERO UNO DI WHIRLPOOL FRANCESE
Il Pil cresce solo per le statistiche
“Abbiamo iniziato
uno studio complesso”
Fanno ben sperare i risultati dell’agricoltura, dieci volte più dell’industria
Intanto è spaccatura totale
tra le sigle sindacali
ltre duemila esuberi, con
conseguente chiusura di
quattro stabilimenti, tra
cui quello di Carinaro a Caserta.
E’ quanto previsto nel piano di
ristrutturazione Whirlpool dei siti
ex Indesit. Un piano che sarà ridiscusso nuovamente il 9 giugno
presso il ministero dello Sviluppo,
dove l’azienda dovrebbe presentare “nuove proposte credibili e
tangibili”, il minimo comune denominatore per la riconvocazione
delle parti. Vedremo.
Intanto non fanno ben sperare
le dichiarazioni del presidente di
Whirlpool francese, Andrea Paiusco, che a proposito della situazione italiana ha detto: “E’ una
priorità visto che abbiamo 8 siti
nel Paese. Stiamo lavorando con
il Governo e le parti sociali per
trovare la soluzione migliore possibile per la società e i dipendenti”,
ha scandito Paiusco in un’intervista diffusa sul sito di “Les
O
a matematica non è un’opinione, non c’è dubbio. Ma la realtà
è un’altra. Accade anche in
questa crisi tremenda. Le statistiche, è la volta dell’Istat, fotografano
un’Italia fuori dalla recessione: il prodotto interno loro è cresciuto dello
0,3% nel primo trimestre 2015, +0,1%
in un anno. Sarà.
Ma i consumi sono, e restano, bloccati.
Ininfluente anche il bonus degli 80
euro, la medicina per tutti i mali secondo
alcuni membri del governo Renzi. Non
va meglio nemmeno sul fronte della
fiducia, crollata costantemente in questi
anni tranne qualche raggio di sole.
Aumenta il pil, mentre la disoccupazione è alle stelle, soprattutto quella
giovanile, come confermato qualche
giorno fa nell’ultimo rapporto Ocse.
L
Una crescita comunque stagnante, impercettibile. Le vittime? Le famiglie.
Rispetto al trimestre precedente, i
consumi finali nazionali hanno registrato una lieve diminuzione (-0,1%),
che mostra le difficoltà in cui versano
i nuclei familiari, sempre più costretti
a comprare il minimo indispensabile,
riducendo notevolmente il loro paniere.
Bene gli investimenti fissi lordi, cresciuti
dell’1,5 per cento. Male l’export, vera
boccata d’ossigeno fin qui delle imprese
nostrane. Dal lato degli scambi con
l’estero, infatti, le importazioni sono aumentate dell’1,4%, con un calo evidente
della domanda interna, ma intanto le
esportazioni sono rimaste stazionarie.
Nessun miglioramento, insomma.
Il contributo della domanda estera netta
è stato negativo per 0,4 punti. Dal lato
dell’offerta, si registrano andamenti
congiunturali positivi per il valore aggiunto dell’agricoltura (6%) e dell’industria (0,6%), mentre quello dei servizi
ha segnato una variazione nulla.
Al di là dell’agricoltura (+0,2%), in termini tendenziali è diminuito il settore
delle costruzioni dell’1,6%, quello dell’industria in senso stretto dello 0,4%.
Un lieve aumento anche nei servizi, 0,1
punti percentuali.
Fa ben sperare la crescita dell’agricoltura, addirittura dieci volte in più dell’industria. Ma la luce in fondo al tunnel
è ancora lontana. Lo scenario è desolante, nonostante i soliti annunci e rivendicazioni. Il Paese è ancora fermo.
E’ inutile pensare il contrario.
Giuseppe Sarra
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
Echos”, sottolineando che dopo
l’acquisizione di Indesit, Whirlpool
“ha iniziato un lavoro di studio
rispetto alla sua struttura produttiva in Europa. E’ un lavoro
che è in corso. E’ un studio complesso. Stiamo guardando come
creare una struttura più efficace
per garantire la perennità del tessuto produttivo in Europa”.
La partita dunque si gioca sul
filo del rasoio. Intanto è spaccatura totale tra i sindacati. Nel mirino della Fim e Uil c’è la Fiom,
l’unica sigla sindacale ad aver
partecipato al “faccia a faccia”
con i vertici Whirlpool giovedì
scorso a Firenze.
“E’ un inedito grave e rischia di
complicare ulteriormente una
vertenza già sufficientemente difficile”, aveva attaccato Marco
Bentivogli (Fim Cisl).
Certamente un clima non ideale
in vista della prossima settimana,
sempre più decisiva.
9
Sabato 30 maggio 2015
DALL’ITALIA
BOTTE E PUNTINE SULLE SEDIE PER PUNIRE GLI SCOLARI VIVACI
Salento, bambini maltrattati in asilo
Indagati preside e una maestra, le vittime sarebbero undici alunni della scuola materna di Cannole
di Chantal Capasso
PISA
n’altra triste storia di maltrattamenti su minori nelle scuole
materne. Questa volta lo scenario angusto sembra appartenere all’asilo di Cannole,
piccolo comune nell'hinterland di Maglie, nel Salento.
Rinchiusi in un armadio, costretti persino
a sedere su delle sedie sulle quali erano
state messe delle puntine da disegno.
Sono alcuni dei maltrattamenti che secondo la Procura di Lecce sarebbero
stati costretti a subire 11 piccoli alunni
di una scuola materna. Tali gesti ignobili,
sembrano siano stati commessi da una
maestra, quest’ultima indagata insieme
alla preside della struttura.
I fatti contestati risalirebbero a due anni
fa, emersi alle cronache durante l'incidente probatorio disposto lo scorso ottobre dal gip Simona Panzera. Ai due
indagati il pm Angela Rotondano ha
fatto notificare l'avviso di conclusione
delle indagini. Nel fascicolo, aperto dal
pubblico ministero, viene descritto l'incubo vissuto da undici bambini, da settembre fino a ottobre del 2013, quando
la 60enne è stata trasferita (per ragioni
estranee all'inchiesta) in un altro asilo
della provincia di Lecce (dove continua
a insegnare). Stando all'accusa, l'insegnante inveiva contro i piccoli non solo
a parole con epiteti del tipo “brutto,
stupido”. Li avrebbe anche sculacciati
e colpiti con violenza sulle mani, sul
viso e sullo stomaco.
Ma l’insegnante non è la sola a rischiare
il processo. Al banco degli imputati po-
U
Uccide nigeriana in pineta
fermato un nordafricano
uce sull’omicidio di una
nigeriana avvenuto il
31 marzo a Vecchiano,
in provincia di Pisa: i carabinieri hanno arrestato un
28enne marocchino clandestino e senza fissa dimora,
accusato di aver ucciso la
prostituta africana all’interno
di una pineta.
Stiamo parlando dell'assassino della prostituta di Empoli
uccisa con 14 coltellate la
mattina del 31 marzo scorso
nella pineta tra Vecchiano
(Pisa) e Torre del Lago (Lucca). I carabinieri del nucleo
investigativo pisano hanno
eseguito nei confronti del
28enne marocchino, un provvedimento di custodia cautelare in carcere nella casa circondariale di Livorno, dove
lo straniero detenuto dall'aprile
scorso dopo essere stato arrestato a Cecina (Livorno) con
l'accusa di avere rapinato un
transessuale.
A inchiodare il nordafricano,
senza fissa dimora, ci sarebbero le tracce di sangue sui
vestiti che aveva ancora in-
L
trebbe finire anche il dirigente scolastico
per il reato di omessa denuncia, perché
pur essendo stato informato in più occasioni delle condotte della maestra
non l'ha comunicato all'autorità giudiziaria, né ha preso mai alcun provvedimento per tutelare i bambini, e avrebbe
persino sconsigliato alle famiglie di interpellare la magistratura. I genitori,
dopo aver presentato, invano, un esposto
al preside, alla fine si sono rivolti ai carabinieri affinchè venisse aperta un’inchiesta.
Ora la maestra e dirigente scolastico
avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal sostituto
Rotondano, per produrre documenti,
presentare memorie e documenti raccolti dall'attività di indagine svolta dai
difensori, gli avvocati Carlo Caracuta e
Marco Pezzuto. Scaduti i termini, si aprirà
una nuova fase: il magistrato deciderà
se chiedere il rinvio a giudizio. Le famiglie dei piccoli sono assistite dagli avvocati Luigi Corvaglia e Antonio Costantini.
MAXIBLITZ ANTICAMORRA
PER IL 2 GIUGNO TUTTI AL MARE
Oltre sei milioni di italiani
in partenza per le minivacanze
I tentacoli del clan
sul Comune di Battipaglia
Le organizzazioni criminali controllavano
il voto. Arrestate ottantasette persone
l ponte del 2 giugno come
è tradizione è un’occasione per poter finalmente
godere in anteprima delle
prossime vacanze estive. Ben
oltre 6 milioni di italiani la
pensano così. A renderlo noto
è una ricerca compiuta dalla
Federalberghi dalla quale
emerge che gli italiani, in vista
del week end lungo, passerà
una notte fuori casa, e quest’anno lo farà il 6,6% in più
rispetto lo scorso anno. Fra
loro, quasi il 92% (88% del
2014) rimarrà in Italia e il
7,1% andrà all'estero (10,6%
del 2014). Le mete preferite
sono quelle balneari. Il 58,4%
sceglierà il mare (rispetto al
62% del 2014), il 17% (rispetto
al 12% del 2014) preferirà le
città d'arte, il 12,5% (rispetto
al 14% del 2014) andrà in
montagna. Vacanza al lago
per il 4% mentre il 2% opterà
per località termali e del be-
I
nessere. Chi andrà all'estero
sceglierà le grandi capitali
nel 60% dei casi.
Mentre per quanto riguarda
l'alloggio il 31,6% si farà ospitare da parenti o amici (rispetto al 31,1% del 2014). A
scegliere la struttura alberghiera sarà il 27,1% (rispetto
al 28,7% del 2014), la casa di
proprietà il 17%, i bed and
breakfast con l'8% e l'appartamento in affitto con il 4%.
La spesa media pro-capite
(viaggio, alloggio, ristorazione
e divertimenti) è di 267 euro
(rispetto ai 266 del 2014) di
cui 240 euro (236 nel 2014)
per chi rimarrà in Italia e 650
euro (533 nel 2014) per chi
andra' oltre confine. Il tutto
per un giro d'affari turistico
di circa 1,6 miliardi di euro
per un +7% rispetto al 2014.
La permanenza media si attesterà sulle 3 notti (2,8 notti
Ch.C.
nel 2014).
dosso al momento del primo
arresto e che sono stati analizzati dai Ris. L'uomo stato
individuato, spiegano i carabinieri, grazie a "uno scontrino
fiscale trovato sul luogo del
delitto, le immagini del supermercato che ritraevano il
sospettato e le successive indagini tecniche".
Il marocchino, secondo quanto si appreso, uccise la prostituta dopo che lei gli aveva
rifiutato una prestazione sessuale. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti nel
corso di una conferenza
stampa ieri mattina. El.Ma.
a camorra influiva sulla
vita politica del comune
di Battipaglia, in provincia
di Salerno. Nell ’operazione
della polizia , che ha portato
all’arrestato 87 persone, è
emersa l'influenza che l'organizzazione criminale avrebbe
avuto sull'esito del voto del
Comune di Battipaglia.
Ciò che hanno evidenziato gli
inquirenti è un’anomala gestione degli interessi pubblici
del comune salernitano, in cui
l’associazione, dai connotati
mafiosi, operava in modo preponderante attraverso la coartazione della volontà elettorale oltre alla gestione di stand
pubblici per la distribuzione
di fuochi di artificio.
Per gli sviluppi dell’indagine,
determinanti le dichiarazioni
dei collaboratori di giustizia,
questi ultimi affiliati anche in
posizione apicale nell’organizzazione. Grazie all’attività investigativa coordinata dalla
Procura e
L
a tale collaborazione è stato
accertato che l'organizzazione
avrebbe avuto tra i propri obiettivi il condizionamento del voto
in sede locale, con azioni intimidatorie tese a canalizzare il
voto verso Orlando Pastina,
candidato ed eletto consigliere
comunale di Battipaglia nelle
consultazioni amministrative
del 2009, ma anche il condizionamento dell'attività amministrativa e di governo della
città di Battipaglia.
A questo si aggiungono altre
attività delittuose compiuta
dall’organizzazione. Ottenevano un controllo totale del
territorio, attraverso atti intimidatori espliciti o simbolici
con il solo scopo di assoggettare i destinatari, sia titolari
di attività produttive di reddito
lecito, sia soggetti dediti ad attività delittuose, azioni poste
in essere evocando legami (effettivi) con altre affermate e
pericolose organizzazioni criminali che già avevano operato
sul territorio, i cui capi, benchè
detenuti, erano ancora influenti
nella stessaarea territoriale
(clan Giffoni-Noschese capeggiato da Biagio Giffoni e Bruno
Noschese); nonchè consumando azioni di allarmante violenza
fisica e di danneggiamento a
mezzi e cose.
Sempre nei confronti delle
persone arrestate, pendono le
accuse per ricettazione, la
detenzione ed il porto di armi
da sparo, nonchè al reperimento di altre armi per potenziare la forza d'intimidazione dell'organizzazione; il controllo e la gestione del gioco
d'azzardo in genere e delle
slot machine; il traffico di stupefacenti in forma diffusa e
capillare ed il controllo sistematico di tale attività illecita
sul territorio; il reinvestimento
dei profitti illeciti in attività forCh.C.
malmente lecite.
10
Sabato 30 maggio 2015
DALL’ITALIA
AREZZO: ELEZIONI COMUNALI E POLEMICHE
Il Pd, i musulmani e gli accordi per la moschea
Macrì (FdI): “Hanno fatto un’intesa sottobanco con gli islamici: voti in cambio della costruzione di un luogo di culto”
di Cristina Di Giorgi
e voci che circolano
non sono dicerie e ne
ho la prova: ad Arezzo
c’è l’accordo per realizzare la moschea, gestito sottobanco dal candidato a sindaco PD
Matteo Bracciali”. A parlare in questo modo è Francesco Macrì, esponente di Fratelli d’Italia An Alleanza
per Arezzo, che aggiunge: “la cittadinanza non è al corrente di quanto
accadrebbe se vincesse il centrosinistra, ma all’interno della comunità islamica aretina lo sanno tutti”.
L’oggetto della questione è dunque
la costruzione in città di un luogo
di culto per fedeli musulmani, che
a detta dell’esponente di Fdi sarebbe stata oggetto di un patto tra
autorità religiose musulmane e Pd:
“sono in grado di dire che esiste
un accordo, sebbene da parte del
Partito democratico sia tenuto gelosamente segreto al fine di non
mettere in gioco il consenso di
quella parte di elettorato amico ma
in disaccordo con l’eventuale decisione di edificare una moschea
ad Arezzo”. Si tratterebbe dunque
di un’intesa che il candidato a sindaco Pd avrebbe stretto per ottenere
prima il sostegno alle primarie di
partito ed in prospettiva i voti della
“L
comunità musulmana nella corsa
elettorale contro Alessandro Ghinelli
(lista civica).
“Non è una voce campata in aria. Il
riscontro – spiega Macrì - arriva
da un appartenente alla comunità
musulmana in presenza mia e di
Ezio Lucacci, anche lui candidato
consigliere in Fratelli d’Italia”. Si
tratta di persona ben informata, che
“partecipò alle primarie PD, su sollecitazione dell’Imam in persona,
rivolta a tutti i correligionari, poi
andati effettivamente in centinaia
a dare la preferenza a Bracciali
come candidato a sindaco” proprio
alla luce della contropartita che otterrebbero in caso di sua elezione.
“Bracciali ha il diritto di assumersi
gli impegni che considera più utili
per Arezzo e gli aretini, ammesso
che la moschea sia una priorità.
Ma ha il dovere di dire apertamente
qual è la sua posizione su una questione così delicata, invece di gestirla in segreto e senza l’accordo
con la comunità aretina” dice ancora
l’esponente di Fratelli d’Italia, che
conclude facendo presente che “i
riscontri alle voci circolanti tra i
musulmani non si basano solo sulla
testimonianza di uno di loro. In queste settimane l’attuale sede del culto
islamico ubicata a Saione sembra
essere divenuta un Point Elettorale
Musulmani in preghiera; nel riquadro, Francesco Macrì (FdI)
del Pd, con tanto di distribuzione
ai fedeli di materiale utile per indirizzare a favore di Bracciali il voto
degli aventi diritto a recarsi al seggio. Sfido l’avversario di Ghinelli a
dimostrare il contrario e a dire pubblicamente qual è la sua intenzione
sulla moschea”.
Una sfida questa che l’esponente
del Pd aretino sembra, ad ora, non
aver raccolto. La parola (e la decisione) sta ora agli elettori della cittadina toscana, che domenica 31
maggio si recheranno alle urne per
scegliere il loro Primo cittadino.
PADOVA: LO STORICO LOCALE E LA CRISI
Al “Pedrocchi” niente più caffè al bancone
La nuova gestione sta provvedendo a una ristrutturazione interna che sembra scontentare tutti, clienti compresi
IN BREVE
LA MEMORIA DI RAMELLI
TORNA A BRESCIA
a crisi colpisce anche i locali storici:
sta accadendo infatti che il Pedrocchi, il celebre bar di Padova,
si è trovato a dover subire un terremoto
mai vissuto in precedenza. Il direttore
commerciale, dopo oltre dieci anni di
servizio nello storico stabilimento, ha
fatto sapere di aver sottoscritto il proprio
licenziamento in disaccordo con i responsabili della nuova gestione. Elemento questo che si aggiunge alle tensioni che da mesi rendono problematico
il clima tra i lavoratori del locale: i
quindici dipendenti a chiamata sono infatti sul piede di guerra contro il cambio
dell’organizzazione del lavoro effettuato
dalla gestione milanese del gruppo, che
L
comporta carichi di lavoro eccessivi su
ciascuno di loro: “abbiamo incontrato i
rappresentanti della F&D Group – fanno
sapere in proposito i sindacati – esprimendo le nostre perplessità sul rapporto
sbilanciato tra gli assunti a tempo indeterminato e quelli a chiamata. L’azienda
ci ha detto che ci darà una risposta definitiva nel prossimo incontro”.
A completare il quadro, giunge infine la
notizia che gli avventori non potranno
più prendere il caffè davanti al bancone
dello storico locale. “Da tre settimane –
scrive Felice Paduano sul Mattino di Padova – dal lunedì al venerdì davanti al
bancone della parte storica del ‘Caffè
senza porte’ è affisso un piccolo mani-
festo sul quale è scritto, sia in italiano
sia in inglese, un messaggio inequivocabile: ‘il servizio viene effettuato nella
sala intera e nel plateatico (di fronte alla
pasticceria). Per informazioni, rivolgersi
al personale’. Una scelta aziendale questa
che non consente ai clienti di bere il
caffè davanti al bancone storico o di sedersi ai tavolini con il panno rosso, nello
spazio centrale e nemmeno di bere
qualcosa in sala bianca, dove c’è la
targa in ricordo di Stendhal”. Una scelta
che ha lasciato perplessi (e arrabbiati)
sia i clienti abituali, sia gli avventori
italiani e stranieri che hanno visitato il
locale in questi giorni.
Clara Lupi
Un infame atto vandalico compiuto ad opera di sconosciuti,
che prima hanno imbrattato e
poi sradicato la formella dedicata
a Sergio Ramelli nel percorso
della memoria realizzato nel centro
di Brescia in ricordo delle vittime
del terrorismo. La risposta dell’amministrazione cittadina (di
centrosinistra), dopo le numerose
ed accese posizioni espresse
sulla vicenda (tra esse quelle, riportate sul nostro Giornale, di
Giorgia Meloni e dell’assessore
regionale Viviana Beccalossi) è
arrivata in queste ore a tempo di
record.
La lapide che ricorda lo studente
diciottenne milanese sprangato
a morte quarant’anni fa da militanti
dell’estrema sinistra legati ad
Avanguardia Operaia è infatti già
stata riposizionata, ed è presidiata
dalla Digos cittadina “per evitare
nuovi spiacevoli casi”.
Dalla stampa si apprende inoltre
che Manlio Milani, presidente
della Casa della Memoria (l’associazione che si occupa del Memoriale), ha fatto sapere di aver
sporto denuncia su quanto accaduto e che alcuni esponenti
locali di Fratelli d’Italia hanno
chiesto l’intitolazione di una via
cittadina a Sergio Ramelli.
THYSSENKRUPP, PENE
RIDOTTE IN APPELLO
Sono state ridotte le condanne
per i sei imputati del processo
Thyssenkrupp, secondo quanto
ha deciso ieri la Corte d'Assise
d'appello di Torino. La pena
per l'amministratore delegato
dell'azienda Harald Espenhahn
è scesa da dieci a nove anni e
otto mesi.
All'annuncio, i familiari delle
sette vittime hanno protestato
in aula, trattenendosi a lungo
nel corridoio al piano interrato
del Palazzo di Giustizia di Torino
per protestare. "E' uno schifo",
ha gridato una donna.
Il processo in corte d'Appello
era stato ordinato dalla Cassazione, nell'aprile 2014, al solo
scopo di ricalcolare le condanne
inflitte agli imputati per il rogo
che nel 2007 uccise sette operai.
Le pene oscillano fra i sette
anni e sei mesi e i sei anni e
otto mesi, con una leggera riduzione rispetto alle precedenti
condanne.
"Ci aspettavamo una riduzione
della pena più consistente. Purtroppo invece è quasi impercettibile. E questo ci lascia insoddisfatti", ha detto l'avvocato
Ezio Audisio, difensore di Harald
Espenhahn dopo aver appreso
la sentenza.
11
Sabato 30 maggio 2015
SPETTACOLI
IN USCITA NELLE SALE IL LUNGOMETRAGGIO DRAMMATICO DIRETTO DA SEBASTIANO RIZZO, CON ENRICO LO VERSO
Nomi e cognomi… italiani
La storia di Domenico Riva, giornalista impegnato nel risvegliare la coscienza civile dei cittadini
di Luciana Caprara
l film è incentrato sulla figura
di Domenico Riva, stimato
giornalista che da Milano
rientra, con la sua famiglia
nella terra d'origine, un piccolo paese del Sud Italia.
Tutto il film gioca attorno ai fatti di
una discarica abusiva oggetto di
mire illecite e loschi traffici.
I suoi Nomi e Cognomi sono amore
per la coerenza e per la vita, frutto
di un’inchiesta avviata per far luce
su verità scontrandosi contro un
omertoso sud Italia, purtroppo riconoscibilissimo in quello reale.
In un susseguirsi di successi e insuccessi, vittorie e sconfitte, anche
familiari, Riva porterà avanti il suo
impegno, fino anche a sacrificare
la sua famiglia.
Interpretato da Enrico Lo Verso, il
protagonista è animato dalla volontà
di far luce sui loschi traffici del paese
dove è tornato vivere, come la costruzione di una discarica che potrebbe gettare nelle campagne dei
rifiuti tossici. Sebastiano Rizzo dipana
in 100 minuti circa il percorso di un
moderno eroe tragico che con le
parole colpisce più che con le armi.
Questo protagonista rappresenta la
speranza utopistica di un giornalismo
scevro di condizionamenti esterni e
da compromessi e si erge come
portatore di verità in un contesto
fatto di corruzione e malaffare dal
quale sembra impossibile fuggire.
Le scene del film si svolgono spesso
in ambienti claustrofobici come la
piccola redazione, lo studio di Domenico.
Un monito in ricordo di tutti quei
I
personaggi che per la libertà di
parola hanno perso la propria libertà
individuale, ma che non si sono fermati di fronte a minacce, pagando
spesso un prezzo molto alto.
Nomi e cognomi è un film amaro
ma con un dramma mai portato all’eccesso, reso in modo semplice e
pacato, spesso sotteso.
Attraverso il protagonista il regista
spiega come fare giornalismo d'inchiesta significa scontrarsi con le
dinamiche inumane che fanno parte
della nostra società, correndo rischi
e, spesso, sacrificando ciò che amiamo di più. Tra successi e fallimenti,
vittorie e sconfitte, Riva riuscirà a
rendere onore alla sua professione,
con un coraggio e una dignità degni
di nota.
Sebastiano Rizzo e Camilla Cuparo,
riescono quindi con Nomi e Cognomi
a descrivere perfettamente una realtà
contemporanea, un'opera intensa e
necessaria, che racconta la storia
dei veri eroi della nostra società.
Il regista non si sofferma solo a raccontare una storia ma a descrivere
dettagliatamente quelli che come
superpotere hanno una penna, quelli
che sacrificherebbero tutto pur di
raccontare la verità, quelli che non
sono davvero degli eroi, ma persone
che hanno scelto di lasciare un
segno nella storia. Il film infatti evidenzia come essere un giornalista
vuol dire avere il coraggio di denunciare. Sebastiano Rizzo, con il
suo primo lungometraggio, vuole
rendere omaggio ad un mestiere
fondamentale, che con il suo immenso potere sulla pubblica opinione potrebbe cambiare davvero
il corso degli avvenimenti. Ancora
una volta il binomio cinema-giornalismo fa centro nel cuore e nella
testa dello spettatore: Nomi e Cognomi ha la capacità di affermare a
gran voce i problemi della nostra
realtà, senza rinunciare al pathos e
alla suspense che rendono la pellicola ancora più umana.
DA MODELLO A REGISTA, ANDREA PRETI PORTA IN SALA LA SUA OPERA PRIMA, VICENDA MOLTO PERSONALE E VICINA ALLA SUA FAMIGLIA
One more day…
one more movie
ungometraggio scritto, diretto ed anche
interpretato da Andrea Preti, è uscito nelle
sale il 14 maggio, proprio il giorno dopo
l'apertura del Festival di Cannes, dove ha presentato, nella sezione mercato, il teaser del suo
secondo progetto da regista, In loving Memory,
una coproduzione internazionale che potrebbe
vedere protagonista, oltre allo stesso Preti, l'attore
britannico Henry Cavill.
Andrea Preti con gli anni sulle passerelle si è finanziato gli studi di cinema in America, tra Los
Angeles e New York, oggi con la sua opera
prima One more day, racconta una storia molto
personale e vicina alla sua famiglia.
Nonostante fosse già noto negli ambienti dello
showbiz, Preti ammette di aver incontrato "tantissime difficoltà" per trovare una produzione e
una distribuzione per il suo film.
Lui però non si è dato per vinto ed anzi, dopo
aver portato a compimento il primo film, ha già
presentato il secondo, con ambizioni notevoli
sognano Hollywood con In loving memory, con
Heidrun Schleef ed uno staff importante. Questo
nonostante la sua Opera prima non sia riuscita
ad ottenere grandi consensi da pubblico e
critica.
Sembra essere un poggetto mediocre che non
eccelle particolarmente in nulla. La struttura è
alquanto debole, la trama molto scontata e la
regia incerta.
L
Insomma, sembra quasi che il novello regista
voglia come autoproclamarsi rivelazione dell’anno
assegnandosi il ruolo del protagonista ma con
risultati deludenti.
Il film è tratto da una storia vera, racconta le vicende del giovane Emanuele che ha un rapporto
conflittuale con la madre dopo la morte del
papà e che risolverà tutti i suoi problemi con
l'aiuto del teatro e di una psicologa speciale.
"Ho buttato giù uno scheletro e poi mi sono
rivolto a degli sceneggiatori che mi hanno aiutato,
e così è partito il progetto", spiega Preti. "Quando
ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura di
One more day ho pensato alla sofferenza passata
della mia famiglia, alla tragicità degli eventi e al
destino, in cui credo molto. Ho riflettuto su quanto
sia bello vivere intensamente un amore e sull'importanza che possono avere i sentimenti
nella vita di ognuno di noi".
Penalizzato anche dal gossip su una liason con
Eleonora Berlusconi, Andrea preferisce glissare
mettendo da parte il suo trascorso nella moda e
lanciandosi in una nuova e dura sfida: i cinema.
Così, Andrea Preti che si cimenta come regista
e attore in una commedia sentimentale che
parla all'anima e che vede co-protagonista
Stefania Rocca.
Per Preti è il primo film, in cui debutta anche
dietro la macchina da presa. Insomma, un sogno
che vede realizzare a soli venticinque anni.
“Penso di aver avuto coraggio nel raccontare
una storia realmente accaduta e molto vicina
alla mia famiglia. Credo fortemente nell’amore
e nella sua energia, ritengo che questa storia
possa entrare nel cuore di chi già sa amare e di
chi ha bisogno di essere amato”.
Da attore, ha pensato al suo personaggio come
ad un ragazzo semplice, alle prese con una vita
quotidiana segnata da profondo dolore e grande
rabbia.
Il film, infatti racconterebbe la difficoltà della
crescita che accomuna molte persone nel raggiungimento dei propri obiettivi, ma anche la
straordinarietà degli eventi casuali nella vita e
l’energia che un amore può infondere anche attraverso il suo ricordo.
Da regista sul set ha cercato di muovere la macchina da presa in modo delicato proprio lasciandosi fortunatamente guidare da Angelo
Stramaglia, direttore della fotografia, con il quale
ha quotidianamente, cercato e trovato in modo
quasi istintivo di lavorare.
Insomma dalla moda al cinema: il risultato è un
film dal linguaggio visivo mediocre che avrà bisogno ancora di molta strada prima poter ragL.C.
giungere una vera maturità stilistica.
12
Sabato 30 maggio 2015
SOCIETA’
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEI GENITORI, LA PRIMA MARATONA ITALIANA DI ATTIVITÀ LUDICA PER LA FAMIGLIA
Kid Pass Days: tutti insieme
per scoprire la città
Oggi parte la tre giorni “family friendly” con oltre cento eventi fra Roma, Milano, Venezia, Trento e Napoli
di Chantal Capasso
arte oggi fino al primo giugno la “Kid Pass Days: scopriamo insieme la città!”
la prima maratona italiana
di attività ludico-didattiche
dedicate alle famiglie. Un evento in
occasione della giornata mondiale
dei genitori, indetta dall’Onu, e a un
anno dalla nascita del portale kidpass.it. Una 3 giorni “family friendly”
con più di cento eventi in programma
in tutta Italia da Trento, Milano, Venezia, Roma fino a Napoli.
Tre giornate intense con tante attività:
laboratori, letture animate, spettacoli,
visite speciali, attività interattive nei
musei, nelle librerie, nei teatri, nelle
biblioteche, nelle associazioni, nei
locali attenti all’accoglienza a misura
di bambino, a spasso per la campagna con lama, cavalli e asini.
Centinaia di eventi che favoriscono
l’interazione e il dialogo genitori/figli
ma anche la comunicazione tra le
famiglie e le strutture italiane pubbliche e private che offrono servizi
per la famiglia promosse da Kid
Pass, start up incubata al VEGA parco
scientifico e Tecnologico di Marghera-Venezia e l'associazione Kid
Pass Culture, creata proprio dalla
start up, con l'obiettivo di allargare
la partecipazione e la diffusione dei
valori family-friendly a un pubblico
sempre più ampio.
Le giornate mirano alla divulgazione
di una cultura di accoglienza dei
P
L’ingresso di Villa Torlonia, dal quale partirà la caccia al tesoro fotografica per i bambini di Roma
bambini nei luoghi “dei grandi” e a
sensibilizzare quindi l’Italia sul tema
dell'accessibilità delle famiglie nelle
città . Il portale che raccoglie e rende
facilmente fruibili tutte le informazioni utili alle famiglie con bambini
è www.kidpass.it . Accessibile anche
da qualsiasi smartphone, grazie alla
Web App, darà quindi la possibilità
di accedere al programma Kid Pass
Days completo e trovare per ogni
evento un’intera pagina dedicata e
tutte le informazioni utili per partecipare.
Selezionare le iniziative è facile: si
sceglie dal menù a tendina la tipologia di evento e l'area geografica
di interesse e ci si iscrive.
A Roma il 31 maggio la manifestazione parte con una caccia al tesoro
fotografica. Un’esperienza emozionante che porterà i bambini alla ricerca dei monumenti più interessanti
di Villa Torlonia. Un modo originale
e divertente, quindi, per far conoscere i tesori della città ai più piccoli,
senza rinunciare al gioco e al divertimento. Come dei veri esploratori
con tanto di mappa del tesoro i bambini si sfideranno in prove simpatiche
che coinvolgeranno tutti, immersi
nell’incantevole cornice del parco
della villa.
Il punto di partenza è l’ingresso di
Villa Torlonia, dove l’associazione
Kid Pass Culture e Kid Pass accoglieranno le famiglie, consegnando
loro un kit di materiali e gadget indispensabili per iniziare il percorso
che li vedrà attraversare l’intera città
alla scoperta di luoghi importanti e
ovviamente del tesoro.
DA UN’INDAGINE ON LINE DI ABAENGLISH.COM SU UN CAMPIONE DI 5.000 STUDENTI
L’inglese, questo sconosciuto
Non parliamo un’altra lingua anche per mancanza di tempo o di volontà
li italiani sono dei perfetti “monolingua” o ... quasi. Parlare una lingua
straniera per i nostri connazionali
non sembra impresa facile.
Un italiano su due ha problemi nella comprensione dell’inglese ed il tempo dedicato
allo studio di un diverso idioma dal proprio
è inferiore rispetto ai francesi e spagnoli.
A rivelare questi tristi dati è un’indagine
condotta dall’accademia online ABAEnglish.com su un campione di 5.000 studenti.
Per colpa della crisi, si rende sempre più
necessaria la conoscenza di una lingua
che non sia la nostra per poter svolgere
un’attività professionale all’estero o per
aumentare le possibilità di trovare un lavoro
nel nostro Paese, dove l’export ha rappresentato un punto di forza anche nei tempi
più neri.
Ma qunto tempo gli italiani dedicano a
studiare l’inglese.
Secondo l’analisi di ABAEnglish.com gli
italiani studiano l’inglese da meno tempo
rispetto a francesi e spagnoli. In Italia,
infatti, solo il 23% studia inglese da più di
10 anni, mentre in Francia è il 25% degli
intervistati e in Spagna addirittura il 27%.
La differenza percentuale si riduce però
se guardiamo a chi studia inglese da un
periodo compreso tra i 5 e i 10 anni o tra i
3 e i 5 anni. In entrambi i casi francesi e
G
italiani hanno lo stesso risultato, rispettivamente 11% e 10%, mentre per la Spagna
si tratta rispettivamente del 13% e 12%.
L’analisi evidenzia anche come, complice
la crisi, la maggior parte degli studenti di
questi tre paesi mediterranei abbia iniziato
a studiare inglese da meno di 3 anni. In
Spagna la percentuale dei “nuovi” studenti
è del 48% che sale al 54% in Francia e
arriva fino al 56% in Italia.
Ma sembra si avvicini agli altri europei il
numero di giovani italiani che parlano inglese. L’analisi evidenzia, infatti, come il
livello degli studenti nei tre paesi europei
non sia molto diverso tra loro: gli studenti
si dividono equamente tra il livello base
(46% in Italia e Francia, 50% in Spagna) e
quello intermedio (48% Francia, 47%
Italia, 43% Spagna). Solo una
ristretta fascia di persone domina la lingua a un livello avanzato (7% in Italia e Spagna,
6% in Francia). “Questi dati
fanno riferimento a persone
che stanno studiando inglese”
spiega Maria Perillo, responsabile accademica e di prodotto di Aba English. “Le cifre
mostrano come la maggior
parte degli studenti decida di
smettere di studiare dopo aver
raggiunto un livello che gli
permette di farsi capire, seppur con qualche imprecisione”.
Un altro fattore che influisce sulla capacità
di poter parlare una lingua diversa è dato
dalla mancanza di tempo, come dichiarato
dal 69% degli italiani, a seguire incostanza
(21%), incompatibilità oraria con altre
attività (4%), motivi economici (3%) e metodologie noiose (3%). Gli italiani sembrano
non trovare il tempo per l’inglese. Ma l’accademia ABA English spiega il motivo
principale per cui gli italiani dedicano
poco tempo a imparare l’inglese: è il lavoro.
Il tempo dedicato alla propria occupazione
rende più difficile studiare un’altra lingua
per quanto si vorrebbe, nonostante garantisca un salto di qualità nella propria
Elvira Mami
carriera.
Ogni scatto dovrà essere accompagnato da un titolo breve e due righe
di presentazione del piccolo reporter
e della sua città e inviato via email a
[email protected] o postato su Facebook nella pagina dell’evento Kid
Pass Days. Gli hashtag da utilizzare
sui Social Network sono #kidpassdays #latuacittà.
Kid Pass Culture è l’associazione
culturale che propone progetti ed
iniziative per un tempo di qualità
“fuori casa” insieme ai bambini in
Italia e le attività che avvicinano
grandi e piccoli alla cultura, all’arte,
alle scienze, alla lettura, alla musica,
alla storia, al teatro, al cinema, allo
sport, all’ecologia e all’interculturalità.
Kid Pass è la startup innovativa, che
ha lanciato a fine maggio 2014, la
guida urbana ai luoghi e agli eventi
a misura di bambino in Italia. La sua
piattaforma web interattiva – dotata
di due motore di ricerca per pc,
tablet e smartphone – è in grado di
soddisfare le esigenze degli adulti
che si muovono con i piccoli e desiderano trovare quali luoghi ed eventi
offrono spazi e servizi a loro dedicati
nelle principali città italiane e gli
approfondimenti sul tema nel blog,
testata giornalistica registrata.
Oltre 1200 realtà in tutta Italia operanti nel settore cultura e tempo libero, turismo, commercio, ristorazione e servizi hanno aderito al network di luoghi a misura di bambino
di Kid Pass.
NOVITÀ NEL WEB
Gli emoticon per segnalare
i tanti abusi sui minori
rriva una novità nel mondo
delle comunicazioni via
chat. Un’iniziativa a sostegno del disagio minorile.
Ora gli emoticon andranno in
aiuto dei più piccoli vittima di
abusi e soprusi. Quei simboli utilizzati per esprimere sentimenti
nelle conversazioni digitali, si
mettono al servizio del bene comune e diventano una app per il
più diffuso smartphone, volta a
dare la possibilità a bambini e
adolescenti di segnalare abusi.
Questà è l’idea nata e sviluppata
dalla Bris, una onlus svedese che
si occupa proprio di tutela dei
minori.
A
Verranno inserite 15 faccine che
si basano sulle icone già esistenti
e ben conosciute dai ragazzi, ma
che aggiungono qualche informazione in più. Descriveranno
bambini in lacrime, con un occhio
nero o la guancia incerottata,
bambini che appaiono infelici.
La Unicode Consortium, che gestisce le faccine, ha annunciato
che a giugno verranno rilasciati
altri 41 nuovi emoticon, mentre
se ne stanno preparando 38 per
l'anno prossimo. Tutti i minorivittime del disagio potranno cliccare l’icona relativa a testimoniare
il loro stato d’animo per denunciare
Ch.C.
l’abuso subito.
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Esodati, dramma infinito