Anno IV - Numero 127 - Sabato 30 maggio 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Vaticano Attualità Economia Medjugorje: Papa pronto alla svolta Blatter resta al vertice Fifa Il Pil migliora? Fumo negli occhi Traboni a pag. 4 Di Giorgi a pag. 5 Sarra a pag. 8 DALL’ANTIMAFIA SCONTRO APERTO CONTRO IL PREMIER: A SINISTRA USANO LE ISTITUZIONI PER REGOLARE I CONTI AL LORO INTERNO di Francesco Storace hi di spada ferisce, di spada perisce. Matteo Renzi ha smesso di sorridere e da ieri si è rinchiuso in bagno perché se la sta facendo letteralmente sotto. La Bindi gli ha provocato un pandemonio a 48 ore dal voto e adesso la vorrebbe uccidere. Il premier aveva appena dichiarato che gli “impresentabili” delle Regionali che l’antimafia avrebbe reso noti non erano un problema perché nessuno li avrebbe eletti. È sbiancato in volto quando gli hanno detto, poco dopo, che nella lista c’era pure Vincenzino De Luca. È una commedia a tre, tutta interna al Partito democratico, che sprofonda come merita nella vergogna per la pretesa di rappresentare il partitoStato. Da ieri è in corso una rissa gigantesca attorno alle spoglie di De Luca, della Bindi, di Renzi. Il primo è davvero uno strano personaggio. Sempre pronto a fare la morale agli altri, pensa di poter continuare ad imbrogliare il mondo con un atteggiamento strafottente. Ha ingannato persino i cosiddetti moderati, voltagabbana in verità, tra cui pure una nostra vecchia conoscenza, Carlo Aveta (poverino, costui aveva annunciato una svolta per la legalità, si è trovato a badogliare sostenendo il peggiore di tutti). De Luca ha non solo la nota condanna che lo sottopone ai fulmini della legge Severino, ma ha sul groppone pure un processo per concussione che lo ha reso impresentabile agli occhi della Bindi. Che prima ha annunciato di voler querelare, salvo poi rin- C graziarla per avergli fatto guadagnare centomila voti. Un po’ confuso, il ragazzo. Poi, la stessa Bindi, che se da un lato ha fatto una mossa da politica consumata e abbastanza spregiudicata contro Renzi, dall’altro ha dimostrato quanto siano pericolosi i personaggi più in vista nel Pd. Usano le istituzioni a loro piacimento, si scannano da luoghi che dovrebbero essere terzi rispetto al conflitto politico, sono indegni di governare. Per finire, Matteo Renzi, al quale tutto lascia prevedere che resterà solo un glorioso harakiri sulle colline di Firenze. La sua antipaticissima supponenza, l’arroganza rivendicata, la presunzione sconfinata lo faranno finire in malo modo. Domani il Pd perderà le Regionali per le sue vendette interne. A pensarci bene, lui la praticò a palazzo contro Enrico Letta, la sconterà nei seggi elettorali. Non è una bella pagina per la democrazia italiana, che si avvita su se stessa, nei conflitti interni al partito che sognava di dominare la nazione dopo averci scodellato l’Italicum. Dovranno rifare i conti, l’oste ce l’hanno in casa ma il vino è avariato. Peccato che dall’altra parte non ci sia ancora la consapevolezza di poter tornare a governare, di fronte ad avversari così scapestrati e senza il minimo senso delle istituzioni. Il rischio vero che adesso corre il centrodestra è quello di farsi soppiantare dai grillini. E sarebbe un delitto. Sbrighiamoci a rifare una destra, che se ne sente il bisogno. Maledetto il giorno in cui fu sciolta Alleanza nazionale. (Altri servizi a pag. 2) I GUAI LASCIATI DALLA FORNERO Esodati, dramma infinito Colosimo a pag. 4 HARAKIRI Vendetta della Bindi che fa pagare a Renzi la sua arroganza, bollando De Luca come impresentabile. Il Pd verso la sconfitta, occhio ai grillini. Quel maledetto scioglimento di An GERMANIA E FRANCIA TENDONO UNA MANO, USA PIÙ PREOCCUPATI. ITALIA FUORI GIOCO La Grecia agita (poco) i sonni europei ngela Merkel e Francois Hollande hanno offerto aiuto alla Grecia per arrivare a una soluzione della vicenda ellenica. Così il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert ieri, al termine dell’ennesima serie di incontri per cercare di venire a capo di una situazione sempre più complicata, non solo per la Grecia, ma per tutta l’Europa e la sua sempre più claudicante moneta. Gli sforzi sono quelli di far rimanere Atene nell’euro e, più in generale, di non stravolgere troppo gli assetti del vecchio continente. Una preoccupazione, quest’ultima, che inizia ad attanagliare anche Washington. La Grecia e i suoi creditori dovrebbero trovare in fretta un "accordo generale e lasciarsi un po' di tempo per lavorare sui dettagli prima che arrivi la scadenza", ha detto infatti il segretario al Tesoro americano, Jack Lew, a margine del G7. Dai giochi rimane esclusa l’Italia, vista la scarsa, praticamente nulla, credibilità in- A ternazionale dl governo Renzi. Ieri Padoan ha cercato di infilarsi nella partita con questa dichiarazione: "Noi siamo assolutamente pronti a sopportare qualunque shock esogeno se ci saranno ripercussioni sui mercati. Sulla sostanza l'accordo con i creditori non è ancora vicino e il tempo scarseggia". Parole di circostanza, insomma, che infatti non hanno trovato nessuna eco negli alleati europei. Dal canto suo, il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici, in un'intervista a Bloomberg tv, ha sottolineato come "Il negoziato continua, abbiamo fatto passi avanti, ma c'è ancora strada da fare su una serie di riforme, incluse le pensioni. E' chiaro che rimane poco tempo e la liquidità della Grecia si asta esaurendo". Per il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, intervenuto in una conferenza stampa con il premier giapponese Abe, "la situazione è complicata, ma mi aspetto che i nodi vengano risolti nei prossimi giorni o nelle prossime settimane". Più realista del re il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al termine del G7 finanziario, che ha rivelato come “i ministri delle Finanze del G7 hanno discusso solo pochi minuti della Grecia”. Praticamente come se fosse tutto già deciso. 2 Sabato 30 maggio 2015 ATTUALITA’ TUTTI - O QUASI - SUL CARRO RENZIANO E CONTRO ROSY BINDI, DIFESA INVECE DAL RESTO DELLA SINISTRA “Impresentabili”, scoppia la faida nel Pd Vincenzo De Luca denuncia per diffamazione la presidente della Commissione antimafia ono 17 i candidati alle elezioni Regionali di domani che, secondo il codice messo a punto dalla commissione Antimafia, risultano "impresentabili", ovvero con procedimenti giudiziari a carico. La lista è stata diffusa dalla commissione dopo l'ufficio di presidenza, al quale è seguita anche una conferenza stampa della presidente Rosy Bindi. La lista è formata da candidati alla regione Puglia (quattro) e Campania (13): i nomi sono Vincenzo De Luca, pd, candidato alla presidenza della Regione Campania, Antonio Ambrosio di Forza Italia, Luciano Passariello di FdI, Sergio Nappi di Caldoro presidente, Fernando Errico di Ncd, Alessandrina Lonardi di Forza Italia, Francesco Plaitano di Popolari per l'Italia, Antonio Scalzone e Raffaele Viscardi entrambi di Popolari per l'Italia, Domenico Elefante di Centro democratico-Scelta civica, Biagio Iacolare dell'Udc, Carmela Grimaldi della lista Campania in rete e Alberico Gambino della lista Fdi. Immediata è scoppiata la guerra intestina al partito democratico, tra i renziani e Rosy Bindi, una delle più ferme sostenitrici della minoranza interna. A spron battuto è subito partito Vincenzo De Luca, ovvero il nome più roboante tra i 17 della lista: ''Ho dato mandato al mio legale di querelare per diffamazione la signora Bindi. Io sfido la signora Bindi ad un dibattito pubblico, entro la mattinata di domani, per poterla sbugiardare, e dimostrare che l'unica impresentabile è lei. Mi pare evidente che questa campagna di aggressione, che sarebbe stata eccessiva anche per Totò Riina, ha un solo obiettivo: cercare di mettere in difficoltà il Governo nazionale e Renzi. L'aggressione vera è al segretario del partito'', ha detto Vincenzo De Luca. A proposito di Renzi, in mattinata il premier si era detto certo che nessuno degli impresentabili sarebbe stato eletto e su De Luca aveva sottolineato che 'con lui la vittoria è meno sicura ma sa governare'. Poi, sulla sua email, ha aggiunto: "Mai visto dibattito così autoreferenziale S e lontano dalla realtà" come quello sui candidati impresentabili. Perché sono pronto a scommettere che come tutti sanno ma nessuno ha il coraggio di dire nessuno di loro nessuno! - verrà eletto. Sono quasi tutti espressioni di piccole liste civiche". Il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha dichiarato: "Come noto non ho mai avuto un buon rapporto con De Luca. Ciononostante, quello che sta accadendo in queste ore è davvero incredibile. L'iniziativa della presidente della commissione Antimafia ci riporta indietro di secoli, quando i processi si facevano nelle piazze aizzando la folla". Contro la Bindi anche Ernesto Carbone, della segreteria nazionale del pd: "Bindi sta violando la Costituzione, allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica". Per il capogruppo pd al Senato, Luigi Zanda, “enunciare i candidati impresentabili è cosa necessaria e giusta", ma che lo faccia l'Antimafia è opinabile e ancor più che nella lista entri chi ha procedimenti in corso e non per mafia. Ed è pura barbarie politica che ciò avvenga con questa tempistica”. Sempre da sinistra altre voci, ma differenti: "Se i partiti - tutti i partiti - adottano un codice condiviso di valutazione delle candidature è compito di chi esercita funzioni istituzionali applicare quelle indicazioni. Rovesciare adesso sulla commissione antimafia e sulla sua presidente accuse pesanti è sbagliato e alimenta un clima intollerabile. I processi si fanno nei tribunali. I cittadini sono chiamati a valutare persone e programmi e hanno una responsabilità fondamentale nelle loro mani", ha detto Gianni Cuperlo, appena uscito dal Pd. Per Nichi Vendola, leader di Sel "il linciaggio della presidente della commissione Antimafia ad opera del suo stesso partito, è una vergogna assoluta". Dal centrodestra le voci di Berlusconi, Brunetta e Salvini: "Non sono tra quelli che gridano allo scandalo per gli Impresentabili nelle liste; in ogni caso ce ne sono molti di più a sinistra che nel centrodestra. Io sono un garantista, serve una sentenza definitiva per definire colpevole una persona". Per il leader della Lega: "Non ci sono leghisti fra i candidati "impresentabili". Ne ero sicuro”. Per il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta,“Con questa rissa il Partito democratico non è più legittimato a governare il Paese perché proprio dal Pd stanno arrivando attacchi feroci e insultanti contro una Commissione bicamerale e contro la sua presidente, Rosy Bindi. Renzi e i suoi hanno causato un problema istituzionale che difficilmente potrà risolversi nelle prossime settimane. Con quale faccia si ripresenteranno a Palazzo Chigi da lunedì? Faranno finta di nulla?”. E Rosy Bindi? "Nessuna iniziativa è stata presa in modo autonomo dalla presidente Bindi". ha detto la stessa presidente della commissione Antimafia dopo le critiche che le sono state mosse in seguito alla pubblicazione della lista degli impresentabili. "L'Ufficio di presidenza, allargato ai capigruppo, ha condiviso tutte le procedure nelle diverse fasi del percorso di verifica", ha chiarito l'ex ministro. IL COMMENTO Storace: “Si deve dimettere Renzi” e Luca impresentabile, si deve dimettere Renzi”, ha twittato Franesco Storace. Che poi, sulla sua pagina facebook, ha scritto ancora: "Matteo Renzi avrebbe dovuto dimettersi cinque minuti dopo l'annuncio che Vincenzo De Luca è nella lista degli impresentabili resa nota dalla commissione parlamentare antimafia. Con la sua arroganza, il presidente del consiglio aveva in animo - ora chissà - di esporre una regione di sei milioni di italiani al rischio di essere governata da chi non solo non ne avrebbe titolo giuridico, ma è persino accompagnato da una qualifica che pretendeva di riservare agli avversari. “Renzi se ne deve andare a casa, un presidente del Consiglio che sfida il popolo e l'etica non ha “D alcun titolo per restare al suo posto. Il suo compare di partito, Carbone, chiede le dimissioni della Bindi, accusandola di piegare la commissione antimafia a logiche interne correntizie. Si potrebbe con la stessa sicurezza - o faccia tosta - dire che il Pd pretenda di piegare una commissione parlamentare bicamerale ai desiderata di partito. “La realtà è che Renzi ha sbagliato tutto. Se fin da stamane si era avventurato a dire che tanto gli impresentabili non saranno eletti, è quantomeno il segnale che lui e la Bindi nemmeno si parlano. La Bindi sa custodire un segreto, Renzi non sa scoprirlo. Morale: il premier non votato da nessuno deve andarsene a casa. Oggi. Subito. Fra cinque minuti e non di più", chiosa il leader de La Destra. AVVISO DI GARANZIA PER IL PRESIDENTE EXPO 2015 SPA, I PM MILANESI: SPESE PERSONALI SCARICATE SULLA SUA SOCIETÀ FARMACEUTICA Evasione fiscale, indagata Diana Bracco iana Bracco, industriale attiva nel settore farmaceutico, nonché numero uno di Expo 2015 Spa, è indagata per evasione fiscale in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione della Bracco Spa nell’ambito di un’inchiesta della procura di Milano. Per fatti che si riferiscono al periodo 2008-2013. Al centro delle indagini nessun legame con l’Esposizione Universale, ma una serie di fatturazioni per lavori eseguiti nelle sedi della società farmaceutica per un totale di 3 milioni di euro. La tesi degli inquirenti è che le spese contabilizzate fossero invece relative a lavori su case e barche. D Un’indagine chiusa lo scorso marzo, con un sequestro preventivo da circa un milione di euro, salito agli onori delle cronache soltanto adesso. Fonti giudiziarie, intanto, sottolineano che la società Expo 2015, presieduta dalla Bracco, non è in alcun modo coinvolta nell’inchiesta. Insieme a lei è iscritto nel fascicolo aperto dai pm meneghini pure Pietro Mascherpa, presidente della Bracco Real Estate srl, società riconducibile all’industriale e attiva nel settore immobiliare. E ancora, coinvolti anche i 2 architetti dello studio di progettazione Archibaldo di Monza: Marco Pollastri e Simona Calcinaghi. L’avvocato Giuseppe Bana, che difende il presidente dell’Expo, spiega che non c’è stata alcuna frode fiscale e si tratta di contestazioni riguardanti “l’inerenza all’attività di impresa di fatture, situazione non rilevante sotto il profilo penale. E già definita con l’Agenzia delle Entrate con il ravvedimento operoso. Siamo ancora al termine delle indagini preliminari e non è ancora stata formulata la richiesta di rinvio a giudizio”. Tant’è, i giustizialisti a priori invocano le dimissioni immediate dalla carica di presidente di Expo. Ancor prima che venga fatta piena luce su una vicenda tutta da chiarire dai contorni certamente poco chiari. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 30 maggio 2015 ATTUALITA’ A 48 ORE DALLE ELEZIONI SBLOCCATI BEN 905 MILIONI DI EURO PER GLI INTERVENTI DI EDILIZIA Scuola: ecco i soldi. Guarda caso… Il sottosegretario pd Faraone - pronto a sostituire la Giannini al ministero - gongola a guarda un po’ che combinazione: a 48 ore dal voto amministrativo ecco l’annuncio che arrivano i soldi (e tanti, e soprattutto a favore delle regioni in cui domenica si andrà alle urne) per l’edilizia scolastica. Quei soldi che dunque fin qui non ci sono stati, di fatto bloccando anche gli interventi per la sicurezza, che pure Renzi e i suoi davano come in corso, ogni qualvolta nelle settimane passate il soffitto di una scuola è venuto giù. In arrivo ora ci sono 905 milioni di euro per le scuole; risorse ottenute grazie al finanziamento 2015 concesso dalla Bei e sbloccato proprio ora dalla Cassa depositi e prestiti. Soldi che serviranno per mettere in atto i circa 1.300 progetti proposti dai Comuni e verificati dalle Regioni; soldi che - solo ora - costituiscono gran parte della copertura per la prima annualità del piano triennale M per l'edilizia scolastica. Questi fondi - ha anticipato nel dettaglio Il Sole 24 Ore - provengono dal cosiddetto 'decreto mutui' del gennaio scorso. Il contratto consente "un'anticipazione agli enti locali del 30%, con due erogazioni entro l'an- no: del 55% e del restante 15%". L'erogazione avverrà "direttamente ai Comuni senza passare per le Regioni". Ma, come detto, a 48 ore dal voto per le regionali… Per il "necessario decreto di autorizzazione alla stipula dei mutui" bisognerà aspettare la firma del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, "entro la prossima settimana". Quindi il passaggio ai ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture, prima del via libera degli enti locali per i contratti di appalto, specifica il quotidiano economico. E da viale Trastevere, sede romana del ministero della Pubblica Istruzione, gongola Davide Faraone (nella foto), il sottosegretario che Matteo Renzi vuole ormai sulla poltrona più alta dello stesso Ministero, al posto della ex montiana Giannini. Per Faraone questi soldi costituiscono "una grande novità rispetto al passato, variamo la programmazione unica nazionale per l'edilizia scolastica. Questo vuol dire intervenire in maniera strategica e mirata, dicendo basta a interventi occasionali". Che poi, a quanto pare e vista la situazione delle nostre scuole, anche questi ultimi hanno latitato. "Vogliamo usare e non disperdere i finanziamenti, e farlo in maniera risolutiva”, aggiunge Faraone alla rivista ‘Edilizia e territorio’, anticipando che verrà stilata una graduatoria unica. Questa la ripartizione regione per regione del pacchetto da 905 milioni (tra parentesi il numero dei progetti di fatto accolti): Lombardia: 120,6 mln (672) ;Campania: 91,8 mln (511); Sicilia: 82,7 mln (175); Lazio: 73,2 mln (297); Veneto: 68,8 mln (503); Piemonte: 64,7 mln (484); Puglia: 62,3 mln (250); Emilia Romagna: 57,8 mln (580); Toscana: 56,5 mln (525); Calabria: 42,9 mln (339); Sardegna: 32,2 mln (904); Marche: 29,3 mln (166); Abruzzo: 26,2 mln (187); Liguria: 23,2 mln (174); Friuli Venezia Giulia: 22,1 mln (287); - Umbria: 19,2 mln (127); Basilicata: 14,6 mln (72); Molise: 10 mln (114);Valle d'Aosta: 6,7 mln (1). Ig.Tr. OLTRE LO STIPENDIO, C’ERA ANCHE CHI INTASCAVA FINO A 2.500 EURO AL MESE IN PIÙ DEL DOVUTO Poliziotti Cgil, soldi in nero per sei anni: ma lo scandalo esce fuori solo adesso Rimborsi per ricariche telefoniche, affitto, viaggi, taxi e treno. Non si facevano mancare nulla, però ora sono stati scoperti e allontanati. Che fine hanno fatto non è dato saperlo i sono poliziotti e poliziotti. Quelli che per 1.400 euro al mese rischiano la vita ogni giorno facendosi scivolare addosso umiliazioni e insulti. E altri disonesti che non meritano di indossare quella divisa. Perché per anni si sono messi in tasca denaro in nero oltre al loro stipendio. E’ l’incredibile caso degli (ex) “sbirri” della Cgil, che oltre al bonifico erogato ogni 30 giorni dal ministero dell’Interno prendevano 2.500 euro in più del dovuto, “senza pezze d’appoggio” e “senza motivazione”. Per un totale, tra il marzo 2007 e l’inizio del 2013, che supera il mezzo milione di euro. L’indiscrezione arriva direttamente dal Fatto Quotidiano, che rivela come ad accorgersi dello scandalo è stato il Collegio nazionale degli C ispettori della Cgil, tramite alcuni controlli sull’attività amministrativa del Slip (sindacato italiano polizia Cgil) nei giorni 14 e 15 maggio 2013, tre mesi dopo le elezioni politiche. Dove sono balzati agli occhi malefatte su malefatte. E ancora, inganni. Con i bilanci tutti in passivo. Roba da manette strette ai polsi. Dai controlli è uscito di tutto. “Debiti per 57.159,26 euro” e perfino un “fondo Tfr di € 46.420,43 non coperto dalle attività”. Ma non è ancora finita, siamo solo all’inizio. Gettati al vento 268.000 € per viaggi e trasferte sui 296.000 a disposizione per l’attività politico amministrativa. Le spese telefoniche ammontano addirittura a 23.000 euro e hanno inciso per il 20% circa sul totale di quelle generali. Come se già non bastasse, tutti quei poliziotti che hanno lavorato nei vertici del Slip prendevano bustarelle in nero: 935 euro senza alcuna motivazione, altri 100 per le ricariche del cellulare. Chi più ne ha, ne metta. Altri 30 per diaria fissa per 22 giorni. Il tutto mentre ai pendolari veniva rimborsato per l’affitto “una somma di 850 euro più il rimborso dell’abbonamento del treno”. Una vergogna. E la cosa più sconcertante è che in Cgil molti erano a conoscenza di queste autentiche ingiustizie, illecite. A dichiararlo, il nuovo presidente del Slip Daniele Tissone, che tiene a precisare: “Con la nuova segreteria abbiamo sistemato tutto e allontanato chi rubava i soldi”. Il caso è chiuso, dunque. Tant’è, la bufera s’è scatenata soltanto adesso, a 8 anni dallo scoppiare dello scandalo. Scoperto da poco. E che fine hanno fatto quei ladri, purtroppo non è dato saperlo. Silenzio assoluto - e disgustoso - anche Marco Zappa sui loro nomi e cognomi. ALLEGGERITA LA “CLAUSOLA ETICA”: FUORI DAL CDA SOLO SE CONDANNATI IN PRIMO GRADO Quelle giravolte dell’Enel Il più grande operatore elettrico d’Italia si rimangia la parola data al Tesoro soltanto un anno fa ono bastati 12 mesi per cambiare idea e fare un passo indietro che ha del clamoroso. Era stata l’unica ad approvarla lo scorso anno - al contrario di quanto deciso da Eni e Finmeccanica – e adesso la rende meno severa. Enel ammorbidisce la “clausola etica” rimangiandosi l’ok dato al Tesoro nel maggio 2014, che ne aveva chiesto l’introduzione evitando una terza sconfitta che sarebbe stata a dir poco imbarazzante. Il tempo passa e le idee mutano. E così il più grande ope- S ratore elettrico d’Italia ingrana la retromarcia e ci ripensa. Tradotto, non basterà più il rinvio a giudizio per far decadere o rendere ineleggibile un membro del consiglio di amministrazione: ci vorrà almeno una condanna in primo grado. Boicottata la proposta dell’esecutivo Letta targata Saccomanni, che “imponeva” a tutte le “big” controllate dal Tesoro di schierare in “formazione” pezzi da novanta coinvolti in procedimenti giudiziari. Patrizia Grieco, presidente di Enel, spiega che era necessario rendere la norma “compatibile con le esigenze di stabilità della gestione aziendale”. Comunque, ha assicurato, gli amministratori “continueranno a essere assoggettati a una disciplina dei requisiti di onorabilità più rigorosa rispetto a quella applicabile alla generalità delle società per azioni quotate. Per le quali venir meno di detti requisiti è legato alla condanna con sentenza irrevocabile”. Insomma, la multinazionale non sembra aver proprio le idee chiarissime. Perché la modifica della clausola etica appare, in questi termini, insensata. Se è giusto che un membro del consiglio d’amministrazione debba restare in sella anche in caso di avviso di garanzia, illogico è che questi debba dimettersi in caso di condanna in primo grado. I soci del colosso energetico evidentemente ignorano un diritto fondamentale del diritto penale secondo il quale un imputato è considerato “non colpevole” sino a che non sia provato il contrario (e quindi fino a una sentenza di condanna che sia passata in giudicato). Con la presunzione di innocenza, prevista nella Costituzione della Repubblica italiana, in questo caso completamente trascurata. Le giravolte dell’Enel appaiono inspiegabili. Così come incomprensibile è la strada intrapresa un anno fa salvo poi ritornare su quella che adesso viene considerata come la retta via. E forse aveva ragione lo scrittore francese François de La Rochefoucauld: “Nella maggior parte degli uomini, l’amore della giustizia non è altro che il timore di patire l’ingiuMarcello Calvo stizia”. 4 Sabato 30 maggio 2015 ATTUALITA’ ALTRO CHE PROBLEMA RISOLTO, SONO BEN 50.000 GLI EX LAVORATORI ANCORA SENZA PENSIONE “GRAZIE” ALLA FORNERO Dramma esodati, vergogna senza fine Non sono bastati 4 anni e 6 decreti governativi per mettere fine a un’autentica tragedia. Uomini e donne portati alla disperazione e destinati alla sopravvivenza quotidiana di Federico Colosimo L’ALTRO PASTICCIO DELLA PUPILLA DI MONTI a storia degli esodati è una vergogna senza limiti. Frutto di quel “capolavoro” targato Elisa Fornero che ha mandato sul lastrico migliaia di lavoratori. Un problema irrisolto, ancora oggi. Dimenticato, trascurato. Anche e soprattutto dal governo Renzi. Nonostante i quasi 4 anni che l’Italia ha avuto a disposizione per riassorbirli, gli “esodati” esistono ancora. Ben 50.000 gli ex lavoratori ancora senza pensione, che si sono riuniti a Roma per manifestare davanti alla sede dell’Inps per provare a risolvere la questione una volta per tutte. Migliaia di famiglie che non hanno più un’occupazione e un assegno da portare a casa a fine mese. In balia di un esecutivo che continua a ignorare un dramma non più rinviabile. E adesso tornano a chiedere buste paga alle condizioni precedenti la legge Fornero. E pensare che il governo, solo lo scorso novembre, sbandierava a gran voce di aver sciolto definitivamente il nodo della matassa. Tant’è, tantissime persone sono ridotte praticamente alla fame. Ricordate a parole dalla politica ma dimenticate nei fatti concreti. Uomini e donne messi alla gogna, portati alla disperazione. Privati anche dei loro diritti costituzionali più elementari e soprattutto privi di qualsiasi reddito. Facile, per chi scrive, immaginare lo stato di prostrazione che assale chi è immischiato in questa tragica situazione con una famiglia da mantenere e tasse da pagare. E ancora, mutui in essere da onorare, bolli, revisioni, assicurazioni da saldare senza magari avere a dispo- L Pure il nodo pensioni resta ancora da districare he fine ha fatto il nodo delle pensioni, dopo l’altro pasticcio della Fornero, sbugiardata dalla sentenza della Consulta? Dopo il gran parlare di giorni scorsi, siamo ancora alle… chiacchiere, anche se il ministro dell’Economia e quello del Lavoro hanno in sostanza confermato che non è pensabile ricorrere al ricalcolo di tutte le pensioni con il solo metodo contributivo. E su questo, arriva anche la conferma da parte di Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia e Finanze: "Il passaggio al solo metodo contributivo per il pagamento delle pensioni, anche di quelle in essere, non potrà garantire da solo quella flessibilità che il Governo intende concedere a partire dal prossimo anno. Il Ministro del Lavoro e quello dell'Economia hanno confermato quello che noi sapevamo da tempo: il ricalcolo delle pensioni con il sistema contributivo in cambio di un anticipo dell'età pensionabile è sostenibile solo per gli assegni più elevati. Se appli- C Elisa Fornero; nel box, Pierpaolo Baretta sizione genitori o parenti – con tutte le vergogne del caso - sui quali poter fare affidamento. Abbandonate, questa volta certamente, a un insolito (e desolante) destino. Destinate alla sopravvivenza quotidiana, dopo aver lavorato per una vita intera contribuendo anche alla ricchezza – sperperata – di questo Paese troppo spesso ingrato. In attesa di ricevere nulla più di quanto gli spetta di diritto, la pensione. E pensare che, per detta dell’Inps, i soldi per mettere fine a questa annosa questione ci sono già. Una storia raccapricciante, con persone oneste il più delle volte costrette a fare l’elemosina. E altre che addirittura pensano – o ricorrono – al gesto estremo, il suicidio. La colpa è certamente di chi ha creato questo dilemma, ma anche di chi ancora non è riuscito a trovare una soluzione logica, ovvia. Giusta. Nonostante 6 decreti governativi e le solite, infinite chiacchiere. cassimo tale principio su tutte le prestazioni, anche quelle più basse, arriveremmo all'illogica conclusione di erogare pensioni a malapena superiori alla pensione sociale. Un risultato iniquo ed ingiusto perché daremmo lo stesso importo economico corrisposto a chi non ha mai versato contributi previdenziali, cioè che non ha mai lavorato". Secondo Baretta è più attuabile la proposta, di cui è cofirmatario con Cesare Damiano, sulle pensioni flessibili che prevede una gradualità, che invece l’opzione del solo contributivo non avrebbe”. UNA FONTE VATICANA RIVELA AL GIORNALE D’ITALIA: “LO FARÀ IL 6 GIUGNO, DURANTE LA VISITA A SARAJEVO” Bergoglio pronto a riconoscere Medjugorje? Intanto la Commissione d’inchiesta ha terminato il suo lavoro sulle apparizioni che si ripetono da 33 anni. La Chiesa, che finora non le ha “certificate”, rimane però ancora molto cauta l Papa a Sarajevo, a due passi da Medjugorje, parlerà anche delle apparizioni che da 33 anni la Madonna ripete in quello che allora era un villaggio oscuro e martoriato dalla guerra nella ex Jugoslavia e oggi è uno dei luoghi di fede più visitati al mondo. Lo rivela una fonte vaticana al Giornale d’Italia, in controtendenza rispetto a quanto sostiene l’ufficialità della Chiesa, anche in queste ore, sempre attenta alla forma e in linea con il fatto che la stessa Chiesa cattolica finora non ha riconosciuto le apparizioni di Medjugorje. Eppure, sul tavolo di Bergoglio da alcune settimane c’è il dossier che una apposita commissione ha preparato sui fatti che si vanno ripetendo nella cittadina “fra i monti” (questo il significato del nome Medjugorje) ora in Bosnia-Erzegovina, miracoli compresi. Dossier che, almeno nella parte sostanziale, Papa Francesco – sempre secondo quanto sostiene la nostra I fonte, accreditata peraltro da una frequentazione ultraventennale con quei luoghi – potrebbe in parte rivelare durante la sua prossima e ormai imminente visita pastorale a Sarajevo, il 6 giugno prossimo, quando celebrerà e parlerà davanti ad almeno sessantamila persone, tanti quanti sono i fedeli che finora si sono prenotati per l’evento. Eppure, come dicevamo, l’ufficialità vaticana è ben altra: “Non dobbiamo aspettarci che Papa Francesco parli delle apparizioni di Medjugorje nel corso della sua visita a Sarajevo. Il Papa è libero di dire ciò che vuole e non tocca a me dire cosa deve fare. Io non mi aspetto riferimenti a Medjugorje", ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, nel corso del briefing sul viaggio apostolico nella capitale balcanica. “La Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje, presieduta dal cardinale Camillo Ruini - ha aggiunto il cauto portavoce vaticano - ha terminato il suo lavoro e consegnato, per parte sua, un contributo alla Congregazione della Dottrina della Fede che adesso continua a svolgere gli studi e le sue considerazioni. Normalmente dovrebbe arrivare con la Plenaria della Congregazione una qualche conclusione. Al momento non ho nessuna previsioni di tempi e di modi specifici in cui potrebbe farlo”. Secondo padre Lombardi, il viaggio del Papa sarà piuttosto “un messaggio di pace, di convivenza, di riconciliazione e di ricostruzione per il futuro comune della Bosnia. Una visita molto significativa poiché Sarajevo è, per la sua storia, il luogo dove parlare di guerra, di pace e di riconciliazione ma anche di dialogo ecumenico e interreligioso”. Ecco perché, spiegano ancora dal Vaticano, del seguito papale faranno parte anche i cardinali Jean Louis Tauran e Kurt Koch, rispettivamente presidente dei Pontifici Consigli per il dialogo interreligioso e per l’unità dei cristiani. Padre Lombardi, con riferimento alle eccezionali misure di sicurezza previste per questa visita, ha poi previsto che al termine della messa nello stadio di Sarajevo, Bergoglio comunque “farà in jeep aperta, che normalmente usa in piazza san Pietro, il giro di campo per salutare i fedeli”. Ma torniamo a Medjugorje e all’attesa che – soprattutto tra le centinaia di migliaia di fedeli italiani che ogni anno e sempre più numerosi salpano da Ancora o Bari e da qui verso il luogo delle apparizioni – serpeggia per una eventuale parola del Papa su questo fenomeno mariano che, come indicano fior di testimoni, è soprattutto legato alla conversione dei cuori e alla riscoperta della preghiera e della confessione. Alcuni giorni fa sul tema si è espresso anche il cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo che, nel corso di una conferenza stampa convocata per parlare della visita del Papa, alla domanda su Medjugorje ha risposto: “Non posso parlarne, poiché ho fatto parte della commissione e sono legato dal segreto. La commissione ha terminato il suo lavoro e lo ha presentato alla Congregazione per la dottrina della fede, che lo inoltrerà al Papa, il quale esprimerà il proprio giudizio. Ma, Medjugorje non ha nulla a che fare con questa visita”. All’ombra del Cupolone, però, c’è chi la pensa diversamente. Molto diversamente. Igor Traboni 5 Sabato 30 maggio 2015 ESTERI COLPO A SORPRESA: DOPO IL PRIMO VOTO, IL PRINCIPE ALÌ RITIRA LA CANDIDATURA, CONSEGNANDO LA PRESIDENZA ALL’INGLESE Vittoria bianca di Blatter “Non sono perfetto ma nessuno lo è. Sarò al comando di questa nave, la riporteremo al largo” di Cristina Di Giogi olpo a sorpresa: Blatter resta presidente della Fifa. Il principe Alì si è infatti ritirato dalla competizione. Non c’è stato quindi bisogno della seconda votazione. Blatter, in carica dal ’98, viene così confermato per il quinto mandato di fila e guiderà la federazione mondiale fino al 2019. Un congresso, il 65esimo, che resterà nella storia della Fifa. Una giornata, quella di ieri, piena di tensione. E non solo per il clima che si respirava tra i rappresentanti delle confederazioni nazionali. I 209 votanti, riuniti in gruppi tra i quali si sono susseguite caotiche e frenetiche consultazioni, erano divisi in due fazioni: la prima a sostegno dell’inglese Sepp Blatter e la seconda in appoggio del principe Alì Hussein di Giordania, attuale vicepresidente dell’organizzazione. Il presidente uscente si è più volte appellato all’unità e alla vigilia del voto si presentava come il favorito, nonostante la bufera scatenata sui vertici della Fifa dall’inchiesta americana su corruzione e tangenti (a suo carico non ci sono comunque ipotesi di reato, anche se sono in molti ad opporsi alla sua gestione “clientelare” della Fifa): a suo favore erano schierati la Russia di Putin, l’Africa, l’Asia, il Sudamerica e l’Oceania. Il suo avversario, appoggiato tra gli altri dalla Uefa di Michel Platini (“Potremmo boicottare i prossimi mondiale”, ha dichiarato l’ex campione francese, C sostenuto anche dal collega inglese Greg Dyke), partiva in svantaggio: anche l’Europa non era infatti compatta nel sostenere la sua candidatura, mentre era certo il voto di Usa e Canada. A rendere il tutto un po’ più incerto, i commenti dei rappresentanti di qualche nazione caraibica, che entrando in Congresso hanno fatto capire che il loro appoggio a Blatter non era poi così convinto. Poi, il colpo a sorpresa del principe che ha lasciato di stucco i congressisti. Ad aprire i lavori sono stati i discorsi dei due candidati. Il settantanovenne inglese, che in una relazione durata circa mezz’ora ha ripercorso dettagliatamente il suo operato, non mancando di sottolineare i dubbi sulla tempistica dello scandalo scoppiato in seguito all’indagine dell’Fbi: “come mai è esploso proprio a due giorni dal voto? Questa vicenda è un danno per la Fifa, ma i colpevoli sono gli individui, non l’organizzazione. E’ stato un cataclisma, abbiamo anche pensato ad un rinvio del voto, ma sono felice di vedere che tutti i delegati alla fine hanno voluto partecipare. Faccio un appello all’unità e allo spirito di squadra per poter andare avanti tutti insieme: dobbiamo uscire dalla tempesta degli ultimi giorni. Non sarà facile, ma è per quello che siamo qui oggi, per risolvere i problemi. Il calcio – ha concluso – ha bisogno di un leader forte ed esperto: sono a vostra disposizione se lo vorrete”. Dal canto suo Alì binHussein ha detto di voler essere OBIETTIVO SUI PAESI BASSI DAL MONDO Il “gabbiano” anti-euro: la destra olandese di Wilders CILE: STUDENTI IN PIAZZA, NOTTE DI GUERRIGLIA A SANTIAGO Il movimento, che ha per simbolo l’uccello con i colori nazionali, si batte per le tradizioni storiche e la sovranità uelli che l’Euro No”, era questo il titolo della copertina della rivista italiana l’Espresso del 20 marzo 2014, un mese prima delle elezioni Europee che hanno sancito l’ascesa politica degli schieramenti anti-Ue. Tra le varie formazioni politiche, dalla Lega Nord al Front National passando per i Veri Finlandesi e il FPÖ, vi era pure il Partito per la Libertà (PVV) olandese di Geert Wilders. Uno schieramento politico di destra, anti-islamico, anti-immigrazione ed euroscettico. Il logo rappresenta un Gabbiano con i colori della bandiera olandese: rosso, bianco e blu. Le motivazioni politiche di Wilders furono probabilmente influenzate dalla morte di Theo van Gogh e Pim Fortuyn (rispettivamente un regista ed un politico), uccisi per le loro idee politiche. Nel 2004, Wilders lasciò il VVD (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia) per divergenze sul tema dell’adesione della Turchia nell’UE. Nonostante la fuoriuscita dal partito, Wilders non abbandonò il seggio parlamentare ma rimase come un “one-man party” nel Gruppo Wilders per poi fondare il PVV. Alle elezioni del 2006, il nuovo partito ottenne il 5,9% dei voti e 9 seggi su 150 nella camera bassa (Tweede Kamer) del parlamento. Nel 2010 ottenne il 15,5%, diventando il terzo partito del paese, e nel 2012 il 10,1%. Oggi, il PVV ha 9 seggi su 75 al Senato e 12 seggi su “Q 150 alla camera bassa. Al parlamento europeo il partito di Wilders gode di 4 seggi su 26 e fa parte dei non-iscritti insieme ad altri partiti euroscettici come il FN, la Lega Nord, Interesse Fiammingo, il FPÖ e via dicendo. Come da “routine”, leggiamo alcune idee politiche del partito su temi caldi: Leggi anti-Islam. Secondo il partito, il modus vivendi et operandi degli islamici non è compatibile con le norme giuridiche e le tradizioni culturali dell’Olanda. Per questo motivo, all’interno del proprio programma politico vi è il divieto dei veli e del Corano, cosi come la chiusura immediata di tutte le scuole islamiche. Sicurezza e Legge. Il partito esige l’introduzione di un processo di registro delle etnicità di tutti i cittadini olandesi. Al fine di garantire la sicurezza dei propri cittadini è fondamentale il rimpatrio dei criminali di cittadinanza straniera nei loro paesi di origine, e il registro delle etnicità di coloro che commettono dei crimini. Per garantire la reale integrazione degli stranieri nella cultura olandese, il PVV chiede di avviare un processo d’integrazione sociale basato su contratti (vincolanti) di assimilazione per gli immigrati. Immigrazione. Con l’obiettivo di tutelare i cittadini olandesi e il mercato del lavoro interno è indispensabile applicare delle restrizioni sulla manodopera straniera proveniente dai un presidente “democratico, trasparente, aperto ed accessibile”, con l’obiettivo di “rovesciare la piramide” che secondo lui è la Fifa di oggi. La giornata, nel corso della quale si sono vissuti anche alcuni momenti di tensione – prima con l’irruzione in sala di due attivisti palestinesi che chiedevano l’espulsione dalla Fifa di Israele e poi con un allarme bomba fortunatamente rientrato – era tutt’altro che scontata quanto agli esiti della votazione. Fino ad una settimana fa i voti per Blatter erano circa 150 - un consenso che, alla vigilia del primo scrutinio sembrava essere calato a 135 (dato questo che poteva mettere a rischio l’elezione: servivano infatti 139 schede, i 2/3 dei votanti, per passare alla prima tornata). Un numero di voti comunque sufficiente per essere eletti dal secondo turno, per superare vittoriosamente il quale bastava la metà più uno dei voti (105). Invece no. Alì si è ritirato e, a quel punto, Blatter era l’unica candidato. Quindi, il nuovo presidente. “Voglio ringraziarvi tutti. E’ stato un meraviglioso viaggio e voglio soprattutto ringraziare quanti di voi sono stati così coraggiosi da votarmi”, ha detto il principe Alì. Blatter, dal canto suo, ha tentato di rassicurare i suoi nemici e la pubblica opinione: “Mi piace il mio lavoro, non sono perfetto ma nessuno lo è. Sono però sicuro che faremo un buon lavoro insieme, grazie per la fiducia”. E ancora: “Sarò al comando di questa nave, la riporteremo al largo”. nuovi paesi membri dell’UE e dai paesi islamici. Per il PVV la cultura dominante è quella Ebraica-Cristiana. Il programma politico prevede anche la sospensione e l’abolizione degli stanziamenti delle risorse destinate ai servizi per l’immigrazione. Politica estera. Per quanto riguarda il rapporto con l’Unione Europea, il PVV la pensa come gli altri partiti di destra europei studiati fino ad oggi: Uscita dall’UE e uscita dall’euro con seguente ritorno al fiorino olandese. Il partito chiede a gran voce l’abolizione del parlamento Europeo, ritenuto un organo istituzionale antidemocratico, e l’immediata sospensione di tutte le attività legate all’UE. Suscitò polemiche l’episodio che vide Geert Wilders protagonista nel tagliare, in forma di protesta, la stella rappresentante l’Olanda cuscita sulla bandiera europea. Il PVV ritiene vitale il ruolo della NATO e intende rimanere all’interno dell’Organizzazione. In questo periodo storico complesso nel quale il nostro vecchio continente è minacciato quotidianamente dalla crisi economica globale, dal terrorismo islamico e dal disarmante immobilismo delle istituzioni europee, il PVV dimostra che l’arma migliore, per poter affrontare i problemi, è la difesa della sovranità nazionale e il rafforzamento delle tradizioni storiche e Claudio Pasquini Peruzzi culturali. E’ sfociata in una notte di guerriglia urbana la nuova manifestazione di protesta degli studenti cileni, scesi in piazza per chiedere riforme del sistema educativo e scolastico. Il corteo, organizzato a Santiago del Cile in orario serale (giovedì) per consentire anche ai lavoratori di partecipare, si è trasformato dunque in una battaglia nel cuore della capitale (nel corso degli incidenti uno studente è rimasto gravemente ferito). La Confederazione degli studenti cileni, organizzatrice della protesta, da tempo si batte per ottenere la gratuità dell’istruzione per tutti (al momento tale vantaggio è riservato solo ad alcune fasce della popolazione); solo la scuola elementare è a carico dello Stato: per portare a termine il proprio percorso di studi e laurearsi, quindi, sono in molti coloro che devono chiedere prestiti e indebitarsi. A quanto si apprende, sarebbero alcune decine i manifestanti fermati. SLOVENIA: TITO SPARISCE DAL MONTE COCUSSO Il nome del maresciallo, Tito realizzato in pietra bianca sul versante sloveno del monte Cocusso, nei pressi di Lipizza, è stato cancellato da un gruppo di italiani. La notizia è riportata dai media sloveni e dal Piccolo di Trieste: gli autori del gesto sarebbero una quindicina di “neofascisti italiani”, sorpresi durante l’azione da un abitante del luogo che ha avvisato la polizia. Gli agenti avrebbero quindi fermato e portato in commissariato alcuni appartenenti al gruppo, rilasciati però poco dopo perché il sito da loro distrutto non è formalmente considerato un monumento ufficiale e non esisteva quindi alcun reato da contestare ai fermati. Sull’episodio girano, on line, alcune versioni e commenti di diversa provenienza ideologica, che descrivono l’accaduto con toni derisori o accusatori. ARABIA SAUDITA: ATTENTATO KAMIKAZE CONTRO MOSCHEA SCIITA Un kamikaze si è fatto esplodere, lanciandosi con un’autobomba contro la moschea sciita di Dammam, capoluogo della provincia orientale dell’Arabia Saudita. Secondo quanto riferito alla stampa da alcuni testimoni oculari, un addetto al luogo di culto (che, essendo giorno di preghiera, era pieno di fedeli), si sarebbe reso conto delle intenzioni del terrorista e avrebbe tentato di fermarlo. A quel punto l’attentatore ha fatto esplodere l’auto. L’episodio arriva dopo una settimana dall’attacco suicida che, nel villaggio di Kudeih, aveva provocato almeno 20 morti CdG in un’altra moschea. 6 Sabato 30 maggio 2015 STORIA SECONDO RINO ALESSI, GIÀ A QUELL’ETÀ “POSSEDEVA UN FLUIDO MISTERIOSO” La complessa personalità del giovane Benito “Carattere d’acciaio, anima di sognatore e di poeta, i suoi coetanei, fatti uomini, ricordano ancora che a lui ragazzo non potevano mai rispondere di no” di Emma Moriconi arliamo ancora dell'età giovanile di Benito Mussolini e vediamo un altro passo dello scritto di Rino Alessi di cui abbiamo cominciato a trattare nei giorni scorsi. Ecco cosa scrive ancora: "Più tardi mi colpì il fatto che intorno a lui, nelle ore in cui il suo estro, uscendo dal silenzio e dalla solitudine, infilava decisamente le vie di uno sfrenato amore per le burle, i giuochi rischiosi, le azioni manesche ecc., ora delle esibizioni oratorie e delle esplosioni polemiche, andassero raccogliendosi, con più adesiva facilità, gl'innamorati, i fanatici, i puri di cuore, oppure i maliziosi, i pescatori nel torbido, insomma gli angeli e i diavoli, invece che i moderati, i meditativi, alla cui esigua schiera io e Riccardo sentivamo di appartenere". È uno spaccato di un momento importante, che delinea con nettezza il carattere variegato del giovane Benito, i suoi umori, la sua adolescenza del tutto particolare, che mostra sicuramente l'originalità del personaggio. A seguire Alessi si tuffa nel contesto in cui vivono, riferendo che "certo è che nessuna comunità scolastica in Emilia Romagna, e forse in Italia, poteva dirsi, più della nostra, invasa da quei fermenti politici sovversivi che, allora, andavano sospingendo il Paese a un radicale mutamento di mentalità. Nazionalismo e socialismo si fondevano negli stati d'animo di una gioventù ancora capace di gettarsi nell'azione e di affrontare sacrifici al servizio dei propri ideali, povera di dottrina, ma ricca di sentimento, istintivamente avversa al calcolo delle opportunità e ai compromessi del tor- P naconto individuale". In effetti, nella formazione del carattere del giovane Mussolini, molto influisce certamente l'ambiente che lo circonda, non a caso la Romagna è terra di forti impulsi e di inquiete passionalità. Ma non è solo questo, che Alessi rileva: andando avanti nella lettura troviamo nella sua trattazione alcuni temi che saranno poi oggetto di numerosi studi, sia durante il Fascismo che nei decenni successivi e che ancora oggi costituiscono oggetto di riflessione e di discussione. Parliamo del forte ascendente che Benito ha sempre avuto sulle persone. Questo risulta evidente nel periodo del BenitoDuce, moltissimi scrittori, storici, documentaristi, molte persone di cultura ne hanno evidenziato questo aspetto e sotto una duplice angolazione: da una parte c'è sempre stata nei suoi confronti una forte attrazione da parte della gente per la sua oratoria, per i concetti che esprimeva, per la forza che emanava in ciò che diceva. Dall'altra, fortissima, la carica di fascino che trapelava da ogni sua estrinsecazione: dalle sue pose ai suoi atteggiamenti, tutto riportava ad una fortissima carica di sensualità, al punto che illustri nomi hanno scritto di come questo aspetto uscisse allo scoperto non solo nelle donne ma persino negli uomini. Un filmdocumentario di cui abbiamo parlato spesso, "Il Corpo del Duce" di Fabrizio Laurenti, mette in rilievo - tra le altre cose - proprio questo concetto. Ciò che scrive Rino Alessi del Benito ragazzo (lontano ancora dal Benito-Duce in termini temporali ma evidentemente vicinissimo quanto ad elementi intrinseci e anche estrinseci), va nella stessa direzione. Leggiamo insieme: "Gli 'angeli' che adoravano Benito - scrive - erano ragazzi che avevano nel sangue l'indomita febbre dell'entusiasmo e l'inclinazione al culto della personalità. In alcuni casi si trattava di un'adorazione mistica e carnale a un tempo. Forse per quei tipi, meno di una decina, Benito possedeva un fluido misterioso, in forza del quale poteva disporre di loro, perdutamente, nelle buone come nelle cattive decisioni". Di questo argomento riferisce, tra gli altri, anche la scrittrice Marga nel suo "Il volo dell'aquila, da Predappio a Roma". A dire il vero sono numerosissimi gli scritti dedicati a questo argomento, come dicevamo. Il nostro intento è però quello di evidenziare quanto viene riferito in volumi ormai quasi introvabili, o comunque di difficile reperimento, e che sono dotati certamente, per tale ragione, di un certo fascino.Vediamo dunque cosa scrive Marga: "Carattere di acciaio, anima di sognatore e di poeta, i suoi coetanei, fatti uomini, ricordano ancora che a lui ragazzo non potevano mai rispondere di no. Su di loro esercitava un fascino irresistibile, determinato dalla superiorità e dal carattere singolare talvolta esuberante ed impulsivo, tal'altra meditabondo e silenzioso e mantenendosi lontano dai giuochi e dalle gaie comitive. Era un ragazzo strano, incompreso, che nelle notti stellate trascorreva il suo tempo a contemplare la volta celeste fantasticando, osservando, pensando". Ancora molto c'è da dire su questa epoca della sua vita, troppo spesso trascurata e a volte male interpretata e che invece consente di comprendere indubbiamente a fondo la complessa personalità di questo ragazzo che presto governerà l'Italia per due decenni. “EPPURE LA MIA STORIA VERA È TUTTA IN QUEI QUINDICI PRIMI ANNI. DA ALLORA, MI SONO FORMATO. DENTRO DI ME GIÀ C’ERO TUTTO IN GERME” Solitudine, sulla cima di un campanile “Non era una posa, ma un bisogno”. In lui c’era “una parte misteriosa che non riusciva a controllare” ncora relativamente al periodo giovanile di Benito Mussolini, il volumetto di Rino Alessi ci racconta di come il giovane amasse, all'epoca della scuola, ritirarsi il solitudine in luoghi appartati. Vediamo come il compagno di classe del futuro Duce riferisce un episodio: "Un giorno, al convitto, vedemmo Benito percorrere il tratto del piazzale prospiciente la facciata verso i colli, con passo leggero, saltellante, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, la giacca tirata sulla vita. 'E adesso dove va?' chiesi all'amico. 'Vieni a vedere', mi disse. Lo seguimmo a distanza, con furba aria distratta. Egli conosceva un pertugio che dal magazzino della legna permetteva di entrare nella chiesa sconsacrata. Di quella scoperta si mostrava geloso più di tutte le altre abitudini che si era creato per difendere il suo insaziabile bisogno di solitudine. Attraversammo il magazzino, ci affacciammo alla porticina della chiesa. Era già scomparso. Trascorso un breve silenzio avvertimmo, in alto, degli scricchiolii, come se qualcuno camminasse sul soffitto. 'È lui!' dissi a voce smorzata. 'Una pazzia!' soggiunse Riccardo. 'Guarda in che stato è il soffitto. Una volta o l'altra lo sfonda. Se piomba di lassù finisce in poltiglia'. 'Ma dove va?'. 'Sul campanile, a ragionare coi A barbagianni!'. Si era fatto una specie di nido nella cella campanaria. Là, sicuro che nessuno avrebbe mai pensato di raggiungerlo, trascorreva il tempo libero a leggere gli scritti di Bakunin, di Cafiero, di Saverio Merlino, la storia della Comune di Parigi, le vite dei grandi rivoluzionari di tutti i Paesi, i romanzi veristi di Zola e di Gorki, la 'Morale dei Positivisti' di Ardigò. Copriva di appunti opuscoli e articoli di quegli scrittori di cui non condivideva le idee, e contro cui si riprometteva di scrivere o di parlare, fuori, nei comizi, o nei nostri raduni in collegio". In un momento successivo, Alessi riferisce che "le fughe sul campanile di Benito non piacevano a Valfredo Carducci il quale, sapendo delle cattive condizioni dei soffitti della vecchia chiesa, temeva da un giorno all'altro una disgrazia". Ancora, dice: "Il direttore seguiva il giovane nella sua nascosta attività giornalistica sui giornaletti sovversivi della regione. Si era messo d'accordo in segreto con l'economo anarchico per averli. Non condivideva, certo, quelle idee, espresse con un linguaggio violento, qualche volta addirittura rozzo, ma schietto e mai volgare. Però, in quelle idee, in quello stile così personale, in quegli scritti, che egli giudicava comunque bislacchi e biasi- mevoli, andava scoprendo i segni di una personalità che sopravanzava di gran lunga quella di tutti gli allievi che fino a quei giorni avevano sfilato davanti alla sua cattedra". Ancora una considerazione di Alessi è interessante in questo contesto: "Quella solitudine sul campanile - scrive - non era una posa, ma un bisogno della sua anima già formata, tuttavia travolta dai turbamenti interiori che nessuno sarebbe riuscito a placare. In quell'anima c'era sicuramente una parte misteriosa che lui stesso non riusciva a controllare". Margherita Sarfatti (un personaggio di cui abbiamo parlato tempo fa, estremamente interessante sia di per sé che per il rapporto che ebbe con Mussolini, di calibro soprattutto intellettuale), nel suo "DVX" riferisce: "A Forlimpopoli [...] il professore Carducci, fratello di Giosuè e direttore dell'istituto, gli voleva bene. Cercava di dominarlo con il ragionamento, di persuaderlo con la bontà. Via via ch'egli, crescendo, acquistava esperienza degli altri e dominio di sé, il compito diveniva meno arduo. 'Eppure - egli osserva pensoso - la mia storia vera è tutta in quei quindici primi anni. Da allora, mi sono formato. Sento che quelle furono le risolutive influenze. Dentro di me già c'ero tutto in germe". [email protected] 7 Sabato 30 maggio 2015 DA ROMA E DAL LAZIO E’ ORMAI QUESTIONE DI ORE: I POLIZIOTTI HANNO LOCALIZZATO I NOMADI CHE MANCANO ALL’APPELLO Auto rom killer, braccati i due fuggitivi La comunità filippina si è ritrovata in piazza del Campidoglio. Sale la rabbia tra la gente, ieri sono state rinvenute tre molotov vicino al luogo dell’incidente di Giuseppe Sarra anca poco. Avrebbero le ore contate i due rom che mancano all’appello. Insieme alle 17enne già arrestata, erano nell’auto assassina che ha ucciso la filippina Corazon Abordo Perez, 44 anni, davanti la fermata della metro Battistini, mercoledì sera a Roma. I minorenni sarebbero stati localizzati dalla squadra mobile, impegnatissima in queste ore per assicurarli alla giustizia, sotto la direzione del questore Nicolò D’Angelo. Una task force incessante. I poliziotti hanno lavorato giorno e notte per individuare e poi localizzare i due rom. Controlli a tappeto nel campo tollerato della Monachina (XIII e XII Municipio) e in quello Cesare Lombroso (XIV). I fuggenti, però, sarebbero nascosti in altri luoghi. Questione di ore, insomma. Non è escluso che uno dei due, o entrambi, si consegnino nelle mani della giustizia prima del blitz degli uomini della squadra mobile. Secondo voci insistenti, la polizia non avrebbe preso nemmeno in M considerazione l’auto-confessione di Bato Halinovic, padre di uno dei due ragazzi. L’uomo non è stato arrestato. Probabile che per lui scattino le accuse di favoreggiamento o di autocalunnia. Restano col fiato sospeso milioni di italiani, colpiti dalla fuga criminale che ha barbaramente ucciso la 44enne e ferito altre otto persone, fortunatamente non più in pericolo di vita. E’ fuori pericolo anche l’altra cittadina filippina, trasportata in codice rosso al San Camillo. La donna ha lasciato la terapia intensiva ed è stata trasferita nel reparto di ortopedia per essere sottoposta a un intervento chirurgico all’omero. Sta bene anche il poliziotto ferito durante l’inseguimento. Per lui solo una forte distorsione alla caviglia. Continua il pellegrinaggio dei residenti di Prima Valle e dei romani sul luogo dell’incidente. La tensione, però, sale con il passare delle ore. Ieri tre molotov sono state trovate nascoste in via Francesco Tamagno, non lontano da via Boccea. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della compagnia Trastevere dopo che una cittadina aveva segnalato di aver visto alcuni ragazzi nascondere una busta in un cespuglio. La pattuglia ha trovato tre bottiglie in vetro contenenti del liquido e alcuni stoppini di stoffa. Il materiale è stato sequestrato e portato alla sezione rilievi di via In selci che analizzerà il contenuto delle bottiglie. Sono in corso le indagini per rintracciare gli autori del gesto. “Giustizia per Cory”. E’ stato il coro della comunità filippina radunata ieri in piazza del Campidoglio per una veglia in ricordo di Corazon Abordo Perez. Sventolavano le bandiere con i colori nazionali della Repubblica delle Filippine, insieme a qualche tricolore. “Siamo qui per manifestare i nostri sentimenti. Siamo veramente in grande lutto come comunità”, ha detto monsignor Jerry Bitoon, pre- sidente dell’Enfid Italy. Ha parlato anche Lito, il fratello della vittima:“Il nostro cuore è troppo spezzato. Non c’è più rabbia né odio. Io posso perdonare, perché Dio perdona. Ora voglio solo giustizia. Questo è l’importante”, ha spiegato. La famiglia della vittima è stata poi ricevuta in Campidoglio. Ad esprimere le condoglianze da parte dell’amministrazione comunale non è stato il sindaco Ignazio Marino, ancora a Philadelphia negli Stati Uniti, ma il suo braccio destro Luigi Nieri. Quest’ultimo era presente anche alla veglia, accompagnato dagli assessori Francesca Danese, Paolo Masini e Estella Marino insieme ad alcuni rappresentati delle amministrazioni municipali. Intanto i campi rom continuano ad essere presidiati dagli uomini del 113. Paura e tensione pure alla struttura tollerata della Monachina. Su circa 20 bambini che ogni mattina vanno alla vicina scuola “Nando Martellini” accompagnati dal pulmino di Roma Capitale, ieri solo cinque erano in classe. La rabbia monta pure sul web. Un coro unanime: giustizia. ONORATO (ASSENTE IN CONSIGLIO) DENUNCIA IL VENDOLIANO, CHE VA VIA IN SEGUITO ALL’INDIGNAZIONE DELL’OPPOSIZIONE Dopo il wrestling, Peciola va in aula Silenzio da Marino e dalla maggioranza. Il capogruppo di Sel se la caverà probabilmente con tre sedute di stop, il massimo previsto dal regolamento a quiete dopo la tempesta. Dopo il wrestling capitolino dell’altro ieri, il Consiglio comunale di Roma è tornato a riunirsi. In Aula era presente anche Gianluca Peciola (Sel), nonostante i 10 giorni concessi per il trauma cranico e le contusioni a ginocchio e spalla destra. Strano ma vero. Era assente, invece, Alessandro Onorato (Lista Marchini), che dovrà essere operato per una frattura scomposta al mignolo dopo un mese di ingessatura. Tra i banchi dell’opposizione si respirava un mix di incredulità e indignazione, tanto che è stato chiesto l’allontanamento del vendoliano dall’aula. A quel punto, Peciola ha fatto mea L culpa: “Sono colpevole della gravità dell’episodio che mi ha visto coinvolto. Constato che l’onorevole Onorato non è presente, penso sia corretto quanto chiede l’opposizione, ovvero che in attesa della riunione dell’ufficio di presidenza io lasci la seduta per consentire lo svolgimento il più possibile sereno dell’Assemblea”, ha spiegato il capogruppo di Sel, augurando una pronta guarigione a Onorato. Silenzio dai banchi della maggioranza, come del resto da Marino. Oltre a definirsi “rattristata” per l’accaduto, il presidente dell’Assemblea, Valeria Baglio, si è limitato a ricordare che mercoledì prossimo è prevista la riunione monocolore dell’Ufficio di Presidenza. Una sediata, quella di Peciola contro Onorato, che costerà al vendoliano al massimo tre sedute di stop, sanzione massima come da articolo 31 del regolamento del Consiglio comunale. Un paradosso. Stessa sorte potrebbe toccare anche al consigliere della Lista Marchini. Per un “vaffa” Marco Pomarici (Noi con Salvini) venne allontanato per una seduta. Nulla a vedere con la sediata lanciata da Peciola. Onorato, però, non ci sta e non le ha mandate a dire al vendoliano: “Ho deciso di denunciare alle autorità giudiziarie Peciola, non solo per avermi scagliato addosso una poltrona, procurandomi la frattura scomposta di un dito e un futuro intervento, ma soprattutto perché non si è nemmeno degnato di chiedermi scusa e di ammettere le sue gravi colpe”, ha scritto il consigliere della Lista Marchini sulla sua pagina Facebook, aggiungendo: “Ha preferito, invece, mentire cercando di accusarmi di una tentata aggressione per provare a salvarsi la faccia”. Ricordando che “il sedicente ‘pacifista’ ci ha messo un attimo a prendere una poltrona e a buttarmela addosso con violenza per poi mettermi anche le mani al collo, tanto che Fabrizio Panecaldo, capogruppo Pd, urlava: ‘Toglieteglielo di dosso altrimenti lo strozza’”. Ad uscirne sconfitta, anche questa volta, la politica. FORMIA: L’UOMO ERA ARRIVATO A FARE LO SCIOPERO DELLA FAME CONTRO LA CRIMINALITÀ Ucciso l’avvocato-paladino della legalità Era stato vittima di aggressioni e intimidazioni. È stato freddato con un colpo di pistola alla testa, gli investigatori sono sulle tracce del giovane assassino stato ucciso con un colpo di pistola alla testa Mario Piccolino, l’avvocato-blogger paladino della legalità. Famoso per le sue battaglie polemiche sul sito freevillage.it, il sessantaseienne era arrivato a fare lo sciopero della fame È contro l’illegalità diffusa nella sua città, Formia (Latina). Gli investigatori sono sulle tracce dell’assassino. Intorno alle 17 e 30, un giovane sarebbe entrato nello studio del legale in via Conca e, dopo una breve discussione, avrebbe fatto fuoco davanti a un assistente. Ex penalista, si era impegnato in una battaglia per la legalità nel sud pontino. Era una persona scomoda, Mario. Era stato anche aggredito sei anni fa, sempre nel suo studio, a colpi di cric sulla testa, ad opera di un esponente della criminalità locale appartenente a una nota famiglia camorristica. Nel 2012, un’altra intimidazione. Davanti casa furono scaricate delle teste di pesce. A dare l’allarme un assistente che lavora in uno studio vicino alla casa di Piccolino. La discussione, poi lo sparo. Immediatamente l’aggressore si è allontanato velocemente con la pistola. Una tragica notizia che ha subito fatto il giro della città. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi. 8 Sabato 30 maggio 2015 ECONOMIA LA RIPRESA È IMPERCETTIBILE, I CONSUMI SONO BLOCCATI. MA C’È CHI PENSA IL CONTRARIO PARLA IL NUMERO UNO DI WHIRLPOOL FRANCESE Il Pil cresce solo per le statistiche “Abbiamo iniziato uno studio complesso” Fanno ben sperare i risultati dell’agricoltura, dieci volte più dell’industria Intanto è spaccatura totale tra le sigle sindacali ltre duemila esuberi, con conseguente chiusura di quattro stabilimenti, tra cui quello di Carinaro a Caserta. E’ quanto previsto nel piano di ristrutturazione Whirlpool dei siti ex Indesit. Un piano che sarà ridiscusso nuovamente il 9 giugno presso il ministero dello Sviluppo, dove l’azienda dovrebbe presentare “nuove proposte credibili e tangibili”, il minimo comune denominatore per la riconvocazione delle parti. Vedremo. Intanto non fanno ben sperare le dichiarazioni del presidente di Whirlpool francese, Andrea Paiusco, che a proposito della situazione italiana ha detto: “E’ una priorità visto che abbiamo 8 siti nel Paese. Stiamo lavorando con il Governo e le parti sociali per trovare la soluzione migliore possibile per la società e i dipendenti”, ha scandito Paiusco in un’intervista diffusa sul sito di “Les O a matematica non è un’opinione, non c’è dubbio. Ma la realtà è un’altra. Accade anche in questa crisi tremenda. Le statistiche, è la volta dell’Istat, fotografano un’Italia fuori dalla recessione: il prodotto interno loro è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre 2015, +0,1% in un anno. Sarà. Ma i consumi sono, e restano, bloccati. Ininfluente anche il bonus degli 80 euro, la medicina per tutti i mali secondo alcuni membri del governo Renzi. Non va meglio nemmeno sul fronte della fiducia, crollata costantemente in questi anni tranne qualche raggio di sole. Aumenta il pil, mentre la disoccupazione è alle stelle, soprattutto quella giovanile, come confermato qualche giorno fa nell’ultimo rapporto Ocse. L Una crescita comunque stagnante, impercettibile. Le vittime? Le famiglie. Rispetto al trimestre precedente, i consumi finali nazionali hanno registrato una lieve diminuzione (-0,1%), che mostra le difficoltà in cui versano i nuclei familiari, sempre più costretti a comprare il minimo indispensabile, riducendo notevolmente il loro paniere. Bene gli investimenti fissi lordi, cresciuti dell’1,5 per cento. Male l’export, vera boccata d’ossigeno fin qui delle imprese nostrane. Dal lato degli scambi con l’estero, infatti, le importazioni sono aumentate dell’1,4%, con un calo evidente della domanda interna, ma intanto le esportazioni sono rimaste stazionarie. Nessun miglioramento, insomma. Il contributo della domanda estera netta è stato negativo per 0,4 punti. Dal lato dell’offerta, si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto dell’agricoltura (6%) e dell’industria (0,6%), mentre quello dei servizi ha segnato una variazione nulla. Al di là dell’agricoltura (+0,2%), in termini tendenziali è diminuito il settore delle costruzioni dell’1,6%, quello dell’industria in senso stretto dello 0,4%. Un lieve aumento anche nei servizi, 0,1 punti percentuali. Fa ben sperare la crescita dell’agricoltura, addirittura dieci volte in più dell’industria. Ma la luce in fondo al tunnel è ancora lontana. Lo scenario è desolante, nonostante i soliti annunci e rivendicazioni. Il Paese è ancora fermo. E’ inutile pensare il contrario. Giuseppe Sarra Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio Echos”, sottolineando che dopo l’acquisizione di Indesit, Whirlpool “ha iniziato un lavoro di studio rispetto alla sua struttura produttiva in Europa. E’ un lavoro che è in corso. E’ un studio complesso. Stiamo guardando come creare una struttura più efficace per garantire la perennità del tessuto produttivo in Europa”. La partita dunque si gioca sul filo del rasoio. Intanto è spaccatura totale tra i sindacati. Nel mirino della Fim e Uil c’è la Fiom, l’unica sigla sindacale ad aver partecipato al “faccia a faccia” con i vertici Whirlpool giovedì scorso a Firenze. “E’ un inedito grave e rischia di complicare ulteriormente una vertenza già sufficientemente difficile”, aveva attaccato Marco Bentivogli (Fim Cisl). Certamente un clima non ideale in vista della prossima settimana, sempre più decisiva. 9 Sabato 30 maggio 2015 DALL’ITALIA BOTTE E PUNTINE SULLE SEDIE PER PUNIRE GLI SCOLARI VIVACI Salento, bambini maltrattati in asilo Indagati preside e una maestra, le vittime sarebbero undici alunni della scuola materna di Cannole di Chantal Capasso PISA n’altra triste storia di maltrattamenti su minori nelle scuole materne. Questa volta lo scenario angusto sembra appartenere all’asilo di Cannole, piccolo comune nell'hinterland di Maglie, nel Salento. Rinchiusi in un armadio, costretti persino a sedere su delle sedie sulle quali erano state messe delle puntine da disegno. Sono alcuni dei maltrattamenti che secondo la Procura di Lecce sarebbero stati costretti a subire 11 piccoli alunni di una scuola materna. Tali gesti ignobili, sembrano siano stati commessi da una maestra, quest’ultima indagata insieme alla preside della struttura. I fatti contestati risalirebbero a due anni fa, emersi alle cronache durante l'incidente probatorio disposto lo scorso ottobre dal gip Simona Panzera. Ai due indagati il pm Angela Rotondano ha fatto notificare l'avviso di conclusione delle indagini. Nel fascicolo, aperto dal pubblico ministero, viene descritto l'incubo vissuto da undici bambini, da settembre fino a ottobre del 2013, quando la 60enne è stata trasferita (per ragioni estranee all'inchiesta) in un altro asilo della provincia di Lecce (dove continua a insegnare). Stando all'accusa, l'insegnante inveiva contro i piccoli non solo a parole con epiteti del tipo “brutto, stupido”. Li avrebbe anche sculacciati e colpiti con violenza sulle mani, sul viso e sullo stomaco. Ma l’insegnante non è la sola a rischiare il processo. Al banco degli imputati po- U Uccide nigeriana in pineta fermato un nordafricano uce sull’omicidio di una nigeriana avvenuto il 31 marzo a Vecchiano, in provincia di Pisa: i carabinieri hanno arrestato un 28enne marocchino clandestino e senza fissa dimora, accusato di aver ucciso la prostituta africana all’interno di una pineta. Stiamo parlando dell'assassino della prostituta di Empoli uccisa con 14 coltellate la mattina del 31 marzo scorso nella pineta tra Vecchiano (Pisa) e Torre del Lago (Lucca). I carabinieri del nucleo investigativo pisano hanno eseguito nei confronti del 28enne marocchino, un provvedimento di custodia cautelare in carcere nella casa circondariale di Livorno, dove lo straniero detenuto dall'aprile scorso dopo essere stato arrestato a Cecina (Livorno) con l'accusa di avere rapinato un transessuale. A inchiodare il nordafricano, senza fissa dimora, ci sarebbero le tracce di sangue sui vestiti che aveva ancora in- L trebbe finire anche il dirigente scolastico per il reato di omessa denuncia, perché pur essendo stato informato in più occasioni delle condotte della maestra non l'ha comunicato all'autorità giudiziaria, né ha preso mai alcun provvedimento per tutelare i bambini, e avrebbe persino sconsigliato alle famiglie di interpellare la magistratura. I genitori, dopo aver presentato, invano, un esposto al preside, alla fine si sono rivolti ai carabinieri affinchè venisse aperta un’inchiesta. Ora la maestra e dirigente scolastico avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal sostituto Rotondano, per produrre documenti, presentare memorie e documenti raccolti dall'attività di indagine svolta dai difensori, gli avvocati Carlo Caracuta e Marco Pezzuto. Scaduti i termini, si aprirà una nuova fase: il magistrato deciderà se chiedere il rinvio a giudizio. Le famiglie dei piccoli sono assistite dagli avvocati Luigi Corvaglia e Antonio Costantini. MAXIBLITZ ANTICAMORRA PER IL 2 GIUGNO TUTTI AL MARE Oltre sei milioni di italiani in partenza per le minivacanze I tentacoli del clan sul Comune di Battipaglia Le organizzazioni criminali controllavano il voto. Arrestate ottantasette persone l ponte del 2 giugno come è tradizione è un’occasione per poter finalmente godere in anteprima delle prossime vacanze estive. Ben oltre 6 milioni di italiani la pensano così. A renderlo noto è una ricerca compiuta dalla Federalberghi dalla quale emerge che gli italiani, in vista del week end lungo, passerà una notte fuori casa, e quest’anno lo farà il 6,6% in più rispetto lo scorso anno. Fra loro, quasi il 92% (88% del 2014) rimarrà in Italia e il 7,1% andrà all'estero (10,6% del 2014). Le mete preferite sono quelle balneari. Il 58,4% sceglierà il mare (rispetto al 62% del 2014), il 17% (rispetto al 12% del 2014) preferirà le città d'arte, il 12,5% (rispetto al 14% del 2014) andrà in montagna. Vacanza al lago per il 4% mentre il 2% opterà per località termali e del be- I nessere. Chi andrà all'estero sceglierà le grandi capitali nel 60% dei casi. Mentre per quanto riguarda l'alloggio il 31,6% si farà ospitare da parenti o amici (rispetto al 31,1% del 2014). A scegliere la struttura alberghiera sarà il 27,1% (rispetto al 28,7% del 2014), la casa di proprietà il 17%, i bed and breakfast con l'8% e l'appartamento in affitto con il 4%. La spesa media pro-capite (viaggio, alloggio, ristorazione e divertimenti) è di 267 euro (rispetto ai 266 del 2014) di cui 240 euro (236 nel 2014) per chi rimarrà in Italia e 650 euro (533 nel 2014) per chi andra' oltre confine. Il tutto per un giro d'affari turistico di circa 1,6 miliardi di euro per un +7% rispetto al 2014. La permanenza media si attesterà sulle 3 notti (2,8 notti Ch.C. nel 2014). dosso al momento del primo arresto e che sono stati analizzati dai Ris. L'uomo stato individuato, spiegano i carabinieri, grazie a "uno scontrino fiscale trovato sul luogo del delitto, le immagini del supermercato che ritraevano il sospettato e le successive indagini tecniche". Il marocchino, secondo quanto si appreso, uccise la prostituta dopo che lei gli aveva rifiutato una prestazione sessuale. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa ieri mattina. El.Ma. a camorra influiva sulla vita politica del comune di Battipaglia, in provincia di Salerno. Nell ’operazione della polizia , che ha portato all’arrestato 87 persone, è emersa l'influenza che l'organizzazione criminale avrebbe avuto sull'esito del voto del Comune di Battipaglia. Ciò che hanno evidenziato gli inquirenti è un’anomala gestione degli interessi pubblici del comune salernitano, in cui l’associazione, dai connotati mafiosi, operava in modo preponderante attraverso la coartazione della volontà elettorale oltre alla gestione di stand pubblici per la distribuzione di fuochi di artificio. Per gli sviluppi dell’indagine, determinanti le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, questi ultimi affiliati anche in posizione apicale nell’organizzazione. Grazie all’attività investigativa coordinata dalla Procura e L a tale collaborazione è stato accertato che l'organizzazione avrebbe avuto tra i propri obiettivi il condizionamento del voto in sede locale, con azioni intimidatorie tese a canalizzare il voto verso Orlando Pastina, candidato ed eletto consigliere comunale di Battipaglia nelle consultazioni amministrative del 2009, ma anche il condizionamento dell'attività amministrativa e di governo della città di Battipaglia. A questo si aggiungono altre attività delittuose compiuta dall’organizzazione. Ottenevano un controllo totale del territorio, attraverso atti intimidatori espliciti o simbolici con il solo scopo di assoggettare i destinatari, sia titolari di attività produttive di reddito lecito, sia soggetti dediti ad attività delittuose, azioni poste in essere evocando legami (effettivi) con altre affermate e pericolose organizzazioni criminali che già avevano operato sul territorio, i cui capi, benchè detenuti, erano ancora influenti nella stessaarea territoriale (clan Giffoni-Noschese capeggiato da Biagio Giffoni e Bruno Noschese); nonchè consumando azioni di allarmante violenza fisica e di danneggiamento a mezzi e cose. Sempre nei confronti delle persone arrestate, pendono le accuse per ricettazione, la detenzione ed il porto di armi da sparo, nonchè al reperimento di altre armi per potenziare la forza d'intimidazione dell'organizzazione; il controllo e la gestione del gioco d'azzardo in genere e delle slot machine; il traffico di stupefacenti in forma diffusa e capillare ed il controllo sistematico di tale attività illecita sul territorio; il reinvestimento dei profitti illeciti in attività forCh.C. malmente lecite. 10 Sabato 30 maggio 2015 DALL’ITALIA AREZZO: ELEZIONI COMUNALI E POLEMICHE Il Pd, i musulmani e gli accordi per la moschea Macrì (FdI): “Hanno fatto un’intesa sottobanco con gli islamici: voti in cambio della costruzione di un luogo di culto” di Cristina Di Giorgi e voci che circolano non sono dicerie e ne ho la prova: ad Arezzo c’è l’accordo per realizzare la moschea, gestito sottobanco dal candidato a sindaco PD Matteo Bracciali”. A parlare in questo modo è Francesco Macrì, esponente di Fratelli d’Italia An Alleanza per Arezzo, che aggiunge: “la cittadinanza non è al corrente di quanto accadrebbe se vincesse il centrosinistra, ma all’interno della comunità islamica aretina lo sanno tutti”. L’oggetto della questione è dunque la costruzione in città di un luogo di culto per fedeli musulmani, che a detta dell’esponente di Fdi sarebbe stata oggetto di un patto tra autorità religiose musulmane e Pd: “sono in grado di dire che esiste un accordo, sebbene da parte del Partito democratico sia tenuto gelosamente segreto al fine di non mettere in gioco il consenso di quella parte di elettorato amico ma in disaccordo con l’eventuale decisione di edificare una moschea ad Arezzo”. Si tratterebbe dunque di un’intesa che il candidato a sindaco Pd avrebbe stretto per ottenere prima il sostegno alle primarie di partito ed in prospettiva i voti della “L comunità musulmana nella corsa elettorale contro Alessandro Ghinelli (lista civica). “Non è una voce campata in aria. Il riscontro – spiega Macrì - arriva da un appartenente alla comunità musulmana in presenza mia e di Ezio Lucacci, anche lui candidato consigliere in Fratelli d’Italia”. Si tratta di persona ben informata, che “partecipò alle primarie PD, su sollecitazione dell’Imam in persona, rivolta a tutti i correligionari, poi andati effettivamente in centinaia a dare la preferenza a Bracciali come candidato a sindaco” proprio alla luce della contropartita che otterrebbero in caso di sua elezione. “Bracciali ha il diritto di assumersi gli impegni che considera più utili per Arezzo e gli aretini, ammesso che la moschea sia una priorità. Ma ha il dovere di dire apertamente qual è la sua posizione su una questione così delicata, invece di gestirla in segreto e senza l’accordo con la comunità aretina” dice ancora l’esponente di Fratelli d’Italia, che conclude facendo presente che “i riscontri alle voci circolanti tra i musulmani non si basano solo sulla testimonianza di uno di loro. In queste settimane l’attuale sede del culto islamico ubicata a Saione sembra essere divenuta un Point Elettorale Musulmani in preghiera; nel riquadro, Francesco Macrì (FdI) del Pd, con tanto di distribuzione ai fedeli di materiale utile per indirizzare a favore di Bracciali il voto degli aventi diritto a recarsi al seggio. Sfido l’avversario di Ghinelli a dimostrare il contrario e a dire pubblicamente qual è la sua intenzione sulla moschea”. Una sfida questa che l’esponente del Pd aretino sembra, ad ora, non aver raccolto. La parola (e la decisione) sta ora agli elettori della cittadina toscana, che domenica 31 maggio si recheranno alle urne per scegliere il loro Primo cittadino. PADOVA: LO STORICO LOCALE E LA CRISI Al “Pedrocchi” niente più caffè al bancone La nuova gestione sta provvedendo a una ristrutturazione interna che sembra scontentare tutti, clienti compresi IN BREVE LA MEMORIA DI RAMELLI TORNA A BRESCIA a crisi colpisce anche i locali storici: sta accadendo infatti che il Pedrocchi, il celebre bar di Padova, si è trovato a dover subire un terremoto mai vissuto in precedenza. Il direttore commerciale, dopo oltre dieci anni di servizio nello storico stabilimento, ha fatto sapere di aver sottoscritto il proprio licenziamento in disaccordo con i responsabili della nuova gestione. Elemento questo che si aggiunge alle tensioni che da mesi rendono problematico il clima tra i lavoratori del locale: i quindici dipendenti a chiamata sono infatti sul piede di guerra contro il cambio dell’organizzazione del lavoro effettuato dalla gestione milanese del gruppo, che L comporta carichi di lavoro eccessivi su ciascuno di loro: “abbiamo incontrato i rappresentanti della F&D Group – fanno sapere in proposito i sindacati – esprimendo le nostre perplessità sul rapporto sbilanciato tra gli assunti a tempo indeterminato e quelli a chiamata. L’azienda ci ha detto che ci darà una risposta definitiva nel prossimo incontro”. A completare il quadro, giunge infine la notizia che gli avventori non potranno più prendere il caffè davanti al bancone dello storico locale. “Da tre settimane – scrive Felice Paduano sul Mattino di Padova – dal lunedì al venerdì davanti al bancone della parte storica del ‘Caffè senza porte’ è affisso un piccolo mani- festo sul quale è scritto, sia in italiano sia in inglese, un messaggio inequivocabile: ‘il servizio viene effettuato nella sala intera e nel plateatico (di fronte alla pasticceria). Per informazioni, rivolgersi al personale’. Una scelta aziendale questa che non consente ai clienti di bere il caffè davanti al bancone storico o di sedersi ai tavolini con il panno rosso, nello spazio centrale e nemmeno di bere qualcosa in sala bianca, dove c’è la targa in ricordo di Stendhal”. Una scelta che ha lasciato perplessi (e arrabbiati) sia i clienti abituali, sia gli avventori italiani e stranieri che hanno visitato il locale in questi giorni. Clara Lupi Un infame atto vandalico compiuto ad opera di sconosciuti, che prima hanno imbrattato e poi sradicato la formella dedicata a Sergio Ramelli nel percorso della memoria realizzato nel centro di Brescia in ricordo delle vittime del terrorismo. La risposta dell’amministrazione cittadina (di centrosinistra), dopo le numerose ed accese posizioni espresse sulla vicenda (tra esse quelle, riportate sul nostro Giornale, di Giorgia Meloni e dell’assessore regionale Viviana Beccalossi) è arrivata in queste ore a tempo di record. La lapide che ricorda lo studente diciottenne milanese sprangato a morte quarant’anni fa da militanti dell’estrema sinistra legati ad Avanguardia Operaia è infatti già stata riposizionata, ed è presidiata dalla Digos cittadina “per evitare nuovi spiacevoli casi”. Dalla stampa si apprende inoltre che Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria (l’associazione che si occupa del Memoriale), ha fatto sapere di aver sporto denuncia su quanto accaduto e che alcuni esponenti locali di Fratelli d’Italia hanno chiesto l’intitolazione di una via cittadina a Sergio Ramelli. THYSSENKRUPP, PENE RIDOTTE IN APPELLO Sono state ridotte le condanne per i sei imputati del processo Thyssenkrupp, secondo quanto ha deciso ieri la Corte d'Assise d'appello di Torino. La pena per l'amministratore delegato dell'azienda Harald Espenhahn è scesa da dieci a nove anni e otto mesi. All'annuncio, i familiari delle sette vittime hanno protestato in aula, trattenendosi a lungo nel corridoio al piano interrato del Palazzo di Giustizia di Torino per protestare. "E' uno schifo", ha gridato una donna. Il processo in corte d'Appello era stato ordinato dalla Cassazione, nell'aprile 2014, al solo scopo di ricalcolare le condanne inflitte agli imputati per il rogo che nel 2007 uccise sette operai. Le pene oscillano fra i sette anni e sei mesi e i sei anni e otto mesi, con una leggera riduzione rispetto alle precedenti condanne. "Ci aspettavamo una riduzione della pena più consistente. Purtroppo invece è quasi impercettibile. E questo ci lascia insoddisfatti", ha detto l'avvocato Ezio Audisio, difensore di Harald Espenhahn dopo aver appreso la sentenza. 11 Sabato 30 maggio 2015 SPETTACOLI IN USCITA NELLE SALE IL LUNGOMETRAGGIO DRAMMATICO DIRETTO DA SEBASTIANO RIZZO, CON ENRICO LO VERSO Nomi e cognomi… italiani La storia di Domenico Riva, giornalista impegnato nel risvegliare la coscienza civile dei cittadini di Luciana Caprara l film è incentrato sulla figura di Domenico Riva, stimato giornalista che da Milano rientra, con la sua famiglia nella terra d'origine, un piccolo paese del Sud Italia. Tutto il film gioca attorno ai fatti di una discarica abusiva oggetto di mire illecite e loschi traffici. I suoi Nomi e Cognomi sono amore per la coerenza e per la vita, frutto di un’inchiesta avviata per far luce su verità scontrandosi contro un omertoso sud Italia, purtroppo riconoscibilissimo in quello reale. In un susseguirsi di successi e insuccessi, vittorie e sconfitte, anche familiari, Riva porterà avanti il suo impegno, fino anche a sacrificare la sua famiglia. Interpretato da Enrico Lo Verso, il protagonista è animato dalla volontà di far luce sui loschi traffici del paese dove è tornato vivere, come la costruzione di una discarica che potrebbe gettare nelle campagne dei rifiuti tossici. Sebastiano Rizzo dipana in 100 minuti circa il percorso di un moderno eroe tragico che con le parole colpisce più che con le armi. Questo protagonista rappresenta la speranza utopistica di un giornalismo scevro di condizionamenti esterni e da compromessi e si erge come portatore di verità in un contesto fatto di corruzione e malaffare dal quale sembra impossibile fuggire. Le scene del film si svolgono spesso in ambienti claustrofobici come la piccola redazione, lo studio di Domenico. Un monito in ricordo di tutti quei I personaggi che per la libertà di parola hanno perso la propria libertà individuale, ma che non si sono fermati di fronte a minacce, pagando spesso un prezzo molto alto. Nomi e cognomi è un film amaro ma con un dramma mai portato all’eccesso, reso in modo semplice e pacato, spesso sotteso. Attraverso il protagonista il regista spiega come fare giornalismo d'inchiesta significa scontrarsi con le dinamiche inumane che fanno parte della nostra società, correndo rischi e, spesso, sacrificando ciò che amiamo di più. Tra successi e fallimenti, vittorie e sconfitte, Riva riuscirà a rendere onore alla sua professione, con un coraggio e una dignità degni di nota. Sebastiano Rizzo e Camilla Cuparo, riescono quindi con Nomi e Cognomi a descrivere perfettamente una realtà contemporanea, un'opera intensa e necessaria, che racconta la storia dei veri eroi della nostra società. Il regista non si sofferma solo a raccontare una storia ma a descrivere dettagliatamente quelli che come superpotere hanno una penna, quelli che sacrificherebbero tutto pur di raccontare la verità, quelli che non sono davvero degli eroi, ma persone che hanno scelto di lasciare un segno nella storia. Il film infatti evidenzia come essere un giornalista vuol dire avere il coraggio di denunciare. Sebastiano Rizzo, con il suo primo lungometraggio, vuole rendere omaggio ad un mestiere fondamentale, che con il suo immenso potere sulla pubblica opinione potrebbe cambiare davvero il corso degli avvenimenti. Ancora una volta il binomio cinema-giornalismo fa centro nel cuore e nella testa dello spettatore: Nomi e Cognomi ha la capacità di affermare a gran voce i problemi della nostra realtà, senza rinunciare al pathos e alla suspense che rendono la pellicola ancora più umana. DA MODELLO A REGISTA, ANDREA PRETI PORTA IN SALA LA SUA OPERA PRIMA, VICENDA MOLTO PERSONALE E VICINA ALLA SUA FAMIGLIA One more day… one more movie ungometraggio scritto, diretto ed anche interpretato da Andrea Preti, è uscito nelle sale il 14 maggio, proprio il giorno dopo l'apertura del Festival di Cannes, dove ha presentato, nella sezione mercato, il teaser del suo secondo progetto da regista, In loving Memory, una coproduzione internazionale che potrebbe vedere protagonista, oltre allo stesso Preti, l'attore britannico Henry Cavill. Andrea Preti con gli anni sulle passerelle si è finanziato gli studi di cinema in America, tra Los Angeles e New York, oggi con la sua opera prima One more day, racconta una storia molto personale e vicina alla sua famiglia. Nonostante fosse già noto negli ambienti dello showbiz, Preti ammette di aver incontrato "tantissime difficoltà" per trovare una produzione e una distribuzione per il suo film. Lui però non si è dato per vinto ed anzi, dopo aver portato a compimento il primo film, ha già presentato il secondo, con ambizioni notevoli sognano Hollywood con In loving memory, con Heidrun Schleef ed uno staff importante. Questo nonostante la sua Opera prima non sia riuscita ad ottenere grandi consensi da pubblico e critica. Sembra essere un poggetto mediocre che non eccelle particolarmente in nulla. La struttura è alquanto debole, la trama molto scontata e la regia incerta. L Insomma, sembra quasi che il novello regista voglia come autoproclamarsi rivelazione dell’anno assegnandosi il ruolo del protagonista ma con risultati deludenti. Il film è tratto da una storia vera, racconta le vicende del giovane Emanuele che ha un rapporto conflittuale con la madre dopo la morte del papà e che risolverà tutti i suoi problemi con l'aiuto del teatro e di una psicologa speciale. "Ho buttato giù uno scheletro e poi mi sono rivolto a degli sceneggiatori che mi hanno aiutato, e così è partito il progetto", spiega Preti. "Quando ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura di One more day ho pensato alla sofferenza passata della mia famiglia, alla tragicità degli eventi e al destino, in cui credo molto. Ho riflettuto su quanto sia bello vivere intensamente un amore e sull'importanza che possono avere i sentimenti nella vita di ognuno di noi". Penalizzato anche dal gossip su una liason con Eleonora Berlusconi, Andrea preferisce glissare mettendo da parte il suo trascorso nella moda e lanciandosi in una nuova e dura sfida: i cinema. Così, Andrea Preti che si cimenta come regista e attore in una commedia sentimentale che parla all'anima e che vede co-protagonista Stefania Rocca. Per Preti è il primo film, in cui debutta anche dietro la macchina da presa. Insomma, un sogno che vede realizzare a soli venticinque anni. “Penso di aver avuto coraggio nel raccontare una storia realmente accaduta e molto vicina alla mia famiglia. Credo fortemente nell’amore e nella sua energia, ritengo che questa storia possa entrare nel cuore di chi già sa amare e di chi ha bisogno di essere amato”. Da attore, ha pensato al suo personaggio come ad un ragazzo semplice, alle prese con una vita quotidiana segnata da profondo dolore e grande rabbia. Il film, infatti racconterebbe la difficoltà della crescita che accomuna molte persone nel raggiungimento dei propri obiettivi, ma anche la straordinarietà degli eventi casuali nella vita e l’energia che un amore può infondere anche attraverso il suo ricordo. Da regista sul set ha cercato di muovere la macchina da presa in modo delicato proprio lasciandosi fortunatamente guidare da Angelo Stramaglia, direttore della fotografia, con il quale ha quotidianamente, cercato e trovato in modo quasi istintivo di lavorare. Insomma dalla moda al cinema: il risultato è un film dal linguaggio visivo mediocre che avrà bisogno ancora di molta strada prima poter ragL.C. giungere una vera maturità stilistica. 12 Sabato 30 maggio 2015 SOCIETA’ IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEI GENITORI, LA PRIMA MARATONA ITALIANA DI ATTIVITÀ LUDICA PER LA FAMIGLIA Kid Pass Days: tutti insieme per scoprire la città Oggi parte la tre giorni “family friendly” con oltre cento eventi fra Roma, Milano, Venezia, Trento e Napoli di Chantal Capasso arte oggi fino al primo giugno la “Kid Pass Days: scopriamo insieme la città!” la prima maratona italiana di attività ludico-didattiche dedicate alle famiglie. Un evento in occasione della giornata mondiale dei genitori, indetta dall’Onu, e a un anno dalla nascita del portale kidpass.it. Una 3 giorni “family friendly” con più di cento eventi in programma in tutta Italia da Trento, Milano, Venezia, Roma fino a Napoli. Tre giornate intense con tante attività: laboratori, letture animate, spettacoli, visite speciali, attività interattive nei musei, nelle librerie, nei teatri, nelle biblioteche, nelle associazioni, nei locali attenti all’accoglienza a misura di bambino, a spasso per la campagna con lama, cavalli e asini. Centinaia di eventi che favoriscono l’interazione e il dialogo genitori/figli ma anche la comunicazione tra le famiglie e le strutture italiane pubbliche e private che offrono servizi per la famiglia promosse da Kid Pass, start up incubata al VEGA parco scientifico e Tecnologico di Marghera-Venezia e l'associazione Kid Pass Culture, creata proprio dalla start up, con l'obiettivo di allargare la partecipazione e la diffusione dei valori family-friendly a un pubblico sempre più ampio. Le giornate mirano alla divulgazione di una cultura di accoglienza dei P L’ingresso di Villa Torlonia, dal quale partirà la caccia al tesoro fotografica per i bambini di Roma bambini nei luoghi “dei grandi” e a sensibilizzare quindi l’Italia sul tema dell'accessibilità delle famiglie nelle città . Il portale che raccoglie e rende facilmente fruibili tutte le informazioni utili alle famiglie con bambini è www.kidpass.it . Accessibile anche da qualsiasi smartphone, grazie alla Web App, darà quindi la possibilità di accedere al programma Kid Pass Days completo e trovare per ogni evento un’intera pagina dedicata e tutte le informazioni utili per partecipare. Selezionare le iniziative è facile: si sceglie dal menù a tendina la tipologia di evento e l'area geografica di interesse e ci si iscrive. A Roma il 31 maggio la manifestazione parte con una caccia al tesoro fotografica. Un’esperienza emozionante che porterà i bambini alla ricerca dei monumenti più interessanti di Villa Torlonia. Un modo originale e divertente, quindi, per far conoscere i tesori della città ai più piccoli, senza rinunciare al gioco e al divertimento. Come dei veri esploratori con tanto di mappa del tesoro i bambini si sfideranno in prove simpatiche che coinvolgeranno tutti, immersi nell’incantevole cornice del parco della villa. Il punto di partenza è l’ingresso di Villa Torlonia, dove l’associazione Kid Pass Culture e Kid Pass accoglieranno le famiglie, consegnando loro un kit di materiali e gadget indispensabili per iniziare il percorso che li vedrà attraversare l’intera città alla scoperta di luoghi importanti e ovviamente del tesoro. DA UN’INDAGINE ON LINE DI ABAENGLISH.COM SU UN CAMPIONE DI 5.000 STUDENTI L’inglese, questo sconosciuto Non parliamo un’altra lingua anche per mancanza di tempo o di volontà li italiani sono dei perfetti “monolingua” o ... quasi. Parlare una lingua straniera per i nostri connazionali non sembra impresa facile. Un italiano su due ha problemi nella comprensione dell’inglese ed il tempo dedicato allo studio di un diverso idioma dal proprio è inferiore rispetto ai francesi e spagnoli. A rivelare questi tristi dati è un’indagine condotta dall’accademia online ABAEnglish.com su un campione di 5.000 studenti. Per colpa della crisi, si rende sempre più necessaria la conoscenza di una lingua che non sia la nostra per poter svolgere un’attività professionale all’estero o per aumentare le possibilità di trovare un lavoro nel nostro Paese, dove l’export ha rappresentato un punto di forza anche nei tempi più neri. Ma qunto tempo gli italiani dedicano a studiare l’inglese. Secondo l’analisi di ABAEnglish.com gli italiani studiano l’inglese da meno tempo rispetto a francesi e spagnoli. In Italia, infatti, solo il 23% studia inglese da più di 10 anni, mentre in Francia è il 25% degli intervistati e in Spagna addirittura il 27%. La differenza percentuale si riduce però se guardiamo a chi studia inglese da un periodo compreso tra i 5 e i 10 anni o tra i 3 e i 5 anni. In entrambi i casi francesi e G italiani hanno lo stesso risultato, rispettivamente 11% e 10%, mentre per la Spagna si tratta rispettivamente del 13% e 12%. L’analisi evidenzia anche come, complice la crisi, la maggior parte degli studenti di questi tre paesi mediterranei abbia iniziato a studiare inglese da meno di 3 anni. In Spagna la percentuale dei “nuovi” studenti è del 48% che sale al 54% in Francia e arriva fino al 56% in Italia. Ma sembra si avvicini agli altri europei il numero di giovani italiani che parlano inglese. L’analisi evidenzia, infatti, come il livello degli studenti nei tre paesi europei non sia molto diverso tra loro: gli studenti si dividono equamente tra il livello base (46% in Italia e Francia, 50% in Spagna) e quello intermedio (48% Francia, 47% Italia, 43% Spagna). Solo una ristretta fascia di persone domina la lingua a un livello avanzato (7% in Italia e Spagna, 6% in Francia). “Questi dati fanno riferimento a persone che stanno studiando inglese” spiega Maria Perillo, responsabile accademica e di prodotto di Aba English. “Le cifre mostrano come la maggior parte degli studenti decida di smettere di studiare dopo aver raggiunto un livello che gli permette di farsi capire, seppur con qualche imprecisione”. Un altro fattore che influisce sulla capacità di poter parlare una lingua diversa è dato dalla mancanza di tempo, come dichiarato dal 69% degli italiani, a seguire incostanza (21%), incompatibilità oraria con altre attività (4%), motivi economici (3%) e metodologie noiose (3%). Gli italiani sembrano non trovare il tempo per l’inglese. Ma l’accademia ABA English spiega il motivo principale per cui gli italiani dedicano poco tempo a imparare l’inglese: è il lavoro. Il tempo dedicato alla propria occupazione rende più difficile studiare un’altra lingua per quanto si vorrebbe, nonostante garantisca un salto di qualità nella propria Elvira Mami carriera. Ogni scatto dovrà essere accompagnato da un titolo breve e due righe di presentazione del piccolo reporter e della sua città e inviato via email a [email protected] o postato su Facebook nella pagina dell’evento Kid Pass Days. Gli hashtag da utilizzare sui Social Network sono #kidpassdays #latuacittà. Kid Pass Culture è l’associazione culturale che propone progetti ed iniziative per un tempo di qualità “fuori casa” insieme ai bambini in Italia e le attività che avvicinano grandi e piccoli alla cultura, all’arte, alle scienze, alla lettura, alla musica, alla storia, al teatro, al cinema, allo sport, all’ecologia e all’interculturalità. Kid Pass è la startup innovativa, che ha lanciato a fine maggio 2014, la guida urbana ai luoghi e agli eventi a misura di bambino in Italia. La sua piattaforma web interattiva – dotata di due motore di ricerca per pc, tablet e smartphone – è in grado di soddisfare le esigenze degli adulti che si muovono con i piccoli e desiderano trovare quali luoghi ed eventi offrono spazi e servizi a loro dedicati nelle principali città italiane e gli approfondimenti sul tema nel blog, testata giornalistica registrata. Oltre 1200 realtà in tutta Italia operanti nel settore cultura e tempo libero, turismo, commercio, ristorazione e servizi hanno aderito al network di luoghi a misura di bambino di Kid Pass. NOVITÀ NEL WEB Gli emoticon per segnalare i tanti abusi sui minori rriva una novità nel mondo delle comunicazioni via chat. Un’iniziativa a sostegno del disagio minorile. Ora gli emoticon andranno in aiuto dei più piccoli vittima di abusi e soprusi. Quei simboli utilizzati per esprimere sentimenti nelle conversazioni digitali, si mettono al servizio del bene comune e diventano una app per il più diffuso smartphone, volta a dare la possibilità a bambini e adolescenti di segnalare abusi. Questà è l’idea nata e sviluppata dalla Bris, una onlus svedese che si occupa proprio di tutela dei minori. A Verranno inserite 15 faccine che si basano sulle icone già esistenti e ben conosciute dai ragazzi, ma che aggiungono qualche informazione in più. Descriveranno bambini in lacrime, con un occhio nero o la guancia incerottata, bambini che appaiono infelici. La Unicode Consortium, che gestisce le faccine, ha annunciato che a giugno verranno rilasciati altri 41 nuovi emoticon, mentre se ne stanno preparando 38 per l'anno prossimo. Tutti i minorivittime del disagio potranno cliccare l’icona relativa a testimoniare il loro stato d’animo per denunciare Ch.C. l’abuso subito.