UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA
FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di laurea in Lingue e Culture Moderne
L’ESPERANTO:
LA LINGUA CHE AVVICINA I CUORI
Relatore
Heinz Georg Held
Presentata da
Correlatore
Gianguido Manzelli
Paola Giovangrandi
Matricola 362148
Anno Accademico
2010/2011
L’ESPERANTO: LA LINGUA CHE AVVICINA I CUORI
INDICE:
Indice.................................................................................................
1
Introduzione.......................................................................................
3
Capitolo 1 Caratteristiche grammaticali.............................................
5
1.1 Le 16 regole......................................................................
5
1.2 Spiegazione, chiarimento ed esempi ad alcune regole....
7
1.2.1 Regola n°2: Il sostantivo e il caso accusativo....
7
1.2.2 Regola n°3: L’aggettivo.......................................
8
1.2.3 Regola n°4: I numerali.........................................
9
1.2.4 Regola n°5: I pronomi..........................................
10
1.2.5 Regola n°6: Il verbo.............................................
11
1.2.6 Regola n°7: Gli avverbi........................................
12
1.2.7 Regola n°8: Le preposizioni................................
12
1.2.8 Regola n°9 e 10: La pronuncia e l’accento..........
13
1.2.9 Regola n°11: Le parole composte......................
13
1.3 L’alfabeto...........................................................................
14
1.4 La morfologia....................................................................
17
1.4.1 Prefissi e suffissi............................................................
19
1.5 I lessemi............................................................................
23
1.6 La sintassi.........................................................................
25
Capitolo 2: Vita e ideologia di Zamenhof...........................................
27
2.1 Lazar Ludwik Zamenhof: vita e opere...............................
27
2.2 Come nacque il progetto...................................................
30
2.3 L’ideologia di Zamenhof e la “Interna Ideo”.......................
33
Capitolo 3: Storia del movimento.......................................................
36
3.1: Critiche e tendenze evolutive...........................................
36
3.2: Organizzazione e associazioni........................................
38
Capitolo 4: Esiti artistici in Esperanto................................................
40
4.1: Traduzioni in Esperanto...................................................
42
1
4.2: La letteratura....................................................................
46
4.3: Giornali e riviste...............................................................
47
Capitolo 5: Altri aspetti legati all’Esperanto.......................................
49
5.1: Perché l’Esperanto non viene utilizzato a livello
internazionale?.............................................................
49
5.2: Tappe per l’inserimento dell’Esperanto nella Comunità
Europea........................................................................
51
5.3: Risvolti pedagogici dell’Esperanto...................................
52
Conclusioni........................................................................................
57
Abstract: Das Esperanto: die Sprache, die die Herzen einander
annähert.................................................................................
58
Bibliografia........................................................................................
64
Sitografia...........................................................................................
66
2
INTRODUZIONE
Nel 1887 viene dato alle stampe un volume in russo dal nome Lingvo
Internacia, che in seguito diverrà noto come Unua Libro (Primo Libro). In
questa prima opera, l’autore si firma come D.ro Esperanto, pseudonimo di
Lazar Ludwik Zamenhof, nato ventisette anni prima da una famiglia ebrea
a Białystok, una città di provincia dell'impero russo, contesa dalla Prussia 1.
Negli anni successivi a questa pubblicazione lo pseudonimo, che
letteralmente significa “Dottore Speranzoso”, verrà utilizzato per riferirsi
alla lingua ivi descritta, l’Esperanto, definita dal suo stesso ideatore come
la lingua che avvicina i cuori2.
Due sono gli scopi che si era prefissato l’ideatore del progetto: fornire uno
strumento di comunicazione veloce da apprendere e facile da utilizzare, e
proporre un nuovo atteggiamento basato sulla tolleranza delle differenze
linguistiche, etniche e religiose.
I momenti fondamentali per la nascita di questo progetto risiedono senza
dubbio nell’infanzia e nell’adolescenza di Ludwik. In un periodo storico
instabile come la fine dell’Ottocento, nel quale i fermenti nazionalistici e
movimenti
antisemitici
stavano
acquistando
sempre
più
forza
e
importanza, il fatto di essere nato in una famiglia di origine ebrea
rappresentò spesso un problema: il padre infatti era ateo e l'ebraismo,
piuttosto che essere un appiglio nei momenti di sconforto, veniva percepito
come un fattore negativo e alle volte opprimente. Inoltre, dopo l'assassinio
dello
zar
Alessandro
II
l'atmosfera
politica
andò
rapidamente
deteriorandosi, a scapito soprattutto degli ebrei: nell'aprile 1881 iniziarono
infatti i pogrom.
La situazione geografica non faceva che aumentare il disagio del giovane:
la cittadina in cui era nato era, infatti, un crogiolo di razze, lingue, religioni
e culture diverse, le quali spesso non riuscivano a convivere in armonia. Il
tutto era avvertito come un’esperienza drammatica, che tuttavia non si
risolse in un momento di sconforto e inattività, bensì diede al ragazzo le
1 Attualmente si trova nella Polonia nord-orientale.
2 Originalia Verkaro pg 373.
3
forze per tentare di superare queste difficoltà: a soli 19 anni il giovane
Ludwig iniziò a lavorare sul suo progetto, che vedrà la luce nove anni più
tardi, appunto con il volume Lingvo Internacia.
4
CAPITOLO 1: CARATTERISTICHE GRAMMATICALI
Nell’Introduzione si è voluto dare un piccolo accenno su quale siano stati i
momenti e le cause principali che diedero vita al progetto. Tuttavia ritengo
che sia più utile partire da un’analisi della struttura grammaticale per poi
occuparsi successivamente dell’ideologia del suo inventore.
1.1 LE 16 REGOLE
L’Esperanto è stata definita da molti una lingua democratica. Zamenhof era
infatti convinto che lo studio dei lingue naturali, viventi e morte, fosse un
processo troppo faticoso e richiedesse inoltre troppo tempo e denaro. Una
lingua internazionale semplice e facilmente apprendibile sarebbe invece a
disposizione di un vasto gruppo di persone, anche dei ceti meno abbienti.
Per questo motivo egli cercò con successo di creare una grammatica che
godesse di tre qualità principali, ovvero Semplicità, Brevità, Logicità3.
Andiamo quindi ora ad analizzare le suo le 16 regole logiche e senza
eccezioni a cui tutti gli esperantisti si devono attenere, che apparirono nel
Fundamento de Esperanto del 1905:4
1
L'articolo indeterminativo non esiste, esiste soltanto l’articolo
determinativo invariabile, la, uguale per tutti i generi, casi e numeri.
2
Il sostantivo è caratterizzato dalla finale -o. Per formare il plurale si
aggiunge la finale -j.
Esistono soltanto due casi: nominativo e accusativo, il secondo
deriva dal nominativo con l'aggiunta della finale -n. Gli altri casi
sono espressi mediante preposizioni.
3 Si rimanda al capitolo 5.3 Risvolti pedagogici in Esperanto. Per ulteriori informazioni si veda
il saggio di Fabrizio Pennacchietti La riflessione sul valore pedagogico dell'Esperanto, nel
volume Esperanto: una concreta esperienza di educazione internazionale.
4 Le 16 regole sono riportate nella forma in cui compaiono nel libro di Janton Esperanto Lingua
Letteratura Movimento
5
3
L’aggettivo termina con la finale -a. Casi e numeri come per il
sostantivo. Il comparativo si forma con pli e la congiunzione ol, il
superlativo con plej e la congiunzione el.
4
I numerali fondamentali (che non sono declinati) sono: unu, du, tri,
kvar, kvin, ses, sep, ok, naǔ, dek, cent, mil, nul. Le decine e
centinaia si formano con la semplice unione dei numerali. Per
indicare i numeri ordinali si aggiunge la finale dell’aggettivo, per i
moltiplicativi il suffisso –obl-, per i frazionari il suffisso –on-, per i
collettivo si aggiunge il suffisso –op-; per i distributivi si usa la
preposizione po. I numerali possono anche essere usati come
sostantivi e avverbi.
5
I pronomi personali sono: mi, vi, li (riferito al genere maschile), ŝi
(riferito al genere femminile), ĝi (riferito al genere neutro, per animali
o cose), si (riflessivo), ni, vi, ili, oni (indefinito). In espressioni
poetiche e famigliari il pronome di 2’ persona singolare può essere:
ci. I pronomi o gli aggettivi possessivi si formano con l’aggiunta
della finale dell’aggettivo. La declinazione è come per i sostantivi.
6
Il verbo non si modifica secondo persone o numeri. Forme del
verbo: il tempo presente termina in -as, il tempo passato in -is, il
tempo futuro in -os, il modo condizionale in -us, il modo imperativo
in -u, il modo infinito in -i. I participi (con senso di aggettivo o di
avverbio) hanno, se attivi, il suffisso –ant- per il presente, -int- per il
passato, –ont, per il futuro; se passivi il suffisso -at- per il presente,
-it- per il passato, -ot- per il futuro. Tutte le forme del passivo sono
composte dal corrispondente tempo del verbo ausiliare esti e dal
participio del verbo da esprimere; la preposizione che accompagna
il passivo (complemento d’agente) è de.
7
Gli avverbi derivati terminano in –e, i gradi di comparazione come
per gli aggettivi.
8
Tutte le preposizioni reggono il nominativo.
9
Ogni parola si pronuncia come è scritta, col suono proprio di
ciascuna lettera.
6
10
L'accento tonico cade sempre sulla penultima sillaba o vocale.
11
Le parole composte sono formate dalla semplice unione delle parole
(la parola principale sta per ultima); le finali grammaticali sono
considerate anche come parole autonome.
12
Nella frase si tralascia la parola ne se esiste altra parola negativa.
13
Per indicare una direzione le parole prendono la finale
dell'accusativo.
14
Ogni preposizione ha un significato preciso e costante, ma se si
deve usare una preposizione e non è chiaro quale preposizione
dobbiamo usare, allora si usa la preposizione je, che non ha un
significato proprio. In tal caso si può anche usare l’accusativo senza
preposizione.
15
Le cosiddette parole straniere, che nella maggior parte delle lingue
sono derivate da una stessa fonte, sono usate in Esperanto senza
variazioni e assumono di questa lingua soltanto l’ortografia.
16
Si possono tralasciare le vocali finali del sostantivo e dell’articolo e
sostituirle con un apostrofo.
1.2 SPIEGAZIONE, CHIARIMENTO ED ESEMPI AD ALCUNE REGOLE
Nel Fundamento de Esperanto si afferma la presenza delle 16 regole
fondamentali dell’Esperanto. Tuttavia, sarebbe a dir poco semplicistico
pensare che una lingua funzionante possa basarsi su uno scarno elenco di
16 regole, le quali sono inoltre molto generali. Per questo motivo cercherò
di analizzare più a fondo la maggior parte delle regole per approfondire
meglio il loro contenuto, e mostrarne la complessità.
7
1.2.1 REGOLA N°2: IL SOSTANTIVO E IL CASO ACCUSATIVO
In questa regola si legge che il sostantivo termina sempre con la vocale
–o. In Esperanto non esiste infatti alcuna distinzione di genere, ma
ovviamente, come in tutte le lingue naturali, esistono parole che designano
esclusivamente persone o animali di sesso femminile. Per specificare il
genere femminile viene aggiunta la particella –in, così se il termine per
indicare padre è patr-o la parola madre si formerà grazie all’aggiunta del
suddetto suffisso quindi otterremo patr-in-o5.
Questa regola prende in considerazione anche il caso accusativo, che si
ricava dal nominativo con l’aggiunta della consonante –n. Il caso
accusativo non serve solamente per indicare il complemento oggetto, o in
sostituzione ad una preposizione: si usa infatti per esprimere anche il
tempo, la direzione e la misura. Esso viene quindi utilizzato per esprimere
la data (es. la unuan de majo = il primo maggio6) e la durata dell’azione,
per esprimere il moto a luogo se non c’è una preposizione che lo
specifichi, e infine il complemento di misura, sia esso peso, prezzo o
lunghezza.
Indica inoltre il modo in cui l’azione viene svolta: oni pendigis lin kapon
malsupren = oni pendigis lin kun la kapo malsupre che significa in
entrambi i casi “lo appesero con il capo all’ingiù” 7 (nel primo caso viene
usato l’accusativo, mentre per il secondo il modo è espresso dalla
preposizione).
Il
caso
accusativo
dona
quindi
all’Esperanto
una
sorprendente flessibilità e chiarezza.
1.2.2 REGOLA N°3: L’AGGETTIVO
L’aggettivo viene sempre ricavato dal sostantivo e non avviene nessun
mutamento nella radice, come accade, ad esempio, in italiano (cuore –
5 Pierre Janton Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.2.2 Identificatori di
flessione o funzione (flessivi)
6 Pierre Janton Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.4.3 Il caso
7 Pierre Janton Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.4.3 Il caso
8
cordiale). Ogni aggettivo termina con la vocale –a (es. patr-a significa
“paterno”), mentre per i plurali si aggiunge –aj ( es. “buoni” diventa bonaj). Per formare aggettivi contrari si aggiunge mal- all’aggettivo di
partenza, così dall’aggettivo juna (giovane) otteniamo mal-juna (vecchio).
Per quanto riguarda i comparativi dobbiamo distinguere tra le tre forme,
ovvero comparativo di uguaglianza, di maggioranza, di minoranza. Il
comparativo di uguaglianza si esprime con tiel…kiel. Il comparativo di
maggioranza si traduce con pli seguito dalla congiunzione ol; errore
comune dei parlanti di madre lingua italiana è usare la forma pli...de, che
non esiste in Esperanto. Il comparativo di minoranza si traduce con
malpli…ol.
Per quanto riguarda i superlativi bisogna invece distinguere tra: superlativo
relativo di maggioranza, superlativo relativo di minoranza, superlativo
assoluto. Il superlativo relativo di maggioranza (il più…di… , il più…fra…)
si esprime con la plej…el… . Se le persone messe a confronto sono
soltanto due non si userà la forma del superlativo relativo ma il semplice
comparativo; ciò vale anche per il superlativo relativo di minoranza. Il
superlativo relativo di minoranza (il meno…di… , il meno…fra…) viene
espresso con la forma la malplej… el…. Il superlativo assoluto (-issimo) si
forma con la particella tre (molto) posto davanti all’aggettivo, avverbio o
verbo che modifica: tre bone! (benissimo). Infine prendiamo in analisi
anche l’espressione il più…possibile, il più…che sia possibile, che viene
espressa con kiel eble plej: và il più presto possibile viene tradotto come
iru kiel eble plej rapide8.
1.2.3 REGOLA N°4: I NUMERALI
Nella regola del Fundamento de Esperanto vengono elencati i numerali
principali ma nulla viene detto su quelli composti. Essi si formano con la
semplice unione dei termini in questione e perciò il numero 17 si dirà dek
8 Per il funzionamento di comparativi e superlativi si veda il Manuale di Esperanto di Bruno
Migliorini, pagina58-62.
9
sep o deksep. I numerali possono inoltre essere usati come sostantivi
aggiungendo l’apposita desinenza, oppure come avverbi, creando ad
esempio unue (in primo luogo). Gli ordinali si formano aggiungendo la
terminazione -a degli aggettivi. I multipli si formano con l’aggiunta del
suffisso obl e bisogna stare molto attenti a non confondersi con fojo
(volta): mi manĝis duoble (ho mangiato il doppio) è molto diverso da mi
manĝis dufoje (ho mangiato due volte). Le frazioni si esprimono con il
suffisso on, i collettivi col suffisso op, per i distributivi si usa la parola po.
Mentre in italiano per esprimere le ore, le date, il numero di pagina ecc, si
usano i numeri cardinali, in Esperanto si usano gli ordinali, e se è
necessario all’accusativo: la oka (tago) de aǔgusto estis bela tago (l’otto
agosto era un bel giorno)9.
1.2.4 REGOLA N°5: I PRONOMI
Il pronome li si usa per persone o animali di sesso maschile, ŝi per
persone o animali di sesso femminile, ĝi per cose o quando il sesso della
persona o dell’animale a cui ci si riferisce non è rilevante. Il pronome di
seconda persona plurale può essere ci se usato in espressioni poetiche o
familiari. Il pronome riflessivo di terza persona è si e vale per tutti i generi e
tutti i numeri; non può mai essere usato come soggetto. Il pronome
indefinito si differenzia tra la forma neutra io e quella per il femminile iu.
Quando il soggetto è una persona indeterminata si una il pronome
indefinito oni, che corrisponde al si impersonale dell’italiano, o al tedesco
man.
I pronomi personali possono prendere la desinenza dell’accusativo o la
preposizione richiesta dal senso.
La forma di cortesia si traduce in Esperanto con il semplice tu, quindi per
chiedere come sta? si dirà kiel vi fartas?10
9 Manuale di Esperanto, pagine 68-71
10 Manuale di Esperanto, pagine 43-45
10
1.2.5 REGOLA N°6: IL VERBO
Il verbo non si accorda al numero o alla persona, ma è importante non
dimenticare il soggetto, che può essere espresso da un sostantivo o da un
pronome personale.
Bisogna inoltre ricordare che il congiuntivo in Esperanto non esiste. Esso
verrà reso di volta in volta in vari modi a seconda del senso. Quando si
indica una supposizione, un’ipotesi o un fatto non reale si userà la
terminazione del condizionale –us; quando la proposizione implica un’idea
di comando, desiderio, necessità si userà invece la terminazione
dell’imperativo –u; si userà la forma del futuro –os se sarà inclusa un’idea
di futuro11.
Per quanto riguarda i participi dobbiamo ricordare che ad essi va aggiunta
la desinenza –a in quanto funzionano come normali aggettivi: parolanta,
parolinta, parolonta (che parla/parlante, che ha parlato, che parlerà);
mortanta, mortinta, mortonta (che muore/morente, che è morto/morto,
che morirà/morituro). I tempi composti si formano con il verbo esti
(essere), che è l’unico ausiliare, e i participi attivi. Se dobbiamo tradurre il
congiuntivo presente avrò parlato dobbiamo prima operare un’analisi del
suo significato: avrò è un futuro, quindi dobbiamo utilizzare la forma futura
del verbo essere. Otteniamo quindi una forma in Esperanto che
significherà sarò stato parlante: mi estos parolinta. Per esprimere il
gerundio invece di utilizzare la desinenza dell’aggettivo –a usiamo la
desinenza dell’avverbio –e: dirante (dicendo), dirinte (avendo detto),
amante (amando), aminte (avendo amato).
-At, -it, -ot sono rispettivamente i suffissi per il participio passivo presente,
passato e futuro. Se uniti al verbo esti otteniamola coniugazione passiva;
l’agente dell’azione viene introdotto dalla preposizione de. Anche per i
participi passivi vale ciò che abbiamo affermato per quelli attivi, ovvero che
possono prendere le terminazioni –o e –e: via amato estas tre laborema
(il tuo amato è molto laborioso), ĉiuj dormantoj vekiĝas timigite (tutti i
11 Manuale di Esperanto, pagine 33-35
11
dormienti si svegliarono impauriti), amato laǔdas amatinon ( che è amato
loda l’amata)12.
1.2.6 REGOLA N°7: GLI AVVERBI
Gli avverbi derivati terminano in –e. Esistono anche avverbi non derivati e
invariabili come: nun (adesso), hodiaǔ (oggi), tuj (subito) ĵus (or ora),
hieraǔ (ieri), baldaǔ (presto), morgaǔ (domani), jam (già), ankoraǔ
(ancora), ne (non), jes (sì), ja (vero) eč (perfino), pli (più), plej (il più), nur
(soltanto), tre (molto), tro (troppo)13.
1.2.7 REGOLA N°8 E 14: LE PREPOSIZIONI
Tutte le preposizioni reggono il nominativo.
Tra le preposizioni con valore di congiunzione troviamo: dum (mentre,
durante), ĝis (fino a ), ek de (fino da).
L’identificativo –e dà la possibilità di trasformare preposizioni in avverbi e
avverbi non derivati in avverbi derivati. Questa pratica è molto frequente in
Esperanto e il che produce ad un aumento significativo di avverbi sinonimi
(da nun otteniamo nune, da jen jene). Esistono inoltre anche coppie di
sinonimi come si può vedere nelle espressioni sub la tablo e sube de la
tablo, en la domo e ene de la domo che sono equivalenti.
Particolarmente usati sono gli avverbi apude (vicino), kune (insieme),
dume (intanto), poste (dopo)14.
L’uso delle preposizioni in Esperanto è estremamente semplice. Nelle
lingue naturali le preposizioni esprimono i significati più disparati, in
Esperanto, invece, ogni preposizione ha un significato e un uso specifico:
en (in), cê (presso), al (a, verso), sur (su), sub (sotto), apud (vicino a ),
12 Manuale di Esperanto, pagine 79-82
13 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.2.5 Particelle, avverbi, preposizioni
14 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.2.5 Particelle, avverbi, preposizioni
12
antaǔ (avanti, davanti a), post (dopo), čircaǔ (circa, intorno), kontraǔ
(contro, di fronte), de (di, da), el (da, tra – nel superlativo) ekster (fuori di),
tra (passaggio, percorso), trans (attraverso), jen (ecco), pro (per, a causa
di), per (per mezzo di), por (per, allo scopo di), pri (circa, di,argomento),
malgraǔ (malgrado, benché), kun (con), sen (senza), krom (oltre che,
eccetto che), preter (oltre, in avanti), po (della quantità di), da (di –
quantità). Se non è ben chiaro quale preposizione sia la più adeguata si
può usare la preposizione je oppure l’accusativo non preceduto da
preposizione15.
1.2.8 REGOLA N°9 E 10: LA PRONUNCIA E L’ACCENTO
Ad ogni lettera corrisponde un suono solo e perciò ogni parola si pronuncia
così come è scritta. L’alfabeto dell’esperanto si compone di 28 lettere,
corrispondenti ognuna ad uno e un solo fonema, così da evitare ogni
problema di pronuncia. Questa regola verrà ulteriormente affrontata nel
paragrafo successivo.
L’accento cade sempre sulla penultima sillaba. E’ necessario fare una
piccola precisazione anche a questa regola, che a prima vista può
sembrare chiarissima: j e ǔ non sono vocali, bensì semivocali. Ciò significa
che queste due lettere non rientrano nel calcolo della penultima vocale
sulla quale cade l’accento. Per questo si dirà gramatìko (grammatica),
lìngvoj (lingua), semàjno (settimana) e non semaìno16.
1.2.9 REGOLA N°11: LE PAROLE COMPOSTE
Le parole composte, che questa lingua predilige, sono formate dalla
semplice unione di parole. Tutti i composti si formano con testa a destra,
15 Manuale di Esperanto, pagine 93-99 e Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo
3.3.2.5 Particelle, avverbi, preposizioni
16 Manuale di Esperanto, pagine 17-19
13
quindi il termine principale segue il secondario (es. scrivania, ovvero
“tavolo per scrivere” diventa skribotablo). L’utilizzo di composti permette
l’utilizzo di un numero ridotto di radici. Inoltre bisogna ricordare che la
desinenza della prima parola viene mantenuta solo quando l’eufonia lo
richiede, oppure per specificare meglio il concetto della prima parte 17.
E’ interessante notare altri due fattori della composizione che sono:
a) la ripetizione del lessema (foj-foje ovvero di tanto in tanto e plen-plena
cioè pieno fino all’orlo);
b) composizione del verbo e del suo complemento (man-premi iun
significa stringere la mano a qualcuno, mort-bati iun significa invece
picchiare a morte qualcuno)18.
Spero di aver dimostrato esaustivamente che non è del tutto corretto
affermare che le regole dell’Esperanto siano solo 16. Il Fundamento de
Esperanto era infatti provvisto di eserciziario e vocabolario in cui lo
studente può trovare altre piccole regole, facilmente assimilabili in vista
delle 16 regole fondamentali.
Tra le 16 regole non si legge nulla, ad esempio sulla struttura delle frasi
interrogative, ma il suo funzionamento viene spiegato in modo esaustivo
nell’eserciziario, dove si legge che ogni frase di questo tipo che non
contenga un’altra particella interrogativa è introdotta da ĉu, che significa
forse che. Ĉu viene anche usato nelle proposizioni interrogative indirette
ed equivale al dubitativo italiano19.
1.3 L’ALFABETO
La nona regola recita “ogni parola si pronuncia come è scritta, col suono
proprio di ciascuna lettera”. Ciò significa che tra grafema e fonema esiste
una corrispondenza biunivoca, il che rende facilmente pronunciabile e
17 Manuale di Esperanto, pagine 46-47
18 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.3 Composizione di monemi
19 Manuale di Esperanto, pagina 46
14
trascrivibile qualsiasi parola, anche sconosciuta.
L’alfabeto dell’Esperanto si compone di 28 lettere: 21 consonanti, 5 vocali
e 2 semivocali.
ab c ĉ d e f g ĝ h ĥ i j ĵ k l m n o p r s ŝ
t u ǔ v z
Possiamo facilmente notare che in questo alfabeto compaiono delle
consonanti inconsuete per un parlante di lingua italiana, provviste infatti di
segni diacritici (supersignoj), nella forma di accento circonflesso (ĉapelo) o
di segno breve (haketo)20. Per rendere più chiara la pronuncia dei suoni
più problematici, fornirò qui di seguito alcuni esempi 21:
- CeĈ:
c
le/z/ione
ĉ
/c/en/ci/o
g
/g/ondola
ĝ
/gi/un/ge/re
h
(leggere aspirata)
ĥ
(k strisciata / ch tedesco)
j
a/i/a (semivocale)
ĵ
/j/ournal (alla francese)
- K:
k
/chi/mi/c/a
- SeŜ:
s
/s/eme
ŝ
/sci/ame, /sc/ena
u
t/u/ono
ǔ
/u/omo (semivocale)
z
te/s/oro
- GeĜ:
- HeĤ:
- JeĴ:
-UeǓ:
- Z:
E’ molto importante pronunciare correttamente le parole. Anche solo un
piccolo errore può infatti compromettere la buona riuscita della
20 Manuale di Esperanto, pagine 17-18
21 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.2.1 Alfabeto
15
conversazione.
Riportiamo alcuni esercizi di pronuncia22:
- sumi – zumi
sommare, ronzare
- resonas – rezonas
risuona, ragiona
- meso – mezo
messa, mezzo
- aveno – haveno
avena, porto
- aro – haro
un insieme, cappello
- oro – horo- ĥoro
oro, ora, coro
- selo – ŝelo
sella, buccia
- aĵo – aĝo
cosa, età
Per quanto riguarda le caratteristiche delle consonanti secondo la
tradizionale descrizione a tratti, si può tracciare uno schema che tenga
conto del luogo e del modo di articolazione.23
consonanti labiali
plosive
Labio
dentali
p
b
nasali
f
v
m
alveolari palatali
t
d
affricate
fricative
dentali
glottali
k
g
c
ĉ
ĝ
s
z
ŝ
ĵ
ĥ
h
n
liquide
Semivocali
velari
l
ŭ
j
Come già detto, ad ogni suono corrisponde una sola lettera. Ciò significa
che non esistono gruppi di consonanti per un suono unico, come invece
avviene in italiano. Se in Esperanto si trovano gruppi consonantici come
gl, gn, sc, ph, essi devono venire pronunciati secondo le norme generali.
22 Manuale di Esperanto, pagina 19-20
23 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.2.2 Pronuncia
16
Per cui glaso, ligno, scienco, lipharoj si pronunciano come g-laso, lig-no,
s-zzienzo, lip-haroj. Nelle radici in Esperanto non si trovano mai
consonanti doppie, le quali sono invece presenti nelle parole composte:
lezuolo, lit-tuko, è composto da lit-o (letto) e tuk-o (panno)24.
La pronuncia delle vocali (a, e, i, o, u) corrisponde a quella dell’italiano. La
pronuncia delle singole consonanti richiede invece l’appoggio vocalico di o.
Esistono sei dittonghi discendenti, con accento sulla vocale sillabica.
aj /ai/
ej /ei/
oj /oi/
aǔ /au/
eǔ
uj/ui/
/eu/25
1.4 MORFOLOGIA
Tradizionalmente, gli esperantologi distinguono tre categorie di morfemi:
radici, affissi e finali26.
Le radici sono una o più sillabe che “significano qualche concetto”; gli
affissi, nella forma di prefissi o suffissi, attenuano o modificano il senso
della radice alla quale si uniscono, senza però influire sul suo carattere
grammaticale; le finali si trovano alla fine di tutti i sostantivi, aggettivi, verbi
e avverbi, e ne definiscono la sua caratteristica grammaticale.
Per chiarire meglio il concetto, Janton nel suo scritto Esperanto. Lingua
letteratura movimento riporta l’esempio della parola ne-san-ig-ebl-a
(inguaribile), che analizza nel modo seguente:
ne-: prefisso che determina negazione;
san-: radice comune all’aggettivo sana (sano), al nome sano (salute), al
verbo sani (essere in buono stato di salute) e all’avverbio sane
(sanamente);
-ig-: suffisso che indica azione causativa o fattiva;
-ebl-: suffisso che indica la possibilità;
24 Manuale di Esperanto, pagina 18
25 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.2.2 Pronuncia
26 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3 Morfologia. La teoria linguistica di
Zamenhof, monemi: lessemi (o morfemi)
17
-a: finale identificativa dell’aggettivo.
Da questa analisi non possiamo però cogliere la caratteristica più originale
dell’Esperanto, cioè quella di aver scomposto le idee in parole indipendenti
“in modo che”, afferma Zamenhof in Fundamenta Krestomatio27
l’insieme della lingua non consista di parole sotto
diverse forme grammaticali, ma esclusivamente di
parole invariabili…Così per esempio la parola
“fratino” (sorella) in effetti consiste di tre parole: “frat”
(concetto di fratello), “in” (concetto di femmina), “o”
(concetto di cosa o idea esistente), dunque fratello +
femmina = sorella. Ma nel manuale la parola “fratino”
è spiegata come segue: fratello = “frat”, ma poiché
ogni sostantivo al nominativo finisce per “o”, si ha
“frato”; per formare il femminile dello stesso concetto
si inserisce il suffisso in “in” perciò sorella = frat-in-o
(i trattini sono apposti per mostrare le diverse parti
grammaticali costitutive della parola). In questa
maniera l’analisi della lingua non mette in difficoltà lo
studente, il quale non suppone che le parole
chiamate desinenze o prefisso o suffisso siano
parole del tutto indipendenti che mantengono
sempre il rispettivo senso, qualunque sia la loro
posizione alla fine o all’inizio di un’altra parola o se
siano usate in forma autonoma. Perciò ogni parola
ha uguale valore per essere usata come radicale o
come parte grammaticale.
Il Fundamenta Krestomatio è un testo fondamentale e innovativo, in
quanto è il solo scritto nel quale Zamenhof ha definito la sua teoria
27 Fundamento Krestomatio, pg 234-5, citazione reperibile in Esperanto Lingua Letteratura
Movimento, capitolo 3.3 Morfologia. La teoria linguistica di Zamenhof, monemi: lessemi (o
morfemi)
18
linguistica e nel quale si possa realmente comprendere la vera essenza
dell’Esperanto.
Per quanto riguarda la composizione delle parole valgono due principi
fondamentali. Il primo può venir definito come “derivazione immediata”: la
nuova parola si forma grazie ad una semplice sostituzione della finale. Il
secondo caso è, invece, quello della “derivazione mediata” dove
intervengono i suffissi. Essi possono venir descritti anche come principio di
necessità e principio di sufficienza 28. Nel principio di necessità si afferma
che ogni parola deve contenere tutti gli elementi necessari per evocare
l’idea che deve esprimere. Secondo il principio di sufficienza, invece, ogni
parola deve contenere soltanto gli elementi necessari per evocare l’idea,
escludendo così ogni altro elemento superfluo o ridondante.
Prendiamo alcuni esempi. Bona è un aggettivo che significa “buono”,
mentre il sostantivo bono indica la “bontà”. Come si tradurrà quindi “i
buoni”? Non possiamo avvalerci del principio di derivazione immediata
perché abbiamo visto che bono non può essere utilizzato come sostantivo
per “buono”. Dovremo quindi ricorrere al principio di sufficienza ,
utilizzando un suffisso. Nel paragrafo successivo verranno riportati i più
importanti prefissi e suffissi ma possiamo anticipare che il suffisso utilizzato
per indicare l’idea di individuo è –ul. “I buoni” si dirà quindi la bonuloj.
Differente è il caso dell’aggettivo “nobile”. Nel concetto di nobiltà è
intrinseco il concetto di “essere umano” e “individuo”, quindi non dovremo
ricorrere al suffisso –ul, in quanto sarebbe una particella ridondante.
1.4.1 PREFISSI E SUFFISSI
Nel paragrafo precedente abbiamo messo in evidenza la caratteristica più
originale dell’Esperanto, ovvero il fatto di aver scomposto le idee in parole
indipendenti. Ciò è possibile soltanto in primo luogo grazie a prefissi e
suffissi. Nelle lingue naturali esse hanno solitamente significati molto
28 Fabrizio Pennacchietti, La riflessione sul valore pedagogico dell'Esperanto in Esperanto: una
concreta esperienza di educazione internazionale, pagina 20
19
differenti, mentre in Esperanto ogni prefisso e suffisso ha un solo e unico
significato.
Si veda, ad esempio, quanti suffissi esistano in italiano per descrivere le la
professione:
-ario
(bibliotecario),
-aio
(calzolaio,
marinaio),
-iere
(trombettiere), -iero (guerriero), -ale (ufficiale), -ante (commerciante), -ico
(diplomatico), -ato (impiegato), -ente (presidente), -ino (scalpellino), -ore
(pastore), -ista (dentista). In Esperanto tutto questo è molto semplificato,
perché infatti esiste un solo suffisso per esprimere la professione, ovvero –
isto (dent-isto, mar-isto, milit-isto che significano dentista, marinaio e
guerriero)29.
Riporto qui di seguito i suffissi citati nel Manuale di Esperanto di Bruno
Migliorini:
-ad: indica un’azione o uno stato prolungati. Akzept-ad-i (accettare più
volte),
leg-ad-o
(lettura
per
un
tempo
prolungato),
nombr-ad-o
(numerazione);
-aĵ: indica la materia, la cosa concreta. Dolĉ-aĵ-o (una cosa dolce, un
dolce), bon-a ĵ-o (atto di bontà), lign-aĵ-o (oggetto di legno), teatr-aĵ-o
(presentazione teatrale);
-an: questo suffisso indica il seguace, il partigiano di un’idea politica o
simile, il membro di un’associazione, l’abitante di una città o un paese,
perciò otterremo krist-an-o (cristiano), grup-an-o (membro di un gruppo),
pariz-an-o (parigino), ŝtat-an-o (cittadino);
-ar: indica un gruppo, complesso, insieme, collezione o riunione. Arb-ar-o
(foresta, vista come insieme di alberi), vort-ar-o (insieme di parole quindi
vocabolario), ŝtup-ar-o (scala, da ŝtupo che significa scalino);
-bo: indica la parentela che si acquisisce per mezzo del matrimonio.
Bo-patro (suocero), bo-frato (cognato), bo-filino (nuora);
-ebl: indica la possibilità passiva (ciò che può essere fatto, detto…). Ecco
alcuni esempi: manĝ-ebl-e (mangiabile, dal verbo mangiare manĝi),
vid-ebl-e (dal verbo vidi), prezent-ebl-e (presentabile, dal verbo prezenti),
ebl-e (possibilmente, forse);
29 Manuale di Esperanto, pagina 36
20
-ec: indica una qualità astratta. Bel-ec-o (bellezza), bon-ec-o (bontà),
regul-ec-o (regolarità);
-eg: indica forte accrescimento. Come nel caso precedente, si può
applicare a tutte le radici: pord-eg-o (portone), fort-eg-a (robustissimo, da
fort-a ovvero forte), pluv-eg-i (diluviare, da pluv-i piovere);
-ej: indica il luogo destinato all’uso espresso dalla radice. Kuir-ej-o (cucina,
dal verbo cuocere kuiri), lern-ej-o (scuola), direkt-ej-o (direzione);
-em: significa incline a. Dorm-em-a (dormiglione), labor-em-a (lavoratore),
stud-em-a (studioso);
-end: da fare per obbligo, per legge. Pag-end-a (che deve essere pagato),
lern-end-a (da imparare), far-end-a (che deve essere fatto);
-et: indica forte diminuzione e non si applica soltanto ai sostantivi, ma
anche ad aggettivi, verbi e avverbi, cioè a tutte le radici dell’Esperanto. Per
ciò otterremo: dom-et-o (casetta), bel-et-a (carino), kant-et-i (canticchiare);
-ge: indica una coppia o un gruppo di persone di sesso diverso. Ge-patroj
(genitori), ge-filoj (figli), ge-amikoj (amici);
-ig: dà alla radice il significato di rendere, fare. Ruĝ-ig-i (rendere rosso),
popular-ig-i (rendere popolare), mort-ig-i (uccidere, far morire), sid-ig-i (far
sedere),atent-ig-i (richiamare l’attenzione);
-iĝ: dà alla radice il significato di diventare, farsi. . Normal-iĝ-i
(normalizzarsi), grand-iĝ-i (diventare grande), flav-iĝ-i (ingiallire, da flava
che significa giallo), frenez-iĝ-i (impazzire, da freneza, pazzo), kurac-iĝ-i
(farsi curare), nask-iĝ-i (nascere, da naski, generare o partorire). I verbi
che contengono questo suffisso sono sempre intransitivi e per questa
ragione generalmente non sono accompagnati dall’accusativo e non sono
usati nemmeno nella forma passiva del participio (naskiĝinta significa
quindi che è nato, che è stato partorito). Inoltre bisogna far attenzione a
non confondere i verbi propriamente riflessivi, dove si dovrà usare la
particella si, da quelli in iĝ, che hanno un significato affine ai primi.
Prendiamo quindi in analisi due frasi:
la tuko bone leviĝis en la akvujo (il panno si lavò bene nel catino),
la knabo sin lavas ĉiumatene (il ragazzo si lava tutte le mattine).
21
Entrambe le frasi traducono il verbo lavarsi ma solo nel secondo caso il
verbo è riflessivo, quindi le strutture saranno diverse a seconda dei casi.
-il: suffisso che indica l’oggetto o lo strumento con cui si compie un’azione.
Otteniamo così tranĉ-il-o (coltello, dal verbo tagliare tranĉi), komb-il-o
(pettine, dal verbo kombi pettinare), ŝlos-il-o (da ŝlosi, chiudere a chiave),
pres-il-o (da presi, stampare);
-in: suffisso per formare il femminile;
-ind: significa degno di. Admir-ind-a (degno d’ammirazione, ammirabile),
memor-ind-a (degno di memoria, memorabile), bedaǔr-ind-a (spiecevole,
da compiangere);
-ing: indica un contenitore in cui si introduce parzialmente l’oggetto
indicato dalla radice. Fingr-ing-o (ditale), glav-ing-o (fodero, dal sostantivo
glavo, ovvero spada), ov-ing-o (portauovo).
-mal: prefisso che serve per formare il contrario e la negazione assoluta.
Anche in questo caso è applicabile a tutte le radici: mal-bona (cattivo),
mal-kapablo (incapacità), mal-ami (odiare), mal-aperi (sparire, da aperi
apparire), mal-ordo (disordine). Se non si vuole invece indicare un
contrario assoluto si usa la particella ne. Si veda quindi la differenza tra
ne-utila (inutile) e mal-utila (nocivo);
-pra: indica antichità o posterità remota. Pra-historio (preistoria), pra-patroj
(progenitori), pra-lingvo (lingua primitiva);
-uj: indica ciò che racchiude completamente uno o più oggetti indicati dalla
radice, siano essi alberi da frutto (pir-uj-o, pero), nazioni (Ital-uj-o, Italia) o
contenitori (mon-uj-o, portamonete).
-ul: indica un individuo con una specifica qualità. Ecco riportati alcuni
esempi: bon-ul-o (persona buona), riĉ-ul-o (persona ricca), kuraĝ-ul-o
(persona coraggiosa).
Prima di concludere questo paragrafo bisogna fare ancora alcune
precisazioni. In Esperanto tutte le radici possono combinarsi tra loro;
inoltre, ogni elemento in Esperanto può funzionare come prefisso o
suffisso. Alcuni avverbi, preposizioni e esclamazioni vengono utilizzati con
22
molta frequenza come prefissi. Tra questi troviamo le preposizioni al, en,
el:
-al: indica direzione, aggiunta. Alveni (arrivare), aldoni (aggiungere) algvidi
(condurre, guidare fino a );
-el: indica movimento dall’interno all’esterno e viene usato anche per
indicare che l’azione viene svolta fino alla fine. Eltiri (tirare fuori), elskatoligi
(tirare fuori da una scatola), ellerni (imparare a fondo);
-en: indica movimento dall’esterno verso l’interno. Eniri (entrare).
Tra gli avverbi usati come preposizioni troviamo invece:
-for: significa fuori, via. Foriri (andare via).
Tra le esclamazioni:
-fi: indica disprezzo morale. Fivirino (donnaccia).
1.5 I LESSEMI
Lo scopo principale di Zamenhof era quello di creare una lingua
internazionale facendo incontrare diverse lingue. Per questo motivo egli
consultò dizionari di varie lingue per ricercare termini con radici comuni. Si
può quindi affermare che egli avesse in mente una lingua a posteriori 30.
Quando invece non fu in grado di trovare radici comuni creò termini nuovi
privilegiando lingue neolatine, e in seguito le lingue germaniche e slave. Il
75% dei lessemi proviene dal latino e da lingue neo-latine, in particolare
dal francese, per il 20% da lingue da quelle germaniche, mentre per il
restante 5% utilizza lessemi di origine greca soprattutto per quanto
riguarda le parole scientifiche, poi dalle lingue slave e in minima porzione
dall’ebraico, dall’arabo, dal giapponese, dal cinese e da altre lingue
ancora. Nonostante Zamenhof crei lessemi a partire da diverse lingue, la
loro origine rimane sempre facilmente individuabile; inoltre, per la maggior
parte dei casi i lessemi sono passati in Esperanto senza alcuna
modificazione, ad esempio dal francese commencer otteniamo komenci,
30 Per informazioni dettagliate sull'argomento si rimanda a La ricerca della lingua perfetta nella
cultura europea di Umberto Eco.
23
dal latino timere timi, dal tedesco laut laǔte31.
Per questo, uno dei grandi privilegi dell’Esperanto è quello di produrre
relativamente pochi problemi riguardo al lessico. Infatti, un parlante
europeo troverà molti termini identici o riconducibili alla sua lingua madre,
mentre per quanto riguarda i termini apparentemente sconosciuti, una
volta appreso il loro significato, troverà collegamenti con altre lingue e
soltanto pochi termini saranno da imparare ex novo. Infatti, ad un confronto
con altre lingue pianificate, l’Esperanto presenta un buon equilibrio tra le
varie lingue indo-europee. In particolare l’Esperanto condivide la sua
struttura linguistica col latino, il che si rivela come un grosso vantaggio.
E’ importante notare che i lessemi dell’Esperanto si caratterizzano per
alcuni tratti non presenti in altre lingue pianificate. L’Esperanto si
differenzia dalle lingue naturalistiche per il suo grado di monomorfismo,
ovvero uniformità: parole legate allo stesso concetto vengono prodotte a
partire da un solo lessema. Si tende ad eliminare qualsiasi caso di
omofonia attuando alcuni mutamenti consonantici: per distinguere il
termine tedesco locken dal latino locus si opterà quindi per i termini lognel primo caso e lok- nel secondo. Si cerca inoltre di evitare confusione tra
lessema e morfema, per ciò il termine francese cigarette passerà in
Esperanto nella forma cigarendo, in modo da evitare il suffisso –et, che
corrisponde al diminutivo. Inoltre si ha la tendenza ad evitare parole
polisensi, prestando particolare attenzione ai termini simili ma appartenenti
a lingue diverse, ad alleggerire espressioni complesse (dal russo
nepremenno si ottiene infatti nepre) e ad altre abbreviazioni (kvanto dal
latino quantitas)32.
Da sottolineare, inoltre, è la differenza tra le radici in Esperanto e quelle in
altre lingue. Ad esempio nella radice esperanto inspir non si distingue il
prefisso latino in- dalla radice spir-, ma questi due elementi vengono fusi in
un solo lessema. Le radici in Esperanto non si basano quindi sulla
etimologia nazionale della parola, ma costituiscono sempre una nuova
unità.
31 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.1 I lessemi (o morfemi lessicali).
32 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.1 I lessemi (o morfemi lessicali).
24
Un fattore molto originale è il fatto che l’inventore dell’Esperanto non
propose il suo lessico come una serie di parole, bensì di lessemi. A
differenza delle lingue naturali, in Esperanto le parole derivate vengono
espresse da lessemi invariabili. I lessemi in Esperanto non appartengono a
nessuna categoria specifica, ma formano parole classificabili come verbi o
sostantivi, quando ad essi si aggiungono morfemi verbali o lessicali, che
ne indicano la funzione grammaticale.
Janton in Esperanto Lingua, letteratura, movimento propone alcuni esempi
pratici tra cui il caso di jes-33:
jes:
jes sì (avverbio)
jes-o affermazione
jes-a affermativo
jes-e affermativamente
jes-i affermare
1.6 LA SINTASSI
Grazie alle sue semplici regole grammaticali, e soprattutto grazie
all’accusativo e i flessivi, l’Esperanto gode di una grande libertà di
costruzione della frase. Ci sono, tuttavia, alcune caratteristiche ricorrenti.
Ad esempio, solitamente l’attributo si pone davanti al nome, il verbo è
preceduto dal soggetto ma seguito dai vari complementi, mentre l’avverbio
precede la parola che modifica. L’Esperanto appartiene a quelle che i
linguisti definiscono lingue SVO, nelle quali si trovano in ordine soggetto,
verbo e oggetti diretti e indiretti. E’ da notare infine che tra le 16 regole
presenti nel Fundamento de Esperanto non compare nessuna regola
sintattica, e ciò implica che ogni parlante, almeno in fase iniziale di
apprendimento, può attenersi alle regole sintattiche della propria lingua
madre. Perciò un arabo e un giapponese potrebbero dire la stessa frase
ordinando le singole parole in maniera diversa, senza tuttavia cambiare il
33 Pierre Janton, Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.3.1.1 Caratteri specifici
dei lessemi.
25
significato. Ad esempio, una frase come “il cane ha visto il gatto”
probabilmente verrebbe formulata da un arabo come “vidis la hundo la
katon”, mentre per un giapponese sarebbe più naturale produrre una
stringa come “la hundo la katon vidis”34. Al di là della diversa disposizione
delle parole la frase non pone problemi perché infatti l’accusativo rende
chiaramente distinguibili il complemento oggetto e il soggetto, mentre la
desinenza –is ci fa capire chiaramente che si tratta di un verbo al tempo
passato.
La frase in Esperanto può ridursi ad un solo monema con funzione
verbale, ad esempio ek! (cominciamo), o a forme verbali senza un
soggetto specifico, come ad esempio pluvas (piove) e sufiĉas (basta). Il
predicato costituisce infatti il nucleo della frase alla quale devono fare
riferimento tutte le diverse parti costitutive35.
E’ importante notare il fatto che in Esperanto, oltre alle regole interne al
sintagma, ovvero quelle che stabiliscono, ad esempio, la posizione di radici
e finali, esistono anche regole intersintagmatiche, che stabiliscono quindi
la posizione dei diversi sintagmi36. Le regole intersintagmatiche si dividono
in due categorie:
1) regole di posizione che stabiliscono la posizione del sintagma all’interno
dei sintagmi, oppure che stabiliscono quali preposizioni possano collocarsi
prima o dopo il verbo ( ad esempio: iri en domon è uguale a eniri domon);
2) regole relazionali che precisano le relazioni grammaticali tra i sintagmi,
non prendendo in considerazione la loro posizione. Tra di esse si
distinguono le regole dirette che prescrivono l’uso obbligatorio di alcuni
monemi in relazione con altri, e le regole di continuità, che consentono la
ripetizione di certi monemi in posizione definita. 37
34 Pierre Janton, Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.4.11 Ordine delle parole.
35 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 4.3.1 Parti costitutive.
36 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 3.5.1 Regole interne ai sintagmi e regole
tra i sintagmi.
37 Per ulteriori informazioni riguardo l’argomento si veda il capitolo Esiti artistici in Esperanto.
26
CAPITOLO 2: VITA E IDEOLOGIA DI ZAMENHOF
Prima di analizzare la storia e l’evoluzione del movimento esperantista
ritengo
doveroso
un
capitolo
riguardante
la
vita
dell’ideatore
dell’Esperanto, Lazar Ludwik Zamenhof, ed un accenno sulla sua
ideologia, normalmente indicata col termine Intena Ideo.
2.1 LAZAR LUDWIK ZAMENHOF: VITA E OPERE38
Lazar Ludwik Zamenhof nacque il 15 dicembre 1859, a Białystok,
nell’attuale Polonia. Il padre era professore di geografia e lingue in un
collegio di Białystok ed era un uomo dal carattere molto rigido; la madre
invece era uno spirito molto sensibile e dolce, decisamente più in sintonia
col carattere di Ludwik.
Dal padre ereditò la sua passione per lo Stato russo: sia padre che figlio
amavano molto la patria degli zar e si sentivano in tutto e per tutto cittadini
russi. Durante l'infanzia Ludwik si era infatti proposto di diventare un poeta
di lingua russa ma in seguito la sua vera passione divenne lo studio delle
lingue. In un primo momento egli aveva pensato di far rivivere una delle
lingue antiche e di reintrodurre l'ebraico come lingua parlata, ma in seguito
capì che era necessaria una lingua artificiale.39
Dal 1873 la famiglia si trasferì a Varsavia dove il padre aveva ottenuto una
cattedra di tedesco in un istituto ufficiale.
Nel 1879, stesso anno in cui venne pubblicato un importante progetto di
lingua internazionale, il Volapük40, il giovane Ludwik aveva già portato a
38 Per ulteriori informazioni riguardanti la bibliografia di Lazar Ludwik Zamenhof si vedano i
volumi Esperanto Lingua Letteratura Movimento di Pierre Janton, capitolo 2.1, La lingua
pericolosa di Ulrich Lins, capitolo 1.1, e le biografie romanzesche Una voce per il mondo di
Vitaliano Lamberti e Zamenhof: iniziatore dell'esperanto di Anastasio Lopez Luna.
39 Probabilmente l'idea nacque nel givane in seguito alla lettura biblica sulla Torre di Babele. Egli
infatti affermò nel 1908: “Ciò che un tempo fu effetto della torre di Babele, ora funge da
causa; allora la lingua si confuse quale punizione dei peccati, ma ora la confusione delle
lingue è causa dei peccati”.
40 Il Volapük è il progetto del pastore cattolico Joahnn Martin Schleyer. Egli, con la finalità
dell'unificazione, propose un alfabeto fonetico universale di 28 lettere e una grammatica
27
termine un primo progetto linguistico, la lingwe universala, il quale non
venne però mai pubblicato. Infatti, quando Ludwik si trasferì a Mosca per
frequentare la facoltà di medicina, l'unica accessibile anche agli ebrei, il
padre distrusse il progetto affidatogli dal figlio, in quanto, come censore
della stampa ebraica, era cosciente dei rischi che esso avrebbe potuto
comportare.
Nel marzo 1881 venne assassinato a Mosca lo zar Alessandro II e a
questo seguì un duro momento per gli ebrei russi: è proprio in questo anno
che cominciarono i pogrom. Gli ebrei russi si accorsero dolorosamente che
l'antisemitismo era tutt'altro che debellato e decisero quindi di creare dei
gruppi per cercare una soluzione al problema ebraico. Uno dei gruppi più
importanti è senza dubbio il movimento sionista Ĥibat Sion 41, al quale
Zamenhof prese parte attiva dal 1882 al 1887. Durante questi anni di lotta,
egli si rese conto che il solo progetto di una lingua comune non era
sufficiente per riunificare in modo pacifico i popoli: era necessaria anche
una religione universale42.
Nel 1886 si specializzò in oftalmologia e l’anno seguente incominciò ad
esercitare la professione a Varsavia. Nel 1887 sposò Carla Zilbernik e
nello stesso anno diede alle stampe un opuscolo dal titolo Internacia
Lingvo.
L’Internacia Lingvo apparve prima in russo e successivamente in polacco,
francese, tedesco e inglese. Questo piccolo testo di appena 40 pagine si
rivela di importanza fondamentale per la nascita dell’Esperanto, in quanto
comprende le 16 regole fondamentali, un vocabolario contenente circa 900
radici, esperimenti linguistici ed esempi di traduzione e di composizione
originale, sia in prosa che in poesia. E’ grazie a questo opuscolo che la
lingua ideata da Zamenhof prese il suo nome attuale: l’autore si era infatti
regolare ma alquanto difficile. Questa lingua visse un periodo di rapida diffusione, ma quando
Schleyer si oppose a qualsiasi modifica si creò uno scisma che portò alla rovina.
Per ulteriori informazioni si rimanda a Esperanto Lingua Letteratura Movimento.
41 Il nome del movimento significa “Amore per Sion”, ma esso è conosciuto anche come Hovevei
Zion. Il progetto di questo gruppo era quello di far rivivere uno Stato ebraico in Palestina.
42 Questa convinzione diede vita, in seguito, al progetto di Homaranismo, ovvero “dottrina per
l'umanità. Si tratta di una dottrina che riguarda l'uomo neutrale, considerato al di là delle
differenze religiose e evidenzia il concetto di uomo sopra a quelli di popolo, gente, razza e
classe sociale.
28
firmato come Doktoro Esperanto, “dottore speranzoso”.
Il 1888 è l’anno in cui viene dato alle stampe un secondo volume, il Dua
Libro de l’Lingvo Internacia, ovvero il “Secondo Libro della Lingua
Internazionale”. Esso consiste in un sostanziale ampliamento del volume
del 1887. Su questa scia venne pubblicato, nel 1889, l’Aldono al la Dua
Libro de l’Lingvo Internacia, cioè un “Supplemento al Secondo Libro della
Lingua Internazionale”. In questo anno il progetto trovò l'appoggio anche di
Lev Tolstoj43, sul quale si narra che avesse imparato l'Esperanto in sole
due ore. I rapporti tra tolstojani ed esperantisti si fecero sempre più
evidenti quando alla redazione della casa editrice Posrednik, divulgatrice
dei pensieri di Lev Tolstoj, venne affidata una rubrica sulla rivista La
Esperantisto.44
Le spese dovute alle diverse pubblicazioni diventarono sempre più
opprimenti, tanto che Zamenhof si trovò costretto a trasferire il suo studio
oculistico in diverse città, per poi stabilirsi in modo definitivo nel 1898, a
Varsavia. Nonostante questo fu per Zamenhof il periodo più difficile a
livello finanziario, ciò non lo sconfortò ma anzi gli diede nuove energie per
la stesura dei suoi scritti più importanti. Durante il 1891-92 Zamenhof non
riuscì a pubblicare un nuovo libro, né a ristamparne uno precedente a
causa della censura, ma gli fu possibile importare in Russia pubblicazioni
in Esperanto dagli altri stati, tra le quali l'organo principale del movimento
La Esperantisto, nato a Norimberga il 1° settembre 1889.
Nel 1894 venne pubblicato l’Universala Vortaro, “Vocabolario Universale”,
con traduzioni del lessico esperanto in 5 lingue. Nello stesso anno apparve
anche Ekzercaro, una raccolta di esercizi e nel 1903 venne invece
pubblicata
la
Fundamenta
Krestomatio,
ovvero
una
“Antologia
43 Le idee rivoluzionarie di Lev Tolstoj erano seguite da un folto numero di discepoli, i quali
avrebbero poi condiviso con gli esperantisti l'idea di una resistenza non violenta contro
l'iniquità, resa possibile solo grazie all'opera di individui creativi, con uno spiccato senso di
responsabilità, ma che si opponevano fortemente a forme religiose soltanto esteriori. Per
ulteriori informazioni sull'argomento si rimanda a Erwin Oberländer, Tolstoj und die
revolutionäre Bewegung, München, Salzburg 1965.
44 Il primo articolo pubblicato da Posrednik sulla rubrica dell'Esperantisto fu “Saggezza o fede”
di Tolstoj. A seguito di questa pubblicazione il governo zarista impedì l'ulteriore entrata
dell'Esperantisto in Russia, la quale, perdendo tre quarti dei suoi circa 600 abbonati, smise di
essere pubblicata.
29
fondamentale”, la quale comprendeva esercizi, articoli, discorsi, aneddoti,
poesie e prose, sia originali che tradotti.
Il 1905 è invece l’anno di pubblicazione del celeberrimo Fundamento de
Esperanto, il quale riprende le 16 regole della Lingvo Internacia ma
comprende anche una serie di esercizi ed un vocabolario. In questo stesso
anno vi fu anche il primo Congresso Mondiale di Esperanto, a BoulogneSur-Mer, al quale parteciparono 668 esperantisti provenienti da 20 paesi.
Questo primo incontro diede inizio ad una serie di congressi mondiali che
continua fino ai nostri giorni.
Lazar Ludwig Zamenhof si spense il 14 aprile 1917, esausto dal lavoro e
afflitto dalla caduta del suo ideale di pace.
2.2 COME NACQUE IL PROGETTO
Credo sia impossibile analizzare l’Esperanto dal solo punto di vista
linguistico: a mio avviso, l’aspetto ideologico è il tratto più affascinante di
questa lingua, sebbene esso non abbia dato vita a fiumi di inchiostro. Molti
Esperantisti sono infatti convinti che l’Esperanto sia in primo luogo una
lingua, e che questa sia l’unica cosa che realmente debba essere ritenuta
importante. Ma lo pseudonimo con cui Zamenhof firmò i suoi testi la dice
lunga sul forte impianto ideologico: come è già stato detto, Esperanto
significa “colui che spera”.
Fin dall’inizio Zamenhof collegò l’idea di lingua internazionale con un
ideale più alto. Egli voleva infatti stimolare tutti gli uomini alla costruzione di
un mondo migliore, ma prima di entrare in modo più approfondito nella
tematica è bene portare alla luce quali siano stati i fattori che portarono il
ragazzo a creare un progetto tanto laborioso.
Tre furono gli aspetti fondamentali che portarono Zamenhof all’idea di
creare una lingua internazionale: ovvero, il suo luogo di nascita, la sua
origine ebraica e il suo forte idealismo.
Come già detto, Zamenhof nacque il 15 dicembre 1959, a Białystok.
30
Questa città si trova attualmente in Polonia, ma all’epoca in cui nacque e
visse l’ideatore dell’Esperanto essa era una città di provincia dell'impero
zarista, contesa dalla Prussia. Niente può farci capire meglio lo stato
d’animo del giovane che le sue stesse parole. Egli scriveva infatti:
Questo luogo della mia nascita e degli anni della mia
fanciullezza ha impresso il primo corso a tutte le mie
aspirazioni successive. La popolazione di Białystok è
formata da quattro elementi: russi, polacchi, tedeschi
e ebrei. Ciascuno di questi gruppi parla una lingua
diversa e ha relazioni non amichevoli con gli altri
gruppi. In tale città, più che altrove, una natura
sensibile percepisce la pesante infelicità della
diversità linguistica e si convince ad ogni passo che
la diversità delle lingue è la sola causa o almeno la
principale che allontana la famiglia umana e la divide
in fazioni nemiche. Sono stato educato all’idealismo;
mi hanno insegnato che tutti gli uomini sono fratelli e
intanto sulla strada e nel cortile tutto a ogni passo mi
hanno fatto sentire che non esistono uomini,
esistono soltanto russi, polacchi, tedeschi, ebrei,
ecc. Questo ha sempre tormentato il mio animo
infantile, anche se molti sorrideranno su questo
dolore per il mondo da parte di un bambino. Poiché a
me
allora
sembrava
che
i
“grandi”
fossero
onnipotenti, mi ripetevo che quando sarei stato
grande io senz’altro avrei eliminato questo male.
45
Credo che queste parole siano sufficienti a spiegare quanto il problema
dell’identità linguistica fosse fortemente sentito da Zamenhof. Egli doveva
infatti parlare russo con il padre ateo mentre con la madre, molto devota,
45 Lettera a Borovko 1896, da Lettere di L.L. Zamanhof. La lettera a Borovko venne pubblicata
nel 1896, ma probabilmente Zamenhof l'aveva già scritta nel 1894.
31
parlava yiddish; al di fuori di casa parlava polacco, e come studente
doveva studiare tedesco, francese, latino e greco. Non è da escludere che
avesse delle conoscenze base anche di lituano 46. Avendo dovuto studiare
molte lingue, il ragazzo era cosciente di quanto tempo, fatica e denaro ciò
significasse, ed appunto nella prefazione della Internacia Lingvo egli
sottolinea uno dei principali vantaggi di una lingua come l’Esperanto. Essa
farebbe risparmiare denaro e tempo, il quale potrebbe venir meglio
utilizzato per approfondire gli elementi delle culture straniere. Per questo
motivo tra gli obiettivi principali di Zamenhof traviamo il suo desiderio di dar
vita ad una lingua semplice che potesse essere imparata come un gioco,
renderla immediatamente utilizzabile grazie alla logica e alla semplicità
della sua struttura ed infine trovare un sistema per stimolare il pubblico a
praticarla in modo generalizzato
Occupiamoci ora degli altri due aspetti fondamentali, ovvero ebraismo e
idealismo. Questi due concetti sono strettamente collegati, come si può
leggere da un’altra lettera:
Se io non fossi un ebreo del ghetto, l’idea sull’unione
dell’umanità non mi sarebbe affatto venuta in mente,
né mi avrebbe ossessionato tanto ostinatamente per
tutta la vita. Nessuno può sentire così fortemente
l’infelicità della divisione umana come l’ebreo di un
ghetto. Nessuno può sentire la necessità di una
lingua libera dal senso di nazionalità e umanamente
neutrale come la sente un ebreo, obbligato a pregare
Dio in una lingua morta già da lungo tempo, educato
ed istruito nella lingua di un popolo che lo respinge e
che ha dei compagni di sofferenza sparsi per tutto il
mondo, senza potersi comprendere con loro… Il mio
ebraismo è stato, fin dalla più tenera infanzia, la
causa principale della mia dedizione ad un’idea e ad
46 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 2.1 Lazar Ludwik Zamenhof.
32
un sogno essenziale come quello di unire l’umanità. 47
Zamenhof descrive il suo ideale come “un sogno essenziale come quello
di unire l’umanità”. Ciò non significa creare una lingua che ci sostituisca a
quelle naturali, cercando quindi di ricreare una condizione pre-babelica.
Bensì, egli era convinto che l’utilizzo di una lingua internazionale “neutra”,
che sia di tutti ma allo stesso tempo tipica di nessuno, aiutasse i popoli a
non creare alcun conflitto o desiderio di superiorità sugli altri: l’imposizione
della lingua era sentita appunto come un fattore estremamente doloroso.
2.3 L’IDEALE DI ZAMENHOF E LA “INTERNA IDEO”
L’Esperanto non nasce puramente come lingua universale. Ad esso si
collegano infatti altri due concetti che occuparono lungamente Zamenhof e
che qui citeremo solamente, ovvero l’Hillelismo, dottrina basata sui principi
di reciproca fratellanza, uguaglianza e giustizia, e l’Homaranismo, dottrina
che afferma il concetto di uomo che trascende l’idea di popolo, di nazione,
di razza, di classe e di religione. In quest’ottica, l’Esperanto è soltanto il
mezzo linguistico per raggiungere obiettivi più nobili.
Tuttavia, durante il primo Congresso Mondiale del 1905 Zamenhof dichiarò
di voler tenere separato l’aspetto linguistico da quello ideologico, legato a
Hillelismo e Homaranismo, in quanto temeva che ciò avrebbe portato alla
formazione di un gruppo settario e ideologico, e durante il discorso
dell’anno seguente, tenutosi a Ginevra, richiese apertamente a tutti i
partecipanti ad impegnarsi in modo che i Congressi si svolgessero in
armonia ed in modo neutrale.
Ma ciò non significa che all’interno di qualsiasi organizzazione esperantista
neutrale non vi si possa leggere un ideale comune, che generalmente
viene definito come “idea interna”, Interna Ideo.
47 Lettera a Michaux, 21 febbraio 1905, da Lettere di L.L. Zamenhof, vol I p. 107. In questa lettera
Zamenhof esalta fortemente la sua origine ebraica e la sua appartenenza “a questo popolo così
antico che così tanto ha sofferto e combattuto, la cui intera missione consiste...nel rendere
unite le nazioni e nell'aspirazione verso un solo dio”.
33
Il concetto di Interna Ideo venne affermato per la prima volta nel 1906, al
Congresso Mondiale di Ginevra. In questo Congresso venne infatti
affermato che, oltre ad un aspetto pratico, l’Esperanto ne possiede anche
uno ideale fondamentale, anche se non obbligatorio. Per opporsi a tutti
coloro i quali affermavano che l’Esperanto doveva mantenere soltanto un
aspetto pratico egli rivolge forti parole di critica:
Se qualcuno ci obbligasse noi primi combattenti per
l’Esperanto ad evitare nella nostra azione tutto ciò
che in esso c’è di ideale, noi strapperemmo e
bruceremmo indignati tutto quanto abbiamo scritto
per l’Esperanto, noi annulleremmo con dolore il
lavoro e la dedizione di tutta la nostra vita… e
grideremmo con orrore: con un tale Esperanto, che
debba servire soltanto a scopi di commercio e di
utilità pratica, noi non vogliamo aver nulla in
comune.48
Inoltre, secondo Zamenhof, quando e se la lingua perderà il suo carattere
ideale, la sua diffusione su scala mondiale diminuirà di conseguenza.
Perché ciò che avvicina le persone all’Esperanto è quell’ideale di
fratellanza e giustizia tra i popoli, e quindi non è merito di alcun fattore
pratico.
In questo modo l’Esperanto stimola le persone a cercar di migliorare
l’ordine sociale del mondo, a creare una società senza discriminazioni e
che sia uguale per tutti49.
Zamenhof ribadisce e sottolinea il concetto di “idea interna” in questo
modo:
48 Originala Verkaro, p 371-2.
49 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 2.3 L'esperantismo.
34
Il paese dell’Esperanto è retto non soltanto dalla
lingua Esperanto ma anche dalla idea interna
dell’esperantismo; […] la regola degli esperantisti
idealisti
è:
intendiamo
creare
un
fondamento
neutrale sul quale i diversi gruppi umani possano
pacificamente
e
fraternamente
mettersi
in
comunicazione fra loro senza imporre le rispettive
particolari tradizioni.50
Ciò che spinse Zamenhof all'ideazione di un progetto come l'Esperanto
era il suo desiderio di creare una lingua che fosse capace di adattarsi ad
un numero quanto più possibile di persone, senza distinzioni di classi
sociali, idee politiche o religiose. Tuttavia non bisogna dimenticare che il
suo primo pensiero era rivolto alle classi debole, oppresse ed emarginate,
e quindi, in primo luogo agli ebrei.
Lo scopo dei Congressi Mondiali viene invece definito nel modo seguente:
Ma poiché di 100 congressi almeno novantanove
hanno dell’Esperanto soltanto una soddisfazione
morale, per che cosa dunque noi lo propagandiamo?
[…] Come gli antichi ebrei tre volte all’anno si
riunivano in Gerusalemme per rafforzarsi nell’amore
all’idea monoteista, così noi ogni anno ci riuniamo
nella capitale del paese di Esperanto (Esperantujo),
per
rafforzare
in
noi
l’amore
all’idea
dell’esperantismo. E questo è l’essenza principale e
lo scopo prioritario dei nostri congressi. 51
50 Originala Verkaro, p 378-9.
51 Originala Verkaro, p 377.
35
CAPITOLO 3: STORIA DEL MOVIMENTO
3.1 CRITICHE E TENDENZE EVOLUTIVE
Il 1907 si rivela un anno fondamentale per il movimento. Durante il
congresso mondiale di Esperanto svoltosi in quell’anno a Cambridge,
Zamenhof ribadì lo scopo di quegli incontri, ovvero quello di diffondere e
propagandare l’Esperantismo non per qualche unità, ma per il significato
che esso ha per l’umanità tutta.
Questo accorato appello può essere facilmente spiegato prendendo in
considerazione alcuni eventi precedenti a quell’anno. Nel 1894, grazie ad
una consultazione generale sulla base di un sondaggio svolto dalla rivista
La Esperantisto, e in seguito nel 1906, durante il Congresso mondiale di
Ginevra , si era stabilita l’intoccabilità del Fundamento de Esperanto52:
Nella prefazione si legge infatti che “nessuno ha il diritto di fare
cambiamenti”. Lo scopo era quello di sconsigliare iniziative di gruppi
autonomi, che in quell’anno si erano fatti sempre più insistenti.
Bisogna mettere in luce il fatto che, in principio, Zamenhof non era
contrario a cambiamenti anche radicali: con grande umiltà egli aveva preso
in considerazione qualsiasi proposta migliorativa, ed anzi fu lui stesso ad
incoraggiare i lettori dei suoi libri a proporre soluzioni diverse ai tratti più
problematici. La maggior parte degli esperantisti si era dichiarata a favore
del mantenimento della lingua così come essa era stata ideata ma,
tuttavia, questo non fermò movimenti riformatori. Per fronteggiare questo
problema Zamenhof ripropose nel 1907 una semplificazione della lingua,
con l’abolizione cioè di consonanti con soprassegno, che sarebbero state
sostituite da una h subito dopo la consonante interessata, la sostituzione di
ĥ con k, l’abolizione dell’accusativo, l’invariabilità dell’aggettivo attributivo.
Queste modifiche avrebbero senza dubbio semplificato la lingua, ma
tuttavia le persone che la utilizzavano si erano ben presto abituate alla sua
grammatica e si opposero quindi ad ogni riforma.
52 Durante questo congresso si adottò infatti la dichiarazione sulla neutralità dei congressi di
Esoeranto, (Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 2.3 L'esperantismo).
36
Nel 1908 alcuni riformatori accaniti uscirono dal movimento per aderire
all’Ido, ovvero l’Esperanto riformato secondo i principi linguistici di Louis
Cuoturat e di Louis De Beaufront53, i quali non intendevano limitarsi al
miglioramento di aspetti linguistici e grammaticali. Essi puntavano a un
completo rimodellamento della lingua, il che mal si conciliava con lo spirito
stesso dell’Esperanto. L’intenzione era infatti quella di avvicinare
l’Esperanto al modello delle lingue neolatine, privandolo quindi del suo
valore universalistico. Particolarmente criticato era inoltre il suo eccessivo
grado di razionalità, che a mio avviso è invece uno dei suoi grandi punti di
forza.
L’Ido non è l’unico progetto riformatorio nei confronti dell’Esperanto. In
quegli anni apparvero infatti almeno una quarantina di altri progetti derivati
dall’Esperanto che condividevano una tendenza naturalistica guidata
dall’imitazione delle lingue neolatine.
Questi movimenti non lasciarono indifferente l’Accademia di Esperanto,
che infatti nel 1908 assunse il ruolo di far rispettare i principi fondamentali
e di controllare l’evoluzione della lingua. Alcune delle modifiche proposte
nel 1907 vennero accettate. Ad esempio, nei neologismi non può venire
usato il suono ĥ, vengono permessi alcuni derivati non presenti nell’elenco
originale, vengono introdotti neologismi naturalistici per evitare confusione
e precisare il senso di alcune parole composte (il termine malrekta viene
affiancato dal neologismo oblikva) e infine alcune parole sono passate in
Esperanto senza alcuna modifica ( è il caso di samovaro, dal russo
samovar). E’ però fondamentale notare che questi cambiamenti non
riguardarono la struttura di base della lingua.
53 Louis de Beaufront fu l'esponente di maggior rilievo del cosiddetto periodo francese che ebbe
luogo a metà degli anni 1890. A differenza dell'Esperantismo russo quello francese è
caratterizzato da un minor idealismo ma da un maggiore accento sulle finalità pratiche e
desiderio di neutralità “di fronte a tutti gli interrogativi sui quali gli uomini sono discordi”
(Gaston Moch, Ĝenelalaj observoj, p.27).
37
3.2 ORGANIZZAZIONE E ASSOCIAZIONI54
Alla nascita del movimento gli esperantisti decisero di organizzarsi in
associazioni, prima locali e poi nazionali, con lo scopo di propagandare e
praticare la lingua.
La più vasta delle associazioni internazionali è la Universala EsperantoAsocio (UEA)55, fondata nel 1908. Attualmente ha sede a Rotterdam e,
oltre ai membri individuali, vi aderiscono 44 organizzazioni esperantiste
nazionali e 36 associazioni internazionali specializzate. Al suo interno
presenta una sezione giovanile, la Tutmonda Esperantista Junulara
Organizo, che ogni anno organizza in diversi stati congressi mondiali a cui
partecipano centinaia di giovani. La UEA pubblica due riviste, Esperanto e
Kontakto, diversi documenti ed un importante e completo annuario che può
essere considerato un documento fondamentale sull’esperantismo.
La UEA organizza inoltre progetti di corrispondenza a cui tutti possono
partecipare: basta solamente rispondere agli annunci della rubrica
Korespondi deziras per mettersi in contatto con altri esperantisti.
Tra le altre associazioni è doveroso ricordare la Sennacieca Asocio
Tutmonda (Associazione Mondiale Anazionale, SAT), fondata nel 1921 dal
francese Eugéne Adam con lo scopo di utilizzare l’Esperanto nell’ambito
della classe dei lavoratori. Questo movimento deve molto al concetto di
Homaranismo proposto da Zamenhof: mette infatti in evidenza gli effetti
sociali e politici di una lingua comune per la maggior parte dell’umanità,
ovvero per i lavoratori.
E’ doveroso ricordare che a partire dal 1905, si sono tenuti praticamente
ogni anno dei Congressi internazionali sull’Esperanto. Il primo di essi,
come già citato, si è svolto a Boulogne-sur-mer in Francia; negli anni
successivi si sono svolti a Ginevra, Dresda, Barcellona, Washington,
Anversa, Cracovia, Berna. Nel 1914 il Congresso avrebbe dovuto svolgersi
a Parigi, ma a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale le 3739
54 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 6.1 Organizzazione.
55 Questa associazione è stata più volte candidata al Premio Nobel per la Pace per la sua opera
umanitaria durante le guerre mondiali. (Esperanto: dati e fatti, pagina 45).
38
persone che vi avevano aderito non poterono parteciparvi. La tradizione
riprese nel 1920, per venire nuovamente interrotta dal 1940 al 1947, e da
allora si rinnova di anno in anno e di paese in paese. L’ultimo congresso si
è svolto in Italia, a Torino, alla fine di agosto.
Anche la Universala Esperanto-Asocio e la Sennacieca Asocio Tutmonda
organizzano dei congressi, ai quali si affiancano anche attività culturali ed
artistiche, tra le quali gite, congressi per bambini, teatro, teatro dei
burattini, varietà, canti, musiche e concorsi letterari. Tra i progetti più
originali possono essere menzionati la Someraj Universitatoj (Università
estive), Geonkloj esperantistaj e Kastora klubo, entrambi rivolti ai bambini
con lo scopo di invogliarli all’utilizzo della lingua.
L’organizzazione esperantista ha dato vita fin dall’inizio all’Accademia
Internazionale di Esperanto, la quale ha lo scopo di controllare l’evoluzione
della lingua e risolvere i problemi ad essa connessi. Il 1986 è invece l’anno
di fondazione dell’Accademia Scientifica Internazionale Comenius ad
Uppsala, in Svezia, la quale ha lo scopo di estendere l’uso dell’Esperanto
nelle scienze. Allo scopo di incrementare la collaborazione scientifica è
invece l’Accademia Internazionale delle Scienze di San Marino 56.
56 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 6.2.1 Incontri e comunicazioni per tutte le
età, biblioteche e centri di studio.
39
CAPITOLO 4: ESITI ARTISTICI IN ESPERANTO
Leo Longanesi57, in una celebre buotade58, afferma che non si può essere
grandi poeti scrivendo in una lingua parlata da pochi milioni di persone.
Ovviamente questa obiezione non potrebbe essere mossa ad una LIA in
quanto sarebbe parlata da nativi di culture e lingue diverse, e non
rimarrebbe limitata in uno spazio circoscritto. Un suo limite ovviamente
sarebbe quello di non avere un eredità storica e tutta la sua ricchezza
intertestuale.
In Esperanto esistono numerose opere letterarie sia in prosa che in poesia.
Inoltre sono state anche tradotte le maggiori opere di sempre come la
Bibbia, il Corano, l’Iliade, la Divina Commedia e varie antologie.
L’uso di questa lingua per produzioni letterarie e artistiche solleva, tuttavia,
una problematica più complessa rispetto al suo utilizzo in ambito
scientifico. Gli scienziato infatti userebbero la lingua solo per riferirsi a dati
oggettivi e quindi non per esprimere emozioni o produrre opere aventi
anche un certo livello estetico.
L’aspetto estetico, certo, non venne trascurato dall’ideatore dell’Esperanto.
Zamenhof infatti, dedica circa un terzo di Fundamenta Krestomatio
(Antologia Fondamentale) del 1887 alla poesia originale e tradotta, anche
se, inizialmente, la letteratura originale in Esperanto ebbe esclusivamente
la funzione di elaborare e di verificare le regole estetiche contenute nella
struttura e nei principi della lingua59.
Abbiamo già sottolineato il privilegio dell’Esperanto di essere una lingua
molto economica, tuttavia questa caratteristica si rileva completamente
controproducente per quanto riguarda la produzione artistica. Per questo
motivo sono state ammesse alcune forme naturalistiche. Ad esempio, i
termini “salire” e “scendere” si traducono in Esperanto con i termini
supreniri e malsupreniri, ma oltre ad essi sono stati ammessi anche i
sinonimi ascendi e discendi, in modo da poter esprimere sfumature o
57 Leo Longanesi (Bagnacavallo, 30 agosto 1905 – Milano, 27 settembre 1957) fu giornalista,
editore, disegnatore, umorista e caricaturista.
58 Motto pungente o arguto, battuta di spirito, spesso provocatoria e paradossale.
59 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5 La letteratura.
40
raggiungere effetti ricercati60. In particolare, a forme semplici si alternano
forme composte, come accade per esempio in inglese, dove a parole di
origine germanica se ne alternano altre di origine latina. Esse però sono da
usare esclusivamente in ambito letterario e artistico, e specialmente in
poesia.
Un’altra caratteristica interessante dell’Esperanto è quella di poter unire
concetti complessi in una sola parola. Ad esempio, si può tradurre il
concetto di “far entrare una parola nel vocabolario” con il lemma
en-vort-ar-ig-o. Ovviamente questi termini composti possono essere
espressi anche con delle circonlocuzione. Ad esempio, “salire sul vagone”
può essere espresso con la parola envagoniĝi oppure con l’espressione
eniri en vagonon61.
L’Esperanto ha la sorprendente capacità di assimilare le strutture
sintattiche diverse meglio di qualsiasi altra lingua. Prendiamo ad esempio
la frase:
- li sendas paketojn per la poŝto trans la limojn.
Essa si modella principalmente secondo la sintassi del francese, inglese,
tedesco e italiano. La stessa frase però si potrebbe anche esprimere con
un’altra forma, ovvero:
- li sendas paketojn perpoŝte translimen.
Un esperantista non riscontrerà difficoltà in nessuna delle due versioni in
quanto è abituato a scomporre le parole nelle sue componenti
fondamentali. Nonostante la sua struttura superficiale sia stata modificata
molto, la sua struttura profonda è sostanzialmente la stessa: i sintagmi
preposizionali si sono trasformati in avverbi e la generale struttura analitica
è diventata più sintetica62.
In precedenza ho sottolineato quanto l’Esperanto sia una lingua
economica, ma questo è vero solo a livello del lessico, e spero che gli
esempi sopra riportati siano sufficientemente esaustivi. L’espressività
sintattica è molto ampliata infatti dalla presenza del caso accusativo e dalla
60 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 4.2.1 Varietà di composizione e di flessioni.
61 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 4.2.1 Varietà di composizione e di flessioni.
62 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 4.2.1 Varietà di composizione e di flessioni.
41
concordanza, che permettono infatti di invertire o trasformare le varie parti
della frase, in modo da far risaltare di volta in volta una parola piuttosto che
le altre.
Gli esiti artistici in Esperanto, e specialmente le poesie, non hanno nulla da
invidiare a quelli espressi in altre lingue naturali. La presenza di sostantivi
composti, l’incredibile possibilità di muovere gli elementi della frase, il
diverso uso delle preposizioni concorrono a creare in Esperanto un ritmo e
un intreccio di concetti straordinari. La posizione dell’accento, inoltre, non
costituisce un problema, perché, infatti, grazie alla possibilità di elisione si
può alternare all’andamento giambico quello trocaico 63.
4.1 TRADUZIONI IN ESPERANTO
Le sorprendenti qualità dell’Esperanto hanno permesso di dare vita a
traduzioni di opere che superano perfino quelle in altre lingue naturali. E’
forse per questo motivo che in poco più di un solo secolo l’Esperanto è
stato in grado di dare alla luce una straordinaria quantità di opere originali
e ottime traduzioni. Lo stesso Zamenhof si dedicò ad un’intensa attività
traduttiva. Tra le opere da lui tradotte si possono citare capolavori come
Amleto di Shakespeare (1894), Ifigenia in Tauride di Goethe (1908), I
Masnadieri di Schiller (1908), Giorgio Dandin di Molière (1908), Il Revisore
di Gogol (1908), Racconti di Andersen e parte della Bibbia. Egli diede
anche consigli pratici ai traduttori, come quello di scegliere opere
importanti, di non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà traduttive e di
ricercare sempre una soluzione il più possibile vicina e fedele all’originale:
ciò comporterà un arricchimento della lingua a livello lessicale 64.
Le traduzioni in Esperanto hanno avuto, e hanno tutt’ora, il grande pregio
di aver diffuso opere di autori poco sconosciuti ad un vasto pubblico.
Opere di poesia lettone e islandese, così come racconti frisoni e catalani
possono essere a disposizione degli esperantisti, mentre il pubblico non
63 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 4.2.2 Espressività ed estetica in poesia.
64 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5 La letteratura.
42
esperantista il più delle volte non ha neppure la consapevolezza
dell’esistenza di tali capolavori. In questo modo l’Esperanto è diventato
un’importante lingua ponte tra diverse lingue e diverse culture 65.
Ovviamente l’attività traduttiva non avviene a senso unico. Ciò significa
che non sono solo opere scritte in lingue nazionali a venire tradotte, bensì
avviene anche il contrario, cioè che opere in Esperanto vengano tradotte in
lingue naturali, sebbene si tratti di un’attività molto meno praticata rispetto
alla prima. Questo è il caso dell’opera Kon-Tiki, la quale è stata tradotta in
numerose lingue66.
Per non lasciare queste affermazioni ad un puro stato di commento, riporto
di seguito l’esempio fornito da Pierre Janton, ovvero il confronto tra due
traduzioni di un passo della Divina Commedia, ed in particolare il quinto
canto dell’Inferno. Riporto qui di seguito prima la versione originale e poi la
traduzione di Giovanni Peterlongo ed in seguito quella di Kálmán
Kalocsay67:
Inferno, canto V, versi 127-142
Noi leggevamo un giorno per diletto
di Lancillotto come Amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
65 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5.1 Le traduzioni.
66 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5.1 Le traduzioni.
67 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 4.2.2 Espressività ed estetica in poesia.
43
Mentre che l’un spirto questo disse,
l’altro piangea sì, che di pietade
io venni men così com’io morisse;
e caddi come corpo morto cade.
Traduzione di Giovanni Peterlongo:
Iam pri Lanceloto ni por distro
legadis kiel lin amor’ ekkaptis;
salaj ni esti, tute sen suspekto.
Ofte ŝovetis ja okulojn niain
tiu legado, kaj paligis fruntojn;
sed jen, la sola punkto nin venkinta.
Kiam ni legis, ke l’dezira rido
esti kisata de amanto tia,
li, kiu jam de mi ne plu disiĝos,
buŝon kisis al mi tute tremanta.
Galeot’ estis libro kaj verkinto:
dum tiu tago ni plu ne legadis.
Dum unu el spiritoj tion diris,
la dua ploris; tial, pro kompato,
tiel mi svenis, kiel se mi mortus,
kaj falis kiel korpo morta falas.
Traduzione di Kálmán Kalocsay:
Ni, solaj, iun tagon legis pri la
kreskanta am’ de Lancelot. Suspektis
nenion ni en la duop’ trankvila.
Rigardon ni multefoje interplektis
44
dum lego, kun vizaĝo paligita,
sed jen la punkto, kiu nin infektis:
kiam ni legis pri l’ridet’ ekscita
de l’ kisderiz’, pri ĝia dolĉa vibro,
li, por eterne jam al mi ligita,
buŝkisis min kum trem’ en ĉiu fibro.
Galeotto iĝis libro kaj aǔtoro,
ĉi-tage ni ne legis plu de l’ libro.
Dum ŝi parolis, la kunul’ kun ploro
lamentis tiel, ke mi tute palis,
kaj sentis kvazaǔ morton ĉirkau l’ koro,
kaj kvazaǔ morta korp’ mi terenfalis.
Ad una prima analisi di queste due traduzioni è evidente quanto i risultati
siano, e possano essere diversi. Le traduzioni sono entrambe corrette ma
nel primo caso, ovvero quella di Giovanni Peterlongo, si può osservare una
maggiore corrispondenza con il testo originale, mentre nella versione di
Kálmán Kalocsay troviamo tratti tradotti con maggiore libertà che
permettono di raggiungere un risultato straordinario, ricco di endecasillabi
e terza rima e che riproduce magistralmente la prosodia dantesca.
Con questo esempio spero di aver fatto notare quanto l’attività traduttiva in
Esperanto non abbia nulla di diverso da quella realizzata nelle altre lingue
naturali. Le problematiche traduttive rimangono le stesse, nonostante
l’apprendimento di questa lingua risulti più veloce e immediato. Il solo
vantaggio sta nel fatto che il traduttore avrà meno problemi nel tradurre le
diverse forme sintattiche e potrà concentrarsi maggiormente sulla
comprensione del significato e della forma.
45
4.2 LA LETTERATURA
L’Esperanto, a differenza delle lingue naturali, nasce come lingua scritta,
quindi non si può separare la letteratura dalla lingua, ed è proprio grazie
alla letteratura che l'Esperanto acquistò la sua perfezione linguistica e
prese coscienza delle sue capacità espressive 68.
Si possono distinguere tre periodi fondamentali nello sviluppo dell’attività
artistica in questa lingua69. Durante il primo periodo, che va dai primi anni
della sua creazione al 1914, la letteratura serviva solamente come campo
per esercitare e provare le diverse teorie linguistiche; particolarmente
diffusa era l’attività traduttiva. Inoltre, gli scritti prodotti avevano
principalmente lo scopo di propagandare la lingua e la sua dignità. Il
secondo periodo, che si estese tra le due guerre mondiali, è senza dubbio
uno dei periodi più critici per l’Esperanto, che vide continue dispute tra
conservatori e modernisti. La lingua venne analizzata da numerosi teorici
linguistici, ma numerosi furono anche gli esiti artistici, che impegnavano gli
autori quasi in modo professionale. E’ il periodo della sperimentazione
linguistica che culminò nel classicismo didattico. Dal 1945 si assiste ad
una vera e propria fioritura dell’attività artistica in Esperanto in tutto il
mondo. Fondamentale si rivela la Scuola di Budapest, che influenzò la
cosiddetta Scuola Scozzese. Nascono numerose riviste e si assistette ad
un’intensa attività editoriale. Gli autori ungheresi ricoprono un ruolo di
prima importanza. In questo periodo gli autori esprimono finalmente
contenuti originali, sia individuali che collettivi.
Non si può tuttavia trascurare di menzionare il più produttivo degli autori
della Scuola Scozzese. William Auld non diede alla luce soltanto un
numero sbalorditivo di opere, ma tentò anche alcuni esperimenti innovativi:
la sua Infana raso (La razza bambina)70 del 1958 è un’opera in 25 canti
che può essere comparata ad un poema epico, mentre Unufingraj melodioj
(Melodie con un solo dito) è un esempio eccellente di liricità melanconica.
68 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5 La letteratura.
69 Pierre Janton, Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5.2.1 Il primo periodo,
capitolo 5.2.2 Il secondo periodo, capitolo 5.2.3 Il terzo periodo.
70 Si può leggere un estratto dall'opera in Esperanto: dati e fatti, pagina 71.
46
L’attività letteraria è stata fondamentale per lo sviluppo della lingua, in
quanto ha arricchito e perfezionato la struttura grammaticale e lessicale 71.
Questa attività ha dimostrato che l’Esperanto gode della stessa dignità
delle lingue naturali: la sua capacità di creare neologismi che si impongono
al posto degli arcaismi dimostra che l’Esperanto è una lingua viva e in
evoluzione.
Tra i vari generi artistici il romanzo sembra il campo in cui si potranno
attuare le maggiori innovazioni, in quanto è il campo mono sviluppato.
Particolarmente povero e sottovalutato è anche il campo della produzione
teatrale, benché esistano alcune compagnie teatrali 72. Da ricordare è
anche la presenza di film documentari e pubblicitari in Esperanto: i primi
film a episodi furono prodotti da Mahé (Angoroj del 1966) e da Paramount
(Incubus del 1966)73.
4.3 GIORNALI E RIVISTE
Il fenomeno letterario non si limita solamente ad una produzione artistica
autonoma, ma ha dato vita anche ad un’attività editoriale importante.
Il primo periodico della lingua Esperanto apparve il 1° settembre 1889, e
negli anni seguenti vennero pubblicate altre famose riviste, tra cui
Literatura Mondo, pubblicata in Ungheria dal 1920 al 1940, Norda Prismo,
pubblicata in Scandinavia, e la francese Nica Literatura Revuo. L’attività
editoriale si è sviluppata anche in Giappone, nelle zone della Ex
Jugoslavia, in Svizzera e in Brasile. Tra le varie riviste in Esperanto è
importante ricordare Esperanto Ligilo, pubblicata dal 1904 per non vedenti.
Alcune di queste riviste ricevono sostegni finanziari dai governi del paese,
anche se la maggior parte di esse non ricevono alcuna sovvenzione
71 Esperanto: dati e fatti, pagina 36.
72 La prima opera teatrale recitata in Esperanto fu Il matrimonio per forza di Molière, nel 1905, a
Boulogne-sur-Mer. La più importante compagnia teatrali che recita in Esperanto si trova in
Bulgaria (Bulgara Esperanto Teatro). Esperanto: dati e fatti, pagina 24.
73 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5.2.4 Alcune considerazioni sul fenomeno
letterario.
47
statale74.
Attualmente i periodici più importanti, che trattano di problematiche di
cultura generale o si rivolgono a campi specialistici, sono: Esperanto, con
abbonati in 110 diverse nazioni; la rivista per giovani Kontakto; Sennaciulo,
Heroldo de Esperanto, Scienza Revuo, Medicina Internacia Revuo,
Internacia Jura Revuo, Internacia Perdagogia Revuo, Homo kaj Kosmo, El
Popola Ĉinio, Expero Katolika, Biblia Revuo, Paco.
Tra le riviste di carattere letterario è bene ricordare, invece: Hungara Vivo,
Sennacieca Revuo, Literatura Forio, Fonto75.
74 Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 5.2.3.3 Editori e riviste.
75 Dati essenziali sulla lingua internazionale, pagina 16.
48
CAPITOLO 5: ALTRI ASPETTI LEGATI ALL’ESPERANTO
Nei capitoli precedenti abbiamo analizzato la struttura linguistica, i fattori
che portarono alla sua creazione, l’evoluzione del movimento, la letteratura
e le traduzioni dell’Esperanto. Ora credo sia interessate e doveroso sfatare
alcuni pregiudizi e riportare alcuni esempi dell’utilizzo della lingua
Esperanto come il progetto di Umberto Broccatelli per il suo inserimento
nella comunità europea, o i suoi possibili risvolti pedagogici.
5.1
PERCHE’ L’ESPERANTO NON VIENE UTILIZZATO A LIVELLO
INTERNAZIONALE?
Storicamente non è mai successo che una LIA76 abbia raggiunto il livello di
lingua franca e ciò probabilmente non accadrà mai nemmeno con
l’Esperanto. Se però venisse presa una decisione politica che imponesse
l’Esperanto come lingua internazionale, questa lingua potrebbe incontrare
molte meno difficoltà rispetto alle precedenti: una campagna pianificata e
sostenuta anche dai mass media potrebbe certamente facilitarne e
velocizzarne la diffusione.
Attualmente la lingua internazionale è l’inglese e questa fortuna è dovuta al
suo passato coloniale e mercantile e all’egemonia del modello tecnologico
statunitense. Di certo, la ricchezza di parole monosillabiche, la capacità di
assorbire termini stranieri e di creare neologismi ha favorito l’inglese nella
sua scalata. Ma sarebbe azzardato ipotizzare che se gli Stati Uniti
avessero perso la Seconda Guerra Mondiale nelle relazioni internazionali
oggi si parlerebbe il tedesco.
A sostegno di questa affermazione prendiamo in prestito un motto di
Destutt de Tracy77. Egli, in Eléments d’Idéologie, affermò infatti che:
76 Lingua Internazionale Ausiliaria.
77 Antoine-Louis-Claude Destutt de Tracy (Parigi, 20 luglio 1754 – Parigi, 9 marzo 1836) fu un
filosofo francese appartenente alla corrente filosofica Idéologues di derivazione illuminista.
49
“Quand’anche
tutti
gli
uomini
della
terra
si
accordassero oggi per parlare la stessa lingua, ben
presto, per l’influenza stessa dell’uso, essa si
altererebbe e modificherebbe in mille modi diversi
nei diversi paesi, e darebbe nascita a altrettanti
idiomi
distinti,
che
si
allontanerebbero
progressivamente l’uno dall’altro”.78
Probabilmente questo processo colpirebbe anche l’Esperanto fino a creare
lingue mutualmente difficilmente comprensibili, così come è successo col
Portoghese e il Brasiliano. Ovviamente il rischio non si correrebbe se
l’Esperanto rimanesse una lingua ausiliaria e non fosse parlata
quotidianamente. Inoltre anche l’utilizzo da parte dei media potrebbe
favorire il mantenimento della lingua standard.
E’ tuttavia sbagliato sostenere che l’Esperanto sia una lingua che non
viene parlata in assoluto. Esiste, come abbiamo già evidenziato, sia una
produzione letteraria originale, così come numerose traduzioni. L’utilizzo
dell’Esperanto nelle diverse scienze ha portato inoltre ad un grande
ampliamento del lessico grazie alle varie terminologie specifiche. Basti
pensare che già nel 1910 il Lessico enciclopedico di Esperanto
Enciklopedia Vortareto Esperanta conteneva più di dodicimila lemmi di
tutte le scienze. Oggi il lessico è stato ampliato da termini di cibernetica,
matematica, informatica, diritto, medicina, teologia, chimica, meteorologia,
gastronomia, ecc.
L’Esperanto si potrebbe rivelare decisamente utile appunto nel campo
della comunicazione scientifica79. Già nel 1942, 42 membri dell’Accademia
scientifica francese si dichiararono “convinti che l’adozione della lingua
ausiliaria Esperanto nei rapporti internazionali favorirebbe enormemente il
progresso delle scienze e la loro applicazione”, e si auguravano che tale
lingua fosse introdotta nelle scuole a indirizzo scientifico e fosse utilizzata
78 In Eco La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea, pagina 357.
79 In passato un ruolo analogo era stato affidato al latino.
50
nei congressi internazionali, nelle pubblicazioni e negli scambi di carattere
scientifico.
L’Esperanto ha inoltre il privilegio di essere una lingua “neutra” e quindi si
adatterebbe benissimo al ruolo di lingua internazionale. Ma a quanto pare
il fatto di essere razionale, semplice da apprendere, neutrale e perciò non
privilegiante non costituiscono qualità sufficienti per rendere l’Esperanto la
lingua franca dell’Europa.
5.2
TAPPE
PER
L’INSERIMENTO
DELL’ESPERANTO
NELLA
COMUNITA’ EUROPEA
In un saggio intitolato Una lingua federale dell’Europa federata di Umberto
Broccatelli del 198780, l’autore immagina le possibili tappe di introduzione
dell’Esperanto nelle relazioni internazionali. All’epoca in cui venne scritto
questo saggio non esisteva ancora l’Unione Europea, ma comunque i
presagi per la sua formazione erano sotto gli occhi di tutti.
Prima di tutto l’Esperanto dovrebbe venire utilizzato come lingua ponte per
e traduzioni scritte. Broccatelli infatti sottolineava quanto fosse difficile
trovare traduttori o interpreti che fossero in grado di tradurre, ad esempio,
dal danese al greco. In questi casi si deve ricorrere a doppie traduzioni,
attraverso una “lingua ponte”. La lingua ponte ideale sarebbe l’Esperanto
in quanto il traduttore opererebbe solamente con la sua lingua-madre e
con l’Esperanto.
La seconda tappa sarebbe quella di ridurre il numero delle lingue di lavoro
introducendo l’Esperanto. Ogni persona potrà parlare nella sua linguamadre, la quale verrà tradotta in simultanea nelle lingue di lavoro, ovvero
in Inglese, Francese e Esperanto, oppure parlare direttamente in
Esperanto, la quale verrà tradotta in tutte le lingue nazionali.
La terza tappa sarebbe quella di utilizzare l’Esperanto come la sola lingua
80 Umberto Broccatelli, Una lingua federale per l'Europa federata, pagine 23-33 del volume a
cura di Andrea Chiti-Batelli La comunicazione internazionale tra politica e glottodidattica.
L'Esperanto cento anni dopo.
51
di traduzione. Ogni parlante potrà scrivere o parlare nella sua lingua
madre, che verrà poi tradotta in Esperanto: la conoscenza di questa lingua
sarebbe quindi richiesta soltanto a livello passivo.
La quarta tappa sarebbe quella dell’uso dell’Esperanto senza traduzioni
simultanee, ciò significa che essa diventerebbe l’unica lingua ausiliaria. Ciò
sarebbe possibile soltanto dopo molti anni e soltanto se essa fosse
introdotta nell’uso generale. Tutti i testi aventi valore di legge, elaborati
nella lingua internazionale, dovrebbero essere tradotti sempre in tutte la
lingue nazionali, per essere fruibili ai cittadini.
L’ultima tappa è quella dell’adozione dell’Esperanto come la “lingua
federale europea”. Questa tappa è composta a sua volta da altre tappe le
quali non verranno prese in considerazione in questa sede. E’ sufficiente
dire che questa ultima tappa prevede l’adozione di una lingua pianificata
come lingua federale: la lingua federale non sarebbe più l’Esperanto, bensì
l’ “Europeo”, nato da una riforma dell’Esperanto a cui verrebbero tolti
soltanto i tratti sconvenienti; ed inoltre che essa dovrebbe venire insegnata
in tutte le scuole dell’obbligo.
In questo saggio Broccatelli auspica quindi alla formazione non solo di una
Unione Europea, ma anche ad una lingua che sia veramente europea,
senza eleggere quindi una lingua esistente come lingua dei rapporti
internazionali.
5.3 RISVOLTI PEDAGOICI DELL’ESPERANTO
In un saggio pubblicato sul volumetto Esperanto: una concreta esperienza
di
educazione
internazionale,
Fabrizio
Pennacchietti81,
Presidente
dell'Istituto Italiano di Esperanto dal 1976, prende in analisi il valore
pedagogico dell’insegnamento dell’Esperanto.
Nel mondo dei cultori della Lingua Internazionale la riflessione su questo
argomento ha dato vita ad una serie di articoli, saggi e discorsi, pubblicati
81 Fabrizio Pennacchietti, La riflessione sul valore psicologico dell'Esperanto, contenuto nel
volume Esperanto: una concreta esperienza di educazione internazionale, pagine 17-22.
52
in riviste di scarsa tiratura, che nonostante tutto hanno permesso una
diffusione della problematica in numerosi paesi.
E’ stato osservato che l’insegnamento dell’Esperanto può avere effetti
positivi sull’apprendimento di altre materie, quali la propria lingua madre
ma anche nell’apprendimento di altre lingue straniere. Infatti, come aveva
dichiarato lo stesso Zamenhof al Congresso mondiale del 1900 a Parigi, la
chiarezza
formale
dell’Esperanto
e
la
sua
trasparenza
cognitiva
favoriscono sensibilmente la crescita e lo sviluppo delle facoltà intellettive
dell’allievo.
Tra le caratteristiche principali della grammatica dell’Esperanto vi sono
senza dubbio la semplicità, la brevità e la logicità 82. Queste tre componenti
permettono anche agli allievi meno dotati di riuscire ad imparare
efficacemente la lingua e in questo modo risvegliare la loro ambizione:
nessuno studente, adulto o giovane che sia, sarà maggiormente stimolato
all’apprendimento di una materia quanto il fatto di accorgersi di non avere
difficoltà. La logicità dell’Esperanto, inoltre, non rimane un privilegio
circoscritto, ma aiuta inoltre gli studenti a sviluppare un’intelligenza logica.
Per dimostrare gli effetti pedagogici dell’Esperanto sono stati fatti alcuni
esperimenti. Qui citeremo l’interessante caso di una scuola elementare
vescovile di Auckland, in Nuova Zelanda. Questo progetto, iniziato nel
1922, prevedeva di insegnare l’Esperanto a 76 alunni, ed il francese ad
altri 76; l’anno successivo al primo gruppo di alunni fu insegnato
parallelamente anche il francese. Questo esperimento portò alla
conclusione che gli alunni che avevano studiato l’Esperanto al primo anno
erano riusciti ad apprendere una seconda lingua, in questo caso il
francese, in modo più efficace rispetto agli alunni che avevano studiato
soltanto il francese per due anni83.
Tra gli altri aspetti pedagogici di questa lingua è necessario analizzare gli
aspetti legati al lessico. La formazione delle parole in Esperanto si basa sui
principi fondamentali di necessità e il principio di sufficienza 84 (vedi capitolo
82 Saggio di Pennacchietti, pagina 19.
83 La riflessione sul valore pedagogico dell'Esperanto, pagina 19.
84 La riflessione sul valore pedagogico dell'Esperanto, pagina 20.
53
1.4: La morfologia). Il principio di sufficienza stimolerà gli alunni a prestare
attenzione ai diversi affissi, che verranno imparati quasi come per gioco. Il
principio di necessità invece porta gli allievi ad apprezzare la semplicità dei
composti, evitando in questo modo la prolissità tipica di altre lingue. Inoltre
la regolarità del lessico abitua al gusto dell’ordine e della precisione, con
effetti benefici sull’evoluzione intellettuale dell’allievo.
Nel 1922 il pedagogo Pierre Bovet aveva inoltre sottolineato il fatto che ai
bambini piacesse studiare l’Esperanto85 e ciò può essere attribuito a 5
fattori: motivazione, concretezza, non arbitrarietà, ritmo di apprendimento e
creatività86.
Motivazione significa che i bambini riescono a capire lo scopo
dell’apprendimento
di
questa
materia:
è
infatti
immediatamente
comprensibile quanto la molteplicità delle lingue e delle culture possa
rendere problematica la comunicazione, e quindi lo studio di un mezzo di
espressione convenzionale come l’Esperanto sembra a dir poco
opportuno. Ciò non avviene però negli allievi già adulti, in quanto risultano
più scettici già in partenza.
Per quanto riguarda il concetto di concretezza basta prendere come
riferimento la matematica: essa ha una fortissima componente logica, ma
spesso gli alunni non ne comprendono l’utilità. Nello studio dell’Esperanto
si mantiene, invece, il forte impianto logico, ma sono chiare fin dall’inizio
anche i suoi risvolti concreti, ovvero la comunicazione con altre persone.
Le diverse parti del discorso, ovvero aggettivo, avverbio, sostantivo, ecc.,
come i rapporti semantici e sintattici, sono sì delle componenti astratte, ma
solo quando si parla di esse in senso di categorie. Quando si analizzano
invece all’interno di un discorso esse appaiono in modo concreto e visibile.
Ciò che stimola ulteriormente l’apprendimento è il fatto che gli alunni
riescono a comunicare con coetanei provenienti da altre parti del mondo
già poche settimane dopo l’inizio del corso.
Spesso, dovendo studiare una lingua straniera, ci accorgiamo che per
85 Si veda Pierre Bovet, L'esperanto à l'école (Pariso: Hatier, 1922).
86 Claude Piron, L'Esperanto considerato dal punto di vista psicopedagogico, contenuto in
Esperanto: una concreta esperienza di educazione internazionale, pagine 35-51.
54
certe regole non esiste una vera spiegazione, oppure se esiste spesso gli
stessi parlanti nativi non ne hanno percezione. A livello pratico ciò significa
che lo studente deve imparare una lingua con tutte le sue eccezioni e
particolarità, semplicemente perché “funziona così”. In Esperanto tutto ciò
non avviene. La grammatica dell’Esperanto non accetta eccezioni o
particolarità e non esistono decisioni arbitrarie. Questo fatto rassicura
moltissimo gli studenti anche alle prime armi, che non avranno quindi
paura di sbagliarsi incappando in particolarità.
Il ritmo di apprendimento è molto veloce in quanto l’Esperanto si basa su
un sistema più coerente rispetto a quello delle lingue naturali. Durante un
esperimento a Zagabria ad alcuni ragazzi era stato chiesto di studiare
l’Esperanto durante un corso di 12 ore. Alla fine dell’esperimento si poté
osservare che gli studenti avevano raggiunto una competenza espressiva
in questa lingua pari al livello raggiunto nella lingua tedesca dopo tre anni
di studio!87
Ed in fine analizziamo il concetto di creatività. Molti studi hanno dimostrato
che l’apprendimento risulta più gioioso se accompagnato da attività che
piacciono agli allievi e che li pongano in una posizione attiva.
L’apprendimento delle lingue naturali si basa principalmente su un’attività
passiva in quanto lo studente deve memorizzare in modo sistematico i
vocaboli. In Esperanto questa attività risulta invece creativa, perché la
maggior parte dei vocaboli viene formata dallo studente partendo da una
radice ed unendola ai diversi affissi: il potere combinatorio risulta, quindi,
più importante della memoria. Inoltre ogni parlante può creare neologismi
comprensibili a tutti grazie la sua scomposizione nelle parti principali.
Inoltre tengo sia utile ricordare che tutti gli insegnanti che hanno guidato un
corso di Esperanto hanno osservato che gli alunni guadagnano un effetto
benefico anche sulla propria lingua madre. Ritengo qui opportuno riportare
una dichiarazione di un insegnante americano che in insegnava alle
Hawaii:
87 L'Esperanto considerato dal punto di vista pedagogico, capitolo Ritmo del progresso, pagina
39.
55
Devo dire onestamente che avevo delle riserve
sull’insegnamento dell’Esperanto nella mia classe.
Mi sembrava completamente inutile per degli alunni
che avevano bisogno di tutto il tempo disponibile per
imparare l’inglese.
Feci prova e devo confessare che i risultati sono stati
sorprendenti […] Perfino se questo Esperanto non
dovesse mai diventare una lingua mondiale, esso è
servito ad insegnare ai miei alunni molte cose
importanti. […]
E’ stato utile per comprendere la struttura della frase
nella nostra lingua, per individuare la differenza tra
sostantivo e verbo, tra soggetto e oggetto. E’ stato
utile per arricchire il vocabolario inglese, agevolando
i ragazzi meno dotati88.
88 M. Avezedo, Report to the Coordinator of Project Aloha, citazione contenuta nel saggio di
Claude Piron L'Esperanto considerato dal punto di vista pedagogico, pagine 35-51, a sua volta
contenuto in Esperanto: una concreta esperienza di educazione internazionale.
56
CONCLUSIONI
Quando ho deciso di scrivere una tesi su questo argomento, sapevo poco
o nulla su questa lingua. A dir la verità le poche informazioni che pensavo
di possedere non erano altro che dei banalissimi pregiudizi: è un progetto
di lingua fallito, una macedonia di lingue esistenti e così dicendo.
Scrivendo questa tesi mi sono invece accorta di quanta ricchezza e
profondità si celi dietro a questa lingua e spero almeno in parte di aver
sfatato alcuni pregiudizi e colmato alcune lacune.
Prima di tutto spero sia chiaro che non si tratta di un progetto fallito. E’ vero
che esso non ha raggiunto purtroppo gli scopi che si prefiggeva il suo
ideatore, ma è del tutto sbagliato affermare che non abbia portato ad alcun
risultato: si tratta di una lingua completamente funzionante, e forse persino
più funzionante delle lingue naturali in quanto non ammette eccezioni; è
una lingua parlata, anche se da piccole comunità; è una lingua creativa a
differenza degli altri progetti di lingue a posteriori, a priori, pasigrafie,
pasilalie89, ecc., e lo dimostrano bene i notevoli esiti artistici sia in lingua
originale che in traduzione.
E’ stato un compito difficile ma gratificante. Sono rimasta completamente
affascinata dalla profondità psicologica di Lazar Ludwik Zamenhof e dal
suo ideale di pace. Forse sarà un’affermazione ingenua ma di certo con
questa tesi non si chiude per me un capitolo, ma si apre un mondo tutto
nuovo da conoscere. Questa tesi non è altro che la punta di un iceberg
dell’argomento Esperanto e di certo il mio interesse sull’argomento non si
è esaurito qui.
89 Per maggiori informazioni sull'argomento si veda La ricerca della lingua perfetta nella cultura
europea e Esperanto Lingua Letteratura Movimento, capitolo 1 L'Esperanto e le lingue
pianificate per intero.
57
ABSTRACT
DAS ESPERANTO: DIE SPRACHE, DIE DIE
HERZEN EINANDER ANNÄHERT
Meine Tesi behandelt das Esperanto. Ich habe dieses Thema gewählt,
weil es nur wenige richtige Informationen darüber gibt, obwohl fast jeder
den Name dieser Sprache schön gehört hat. Normalerweise wird nur eine
Reihe von Vorurteilen wiederholt, die total falsch sind.
Mit dieser Schrift habe ich deshalb versucht, ein bisschen Klarheit über
dieses Thema zu geben.
Im Jahr 1887 wurde ein auf Russisch geschriebenes Buch veröffentlicht,
Lingvo Internacia, das später als Unua Libro („Erstes Buch“) berühmt
wurde. Der Autor, Lazar Ludwik Zamenhof, hatte sich unter einem
Pseudonym versteckt: er hatte nämlich als D.ro Esperanto unterzeichnet.
In den folgenden Jahre wurde dieses Pseudonym benutzt, um sich auf die
Sprache zu beziehen, die in Lingvo Internacia beschrieben wurde.
Der Erfinder dieser Sprache hatte zwei Absichten: er wollte eine Sprache
planen, die einfach zu lernen und zu benutzen wäre und die eine neue
Position einnehmen sollte, die auf religiöse, sprachliche und ethnische
Toleranz gegründet war.
Ich habe meine Schrift in fünf Abschnitten geteilt. Im ersten Teil habe ich
mich
mit
den
grammatikalischen
Eigenschaften
des
Esperanto
beschäftigt; im zweiten Teil habe ich einige Informationen über das Leben
und die Weltanschauung von Lazar Ludwik Zamenhof, dem Erfinder des
Esperanto, wiedergegeben; im dritten Abschnitt habe ich die Geschichte
der Esperanto-Bewegung kurz beschrieben, besonders die Kritiken und
die Reformen, die die Bewegung anpacken sollte, ihre Organisation und
die verschiedene Vereinigungen, die mit der Bewegung verbunden sind;
der vierte Abschnitt handelt von literarischen Erzeugnissen des Esperanto;
am Ende habe ich andere Problematiken analysiert, die mit den Esperanto
58
verbunden sind, wie zum Beispiel die Gründe, warum diese Sprache in
den zwischenstaatlichen Beziehungen nicht benutzt wird, die Schritten zur
Einführung des Esperanto in die Europäische Gemeinschaft und die
pädagogische Ziele dieser Sprache.
Im ersten Abschnitt habe ich die grammatikalischen Eigenschaften des
Esperanto wiedergegeben. Im Jahr 1905 wurde das Buch Fundamenta de
Esperanto
veröffentlicht,
in
dem
man
die
16
grammatikalischen
Grundregeln finden kann. Diese Grundregeln sind ganz allgemein, und es
ist deshalb klar, dass eine Sprache nicht mit so wenig Regeln
funktionieren konnte. Zamenhof hat eine Reihe von Grundregeln
aufgezählt, aber er hat auch ein Übungsbuch geschrieben, indem man
andere, spezifischere Regeln finden kann. Im diesen Abschnitt habe ich
deshalb die 16 Grundregeln genauer erklärt und außerdem habe ich
einige Informationen über die verschiedene Wortarten und andere Regeln
eingefügt, die im Rahmen der 16 Grundregeln nicht behandelt werden,
wie zum Beispiel einige Informationen über das Alphabet und die
Aussprache, über die Wortbildung, über die Vor- und Nachsilben, über den
Wortschatz und die Syntax.
Im zweiten Abschnitt habe ich mich mit dem Leben und der
Weltanschauung von Lazar Ludwik Zamenhof beschäftigen: man kann die
Bedeutung dieser Sprache nur verstehen, wenn man diese zwei Aspekte
zusammen betrachtet.
Die wichtigsten Ursachen, die Zamenhof dazu bewegt haben, eine
internationale Sprache zu planen, sind drei: sein Geburtsort, seine
jüdische Herkunft und sein Idealismus.
Lazar Ludwik Zamenhof wurde 1859 im Bialystok geboren. Diese Stadt
liegt heute im Ostpolen, aber 1859 lag sie im Großherzogtum von Litauen,
das dem russischen Kaiserreich unterstand. In dieser Stadt lebten vier
unterschiedliche Bevölkerungen (russisch, polnisch, deutsch und jüdisch),
die kein freundschaftliches Verhältnisse untereinander hatten. Außerdem
sollte Ludwik unterschiedliche Sprachen sprechen: zu Haus sollte er
59
Russisch, dagegen außer Haus Polnisch sprechen und als Studierende
sollte er Deutsch, Französisch, Latein und Griechisch studieren. Ludwik
füllte diese Mehrsprachigkeit als schmerzlich und war sich schon bewusst,
dass es sehr anstrengend und teuer war, eine fremde Sprache zu lernen:
deshalb konnte eine internationale Sprache wie das Esperanto sehr
nützlich sein.
1905 erklärte er seinem Freund Michaux in einem Brief, wie seine
jüdische Herkunft ihn belastet hat: er sollte im Getto leben und deshalb
fühlte er sich von der Welt total getrennt. Außerdem sollten die Juden zu
Gott in einer toten Sprache beten und sie wohnten zwischen Menschen,
die sie hassten. Er träumte deshalb von einer Sprache die neutral wäre
und die allem gehören sollte.
Er war sich bewusst, dass die sprachlichen und die religiösen Probleme
durch die Erfindung einer neuen Sprache und durch eine neue Religion
überwunden werden könnten: deshalb versuchte er die sprachlichen
Problemen mit dem Esperanto und die religiöse Probleme mit Hillelismus
und Homaranismus zu lösen, die eng mit dem Esperanto verbunden sind.
Hillelismus und Homaranismus sind zwei Lehren, die auf Brüderlichkeit,
Gleichheit und Gerechtigkeit fußen. Beide waren grundlegend für
Zamenhofs Weltanschauung.
Im dritten Abschnitt habe ich die Geschichte der Esperanto Bewegung
kurz beschreibt, besonders die Kritiken und die Reformen, die die
Bewegung anpacken sollte, ihre Organisation und die verschiedene
Vereinigungen, die mit der Bewegung verbunden sind.
Diese Bewegung musste nämlich einige Schwierigkeiten überwinden.
Zum Beispiel wurde im Jahr 1908 eine neue Bewegung gegründet, die die
neue Sprache Ido unterstützte. Die Sprache Ido wurde von Louis Cuoturat
und Luois De Beaufront konzipiert und sie ist eine neue Form des
Esperanto. In den vorhergehenden Jahren hatten sich nämlich einige
Gruppen gegründet, die eine Reformierung des Esperanto forderten, aber
1894, nach einer allgemeinen Befragung, wurde die Unantastbarkeit des
60
Fundamenta de Esperanto festgelegt, das die Grundregeln des Esperanto
enthält.
Danach habe ich einige Informationen über die wichtigsten EsperantoVereine gegeben, die Universala Esperanto Asocio (UEA, universal
Esperanto Verein) und die Sennacia Asocio Tutmonda (SAT, Weltverband
der Nationslosen, Arbeiter-Weltbund), die viele Initiativen und Kongresse
organisieren. Diese zwei Vereine beschäftigen sich mit kulturellen
Tätigkeiten, aber es gibt auch wissenschaftliche Vereine wie die
internationale
wissenschaftliche
Akademie
Comenius
und
die
internationale wissenschaftliche Akademie von San Marino.
Die wichtigsten Veranstaltungen sind die Esperanto-Weltkongresse, an
denen jedes Jahr einige Tausend Esperantisten teilnehmen. Diese
Tradition wird seit 1905 fortgesetzt: in diesem Jahr gab es nämlich den
ersten Esperanto-Weltkongresse in Buologne-sur-mer, in Frankreich.
Der vierte Abschnitt behandelt die literarischen Ergebnisse des Esperanto.
Am Anfang der Bewegung hatte die Literatur nur die Aufgabe, die
grammatikalische Regeln anzuwenden, aber früh entwickelte sich eine
intensive literarische Tätigkeit. Neben der originalsprachlichen Literatur in
Prosa und in Versen gibt es zahlreiche Übersetzungen: die Bibel, der
Koran, Dantes Göttliche Komödie, Cervantes’ Don Quixote, Goethes
Faust, García Márquez’ Hundert Jahre Einsamkeit.
Das Esperanto hat die Fähigkeit, die Begriffe auf verschiedene Arten
auszudrücken: man kann zum Beispiel einen ganzen Satz durch ein
einziges Wort ausdrücken. Diese Fähigkeit erlaubt einen großen
Abwechslungsreichtum, der besonders wichtig für die literarischen Werke
ist. Es ist ganz klar, dass man nicht nur ins Esperanto übersetzt, sondern
auch aus dem Esperanto: so zum Beispiel das Buch Kon-Tiki, das in
verschiedene Sprache übersetzt wurde.
Die literarische Tätigkeit hat sich in drei Phasen entwickelt. Während der
ersten Phase von 1887 bis 1914 hatte die Literatur nur das Ziel, die
grammatikalische Regeln anzuwenden und die Bewegung zu propagieren.
61
Die zweite Phase ist die Zeit der literarischen Versuche, und während der
dritten Phase erlebt die Bewegung eine Blüte der literarischen Tätigkeit.
Die wichtigsten Richtungen dieser Phase sind die Budapester und die
schottische Schule. Die literarischen Bereiche, die weniger entwickelt
sind, sind der Roman und das Theater.
Was die Verlagstätigkeit betrifft, erwähnen wir die erste Zeitschrift, die im
Jahr 1889 veröffentlicht wurde. Andere wichtigste Zeitschriften sind
Esperanto, Kontakto, Sennaciulo, Heroldo de Esperanto.
Im fünften Abschnitt habe ich andere Problematiken analysiert, die mit
dem Esperanto verbunden sind, wie zum Beispiel die Gründe, warum
diese Sprache in den zwischenstaatlichen Beziehungen nicht benutzt
wird, die Schritten für die Einführung des Esperanto in die Europäische
Gemeinschaft und die pädagogische Ziele dieser Sprache.
Die Frage, warum das Esperanto in den zwischenstaatlichen Beziehungen
nicht benutzt wird, kann man nicht einfach beantworten. Heutzutage ist die
internationale Sprache Englisch und diese Sprache hat inzwischen eine
Monopolstellung erreicht. Eine Sprache wie das Esperanto könnte
dagegen neutral sein und kein Monopol darstellen.
Einige Forscher haben versuchen, konkret das Esperanto in der
Europäischen Gemeinschaft einzufügen, und sie haben dafür einige
Lösungen vorgeschlagen, zum Beispiel Umberto Broccatelli, der im Jahr
1987 mögliche Phasen der Einführung des Esperanto in die Europäische
Gemeinschaft überlegt hat. Der Autor dieses Projekts hoffte nämlich auf
eine Europäische Union, die eine echte europäische Sprache hätte.
Am Ende habe ich über einige Versuche zur pädagogischen Funktion des
Esperanto angeführt. Diese Experimente zeigten, dass das Esperanto das
Studium andere Fächer erleichtert, wie zum Beispiel das Studium der
eigenen Muttersprache, aber auch anderer Sprachen, und dass das
Esperanto die logische Intelligenz fördert.
62
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Jansen, Wim
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http://dare.uva.nl/document/93438
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http://www.uea.org/info/angle/an_ghisdatigo.html
Was ist Esperanto? Esperanto heute
http://esperanto.net/info/detala/de_eo-detala.html
65
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l`esperanto: la lingua che avvicina i cuori