SIG Giornale dell’84° Congresso 49° Congresso Aogoi Torino 2 0 0 8 2 7 ottobre SOCIETÀ ITALIANA DI GINECOLOGIA E OSTETRICIA Notevole l’interesse suscitato dalla tavola rotonda sulle “Strategie future della FIGO” IL CONGRESSO “VETRINA” DEI PROBLEMI DELLA DONNA NEL MONDO “Troppe le morti evitabili: ogni minuto un decesso è legato a cause correlate alla gravidanza” L’apertura dei lavori scientifici dell’84° congresso SIGO, 49° AOGOI, dopo l’inaugurazione di domenica, ha registrato un’importante vetrina internazionale. Alla presenza di Dorothy Shaw, si sono confrontati nella tavola rotonda FIGO personalità scientifiche da tutto il mondo: dalla Germania il prof. Abdelwahed, dall’Italia i proff. Abdulcadir e Pecorelli, dal Paraguay il prof. Acosta, dalla Spagna il prof. Cabero Roura, dalla Cina il prof. Cao, dal Libano il prof. El-Khedy, dalla Repubblica Domenicana i proff. Figueroa Mendez e Terrero, dal Canada il prof. Lalonde, dal Giappone il prof. Ochiai, dall’Argentina il prof. Ortega Soler. Dorothy Shaw ha ricordato il ruolo della SIGO, uno dei membri fondatori della FIGO nel 1954 e una delle più influenti società nazionali. “Nei quattro giorni di questo Congresso – ha ricordato Shaw – moriranno nel mondo circa 2700 donne durante la gravidanza e nella fase del parto, la maggior parte per cause che possono essere prevenute. E perderemo centinaia di neonati perché le madri non hanno avuto accesso alle cure necessarie”. La FIGO è impegnata su entrambi questi aspetti, collaborando con associazioni internazionali che fanno capo alle Nazioni Unite. “E contro gli aborti praticati in condizioni di non sicurezza – ha spiegato la Presidente - la Federazione ha lanciato lo scorso anno un’iniziativa per prevenirli, coinvolgendo ben 53 delle nostre 113 società membri”. Dorothy Shaw ha inoltre presentato alcuni dati importanti. Nel mondo, La Prof.ssa Shaw e il Prof. Dunlop protagonisti al congresso SIGO ogni minuto una donna muore per cause correlate alla gravidanza, 110 donne sono vittime di complicazioni correlate alla gravidanza, è commesso un feticidio “femminile”, 5,1 persone sono infettate dal virus HIV e 650 da una malattia sessualmente trasmissibile. Ogni due minuti una donna muore per cancro alla cervice. Ogni otto una donna muore in un Paese in via di sviluppo per complicanze correlate ad aborti compiuti in condizioni di non sicurezza. Ogni 40 minuti una donna è uccisa dal partner. Ogni anno due milioni di donne sono sottoposte a mutilazioni genitali e due milioni di adulti (e bambini) muoiono di Aids. Sono cifre significative, che devono richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica Grande partecipazione alla tavola rotonda sulla formazione in Europa e spingere a un cambiamento. “La salute sessuale e riproduttiva – ha continuato Dorothy Shaw – richiede un’attenzione a livello globale. La morbilità e la mortalità delle donne è il risultato del loro ruolo nella riproduzione, cresce in maniera proporzionale rispetto alle ineguaglianze sociali, è eccessivamente elevata, e, soprattutto, è prevenibile”. Il fatto che il prossimo anno il Congresso FIGO si tenga a Città del Capo, in Sudafrica, è proprio il segnale della vicinanza della Federazione alle esigenze delle donne dei Paesi in via di sviluppo. Chiusa l’importante vetrina internazionale, i lavori proseguono oggi a pieno ritmo. Nella sala Atene, dalle 11 alle 13 si terrà l’incontro “Non lasciamole sole”, dedicato al tema della depressione post-partum. Si tratta di una campagna promossa dalla SIGO, che ad aprile ha presentato i risultati di un sondaggio, il primo mai realizzato su questo tema, che ha coinvolto la metà delle Unità Operative di Ginecologia. È emerso che il 90% delle donne del nostro Paese possiede un’informazione insufficiente su questo tema e il 100% dei medici ritiene necessarie campagne di sensibilizzazione e corsi di aggiornamento. Il rischio di sviluppare una depressione è un elemento valutato di routine durante gli incontri pre parto solo dal 30% dai ginecologi, che in gran parte (84%) dichiarano di non disporre nemmeno di materiali informativi da consegnare alle pazienti (ben il 93% li riterrebbe estremamente utili). Dopo il parto, solo nel 45% delle strutture è previsto un monitoraggio delle mamme “a rischio” e il tempo dedicato all’informazione prima della dimissione è inadeguato per il 72% dei ginecologi. La campagna “Non lasciamole sole”, che ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per le Pari Opportunità, ha preso il via in aprile con un convegno nazionale all’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà di Roma. La sessione odierna mira alla sensibilizzazione per il riconoscimento precoce della depressione post-partum: si farà una fotografia del problema, con l’indicazione delle strategie individuarlo. Un aspetto particolare che verrà approfondito è il rapporto tra psicofarmaci e allattamento. Giornale dell’84° Congresso 49° Congresso Aogoi SIG Torino 2 0 0 8 SPECIALE SESSIONI APERTE AL PUBBLICO Grande attenzione della SIGO ai bisogni delle nuove popolazioni residenti in Italia OBIETTIVO: TUTELARE LA SALUTE DELLA DONNA MIGRANTE Il contributo dei mediatori culturali è determinante per definire strategie alternative Rispondere in tempo reale ai bisogni di salute emergenti rapporesenta una delle sfide più ardue e stimolanti per una Società scientifica. La SIGO l’ha accolta ed ha scelto di acquisire il parere di autorevoli esperti della mediazione culturale e della medicina dei migranti per rispondere al meglio: sono stati loro i veri protagonisti della sessione che si è svolta ieri in sala Lisbona, la prima in cui era prevista anche la partecipazione della cittadinanza. A presiedere i lavori il prof. Aldo Morrone, Direttore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (INMP), amico di lunga data della SIGO, con cui ha dato vita nel dicembre 2007 all’Osservatorio Nazionale sulle Abitudini Sessuali e le Scelte Consapevoli. Una struttura permanente che si è occupata finora soprattutto di come rispondere alla vulnerabilità contraccettiva delle donne immigrate, il solo gruppo di popolazione in Italia in cui il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza risulta in aumento. I dati dell’INMP, che dal 1995 ha attivato uno sportello socio-sanitario rivolto a donne straniere, offrono un’utile prospettiva per comprendere i bisogni. La provenienza degli utenti rimarca il trend di origine degli stranieri in Italia: la Romania rappresenta il 51%, seguita da Perù, Ucraina e Moldavia. Le richieste riguardano a 360° l’aspetto legale, sociale, sanitario e lavorativo, compresi i bisogni di prima necessità. La finalità dell’intervento deve perseguire un principio cosiddetto ‘positivo’, cioè partire da una richiesta per concretizzare un aiuto concreto alla donna. Tra le immigrate provenienti dai Paesi a economia meno avanzata, i fattori di rischio individuali sono ancora una volta povertà ed emarginazione, dove per povertà non si intende solamente quella economica, ma soprattutto sociale, culturale ed educativa. Se si considerano poi altre variabili quali la giovane età, la multiparità, l’alta prevalenza di anemie, di infezioni dell’apparato genito-urinario, il disagio interculturale e le condizioni socioeconomiche precarie, emerge allora il profilo di una popolazione altamente esposta alle malattie e alle complicanze. L’accesso alle strutture spesso non è possibile, soprattutto per gli orari che non consentano alle donne straniere, ad esempio le badanti - i cui ritmi non si conciliano con quelli delle strutture pubbliche - di essere accolte. Quando scelgono di abortire, le donne straniere sono anche più a rischio di cadere nei canali dell’irregolarità. Si registra un allarmante ritorno alle ‘famose’ mammane locali, etniche o italiane o ai più atroci viaggi della speranza/disperazione ovvero il rimpatrio ai Paesi di appartenenza per interrompere la gravidanza facendo poi ritorno in Italia. Prioritario diventa impegnare mediatori interculturali formati ad hoc, che non sappiano solo parlare la lingua ma che fungano da ponte, che siano dei facilitatori tra le strutture del territorio e le istituzioni, tra il cittadino e quello che può essere lo sviluppo sociale della salute pubblica. La conclusione a cui si è giunti è che è ormai urgente e improrogabile una riorganizzazione dei servizi attraverso la formazione degli operatori sulle normative vigenti e sulle diversità culturali, per aumentare la facilità di accesso ai servizi: ad esempio con l’apertura dei servizi in orari più adatti, con la presenza di professioniste donne (in particolare ginecologhe) e di mediatrici culturali. Domani in auditorium alle 8.30 sessione con la partecipazione delle Associazioni ENDOMETRIOSI, UNA MALATTIA ANCORA OGGI POCO CONOSCIUTA Le diagnosi restano tardive: in media 8 anni dalla comparsa dei primi sintomi Colpisce oltre 3 milioni di donne nel nostro Paese ma ancora se ne parla troppo poco: è l’endometriosi, una malattia dal pesante impatto sulla qualità della vita. Problema che trova al congresso un’adeguata valorizzazione in un’intera sessione dedicata (domani dalle 8.30 alle 10.45 in auditorium), in cui i “tecnici” saranno chiamati a dialogare direttamente con i cittadini, con i politici e i rappresentanti delle associazioni. Fra questi la senatrice Laura Bianconi, che al tema ha dedicato grande attenzione ed ha presentato la proposta di istituzione del Registro nazionale dell’endometriosi (attualmente in corso d’esame in commissione), e la dr.sa Jacqueline Veit, Presidente dell’Associazione Italiana Endometriosi (AIE). A presiedere i lavori il prof. Vercellini di Milano. Questa malattia è un’importante causa di infertilità, anzi, spesso si giunge alla diagnosi solo quando si indaga sulle cause di un figlio che “non arriva”: il 30% di chi sospetta un’infertilità scopre di soffrire di endometriosi. Non vi è infatti sufficiente conoscenza di come si manifesta: se è asintomatica nel 20-25% dei casi, per il restante 7580% presenta sintomi estremamente diversi che possono però interferire sensibilmente sulla condizione generale della donna. I costi sociali e l’impatto della patologia sono infatti altissimi: nell’Unione Europea si stimano circa 30 miliardi di euro in giorni di lavoro persi a causa della malattia, senza includere il costo di medicinali, chirurgia, tentativi terapeutici ripetuti, fecondazione in vitro e altre terapie per l’infertilità. Uno studio europeo del 2005 fotografa chiaramente come l’endometriosi sia molto debilitante per la donna: nell’81% delle interviste sono emersi disturbi del sonno, nel 79% riflessi sulla vita lavorativa, nel 77% rapporti sessuali dolorosi quando non addirittura impossibili, con pesanti ripercussioni sulla vita di coppia. Da tempo le associazioni di pazienti si battono per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia cronica di interesse sociale, chiedendo agevolazioni sul ticket e il riconoscimento dell’ invalidità per i casi più gravi. La SIGO appoggia con decisione queste richieste ed è stata al fianco dell’AIE nella promozione della settimana di consapevolezza 2008, per aiutare le donne a conoscere la malattia, interpretarne fin dall’esordio i sintomi e assicurare loro i migliori trattamenti terapeutici e chirurgici. In parallelo la Società scientifica insiste anche per potenziare però anche l’informazione e la sensibilizzazione degli stessi operatori: secondo una recente indagine meno del 50% delle donne che accusava i primi sintomi è stato preso in seria considerazione dal medico, il 65% è stato mal diagnosticato e il 46% ha dovuto consultare almeno cinque specialisti prima di ottenere una diagnosi corretta. Dati inaccettabili, che impongono una presa di posizione del mondo scientifico e un deciso investimento nella formazione. È questa la strategia sposata dalla SIGO che, anche nel suo massimo appuntamento annuale, riserva al tema grande evidenza. 2 7 ottobre Presentata oggi in sala Madrid (8.30-11.15) un’indagine SIGO realizzata in 45 centri italiani LA 194 DOPO 30 ANNI: LEGGE BEN APPLICATA La 194 compie trent’anni: tempo di bilanci, che la legge supera con una sufficienza piena sotto il profilo tecnico. Lo rivelano i risultati della prima indagine nazionale sull’interruzione volontaria di gravidanza condotta dalla SIGO che vengono presentati oggi da Emilio Arisi nel corso della sessione dedicata alla legge (sala Madrid 8.30-11.15, presidente prof. Fattorini). La rilevazione ha preso in esame 45 centri, distribuiti equamente e bilanciati fra grande, piccola e media dimensione: di questi 7 hanno risposto di non praticare l’IVG. Le restanti 38 strutture (fra cui 5 universitarie) hanno effettuato da sole il 13.5% delle 127.038 interruzioni volontarie di gravidanza avvenute in Italia nel 2007: il numero di interventi varia dai 3.600 l’anno della struttura che ne esegue di più, ai 40 di quella che ne esegue meno. L’applicazione concreta della norma è ritenuta nel complesso soddisfacente: positiva la presenza di mediatori culturali, garantita per tre centri su 4. Leg- germente inferiori i dati del Sud Italia rispetto alle regioni settentrionali. Buoni anche i tempi d’attesa, pari in media a 3.3 giorni per le urgenze e 13.7 per i casi non urgenti. Esistono comunque margini di miglioramento: l’anestesia locale, indicata nelle raccomandazioni dell’OMS, è prevista solo nel 34,2% dei centri e, nel COME EVITARE GLI ERRORI DEI MEDICI senza voler entrare nel contenzioso medico legale”. Lo studio prova che determinati errori si ripetono, mentre altri avvengono in maniera occasionale. Dice Gigli: “Se riusciamo ad evitare la reiterazione di questi errori più frequenti, riusciremmo anche ad evitarne altri. Per questo studio abbiamo utilizzato le polizze assicurative che AOGOI mette a disposizione dei soci e siamo andati a vedere le denunce presentate per attivare la polizza. E’ nato così un database contenente gli errori compiuti dai medici e le condizioni in cui si sono verificati. Lo studio non pretende di dare una visione universale, ma i nostri numeri (oltre 400 casi) possono fornire indicazioni attendibili su episodi ripetitivi. Tanto per fare esempi: quante volte è stata dimenticata una garza nell’addome di una donna dopo un parto cesareo; in quanti casi si è verificata la morte della paziente dopo il parto; quante donne hanno avuto un’emorragia che ha portato all’isterectomia e così via.” Il gruppo di studio dell’AOGOI esaminerà questi casi più ripetitivi per vedere che sia possibile introdurre variazioni nelle tecniche e nelle procedure. UNO STUDIO AOGOI Già da alcuni anni l’AOGOI, ha posto la sua attenzione sulla questione del contenzioso medico legale collegato con l’errore sanitario, lanciando una campagna di sensibilizzazione tra i suoi soci. E’ chiaro che per prevenire l’errore medico e, quindi, preservare la salute del paziente occorre avere ben chiaro a quali eventi e procedure si associano più frequentemente tali errori. In Italia, non sono disponibili dati certi. Ora questa lacuna viene colmata con la presentazione al Congresso di uno studio ufficiale. Il dottor Carmine Gigli, direttore dell’Unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale di Gorizia e presidente della Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed), ha coordinato lo studio promosso dall’AOGOI. Spiega Gigli: “Lo studio si prefigge di rendere le idee più chiare sugli errori che commettono i medici, campione esaminato, è stata utilizzata di fatto nel 17.02% dei casi. Altra nota dolente è il rapporto diretto fra ospedale e consultorio: i protocolli di collaborazione, esistenti nel 71% dei casi, spesso vivono solo sulla carta. Lo dimostra il fatto che nel 73% dei casi è la stessa paziente ad effettuare la prenotazione, a fronte di solo il 23% in cui provvede il consultorio. Resta alto il numero di obiettori: lo sono il 72% dei medici e il 57% dei primari e solo il 39.5% degli ospedali assicura la presenza di personale non obiettore disponibile per ogni turno. Nel campione esaminato il 42% degli aborti è stato eseguito da donne immigrate (32% il dato italiano). I GRANDI SUCCESSI DEL PROGETTO “SCEGLI TU” Importanti patrocinii, linguaggi innovativi e un numero verde La campagna “Scegli tu”, promossa dalla SIGO con il sostegno di Bayer Schering Pharma, si è arricchita in questi anni di numerose e variegate iniziative a favore della salute sessuale delle donne e per la promozione di una cultura della contraccezione. Ha inoltre acquisito importanti patrocinii, fra cui quello del Ministero per le Pari Opportunità e – da settembre 2008 – quello del CONI. www.sceglitu.it rappresenta la “vetrina” di tutte le attività realizzate, ma anche nel sito www.sigo.it viene dedicato alla campagna ampio risalto. Numerosi i materiali informativi prodotti: tra i più recenti, “Sesso senza sorprese” – per smentire le più frequenti “bufale” su come evitare gravidanze indesiderate, distribuito nel giugno 2008 nelle scuole a tutti i maturandi italiani. Per l’estate 2008 invece la comunicazione si è basata sul parallelo con lo sport con l’opuscolo “Sesso, conosci le regole del gioco?”, che verrà diffuso nelle palestre e nelle piscine, grazie alla collaborazione con il CONI. Da un anno è attivo il numero verde della contraccezione (800.555.323 - nei giorni feriali dalle 14 alle 17): un servizio di counselling dedicato alle donne per offrire informazioni e consigli su metodi contraccettivi, centri specialistici e salute riproduttiva. Nell’ambito della campagna è stato inoltre creato l’Osservatorio Nazionale sulle Abitudini Sessuali e le Scelte Consapevoli, una struttura che ha già promosso due convegni nazionali: “Sessualità e scelte consapevoli, quale informazione per le donne “a rischio”?” (4 dicembre 2007) e il più recente “Politiche per un contrasto all’interruzione volontaria di gravidanza nelle donne a rischio” (9 giugno 2008), che ha visto – fra gli altri – la partecipazione del Sottosegretario Roccella. Forte l’utilizzo dei new media, con video su you tube (quello che vede protagonista il prof. Vittori dell’agosto 2008 ha raggiunto le 120.000 visite) e la prima fiction di sensibilizzazione in 3D (SMS- Scegli metodi sicuri). Questo progetto rappresenta l’esempio di come Istituzioni, Società scientifiche e aziende private possano collaborare con successo a favore dell’informazione delle fasce più “vulnerabili”. 84° CongressoSIGO 49° Congresso Aogoi I DISTURBI DEL SONNO CAUSA DI OBESITÀ, DIABETE E PRE-ECLAMPSIA Il sonno è un fondamentale alleato della salute femminile, di cui solo recentemente si cominciano a comprendere le potenti ripercussioni: diverse e persino sorprendenti. A questo tema è stata dedicata la sessione di ieri pomeriggio in sala Madrid, presieduta dal prof. Sposetti. Un argomento ancora poco esplorato, ma che presenta in base alle più recenti evidenze implicazioni dirette sul benessere e la salute della donna e, nello specifico, su quella ostetrico-ginecologica. Su questo tema si è soffermata soprattutto la prof.ssa Alessandra Graziottin nella sua relazione. Fra le novità di maggior rilievo ed impatto vi è la dimostrazione che dormire abitualmente Il giornale del congresso è realizzato da Intermedia Ufficio stampa ufficiale dell’84° Congresso Nazionale SIGO 49° Congresso AOGOI Via Malta 12/B – Brescia Tel. 030226105 [email protected] Direttore responsabile: Mauro Boldrini Direttore editoriale: Sabrina Smerrieri Redazione: Paolo Cabra, Francesca Goffi 30x22 2-10-2008 10:04 Pagina 1 meno di 6 ore aumenta significativamente il rischio di obesità e diabete. In particolare, la relazione fra carenza di sonno e obesità si esplicita attraverso l’incremento della ghrelina, neuromediatore che aumenta l’appetito soprattutto per cibi grassi e dolci, e la riduzione della leptina, che agisce invece diminuendo l’appetito. Una crescente mole di evidenze sostiene inoltre il rapporto fra alterazioni del sonno croniche e peggioramento o flaires di riacutizzazione di malattie infiammatorie croniche quali l’asma, la sindrome del colon irritabile, l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico. Fra le ipotesi interpretative sulla correlazione fra alterazione del sonno e peggioramento delle malattie infiammatorie sta il dato di incremento dell’interleuchina 6 (IL-6) e del Tumor Necrosis Factor Alfa (TNF-alpha), in queste malattie quando il sonno sia alterato. Inoltre, la carenza cronica di sonno si associa a disturbi neurocomportamentali, a ridotta efficienza della memoria operativa (working memory), deficit di attenzione con aumento di vulnerabilità a incidenti domestici, professionali e stradali, ridotta concentrazione, riduzione del tono dell’umore e aumento di pensieri ossessivi. Meritano particolare attenzione inoltre alcune conclusioni che rive- lano come la qualità del sonno in gravidanza, sia un efficace indicatore di possibile rischio psicopatologico, data l’alta prevalenza dei disturbi depressivi in gravidanza e soprattutto in puerperio, specie nelle madri adolescenti. Relativamente alle alterazioni del sonno, l’effetto più dimostrato riguarda il russare e le apnee durante il sonno. Circa il 35% delle gravide ri- ferisce di russare. La donna che lo fa presenta un rischio significativamente maggiore (OR= 1.82, 95% CI:1.16-2.84) di andare incontro a ipertensione in gravidanza e a pre-eclampsia. Questi dati suggeriscono come il ginecologo dovrebbe integrare l’anamnesi con due domande, una sulla quantità media di sonno per notte, l’altra sulla qualità. I PRINCIPALI APPUNTAMENTI DI OGGI Auditorium / 8:30 – 10:30 Nuove strategie in medicina materno-fetale Presidente: G. Mandruzzato (Trieste) Sala 500 / 8:30 – 10:15 Cancro Endometriale Presidente: F. M. Di Re (Milano) 14:45 – 16:45 / Medicina di genere: non solo ginecologia e ostetricia Presidente: V. Donvito (Torino) Sala Londra / 14:15 – 16:45 La sinergia territorio-ospedale nella promozione della salute della donna Presidente: G. Ettore (Catania) Planning Families Enjoying Love Science For A Better Life