// L’Editoriale
L’Editoriale
di Maria Luisa Mastrogiovanni
Q
ALLA SCOPERTA DEL SALENTO
NASCOSTO. LA GUIDA DEL TACCO
IN STILE “ROUTARD”
Questo numero del Tacco d’Italia
è tutto speciale: abbiamo voluto proporvi un prodotto editoriale unico nel
Salento: una vera e propria guida
pensata su misura per chi abbia voglia di andare alla scoperta di scorci
esotici e di tradizioni autentiche, di
sapori e odori puri e inalterati. Abbiamo pensato ad una guida in stile
“Routard”, che porti per mano il visitatore senza togliergli mai il gusto
della scoperta e, soprattutto, la libertà di organizzare il proprio itinerario. “Alla scoperta del Tacco d’Italia”
vuole dare consigli utili e le giuste
dritte per immergersi in un territorio
che è capace di regalare emozioni indimenticabili.
Abbiamo cercato di guardare al
Salento con lo sguardo meravigliato
di chi lo vede per la prima volta e insieme con la profonda conoscenza di
chi lo vive quotidianamente. Amandolo, molto, e odiandolo, spesso.
E quale modo migliore di assaporare un territorio se non quello di masticarne l’idioma, magari in modo
sgangherato, ma con il piacere, ancora una volta, di sentirsi veramente
parte di esso?
Per questo le singole sezioni della
guida sono presentate con la versione dialettale e all’interno dei percorsi abbiamo inserito alcuni modi di
dire idiomatici che aprono piccoli
scorci su curiosità e usanze locali.
Il viaggio è un’arte che va coltivata e i salentini, nei secoli, hanno
coltivato quella dell’accoglienza dei
viaggiatori. Quando avrete perso la
bussola (a causa delle spesso insensate indicazioni stradali salentine)
non esitate ad andare nella piazza
centrale del paese e a chiedere informazioni: si formerà immediatamente
un capannello di curiosi e ci sarà
qualcuno disposto ad accompagnarvi,
invitandovi a seguire la sua macchina
con la vostra, fino a farvi imboccare
la direzione giusta.
Il salentino trova sempre il tempo
di mostrarvi la faccia bella del “suo”
Salento: il posto giusto dove fare la
spesa, dove fare il bagno, dove bere o
divertirsi.
Magari vi dirà “Tinne ca te
mannu ieu”: e voi avrete il buon
senso di approfittare della sua disponibilità. Siete liberi di non farlo (il salentino rispetta prima di tutto la
libertà altrui) ma se non lo fate, vi
considererà non degni della sua
stima, perché poco furbi.
“Dì che ti mando io”, è un modo
di fare profondamente salentino: la
raccomandazione positiva, l’abbattimento immediato, con il proferire
quella frase, di tutte le formalità, la
garanzia di qualità della persona che
si ha davanti perché legata ad un’altra (quella che “ti manda”), che già
gode della stima dell’interlocutore.
Per toccare il Salento autentico,
bisogna scavare e saper vedere. Bisogna anche sapere aspettare. Per questo negli spazi “Ota ca trovi”
(letteralmente, “gira che trovi”), segnaliamo le curiosità e le particolarità che possono rappresentare delle
piacevoli digressioni agli itinerari.
“Ota ca trovi, dimmanna ca sai”,
si dice nel Salento, cioè “vai in cerca,
che troverai, chiedi che saprai”, insieme un invito alla scoperta ma
anche un incoraggiamento a non fermarsi mai, a non scoraggiarsi, perché
è sempre dietro l’angolo la soluzione
giusta.
In queste due pillole e in quelle
che rappresentano l’apertura di ogni
sezione della guida, abbiamo voluto
riassumere lo spirito salentino, magistralmente interpretato dalle fotografie del reporter Roberto Rocca: uno
studio sugli spazi lunghi, come i
tempi, lunghi e lenti, del vivere contemplativo ed edonistico, tipico di
questo tacco d’Italia, che Rocca sta
portando avanti da cinque anni e che
stiamo raccogliendo in un suggestivo
album, del quale vi diamo un assaggio in questa guida ma che speriamo
di riuscire a dare alle stampe quanto
prima.
Buon viaggio, dunque e buone
vacanze.
Il mensile del salento
Anno VI - n. 62 - Agosto-Settembre 2009
Iscritta al numero 845 del Registro
della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004
EDITORE:
Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5
DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni
HANNO COLLABORATO:
Mario Maffei, Laura Leuzzi, Antonio Lupo, Giuseppe Finguerra,
Lamberto Coppola, Flavia Serravezza, Irene Toma,
Valentina Chittano, Angela Leuzzi,
FOTO:
Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia
COPERTINA:
Roberto Rocca
REDAZIONE:
p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238
E-mail: [email protected]
PUBBLICITÁ:
[email protected] - tel. 3939801141
Unione Stampa Periodica Italiana
Tessera n° 14705
STAMPA:
Master printing srl - Modugno (Ba)
DISTRIBUZIONE:
In abbinamento a Nuovo Quotidiano di Puglia
ABBONAMENTI:
15,00 Euro per 10 numeri
c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione
IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1º OTTOBRE 2009
Tutti gli appuntamenti dell’estate sono su www.iltaccoditalia.net. Sul sito troverete uno spazio dove lasciare le vostre segnalazioni: locali,
curiosità, dettagli che vi hanno colpito. I migliori, firmati da voi, saranno inseriti nella guida “Alla scoperta del Salento nascosto 2010”.
Ph: Roberto Rocca
Sommario
Paparisciarsi
STARE A mOLLO
8 Un tuffo dove l’acqua è più blu
14 Il Salento visto dal cielo
15 Misteri e scoperte ad un passo dal mare
07
Ph: Roberto Rocca
Smirciare
SbIRCIARE
I guardiani del campo
Il Salento fortificato
A Finisterrae per la perdonanza
Lungo la “superstrada” romana fino a Leuca
Musei diversi. Per restare a guardare
19
Ph: Roberto Rocca
20
23
25
27
29
E cose te quai
LE TRADIzIONI SALENTINE
32 Dove ti pizzica la taranta
36 Ne vitimu a Santu Roccu
37 A ciascuno la sua sagra
Ph: Roberto Rocca
31
Ccattare
ShOPPING
39
Ph: Roberto Rocca
40 Mani che fanno magie
45 Andar per bancarelle
47 Prendi e porta a casa
51
Sanu sanu
SALENTINO vERACE
52
57
58
62
63
Acqua e sale a metà mattina
Se a letto sei stressato mangia salentino
Chi vuol essere salentino deve...
Senti chi parla
Numeri utili
L’ALTRA COPERTINA
Paparisciarsi
STARE A mOLLO
Ph: Roberto Rocca
Marina di Salve. Posto vecchio.
Il Salento si vive lentamente.
Lasciatevi andare, come due comari,
a parlare di una vita insieme, contemplando
il mare caraibico del basso Salento.
Il termine paparisciarsi è un’onomatopea:
stare a mollo, oziando e galleggiando
come le papere.
// Paparisciarsi //Stare a mollo
UN TUFFO DOvE
l’acqua è più blu
A SPASSO, VIA TERRA,
TRA LE MARINE
SALENTINE PIÙ BELLE
ED ACCOGLIENTI
di FLAVIA SERRAVEZZA
[email protected]
Porto Badisco
Ph: Roberto Rocca
n viaggio via terra tra le marine salentine. Un percorso a tappe tra le
località balneari maggiormente prese di mira, a ragione, da turisti ed
autoctoni. In ogni località siamo andati alla scoperta di ciò che di tipico il visitatore può scoprire.
Senza dimenticare di segnalare le calette più suggestive per bagni da sogno.
U
//NARDÒ ALLA RIBALTA
In altri tempi, sempre un po’ ai
margini dei grandi circuiti turistici; all’ombra di Gallipoli, Otranto e Porto Cesareo. Ma da alcuni anni il riscatto è
ormai stato completato e le marine di
Nardò hanno trovato tra i turisti il riconoscimento che meritano. Chi, nel suo
tour salentino, opti per Santa Caterina,
Nardò. Il parco di Porto selvaggio, uno dei gioielli
naturalistici della provincia. Per difenderlo
dalla speculazione edilizia morì, assassinata
a colpi d’arma da fuoco, Renata Fonte,
consigliera comunale di Nardò
Santa Maria al Bagno, Sant’Isidoro e
Porto Selvaggio, non ne sarà mai deluso. Questa zona del Salento per molti
aspetti mantenuta incontaminata - grazie anche a cittadini e amministratori
che non hanno esitato a combattere le
speculazioni – è stata così recentemente riscoperta dall’Italia intera.
Il parco, dopo 25 anni. Non è solo
Non solo bellezze naturali.
Il Salento è anche
cementificazione selvaggia,
emergenza rifiuti
e malavita organizzata.
In una documentatissima
inchiesta giornalistica
Maria Luisa Mastrogiovanni
ripercorre le denunce fatte
dal consigliere comunale
di Ugento dell’Idv
Peppino Basile,
barbaramente trucidato
nel giugno 2008 da ignoti.
La reazione forte
di un Salento che vuole
restare bello
e incontaminato, libero
dalle mafie e dal "sistema"
di potere e interessi
che lo minaccia. Si trova in
tutte le edicole a 15 Euro
l’aureola di mare “limpido e pulito”
quella che Nardò si è messa in testa.
Ben altre sono le ragioni che hanno
portato i turisti ad accorgersi di lei ed
a sceglierla fra tante.
Il Comune si è infatti distinto per
la lotta all’abusivismo edilizio, per il
fatto di possedere uno dei pochi depuratori funzionanti in Puglia e per
aver contribuito a realizzare il parco
regionale di Porto Selvaggio e Palude
del Capitano, uno dei gioielli naturalistici, paesaggistici e archeologici del
Salento.
Ente gestore è il comune (piazza
Cesare Battisti, 3; t.: 0833.838111;
www.portoselvaggio.net). Da sottolineare infine la richiesta di ampliamento
dell’area marina protetta di Porto Cesareo alla propria fascia costiera.
CURIOSITA’: Nella baia di Uluzzo
(grotta del Cavallo), a Portoselvaggio,
sono stati rinvenuti manufatti del paleolitico, resti di grandi mammiferi
(anche rinoceronti), oggetti con graffiti
decorativi a soggetto naturalistico o
geometrico.
Poco distante dalla grotta si può
ammirare una cavità frutto di erosione
eolica, a forma di arco naturale scavato
nella roccia.
DA NON PERDERE: Il fascino e i sapori della masseria Brusca che si trova
pochi chilometri a sud della fine del
Parco marino (Torre Inserraglio. Sede
amministrativa dell’area marina protetta
è in via Albano s.n.; t.: 0836.560144;
www.ampportocesareo.it). Edificata nel
1500, la masseria prende il nome da
un'erba che cresceva nei paraggi, impiegata per costruire le brusche con le
quali si strigliavano i cavalli. Possiede
una torre colombaia dove un tempo
erano alloggiati i colombi viaggiatori che
servivano per le comunicazioni tra masserie ed entroterra. E’ un’azienda agricola che produce vari formaggi,
marmellate di mele cotogne (cotognata)
olio di oliva e ortaggi di colture biologiche, che si possono acquistare sul posto
(t.: 328.2341776).
// CASTRIGNANO DEL CAPO
E LEUCA
drea, la Chiesa della Purificazione e la
Torre del 1550. A Giuliano, il Castello risalente al Cinquecento.
DA NON PERDERE: da oltre 25 anni
sulla cresta dell’onda. Praticamente non
teme confronti. La discoteca “Gibò”, in località Ciolo a Santa Maria di Leuca, domina, dal promontorio sul quale sorge, le
notti salentine. Esclusiva e raffinata. T.:
0833.548979; 0833.502306; www.gibo.it.
// GALLIPOLI, CITTÀ BELLA
Castrignano del Capo ha tre frazioni
importanti: Giuliano, Salignano e Santa
Maria di Leuca.
Santa Maria di Leuca è la più nota
in assoluto. Dall'ottobre 2006, parte
del suo territorio rientra nel Parco Costa
Otranto - Santa Maria di Leuca e Bosco
di Tricase. Segnaliamo località Ciolo per
la sua scogliera che si ammira dalla litoranea attraversando un ponte alto
circa 26 metri. Si consiglia una visita
alle grotte occidentali di Leuca (in particolare quelle in prossimità di San Gregorio e le grotte delle tre Porte, del
Presepio e del Bambino).
CURIOSITA’: Gli abitanti di Castrignano del Capo sono soprannominati
cuzziddi, "piccole lumache".
Molti anni fa, durante la processione di San Giuseppe, infatti, scoppiò
un temporale ed i fedeli anziché preoccuparsi della statua del Santo, si misero a raccogliere lumache. I vicini di
Salignano presero la statua e la portarono con sé al loro paese.
DA VISITARE: L'antico centro di Castrignano del Capo, dove si trova la
Chiesa Madre dedicata a San Michele
Arcangelo. A metà della strada che da
Castrignano porta a Leuca, si trova la
Chiesa di San Giuseppe. A Leuca, visitate il promontorio Japigeo "de finibus
terrae", estremo lembo della penisola
salentina, il Santuario dedicato alla
"Madonna de finibus Terrae", le grotte,
le ville ottocentesche.
A Salignano, la Chiesa di Sant'An-
Va di moda per le spiagge, lo shopping, lo struscio sul corso Roma e le discoteche. Cui unisce affascinanti tramonti
e bellezze architettoniche, come il Castello
Angioino e la Fontana greco-romana, la
più antica d’Italia. Ha sempre mantenuto
alti rispetto ambientale, qualità dei servizi
e tutela del patrimonio architettonico.
Non si può non apprezzarne il centro
storico (la “padella”).
Adagiati sulle acque gallipoline, ci
sono lo Scoglio dei Piccioni, l'isolotto del
Campo e l’isola di Sant'Andrea, sede del
faro costruito nel 1866.
CURIOSITA’: Non osate passare da
Gallipoli senza aver assaggiato i ricci di
mare dai pescatori che li mettono in mostra sui banconi all’inizio della strada per
Lecce.
SPIAGGIA CONSIGLIATA: Nella baia
del Lido Pizzo, primeggia la spiaggia della
Punta della Suina.
Qui vi aspettano imperdibili aperitivi
al tramonto.
Più avanti, la spiaggia del Lido Pizzo è
divenuta un ritrovo stabile di vip.
DA NON PERDERE: il lido Makò,
nella stessa baia, è il posto giusto per
immergersi totalmente nella natura. Le
pedane in legno portano direttamente
sugli scogli bassi; la sabbia è bianca e
finissima. Alle spalle, avrete la macchia
mediterranea del parco naturale di
Punta Pizzo. Il tramonto, visto da lì, è
un’emozione sempre nuova: si vedono
l’isola dei Conigli ed il faro di Sant’Andrea. Ed intanto si sorseggia, in compagnia e con buona musica di sottofondo, un ricercato cocktail.
// SALVE E I CARABI
DEL SALENTO
Con le località marine situate sulla
costa jonica - Posto Vecchio, Lido Marini, Torre Pali, Pescoluse – Salve si conferma meta ambita di tanti visitatori.
A Gallipoli primeggia la spiaggia
della Punta della Suina.
Qui vi aspettano imperdibili aperitivi al tramonto.
Più avanti, la spiaggia del Lido Pizzo è divenuta un ritrovo
stabile di vip
il tacco d’Italia
10
Agosto 2009
Oltre ad avere sabbia finissima e mare
cristallino, Pescoluse è ricca di storia,
arte e cultura.
Lo testimoniano i resti dei dolmen, le numerose
“pajare” e la torre cinquecentesca di Masseria “Borgin”
SPIAGGIA CONSIGLIATA: Pescoluse.
Sabbia finissima, acque cristalline e
grandi dune ne fanno una delle località
più incontaminate del Salento. Ma Pescoluse è anche ricca di storia, arte e cultura. Lo testimoniano i resti dei dolmen,
le numerose "Pajare" (i trulli salentini) e
la torre cinquecentesca di Masseria "Borgin" eretta in difesa delle scorrerie dei
corsari. Si trova sulla strada GallipoliLeuca; t.: 349.6792255; www.masseriaborgin.it
// OTA CA TROvI
LA CASINA DE DONATIS
Sulla litoranea di Salve,
quando si ha sulla sinistra la fitta
vegetazione ed a destra si vede il
mare, si inserisce la seicentesca
villa De Donatis. Elegante, sobria,
sembra sorgere dalla campagna;
spiccano i tre eleganti balconi barocchi, con quello centrale di dimensioni maggiori rispetto ai
laterali. Faceva parte di un’antica
masseria, della quale restano ancora altri elementi come una piccola chiesa ed il pozzo che serviva
a dare acqua alle viti, quando ve
ne era penuria.
//MESSAPICA UGENTO
Cura del centro storico ed efficienza
dei servizi, ma anche mare azzurro e
spiagge pulite nelle frazioni di Gemini,
Torre San Giovanni, Torre Mozza e Lido
Marini.
La costa è bassa e sabbiosa, con
rocce solo in brevi tratti.
A ridosso della costa sono presenti
bacini artificiali contornati da boschi di
macchia mediterranea. Recentemente,
con legge n. 13 del 28 maggio 2007, la
Torre Mozza
all’origine torre
dei fiumi,
crollò appena terminati
i lavori di costruzione
e venne riedificata,
ma ulteriori lesioni
e crolli hanno
determinato l’attuale
conformazione
Regione Puglia ha ufficialmente istituito
il Parco Litorale di Ugento.
CURIOSITA’: “Torre mozza”, all’origine Torre dei Fiumi, crollò appena terminati i lavori di costruzione.
Venne riedificata, ma ulteriori crolli
hanno determinato la definitiva e attuale conformazione, ovvero di una
Torre Mozza.
La marina di Torre San Giovanni, la
cui torre fu edificata nel 1563 in prossimità delle rovine dell’antico porto romano, è una delle più conosciute
località costiere del basso Salento.
SPIAGGE CONSIGLIATE: Se volete
essere “in”, il Lido Sabbioso e il Lido
Cocoloco fanno per voi.
Per una partita a beach-volley vi
aspetta la spiaggia dell’Astor beach. Per
una spiaggia bianchissima, scegliete i
lidi Bora Bora e Malibù.
il tacco d’Italia
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Agosto 2009
// PORTO CESAREO,
AREA MARINA PROTETTA
Quest’area marina protetta è un
piccolo angolo di paradiso. Qui molti
vip e turisti cercano massimo relax e
tranquillità. Qui fanno tappa anche tornei mondiali di beach volley.
Da non perdere: il corso delle peschiere, la sagra del pesce, la Stazione di
Biologia Marina (unica nel suo genere)
con annesso Museo, (via Vespucci,
13/17; t.: 0833.569502; 0832.320854)
il porticciolo, il Parco Marino (che si affaccia sull'Isola Grande).
SPIAGGE CONSIGLIATE: l’Isola
Grande, detta anche 'dei Conigli'; la
spiaggia di Punta Prosciutto, estremo
lembo nord della costa di Porto Cesareo, denominata così per la sua particolare forma.
// LA PERLA, ANDRANO
La Marina di Andrano si snoda
lungo circa 2 Km, nel tratto di costa che
congiunge Otranto a Leuca.
Le spiagge più note sono: "La
Botte", la "Marina della Torre" con due
punti di balneazione ("Il Fiume", dalle
acque gelide, e la "Grotta Verde" che,
accanto ad una spiaggia di facile accesso, offre il fascino di una cavità naturale di un delicato riflesso verde
smeraldo). Il lungomare che collega la
"Marina della Torre" alla "Botte" è il
cuore pulsante della marina. Una visione d’insieme si può avere dal "Belvedere Madonna dell’Attarico". Qui si
può anche visitare la Chiesa dalla
forma a chiglia di nave, circondata
dalle "Paiare" e la cripta rupestre.
// OTRANTO È OTRANTO
// GAGLIANO DEL CAPO:
PANORAMI MOZZAFIATO
Sul costone della Serra dei Cianci,
sul mare Adriatico, sorge Gagliano del
Capo che, per la tutela delle bellezze
paesaggistiche ed architettoniche e
l’efficienza dei servizi ha meritato un
posto nel cuore dei turisti.
Ha come frazioni Arigliano, San
Dana e Novaglie.
Protagonisti sono muri a secco, paiare, ulivi secolari, mare incontaminato
e roccia.
La più bella è il ponte Ciolo. In
barca andrete alla scoperta delle grotte
del Pozzo, del Duomo, delle Mannute.
Testimone di insediamenti umani
dell'età del bronzo è il Menhir dello Spirito Santo ad Arigliano.
Otranto è Otranto. Località nota
dappertutto per la particolarità dei suoi
scorci, per aver dato i natali ad un artista di fama internazionale come Carmelo Bene, per avere tanta e tanta
storia da raccontare, perché quella storia la raccontano i vicoli ed i monumenti che lasciano a bocca aperta.
DA NON PERDERE: Lo shopping nel
borgo antico, la visita al Castello Aragonese, alla Cattedrale, alla Basilica di
San Pietro, alla Cappella della Madonna dell'Altomare e al Santuario di
S. Maria dei Martiri.
SPIAGGE CONSIGLIATE: Baia dell'Orte, Spiaggia degli Alimini. La prima
è uno dei tratti di costa più incontaminati del Salento, con lo storico faro
della “Palascìa” a mezza costa. Si raggiunge imboccando la vicinale che costeggia a sinistra la Chiesa dei Martiri
e più avanti le “Terre Russe”, cave di
bauxite abbandonate trasformatesi in
laghetti verde-turchese dalla rara vegetazione balcanica.
La seconda è un'ampia spiaggia di
dune ricche di vegetazione.
// DISO, TRA MARE E FIUME
Diso, che sorge su una pianura verdeggiante e ricca di acque sorgive si
trova a poca distanza dalla costa adriatica, cui è collegato attraverso la frazione Marina di Marittima.
Il centro storico è perfettamente
conservato e ripropone la struttura seicentesca a fianco di nuove aree edificate. Numerose le costruzioni rurali.
SPIAGGIA CONSIGLIATA: Cala dell’Acquaviva è uno degli scorci più preziosi,
tra alte pareti di roccia posta alla foce di
una gravina naturale
percorsa da un rivo
d'acqua a corso stagionale e ricca di vegetazione. Compresa
nel parco regionale
Costa Otranto - S.
Maria di Leuca, è un
Sic per la presenza
di importanti specie
di vegetazione. Un
recente percorso a
basso impatto reail tacco d’Italia
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Agosto 2009
lizzato in terra e col calcare dolomitico locale permette passeggiate sulla scogliera.
//TRICASE, IL REGNO
DELLA VALLONEA
Una grande attrattiva per il turista
in arrivo nel Salento sono le tricasine
località di Tricase Porto e Marina Serra.
Al porto è stato di recente aggiunto un
porticciolo per permettere il ricovero
della barche da diporto e sviluppare il
turismo.
DA VISITARE: la Chiesetta di San
Nicola, protettore di Tricase Porto, e la
Torre del Sasso, situata su una grande
e maestosa roccia, a 116 metri sul livello del mare.
CURIOSITÀ: Sulla strada che conduce a Tricase Porto c'è uno dei più antichi alberi d'Italia: la Quercia Vallonea
(XIII secolo), conosciuta anche come la
"Quercia dei 100 cavalieri". Ha una circonferenza di 4,25 metri ed una
chioma di circa 700 metri quadrati di
superficie. Per la sua rarità è stato dichiarato monumento botanico protetto.
CONSIGLIATE DA NOI: Tra Tricase
Porto e Marina Serra, il Canale del Rio
("lu Riu"), scavato, secondo la leggenda,
dal diavolo in una notte. Ad un miglio,
un piccolo tempio dedicato all'Assunzione della Vergine (Santa Maria della
Serra, XVI secolo); il promontorio del Calino con vegetazione fiorente; la Grotta
Matrona, accessibile soltanto dal mare.
Sul litorale c'è la Torre Palane; a levante
della torre vi è il vano di un'antica grotta
circolare screpolata dal tempo: la gente
la chiama "Acquaviva", per la presenza
di una sorgente di acqua dolce. Sulla
sommità del Calino, è d'obbligo una fermata al "Belvedere".
// MELENDUGNO, UN BAGNO
NELLA STORIA
Il Comune di Melendugno ha ben
cinque marine: San Foca, Roca Vecchia,
Borgagne, Torre dell’Orso e Torre Sant'Andrea (le ultime due sono state premiate con la Bandiera blu d’Europa per
la limpidezza del mare) che si affacciano sull’Adriatico. Per un bagno tra
mare e storia, Roca Vecchia, sede di
scavi archeologici.
DA NON PERDERE: La Torre di avvistamento cinquecentesca, le rovine
del castello sul mare e la grotta della
Poesia. Per un po’ di relax, Torre dell'Orso, che vanta un mare particolarmente limpido per le correnti del
Canale d'Otranto. Tra due scogliere
sotto la vecchia torre, si trovano basse
dune con pineta, attraversata da un
corso d'acqua chiamato Brunese. La
scogliera è ricca di grotte con graffiti
latini e greci. Torre Sant’Andrea: in un
mare trasparente non potrete non accorgervi dei tre faraglioni detti Lu Pepe.
Il porticciolo della cala di Sant'Andrea
è una piccola località il cui aspetto selvaggio è di particolare fascino.
//CASTRO, VIA LO STRESS
E’ uno dei più begli approdi turistici
del Salento. Sorge al centro dell'arco di
costa che va da Otranto a S. Maria di
Leuca. Chi vi arriva entra in una dimensione che fa dimenticare lo stress: dal
caratteristico borgo Medioevale ricco
di storia, al porto nei pressi del quale si
vedono le grotticelle scavate che servono da magazzini per i pescatori, alle
sue grotte (Zinzulusa e Romanelli), ai
picchi rocciosi, ai fondali ricchi di fauna
e di flora.
DA NON PERDERE: Seno dell’Acquaviva, una piccola cala sassosa a
sud di Castro Marina, in fondo a un canalone in cui sopravvive un antico
bosco di lecci e alloro.
Per conoscere tutte, ma proprio
tutte, le marine salentine vai su
www.iltaccoditalia.info
// OTA CA TROvI
COL VENTO IN FACCIA
“Lu jentu” (il vento) salentino è
ormai noto a tutti, merito anche di un
orecchiabile slogan che ha fatto in
fretta il giro del mondo. C’è chi fa del
vento una passione, praticando sport
all’aria aperta che fanno bene al fisico
(guardate gli addominali) ma anche
alla mente (coinvolgono ed isolano nello stesso tempo). Tra gli sport che sfruttano il vento il kytesurf è ormai uno dei più apprezzati e praticati nel tacco dello
Stivale. E’ tra gli ultimi nati nella famiglia degli sport estremi. Assai simile al
windsurf, da questo si differenzia perché sostituisce la tradizionale vela triangolare con una a forma di aquilone, legata alla tavola tramite quattro cavi, cui è
attaccato il boma. Si possono raggiungere velocità altissime e lanciarsi in esibizioni mozzafiato. Ci sono diverse zone (si dicono “spot” e sono considerati luoghi
ideali per vento e condizioni ambientali), nel Salento, per praticare il kytesurf. A
Torre San Giovanni, la spiaggia dell’Astor e quella del lido Fontanelle offrono
una indicata location. Ma è Otranto con le sue spiagge la località più adatta allo
sport. Al lido Buenaventura l’associazione sportiva “Sea & Souls” (S&S), affiliata
Iku, Csen e Coni, organizza corsi a tutti i livelli (non solo di kyte, ma anche di surf
e di vela). Nello stesso lido è possibile anche noleggiare le tavole o la vela. Anche
via telefono e via mail: www.villaconcamarco.com/lido-buena-ventura/index.htm;
0832 861248 e 339 7254121.
Già che ci siete, fate un giro all’oasi naturalistica delle Cesine, riserva naturale gestita dal Wwf (t.: 329.8315714).
// OTA CA TROvI
AMBIENTE SOTT’OCCHIO
Nato a Lecce nel gennaio 2002
su iniziativa di un gruppo di enti no
profit ed enti pubblici della provincia di Lecce, il Centro di Servizio al
Volontariato Salento interviene a
sostegno delle organizzazioni di volontariato del territorio operanti in
diversi settori attraverso la promozione di servizi e azioni progettuali
innovative e coordinate, tutte miranti a sostenere lo sviluppo delle
odv salentine.
La sua attività si focalizza principalmente sui temi ambientali (è
opera del Csv Salento, ad esempio,
la denuncia del malfunzionamento
della depurazione nel territorio provinciale), mantenendo tuttavia uno
sguardo a 360 gradi (grande attenzione è stata riposta ad esempio
sui servizi sociali pugliesi).
Per entrare in rete con l’associazione e per sposare in prima persona
l’impegno a difesa dell’ambiente, potete contattare il Centro servizi volontariato.
La sede centrale è a Lecce in via
Gentile; www.csvsalento.it; tel. 0832
392640;
e-mail: [email protected].
//Tinne ca te mannu jeu // Dì che ti mando io
MANGIARE
Il ristorante Marechiaro, a Gallipoli. È
posizionato su un vecchio istmo (sul lungomare Guglielmo Marconi), quasi
completamente circondato dal mare.
Tel: 0833 266143.
spiaggia privata. Lungomare Colombo,
59; S.M. di Leuca; t.: 0833.758242.
DORMIRE
Incastonato tra ville ottocentesche, sul lungomare Cristoforo
Colombo, a Leuca sorge
l’hotel Terminal. Ogni camera è dedicata ad un monumento salentino, riprodotto all’interno. E’ dotato di
IMBOSCARSI
Sul lungomare di Castro.
Anzi, per essere precisi,
sotto il lungomare di Castro, al di là del muretto, praticamente sugli scogli. Dalla strada
sarete invisibili.
Dal mare, anche.
FARE IL BAGNO
Santa Caterina (Nardò) è
il giusto mix di natura e
vita mondana. Ogni
notte è un’avventura.
// Paparisciarsi //Stare a mollo
VEDERE, DALL’ALTO,
SCOGLIERE, SPIAGGE
FINISSIME, GROTTE
ED ISOLE CHE SI PENSA
DI CONOSCERE BENE
NE FA SCOPRIRE
LATI AFFASCINANTI.
ED IL VIAGGIO
È UNA CONTINUA
EMOZIONE
di GIUSEPPE FINGUERRA
[email protected]
IL SALENTO visto dal
CIELO
l Salento visto dall’alto è una emozione violenta, scandita dai forti
contrasti dei colori degli elementi
naturali. Sorvolando la costa, lungo
l’Adriatico e lo Jonio, le imperiose scogliere rivelano la loro tufacea fragilità,
mentre gli arenili palesano i nuovi
contorni ridisegnati dalle mareggiate
I
invernali. Svelano il loro fascino misterioso anche le numerose spelonche litoranee. L’itinerario che proponiamo è il sorvolo della costa salentina.
Chi voglia sperimentare l’emozione di un volo sul Salento, può contattare l’associazione Sunrise, cos-
// QUATTRO TORRI DI DIFESA
// INDIETRO NEL TEMPO
(ph: Polimfoto)
A Santa Maria al Bagno si intravedono
anche dall’alto i resti della fortificazione della marina di Nardò, con le caratteristiche quattro torri.
// COME ARABI
(ph: Polimfoto)
La città di Santa Cesarea Terme ha
avuto uno sviluppo urbanistico nel XIX
secolo. Sono ben visibili, anche dall’alto, le tipiche costruzioni del luogo,
in stile arabescante.
tituita da un gruppo di piloti dipartisti ed istruttori di volo.
La sede è presso la aviosuperficie
di Torre Sant’Andrea, nell’agro di Melendugno.
Tel. 347.5969811; fax 0832.
631586; e.mail: [email protected];
www.volaresalento.com.
A Roca vecchia sono visibili i resti dell’antico sito archeologico messapico
della marina di Melendugno. Negli
scavi svolti nel corso degli anni, sono
stati rinvenuti numerosi reperti, testimonianze delle popolazioni che
l’hanno abitata nel corso delle diverse
epoche.
//Tinne ca te mannu jeu // Dì che ti mando io
MANGIARE
Cucina classica ed atmosfera elegante a prezzi
contenuti (che non guasta). Sono le caratteristiche di Araba Fenice a Torre dell’Orso
(Marina di Melendugno) in via Torre Saracena. Tel: 0832.844111.
DORMIRE
Situato direttamente sulla
scogliera, l’hotel “Roccia”,
a Castro, a duecento metri
dalla “Piazzetta” offre accesso diretto al mare. E’ un albergo
“open” dove è possibile gustare aperitivi,
concedersi solarium e momenti relax;
ma è anche centro di aggregazione, dove
ascoltare buona musica e cenare in
compagnia. Si trova sulla litoranea per
Tricase. Tel. 0836.943003-943074;
www. larocciahotel.it.
FARE IL BAGNO
Immergersi nelle acque di
Roca vecchia è come immergersi nella storia. La
scogliera è una continua
scoperta.
IMBOSCARSI
Gallipoli vecchia, con le
stradine, i vicoli e le persone affacciate alla finestra è il posto meno
indicato per appartarsi.
Eppure tra quei vicoli si aprono mille
case a corte e nascondigli che è vietato
non sfruttare a dovere. Sotto il curvone,
nella città vecchia, c’è la “spiaggetta
delle vergini”: al buio si è praticamente
invisibili. Altrimenti, sono fatte apposta
le porticine dei piccoli magazzini dei
pescatori.
// Paparisciarsi //Stare a mollo
A)
Grotta Romanelli.
Le uniche pitture rinvenute
(foto Ninì Ciccarese)
A-B - Grotta Romanelli.
I graffiti raffigurano due bovi sovrapposti
(foto Ninì Ciccarese)
B)
Grotta Romanelli.
I graffiti sulle pareti
interne (foto archivio Blanc)
mISTERI E SCOPERTE
ad un passo dal mare
NEI GRAFFITI DI GROTTA ROMANELLI, RISALENTI AL 3.900 A.C.,
SAREBBERO IMPRESSI EPISODI DI CONTATTI “DEL TERZO TIPO”:
UOMINI-TRIANGOLO, UOMINI-SCUDO, UNA IPOTETICA
ASTRONAVE, UN UOMO DAL CAPO ENORME SU UNA NAVE
di GIUSEPPE FINGUERRA
[email protected]
i trovano vicino all’acqua. Chi
voglia fare un giro della costa
salentina, non può non vederle.
Ed incuriosirsene. Sono, in effetti,
misteriose. Più o meno nascoste agli
sguardi dei passanti. Custodi di storie e credenze. Sono le tante grotte
che puntellano il litorale della provincia di Lecce.
Per provare l’ebbrezza di una
spedizione speleologica, contattate
il “Gruppo speleologico salentino”;
l’associazione ha sede a Maglie
presso il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia “Decio De Lorentiis” in via Vittorio Emanuele, 113;
tel: 347 7020607;
www.gruppospeleologicosalentino.it
S
// “STRACCI” SÌ, MA TRA I
PIÙ IMPORTANTI
AL MONDO
Grotta Zinzulusa (gli zinzuli sono
gli stracci, così definite le stalattiti
dai primi scopritori) si presenta imMaestosa Zinzulusa.
La grotta nei pressi di Castro marina
è caratterizzata da una grande varietà
di stalattiti e stalagmiti
ponente, con una maestosa apertura
affacciata sul mar Jonio. Si trova nei
pressi di Castro Marina ed è raggiungibile, percorrendo la strada litoranea in direzione di Santa Cesarea
Terme. Anche il visitatore curioso ed
Porto Badisco.
Disegni “del terzo tipo”
1
Higginsia Ciccaresei.
La spugna rara ritrovata
nella grotta della Zinzulusa
(foto Tony Daniele)
2
4
3
Porto Badisco.
La raffigurazione di un’imbarcazione
sormontata da una strana figura
antropomorfa
Sottomarina. I fondali della grotta Zinzulusa (foto archivio Speleosub ‘96)
inesperto di speleologia può accedervi
facilmente. La grotta, generata e modellata dall’azione del tempo e della
natura, è un ambiente vissuto, con una
ricchezza di esseri viventi, a volte unici
al mondo, adattatisi a condizioni apparentemente estreme. Il prestigioso
Kars Water Institute la annovera tra le
dieci grotte più importanti al mondo
per le sue 60 specie note, la maggior
parte endemiche. Morfologicamente, si
articola in tre parti: la prima, dall’ampio ingresso fino alla “Cripta”, presenta
una grande varietà di stalattiti e stalagmiti, con “la Conca” invasa da
acque limpidissime in cui si mescolano
acque marine e le acque dolci freatiche. La seconda prosegue verso l’ampia cavità denominata il “Duomo”, dove
le stalattiti e le stalagmiti diminuiscono
per l’intensa erosione delle acque e vi
sono i resti dell’imponente deposito di
guano, accumulatosi nel corso dei millenni. Nel “Duomo” defluiscono le
acque del piccolo lago Cocito.
La terza parte ospita le acque del
Cocito con un fenomeno di sovrapposizione dell’acqua più fredda e dolce
con l’acqua del livello sottostante, più
calda e salmastra.
Nel 1996, una spedizione speleosubacquea ha trovato una spugna stigobionte sconosciuta, evolutasi nelle
acque del Cocito profondo, un ambiente isolato, a circa 250 metri dal-
l’ingresso della grotta. Appartiene all’ordine Axinellida ed è stata chiamata
Higginsia Ciccaresei, in onore di Ninì
Ciccarese, il presidente del Gruppo
Speleologico Salentino, che caparbiamente ha scoperto e promosso l’esplorazione di questo tratto di grotta.
Il breve tragitto che si deve compiere per andare dalla Zinzulusa alla
Grotta Romanelli consente di osservare
l’aspetto del paesaggio costiero, con
l’altopiano a circa 100 metri di quota
ed una ripida gradinata di superfici che
degrada verso il mare. Un tempo, gli
scogli erano sollevati rispetto all’attuale
linea di costa. Lì, dove ora il mare raggiunge i cento metri di profondità, vi era
una piattaforma stepposa, dove le rare
popolazioni esercitavano la caccia.
Romanelli è visitabile guidati da
esperti speleologi. Si raggiunge più agevolmente in barca, arrampicandosi sugli
scogli per una altezza di 8 metri.
Le esplorazioni compiute in passato hanno consentito di ritrovare vari
materiali: avanzi di focolari, ossa di
resti umani, di mammiferi e di uccelli,
strumenti di silice (lame, punte, raschiatoi circolari). L’importanza dei manufatti ha spinto gli studiosi ad
attribuire il nome di Romanelliana all’industria di questa massa pietrosa. I
reperti permettono di affermare che la
cavità è stata abitata fin dal paleolitico
e di datare tra 11.900 e 9.000 anni fa
il tacco d’Italia
16
Agosto 2009
le prime presenze umane. La grotta, sito
dei primi clan di cacciatori, è la prima
italiana ad esprimere un’opera d’arte
paleolitica e la nona in Europa. Le pareti della Romanelli documentano motivi naturalistici, come quello del bos
primigenius colpito da due zagaglie,
nonché motivi geometrici o zooformi,
con figure umane o filiformi che rimandano alla fertilità della donna ed ai suoi
organi riproduttivi. Sono probabilmente
i simulacri davanti ai quali l’uomo di
Romanelli procede a riti magici e propiziatori, sia per usi famigliari sia per i
rituali collettivi.
// PORTO BADISCO, GLI UFO
SBARCARONO QUI
Sempre percorrendo la strada litoranea, lasciando Romanelli e superando Santa Cesarea Terme, si giunge a
Porto Badisco, nelle cui profondità del
sottosuolo si celano le meraviglie ed i
Il racconto
del compianto
Isidoro Marrioli
e del gruppo di speleologi
che lo accompagnò:
nella grotta del Tam tam
un umanoide
di 80 centimetri produceva
segnali sonori
Porto Badisco. Il gruppo 8.
Da sinistra possono
vedersi un probabile bovino da sacrificare
ed una ipotetica raffigurazione della dea Madre
misteri della Grotta dei Cervi. La grotta,
scoperta nel 1970 dagli speleologi del
Gruppo Pasquale De Lorentiis di Maglie,
ha sulle pareti numerose raffigurazioni,
risalenti al 3900 a.C., che suscitano
l’interesse non solo degli studiosi accademici, ma anche degli appassionati
ufologi, appartenenti al ramo specialistico della paleoastronautica.
Questi ultimi ipotizzano che le cavità siano state utilizzate come un
luogo sacro al culto Orione, quindi un
culto rivolto allo spazio celeste. Lo testimonierebbero alcune pitture parietali, una delle quali attesterebbe
addirittura l’incontro tra la primitiva comunità di Porto Badisco ed un oggetto
non identificato di provenienza extraterrestre. Tale ipotesi troverebbe conferma nell’osservazione delle scene del
“Gruppo 42”, ossia la raffigurazione del
passaggio o della caduta di un corpo
celeste, che avrebbe provocato un tale
trauma nella comunità primitiva da produrre conflitti e sconvolgimenti sociali.
In particolare, vi sarebbero le tracce di
un gruppo di armati che, incitati dall’apparizione del corpo celeste, avrebbe
attaccato ed annientato la comunità
medesima.
L’esame delle scene del “Gruppo
36” rivelerebbero i seguenti particolari:
“uomo a triangolo”, “uomo scudo”,
“ipotetica astronave”, “segno cruciforme”, “tracciato del Sole durante il
solstizio d’inverno”. Quest’ultima rappresenterebbe una mappa celeste, o un
calendario astronomico, utilizzata dai
primitivi cacciatori per misurare l’appressarsi del solstizio d’estate. Nella
scena vi sono simboli astronomici che
si alternano alla rappresentazione dell’incontro tra la comunità ed il misterioso corpo celeste.
Passando all’esame del “Gruppo
22”, vi sarebbe raffigurata un’imbarcazione su cui si troverebbe una strana figura antropomorfa con testa sproporzionata rispetto al corpo.
Tuttavia, la Grotta dei Cervi non è
l’unico sito carsico in Porto Badisco interessato da vicende che hanno a che
fare con gli incontri del terzo tipo. Infatti, pare che un E.T. naufrago viva in
un altro luogo delle viscere della terra
di Porto Badisco. A nord-ovest, ad una
distanza di circa cinquecento metri, vi
è la Grotta del Tam Tam. Qui si sono verificati una serie di incontri enigmatici
fra il 1975 ed il 1985.
// TORRE PINTA, COLOMBAIA
O LUOGO DI CULTO
Nella Valle delle Memorie ad
Otranto, si trova l’ipogeo di Torre Pinta.
In alto, su un colle, accanto ad una antica masseria, si scorge la forma apparente di una torre colombaia. È facile
raggiungerla con la strada vicinale che
inizia nei pressi del porto di Otranto e,
aiutandosi con la segnaletica, ci si inoltra fino al luogo del nostro ipogeo. Là
l’origine e la funzione di Torre Pinta rimane tuttora indecifrabile. Probabilmente risale IV-III sec. a.C. È scavata
nella roccia, composta da un lungo
braccio di 27 metri di lunghezza e da
un ambiente centrale dal quale sporgono, a modo di croce latina, tre bracci.
Ovunque le pareti presentano cellette
scavate. Il corpo centrale è sfondato in
alto ed è protetto da una torre circolare con un coronamento a merli triangolari. Alcuni studiosi ipotizzano che sia
stata realizzata dai coloni romani ed
avesse funzioni di sepolcreto; altri, invece, ritengono sia più antica, poiché
costruita dai messapi e destinata ad un
culto sconosciuto. Intorno a Torre Pinta
vi sono numerose grotte tufacee, scavate dall’uomo in età diverse. In questo
luogo il rapporto tra l’uomo ed il mondo
sotterraneo è ancestrale. Si manifesta
nelle diverse espressioni spirituali delle
popolazioni che qui si sono succedute
nel corso della storia. Infatti, abbiamo
siti rupestri preistorici, espressioni di
culture megalitiche, necropoli di età
messapica o romana, insediamenti medievali dei monaci basiliani e di influenza bizantina.
// SEGNI MASSONICI
IN SANTA MARIA
DELLA PORTA
Torre Pinta, ad Otranto. Internamente
è scavata a cellette
Torre Pinta.
La colombaia
il tacco d’Italia
17
Agosto 2009
Nell’agro di Galatina, intorno ai
resti dell’antico casale scomparso di Pisanello, una ricca famiglia borghese
della città realizzò, negli anni successivi all’Unità d’Italia, un edificio di culto
Galatina. Santa Maria della Porta
L’ipotesi: un’origine
massonica per Santa
Maria della Porta
a Galatina,
complesso semiabbandonato e sconosciuto ai più.
Le similitudini di stile
con Villa Montoto,
in Maruggio nel tarantino,
unico esempio
conclamato di giardino
massonico nel Salento,
lo proverebbero
piuttosto singolare, poco noto anche tra
gli stessi abitanti locali. Il complesso
denominato Santa Maria della Porta è
stato realizzato a cinque metri di profondità, rispetto al piano di campagna.
Il luogo suscita perplessità riguardo alla
effettiva destinazione al culto cattolico.
Infatti, le caratteristiche architettoniche, accompagnate da altri indizi,
fanno pensare che si tratti di una rara
espressione di principi e di valori estetici propri della massoneria.
Santa Maria della Porta è articolata
in due parti: il “giardino delle delizie” e
l’edificio cultuale. Il giardino delle delizie si trova cinque metri al di sotto del
piano di campagna. È di forma rettangolare e misura all’incirca 80 metri di
lunghezza e 50 di larghezza. Le pareti
sono in parte coperte da conci tufacei,
in parte presentano la nuda pietra scavata. È accessibile tramite una scalinata coperta sul lato sud. All’interno
sono ancora visibili gli elementi architettonici e ornamentali originari: piscine
per i pesci e le piante acquatiche, fontanili decorati con conchiglie, sedili, alberi da frutto e piante ornamentali
disposte secondo un preciso disegno.
Il lato a sud presenta la facciata di
Ph: Mario Corrado
Santa Maria Della Porta, scavata nella
roccia e priva di elementi decorativi,
con un’altezza di cinque metri, dal
fondo del giardino al piano di campagna. La cupola si erge per altri cinque
metri dal piano di campagna. L’edificio
ha complessivamente l’altezza di dieci
metri.
L’interno, ricavato dallo scavo del
sottosuolo tufaceo, presenta una pianta
circolare ed appare sprovvisto di motivi
decorativi e simboli che richiamano al
culto cristiano. Il pavimento è a mosaico. L’altare presenta la decorazione
di tre torri di Babele. In passato vi era
la seguente epigrafe, poi rimossa e rubata: “Pisano Pisanello distrutto fu dai
mori, sotto l’altar maggiore si trovano i
tesori”. In alto, vi è ben conservata la
raffigurazione della volta celeste con le
costellazioni. Santa Maria della Porta
ha molte similitudini di stile con Villa
Montoto, in Maruggio nel Tarantino.
Quest’ultima è nel Salento l’unico
esempio conclamato di giardino
massonico.
Essenziale e razionale. L’interno del complesso
di Santa Maria della Porta è sprovvisto
di decorazioni e di simboli cristiani (foto Mario Corrado)
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Si affaccia direttamente sulla grotta Zinzulusa ed offre, quindi,
un panorama unico. I piatti sono
quelli della tradizione salentina,
presentati anche in versione “menu
turistico”. Il ristorante “Orsa Maggiore” è a Castro sulla litoranea 303
per Santa Cesarea.
Tel: 06-45540949.
DORMIRE
Nel bel “quattro stelle”
“Club Hotel Aurora e
del Benessere” a Santa
Cesarea Terme; massaggi e vista
meravigliosa dalle finestre, sono un
mix infallibile per curare corpo e
il tacco d’Italia
18
Agosto 2009
// Dì che ti mando io
spirito. Si trova in via Pola, 33. Tel:
0836.949756.
FARE IL BAGNO
Nella storia e nel mito, a
Porto Badisco, dove Virgilio narra avvenne il
primo sbarco italico di Enea. L’acqua è talmente cristallina che,
anche ad elevate profondità, si riesce a vedere il fondale.
IMBOSCARSI
Al largo del mare di Castro; affittate una barca
(oppure un gommone) e
andate lontano. Non vi vedrà nessuno. Tranne qualche paparazzo con
maxi-obiettivo alla ricerca di vip da
stanare.
L’ALTRA COPERTINA
Smirciare
SbIRCIARE
Ph: Roberto Rocca
Chiesa del curato. Ugento.
Perdersi nei vicoli dei paesini del Salento
è un’esperienza magica.
Fatelo dopo le 22: sfilerete davanti ai salentini seduti per strada.
Ogni singola casa ha la sua crocchia che cicaleccia sulla soglia.
Sbirciare nelle case, negli ortali, è cosa semplice:
la vita quotidiana ancora oggi ricorda
la condivisione tipica delle case a corte,
quando le porte erano sempre aperte.
// Smirciare //Sbirciare
I GUARDIANI
del campo
ATTRAVERSO
LE CAMPAGNE SALENTINE
ALLA RICERCA
DELLE TESTIMONIANZE
DI ARCHITETTURA
RURALE REALIZZATE
PIETRA SU PIETRA
di ANTONIO LUPO
[email protected]
Agro di Salve
Ph: Roberto Rocca
Ph: Cooperativa artistico-culturale “VarieMani”
Le costruzioni di pietra che puntellano le campagne salentine.
In queste foto, quattro differenti tipologie “architettoniche”,
dalla più semplice alla più complessa, in cui più vani sono affiancati
come in una vera e propria casa
al capo di Leuca all’area grecanica di Martano-Vernole-Melendugno, i ripari trulliformi della
penisola salentina sono conosciuti con
diverse varianti dialettali: pajare, caseddhe, furneddhi, truddhi e chipuri.
L’etimologia di truddhi ha fatto pensare
alla tholos greca, della quale tramanda
la millenaria tecnica di costruzione,
mentre il termine chipuri, di origine bizantina, è da tradurre con “guardiani
del campo”.
D
terra da arare e coltivare, i contadini
hanno dovuto prima di tutto “spietrarlo”, liberarlo dal pietrame.
Con i grandi blocchi di calcare
compatto e rotondeggiante o con la più
minuta pezzatura, sono stati ottenute
le piccole dimore stagionali ed i muretti
a secco che caratterizzano l’habitat di
Finisterrae. Utili a proteggere le coltivazioni dal forte vento e dalla salsedine
o elevati come muretti di contenimento
e di terrazzamento sulle pendenze di
Per poter ricavare dal terreno calcareo
e roccioso un po’ di terra da coltivare,
i contadini hanno dovuto prima di tutto “spietrarlo”, liberarlo
dal pietrame. Con i grandi blocchi di calcare
o con la più minuta pezzatura, sono state ottenute le piccole
dimore stagionali ed i muretti a secco
Ubicati al centro o agli angoli della
“cisura”, sono stati realizzati, così come
i muretti a secco che delimitano i vari
appezzamenti di terra rossa, con il sovrabbondante materiale litico locale.
Per poter ricavare dal terreno calcareo e roccioso del luogo un po’ di
un territorio di natura fortemente carsica, fanno da sfondo a scenari suggestivi. Basta ammirare la loro “ merlettatura” nella zona costiera adriatica,
da Leuca a Castro.
L’architettura rurale in pietra a
secco connota in modo decisivo il pae-
il tacco d’Italia
21
Agosto 2009
saggio del Salento, disegnandolo con
la geometria dei muretti e con le tipiche costruzioni locali di forma troncopiramidale (liame, terrazze) o tronco conica. Simili manufatti sono stati realizzati dagli stessi contadini o da artigiani specializzati come i paritari o i
truddhari. La tecnica di costruzione
trova la sua antichissima origine (terzo
millennio a.C.) in tutto il contesto dell’area mediterranea e orientale, pregevole e affascinante nella sua immutata
essenzialità e funzionalità.
La volta, costituita da anelli concentrici di pietre aggettanti che si restringono fino alla lastra di chiusura
(chiave di volta) spesso incisa con simboli religiosi, risale al sistema della tholos greca.
Le pajare, ripari per dormire e per
conservare gli attrezzi agricoli, talvolta
dimore stagionali, costituiscono una
evoluzione e “traduzione in pietra”
della primitiva capanna; si affiancano
spesso ad altre strutture funzionali alla
vita agricola: aie, pozzi, spazi esterni
necessari all’allevamento di animali (li
curti, gli apiari), i forni, le spase e le lit-
Monumentali e ingegnosi ricoveri
sono anche quelli situati nel territorio
di Presicce a Pozzo Mauro o in agro di
Ruffano: il trullo Ferrante. Tredici sono
le rampe di scale del pajarune di Acquarica del Capo, munito di otto mangiatoie scavate nello spessore murario,
all’esterno. Altri straordinari esemplari
sono quelli di Acaya o Vernole, l’altra
zona di maggiore diffusione.
A volte intatti nella loro bellezza e
nel contesto della natura circostante, a
volte abbandonati al degrado o “rivisitati dal cemento”, costituiscono comunque la maggiore attrazione del
paesaggio dell’estremo sud, tra banchi
di roccia affiorante e fazzoletti di terra.
Agro di Salve-Presicce. Simboli geometrici di probabile significato religioso
nella pietra di volta di un trullo
tere, piattaforme in pietra per l’essiccazione di fichi e ortaggi, più frequenti
nel capo di Leuca. Nella terra dei ficheti
era indispensabile sfruttare al massimo
i prodotti del campo e difendere quel
poco che si riusciva a coltivare con
adeguati sistemi a protezione; perciò
spesso venivano erette alte recinzioni
“a prua di nave”, dette paralupi in
quanto adatte a difendere dall’incursione di animali selvatici.
Immutata nel tempo, la rudimentale tecnica di costruzione muraria si è
tramandata fino ai paritari di oggi, un
reticolato che a tratti ricalca quello
della centuriazione di età romana, evidenziando a volte il riutilizzo di pietrame di origine messapica.
Pur essendo primitiva la tecnica
muraria, le date incise sull’architrave
delle dimore agresti che popolano la
penisola salentina, appartengono soprattutto al XVIII o del XIX secolo. La
loro maggiore diffusione in tale periodo
è dovuta ai cambiamenti socio-economici relativi all’estremo frazionamento
della proprietà terriera.
In questo periodo sono stati eretti
anche i cosiddetti pajaruni o pagghiaruni. Preceduti da vestiboli e sedili in
pietra, si impongono all’attenzione per
le loro dimensioni: fino a 13 metri di altezza e 10 di diametro e per i loro gradoni esterni, che possono arrivare fino
a cinque. Vale la pena visitarne alcuni,
da quello a due vani sovrapposti (papa
Fedele, Patù) che ha subito inopportuni interventi cementizi di restauro,
allu Trausceddu, sovrastato da un
anello di conci tufacei con funzione di
colombaia e ormai inglobato nell’abitato salvese.
Il destino del raccolto in mano al cielo.
Una delle piccole cappelle votive che si vedono ancora oggi
nelle campagne salentine
//Tinne ca te mannu jeu
// Dì che ti mando io
MANGIARE
In piazza Castello 17,
ad Acaya (Vernole), il ristorante tipico “I minuti piaceri” accoglie gli ospiti con
la sua atmosfera calda e raccolta
nel cuore della storia della città fortificata. Tel: 0832.861351.
FARE IL BAGNO
Da un lato i fichi d’India
e la vegetazione spontanea; dall’altro l’immensa distesa blu profondo. Attenti
agli scogli, che sono piuttosto ripidi.
Calzature adatte ed il bagno, a San
Gregorio (Patù), sarà un piacere.
DORMIRE
“Antica dimora B&B dei
Pepe”, nel caratteristico centro di Salve
(piazza Repubblica). Fa parte del
complesso abitativo denominato
“Palazzo Ceuli” di cui originariamente costituiva un unicum conservando tutt’ora l’accesso anche dal
cortile barocco. Tel: 0833.599750.
IMBOSCARSI
Nelle campagne tra
Specchia e Salve. Dietro
(o dentro) un trullo
spazioso. Ce ne sono di bellissimi
nella strada che porta da Salve a
Torre Pali. Immersi (e nascosti) tra
ulivi e fichi d’India.
il tacco d’Italia
22
Agosto 2009
// Smirciare //Sbirciare
IL SALENTO
di ANTONIO LUPO
[email protected]
fortificato
dificato in un sito di lontane origini storiche con fortificazioni
messapiche del IV secolo a.C.
(rocca romana, bizantina e poi sede di
contea normanna), il castello di Castro
è attestato nei registri angioini del
1282 ed annoverato (come quello di
Ugento) tra le fortezze di importanza
nazionale.
Punto di approdo strategico, in posizione dominante, inespugnabile con
il suo fossato, è situato nei pressi di
una chiesa bizantina (X secolo) alla
quale è addossata la cattedrale romanica del XII secolo, a difesa di un pre-
E
stigioso vescovato, di cui si può ammirare il palazzo di età moderna (XV-XVI
secolo).
Più volte rimaneggiato nel corso dei
secoli a causa degli assalti e delle incursioni dei Turchi (1480, 1537, 1573),
fu ricostruito dai Gattinara (1572) e rafforzato dal vicerè don Pedro de Toledo.
La sua imponente struttura, a
pianta quadrilatera con baluardi ai
quattro spigoli, si presentava quasi distrutta nel 1780, dopo essere appartenuta ai conti Lemos, che avevano eretto
la loro residenza al centro del castello,
durante il regno spagnolo.
Dal borgo di Castro a quello di Caprarica del Capo,
un breve itinerario tra due castelli
legati allo stesso nome (“mastro Antonio Renna da Tricase”),
attraversando uno splendido tratto di scogliera a picco
sul mare, scandito da torri costiere del XVI secolo
come vedette sull’adriatico
Da Castro, passando per Andrano e
Depressa, è d’obbligo una sosta nella
bella piazza di Tricase, sulla quale si
affacciano il palazzo principesco dei
Gallone (sede municipale) con le sue
torri, originariamente parti di una fortezza del XIV secolo e la barocca Chiesa
Matrice, pregevole per le sue opere
d’arte. Poi via, verso gli antichi fortilizi
di Tutino e Caprarica.
Dei nove torrioni di cui era munita
la cinta muraria del castello di Tutino
(XV secolo), anch’esso trasformato nel
lato principale in palazzo signorile, ad
opera dei feudatari Trane (1580), se ne
possono ammirare quattro, al limite del
fossato.
Caprarica. Cinta muraria e torrione cilindrico del Castello
il tacco d’Italia
23
Agosto 2009
Caprarica. Colombaia merlata del Castello
Arrivati a Caprarica, dopo aver ammirato l’esterno, occorre visitare l’interno per scoprire una particolarità
interessante: l’insieme architettonico
ingloba nella sua struttura i resti di una
chiesa che presenta caratteri stilistici
e decorativi di origine gotica (fine XIV
secolo).
Sempre a pianta quadrangolare ma
di dimensioni ridotte e con piombatoio
sul portale d’entrata, delimitato da
quattro torrioni cilindrici marcati da
cordone segna-piano, il castello di Caprarica è stato recentemente restaurato
dai proprietari (Bentivoglio). Costruito
in carparo, secondo una tipologia di architettura militare rispondente a funzioni difensive, a poca distanza dalla
costa, risulta della stessa maestranza
del castello di Castro. Il fortilizio è infatti opera di mastro Antonio Renna da
Tricase.
Il suo nome, insieme alla data
1524, era inciso sulla torretta dell’angolo destro del prospetto, una iscrizione
riportata da Cosimo De Giorgi nei suoi
Bozzetti di viaggio (La provincia di
Lecce, 1878), della quale è stato realizzato un calco, essendo l’originale
ormai perduto. Si è invece conservata
fino ai nostri giorni la lastra che, sull’architrave di una delle due colombaie,
reca incisa la data 1555 e il nome di Vi-
cenzio Mellacca.
Un feudatario che
segue nella proprietà del maniero
a prestigiose famiglie, dal dominus
Giovanni de Amendolae (1377) ai
Della Ratta, signori di Alessano,
dagli Orsini del
Balzo ai de Capua,
fino a Gallone di
Tricase.
Come per altri
castelli, col tempo
viene a diversificarsi e ad alterarsi
la sua originaria
funzione, essendo
in seguito adibito
a masseria. Stessa
destinazione d’uso
del resto ha subito
la vicina abbazia
del Mito, sull’alto
della serra, i cui ruderi risalgono all’XI
secolo, un sito da raggiungere tornando sulla litoranea, dopo aver lasciato Tricase e la sua quercia vallonea
del XIII sec, e aver dato uno sguardo al
canale Rio.
Il percorso sulla scogliera adriatica
è un’occasione per ammirare splendidi
scorci panoramici dall’alto delle falesie; il promontorio, come tutta la costa
salentina, è caratterizzato dalla presenza delle torri di avvistamento, erette
a poca distanza una dall’altra.
Appartenenti allo stesso efficace sistema difensivo dei castelli del XVI secolo e ad esso connesse, le torri di
Miggiano, Diso, Capolupo e Andrano
uniscono il litorale ai vicini fortilizi di
Andrano (1540), Depressa e di Tricase,
Tutino e Caprarica del Capo.
Siano esse di forma tronco-conica
o cilindrica, come quelle di origine
medioevale, tra muretti a secco, macchia mediterranea ed oliveti, sovrastano grotte marine dai fondali
straordinari.
Per conoscere da vicino tutti
i castelli e tutte le torri vai su
www.iltaccoditalia.net
Di forma tronco-conica o cilindrica, le torri costiere sovrastano grotte marine.
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
“Grotta del Conte”, in
via Duca del Mare n.2 a
Castro, offre un ambiente ricercato, immerso tra i colori
della vegetazione mediterranea. Tel:
0836.943349.
DORMIRE
Nel cuore della campagna tricasina, a metà
strada tra mar Adriatico
e mar Ionio, sorge il b&b “Borgo del
Gallo”. Lo trovate in via Roberto Ardigò. Tel: 333.9141210.
il tacco d’Italia
24
Agosto 2009
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
Marina Serra, a Tricase, è
una scogliera ripidissima
che toglie il fiato.
IMBOSCARSI
Il lungomare Delle Agavi,
ad Andrano marina, offre
privacy lontano dai rumori e dal traffico. Il sentiero, arredato di panchine e vasi di gerani
diventa la location ideale per coppie
di innamorati.
// Smirciare //Sbirciare
LE STRADE SACRE DELL’ANTICHITÀ NEL SALENTO.
IN CAMMINO TRA CHIESE MEDIOEVALI, PER I “CAMMINI SANTI”
DELLA “ VIA MISTERIOSA ” O DEI SANTI MISTERI,
O TRA PIÙ IMPERVI SENTIERI DI ORIGINE BIZANTINA SUL CRINALE
DELLE SERRE SALENTINE: ERANO QUESTI I DUE TRACCIATI VIARI
CHE CONDUCEVANO I PENITENTI FINO AL SANTUARIO
DEL PERDONO, A SANTA MARIA DI LEUCA
Santa Maria di Leuca.
Il santuario.
Ph: Roberto Rocca
A FINISTERRAE
per la perdonanza
di ANTONIO LUPO
[email protected]
// LE VIE DEI LUOGHI SACRI
Fin dall’età medioevale continuo è
stato il flusso di pellegrini che si dirigevano a piedi verso lontane mete: a
Gerusalemme, a Santiago de Compostela o a Roma. Negli opuscoli del
tempo, come la Guida del pellegrino di
Santiago, un testo del 1140, sono riportate le tappe e i rischi ai quali andava incontro il pellegrino, nonché le
usanze. Si partiva in gruppi e si camminava per 10-30 km al giorno. Durante il lungo percorso si trovava
ospitalità presso monasteri e ospizi. La
mancata ospitalità comportava punizioni divine, era perciò considerata un
dovere religioso anche dai signori locali. Si ritornava con un ramo di palma
da Gerusalemme, con una conchiglia
da Santiago, o con le chiavi di S. Pietro
da Roma.
il tacco d’Italia
25
Agosto 2009
// DI CHIESA IN CHIESA FINO
A SANTA MARIA DI LEUCA
Taurisano.
Il santuario della Madonna della strada
Una diramazione della via Romea
portava a sud, verso l’Aquila (S. M. di
Collemaggio) e il Gargano (S. Michele
arcangelo). Si poteva proseguire fino al
lontano Capo di Leuca, dove molto sentita era la partecipazione ai pellegrinaggi. La diffusione del Cristianesimo
in terra d’Otranto è documentata infatti
fin dalle prime forme di vita monastica.
Ph: Roberto Rocca
Una delle più antiche testimonianze
risale al IV sec. d.C. E’ quella di Paolino
di Nola che, riferendosi ai territori tra
Otranto e Lecce, così scrive in una lettera indirizzata a San Niceta che tornava
nella Dacia (l’attuale Romania) attraverso il Salento: “Quando passerai per
Otranto e Lupiae, ti troverai tra una folta
schiera di fratelli e sorelle vergini che insieme cantano le lodi del Signore”.
Di lì a poco sorgevano i primi edi-
Leuca, innalzato nello stesso arcaico
luogo dedicato al tempio di Minerva.
Finisterrae, meta dell’eterno religioso pellegrinare… Attraverso i “cammini santi” e le vie “misteriose”, frotte
di pellegrini, riconoscibili dal loro abbigliamento (cordone con rosario alla
cintola, largo cappello) e dai pochi oggetti a loro disposizione (bordone dal
quale pende una zucca per la riserva
d’acqua e conchiglia per dissetarsi)
percorrevano lunghi tratti a piedi, recitando i “Sacri misteri”. Seguivano
anche tratturi più impervi nella fitta boscaglia, sulle serre, secondo un tracciato di origine bizantina, come nel
percorso che partiva dalla chiesa S.
Pietro (Galatina) fino a Sombrino. Da
qui si poteva proseguire alternativamente o verso un itinerario che dalla
Una delle più antiche testimonianze risale al IV sec. d.C. E’ quella di Paolino di Nola che, riferendosi ai
territori tra Otranto e Lecce, così scrive in una lettera indirizzata a San Niceta che tornava nella Dacia
(l’attuale Romania) attraverso il Salento: “Quando passerai per Otranto e Lupiae, ti troverai tra una folta
schiera di fratelli e sorelle vergini che insieme cantano le lodi del Signore”. Nella foto: la processione
del venerdì santo a Gallipoli
fici adibiti al culto, come la chiesa paleocristiana di Vaste, di cui restano le
fondamenta, o quella di Santa Maria
della Croce a Casarano, nella quale si
è ipotizzato che fosse custodita una reliquia della vera croce.
Quest’ultima, detta chiesa di Casaranello, ricorda con il suo splendido ornato musivo che simbolicamente allude
al Paradiso terrestre e la sua cupoletta
con la croce giallo-oro al suo apice, la
fede delle più lontane origini (V sec.
d.C.). Uno svincolo la legava alla Traiana,
la strada di epoca imperiale, sul cui
tracciato erano disposte pure altre importanti chiese del Salento medioevale.
Dall’abazia di S. Mauro (Gallipoli), attraversando Alezio (la Lizza) e Parabita,
si giungeva a Taurisano (Santa Maria
della Strada). Il percorso continuava poi
per la cripta del Crocefisso di Ugento,
e , ancora più a sud, oltrepassata Vereto, fino al santuario S. Maria di
cripta della Coelimanna (Supersano) e
S. Maria della Serra, attraversava la
cripta del S.S. Crocefisso (Ruffano)
fino alla chiesa di S. Maria della Strada
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Agriturismo “Le stanzie”, a Supersano.
L’ambiente è rustico e
confortevole. Si trova sulla Provinciale Cutrofiano – Supersano. Tel:
0833 632311; 340 1088978.
DORMIRE
B&B “Altrov’è” è una
dimora storica completamente ristruttura nel
cuore del centro storico di Parabita
(via San Nicola). Tel: 0833-595805;
335-8315750.
(Taurisano), oppure in direzione
Otranto.
Di chiesa in chiesa si arrivava comunque a Leuca, luogo del perdono
dei peccati. Da ogni parte d’Italia e
d’Europa, soprattutto dalla Spagna e
dalla Francia. Del passaggio e dei contatti con i pellegrini francesi si trova,
tra l’altro, testimonianza nel culto popolare oppure in alcuni documenti
d’archivio.
Alla “perdonanza” in particolare si
fa riferimento nei documenti del periodo aragonese (perdonancia di Santa
Maria de Leuche) fino al XVI secolo. E’
per questo motivo che il re Alfonso
d’Aragona, volendo placare “l’ira di
Dio”, si mette in cammino con i penitenti per un pellegrinaggio al santuario
di S. Maria di Leuca. Così fece pure suo
figlio Ferrante che non mancò di visitare il santuario de finibus terrae.
Potenti e sudditi si avviavano verso
il capo di Leuca, lungo i santi cammini,
nella speranza della redenzione e del
perdono.
Prima di arrivare alla meta si fermavano a Barbarano (Leuca piccola).
Qui, a confortare i pellegrini, vi erano
dormitori nei vani sotterranei, magazzini e luoghi di riunione, stanze con comignoli e pozzi per dissetarsi. Nella
tradizione della devozione popolare poteva essere questo il passo decisivo per
ottenere una grazia, e comunque, l’adorazione della Vergine miracolosa “Regina dell’universo”, serviva certamente
per ottenere l’indulgenza, se non per
assicurarsi il Paradiso!
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
Ovviamente a Santa
Maria di Leuca. Trovarsi
a metà tra Ionio ed
Adriatico non è da tutti i giorni.
IMBOSCARSI
I dintorni di Supersano,
proprio nei pressi della
cripta della Coelimanna
offrono scorci suggestivi ed una dimensioni sospesa che “ispira”. Per
chi preferisce il mare, il top è la scalinata che porta al santuario di
Leuca. Di sera è praticamente deserta. Fermatevi ai primi gradini...
potrebbe mancarvi il fiato...
// Smirciare //Sbirciare
LA VIA SALLENTINA, POSSENTE
“SUPERSTRADA” DELLE ORIGINI
ROMANE, AGGREGA ANCORA
OGGI. UN TRAIT-D’UNION
TRA DUE ANTICHI LUOGHI
SACRI, META
DI PELLEGRINAGGI: LA CRIPTA
DEL CROCEFISSO A UGENTO
E LA CHIESA DI S. MARIA
DELLA CROCE, A CASARANO.
UN ITINERARIO CHE VALE
LA PENA DI PERCORRERE
Lungo
LA “SUPERSTRADA” ROmANA
fino a Leuca
estimonianza della viabilità
del sud-Salento in età romana. E’ un tratto della via
Traiana, detta Sallentina (I
sec.d.C.), prolungamento della via
Appia: da Roma a Brindisi (porto
per l’Oriente) e Leuca, risalendo
poi verso Taranto, secondo un
tracciato probabilmente preesistente.
T
Le infrastrutture dell’impero romano, le diramazioni e i prolungamenti
della via Appia, la più antica della Puglia, (Roma - Benevento - Taranto - Brin-
disi - S. M. di Leuca) rendevano certamente più agevoli le comunicazioni, costituendo un’alternativa alle millenarie
rotte marittime. Era perciò diventato facile muoversi “via terra più che via
mare”, sosteneva Strabone. Per avere
un’idea: una sola giornata si impiegava
per il tratto da Lecce (Lupiae) a Otranto
(Hydruntum).
Come era organizzata la rete stradale del tempo? I percorsi che dalla capitale conducevano alle città dell’impero romano, attraverso le prime monumentali arterie stradali a doppia corsia, erano dotati di piazzole per le
stazioni di sosta, utili ai viandanti che
il tacco d’Italia
27
Agosto 2009
di ANTONIO LUPO
[email protected]
potevano rifocillarsi e dissetarsi. Oltre
alle mutationes provviste di abbeveratoi e indispensabili per il cambio dei
cavalli, potenti e insostituibili mezzi di
locomozione del tempo, non mancavano gli alberghi di riposo (mansiones),
per i tragitti più lunghi. Il tracciato viario era scandito dalle pietre miliari, ubicate in modo equidistante al fine di
indicare i “passi”: un miglio equivaleva
a 1481 metri circa. Insieme ad esse
sono giunte fino a noi anche lapidi e
colonne con epigrafi, testimonianze
oggi conservate nei musei pugliesi. Tra
le informazioni incise sulle colonne miliari: le distanze, i nomi dei promotori,
Ugento. Cripta del crocefisso
La “superstrada” romana era il prolungamento
della via Traiana,
a sua volta prolungamento della via Appia.
Arrivava a Finibus Terrae ed era dotata di piazzole
di sosta di cui v’è traccia oggi, nei nomi
delle contrade rurali
Casarano, Santa Maria della Croce.
Il mosaico dell’arcata
le date, i finanziamenti. Non mancano
testi con espressioni di gratitudine da
parte della popolazione locale per i
magistrati che avevano diretto i lavori
di pavimentazione e di acciottolato
stradale.
Sulla Ugento-Casarano è ritornato
alla luce un tratto della via Salentina
che terminava a Finisterrae (Santuario di S. M. di Leuca). Un asse viario
che, congiungendo Veretum (Patù) a
Uxentum, continuava a nord in direzione Alezio-Nardò. Ci si avvicinava così
ad un altro luogo fortemente segnato
dal culto: la chiesa di Santa Maria
della Croce.
Un trait d’union tra due antichi luoghi sacri, lungo la via di età romana,
meta di pellegrinaggio verso il santuario di Leuca, documentato anche da alcuni toponimi delle stazioni di sosta,
come quello della stazione dei “Vetti”
nei pressi di Casarano, “Culine” ad Alezio o da “Pozzu Latu” nella stessa
Ugento.
Proseguendo oltre le mura messapiche di località Porchiano, ben visibili
dalla provinciale Ugento-Casarano, è
oggi possibile verificarne la direzione
extra-urbana e il prolungamento viario,
testimoniato dalle lastre di pavimentazione in calcare.
Sono infatti tornati alla luce i blocchi litici della pavimentazione stradale
in allineamento, il piano di acciottolato,
insieme a pietrame ed a frammenti di
ceramica di varie dimensioni. Alcuni
resti sono da contestualizzare in ambienti chiusi con pareti, di cui rimangono i laterizi. Ma sono stati rinvenuti
nelle vicinanze anche contenitori dagli
impasti giallo-ocra, ma anche a vernice
nera, ceramica antica e frammenti in
vetro.
Ci troviamo quindi di fronte a un
percorso aggregante all’insegna dell’archeologia e del culto religioso e dell’arte. Due straordinari contesti storico-artistici, a poca distanza l’uno dall’altro, che nelle loro volte, se pur con
esiti stilistici del tutto diversi, rinviano,
tra l’altro, ad un campionario figurativo composto prevalentemente di motivi animali, vegetali e geometrici e
astrali.
Dagli effetti di elegante compostezza che caratterizzano gli straordinari mosaici della volta absidale di S.
Maria della Croce (V-VI sec.d.C.) a
quelli fantasiosi ed espressionistici
della volta della cripta del Crocefisso
(XIII sec.), realizzati ben sei secoli dopo,
secondo un registro del tutto differente.
Un itinerario che vale la pena di percorrere, per entrare in una dimensione
che, sotto lo sguardo ieratico delle
icone bizantine e gotiche, assume comunque le stesse valenze culturali e
simbolico-religiose.
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Nella “Masseria San Nicola” a Patù si riscopre
la tipica masseria salentina del ‘500, già residenza estiva
dell’ultimo primo ministro borbonico
Liborio Romano. Si trova in località
San Nicola. Tel.: 0833.752243;
0833.752116; 329.158603.
DORMIRE
L’hotel “Baia dei Turchi”
ad Otranto (via Fontanelle) offre servizi di alto
livello a chi pretende una vacanza di
alto livello. Tel: 0836805643; mail:
[email protected].
il tacco d’Italia
28
Agosto 2009
// OTA CA TROvI
UN IPPODROMO CON I NUMERI
Una pista lunga 1000 metri ed un
percorso totale di ben 1500 a cui si aggiunge un circuito d’allenamento di 600
metri. Ancora: 150 box che cresceranno
con le esigenze della struttura, 20 terminali per l’accettazione delle scommesse,
una tribuna da 2mila posti ed una capienza di 10mila spettatori. Terzo in Puglia
solo in ordine di tempo ma primo per impiantistica, l’ippodromo di trotto e galoppo nato all’interno del village Euroitalia,
a Casarano, ha tutti i numeri per imporsi
all’attenzione di sportivi e non. Nel mese
di agosto sono previste quattro gare di
trotto: l’11, il 15, il 21 ed il 31, tutte dalle
ore 20 alle 23. L’Euroitalia si trova sulla
strada provinciale per Collepasso; tel:
0833.591617; www.euroitalia.net.
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
Ad Otranto, già che ci
siete. Agli Alimini vi sentirete completamente abbracciati dalla natura.
IMBOSCARSI
Che cosa c’è di meglio
delle dune sabbiose che
si trovano sotto costa? Il
mare di fronte crea l’atmosfera. Le
marine di Ugento ne offrono numerosi
esempi. Un consiglio: il pino d’Aleppo,
con la sua larga chioma che arriva a
terra, è un’ottima tana d’amore. Attenti agli aghi!
// Smirciare //Sbirciare
“Studio per medaglia”, Giò Pomodoro.
Un’opera in bronzo conservata nel museo “Vito Mele”
a S.M. di Leuca
Musei diversi.
SPESSO LA MERAVIGLIA COLPISCE
LO SGUARDO NELLE STRADINE
NASCOSTE, DIETRO L’ANGOLO
MENO RAGGIUNGIBILE,
PIÙ CHE NELLE SALE MUSEALI
DELLE METROPOLI CAOTICHE.
ALCUNI CONSIGLI PER RIMANERE
A BOCCA E AD OCCHI APERTI
PER RESTARE
A GUARDARE
randi musei accanto a realtà espositive meno conosciute, per suggerire ai
turisti in visita in Salento dei percorsi imbattuti. Un modo “altro”
di conoscere il patrimonio artistico e culturale di terra
d’Otranto. Di musei “diversi” il
Salento è ricco.
Vito Mele ne è il fondatore ed il direttore artistico. Ecco alcuni nomi di artisti esposti: Medardo Rosso, Vincenzo
Vela, Gaetano Martinez, Arnaldo e Giò
Pomodoro, Ugo Nespolo.
Il Museo Vito Mele è in piazza Giovanni XXIII a Santa Maria di Leuca. Tel:
347.9344827. www.museomele.it
G
di LAURA LEUZZI
[email protected]
// IL PRIMO IN PUGLIA
Ph Marco Maraca
// LEUCA. L’ARTE AI PIEDI
DEL SANTUARIO
Il Museo di arte moderna e contemporanea Vito Mele è allestito in due
sale attigue al santuario di Leuca ed
espone opere di artisti locali, nazionali
ed internazionali.
Fondato nel 1868 da Sigismondo
Castromediano, duca di Cavallino, da
cui prende il nome, il Museo Sigismondo Castromediano di Lecce è il
più antico della Puglia. Conserva numerose testimonianze della civiltà messapica e degli insediamenti romani.
il tacco d’Italia
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Agosto 2009
Nella sezione preistorica è stata ricostruita la Grotta dei Cervi di Porto Badisco, con interessanti pitture rupestri.
Nella Pinacoteca, sono esposti dipinti
che documentano gli influssi bizantini e
veneziani sul lavoro degli artisti locali,
dal medioevo fino al XVIII secolo. Una
sezione è dedicata alle cosiddette arti
minori. Si trova in viale Gallipoli 28, a
Lecce. E’ visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13.30 e
dalle 14.30 alle 19.30; domenica e festivi dalle 9 alle 13.30.
Tel: 0832 307415.
// CALIMERA. PALADINI
DELLA NATURA
Per conoscere da vicino tutti
i castelli e tutte le torri vai su
www.iltaccoditalia.net
Il museo di storia naturale di Calimera è una struttura composita, dove si
trovano un museo comunale e un Osservatorio faunistico provinciale, unica
nel suo genere in Puglia, per varietà di
sezioni e per il servizio di pronto intervento sulla fauna selvatica. Accoglie
oltre 500 animali all’anno.
E’ in via Europa 95 ed è visitabile
tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9.30
alle 12.30 e dalle 17.30 alle 20.30.
Costo del biglietto, 2,60 euro (ridotto,
1,60 euro; per le scolaresche, 2,50
euro, incluso visita guidata). Info:
0832.875301 www.museocalimera.it.
// TUGLIE TRASMETTE
LA STORIA
Il materiale oggi esposto nel Museo
della radio di Tuglie era una collezione
privata, accumulata in 40 anni da Salvatore Giuseppe Micali, direttore del
museo, con un passato da caporadiotelegrafista della Marina Militare. Gli
strumenti in mostra, 140 in tutto, seguono un itinerario storico che va dalla
fine dell’800 ai primi del ‘900. Il Museo
della radio è in via Vittorio Veneto 114,
a Tuglie. E’ aperto il martedì, giovedì e
sabato dalle ore 17 alle 20; il sabato
anche di mattina, dalle 9 alle 12.
Luglio e agosto: dal lunedì al venerdì dalle ore 18 alle 21; il sabato
anche di mattina dalle 9 alle 12. Il
costo del biglietto è di un euro. Info: tel:
0833.597747; fax: 0833.597124;
www.museoradiotuglie.it.
// SAN CESARIO. ARTE NAIF
Il museo sorge lì dov’era la casa
dell’artista naif Ezechiele Leandro e
consta di una galleria e di uno spazio
aperto adiacente, definito il “Santuario
della pazienza”, che conservano dipinti,
disegni, bassorilievi, composizioni, terrecotte, sculture. Il museo sorge in via
Cerundolo 26, a San Cesario di Lecce.
E’ una struttura privata, visitabile su
prenotazione. Info e prenotazioni:
0832.200120; 349.3626430; [email protected];
www.museoleandro.it.
// CASARANO.
COME MARCINELLE
Quello di Casarano è
l’unico museo del minatore
in Italia ed il secondo in Europa, dopo quello di Marcinelle. Inaugurato nel maggio 2005, è nato dalla volontà di Lucio Parlotto, minatore in Belgio ed oggi
direttore della struttura, di raccogliere tutti i documenti relativi al disastro di Marcinelle. Il museo del
minatore si trova in via Astore (nei
pressi di piazza San Giovanni Elemosiniere) ed è aperto tutti i giorni dalle ore
9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Le visite
sono gratuite, tuttavia le offerte dei visitatori sono sempre ben accette. Info:
0833.599287; 340.3359090.
// GALLIPOLI.
DI TUTTO UN PO’
Il museo civico di Gallipoli è un tipico museo ottocentesco, che raccoglie
i materiali più vari. Sorge nella parte
vecchia della città e vi si arriva percorrendo le caratteristiche stradine del
centro storico. Il primo edificio in cui
sorse il museo, l’ingresso di un ospedale, risale al ‘700.
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Ambiente ultramoderno
e profumo di carne alla
griglia; a Galatina
(viale Ioni 24) il “Pepe nero” vi lascerà soddisfatti. Tel: 0836-562511.
DORMIRE
Massimo confort ed
una accoglienza da re.
Sulla Tuglie-Alezio, prenotate presso “Tenuta La Baronessa
Resort”. Tel: 0833 597340.
il tacco d’Italia
30
Agosto 2009
Il museo civico si trova in via Antonietta De Pace 108, a Gallipoli. E’
aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle
13 e dalle 18 alle 21. Costo del biglietto 1,5 euro. Info: 0833/264224.
// UGENTO.
MUSEO E LABORATORIO
Il museo archeologico di Ugento
sorge nel complesso conventuale di “S.
Maria della Pietà”. L’esposizione racconta le vicende dell’abitato ugentino
nelle diverse fasi cronologiche attraverso i materiali ritrovati negli anni nel
sottosuolo ugentino.
Non si tratta, tuttavia, di un tradizionale museo espositivo. La struttura
mette a disposizione spazi per la didattica, per le attività scientifico-culturali, per il restauro dei materiali.
Si trova in via Della Zecca; tel
0833.555819. E’ visitabile gratuitamente. Da settembre a giugno: martedì,
mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 8
alle 13.30; domenica dalle ore 9 alle
12.30.
Luglio e
agosto: da
martedì a domenica dalle
ore 9.30 alle
12.30.
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
Se ci si vuole sentire veri
protagonisti dell’estate:
Gallipoli, località Punta
della suina. Si consiglia costume alla
moda.
IMBOSCARSI
A Casarano, la collinetta
della Madonna della
Campana (ad est della
città) continua ad offrire, da decenni, silenzio ed atmosfera a ragazzi ed ex ragazzi. La vista, da
lassù, è splendida.
L’ALTRA COPERTINA
E cose te quai
LE TRADIzIONI
SALENTINE
Ph: Roberto Rocca
Ugento, centro storico.
Le tradizioni salentine riescono ancora oggi ad essere autentiche.
Come quella di stendere per strada le coperte più preziose
per rendere omaggio al Corpus domini portato in processione.
L’usanza ottiene un triplice obiettivo: compiere un atto devozionale,
coprire agli occhi del Signore i muri scalcinati, gareggiare
con il vicinato per la bellezza del corredo.
// E cose te quai //Le tradizioni salentine
Melpignano.
La Notte della Taranta. Il pubblico balla al ritmo della pizzica
DOvE TI PIzzICA
di VALENTINA CHITTANO
[email protected]
Ph: Roberto Rocca
la taranta
il tacco d’Italia
32
Agosto 2009
Melpignano
SPUTO E DANzA
nella terra del rimorso
LÌ DOVE SAN PAOLO SI FERMÒ
PER RIFUGIARSI DAI PERSECUTORI,
SORSERO I LUOGHI
DI PURIFICAZIONE DAL MORSO
DEL RAGNO VELENOSO
mpresa ardua pensare di poter
scovare ancora a Galatina qualcuno di quegli sguardi persi, teneri e
macabri allo stesso tempo, che
nella notte tra il 28 ed il 29 giugno
si nascondevano nei capelli arruf-
I
fati e inseguivano minacciosi i curiosi per piazza S. Pietro. Le famose
crisi delle “tarantate” sembrano
aver abbandonato “la terra del rimorso” rimanendo intrappolate in
un passato folkloristico. In eredità
ci hanno però lasciato i luoghi dei
loro tormenti e dei riti di guarigione,
insieme a punti interrogativi affascinanti. Così la cappella di S.
Paolo, nella sua penombra, dona
ancora oggi particolari suggestioni:
chi era stata morsa dal ragno correva intorno a quel piccolo altare,
Un particolare della tela conservata sull’altare della cappella
di San Paolo. Dal recente restauro sono emersi, oltre alla tarantola,
anche un serpente ed uno scorpione, segno che San Paolo fosse
protettore dal morso di ogni animale velenoso
na volta che la taranta ha “pizzicato”, è difficile liberarsi dall’effetto
del suo veleno. Si può scegliere tra
due strade: chiedere la grazia al santo
(San Paolo o San Rocco) visitando in
segno di devozione i luoghi del suo passaggio, oppure ci si può abbandonare all’euforia che il morso comporta. E ballare,
suonare, scatenarsi per tutta la notte.
Proponiamo un percorso a tre tappe,
per i Comuni più “tarantati”, ovvero Galatina, Melpignano e Torrepaduli (Ruffano).
Ognuno di essi vive il morso a suo modo,
tra tradizione ed innovazione, mondanità e
senso religioso autentico.
U
A pag. 34, le sorelle Farina.
Nella tela, esse sono raffigurate accanto al santo. La tradizione
narra che fossero dotate dello “sputo guaritore” dal veleno
della taranta
Il restauro della tela di San Paolo
ha svelato un serpente, uno scorpione
ed una tarantola: secondo la tradizione, infatti, S. Paolo
era protettore contro ogni animale velenoso. Nella tela,
al Santo due donne, forse le sorelle Farina,
dotate dello “sputo risanatore”
Le sorelle Farina.
sorseggiava l’acqua miracolosa del
pozzo, si arrampicava sui cornicioni, si
sedeva sul tabernacolo, si sdraiava a
terra, imitando il comportamento dell’avvelenato, sia che l’imitazione fosse
del tutto indipendente da una reale sindrome tossica (avveniva nella maggior
parte dei casi), sia che si innestasse in
un episodio iniziale di aracnidismo. La
forma estrema di questa imitazione era
la caduta improvvisa dei tarantati al
suolo con il respiro “talora affannoso,
talora gemente, spesso immobili ed
esamini”.
Il tarantismo è un fenomeno storico
religioso che affonda le sue radici nel
Medioevo e che trascina con sé nei secoli una formazione prevalentemente
contadina caratterizzata proprio dal
simbolismo della tarantola che morde e
avvelena e della musica, della danza,
dei colori che purificano dal morso. Al
veleno delle tarantole “non si trova
altro medicamento che ‘l suono de’ musicali stromenti, sfogando gli morsicati
col ballo quel pestifero umore”, sosteneva il domenicano Arcudi. Ma è importante sottolineare come a Galatina
mancasse una vera e propria terapia
musicale e ci si soffermasse soprattutto
sulla facoltà risolutrice attribuita all’acqua del pozzo della cappella, sita
in quelle case che, secondo un anonimo, ospitarono prima S. Pietro e poi
S. Paolo.
Il restauro della tela che si trovava
sull’altare della cappella ha però anche
rivangato la tradizione dello sputo guaritore. Nel quadro infatti, accanto alla
figura di S. Paolo, ci sono due donne,
presumibilmente le sorelle Farina, pro-
prietarie del complesso delle cosiddette “case di S. Paolo”. È il palazzo
Tondi-Vignola, poi Congedo, oggi MarraTedesco, di cui è parte integrante la
cappella di S. Paolo. Queste due donne
sono quelle che l’Arcudi indica come
dotate dello sputo risanatore.
Quello che la tradizione tramanda
ci viene esplicitato dal medico Nicola
Caputi nel 1741: “È fama presso i cittadini (di S. Pietro in Galatina, ndr) che
l’apostolo S. Paolo, dopo la predicazione di S. Pietro, mentre navigava verso
i nostri mari, qui (a Galatina, ndr)
giunse in incognito per timore dei persecutori, fermandosi per una sola notte
in una casa proprietà di un uomo pio. I
galatinesi raccontano varie storie su
Francesco Saverio Lillo sono venuti alla
luce anche un serpente, uno scorpione
ed una tarantola ad indicare forse proprio quella tradizione che vuole S. Paolo
protettore contro ogni animale velenoso
e non solo contro il celebre ragno.
La cappella di S. Paolo in Galatina
è la forma stabilmente visibile di un
culto che, caso quasi unico nell’orizzonte della religiosità cattolica, fino alla
fine del Settecento non aveva ancora
un luogo fisico dove poter essere esercitato. Tra quelle mura si assisteva a
scene sfrenate, a volte troppo libertine,
Il pozzo di San Paolo.
Chi vi beveva, guariva dal morso velenoso
della taranta
A Galatina mancava la tradizione
della “terapia musicale”,
quindi ci si affidava soprattutto alla facoltà risolutrice
dell’acqua del pozzo della cappella, sita in quelle
case che pare ospitarono prima S. Pietro e poi S. Paolo
Al centro dell’attenzione.
Una tarantata si dimena in piazza
per liberarsi dall’effetto del veleno
questa visita ma, ciò che è più importante, affermano che S. Paolo abbia
chiesto a Dio che a quell’uomo pio, per
ricompensa alla sua pietà, fosse concesso a suo favore e a quello dei suoi
discendenti di sanare tutti quelli che
fossero morsi da animali velenosi…”.
Nella tela, grazie all’opera di restauro
di cui si è interessato il museo Castromediano di Lecce, sopra la firma di
il tacco d’Italia
34
Agosto 2009
tanto che si procedette alla scomunica
della cappella (nonostante oggi, nel
giorno di S. Paolo, vi si celebri ancora la
messa). L’orizzonte simbolico del tarantismo non prevedeva però solo tarantate ballerine e canterine. C’erano
anche quelle “tristi e mute”, associate
a stati d’animo depressi. L’antropologo
Ernesto De Martino spiega che “per
quanto di norma spettasse al ritmo
della tarantella sciogliere la componente depressiva variamente affiorante,
i tarantati occasionalmente non gradivano tarantelle ma musiche improntate
ad accorata nostalgia”. Si arrivava a
constatare che in casi come questi il
simbolo del tarantismo non operava affatto, suoni e colori non sortivano effetto ed il tarantato si aggirava nel
perimetro cerimoniale come se cercasse invano di immettersi in una vicenda che gli restava estranea.
Rimangono affascinanti tutte le fasi
del rito che si sviluppava già dalla
piazza antistante la cappella. Nel corso
delle indagini etnografiche, sempre di
De Martino, sono venuti a galla parti-
colari per qualcuno inediti, come il rituale della fune immaginaria alla quale
qualche tarantato fingeva di reggersi
durante il ballo, quasi a mimare il ragno
appeso alla ragnatela. L’esorcismo musicale del tarantismo utilizzava anche
nastri multicolori, spade, specchi e tanti
altri oggetti che erano messi a disposizione del pizzicato intorno al perimetro
cerimoniale. Si parla anche di vasi di
basilico, cedrina, menta e ruta come
stimolo olfattivo.
Oggi di tutti quei gesti e quei simboli rimangono le mani sui tamburelli
di tutti coloro che vogliono evocare i
ritmi di quei particolari suoni dal valore
terapeutico; rimangono dei nastri appesi agli strumenti a ricordare come
allo stimolo dei suoni facesse riscontro
quello dei colori.
// “IL TARANTISMO
NON È UNA CREDENZA”
Il fenomeno del tarantismo è uno
dei più controversi e, nello stesso
tempo, affascinanti, che il Salento conosca. C’è chi gli dà natura sociale-antropologica. Chi, invece, ci crede fermamente. Come Benito Derniolo, edicolante di Galatina. Con i suoi fratelli
erano appena più che ventenni. Anche
la sorella Lucetta aveva pressappoco la
stessa età. In quegli anni si trovavano a
Latina (Lucetta è poi rimasta lì). In una
giornata come le altre, tutti insieme stavano pranzando in giardino. “Quando,
all’improvviso, Lucetta si mette a gril’appuntamento
Èforsepiùdiventato
atteso dell’estate,
dell’intero anno. “La
Notte della Taranta” è un
“concertone” capace di calamitare, dal 1998, adulti e
giovani in una bolgia di musica e ballo unica nel Salento
(e non solo). Il nome dell’evento si lega alla tradizione dei famosi morsi del
ragno facendo venire in
mente i luoghi che maggiormente sono legati ai riti purificatori per i tarantati. Così il
tour della taranta passa di
paese in paese per tutto il
Salento fino a concludere il
suo cammino a Melpignano
con l’evento finale: il megaconcerto al quale prendono
parte artisti di fama internazionale.
Benito Derniolo, edicolante di Galatina.
Ha visto con i suoi occhi la taranta in azione
dare in un modo che non avevo mai
sentito. Piangeva forte e noi non riuscivamo a calmarla. Ci accorgemmo di
due piccoli fori che le erano apparsi sul
dito e che la facevano agitare per terra
dal dolore. Quando guardai con più attenzione, vidi un ragno, una tarantola
grossa e nera che ebbi subito l’istinto di
schiacciare con il piede. Raccolsi il veleno giallo che ne uscì e l’animale
ormai morto in una scatolina e, intanto,
accompagnammo Lucetta in ospedale.
Vedevo il suo viso cambiare colore e diventare viola, azzurro, giallo e bianchissimo. I medici le somministrarono
due dosi di calmante che, dopo qualche ora, le diedero pace, anche se il
dito e l’intera mano rimasero gonfi per
qualche giorno. In ospedale diedi ai
medici la tarantola ed il veleno. Confermarono che si trattava di una tarantola velenosa”.
// DA DIONISO ALLA TARANTA
E’ sorto nel 2005 nel cuore di Galatina, alle spalle della cappella di San
// U SANTU PAULU
Ahi Santu Paulu meu de le tarante
pizzichi le caruse, pizzichi le caruse,
a mezzu l’anche.
E santu Paulu meu te le tarante
pizzichi le caruse, pizzichi le caruse
tutte quante.
Santu Paulu meu de Galatina
famme ‘na grazia a mia, famme
‘na grazia a mia
ca’ sun la prima.
Santu Paulu meu de Galatina
fammela ‘ccuntenta, fammela ‘ccuntenta
sta’ signurina.
Ahi Santu Paulu meu de li scurpiuni
pizzichi li carusi, pizzichi li carusi
li pantaluni.
Ahi Santu Paulu meu de li scurpiuni
pizzichi li carusi, pizzichi li carusi
a li cujuni.
E Santu Paulu meu de Galatina
lassatila ballare, lassatila ballare
sta signorina.
Ahi Santu Paulu meu de Galatina...
facitece ‘na grazia, facitece ‘na grazia
‘sta mattina...
Paolo, il Centro sul tarantismo, dove
sono raccolte fotografie, documenti,
racconti e varie pubblicazioni sul fenomeno delle “tarantolate”. Il centro è gestito dall’associazione “Centro studi sul
tarantismo e costumi salentini” ed è
aperto al pubblico nei giorni di lunedì,
mercoledì e venerdì, dalle ore 10 alle
12 e dalle 17 alle 20.
Melpignano. La chiesa del convento degli Agostiniani, che si affaccia
sulla piazza dove si svolge il concerto finale della notte della taranta
FARSI PIzzICARE A mELPIGNANO
C’È CHI NE CRITICA L’ASPETTO MODAIOLO E MEDIATICO.
EPPURE PER CHI VOGLIA RESPIRARE A FONDO IL PIACERE
DI BALLARE AL RITMO DELLA PIZZICA E TIRAR TARDI, LA NOTTE
DELLA TARANTA È UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE
L’intuizione di trasformare i ricordi del passato in
un presente festoso che col
tempo si è sempre più alil tacco d’Italia
lontanato da ciò che la pizzica rappresentava per divenire stimolo per grandi
collaborazioni artistiche e
35
Agosto 2009
coinvolgere i più grandi interpreti della musica non
solo italiana, si deve all’Unione dei Comuni della
Grecìa Salentina e dell’istituto Diego Carpitella di cui è
socia fondatrice la Provincia
di Lecce.
E a chi ha tentato più
volte di criticare l’aspetto
eccessivamente “trendy”
che ha assunto quest’evocazione del passato, Melpignano risponde che è da
snob parlare così di un’operazione di riesumazione di
un fenomeno che ormai era
morto. Ogni anno, grazie a
questa festa, si produce
qualcosa di nuovo, si produce cultura nel gioco dinamico del recupero e
dell’innovazione.
NE vITImU
a Santu-
di LAURA LEUZZI
[email protected]
tamburelli, le zacareddhe (nastrini coIvialorati
portafortuna), le litanie. I canti
via più energici, i vestiti che ondeggiano assecondando i movimenti del
corpo. La gente che guarda, che si abbandona alla musica, le ronde, i coltelli.
I profumi, i colori, l’aria calda di metà
agosto. Le persone, le migliaia di persone curiose, appassionate, incantate.
La festa di San Rocco è una festa da vivere, almeno una volta, per intero, nella
piazza di Torrepaduli (frazione di Ruffano) dedicata al santo, presa d’assalto
dai turisti e dai devoti, dal pomeriggio
dal 15 agosto fino all’alba del 16.
Bisogna essere lì per respirare quel
senso di mistero che si ricrea, ogni
anno, fuori dal santuario.
Perché se è vero che i media nazionali ed internazionali negli ultimi
anni hanno portato questa festa alla
ribalta, determinandone la diffusione
fuori dai confini provinciali entro i
quali essa si muoveva un tempo, è pur
vero che l’atmosfera magica che si
percepisce va assaporata in prima
persona.
La festa di San Rocco non è una
festa “alla moda”. Essa conserva ancora oggi quello spirito devozionale che
l’ha caratterizzata dalla sua nascita. Ancora oggi i credenti giungono in pellegrinaggio a piedi dai paesi vicini fino al
santuario; ancora oggi, anche se meno
frequentemente di un tempo, percorrono la navata in ginocchio fino alla
statua del santo, chiedendo una grazia
o ringraziando di averla ricevuta.
Ancora oggi, baciano quella scultura con la commozione di trovarsi davanti a San Rocco in persona, accarezzandola con il fazzoletto che poi si
passano sul volto.
NON È UNA FESTA
“ALLA MODA” EPPURE
È SEMPRE IN VOGA.
MERITO DEL PURO SENSO
DEVOZIONALE E DELLA VOGLIA
DI BALLARE E “DUELLARE”
FINO ALL’ALBA
E’ questo l’aspetto intimo della
festa. L’aspetto magico. Che non si è
perso, nonostante abbia avuto grande
diffusione l’altro aspetto, quello più
spettacolare, dei balli, delle ronde, del
duello. Il ballo che tiene svegli tutta la
notte si chiama “pizzica-scherma”. E’
un tipo particolare di pizzica, un tempo
detta anche “il ballo degli zingari”. Non
ha valenza catartica dal morso della taranta o funzione taumaturgica dall’effetto di altri animali velenosi; si ca-
ratterizza, invece, solo per il suo essere
finalizzata al divertimento sociale. La
danza è costituita da un rituale accompagnato dal suono di armoniche e
tamburelli.
I movimenti mimano un combattimento con i coltelli. Scopo della danza
è cercare di sfiorare l’avversario tramite
le fasi fisse di provocazione, attacco, difesa, finte, colpi proibiti. I presenti
fanno cerchio intorno ai suonatori e
ballerini, formando le “ronde”. Le origini di questo ballo sono da ricercare
nel fatto che la festa in onore di San
Rocco era, anticamente, l’unica occasione in cui contadini e zingari potevano incontrarsi. I primi per acquistare
la carne che i secondi vendevano, proprio nel corso della festa.
E proprio durante la festa si tentava
di risolvere eventuali controversie che
erano sorte nei periodi precedenti. “Ne
vitimu a Santu Roccu”, si diceva (“Ci
vediamo il giorno della festa di San
Rocco”). Ancora una volta, la danza
con i coltelli (un tempo ci si feriva davvero, oggi la danza è solo evocativa del
duello) decretava il vincitore. E il motivo del contendere era dimenticato.
Fino all’anno successivo. Quando, la
notte di San Rocco riproponeva il teatro per una nuova lotta.
// OTA CA TROvI
LA NOTTE DI SAN ROCCO DIVENTA “FONDAZIONE”
L’obiettivo è valorizzare il patrimonio culturale. Ferragosto non è ferragosto, infatti,
senza danza delle spade. Così nasce la fondazione “Notte di San Rocco pizzica, tamburello e scherma in ronde”.
La fondazione è in via Santa Maria Sanità n. 115.
www.fondazionenottedisanrocco.it
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Nel suggestivo centro
storico di Melpignano,
alle spalle della chiesa
San Giorgio, il ristorante-pizzeria e
lounge bar “Kalì” offre raffinate specialità di cucina locale e atmosfera
da favola. Sorge in via Verdi, 33; tel:
0836.433003; 393.6960834.
DORMIRE
Nel cuore di Galatina
(corte Baldi, 2), città
d’arte, quattro residenze
storiche restaurate formano l’hotel
Palazzo Baldi. Ambiente antico e tecnologia all’avanguardia sono le parole
// Dì che ti mando io
d’ordine della struttura. Tel: 0836
568345; 0836 564835.
FARE IL BAGNO
Provate a percorrere la
scogliera di Porto Badisco, vicini vicini al mare,
e a guardare di sotto. Le acque sono
talmente cristalline che si vede il
fondo. Un bel tuffo e ci sarete dentro.
IMBOSCARSI
La campagna ruffanese
è ampia e tranquilla.
L’ideale per chi vuole
coniugare riservatezza e
natura.
// E cose te quai //Le tradizioni salentine
Ph: Roberto Rocca
A CIASCUNO la sua sagra
SAPORI TIPICI E DEVOZIONE RELIGIOSA.
ED ECCO FATTA L’ESTATE IN TERRA D’OTRANTO
in occasione delle sagre e
delle feste patronali che si
incontra il Salento più autentico. È nell’atmosfera della festa
popolare, che si può cogliere
nell’anima salentina un misto di
sapienza, cordialità e vivacità.
È
Le più famose e frequentate sono:
la sagra della patata (a Felline, frazione
di Alliste), che si tiene attorno al 20 luglio; la festa della pitta rustica (la pagnotta rustica), organizzata a Castrignano de’ Greci press’a poco negli
stessi giorni; la sagra del pane di Cursi
(fine luglio) e la sagra te lu ranu di Lizzanello, sempre negli stessi giorni.
Ad agosto, gli appuntamenti diventano più strong: la sagra della sceblasti (un pane tipico della Grecìa
salentina) a Zollino (i primi del mese);
la sagra della piscialetta a Surbo (la
piscialetta è focaccina preparata con i
residui della lavorazione del pane e insaporita con spezie e peperoncino), la
sagra te li cannolicchi cu le cozze, a S.
Isidoro (Nardò), ovvero una pasta fatta
in casa con le cozze nere. Sempre ad
agosto non si può mancare alla sagra
de la purpetta a Felline, per veri intenditori. Sempre i primi del mese, ad Acquarica del Capo si tiene la sagra
dell’olio d’oliva.
di FLAVIA SERRAVEZZA
[email protected]
La moniceddha. Cannole le dedica una sagra
assai apprezzata
Da non perdere è la Festa della
“municeddha” (lumaca) organizzata a
Cannole sin dal 1985. In quattro magiche serate d’agosto il piatto principale
è la municeddha, soffritta, arrostita o al
sugo. Circa 70mila presenze ogni anno
giungono a Cannole per gustarla.
La seconda decade d’agosto, a Collemeto, frazione di Galatina si tiene la
sagra del peperone e della melanzana.
Tra le grandi sagre di fine estate c’è
la Festa te lu mieru di Carpignano salentino, storico appuntamento: “sperimentata” nel 1974 e “istituzionalizzata” l’anno successivo è stata una
delle prime feste non religiose. Si tiene
i primi di settembre.
Appetitose polpette. In sagra a Felline,
ad agosto
il tacco d’Italia
37
Agosto 2009
Sempre a settembre (prima decade), a Vernole c’è la sagra te la
trippa e te la carne te cavallu; a Taviano, la sagra te le mennula brustulita (mandorla abbrustolita); a Lecce la
sagra te la cecora resta (dopo il 15). A
fine settembre (dopo il 20) Galatone
dedica una giornata alla festa te la sita
e te lu cutugnu, ovvero della melagrana e della melacotogna.
// LE FESTE PATRONALI
Non perdete le fiere, i fuochi d’artificio, le luminarie, gli addobbi e le immancabili bande musicali che animano
le feste in onore dei santi patroni delle
città.
A Carpignano salentino è festa
grossa il 2 e 3 luglio in onore della Madonna della Grotta: luminarie, processione, banda e fuochi pirotecnici si
attengono alla tradizione.
Il 16 luglio Matino festeggia la MaCursi, fine luglio. Se volete partecipare
alla sagra del pane
donna del Carmine; la stessa ricorrenza
è moto sentita anche a Tuglie, che organizza una festa che si protrae per più
giorni; il 25 e 26 Cursi onora la Madonna dell’Abbondanza.
Ma la festa più conosciuta del Salento resta quella di San Rocco a Ruffano. Istituita nel 1862, si svolge il 15
e il 16 agosto (si veda pag. 36)..
Nel percorso del forestiero in Terra
d’Otranto non può mancare la tappa a
Melpignano e della Notte della Taranta
(si veda pag. 35). Per una full immersion nella tradizione musicale, l’ideale
è la Notte della pizzica di Ugento, che
si svolge tra il 14 e il 15 agosto.
Negli stessi giorni (14, 15 e 16
agosto) ad Otranto si tiene la festa dei
Santi Martiri per ricordare la strage
perpetrata dai turchi nel 1480.
A fine agosto, 24 25 e 26, Lecce dedica ben tre giorni ai suoi tre santi patroni: S. Oronzo, S. Fortunato e S.
Giusto. Anche Campi salentina festeggia S. Oronzo, ma il 1° settembre; a
settembre (8-9) Taurisano è in festa per
la Madonna della Strada cui è dedicato
il santuario. Molto sentita è anche la ricorrenza dei Santi Medici, il 25 e 26
settembre. Si festeggia a Nardò, Galatone, Galugnano ed Ugento. La terza
domenica di settembre Lucugnano è in
festa per la Madonna Addolorata.
// OTA CA TROvI
CENARE.
E, INTANTO,
ANDAR
PER MARE
Apparentemente è un
hotel-ristorante,
a quattro stelle,
ad Otranto.
Basta varcare la
soglia di “Corte
di Nettuno” per
rendersi conto che non è solo questo. Custodisce al suo interno preziosi oggetti di marineria e
racconta l’amore per il mare. Bussole, oblò, timoni, bozzelli, àncore
e mappe nautiche, di tutte le epoche storiche. Tali oggetti, rinvenuti
e raccolti in ogni parte del mondo,
ora sono un importante valore aggiunto per la struttura ricettiva.
Corte di Nettuno si trova in via Madonna del passo, ad Otranto.
Tel: 0836.801832;
www.cortedinettuno.it.
// OTA CA TROvI
// OTA CA TROvI
LUCUGNANO. 14MILA
VOLUMI SU DUE PIANI
IL SALENTO A PORTATA DI CLICK
Nel palazzo (ora museo, di
proprietà della Provincia) di Lucugnano (Tricase), nel pieno centro
del paese, è stata allestita la biblioteca intitolata a Girolamo
Comi. Lì il poeta trascorse gli ultimi anni di vita (e vi morì nel
1968). Si trova in piazza Comi
ed è visitabile gratuitamente.
Tel: 0833 784537.
Per essere aggiornato in tempo
reale su tutto ciò che accade in terra
salentina, basta andare su www.iltaccoditalia.net, il primo quotidiano
on line del Salento. Attualità, cronaca
e inchieste da tutti i Comuni del Salento, ma anche grande spazio ad
eventi di ogni genere: sagre, feste,
concerti, spettacoli e chi più ne ha
più ne metta. A chi abita il tacco
d’Italia, in estate come in inverno,
non resta che scegliere. E per mantenersi in contatto con la terra delle
vacanze, ci sono i blog, i forum, le notizie commentabili ed aperte a tutti.
// OTA CA TROvI
GALATINA. BENVENUTI A CASA
DI DANTE
La chiamano “Casa di Dante” ed è
una biblioteca di 50mila volumi, tutto
ciò che lo studioso cerca. Si trova in via
Pietro Siciliani 5 e risale agli anni Settanta. Opera dell’architetto Martinez, è
nata con lo scopo di raccogliere i libri
che si accumulavano in casa dello studioso Aldo Vallone. Info: 0836.564304.
V. C.
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Si chiama “Posto divino” ed il nome è
tutto un programma.
Sorge nella bella piazzetta di Felline
(frazione di Alliste). Dove, ad ogni
ora, si sentono i rintocchi dell’orologio della chiesa. Piazza Castello;
tel: 0833.985275.
DORMIRE
L’hotel Petraria offre
confort e silenzio; i balconi aprono su immense distese di oliveti e sul mare.
Si trova a Cannole, in largo Vittorio
Veneto; tel: 0836.318351.
il tacco d’Italia
38
Agosto 2009
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
A S. Isidoro (Nardò), la
costa diventa bassa e
sabbiosa. Un isolotto di
fronte alla torre ha la forma di una
mano che accarezza l’acqua.
Da vedere.
IMBOSCARSI
Durante la festa del
vino, a Carpignano salentino ogni occasione è
buona per brindare. Fatelo per un
po’ di volte e poi ogni posto vi sembrerà quello giusto.
L’ALTRA COPERTINA
Ccattare
shopping
Ph: Roberto Rocca
Castrignano del Capo. Pila e cisterna in una casa a corte.
Il grande contenitore scavato nella pietra (la pila) e la cisterna dove veniva
raccolta l’acqua piovana erano beni di prima necessità,
gestiti in condivisione dalle famiglie che vivevano
nelle case a corte. Questa, era il luogo delle attività comuni, come il ricamo
e il cucito. Dopo le fatiche dei campi e della casa le donne si ritrovavano
per passare il tempo, lavorando ancora, e chiaccherando.
L’arte dei lavori femminili è custodita oggi da poche talentuose artigiane,
alcune riunite in cooperativa.
// Ccattare //Shopping
Ph: Roberto Rocca
Gallipoli. Nelle strade del centro storico
si vedono ancora anziani artigiani
che intrecciano il giunco
MAni che fanno magie
di IRENE TOMA
CONTINUANO A FAR DA TRAMITE TRA LA TERRA E CHI LA VIVE.
PERCHÉ DELLA MATERIA CHE LA TERRA PRODUCE
SONO GLI ALCHIMISTI, CAPACI DI TRARRE FUORI L’ORO
DA QUALUNQUE METALLO INFORME. SONO GLI ARTIGIANI
SALENTINI, ANTICHI CUSTODI DI UN’ARTE CHE PROPRIO
NELLA CAPACITÀ D’INNOVARSI COSTRUISCE IL SUO FUTURO
il tacco d’Italia
40
Agosto 2009
// CON SCALPELLO
E MARTELLO
// MEZZ’ORA DI POESIA.
ECCO IL TAMBURELLO
Gina Ottaviano, scultrice, Casarano
Biagio Panico, artista del tamburello,
Torrepaduli
Un lato del cerchio
viene chiuso
dalla vera anima
del tamburello,
Lavora la pietra ormai da quasi
vent’anni Gina Ottaviano di Casarano
(48 anni) di professione scultrice. La
sua passione in realtà è sempre stata la
pittura, sin da quando frequentava il
liceo artistico di Lecce e successivamente la facoltà di Architettura all’Università di Roma.
Ma la passione e la grande abilità
manuale l’hanno spinta a continuare
un’arte caratteristica del territorio: la
lavorazione di pietre come il carparo ed
in particolare la pietra leccese.
Un materiale che si trova facilmente nelle cave e che si lavora pazientemente con scalpello e martello
in un primo momento, per dar forma
al blocco e poi si rifinisce con raspe e
carta vetro per renderla liscia e di bell’aspetto. Per proteggere il prodotto finito si applicano infine sostanze
idrorepellenti e traspiranti perché “la
pietra leccese - sottolinea Gina - è un
materiale assorbente e l’acqua deve
scivolare e non penetrare sul manufatto”.
Molti i lavori da lei realizzati come le
basi dell’acquasantiera per la chiesa del
Canneto (Gallipoli), una targa in memoria di una maestra per la scuola elementare IV Novembre (Casarano) ed
ancora interventi di restauro come per
l’altare maggiore della chiesa dell’Immacolata (Casarano) e la basilica di
Santa Croce (Lecce). Tel: 340.1782610.
la parte sulla quale scivola
e batte la mano
del suonatore. Si tratta
di pelle di capra, capretto
e a volte montone
Il suo simbolo? Il re danzante,
quello che si trova nelle famose grotte
di Porto Badisco. Questo già dice tanto
su Biagio Panico artista del tamburello.
Egli, di origini andranesi, andava a
Torrepaduli per vendere i tamburelli di
mesciu Ninu, ovvero Nino Sancesario, il
più grande maestro di tamburelli. “Ho
venduto i tamburelli di muesciu Ninu
per sei anni ed è stato lui il mio maestro”. E’ così che Biagio spiega l’inizio
della sua avventura con i tamburelli,
un’avventura che va avanti da più di
dieci anni. Per la costruzione si parte
dal cerchio (in genere largo da 6 a 10
centimetri e di diametro variabile da 20
centimetri a 2 metri) rigorosamente di
faggio (proveniente da Firenze o dalla
Calabria). Su tale cerchio successivamente con una particolare macchina,
detta “combinata bucatrice”, si effettuano dei fori nei quali applicare poi i
sonagli di rame prodotti da fogli di
“banda stagnata”. Infine un lato del
cerchio viene chiuso dalla vera anima
del tamburello, la parte sulla quale scivola e batte la mano del suonatore. Si
tratta di pelle di capra, capretto e a
volte montone. Pelle già conciata che
il tacco d’Italia
41
Agosto 2009
dopo essere stata a bagno per circa
mezza giornata, viene fissata al cerchio.
Per fare un tamburello, basta una mezz’ora; ma non è così facile. E’ un lavoro
creativo, artistico e, ormai, rivalutato in
tutto il mondo.
Il laboratorio di Biagio Panico è in
via S. Rocco a Torrepaduli (Ruffano);
tel: 0833.693007.
// TUTTO PARTÌ DA UN MORSO
SUL COLLO
Per chi non si accontenta di “vivere” il morso della taranta per una
sola sera, ma lo voglia portare sempre
addosso, segnaliamo l’iniziativa di
“Arte&Gioielli Panzeri”, una gioielleria
di Collepasso (amministratore, Giorgio
Panzeri), che ha inventato “tarantula”,
il gioiello della Notte della Taranta. Sottoscrivendo un protocollo d’intesa con
l’istituto Diego Carpitella, proprietario
del logo “Notte della Taranta”, Panzeri
ha ottenuto la possibilità di utilizzarlo
Taratula. Il ciondolo che ha dato inizio
alla collezione
// L’ARTE DI CASTALDO
in cambio di un contributo che sarà investito dall’istituto per attività di ricerca.
Partendo dalla realizzazione di un
ciondolo in argento di lavorazione artigianale, “Arte&Gioielli Panzeri” ora
pensa a tutto: collane, bracciali, monili
di ogni tipo, anche da appendere al cellulare.
Collezione completa, dunque. Con
la taranta che fa da filo conduttore.
Per informazioni: 339-1409148;
www.tarantula.it; [email protected]
// TOMBOLO, NON SOLO FILI
Mariarosaria Viva che, nonostante la
giovane età, nel giro di pochi anni sono
diventate abilissime in quest’arte. E
sono anche espertissime sulla storia
del tombolo. Ricordano, ad esempio,
che nasce in Italia nel XVII secolo ma si
sviluppa in Francia, dove la corte era
più ricca e sottolineano come in Puglia
si trovano i primi manufatti solo dalla
fine del 1800.
Il tombolo altro non è che un sacco
riempito di crine (lungo da 30 a 90
centimetri) sul quale si fissa il disegno
del lavoro che bisogna produrre. Su tale
disegno viene fissato con degli spilli il
cotone lavorato e intrecciato con costanza e pazienza attraverso i fuselli.
Sono questi dei legnetti che ad
un’estremità hanno raccolto il cotone
e che, maneggiati sapientemente (in
numero variabile da 14 a ben 500), attraverso i vari intrecci (come trina,
punto a giorno, rete, fili girati…) danno
vita ad un ricamo fine e prezioso.
Altre informazioni su www.nonsolofili.it o ai numeri 0833.690637 e
0833.694201.
// CARO PALEDDU
Elisa Marra e Mariarosaria Viva, Ruffano
“Imparare a regola d’arte”. È questo il concetto fondamentale sul quale
si basa l’associazione “Non solo fili” di
Ruffano, esistente ormai dal 1998.
Un’associazione che nasce dalla volontà di alcune donne salentine di far
rivivere l’arte del tombolo e che oggi
ruota attorno alla figura centrale di
Anna Pirelli. E’ lei ad insegnare a regola
d’arte il tombolo ai vari soci dell’associazione. In particolare colpisce la bravura e la passione di Elisa Marra e
In bianco e nero. Una anziana “spurtara” di
Acquarica del Capo intenta a lavorare
Ezio Castaldo, Casarano
È Acquarica del Capo la patria del
giunco. Un materiale povero che per
molti anni nel passato ha dato da mangiare a tante famiglie che di giunco vivevano. Tutti lavoravano il giunco ad
Acquarica, come la signora Maria Verardo, da sempre spurtara. È così che si
chiamano ad Acquarica le donne che si
dedicano a questo mestiere, spurtara
ovvero cestaia, perché qui le sporte
sono i cesti per portare le frise, i biscotti, il pane e si fanno di giunco. Ha
imparato ad intrecciare sottili fili di
giunco uno nell’altro “da sola; a casa
guardavo le mie sorelle che lavoravano.
Io ero la più piccola”.
Non si sa quando gli acquaricesi
abbiano scoperto questo materiale che
da sempre gli uomini raccoglievano
dalle paludi del Tarantino e del Leccese
e che ebbe tanta fortuna sino alla fine
del 1800, quando l’industria decadde e restò in vita solo la produzione di tipo familiare. Intorno
al 1930 nacquero piccoli opifici
che radunavano circa 20 cestaie
ma finì anche questo tipo di produzione. Oggi infatti il giunco palustre, detto paleddu, non viene
apprezzato come si dovrebbe. I
motivi sono diversi: il materiale
costa tanto, ne serve troppo e ci
vuole troppo lavoro.
Il laboratorio di Maria Verardo è in via De Gasperi ad
Acquarica del Capo; tel.:
0833.722041.
Gioielli come opere d’arte. Unici.
Realizzati su misura del cliente. Ezio
Castaldo è il titolare di una gioielleria
che prende il suo nome, Castaldo gioielli, che sorge in pieno centro a Casarano e quasi si nasconde tra le strade
e le altre vetrine.
Basta varcare la soglia per entrare
in una dimensione magica. I rumori
delle auto ed il vociare della gente restano fuori. Dentro, è tutto un susseguirsi di emozioni; lo sguardo si perde
poggiandosi da un gioiello all’altro; i
metalli che brillano e le pietre colorate
raccontano di una manualità oggi quasi
dimenticata.
Punta di diamante dell’atelier di
preziosi è il lavoro su ordinazione. Castaldo produce, infatti, pezzi unici; il
suo assomiglia un po’ al lavoro, ormai
desueto, del sarto.
// MAGICA CARTAPESTA
Rosaria Vallara, artigiana della cartapesta
Lecce
Una volta studiato insieme al
cliente il gioiello da produrre, tramite
fotografie e disegni, questi indosserà
l’oggetto non ancora finito per valutarne le proporzioni e la qualità. Il rapporto diretto e partecipativo con il
cliente consente di soddisfare ogni sua
esigenza. Indossare un manufatto unico
è un’emozione unica.
Castaldo gioielli è a Casarano, in
piazza San Giovanni Elemosiniere, 24.
Tel: 0833.501625.
Preziosa ed unica.
Una delle creazioni di Ezio Castaldo
statua si parte dalla sua anima, ovvero
dall’interno, preparata con un bustino
di filo di ferro impagliato. Testa, mani e
piedi sono sempre in terracotta, solo
per statue sacre sono di carta, che
sono più grandi ma costano di più.
Successivamente si fa la vestizione
del bustino con la cartapesta bagnata
di colla prodotta con acqua, farina di
grano e solfato di rame che permette
alla statua di non essere attaccata da
insetti e dunque di rimanere intatta per
secoli. La carta si può, in seguito, “focheggiare” con dei ferri per eliminare
possibili giunture.
Solo alla fine si colora.
Il laboratorio di Rosaria Vallara è in
corso Vittorio Emanuele 2 a Lecce. Tel:
338.8243279.
A Cutrofiano,
paese di origine
messapica,
la produzione
della terracotta
è una tradizione
antichissima
Una vita con le mani nella terra, ma
non una terra qualsiasi, è argilla. Lavora
con pazienza e maestria Antonio Colì,
di Cutrofiano, di professione figulo. Si
parte da blocchi di argilla che, intorno
agli anni ’40, si estraeva direttamente
dai pozzi di Cutrofiano. In questo paese
di origine messapica, collocato nel
cuore del Salento, la produzione della
terracotta è una tradizione. Oggi, l’argilla che si lavora arriva dalla Toscana
(Arezzo) perché è filtrata e quindi priva
di sassi o elementi estranei, dunque
pura. Tali sostanze infatti, a lavoro ultimato, possono alterare la superficie del
prodotto che invece deve essere liscia.
L’argilla viene lavorata sul tornio che si
ruota spingendolo con il piede (se si
producono oggetti grandi), o con il pedale (se si producono oggetti piccoli).
Ottenuto il prodotto di argilla viene la-
// LE MANI NELL’ARGILLA
Antonio Colì, figulo-ceramista di Cutrofiano
Nasce nel 1600 l’arte della cartapesta e nel Salento non poteva nascere
che a Lecce dove, all’epoca, la forte
presenza degli ordini religiosi richiedeva una produzione non indifferente
di statue per le processioni. Per fortuna
è un’arte che non si è persa, anzi. La signora Rosaria Vallara lavora la cartapesta da più di 20 anni e vende le sue
statue in tutta Italia, e non solo. Prima
la cartapesta si produceva con i giornali lasciati a macerare in acqua insieme a degli stracci, oggi invece si
acquista già pronta. Per costruire una
il tacco d’Italia
43
Agosto 2009
sciato essiccare all’aria. Successivamente si mette a cuocere nel forno per
12 ore di cottura e 12 di raffreddamento ad una temperatura intorno ai
1000 gradi. Il prodotto a questo punto
è grezzo e può essere venduto così oppure subire altra lavorazione. Conti-
nuando infatti il prodotto viene disegnato, smaltato e rimesso nel forno. Ed
ecco perché viene chiamato terracotta.
Il laboratorio di Antonio Colì è sulla
via per Corigliano d’Otranto a Cutrofiano.
Non si sa quando
gli acquaricesi
abbiano scoperto
il giunco, che da sempre
gli uomini raccoglievano
dalle paludi
del Tarantino
e del Leccese
// oTA CA TRoVi
GIUNCO IN MOSTRA
Dire Acquarica del Capo è dire lavorazione del giunco e realizzazione di cesti e cestini. Un museo,
nato all’interno della sede comunale, valorizza la peculiarità del
posto.
Il Museo del giunco palustre
(inaugurato il 27 dicembre 2008),
custodisce al suo interno l’antica
memoria di una comunità.
Si trova presso la sede comunale
in piazza dell’Amicizia ed è visitabile gratuitamente. E’ aperto nei
giorni di apertura degli uffici comunali. Tel: 0833 730068.
Museo Faggiano.
Un affresco del ‘500
// oTA CA TRoVi
QUANDO
IL PASSATO
RIEMERGE
PER CASO
Quando alcuni anni fa
Luciano Faggiano, proprietario di un immobile
nel centro storico di
Lecce, decise di sostituirne le tubazioni sotterranee, non avrebbe
mai pensato di trovare,
sotto il pavimento di
quella dimora storica,
un vero tesoro archeologico. Faggiano decise
di restaurare la struttura, con la messa a
nudo del banco roc-
cioso e lo svuotamento
di tutte le opere scavate in roccia, facendone un vero e proprio
sito archeologico, in cui
conoscere da vicino più
di 2mila anni di storia
salentina.
Il museo Faggiano si
trova a Lecce in via
Ascanio Grandi, n.56; è
aperto ogni giorno dalle
9.30 alle 13.00 e dalle
16.00 alle 20.00. Si ri-
chiede un’offerta per
l’associazione culturale
Idume che si occupa
del mantenimento della
struttura.
Tel: 0832/300528;
www.museofaggiano.it.
Cisterna visitabile
// oTA CA TRoVi
SALENTO APERTO TUTTO
L’ANNO
E’ un fitto calendario di eventi e manifestazioni. E’ anche un modo, assai efficace, per scoprire o riscoprire il
Salento. Non quello pubblicizzato e
già sotto i riflettori, ma quello più silenzioso e quasi segreto. Dunque, è
utile sia ai turisti sia agli stessi salentini. E’ l’iniziativa “Città aperte”, un
progetto firmato da assessorato regionale al Turismo e da Apt, l’azienda di
promozione turistica della Provincia di
Lecce. Propone percorsi studiati ad
hoc con l’obiettivo di esaltare la
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Il nome della trattoria
è già un programma:
“La grande abbuffata”.
Si trova ad Acquarica del Capo, in
corso Colombo. Offre cucina tipica
salentina. Tel: 0833727677; mail:
[email protected]; www.lagrandeabbuffata.net.
DORMIRE
Al b&b “Li chiani” a Cutrofiano. L’ambiente è
semplice e raffinato. La
camere sono arredate con gusto ed
è possibile anche fare colazione sul
terrazzo. Intanto, si prende il sole.
Via Calatafimi 3, Cutrofiano. Tel:
328.6764469; 328.1376294;
www.lichiani.com.
Passeggiata al mercatino del gusto di Maglie.
Una delle iniziative di Apt
natura e le antiche tradizioni del territorio che fanno da sfondo ai riti e alle
usanze locali nei campi della fede,
dell’enogastronomia o dell’artigianato. Per una vacanza completa ed
una conoscenza vera dei posti che si
visitano. Apt è a Lecce, in via Monte
San Michele, 20; tel: 0832.314117;
www.viaggiareinpuglia.it/aptlecce;
[email protected]
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
San Cataldo è la marina leccese più vicina
al capoluogo. E’ caratterizzata da spiaggia finissima ed
acqua piuttosto bassa. Dopo le mareggiate si riempie di conchiglie.
Uno spettacolo da vedere.
IMBOSCARSI
Il centro storico di Casarano è esteso e silenzioso; soprattutto è il
top della discrezione e della riservatezza. I basoli e le strade strette faranno da cornice retrò alle vostre
passeggiate romantiche. Per le
donne: attente ai tacchi, se volete
evitare figuracce che ostacolino il
“prosieguo” della serata.
Ph: Roberto Rocca
// Ccattare //Shopping
Una tipica bancarella salentina, come se ne vedono in tutte le fiere
che si rispettino. Ogni domenica poi, spuntano nella piazza
principale del paese, e dopo la messa è d’obbligo acquistarne
un sacchetto. Il pranzo domenciale non è tale se non c’è la
“quantiera” (vassoio di dolci) e le “noccioline”.
Qualunque sia la merce in vendita, mandorle, pistacchi, arachidi,
si chiamano genericamente così.
di FLAVIA SERRAVEZZA
[email protected]
UN LUNGO E PIACEVOLE TOUR PER PORTARE A CASA, DALLE VACANZE, UN PEZZO
DI SALENTO ED UN PEZZO D’ESTATE
AndAR
per bancarelle
cquistare in Salento vuol dire
portarsi dietro un pezzo
d’estate. Ecco pronta per i
“forestieri” (così vengono chiamati dai salentini i turisti, gli
“stranieri” in visita in Terra
d’Otranto) una guida alle fiere e
mercatini. Dove comprare costa
poco. Ma ciò che si acquista ha
un valore inestimabile.
A
Spesso le fiere si svolgono in concomitanza di ricorrenze religiose; altre
volte sono “100% laiche”. Hanno press’a poco tutte la stessa forma, perché
diventano occasione per vendere ed acquistare più tipologie di prodotti.
Ecco le principali.
La prima decade di luglio, a Guagnano, si tiene la fiera dei Santi
Cosma e Damiano; la prima domenica
il tacco d’Italia
45
Agosto 2009
di luglio, invece, Supersano organizza
la fiera del bestiame. Poco dopo, l’11
luglio, a Presicce si svolge la fiera di
San Vito e attorno al 16-17 luglio a
Salve la fiera di Santa Marina. Il 20
luglio a Castrignano del Capo è invece
fiera della Madonna del Canneto; il
30 luglio, a Corsano, c’è la fiera di San
Biagio.
Ad agosto le fiere si susseguono
// I MERCATINI
DELLE MERAVIGLIE
con maggiore frequenza. Molto sentita,
a Veglie, è la fiera di San Francesco,
che viene organizzata entro la prima
decade del mese; il 6 e 7 agosto, a San
Donato di Lecce si tiene la fiera di San
Donato, abbinata alla sagra che ha
luogo di sera. Negli stessi giorni, a Montesano, c’è la fiera di S. Antonio.
Per una full immersion nella tradizione musicale salentina, l’ideale è la
Notte della pizzica di Ugento, che si
svolge tra il 14 e il 15 agosto, con bancarelle e stand di prodotti tipici. Negli
stessi giorni a Trepuzzi vi è la fiera della
Madonna Assunta.
Ma la fiera più conosciuta e suggestiva del Salento resta quella di San
Rocco a Ruffano. Istituita nel 1862, si
svolge il 15 e il 16 agosto ed è affollatissima.
Nel percorso del forestiero in Terra
d’Otranto non può mancare la tappa a
Melpignano, il piccolo centro griko
ormai conosciuto a livelli mondiali, in
occasione del concertone della Notte
della Taranta. Lì trova tamburelli, strumenti musicali tipici. Ed anche, ovviamente, buon cibo e buon vino.
Bestiame, attrezzi agricoli e merce
di ogni tipo – vestiario, accessori,
piante, prodotti tipici e chi più ne ha
più ne metta – si possono trovare nella
fiera che si svolge a Lecce, dal 24 al 26
agosto, in onore di Sant’Oronzo, patrono della città.
A fine agosto si tiene a Vaste (Poggiardo) una fiera “culturale”: si tratta
della fiera delle trozzelle, il tipico vaso
messapico adoperato soprattutto per
prelevare l’acqua dai pozzi, in abbinamento a carrucole chiamate trozzule.
Nell’area di Vaste è stato spesso ritrovato nelle tombe femminili.
Assai sentita è anche la fiera della
Madonna delle Grazie. Si svolge a Corigliano d’Otranto l’8 settembre.
Al turista collezionista o semplice
appassionato di oggetti antichi, si consiglia di curiosare tra tantissime bancarelle del mercatino delle pulci di
Casarano (si svolge il terzo sabato del
mese) oppure di visitare il piccolo e
suggestivo borgo fortificato di Acaya, a
pochi chilometri da Lecce, dove si tiene
il Mercatino dell’antiquariato e del
modernariato (prima domenica del
mese). Da non perdere, in agosto
“Mancaversa in fiore” (piazzetta delle
rose), la mostra dei bellissimi fiori coltivati a Taviano. Ne vengono esposte
quantità incredibili.
Storico mercatino dell’usato è
“Mercatino” di Lecce, vero apripista
del genere nel territorio. Dal 1995 è
punto di riferimento per chiunque voglia assicurare una dignitosa collocazione ed un meritato riutilizzo alle
proprie “cose vecchie”. Sorge su una
superficie di 350 metri quadrati ed
ospita di tutto. A prezzi da non credere.
Si trova in via S. Grande 3/a ed è
aperto dal lunedì al venerdì dalle ore
10 alle 13 e dalle 17 alle 20; il sabato
solo di mattina. Tel: 0832 344507.
Anche a Casarano c’è un mercatino
dell’usato del genere. Vi si possono trovare oggetti di ogni tipo, dall’abbigliamento ai giocattoli, dai fumetti ai cd
musicali agli utensili per la cucina. In
ogni periodo dell’anno. Ma oltre ad oggetti di seconda mano (tutti in buone
condizioni) presso il mercatino di Salvatore Rausa si possono trovare anche
oggetti mai usati (in molti casi ancora
confezionati con il cellophane originale)
provenienti dalla chiusura di attività
commerciali. Anche in quel caso, come
per gli altri oggetti, il prezzo imposto è
pari alla metà dell’originale; vale la
pena approfittarne. E’ in via Carmelo
Preite 20; tel: 0833.501626
// oTA CA TRoVi
VISITARE IL SALENTO.
VIRTUALMENTE
Non è un invito a rimanere a casa e
guardare il Salento in cartolina. Semmai, il contrario: fare un tour virtuale
preventivo per scegliere, già prima di
partire, le mete preferite e così, una
volta arrivati in terra salentina, non
perdere neanche un attimo della propria vacanza per organizzare e decidere. Il portale che fa al caso vostro è
www.belsalento.it; offre soluzioni che
vanno dall’alloggio alla ristorazione
alla visita di paesaggi e monumenti e,
dunque, la possibilità di costruire una
vacanza su misura. Per mantenersi
//Tinne ca te mannu jeu
sempre aggiornati sugli eventi più
cool, tutti rigorosamente made in Salento. Per uno sguardo più allargato,
c’è poi www.laterradipuglia.it. Tramite
il portale si possono anche acquistare
prodotti tipici pugliesi. E far arrivare,
per direttissima, un po’ di Puglia a
casa propria.
// Dì che ti mando io
MANGIARE
All’“Antica Masseria Il
Carrubo”, sulla strada
statale 16 Lece-Maglie,
a Corgiliano d’Otranto. Offre cucina tipica ed uno sfizioso cortiletto con torrente e ponticello. Tel. 0836.320687.
FARE IL BAGNO
Il lido Sunrise a Porto
Cesareo è uno degli ambienti “in” dell’estate
salentina. Per sentirsi i
protagonisti dell’estate, bisogna farci
almeno una visita (ed un bagno).
DORMIRE
Nel cuore di Taviano, in
via Corsica, 95. La locanda “A casa tu Martinu” sorge in un’antica
dimora del 1700. Per un soggiorno
d’altri tempi. Tel.: 0833.913652;
www.acasatumartinu.com.
IMBOSCARSI
Nelle campagne attorno
a Poggiardo. Lì tutto profuma di storia e di cultura. Ideale per trovare l’ispirazione.
Provate a fare un giro nella zona archeologica di Vaste. Passato e presente
si incontrano.
il tacco d’Italia
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Agosto 2009
// Ccattare //Comprare
Ph: Roberto Rocca
Taviano, centro storico
di FLAVIA SERRAVEZZA
[email protected]
pRendi
e porta a casa
taliani e stranieri hanno scoperto lu sule, lu mare e lu jentu, e il Salento è diventato la nuova Toscana, meta glamour di tantissimi vip. Al forestiero in Terra d’Otranto è dedicato questo prontuario dei prodotti
tipici della provincia, con l’invito a recarsi nei “posti giusti” per conoscerli
da vicino.
I
a tavola
// IL RE DELLA CUCINA
Il re della tavola salentina è l’olio
extravergine di oliva, quell’“oro del Salento” che si ottiene dalla spremitura
delle migliori olive (verdi e
nere), ideale da gustare crudo
come condimento ma anche
come elemento conservante,
capace di valorizzare qualunque
prodotto dell’orto. Sono tipici
della zona, infatti, i “sott’oli”:
verdure (carciofi, pomodori, zucchine, melanzane, funghi, lampasciuni, e altro) ma anche
olive e pesce (tonno e alici)
conservati in vasetti di vetro ripieni di
olio.
Tra le aziende leader nella produzione di extravergine di oliva salentino
il tacco d’Italia
47
Agosto 2009
TOUR ATTRAVERSO GLI SPACCI
AZIENDALI SPARSI
IN PROVINCIA. UNA GUIDA
COMPLETA PER I VISITATORI
CHE VOGLIONO CONOSCERE
IL TACCO D’ITALIA COME
LE PROPRIE TASCHE.
SENZA PERÒ TORNARE A CASA
CON LE TASCHE…VUOTE
è “Primoljo” di Casarano (sulla via provinciale per Supersano; tel: 0833
513433; www.primoljo.com) che propone anche olio biologico e “Dop Terra
d’Otranto”. Sempre a Casarano, è possibile fare scorta del gustoso olio salentino “Cinniri” prodotto dalla
Cooperativa ortofrutticola casaranese,
attiva dal 1970, attraverso la tecnica di
estrazione a freddo dal frantoio sociale,
che consente di mantenere intatte le
proprietà nutrizionali del prodotto (la
cooperativa sorge sulla strada provinciale Casarano-Taviano; tel: 0833
501581; www.ortocoop.com).
A Martano, si trova invece la storica
Cooperativa agricola “Nuova Generazione” (via provinciale per Borgagne;
tel: 0836 575223; www.nuova-generazione.it/) che vanta una storia trentennale nella produzione dell’olio extravergine di oliva e di prodotti ad esso
collegati (olive celline, olive kelemate,
olive leccino in salamoia). Presso
l’azienda si possono acquistare anche
altri prodotti tipici, come olive e paté
di olive, pasta artigianale, sughi, sott’oli
e creme vegetali.
// MIERU LALLÀ
Accanto alla tradizione millenaria
dell’olio d’oliva, c’è quella del vino, il
mieru (mieru lalla è il ritornello di una
celebre canzone popolare).
Tra le più antiche cantine vinicole
del Salento c’è la Cantina cooperativa
del Matino, nata nel lontano 1899.
L’azienda riunisce i produttori di vino
doc ottenuto dai preziosi vitigni Negro
Amaro e Malvasia Nera e si trova a Matino, in via Vittorio Veneto, 44 (tel 0833
506704, 0833 507049; www.cantinedelmatino.com). A Leverano, invece, si
può far visita a una delle più qualificate
cantine pugliesi, la Cantina sociale cooperativa “Vecchia Torre” (in via Marche,
1; tel: 0832 925053 ; www.cantinavecchiatorre.it), dove si producono il Leverano doc bianco, rosso e rosato, il
Briosello (bianco frizzante), il Gardner
(rosso amabile), il Lacrima, il Fiore D’Autunno (vino novello), il Primitivo e lo
Chardonnay. La Cantina ha predisposto
un adeguato locale per la degustazione
e l’acquisto dei vini, sia sfusi sia imbottigliati. Entrambe le cantine offrono un
ottimo rapporto qualità-prezzo, come
l’azienda agricola “Conti Zecca”, sempre a Leverano, in via Cesarea (tel: 0832
925613, 0832 910394; www.contizecca.it). Lo stabilimento dispone di
un’enoteca aperta dal lunedì al venerdì
(dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; sabato, solo dalle 9 alle 13).
// oTA CA TRoVi
DELLA STORIA
UN BUSINESS
In tutto il Salento il vino è storia. E
tutti i salentini hanno un nonno
che ha coltivato la terra ed ha prodotto vino. Dall’intenzione di valorizzare il patrimonio di una intera
comunità è nata l’azienda vinicola
“Feudi di Guagnano”. Giovani professionisti che, di ritorno dagli
studi al Nord, hanno ereditato le
terre dei propri nonni oppure affittato quelle di altri anziani contadini che non potevano più
occuparsene. Poi hanno compiuto
un ulteriore passo: si sono messi
insieme ed oltre a coltivare le terre
e produrre il vino, l’hanno imbottigliato e proposto sul mercato,
dando a questa operazione la
forma di una vera e propria attività
commerciale. I risultati non hanno
tradito le aspettative ed oggi
“Feudi di Guagnano” è una delle
principali etichette salentine nella
produzione di vino.
La cantina si trova a Guagnano in
via Cellino 3; tel: 0832.705422;
www.feudiguagnano.it,
[email protected].
// IL CAFFÈ È UN PIACERE
Indiscusso sovrano del chicco nero
nel Salento, è il caffè Quarta. L’omonimo
gruppo aziendale nasce a Lecce, agli inizi
degli anni Cinquanta, in una piccola bottega dedita alla torrefazione e alla degustazione del caffè. E’ vera prelibatezza
per gli amanti del caffè. Oggi lo si può
degustare in moltissimi bar della provincia e trovare in vendita nei supermercati
(Lecce, zona industriale;
tel: 0832 240983, 800.235052;
www.quartacaffe.com).
il tacco d’Italia
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Agosto 2009
// SALSINE CHE PASSIONE
Salsine che seducono il palato, dall’agrodolce al piccante.
Sughi, creme, condimenti a base di verdure, ortaggi ed erbe
aromatiche. Per assaporare questi gustosi
prodotti tipici della
tradizione gastronomica salentina, il forestiero in Terra d’Otranto non ha che
da recarsi da “Pralina”, a Melpignano
(nella zona industriale;
tel: 0836439833; www.pralinasrl.it).
Pralina produce anche pomodori secchi ed altri ortaggi esattamente come
facevano, tanti anni, le massaie salentine. Anche a Casarano, “Pullo Sottoli”
(via Vittorio Emanuele 151) offre una
vasta gamma di prodotti alimentari caserecci, come salse di aglio e peperoni,
carciofi grigliati sottolio, sottaceti, e
tante altre prelibatezze.
// LE SIGNORE DELLA TAVOLA
Non è concesso al turista nel Salento l’andar via senza aver
assaggiato la
“puccia alle ulie”,
il tradizionale pane
La frisa
alle olive nere (si consiglia vivamente di fare attenzione ai noccioli). A Casarano, si può
trovare al panificio “Coti”, in via Maglie (tel: 0833 501592) o nello storico
biscottificio “Preite” (in via Pascoli; tel:
0833.599294; www.preitebiscotti.it),
famoso anche per la produzione artigianale di biscotti caserecci, pasticceria secca, crostini, e altri prodotti da
forno tipici della provincia, come le
“frise” di grano e di orzo.
A Lecce, si
può consumare Pucce e pane salentino
un pranzo veloce
nel panificio “La
Puccia” (viale
Leopardi; tel:
0832 390901)
dove, ad un
prezzo non eccessivo, il tipico pane salentino può essere imbottito a proprio gusto.
A Galatina si trovano frise ed affini
(dolci o salati, per la colazione o per lo
spuntino) presso il Panificio Notaro
(via Gallipoli 200; tel: 0836.563476;
www.panificionotaro.it).
// oTA CA TRoVi
MUMMA.
OGGI COME IERI
Per una “mumma” come tradizione
comanda non c’è di meglio del panificio-biscottificio “Le antiche
tradizioni - De Marco”. Ha più
punti vendita: a Taviano, in via Regina Margherita 259; a Racale, in
via Fiumi Marina; a Mancaversa,
sulla litoranea Gallipoli-Leuca; ad
Alliste in via Racale 37 (tel:
0833.584551; [email protected]). Che cos’è la
mumma? La focaccia alle olive
(detta anche “cazzata”) tipica del
Salento. Croccante fuori e morbida dentro. Irrinunciabile, una
volta assaggiata.
// UN DOLCE ERRORE
Tra i dolci tipici salentini,
il pasticciotto la fa da padrone. Questa delizia nasce nel
1745 a Galatina, per un errore del pasticciere Nicola Ascalone.
Il turista in Terra d’Otranto può ancora oggi recarsi a Galatina (via Vittorio Emanuele, 17; tel: 0836 566009),
per gustarlo nella storica pasticceria
Ascalone.
Per fortuna, si trovano ottimi pasticciotti anche in moltissimi altri posti,
come la pasticceria Natale, a Lecce (in
via Trinchese; tel: 0832 256060, 0832
202462) e a Gallipoli, nell’antica pasticceria Porta Terra (piazza Imbriani,
30, angolo Via XXIV Maggio; tel:
0833.261454 - 0833.266234).
Altre dolci prelibatezze si trovano
presso l’azienda “Terra Amica” di Melissano (contrada Paduli;
tel: 0833/581753), che oltre
a prodotti dolciari produce vincotto, sughi, patè, ecc.
Mai visto altrove sono i
fichi al cioccolato: fichi farciti
con limone fresco e mandorle,
cotti a vapore e ricoperti di cioccolato. Sono un’idea di Maglio
Arte Dolciaria, azienda
di Maglie, che la presenta in una elegante cassetta di
legno (via Zara; tel: 0836
427444; www.cioccolatomaglio.it).
La cupeta, altro dolce tipico - è
realizzato con mandorle, zucchero, vaniglia e scorza di limone – è peculiarità
del Caffè Stella di Martano, che produce anche altre paste secche a base
di pasta di mandorla (via Pomerio 1;
tel: 0836 572662).
// LA CUGINA
DEL MUSTAZZOLO
Quella verace si trova presso il panificio De Marco a Mancaversa (marina
di Taviano; litoranea Gallipoli-Leuca; tel:
0833.584551). E’ simile al mustazzolo,
anch’esso al cioccolato, ma si differenzia per la forma, più grande e schiacciata, e la consistenza,
più morbida. Inoltre
le mandorle
nella mustazzera sono intere. Da veri
intenditori.
artigianato
// IERI D’USO QUOTIDIANO;
OGGI SOUVENIR
La ricchezza dell’artigianato salentino nasce da materiali poveri. Carta,
legno, creta, e pietra da sempre sono
utilizzati per creare oggetti d’uso quotidiano, trasformati oggi in preziosi souvenir. Chi si voglia affacciare alla pietra
leccese, si accorgerà subito che già allo
stato grezzo è una vera e propria piccola opera d’arte. Un vasto assortimento di orologi, sculture, vasi e
lampade realizzati con questa pietra si
può trovare a Taurisano, presso “La Pietra Taurina” (via XXIV Maggio, 8; tel:
328.3310845; www.lapietrataurina.it).
Oppure si può fare una visita all’azienda dei fratelli Pitardi di Melpignano (zona industriale;
tel: 0836/421375; www.pitardi.it)
che estrae e lavora la pietra leccese dal
1963.
Molte sono anche le aziende artigiane che lavorano la creta con finiture
il tacco d’Italia
49
Agosto 2009
manuali, utilizzando il tornio a pedale,
la modellatura e la pittura. I centri produttivi più interessanti per la ceramica
sono a Cutrofiano (città della creta) e
Lucugnano, dove tipica è la produzione
dei “fischietti” in terracotta. Per la vendita al dettaglio di questi prodotti, si
può far visita all’azienda dei fratelli
Colì nella zona industriale di Cutrofiano
(tel: 0836 545079; www.colisrl.it).
Per assistere alla creazione delle
tradizionali statuine in cartapesta, invece, si può visitare il laboratorio artigianale di Carmen Rampino a Lecce
(piazzetta Riccardi, 6; tel: 0832
331070; www.carmenrampino.it) o il
laboratorio di Riccarda Grazioli in via
degli Ammirati 1/a (tel: 0832 244339).
I tipici cesti o “panari” di vimini
realizzati con la faticosa tecnica dell’intreccio, si possono acquistare nelle
tante fiere estive oppure a Bagnolo del
Salento, presso “Cancelli Vimini” (via
Roma, 115; tel: 0836 411028).
abbigliamento
Matino. Lo spaccio di Romano-Meltin’Pot
Casarano. Lo spaccio aziendale di Filanto
// VESTIRE LE MARCHE
Il Salento è anche terra delle
buone occasioni per acquistare abbigliamento e calzature di qualità a
prezzi convenienti.
A Casarano, ottimi affari si possono
fare visitando lo spaccio aziendale di
calzature della nota azienda “Filanto”
(zona industriale, via provinciale per
Maglie; tel: 08335111). Jeans e altri
capi di prima e seconda scelta firmati
“Meltin’Pot” si possono trovare a
prezzi scontatissimi nello spaccio
// oTA CA TRoVi
GADGETS
DALLA TESTA
AI PIEDI
Per essere salentini
veri, fino al midollo, ci
sono i mille gadget de La Repubblica Salentina.
Spille, tappetini per mouse, mini tshirt, accendini, portachiavi e portacellulari; ma anche ceramiche,
calendari, capi d’abbigliamento e
chi più ne ha più ne metta. Portano tutti il logo “Repubblica Salentina” ed i colori inconfondibili:
giallo e rosso. L’obiettivo è uno
solo: promuovere il Salento. Li potete trovare in vari negozi che sposano l’iniziativa oppure ordinare
via internet attraverso il sito
www.repubblicaselentina.it.
Nello stemma Repubblica Salentina ci sono tutti i simboli peculiari
del Salento: il sole (simbolo della
natura), la torre (simbolo della storia vissuta), l’icona neolitca (il territorio e la gente), la tarantola
(cultura e tradizioni). L’idea è partita “dal basso”, da un gruppo di
giovani che hanno voluto urlare a
tutti la propria appartenenza e
l’amore per il territorio. E, forse per
questo, è stata un successo.
aziendale “Romano”, nella zona industriale di Matino (tel: 0833.302111;
www.romano.it; www.meltinpot.it).
Gli appassionati di calcio, invece,
possono fare visita allo store ufficiale
dell’Unione sportiva Lecce dove acquistare la mitica maglia del tifoso doc
con il marchio “Salento 12” piazza
Mazzini, 52; tel: 0832.332752;
www.12salento.it). Altri spacci aziendali
molto convenienti si trovano a Lecce, in
viale Aldo Moro, dove “Lecce moda” è
famoso per la vasta gamma di capi di
abbigliamento e accessori vari; vi si trovano grandi firme all’ingrosso (viale
Aldo Moro, 55; tel: 0832.393430;
wwwleccemoda.it); poi, a Nardò, lo
spaccio aziendale del marchio locale
“Barbetta” mette in vendita capi di abbigliamento casual per uomo e donna
con ottimo rapporto qualità-prezzo
(zona industriale; tel: 0833-800511;
www.barbetta.it).
//Tinne ca te mannu jeu
MANGIARE
Il motto del posto è
“Mangia, bevi e futtitinde”; in pratica è un
invito a lasciarsi sopraffare dai piaceri della tavola senza farsi troppi
scrupoli. Vale la pena cogliere il suggerimento. La “Trattoria del vizio” è
a Nardò in via Lopez, 16;
tel: 333.3705548.
DORMIRE
A Maglie, presso la
“Corte dei francesi”; si
trova in via Roma, 172
ed offre ambiente retrò ed ottima accoglienza. Tel: 0836.424282;
328.7347465; www.cortedeifrancesi.it.
il tacco d’Italia
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Per la pelletteria, “Marek Pelle” a
Ugento (via Messapica, 67; tel:
0833.556937).
// oTA CA TRoVi
TRA LE RIGHE
Le novità ma anche le pubblicazioni
più datate o più ricercate. Praticamente tutto ciò che si scrive e che
si legge in Terra d’Otranto. Per non
perdere mai il contatto con il Salento letterario, è possibile fare una
scorpacciata di libri presso la libreria on line www.salentolibri.it. Guardate la bacheca, cercate ciò che vi
interessa per argomento, autore,
per titolo o per casa editrice e poi
riempite il carrello. Impossibile rimanerne delusi. Vi resterà solo un
dubbio: leggere subito ciò che avete
acquistato oppure aspettare di essere rientrati dalle vacanze, per
concedervi una parentesi salentina
nel bel mezzo del tran tran quotidiano?
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
A Gallipoli, in uno dei
tanti lidi sul lungomare;
avrete scelta infinita e,
per musica e movida, vi sembrerà di
stare in una spiaggia romagnola.
IMBOSCARSI
Nel centro storico di
Martano ci sono delle
strade che, sotto le
stelle, vengono illuminate da una
luce tutta particolare ed offrono calore e suggestione agli innamorati in
vena di effusioni. Portatela lì.
L’ALTRA COPERTINA
Sanu sanu
sAlenTino VeRACe
Ph: Roberto Rocca
Felline. Pomodori lasciati essiccare al sole.
Le conserve che si producono in estate riscaldano in inverno
i palati più tristi. Nel Basso Salento è facile imbattersi in distese
di pomodori adagiati su lettiere realizzate con giunchi e canne
(i cosiddetti “cannizzi”). Il loro rosso vivo si confonde con quello della terra.
Sanu sanu è un’espressione indirizzata
a chi è autentico, rimasto nel tempo uguale a se stesso.
// Sanu sanu //Salentino verace
Gallipoli. Come dei girasoli che inseguono il sole.
Sono i ricci esposti sui banchi dei pescatori sul lungomare.
Impossibile non fermarsi ad assaggiarli
Ph: Roberto Rocca
ACquA e sAle
a metà mattina
CI SONO SAPORI COSÌ ANTICHI DA ESSERE SCONOSCIUTI A MOLTI
SALENTINI. LI ABBIAMO RICERCATI E TROVATI IN PICCOLE TRATTORIE,
TEMPLI DELLE BUONE FORCHETTE, E NELLE CASE DI ANZIANE CULTRICI
di LAURA LEUZZI
[email protected]
elle stradine dei centri storici ci sono dei locali
che servono ancora oggi i piatti della tradizione.
E li preparano come si faceva tanti anni fa. Nelle
cucine contadine, dove le mamme impastavano a mano
il pane e la pasta.
E poi li condivano con sughi fatti in casa. Quando
la carne era poca e si cercava di rimediare con gli or-
N
taggi della campagna. Poi ci sono piatti che si conservano solo nelle memorie delle anziane. Queste ci
hanno raccontato come li cucinano: come le loro
mamme.
Sono sapori che appartengono solo al Salento. E’
questo l’itinerario che consigliamo a chi voglia gustarne
la tradizione.
Le “cozze piccinne”
sono le lumache più piccole e con il guscio bianco.
Si preparano con un sughino leggero di pomodoro
e spezie.
// LA FRISEDDHRA
// PEZZETTI
DE CAVADDHU
// LE MONICEDDHRE
Dimenticate coltello e forchetta. La
“friseddhra” si mangia “culli mani”
(con le mani). Ogni salentino che si rispetti ha una devozione religiosa per la
“friseddhra”, un pane biscottato che
può essere di grano o di orzo. Prepararlo è semplicissimo, quasi un rituale
magico.
Primo: bagnare la “friseddha”
(sotto l’acqua corrente del rubinetto o
in una bacinella). Secondo: tagliare i
pomodorini a pezzetti; quelli piccoli e
rossi, con più succo che poi si spremono sulla superficie ruvida della “friseddha”. Terzo: aggiungere un pizzico
di sale e un po’ d’olio. C’è chi ci mette
prima il sale e poi l’olio (perché l’olio
scioglie il sale) e chi fa il contrario (per
scaramanzia).
Alla ricetta base della “friseddha”
si possono aggiungere un peperone
verde piccantissimo, olive nere, cipolla
ed un po’ d’origano.
Le “moniceddhre” sono lumache di
terra che vengono arrostite o insaporite
con soffritto di cipolla e alloro. A Cannole, il paese della “moniceddhra”, che
le dedica ogni anno una grande sagra,
ma anche nel resto del Salento, le preparano così: per un chilo di “moniceddhre”, una cipolla, un peperoncino, un
po’ d’olio ed un bicchiere di vino
bianco. Si lavano le “moniceddhre” e si
lessano senza sgusciarle in acqua bollente salata. Una volta scolate, si toglie
l’opercolo (la cosiddetta “panna”). Intanto, in una pentola si mettono a soffriggere cipolla e peperoncino. Poi si
aggiungono le “moniceddhre”, sale e
vino bianco, che va fatto evaporare per
dieci minuti a fuoco vivo. Si servono
calde. Si mangiano come meglio si
crede, anche con le mani.
I pezzetti de cavaddhu
(carne di cavallo tagliata in
pezzi) non posso mancare
in una vera tavola salentina dei giorni di
festa. Al “Vicolo” di Melissano sono
una delle portate di punta. La parte del
cavallo che serve è quella del muscolo.
La si taglia a pezzetti e la si mette
a cuocere nella pignata, la tipica pentola di creta che mantiene la temperatura e non altera i sapori, assieme a
tanti aromi (i cosiddetti “’ndori”: alloro,
rosmarino, salvia e prezzemolo), al sugo
di pomodoro e all’olio. Successivamente si aggiungono sale e peperoncino e si mette il tutto a bollire. Lentamente. Non resta che aspettare (circa
un paio d’ore) che il sugo si restringa e
la carne sia cotta e morbida.
Il “Vicolo” è a Melissano, in piazzetta Mercato vecchio.
Tel: 0833.588669; 329.1270258;
349.3338406;
mail: [email protected].
La friseddhra
è un must della tavola
salentina.
Prepararla è quasi un rito.
Almeno quanto
lo è mangiarla.
Rigorosamente culli mani
ph: Cuochella; tratta da www.flickr.com
il tacco d’Italia
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// I PUMMITORI
SCATTARISCIATI E LA SEME
I nostri contadini li mangiavano
“quannu marinnavine” (facevano merenda) a metà giornata lavorativa in
campagna. Sono i “pummitori scattarisciati” o “spritti”; la cosiddetta “sciotta
te pummitori”. Si può gustare quella
tradizionale presso “Le calandre”, trattoria gestita da Mimina Urso, che si nasconde tra le stradine del centro storico
di Presicce. Pomodori e peperoni
vanno fritti nell’olio fino a che non siano
appassiti. I pomodori rilasciano un leggero sughetto che rende più saporiti
anche i peperoni. Si consuma con il
pane o con dei crostini.
La seme non è proprio un piatto, nel
senso che non si prepara di proposito. E’
ciò che resta dalla spremitura dei pomodori, con i quali si faceva il sugo. Si metteva in un piatto e si mangiava
inzuppandoci il pane. Mimina la usa ancora per condire la frisa o il pane abbrustolito. “Le calandre” è in via Cavour
23/25 a Presicce; t.: 340.6227213.
// SAGNE TORTE
O ’NCANNULATE E MARITATI
pranzo della domenica. Sono condite
solo con sugo di pomodoro, formaggio
ricotta e basilico. Venivano preparati a
mano anche “ricchiteddhe” e “minchiareddhi”, cioè orecchiette e maccheroncini che, insieme, si dicono
“maritati”, cioè sposati, con un chiaro
riferimento sessuale suggerito dalla loro
forma particolare. Si condiscono come
le “sagne torte”; il sugo può anche essere mescolato alla “ricotta scanta” o
“ricotta forte”, una miscela di ricotta e
sale molto saporita.
Per preparare orecchiette e “minchiareddhi” ci vuole tanta pazienza. Ma
mentre le prime si preparano a mano,
per i “minchiareddhi” è necessario un
utensile detto “macaturu”, un ferro somigliante ad uno spaghetto. I “macaturi” si potevano acquistare nei
mercati; oggi è molto più raro ma, ogni
tanto, si vede ancora una signora che si
muove tra le bancarelle gridando “fierri
pi la pasta”. “Oste pazzo” è a Casarano
in corte Pellegrino; t.: 0833.513376.
Una volta era un piatto di festa. E’
la “parmigiana te maranciane” (di melanzane). Presso l’osteria “La farmacia
dei sani” in piazza del Popolo a Ruffano, la signora Ada, mamma del titolare Roberto Rizzo, taglia le melanzane
a fette e le mette a scolare con il sale;
poi le passa nella farina, nell’uovo sbattuto e le frigge in olio.
Quando è pronto, in una terrina dispone un primo strato di melanzane cui
sovrappone il condimento fatto di sugo,
polpettine di carne tritata, formaggio
grattugiato. Poi ricopre con un nuovo
strato di melanzane e decora con una
foglia di basilico. “Farmacia dei sani”,
piazza del Popolo, 14 Ruffano. Tel.
339.8332514.
// LA PITTA DI PATATE
Il primo piatto
della domenica
sono le sagne torte
o ncannulate
e i maritati,
cioè “ricchiteddhre”
e “minchiareddhri”.
// LA PARMIGIANA
TE MARANCIANE
Il nome ne evoca la morbidezza al
palato. Quella doc si gusta nella trattoria “Antico Monastero” di Massimo
Casto nel centro storico di Felline, patria della patata. Si schiacciano le patate lesse fino ad ottenere un impasto
morbido che va amalgamato con uova,
olio, formaggio sardo, pepe e sale. Si
stende uno strato di impasto sul fondo
di una terrina. Su questo si dispongono
capperi, pomodori pelati cotti con cipolla, olive. Si copre con un altro strato
“Oste pazzo” a Casarano è famoso
per il giusto mix di tradizione ed innovazione che offre ai suoi clienti. Di antico offre i sapori. Le “sagne torte”, ad
esempio. C’è chi fa derivare la loro
forma dalle colonne tortili barocche e
chi invece la avvicina a quella dei trucioli della pialla di San Giuseppe. Le
“sagne torte” o “sagne ‘ncannulate”
(tagliatelle ritorte) sono il must del
il tacco d’Italia
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Agosto 2009
di impasto. Con la mano si passa il
pane grattugiato e un po’ d’olio. “Antico Monastero” è invia Chiesa, 4 a Felline.
Tel.: 0833.985105;
www.anticomonastero.com
// I PANZAROTTI DI PATATE
piazza di Patù, di Gino De Salvo, propone ai suoi clienti le “zucchine alla
povera” e i pomodori con menta e sale
grosso.
Per la prima ricetta, basta tagliare
le zucchine e friggerle nell’olio; una
vota fritte, si condiscono con pane grattugiato, sale, aceto e menta.
I pomodori (verdi e non troppo morbidi) vanno tagliati e poi fritti nell’olio;
vi si aggiungono la menta ed il sale
grosso. Piazza Indipendenza, Patù; Tel.:
349.0584531.
// IL POLPO ALLA PIGNATA
Quelli de “Lu zonzi” (osteria “La
Casereccia”, di Mario Montinaro, nel
centro storico di Soleto; tutti la chiamano “Lu zonzi”) sono lunghi almeno
30 centimetri.
Sono i panzarotti di patate che attirano a Soleto buone forchette fin da
oltre i confini salentini.
Per prepararli, bisogna passare le
patate fino ad ottenere una purea omogenea che si amalgama con uova, farina, formaggio pecorino, prezzemolo,
sale e pepe. E menta. Aiutandosi con le
mani inumidite, si dà all’impasto la
forma di bastoncini che si passano nel
pane grattugiato e poi nell’olio bollente,
e si mangiano caldi.
“Lu zonzi” è in via Umberto I a Soleto. Tel.: 0836.663477.
Il Salento è anche pesce. E che
pesce. Se vi addentrate nel centro storico di Gallipoli, a due passi dalla Cattedrale, troverete “La Taverna di Giò e
Peppe Macchia”, di Giovanni Turco e
Giuseppe Greco. Qui preparano il
“polpo alla pignata”, cotto in un recipiente di terracotta (la pignata). Il sapore di questo piatto lascerà
soddisfatta ogni buona forchetta.
In una pignata di terracotta si versa
un bicchiere di olio extravergine di oliva,
uno spicchio d’aglio, la cipolla, il polpo,
i pomodori spezzettati, il peperoncino.
La pignata viene coperta in modo che il
polpo possa cuocere con il suo vapore a
fuoco molto basso. Si serve in tavola con
del prezzemolo fresco.
La “Taverna” è in via Garibaldi 7, a
Gallipoli; tel.: 0833.261756.
// LO SPUMONE
// INSALATA GRIKA
E SCEBLASTI
E per dolce,
spumone. La ricetta più antica
è quella detta
“di San Sebastiano” che a
Racale, patria
dello spumone,
veniva preparata in occasione della
festa patronale (2 giugno). Col tempo
sono nati altri tipi di spumone. La pasticceria Murrieri di Ilario Murrieri lo
prepara come 200 anni fa: un gelato
artigianale (con uova, latte, zucchero,
arancia grattugiata, cannella, bacche di
vaniglia) e meringa al cioccolato. Gli
altri gusti proposti da Murrieri sono:
mandorle e fichi, cassata, smeraldo,
nocciolato.
Pasticceria Murrieri è in via Mazzini,
26; tel.: 0833.553311.
// ZUCCHINE ALLA POVERA
E POMODORI CON MENTA
E SALE GROSSO
Nel profondo Capo di Leuca si preparano i piatti della tradizione contadina. “La rua dei travai”, al centro della
la cipolla, le
olive “da capasa” (quelle
nere con le
rughe), i capperi, l’origano,
il peperoncino
piccante, la rucola. La sceblasti è un pane aromatizzato della
tradizione. Viene impastato con pomodorini e altre verdure. E’ molto profumato e colorato. Griko è sulla strada
per Martignano; tel.: 0832.821829.
La Grecìa salentina ha piatti tutti
suoi. A Sternatia “Grikò” di Antonio Apostolo (sulla strada per Martignano), propone insalata grika e sceblasti.
L’insalata grika è un’insalata mista
di verdure e di ortaggi cui si aggiunge
formaggio pecorino. A Martignano la
preparano con la feta. Sono d’obbligo i
pomodori S. Marzano, i peperoni verdi,
il tacco d’Italia
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CoMu lA fAzzu jeu
Tutto ciò che cresce in campagna, si mangia.
Così dicono le signore anziane che preparano in casa
i piatti della tradizione. Come l’“acqua e sale”, “lu pani
ti li masculi”, la “carusella”, i “chiapperi all’acqua salata”
e la marmellata di frutta
// ACQUA E SALE
dell’acqua. Poi si aggiungono i pomodori spremuti, la cipolla, il basilico, il
peperone piccante. E poi olio e sale
“che ogni erba vale” (cioè insaporiscono ogni piatto a base di verdure). E’
la merenda ideale di metà mattina.
Quella che si concedevano i contadini
durante il lavoro nei campi.
// LU PANE TI LI MASCULI
E LA CARUSELLA
pani ti li masculi” (degli uomini), detto
così per il suo sapore forte, da uomini.
Ma si chiama anche “lu pani alla travignera”, perché lo mangiavano gli uomini che andavano al lavoro nei campi
a bordo del “travino”, il traino, il carretto. E’ un pane condito con acciughe,
ricotta forte, peperoni “alla carca” (alla
pressa) piccanti. La “carusella”, invece
(la conoscono in pochissimi con questo nome, fuori dai confini di Casarano)
è il fiore del finocchio selvatico. Esistono quella di terra e quella di mare;
nascono spontaneamente ai bordi delle
strade. Non vi si può rinunciare per
dare sapore ad insalate, “friseddhre” e
altre ricette.
// “I CHIAPPERI ALL’ACQUA
SALATA” E LA MARMELLATA
DI FRUTTA
Maria De Icco, Taurisano
Annita Tapete, Galatina
Si può chiamare “acqua e sale” oppure “ciardeddha”. E’ uno di quei piatti,
come la “friseddhra”, che il salentino
doc non può non amare. Annita Tapete,
di Galatina, la chiama “ciardeddha”. La
prepara da una vita. Si dispone il pane
raffermo, “quello che fa venire i denti
di oro” (così le dicevano quand’era
bambina per farle mangiare il pane
duro) in una ciotola e lo si bagna con
//Tinne ca te mannu jeu
DORMIRE
A Soleto. Nel b&b “Oli
Mia”, completamente
immerso nella natura.
Confort e relax garantiti. La struttura
sorge in via Kennedy, 24.
Cosimina Mamacchio, Casarano
In paese tutti la conoscono come
“la Cosimina te pittule tu presepe” perché nel periodo natalizio ne prepara
tantissime per il presepe vivente di Casarano.
Da buona casaranese, ricorda “lu
Si raccolgono i capperi e si mettono in un barattolo in acqua salata e
si tengono da parte per condire piatti
semplici come la “friseddhra” o più elaborati come pasta o carne. Si conservano in acqua ma quando si utilizzano
vengono messi nell’aceto. Allo stesso
modo si preparano i “pampasciuni”
che si puliscono e si mettono, crudi,
sotto sale ed olio. Maria De Icco prepara in casa anche la marmellata. Dall’intero vicinato le chiedono di farla
“comu sai signuria”. Raccoglie la frutta
e la mette a bollire. Non aggiunge altri
ingredienti.
// Dì che ti mando io
FARE IL BAGNO
Se vi sentite “in” non
potete non fare un bel
bagno a Punta della
Suina, rinomata località sulla costa
gallipolina. Ambiente da movida.
il tacco d’Italia
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IMBOSCARSI
sulle collinette di Sternatia. C’è aria buona ed
un panorama che fa da
bella cornice.
// Sanu sanu //Salentino verace
se A leTTo sei sTRessATo
mangia salentino
di LAMBERTO COPPOLA*
Hai la pelle invecchiata? È colpa
dei radicali liberi. Sono comparse le
rughe nella zona del contorno occhi? È
colpa dei Ros (Reacting Oxygen Species). E la macchie sulla pelle? È colpa
dei Ros. Ti senti stanco? È tutta colpa
dello stress ossidativo. Tumori ed infarto? Per qualcuno è anche colpa dei
Ros. Non riesci ad avere un figlio? Andiamo a vedere i Ros!
Meno conosciuta è l’influenza negativa che i radicali liberi possono esercitare sulla capacità fecondante di una
coppia nel cui partner maschile si genera una condizione di stress ossidativo. Molte delle cause dello stress dei
gameti maschili derivano da errati stili
di vita e sarebbe più semplice cercare
di evitarli piuttosto che ricorrere ai ripari. L’alimentazione gioca un ruolo
predominante non solo nell’ambito
della prevenzione, ma anche in quello
della terapia. Vale la pena ribadire, infatti, il ruolo essenziale della nostra
dieta mediterranea, uno stile che tutto
il mondo ci invidia e che, soprattutto
qui nel Salento, consente di combattere lo stress ossidativo ricorrendo semplicemente ai piaceri della tavola.
I colori accesi dei frutti della nostra
terra sono una vera e propria terapia
preventiva: nel rosso dei pomodori si
nasconde un’importante fonte di Licopene; nell’arancione dei mandarini,
delle arance e dei pompelmi si cela
un’ottima fonte di vitamina C; nelle carote abbonda il -carotene; il giallo-oro
dell’olio d’oliva fornisce importanti
quantità di polifenoli e di Vitamina E; i
frutti del nostro mare assicurano buone
quantità di Zinco; l’Astaxantina è una
naturale fonte di carotenoidi ed è responsabile della colorazione rosa delle
carne di aragoste e gamberi. Che dire
poi delle 12 erbe aromatiche, quelle
della macchia mediterranea che il
maestro Tonio Piceci ama definire“erbe di roccia”, il loro profumo sti-
mola le edorfine ipotalamiche ed eccita
i sensi, associate insieme nelle pietanze
hanno un effetto carminativo, depurante e stimolante nello stesso momento. Infine, visto che ogni buon
piatto può essere esaltato da un buon
calice di vino, ricordiamoci che anche
nel nettare degli dei, specialmente se
rosso come i nostri insuperabili Primitivo e Negroamaro, ritroviamo quegli
elementi antiossidanti, tra cui il resveratrolo, la vitis vinifera ed il tannino essenziali per ripulire le arterie dal
colesterolo, decongestionare la prostata e per rendere le nostre cellule più
vitali. Il nostro punto di forza è proprio
la dieta mediterranea e continuare su
questa strada è il modo migliore per
mantenersi in forma, anche meglio
della pillolina azzurra o degli ormoni.
Nella mia pratica clinica quotidiana
osservo, molto frequentemente, il miglioramento delle disfunzioni riproduttive e sessuali dopo aver invitato i
pazienti a seguire una terapia alimentare corretta, dopo l’allontanamento,
// oTA CA TRoVi
DOVE L’AMORE È DI CASA
L’amore fa miracoli. Le delusioni
d’amore pure. In seguito all’amore “per
una donna pessima” Antonio Baldassarre, artista di Ruffano, ha dato vita all’opera d’arte più significativa della sua
carriera: la “Residenza dell’amore”.
6mila metri quadrati tra giardino e casa
vera e propria. Qui tutto ha forma inequivocabilmente legata al sesso. Un
consiglio: attenzione ai dettagli.
La Residenza dell’amore è a Borgo
Cardigliano, sulla strada CardiglianoSpecchia.
per qualche mese, dai fattori di rischio
ambientali e dopo semplici terapie a
base di sostanze antiossidanti. Segno,
questo, di una costituzione di base
molto forte, capace di riacquistare rapidamente le proprie virtù. Noi salentini siamo cresciuti con la “frisa” e con
“pane e pomodoro”, legumi una volta
la settimana, verdura ed insalatone
miste a cena, carne solo una o al massimo due volte la settimana, prodotti
del mare in quantità; i nostri piatti sono
conditi con olio d’oliva invece del burro;
la sera, poi, al posto del cicchettino di
grappa, preferiamo un bel bicchiere di
sano e gustoso vino rosso. E si, proprio
così, avevano ragione i i vecchi quando
sapientemente dicevano che “il vino
rosso fa buon sangue”. Ma attenzione,
perché anche in questo caso est modus
in rebus: il troppo stroppia… e fa male
alla coppia.
*Specialista Andrologo e Ginecologo
Centro Medico Biologico TECNOMED,
Nardò (Lecce)
Per prenotare una visita (oppure una
notte): 347.3564971.
www.residenzadellamore.it
// Sanu sanu //Salentino verace
Taurisano, strada per Ruffano.
Angurie per strada (e dove sennò?)
Nella “bancarella semovibile” di Cosimo Paiano
Chi Vuol esseRe
salentino deve...
CHE COSA NON CI SI DEVE ASSOLUTAMENTE PERDERE SE SI VUOLE RESPIRARE A PIENI
POLMONI LO SPIRITO DI QUESTA TERRA
di LAURA LEUZZI
[email protected]
Il Salento
è una terra calda.
Sarà la passione
della gente; saranno
le tante cose belle
da vedere e da fare.
Sarà il caldo. “E più
che il caldo, l’umido”.
Ecco un vademecum
per il turista che voglia
assaporare
fino in fondo l’anima
del tacco d’Italia
è un Salento che non ci si può perdere. E’ quello delle tradizioni
che trovano origine nella notte dei tempi, ma anche delle trovate
più originali che fanno tendenza. E’ quello che il turista che voglia
entrare in pieno nello spirito di terra d’Otranto deve obbligatoriamente
vedere, gustare, conoscere. Ecco una breve guida di ciò che, chi viene in
Salento, non può fare a meno di fare.
C’
// ASSAGGIARE
IL PASTICCIOTTO DI ANDREA
ASCALONE A GALATINA
il tacco d’Italia
58
Agosto 2009
E’ conosciuto nell’intera provincia.
Anche Wladimir Luxuria, nella sua visita
in Salento, si è concessa questo il piacere. Il pasticciotto è buono dappertutto, ma quello di Ascalone (pasticceria nel centro di Galatina vedi pag.
49), vicino alla chiesa di Santa Caterina ha un gusto che è solo suo. I galatinesi non mandano giù il fatto che la
città di Lecce l’abbia riconosciuto
come un dolce tipico leccese, perché
le sue origini si devono proprio ad un
antenato di Ascalone, probabilmente di
nome Nicola, che lo inventò nel 1742.
Gli diede il nome di pasticciotto per-
ché lo realizzò con i resti di altri dolci e,
a prima vista, sembrò una torta alla
crema venuta male. Invece ebbe fortuna,
venne subito apprezzato da chiunque lo
assaggiasse, e permise ad Ascalone di
risollevarsi dalla crisi economica in cui
versava la sua pasticceria.
// BERE UN CAFFÈ
IN GHIACCIO AL LATTE
DI MANDORLA SOFFIATO
AL BAR “ALL’OMBRA
DEL BAROCCO” A LECCE
Castro. Il balcone del Belvedere. La vista toglie il respiro
consiglio: chiudere gli occhi, inspirare,
riaprire gli occhi e godere fino in fondo
di ciò che si mostra alla vista.
// FARE UN TUFFO
DAL “CIOLO”
Non si è veramente salentini se non
si assaggia il caffè in ghiaccio con latte
di mandorla soffiato. Attenzione: si beve
solo in Salento dove esiste da sempre
il culto del caffè in ghiaccio. La “sovversiva” ricetta è nata da un’intuizione
di Quarta Caffè, che l’ha concepita tre
generazioni fa.
Provate a chiederla in un bar del
Nord; vi guarderanno strani. Negli anni
il caffè in ghiaccio si è perfezionato.
L’aggiunta di latte di mandorla soffiato
è l’ultima trovata. Imperdibile. Il bar
“All’ombra del barocco” è a Lecce in
corte Cicala; tel.: 0832.242626.
// SEGUIRE LA MESSA
AL SANTUARIO DI LEUCA
Il Salento è anche devozione e spiritualità. E la messa non è uguale dappertutto. Seguirla al santuario di Leuca
è un’emozione particolare. Ci si sente
al centro del mondo. Credenti o no, è
una sensazione da provare.
// AFFACCIARSI AL BALCONE
DEL BELVEDERE A CASTRO
Forse si fatica un po’ a trovarlo perché è nascosto nelle stradine bianche
del centro storico. Ma quando ci si affaccia, la visuale lascia senza respiro.
Scogliera, mare e cielo si toccano. Un
E’ nata per caso da un’idea di Michele Castaldi, il proprietario del bar ad
un passo dalla fontana greca di Gallipoli,
circa 15 anni fa. Ma i clienti l’hanno apprezzata così tanto che è diventata richiestissima. E’ preparata con latte
montato, cioccolato fuso e, se si vuole,
con l’aggiunta di Bayles. Il bar “Canneto”
è in piazza Canneto a Gallipoli.
// COMPRARE UNA PALLA
DI PEZZA A CASARANO
Gli appassionati ricordano i leggendari di nomi di quegli eroi che,
sprezzanti del rischio, hanno compiuto
l’ardua impresa. Assaporare l’adrenalina e lanciarsi dal ponte in località
Ciolo direttamente in acqua. Un volo di
23 metri per entrare nella storia. Si dice
che qualcuno l’abbia fatto. Gli altri, un
po’ meno temerari, si accontentano di
altezze inferiori. Ma la sfida è sempre
aperta a chi la voglia cogliere. Il bello è
che nel momento in cui qualcuno si
tuffa, gli altri spettatori (qualcuno attende il proprio turno, qualcuno è solo
curioso di seguire come va a finire) rimangono in religioso silenzio oppure lo
incoraggiano a saltare. Anche il protagonista del film “L’anima gemella” con
Violante Placido tenta l’impresa.
E ce la fa.
// ASSAPORARE LA COPPA
CANNETO AL BAR CANNETO
DI GALLIPOLI
E’ un
giocattolo
tradizionale:
una palla di
stoffa colorata ripiena
di segatura
o materiale
di scarto di vario tipo, legata ad un elastico. Si lega l’elastico al dito a mo’ di
yo-yo e poi si lancia la palla in avanti
cercando di riprenderla.
Si vende soprattutto in occasione
della festa della Madonna della Campana, che si tiene a Casarano la prima
domenica dopo Pasqua, ma si trova
anche in altri periodi dell’anno.
In estate, spesso,
ci si imbatte nel signor
Angelo Perrone che
con la sua macchina
allestita a bancarella
se ne va in giro a vendere giocattoli.
// FARE LA “PASSEGGIATA
DELLE TRE PORTE” A LECCE
Ph: Roberto Rocca
Otranto. La prima alba d’Italia.
Nella foto, il faro della Palascia
// VEDERE L’ALBA
AD OTRANTO
E’ la prima alba d’Italia. Il must
vero è vederla il primo dell’anno, ma chi
viene in estate può rimediare. Dopo una
nottata sfrenata in discoteca, tappa ad
Otranto. L’emozione di salutare il sole
prima degli altri è indescrivibile.
// MANGIARE IL CORNETTO
POST-DISCO ALLA “FABBRICA
DEL CORNETTO” A GALLIPOLI
E’ una tendenza recentissima. Una
volta si sceglievano altri posti per il cornetto delle prime ore dell’alba. Ma da
quando c’è la “Fabbrica del cornetto”
non esiste ritrovo migliore dove concedersi un po’ di dolcezza. La pasticceria
si trova facilmente, varcato il centro
della città bella; si raggiunge rigorosamente a piedi, attirati dal profumo di
crema e zucchero che si sente da lontano. Bisogna arrivare in via della Provvidenza 2/4; tel.: 347.8757416.
// FARE UN FALÒ
SULLA SPIAGGIA E IL BAGNO
DI NOTTE A SAN LORENZO
10 agosto. Non si può non fare un
falò sulla spiaggia. Originariamente lo
si faceva per vedere le stelle cadenti
che in quei giorni solcano il cielo notturno. Ma poi è diventata un’occasione
per divertirsi, arrostire carne e bere
qualche bicchiere in compagnia. E, naturalmente, fare il bagno di notte. Per
chi non l’ha mai fatto: di notte l’acqua
è caldissima ed è un vero piacere.
Era una usanza anticamente riservata ai ricchi. Che potevano permettersi
cene abbondanti e poi, per mandarle
giù, si concedevano lunghe passeggiate
che toccavano le tre porte di Lecce, ovvero porta San Biagio, porta Rudiae e
porta Napoli. Di strada ce n’è un bel
po’. Alla fine del giro la cena sarà bell’e digerita. Oggi la si fa ancora, ma con
l’intento di fare un giro in centro. La
movida leccese non teme confronti.
Ph: Roberto Rocca
// CONTARE I FACCIONI
DEL CASTELLO DI CASARANO
Leggenda vuole che nessuno ci sia
mai riuscito. I faccioni che si trovano
sulla balaustra della facciata del Palazzo sono tantissimi e sono uno diverso dall’altro. Pare che arrivati a
metà, si perda il conto o una forza misteriosa impedisca di continuare nella
conta. Provateci. Anche in questo caso,
la sfida è aperta.
// VEDERE LA STATUA
DI MANUELA ARCURI A PORTO
CESAREO
// ANDARE A “BERE
QUALCOSA” AL BAR
DEL PORTO A LEUCA
Hanno pensato di dedicarla a Manuela Arcuri perché vero esempio di
bellezza mediterranea. Possibile che
non ci fosse donna salentina all’altezza del compito? Ad ogni modo è da
vedere.
Anche solo per sapere a quale
ideale di bellezza mediterranea conviene ispirarsi.
Non è che si faccia chissacchè. Si
ordina la consumazione e si sta. In
piedi o seduti non fa differenza. E intanto si guarda la gente passare e ci si
fa guardare dalla gente che passa. Il
Bar del Porto è un ritrovo per gente
chic. Se non ci sei, sei out. Si trova a
Leuca in via Doppia Croce 65; tel.:
0833.758581.
il tacco d’Italia
60
Agosto 2009
// BERE MOJITO E BALLARE
SUI LETTINI AL LIDO COCO
LOCO A TORRE SAN GIOVANNI
// MANGIARE LA PIZZELLA
DEL BAR JONIO A TORRE SAN
GIOVANNI
Ore 17.30, appuntamento fisso. Chi
frequenti il lido Coco loco (e voglia sentirsi “in”) non può esimersi dal rispettare un rito “tres chic”. Ordinare un
mojito fresco e ballare sui lettini in riva
al mare al ritmo di musica da discoteca.
E’ la preparazione must ad una
notte in pista da non dimenticare.
La pizzella dello Jonio ha fatto storia. Chi venga in Salento non può non
assaggiarla. Perché non è troppo alta
ed è croccante. E poi, appena usciti dal
mare, non c’è nulla di meglio.
Fumante e bella da vedere. Figurarsi da mangiare. Il bari Jonio è in
corso Annibale 29; tel.: 0833.931187.
// GODERE IL SOLE
IN SPIAGGIA CON IL SOTTOFONDO DI “COCCO FRESCO,
MANDORLA FRESCA”
// COMPRARE UN GELATO
DAL CARRETTO DI GALLIPOLI
chiamavano “servelade”. I salentini
hanno personalizzato. Il salumificio
Scarlino è a Taurisano, sulla strada per
Casarano; tel.: 0833.6271.
// COMPRARE
LE “ZACAREDDHE”
ALLA FESTA DI SAN ROCCO
A TORREPADULI
Sono dei nastrini colorati (ogni colore ha un significato particolare) che
si vendono in occasione della festa di
San Rocco a Torrepaduli (15 agosto). I
bambini le appendevano alle biciclette
ed i ragazzini ai motorini. Ora restano
un segno di tradizione e di devozione.
// DIRE CHE NON È
IL CALDO, MA L’UMIDO
Una volta girava in lungo e in largo
l’intera costa. Con un secchio in una
mano e tanta energia per gridare a gran
voce “Cocco fresco, mandorla fresca”.
E’ il misterioso uomo del cocco fresco.
Che oggi si è attrezzato con megafono
e, a volte, con voce registrata. Passeggia in play-back sulla spiaggia. Ma l’effetto è uguale. Al suo cocco non si può
resistere.
// FARE UN GIRO DEL CENTRO
CON TRENINO A LECCE
In altre località è usanza antica. A
Lecce è una novità che ha pochi anni di
vita, dunque non si può non approfittarne. Il trenino porta a spasso i turisti
in brevi tour panoramici del centro
della città.
Percorre tutte le vie del centro con
musiche che mettono allegria. E lui,
l’uomo del carretto, dispensa gelati e
sorrisi a chiunque si avvicini. Si ritorna
indietro nel tempo e intanto si gusta un
buon gelato artigianale.
// MANGIARE UN PANINO
CON LA “SERVOLA”
COMPRATO AL CARRETTO
PER STRADA
Se lo chiamate wurstel vi guardano
male. In Salento si chiama
“servola” ed è uno degli
alimenti più gettonati per
una cena (anche un
pranzo) veloce. Prepararla
è semplicissimo: si scotta
sul fuoco per pochi minuti
ed è pronta. Il massimo è
mangiarla nel panino, meglio se comprato ad uno
dei tanti carretti che, soprattutto in estate, circolano in libertà per le strade
salentine, meglio se con un
po’ di peperoncino sopra.
Il nome “servola” si deve a Tommaso
Scarlino, fondatore del Salumificio
Scarlino che oggi è una importante realtà imprenditoriale a livello nazionale.
Fu lui ad importare l’alimento “forestiero” dalla Germania. I tedeschi lo
il tacco d’Italia
61
Agosto 2009
Non esiste frase più pronunciata
nell’estate salentina. Tutti si lamentano
delle alte temperature. Tutti, poi, commentano: “Non è tanto il caldo, è
l’umido”, fanno di “no” con la testa, e
poi: L’umido”. E sono due. Tutti credono
di aver avuto l’intuizione dell’estate.
Tutti si dimenticano, beckettianamente,
di averla pronunciata un minuto prima
o di averla sentita pronunciare a qualcun altro. Sappia, chi viene in Salento,
che questa è una terra calda. Sarà la
passione della sua gente. Saranno le
tante cose belle da vedere o fare. Sarà
il caldo, forse. Ma più che il caldo,
l’umido.
// ATTACCARE
UN LUCCHETTO AD UN PALO
DI LECCE
Mai attore fu più imitato di Riccardo Scamarcio nel film “Tre metri
sopra il cielo”. Proprio come lui, anche
i leccesi si giurano amore eterno legando un lucchetto ad un palo. Si tratta
del palo che si affaccia sull’anfiteatro;
il numero dei lucchetti, da quando la
tendenza è stata istituita, è cresciuto
vertiginosamente.
// Sanu sanu //Salentino verace
COME NON SMARRIRSI
NEI MISTERIOSI
MEANDRI
DELLA LINGUA SALENTINA.
OVVERO, INEDITO
MANUALE
DI SOPRAVVIVENZA
PER DECRIPTARE
LE CONVERSAZIONI
IN CUI SI PUÒ INCAPPARE,
SOTTO L’OMBRELLONE,
DAL DROGHIERE,
IN DISCOTECA
senTi
a cura di ANGELA LEUZZI
chi parla
Parabita, chiacchiere di piazza
Ph: Roberto Rocca
on ci si sente completamente a proprio agio in un posto, non lo si vive al 100 per cento se non si conosce, ma a fondo, l’idioma locale. E la lingua salentina dà bel da fare al “forestiero” (ovvero chi proviene
da oltre il confine del Salento) che approda in terra d’Otranto senza un minimo di preparazione.
Ecco un manuale di sopravvivenza per “forestieri” in Salento.
N
A che stai?: a che punto sei?
Andare a mare: andare in qualche lido, ma anche nelle località di mare. Ad esempio, “vado
a mare a guardare un po’ di vetrine”; la località balneare, se
termina con –i, si considera
plurale (a es. “andare ai Pali”
significa “andare a Torre Pali”)
Andare bene: guadagnarci
Boccaccio: vasetto di vetro a
chiusura ermetica
Bottiglia: salsa di pomodoro in
bottiglia; “fare le bottiglie alla
manta”: fare il sugo in casa,
coprendo le bottiglie con una
coperta (un particolare tipo di
preparazione del sugo)
Bracioletta: polpetta di carne
dalla forma larga e schiacciata
Bruno: prugna
Ca allora: è vero (per confermare l’affermare di un altro)
Cacioricotta: ogni formaggio si
chiama “cacio”; per cui “cacio
ricotta” è il formaggio ricotta
Calarsi: entrare in acqua
Candedina: candeggina; è un
modo per rendere più delicato
il termine
Cappetta: molletta per stendere i panni ad asciugare (le
“robbe”)
Che ne vuoi da fare?: che cosa
ti interessa?
Collare: avere voglia di; ad
esempio “non gli colla di fare
niente” per “non ha voglia di
fare niente”
Curarsi di qualcosa: preoccuparsi di qualcosa
Darsi canza: calmarsi, avere
pazienza
Dimorare: far tardi
Entrare: portare dentro
Fare un giro: portare in giro
con la macchina
Farsi l’ora: essere ora di andar
via
Frisa/ frisella: piatto tipico,
una sorta di pane biscottato
Gelare: aver freddo (“mi sto
gelando” per “ho molto
freddo”)
Gira e volta: è un’espressione
praticamente intraducibile; significa che occupandosi di più
faccende, una dopo l’altra, si
perde tempo
Girare: cercare
Infiammo: infiammazione
Insultare: infastidire; “mamma,
mi insulta!”
Lacerto: il filetto, la parte
magra della carne
Lampagioni/ lamponi: particoil tacco d’Italia
lare tipo di cipolla
Mai sia/ sia mai sia: che non
sia mai!
Melone di pane: il melone;
contrapposto all’anguria ( il
“melone di acqua”)
Mena: presto
Mi gira lo stomaco: ho lo stomaco sottosopra
Mo: adesso; “mo mo”: proprio
adesso
Monti: scogli
Noiare: dare fastidio, essere
antipatico; “mi noia” per “ mi
sta antipatico”
Non averne niente: non avere
alcun guadagno; “non ne hai
niente che lo rimproveri”, per
“Non guadagni niente a rimproverarlo”
Non essere legittimo: non essere in sé
Non sentirsi: non sentirsi in
forma
Non stare bene: dare di matto
Percoco: albicocca
Piatto spaso: il piatto piano (si
può chiamare anche piatto
lato”)
Pocca: è vero/non è vero per
niente (ha entrambi i significati, a seconda del contesto in
cui viene pronunciato); può es-
62
Agosto 2009
sere un’affermazione che appoggia un’affermazione precedente oppure che la smentisce
totalmente
Pumo: particolare modo di riporre i pomodori e metterli da
parte per l’inverno; una sorta
di treccia alla quale si appendono i pomodori
Quanto pare che: appena il
tempo di
Ricotta forte: una particolare
ricotta acida dal sapore
“forte”; si può dire anche ricotta scanta”
Sagna: lasagna
Salire: portare su
Scendere: “portare giù”; ma
anche “andare al mare”, che si
suppone sia ad un livello più
basso rispetto alla città
Schiacciatina: vedi “bracioletta”
Scornarsene: provare vergogna
Sine/ none: sì/ no
Stuffare: nauseare; “la carne
mi stuffa” significa “la carne mi
dà nausea”
Uscire: portare fuori
Uscire l’occhio: avere desiderio di vedere qualcuno, dopo
tanto tempo che non lo si vede
Villa: giardino comunale
// Numeri utili //Asl Lecce
L’UFFICIO RELAZIONI
CON IL PUBBLICO
[email protected]
Lecce
Ospedale “V.Fazzi”
piazzetta Muratore
tel. 0832/661459 – Fax 0832/661446
Asl Lecce
via Miglietta, 5 – 73100 Lecce - tel. 0832/215111 – www.asl.lecce.it
// PRESIDI ASSISTENZA SANITARIA TURISTICA
In attesa dell’attivazione dei Presidi di Assistenza Sanitaria Turistica
l’utenza potrà rivolgersi, a secondo della gravità del caso:
per URGENZE ED EMERGENZE
• al Servizio 118
• al Pronto Soccorso ospedalieri
per le PATOLOGIE DIFFERIBILI
• agli ambulatori dei medici di Medicina generale e Pediatri di Libera
scelta
• alle sedi di continuità assistenziale (Guardia Medica)
• nelle 24 ore dei giorni festivi;
• dalle ore 20.00 alle 8.00 nei giorni feriali;
• dalle ore 10.00 del sabato e sino alle ore 8.00 del lunedì
Campi Salentina
Ospedale “S.Pio da Pietralcina”
via San Donaci
tel. 0832/790215 – fax 0832/790224
Casarano
Ospedale “F. Ferrari”
via Circonvallazione
tel. 0833/508450 – fax 0833/508450
Copertino
Ospedale “S. Giuseppe da Copertino”
via Carmiano
tel. 0832/936394 –fax 0832/947786
Gagliano del Capo
Distretto socio-sanitario
via San Vincenzo – Gagliano del Capo
tel. 0833/540458 – fax 0833/540569
Galatina
Ospedale “Santa Caterina Novella”
via Roma
tel. 0836/529269
118
SERVIZIO DI EMERGENZA-URGENZA SANITARIA
DELLA PROVINCIA DI LECCE
Perché il soccorso sia sempre tempestivo ed efficace occorre rivolgersi al servizio 118 solo nelle reali situazioni di emergenza o urgenza.
E’ corretto rivolgersi al 118:
• in caso di incidente stradale con feriti
• in caso di incidenti domestici o sul lavoro
• in caso di grave malore
• in caso di sospetto pericolo di vita
(emorragia profusa, perdita di coscienza, severa difficoltà respiratoria, dolore toracico, convulsioni, improvvisa perdita di forza ad un
arto etc.).
E’ improprio rivolgersi al 118
• in caso di patologie croniche che non presentino peggioramenti
improvvisi
• per una consulenza
• per prescrizione di farmaci
• per l’esecuzione di esami
• per i trasferimenti tra ospedali o strutture di ricovero
• per i ricoveri ospedalieri ordinari
• per eseguire terapie domiciliari o per la temporanea indisponibilità
degli altri servizi di assistenza sanitaria
Di fronte ad un’emergenza comporre il numero “118” ed
esporre con calma il problema all’operatore, cercando di essere il più possibile precisi nelle risposte.
il tacco d’Italia
Distretto socio-sanitario
piazza Bottazzi – Tel/Fax 0832/215610
numero verde 800259897
63
Agosto 2009
Gallipoli
Ospedale “Sacro Cuore”
via per Alezio
tel. 0833/270438 – fax 0833/270720
Distretto socio-sanitario
via XX Settembre
tel. 0833/270310
Maglie
Ospedale “M. Tamborino”
via P. De Lorentiis
tel. 0836/420353 – fax / num. Verde
800239246
Distretto socio-sanitario
via P. De Lorenzis – Maglie
tel. 0836/420357
Nardò
Distretto socio-sanitario
piazza Croce Rossa – Nardò
tel 0833/568421
Poggiardo
Distretto socio-sanitario
via F. Pispico
tel. 0836/908332
Scorrano
Ospedale “I. Veris delli Ponti”
via G. delli Ponti
tel. 0836/420534
guARdiA MediCA
Distretto di Lecce
Arnesano
Lecce
Monteroni di Lecce
- Lequile
- San Pietro in Lama
Lizzanello
- Cavallino
San Cesario di Lecce
San Donato di Lecce
Surbo
via Trento, 1
piazza Bottazzi, 1
via Einaudi, 38
via Grazia
Distretto di Casarano
Casarano
c/o P.O. “F.Ferrari”
via Circonvallazione
Collepasso
via Avvocato Longo s.n.
Matino
via Malta, 5
Parabita
via G. Ferrari, 14
Ruffano
via P. Micca, 5
- Supersano
Taurisano
via Negrelli
Distretto di Gagliano del Capo
Alessano
corte Roma, 3
Castrignano del Capo piazza Municipio
- Patù
Corsano
via Regina Elena
- Tiggiano
Gagliano del Capo
c/o O. “Daniele Romasi”
via San Vincenzo
Miggiano
piazza Municipio
- Montesano Salentino
- Specchia
Presicce
via Toscanini
- Acquarica del Capo
Salve
via Cairoli
- Morciano di Leuca
Tricase
via S. Spirito
Ugento
piazza Italia
Distretto di Gallipoli
Alezio
Casarano
- Alliste
Gallipoli
Melissano
Racale
Sannicola
Taviano
Tuglie
0832/651116
c/o Ospedale “Galateo” 0832/215466
via Sant’Antonio
0832/658175
via Don F. Cosma, 100 0832/362450
Distretto di Campi Salentina
Campi Salentina
via Trento
Carmiano
piazza Principe di Napoli
Novoli
via Pendino, 34
Salice Salentino
via G. Pascoli
- Guagnano
Squinzano
via S.Giovanni, 70
Trepuzzi
via Stazione
Veglie
via IV Novembre
Distretto di Galatina
Aradeo
Cutrofiano
- Sogliano Cavour
Galatina
- Soleto
Neviano
0832/324097
0832/343460
0832/326482
0832/790217
0832/606452
0832/712405
0832/732286
0832/784843
0832/758474
0832/966340
0833/504117
0833/345655
0833/506361
0833/594389
0833/691159
0833/622386
0833/521954
0833/751293
Distretto di Maglie
Bagnolo del Salento
- Cannole
- Palmariggi
Corigliano d’Otranto
- Cursi
- Melpignano
Maglie
- Scorrano
Muro Leccese
Otranto
Distretto di Martano
Calimera
- Caprarica di Lecce
- Castrì di Lecce
- Martignano
Martano
- Carpignano Salentino
- Castrignano De’ Greci
Melendugno
Sternatia
- Zollino
Vernole
Distretto di Nardò
Copertino
Galatone
- Seclì
Leverano
Nardò
Porto Cesareo
- Boncore
via R. Mancini
0836/318062
via Ferrovia
0836/329137
c/o Ospedale di Maglie 0836/420201
via Ferramosca - Maglie
via Dante Alighieri
0836/342304
via S. Giuseppe
0836/801676
via S. D’Acquisto
0832/873998
via Savoia – Martano
0836/571267
via D’Amelio
via B. Ancora
0832/831002
0836/666032
via Pascali
0832/892303
c/o P.O. “S. Giuseppe da Copertino”
via Carmiano
0832/932551
via Milano
0833/867190
(ang. via Paraporti)
0833/568342
via Menotti, 59
0832/925170
via Bonfante, 2
0833/564021
0833/568371
via Dante Alighieri, 18 0833/569545
0833/532318
0833/791219
0833/761070
0833/727531
0833/741103
0833/544118
0833/555371
via Matteotti s.n.
via E. Fieramosca s.n.
0836/554819
0836/515382
via Roma s.n.
0836/529272
via Dante, 1
0836/619588
Distretto di Poggiardo
Andrano
via Pigafetta s.n.
- Spongano
Botrugno
c/o Casa di Riposo
largo Indipendenza
- San Cassiano
- Sanarica
Castro
via Sant’Antonio, 59
Nociglia
via Roma
Poggiardo
c/o Ospedale via Pispico
- Giuggianello
- Ortelle
- Diso
Santa Cesarea Terme via della Resistenza
Uggiano La Chiesa
via Rubrichi
- Cocumola
- Giurdignano
- Minervino di Lecce
0836/992285
0836/947476
0836/936311
0836/908311
0836/958153
0836/812361
// ospedAli
Lecce
Campi Salentina
Casarano
Copertino
Gagliano
Galatina
Gallipoli
Maglie
Nardò
Poggiardo
San Cesario di Lecce
Scorrano
via Umberto I
0833/281691
c/o Ospedale di Casarano0833/504117
via F. Ferrari di Casarano
via Lungomare Marconi 0833/266250
via Regina Margherita 0833/581163
via F. Quarta, 14
0833/552776
piazza della Repubblica 0833/231641
via Immacolata, 71
0833/912306
via Risorgimento
0833/596663
il tacco d’Italia
0836/926015
64
Agosto 2009
0832/661111
0832/790111
0833/508111
0832/936111
0833/540111
0836/529111
0833/270111
0836/420111
0833/568111
0836/908111
0832/215023
0836/420111
// Consigli utili
CoMe pRoTeggeRsi
dal solleone
CONSIGLI PRATICI PER AFFRONTARE I RISCHI DEL CALDO ESTIVO
// LE TRE REGOLE
PIÙ IMPORTANTI
Evitate di uscire nelle ore
più calde del giornata (dalle
11.00 alle 18.00)
Bevete molto e spesso,
anche se non avete sete
Fate pasti leggeri e mangiare molta frutta e verdura
Ai primi segnali
di malessere
è opportuno
rivolgersi al proprio
medico curante o,
nelle ore serali e nei
giorni festivi,
alla guardia medica
// IN CASA
Aprite le finestre al mattino
e nelle ore notturne, chiudete le tende o le tapparelle
nelle ore più calde
Scegliete gli ambienti più
freschi, possibilmente ventilati o dotati di aria condizionata (evitando le correnti)
Fate pulire i filtri dei condizionatori periodicamente
(sono un ricettacolo di polveri e batteri) e regolate la
temperatura a 25/27° C, e
comunque non troppo bassa
rispetto a quella esterna
Limitate l’uso dei fornelli e
del forno
Fate le provviste degli alimenti principali (acqua,
frutta e verdura, pasta)
Fate bagni o docce con
acqua tiepida
Copritevi quando passate da
un ambiente molto caldo ad
uno con aria condizionata
La brochure informativa
a cura della Asl Lecce
// MENU ESTIVO
Sì a:
- Pasti leggeri e frequenti
(l’ideale è cinque al giorno)
- Acqua o tè (meglio se deteinato); almeno due litri al
giorno
- Pasta e riso, ma in quantità controllate
- Meglio il pesce di carne o
formaggi
- Frutta e verdura in abbondanza
- Gelati al gusto di frutta,
perché più ricchi d’acqua
No a:
- Bevande fredde e ghiacciate
- Birra e alcolici
- Fritti, intingoli, insaccati,
cibi piccanti
- Succhi di frutta e bevande
gassate
- Caffè (meglio limitarne
l’assunzione)
// ALL’ARIA APERTA
- Evitate l’esposizione diretta
al sole
- Vestite con abiti leggeri e
non aderenti, di colore
chiaro e in fibre naturali
- Utilizzate creme solari ad
alto fattore protettivo
Se abitate da soli, mantenete un contatto
giornaliero con una persona di fiducia tramite
il telefono. Se non riuscite a chiamare voi,
chiedete di essere chiamati da qualcuno
regolarmente
il tacco d’Italia
- Indossate cappello e occhiali da sole
- Riposate frequentemente,
e portate con voi una bottiglia d’acqua
- In auto, accendete il climatizzatore ed usate le tendine
parasole
- Tenetevi informati sulle
previsioni del tempo
- In caso di mal di testa, bagnatevi con acqua fresca
// IL “PIANO CALORE”
Per i cittadini della Provincia
di Lecce, la referente del
“Piano calore” per la Asl Le
è la dott.ssa Canitano
(0832/215650) che, in
caso di caldo eccessivo,
provvederà ad avvertire direttori dei Distretti socio-sanitari e medici di Medicina
Generale.
Stare con altre
persone aiuta
a sopportare meglio
il caldo. Se potete
muovervi è bello
andare in luoghi
freschi
// COME DIFENDERE
DAL CALDO LA VOSTRA
SALUTE
Se assumete farmaci o se
siete affetti da malattie im-
65
Agosto 2009
portanti (diabete, bronchite
cronica, ipertensione, problemi cardio-circolatori, malattie neurologiche):
non smettete di prendere i
vostri farmaci e non cambiate la dose solita senza
aver prima consultato il medico;
se vi sentite peggio del solito o avvertite nuovi sintomi
come febbre, vomito, diarrea, crampi, mal di testa,
spossatezza, rivolgetevi subito al vostro medico curante;
non assumete integratori di
sali minerali senza consultare il vostro medico.
// COME
COMPORTARSI
IN CASO
DI EMERGENZA
In caso di colpo di calore,
colpo di sole o collasso, far
sdraiare la persona in posizione supina in luogo fresco
e ventilato con le gambe
sollevate ed eseguire delle
spugnature con acqua
fredda.
Se la persona è cosciente,
somministrare dei liquidi
non ghiacciati (non alcool o
caffè).
// IN RETE
Sul sito della Protezione civile www.protezionecivile.it (link
meteo) è possibile
consultare giornalmente il bollettino di
vigilanza metereologica.
Per informazioni più
dettagliate andate
sul sito www.ministerodellasalute.it.
// Tutti i numeri utili
RUBRICA TELEFONICA ESSENZIALE PER IL TURISTA NEL SALENTO
// 112. CARABINIERI
// AUTOBUS
Lecce
Casarano
Castrignano del Capo
Galatina
Gallipoli
Maglie
Nardò
Otranto
Porto Cesareo
Santa Cesarea Terme
Tricase
Ugento
D’Anna (Squinzano)
Borman autoservizi (Racale)
Elios (Calimera)
Ferrovie del Sud Est (Lecce)
Maraschio & Malerba (Maglie)
Marozzi (Bari)
Sgm (Lecce)
0832 311011 - 0832 318682
0833 516200
0833 752351
0836 568899 - 0836 561010
0833 266190 - 0833 267400
0836 421310 – 0836 425400
0833 871010
0836 801010
0833 560610 - 0833 569010
0836 944019
0833 544010 - 0833 546400
0833 555010 - 0833 556767
0832 6931
0836 638211
0833 267711
0833 870211
0836 805531
0833 626211
// 117. GUARDIA DI FINANZA
Lecce
Casarano
Gallipoli
Maglie
Otranto
Porto Cesareo
Tricase
0832 672111
0833 501257
0833 266112
0836 483017
0836 804421
0833 569052
0833 544033
// 115. VIGILI DEL FUOCO
Lecce
Casarano
Gallipoli
Maglie
Tricase
Ugento
Veglie
0832 223311
0833 599504
0833 202222
0836 428715
0833 545353
0833 556013
0832 966107
// VIGILI URBANI
Lecce
0832 315454; 0832 233211
Casarano
0833 502211
Castrignano del Capo
0833 751216
Gallipoli
0833 294218
Nardò
0833 572116
Otranto
0836 801735
Ugento
0833 555770
// CAPITANERIA DI PORTO
Gallipoli
Otranto
Torre San Giovanni
0833 266862
0836 801073
0833 931368
// AEREI
Brindisi
Bari
0831 418963
080 5382370
Lecce, piazza Mazzini
Lecce, stazione Fs
Lecce, piazza S. Oronzo
0832 246150
0832 247978
0832 306045
Lecce
Rolli autonoleggi
Baglivi tours autonoleggio
Europcar
Hertz italia Noleggio auto e furgoni
Imbriani autonoleggio
Maggiore Rent S.p.A.
0832 392703
0832/331533
800.014410
0832/228848
0832/303043
848.867067
Maglie
De Donno Autonoleggio
0836/428876
Nardò
Autoservizi Chiffi s.r.l.
Guglielmo De Nuzzo S.p.A.
Autonoleggio
0833/873378
0833/513242
0836/802195 - 0836/802340
0836/806319
Tricase
Società Esercizio Autotrasporti
0833/544917
Ugento
Salentour Autonoleggio
Holiday Service S.r.l.
0833/932404
0833/556640
// NOLEGGIO BICI
0832 301016
0832 241931
347/0080105
340/0832176
Centro nautico mare
0833/758110
Sailorman
0833 758813 - 334 9621792
0833/575161
Gallipoli
Noleggio Bici Gallipoli
340/3404542
Otranto
L’azienda Noleggio Bici
Cooperativa Oriente Noleggio Bici
0836/804658
335/7220046
335/7240900 - 335/7240902
Castro
Onda blu
il tacco d’Italia
0836/943516
66
// NOLEGGIO MOTO
Gallipoli
Noleggio Moto e Scooter Gallipoli
335/7220046
340/3404542
349/4766415
// INFO POINT
Lecce, Apt
0832.248092 - 332463 – 314117
Lecce, Centro per il turismo culturale 0832.683611
683604 - 683398
I.A.T. Castrignano del Capo-Marina
di Leuca
0833/758249
I.A.T. Castro Marina
0836/943340
I.A.T. Copertino
0832/949010
I.A.T. Gagliano del Capo
0833/547132
I.A.T. Gallipoli
0833/262529
I.A.T. Martano
0836/575272
I.A.T. Melendugno
0832/881338
I.A.T. Morciano di Leuca
Marina di Torre Vado
0833/711403
I.A.T. Muro Leccese
0836/342203
I.A.T. Nardò – Santa Maria al Bagno 0833/573026
I.A.T. Otranto
0836/801436
I.A.T. Poggiardo
800.551155
I.A.T. Salve
0833/712202
I.A.T. Santa Cesarea Terme
0836/944043
I.A.T. Ugento-Torre San Giovanni
0833/937011
I.A.T. Vernole
0832/861141
// PRO LOCO
Nardò
INPRIMIS Noleggio Bici
Ugento
Noleggio Bici
0836/943916
Santa Maria di Leuca
Charter Fernando Petrarca
Otranto
Cooperativa Oriente Noleggio
Moto e Bici
// NOLEGGIO AUTO
Otranto
Autoservizi SRL
Otranto
Durlindana Noleggio barche
Torre dell’Orso
Cooperativa La folgore
338/4896633 0832/881325 - 0832/832219
// NOLEGGIO BARCHE
// TRENI
Lecce, Ferrovie dello Stato
Lecce, Ferrovie del Sud Est
Seat (Tricase)
Sita (Bari)
Stp (Lecce)
// TAXI
// 113. POLIZIA
Lecce
Galatina
Gallipoli
Nardò
Otranto
Taurisano
0832 785600
0833 502511
0832 871153
0832 668111
0836 428483
080 5790211
0832 340898
0832 230431
0833 544917
080 5790216
0832 316951
Gallipoli
Cooperativa Il Faro
328/2776679
AF Nautica
0833 1990050 - 348 9805188
Agosto 2009
Andrano
Cannole
Carpignano
Castrignano del Capo
Castro
Gagliano del Capo
Galatina
Gallipoli
Lecce
Maglie
Melpignano
Nardò
Porto Cesareo
Specchia
Tricase
Ugento
0836 921284
0836 318970
349 5643026 - 0836 586821
0833 758161
0836 943317
0833 791264
0836 562304
0833 263007
0832 453972 - 0832 650662
0836 485448
0836 331589
0833 574221 – 0833 506002
0833 569086 - 0833 856442
0833 539157
0833 544799 - 0833 541884
0833 555644 - 0833 554374
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