La Redazione
risponde
Illegittimità costituzionale
per la norma che lede i diritti
pensionistici dei profughi
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
A pagina 5
anno XIV - n° 2
Febbraio 2008
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi padre Flaminio Rocchi
La ragione storica del Ricordo
La cornice politica nella quale quest’anno si va a commemorare il Giorno del Ricordo potrebbe essere la meno favorevole degli ultimi anni e la più
adatta a riaprire antiche ferite anziché a guarirle. Grave disattenzione da
parte del Governo nei confronti delle legittime istanze degli esuli, colpevole
omissione nella legge finanziaria di adeguate risorse per le (peraltro limitate)
esigenze di questi cittadini italiani (due volte italiani) che con i loro beni
immobili e mobili hanno pagato per intero e per molto di più i danni di
guerra dell’Italia. Un’Italia nel concreto immemore si accinge a celebrare
con gli esuli questo Giorno del Ricordo che pure il Parlamento ha votato
quasi all’unanimità.
Da qui, dalla delusione per la totale assenza di tangibile attenzione per
una categoria di grande dignità morale, di esemplare condotta civile, scaturisce il sentimento di delusione e di sfiducia che si riverbera – lo sentiamo –
anche sul Giorno del Ricordo. Questa comunità è composta oggi sia da
persone anziane, il cui tempo per avere giustizia si va restringendo, sia da
giovani che non hanno dimenticato e trasmetteranno alle loro famiglie questa eredità di affetti e di memorie.
«Non celebriamolo per protesta», viene detto da alcuni, «disertiamo le
cerimonie...». Eppure il Giorno del Ricordo – che, certo, riveste un valore
storico e ideale piuttosto che economico – è stato fortissimamente voluto
dalle associazioni della Diaspora; solo in seconda battuta e recentemente
una parte di esse lo ha ritenuto solo un “contentino” per non pagare quanto
dovuto. La Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati
attribuisce invece a questa ricorrenza tutto il suo significato di riconciliazione nazionale, ma ha manifestato ripetutamente la sua indignazione per l’inerzia dimostrata dalla coalizione di maggioranza.
Patrizia C. Hansen
segue a pagina 2
Finanziati per un triennio
i progetti culturali
delle associazioni degli esuli
Firmato a Roma dalla Federazione il rinnovo della convenzione
Mentre l’Esecutivo di governo elimina dalla
Finanziaria ogni minimo provvedimento a favore dei profughi giuliani e dalmati, è stata almeno
firmata lo scorso 11 dicembre la convenzione
tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e
il Ministero degli Affari Esteri, da una parte, e i
rappresentanti della Federazione delle Associazioni degli esuli, dall’altra, il rinnovo della convenzione prevista dalla Legge 193/04 (già L. 72/
2001) per il sostegno delle attività di studio e di
ricerca volte, come recita la normativa, alla «tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e
dalla Dalmazia». I finanziamenti messi a disposizione riguarderanno, come negli anni precedenti, progetti elaborati nei settori
culturale, storico, musicale, artistico, e presentati alla Commissione
interministeriale che valuterà la loro rispondenza e congruità allo spirito e ai
contenuti della legge stessa. La Federazione delle Associazioni era rappresentata
da Renzo Codarin (accompagnato da Lucio Toth, Guido Brazzoduro e Giorgio
Varisco). Il nuovo triennio va dal 2007 al 2009 così come previsto dalla Finanziaria. In bilancio un totale di 1.550.000 euro per ciascuno dei tre anni. Spetta
ora alle associazioni predisporre nei primi mesi del 2008 i progetti.
«Si tratta di una legge – ha commentato Codarin – che ci ha dato grandi
soddisfazioni permettendoci di portare avanti un’attività in tutti i campi onde
valorizzare la nostra cultura. La convenzione firmata ci dona serenità anche per
quanto concerne l’organizzazione del prossimo 10 Febbraio, Giorno del Ricordo, che vuole essere un momento degno per parlare di noi, della storia, della
cultura, della tragedia ma anche del futuro, all’interno di manifestazioni che
siano anche esemplari della nostra civiltà. In questi anni sono stati pubblicati
volumi, si sono svolti convegni, sono stati realizzati spettacoli, sono stati avviati
contatti e relazioni che ci rendono ricchi, è un patrimonio che intendiamo implementare anche con l’aiuto di questa legge che si sta rivelando fondamentale».
d.a.
Filatelia, Capodistria e Zara
le due prossime emissioni
Si è tenuta a Roma, a metà del dicembre scorso, la
semestrale riunione della Consulta nazionale per le carte-valori postali e la filatelia. Nel corso dei lavori, presieduti dal
ministro Gentiloni, si è anche discusso del recente caso del
francobollo di Fiume. I due membri della Consulta Giorgio
Benvenuto e Bruno Crevato-Selvaggi hanno illustrato l’ottima
riuscita della presentazione del francobollo, tenutasi a Milano
lo scorso 10 dicembre, con una grande partecipazione
contraddistinta da senso patriottico e civico unito a grande
dignità.
La Consulta ha integrato il programma delle emissioni
2008, per cui è prevista l’uscita, il 9 febbraio, del francobollo
per il Liceo Carlo Combi di Capodistria, ed ha iniziato ad
affrontare il programma 2009. In quest’ambito, il Ministro ha
approvato informalmente – riservando, come di rito, l’approvazione ufficiale del programma 2009 alla Consulta che si
terrà verso aprile 2009 – l’emissione di pochi francobolli (altri
verranno decisi successivamente).
Uno di questi francobolli approvati, che era stato presentato e caldeggiato dai due Consultori Benvenuto e CrevatoSelvaggi, è quello dedicato ai 600 anni della dedizione di
Zara a Venezia, avvenuta nel 1409, di cui è stata sottolineata
la rilevanza esclusivamente storica; il francobollo verrà quindi
emesso da Poste Italiane nel 2009, in data da stabilirsi
(presumibilmente il 10 febbraio).
Il manifesto ufficiale dell’ANVGD per il Giorno del Ricordo 2008.
Autrice la grafica Jordana Canova
Giorno del Ricordo,
il calendario on line
Il calendario delle manifestazioni per il Giorno del Ricordo è consultabile sul nostro sito internet www.anvgd.it,
seguendo le indicazioni “Giorno del Ricordo” o cliccando
sul manifesto ufficiale di quest’anno. Le notizie vengono
aggiornate più volte al giorno, in base alle comunicazioni
che ci provengono da tutta Italia e dal mondo. La consultazione avviene per Regione e per Comune.
...e l’apertura straordinaria della sede nazionale
Sempre in occasione del Giorno del Ricordo e per
favorire l’accesso ad ogni informazione o necessità
organizzativa, la Sede nazionale dell’ANVGD (tel/fax 06. 58
16 852 e mail [email protected]) resterà aperta da lunedì 3 a
venerdì 15 febbraio tutti i giorni dalle 8.00 alle 20.00 con
orario continuato.
Risorgimento:
i protagonisti giuliano-dalmati
nel saggio di Lucio Toth allegato a questo numero
personaggi e vicende delle lotte per l’indipendenza dell’Italia
Quanti conoscono, anche tra le persone più colte,
il contributo dei giuliani e dei dalmati al Risorgimento?
Il loro apporto fu entusiasta e costante, nonostante la
complessa cornice storica nella quale si trovarono ad
operare, italiani d’Austria come si diceva allora. E tuttavia presero parte attiva e generosa al processo di elaborazione dell’idea liberale e democratica che vedeva nell’affrancamento dei territori orientali dalla soggezione
all’impero asbugico e nell’affermazione dello Stato unitario la chiave di volta della costruzione di un’Italia e di
un’Europa di popoli liberi e di diritti riconosciuti.
L’ANVGD e la Federazione delle Associazioni
sulla protesta croata
Toth: «il diritto di ricordare con un francobollo
una storia di indipendenza e di italianità»
Codarin: «reazioni quanto meno anacronistiche»
Ormai il governo
croato è al ridicolo. Incurante di esporsi, ha
rinnovato la sua polemica nei confronti dell’Italia a proposito del
francobollo, regalando
all’emissione una pubblicità gratuita che è
rimbalzata anche sul prestigioso quotidiano francese “Le
Monde”. Il 12 dicembre, due giorni dopo la presentazione
ufficiale a Milano e a Trieste, Zagabria, tramite il Ministero
degli Esteri e delle Integrazioni Europee, ha consegnato una
durissima nota di protesta al Governo italiano, chiedendo
segue a pagina 2
Nulla nella Finanziaria per gli Esuli
La reazione della Federazione:
«Governo debole,
la morte dello Stato»
La copertina della “Domenica del Corriere” del 17 ottobre 1954,
che, in occasione del ritorno di Trieste all’Italia, riproduce i soldati
italiani nelle divise del 1918 (dal calendario 2008 pubblicato
dal Comitato ANVGD di Torino, per gentile concessione della RCS)
segue a pagina 2
segue a pagina 2
In english language to page 14
En lengua española en la página 15
Bruno Crevato-Selvaggi
Ecco dunque il testo inserito nella Finanziaria 2008,
maxiemendamento 2, articolo 2, comma 505: L’articolo 6,
comma 3, della legge 15 aprile 1985, n. 140, si interpreta
nel senso che la maggiorazione prevista dal comma 1 del
medesimo articolo si perequa a partire dal momento della
concessione della maggiorazione medesima agli aventi
diritto.
Diventa legge la più spregevole delle normative, in
contrapposizione a tutte le sentenze della Magistratura,
finanche della Cassazione. Non resta ora la strada che la
causa per inco-stituzionalità di una normativa studiata appositamente per far risparmiare soldi all’INPS, svuotando le
tasche dei nostri profughi. Con questa legge la maggiorazione ai profughi pensionati INPS (circa 15 euro al mese)
spetta dal momento in cui la chiedono: gli aumenti vengono poi col tempo. In tutte le interpretazioni della Magistratura, invece, tale maggiorazione doveva essere uguale per
tutti (attualmente circa 33 euro al mese), indipendentemente
da quando richiesta.
Chi aspettava invece dalla Finanziaria un rinvigorimento
dell’ufficio del Ministero dell’Economia che si occupa della evasione delle domande di indennizzo in base alla Legge 137/2001, è rimasto parimenti deluso. Nessun reintegro
del gruppo di lavoro dell’ INPS che per più di un anno aveva
Palatucci and the Fiume Channel
A new biography about the young police inspector from Fiume
who was deported to Dachau
La ANVGD y la Federación de las Asociaciones sobre la protesta croata
Toth: «el derecho a recordar con un sello
una historia de independencia y de italianidad»
Poste Italiane SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
2
DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
fatti e commenti
continua dalla prima pagina
continua dalla prima pagina
La ragione storica del Ricordo
Risorgimento:
i protagonisti giuliano-dalmati
Mentre è fiorita un’abbondante letteratura sull’argomento foibe ed esodo, premiata da un largo successo di acquisti nelle librerie, vi sono stati
anche opinionisti, peraltro isolati, che hanno criticato tutti i giorni della memoria un po’ in generale, compreso quello della Shoah, perché essi non
avrebbero molto senso se concepiti per imporre una versione di Stato politicamente corretta. È vero certamente che la ricerca storica non può e non
dev’essere soggiogata a verità imposte dall’alto ma essere il frutto della libera
indagine degli studiosi che la elaborano e la trasmettono all’opinione pubblica, che ne fa oggetto e ragione di conoscenza e di condivisione. Ma è
altrettanto vero che la memoria scaturisce dalla mente, dalla carne, dalle
esperienze vissute, ed ogni ammanco di memoria nella storia comporta un
vuoto di identità, di sostanza, di prospettive.
* * *
Il Giorno del Ricordo, nella sua interezza, non è stato concepito soltanto
come omaggio al passato, ad un passato di dolore non quantificabile, ma
insieme come premessa necessaria ad una sua elaborazione futura. Perché
la storia dell’Adriatico orientale, nelle sue ricche sfaccettature, non si riduce
– non si può e non si deve ridurre, pena l’implosione – alla pur tremenda
esperienza del Novecento: deve piuttosto recuperare l’ampia memoria della civiltà cresciuta sulle rive dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, una
civiltà feconda di relazioni antiche con la Penisola e capace di realizzare
plurisecolari equilibri e convivenze con i popoli contermini, di tessere le
trame di una società civile, economica, artistica di primissimo piano nella
cornice della civiltà occidentale, europea, italiana. Questo è il senso profondo del Giorno del Ricordo: non una mera ricorrenza del calendario da celebrare ritualmente, rinfocolando polemiche che ancora una volta passano
sulle teste degli esuli e offendono i loro cuori, ma una conferma di una
ragione storica da condividere con l’opinione pubblica, con le scuole, con
le università, con le istituzioni. Solo in questo modo la memoria delle genti
giuliano-dalmate può avere un futuro, se entra in circolo, se viene studiata e
metabolizzata, se diventa storia più che memoria.
Si vuole abbandonare questa sfida?
Restano, naturalmente, la delusione e il senso profondo di offesa per la
noncuranza con la quale questo Esecutivo ha liquidato le aspettative degli
esuli, che dopo sessant’anni attendono – con una fiducia verso l’Italia pari
solo al loro ingenuo amore verso di essa – di vedersi riconosciuto dallo Stato
italiano l’equo indennizzo per i beni espropriati (per la vita espropriata non
esiste indennizzo). Italiani autoctoni, loro, di territori perduti e non per loro
colpa, per i quali non ci sono tesoretti e rinnovi di contratto.
Ma il Giorno del Ricordo è un’altra cosa. Contiene il tesoro della loro
esperienza, della loro indole, di una storia antica e composita che non può
essere colpevolmente disperso. È il pegno del futuro, il solo che può assicurare la proiezione dell’identità italiana fiorita sulle rive dell’Adriatico orientale nella veloce, spesso confusa evoluzione dei tempi e degli uomini.
Patrizia C. Hansen
continua dalla prima pagina
Nulla nella Finanziaria per gli Esuli
La reazione della Federazione:
«Governo debole, la morte dello Stato»
affiancato i ministeriali nello smaltimento delle domande arretrate. Restano così in tre gli addetti al Ministero, con più di mille pratiche ancora in
attesa. Tattica vergognosa ma delittuosamente comprensibile: più tardi
finiranno i pagamenti della legge del
2001, più tardi si metterà mano ad una
legge che dovrà erogare il saldo definitivo. Una vera e ulteriore presa in
giro a cui il Governo ci ha ormai abituato. Nell’apprendere dell’ennesima
rinuncia ad affrontare la questione dell’emendamento alla Finanziaria proposto dalla Federazione degli Esuli da
parte del Governo, il presidente, Renzo
Codarin, ha diramato il comunicato
che segue.
«Non avremmo mai voluto assistere ad un’altra, meschina, sconfitta del
Governo nei nostri confronti. Nel momento in cui nella Finanziaria si giunge a sopprimere i diritti pre-videnziali
– riconosciuti agli esuli giulianodalmati dai tribunali e dalla Cassazione
–, con una norma, l’attuale 512 dell’art.
2 del maxi-emendamento che ci danneggia. [...] Le assicurazioni che ci erano state date da ministri e sottosegretari sul necessario emendamento, si sciolgono come neve al sole, ci chiediamo
con che coraggio si rivolgeranno a noi
per chiedere ancora rispetto o pazienza. Siamo decisi, a questo punto, a rivolgerci alla Corte Costituzionale e, se
ciò non bastasse, a ricorrere, così
come previsto dalle Leggi – e noi siamo gente rispettosa dell’onore e della giustizia – a tribunali europei per i
diritti dell’uomo e dei gruppi minacciati, tale oggi ci sentiamo nel nostro
Paese. E non ci consolano i cedimenti
che si ravvisano su tutti i fronti a livello nazionale ed internazionale
dell’Italia, il rispetto che ci è dovuto
è venuto meno e noi protesteremo e
ci opporremo fino alla fine».
Red.
nel saggio di Lucio Toth allegato a questo numero
personaggi e vicende delle lotte per l’indipendenza dell’Italia
Dopo la liberazione dal carcere, Manin, alla testa delle sue
«L’unità nazionale infatti non fu raggiunta con la proguardie portanti le aste sormontanti le bandiere italiana e
clamazione del Regno d’Italia nel 1861 – scrive Toth nella
della Serenissima, salito su una tavola, proclama la
premessa –, perché il processo di unificazione si sarebbe
Repubblica
di Venezia. Era il 22 marzo 1848. Era con lui
compiuto soltanto in tre fasi successive: l’annessione del
Nicolò Tommaseo, che nel 1847 era stato arrestato per un
Veneto e del Friuli centro-occidentale nel 1866, l’annessuo discorso in cui apertamente richiedeva la libertà di
sione di Roma e del Lazio nel 1870 e la “redenzione” del
stampa. Fu liberato a furor di popolo il 17 marzo 1848
Trentino e della Venezia Giulia nel 1918, che costituiva lo
insieme a Daniele Manin
scopo dichiarato di una guerra rivelatasi estremamente sanguinosa. Quella «Grande Guerra» rimasta nella memoria
Nuova edizione dell’opuscolo ANVGD sulle Foibe
delle generazioni per le altissime perdite di vite umane.
È un dovere quindi ricordare anche il contributo che a
La delegazione ANVGD di Pescara ha provveduto a riquesto processo di unificazione hanno portato regioni che
successivamente le vicende della storia hanno distaccato stampare in una nuova edizione l’opuscolo pubbllicato nel
dal territorio nazionale, come l’Istria, Fiume e la Dalmazia, 2006 come supplemento a “Difesa Adriatica” di febbraio,
che in quella Piazza dell’Unità, a Trieste, riconoscono il dal titolo Perché le Foibe.
La sintetica ed esaustiva ricostruzione del fenomeno
loro simbolo carico di emozioni e di ideali collettivi».
In questo saggio Lucio Toth rievoca pagine e personag- delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata (1944-1954), ad
opera del presidente ANVGDToth, ha
gi di primo piano, dalla richiesta nel
avuto infatti una larga diffusione ed
1848 all’imperatore Ferdinando I di
ha ottenuto un’accoglienza favoreconcedere la Costituzione, sino alvole, tanto che la redazione di “Dil’annessione di quelle regioni all’Itafesa Adriatica” ne ha esaurito le colia in virtù del trattato di pace di
pie.
Rapallo del 1920 e del trattato di
Da qui l’opportuna iniziativa
Roma del 1924, che riconosceva
della delegata per l’A NVGD di
all’Italia anche Fiume.
Pescara, prof.ssa Donaella Bracali,
L’insieme permette di comprendi realizzare una seconda edizione
dere come la storia della Venezia
corredata anche di immagini degli
Giulia e della Dalmazia non sia staeventi narrati, con il generoso aiuto
ta avulsa dal contesto italiano più
e sotto il patrocinio dell’Amministraampio e dall’evoluzione del suo
Zara, la Riva Nuova
dopo uno dei terribili bombardamenti zione provinciale di Pescara.
quadro storico.
continua dalla prima pagina
L’ANVGD e la Federazione delle Associazioni sulla protesta croata
Toth: «il diritto di ricordare con un francobollo
una storia di indipendenza e di italianità»
Codarin: «reazioni quanto meno anacronistiche»
niente di meno che «misure corrispondenti al fine di evitare l’ulteriore diffusione del francobollo» che – prosegue
la nota della Croazia – «aggraverebbe
in caso contrario un gesto dell’Italia
già contrario allo spirito di amicizia e
buon vicinato». Insomma, o la storia
è tutta croata, dalle origini ai nostri giorni, o non è, e chi si permette di ricordare il contrario è un nemico della
Croazia. Tipico e banale esempio di
sindrome da sudditanza culturale.
Mentre il presidente Mesic proclama la croaticità ab origine dell’Adriatico orientale (si veda la cronaca alla
pagina 2) in un consesso di sedicenti
storici che di metodologia storica nulla evidentemente sanno, la diplomazia (si fa per dire) di Zagabria persiste
con cieca e sorda ostinazione ad avanzare richieste strampalate che nessuna cancelleria del mondo si sognerebbe di concepire. Il livello di immaturità
politica e democratica dimostrata con
questa infantile insistenza sull’orlo di
una crisi di nervi è realmente preoccupante, per un Paese che aspira (o
aspirava?) ad entrare nell’Unione Europea.
Molti segnali, anche di cronaca
quotidiana, inducono al timore che la
stessa società civile croata non solo non
sia evoluta in senso democratico e liberale, ma sia anzi pericolosamente
involuta.
Naturalmente l’ANVGD e la Federazione delle Associazioni sono intervenute nelle persone dei rispettivi presidenti a commento della protesta
croata. «Che Fiume sia stata una città
di lingua e cultura prevalentemente italiana, come tutto il Quarnero dal Medioevo fino al 1945 – osserva il presidente dell’ANVGD, Lucio Toth – è un
dato storico, comprovato dalla memoria dei suoi figli e dall’ampia documentazione sopravvissuta agli scempi delle milizie titine che devastarono archi-
Finalmente in vendita il francobollo su Fiume
Dal 10 dicembre il francobollo «Fiume - Terra orientale
già italiana» che sollevò le proteste della Croazia e del quale venne sospesa la presentazione del 30 novembre, è in
vendita agli sportelli postali. Identico, come abbiamo detto
su “Difesa” di gennaio.
L’improvviso rinvio di fine novembre aveva scatenato la
caccia all’acquisto su internet ad un prezzo base di 300,00
euro, cifra convulsamente salita nei giorni successivi. Il 1°
novembre, su una asta on-line, era stato proposto il foglio
intero da cinquanta pezzi a 30mila euro! Alcuni avevano
parlato addrrittura di nuovo “Gronchi rosa”. E nelle settimane di attesa sono stati segnalati anche taluni falsi.
L’annullo del 10 dicembre ha avuto luogo a Milano,
presso lo Spazio Filatelia di via Cordusio, e a Trieste in due
punti, presso lo sportello filatelico di via Vittorio Veneto e
nell’area richiesta dalla Lega nazionale in piazza Unità d’Italia. Nel primo pomeriggio il Circolo della stampa del capoluogo lombardo ha ospitato un incontro pubblico dedicato
all’emissione, «dopo quaranta giorni esatti – ha rimarcato
Guido Brazzoduro, sindaco del Libero Comune di Fiume
in Esilio – il tempo giusto di Quaresima». In quella sede è
stato ricordato che l’emissione del francobollo era stata fermata il 30 ottobre da Poste Italiane per non suscitare «polemiche con la Croazia in periodo elettorale». Una preoccupazione risibile, che ha suscitato l’unanime sdegno di tutte
le associazioni degli esuli. Erano presenti al Circolo della
Stampa, oltre a Guido Brazzoduro, Fulvio Mohoratz, assessore alla Cultura del Libero Comune; per il Comune di
Milano il Vicesindaco Riccardo De Corato; per l’ANVGD il
presidente nazionale Lucio Toth, il prof. Bruno Crevato Selvaggi, della Consulta Filatelica, gli onorevoli Carlo
Giovanardi e Giorgio Benvenuto. Questi ultimi hanno voluto sottolineare come il francobollo riporti «un pezzo di
storia che diventa cultura del Paese. Lo stesso può essere
interpretato come una lettera d’amore dei fiumani alla loro
città». Dal canto suo il vicesindaco di Milano ha reso noto
che il 10 febbraio una via centrale di Milano sarà intitolata
a Fiume.
vi e biblioteche. Che poi Fiume sia appartenuta allo Stato italiano due volte,
dal 1805 al 1808 e dal 1924 al 1947,
è un dato giuridicamente inconfutabile, a meno di voler mettere in discussione i principi del diritto internazionale». «Poste Italiane e gli Esuli fiumani
– ha aggiunto Toth – cui fu intimato di
lasciare la loro città con una sola valigia se volevano restare italiani e lo
hanno fatto in 45.000 su 50.000, abbandonando case, fabbriche, botteghe, navi che erano il frutto della loro
secolare laboriosità, hanno tutto il diritto di ricordare con un francobollo
una storia di indipendenza e di
italianità di cui sono fieri. Non ricada
la Croazia, mentre aspira ad entrare
nell’Unione Europea, nel rigurgito pericoloso degli infantilismi balcanici»,
conclude Toth.
E Renzo Codarin, presidente della
Federazione degli Esuli, ha detto tra
l’altro: «queste reazioni appaiono
quanto meno anacronistiche. D’altronde non possiamo pretendere che si
cancellino decenni di controversie con
un colpo di spugna.
Considero questi atteggiamenti di
certa parte dell’opinione pubblica
croata, solo delle code di quei
dissapori che hanno creato profonde
spaccature tra realtà che oggi l’Europa
cerca di recuperare ad un nuovo, e
più alto, livello di rapporti. Io continuo a credere nell’Europa».
Un commento anche da Guido
Brazzoduro, sindaco del Libero Comune di Fiume in esilio: «Francamente
ero convinto che i quaranta giorni di
rinvio dell’emissione del francobollo
dedicato a Fiume, potessero bastare a
chiarire le posizioni. Evidentemente
così non è stato. Credo che il significato dell’evento abbia molteplici campi di lettura, tutti positivi e che non lasciano dubbi sulla nostra volontà di
testimoniare, anche attraverso questi
eventi, della ricchezza di una città che
nell’orgoglio del proprio passato fonda buona parte del suo ruolo odierno
nella società croata ed in quella internazionale».
p.c.h.
Febbraio 2008
3
DIFESA ADRIATICA
cultura e libri
In questi recenti anni la produzione editoriale sui temi dell’esodo, delle
Foibe, e più in generale della storia e
della cultura dell’Adriatico orientale ha
fatto registrare un’accelerazione inimmaginabile. I volumi che ci pervengono in redazione superano da tempo,
di gran lunga, la possibilità, per un
periodico mensile qual è il nostro, di
darne più ampia notizia: certamente
vanno ad arricchire la nostra biblioteca, aperta e frequentata da giovani laureandi e ricercatori, che qui trovano
testi e consulenza.
Nella ricorrenza del Giorno del
Ricordo crediamo di fare cosa gradita, ed utile, segnalando alcuni – soltanto alcuni – dei titoli che nell’arco di
un anno ci sono giunti. Si tratta di una
piccola scelta, non esaustiva naturalmente, di testi diversi per disciplina
(storia, letteratura, memorialistica, arte)
e periodi presi in esame. Avremo cura,
nei prossimi mesi, di pubblicare altre
segnalazioni. Queste – non ne abbiano a male gli autori che qui non compaiono ancora – sono soltanto le prime.
p. c. h.
Mario Dassovich, Fiume, Segna e
le vicende del Quarnero interno dal
periodo medievale al 1717, Del Bianco Editore, Udine 2007, pp. 372, con
un’appendice iconografica, euro
25,00
«Sono poche le prime notizie sul
nuovo abitato di Fiume. [...] Secondo
il Radetti la mancanza assoluta di dati
non permetterebbe di valutare con
certezza la consistenza di Fiume in
questo periodo [il XIII secolo], ma [...]
si potrebbe pensare che il piccolo centro urbano del Quarnero allora non
vivesse soltanto dell’agricoltura locale ma che fosse riuscito adavviare “un
certo commercio di transito [...]”».
Un corposo saggio storico, questo
di Dassovich, che illumina le vicende
di Fiume nel Medioevo attraverso fonti e documenti, sino all’età moderna.
Posta da sempre al confine tra civiltà e
signorie, a quanto comprovano le prime testimonianze storiche la città dovette fare ab antiquo i conti con aspirazioni e pretese opposte, derivandone nei secoli una identità e una coscienza civica del tutto peculiari.
DarioVoloskan, Confine, AER ClubEdizioni Il Melograno, Milano 2007,
pp. 356, euro 16,80
«Il tema della fuga oltre il confine
è ricco di varianti [...]. Il confine orientale, invece, [...] è [...] mutevole negli
Libri per sapere, per ricordare, per divulgare
Breve rassegna di titoli di argomento giuliano-dalmato
anni e nei secoli, serpeggiante [...]. Un
esame più accurato ci rivela un’altra
realtà: questa frontiera fu, al suo debutto, anche un pezzo della Cortina
di Ferro [...] Nasce un nuovo sport, oltre
al salto dei pasti e tiro di cinghia. C’è il
salto oltre frontiera senza passaporto.
Si elencano le trovate per fare fessi i
guardiani del nascente paradiso socialista. Ci sarebbe da scrivere un manuale: “Come saltare il fosso e rimanere
felicemente illesi”».
Nato a Fiume, residente a Venezia, l’Autore di questi racconti raccolti
in volume è stato capitano di lungo
corso. Nelle sue pagine Voloskan dà
corpo a personaggi dolenti che aspirano, in un contesto ostile, quello dell’occupazione titina dell’Istria e della
sua città natale, ad affrancarsi da un
regime totalitario e da una condizione umana di umiliazione. Per ricordare il clima di quegli anni e le ragioni
dell’esodo.
Nello San Gallo, La storia di
Cinzia, MASED Editore, Udine 2007,
pp. 199, euro 13,00
«Non si era meravigliato di aver
sentito la necessità, quando si era profilata l’eventualità di una guerra tra
l’Austria e l’Italia, di scegliere l’Italia
[...] ma era anche consapevole di quello che si lasciava dietro alle spalle: un
padre e un fratello che erano di tutt’altre idee».
Nativo di Capodistria, residente a
Udine, San Gallo immagina la vicenda sentimentale di Cinzia e Roberto al
tempo della Prima guerra mondiale e
sullo sfondo del paesaggio friulano.
Roberto è un ufficiale della Marina italiana, sospettato di essere una spia
austriaca e per questo processato e
condannato a morte. Una storia dall’epilogo tragico, che illumina le contraddizioni insite nelle scelte individuali e collettive.
Manlio Granbassi, Dall’abisso dell’odio. Autunno 1943 (con scitti di F.
Salimbeni e R. Spazzali), Famiglia
Pisinota, Trieste 2006, pp. 159, s.i.p.
«Ma torniamo ai servizi sulle foibe.
La direttiva che mi fu data era questa:
raccontare le cose di cui si è certi, non
romanzare nulla, non esagerare con i
toni. E fu un bene, percé questo mi
aiutò anon cedere alla retorica [...]. I
fatti erano esattamente quelli che an-
davo descrivendo. Incredibili, mai sentiti di uguali nelle nostre terre a memoria d’uomo. E li raccontai con scrupolosa fedeltà».
Nato a Pisino nel 1920, laureatosi
in Legge nel 1942, entrò nella redazione de “Il Piccolo” di Trieste, per
uscirne, al termine della sua carriera
giornalistica, nel 1978. Nel 1943 venne inviato dal giornale sui luoghi degli
eccidi delle foibe, «esperienza – come
si legge nella bandella della quarta di
copertina – professionalmente eccezionale e umanamente tragica».
Granbassi risulta essere stato il primo
giornalista italiano, allora ventitreenne,
a rivelare all’opinione pubblica del
resto d’Italia l’orrore degli infoibamenti.
Questo volume, corredato dei contributi di due noti storici, Fulvio Salimbeni e Roberto Spazzali, comprende i
servizi apparsi sul quotidiano triestino
dal 15 ottobre al 27 novembre 1943.
servizi, come rileva Spazzali nel suo
intervento, che costituiscono «una
documentazione storica d’estremo
interesse, in quanto vanno ben oltre il
semplice mestiere del giornalismo» per
l’accuratezza delle descrizioni, il rigido controllo delle fonti e delle notizie,
lo spirito d’indagine nel recesso delle
più efferate violenze concepite per
odio etnico e ideologico. Un libro da
leggere per il suo rigore.
Nicolò Luxardo De Franchi,
Behind the Rocks of zara, The University of Western Australia, Perth, pp.
116, s. i. p.
Si tratta della traduzione in lingua
inglese del volume Dietro gli scogli di
Zara, che ha conosciuto ben tre edizioni. È il racconto del dramma dei fratelli Nicolò e Pietro Luxardo, imprenditori ed esponenti di spicco della vita
politica e civile di Zara, vittime delle
soppressioni attuate dagli occupanti
jugoslavi dei territori dalmati nel 1944.
Per lunghi anni la famiglia Luxardo
ha cercato in ogni modo di conoscere
la verità sulla sorte dei propri cari, vagliando ogni documento relativo al
processo-farsa con cui il regime di Tito
giustificò a posteriori l’esecuzione di
Nicolò e della moglie. Il volume rievoca gli anni giovanili dei protagonisti, l’operosa comunità italiana di Zara
(di cui è il simbolo il liquore distillato
della fabbrica dei Luxardo), il dolore
di un’intera popolazione.
Nicolò Luxardo De Franchi nel
1944 si unisce allo zio per la ricostruzione dell’industria fondata nel 1821,
distrutta in Zara dai bombardamenti
anglo-americani e le confische slave.
Assume infine la direzione tecnica
dell’azienda.
Nel 1958 costituisce a Padova il
primo Gruppo Giovani Industriali
d’Italia, partecipando attivamente al
rinnovo della Confindustria; membro
del Consiglio Nazionale Economia e
Lavoro (CNEL) dal 1980, regge la presidenza della Commissione Industria,
Artigianato, Commercio eTurismo dal
1980 al 1989 ed è presidente della
Commissione Piccola Industria di Bruxelles dal 1978 al 1984.
Presidente della Società Dalmata
d Storia Patria, fondata a Zara nel 1926,
ne dirige la collezione Atti e Memorie
dal 1976, con dodici volumi pubblicati. Direttore della “Rivista Dalmatica” fondata a Zara nel 1899, tra
le più antiche riviste italiane, ha pubblicato oltre cinquanta studi storici su
Genova, Piacenza e Dalmazia.
Sul prossimo nunero di “Difesa”
pubblicheremo nella pagina in inglese un estratto di questa edizione.
Luigi Tomaz, Francesco Patritio da
Cherso. Un grande italiano del Rinascimento, Edizioni ANVGD-THINK ADV,
Conselve (padova) 2007, pp. 270, s. i. p.
«La Cherso del ’500 era già fiorente nel suo Rinascimento italico quando vi nacque Francesco. La ‘Città’, che
aveva questo titolo come Comunità
autonoma nei suoi antichissimi ordinamenti civici [...] si regegva con i pro-
pri Statuti unificati e riscritti in perfetti
caratteri italiani con decori policromi
nel 1440».
Con la sua consueta erudizione
non scevra da pungente verve polemica, Luigi Tomaz – uno dei massimi
studiosi di storia dell’arte e della civiltà letteraria dell’Adriatico orientale
dall’età romana al Rinascimento, si
dedica alla figura e allopera di Francesco Patrizi, filosofo, storico e poligrafo
di schietta e comprovata appartenenza alla cultura italiana che gli ambienti accademici croati insistono da tempo – come per molti altri casi, da Marco Polo a Ruggero Boscovich – a spacciare per croato. Il volume di Tomaz
traccia un profilo filologicamente documentato quanto a fonti e testi, dal
quale emergono i tratti di un autentico intellettuale coinvolto nelle speculazioni filosofiche del suo tempo,
interlocutore di prestigiosi esponenti
del Rinascimento italiano, autore di
testi editi a Venezia, Ferrara, Roma.
Con le sua profonda conoscenza
e la scrupolosa citazione delle fonti del
tempo Tomaz ha gioco facile nel demolire il castello di carte della propaganda che oggi lo vorrebbe assimilare alla croaticità.
continua a pagina 4
Una curiosa
e accattivante
locandina pubblicitaria
del maraschino Luxardo
L’Archivio della prof.ssa Maria Rita Saulle
donato all’Archivio Centrale dello Stato
alla presenza del ministro Francesco Rutelli
Roma. Il 10 dicembre 2007, presso la Biblioteca “Crociera” del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali in via del Collegio Romano, si è tenuta la
conferenza stampa per la donazione all’Archivio Centrale dello Stato dell’archivio personale della prof.ssa Maria Rita Saulle. All’importante convegno
sono intervenuti il ministro Francesco Rutelli e in qualità di relatori il Direttore Generale per gli Archivi Maurizio Fallace, il Sovrintendente all’Archivio
Centrale dello Stato Aldo G. Ricci e naturalmente la prof.ssa Saulle. Presenti
in sala per l’occasione il dott. Marino Micich dell’Archivio Museo Storico di
Fiume che ha portato i saluti dell’on. Lucio Toth.
Le carte d‘archivio del fondo Saulle sono molto importanti per lo studio
di diverse questioni, tra cui quelle relative agli accordi di Dayton (1995) sulla
Bosnia e quelle concernenti i diritti negati alle donne o al mondo dell’infanzia. Esiste però anche una sezione dell’archivio Saulle dedicata alle
problematiche storiche e giuridiche dei diritti negati agli esuli giuliano-dalmati;
a tale riguardo la prof.ssa Saulle ha ricordato ai presenti in sala di essersi
occupata per moltissimi anni e ai più alti livelli dei problemi dei rifugiati,
pubblicando una serie di importanti saggi e articoli relativi anche alla tutela
degli esuli istriani, fiumani e dalmati, in parte apparsi anche sulla rivista Fiume.
Per lunghi anni docente universitario di diritto internazionale la prof.ssa
Saulle, nel 1996, è stata nominata Presidente della commissione per la restituzione dei beni immobili ai profughi e ai rifugiati, mentre nel 2005 il Presidente della Repubblica Ciampi l’ha nominata Giudice della Corte costituzionale. Ben 35 libri e centinaia di articoli scientifici fanno da corollario a
una lunga e stimata carriera.
L’Archivio Saulle sarà consultabile a partire dal 2008, secondo quanto
riferito dai patrocinatori dell’iniziativa presso l’Archivio Centrale dello Stato
dell’EUR; a due passi quindi dal Quartiere giuliano-dalmata di Roma.
Marino Micich
4
DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
cultura e libri
continua da pagina 3
Il racconto essenziale
Libri per sapere,
di
Franco
Enrico
per ricordare, per divulgare
Breve rassegna di titoli di argomento giuliano-dalmato
Gabriella Chmet, Libera, Mgs
Press, Trieste 2007, pp. 191, euro
16,50
«Dopo aver appreso da voci confuse che i partigiani rappresentavano
un reale pericolo per la vita degli italiani, Costantino portò sua moglie e la
figlioletta a Portole [...]. Qualche giorno dopo, al mattino, sulla porta di casa
sua c’erano delle scritte minacciose.
Persone che lo conoscevano, [...] scrissero in slavo ‘Morte a Costantino!Viva
Stalin! Vita Tito!».
Nata a Capodistria nel 1973, l’Autrice ha vissuto ed ha studiato in Istria
fin quando si è stabilita a Trieste, dove
lavora. Libera è una donna istriana nata
ai primi del Novecento, il che le consente di vivere e di patire tre sovranità
diverse e due conflitti mondiali, che
devastano la trama di una civiltà, quella istriana, nei secoli fautrice di un clima di convivenza tra popoli e lingue
diversi. Il feroce nazionalismo dei regimi totalitari stravolge irrimediabilmente quel volto civile della società istriana, e travolge persone, comunità e beni. Le dolenti riflessioni di
Gabriella Chmet sullo sfacelo della ex
Jugoslavia e sulla difficile condizione
di essere figlia di italiani «rimasti»,
poste a conclusione del suo romanzo, donano un valore aggiunto al racconto. Un romanzo da leggere, sul
quale meditare.
Gabrio Gabriele, Carte di famiglia,
il Filo, Roma 2007, pp. 183, euro
15,00
«La popolazione impotente non
poté garantire o preservare l’incolumità
dei fratelli. Dove fu umanamente possibile, ad Abbazia, Fiume e in tutta la
provincia, numerosi furono i casi si
solidarietà. E chi li aiutò agì rischiando la propria vita. [...] A rasserenare
gli animi giunse la buona notizia, almeno una, che il vescovo di Fiume,
attraverso una estenuante trattativa con
il comando tedesco, era riuscito a ottenere la garanzia che al momento del
ritiro delle truppe dal paese, il porto
sarebbe stato risparmiato».
L’Autore, nativo di Fiume, affida a
questo libro i ricordi dell’infanzia trascorsa nella cornice di Abbazia, minacciata prima e investita poi, al pari
dell’Istria, dalla Seconda guerra mondiale. Figure e situazioni di una città
aggredita e precipitata nella scabrosa
condizione di terra di nessuno, vengono richiamate sulla pagina con apprezzabile immediatezza. I ricordi
sono nitidi, come nitida è la percezione del pericolo imminente e della tragedia. Tra i personaggi citati in queste
pagine c’è anche l’ultimo questore di
Fiume, una presenza che l’Autore sembra aver sfiorato, certamente almeno
con il cuore.
Cristiano Caracci, La luce di
Ragusa, Santi Quaranta editore,
Treviso 2005, pp. 163, euro 11,00
«Da noi il danaro o, magari, la
poesia, altrimenti l’avventura, sono più
apprezzate della bellezza femminile;
infatti, nessuno può discutere il fascino e la castità ineguagliabili delle nostre nobildonne; [...] O, forse la meraviglia dei palazzi, l’abbondanza straripante delle botteghe, il numero spropositato di chiese chiostri conventi,
l’accorrere e il discorrere per affari, ci
distraggono, ci distolgono da pensieri
lascivi e il contare perperi iperperi
ducati fiorini zecchini oro turco, se è
peccare di avidità, salva l’anima da
altre tentazioni».
Udinese, Caracci è cultore della
storia della Repubblica di Ragusa, alla
quale ha dedicato un precedente volume. Alla sua prima opera narrativa,
l’Autore si cimenta qui nella ricostruzione d’ambiente, entra nella cornice
della vivace vita mercantile e culturale della città di San Biagio avvalendosi
di uno stile colto ma fluido, attento ai
dettagli e alle sfumature. Non manca,
diffusa in tutte le pagine, una sottile
aura d’esotismo, ispirata anche dalla
più volte richiamata contiguità di
Ragusa con la Sublime Porta. I personaggi e i paesaggi, cesellati con perizia, richiamano dalle profondità della
storia l’evoluzione e la proiezione di
una piccola ma agguerrita comunità
nel grande scenario delle potenze europee.
Maria Grazia Ziberna, Storia della Venezia Giulia, ANVGD-Comitato di
Gorizia, Gorizia 2007, pp. 78, s.i.p.
«In Istria l’avvento del comunismo
di Tito ebbe serie conseguenze anche
a livello economico. L’interruzione dei
traffici con l’Italia ritardò enormemente
la ripresa della penisola istriana [...].
L’esodo di buona parte delle forze di
lavoro contribuì ad aggravare la situazione, perché non esisteva manodopera preparata per sostituire coloro che
se ne erano andati.
Anmcora negli anni Cinquanta la
situazione appariva precaria nell’industria, nell’agricoltura, nei servizi sociali
e nelle infrastrutture».
Una pubblicazione agile, questa
di Maria Grazia Ziberna, docente di
origine istriana, nella quale sono riassunte le grandi linee della storia dei
territori orientali da Gorizia all’Istria
sino ai nostri giorni. Il testo – come
scrive nella presentazione il presidente del Comitato isontino dell’ANVGD –
«è destinato a tutti, ma soprattutto ai
giovani studenti delle scuole medie
superiori, quale accessorio didattico da
aggiungersi ai testi scolastici. [...] Naturalmente la narrazione dei fatti avviene in un contesto nazionale ed europeo: non si è in grado, infatti, di cogliere appieno la ragione di un fatto se
non lo si pone in relazione a quanto
accade nella medesima area geografica».
Un lavoro dunque di grande utilità per colmare vuoti di sapere.
p.c.h.
Gaspardis
La prima sensazione che si
prova leggendo il volumetto di
Gaspardis, esule da Fiume, è
quella di ritornare bambini e sentire quell’affetto che solo un nonno, una nonna possono dare.
È lo stesso titolo a suggerirci
che la narrazione non ha età. La
lettura scorre veloce, il linguaggio semplice ma efficace aiuta a
cogliere l’essenzialità della narrazione. La nota predominante,
oltre ad una buona dote di fantasia e di estro letterario, è la concatenazione apparentemente
casuale degli avvenimenti, che
ritroviamo soprattutto nei racconti
della prima parte, quelli dedicati
alla suspence. Non sono proprio
gialli né racconti di genere in senso stretto: credo vadano definiti
piuttosto folgorazioni, flash letterari. Particolarmente interessante
quello dal titolo Handless, non solo per l’intreccio narrativo quanto piuttosto per la descrizione di una certa atmosfera (estranea ai soliti giri turistici)
della città eterna. Di grande effetto la conclusione, che ovviamente non va
svelata, ma affidata alla curiosità del lettore.
Storie e personaggi si susseguono apparentemente senza ordine, quasi
sospesi nel tempo e nello spazio. Eppure alla fine del libro si ha come
l’impressione di aver concluso un itinerario vissuto e partecipato con le
persone che abbiamo incontrato nella nostra lettura.
Ma al di là delle valutazioni letterarie vale la pena sottolineare come
l’autore abbia anche il merito di affrontare temi difficili e contemporanei
(come, ad esempio, la pedofilia, l’immigrazione clandestina, la separazione coniugale, etc.) con una leggerezza ed una ironia rare a trovarsi. Il suo è
un mondo variegato, dalle mille sfumature, ed il suo vuole essere un altro
punto di vista, al di fuori del coro. E ce lo offre con la saggezza e la semplicità che sono proprie di coloro che nella vita hanno sofferto. Ognuno di noi
ha una sua sofferenza, ma il dolore può portarci a chiuderci o ad aprirci
verso il mondo. E questo è quello che è capitato al nostro autore.
Una apertura, un affetto verso tutto ciò che lo circonda. Varrebbe un
discorso a parte il racconto dal titolo Lazzaro, dedicato alle foibe. Affrontare
questo tema significa provare a raccontare ad un bambino una tragedia dei
nostri giorni. Non si deve aver paura di ricordare, non bisogna rimuovere
per non rinnovare la sofferenza. Bisogna avere il coraggio di farsi piccoli e
con lo stupore e la meraviglia che è propria dei bambini, imparare a raccontarci ed a raccontare. È questo il senso più autentico di questo piccolo,
prezioso volumetto.
Brunella Bassetti
Franco Enrico Gaspardis
Da uno a cento anni - Favole rivisitate racconti in pillole
Prefazione di Marino Micich
Il Filo, Roma 2007, pp. 130, Euro 14,00
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro studi padre Flaminio Rocchi
DIRETTORE RESPONSABILE
Patrizia C. Hansen
Editrice:
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
VENEZIA GIULIA E DALMAZIA
Via Leopoldo Serra, 32
00153 Roma - 06.5816852
Abbonamenti:
Annuo 30 euro
Socio Sostenitore 50 euro
Solidarietà a piacere
Estero 40 euro
(non assegni stranieri)
Una copia 1 euro - Arretrati 2 euro
C/c postale n° 32888000
Intestato a “Difesa Adriatica”
Con il contributo della legge 72/2001
Redazione e amministrazione
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n° 91/94 dell’11 marzo 1994
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Stampa:
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Finito di stampare il 23 gennaio 2008
Febbraio 2008
5
DIFESA ADRIATICA
La Redazione risponde
Disattesi dal Governo con la Finanziaria 2008 gli impegni assunti nei confronti degli esuli
Illegittimità costituzionale per la norma che lede i diritti pensionistici dei profughi
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Desideravo sapere se nel testo definitivo
della Legge Finanziaria del 2008 è stata confermata la norma che comporta la modifica
della legge 140/85, nella parte relativa alla
perequazione della maggiorazione di Lire
30.000?
Lettera firmata
Purtroppo l’art. 2, comma 505, della Legge Finanziaria del 2008 ha riportato quanto
previsto nel progetto della Finanziaria stessa, e per la precisione che: «L’art. 6, comma
3, della legge 15 aprile 1985, n. 140, si interpreta nel senso che la maggiorazione prevista dal comma 1 del medesimo articolo si
perequa a partire dal momento della concessione della maggiorazione medesima agli
aventi diritto».
La nostra Associazione, come ripetutamemte richiamato su questio giornale, ha denunciato, presso la Presidenza del Consiglio
dei Ministri, la evidente iniquità nei confronti
dei diritti pensionistici dei profughi giulianodalmati della sopra indicata norma, nonché il
suo contrasto con giurisprudenza sia di merito
che di legittimità.
Attraverso tale norma, che ha introdotto una
interpretazione autentica dell’art. 6 della Legge 140/85, viene confermata sic et simpliciter
l’interpretazione applicata dall’INPS dal 1985
ad oggi, interpretazione che non ha mai trovato il conforto della magistratura.
Tengo in modo particolare a denunciare il
comportamento, a dir poco, scandaloso del
Governo. Nel febbraio del 2007 era stato costituito, presso la Presidenza del Consiglio, un
Tavolo di Coordinamento tra il Governo e le
associazioni degli esuli istriani fiumani e
dalmati. A seguito della costituzione di tale Tavolo di Coordinamento si erano tenute diverse
riunioni e si era discusso, tra l’altro del problema previdenziale di cui sopra.
Il Governo, dopo aver valutato l’unanime
orientamento della giurisprudenza, aveva assicurato alle nostre associazioni, che sarebbe
intervenuto presso l’INPS, al fine di far applicare, senza dover più ricorrere alle vie legali, l’interpretazione dell’art. 6 della legge 140/85, nel
modo più vantaggioso per gli esuli e secondo i
dettami della giurisprudenza.
A pochi mesi di distanza dell’ultima riunione in cui si era discusso dell’argomento in
questione, il Governo ha completamente disatteso l’impegno preso nei nostri confronti,
mediante l’inserimento nella Finanziaria dell’emendamento di cui sopra.
Sono state così disattese tutte le pronunce
della magistratura, sia di merito che di legittimità, in spregio ad ogni forma di rispetto, morale e sostanziale, nei confronti degli esuli che
da più di sessant’anni stanno aspettando un
riconoscimento da parte della propria Patria.
Come sopra accennato, tale articolo comporta una interpretazione autentica della Legge 140/85 e come tale ha efficacia retroattiva,
ovvero dovrà essere applicata anche ai giudizi
pendenti, ovvero alle sentenze non ancora passate in giudicato, con la possibilità da parte
dell’INPS di chiedere la restituzione di quanto
corrisposto a seguito delle sentenze di condanna di primo grado.
A seguito dell’emanazione dell’interpretazione autentica dell’art. 6 della Legge 140/85,
l’unico strumento che ora abbiamo è il sollevare la questione di illegittimità costituzionale
della norma in questione.
Gia nella sentenza della Suprema Corte
n. 14285 del 2005, era stato espressamente
affermato che «l’interpretazione proposta
dall’INPS, secondo cui la maggiorazione delle
ELARGIZIONI E ABBONAMENTI
Questa rubrica riporta:
le elargizioni a “Difesa Adriatica”
di importo superiore all’abbonamento ordinario;
- le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD;
- eventuali elargizioni di altra natura;
- gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”;
All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro
che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui
indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati
provinciali dell’ ANVGD.
-
ABBONAMENTI
CON ELARGIZIONI A
“DIFESA ADRIATICA”
(ccp. 32888000)
Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in
occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato
comunque una quota maggiore dell’ordinario.
FEBBRAIO. Ceci Mariano € 35,
Cosoli Gianfranco € 40, Matulich Sergio € 50, Orlich Giovanni € 50, Tota
Grazia € 40 in memoria di P. Flaminio
Rocchi, Vescovi Zechini Nirvana € 50.
NOVEMBRE. Abbazia di Praglia €
50, Bacchi Paolo € 50, Baroni Francesco € 70, Barzelatto Businaro Nori
€ 60, Blasina Anna Maria € 50,
Boghich Oscar € 50, Calza Valerio €
50, Concina Antonio € 50, Crall Alfieri € 50, Derencin Lorenzo € 40,
Gaiero Giuseppina € 50, Galiano Fabio € 50, Garbelotto Renzo € 50,
Gelateria al Todaro € 66, Gobbo, De
Forza, Ulessi, Colombo € 150 in ricordo di Duilia Godignani Milazzi,
Gambaletta Mario € 50, Gardossi
Ottavia € 50, Grandi Antonio € 50,
Leonardelli Antonio € 50, Liubicich
Claudio € 60, Manfroi Manfredo €
100 in memoria di Carmen Simoni
esule da Pola, Martinoli don Nevio €
50, Mattiasich Angela $ 50, Michesi
Marina € 50, Milini Claudio € 50,
Ober Tullio € 50, Nesi Donata € 120,
Rocchi Piccini Nives € 50, Runco
Luisella € 50, Semeia Ovidio € 50,
Sirola Bessone Annamaria € 40, Tossi
Emo € 50, Troian Albino € 50, Valenti Livio € 50, Verdura Luciano € 50,
Viola Italo Benito € 100, Vitali Lidia €
50 in ricordo del genitore Attilio, Zonta
Marino € 50.
ELARGIZIONI
ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD
(ccp. 52691003)
OTTOBRE. A.M. € 400, C.L. 150,
S.B. € 150.
ELARGIZIONI
PRO CLAUDIO D.
(ccp. 52691003)
Elenchiamo le offerte pervenute
dopo il nostro appello in favore di
Claudio D. (“Difesa Adriatica” di luglio 2007), nativo di Pola e in precarie
condizioni a Roma, dove vive in un
centro di accoglienza. I dettagli dell’iniziativa sono contenuti nel nostro
numero del luglio scorso. Chi volesse
far pervenire delle offerte può versare
la somma che ritiene opportuna sul
conto corrente postale 52691003 intestato Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia-Roma, indicando nella causale “pro Claudio”.
OTTOBRE. I.O.C. € 50, D.A.K. €
50, R.P. € 70, L.Z. € 150, L.D. € 50,
G.M. € 30, N.P.P. € 20, G.G. € 10.
NOVEMBRE. R.C. € 20.
ELARGIZIONI
PRO ELENA
(ccp. 52691003)
Elenchiamo le offerte in favore di
Elena (“Difesa Adriatica” di agosto-settembre 2007), zaratina, da 50 anni
residente in Brasile e che sogna di tornare almeno per una volta nella sua
Zara. Se le somme raccolte non fossero sufficienti a realizzare questo sogno,
il ricavato le sarà utile per alleviare la
sua disagiata condizione economica
che la costringe a sopravvivere con
l’unico sostegno del locale consolato
italiano. Chi volesse far pervenire delle offerte può versare la somma che
ritiene opportuna sul conto corrente
postale 52691003 intestato Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia-Roma, indicando nella causale “pro Elena”.
OTTOBRE. A.C. € 50.
NOVEMBRE. O.P. € 15.
ELARGIZIONI
PRO JOLANDA
(ccp. 52691003)
Elenchiamo le offerte in favore di
Iolanda (“Difesa Adriatica” di novembre 2007), zaratina 79enne residente
a Vercelli e che desidera rivedere la
sua città natale, mai più visitata dopo
l’esodo. Con la pensione minima non
può permettersi questo viaggio. Le
somme raccolte saranno destinate ad
organizzarle un breve viaggio a Zara,
così da realizzare questo piccolo sogno. Chi volesse far pervenire delle
offerte può versare la somma che ritiene opportuna sul conto corrente
postale 52691003 intestato Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia-Roma, indicando nella causale “pro Iolanda”.
NOVEMBRE. F.A.B. € 30.
ABBONAMENTI ORDINARI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp. 32888000)
Il rinnovo degli abbonamenti si
concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono
insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende
solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento.
OTTOBRE. Almann Maria, Baressi
Nadia, Breccia Anita Bruna, Cicogna
Giovanni, Di Corato Simone, Liceo
“Tiziano”, Luxardo Paolo, Malusà Giuseppe, Ottoli Gaudenzio, Polesini
Karumanchiri Luisa, Raccamarich
Antonio, Raccamarich Bruno, Rocconi
Corrado, Sirotich Silvio, Smolcich Rita.
NOVEMBRE. Alacevich Alessan-
Lire 30.000 si perequa a partire dal momento
della concessione della maggiorazione medesima agli aventi diritto, condurrebbe a
risultati irrazionali e manifestamente lesivi
del principio di uguaglianza di cui all’art. 3
della Costituzione, poiché la maggiorazione
pensionistica sarebbe corrisposta nello stesso anno in misura diversa ai vari pensionati
a seconda dell’anno del pensionamento».
Oltre all’illegittimità costituzionale per
violazione all’art. 3 della Costituzione, ovvero al principio di eguaglianza, l’interpretazione dell’art. 6 della L. 140/85 così come
indicato nella Legge Finanziaria, viene a violare anche l’art. 38 della Costituzione, che
sancisce l’esigenza fondamentale di garantire l’effettività e l’adeguatezza nel tempo
delle prestazioni previdenziali.
Il procedimento per ottenere la dichiarazione di incostituzionalità della norma
inserita nella finanziaria, richiede però tempi lunghissimi ed è sicuramente questo, quello che l’INPS cerca di ottenere, ovvero cercare di far passare più tempo possibile in modo che si riduca notevolmente il numero
delle persone che oggi avrebbero diritto a
far valere una corretta interpretazione della
L. 140/85.
dro, Almani Maria, Augenti Silvio,
Balestri Giovanni, Barbalich Giovanni, Bellasich Paolo, Bellotto Marisa,
Benussi Francesco, Benvenuti Pironti
Franca, Bergamo Giuseppe, Bernabeo
Raffaele Alberto, Berni Ettore, Berto
Comin Wilma, Bianchi Valerio, Bondi
Umberto, Bongiovanni Mauro, Bottaccioli Mirella, Burian Bruno, Buzzi
Alfredo, Calochira Luciana, Caplani
Enrica, Carli Vajente Anna Maria,
Carloni Santa, Cassani Liliana, Catani
Adriana, Cattaro Maria, Cerlenco Bianca, Cherin Arcadio, Chersi Matteo,
Chersini Nicolò, Chiavuzzo Elio, Coss
Flavio, D’Alessio Roberto, D’Ambrosio
Riccardo, de Castro Marisa, Dechigi
Decio, de Fanfogna Gabriella, Fabbro Tito, Delton Tullio, de Randich
Ottone, Detoni Giuseppina, Diana
Luigi, Di Meo Elsa, Diviacco Zuppini
Maria, Ermanni Claudio, Fabietti
Ferruccio, Falcone Fulvio, Faresi
Renzo, Ferretti Alessio, Figlie del
S.Cuore di Gesù, Fiume Anna, Gamberonci Giulio, Garofalo Paolo, Gelci
Ferruccio, Gelcich Biggi Anna, Giordanella Carmelo, Giordani Carla,
Gnesich Antonio, Grego Massimo,
Grigillo Giovanni, Guttini Migliore
Anna Maria, Jakoncic Lukach Berta,
Jurina Leda, Kiss Russian Marina, Kotlar
Guerrino, Lipizer Grazia, Liubicich
Arno, Lori Aladino, Malusà Annamaria, Marcellino Teresa Maria,
Mariconti Giacomo, Maserazzo Giuseppe, Maurovich Mario, Mazzanovich Ivo, Migliorini Erica, Millevoi
Caterina, Minin Ezio, Miotto Oscar,
Moise La Rocca Dionisia, Musini
Giovanbattista, Mussap Lucio, Orlandini Mario, Palin Del Ton Annamaria, Panella Raffaella, Paolone
Fantozzi Rossana, Paulovich Giovanna Santina, Pazzagli Magni Annarosa,
Pelligra Maria, Persi Paoli Francesco,
Pillepich Luigi, Poso Maria Grazia,
Premuda Giovanni Battista, Prete
Adalgisa, Radolovich Danilo, Rensi
Chiara, Rossi Flavia, Sansa Livia,
Sceusa Gioacchino, Sifari Virgilio,
Sincich Garzotto Antonia, Società Studi Fiumani, Soletti Grusovin Olga, Solis
Loretta, Sotgiu Bruna, Spiero Marion,
Stanich Ottavio, Stipcevich Pietro,
Stradi Diego, Stroligo Adelina, Superina Remigio, Tamaro Francesca,
Tamino Nani Melita, Tedeschi Giuseppe, Toffetti Antonio, Tretti Mario,Trigari
Aldo,Venari Luisa,Verbas Elena,Vidoli
Ezio, Vidotto Sergio, Vidulich Manlio,
Viroli Aldo, Zanelli Riccarda, Ziliotto
Luigi, Zito Pietro, Zoltan Andrea, Zuppi
Pompeo.
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6
DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
dai comitati
COMITATO DI BOLOGNA
Giovedì 13 dicembre, festività di
S. Lucia, si è svolto il tradizionale pranzo degli Auguri del Comitato felsineo.
Molto affollata la Sede dove ormai
costantemente vengono organizzati gli
incontri dei Soci di Bologna. Con la
maestria culinaria del nostro Socio
Sergio Pedrelli, cuoco di professione,
che da sempre ci prepara i nostri pranzi, la collaborazione di tutto il Consiglio Direttivo e il supporto di un socio
non profugo, Angelo, cameriere ad
honorem del Comitato.
L’incontro è stato molto sentito e
con grande entusiasmo per il particolare momento dove ritornano alla
mente i bei tempi di bambini che
aspettavano San Nicolò o Santa Lucia
accontentandosi di due mandarini,
qualche pistacchio e pochi regali. Al
termine non sono mancati i squisiti
dolci preparati dalle nostre, “sempre
presenti” signore.
Il presidente Segnan nel ringraziare tutti i presenti, ha colto l’occasione
per fare un piccolo riassunto di quanto è stato svolto in questo 2007 partendo dal Giorno del Ricordo dove le
polemiche non hanno fermato le decisioni del Consiglio Direttivo sulla
Lapide in Stazione; l’organizzazione
di incontri culturali con presentazione di libri sulla nostra storia, e il rinnovo con il Comune di Bologna per l’affitto della Sede Sociale per altri 4 anni.
È stato anche fatto un accenno sul
Giorno del Ricordo 2008 che questa
volta sarà impergnato sulla intitolazione di una rotonda circolatoria ai
Martiri delle Foibe.
COMITATO DI BOLZANO
Il Comitato provinciale di Bolzano
ha rinnovato il suo Esecutivo provinciale durante l’assemblea dei soci. Il
risultato assembleare ha portato nell’Esecutivo i consiglieri: Giovanni
Benussi (presidente), Sergio Perisutti
(vicepresidente), Alvaro Soppa (tesoriere), Erica Migliorini (segretaria),
Maria Luisa Savini (consigliere).
COMITATO DI BRESCIA
Per tre giorni il Quartiere di San
Bartolomeo di Brescia è stato in festa
per commemorare i suoi cinquant’anni di vita. Un anniversario che coincide con il mezzo secolo trascorso dal
1957, anno in cui iniziò la crescita
demografica e lo sviluppo anche per
la realizzazione di edifici ed alloggi di
edilizia residenziale pubblica e la zona
assume progressivamente l’identità di
quartiere. La proposta per il festeggiamento partita dal Comitato promotore appositamente formatosi, composto dall’ANVGD-Comitato di Brescia,
dalla Parrocchia di San Bartolomeo,
da “Camminando Insieme” (Associazione di volontariato per anziani) e da
cittadini, con il patrocinio del Comu-
ne di Brescia, della I Circoscrizione,
dell’ALER di Brescia e della Farmacia
Zadei. Le manifestazioni hanno avuto
un successo, in particolare la serata in
Parrocchia per il concerto del Coro lirico di Brescia “Giuseppe Verdi”, per
il quale la chiesa era stracolma e il
pubblico presente ha coperto di applausi il Maestro Edmondo Savio e i
suoi 85 Coristi. La serata si era aperta
con un intervento del presidente
ANVGD di Brescia, Luciano Rubessa,
che ricordando ai presenti la coincidenza dell’anniversario con la chiusura dei cinque campi raccolta profughi della Venezia Giulia e Dalmazia,
esistenti sul territorio della provincia
di Brescia e la realizzazione di 233
alloggi di ERP nella zona, dove trovarono casa oltre 1000 Esuli, San
Bartolomeo assunse la nuova fisionomia con l’arrivo dei negozi, delle officine, della farmacia, del medico, delle scuole. Si era iniziato venerdì con
le gare di briscola a coppie nel pomeriggio e si concludeva la serata ballando con i “Quattro salti con Oscar” presso il Centro di Via Vittime d’Istria, Fiume, Dalmazia. Sabato il programma
è proseguito con una ricca tombola. Il
saluto musicale della Banda della
Fanfarina diretta dal Maestro Piovanelli, ha rallegrato i “Tombolari”, sfilando successivamente per tutte leVie
del Quartiere, vistate a festa con bandiere tricolori sui balconi e sulle finestre. Il concerto del Coro “Giuseppe
Verdi” presso la Parrocchia ha concluso la serata. Le celebrazioni si sono
concluse domenica mattina con la S.
Messa nella Parrocchiale del Quartiere e nel pomeriggio presso il Centro
Anziani. Durante le giornate dei
festeggiamenti erano in funzione presso l’oratorio stand gastronomici.
DELEGAZIONE
DI FROSINONE
Sergio Viti è stato nominato Delegato della nostra Associazione per la
Provincia di Frosinone.
Fiumano, già dipendente dell’Enel,
è consigliere del Libero Comune di
Fiume in Esilio e Presidente della Lega
Fiumana di Roma. Nel suo nutrito passato associazionistico anche la militanza nei Gruppi Giovanili Adriatici.
Di famiglia originaria dell’isola di
Cherso, il padre era ufficiale della
Marina e la madre lavorava al Comune di Pola. È nipote di Ettore Viti,
infoibato. Vanta al suo attivo numerosi interventi sui quotidiani, alcuni interventi nella rubrica “Prima pagina”
di Rai3 e tuttora svolge una meritoria
opera di divulgazione della nostra storia nella provincia di Frosinone e a
Fiuggi, dove vive.
COMITATO DI IMPERIA
Gorizia, un momento della presentazione della biografia di P. Rocchi.
Da sin., lo storico Guido Rumici, il presidente del Comitato ANVGD
Rodolfo Ziberna, e il segretario nazionale ANVGD Fabio Rocchi
degno insieme alle Associazioni di
esuli. Al termine del momento enogastronomico è stato presentato l’ultimo
libro dello storico Guido Rumici, edito
dall’A NVGD di Gorizia, Storie di
deportazioni: Pola e Dignano. Maggio 1945. Testimonianze di istriani reduci dalle carceri di Tito.
* * *
A pochi giorni dalla rimozione del
confine sloveno, Gorizia ha voluto ricordare l’opera e l’impegno di Padre
Flaminio Rocchi attraverso la presentazione ufficiale della sua biografia
curata dalla Sede nazionale ANVGD.
Al Ridotto del Teatro Verdi, il presidente del Comitato goriziano Rodolfo
Ziberna ha parlato dell’importanza di
figure come queste nel mondo della
Diaspora, ripercorrendo i suoi personali ricordi nei rapporti con Padre
Rocchi, un francescano denso di spiritualità, ma sempre pronto ad una
parola di conforto per tutti, dal più alto
dei politici all’ultimo degli Esuli. Ed
oltre la spiritualità e quella sua capacità esplicativa unica, non abbandonò mai il suo impegno per gli Esuli,
lavorando per cinquant’anni giorno e
notte alla loro difesa e alla promozione dei loro diritti.
Il curatore della biografia, Fabio
Rocchi, ha sottolineato la particolarità
di un’opera che porta alla luce i sentimenti più intimi del «frate degli Esuli»,
dando la possibilità a tutti di conoscerne i pensieri privati, le riflessioni personali e le sue posizioni sui più vasti
temi della fede e della società. Ha quindi letto alcuni brevi brani dal libro.
Lo storico Guido Rumici si è
soffermato, in conclusione, sull’attività legislativa di Padre Rocchi, che nel
silenzio e senza clamori ha portato
all’approvazione negli anni di 160
provvedimenti legislativi in favore degli Esuli. Un’attività svolta nella più
piena gratuità e che giustamente oggi
viene rimarcata con un’opera che ne
renderà per sempre testimonianza.
* * *
Ecco di seguito il progtanmma del
Comitato per la riccorrenza del 10
Febbraio.
Lunedì 4 febbraio presentazione
del libro 1947-2007. Istriani, Fiumani
e Dalmati esuli da 60 anni a Gorizia
per rimanere italiani, edito dall’Anvgd
di Gorizia con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio presso la
cui nuova sede l’opera viene presentata, in cui si ripercorrono le tappe
dell’esodo attraverso le testimonianze.
Inaugurazione di una mostra sull’esodo e le foibe. Domenica 10 febbraio
all’Auditorium, in collaborazione con
il Comune di Gorizia, celebrazione del
Giorno del Ricordo con un concerto
del celebre quartetto milanese di Mario Fragiacomo che, con contaminazioni jazz, eseguirà musiche di Sergio
Endrigo, Piero Soffici, P.A. Maltelini ed
altri compositori istriani con testi poetici di Biagio Marin, Gino Brazzoduro,
Ugo Veselizza, P.A. Quarantotti
Gambini, Giorgio Depangher, Lina
Galli ed altri.
Sabato 16 febbraio presso il Teatro
“Verdi”, in collaborazione con il Comune di Gorizia ed il Libero Comune
di Pola in Esilio offriremo gratuitamente
due spettacoli (al mattino per le scuole ed alla sera per tutti) della commedia Istria Terra amata - La Cisterna, di
Bruno Carra.
Proseguiranno le visite guidate in
Istria: sabato 17 e domenica 18 maggio a Rovigno e sull’isola di Brioni. Dal
14 al 21 giugno una settimana a
Lussinpiccolo (soli 250 euro in camera doppia a mezza pensione!!), e in
autuinno nuovi soggiorni in Istria.
* * *
Infiner, in occasione della caduta
del confine con la Slovenia, il canale
televisivo Sky TG24 ha preparato alcuni collegamenti in diretta per approfondire l’argomento con i rappresentanti degli Esuli. Il 21 dicembre alle
13.40 la troupe era alla Casa Rossa di
Gorizia, dove in diretta è stato intervistato Gaetano Valenti, già sindaco di
Gorizia e dirigente provinciale della
nostra Associazione.
COMITATO DI GORIZIA
Domenica 16 dicembre ha avuto
luogo nel capoluogo isontino il tradizionale Pranzo di San Tommaso, destinato a soci e simpatizzanti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia
e Dalmazia e della Lega Nazionale di
Gorizia, a base di piatti istrodalmati.
Prima del pranzo, dopo l’introduzione del presidente dei due sodalizi,
Rodolfo Ziberna, lgiovanissima Ester
Pavlic ha eseguito brani all’arpa e l’attore Tullio Svettini ha interpretato liriche di Pier Antonio Quarantotti
Gambini. Quindi il Sindaco di Gorizia
Ettore Romoli ha salutato i numerosi
presenti ed ha ricevuto la tessera di
socio onorario dell’ANVGD, dopo venti anni di iscrizione ordinaria. Nella circostanza egli ha voluto comunicare
che il Comune intende celebrare il
prossimo Giorno del Ricordo in modo
Anche il Comitato provinciale di
Imperia ha organizzato il suo «San
Tommaso», che si è svolto il 16 dicembre a San Remo, con un raffinato e
simpatico programma.
Alle 12.00 i Soci dell’ANVGD, amici
e simpatizzanti, si sono ritrovati presso il Grand Hotel & Des Anglais per
un’agape conviviale.
Nel primo pomeriggio invece,
presso il Gran Salone dell’Orologio, si
è tenuto il Concerto natalizio della
Fanfara Sezionale Colle di Nava.
Successivamente, alle ore 18.00,
nella Chiesa di Tutti i Santi i Soci hanno assistito alla solenne celebrazione
eucaristica presieduta dal 1° Cappellano Militare Capo, mons. Giovanni
Denegri. Il rito è stato accompagnato
dalla Schola Cantorum Parrocchiale
“Giovanni Ferrari” di Ceriana.
In chiusura della giornata, sempre
nel Gran Salone dell’Orologio, i saluti
con un piccolo rinfresco.
COMITATO DI L’AQUILA
Il Comitato ANVGD abruzzese comunica che, grazie all’interessamento della sociaValeria Misticoni, del sindaco Giovanni Chiodi e del vicesindaco Berardo Rabbuffo, anche Teramo
avrà una Via dedicata a Norma
Cossetto.
La Giunta Comunale ha già deliberato in merito e prossimamente
l’intitolazione verrà formalizzata con
una cerimonia sul posto.
COMITATO DI LATINA
Il Comitato provinciale ANVGD
pontino ha partecipato lo scorso 18
dicembre ai festeggiamenti per il 75°
della fondazione della città. Nel corteo celebrativo il gonfalone dell’ANVGD
ha aperto la parata sotto gli applausi
di tutta la cittadinanza.
Rappresentavano gli Esuli il presidente Benito Pavazza, il vicepresidente
Alberto Musco e l’alfiere Giorgio
Molon.
Il raduno dei partcipanti era stato
fissato nel piazzale antistante il Comune, per giungere poi a Piazza Quadrato ove si è reso omaggio al monumento del Bonificatore, con la deposizione di una corona e i saluti del sindaco Zaccheo.
Successivamente si è tenuta l’inaugurazione della Mostra storica a cura
della Croce Rossa Italiana e la presentazione dei progetti partecipanti al
concorso internazionale per la riqualificazione urbanistica del centro storico.
Non è mancata una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal
vescovo di Latina Mons. Giuseppe
Pedrocchi presso la cattedrale di San
Marco, seguita dall’inaugurazione
della mostra dei presepi all’interno dei
giardini della Casa Comunale.
COMITATO DI PADOVA
La famosa «Casa Rossa» che segnava a Gorizia il valico tra Italia e
Slovenia. In questa fotografia è ancora visibile la recinzione che
separava il capoluogo isontino da Nova Gorica
Il Comitato padovano ha chiamato a raduno i soci e i simpatizzanti per
gli auguri natalizi.
L’incontro è avvenuto quest’anno
all’Antonianum. È stata celebrata la
Messa e a seguire nella taverna è stato
servito il pranzo con annessa “Gara
delle torte”.
Nell’ultima assemblea dell’11 novembre, a Padova si è parlato di bilanci, sia quello economico del comitato, che quello umano-sociale per sottolineare i momenti più salienti della
vita e delle attività del sodalizio.
Febbraio 2008
7
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
contenti erano le nostre inossidabili
ottantenni che ne stanno, ancora oggi
parlando per tutta Fertilia.
Mauro Solinas
COMITATO DI TORINO
presidente dell’Associazione Dalmata;
per la nostra Associazione, che ha
sponsorizzato la serie di manifestazioni, i vicepresidenti del Comitato di
Roma arch. Marzia Vodopia e prof.
Donatella Schürzel, nonché il consigliere cav. Elena Rossi ed il presidente
della Consulta Regionale del Lazio cav.
Plinio Martinuzzi e, in primo luogo il
sig. Oliviero Zoia, presidente provinciale.
* * *
Come ogni anno, nella Parrocchia
di S.Marco in Agro Laurentino, nel
Quartiere giuliano-dalmata della capitale, si è svolto l’8 dicembre il Concerto dell’Immacolata. Sono stati eseguiti vari canti, vuoi dal coro, vuoi dal
soprano (Yuri Takenaka), vuoi dal tenore (Ignazio Semeraro) dedicati a
Maria Santissima. Per il secondo anno
il tenore Ignazio Semeraro ha eseguito la preghiera dei Profughi Giuliani,
composta dal maestro Lodovico
Zeriav, riscuotendo vivissimi applausi
e molta commozione negli esuli presenti, che inviano attraverso questo
giornale un sentito grazie al bravo cantante.
Anche quest’anno il Comitato torinese, tra le sue iniziative, pubblica il
Calendario Giuliano Dalmata che per
il 2008 ha come tema le tavole della
“Domenica del Corriere” riguardanti
l’Esodo, laVenezia Giulia, la Dalmazia
ed i confini orientali. A tutti coloro che
sono interessati al calendario ricordiamo che il Comitato di Torino si trova
in Via Parenzo 90/15, nel cuore del
Quartiere Giuliano Dalmata, e che il
numero telefonico è lo 011.455 77 22.
Un ringraziamento speciale va alla
Fondazione del Corriere ed al gruppo
RCS per aver autorizzato all’uso delle
copertine per questa iniziativa.
* * *
Il Gruppo Donne dell’ANVGD di
Torino ha organizzato la Mostra di
Natale dedicata ai loro lavori nei giorni di sabato 15 e domenica 16 Dicembre 2007 presso i locali del Circolo
Culturale di Via Parenzo 95/60. Ricordiamo inoltre che il Gruppo Donne si
riunisce tutti i mercoledì dalle ore
15.30 al Circolo Culturale Giuliano
Dalmata. Chiunque abbia voglia di
divertirsi e sperimentare la propria creatività, troverà un ambiente sereno e
accogliente, un modo bello per stare
in compagnia.
* * *
La signora Maria Micich Vatta,
mamma del Presidente della Consulta Regionale ANVGD del Piemonte Antonio Vatta, ha compiuto il 7 gennaio
105 anni. Nata a Pago, vissuta a Zara
da dove ha esodato, vive nel villaggio
Giuliano Dalmata di Torino. A Lei e a
tutti i suoi familiari gli auguri più calorosi dalla Sede nazionale ANVGD, che
si unisce ai festeggiamenti del Comitato di Torino.
COMITATO DI SASSARI
COMITATO DI TREVISO
La cena sociale di quest’anno è stata realizzata nel ristorante della nostra
iscritta Edda Sbisà residente a Fertilia
dal 1949, collocata al piano terra, in
modo da agevolare le persone più
anziane.
Oltre sessanta persone si sono ritrovate insieme, delle qualidi ben 8
della quarta generazione, fra i 6 e i 10
anni. Nel menù erano previsti cibi delle
quattro etnie di Fertilia: antipasto di
salsiccia, formaggio pecorino, baccalà, palacinche salade a base di prosciutto cotto, besciamella e formaggio
emmenthal grattugiato, il tutto gratinato al forno; gnocchetti sardi al sugo
di pomodoro a base di salsiccia sarda;
capussi garbi con luganighe, agnello
al forno con patate; inoltre torte salate
ai carciofi e sformati di formaggi vari,
verdure fresche in abbondanza, vini
sia di proprietà che della cantina sociale di Santa Maria la Palma. Hanno
accompagnato il convivio canzoni e
musiche tipiche. Era presente il nuovo
parroco di Maristella, don Tedeschi
(orserese) e il parroco di Fertilia don
Marongiu che ha cantato molte canzoni in sardo benché si accompagnasse volentieri nelle nostre tipiche
istriane. Alla fine del pranzo l’ Associazione ha distribuito i regali a chi
festeggiava San Niccolò e un piccolo
presente a tutti i bambini e alle signore ottantenni, quindi si è giocato alla
tombola con ricchi premi e poi il
tombolone con un computer in palio.
Abbiamo iniziato alle ore 19.30 e abbiamo finito alle ore 01.00 condendo
il tutto con il buon umore e l’ allegria
di stare insieme. Ovviamente le più
Domenica 16 novembre il Comitato di Treviso ha ricordato San
Tommaso, patrono di Pola. Dopo la S.
Messa officiata nel Tempio Votivo,
come ogni anno è stata posta una corona presso la lapide che ricorda gli
Esuli defunti; cerimonia piena di commozione, sottolineata, nel momento
del silenzio e raccoglimento, dalle note
della tromba della Polizia Municipale
di Treviso. È seguito il pranzo sociale.
Si è pensato, in questa circostanza, a
ricordare la nostra cultura e le nostre
usanze, all’amicizia, ai canti, alle barzellette, alla lettura di poesie e soprattutto tante “ciacole” nel nostro bel dialetto. Il Presidente del Comitato ANVGD
di Treviso, Luigi Costanzo, ringrazia
vivamente i suoi collaboratori, quanti
si sono prodigati per la perfetta riuscita della manifestazione del 16 dicembre e soprattutto i Soci partecipanti.
La giovane Roberta Negriolli
è il nuovo Delegato provinciale ANVGD per la provincia di Parma.
Il neo-nato Comitato si inserisce già operativamente
nel tessuto istituzionale del capoluogo
COMITATO DI PARMA
Roberta Negriolli
nuovo Delegato ANVGD
È Roberta Negriolli il nuovo Delegato
provinciale ANVGD per la provincia di
Parma. Ha 44 anni, è figlia della esule
fiumana Maria Luisa Budicin (che collabora col nostro Comitato di Verona),
ricopre un incarico di rilievo negli organici della Regione Lombardia.
Geologa ed esperta nell’ambito di attività del sottosuolo e progetti speciali,
è socia della Società di Studi Fiumani.
In passato ha conquistato 8 titoli nazionali di Tennistavolo, rivestendo più
volte la maglia azzurra. A Parma, dove
vive dal 1991, collabora in attività di
volontariato.
COMITATO DI ROMA
Il presidente del Comitato ANVGD
Capitolino, Oliviero Zoia, è stato coin-
volto il 6 dicembre scorso in un serio
incidente motociclistico a Roma, insieme alla figlia Eleonora con la quale
stava viaggiando. Sono stati entrambi
ricoverati con fratture multiple di una
certa entità. Nelle settimane successive hanno subìto diverse operazioni
chirurgiche e sono ora in via di guarigione, che sarà comunque lunga e
proporzionata alla gravità della diagnosi. Ad Oliviero e alla figlia Eleonora
l’augurio di un pronto ritorno alle loro
attività.
* * *
Martedì 4 dicembre è stato presentato al Caffè Letterario Mondadori
all’Eur il volume La memoria non condivisa, ultima fatica letteraria di. Vincenzo Maria De Luca, nostro socio e
cultore dei nostri problemi e della nostra storia, lui romano, ma a noi
giuliano-dalmati molto vicino.
Il libro è frutto di una accurata e
documentata ricerca storica, anche
puntigliosa, riguardante il periodo dal
1914 ad oggi, ed è dedicato a coloro
che faticano ad accettare la verità, anche se scomoda, come enuncia l’autore nell’introduzione. Moderati dal
sig. Emilio Scalfarotto, presidente dell’Associazione “Ciao Viterbo”, sono
intervenuti il prof. Mario Miccio, amministratore delegato di EUR Spa, padrone di casa, il dott. Marino Micich,
nella sua qualità di presidente dell’Associazione per la Cultura Giuliana Fiumana e Dalmata nel Lazio ed il dott.
Filippo Rossi, giornalista, vicino ai
nostri problemi; tutti hanno sottolineato la fatica del De Luca, evidenziando
i vari aspetti dei fatti e dei problemi
esposti nella pubblicazione. Ha concluso l’autore, esponendo le motivazioni che sono state alla base del lavoro. Sala particolarmente gremita: presenti il Presidente dell’Associazione
Triestini e Goriziani in Roma, cav. gr.
cr. Aldo Clemente, il dott. Guido Cace,
Rimane ora l’impegno di migliorare
ancora questi incontri nella speranza
di una partecipazione ancora più numerosa.
Grazie al Comune di Treviso, la
sede sociale è stata ampliata; consta
ora di due stanze ben arredate, con
foto e bandiere: un ambiente veramente accogliente. La sede è aperta due
volte alla settimana e ci si augura così
una maggiore frequentazione da parte dei soci.
Andrea Patelli
COMITATO DI TRIESTE
Un mazzo
di fiori col tricolore e qualche
momento di raccoglimento davanti al Monumento che in
P.zza Libertà ricorda l’Esodo
dei 350.000
Istriani, Fiumani
e Dalmati dalle
terre adriatiche.
Hanno voluto
così sottolineare
così, in modo
semplice ma
emblematico, la
Trieste, monumento all’esodo e agli infoibati,
il dettaglio della lapide
mattina del 21
dicembre, con
un momento di
grande significato come la caduta dei sione delle cerimonie per lo smantelconfini, gli esponenti della Federazio- lamento dei confini.
«Per noi esuli il confine ha rapprene delle Associazioni degli Esuli.
«Davanti a quel monumento – ha sentato una minaccia e un motivo di
dichiarato il Presidente Renzo Codarin profonda sofferenza – ha detto Codarin
– la Federazione che rappresento, in- – da bambino era il limite all’orizzontende rivolgere un pensiero a tutti co- te del campo profughi delle Noghere
loro che per la linea di confine, decisa dove sono nato. Vederlo sparire, annel 1947 dai Quattro Grandi, hanno che fisicamente, è un grande sollievo.
dovuto abbandonare le proprie case, Si tratta ora di superarlo veramente eligli affetti, gli averi. Per sessant’anni la minando tutte le pendenze nei nostri
nostra è stata una vicenda scomoda e confronti – sia della Slovenia ma anmolti dei nostri cari, ed amici, ed espo- che della Croazia – che ancora gravanenti ci hanno lasciato senza poter no su questo nostro mondo di fronavere il conforto di un riconoscimen- tiera. È giusto sgombrare l’orizzonte da
to. Oggi che i confini scompaiono, sia- ogni ingiustizia per lasciare ai giovani
mo convinti che la verità sulla nostra una realtà migliore».
secolare presenza sul territorio dovrà
diventare patrimonio comune in uno
OMITATO DI ARESE
spazio europeo che rispetta i piccoli
popoli. I giovani del Capodistriano, e
Il Comitato provinciale di Varese
domani di tutta l’Istria, Fiume e la
Dalmazia, dovranno sapere che quel- ha organizzato domenica 16 dicemle case, quei campanili, quelle bre il “Pranzo degli Auguri” per i soci
chiesette, quel dialetto sono l’espres- ed i simpatizzanti.
Il pranzo si è svolto nelle splendisione di una cultura antica che non
possono e non devono ignorare. E non de sale della settecentesca Villa
si possono ignorare in questo comu- Recalcati, oggi sede della Prefettura e
ne spazio europeo i nostri fondamen- della Provincia di Varese.
La disponibilità delle sale è stata
tali diritti, tante volte disattesi, ma per
il cui riconoscimento continueremo a gentilmente concessa dal Presidente
lottare. I confini sono stati una male- della Provincia ing. Marco Reguzzoni.
Hanno partecipato al pranzo 140
dizione, vogliamo sperare sia maturato il tempo della speranza e della giu- persone, quasi tutti soci del nostro Comitato varesino, ma anche soci del Costizia».
Concetti che il Presidente Codarin mitato di Milano, alcuni esuli proveha espresso pure in una lettera inviata nienti da Trieste ed il figlio della presial Presidente della Repubblica di dente del Comitato di Massa Carrara
Slovenia, dott. Danilo Turk, in occa- trasferitosi recentemente per motivi di
lavoro nella provincia di Varese.
Dopo un ricco e variegato aperitivo, c’è stato il saluto della nostra presidente, avv. Sissy Corsi, il canto corale del Va’ Pensiero e quindi il pranzo
accompagnato da sottofondo musicale
suonato da un giovane musicista.
Tra una portata e l’altra, balli
“ciacole” e canti delle nostre tradizionali canzoni e l’arrivo di Babbo Natale accompagnato da tre “angioletti”,
nipotine di un nostro socio, che hanno distribuito doni alle signore presenti.
Al termine della festa, si è svolta la
lotteria con l’estrazione di ricchi regali offerti dal Comitato e da sponsor simpatizzanti; lotteria che ha ulteriormente
rallegrato la giornata che può considerarsi un vero successo.
C
V
8
DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
dai comitati
Il sindaco di Trieste Dipiazza scrive ai concittadini esuli:
«la vera questione del ’900 di queste nostre terre: quella degli esuli»
Nel dicembre scorso il sindaco di
Trieste Roberto Dipiazza ha voluto
indirizzare agli Esuli giuliani e dalmati
una pubblica lettera di solidarietà con
le loro istanze. In questo documento
il primo cittadino del capoluogo
giuliano fa menzione di una missiva
inviata al Presidente della Repubblica
Napolitano sui medesimi temi.
Riproduciamo integralmente la
lettera destinata da Dipiazza ai concittadini esuli residenti a Trieste, nel
momento in cui l’area di Schengen si
allarga a comprendere la Slovenia.
_________________________
«Mi rivolgo espressamente ai miei
Trieste, 1954. Nella città appena tornata all’Italia
giovani in Vespa portano il tricolore all’allora sindaco Bartoli (da www.triesteitaliana.it)
Milano,
il Comune intitola
a Fiume una parte
dei Bastioni
«La Giunta ha deciso, lo scorso 12 ottobre, di intitolare alla città di
Fiume la metà dei bastioni di Porta Venezia che va da Piazza della
Repubblica fino all’ingresso dei giardini pubblici Indro Montanelli.
L’intitolazione potrebbe avvenire il prossimo 10 febbraio, Giorno del
Ricordo».
Lo ha annunciato oggi il vicesindaco Riccardo De Corato alla presentazione del francobollo commemorativo della città di Fiume. «Sono
passati troppi anni nel silenzio – ha affermato De Corato – e l’emissione di questo francobollo è un modo per commemorare la nostra storia
e ricordare quanto accadde a migliaia di italiani».
Ricordiamo che il Comune di Milano ha intitolato una piazza all’Istria
ed una ai Martiri delle Foibe, in Zona 2. Lo scorso 10 febbraio, inoltre,
il Consiglio di Zona 6 ha messo a dimora un «albero del ricordo»
presso i giardini di via Gonin per ricordare le vittime delle Foibe.
«Lo scorso 30 ottobre – ha aggiunto il vicesindaco De Corato – è
accaduto un grave episodio. La città di Fiume è legata alla memoria e
alla storia dell’Italia e la decisione di rimandare la presentazione di
questo francobollo ha rappresentato l’ennesima offesa alla dignità dei
nostri italianissimi esuli». «Bisogna uscire – ha proseguito – da quella
che lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo scorso febbraio, ha definito “congiura del silenzio”.
È importante riesaminare criticamente i fatti e chiamare le istituzioni ad una maggiore attenzione affinché si possano promuovere iniziative culturali e commemorative su quella parte della nostra storia finora
occultata e assente dai libri di testo».
concittadini, in particolare a tutti coloro i quali in questo preciso momento della storia di Trieste si trovano a
pagare un costo emotivo davanti ai
cambiamenti generati dall’allargamento dell’UE. Mi riferisco a chi ha sofferto in prima persona la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale, avendo perso la casa e i propri averi a causa di un esodo forzato dall’Istria
e dalla Dalmazia. È comprensibile che
in molti di loro le recriminazioni per il
torto subito, e non indennizzato da
oltre mezzo secolo, disinneschino ogni
entusiasmo di fronte alla caduta dei
confini della Slovenia. «Che c’è da festeggiare – mi viene chiesto – quando
nessuno ci ha equamente mai risarciti
per i nostri beni perduti?». È un quesito che sarebbe sbagliato catalogare
come un anacronismo, aspettando
magari che il tempo lentamente lo
disinneschi. Si tratta invece di una voce
che esige attenzione e rispetto. Lo stesso rispetto con il quale Trieste, anche
nella sua componente più vicina al
mondo degli esuli, ha recepito l’applicazione della legge per la tutela
della minoranza slovena, che è avvenuta in un clima di assoluta pacificazione, senza alcuna deriva estremistica.
Un comportamento che merita un
plauso, ma soprattutto che ci deve stimolare a impegnare lo Stato per la risoluzione dell’ultima vera questione
del ‘900 di queste nostre terre: quella
degli esuli. A rendere più autorevole
questa richiesta contribuisce il valore
aggiunto di una città consapevolmente riappacificata, dove le diffidenze del
passato hanno lasciato il posto ad
un’armonica convivenza.
Proprio per questi motivi ho inteso inviare una lettera al Presidente
Napolitano, affinché assolva al suo
ruolo di sensibilizzazione nei confronti
del Parlamento per la risoluzione della causa dei beni abbandonati.
Detto questo, non mi voglio sottrarre dal rispondere alla domanda sul
perché il sottoscritto parteciperà ai
festeggiamenti il 21 dicembre, giorno
della caduta dei confini.Vedete, come
amministratore pubblico che ha il
compito di delineare il futuro del territorio, ho un dovere nei confronti di
tutti i cittadini. Soprattutto nei confronti
di quelli più giovani, ovvero nei confronti di quelle ragazze e di quei ragazzi che hanno l’ambizione, o il sogno, di vivere un domani in una città
dinamica, che offra loro un’occupazione di qualità, affinché al sacrificio
dello studio sia conseguente un posto
di lavoro adeguato, attraverso il quale
costruirsi una famiglia e ricercare la
felicità. Ma una Trieste viva e pulsante
faticherebbe ad essere tale se conducesse oggi una politica di chiusura con
la Slovenia, perché quest’atteggiamento priverebbe la città dell’interazione
con il suo naturale entroterra, pregiudicando un percorso virtuoso finalizzato alla crescita economica e sociale.
La sintesi è che la Trieste del 2007
ha le potenzialità per ridiventare quel
crocevia pulsante di merci e di idee
che è già stata due secoli fa. Allo stesso tempo, pur vivendo con positività i
cambiamenti storici dell’entrata in
Schengen della Slovenia, e cogliendone le opportunità, non possiamo permettere che cadano nel vuoto le legittime richieste degli esuli allo Stato italiano. Solo perseguendo questa linea
d’azione potremmo risolvere definitivamente i conti con il passato, dando anche un vero futuro di sviluppo
alla nostra città”.
Roberto Dipiazza
Sindaco di Trieste»
“Storici” croati sul trattato di pace del ’47:
«entro i confini nazionali il mare Adriatico,
dove era stato formato il primo Stato croato»
«La Conferenza di pace di Parigi e l’Accordo di pace
con l’Italia (1946-47)» era il titolo di un convegno di due
giorni tenutosi a Zagabria a metà dicembre, promosso
dalle Accademie croata e slovene delle scienze e delle
arti, aperto alla presenza del presidente croato Mesic.
Due gli aspetti salienti, secondo Mesic: primo, il fatto
che «sessant’anni fa Pola, l’Istria, Fiume, Zara e le isole,
sono tornate alla Croazia; il secondo elemento, invece,
va visto dall’ottica che, in questo modo, è stata creata la
base giuridica non solo per la normalizzazione dei rapporti con l’Italia, ma anche per gli accordi di Osimo grazie ai quali tutte le cose sono state finalmente messe al
posto giusto». Non si pretende che un esponente politico o istituzionale sia uno storico di professione, ma registriamo un fuoco di fila di sciocchezze. Quando mai
l’Istria e laVenezia Giulia potevano «tornare» alla Croazia
se mai vi avevano fatto parte, e la Croazia neppure esisteva?
Mesic ha pure rincarato la dose: «Volevano negarci
ciò che è nostro», e ancora: «anche alcuni nostri alleati
hanno cercato di fare sì che non ci venisse dato qualcosa
che era da sempre nostro». Ancora. E sui crimini compiuti dagli «antifascisti» (sarebbe meglio dirli comunisti),
il presidente croato ha dovuto ammettere che anch’essui
si macchiarono di delitti. «Ci sono stati e io lo riconosco
e li condanno. D’altra parte, anche gli italiani devono
riconoscere i crimini compiuti da noi dall’occupatore
fascista», ha aggiunto, come se ciò non fosse stato ampiamente riconosciuto.
Agli “storici” poi la parola sull’«irredentismo» italia-
no, lo spettro alimentato da tanti ambienti croati per perpetuare le vecchie propagande nazionalcomuniste, senza le quali evidentemente manca loro materia su cui
elucubrare. L’accademico Davorin Rudolf ha stigmatizzato gli «obiettivi irredentistici di alcuni gruppi politici
e di alcuni singoli in Italia», con evidente allusione alle
associazioni degli esuli. L’insofferenza è tuttavia alimentata dalla crescente rinascita della presenza italiana
autoctona, testimoniata dalla costituzione di nuovi circoli italiani che danno nuova visibilità alla cultura e alla
lingua del nostro Paese. Una presenza ingombrante, per
il veteronazionalismo croato che affonda le sue radici
nell’insussistenza di autentiche testimonianze storiche.
Rammarico per il ritorno di Trieste all’Italia è stato poi
espresso dallo sloveno Joze Pirjevec: la destinazione della città giuliana avrebbe «danneggiato più di tutti la
Slovenia». La Jugoslavia, secondo Pirjevec. «è stata costretta a firmare l’accordo di pace di Parigi sottostando
alle pressione esercitate dalle grandi potenze, principalmente dall’Unione Sovietica». E, infine, Petar Strcic, ha
“spiegato” che con il trattato di pace del 1947 l’Italia
perse definitivamente i territori dell’Adriatico orientale: e
i croati, «per la prima volta nella loro millennaria presenza nella propria Patria, nel 1947 hanno racchiuso entro i
confini nazionali e statali gran parte del mare Adriatico,
dove era stato formato anche il primo Stato croato». Pare
un manuale in uso nella Corea del nord. E questa è
l’intellighenzia di un Paese che aspirerebbe ad entrare in
Europa.
p.c.h.
Febbraio 2008
9
DIFESA ADRIATICA
Una mostra per il Giorno del Ricordo
curata dal prof. Guido Rumici per il Comitato di Verona.
Sarà visitabile anche nella sede nazionale di Roma e in altri Comitati A NVGD
Venezia Giulia e Dalmazia, immagini e documenti
Sono aperte al pubblico nei giorni
di febbraio le mostre fotografiche dedicate al Giorno del Ricordo organizzate in diverse città d’Italia da alcuni
Comitati provinciali dell’ANVGD in stretta collaborazione con la sede centrale
di Roma che ha pure curato il coordinamento tra le varie iniziative in atto.
La Mostra prende spunto da
un’idea del Comitato di Verona
dell’ANVGD che per primo ha programmato la realizzazione di tale iniziativa
in vista del 10 febbraio di quest’anno,
volendo ricordare anche l’insediamento della numerosa comunità di profughi nella città veronese. La Sede centrale romana dell’ANVGD ha quindi
pensato di estendere tale progetto anche al resto dei Comitati provinciali
creando un prodotto differente che
potesse venire incontro alle esigenze
di tutte le varie comunità di esuli disseminate sul territorio nazionale.
In tale ottica si è pensato di preparare la ricorrenza del Giorno del Ricordo presentando un’ampia carrellata
sulla storia della Venezia Giulia e della Dalmazia dal passato al presente,
toccando duemila anni di storia con
una serie di 24 pannelli monotematici
che descrivessero, ovviamente in modo
sintetico data la natura divulgativa della Mostra, gli argomenti salienti relativi alle vicende delle terre cedute.
La scelta dei temi da trattare è andata, per non appesantire troppo la
lettura da parte dei visitatori, su quelli
che sono stati i principali periodi storici ed i fondamentali nodi storiografici
riguardanti il confine orientale d’Italia. I primi pannelli spaziano perciò
velocemente sull’epoca romana, sull’epoca veneziana, sul periodo austroungarico e sulla prima guerra mondiale. La Venezia Giulia dopo il 1918, con
l’impresa di Fiume, il periodo fascista
e lo scoppio del secondo conflitto
mondiale sono poi seguiti dai pannelli riguardanti l’armistizio, le foibe del
1943, l’occupazione nazista, i bombardamenti di Zara, la fine della guerra con le violenze del 1945 e l’ulteriore ondata di deportazioni ed infoibamenti del maggio-giugno 1945.
Il lungo e doloroso dopoguerra è
descritto dai pannelli che trattano il
Trattato di pace di Parigi del 1947,
l’esodo dei giuliano-dalmati, i campi
profughi, il Memorandum di Londra
del 1954 ed il trattato di Osimo del
1975.
Specifici pannelli sono dedicati alla
situazione geopolitica attuale dell’Istria, Fiume e Dalmazia, alle Comunità degli Italiani rimasti a vivere oltre
confine ed al problema dei beni abbandonati.
Gli ultimi pannelli riguardano infine i personaggi illustri che sono nati
nelle terre cedute (o la cui famiglia è
originaria di tali luoghi) ed alcune scorci e vedute delle città lasciate dagli
esuli.
L’incarico di preparare la Mostra
dal punto di vista dei contenuti (testi,
mappe, piantine, fotografie e cartoline) è stato affidato al prof. Guido
Rumici, studioso specializzato nella
storia del confine orientale d’Italia ed
autore di numerose pubblicazioni dedicate a queste tematiche (tra le quali
Fratelli d’Istria ed Infoibati, editi da
Mursia).
L’idea di fondo è stata quella di realizzare un prodotto divulgativo accessibile a tutti e si è perciò basato, per
ogni argomento affrontato, su testi
esplicativi, piantine ed un’ampia documentazione fotografica che potesse coinvolgere il più alto numero pos-
sibile di utenti.
I dettagli tecnici
La tipografia incaricata di realizzare
la Mostra dal punto di vista grafico ha
predisposto diverse versioni, sia predisponendo i soli 24 pannelli (formato 70x100x1 cm) stampati su materiale PVC da appendere a parete, sia offrendo diverse soluzioni (più complesse) con 24 stampe cartacee (tipo poster)
inserite in cornici rimovibili (clic-clac)
o in appositi espositori di varie dimensioni (24 espositori monofacciali o 12
bifacciali).
La Sede nazionale è a disposizione di tutti i comitati che fossero interessati all’acquisto di una copia della
Mostra che avrà il vantaggio di poter
essere riutilizzata all’infinito anche in
futuro (dato che si è opportunamente
evitato di datare i pannelli) non solo
per il Giorno del Ricordo, ma anche
per qualsiasi altra iniziativa che possa
riguardare la storia del confine orientale d’Italia tra il passato ed il presente.
L’esposizione
anche nella Sede nazionale
La Sede nazionale ANVGD (Via
Leopoldo Serra 32, Roma) ospita i giorni 8, 9 e 10 febbraio la Mostra fotografica sul Giorno del Ricordo predisposta quest’anno dall’Associazione, su
idea del Comitato provinciale diVerona.
Uno dei 24 pannelli
Ventiquattro pannelli illustreranno
2000 di storia dell’Adriatico orientale,
con particolare riferimento al Novecento, con foto attuali e d’epoca e brevi
dettagli storici.
Gli uffici della Sede nazionale saranno aperti al pubblico nei tre giorni
dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00
alle 19.00.
In altre sedi italiane la medesima
mostra sarà esposta dai locali Comitati provinciali.
G. R.
CLAUDIO PER VOI
Alcune delle immagini esposte nella Mostra.
Rovigno, pescatori curano le reti
Ho 28 anni e sono nipote di un esule da
Albona. Non ho ancora un lavoro fisso ma avendo studiato spero di trovarlo presto: nel frattempo mi accontento di brevi contratti a tempo. Ho
avuto diverse storie sentimentali e tutte finite in
un modo o nell’altro. Sono sempre stato attaccato alla terra di origine dei miei nonni e ci torno
ogni volta che posso.
Stavo pensando che forse anche in amore dovrei cercare qualcosa che richiami alle origini
della mia famiglia, che so, una nipote di esuli o
una ragazza di lingua italiana rimasta in Istria.
Può essere una strada da percorrere quella di cercare una persona con delle origini comuni? È
possibile che un passato comune faciliti un rapporto in prospettiva futura? Oppure sto sbagliando nel pensarla così?
Giovanni, mail
Caro Giovanni, grazie del contatto e del tema
intrigante che proponi. Titolo: “Moglie buoi dei
paesi tuoi”. Prospettiva seducente ma…quante
volte può funzionare? Mi spiego. Mi onora che tu
sia attratto da quelle terre. Spesso custodiscono
una bellezza paesaggistica da capogiro, carismatica, ma…le persone? Rare quelle che mantengono ancora vivo, pulsante, il cordone ombelicale con le proprie origini etniche e storiche.
Trieste, campo San Sabba, 1957, due giovani coniugi profughi
Questo perché forte è il condizionamento
educativo e politico di quei luoghi. Non stai affatto sbagliando nel pensare un percorso così…si
può dire “speciale”? Vediamo di aggirare eventuali ostacoli ragionando con il cuore. E sperando che il tuo cuore abbia antenne non banali, gli
chiederei seriamente: “Chi o cosa stai cercando?
Una radice interiore? Un cuore che cerca una
sintonia a 360 gradi, complice un confronto sincero? Oppure un cerchio che si chiude?”.
Caro amico Giovanni, concediti una riflessione superficiale e, quando ti sentirai pronto,
ordina al tuo cuore di seguire il suo istinto. Cosa
farei io? Con molta emozione affronterei due partite proponendomi, ovviamente, di vincerle. La
prima sarà quella di rivivere quelle splendide terre con il supporto dei ricordi di parenti o persone
che hanno vissuto lì. Questo per avere punti di
riferimento preziosi per il cuore e la mente. Seconda partita. Grazie al cielo, in Italia esistono
associazioni che calamitano persone come noi.
E se ci fossero anche qui cuori di dolci fanciulle
che aspettano il tuo cuore, caro Giovanni? Per
cercare origini comuni e sogni da trasformare in
realtà. Perché non provi a mettere un annuncio,
breve, conciso, nella mia rubrica? Una sincera
stretta di mano.
Claudio
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DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
Udine, storia e documenti del
campo profughi di Via Pradamano
Un bel volume edito dall’ANVGD per la cura di Elio Varutti
È pubblicato, per le edizioni del
Comitato ANVGD di Udine, il ponderoso volume Il Campo profughi di Via
Pradamano, curato da Elio Varutti, di
ben 393 pagine e corredato da interessanti immagini e documenti d’epoca. Un’opera di grande merito, questa, per la storia degli insediamenti in
Italia degli esuli giuliano-dalmati e non
soltanto per il territorio friulano. Ne
diamo doveroso atto riproducendo
una parte dell’Introduzione e del Capitolo I del volume, a firma dello
stesso Varutti.
Il volume può essere richiesto al
Comitato provinciale ANVGD, Vicolo
Sillio5, 33100 Udine, tel. e fax
0431.50 62 03, al costo di euro 30
più spese postali.
Dall’Introduzione
«È la prima volta che viene scritta
la storia del campo profughi di Udine,
come un capitolo del gran tema dell’accoglienza civile. [...] Distrutta dalla guerra, transitata per l’esperienza
della
della ritrovata democrazia e della
postbellica, Udine divenne città dell’emigrazione e poi capitale morale del
Friuli del boom economico [...].
Sembrerà strano a qualche lettore
uno studio come questo, che descrive
l’identità degli istriani e dei dalmati,
oltre a dei cenni su quella friulana. [...].
Per il seguente studio si è attinto al
metodo di lavoro della ricerca storica
sui testi pubblicati, dalla saggistica alla
letteratura, alle riviste e ai giornali. Si è
proceduto, inoltre, ad uno spoglio e
un’analisi dei documenti ufficiali disponibili, giacenti all’Archivio di Stato
di udine (ASUD), oppure presso altre
conservatorie di reperotri pubblici e in
collezioni private. È stata effettuata,
infine, una ricerca diretta, andando a
sondare le fonti orali, mediante un’intervista semi-strutturata nei confronti
di 103 persone, tra esuli adriatici e
abitanti nello stesso quartiere del campo profughi [...]. Ad essi sono state
chieste informazioni sul campo profughi e sulla città del dopoguerra, assieme al reperimento di documenti,
Udine, l’edificio già Collegio Opera Nazionale Balilla (ingresso di Via Pradamano),
divenuta sede del centro di smistamento profughi dal 1947 al 1960. Oggi è una scuola media
fotografie e pubblicazioni facenti parte delle collezioni familiari, debitamente citate in fondo al lavoro. Sono
state poi ricostruite decine di biografie
individuali e, in un caso, di un intero
gruppo familiare. Le biografie costituiscono dei casi emblematici del sentirsi persone dell’esodo.
La storia orale, in quanto disciplina autonoma, viene accolta ormai in
diversi ambiti di ricerca. Con tale approccio si è attivata una sezione della
ricerca presente, andando a parlare
con gli esuli e con la gente del quartiere, in lingua italiana, friulana o in
dialetto istro-veneto, fiumano e
dalmata [...].
Dal Capitolo I
L’esodo, la profuganza e le strutture
d’accoglienza a Udine nel 1945
Nel presente capitolo si vogliono
analizzare i temi dell’esodo, ad iniziare
dalla definizione di proftlgo. Perché un
individuo diventa profugo? Che cos’è
una foiba? Perché gli italiani dell’Istria,
di Fiume e della Dalmazia, dal 1943,
hanno paura delle foibe? Poi si vedranno i sistemi dell’accoglienza per i profughi ed i rimpatriati predisposti dal-
l’autorità religiosa a Udine al termine
del secondo conflitto mondiale. Che
cosa fa lo Stato? Quali strutture predispone in Friuli per accogliere gli italiani in fuga dalla paura delle foibe? Che
cos’è il collegio convitto ONB di Via
Pradamano a Udine? [...].
L’orizzonte culturale entro cui ci
s’intende muovere non può misconoscere alcuni riferimenti letterari ad
alcuni romanzieri, che qui si accennano per l’alto significato etico, che
sprigiona da certe loro opere. Hanno
essi descritto i fatti riguardanti i contrasti tra italiani e jugoslavi, con l’annessa questione delle foibe. Tali autori
hanno trattato dell’esodo, della fuga
dalle terre istriane, fiumane e dalmate,
in seguito alla Seconda guerra mondiale. Hanno presentato la tematica dei
profughi, lavorando in punta di penna, quando lo ritenevano opportuno.
[...].
È un periodo denso di avvenimenti e di guerre scatenate in Europa. È un
periodo che va dalla rivoluzione russa, del 1917, alla caduta del Muro di
Berlino, avvenuta nel 1989 definito
come il «secolo breve» secondo lo storico Eric Hobsbawm. Si tratta, almeno, di quattro grandi autori italiani,
come Fulvio Tomizza con La miglior
vita, pubblicato nel 1977 , Marisa
Madieri con
Verde acqua (1987), Carlo Sgorlon,
con il suo Foiba grande (1992) e Claudio Magris con Microcosmi (1997) e
con Alla cieca (2005) [...].
Il 1947 è l’anno d’inizio delle attività del Centro di Via Pradamano,
come risulta dalle immagini che rappresentano l’ingresso del centro
smistamento profughi euna tabella statistica [...].
Prima funzionava un primordiale
Centro di raccolta in Via Gorizia, che
fu chiuso nel 1947. Quest’altro CP era
attivo presso alcune aule scolastiche
ed alcuni baraccamenti, occupati alla
fine della guerra, dai militari inglesi e,
poi, da quelli italiani. Le fotografie del
Centro Via Pradamano sono del 1951,
data di effettuazione della prima
rilevazione statistica ed appartengono
alla collezione privata di Leonardo
Cesarotto, già impiegato in quegli uffici. A ricordare le date del 1947 e, circa, del 1960, come termini iniziale e
finale di funzionamento della struttura di accoglienza, sono pure i signori
Toribio Marioni, Novelli, Perisutti e
Visintin, intervistati per la presente indagine. Riguardo al 1947, da intendersi come anno di inizio delle attività
del “campo di smistamento di Udine”
concorda anche Liliana Ferrari, a p.
427 della ricerca, condotta assieme a
Cristiana Colummi.
Quando chiuse il Campo di Via
Pradamano? Dal Gazzettino del 27
febbraio 1960, [...] si viene a sapere
che “col 1° marzo avrà inizio il trasferimento a Cremona del primo scaglione di profughi, dovuto allo scioglimento del centro di Udine, disposto dal
Ministero degli Interni. Il Centro Raccolta Profughi di Cremona, sorto
ne11945, è molto bene attrezzato”.
Il Centro profughi di Udine, dunque, chiuse nel 1960. Tra l’altro, continuò a funzionare il Campo Profughi
di San Sabba a Trieste, dove esistevano ben altre diciassette strutture analoghe, secondo i dati della Prefettura
di Trieste del 20 ottobre 1958, [...].
Secondo quanto scrisse Guido
Crainz nel suo libro Il dolore e l’esilio,
nel 1960 in Italia, esistevano ancora
dodicimila persone nei campi profughi. Nel 1962, chiuse i battenti il Campo di Raccolta Profughi di Gaeta, in
provincia di Latina. L’ Associazione
Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia (ANVGD), comunque, fissò la possibile chiusura definitiva di tutti
i campi profughi al 1963, dopo le
assegnazioni di nuove case ai rifugiati, secondo programmi edilizi prestabiliti [...].
Qualcuno di tali centri di accoglienza, in ogni caso, chiuse i battenti
soltanto negli anni settanta.
Si aggiUllge, tuttavia, che non tutti
i fuoriusciti italiani passarono per i
campi profughi, in quanto alcuni di
loro furono ospitati da parenti o conoscenti e s’inserirono nella vita economica e sociale del Paese [...]. C’è chi si
pagò il biglietto del treno e l’albergo
per i primi giorni, una volta arrivato in
Friuli [...]. È stato stimato da padre
Flaminio Rocchi, a pag. 606 di un suo
poderoso studio [...] che in Friuli Venezia Giulia hamlo trovato spazio ed
accoglienza oltre centomila profughi
giuliani su 350 mila unità che, nel
complesso, costituiscono il cosiddetto esodo di istriani, fiumani e dalmati
in Italia e nel mondo. [...]
Soprattutto dopo la firma del Trattato di pace e le opzioni del 1947,
aumentò il flusso di italiani che lasciarono quelle terre; fu così per Liliana
Cattalini, da Zara, che fu, poi, ospite
delle suore Orsoline di Saronno, in
provincia di Varese. Un altro zaratino,
Antonio Nicolich ha detto: “Son vegnù
via nel 1948, dopo le opzioni, ma no
i dava tanti permessi, dopo son andà a
Milano e no son mai più tornà a Zara,
perché de la mia cità cossa sarà restà,
dopo 54 bombardamenti e coi cambiamenti fatti da quei che xe vegnui
dopo”. [...]
Da un’altra storia orale si sa che:
“sono venuta via da Villa del Nevoso
nel 1947 – racconta la maestra Fiorina
Crosilla – perché in casa ci arrivò una
carta con la stella rossa che c’imponeva di andar via, poi ci sono state minacce di morte; mi sono fermata a
Udine, dove la famiglia aveva una
casa, poi siamo andati profughi a Genova, dove siamo stati bene accolti;
ricordo che il mio direttore didattico è
stato torturato dai titini, fino a fargli bere
il suo stesso sangue e poi l’hanno gettato nella foiba”. [...]
La profuganza iniziò, per taluni,
quando videro ciò che accadeva agli
ebrei. Fu il caso della famiglia della
signora N.C., che pur essendo nata a
Udine, si trovò a Fiume negli anni trenta, per motivi di lavoro del genitore,
ferroviere. “Ero impiegata nello studio
di un avvocato di Fiume, nella zona
abitata dagli ebrei – ha riferito N.C. –
e si sentirono arrivare camion, motociclette e camionette dei tedeschi e
allora l’avvocato ci disse di chiudere
le finestre raccomandandoci di non
stare a guardare. Lui sapeva. Ci fu tutto un baccano dalla strada, con grida
di tutti i generi. Stavano portando via
quei poveretti. Donne, anziani e bambini compresi. La confusione durò tutto
il giorno. Nei giorni successivi ancora
altri camion e uomini in divisa caricarono i mobili, le merci ed ogni cosa.
Si portarono via tutto, non lasciarono
neanche uno spillo!”. Responsabile di
quel rastrellamento, del 1943, fu il
capitano Franz Reichleitner, delle
Waffen SS.
Persino il celebre cantautore Gino
Paoli, genovese di adozione, ma nato
nel 1934 in provincia di Gorizia e vissuto nei primi mesi a Monfalcone, ha
dei ricordi familiari riguardo alla morte nelle foibe. Si accomuna così il cantautore Gino Paoli ad un altro simbolo
della musica leggera italiana, oltre che
della sinistra politica, Francesco De
Gregori, che pure patì in famiglia certi
crimini compiuti dai comunisti sul
confine orientale. [...] “Nel 1944 parte della famiglia di mia madre morì
infoibata – ha detto Gino Paoli – ma la
caccia all’italiano faceva parte della
strategia di Tito, che voleva annettersi
Trieste e Monfalcone”. [...]
La questione delle foibe, dopo decine d’anni, tiene ancora le genti col
fiato sospeso, come ha raccontato al
Gazzettino lo speleologo capodistriano Franc Maleckar. Intervistato
il 15 gennaio 2006 da Flavio Forlani,
ha affermato che, dopo il 1990, ha
continuato a trovare resti umani, coperti da detriti, ghiaia, calce, persino
da letame o da salumi avariati, gettati
di recente, in 81 cavità situate sul territorio tra San Servolo e Piedimonte
d’Istria. “In alcune cavità – ha detto
Maleckar – accanto agli scheletri abbiamo trovato anche dei portafogli e
dei portamonete, dei vestiti, delle divise militari quelle dei carabinieri italiani ed anche delle toghe di preti”. [...]
Febbraio 2008
11
DIFESA ADRIATICA
RISCATTO RIUSCITO A TORINO
Con riferimento all’articolo dell’ultima vs. newsletter, vorrei
felicitarmi per la riuscita del riscatto della casa per le 12 famiglie di
Torino. Per diverso tempo (circa 10 anni!) il Comitato di Torino
aveva messo in campo il proprio impegno per la riuscita dello
stesso obiettivo: un sogno (ancora non realizzato ed atteso da ben
40 anni!!!) per quelli che sono sopravissuti, come il sottoscritto, a
10 anni di campi profughi (Udine, Laterina, Chiari e Monza) e
tutte le traversie che i più dei profughi giuliani e dalmati conoscono bene! Purtroppo, dopo tanti anni siamo ormai sfiduciati da uno
Stato che fa le leggi e non le applica! Ormai non crediamo più ai
miracoli e noi profughi siamo rimasti solo una esigua minoranza
che non può destare interesse per nessuno schieramento politico.
Proprio perché solo noi conosciamo, per averle vissute in prima
persona, le vicissitudini dei nostri compagni di sventura di Torino,
siamo felici per la riuscita del loro “caso”. Un affettuoso saluto.
Vincenzo Pavich, mail
Il nostro Comitato provinciale di Torino è sempre stato in prima linea sul problema del riscatto agevolato delle case dei profughi. Un impegno così costante e duraturo (che ha pochi eguali in
Italia) continua a portare i suoi frutti anche quando la corrente
pare contraria ed ostica. E ciò quindi ne raddoppia i meriti.
Lettere al giornale
FERMO POSTA
di Fabio Rocchi
I quesiti (possibilmente brevi) possono essere inviati alla Redazione (Via Leopoldo Serra 32, 00153 Roma, fax 06.5816852,
e-mail [email protected]). Alcuni vengono tratti da più ampie interrogazioni che giungono alla sede nazionale dell’Anvgd.
adeguamenti. Quello che è mancato è il rifinanziamento al gruppo di operatori speciali che dovevano sveltire l’arretrato. Rimarranno così solo i tre impiegati “ordinari” del Ministero, con circa
1.500 pratiche da evadere, segno evidente di quale sia la volontà
di portare a termine i pagamenti. Rinviamo all’articolo dell’avv.
Andreicich in questo numero per la più ampia trattazione dell’argomento.
FINANZIARIA ASSASSINA
Tramite la nostra sede di Milano ho appreso che con il comma
505 dell’art. 2 della recente Legge Finanziaria per il 2008 il nostro
Governo oltre a non saldarci i beni abbandonati (sono passati 60
anni!!!) ha cancellato ogni perequazione sulla già modesta pensione prevista per i profughi. Quali sono le iniziative che a questo
punto intendete fare?
Domenico Benussi, mail
A VOLTE BASTA UNA FOTO...
Desidero ringraziare cordialmente per la pubblicazione sul
numero di dicembre di Difesa Adriatica, a pag. 7, della foto che
avevo richiesto con relativa spiegazione. Con molta gioia e sorpresa ho ricevuto oggi dalla Signora Fiorella Lubin una copia in
ottimo stato della foto in questione, con toccanti parole di accompagnamento. È stata una buona idea chiedere il vostro aiuto e
trovare cortesia e sensibilità in chi ha accolto la richiesta. Grazie
ancora.
Oreste Pocorni - Ravenna
Come precisato nelle News del nostro sito internet, l’unica
strada ora rimane la causa per incostituzionalità della norma varata dalla Finanziaria. Per i beni abbandonati, i fondi per i pagamenti sono già stati stanziati a suo tempo e non necessitavano di
GIUSTI GLI INTERVENTI DI TOTH
Abbiamo apprezzato molto le parole del presidente Toth che
abbiamo letto sul sito relative a varie occasioni alle quali ha sapu-
PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196)
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Gli appelli di “Difesa”
Sono un’esule fiumana di 82 anni, che cerca un posto di lavoro per la nipote
invalida. Espongo la sua situazione: abita a Mestre, da sola. È orfana di madre
dall’ età di tre anni. Io ho provveduto a lei, assieme al padre che, attualmente,
purtroppo, a seguito di un ictus, ha bisogno di essere aiutato. Mia nipote, Aurora, ha 45 anni ed è invalida civile all’80%. Ha conseguito la maturità scientifica,
ha un diploma di videoterminalista, rilasciato dalla RegioneVeneto (a seguito di
un corso di 300 ore). Aveva frequentato la Facoltà di Lettere, presso l’Università
Ca’ Foscari di Venezia, ma senza conseguire la laurea. Da qualche anno, però,
a ripreso a sostenere esami e, attualmente, le manca l’ultimo per poi discutere la
tesi già assegnatale. Ha lavorato nell’89 in qualità di trimestrale alle Poste e poi,
per sette anni e mezzo, presso una ditta metalmeccanica locale, in qualità di
impiegata. È disoccupata dal 1° febbraio 2007 e si cruccia per la mancanza di
un posto di lavoro, aggravata dal fatto che la situazione dei familiari su cui può
contare è molto insicura. Sarebbe fondamentale per lei un posto di lavoro a
Mestre, a Marghera o in altre località nella zona, facilmente raggiungibili coi
mezzi pubblici, poiché non possiede un mezzo di trasporto autonomo. Ringrazio tanto se qualcuno potrà fare qualcosa per mia nipote.
Potete contattarmi telefonicamente per ogni spiegazione o informazione.
Rina, 349. 585 13 26
• • •
Il sig. Alfredo M., Esule originario di Fiume, dopo molti anni di coabitazione
a Napoli a causa di una misera pensione, si trova oggi solo e costretto ad
essere ospitato in una modesto albergo a Cassino. Per questo alloggio spende
l’intero suo reddito ed ha necessità di una sistemazione. È invalido ma autosufficiente ed ha il desiderio di trascorrere i suoi restanti anni a Trieste, per
tornare a respirare l’aria del suo Adriatico, ma andrebbe bene anche una
qualunque località italiana. Una soluzione potrebbe essere la coabitazione
con un’altra persona, così da dividere insieme le spese fisse che oggi un immobile comporta. Chi volesse contattarlo, può chiamarlo al 333. 521 90 39.
• • •
Sono Aldo Viroli, giornalista del quotidiano “La Voce di Romagna”, che
esce nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Sono alla ricerca di
notizie sul maresciallo capo dei Carabinieri Ettore Forasassi, morto ufficialmente in combattimento contro i tedeschi sull’Appennino forlivese il 30 luglio 1944. Secondo alcune testimonianze è stato ucciso dai partigiani della
Brigata Garibaldi cui si era unito. In zona c’erano slavi fuggiti dal campo di
internamento di Renicci (Arezzo). Il sottufficiale, sposato con Eloisa Spagnolo, insegnante elementare, ha prestato servizio diversi anni presso la Legione
di Trieste. È probabile che la sua morte possa essere legata a episodi avvenuti
in quel periodo.Vi chiedo cortesemente di pubblicare la sua scheda (all’epoca era brigadiere) con le varie assegnazioni. Chi avesse notizie o ricordasse
qualcosa di lui, scriva a:
Aldo Viroli presso “La Voce di Romagna”,
Viale Principe Amedeo 11 C, 47900 Rimini
tel. 0541.351 852, e mail [email protected]
LA SCHEDA
Ettore Forasassi, maresciallo capo, nato a Arbizzate (Va) 1° giugno 1905.
Il 29 luglio 1938 assegnato alla Legione di Trieste proveniente da Bologna, il
2 settembre 1938 assegnato a Pola principale, il 28 aprile 1933 a Circhina, il
28 agosto1933 a Rozzo d’Istria, il 10 luglio 1935 a San Martino Quisca, il 10
novembre 1935 a San Pietro di Gorizia, il 5 giugno1940 mobilitato, il 29
settembre 1940 assegnato a San Nicolò di Fiume, il 26 novembre 1942
mobilitato 5° Battaglione, il 7 febbraio 1942 assegnato a Sagoria San Martino
(Fontana del Conte), il 28 agosto 1942 a Piedicolle, l’11 giugno1943 a
Savignano sul Rubicone (Forlì).
to affrontare con chiarezza le realtà storiche, che a volte sono dure
da considerare dalle parti coinvolte ma che oggi dovrebbero invece far guardare alle genti che, desiderando ed auspicando una
saggia cooperazione, valutano la storia un momento di slancio
verso crescita sociale e culturale.
Nora e Morella Bacci Mantovani (da Fiume) - Milano
LO SPARTIACQUE DELLA NASCITA
Per quanto riguarda il luogo di nascita, gradirei, se possibile,
avere copia della circolare del Ministero degli Interni che fa da
“spartiacque”. Io sono nato nel mese di febbraio 1948 in Istria e
nel 1949 siamo partiti perché optanti. Come devo considerarmi
rispetto allo stato di nascita riportato sui documenti? Nel caso
fosse Jugoslavia o Croazia lo riterrei una ingiustizia rispetto alla
coerenza. È possibile “per assurdo” beneficiare del diritto del
nascituro? Nel caso affermativo praticherei questa strada; al contrario non mi resterebbe che il ritorno. Grazie.
E.P., mail
Per la questione anagrafica Lei deve necessariamente risultare
nato in Jugoslavia, in quanto l’amministrazione territoriale nel
momento della sua nascita era appunto jugoslava. Il diritto del
nascituro valeva esclusivamente per la concessione della qualifica di profugo, ma non per la nascita. Naturalmente l’indicazione
della nazione di nascita non inficia sulla italianità delle persone
(pensi ai figli dei diplomatici italiani nati all’estero). Infatti nascita e
cittadinanza sono cose assolutamente distinte e che non hanno
pertinenza l’una con l’altra.
QUANDO L’ANIMO È NOBILE E SINCERO
Desidero comunicare con piacere che proprio in questi giorni
ho finalmente ricevuto l’indennizzo! Siamo lontani dal reale valore bei beni materiali, per non parlare del resto,cche mi sono stati
tolti; ma se non ci fosse stata l’attenzione e l’assistenza dell’Associazione non avrei ricevuto neanche questi!!! Ve ne ringrazio e
invio i miei più cordiali saluti e auguri.
P. P. G., mail
Note dolorose...
Il 17 novembre scorso, in Viterbo, ove trovavasi degente, ha serenamente
concluso il Suo pellegrinaggio terreno la zaratina di Borgo Erizzo
Anna Jelencovich ved. Rotelli
Nata il 2 dicembre 1920, si era occupata, in
ancor giovane età, presso la locale Manifattura tabacchi orientali, sin quando aveva contratto matrimonio con Renzo Rotelli, sottufficiale di artiglieria
in seguito impiegatosi presso il Comune.
Lasciata la nativa Città distrutta unitamente al
marito ed all’unico figlio, Romeo Manfredi, di appena due anni, si era stabilita inTarquinia (Viterbo),
ove, vincendo le diffidenze e dubbiezze subite da
larghissima parte degli Esuli, aveva presto conquistato la generale considerazione della nuova comunità per la riservatezza, la signorilità del tratto e
il culto degli affetti familiari.
Mai immemore della Patria dalmata, vi aveva fatto ritorno più volte, sin dai
tempi del Territorio Libero di Trieste, il cui ritorno all’Italia non mancò di salutare, con vivissimo entusiasmo non disgiunto da intensa commozione, esponendo il Tricolore sul balcone di casa.
Riposa ora nel cimitero della cittadina tirrenica, accanto al fratello minore
Giovanni, che a causa dell’indomita affermazione della sua italianità, patì la
durezza delle carceri titine e vessazioni e prevaricazioni d’ogni sorta, conclusesi con la sua fuga lungamente concepita e felicemente riuscita.
• • •
È mancato a Trieste, nel dicembre 2007,
Don Giuseppe Radole
Era docente, compositore e organista di fama internazionale. Aveva 86 anni
e da tempo era malato. Nato a Barbana d’Istria nel 1921, nel 1944 fu ordinato
sacerdote a Parenzo per mano del Vescovo Radossi. Al conservatorio Tartini di
Trieste insegnò armonia, ma la sua passione eranp l’organo e l’arte organistica
cui ha dedicato tutta la sua vita. È stato presidente della Commissione Diocesana
di Musica Sacra e direttore della Cappella civica in San Giusto a Trieste.
Don Giuseppe Radole ha dato molto alla comunità cristiana istriana e
triestina ma anche alla cultura della città, ricorda in una nota don Silvano Latin,
direttore dell’Ufficio stampa della Diocesi di Trieste. Compositore molto apprezzato, organista e direttore esperto, musicologo, è stato autore di una lunga
serie di pubblicazioni tra le quali alcune dedicate agli organi dell’Istria e di
Trieste e una quantità rilevante di studi sulle tradizioni popolari istriane e triestine. Il suo intenso legame con l’Istria gli ha consentito di dedicarsi alla raccolta di
spartiti e motivi antichi, aneddoti e testimonianze della cultura, delle tradizioni,
degli usi e costumi, in parte anche editi in volume, come nel caso di Folclore
Istriano, pubblicato dall’IRCI.
Le esequie sono state celebrate venerdì 7 dicembre nella chiesa della Beata
Vergine del Soccorso (Sant’Antonio Vecchio), di cui è stato vicario parrocchiale
dal 1947.
• • •
A Napoli è tornato alla Casa del Signore lo scorso 13 dicembre
Padre Gorgone
che per tanti anni è stato vicino alla comunità degli Esuli residenti in quella
città, celebrando i riti religiosi a cui sono sempre stati legati. Nella sua vocazione sacerdotale, aveva sempre manifestato una viva e autentica solidarietà di
sentimenti con le vicissitudini della nostra gente. Lo ricorderanno con affetto e
rimpianto gli Esuli da Istria, Fiume e Dalmazia residenti in Campania.
12
Arcipelagoadriatico.it
mercoledì 5 dicembre 2007
Loretta Goggi e Pola
Chiamandola al telefono per questa intervista dico alla Goggi che il nostro pubblico la ricorda molto per la
tanta televisione fatta e lei rincalza affermando che dovrebbe ricordarsi anche del marito che è nato a Pola, fu
uno di quelli che andò via (Gianni Brezza, famoso storico primo ballerino della Rai, compagno d’arte e di vita della
Goggi, regista dello spettacolo “Se stasera sono qui”, “One Woman Show”
con protagonista proprio la Goggi, n.d.
r.). «Assolutamente mio marito ci tiene
tanto. Ha ancora le foto della nave con
cui è partito quand’era piccolo. Hanno lasciato tutto. La sua mamma e il
suo secondo papà che, lavorando se
non sbaglio in Marina all’Ammiragliato gli avevano chiesto di andare a Taranto o a La Spezia, scelsero La Spezia,
per cui lui si sente spezzino d’adozione ma è nato a Pola. In moto siamo
andati a vedere la strada dov’è nato, la
chiesa vicina all’Arena dove c’era una
ma-donnina, vicino alla quale si mettevano le offerte che lui, bambino birbante, andava a rubare e poi la mamma lo sgridava. Pola è un ricordo per
Gianni molto forte [...]»”.
Apcom
mercoledì 5 dicembre 2007
Elicottero italiano:
4 ufficiali ex jugoslavi a giudizio
Saranno processati per ii reati di
omicidio plurimo aggravato e disastro
aviatorio aggravato i quattro ufficiali
della ex Armata nazionale jugoslava,
considerati responsabili a diverso titolo dell’abbattimento, il 7 gennaio del
1992, di un elicottero che precipitò in
Croazia a una settantina di chilometri
da Zagabria provocando la morte di
cinque osservatori dell’UE (quattro italiani e un francese). Il pm Erminio
Amelio aveva chiesto il rinvio a giudizio [...]. La prima udienza del processo
è stata fissata, dal gip Marina Finiti, per
il 14 febbraio prossimo, davanti alla III
sezione penale del tribunale. I 4 ex militari risultano latitanti. Per gli stessi fatti
è stato condannato in via definitiva a
15 anni il maggiore pilota Emir Sisic.
Dopo un periodo di carcerazione nel
nostro Paese è stato estradato in Serbia.
[...] Vittime del disastro, durante la missione “Monitor Mission” furono il tenente Enzo Venturini, il maggiore Marco Matta, i marescialli Silvano Natale
e Fiorenzo Ramacci, e il tenente di vascello transalpino Jean Loup Eychenne.
Erano tutti a bordo di un elicottero Ab
205. Rimase coinvolto in quello che
venne definito come «L’eccidio di
Podrute» anche un altro elicottero dell’Aviazione leggera dell’esercito italiano, che i 2 MiG slavi cercarono di abbattere, ma il pilota riuscì ad evitare il
fuoco e ad atterrare indenne in una radura. Sulla vicenda è stato realizzato
anche un film, realizzato dal regista
Mauro Currieri.
Regione Friuli Venezia Giulia
venerdì 7 dicembre 2007
Albania risarcisce
vittime regime comunista
Il Governo albanese ha deciso di
destinare 417 milioni di euro al risarcimento delle vittime del regime comunista. Lo scrive “Setimes”. I pagamenti
cominceranno nel 2008 e proseguiranno per altri 8 anni. Nel bilancio del prossimo anno, il governo ha stanziato circa 8,25 milioni di euro. A ricevere il
risarcimento saranno le famiglie delle
circa 2.000 persone che si stima siano
state uccise e le oltre 15.000 imprigionate nel corso del regime di Enver
Hoxha.
Newgol.com
venerdì 7 dicembre 2007
A Perugia terzo incontro
di “Istria, Fiume, Dalmazia
laboratorio d’Europa”
Si è svolto ieri a Perugia il terzo incontro del progetto «Istria Fiume e
Dalmazia Laboratorio d’Europa», organizzato dall’Istituto per la storia
dell’Umbria contemporanea, a cui han-
DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
RASSEGNA
no partecipato Elvio Guagnini, docente di letteratura italiana della Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università degli
Studi di Trieste e lo scrittore Diego
Zandel. Dopo l’introduzione di Dino
Renato Nardelli, responsabile della sezione didattica dell’Isuc, il prof.
Guagnini si è soffermato su figure come
quelle di Giani Stuparich, che alternò
la professione di giornalista a quella di
scrittore, intrecciando l’impegno politico e quello civile, e di Fluvio Tomizza,
che ha narrato i sentimenti e le ragioni
di chi è partito così come di che è rimasto in Istria. Diego Zandel, che è nato
in un campo profughi per esuli fiumani,
ha tratteggiato la figura di Pier Antonio
Quarantotti Gambini, un altro scrittore
che del legame con la terra natia fece
filo rosso della sua opera [...].
“La Sicilia”
domenica 9 dicembre 2007
Palma di Montechiaro:
cambiate nome a Via Tito
Due giovani universitari palmesi
che frequentano l’ateneo di Roma, sono
intervenuti con una lettera al sindaco
Rosario Gallo con la quale lo hanno
invitato a eliminare dalla toponomastica comunale la via Tito per cambiarle la denominazione con quella di «via
Vittime delle Foibe». Ad assumere questa iniziativa sono stati Vincenzo
Cammalleri e Davide Mangiavillano i
quali hanno anche sollevato la questione nel forum aperto sul sito ufficiale del
Comune e attraverso il quale sono venuti a conoscenza che il 20 marzo del
1981, con deliberazione n. 76, il Consiglio comunale decise di dedicare una
via all’ex dittatore jugoslavo con la motivazione che il maresciallo Tito fu uno
dei protagonisti europei della resistenza contro il nazismo, esponente di primo piano della politica internazionale
e fondatore del movimento dei non allineati. «Siamo consapevoli della notevole importanza nella scena politica
internazionale del maresciallo Tito –
hanno scritto i due giovani universitari
– ma vorremmo anche ricordare le altrettanto degne note di nefandezze di
cui il maresciallo si macchiò durante
la sua carriera politica. Molti storici considerano infatti la responsabilità di Tito
determinante per il massacro di
Bleiburg, così come per le uccisioni di
circa 12 mila ex miliziani anticomunisti
sloveni e per i massacri delle Foibe nelle
regioni a ridosso del confine italo-jugoslavo. Questi ultimi massacri si verificarono poco dopo la fine della seconda guerra mondiale anche per rappresaglia e vendetta dei partigiani titini
contro i fascisti ma anche contro tutti
coloro che rappresentavano o potevano rappresentare indipendentemente
dalla loro appartenenza politica, lo Stato italiano in quelle terre che il nuovo
regime comunista jugoslavo rivendicava apertamente. A conferma di un’autentica campagna di intimidazione
contro gli italiani vi sono anche le affermazioni di Milovan Djilas, vicecapo
del governo e segretario della Lega dei
comunisti di Jugoslavia il quale in una
intervista rilasciata al giornale Panorama, ammetteva senza giri di parole che
i titini andarono in Istria a organizzare
la propaganda anti-italiana poiché bisognava indurre i cittadini della nostra
nazione ad andare via con pressioni di
ogni tipo. [...] Chiediamo quindi che la
denominazione attuale di via Tito venga rimossa quando più presto possibile e che venga sostituita con una denominazione che possa richiamare al ricordo di quei tragici eventi.
Filippo Bellia
Arcipelagoadriatico.it
martedì 11 dicembre 2007
Missoni
sarà cittadino onorario di Trieste
Ottavio Missoni [...] è lui il sindaco
per antonomasia del Libero Comune
di Zara in esilio, lui che è nato a Ragusa
ma sente tutta la Dalmazia come
un’estensione della propria personalità, del suo modo di essere. Per un giusto ricambio generazionale, ha passato il testimone ad un altro dalmata eccellente, Franco Luxardo. Ora, per decisione del Consiglio comunale,
Missoni diventa anche cittadino onorario di Trieste che l’ha visto giovane e
scanzonato [...]. La cittadinanza onoraria di Trieste, se l’aspettava: «Francamente no, ma ne sono felice, è una
bella sensazione, come quando un
amico si rammenta di te, ti chiama e ti
costringe a ricordare momenti pieni di
sogni ma anche di incertezze, di speranze e di progetti. C’era la gioventù e
tutto diventava possibile». Ritiro della
cittadinanza onoraria, a data da destinarsi, certamente sarà un avvenimento
che Trieste seguirà con grande affetto.
Rosanna Turcinovich Giuricin
News Italia Press
mercoledì 12 dicembre 2007
Mario Andretti medaglia d’oro FIA
Mario Andretti, uno dei più grandi
pilota del mondo automobilistico, è stato onorato con la Medaglia d’oro della
FIA (Federation International Automobil) in occasione della serata di gala
che conclude la stagione corse 2007,
svoltasi a Monaco. Il Principe Alberto
di Monaco ha pronunciato parole di
elogio nei riguardi del glorioso pilota
di sangue italiano, emigrato durante la
guerra, con la famiglia stabilendosi nella
minuscola graziosa cittadina di Nazareth in Pensilvania. [...] La «way of life»
di Mario è americana, ma le radici
istriane gli sono rimaste appiccicate.
Cuore, patria, famiglia, hanno ancora
un peso per il grande Andretti, mai dimenticato dagli appassionati italiani,
che, d’accordo con i concittadini di
Montona, vorrebbero vederlo con la
fusciacca tricolore, sulla soglia del
Municipio cittadino. [...]
La Voce del Popolo
mercoledì 12 dicembre 2007
Isola Calva: parlano i protagonisti
Raccontare l’irraccontabile inferno
che nel cuore degli anni Cinquanta del
secolo scorso il regime diTito creò, nello
sperone di roccia in fondo al Canale
della Morlacca, per regolare i conti con
i suoi avversari (interni e esterni), lontano dagli occhi dell’opinione pubblica
e degli osservatori internazionali, affinché non si offuscasse quel “volto umano” del socialismo jugoslavo all’epoca
in via di costruzione. E di fronte alla
latitanza delle fonti d’archivio, prorompe la memoria di chi ha vissuto in prima persona la «sanguinosa nota a pie’
pagina della storia universale» – come
la definì nel 1990 Claudio Magris (che
ne ha riassunto gli orrori attraverso la
dolente figura di Salvatore Cippico nel
romanzo Alla Cieca, Nuova biblioteca
Garzanti, 2005) – del gulag di Goli
Otok/Isola Calva. Parlano i protagonisti (come recita il titolo di un libro di
Lucifero Martini del 1976), anche quelli
che non sono riusciti a sopravvivere alla
pubblicazione delle loro testimonianze registrate dal ricercatore Luciano
Giuricin e uscite nel volume La memoria di Goli Otok – Isola Calva, decima monografia del Centro di Ricerche
storiche di Rovigno, stampata con il
contributo di Unione Italiana – Università Popolare di Trieste [...].
Ansa
mercoledì 12 dicembre 2007
Minoranze FVG:
lo sloveno negli uffici
Èstata firmata oggi in Prefettura, a
Trieste, la convenzione che regola la
collaborazione tra alcuni enti del Friuli
Venezia Giulia, al fine di garantire la
tutela della minoranza linguistica
slovena. Lo rende noto la Direzione
regionale dell’Agenzia delle Entrate.
Nelle prossime settimane, di conseguenza, sarà attivato nel capoluogo
giuliano un Ufficio, che assicurerà ai
cittadini di madrelingua slovena la possibilità di utilizzare la stessa lingua nei
rapporti con gli enti sottoscrittori della
convenzione. In particolare sono coinvolte nella convenzione le direzioni
regionali dell’Agenzia delle Entrate e
delle Dogane, la prefettura di Trieste,
l’Ufficio scolastico regionale e i SIIT 3
del Ministero dei Trasporti.
Ansa
mercoledì 26 dicembre 2007
Esce “Tito e i rimasti”
di Sergio Tazzer
In occasione della giornata della
memoria dell’esodo e delle vittime della
Venezia Giulia, dell’ Istria, di Fiume e
della Dalmazia (10 febbraio), esce il
volume del giornalista trevigiano Sergio Tazzer Tito e i rimasti, per la Libreria Editrice Goriziana. Sottolitolo La
difesa dell’identità italiana in Istria, Fiume e Dalmazia. Il libro racconta le ambiziose mire manifestate già all’ inizio
degli anni Quaranta dal leader comunista di annettere alla Jugoslavia le terre allora italiane della sponda orientale adriatica, giungendo fino al fiume
Tagliamento. Un espansionismo che
ebbe l’appoggio del movimento comunista internazionale, compreso quello
del Partito comunista italiano di Togliatti,
che fu alleato di ferro di Tito fino alla
rottura fra Comunform e Lega dei comunisti jugoslavi nel 1948. L’esodo
degli italiani era in corso, ma non tutti
vollero o furono in grado di abbandonare le loro proprietà, i loro affetti. Il
libro racconta la loro storia ed anche
quella del piccolo controesodo, organizzato dal Pci, per convogliare migliaia
di comunisti che credevano di costruire in Jugoslavia il loro paradiso. Per molti
di loro, dopo la scomunica del Cominform, la Jugoslavia di Tito divenne un
inferno, il cui girone più feroce fu rappresentato dal campo di concentramento di Goli Otok, l’ Isola Calva. [...]
Tuttavia, quasi miracolosamente,
l’identità italiana è riuscita a sopravvivere ed a conservarsi, grazie alla volontà di gran parte dei rimasti di difendere la loro storia e la loro cultura. Importantissimo ruolo ha assunto, in questo quadro, la nascita e lo sviluppo del
Centro ricerche storiche di Rovigno. [...]
“La Stampa”
giovedì 27 dicembre 2007
Anche l’esodo istriano
nel nuovo libro di Stella
Una storia breve, delicata, quasi un
apologo. E anche, in buona parte, una
storia vera. Gian Antonio Stella si è
riaffacciato alla narrativa dopo l’enorme successo della Casta: «Dovevo respirare», dice dalla sua casa di «ragazzo di provincia», in Veneto. [...] Qi c’è
un mondo completamente diverso, [...].
Ora la bambina del nuovo libro gli ha
permesso «di raccontare un altro pezzo d’Italia», vero e roccioso almeno
come quella del malcostume, dove vivono - e muoiono - i personaggi: soprattutto Letizia, la piccola Down che
vive felice grazie ai nonni, e Giusto
Babich detto Primo, il nonno appunto,
ex operaio, ex pugile dilettante, uno che
quando è già in pensione si deve
reinventare la vita. [...]Si svolge a Trieste, dove a causa dell’ostinazione ingannevole d’un medico antiabortista
che dissuade la madre dall’amniocentesi, nasce Letizia, con tutti i suoi
problemi. [...] Intorno a questo nocciolo centrale convergono storie parallele, come quelle dei pugili più o meno
sfortunati che l’anziano racconta alla
piccola invece delle favole, e quella
dell’esodo istriano. Primo è nato a Portole, da dove è fuggito quando nel ’54
la cosiddetta «Zona B» è passata
definitivamente sotto sovranità jugoslava, e a un certo punto lo vediamo tor-
nare, per poche ore soltanto, al paese
che ormai non è più quello, tra fantasmi del passato e melanconiche tenerezze dell’oggi, ma senza risentimenti.
[...] È una storia universale, quella di
Letizia e di Primo. Farla svolgere a Trieste, con l’Istria sullo sfondo, è stata una
necessità narrativa o, diciamo così, sentimentale? «Sentimentale. Una vicenda come questa potevo ambientarla
dappertutto.
A me interessava perché è quella
di un perdente, o meglio di uno che in
apparenza è un perdente, eppure resta
sereno e attaccatissimo alla vita, in grado di cogliere dalla vita stessa tutto il
buono che c’è». [...]
Mario Baudino
Gian Antonio Stella,
La bambina, il pugile, il canguro,
Rizzoli, pp. 124, euro 12,00
Il Piccolo
domenica 30 dicembre 2007
I 350 matti che la Jugoslavia
abbandonò a Gorizia
[...] Il manicomio provinciale, [...]
completato nel 1909, [...] segna il limite fra due nazioni. Quando fu costruito
il manicomio asburgico di Gorizia la
psichiatria forse non era ancor scienza. Divideva gli assistiti in due grandi
categorie: i ricoverati non autosufficienti
da custodire in una sorta di periferico
Cottolengo, quale quello dei Fatebenefratelli in via Alvarez/Diaz, e gli
squilibrati, o semplicemente ritardati,
che con un po’ di pazienza potevano
tornar utili nelle colonie di lavoro o agricole. [...] La maggioranza dei ricoverati, al momento della definizione dei
confini, proveniva dai paesi sloveni rimasti al di là. Al momento della definizione del «confine provvisorio», nel
1947, fra le tante cose spicciole da definire si presentò anche quella dei degenti all’ospedale psichiatrico provinciale.
Fra dicembre 1947 e gennaio 1948
una delegazione di psichiatri di Lubiana
prese in esame tutti i ricoverati al manicomio di Gorizia: ne scelse alcuni,
forse ritenuti guaribili, e se li portò via.
A carico dell’Italia e del manicomio di
Gorizia, in forza del Trattato di pace,
ne restarono 350, a perdere, sinché fossero in vita. [...]
Sandro Scandolara
Ansa
martedì 1 gennaio 2008
Morto Vanni Padoan:
chiese perdono per Porzus
È morto a Cormons (Gorizia), dove
da anni risiedeva, all’età di 98 anni,
Giovanni Padoan, commissario politico della divisione Garibaldi-Natisone,
noto con il nome di battaglia di “Vanni”,
protagonista, nel 1992, della storica
riappacificazione tra partigiani “comunisti” e “osovani” relativamente alla vicenda di Porzus, la malga friulana dove,
nel febbraio del 1945, una ventina di
partigiani verdi della “Osoppo” vennero uccisi dai gappisti-comunisti guidati
da Mario Toffanin. [...] “Vanni” [...] in
quanto comunista fu molto vicino alle
posizioni del IX Corpus jugoslavo che
aveva mire sul Friuli fino al Tagliamento.
Porzus fu una delle pagine più tragiche
della Resistenza friulana e italiana con
la lotta fratricida che portò alla morte
[...] di una ventina di giovani patrioti
fra i quali lo zio del cantautore De
Gregori, comandante della Osoppo, e
il fratello di Pier Paolo Pasolini. Per l’eccidio di Porzus venne condannato, ma
non subì il carcere perché riparò in
Cecoslovacchia prima e poi in Romania.
Nel 1992 fece scalpore la sua ammissione di colpa e, con la sua, delle
formazioni comuniste attive al confine
orientale non solo nei confronti della
tragedia di Porzus. Storico fu il “bacio”
con monsignor Redento Bello, padre
spirituale degli “osovani”, ad Attimis,
davanti al mausoleo che ricorda la strage di malga Porzus. Riappacificazione
che fece discutere e che ancora fa discutere non essendo stata completamente accolta dai vertici dell’Apo, l’Associazione partigiani Osoppo. [...]
Febbraio 2008
Pubblichiamo alcune delle notizie
apparse in tempi recenti sul nostro sito
www.anvgd.it, così da rendere edotti
e aggiornati anche coloro che non utilizzano internet per avere informazioni
dalla nostra Associazione.
La nostra home page
anche in croato e sloveno
venerdì 7 dicembre 2007
Nel corso di alcune modifiche al
nostro sito internet, abbiamo inserito
anche il testo in croato e sloveno della
pagina principale del sito internet. Lo
scopo è, pur con un testo riassuntivo,
di far comprendere il senso del nostro
asso-ciazionismo e della nostra storia
anche a chi oltre confine non conoscesse la nostra lingua. I testi nelle varie lingue sono raggiun-gibili cliccando
sulle bandierine nella parte alta della
home page.
Diana Bracco:
«enorme ed incrollabile
l’impegno di Padre Rocchi»
venerdì 7 dicembre 2007
A commento del libro biografico
sulla vita di Padre Flaminio Rocchi,
edito dalla Sede nazionale dell’ANVGD,
Diana Bracco ha inteso sottolineare i
contenuti umani, spirituali e sociali del
«Frate degli Esuli». La leader del Gruppo Farmeceutico Bracco ricorda come
la comune origine di Neresine, sull’isola di Lussino le ha consentito, tramite
suo padre Fulvio di «seguire negli anni
l’enorme, incrollabile impegno di Padre Flaminio a sostegno e favore degli
esuli istriani, giuliani e dalmati». «Il libro è di grande interesse: è un importante documento su Padre Rocchi. Le
citazioni che riguardano mio Nonno
Elio e mio Padre mi hanno richiamato
tanti momenti della storia della mia
famiglia, della vita del Babbo. Come
l’amico Padre Fla-minio, il Babbo ha
conservato fortissimo nel cuore il legame ideale con l’Istria, con la sua
amata Neresine». Leggere il libro non
manca di provocare emozioni forti.
Così Diana Bracco si commuove «leggendo l’articolo con il ricordo che Padre Flaminio portava con sé: ‘Neresine
era un paese audace’. Era posto come
una sfida contro il vento del nord! E il
richiamo al canale che separa Neresine dall’isola di Cherso e al piacere
di lanciarsi a sfiorare le onde con una
barchetta a vela». Il dipinto narrativo
di Padre Flaminio le risveglia lontani
ricordi. «Mi è sembrato di riascoltare
mio Padre, di risentire nella sua voce
l’emozione di lui ragazzo che con la
sua ‘Monella’ fendeva le onde di quello stesso canale».
13
DIFESA ADRIATICA
La nuova rubrica di “Difesa”
www.anvgd.it
società EUROPCAR, leader del noleggio
auto e furgoni in tutta Italia. Il sistema
di informazioni e prenotazioni si attiva chiamando il Call Center
199.30.79.89 oppure utilizzando il
sito internet: www.europcar.it. In tutti
i casi andrà indicato il numero di convenzione 44588054, riservata ai soci
e ai loro familiari.
Una romantica inquadratura di Rovigno
A Trieste
le prime carte d’identità bilingui
martedì 11 dicembre 2007
Il primo esemplare di carta di identità bilingue con le indicazioni sia in
italiano che in sloveno viene consegnato il 12 dicembre a Trieste dal Sottosegretario all’Interno Ettore Rosato e
dal Sindaco Roberto Dipiazza. L’emissione della carta di identità in duplice
lingua, sia in formato cartaceo che elettronico, avviene in occasione dell’entrata in vigore del Dpr 12 settembre
2007 che ha approvato la tabella dei
Comuni del Friuli Venezia Giulia nei
quali si applicano le misure a tutela
della minoranza slovena.
Grazie al lavoro congiunto tra Ministero dell’Interno e Comune di Trieste – spiega una nota del Viminale –
per la prima volta, i cittadini appartenenti alla minoranza slovena, presenti nell’anagrafe comunale, potranno
avere sulla carta di identità il proprio
nome e cognome scritto secondo l’ortografia slovena.
Pertanto, grazie ad un particolare
software fornito dal Ministero dell’Interno e realizzato dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, nell’ambito di un pluriennale rapporto di collaborazione istituzionale, sarà possibile stampare anche sulla carta di identità elettronica i caratteri speciali presenti nell’alfabeto sloveno.
Università Firenze:
si studia con “Difesa Adriatica”
giovedì 20 dicembre 2007
Alla Facoltà di Lingue dell’Università di Firenze il nostro mensile “Difesa Adriatica” è stato adottato come testo di discussione relativamente alle
pagine in lingua inglese e spagnola.
Mensilmente i nostri testi tradotti vengono utilizzati per un dibattito di profilo storico sulle vicende della Venezia Giulia e della Dalmazia, naturalmente in lingua straniera per consentire agli studenti di approfondire temi
attuali fuori dagli schemi dei testi classici. Non avevamo di certo pensato a
questa eventualità, quando abbiamo
deciso di inserire pagine in altre lingue sul nostro giornale. Lo scopo era
(ed è) raggiungere le seconde e terze
generazioni di Esuli che fuori dall’Italia non hanno dimestichezza con la
nostra lingua. Ci fa piacere comunque
questo nuovo modus operandi e contiamo sul fatto che anche altri possano sperimentarlo. Ringraziamo quindi l’Università di Firenze.
Negazionisti Milano:
revocato dalla Provincia
il convegno
giovedì 20 dicembre 2007
La Provincia di Milano, nella persona dell’assessore Barzaghi, ha revocato la disponibilità della Sala Guicciardini in Palazzo Isimbardi per il convegno di stampo nega-zionista previsto per il 9 febbraio. L’assessore ha
anche ritirato la propria personale adesione dal comitato organizzatore e dall’appello collegato al convegno. Nei
giorni successivi all’annuncio del convegno, l’ANVGD aveva protestato energicamente per lo spazio che una istituzione pubblica aveva dato a frange
negazioniste chiaramente contrarie
allo spirito della legge sul Giorno del
Ricordo.
La presidente di Assolombarda,
nonché presidente ed Ad
del Gruppo Bracco, dott.ssa Diana
Carabinieri:
regolarizzati i luoghi di nascita
venerdì 14 dicembre 2007
Dopo le segnalazioni di numerosi
Esuli e il successivo intervento dell’ANVGD, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri comunica che ora
«il Sistema automa-tizzato per la ricezione delle denunce in uso all’Arma
riconosce il nome italiano dei Comuni ceduti ad altri Stati a seguito del Trattato di Pace». Il Comando Generale
aggiunge che «al fine di garantire il
pieno rispetto della Legge 54/1989,
sono state anche diffuse in ambito istituzionale specifiche indicazioni per
utilizzare correttamente le funzioni
offerte dal citato sistema automatizzato».
Provincia Viterbo:
concorso sulle Foibe per gli studenti
domenica 9 dicembre 2007
Una delibera di giunta della Provincia di Viterbo, ha bandito un concorso per gli studenti delle scuole affinché il ricordo del sacrificio delle
Foibe rimanga vivo nella memoria. Gli
studenti che vinceranno il concorso,
due per ogni istituto superiore, andranno in viaggio premio a Trieste per visitare la Foiba di Basovizza. Anche la
Provincia lancia forte il messaggio che
i crimini perpetrati dai titini non dovranno essere mai più considerati
come crimini di serie B.
Dopo gli interventi dell’ANVGD sugli uffici competenti dell’Arma dei Carabinieri,
il Sistema automatizzato per la ricezione delle denunce riconosce il nome
italiano dei Comuni ceduti ad altri Stati a seguito del Trattato di Pace.
Europcar-ANVGD:
rinnovata la convenzione
venerdì 21 dicembre 2007
Sarà valida anche per il 2008 la
convenzione che lega l’ANVGD con la
Il bilancio 2007
del nostro sito internet
mercoledì 2 gennaio 2008
Chiuso il 2007, è tempo di bilanci
anche per il nostro sito internet, nel
quale in tutto l’anno abbiamo inserito
759 notizie e informazioni per gli utenti e 852 articoli provenienti dalla stampa e dai siti web. Il tutto è stato raccolto in 49 Newsletter settimanali. Pur
considerando che le rilevazioni statistiche sugli accessi al sito partono solo
dal 13 febbraio, quindi a posteriori del
Giorno del Ricordo, fino al 31 dicembre sono state 32.019 le visite al nostro sito, effettuate da un numero complessivo di 11.818 visitatori. Le pagine visualizzate sono state 158.368,
con una media di 5 pagine per ogni
visita. Il tempo medio di permanenza
sul nostro sito è stato di circa 4 minuti
e mezzo per visita. Il giorno di maggior affluenza è stato il 30 ottobre, in
occasione della mancata emissione e
rinvio del francobollo su Fiume, a testimonianza dell’apprezzamento degli utenti per le notizie in tempo reale
che in quel giorno venivano da noi
pubblicate.
Le connessioni al nostro sito nel
2007 provengono da 67 Nazioni di
40 diverse lingue nei 5 continenti, tra
cui ai primi 10 posti: Italia, Croazia,
Stati Uniti, Canada, Slovenia, Germania, Regno Unito, Australia, Finlandia
e Francia. I collegamenti provenienti
dall’Italia registrano questa “graduatoria” dei primi 10: Roma, Milano, Padova, Genova, Torino, Trieste,
Verona, Firenze, Bologna e Venezia.
Seguono altre 404 località. L’ora più
frequentata dai nostri visitatori è stata
quella tra le 17.00 e le 18.00, seguita
da quella tra le 18.00 e le 19.00. Per
giungere sul nostro sito, il 43% degli
utenti ha digitato direttamente il nostro indirizzo, mentre fra i motori di
ricerca utilizzati per cercarci ci sono:
Google, Alice, Yahoo, Msn.
Chi ha utilizzato i motori di ricerca ha inserito delle parole chiave: ecco
quelle più usate per trovarci: anvgd,
www.anvgd.it, dal-mazia, difesa adriatica, associazione nazionale venezia
giulia e dalmazia, anvgd roma,
anvgd.it, finanziaria 2008 pensioni,
venezia giulia dalmazia, francobollo
fiume, raduno pola la spezia, beni abbandonati, Legge 140/85. I navigatori
sono giunti sul nostro sito anche grazie ai link presenti su altri siti. Ecco, in
ordine decrescente, quelli più usati per
giungere
su
www.anvgd.it:
arcipelagoadriatico.it,
leganazionale.it, anvgdroma.com,
10febbraio.it, adesonline.com,
associazionegentes.org, fiume-rijeka.it,
lefoibe.it, irci.it, anvgd.com,
ilpianetalibro.it, neresine.it, alguer.info.
A tutti questi siti internet il nostro ringraziamento per averci ospitati. Tra le
sezioni più visitate quella delle News,
della Rassegna stampa, del motore di
ricerca interno, l’archivio di Difesa
Adriatica, della Piccola Posta, del Giorno del Ricordo.
L’obiettivo del 2008 è quello di
migliorare l’accessibilità al sito. Per
quanto riguarda l’accesso in rete, nei
prossimi giorni verrà effettuato un intervento tecnico apposito, che consentirà senza problemi l’accesso ad una
molteplicità di utenti senza rallentamento del servizio. Il nuovo server
consentirà anche l’ampliamento dei
contenuti e dei documenti presenti. Il
miglioramento dell’accesso sarà anche
garantito da una azione di web
marketing che permetterà al nostro sito
di “salire” nei motori di ricerca.
Vi invitiamo naturalmente a consultarci spesso, soprattutto con l’avvicinamento del Giorno del Ricordo, per
il quale la redazione proporrà una presenza in tempo reale utile sicuramente a tutti.
Prime, seconde e terze generazioni
dell’esodo possono, grazie al sito ANVGD,
seguire in tempo reale le cronache
e le iniziative del mondo
della Diaspora giuliano-dalmata
Giuliano-dalmati Montreal:
rinnovato il Direttivo
mercoledì 02 gennaio 2008
L’Associazione Famiglie GiulianoDalmate di Montreal (Canada) ha rinnovato il suo direttivo. I neo-eletti sono:
presidente Lorenzo Leban, vicepresidente Meri Grego-rovich, tesoriere
FlavioToich. L’associazione rappresenta i nostri corregionali esulati nelle province francofone del Canada.
Lutto per lo sport dalmata:
è scomparso Romanutti
mercoledì 02 gennaio 2008
Torino. È mancato nel giorno di
San Silvestro il grande sportivo dalmata
e campione di pallacanestro Romeo
Romanutti. Aveva 82 anni, era nato a
Spalato e faceva parte della importante schiera di uomini di sport espressi
dalla Dalmazia.
È stato una delle stelle della grande Olympia Milano, sia nella versione Borletti che Simmen-thal e ne è stato
il decimo miglior marcatore in assoluto (2.282 punti, il big è stato in epoca
più recente l’italo-americano Mike
D’Antoni con 5.573 punti). Ha vestito
per 51 volte la maglia azzurra e con la
grande squadra milanese ha vinto sei
scudetti, ed in serie A è stato il
capocannoniere dal 1950 al 1956. Ha
concluso la sua carriera agonistica a
Varese, altro importante centro del
basket italiano e successivamente si è
dedicato alla professione di pubblicitario.
Mons. Ravignani
lascia il vescovado di Trieste
venerdì 4 gennaio 2008
Monsignor Eugenio Ravignani,
vescovo di Trieste, ha annunciato di
aver rinunciato all’incarico per raggiunti limiti di età. Ravignani ha detto
di aver rimesso il mandato nelle mani
del Papa, Benedetto XVI, in occasione
della recente visita ad limina. «Il mio
ministero tra voi continua – ha detto
rivolgendosi ai fedeli – fino a quando
la mia rinuncia non diverrà effettiva
con la nomina del nuovo Vescovo». Il
30 dicembre era scaduto il mandato
di mons. Ravignani, vescovo a Trieste
dal 1997. Ravignani, nato a Pola nel
1932, potrebbe comunque rimanere
a Trieste, come vicepresidente della
conferenza episcopale triveneta o la
presenza in una commissione episcopale. Massima riservatezza, come è
consuetudine sui possibili successori
del vescovo.
14
DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
Palatucci and the Fiume Channel
A new biography about the young police inspector
from Fiume who was deported to Dachau
It was to a culturally and economically active city, one however that
had been touched, as are all border
cities, by political and social problems
which remain unresolved by international powers and agreements, that
Giovanni Palatucci arrived on November 15th, 1937. Palatucci was a
young police inspector who had been
transferred from Genoa, and the
transfer had been a punishment: he
had released an interview to a local
Ligurian paper in which he criticized
extensively the excessive bureaucracy
of the Police force.
To Fiume, in such a different
situation than existed in Genoa,
Palatucci would be assigned to the
immigrant office of the Police headquarters (to become its regent in later
months), could get hands-on experience and appreciate the climate of
civilian cohabitation among the
various ethnic and religious groups in
the city, beginning with the over 1.500
Jews, well-integrated in the city’s
economic and social fabric. The racial
laws, which would be put into place
less than a year later, seemed then to
be distant, mentally if not in time, and,
moreover, in that November of 1937,
the winds of war didn’t seem to touch
Fiume that instead, only a few years
later, would become object of the
Slavic and German aims.
The human story of Palatucci,
tragically ending for him in February
1945 in Dachau, his heroic and
disinterested work for the Jewish
community of Fiume and those who,
through the privileged “Fiume Channel”, before September 8th, 1943, tried
to escape the persecution in the
territories occupied by the Nazis, are
reconstructed above all in the most
careful of details and with the aid of
witnesses who knew him, directly or
indirectly, in the book by Angelo
Picariello, journalist of the”Avvenire”
newspaper, entitled “Capuozzo, accontenta questo ragazzo (Capuozzo,
make this boy happy. The life of Giovanni Palatucci (publisher St. Paul,
Milan 2007). The title sentence was
chosen from Palatucci’s words to one
of his closest collaborators, the police
sergeant Pietro Capuozzo, spoken
from the train that was taking him to
Dachau along with the boy of the title,
asking Capuozzo to inform the boy’s
mother of her son’s deportation to
Germany. .
It is important to specify, as does
the author in more than one instance,
that, especially before September 8th
1943, Palatucci’s tireless work for the
Jews, Fiumani and non, while heroic,
would not have been certain enough
to achieve such remarkable results
without the “complicity” of other
officials of the Police headquarters that
were close to him and, in a more
general sense, without the indirect
support coming from various sectors
of the Armed forces and the State
Department, that for a long period of
time opposed the persecutions. In fact,
in almost all the zones occupied by
Italian soldiers measures were adopted
for protecting the Jews; in this specific
case, it was the Second Army, stationed
at Susak, that saved such a large
number of Jews through the “channel”
of Fiume, where the work would then
be continued by Palatucci.
After September 8th, obviously, the
situation changed, particularly in a
territory such as the Adriatisches
Küstenland, which by name and, more
significantly, in fact, had been subtracted from Italian sovereignty.
It was after this date, in fact, that
Palatucci’s work became even more
risky and arduous. His ties with
institutions, especially the Prefecture,
hadn’t been easy before, but after
September 8th he would have the
Germans to deal with, and, under
them, the organizations of the RSI (the
“Italian Social Republic” post-September 8th government). It was to the
Germans that Palatucci would go, in
reserved but official terms, to denounce the behavior of their “Ustasha”
allies, and to discuss the humiliating
paradox that the Fiume police had
been disarmed by the Germans
themselves, a denouncement that
would not bear fruit, much as it didn’t
when he referred to his superiors in
the Fascist republican government.
Perhaps it was this lack of positive
response that pushed Palatucci, more
and more isolated as time went on, to
make contact with the Catholic
partisan forces and with the autonomous Fiume forces. It is not an
accident that it was because of these
contacts, and not of his work in aiding
the Jews, that the Germans tried to
justify his arrest to the RSI government.
His arrest, according to reliable fonts,
cited in the book, may have hidden a
plot aimed at destroying Fiume
autonomy, first with Palatucci’s arrest
by the Nazis,, then the elimination of
leaders such as Mario Blasich and Giuseppe Sincich by Tito’s forces.
It is very important to note the
insistence, in nearly every page of this
book, but also in other books about
The ANVGD and the Federation
of the Associations on the Croatian protest
Toth: «the right to remember, with a postage stamp,
a history of independence and ties to Italy»
Codarin: «reactions completely out of place»
level of political and democratic
By now the Croatian goverimmaturity, expressed with the
nment has reached reactions of
insi-stence of a child on the verge
ridiculous proportions.
of a tantrum, is really worrisome
Without a thought for its own
for a country that inspires (or
image, it has renewed its poleinspired?) to enter the European
mic towards Italy by speaking
Union.
out on the new Fiume postage
Many signals, also of daily
stamp, giving it free publicity that
occurrence, give rise to the fear
has even appeared in the prethat the same Croatian civil
stigious French daily “Le Monsociety not only is not evolved
de”.
in democratic and liberal sense,
On December 12, two days
but is dangerously receding.
after the stamp’s official presenNaturally the ANVGD and the
tation in Milan and Trieste,
Zagreb, through the State DeparFederation of the Associations
The Fiume postage stamp whose issue
tment and the Department of
have intervened, with their
by the Italian Post Office set off violent
European Integrations, has
respective presidents, to comprotests in Croatia. For Croatia, which
delivered a hard note of protest
ment on the Croatian protest.
awaits entrance to the European Union,
to the Italian Government,
“That Fiume was an Italian
any reminder that the Adriatic city
asking nothing less that “correcity in terms of language and
had Italian historical ties is intolerable
sponding measures with the
predominantly Italian culture, as
purpose of avoiding the further
was the whole Quarnero area,
diffusion of the postage stamp, which cultural subjection syndrome.
from the Middle Ages up to 1945,”
would constitute a gesture, on Italy’s
While President Mesic proclaims observes the president of the ANVGD,
part, contrary to the spirit of friendship the Croatian origins of the Eastern Lucio Toth, “it is a historical fact, proven
and being good neighbors”.
Adriatic in an assembly of self-styled by the memory of its children and by
In short, either history is all historians that, evidently know nothing the ample docu-mentation which
Croatian, from its origins to modern about historical methodology, Zagreb’s survived Tito’s militia and its devatimes, or it is not, and whoever allows diplomacy (if indeed it can be called station of files and libraries.
the world to remember the non- that) persists with blind and deaf
Fiume belonged twice to the Italian
Croatian version of events is an enemy stubbornness to advance in outlandish State, from 1805 to 1808 and from
of Croatia.
demands that no world diplomat 1924 to 1947: it is a legally inconA typical and banal example of would ever dream of conceiving. This testable fact, unless we want to put into
Interior of the Fiume synagogue in a photograph taken prior
to 1944, the year in which the entire building was destroyed
in a fire carried out by the Nazi authorities. The city, while formally
maintaining Italian sovereignty, was in fact included
in the Adriatisches Kunstenland, under direct German control
Palatucci, on the strong religious faith
that motivated the young police
officer’s actions. It is mot my intention
to enter into a deep analysis of
something so personal as a man’s own
religious faith, but it is certain that,
behind Palatucci’s work in saving the
Jews, as was the case with other
military and civilian workers, there was
a sense of humanity and civilization
that cannot be contained within one
specific religious creed. There were
those who, in the last months of his
stay in Fiume, urged him to abandon
the city and save himself: to these
people, Palatucci replied, “as long as
Fiume flies the Italian flag, I will remain
here.” These are the words of an official
who places, above his own safety, his
sense of duty, and patriotism that
doesn’t recognize any other flag but
the Italian one: it would be a distortion
to take this patriotism and try to make
it what it is not for personal purposes,
as was done in other eras with the
heroic life and sacrifice of Salvo D’Acquisto, among others. All this is taking
place while the faithful await Palatucci’s canonization process, opened
in October 2002 and momentarily
slowed while the Vatican investigates
certain details of his life, female
friendships in Genoa and his reported
engagement to a Jewish lady in Fiume. His eventual canonization, of
course, would not add anything to his
already heroic status, for which, in
1990, the State of Israel conferred him
with the title of “Righteous among the
Nations”, the highest recognition in the
Jewish world.
Guglielmo Salotti
discussion the principles of international law.
The Italian Post Office and the
Exiled Fiumanis” added Toth “which
were called to leave their city with only
a suitcase if they wanted to stay Italian,
and 45,000 out of of 50,000 did so,
abandoning houses, factories, shops,
ships that were the fruit of their
centuries-old labor, have the complete right to honor and remem-ber, with
a postage stamp, a history of independence and belonging to Italy of
which they are fiercely proud. Croatia
should not revert, while it is inspiring
to enter the European Union, to
dangerous shows of Balkan infantilism”, concludes Toth.
public opinion as only the tail end of
misunderstandings that have created
diplomatic break-downs, but which
today Europe is trying to recover to
make way for a new and higher level
of relationships. I keep on believing in
Europe”.
A comment also from Guido
Brazzoduro, mayor of the Free City of
Fiume in Exile: “Frankly I was sure that
the forty days of delay of the issue of
the postage stamp devoted to Fiume
would have been enough to clarify
positions.
Evidently this was not the case. I
believe that the meaning of the event
has manifold interpretations, all positive ones that don’t leave doubts
concerning our desire to testify, also
through these events, regarding the
wealth of a city that, proud of its own
past, founds a good part of its modern
role in Croatian and international
society”.
p.c. h.
And Renzo Codarin, president of
the Federation of the Exiles, has said
besides: “these reactions are anachronistic, completely out of place.We
cannot, of course, pretend that decades
of controversies can be cancelled with
a dab of a sponge. I consider the
attitudes of certain portions of Croatian
(traduzioni di Lorie Ballarin)
Febbraio 2008
La ANVGD y la Federación de las
Asociaciones sobre la protesta croata
Toth: «el derecho a recordar con un sello
una historia de independencia y de italianidad»
Codarin: «reacciones cuanto menos anacronísticas»
Al presente el gobierno croata se
ha puesto en ridículo. Indiferente a
exponerse, ha renovado su polémica
de cara a Italia a propósito del sello,
regalando a la emisión una publicidad
gratuita que ha salpicado también al
prestigioso diario francés “Le Monde”.
El 12 de diciembre, dos días
después de la presentación oficial en
Milán y en Trieste, Zagabria, tramite el
Ministerio de Asuntos Exteriores y las
Integraciones Europeas, ha consignado
una durísima nota de protesta al
Gobierno italiano, pidiendo nada
menos que «medidas correspondientes
a fin de evitar la ulterior difusión del
sello» que – prosigue la nota de Croacia
– «agravaría en caso contrario un gesto
de Italia ya contrario al espíritu de
amistad y buena vecindad». En conclusión, o la historia es toda croata,
desde los orígenes hasta nuestros días,
o no lo es, y el que se permita recordar
lo contrario es un enemigo de Croacia.
Típico y banal ejemplo de síndrome
de sujeción cultural.
Mientras el presidente Mesic proclama la croaticidad ab origine del
Adriático oriental (véase la crónica en
la pagina 2) en un consejo de los que
dicen ser historiadores que de metodología histórica evidentemente no
saben nada, la diplomacia (por decir
algo) de Zagabria persiste con ciega y
sorda obstinación en adelantar peticiones estrambóticas que a ninguna
cancelería del mundo se le ocurriría
concebir. El nivel de inmaduridad
política y democrática demostrada con
esta infantil insistencia al borde de una
crisis de nervios es realmente preocupante, para un País que aspira (¿o
aspiraba?) a entrar en la Unión Europea. Muchas señales, también de
crónica cotidiana, inducen al temor de
que la misma sociedad civil croata no
solo no haya evolucionado en sentido
democrático y liberal, sino que, al contrario, haya peligrosamente involucionado.
Naturalmente la ANVGD y la Federación de las Asociaciones han intervenido en las personas de sus respectivos presidentes comentando la protesta croata. «Que Fiume haya sido una
Venecia Giulia y Dalmazia
en los sellos italianos
El reciente clamor por el suceso
del sello de Fiume sugiere algunas
líneas sobre los precedentes sellos
emitidos en tiempo de la administración postal italiana que tienen
relación con las tierras orientales
italianas.
El sello, medio indicador del pago
anticipado de la tasa postal, es
introducido en Gran Bretaña en el
1840, y en un breve periodo de tiempo
es adoptado en todas las principales
administraciones postales; en la Italia
preunitaria llegó entre el 1850 (en
Austria, por tanto también en Venecia
Giulia y Dalmazia, y en el LombardoVeneto) y el 1859.
Más o menos en todos los sitios
las primeras iconografías de los sellos
recogían los símbolos nacionales, o
bien la imagen del Jefe de Estado (rey
o presidente) o el escudo estatal, según
la tradición figurativa monetaria, que
del monedaje clásico se había reflejado en las épocas sucesivas hasta
aquel momento. La valía era doble:
avalar con el símbolo de la potestad
real o estatal el carácter oficial de la
moneda o del sello, garantizando así
la autenticidad, y contemporáneamente difundir entre las grandes masas
de los que los utilizaban el rostro del
Jefe de Estado. Preocupación no superflua en una civilización, como la
del ochocientos, en la que la difusión
de las imágenes no era un fenómeno
de masa como hoy.
Desde el primer momento, por tanto, las imágenes reproducidas en los
sellos tuvieron la función bien de
garantía, bien de circulación de la
imagen. Más o menos a caballo entre
el siglo XIX y el siglo XX esta segunda
función se diversificó, proponiendo
imágenes (y textos) también de diverso género, con intento festejador,
conmemorativo, propagandístico.
Sellos de este tipo hoy son dichos
genéricamente “conmemorativos”, y
en Italia aparecieron por primera vez
en el 1910. Desde la posguerra la
emisión de sellos conmemorativos se
convirtió en una práctica constante en
la administración postal del reino de
Italia, que hasta la segunda guerra
mundial emitió diversos centenares de
sellos de este tipo del territorio metropolitano o de las colonias y posesiones,
15
DIFESA ADRIATICA
tratando los temas más variados:
hechos históricos, personajes ilustres,
expresiones de arte, acontecimientos
políticos y de actualidad, celebraciones del régimen y otras cosas.
En la Italia republicana esta actividad
continuó de manera aún más prolífera,
y hoy los sellos conmemorativos
emitidos en Italia llegan casi a 3.000.
Las emisiones sobre
Venecia Giulia del 1921
Algunos de estos han tenido
relación con Venecia Giulia y Dalmazia (afrontando el argumento
centralmente o de modo totalmente
indirecto) y doy aquí la lista.
5 junio 1921. Una de las primeras
emisiones conmemorativas italianas:
tres valores dedicados a la anexión de
Venecia Giulia. El sujeto, idéntico en
los tres, representaba el sigilo del
trescientos de Trieste.
12 marzo 1934. Una larga serie
de nueve valores de correo ordinario
y seis de correo aéreo (como se usaba
entonces) recordó el decenario de la
anexión de Fiume. Los sujetos iban
desde caídas o escenas ciudadanas
hasta cartografías de Carnaro y el busto de D’Annunzio.
25 abril 1938. Italia y sus colonias
de entonces recuerdan el bimilenario
del nacimiento de Augusto, primer
emperador romano. Los sellos de correo aéreo de África Oriental Italiana y
de Libia tenían como sujeto un
bajorrelieve con el águila que aterroriza a la serpiente, cogido del Arco
de los Sergi de Pola.
El 1947 había vivido la trágica
amputación de una extremidad de la
patria, pero también había dejado
incierta la suerte de Trieste, que debía
erigirse, con un restringido extremo
vencedor de tierra, en “Territorio Libre
de Trieste”, de hecho nunca constituido. Los normales sellos italianos
habían sido impresos antes “AMGVG” (Allied Military Government –
Venecia Giulia) después “AMG-FTT”
(Allied Military Government – Free Trieste Territory); y entre el 1949 y el 1952
a Italia no le faltó el interés por Trieste
también filatélicamente, proponiendo
dos sellos que querían testimoniar la
atención gobernativa hacia el tema.
Salieron entonces, el 8 de junio de
1949, un sello por las elecciones
administrativas ciudadanas; el 28 de
junio de 1952 otro que oficialmente
recordaba la 4ª feria de Trieste, pero
que en realidad era una afirmación de
la italianidad de la ciudad, como
mostraba muy claramente la viñeta:
el tricolor en primer plano sobre el
fondo de San Justo.
25 febrero 1954. Dos valores
celebraban el inicio del servicio regular
televisivo en Italia: la viñeta proponía
una pantalla de televisión que contenía
al interno un mapa de Italia. También
estalló en esa época una disputa
diplomática: Yugoslavia protestó
oficialmente porque el perfil de Italia
comprendía todavía Istria. En esa
ocasión el gobierno italiano no acogió
la protesta; la emisión tuvo lugar
regularmente, y Yugoslavia no la
reconoció, rechazando las cartas
franqueadas así.
3 noviembre 1966. En el quincuagésimo del sacrificio fueron
recordados los cuatro mártires irredentos: Fabio Filzi de Pisino de Istria,
Cesare Battisti y Damiano Chiesa de
Rovereto, Nazario Sauro de Capodistria. En el fondo de la viñeta el
castillo del Buen Consejo en Trento y
el arsenal de Pola.
30 julio 1974. Centenario de la
muerte de Niccolò Tommaseo. La
viñeta representa el monumento
erigido en Sebenico en honor del grande conciudadano, destruido en el
1944.
6 diciembre 1997. Quincuagésimo aniversario del éxodo de las
gentes giuliano-dalmatas, simbolizado
por la popa de la nave “Toscana” que
con más viajes transportó a los
desterrados entre Pola y Venecia. La
emisión de este sello, que tuvo lugar
fuera de la programación ya fijada para
ese año, tiene una historia particular.
El 15 de septiembre de ese año se
había tenido en Trieste la reunión
mundial de los desterrados istrianos, y
en representación del gobierno había
intervenido Antonio Maccanico,
entonces ministro de Correos. Él hizo
un discurso de circunstancia que,
escrito por algún burócrata ministerial
del todo ignaro de la historia y del
acontecimiento particular, contenía
ciudad de lengua y cultura prevalentemente italiana, como todo el Quarnero
desde el Medioevo hasta el 1945 –
observa el presidente de la ANVGD,
Lucio Toth es un dato histórico,
comprobado por la memoria de sus
hijos y por la amplia documentación
sobreviviente a los estragos de las
milicias titinas que devastaron archivos
y bibliotecas. Que después Fiume haya
pertenecido al Estado italiano dos
veces, desde 1805 a 1808 y desde 1924
a 1947, es un dato jurídicamente
irrefutable, a menos que se quieran
poner en discusión los principios del
derecho internacional». «Poste Italiane y los Desterrados fiumanos – ha
añadido Toth – a los que fue requerido
el dejar sus ciudades con solo una
maleta si querían permanecer italianos
y lo hicieron 45.000 de 50.000,
abandonando casas, fábricas, almacenes, naves que eran el fruto de su
laboriosidad secular, tienen todo el
derecho a recordar con un sello una
historia de independencia y de italianidad de la que están orgullosos. Que
no recaiga Croacia, mientras aspira a
entrar en la Unión Europea, en la
regurgitación peligrosa de los infantilismos balcánicos», concluye Toth.
Y Renzo Codarin, presidente de la
Federación de los Desterrados, ha dicho
entre otras cosas: «estas reacciones
parecen cuanto menos anacronísticas.
Por otra parte no podemos pretender
que se cancelen decenios de controversias como si nada. Considero estos
comportamientos de cierta parte de la
opinión publica croata, solo colas de
aquellas disensiones que han creado
profundas fisuras entre realidades que
hoy Europa trata de recuperar a un
nuevo, y más alto, nivel de relaciones.
Yo continuo creyendo en Europa».
Un comentario también de Guido
Brazzoduro, alcalde de la Libre Ciudad
de Fiume en exilio: «Francamente
estaba convencido de que los cuarenta
días de retraso de la emisión del sello
dedicado a Fiume, podrían bastar para
aclarar las posiciones. Evidentemente
no ha sido así.
Creo que el significado del acontecimiento tiene múltiples campos de
lectura, todos positivos y que no dejan
dudas sobre nuestra voluntad de testimoniar, también a través de estos
eventos, la riqueza de una ciudad que
en el orgullo del propio pasado funda
una buena parte de su papel hodierno
en la sociedad croata y en la internacional».
p.c.h.
frases inaceptables para la platea, que
le silbó sonoramente. El ministro se
quedó desconcertado; Denis Zigante,
entonces presidente de la Unión de
Istrianos, le explicó el motivo, y el
político preguntó como podía remediarlo. Con una feliz intuición, Zigante
le pidió la emisión del sello.
siones en un carro; en el fondo una
anciana gime con compostura.
10 febrero 2006. La Sociedad
Dalmata de Historia de la Patria es
fundada en Zara el 26 de marzo de
1926. El sigilo social representado en
el sello muestra un medallón que tiene en el centro el arma dalmata en un
escudo del trescientos vencido por la
corona real. El sello fue realizado con
la refinada técnica de impresión de la
calcografía, que da la impresión del
relieve.
10 febrero 2007. Llegando los
prófugos de Venecia Giulia y de
Dalmazia a muchos centros de
reunión en toda Italia, el gobierno
retuvo oportuno utilizar también el
burgo de Fertilia, en los parajes de
Alghero, su construcción se había
iniciado en 1936 pero no se había
desarrollado y estaba abandonada.
Nació así, en 1947, “Fertilia de los
giulianos”, de la que se recuerda el
60º aniversario.
10 diciembre 2007. Fiume, “tierra
oriental ya italiana”: es historia de hoy.
Desde el 2003 hasta hoy Venecia
Giulia y Dalmazia son recordadas con
cadencia por Poste italiane, gracias al
hecho que desde entonces en la “Consulta para la emisión de las tarjetasvalores postales y de la filatelia” (el
organismo instituido en el Ministerio,
compuesto por miembros internos y
expertos externos, que tiene por tarea
la de aconsejar al ministro sobre las
emisiones a decidir) también yo he
sido llamado a formar parte y solicito
estas emisiones. Perdonad la nota personal, que quiere tener solo valor informativo.
24 marzo 2003. Sello en recuerdo
de los valores históricos y culturales
del liceo gimnástico “Gian Rinaldo
Carli” de Pisino de Istria, instituido en
1898, arruinado por los bombardeos
alemanes de 1943, demolido por los
yugoslavos en 1947. En primer plano
esta el retrato del economista e
historiador istriano Gian Rinaldo Carli;
en el fondo la fachada del liceo.
6 octubre 2004. Quincuagenario
de la vuelta de Italia a Trieste, después
de nueve años de ocupación yugoslava y anglo estadounidense y el periodo del territorio libre. El sello representa
la plaza Unità; sobre las farolas se
alternan el tricolor y el estandarte de
la ciudad. Además que en páginas de
50 ejemplares (que es la modalidad
usual) el sello ha sido impreso también
en bloques de cuatro con el tricolor y
el estandarte alternados sobre los
bordes, recogidos en un librito que en
la portada recuerda la exposición
filatélica sobre el tema, tenida entonces
en el museo postal y telegráfico
ciudadano. En la parte de atrás del
librito está el boceto de un sello que
nunca se ha llegado a emitir, conservado en el museo postal italiano, que
en 1955 tendría que haber recordado
la segunda redención de Trieste.
10 febrero 2005. Instituido por las
gentes giuliano-dalmatas ya en el
2003, el Día del Recuerdo del éxodo
de Istria, Fiume y Dalmazia fue
sancionado por la ley en el 2005. El
sello representa una escena dramática
y simbólica del éxodo, con una familia
que abandonando la tierra de los
propios abuelos transporta las pose-
(traduzioni di Marta Cobian)
Las próximas emisiones
2008. En la serie, recurrente
anualmente, dedicada a las “escuelas
y universidades italianas”, saldrá un
sello en recuerdo del liceo “Carlo
Combi” de Capodistria.
2009. En la próxima reunión de la
“Consulta”, prevista para el 17 de
diciembre, propondré un sello por los
600 años de la dedición de Zara a
Venecia.
Una última anotación: hoy un sello tiene un valor propagandístico y de
celebración infinitamente inferior a
hace algunos años, cuando el correo
epistolar revestía un papel de centralidad social hoy completamente
perdido, en favor de los nuevos medios
de comunicación más efímeros
aunque también tecnológicamente
más avanzados e inmediatos. Si en un
tiempo recibir en casa una carta
franqueada con un sello era parte de
lo cotidiano, hoy representa la
excepción; el encanto permanece
intacto, o si es posible, acrecentado.
Vale por tanto la pena franquear
siempre la propia correspondencia
con estos sellos: los de los dos últimos
años se encuentran en las “ventanillas
filatélicas” (abiertas solo las mañanas)
de las oficinas de correos centrales de
las capitales de provincia y de otras
ciudades.
Bruno Crevato-Selvaggi
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DIFESA ADRIATICA
Febbraio 2008
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Il numero di Febbraio 2008