ne a Speciale San Giovanni Bosco gi Imma POSTE ITALIANE spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN Bellezza delle sfide evangeliche della Vergine ur etan n. 1 - GENNAIO 2014 La INDIC AZIONI UTILI ORARI TELEFONI Basilica della Santa Casa ore 6.15-20 (aprile-settembre) ore 6.45-19 (ottobre-marzo) La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30. Sante Messe Sabato e giorni feriali ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa) ore 17 e 18.30 (aprile-settembre) ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo) Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo) Domenica e giorni festivi ore 7, 8, 9, 10, 11, 12 ore 17, 18, 19 (aprile-settembre) ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo) Confessioni Giorni feriali ore 7-12.10 ore 16.00-19 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Giorni festivi ore 7-12.30 ore 16-19.30 (aprile-settembre) ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo) Adorazione eucaristica quotidiana Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12 Sagrestia Basilica Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19. Prenotazioni Sante Messe, stesso orario. Celebrazione Battesimo Prima domenica di ogni mese: ore 17 (Basilica Santa Casa). Celebrazione Cresima Primo sabato di ogni mese: ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre) Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti. Celebrazione Matrimonio Informazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12. Congregazione Santa Casa-Negozio (a sinistra della facciata della basilica). Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giugno-settembre). Ufficio Postale Loreto Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30. QUOTA ASSOCIATIVA A “IL MESSAGGIO della SANTA CASA” Ordinario……………………… Sostenitore………………… Benemerito………………… Estero…………………………… Euro 20,00 Euro 35,00 Euro 40,00 Euro 25,00 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA Sagrestia Basilica tel. e fax 071.9747.155 Mensile del santuario di Loreto Delegazione Pontificia Congregazione Universale della Santa Casa P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN) Parroco della Santa Casa tel. 071.977130 Congregazione Santa Casa tel. 071.970104 - fax 071.9747.176 Segreteria arcivescovile tel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174 Curia Prelatura Santa Casa tel. 071.9747.242 Registrazione Tribunale di Ancona n. 7 del 12/08/1948 Iscritto nel ROC con il numero 2120 Direttore responsabile ed editoriale Padre Giuseppe Santarelli Redattore Padre Marcello Montanari Rettore Basilica tel. e fax 071.9747.154 Consiglio di redazione Don Andrea Principini Don Francesco Pierpaoli Suor Barbara Anselmi Dott. Vito Punzi Revisione dei testi: Roberto Stefanelli Archivio-Biblioteca Santa Casa tel. 071.9747.160 Libreria Santa Casa tel. 071.9747.178 Imprimi potest + Mons. Giovanni Tonucci, Delegato Pontificio Loreto, 20 dicembre 2013 Casa accoglienza malati e pellegrini tel. 071.9747.213 Albergo Madonna di Loreto tel. 071.970298 - fax 071.9747.218 Museo-Antico Tesoro tel. 071.9747.198. Lunedì chiuso. Da martedì a venerdì: ore 10-13; 15-18. Sabato e domenica: ore 10-13; 15-19. Questo periodico è associato all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) La collaborazione alla rivista è gratuita Stampa Industria Grafica Bieffe S.p.A., Recanati (MC) Tel. 071.7578017 - Fax 071.7578021 [email protected] - www.graficabieffe.it “Il Messaggio” esce anche in inglese: Guide turistiche tel. 071.970104 THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE E-MAIL [email protected] [email protected] SITO INTERNET www.santuarioloreto.it COME RAGGIUNGERCI… Autostrade Bologna-Ancona-Bari e Roma-Pescara-Ancona: uscita Loreto. Linee ferroviarie Milano-Bologna-An cona-Lecce con discesa Loreto alle stazioni di Loreto e Ancona, e Roma-Falco nara-Ancona, con servizio di au tocorriere da Ancona *. Aeroporto “R. San zio” di Ancona-Falco nara, 30 km da Loreto. * Servizio Autobus ANCONA PER LORETO Feriale: 5.45 - 6.45 - 7.45 - 8.45 - 9.45 - 10.15 - 11.15 - 12.10 13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15 Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15 Servizio Autobus LORETO PER ANCONA Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00 13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25 Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15 Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15 15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15 Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15 Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50 14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55 Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55 S OMMARIO EDITORIALE 4 Antonio Canova e il rivestimento della Santa Casa In copertina: p. Giuseppe Santarelli Stanislao De Witten, Madonna in trono con il bambino (1897), definita da Leone XIII "Mater nostra", Loreto, cappella slava. 5 LA PAROLA DELL'ARCIVESCOVO Osea il profeta tradito mons. Giovanni Tonucci 6 LETTERE AL "MESSAGGIO" SPIRITUALITÀ 7 Bellezza delle sfide evangeliche V S 9 Un mendicante bussa alla porta P M F 10 La Risurrezione .M E P 11 Fratello Francesco G F 12 La preghiera nella sofferenza: far battere il alentino alvoldi ère sor arc lichy aria lisabetta atrizi iovanni ermani cuore al ritmo del Suo Paolo Giovanni Manformoso Volto di donna tenerezza di madre 13 M . D GUARIGIONI A LORETO 15 Ulda Branchetti di Camaiore F M OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO 16 San Giovanni Bosco P. M M 18 Novità bibliografiche ons Benedetto XVI 19 13 23 Vergine La Inserto speciale: Immagine della Vergine Lauretana Don Duarte Pio Duca di Braganza Vito Punzi STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA 24 33 della ontanari IL "MESSAGGIO" INTERVISTA... 27 Speciale ne 9 ignini arcello a “Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.” gi Imma iorenzo ur etan Anno 134° n. 1 - GENNAIO 2014 ecio cipolloni I dodici cavalli delle cappelle francese e polacca p. Giuseppe Santarelli LORETO NEL MONDO Una «Traslazione» nella chiesa di San Vito a Recanati 26 27 Festa della Madonna di Loreto 29 Convengno dei Santuari mariani d'Europa 30 Prezioso cimelio del 1827 31 Un calco della "Pietà" di Michelangelo esposto a Loreto 32Un migliaio di Scout cattolici a Loreto 33Chiuso a Loreto il Convegno Ecclesiale marchigiano 34Holy Win, un no ad Halloween 396 NOTIZIE FLASH IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 3 EDITORIALE ANTONIO CANOVA e il rivestimento della Santa Casa p. Giuseppe Santarelli Alessandro Volta, Autoritratto (1792), Firenze, Galleria degli Uffizi. 4 - Direttore T ra i personaggi della cultura recatisi a Loreto va annoverato anche il celebre scultore Antonio Canova, nato a Possagno (Treviso) nel 1757 e morto a Venezia nel 1822. Dopo una prima formazione in patria, nel 1779 si recò a Roma dove raffinò il suo gusto, di nativa propensione classica, nello studio di antichi e splendidi modelli d’età greco-romana, tanto da diventare lo scultore neoclassico di maggior prestigio. Le sue prime opere furono subito ammirate e gli attirarono numerose commissioni. In età napoleonica, fu interprete impareggiabile della concezione dell’antico, vagheggiata dal Bonaparte, che intendeva ripristinare la grandezza dell’impero romano. Per questo ebbe altre numerose e qualificate commissioni. Qui è impossibile elencare tutte le sue molteplici opere. Si ricordano solo le statue di Napoleone, di Paolina Borghese, di Letizia Bonaparte, delle Tre Grazie, di Clemente XIII e di Clemente XIV. Dopo la caduta di Napoleone, lo scultore si recò a Parigi per riportare a Roma i tesori d’arte trafugati dai francesi. L’arte del Canova si distingue per un’amorosa adesione ai modelli antichi, in un’armonia suprema di lucenti e levigate forme, le quali non lasciano trasparire pathos alcuno, che l’artista tuttavia riesce a fare emergere dalla loro stessa immobilità ieratica. Lo scultore visitò Loreto da giovane, nel 1780, un anno dopo il suo trasferimento a Roma. Probabilmente, più che una visita di sola devozione, fu una visita d’arte e di apprendimento. Con acume annotò che le «statue» del Rivestimento marmoreo «sono buona scultura di maniera di Michelangelo» (A. Canova, Scritti, a cura H. Honour, Roma 1994, p. 143). In effetti, la critica d’arte contemporanea mette in risalto influssi michelangioleschi nelle statue dei Profeti e delle Sibille del Rivestimento, annotando anche che la placida espansione delle loro forme può considerarsi di matrice padana. G. Garratt riferisce che il Canova era solito inviare i suoi discepoli a Loreto per studiare il Rivestimento marmoreo, dicendo loro: «Vi è quasi tutto!» (Loreto nuova Nazaret, Recanati 1894, p. 253). In effetti, il Rivestimento marmoreo coniuga architettura e scultura in maniera mirabile. Il disegno del dado marmoreo approntato dal Bramante nel 1510 si sviluppa in armoniose sezioni, con colonne sca- IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 nalate culminanti in eleganti capitelli corinzi, con una base piena e sapientemente articolata, cui fa da contrappunto la levità della balaustra sangallesca che corona il solenne monumento. Le sculture sono di ogni tipo: a tutto tondo, come le statue, a basso e ad alto rilievo, come le scene scolpite da abili artisti toscani del rinascimento. Inoltre, le ornamentazioni che si dispiegano in mille alacri svolgimenti offrono agli allievi spunti e stimoli straordinari. Veramente «vi è quasi tutto». Si è voluto ricordare il Canova proprio all’indomani del quinto centenario dell’inizio dei lavori del Rivestimento e nel quinto centenario della morte del Bramante (1514), suo ideatore. La «massima impresa plastica del pieno rinascimento» (Lunardi) esalta e glorifica l’umile Casa nazaretana di Maria. LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO OSEA il profeta tradito mons. Giovanni Tonucci - Arcivescovo di Loreto Q uando leggiamo il libretto del profeta Osea, ci lei non è più mia moglie e io non sono più suo marichiediamo sempre se la storia che ci racconta sia to” (2,4). Sembra che sia la fine di un grande amore e la una finzione simbolica, o se rifletta la realtà di un episo- conclusione definitiva di una storia cominciata bene ma dio che ha segnato la sua vita. Forse la risposta è doppia: andata a finire male. E difatti il profeta continua a descriOsea parla di quello che lui stesso ha sperimentato nella vere le colpe della donna, che ha seguito i suoi amanti in sua esistenza, e, nello stesso tempo, Dio gli ha chiesto di cambio dei doni che essi le offrivano. La brutta avventura, però, non dura per sempre. Quetrasformare la sua storia personale in una allegoria, in riferimento alla relazione di amore tra Dio e il suo popolo. gli amanti che hanno colmato la donna infedele di doni, Il Signore parla a Osea e gli impone di prendere come si sono ora stancati di lei e scompaiono: “Inseguirà i suoi moglie una prostituta. Osea sceglie una donna di nome amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli Gomer. Quando questa genera il primo figlio, Dio or- (2,7). Sentendosi abbandonata, la povera Gomer pensa dina di dargli il nome di Izreel, in ricordo di un luogo con nostalgia al marito che ha lasciato: sta scoprendo di nel quale Ieu, re del regno del Nord, uccise Gezabele, nuovo l’amore che li aveva legati nel passato o semplivedova del re Acab, e i suoi discendenti. Poi nasce una cemente sente la mancanza dei doni che riceveva e della figlia, e questa è chiamata Non-amata, perché Dio vuole vita sicura accanto a Osea? Ma il ritorno non sarà facile, perché il marito offeso così far sapere che non amerà più la casa di Israele, che vuol far sentire lo ha tradito. Il teralla moglie infezo figlio che nasce è dele quanto gravi ancora un maschio, siano le consee questo deve riguenze del suo cevere il nome di tradimento. Non-popolo-mio, Nelle parole perché il Signore di Osea, l’immaconferma di aver gine della donrifiutato del tutto na e del popolo quel popolo che si confondono Egli aveva scelto in uno stesso lacome proprio, ma mento: “La puche lo aveva tradinirò per i giorni to, abbandonando dedicati ai Baal, la fedeltà alla sua quando bruciava alleanza per seguiloro i profumi, re altri dèi. si adornava di Il lamento di anelli e di collane Dio verso il popolo e seguiva i suoi infedele prende la amanti, menforma di un invito tre dimenticava rivolto ai figli delme!” (2,13). la donna, che deve Ma la storia essere accusata del non può conclusuo adulterio da dersi così: Osea loro stessi: “AccuOsea e Gomer, miniatura tratta dalla "Bibbia di Manerius" (1185-1195 è un marito che sate vostra madre, circa), Bibliothèque de Sainte-Geneviève, Parigi. è stato umiliato, accusatela, perché IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 5 » LETTERE AL “MESSAGGIO” 6 ma ama ancora sua moglie. Il popolo d’Israele ha abbandonato il Signore, ma Dio lo ama ancora. Ed ecco allora un progetto di redenzione, che ci fa sentire già il sapore di un amore che a noi piace definire “evangelico”, perché qualche volta dimentichiamo che il Dio di cui ci parla l’Antico Testamento è già un padre pieno di amore. Il progetto parla di una nuova seduzione, per permettere all’amore di riprendere vigore, una nuova luna di miele, fatta là dove il primo amore è sbocciato: nel deserto. “Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. … Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai ‘marito mio’, e non mi chiamerai più ‘Baal, mio padrone’” (2,14-16). Le intenzioni di amore sincero sono ripetute e ampliate: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (2,19-20). L’amore rinnovato comprende anche i figli: “Amerò Non-amata e a Non-popolo-mio dirò ‘Popolo mio’, ed egli mi dirà ‘Dio mio’” (2,23). La storia di Osea diventa una parabola per ogni incontro d’amore. Anche quando ferite dolorose umiliano l’amore sincero degli inizi, non dobbiamo frettolosamente pensare che tutto sia finito. Osea, che presta la sua avventura personale per farci conoscere l’amore misericordioso di Dio, ci fa capire che il cammino della pazienza e del perdono è sempre davanti a noi, come opportunità di vivere ancora un sogno di amore, che sembrava infranto ma invece vive ancora. AGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 Testimonianza Unitalsiana È pervenuta a questa redazione una lettera con preghiera di pubblicazione, la quale illustra la figura di una dama unitalsiana, per più aspetti esemplare. Volentieri la facciamo conoscere ai nostri lettori. «Nel trigesimo della morte di Ada Cinotti, avvenuta il 22 luglio 2013, la parrocchia di Castro, nel Comune di Capraia e Sinite, in Provincia di Firenze, l’ha ricordata a coloro che l’hanno conosciuta e amata. Per sapere chi era Anna bisogna risalire a un episodio della sua giovinezza, quando nel 1934, all’età di 14 anni, fu colpita da una malattia infettiva e incurabile. Prima di morire Ada fu portata a Lourdes e, giunta ai piedi della Madonna Immacolata, non ebbe il coraggio di chiedere la grazia della guarigione, ma chiese solo che la sua fede non venisse meno. Tornata da Lourdes, Ada migliorò e guarì, ma lei non ha mai parlato di miracolo, bensì di grazia e da allora la sua vita è stata tutta un rendimento di grazie a Dio, alla Chiesa, ai fratelli. È stata donna dell’Unitalsi per accompagnare i malati alla Santa Casa di Loreto, ha assistito e curato i malati soli, ha svolto un serUnitalsiana a Loreto accanto a un malato. vizio instancabile nella sua chiesa di Castro, ha curato e diffuso la buona stampa, specialmente quella missionaria. Soprattutto Ada ha pregato sempre e tanto per tutti, vivendo con modestia e umiltà, consapevole di non avere nessun merito e convinta che non è mai troppo quello che si fa per il Signore. Il suo esempio sia di consolazione e di stimolo per chiunque crede». Marisa Firenzuoli Scaffi SPIRITUALITÀ Don Valentino Salvoldi Bellezze delle sfide evangeliche Diamo inizio a una serie di articoli di don Valentino Salvoldi sulla morale, vista nella prospettiva della bellezza, sulla scorta della celebre espressione di Dostoevskij: «La Bellezza salverà il mondo». Don Salvoldi è uno specialista di teologia morale, oltre che scrittore rinomato. Cristo e i poveri. «Cristo, uno di loro». Mi trovo a Matare Valley, nella periferia di Nairobi. Una zona squallida, spaventosa nel suo degrado, dove si ammassano migliaia di esseri umani che vivono dei rifiuti della città, che lì vengono scaricati e subito assaliti da nugoli di ragazzini in cerca di qualcosa da mangiare. La commozione mi chiude la gola, dinanzi a quello spettacolo desolante. Vorrei gridare la mia indignazione, ma non riesco che a piangere. Passa una suora. È sorridente, serena; sembra che la miseria che la circonda la lasci indifferente. La interrogo. Ed ella, con la fede limpida di chi, in ogni momento, vive il comandamento dell’amore, mi risponde: «I poveri non hanno bisogno delle nostre lacrime. Accettano il loro Calvario. Essi sanno che Cristo è uno di loro». E mi conduce nella sua capanna di bambù. Bella, nella sua estrema semplicità. Al soffitto è legata una cordicella che sorregge un paniere, sopra la stuoia dove dorme la sorella di Charles de Foucauld, nelle notti africane. Nel paniere c’è un’ostia consacrata. Quando non riesce a dormire, la suora dà un amorevole colpetto alla cesta, che danza sopra il suo capo, per invitare Cristo a vegliare con lei e a «Passa una suora: è sorridente e serena....». fare qualche cosa per quei poveri che Egli ha chiamato “beati”. La prima delle beatitudini: la povertà. È la condizione indispensabile per avere il centuplo qui, in terra. La base di ogni altra beatitudine, di ogni vera felicità e della più pura bellezza. È la capacità di godere come proprio tutto il creato e di ricevere in sé Dio e gli altri, quale nostra vera ricchezza. «Beati voi, poveri», afferma Luca, e Matteo specifica: «Beati i poveri in spirito», vale a dire: «Beati quelli che lo Spirito rende poveri». Marco è radicale ILILMESSAGGIO MESSAGGIODELLA DELLASANTA SANTACASA CASA--LORETO LORETO••Gennaio Ottobre 2014 2013 7 SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ 8 nella sua proposta di lasciare tutto per avere il Tutto e godere della vera ricchezza: l’amicizia con il Figlio di Dio, la sua stessa vita in noi, la gioia di identificarsi con il più bello dei figli dell’uomo: Gesù. Sviluppa bene questo concetto Sant’Antonio di Padova, nel Sermone della quinta domenica di pasqua: «Nella Trinità è il principio ultimo di tutte le cose, la bellezza perfettissima e la suprema beatitudine. Per “principio ultimo”, come dimostra Agostino nella sua opera La vera religione, s’intende Dio Padre, dal quale sono tutte le cose, dal quale sono il Figlio e lo Spirito Santo. Per “bellezza Fratelli Vietricx (sec. XVI-XVII), Discorso della Montagna. «Beati i poveri in spirito...». perfettissima” si intende il Figlio, cioè la verità del Padre, per “La bellezza di essere cristiani” nulla diverso da lui; bellezza che con lo stesso Padre e nello stesso Padre adoriamo, che è forma di tutte le Questo il tema trattato dal 2° Congresso Mondiale dei cose, da un solo Dio create e ad un solo Dio ordinate. Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità (2006). Per “suprema beatitudine” e “somma bontà” s’intende Per quell’occasione, papa Benedetto XVI ha offerto lo Spirito Santo, che è dono del Padre e del Figlio; dono spunti significativi per una proficua meditazione: una che noi dobbiamo adorare e credere immutabile insie- certa formazione cattolica preconciliare risentiva di me con il Padre e il Figlio». Sant’Antonio afferma che una buona dose di rigorismo, per cui pareva che la la bellezza della Trinità diventa la bellezza del credente santità dovesse esprimersi in un formalismo moraliche, povero dei beni della terra, è ricco della vera Bel- stico con colli torti e visi lunghi, mentre l’espressione lezza: Dio. Sant’Antonio, San Francesco e tutti i grandi della gioia fosse propria di un mondo libero da preocsanti mostrano con la loro vita la bellezza di seguire le cupazioni religioso-morali. Beatitudini, che si presentano armoniosamente collegaLa ventata conciliare spazzò via questi luoghi cote tra di loro, per cui l’una presuppone l’altra e la rende muni e oggi ci sentiamo liberi di mettere in rilievo, nelsempre più vera. È appunto interessante notare come le la nostra vita di cattolici, che davvero in Dio, nella sua beatitudini siano tutte legate le une alle altre, partendo “passione folle” per noi sue creature, sta la fonte della dalla povertà: se uno è povero, sarà capace di essere vita nella sua pienezza e perciò della gioia e della liberdocile all’ascolto (mite); avrà un cuore grande come il tà: la gioia e la libertà di realizzare pienamente ciò che mare; sarà consolato nel pianto; perseguitato, benedirà; siamo, scoprire la nostra bellezza e celebrare noi stessi. sarà un operatore di pace. Pace che non è qualche cosa, Noi cristiani dovremmo saper mostrare a tutti gli ma Qualcuno: Cristo nostra pace, che vuole “mutare il uomini, umilmente ma risolutamente, che la vita crinostro mesto incedere in passi di danza”. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 L'ANGOLO DI PÈRE MARC FLICHY stiana non solo è buona - segnata cioè dai tratti della bontà e dell’amore - ma è anche bella e beata: è via di bellezza, di beatitudine, di felicità. Beatitudini: riflesso della bellezza di Dio. Chi vive un’esistenza superficiale non può comprendere la bellezza, che è la dimensione più profonda della realtà. La scopre e gusta chi va alla radice delle cose, e non si ferma alla loro funzionalità e utilità. La bellezza risponde alla logica del gratuito e dell’imprevedibile. È proprio come Dio: gratuito ma non superfluo, presente e assente, vicino e lontano. Un Dio che sfida l’essere umano parlando di pienezza di vita, mentre addita una croce. Parla di morte e la indica come penultima parola. Perché l’ultima è resurrezione. Allora la croce, da orribile strumento di obbrobriosa morte, si muta in vitale sfida della bellezza dell’amore, che varca i limiti del tempo e dello spazio e rivela la vita senza fine. A questo ribaltamento della logica umana, il Signore prepara i discepoli proprio con il Discorso della Montagna, riassunto nelle Beatitudini. In esse si rende trasparente la bellezza di Dio, che invita il credente ad aderire ai valori del Regno, traendo da essi un’indicibile, profonda pace. Povertà, mitezza, misericordia, perdono... Valori riassumibili nel comandamento nuovo dell’amore, che porta il credente a passare dalla ricerca di sé alla perdita di se stesso per diventare puro dono, per diventare amore. Per diventare Dio. Père Marc Flichy Un mendicante bussa alla porta... L a rivista Il Messaggio è aperta sul futuro e, nella sua immensa carità, consente dieci righe agli utopisti, appassionati della storia di Loreto, ma ancora più interessati al suo futuro. Se Dio lo permette, in ogni numero del Messaggio lasceremo una riflessione sull’avvenire della nostra cara città, un semplice grido di speranza. Ho cercato un titolo fisso che richiami l’attenzione. Ne ho trovato una quarantina. Tipo: Loreto e la sua vocazione profetica – Loreto speranza - Ritroviamo il cammino di Loreto - Loreto e il suo futuro - Loreto e la civiltà dell’amore - Loreto carismatica - È consentito sognare - Visione profetica di Loreto - Loreto vulcano in eruzione o cratere spento? - Parole impertinenti - Il Bambino pestifero di Loreto - Un elefante in una cristalleria... Finalmente ho chieSamuele Vanni, La questua, Santuario della Verna. sto il parere a un uomo «Un mendicante bussa alla porta». famoso e un po’ «cactus» della località. Lui mi ha risposto: «Tu non hai veramente un profilo di pachiderma. Perché non scegliere La GIRAFFA?... La giraffa è più adatta alla tua figura... La GIRAFFA guarda alto e lontano, la GIRAFFA bruca in alto, perché no?...». Il mio consigliere tecnico è uomo di fede. Ha dunque soggiunto: «Ma dobbiamo pregare lo Spirito Santo per avere la luce». In fine ho chiesto l’aiuto del Signore. In una profonda orazione notturna ho pensato a tante preghiere di Agostino nelle Confessioni. Lui supplica, supplica per avere la luce della verità. Ecco, le ultime parole delle Confessioni: «A te (Dio) bisogna chiedere di capire, in te cercare, alla tua porta bussare: così, solo così si riceve, si trova, ci viene aperto». In fine, anche se poco pubblicitario, il titolo della rubrica sarà: Un mendicante bussa alla porta... IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 9 SPIRITUALITÀ Il Vangelo nei misteri del Rosario sr. Maria Elisabetta Patrizi Il 1° Mistero glorioso sfm La Risurrezione 10 squale della Chiesa nascente... Da allora il binomio “crocifisso e risorto” diventerà il cuore stesso della predicazione: la prova della Signoria di Cristo sulla morte e la sua vittoria sul male! «Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli» (Mt 28, 8). Nel Vangelo di Marco, invece, è detto che le donne «fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite» (Mc 16, 8). Questa versione dei fatti è però smentita poco dopo, in Mc 16, 9-10, dove «Gesù apparve prima a Maria di Màgdala» e «Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero» (ivi, 10). È da dire, però, che la tradizione manoscritta di questa parte finale del vangelo di Marco (16, 9-20), è molto incerta e manca, addirittura, in un certo numero di codici. Accanto alla versione più lunga, a cui appartengono anche i versetti 9-10, da noi citati, esiste una versione breve dove anche Pietro è nominato. Essa dice: (le donne) «Raccontarono in breve a quelli che erano con Pietro tutto ciò che era stato loro annunziato. Poi Gesù stesso fece portare per mezzo loro, dall’oriente fino all’occidente, la santa e incorruttibile proclamazione dell’eterna salvezza». Comunque, tutti i discepoli fanno fatica a credere così che Gesù apparve agli Undici «mentre erano a tavola, e li rimproverò, per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà Ludovico Seitz, Cristo Risorto appare alla Madre, Loreto battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà Cappella Tedesca (1892-1902). condannato”» (Mc 16, 14-16). La narrazione di Mt, invece, è più serena: le donne non dubitano, anzi, corrono subito ad anrisorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea: là lo vedrete»! Maria di Magdala e l’altra Maria – nunciare la risurrezione. E Gesù stesso «venne loro incontro e probabilmente la madre di Giacomo e di Giuseppe (cfr. Mt 27, disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbraccia56) – furono così rassicurate dall’angelo che poco prima ave- rono i piedi e lo adorarono» (Mt 28, 9), manifestando così tutva rotolato via la pietra che chiudeva la tomba di Gesù. Egli si ta la loro fede e il loro amore. «Allora Gesù» – confermando era posto a sedere su di essa: «il suo aspetto era come folgore e quanto l’angelo aveva già ordinato – «disse loro: “Non temeil suo vestito bianco come neve» (ivi, 28, 3). «Voi non abbiate te, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: paura!», aveva detto alle donne: «So che cercate Gesù, il cro- là mi vedranno”» (Mt 28, 10). Come è bello sentire Gesù chiamare gli Undici: «miei fracifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire telli»! Questa dolce affermazione, nel Vangelo, si trova soltanto qui e in Gv 20, 17, appunto nell’apparizione del Risorto a ai suoi discepoli: “È risorto dai morti!”» (ivi, 5-7). Queste pie donne sono incaricate del primo annuncio pa- Maria di Magdala che, avendo riconosciuto il Signore lo chia- «È IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 Giovanni Fermani ma “Maestro!” e vorrebbe trattenerlo. Ma Egli glielo vieta dicendo: «perché non sono ancora salito al Padre» (ivi, 16-17) e Le ingiunge: «ma va’ dai miei fratelli e di’ loro “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio Vostro”» (ivi). Ormai è nata la nuova umanità, la famiglia dei figli di Dio e Gesù parla loro esplicitamente della paternità del Padre riguardo ai discepoli che egli chiama “fratelli”. E «Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto». Sì, con la Risurrezione di Gesù, anche noi siamo chiamati a vita nuova! E resi partecipi della sua vita divina siamo fratelli, suoi e tra noi, nella famiglia dei figli di Dio, che è la Chiesa. Infatti, giunti in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato... forse quello stesso della “trasfigurazione”... «quando lo videro, si prostrarono» (Mt 28, 17). E ad essi, che avevano dubitato delle parole dette loro dalle pie donne – come raccontato da Mc 16, 10 – , «Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (ivi, 18-20). Così Gesù Risorto ci ha solennemente promesso la sua presenza divina con noi, già da questo mondo, ma anche la sua prossimità e cura verso di noi «tutti i giorni fino alla fine del mondo» (ivi, 20). Anche il vangelo di Giovanni riferisce della promessa del Consolatore e Difensore o Avvocato, cioè dello Spirito Santo Paraclito (cfr. Gv 14, 16; 16, 7-11) perciò possiamo essere più che certi della sua protezione! Il Risorto è con noi, e se rimaniamo nel suo amore, nutriti della sua parola e dell’eucaristia, non dobbiamo temere – anche tra le prove della vita e del demonio – ma vivere consapevoli della divina presenza di Gesù e irradiarla con la nostra vita. FRATELLO FRANCESCO F rancesco d’Assisi assurge a grande attualissimo esempio di vita in Dio e della redenzione nella morte del Figlio. Il suo messaggio trova nella semplicità la potenza dello Spirito Santo, che lo accompagna nella sua missione. Una missione che si avvale di cose povere, quasi un offertorio che la terra con i suoi frutti ci offre. Ecco allora il dono dell’ostia consacrata frutto del grano germoglio della terra. Francesco si offre alla chiamata divina che gli imprime i segni della passione, lui più di ogni altro comunica la semplicità degli umili, degli ultimi, che Dio sceglie per rappresentarlo in terra. Non stupisce allora il dono della casa da riparare, una casa che nella metafora divina è chiesa. La Chiesa degli umili, di coloro che si servono del creato per lodare Dio e infondere la fede in Gesù Cristo. Francesco è catechismo, negli atti compiuti, nelle pagine scritte, nel considerare le creature di Dio uguali all’uomo e meritevoli della sua grazia. Tutto ciò fa breccia nel cuore degli uomini che cercano Dio e li riconciliano con quella Chiesa che è da riparare, da ricostruire. Così come la Chiesa del XIII secolo, ferma e stantia negli orpelli del potere, ammantata di vesti broccate, chiesa che fece posto “all’allodola che vola tutto il giorno” - disse Francesco - e non si dà pena nel cercare più di quanto Dio non gli dona per il suo quieto vivere. Parole che il Santo pronuncia mentre era al cospetto di una Chiesa che non aveva più i tratti del volto scavato di Gesù Crocifisso redentore delle nostre colpe dell’ “Ecce Homo”. Vangelo che si fa “Francesco”, che demolisce con le sue frasi quella Chiesa per sostituirla con la piccola “Porziuncola”, remoto luogo immerso nel creato, “dove Dio dispensa ogni giorno agli uomini quanto è necessario, per il corpo e per lo spirito”. Francesco nelle vesti del Cristo si fa apostolo della semplicità, la sua parola è testimonianza del cammino che ogni cristiano deve intraprendere. Dio ci ha dato ogni mezzo per essergli vicino, il nostro prossimo può essere un uomo, un albero, un fiore, un uccello, un lupo, l’acqua che beviamo segmenti di vita e di semplicità legate alle stimmate dono per gli umili, infisse nel corpo di un uomo, che nelle sue azioni con umiltà glorificava Dio e il creato. Giotto (12671337), Innocenzo III vede in sogno san Francesco che sostiene la basilica lateranense in rovina, allusione al suo sostegno nella riforma della Chiesa, Assisi, Basilica di San Francesco. 11 SPIRITUALITÀ Paolo Giovanni Monformoso Il dolore, lo squarcio dove entra Dio La preghiera nella sofferenza: far battere il cuore al ritmo del Suo 12 C ome esseri umani siamo fatti tutti allo stesso modo: prima del dolore, o malattia, siamo investiti dalla vita e tramortiti dagli eventi; dopo, con il loro arrivo, siamo come dei naufraghi nell'esistenza che cercano di aggrapparsi a una zattera, capace di portare in salvo. Ma qual è questa zattera, che ci può aiutare a evitare il solo provare dolore? E' la libertà interiore di scegliere come stare. Quella libertà per cui, dello stesso dolore, l'uomo può farne una pietra o un'ala per volare più alto; la libertà di trasformare ogni momento della vita anche in un cammino di N. Poussin, Il cieco di Gerico, dipinto del 1650, Parigi, Louvre. maturazione. Noi nell'accompagnare chi sta male, non toglieremo forse il male, ma avremo avuto successo ché spero di poter ricambiare in qualche modo, anche con se avremo aiutato a togliere (o prevenire) la "frustrazione un solo: "Grazie di cuore", chi mi aiuta. E quando posso esistenziale", cioè il senso di inutilità della vita, che rende farlo mi sento meglio e voglio farlo più che posso, è per ancor più malato il malato e lo isola sempre di più, quando me una profonda coterapia. Non so perché ho questo male, non sceglie di abbandonare almeno spiritualmente il male ma grazie a chi mi aiuta ho compreso che c’è una grande per orientarsi verso un diverso modo di stare e ancora vivere differenza tra il solo stare male, e lo stare male per qualcusperando, grazie anche al fratello (Operatore o volontario) no: ora so per chi soffro, cioè a chi offro questo mio tempo che lo accompagna. di malattia: cerco di non abbandonarmi al vittimismo ma Il fatto è che noi non possiamo scegliere la malattia o resisto per aspettare ogni sera i miei figli, vivo per i miei l'infermità che causa dolore, ma la libertà spirituale di poter figli che hanno ancora bisogno di un padre, e sopportando trasformare il dolore in sofferenza, quella ce l'abbiamo. E la il dolore per poter sorridere quando vengono a trovarmi, mi sofferenza è altro rispetto al dolore: è la libertà che la Gra- sento meglio. Non chiedetemi il perché, è così che sento: me zia, agente nello spazio dell'anima, dona all'uomo in virtù lo racconta sempre mia madre che invece ha Fede; io non della Sua natura: non per trasformare tout court la malattia so se ce l'ho ma so che quando penso a mia madre che mi (anche se il Miracolo questo è), ma il malato: da solo vitti- invita a credere in Gesù e poi vivo, semplicemente a modo ma in ancora attore, protagonista. Fino all'estremo istante di mio, questa fede per amore dei miei figli, stiamo tutti meglio vita. Stare nel dolore o attivare lo spazio della sofferenza è e voglio continuare a fare così, ringraziando mia madre per dunque, infine, la nostra vera libertà. l'insegnamento, e il suo Gesù che indirettamente mi dà una "Sono contento - disse un malato costretto a letto e dipendente in tutto - non solo perché ho chi mi aiuta, ma perAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 mano." Queste parole sono un'impressionante testimonianza di Mons. Decio Cipolloni vivibilità della vita, sempre, e richiamano fortemente l’episodio dell’incontro di Cristo con il cieco di Gerico. Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. (Lc 18, 35-43) Sarà il nostro accompagnare chi soffre un viaggio per scoprire, insieme, le radici ed i confini della "Libertà di guarire" o della "Libertà di stare bene", come esempi della "Legge di libertà" (Gc 2,12) alla quale, da sempre, siamo chiamati, e vivere così in pienezza la libertà alla quale siamo destinati. E' qui che la preghiera, il rapporto con Dio che riempie l'Anima, trasforma lo stato d'animo dolorante in sofferenza liberatoria, perché aiuta a scegliere di dire "Si'" alla vita, malgrado tutto e in quel nuovo "si'" ci sarà una nuova vita che vorrà prendere forma, perché ad ogni autentico "fiat" segue sempre un "Verbum caro factum est": è l'essenza della nostra Fede. Questa è l'autentica umana libertà, la libertà di poterci comportare da sani anche quando in realtà siamo ammalati. Volto di donna, tenerezza di madre “L a Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il mistero delle donne e per ogni donna, per ciò che costituisce l’eterna misura della sua dignità femminile” (Lettera Apostolica, Mulieres Dignitatem, 31). Parole gratificanti per ogni donna, che comprende la sua dignità e rifugge da quanti vogliono violarne la bellezza e la grandezza. Così ha fatto la diciottenne Maria Luce Gamboni di Pesaro, arrivata alla ribalta del successo per il suo non comune talento musicale, consolidato già dal settimo anno di conservatorio. Talento che la inserisce in un cast eccezionale di attori, chiamati a realizzare per una produzione colossale Romeo e Giulietta. E’ stato detto che è il più grande spettacolo 13 Maria Luce Gamboni. mai prodotto in Italia. La posta in gioco è alta per il successo personale che le avrebbe procurato, ma a dieci giorni dal debutto all’Arena di Verona, Maria Luce si rifiuta di proseguire, perché le è stato chiesto di indossare nell’atto secondo una sola tunica trasparente. A questo non ci sta e abbandona questa affascinante opera. La meraviglia è di molti che non comprendono il suo gesto, ma lei non ha voluto banalizzare così tanto la sua dignità di ragazza. Sono risuonate in lei le parole di Papa Francesco rivolte ai giovani: “Occorre essere coraggiosi e andare controcorrente con i valori della bellezza, della bontà e IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 » 14 della verità”. Valori che non si devono confondere con gli abiti che si indossano, con le mode che si impongono. Chi più sperimenta queste subdole offerte è la donna, che resta un mistero perché: è fragile nel fisico, quanto forte e autorevole nello spirito; sublime nei sentimenti, quanto passionale e istintiva negli affetti; avvenente nel volto e nei tratti, quanto provocatoria e seducente nella carne; ricca di grazia e di intuizioni, quanto capace di durezza e insensibilità; affascinata e intenerita dal figlio che porta in grembo, quanto irretita dal peso che lo stesso può provocarle. Ineffabile presenza di amore e di tenerezza per ogni uomo, a condizione che non perda mai la sua dignità femminile, perché non prevalga ancora la prepotenza maschilista, né diventi uno strumento nelle sue mani, né un prodotto commerciale, proposto dai riflettori della televisione. Ma per fortuna non per tutti la donna è così. Sentiamo infatti di dire il nostro grazie alla donna, perché nel suo grembo fummo ricamati, nel suo amore materno siamo cresciuti, nella sua saggezza abbiamo raggiunto la nostra maturità, nel suo anelito chiuderemo i nostri giorni. Se il Papa ha parlato di “bellezza, di bontà e di verità”, come non ritrovarle in modo sublime in Maria, perché oggi possono risplendere nel volto di ogni donna, di quelle segnate dalle rughe, di quelle illuminate dalla fedeltà coniugale, di quelle dall’impronta di una maternità verginale accolta e vissuta, di quelle avvolte da una maternità tanto gratificante quanto sofferta. Mi chiedo che emozioni provano le donne entrando nella Santa Casa e guardando Maria, la più umile e la più alta, la più povera e la più ricca di grazia. Mi chiedo anche come possono presentarsi davanti alla sua sublime bellezza, rivestita di umiltà e di decoro, donne tanto succinte da dare l’impressione che fanno più sfoggio del loro corpo che della loro spiritualità. A tutte le donne “perfette” e alle donne “deboli”, vada come diceva Giovanni Paolo II il grazie della Chiesa, come vada a Maria Lucia, che in un mondo tanto banale ha testimoniato la sua delicatezza e dignità di ragazza, cantando alla vita e al Signore non solo con la voce, ma anche con la bellezza del suo volto e della sua anima. Per tutte le donne eleviamo questa preghiera, perché siano anche per noi uomini una grazia che ci intenerisce il cuore. GUARIGIONI A LORETO SPIRITUALITÀ Fiorenzo Mignini ULDA BRANCHETTI di CAMAIORE Diamo inizio a una rubrica sulle guarigioni di particolare rilievo, ottenute nel secolo XX-XXI per intercessione della Madonna di Loreto, curata dal prof. Fiorenzo Mignini, docente di Medicina all’Università di Camerino e direttore dell’Osservatorio Medico per le Guarigioni di Loreto L a paziente si ammalò nel 1931 di tubercolosi polmonare e renale destra e nel 1933 subì asportazione del rene destro. Dal 1932 al 1941 fu ricoverata di continuo in Sanatorio; nel 1936 fu operata per un ascesso formatosi sul troncone del rene destro. Dopo 3 mesi subì un intervento chirurgico· per annessite e appendicite con fibroma uterino. Nel 1937 fu applicato un busto per tubercolosi vertebrale. Nell’agosto 1956, in preda a forti dolori, fatta diagnosi di peritonite specifica (con ascesso freddo alla 9° costa sinistra) venne ricoverata nel Sanatorio di Bologna (Villa Salus); dopo un anno passò a Forte dei Marmi (ricovero di S. Camillo). Nonostante le cure aveva sempre frequenti e violentissime coliche addominali, con vomito; sempre stipsi; numerose iniezioni calmanti. Il 6 maggio 1958 partì col treno malati per Loreto, mentre era in preda a violenta colica; le coliche si ripeterono durante il viaggio e nelle prime ore del pomeriggio del giorno seguente (mercoledì 7), tanto che i medici dovettero eseguire più iniezioni di stupefacenti, l’ultima delle quali, fra le 14 e le 15 del 7 maggio. L’addome era voluminoso, teso, dolente. Portata in S. Casa avvertì come una forte scossa elettrica e riacutizzazione dei dolori. Distesa in barella, venne trasferita in Piazza in attesa della processione col Santissimo. Durante la processione, i dolori furono così forti che la paziente voleva essere portata in medicheria per avere ancora un’iniezione calmante; una Dama la pregò di sopportare ancora pochi minuti essendo vicinissimo il passaggio del Santissimo; appena il Vescovo passò e la benedisse con la Sacra Ostia, subì come una scossa elettrica generale che le fece fare un balzo (notato da chi le era vicino: la Dama Nara Genzini e il Dr. Ettore Palagi di Camaiore) e accusò un dolore violentissimo, dopo il quale ebbe un improvviso rilassamento, un afflosciamento dell’addome che assunse un volume normale e avvertì un subitaneo benessere generale. Si alzò immediatamente riprendendo una vita normale (dal rapporto del Dr. Giorgio Favati, medico del treno). Il 19 maggio 1960 si è riunita a Loreto la commissione medica per esaminare il caso Ulda Branchetti del 1958. Sono presenti il primario chirurgo dell’Ospedale di Loreto Prof. Bosmin e i Dottori: Bordoni di Firenze, Bellincioni di Firenze, Miniati, Carlesi di Prato e Bartelloni da Camaiore (segretario della commissione) . Il Dr. Bordoni legge la storia dell’ammalata. Il Prof. Bosmin distribuisce a tutti collegialmente le copie delle cartelle cliniche della paziente e in special modo le cartelle cliniche di Bologna e del San Camillo di Forte dei Marmi dove la paziente è stata ricoverata dal 4.11.1956 al 28.7.1958. Si decide di visitare la paziente per constatare le sue attuali condizioni di salute e dal referto risulta che la paziente è in ottime condizioni generali, normali le cicatriUlda Branchetti, il 7 maggio 1958, prima della guarigione, ci delle pregresse operazioni addominali e al rene viene portata in barella in Piazza della Madonna per la Bedestro; l’addome è trattabile e indolente su tutto nedizione Eucaristica. È ben visibile l’accentato gonfiore del l’ambito come pure indolenti le logge renali. ventre (Da Annali della Santa Casa, 1958, p. 92). All’esame dell’apparato respiratorio si constata solo lievi sfregamenti ad entrambe la basi ed ipomobilità delle medesime per cui si ritiene clinicamente guarita. “Cosa non spiegabile dal punto di vista scientifico, data l’istantaneità del fatto e la sua completezza.” I medici dichiarano il fatto come “Guarigione straordinaria.” La sera del giorno della guarigione, mentre gli ammalati dormivano, Ulda Branchetti volle ringraziare la Madonna facendo il faticoso giro in ginocchio intorno alla Santa Casa. La riservatezza dell’ammalata fu tanto esemplare che nessuno quasi si accorse del fatto straordinario. L’indomani, tre medici furono chiamati a constatare le condizioni della Signora Branchetti e la loro attestazione è riportata nei punti 2 e 3. Mi piace sottolineare il fatto che la Signora Ulda Branchetti ha affermato: ‘’Non sono venuta Loreto per chiedere » 15 OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO 16 la guarigione; ma per chiedere la grazia della pace nel mondo. Io ho offerto il mio viaggio e le sofferenze mentre ero in treno, perché soffrivo molto, per la pace del mondo che mi sta molto a cuore”. Il controllo della tubercolosi Da quando, nel 1880, fu provato che la malattia era contagiosa, la tubercolosi divenne una malattia conosciuta e le persone infette furono ospitate nei sanatori che, per le classi media e alta, offrivano cure eccellenti e costante attenzione medica. Pur tuttavia, nonostante i benefici dell’aria fresca e del lavoro nei sanatori, anche sotto le migliori condizioni, morivano in cinque anni il 50% di coloro che entravano (1916). Visto il diffondersi della tubercolosi, in Italia, come in altri Paesi, si cercarono nuove strade per il suo contenimento. Fu quindi promulgata una legge (Testo unico delle leggi sanitarie 1265/1934) che prevedeva in ogni provincia l’istituzione di un Consorzio Provinciale Antitubercolare, ente morale retto da un apposito statuto. Facevano parte obbligatoriamente del consorzio la Provincia, i Comuni, e gli enti pubblici che in tutto e in parte svolgevano azione antitubercolare. Intanto cominciarono gli studi per lo sviluppo di un vaccino. Dopo il “Vaccino Maragliano” (Edoardo Maragliano), utilizzato sull’uomo fin dai primi anni del 1900, fu sviluppato, tra il 1908 e il 1921, un vaccino da Albert Calmette e Camille Guérin all’ Istituto Pasteur di Parigi e fu chiamato “BCG” (Bacillo Calmette Guérin). Il vaccino BCG venne usato sull’uomo nel 1921 in Francia, ma non ricevette diffusione e consenso negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania fino alla seconda guerra mondiale. In questi anni furono usate anche alcune pratiche chirurgiche, quali lo pneumotorace terapeutico o la tecnica di piombaggio, che consisteva nel fare collassare il polmone infetto per tenerlo a “riposo” e permettere alle lesioni di guarire. In Italia furono le teorie di C. Forlanini (1885 e 1888) con la progressiva affermazione del pneumotorace terapeutico per il trattamento della tisi polmonare che resero indipendente la tisiologia. La ricerca di cure mediche continuò incessantemente. Nel 1944, infatti, Albert Schats, Wlizabeth Bugie e Selman Waksman isolarono lo Streptomyces griseus e scoprirono la streptomicina, il primo antibiotico e primo agente batterico efficace contro il micobacterium tuberculosis. Questa scoperta è generalmente considerata l’inizio dell’era moderna della tubercolosi, anche se la vera rivoluzione comincia nel 1952, con lo sviluppo dell’isoniazide, il primo farmaco micobattericida orale. L’avvento della Rifampicina nel 1970 accelerò i tempi di ricovero e ridusse in modo significativo il numero di casi di tubercolosi fino al 1980. Ulda Branchetti all’indomani della guarigione, a Loreto, l’8 maggio 1958 (Archivio Fotografico della Congregazione Universale della Santa Casa). IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 San Giovanni Bosco (1815-1888) “Un poema di grazia e di apostolato” In preparazione alle celebrazioni del bicentenario della nascita l’Istituto dei Salesiani, da lui fondato, ha organizzato una Peregrinatio mondiale dell’urna con le reliquie di san Giovanni Bosco. Il 27 ottobre scorso l’urna ha sostato per tutta la mattinata presso la basilica della Santa Casa di Loreto. La rivista ha illustrato l’evento nel precedente numero di dicembre. Di questo grande santo, che ha tanto lavorato e influito sull’educazione e sulla formazione dei ragazzi e dei giovani, vorrei fare una particolare memoria anche perché nel 1877 ha sostato come pellegrino presso il santuario della Santa Casa. Nato a Castelnuovo d’Asti nel 1815 fu sacerdote colto e pio, affascinante pedagogo e grande santo. Papa Giovanni XXIII lo definì “un poema di grazia e di apostolato”. Lui si considerava soltanto un povero strumento di Dio. La grazia lo aveva arricchito di spiccata intelligenza, di straordinaria memoria, di tena- p. Marcello Montanari ce volontà e delle più belle virtù. Vivace, brillante e sim- patico, fu soprattutto sacerdote santo, tanto da compiere prodigi di bene, specialmente a vantaggio della gioventù. Fu un poema di apostolato tra i giovani più poveri e abbandonati che raccolse, educò, sfamò, istruì e avviò a vari mestieri. Ideò le prime scuole professionali dalle quali dovevano uscire uomini onesti e capaci. Si circondò di collaboratori ponendo la sua opera sotto la protezione di s. Francesco di Sales: per questo sono chiamati Salesiani. Torino fu il centro della sua attività Ordinato sacerdote nel 1841, iniziò la sua attività pastorale con s. Giuseppe Cafasso, riunendo un primo gruppetto di ragazzi che portava a giocare, a pregare e anche a mangiare prima al convitto ecclesiastico e poi sotto la tettoia Pinardi. Fu questa la prima cellula dell’oratorio: luogo di ritrovo domenicale per quei ragazzi che desideravano trascorrere una giornata in sana allegria. Organizzò scuole d’arte e mestieri per i giovani lavoratori e scuole regolari per gli studi umanistici, secondo una pedagogia che sarebbe divenuta nota come ‘metodo preventivo’, basato sulla religione, la ragione e l’amore. Pubblicò numerosi scritti a carattere divulgativo per la difesa della dottrina cristiana e l’educazione cattolica del popolo. È stato dichiarato santo nel 1934 ed è venerato a Torino nella chiesa dell’Ausiliatrice. La Madonna era la sua ‘Ausiliatrice’ Fu la mamma Margherita a istillare la devozione alla Madonna nel cuore del suo Giovannino. A nove anni il ragazzo si sentì raccomandare in sogno di curarsi dei giovani: “Ma come faccio – obiettò - se non so niente?”. E il personaggio con cui parlava gli rispose: “Io ti darò la Maestra, senza della quale ogni scienza è stoltezza”. E la Signora, che gli si presentò subito accanto, si descrisse: “Io sono colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno” (con la recita dell’Angelus). Non si stancava di ripetere che la congregazione salesiana era interamente opera di Maria: “Maria è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle nostre opere”. Don Bosco inculcò la devozione a Maria in mille modi: con novene e feste solenni, con fioretti, con racconti, con associazioni legate al suo nome. La invocava speso con il titolo di ‘Ausiliatrice’, e le dedicò una sontuosa basilica. La chiamava la ‘Tesoriera’ che finanziava le sue opere. Alle persone bisognose raccomandava: “Confidate in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli: la Madonna ci vuole troppo bene”. Chiamò Figli di Maria le vocazioni adulte che con lui cominciarono a fiorire con grande beneficio della Chiesa. E chiamò Figlie di Maria Ausiliatrice le suore dell’istituto da lui fondato. Felicissimo a Loreto Don Bosco ci teneva a visitare i santuari mariani quando ne aveva l’occasione. Si recò anche a Loreto per pregare e celebrare la messa nella Santa Casa. Colse l’occasione nel giugno del 1877 quando si recò a Roma per il giubileo di Pio IX. Di ritorno passò a Loreto: “Partì il 22 da Roma per Ancona con l’arcivescovo di Buenos Aires, mons. Leone Federico Aneyros, suo amico e benefattore, con mons. Ceccarelli e altri cinque preti argentini. Furono ospitati splendidamente dal cardinale Antonucci, il 23 andarono a Loreto, ritornandone lo stesso giorno. Celebrò come gli altri in Santa Casa”. In una lettera che il santo scrisse una settimana dopo a don Cagliero, diceva: “Il 23 andammo a Loreto, dove fummo tutti contentissimi”. Come segno perenne d’amore alla Santa Casa di Loreto era sua abitudine coronare la recita quotidiana del rosario con le litanie lauretane. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 17 Alessandro da Rin Novità bibliografiche 1 - Maria Ciccanti, Quando si crede nell’Amore 18 In questa rivista (luglio-agosto 2013, pp. 210-212) è stata pubblicata un’ampia testimonianza di Maria Ciccanti, relativa al suo matrimonio e alla sua vita con Dino, restato invalido in un bombardamento del 1943, da lei conosciuto in un pellegrinaggio a Re e poi sposato. Ora, dopo la morte di Dino, avvenuta il 1° giugno 2010, in un volume di 352 pagine ripercorre tutta quella storia meravigliosa. Scrive l’autrice: «Fin da nostro primo incontro con mio marito sentivamo che eravamo fatti uno per l’altro. La nostra era una chiamata speciale: abbracciare Gesù nel suo più grande dolore, l’abbandono» (p. 9). Su questa lunghezza d’onda si snoda tutto l’avvincente racconto che ripercorre un arco di vita di ben quarantadue anni di matrimonio, da cui nacque Federica. Scrive la Ciccanti: «Abbiamo sperimentato incomprensioni e ostacoli da parte di persone molto vicine a noi che non condividevano la nostra scelta (per noi “chiamata”) di unirci in matrimonio. Le prove sono servite a confermare la strada alla quale Dio ci aveva chiamati: il matrimonio. La grazia e l’impegno erano di trasformare la vita coniugale in un cuore solo e in un’anima sola, in un continuo sacrificio spirituale» (p. 10). L’autrice rievoca anche il pellegrinaggio a Loreto con Dino in occasione del suo viaggio di nozze, l’8 giugno 1968, e annota: «Entrammo in Santa Casa. Lui mi ricordò la sua prima visita [1949] quando si sentì rapire il cuore da Maria: si trovò con una gioia così profonda che non poté esprimerla se non piangendo» (125). Lo stile agile, scevro da retorica, la partecipazione intensa ma non enfatica dell’autrice e il contenuto avvincente ed edificante rendono piacevole e proficua la lettura di questa specie di diario dell’anima. ___________________ M. Ciccanti, Quando si crede nell’amore, Editrice Veneta, Via Ozanam, 8 – 36100 Vicenza (www.editriceveneta. It), pp. 352 con numerose illustrazioni. € 18,00. 2 – Città sulla Via Lauretana L’Associazione «Via Lauretana» ha promosso una pubblicazione dal titolo Città sulla Via Lauretana. Come i grani di un rosario, la quale reca la presentazione dell’arcivescovo di Loreto Giovanni Tonucci. I testi, arricchiti da numerose e scelte foto, sono di Giorgio Semmoloni e illustrano prima la Via Lauretana, con le sue peculiarità e con le note comuni a molte strade di transito dei secoli passati, e poi i luoghi che si trovano sul suo tracciato o nei pressi nel territorio della provincia di Macerata: Serravalle del Chienti, Camerino, Muccia, Visso, Pievebovigliana, San Ginesio, Tolentino, Pollenza, Montecassiano, Recanati e Loreto. Di tutti l’autore offre brevi ma puntuali notizie di storia e di arte. L’opuscolo pertanto si configura come una vera e propria guida di carattere turistico e religioso per chi desidera ripercorrere l’antico tracciato della Via Lauretana da Roma verso Loreto, partendo magari da Colfiorito, e precisamente dall’antica località di Plestia, con deviazioni all’interno per raggiungere località di per sé distanti dall’antico tracciato. ________________ Città sulla Via Lauretana. Come i grani di un rosario, Via Lauretana (www. via-lauretana. It), pp. 50 con numerose illustrazioni, quasi tutte a colori. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 Speciale Immagine della Vergine Lauretana La più antica immagine della Madonna di Loreto N di Giuseppe Santarelli el passato gli studiosi erano convinti che la più antica immagine venerata in Santa Casa, menzionata da un documento del 1315, relativo al furto ivi perpetrato dai ghibellini recanatesi nel 1313, fosse la statua trecentesca, andata distrutta nel 1921 in un incendio scoppiato nel sacello. Oggi però, in base a una più attenta lettura filologica di quel documento si ritiene invece che fosse un’icona dipinta. Nell’atto processuale, infatti, si legge che i ladri presero le «ghirlande» d’argento, con perle e senza, «sopra l’immagine della Beata Vergine e della sua icona (de cona eius) e «sopra l’immagine di Nostro Signore Gesù Cristo che stava nella detta icona (quae era in dicta cona). La testimonianza di Giacomo Ricci Un riscontro inoppugnabile si trova nella Historia del Ricci, che può essere considerata la più antica sul santuario, ascrivibile agli anni 1468-1469. Il Ricci è l’unico tra gli antichi scrittori sulla traslazione a precisare in maniera chiara che l’immagine venerata in Santa Casa, dovuta, secondo un’immaginosa versione, a san Luca, era una pittura e non una scultura. Ben tre volte l’autore torna sull’argomento. Anzitutto, dopo la decisione degli apostoli di trasformare a Nazaret la Casa della Madonna in «tempio», dove avrebbero fatto esporre una «immagine dipinta dal medico Luca». Poi nel descrivere lo sbigottimento dei fedeli alla vista del sacello nazaretano nella selva di Loreta, in territorio recanatese, annota: «Ma anche una pittura tanto dolce e bella, in qualche modo attirava a sé gli uomini. A vedersi non finiva mai di saziare, ed è prodotta con tanta arte da sembrare in certo modo qualcosa di meraviglioso, tanto, infatti, l’immagine a mezza figura è eccellente (in realtà la piccola tavola non può contenere una pittura a figura intera). Bello il volto e un poco nero, con colore rosso, cosicché non a torto Salomone profetizzò: “Sono nera – disse infatti – ma bella, tanto mi ha amato il re”. E il volto verginale è tale che tu lo crederesti vivente. Nessuna rosa infatti Placchetta ellissoidale bivalve, rivenuta nel Muro dei Recanatesi e raffigurante la Madonna con il Bambino, esemplata probabilmente sull’antica icona venerata in Santa Casa. A lato: ricostruzione in disegno della stessa figura. Madonna con il Bambino dentro un’edicola, scultura in rame dorato degli inizi del sec. XIII, custodita nel Museo-Antico Tesoro di Loreto. Probabilmente il gruppo ripropone l’iconografia dell’antica icona venerata in Santa Casa. Speciale è di più vivido colore: ha folti capelli aurei, fulgidi in capo, mentre fissa con occhi radiosi [...] Siede anche con atteggiamento nobilissimo: tutte queste cose in vero rendono l’immagine deliziosissima allo sguardo». Infine il Ricci ritorna sull’immagine quando descrive l’interno della Santa Casa, osservata con molta attenzione durante il suo pellegrinaggio loretano: «Per coloro che entrano [in Santa Casa], con il grandissimo dispendio di ceri, [l’altare] rimane sul lato destro. Alla sua sommità sta la bellissima immagine della Vergine che, come ho potuto, ho descritto precedentemente». Secondo le testimonianze degli antichi scrittori e come hanno appurato gli autori degli scavi archeologici, l’altare era appoggiato nel mezzo della parete meridionale e chi entrava dall’unica porta a nord, ora chiusa, se lo trovava davanti, sulla parete destra. Il Ricci non dice esplicitamente che l’immagine dipinta da san Luca è la stessa trasportata con la «Camera» a Loreto, ma sembra sottintenderlo. Il Teramano (1473 circa) e il Mantovano (1489) invece scrivono apertamente che si trattava sempre della stessa immagine. Le parole del Teramano ([Lucas] manibusi suis fecit) e del Mantovano (facta est artificio Lucae) non esplicitano se si trattasse di una pittura o di una scultura, ma il termine imago usato da ambedue sembra alluderlo, anche perché la tradizione ritiene Luca semplicemente pittore, non scultore. Un probabile riscontro con il testo del Ricci si può avere anche in un Inventario del 15 ottobre 1469, relativo ai doni votivi e ai vari oggetti conservati in Santa Casa e consegnati alla custodia del Teramano, «governatore del santuario», fatto redigere da Nicolò delle Aste, vescovo di Recanati: Vi si legge che vi era conservata: «un’immagine di una piccola Vergine Maria con il Figlio in braccio e una corona con un Agnus Dei al collo con bottone di perle e cordone d’oro». La stessa immagine ricompare in un altro inventario del 28 maggio 1479, dove è detta magna (grande), forse in confronto con altre immagini in metallo prezioso raffiguranti la Vergine, dette parvae (piccole). I testi d’archivio e lo scritto del Ricci possono integrarsi a vicenda: dai primi si apprende che la Vergine era raffigurata con il Bambino, sempre presente nei documenti archivistici e iconografici, dal secondo si viene a sapere che l’immagine era dipinta su tavola di piccole dimensioni, a mezza figura, di stile probabilmente bizantino, come lasciano intendere il riferimento a san Luca, a cui sono attribuite le Madonne bizantine, e il colore scuro tinteggiato di rosso del volto della Vergine, caratteristico di icone del genere. Il Ricci non sofferma la sua attenzione sul Bambino in braccio o in grembo alla Madre forse perché è tutto preso dalla devozione verso «Maria Loreta» e dalla bellezza del suo volto. D’altra parte, neppure il Teramano, il Mantovano e l’Angelita accennano al Bambino che pure, almeno nella statua conosciuta dall’ultimo dei tre, compare inequivocabilmente. Anche nel documento del 1383, relativo a una donazione di Ysabetta Giles de Flanda, si parla di Madonna e di Gesù Bambino. Altri riscontri A mio avviso, l’immagine della Madonna, segnalata già nel 1313, adornata nel 1383 e descritta dal Ricci nel 1469 circa, va identificata con quella descritta nel f. 181 del cosiddetto Chartularium Culisanense e giunta a Loreto insieme con le «sante pietre»: Ligneam tabulam appictam, ubi Domina Deipara Virgo Puerum Jesum Dominum ac Servatorem Nostrum in gremio tenet (Una tavola di legno dipinta, dove la Madonna, Vergine Madre Dio, tiene in grembo il Signore Gesù, nostro Salvatore). Le analogie tra l’immagine del f. 181 e quella descritta dal Ricci appaiono perspicue: anzitutto nell’uno e nell’altro caso si tratta di una tavola dipinta (rispettivamente tabula appicta e parva tabella). In secondo luogo si tratta probabilmente nell’uno e nell’altro caso di una Madonna bizantina con il Bambino. Per l’esemplare del Chartularium ne fa fede la provenienza dall’ambito geografico greco, dove si confezionavano solo Madonne bizantine, esportate anche in Occidente; per quello descritto da Ricci lo Pittore greco della seconda metà del secolo XV, Madonna con il Bambino e Profeti, Loreto, Museo-Antico Tesoro. L’immagine della Madonna forse è stata modellata sull’antica icona venerata in Santa Casa. Speciale rivela il colore del volto di Maria: «un poco nero, con colore rosso, cosicché non a torto Salomone profetizzò: sono nera, ma bella». E’ possibile rintracciare nell’iconografia lauretana qualche immagine che richiami quella descritta dal Ricci. Una placchetta ellissoidale bivalve, rinvenuta nel 1962-1965 in una porzione residua del cosiddetto «muro dei recanatesi» e assegnata al secolo XIV, viene ritenuta una delle più antiche immagini della Vergine Lauretana. Essa mostra nelle due facce l’immagine della Madonna con il Bambino, a tre quarti circa di figura, con i capelli dai folti riccioli che le scendono dal capo, i quali fanno venire in mente le parole del Ricci: «Ha folti capelli aurei, fulgidi in capo». Un altro esemplare, molto più importante, ritenuto la più antica immagine della Madonna di Loreto, si conserva nel Museo-Antico Tesoro. Si tratta di un gruppo scultoreo in rame dorato degli inizi del scolo XIII, alto cm 50, raffigurante la Vergine in trono con il Bambino seduto sulle sue ginocchia e benedicente alla greca con la mano destra. Siede dentro un baldacchino, forse successivo. L’immagine reca segni inequivocabili di arte bizantina, come le lettere greche incise sul petto della Madonna: a destra (MP) che si sciolgono in M(ete)r (Madre): a sinistra: Θu che si sciolgono in Th(eô)u (Dio) che tradotte significano: Madre di Dio. Sul petto del Bambino, a sinistra si leggono le lettere IΣ e a destra XΣ che significano Jesòus Christòs (Gesù Cristo). Intessute nell’ampio nimbo di quest’ultimo sono le lettere IΣ XΣ ΘΣ (Gesù Cristo di Dio) . La Vergine mostra sotto il velo i capelli che le scendono sulle spalle e, nello stesso tempo, presenta due occhi luminosi, formati da due perle azzurrognole. Anche questa immagine sembra accordarsi con quanto scrive il Ricci: «Ha folti capelli aurei, fulgidi in capo, mentre fissa gli occhi radiosi». Anche una tavola bizantina (cm 172x172) del Museo-Antico Tesoro, attribuibile, secondo il Vogel, al pittore greco Magister Nicolaus, attivo a Recanati nel 1475, in origine pala d’altare dell’antica cappella lauretana degli Schiavoni, limitatamente all’immagine della Madonna con il Bambino sulle ginocchia, potrebbe essere stata esemplata sulla primitiva icona della Santa Casa. Una stampa degli inizi del secolo XVI, della Raccolta dei «Legni Soliani», conservata nel Castello Sforzesco di Milano, raffigura la Madonna, a mezza figura, con il Bambino, sopra la Santa Casa. L’immagine, anche se ormai di segno rinascimentale, conserva tuttavia elementi bizantini, come dimostra il Bambino che benedice alla greca. L’immagine a mezza figura, con i capelli folti e gli occhi radiosi richiama la descrizione del Ricci. Xilografia degli inizi del secolo XVI della Raccolta dei «Legni Soliani», raffigurante la Traslazione della Santa Casa, conservata nel Castello Sforzesco di Milano (particolare). La figura della Vergine con il Bambino sembra richiamare, sul piano iconografico, l’icona venerata in Santa Casa e descritta dal Ricci. Quando è scomparsa l’icona dipinta? Sorge spontaneo, a questo punto, un interrogativo: L’antica e primitiva icona quando è stata sostituita in Santa Casa con la statua trecentesca? L’icona dipinta è segnalata in Santa Casa ancora nel 1492-1495 da Giuliano Dati nella sua Historia di sancta Maria de Loreto, in ottava rima, il quale ancora parla di pittura: «Quella figura di Maria perfetta / Che ‘l vagelista con sua man sacrata / Dipinse nella sacra Chameretta». Non merita credito quanto si legge in una traduzione del Racconto sulla Madre di Dio di Loreto, redatto in lingua russa e pubblicato per la prima volta dal Kirpignkof nel 1896, nel quale si legge che l’immagine della Vergine dipinta su tavola da san Luca in quell’anno - 1528 - era ancora esposta in Santa Casa. A quel tempo la statua doveva aver preso il posto della tavola dipinta. Secondo alcuni storici del secolo XVII, nella nicchia della parete sud, ricavata sopra il «santo camino», oggi coperta da una griglia metallica, un tempo si trovava la statua della Madonna. Queste notizie invitano a formulare un’ipotesi. Nei secoli XIV-XV sopra l’altare, collocato nella parete sud della Santa Casa, si trovava la tavola segnalata nel 1315 e descritta dal Ricci, mentre nella nicchia Speciale ricavata sul muro della stessa parete, nella zona del «santo camino», si trovava la statua di legno. Alla fine del secolo XV, quando ormai la nuova chiesa all’interno era stata completata, l’altare, secondo l’ipotesi degli autori degli scavi archeologici, dalla parete sud fu trasferito nella parete est della Santa Casa, nel sito attuale, in corrispondenza con l’orientamento della stessa chiesa. Con la nuova collocazione dell’altare, trasferito nel sito attuale, l’icona dipinta fu sostituita con la statua trecentesca, che probabilmente ne ripeteva lo schema iconografico. Da quel tempo dell’icona si è persa ogni traccia. Conferma questa ipotesi il fatto che i recanatesi Attuale statua della nel 1498 offrirono una Madonna di Loreto con corona a forma di triregno dalmatica. alla Madonna e un’altra al Bambino, ivi restate fin verso il 1642, quando furono sostituite da quelle donate da Luigi XIII, re di Francia. Solo una statua poteva accogliere quelle corone. L’attuale statua Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 1921 in Santa Casa scoppiò un violento incendio, giudicato da alcuni doloso e da altri, sulla base di una perizia, esito di un corto circuito. Tra gli altri oggetti andò distrutta la statua lignea della Madonna, considerata di origine trecentesca e di scuola umbro-marchigiana. La nuova statua, per volontà di Pio XI, fu scolpita sul modello della precedente, con l’utilizzo del legno di un vecchio cedro del Libano, cresciuto nei Giardini Vaticani, presso il Casino Pio IV. Fu modellata da Enrico Quattrini, il quale, nel prototipo in gesso, ha curato in special modo i volti della Madonna e del Bambino e le parti in movimento. Si legge che per il corpo e le vesti egli abbia lasciato fare al figlio Carlo, quattordicenne, dotato di spiccata propensione per l’arte, perché la modellatura potesse rispecchiare un carattere di ingenua freschezza, propria dell’antico e distrutto simulacro.. Sul modello in gesso fu eseguita la nobile e solida scultura in legno di cedro dal prof. Caroselli. Leopoldo Celani ha provveduto alla sua tinteggiatura, che è risultata troppo scura rispetto a quella dell’esemplare precedente. Le corone d’oro, identiche a quelle distrutte dall’incendio - dono di Pio VII (1801) - furono lavorate da Domenico Fontana. Pio XI donò i due rubini e ventidue brillanti. Il globo che il Bambino regge nelle mani è di lapislazzuli ed è dono dello stesso pontefice, come lo sono i lapislazzuli che ornano la nicchia della statua nella Santa Casa. Pio XI incoronò la nuova statua nella Cappella Sistina e la inviò a Loreto, accompagnata dal cardinale Pietro Gasparri, attraverso l’Alto Lazio, l’Umbria e le Marche. Fu un vero trionfo di devozione mariana. E’ una statua, come la precedente, eminentemente cristologica. Protagonista, infatti, è il Bambino, che con la mano destra benedice e con la sinistra tiene il globo terraqueo (oikoumenicòn) del Salvator mundi (Salvatore del mondo). Poggia i piedi sulla vistosa piega del manto della Vergine, simbolo del suo grembo materno. E’ lei che presenta il Figlio all’adorazione dei fedeli, ricordando che Lui solo è il Salvatore. E’ la Madre che accoglie e porta i figli al Figlio nella sua Casa nazaretana, venerata a Loreto. (Si veda sull’argomento: G. Santarelli, La prima immagine della Madonna di Loreto: un dipinto o una scultura?, in Il Messaggio della Santa Casa, 1989, pp. 173-175; Idem, La Santa Casa di Loreto, Loreto 2006, pp. 254-265. con indicazione delle fonti e con bibliografia). Attuale statua della Madonna di Loreto senza dalmatica. IL “MESSAGGIO” INTERVISTA… Vito Punzi ufficio stampa santuario di loreto Intervista a Don Duarte Pio Duca di Braganza È vero, nella storia della nostra famiglia ci sono stati molti re particolarmente legati alla Vergine lauretana. Tra l’altro, la chiesa a lei dedicata è stata rifugio per molti sacerdoti perseguitati durante la rivoluzione. Quali sono i rapporti Suoi e della famiglia con lo Stato portoghese? S.A.R. Don Duarte Pio Duca di Braganza, accompagnato dalla moglie Isabel de Herédia, è stato di recente in visita a loreto per consegnare a Mons. Giovanni Tonucci, l’Arcivescovo Delegato Pontificio, la Gran Croce dell’Ordine dell’Immacolata Concezione di Vila Viçosa. Duarte, pretendente al trono portoghese dal 1976, è stato un importante sostenitore dell’indipendenza di Timor Est, l’ex colonia portoghese occupata dall’Indonesia nel 1975. Eccellenza, Lei è stato di recente in visita a Loreto per insignire Mons. Tonucci con un’importante onorificenza. Oltre alla personale amicizia con l’Arcivescovo, che cosa la lega a Loreto? Ho conosciuto Mons. Tonucci anni fa, perché entrambi membri di un’Accademia di Casale Monferrato, ma c’è anche una mia devozione personale verso la Madonna di Loreto. Per questo motivo sono stato molto onorato di poter consegnare all’Arcivescovo l’onorificenza di un nostro Ordine reale portoghese, anche perché ogni Ordine è come una fraternità. Se non sbaglio la devozione alla Madonna di Loreto è storia di tutta la sua famiglia… Per quanto mi riguarda c’è un rapporto personale buono. Sono in possesso di un passaporto diplomatico e mi metto volentieri a disposizione del mio Paese laddove sono in gioco negoziati con Stati che per vari motivi si trovano in condizioni particolari rispetto alla comunità internazionale. Diciamo che vengo interpellato per negoziazioni non ufficiali. Ed è accaduto con l’Angola, con l’Indonesia e in questi ultimi mesi con la Siria. A proposito, vista questa Sua attività diplomatica, come giudica la situazione siriana? Se il presidente perde il controllo, i cristiani in Siria finiranno con l’essere perseguitati, così come è avvenuto in Egitto e in Iraq, dai Fratelli Musulmani, da Al Quaida ecc., che saranno pronti a prendere subito il potere. Da parte mia ho proposto al governo e all’opposizione democratica un esecutivo rappresentante tutti i gruppi politici salvaguardando la figura di Assad. La maggior parte degli interlocutori ha accettato, ma non gli islamisti, perché vogliono tutto il potere… IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 23 STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA p. Giuseppe Santarelli Figure di animali nella Basilica di Loreto (5) I dodici cavalli delle cappelle francese e polacca 24 Eleganti e raffinate sono le figure dei sette cavalli dipinti su tela a Parigi nel 1896-1903 da Charles Lameire per la Cappella Francese o del SS.mo Sacramento e poi applicate alle pareti della stessa. Vigorosi e bellicosi sono invece i cinque cavalli raffigurati da Arturo Gatti nella Cappella Polacca o del Sacro Cuore negli anni 1912-1939. I sette cavalli della Cappella Francese Nella parete sinistra della Cappella Francese il Lameire ha rievocato pittoricamente la Battaglia di Nazaret combattuta nel maggio del 1187 dal saladino, al comando di settemila arabi, contro poche centinaia di crociati e di cavalieri templari alla guida di Jacques de Maillé, accorsi a difendere il santuario di Nazaret. La vittoria arrise alle forze preponderanti del saladino. In primo piano, nella sezione sinistra, campeggia Charles Lameire, Jacques de Maillés su un bianco il templare Jacques de Maillé su un bianco cavallo con cavallo, particolare della Battaglia di Nazaret, Loreto, Cappella Francese (1896-1903). la criniera al vento, disegnato con cura e reso con icastica incisività. Nella sezione destra si vede un cavallo caduto al suolo accanto a uno scudiero e a un uomo travolto e ucciso. Vicino, sullo sfondo, si vede un altro cavallo di color bruno, cavalcato da un soldato che agita minacciosamente una spada. Sono cavalli in battaglia, concitati e fieri, ma elegantemente resi. Nella parete opposta il pittore ha rappresentato il Pellegrinaggio di San Luigi IX a Nazaret, avvenuto Charles Lameire, Quattro cavalli, particolare del Pellegrinaggio di S. Luigi IX a Nazaret, Loreto, Cappella Francese (1896-1903). IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO •Gennaio 2014 Charles Lameire, Cavallo caduto al suolo e, accanto, cavallo cavalcato da un soldato saraceno, particolare della Battaglia di Nazaret, Loreto, Cappella Francese (1896-1903). nel 1251. Mentre la scena precedente è caratterizzata da una drammatica concitazione bellica, questa è connotata da una quieta e intensa devozione. Conseguentemente, i quattro cavalli ivi raffigurati, sulla sezione sinistra, sono nobilmente atteggiati. Su uno di essi sta una persona che solleva la spada quasi in atto di saluto. Un altro, invece, scortato da uno scudiero, china la testa, quasi in atto di riverenza verso il luogo santo. I due animali sembrano partecipare alla raccolta cerimonia del devoto pellegrinaggio. Degli altri due si scorge solo la testa. I bianchi colombi Nell’una e nell’altra scena il Lameire ha raffigurato, a ridosso delle maestose colonne del santuario nazaretano, alcuni colombi bianchi, con una suggestiva carica simbolica. Quelli della Battaglia volano come spaventati verso il tempio, quasi a trovarvi rifugio, significando così l’orrore della guerra; quelli del Pellegrinaggio escono lieti ad ali spiegate dal tempio e vanno incontro al re pellegrino, quasi a sottolineare il devoto clima di pace. I cinque cavalli della Cappella Polacca Di diverso conio figurativo sono i cinque cavalli dipinti da Arturo Gatti nelle due pareti della Cappella Polacca; due a destra e tre a sinistra. Sono innervati e muscolosi, fieri e indomiti. Il più suggestivo dei cinque cavalli è quello della parete destra, cavalcato dal re polacco Giovanni Sobieski, il quale, dopo avere sconfitto i turchi a Vienna nel 1683, entra impettito e trionfante a Vienna, diretto alla chiesa della Madonna di Loreto per intonarvi il Te Deum. Il cavallo, di colore bianco, curva il collo verso il basso, agita la criniera al vento ed ha la zampa destra sollevata, come al galoppo. Ugualmente fiero è il cavallo raffigurato alla sua destra, cavalcato da un portabandiera. E’ un cavallo bruno, ripreso di prospetto, con il muso verso terra e la criniera agitata. Meno appariscenti sono i tre cavalli della parete opposta, raffigurati in secondo piano nella scena della Battaglia o Miracolo della Vistola, quando i polacchi nel 1920 sconfissero i bolscevichi. I tre cavalli sono cavalcati rispettivamente dal maresciallo Pilsudski e dai generali Haller e Rozwadowski, tra lo sventolio delle bandiere. I due della sezione destra, ravvicinati, appaiono come imbizzarriti: l’uno con il muso in alto e la bocca aperta, l’altro chinato e nervoso, con la criniera al vento. Più nascosto e visibile solo in parte nel muso è il terzo cavallo della sezione sinistra. Colombi che escono in volo dalla basilica di Nazaret, particolare del Pellegrinaggio di S. Luigi IX a Nazaret, Loreto, Cappella Francese (1896-1903). 25 Arturo Gatti, Tre militari su tre cavalli, particolare della Battaglia di Vienna, Loreto, Cappella Polacca (1912-1939). Arturo Gatti, Giovanni Sobieski e un Portabandiera a cavallo, particolare della Battaglia di Vienna, Loreto, Cappella Polacca (1912-1939). IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 Melozzo da Forlì, L’Agnello in braccio a un Angelo, Sagrestia di San Marco. LORETO NEL MONDO nel Una «Traslazione» nella chiesa di San Vito a Recanati 26 Nella monumentale chiesa di San Vito, a Recanati, dall’elegante facciata vanvitelliana, è custodita, quale pala d’altare della cappella di sinistra, una tela raffigurante la Traslazione della Santa Casa, presa in poca considerazione e quasi messa a lato dagli studiosi. La tela (cm S.Vito, Recanati, autore del sec. XVI. 290x190) appare in discrete condizioni di conservazione. Rappresenta la Vergine con il Bambino tra nubi, trasportata da due angeli, davanti alla Casa nazaretana in volo, di cui si intravedono il tetto e un minuscolo campanile. Due angeli ignudi, librati in volo, in alto, sui due lati, tre teste di cherubini sotto i piedi della Madonna e tre angeli che trasportano la Casa, sostenendone la base, completano la sezione superiore. Nella sezione inferiore sono raffigurati i santi Ignazio da Lojola a sinistra, con il rituale libro aperto recante una scritta, e Francesco Saverio a destra con le mani al petto, ambedue in ginocchio, in atteggiamento orante e con lo sguardo rivolto alla celestiale scena soprastante. Sullo sfondo si profila un paesaggio con una torre e una nave, riferibile verisimilmente a Porto Recanati. Rarissimi e generici sono i cenni sull’epoca e sull’autore del dipinto. Diego Calcagni nel 1711 si limita a segnalare la tela nel «cappellone a lato dell’evangelo», dicendola: «opera di pennello ordinario» (Memorie istoriche della città di Recanati, Messina 1711, p. 340). Silenzio assoluto poi nelle guide otto - novecentesche di Recanati, fatta eccezione per quella del Varinelli del 1958, il quale informa che il quadro «fu fatto da un pittore di Pesaro» (Recanati. Le chiese – i suoi santi, Recanati 1958, p. 66). Il Grimaldi suppone che si tratti di un dipinto della metà del secolo XVII (La Madonna di Loreto nelle Marche, Loreto 1998, p. 209). Le figure dei due santi gesuiti ci riconducono alla Compagnia di Gesù, la quale ebbe la custodia della chiesa di San Vito fin dal 1577 quando fondò a fianco un collegio che gestì fino al 1773, anno della sua soppressione. Sicuramente, quindi, la tela fu commissionata dai gesuiti, i quali attendevano alle confessioni, alla predicazione e all’insegnamento nel vicino santuario di Loreto. E’ probabile che il dipinto volesse mettere in risalto questo loro ruolo, nonché il loro legame e devozione nei riguardi della Santa Casa, alla quale pellegrinarono tanto sant’Ignazio nel 1523, quanto san Francesco Saverio nel 1537, 1538 e 1540 alla vigilia della sua partenza per le missioni nelle Indie. Se si deve dar credito alla notizia secondo cui il dipinto è opera di un pittore pesarese, la mente correrebbe subito a Giovanni Maria Luffoli (1634- 1690), discepolo del più rinomato concittadino Simone Cantarini e autore di vari dipinti eseguiti per alcune chiese della sua città. Non si saprebbe individuare altro pittore pesarese della seconda metà del secolo XVII al di fuori del Luffoli per l’esecuzione di una tela del genere. Il Vaccai nel 1924 scriveva che l’artista pesarese «lasciò il nome di pittore valente». Raffrontando questo dipinto con gli altri eseguiti da lui si riscontra una sufficiente assonanza stilistica. Comunque sia, lasciando il discorso aperto sull’attribuzione dell’autore dell’opera, il giudizio del Calcagni, che parla di «pennello ordinario», sembra troppo riduttivo. Non si può negare invece all’ignoto autore una sufficiente maestria compositiva, che domina gli spazi assiepati da figure, ben orchestrate e tutte partecipi dell’evento della Traslazione angelica. Apprezzabile è anche il dinamismo di segno barocco che contraddistingue la sezione superiore della raffigurazione, cui fa come da contrappunto l’atteggiamento contemplativo e quasi statico dei due santi di conio classico. (G. Santarelli) IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO •Gennaio 2014 Un momento della processione in Piazza, nella notte della «Venuta». Foto Montanari. L a solennità dell’Immacolata l’8 dicembre, la Veglia della «Venuta» il 9 e la festa della Madonna di Loreto il 10 richiamano a Loreto una folla straordinaria di pellegrini da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, i quali si accostano in gran numero ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. La Veglia della «Venuta» è stata presieduta dal cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato per lo Stato della Città del Vaticano. Alle ore 21 ha avuto luogo la recita del rosario con riflessioni tratte da passi scelti delle omelie di Papa Francesco. Subito dopo il cardinale ha presieduto la concelebrazione eucaristica, cui hanno partecipato l’arcivescovo Giovanni Tonucci, mons. Domenico Marinozzi, vescovo emerito di Soddo-Hosanna, il definitore generale dei cappuccini p. Raffaele Della Torre, il provinciale dei cappuccini delle Marche p. Giulio Criminesi e numerosi sacerdoti. Il cardinale ha pronunciato una meditata omelia sull’Annunciazione, messaggio principale della Casa nazaretana, venerata a Loreto. Ha fatto seguito la processione con la statua della Vergine Lauretana in Piazza della Madonna, portata a spalla dagli aviatori. Madonna di Loreto preceduta (da sx a dx) dal p. Giulio Criminesi, mons. Giovanni Tonucci, card. Giuseppe Bertello e p. Raffaele Della Torre. Foto Longarini. La piazza era stracolma di pellegrini che in gran parte hanno assistito alle cerimonie all’aperto, noncuranti del freddo pungente. Il giorno dopo il cardinale Bertello ha presieduto il solenne pontificale, a cui hanno partecipato l’arcivescovo Tonucci e un bel numero di sacerdoti provenienti da ogni dove. Nell’omelia il celebrante ha approfondito i temi suggeriti dal mistero dell’Annunciazione. Alla messa ha partecipato Luca Parmitano, astronauta dell’Esa, il primo italiano a passeggiare nel vuoto cosmico, rientrato in Italia un mese prima da una nota missione nello spazio, Pasquale Preziosa, capo di Stato Maggio dell’Aeronautica Italiana, Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, e altre autorità. Alla fine della celebrazione, l’arcivescovo Tonucci ha salutato i presenti con cordiali e deferenti espressioni. Dopo la preghiera dell’aviatore, il gen. Preziosa ha pronunciato nobili parole sulla devozione degli aviatori verso la Vergine Lauretana 27 e l’astronauta Parmitano ha consegnato all’arcivescovo Tonucci un quadro con l’immagine della Vergine Lauretana portata nello spazio, accompagnando il gesto con commosse espressioni. Ha detto: «Torno da una missione importante e complicata. Per questo ho voluto portare con me tra le stelle l’immagine della Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori; e oggi consegno l’effigie a Loreto». La foto è stata scattata mentre l’astronave sorvolava l’Italia, di cui si vede il profilo geografico in basso. Dopo una breve visita in Santa Casa, il cardinale con il seguito si è portato in Piazza della Madonna e poi in Piazza Papa Giovanni per benedire i velivoli MB339 della Pattuglia Acrobatica Nazionale (Frecce Tricolori) che hanno sorvolato il santuario della celeste Patrona lasciando dietro la caratteristica scia. Nel pomeriggio si è registrato ancora un flusso notevole di pellegrini, tra i quali si segnalano quelli dell’Alto Lazio – circa mille – guidati dal vescovo di Civita Castellana mons. Romano Rossi, che ha celebrato con una ventina di sacerdoti alle ore 15,00, e quelli, pure numerosi, di alcune parrocchie di Pesaro. 28 L'astronauta Parmitano dona a Mons. Tonucci la foto della Madonna di Loreto fotografata nello spazio. Foto Malizia. RESOCONTO PELLEGRINI MALATI A LORETO 2013 SEZIONE UNITALSI SACERDOTI MEDICI DAME BARELLIERI MALATI PELLEGRINI TOTALE TOSCANA (treno giovani) 1 195 87 55 239 TOSCANA 6 399 60 98 46 312 LOMBARDA 8 684 66 77 197 438 ROMANO-LAZIALE 3 489 54 94 272 516 MARCHE 12 10737 111 14 272 EMILIANO ROMAGNOLA 3 2 37 19 46 36 143 EMILIANO ROMAGNOLA 3 2 51 45 28 231 360 ROMANO LAZIALE (dellla gioia)4 2 48 31 45 11 141 TRIVENETA 5 3125 112 103 60 408 UMBRA 1 422 21 26 12 86 MOLISANA 3 131 17 62 25 139 MARCHE (Pesaro, Fano, Urbino)2 1 65 44 84 6 202 MARCHE (Jesi, Senigallia) 1 1117 73 126 7 325 MARCHE (Ascoli, S.Benedetto)2 2 49 45 130 16 244 TOSCANA 3 220 24 42 6 97 MARCHE (Fermo) 4 267 40 137 0 250 LOMBARDA 1 114 21 11 34 82 LOMBARDA 1 152 34 76 79 243 LIGURE 50 50 CAMPANA 4 456 30 127 7 228 ROMANO-LAZIALE 0 230 27 39 10 108 TOT. SEZ. UNITALSI (1) 5646 1258887 1517 1119 4883 ALTRE ASSOCIAZIONI OSPITALITA’ TRIDENTINA 1 1 20 9 24 52 107 USTAL 8 253 39 20 79 201 UAL 0 443 20 44 89 200 OFTAL 4 217 16 26 33 98 SMOM 54 61412 528 123 433 1611 SILOE 1149150 TOTALE ALTRE ASS.NI (2)68 70 545 612 237 835 2367 TOTALE (1) + (2) 124 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 116 1803 1499 1754 1954 7250 CULTURA p. Marcello Montanari CONVEGNO DEI SANTUARI MARIANI D’EUROPA L’ annuale incontro tra i Rettori dei santuari mariani nazionali europei si è svolto quest’anno a Malta, dal 5 all’8 novembre scorso, presso l’antichissimo santuario di Mellieħa, che vanta le sue origini fin dalla prima comunità cristiana maltese evangelizzata da san Paolo. Era presente anche il santuario di Loreto con il delegato p. Marcello Montanari, segretario della Congregazione della Santa Casa. I maltesi nutrono una profonda devozione verso una delle più antiche immagini di Maria, dipinta sul fondo di una grotta: l’immagine della Vergine, con in braccio il bambino Gesù, è molto deteriorata dal tempo, ma quanto rimane del suo volto rivela i segni di una tenerezza materna dolce e commovente, una dolcezza che non sono riusciti a scalfire né il tempo né gli attacchi devastanti Madonna di Mellieħa (Malta). della pirateria turca e dei nemici della fede cristiana. Il tema del convegno era sull’anno della fede: come è stato programmato e vissuto nei vari santuari e soprattutto come è stato fatto vivere ai pellegrini. Il convegno si è aperto con una magistrale conferenza sul tema, dettato dal Rev. Dr. Hector Scerri. La vita è un pellegrinaggio; Cristo stesso si è definito via, verità e vita, intendendo la ‘via’ come l’essenza stessa del vivere. Quando uno si dice arrivato è spiritualmente morto. Non siamo mai arrivati perché sempre in cammino verso Dio, verso l’eterno. L’uomo è stato sempre viaggiatore, e sempre in ricerca (Homo viator). Nella storia del cristianesimo questa realtà si è concretizzata nel pellegrinaggio, che è stato sempre un’esperienza tipicamente spirituale e mezzo di ascesi e crescita di fede. I santuari, meta privilegiata del pellegrinaggio cristiano, sono stati strumenti particolari di evangelizzazione e di incontro forte con Dio. Cosa si fa nei nostri santuari - ci si è domandato nell’interessante dibattito seguito alla conferenza - per aiutare i pellegrini a riflettere sulla fede, a confrontarsi con il Vangelo? Con quali attese i pellegrini vengono nei nostri santuari? Come vivono la loro sosta nel santuario? Con quali frutti ne ripartono? Soprattutto cosa si fa nei santuari per aiutare i pellegrini a rendere fruttuosa la loro sosta al santuario e il loro ritorno a casa? Le risposte si sono avute nelle relazioni dei rappresentanti dei singoli santuari e nel dibattito che ne è seguito. Si è fatto notare che ai pellegrini si deve offrire sempre un'appropriata accoglienza favorendo in loro un impatto spirituale significativo con la grazia e il messaggio del santuario. Molti purtroppo si recano ai santuari più da turisti che da pellegrini. È stato fatto osservare però che i turisti non vanno certamente nelle parrocchie mentre capitano, per svariati motivi, nei nostri santuari. Ai santuari incombe allora la responsabilità di cogliere questa opportunità per aiutare anche i turisti a incontrare il mistero di Dio e la ‘grazia’ che offre il santuario. Anche Zaccheo aveva cercato Gesù da curioso: è stato Gesù che gli è andato incontro e si è offerto di IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 29 CULTURA entrare a casa sua portandolo alla conversione e toccandolo con la grazia. Se non si annuncia la grazia e il messaggio del santuario, se non si usa la carità e l’accoglienza, non si facilita l’accesso dei pellegrini all’incontro con Dio. Spesso ci soffermiamo a ricordare solo le grazie e le glorie dei tempi passati, rischiando di ridurre il santuario a un museo storico, incapace di generare nuova vita e nuova speranza. Abbiamo l’obbligo di aiutare anche il turista a diventare pellegrino, capace di conversione e di crescita nella fede. Dipende proprio da noi, gestori e animatori dei santuari, la responsabilità di trasformare i turisti in pellegrini dell’Assoluto. Sono certamente utili gli opuscoli e le guide di vario genere dislocate nel santuario, ma è soprattutto importante far vivere ai pellegrini la liturgia in modo appropriato, con riferimenti specifici al messaggio che alla grazia del santuario. Interessante l’iniziativa di alcuni santuari di premettere alle messe d’orario festive un congruo tempo di specifica catechesi sul messaggio del santuario e su qualche punto fondamentale della fede cristiana. Un prezioso cimelio del 1827 N 30 ella parete sinistra del breve corridoio che immette all’Atrio del Tesoro si ammira l’Iconostasi lavorata da Giuseppe Sacconi, la quale è restata in Santa Casa dal 1896 al 1921, anno in cui vi scoppiò un devastante incendio. Nel 1922 al suo posto fu sistemata l’Iconostasi progettata da Guido Cirilli, tuttora in sede. Antiche foto, scattate in Santa Casa da Anderson prima dell’incendio, mostrano un prezioso ornamento con evoluzioni geometriche, disposto intorno alla nicchia che custodisce la statua della Madonna. Probabilmente questo ornamento veniva collocato intorno alla nicchia solo nelle solennità, per cui poté salvarsi dall’incendio del 1921. Nell’ultima decade del mese di ottobre 2013, sotto la regia di Paolo Galassi, il cimelio è stato tirato fuori dai depositi e sistemato all’interno dell’iconostasi del Sacconi. Si tratta di una specie di arco con stoffa bombata di color rosso applicata a un solido supporto ligneo, la quale reca eleganti ornamentazioni geometriche Il cimelio come si presenta attualmente intessute di sole e numenella nuova sede. rosissime perle. Appare un po’ appesantito dall’inserzione nel mezzo di un tessuto recante l’immagine di una specie di sole raggiante, il quale non fa parte del cimelio. Due piccole targhe metalliche, poste in basso, nei due lati del pregevole elaborato in esame, si leggono interessanti notizie sull’autore e sul donatore. In una è scritto: «Luigi Kustermann / Gioielliere / fece in Roma l’anno 1827». Si tratta di un’antica e rinomata Gioielleria, tuttora attiva. Nell’altra targhetta in lingua latina è inciso: Comes Illiskij de Romanow Polonus/ Senator S. M. I. Russiae, / Dono dedit Die 12 Julii 1827. Cioè: Il Conte Illinskij da Romanow, polacco, Senatore di Sua Mastà Imperiale di Rara foto Anderson, precedente all’inRussia, diede in dono il 12 luglio 1827. L’identificazione dell’autore e del cendio del 1921, con l’ornamentazione intorno alla nicchia della statua della donatore rende il manufatto ancor più prezioso. Madonna, ora rimessa in mostra nei pressi dell’Atrio del Tesoro. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 CULTURA Un calco della «Pietà» di Michelangelo esposto a Loreto I l 7 novembre è stato esposto nel Museo-Antico Tesoro un calco della celeberrima «Pietà» di Michelangelo, dato in prestito dalla Fondazione Giovanni Paolo II in occasione del suo rientro da Rio de Janeiro, dove era stato esposto in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù nell’estate 2013. L’esposizione a Loreto è stata realizzata da Artifex, che gestisce il Museo-Antico Tesoro. Nel 1930 è stata realizzata una perfetta copia marmorea della «Pietà» di Michelangelo custodita a San Pietro in Vaticano, la quale fu utilissima per il restauro dell’originale che nel 1972 fu oggetto di un deplorevole atto vandalico. Dalla copia del 1930 è stato ricavato nel 1975 il calco, che resterà esposto a Loreto fino al prossimo aprile. Foto Montanari. Una significativa composizione pittorica di Bannè Il valoroso pittore autodidatta Mario Ragaini, in arte Bannè, ha eseguito un pannello, nel quale unisce genialmente la Città e il Santuario di Loreto. A destra si ammira il Santuario con la maestosa cupola e a sinistra l’antico Palazzo Comunale con il contiguo Teatro. In primo piano si vede la statua della Madonna di Loreto davanti alla Santa Casa, la quale ha dato origine tanto al Santuario quanto alla Città di Loreto. La scritta in alto: Loreto Arte e Fede e quella in basso: Città di Maria stanno a significare appunto la duplice geminazione dell’uno e dell’altra dalla Santa Casa. Civitas et Ecclesia, si direbbe, mirabilmente coniugate nell’unica radice storica e spirituale che è il sacello nazaretano venerato a Loreto. 31 VITA DEL SANTUARIO UN MIGLIAIO DI SCOUT CATTOLICI A LORETO L 32 ’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (Agesci) ha promosso un convegno nazionale dal 15 al 17 novembre 2013 in tre località: Trento, Loreto e Catania, su un unico tema: «Ma voi chi dite che io sia?» (Lc. 9,20). Comune è stato anche il programma del convegno che si è proposto di «leggere criticamente il percorso associativo nel campo dell’educazione alla fede e quindi di identificare percorsi futuri di fronte a un contesto culturale mutato rispetto a trenta anni fa, quando l’Agesci elaborò un progetto unitario di catechesi. Con la collaborazione dei numerosi assistenti ecclesiastici, i capi scout hanno messo a confronto nei gruppi di lavoro le sperimentazioni avviate negli ultimi anni, a partire dal percorso «Narrare le esperienze di fede». Gli scout convenuti a Loreto, hanno iniziato i lavori venerdì 15 novembre in basilica, con la recita dei Vespri, accolti dall’arcivescovo Giovanni To- nucci, il quale ha manifestato la gioia, da vecchio assistente scout, di ritrovarsi con loro. In un breve ma sostanzioso discorso ha commentato la storia della Santa Casa e i suoi sublimi messaggi biblico-teologici. Il convegno si è articolato in vari e intensi momenti di riflessione e di preghiera. E’ stato bello vedere il santuario brulicare di giovani impegnati e festosi. Foto Montanari. Conferenza del filosofo Massimo Cacciari Massimo Cacciari, al centro del tavolo, mentre tiene la conferenza. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 La Delegazione Pontificia per il Santuario di Loreto, tramite il suo Centro Studi, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Loreto, ha organizzato una serie di conferenze, dal titolo: «Testimoni di viaggio e di bellezza». Il rinomato filosofo veneziano Massimo Cacciari ha tenuto la prima conferenza il 15 novembre 2013, sul tema: «Il problema del male». Lo ha illustrato da una particolare angolatura, partendo dal commento di una tela di Lorenzo Lotto, raffigurante «Michele Arcangelo che caccia Lucifero», custodita nel MuseoAntico Tesoro. Notevole è stata la partecipazione di pubblico che ha potuto apprezzare la vastità di cultura e la singolare penetrazione filosofica del pensatore veneziano. Foto Montanari. VITA DEL SANTUARIO Chiuso a Loreto il 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano I 720 delegati delle diocesi delle Marche durante la Veglia del 23 novembre. N ei giorni 22-24 novembre 2013 ha avuto luogo il Convegno Ecclesiale Marchigiano. La sua preparazione, durata due anni, ha coinvolto 13 diocesi, 824 parrocchie e 720 delegati, tra i quali numerosi laici. Aperto venerdì 22 novembre ad Ancona, ha proseguito sabato 23 e si è concluso il 24 a Loreto, centro spirituale della regione. Nella presentazione del Convegno, tenutasi ad Ancona il 18 novembre, presente l’arcivescovo di Fermo Luigi Conti, presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, e altri vescovi della regione, è stata messa in evidenza la sinergia tra società civile e chiesa marchigiana. Il presidente della Regione Gian Mario Spacca si è augurato che il Convegno possa offrire la possibilità di una lettura aggiornata delle trasformazioni sociali e culturali del territorio, una specie di osservatorio privilegiato, messo a disposizione anche delle istituzioni. L’apertura si è tenuta nel Teatro delle Muse di Ancona con una prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del- la CEI. Il giorno seguente è stato dedicato sopratutto ai 24 laboratori, guidati da 50 persone, denominati «facilitatori», coordinati da due laici. A loro hanno fatto capo i 720 partecipanti al Convegno. Nel contesto del Convegno, a Loreto, nella Sala Paolo VI, è stato presentato il volume edito da Jaca Book sui santi delle Marche. E’ stato ricordato che attualmente sono in corso 33 cause di beatificazione di marchigiani. Tre di loro sono stati messi in particolare evidenza: Matteo Ricci di Macerata, celebre missionario gesuita in Cina, Enrico Medi di Ostra Vetere, rinomato scienziato, e Luigino Rocchi di Tolentino, per lungo tempo infermo. Il 23 novembre, dopo un’intensa giornata di lavoro, i 720 delegati, in basilica, hanno partecipato alle ore 19 alla celebrazione solenne dei Vespri e poi alle ore 21 a una Veglia di preghiera, presieduta dall’arcivescovo Conti. Il Convegno si è chiuso nella basilica con la messa delle ore 16, presieduta dall’arcivescovo Conti con gli altri vescovi della regione concelebranti e con la partecipazione dei 720 delegati e di altri fedeli. Foto Montanari. Concelebrazione dei Vescovi marchigiani, presieduta da mons. Luigi Conti, a chiusura del 2° convegno ecclesiale delle Marche. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 33 VITA DEL SANTUARIO Un bimbo ottenuto per intercessione della Madonna di Loreto I 34 l piccolo Nicolò Bucci di Artena (Roma) è nato per intercessione della Vergine Lauretana, dopo che la mamma Alessandra Onorati ha indossato il nastro azzurro, che viene distribuito dalle monache passioniste di Loreto e dalla Congregazione Universale della Santa Casa. Nicolò è nato l’11 dicembre 2012 come un vero dono, dopo lunga attesa di maternità della mamma, la quale, insieme alla madrina Loriana Chicca, ha pregato la direzione di questa rivista di pubblicare la foto del bambino. Holy Win, un no ad Halloween A lle ore 21 del 31 ottobre 2013, vigilia della solennità di tutti i santi, la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato nel santuario di Loreto una manifestazione denominata Holy Win, con adorazione eucaristica e santa messa, presieduta da don Aldo Bonaiuto della stessa Comunità. Una delle intenzioni dell’iniziativa è stata quella di rivolgere preghiere a Dio in riparazione degli oltraggi e delle profanazioni che si consumano nella notte di Halloween, manifestazione di matrice pagana. Larga è stata la partecipazione all’incontro, soprattutto di giovani. Foto Montanari. VITA DEL SANTUARIO Pellegrinaggio annuale dell’Ordine del Santo Sepolcro I l 16 novembre 2013 l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro ha tenuto a Loreto, come ogni anno, una giornata di spiritualità con momenti di riflessione e di preghiera. Ha tenuto la meditazione l’arcivescovo di Ancona mons. Edoardo Menichelli, mentre ha presiedu- to la celebrazione eucaristica, dopo il rosario, l’arcivescovo Giovanni Tonucci. Nella tarda serata ha avuto luogo un devoto passaggio in Santa Casa. Foto Montanari. 35 Le corali marchigiane a Loreto Nel 25° anniversario di fondazione, l’Associazione Regionale Cori Marchigiani (ARCOM), presieduta dal m° Luigi Gnocchini, ha organizzato un incontro a Loreto, dove domenica 17 novembre 2013 sono convenuti 450 cantori dei numerosi cori della regione, da nord a sud. I cori hanno animato la messa delle ore 11, celebrata dall’arcivescovo Giovanni Tonucci, cantando la messa composta dal m° padre Giuliano Viabile, direttore della Cappella Musicale di Loreto, a triplo coro, più «coro eco» disposto sopra la Santa Casa e costituito da 12 cantori della Cappella Lauretana. Straordinario è stato l’effetto dei cori che hanno fatto riecheggiare vigorosamente le volte della basilica. Foto Montanari. ILILMESSAGGIO MESSAGGIODELLA DELLASANTA SANTACASA CASA--LORETO LORETO••Gennaio Ottobre 2014 2013 NOTIZIE FLASH Celebrazioni della città di Loreto in Argentina Esiste in Argentina, nella Provincia di Corriente, una città che si chiama Loreto, fondata nel 1610 dai padri gesuiti Cataldino e Masseta, come prima reducción nella regione, e rifondata prima nel 1631 e poi nel 1817. Nell’estate scorsa è stato celebrato il 196° anniversario della terza fondazione e, per l’occasione, si è tenuto il primo pellegrinaggio aereo a Nostra Signora di Loreto, con una messa celebrata dal vescovo di Corriente mons. Andrea Stanovik. Tra le altre iniziative attuate per la ricorrenza, va segnalata una mostra di immagini sacre di origine «gesuitica-guarani». 36 La chiesa di Borgosotto dedicata alla Madonna di Loreto - A Borgosotto (Brescia) esiste un’antica chiesa che custodisce una statua della Madonna di Loreto, la quale, diversi anni or sono, è stata sostituita con un altro simulacro mariano. Per interessamento del parroco padre Rinaldo e dell’ex-aviere maresciallo Turchetti, la statua lauretana è stata ricollocata nella sua sede originaria. Tramite una colletta, è stato reperito il denaro per realizzare due corone, una per la Madre e una per il Figlio. La cerimonia dell’incoronazione, che ha visto la presenza anche dell’arcivescovo di Loreto e dell’abate di Montichiari, ha registrato una grande partecipazione di fedeli. Il 6 ottobre 2013, su invito degli aviatori e della popolazione di Montichiari, il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, con la partecipazione di alcuni sacerdoti, ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristi- ca, al termine della quale ha dedicato la chiesa alla Madonna di Loreto, Patrona dell’aviazione, con l’unzione delle sue dodici colonne, come previsto dal cerimoniale. Alla fine è stata letta la preghiera dell’aviatore. Pellegrinaggio della città di Spoleto - Tra i numerosissimi pellegrinaggi a Loreto nel mese di ottobre, piace segnalare quello del 19 ottobre 2013, proveniente da Spoleto, dove la devozione mariano-lauretana è particolarmente sentita, anche per la presenza nella città di una monumentale chiesa dedicata alla Vergine Lauretana, restaurata di recente e molto frequentata dai fedeli. Dopo la celebrazione della messa in basilica, è stata presentata una statua della Madonna di Loreto, magistralmente dipinta a oro zecchino nella veste e a squisito colore azzurro nel manto dall’artista spoletina Cristina Bonucci che l’ha donata a p. Marcello Montanari, segretario della Congregazione Universale, il quale aveva dettato all’artista i colori della statua originale della Madonna di Loreto. Loreto nel Distretto Culturale Evoluto delle Marche - L’Assessorato alla Cultura della Regione Marche, presieduto da Pietro Marcolini, considerando la cultura come nuova forma di impresa, nella seconda metà di ottobre 2013 ha reso noto il progetto di un «Distretto Culturale Evoluto». In esso, ovviamente, è inserita Loreto, dato che il suo celeberrimo santuario non è solo primariamente un polo internazionale di devozione In memoria di padre Virgilio Gabrielli (1916-2013) I l 17 novembre, presso l’Infermeria dei cappuccini di Macerata, è passato al Signore, alla veneranda età di 97 anni, padre Virgilio Gabrielli, il quale è stato penitenziere nel santuario di Loreto dal 1979 al 2009, diventando guida spirituale di numerosi sacerdoti, religiosi e religiose, nonché di innumerevoli laici. Si è distinto anche per un’encomiabile premura verso i poveri e i malati che visitava spesso nell’ospedale e a domicilio. Ha aiutato, anche materialmente, molte persone bisognose. Lieto e amabile, si è attirata la simpatia dei pellegrini anche per le sue piacevoli battute. Merita di essere ricordato anche perché, negli anni Ottanta del secolo scorso, è stato collaboratore di questa rivista con articoli di carattere storico e artistico, raccolti poi nel volume intitolato: «Frammenti di storia e di arte», Loreto 1989, pagine 220. La sua memoria resta in benedizione. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 mariana, ma anche un contenitore eccezionale di opere d’arte, tanto da configurarsi insieme a Urbino una piccola capitale dell’arte soprattutto rinascimentale. Loreto entra nel «cluster» marchigiano della «meditazione e della spiritualità», in previsione della strutturazione di un sistema di accoglienza e di fruizione dell’intero tracciato. Affidamento alla Madonna dei Laboratoranti nel sì - Domenica 27 ottobre 2013 un gruppo di circa 30 membri dell’Associazione ecclesiale Laboratoranti nel sì si è ritrovato a Loreto presso la propria sede in Via Sisto V per il periodico incontro di preghiera e formazione. Numerosi altri membri, lontani per sede, erano in comunione spirituale con quelli convenuti nella città mariana. In mattinata, nella Sala del Pomarancio, hanno celebrato l’annuale rinnovo dell’atto di Affidamento alla Vergine di Loreto, loro patrona ed ispiratrice, con gli impegni personali e del gruppo: castità nelle intenzioni, povertà nell’esercizio del potere, obbedienza ai veri bisogni dei poveri. Il «padrino spirituale» del gruppo padre Giuseppe Santarelli, era presente con il moderatore generale Paolo Giovanni Monformoso. Messa annuale al Cimitero Polacco - Il 2 novembre 2013, nel Cimitero Polacco di Loreto è stata celebrata da un sacerdote polacco una santa messa in suffragio delle anime dei soldati polacchi, caduti durante il secondo conflitto mondiale sulla linea Pescara - Rimini (Armata Anders 1944-1945). Erano presenti i rappresentanti dell’Ambasciata Polacca a Roma. Dopo la messa ha avuto luogo la «Resa degli onori» e la deposizione delle corone sulle tombe dei caduti. Incontro di «Studia Picena» - La prestigiosa rivista marchigiana di storia e cultura ha tenuto a Loreto l’annuale Giornata di studio il 9 novembre 2013, alla quale sono intervenuti numerosi studiosi della regione. L’arcivescovo Tonucci ha porto loro il saluto manifestando la stima per il loro impegno nella ricerca storica e nella promozione della cultura marchigiana, sul solco della tradizione cristiana. Dopo il saluto del direttore della rivista, padre Giuseppe Avarucci, cappuccino, hanno tenuto due solide relazioni la prof.ssa Donatella Fioretti dell’Università di Macerata su «Fermo tra rivoluzione e reazione: il processo ai giacobini nel 1799», e don Ugo Paoli con la prof.ssa Manuela Morosin su «Bolle papali nell’Archivio storico della Congregazione silvestrina». E’ seguito un interessante dibattito. Uno studio del Monelli sulla cattedrale di Sant’Albano - Durante l’incontro di «Studia Picena» è stato presentato il relativo volume n° LXXVIII, 2013, nel quale, alle pp. 26-42, si legge il sostanzioso articolo dell’ing. arch. Nanni Monelli, notissimo studioso del santuario di Loreto, il quale ha trattato il seguente argomento: «Esame dell’architettura per una rilettura della cattedrale di Sant’Albano Hertfords – Inghilterra», con riferimenti anche alla Santa Casa di Nazaret. Dopo avere analizzato il jubé - una struttura a forma di baldacchino con colonne e tetto - presente nella cattedrale di Sant’Albano, l’autore così conclude: «Da questa analisi appare concreta la possibilità di dover considerare lo spazio posto ad oriente dello screen come vero jubè, riproposizione in Inghilterra dello spazio nazaretano della Camera della Madonna, come luogo santo nazaretano, anche se oggi è nelle Marche in Italia. Tale è la ragionevole conclusione di questa analisi che evidenzia nella spiritualità una forte espressione di fede nella Madre di Dio, così come avvenuto a Walsingham nel Norfolk» (p. 42). 37 CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI A LORETO 24-28 febbraio 2014 Predicatore: PADRE ALBERTO VALENTINI, monfortano, biblista. Tema: «Maria di Nazaret, serva e madre della Parola, immagine del credente. Un itinerario biblico». Gli Esercizi iniziano alle ore 16 del 24 e terminano alle ore 13 del 28. Per informazioni: tel. 071.970104 - Fax 071. 9747176 - e-mail: [email protected] PUBBLICAZIONI promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104 IL LIBRO DEL MESE Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a Loreto A cura di M. Apa e di G. Santarelli. Pagine 470, numerosissime e scelte illustrazioni a colori e in bianco e nero. Rilegatura in cartonato. •Narra la storia del concorso vinto da Ludovico Seitz e della decorazione della Cappella absidale più ampia della basilica (1892-1902) •Ripercorre l’itinerario artistico del grande pittore italo-tedesco •Ricostruisce l’ambiente storico-artistico tra Otto e Novecento •Illustra il mirabile piano iconografico che esalta la vita e le virtù della Madonna •Pubblica i documenti d’archivio e i principali testi letterari relativi all’argomento TESTI SPIRITUALI I prezzi indicati non comprendono la spedizione postale Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del cardinale Jo seph Ratzinger ora Benedetto XVI, pp. 288, foto a colori 140, copertina cartonata, 19,00. AA.VV., I pellegrini alla Santa Casa di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992 pp. 268, 9,30. G. Santarelli, La Santa Casa di Loreto, 4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111, 12,00. M. E. Patrizi, Il mi stero della Sacra Sindone, Quaderni de «Il Mes saggio», n° 1, pp. 56, ill. a colori 40, 4,00. N. Monelli, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205, 10,35. G. Tonucci, Le Donne nella Bibbia.Pentateuco e libri storici, pp. 124, con numerose illustrazioni a colori, 10,00 G. Santarelli, I graffiti nella Santa Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotocolors 66, 15,00. PUBBLICAZIONI VARIE N. Alfieri - E. Forlani - F. Grimaldi, Contributi archeo logici per la storia della S. Casa, Loreto 1977, pp. 69, tavole 25, 2,60. V. Salvoldi, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in suo onore, Loreto 2010, pp. 224, 18,00. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 Luca da Monterado, Mons. Tommaso Gallucci, Loreto 1997, pp. 238, 12,00. Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a Loreto, Loreto 2008, pp. 470, illustrazioni a colori 331, 50,00. G. Santarelli, Per so naggi d’autorità a Loreto, Loreto 2010, pp. 240, 35,00. N. Monelli - G. Santarelli, La Basili ca di Loreto e la sua reliquia, Loreto 1999, pp. 195, illustrazioni 54, 12,90. AA.VV., La Congregazione Universale della S. Casa Atti del convegno per il centenario, Loreto 1985, pp. 355, 10,35. N. Monelli, Architettore e architetture per la S. Casa di Loreto, Loreto 2001, pp. 160, illustrazioni 47, 9,00. G. Ricci (sec. XV), Virginis Mariae Loretae Historia, Loreto 1987, pp. 160, 5,15. N. Monelli, Prime architetture picene per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni 44, 15,00. G. Santarelli, Gli affreschi della Sala del Pomarancio a Loreto, Loreto 2010, pp. 102, 20,00 M. Montanari - A. Schiaroli, Santi e Beati a Loreto, Lo reto 2005, pp. 492, con numerose illustrazioni, 9,00. N. Monelli - G. Santarelli, L’Altare de gli Apostoli nella Santa Casa di Loreto, Lo reto 2012, pp. 102, numerose illustrazioni, 8,00. G. Santarelli, Le Origini del Cristianesimo nelle Marche, Loreto 2009, 2ª ediz., pp. 430, illustrazioni 39, 20,00. G. Santarelli, Loreto nella storia e nell’arte (formato grande), Ancona 1997, edizioni italiana, spa gnola, in glese, francese, tedesca, portoghese e russa; 10,00. G. Santarelli, L’arte a Loreto, edizioni Aniballi, Ancona, 2ª edizione 2005, pp. 406, ill. a colori 375; in brossura 50 G. Santarelli, Loreto - Guida storica e artistica, Ancona 1996, edizioni italiana, spagnola, inglese, francese, tedesca e portoghese; 5,00. G. Santarelli, Guida illustrata in po lacco, 1992, 10,00. G. Santarelli, Tradizioni e Leg gende Lauretane, Loreto 2007, pp. 190, illustrazioni 45, 6,00. N. Monelli - G. Santarelli, Le Fortificazioni di Loreto, Loreto 2010 pp. 150, ill. 50, 15,00. N. Monelli - G. Santarelli, Loreto Palazzo Apostolico, Loreto 2012, pp. 198, illustrazioni 185, 15,00. P. Cavatorti, Le guarigioni a Lo reto, Loreto 2001, pp. 152, 2,60. C. Zeppa, Diario di una miracolata a Loreto, Loreto 2007, pp. 48, 3,00. Pagelline con rosario e con preghiere lauretane - 0,20. Cd “Canti lauretani” (con libretto) - 8,00. Dvd “Loreto - Fede Storia Arte” - 12,00. (in undici lingue) B. Anselmi, G. Viabile, Salmi Responso riali, Anno B e C, pp. 120 - 25,00 cad. Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nel la persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali dati potranno essere esercitati i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione. IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014 39 CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità: •Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Madonna e la sua Santa Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’Annunciazione e l’Incarnazione; Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari; Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita della S. Famiglia, le feste della Madonna. • • L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre). NORME PER L’ISCRIZIONE • Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione. • La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre. • Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente. • Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie Lauretane. La • quota d’iscrizione è di 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di 16,00 (per l’iscrizione di più persone o di una famiglia). La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo: DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA 60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.970104 - Fax 071.9747176 - C.C.P. n. 311605 MESSE PERPETUE Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa. Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue: cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8. Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta 10,00) Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta 16,00) Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a: Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN) oppure tramite bonifico bancario: Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A oppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.it • • Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta. Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]