ne
a
Speciale
San
Giovanni
Bosco
gi
Imma
POSTE ITALIANE spa
Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, CN/AN
Bellezza
delle sfide
evangeliche
della
Vergine
ur
etan
n. 1 - GENNAIO 2014
La
INDIC AZIONI UTILI
ORARI
TELEFONI
Basilica della Santa Casa
ore 6.15-20 (aprile-settembre)
ore 6.45-19 (ottobre-marzo)
La Santa Casa rimane chiusa tutti i
giorni dalle 12.30 alle 14.30.
Sante Messe
Sabato e giorni feriali
ore 7, 8, 9, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)
ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)
ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)
Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)
Domenica e giorni festivi
ore 7, 8, 9, 10, 11, 12
ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)
ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)
Confessioni
Giorni feriali
ore 7-12.10
ore 16.00-19 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Giorni festivi
ore 7-12.30
ore 16-19.30 (aprile-settembre)
ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)
Adorazione eucaristica quotidiana
Lunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12
Sagrestia Basilica
Dalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.
Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.
Celebrazione Battesimo
Prima domenica di ogni mese:
ore 17 (Basilica Santa Casa).
Celebrazione Cresima
Primo sabato di ogni mese:
ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)
Presentarsi un’ora prima per la registrazione dei documenti.
Celebrazione Matrimonio
Informazioni presso il Parroco della
Santa Casa: ore 10-12.
Congregazione Santa Casa-Negozio
(a sinistra della facciata della basilica).
Ufficio accoglienza pellegrini e informazioni, prenotazione guide turistiche, con
negozio ricordi e stampe del santuario,
abbonamento alla rivista e iscrizioni alle
Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.3018.30 (15-19 giu­gno-settembre).
Ufficio Postale Loreto
Orario: 8-13.30; sabato 8-12.30.
QUOTA ASSOCIATIVA A
“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”
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IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA
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Mensile del santuario di Lo­reto
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P.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)
Parroco della Santa Casa
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Congregazione Santa Casa
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n. 7 del 12/08/1948
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Diret­tore responsabile ed editoriale
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Redattore
Padre Marcello Montanari
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13.15 - 14.15 - 15.30 - 16.45 - 17.30 - 18.30 - 19.30 - 22.15
Festivo: 8.00 - 10.20 - 12.40 - 15.00 - 17.45 - 20.15
Servizio Autobus LORETO PER ANCONA
Feriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00
13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25
Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15
Servizio Autobus Loreto stazione per Loreto
Feriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15
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Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15
Servizio Autobus Loreto per Loreto stazione
Feriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50
14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55
Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55
S
OMMARIO
EDITORIALE
4
Antonio Canova e il rivestimento della Santa Casa
In copertina:
p. Giuseppe Santarelli
Stanislao
De Witten,
Madonna in
trono con il
bambino (1897), definita
da Leone XIII
"Mater nostra",
Loreto, cappella
slava.
5
LA PAROLA DELL'ARCIVESCOVO
Osea il profeta tradito
mons. Giovanni Tonucci
6
LETTERE AL "MESSAGGIO"
SPIRITUALITÀ
7 Bellezza delle sfide evangeliche
V
S
9 Un mendicante bussa alla porta
P M F
10 La Risurrezione
.M
E
P
11 Fratello Francesco
G
F
12 La preghiera nella sofferenza: far battere il
alentino alvoldi
ère
sor
arc lichy
aria lisabetta atrizi
iovanni ermani
cuore al ritmo del Suo
Paolo Giovanni Manformoso
Volto di donna tenerezza di madre
13 M . D
GUARIGIONI A LORETO
15
Ulda Branchetti di Camaiore
F
M
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
16 San Giovanni Bosco
P. M
M
18 Novità bibliografiche
ons
Benedetto XVI
19
13
23
Vergine
La
Inserto speciale:
Immagine della Vergine Lauretana
Don Duarte Pio Duca di Braganza
Vito Punzi
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
24
33
della
ontanari
IL "MESSAGGIO" INTERVISTA...
27
Speciale
ne
9
ignini
arcello
a
“Loreto, dopo Nazaret,
è il luogo ideale per pregare
meditando il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”
gi
Imma
iorenzo
ur
etan
Anno 134°
n. 1 - GENNAIO 2014
ecio cipolloni
I dodici cavalli delle cappelle francese e polacca
p. Giuseppe Santarelli
LORETO NEL MONDO
Una «Traslazione» nella chiesa di San Vito a Recanati
26
27 Festa della Madonna di Loreto
29 Convengno dei Santuari mariani d'Europa
30 Prezioso cimelio del 1827
31 Un calco della "Pietà" di Michelangelo esposto a Loreto 32Un migliaio di Scout cattolici a Loreto
33Chiuso a Loreto il Convegno Ecclesiale marchigiano
34Holy Win, un no ad Halloween
396 NOTIZIE FLASH IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
3
EDITORIALE
ANTONIO CANOVA
e il rivestimento della Santa Casa
p. Giuseppe Santarelli
Alessandro Volta,
Autoritratto (1792),
Firenze,
Galleria
degli
Uffizi.
4
- Direttore
T
ra i personaggi della cultura recatisi a Loreto va annoverato anche il celebre scultore Antonio Canova, nato a Possagno (Treviso) nel
1757 e morto a Venezia nel 1822. Dopo una prima
formazione in patria, nel 1779 si recò a Roma dove
raffinò il suo gusto, di nativa propensione classica,
nello studio di antichi e splendidi modelli d’età
greco-romana, tanto da diventare lo scultore neoclassico di maggior prestigio. Le sue prime opere
furono subito ammirate e gli attirarono numerose
commissioni. In età napoleonica, fu interprete impareggiabile della concezione dell’antico, vagheggiata dal Bonaparte, che intendeva ripristinare la
grandezza dell’impero romano. Per questo ebbe
altre numerose e qualificate commissioni. Qui è
impossibile elencare tutte le sue molteplici opere.
Si ricordano solo le statue di Napoleone, di Paolina
Borghese, di Letizia Bonaparte, delle Tre Grazie, di
Clemente XIII e di Clemente XIV. Dopo la caduta di
Napoleone, lo scultore si recò a Parigi per riportare
a Roma i tesori d’arte trafugati dai francesi.
L’arte del Canova si distingue per un’amorosa
adesione ai modelli antichi, in un’armonia suprema di lucenti e levigate forme, le quali non lasciano trasparire pathos alcuno, che l’artista tuttavia
riesce a fare emergere dalla loro stessa immobilità
ieratica.
Lo scultore visitò Loreto da giovane, nel 1780,
un anno dopo il suo trasferimento a Roma. Probabilmente, più che una visita di sola devozione, fu
una visita d’arte e di apprendimento. Con acume
annotò che le «statue» del Rivestimento marmoreo
«sono buona scultura di maniera di Michelangelo»
(A. Canova, Scritti, a cura H. Honour, Roma 1994,
p. 143). In effetti, la critica d’arte contemporanea
mette in risalto influssi michelangioleschi nelle statue dei Profeti e delle Sibille del Rivestimento, annotando anche che la placida espansione delle loro
forme può considerarsi di matrice padana.
G. Garratt riferisce che il Canova era solito inviare i suoi discepoli a Loreto per studiare il Rivestimento marmoreo, dicendo loro: «Vi è quasi tutto!»
(Loreto nuova Nazaret, Recanati 1894, p. 253). In effetti, il Rivestimento marmoreo coniuga architettura e scultura in maniera mirabile. Il disegno del
dado marmoreo approntato dal Bramante nel 1510
si sviluppa in armoniose sezioni, con colonne sca-
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
nalate culminanti in eleganti capitelli corinzi, con
una base piena e sapientemente articolata, cui fa da
contrappunto la levità della balaustra sangallesca
che corona il solenne monumento. Le sculture sono
di ogni tipo: a tutto tondo, come le statue, a basso e
ad alto rilievo, come le scene scolpite da abili artisti
toscani del rinascimento. Inoltre, le ornamentazioni
che si dispiegano in mille alacri svolgimenti offrono
agli allievi spunti e stimoli straordinari. Veramente
«vi è quasi tutto».
Si è voluto ricordare il Canova proprio all’indomani del quinto centenario dell’inizio dei lavori
del Rivestimento e nel quinto centenario della morte del Bramante (1514), suo ideatore. La «massima
impresa plastica del pieno rinascimento» (Lunardi)
esalta e glorifica l’umile Casa nazaretana di Maria.
LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVO
OSEA
il profeta tradito
mons. Giovanni Tonucci
- Arcivescovo di Loreto
Q
uando leggiamo il libretto del profeta Osea, ci lei non è più mia moglie e io non sono più suo marichiediamo sempre se la storia che ci racconta sia to” (2,4). Sembra che sia la fine di un grande amore e la
una finzione simbolica, o se rifletta la realtà di un episo- conclusione definitiva di una storia cominciata bene ma
dio che ha segnato la sua vita. Forse la risposta è doppia: andata a finire male. E difatti il profeta continua a descriOsea parla di quello che lui stesso ha sperimentato nella vere le colpe della donna, che ha seguito i suoi amanti in
sua esistenza, e, nello stesso tempo, Dio gli ha chiesto di cambio dei doni che essi le offrivano.
La brutta avventura, però, non dura per sempre. Quetrasformare la sua storia personale in una allegoria, in riferimento alla relazione di amore tra Dio e il suo popolo. gli amanti che hanno colmato la donna infedele di doni,
Il Signore parla a Osea e gli impone di prendere come si sono ora stancati di lei e scompaiono: “Inseguirà i suoi
moglie una prostituta. Osea sceglie una donna di nome amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli
Gomer. Quando questa genera il primo figlio, Dio or- (2,7). Sentendosi abbandonata, la povera Gomer pensa
dina di dargli il nome di Izreel, in ricordo di un luogo con nostalgia al marito che ha lasciato: sta scoprendo di
nel quale Ieu, re del regno del Nord, uccise Gezabele, nuovo l’amore che li aveva legati nel passato o semplivedova del re Acab, e i suoi discendenti. Poi nasce una cemente sente la mancanza dei doni che riceveva e della
figlia, e questa è chiamata Non-amata, perché Dio vuole vita sicura accanto a Osea?
Ma il ritorno non sarà facile, perché il marito offeso
così far sapere che non amerà più la casa di Israele, che
vuol far sentire
lo ha tradito. Il teralla moglie infezo figlio che nasce è
dele quanto gravi
ancora un maschio,
siano le consee questo deve riguenze del suo
cevere il nome di
tradimento.
Non-popolo-mio,
Nelle parole
perché il Signore
di Osea, l’immaconferma di aver
gine della donrifiutato del tutto
na e del popolo
quel popolo che
si
confondono
Egli aveva scelto
in uno stesso lacome proprio, ma
mento: “La puche lo aveva tradinirò per i giorni
to, abbandonando
dedicati ai Baal,
la fedeltà alla sua
quando bruciava
alleanza per seguiloro i profumi,
re altri dèi.
si adornava di
Il lamento di
anelli e di collane
Dio verso il popolo
e seguiva i suoi
infedele prende la
amanti,
menforma di un invito
tre dimenticava
rivolto ai figli delme!” (2,13).
la donna, che deve
Ma la storia
essere accusata del
non può conclusuo adulterio da
dersi così: Osea
loro stessi: “AccuOsea e Gomer, miniatura tratta dalla "Bibbia di Manerius" (1185-1195
è un marito che
sate vostra madre,
circa), Bibliothèque de Sainte-Geneviève, Parigi.
è stato umiliato,
accusatela, perché
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
5
»
LETTERE AL “MESSAGGIO”
6
ma ama ancora sua moglie.
Il popolo d’Israele ha abbandonato il Signore, ma Dio lo
ama ancora. Ed ecco allora un
progetto di redenzione, che ci fa
sentire già il sapore di un amore
che a noi piace definire “evangelico”, perché qualche volta
dimentichiamo che il Dio di cui
ci parla l’Antico Testamento è
già un padre pieno di amore.
Il progetto parla di una nuova seduzione, per permettere
all’amore di riprendere vigore,
una nuova luna di miele, fatta
là dove il primo amore è sbocciato: nel deserto. “Perciò, ecco,
io la sedurrò, la condurrò nel
deserto e parlerò al suo cuore.
… Là mi risponderà come nei
giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese
d’Egitto. E avverrà in quel giorno – oracolo del Signore – mi
chiamerai ‘marito mio’, e non
mi chiamerai più ‘Baal, mio padrone’” (2,14-16). Le intenzioni
di amore sincero sono ripetute e
ampliate: “Ti farò mia sposa per
sempre, ti farò mia sposa nella
giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò
mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (2,19-20).
L’amore rinnovato comprende
anche i figli: “Amerò Non-amata e a Non-popolo-mio dirò ‘Popolo mio’, ed egli mi dirà ‘Dio
mio’” (2,23).
La storia di Osea diventa
una parabola per ogni incontro
d’amore. Anche quando ferite
dolorose umiliano l’amore sincero degli inizi, non dobbiamo
frettolosamente pensare che
tutto sia finito. Osea, che presta la sua avventura personale
per farci conoscere l’amore misericordioso di Dio, ci fa capire
che il cammino della pazienza e
del perdono è sempre davanti a
noi, come opportunità di vivere
ancora un sogno di amore, che
sembrava infranto ma invece
vive ancora.
AGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
Testimonianza Unitalsiana
È pervenuta a questa redazione una lettera con preghiera di pubblicazione, la quale illustra la figura di una dama unitalsiana, per più
aspetti esemplare. Volentieri la facciamo conoscere ai nostri lettori.
«Nel trigesimo della morte di Ada Cinotti,
avvenuta il 22 luglio
2013, la parrocchia di
Castro, nel Comune di
Capraia e Sinite, in Provincia di Firenze, l’ha
ricordata a coloro che
l’hanno conosciuta e
amata.
Per sapere chi era
Anna bisogna risalire
a un episodio della sua
giovinezza, quando nel
1934, all’età di 14 anni,
fu colpita da una malattia infettiva e incurabile.
Prima di morire Ada
fu portata a Lourdes
e, giunta ai piedi della
Madonna Immacolata,
non ebbe il coraggio di
chiedere la grazia della
guarigione, ma chiese
solo che la sua fede non
venisse meno. Tornata
da Lourdes, Ada migliorò e guarì, ma lei non ha
mai parlato di miracolo,
bensì di grazia e da allora la sua vita è stata
tutta un rendimento di
grazie a Dio, alla Chiesa, ai fratelli.
È
stata
donna
dell’Unitalsi per accompagnare i malati alla
Santa Casa di Loreto, ha
assistito e curato i malati soli, ha svolto un serUnitalsiana a Loreto accanto a un malato.
vizio instancabile nella
sua chiesa di Castro, ha curato e diffuso la buona stampa, specialmente quella
missionaria. Soprattutto Ada ha pregato sempre e tanto per tutti, vivendo con
modestia e umiltà, consapevole di non avere nessun merito e convinta che non
è mai troppo quello che si fa per il Signore. Il suo esempio sia di consolazione e
di stimolo per chiunque crede».
Marisa Firenzuoli Scaffi
SPIRITUALITÀ
Don Valentino Salvoldi
Bellezze delle sfide
evangeliche
Diamo inizio a una serie di articoli di don Valentino Salvoldi sulla morale, vista nella prospettiva della bellezza, sulla scorta della celebre espressione di Dostoevskij: «La Bellezza salverà il mondo». Don Salvoldi è uno
specialista di teologia morale, oltre che scrittore rinomato.
Cristo e i poveri.
«Cristo, uno di loro». Mi trovo a Matare Valley, nella periferia di Nairobi. Una zona squallida, spaventosa
nel suo degrado, dove si ammassano migliaia di esseri umani che vivono dei rifiuti della città, che lì vengono
scaricati e subito assaliti da nugoli di ragazzini in cerca di qualcosa da mangiare.
La commozione mi chiude la gola, dinanzi a quello spettacolo desolante. Vorrei gridare la mia indignazione, ma non riesco che a piangere.
Passa una suora. È sorridente, serena; sembra che la miseria che la circonda la lasci indifferente. La interrogo.
Ed ella, con la fede limpida di chi, in ogni momento, vive il comandamento dell’amore, mi risponde: «I poveri
non hanno bisogno delle nostre lacrime. Accettano il loro Calvario. Essi sanno che Cristo è uno di loro».
E mi conduce nella sua capanna di bambù. Bella, nella sua estrema semplicità. Al soffitto è legata una
cordicella che sorregge un paniere, sopra la stuoia dove dorme la sorella di Charles de Foucauld, nelle notti
africane. Nel paniere c’è un’ostia consacrata. Quando non riesce a dormire, la suora dà un amorevole colpetto
alla cesta, che danza sopra
il suo capo, per invitare
Cristo a vegliare con lei e a
«Passa una suora: è sorridente e serena....».
fare qualche cosa per quei
poveri che Egli ha chiamato “beati”.
La prima delle
beatitudini: la povertà.
È la condizione indispensabile per avere il
centuplo qui, in terra. La
base di ogni altra beatitudine, di ogni vera felicità e
della più pura bellezza. È
la capacità di godere come
proprio tutto il creato e di
ricevere in sé Dio e gli altri, quale nostra vera ricchezza. «Beati voi, poveri», afferma Luca, e Matteo
specifica: «Beati i poveri in
spirito», vale a dire: «Beati
quelli che lo Spirito rende
poveri». Marco è radicale
ILILMESSAGGIO
MESSAGGIODELLA
DELLASANTA
SANTACASA
CASA--LORETO
LORETO••Gennaio
Ottobre 2014
2013
7
SPIRITUALITÀ
SPIRITUALITÀ
8
nella sua proposta
di lasciare tutto per
avere il Tutto e godere della vera ricchezza: l’amicizia con il
Figlio di Dio, la sua
stessa vita in noi, la
gioia di identificarsi
con il più bello dei
figli dell’uomo: Gesù.
Sviluppa bene
questo
concetto
Sant’Antonio di Padova, nel Sermone
della quinta domenica di pasqua: «Nella
Trinità è il principio
ultimo di tutte le
cose, la bellezza perfettissima e la suprema beatitudine. Per
“principio ultimo”,
come dimostra Agostino nella sua opera
La vera religione, s’intende Dio Padre, dal
quale sono tutte le
cose, dal quale sono
il Figlio e lo Spirito
Santo. Per “bellezza
Fratelli Vietricx (sec. XVI-XVII), Discorso della Montagna. «Beati i poveri in spirito...».
perfettissima” si intende il Figlio, cioè la
verità del Padre, per
“La bellezza di essere cristiani”
nulla diverso da lui; bellezza che con lo stesso Padre
e nello stesso Padre adoriamo, che è forma di tutte le Questo il tema trattato dal 2° Congresso Mondiale dei
cose, da un solo Dio create e ad un solo Dio ordinate. Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità (2006).
Per “suprema beatitudine” e “somma bontà” s’intende Per quell’occasione, papa Benedetto XVI ha offerto
lo Spirito Santo, che è dono del Padre e del Figlio; dono spunti significativi per una proficua meditazione: una
che noi dobbiamo adorare e credere immutabile insie- certa formazione cattolica preconciliare risentiva di
me con il Padre e il Figlio». Sant’Antonio afferma che una buona dose di rigorismo, per cui pareva che la
la bellezza della Trinità diventa la bellezza del credente santità dovesse esprimersi in un formalismo moraliche, povero dei beni della terra, è ricco della vera Bel- stico con colli torti e visi lunghi, mentre l’espressione
lezza: Dio. Sant’Antonio, San Francesco e tutti i grandi della gioia fosse propria di un mondo libero da preocsanti mostrano con la loro vita la bellezza di seguire le cupazioni religioso-morali.
Beatitudini, che si presentano armoniosamente collegaLa ventata conciliare spazzò via questi luoghi cote tra di loro, per cui l’una presuppone l’altra e la rende muni e oggi ci sentiamo liberi di mettere in rilievo, nelsempre più vera. È appunto interessante notare come le la nostra vita di cattolici, che davvero in Dio, nella sua
beatitudini siano tutte legate le une alle altre, partendo “passione folle” per noi sue creature, sta la fonte della
dalla povertà: se uno è povero, sarà capace di essere vita nella sua pienezza e perciò della gioia e della liberdocile all’ascolto (mite); avrà un cuore grande come il tà: la gioia e la libertà di realizzare pienamente ciò che
mare; sarà consolato nel pianto; perseguitato, benedirà; siamo, scoprire la nostra bellezza e celebrare noi stessi.
sarà un operatore di pace. Pace che non è qualche cosa,
Noi cristiani dovremmo saper mostrare a tutti gli
ma Qualcuno: Cristo nostra pace, che vuole “mutare il uomini, umilmente ma risolutamente, che la vita crinostro mesto incedere in passi di danza”.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
L'ANGOLO DI PÈRE MARC FLICHY
stiana non solo è buona - segnata cioè dai tratti della bontà e
dell’amore - ma è anche bella e
beata: è via di bellezza, di beatitudine, di felicità.
Beatitudini: riflesso
della bellezza di Dio.
Chi vive un’esistenza superficiale non può comprendere la bellezza, che è la dimensione più profonda della realtà.
La scopre e gusta chi va alla radice delle cose, e non si ferma
alla loro funzionalità e utilità.
La bellezza risponde alla
logica del gratuito e dell’imprevedibile. È proprio come
Dio: gratuito ma non superfluo,
presente e assente, vicino e lontano. Un Dio che sfida l’essere
umano parlando di pienezza
di vita, mentre addita una croce. Parla di morte e la indica
come penultima parola. Perché
l’ultima è resurrezione. Allora
la croce, da orribile strumento
di obbrobriosa morte, si muta
in vitale sfida della bellezza
dell’amore, che varca i limiti
del tempo e dello spazio e rivela la vita senza fine.
A questo ribaltamento della logica umana, il Signore prepara i discepoli proprio con il
Discorso della Montagna, riassunto nelle Beatitudini. In esse
si rende trasparente la bellezza
di Dio, che invita il credente ad
aderire ai valori del Regno, traendo da essi un’indicibile, profonda pace.
Povertà, mitezza, misericordia, perdono... Valori riassumibili nel comandamento
nuovo dell’amore, che porta il
credente a passare dalla ricerca di sé alla perdita di se stesso per diventare puro dono,
per diventare amore. Per diventare Dio.
Père Marc Flichy
Un mendicante
bussa alla porta...
L
a rivista Il Messaggio è aperta
sul futuro e, nella sua
immensa carità, consente
dieci righe agli utopisti,
appassionati della storia
di Loreto, ma ancora più
interessati al suo futuro.
Se Dio lo permette, in
ogni numero del Messaggio lasceremo una riflessione sull’avvenire della
nostra cara città, un semplice grido di speranza.
Ho cercato un titolo
fisso che richiami l’attenzione. Ne ho trovato una
quarantina. Tipo: Loreto
e la sua vocazione profetica
– Loreto speranza - Ritroviamo il cammino di Loreto
- Loreto e il suo futuro - Loreto e la civiltà dell’amore - Loreto carismatica - È
consentito sognare - Visione
profetica di Loreto - Loreto
vulcano in eruzione o cratere spento? - Parole impertinenti - Il Bambino pestifero
di Loreto - Un elefante in
una cristalleria...
Finalmente ho chieSamuele Vanni, La questua, Santuario della Verna.
sto il parere a un uomo
«Un mendicante bussa alla porta».
famoso e un po’ «cactus»
della località.
Lui mi ha risposto: «Tu non hai veramente un profilo di pachiderma.
Perché non scegliere La GIRAFFA?... La giraffa è più adatta alla tua figura...
La GIRAFFA guarda alto e lontano, la GIRAFFA bruca in alto, perché no?...».
Il mio consigliere tecnico è uomo di fede. Ha dunque soggiunto: «Ma
dobbiamo pregare lo Spirito Santo per avere la luce».
In fine ho chiesto l’aiuto del Signore. In una profonda orazione notturna
ho pensato a tante preghiere di Agostino nelle Confessioni.
Lui supplica, supplica per avere la luce della verità. Ecco, le ultime parole delle Confessioni: «A te (Dio) bisogna chiedere di capire, in te cercare, alla
tua porta bussare: così, solo così si riceve, si trova, ci viene aperto».
In fine, anche se poco pubblicitario, il titolo della rubrica sarà:
Un mendicante bussa alla porta...
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
9
SPIRITUALITÀ
Il Vangelo nei misteri del Rosario
sr. Maria Elisabetta Patrizi
Il 1° Mistero glorioso
sfm
La Risurrezione
10
squale della Chiesa nascente... Da allora il binomio “crocifisso e risorto” diventerà il cuore stesso della predicazione: la prova della Signoria di
Cristo sulla morte e la sua vittoria sul male!
«Abbandonato in fretta il sepolcro con timore
e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio
ai suoi discepoli» (Mt 28, 8).
Nel Vangelo di Marco, invece, è detto che le
donne «fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero
niente a nessuno, perché erano impaurite» (Mc
16, 8). Questa versione dei fatti è però smentita
poco dopo, in Mc 16, 9-10, dove «Gesù apparve
prima a Maria di Màgdala» e «Questa andò ad
annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano
in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo
e che era stato visto da lei, non credettero» (ivi,
10). È da dire, però, che la tradizione manoscritta
di questa parte finale del vangelo di Marco (16,
9-20), è molto incerta e manca, addirittura, in
un certo numero di codici. Accanto alla versione più lunga, a cui appartengono anche i versetti
9-10, da noi citati, esiste una versione breve dove
anche Pietro è nominato. Essa dice: (le donne)
«Raccontarono in breve a quelli che erano con
Pietro tutto ciò che era stato loro annunziato. Poi
Gesù stesso fece portare per mezzo loro, dall’oriente fino all’occidente, la santa e incorruttibile
proclamazione dell’eterna salvezza».
Comunque, tutti i discepoli fanno fatica a credere così che Gesù apparve agli Undici «mentre
erano a tavola, e li rimproverò, per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano
creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E
disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà
Ludovico Seitz, Cristo Risorto appare alla Madre, Loreto
battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà
Cappella Tedesca (1892-1902).
condannato”» (Mc 16, 14-16).
La narrazione di Mt, invece, è più serena: le
donne
non dubitano, anzi, corrono subito ad anrisorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea: là
lo vedrete»! Maria di Magdala e l’altra Maria – nunciare la risurrezione. E Gesù stesso «venne loro incontro e
probabilmente la madre di Giacomo e di Giuseppe (cfr. Mt 27, disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbraccia56) – furono così rassicurate dall’angelo che poco prima ave- rono i piedi e lo adorarono» (Mt 28, 9), manifestando così tutva rotolato via la pietra che chiudeva la tomba di Gesù. Egli si ta la loro fede e il loro amore. «Allora Gesù» – confermando
era posto a sedere su di essa: «il suo aspetto era come folgore e quanto l’angelo aveva già ordinato – «disse loro: “Non temeil suo vestito bianco come neve» (ivi, 28, 3). «Voi non abbiate te, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea:
paura!», aveva detto alle donne: «So che cercate Gesù, il cro- là mi vedranno”» (Mt 28, 10).
Come è bello sentire Gesù chiamare gli Undici: «miei fracifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite,
guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire telli»! Questa dolce affermazione, nel Vangelo, si trova soltanto qui e in Gv 20, 17, appunto nell’apparizione del Risorto a
ai suoi discepoli: “È risorto dai morti!”» (ivi, 5-7).
Queste pie donne sono incaricate del primo annuncio pa- Maria di Magdala che, avendo riconosciuto il Signore lo chia-
«È
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
Giovanni Fermani
ma “Maestro!” e vorrebbe trattenerlo.
Ma Egli glielo vieta dicendo: «perché
non sono ancora salito al Padre» (ivi,
16-17) e Le ingiunge: «ma va’ dai
miei fratelli e di’ loro “Salgo al Padre
mio e Padre vostro, Dio mio e Dio Vostro”» (ivi).
Ormai è nata la nuova umanità, la
famiglia dei figli di Dio e Gesù parla
loro esplicitamente della paternità del
Padre riguardo ai discepoli che egli
chiama “fratelli”.
E «Maria di Magdala andò ad
annunciare ai discepoli: “Ho visto il
Signore!” e ciò che le aveva detto».
Sì, con la Risurrezione di Gesù,
anche noi siamo chiamati a vita nuova! E resi partecipi della sua vita divina siamo fratelli, suoi e tra noi, nella
famiglia dei figli di Dio, che è la Chiesa. Infatti, giunti in Galilea, sul monte
che Gesù aveva loro indicato... forse
quello stesso della “trasfigurazione”...
«quando lo videro, si prostrarono»
(Mt 28, 17). E ad essi, che avevano
dubitato delle parole dette loro dalle
pie donne – come raccontato da Mc
16, 10 – , «Gesù si avvicinò e disse
loro: “A me è stato dato ogni potere
in cielo e sulla terra. Andate dunque e
fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo, insegnando loro a
osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo» (ivi,
18-20).
Così Gesù Risorto ci ha solennemente promesso la sua presenza divina con noi, già da questo mondo, ma
anche la sua prossimità e cura verso
di noi «tutti i giorni fino alla fine del
mondo» (ivi, 20). Anche il vangelo
di Giovanni riferisce della promessa
del Consolatore e Difensore o Avvocato, cioè dello Spirito Santo Paraclito (cfr. Gv 14, 16; 16, 7-11) perciò
possiamo essere più che certi della
sua protezione! Il Risorto è con noi,
e se rimaniamo nel suo amore, nutriti
della sua parola e dell’eucaristia, non
dobbiamo temere – anche tra le prove
della vita e del demonio – ma vivere
consapevoli della divina presenza di
Gesù e irradiarla con la nostra vita.
FRATELLO FRANCESCO
F
rancesco d’Assisi assurge a grande attualissimo esempio di vita in Dio
e della redenzione nella morte del Figlio. Il suo messaggio trova nella
semplicità la potenza dello Spirito Santo, che lo accompagna nella sua missione. Una missione che si avvale di cose povere, quasi un offertorio che la terra
con i suoi frutti ci offre. Ecco allora il dono dell’ostia consacrata frutto del
grano germoglio della terra.
Francesco si offre alla chiamata divina che gli imprime i segni della passione, lui più di ogni altro comunica la semplicità degli umili, degli ultimi, che
Dio sceglie per rappresentarlo in terra. Non stupisce allora il dono della casa
da riparare, una casa che nella metafora divina è chiesa. La Chiesa degli umili,
di coloro che si servono del creato per lodare Dio e infondere la fede in Gesù
Cristo. Francesco è catechismo, negli atti compiuti, nelle pagine scritte, nel
considerare le creature di Dio uguali all’uomo e meritevoli della sua grazia.
Tutto ciò fa breccia nel cuore degli uomini che cercano Dio e li riconciliano con
quella Chiesa che è da riparare, da ricostruire. Così come la Chiesa del XIII secolo, ferma e stantia negli orpelli del potere, ammantata di vesti broccate, chiesa che fece posto “all’allodola che vola tutto il giorno” - disse Francesco - e non
si dà pena nel cercare più di quanto Dio non gli dona per il suo quieto vivere.
Parole che il Santo pronuncia mentre era al cospetto di una Chiesa che non
aveva più i tratti del volto scavato di Gesù Crocifisso redentore delle nostre
colpe dell’ “Ecce Homo”. Vangelo che si fa “Francesco”, che demolisce con
le sue frasi quella Chiesa per sostituirla con la piccola “Porziuncola”, remoto
luogo immerso nel creato, “dove Dio dispensa ogni giorno agli uomini quanto
è necessario, per il corpo e per lo spirito”.
Francesco nelle vesti del Cristo si fa apostolo della semplicità, la sua parola
è testimonianza del cammino che ogni cristiano deve intraprendere. Dio ci ha
dato ogni mezzo per essergli vicino, il nostro prossimo può essere un uomo,
un albero, un fiore, un uccello, un
lupo, l’acqua che
beviamo segmenti di vita e di semplicità legate alle
stimmate dono
per gli umili, infisse nel corpo di
un uomo, che nelle sue azioni con
umiltà glorificava
Dio e il creato.
Giotto (12671337), Innocenzo
III vede in sogno
san Francesco che
sostiene la basilica
lateranense in rovina, allusione al suo
sostegno nella riforma della Chiesa,
Assisi, Basilica di
San Francesco.
11
SPIRITUALITÀ
Paolo Giovanni Monformoso
Il dolore, lo squarcio
dove entra Dio
La preghiera
nella sofferenza:
far battere il
cuore al ritmo
del Suo
12
C
ome esseri umani siamo fatti tutti allo stesso
modo: prima del dolore, o malattia, siamo investiti dalla vita e tramortiti dagli eventi; dopo, con il
loro arrivo, siamo come dei naufraghi nell'esistenza che
cercano di aggrapparsi a una zattera, capace di portare
in salvo.
Ma qual è questa zattera, che ci può aiutare a evitare
il solo provare dolore?
E' la libertà interiore di scegliere come stare. Quella
libertà per cui, dello stesso dolore, l'uomo può farne una
pietra o un'ala per volare più alto; la libertà di trasformare ogni momento della vita anche in un cammino di N. Poussin, Il cieco di Gerico, dipinto del 1650, Parigi, Louvre.
maturazione. Noi nell'accompagnare chi sta male, non
toglieremo forse il male, ma avremo avuto successo
ché spero di poter ricambiare in qualche modo, anche con
se avremo aiutato a togliere (o prevenire) la "frustrazione un solo: "Grazie di cuore", chi mi aiuta. E quando posso
esistenziale", cioè il senso di inutilità della vita, che rende farlo mi sento meglio e voglio farlo più che posso, è per
ancor più malato il malato e lo isola sempre di più, quando me una profonda coterapia. Non so perché ho questo male,
non sceglie di abbandonare almeno spiritualmente il male ma grazie a chi mi aiuta ho compreso che c’è una grande
per orientarsi verso un diverso modo di stare e ancora vivere differenza tra il solo stare male, e lo stare male per qualcusperando, grazie anche al fratello (Operatore o volontario) no: ora so per chi soffro, cioè a chi offro questo mio tempo
che lo accompagna.
di malattia: cerco di non abbandonarmi al vittimismo ma
Il fatto è che noi non possiamo scegliere la malattia o resisto per aspettare ogni sera i miei figli, vivo per i miei
l'infermità che causa dolore, ma la libertà spirituale di poter figli che hanno ancora bisogno di un padre, e sopportando
trasformare il dolore in sofferenza, quella ce l'abbiamo. E la il dolore per poter sorridere quando vengono a trovarmi, mi
sofferenza è altro rispetto al dolore: è la libertà che la Gra- sento meglio. Non chiedetemi il perché, è così che sento: me
zia, agente nello spazio dell'anima, dona all'uomo in virtù lo racconta sempre mia madre che invece ha Fede; io non
della Sua natura: non per trasformare tout court la malattia so se ce l'ho ma so che quando penso a mia madre che mi
(anche se il Miracolo questo è), ma il malato: da solo vitti- invita a credere in Gesù e poi vivo, semplicemente a modo
ma in ancora attore, protagonista. Fino all'estremo istante di mio, questa fede per amore dei miei figli, stiamo tutti meglio
vita. Stare nel dolore o attivare lo spazio della sofferenza è e voglio continuare a fare così, ringraziando mia madre per
dunque, infine, la nostra vera libertà.
l'insegnamento, e il suo Gesù che indirettamente mi dà una
"Sono contento - disse un malato costretto a letto e dipendente in tutto - non solo perché ho chi mi aiuta, ma perAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
mano."
Queste parole sono un'impressionante testimonianza di
Mons. Decio Cipolloni
vivibilità della vita, sempre, e richiamano fortemente l’episodio dell’incontro di Cristo con il cieco di Gerico.
Mentre Gesù si avvicinava
a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo
passare la gente, domandò che cosa
accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide,
abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava
ancora più forte: «Figlio di Davide,
abbi pietà di me!». Gesù allora si
fermò e ordinò che lo conducessero
da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per
te?». Egli rispose: «Signore, che io
veda di nuovo!». E Gesù gli disse:
«Abbi di nuovo la vista! La tua fede
ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo,
diede lode a Dio.
(Lc 18, 35-43)
Sarà il nostro accompagnare
chi soffre un viaggio per scoprire,
insieme, le radici ed i confini della
"Libertà di guarire" o della "Libertà di stare bene", come esempi della "Legge di libertà" (Gc 2,12) alla
quale, da sempre, siamo chiamati, e
vivere così in pienezza la libertà alla
quale siamo destinati. E' qui che la
preghiera, il rapporto con Dio che
riempie l'Anima, trasforma lo stato
d'animo dolorante in sofferenza liberatoria, perché aiuta a scegliere
di dire "Si'" alla vita, malgrado tutto e in quel nuovo "si'" ci sarà una
nuova vita che vorrà prendere forma,
perché ad ogni autentico "fiat" segue sempre un "Verbum caro factum
est": è l'essenza della nostra Fede.
Questa è l'autentica umana libertà, la libertà di poterci comportare da
sani anche quando in realtà siamo
ammalati.
Volto di donna,
tenerezza di madre
“L
a Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il mistero delle donne e per ogni donna, per ciò che costituisce
l’eterna misura della sua dignità femminile” (Lettera Apostolica, Mulieres Dignitatem, 31).
Parole gratificanti per ogni donna, che comprende la sua dignità e
rifugge da quanti vogliono violarne la bellezza e la grandezza. Così
ha fatto la diciottenne Maria Luce Gamboni di Pesaro, arrivata alla ribalta del successo per il suo non comune talento musicale, consolidato
già dal settimo anno di conservatorio. Talento che la inserisce in un
cast eccezionale di attori, chiamati a realizzare per una produzione colossale Romeo e Giulietta. E’ stato detto che è il più grande spettacolo
13
Maria Luce Gamboni.
mai prodotto in Italia. La posta in gioco è alta per il successo personale
che le avrebbe procurato, ma a dieci giorni dal debutto all’Arena di
Verona, Maria Luce si rifiuta di proseguire, perché le è stato chiesto di
indossare nell’atto secondo una sola tunica trasparente. A questo non
ci sta e abbandona questa affascinante opera.
La meraviglia è di molti che non comprendono il suo gesto, ma lei non
ha voluto banalizzare così tanto la sua dignità di ragazza. Sono risuonate
in lei le parole di Papa Francesco rivolte ai giovani: “Occorre essere coraggiosi e andare controcorrente con i valori della bellezza, della bontà e
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
»
14
della verità”. Valori che non si devono confondere con gli abiti che si indossano, con le mode che si impongono.
Chi più sperimenta queste subdole offerte è la donna, che resta un mistero perché: è fragile nel fisico, quanto forte
e autorevole nello spirito; sublime nei sentimenti, quanto passionale e istintiva negli affetti; avvenente nel volto
e nei tratti, quanto provocatoria e seducente nella carne; ricca di grazia e di intuizioni, quanto capace di durezza
e insensibilità; affascinata e intenerita dal figlio che porta in grembo, quanto irretita dal peso che lo stesso può
provocarle. Ineffabile presenza di amore e di tenerezza per ogni uomo, a condizione che non perda mai la sua
dignità femminile, perché non prevalga ancora la prepotenza maschilista, né diventi uno strumento nelle sue
mani, né un prodotto commerciale, proposto dai riflettori della televisione.
Ma per fortuna non per tutti la donna è così. Sentiamo infatti di dire il nostro grazie alla donna, perché nel suo
grembo fummo ricamati, nel suo amore materno siamo cresciuti, nella sua saggezza abbiamo raggiunto la nostra
maturità, nel suo anelito chiuderemo i nostri giorni. Se il Papa ha parlato di “bellezza, di bontà e di verità”, come
non ritrovarle in modo sublime in Maria, perché oggi possono risplendere nel volto di ogni donna, di quelle segnate dalle rughe, di quelle illuminate dalla fedeltà coniugale, di quelle dall’impronta di una maternità verginale
accolta e vissuta, di quelle avvolte da una maternità tanto gratificante quanto sofferta.
Mi chiedo che emozioni provano le donne
entrando nella Santa
Casa e guardando Maria, la più umile e la più
alta, la più povera e la
più ricca di grazia. Mi
chiedo anche come possono presentarsi davanti
alla sua sublime bellezza, rivestita di umiltà e
di decoro, donne tanto
succinte da dare l’impressione che fanno più
sfoggio del loro corpo
che della loro spiritualità.
A tutte le donne “perfette” e alle donne “deboli”, vada come diceva
Giovanni Paolo II il grazie della Chiesa, come
vada a Maria Lucia, che
in un mondo tanto banale ha testimoniato la sua
delicatezza e dignità di
ragazza, cantando alla
vita e al Signore non solo
con la voce, ma anche
con la bellezza del suo
volto e della sua anima.
Per tutte le donne
eleviamo questa preghiera, perché siano anche per noi uomini una
grazia che ci intenerisce
il cuore.
GUARIGIONI A LORETO
SPIRITUALITÀ
Fiorenzo Mignini
ULDA BRANCHETTI
di CAMAIORE
Diamo inizio a una rubrica sulle guarigioni di particolare rilievo, ottenute nel secolo XX-XXI per intercessione della
Madonna di Loreto, curata dal prof. Fiorenzo Mignini, docente di Medicina all’Università di Camerino e direttore dell’Osservatorio Medico per le Guarigioni di Loreto
L
a paziente si ammalò nel 1931 di tubercolosi polmonare e renale destra e nel 1933 subì asportazione del rene
destro. Dal 1932 al 1941 fu ricoverata di continuo in Sanatorio; nel 1936 fu operata per un ascesso formatosi sul troncone del rene destro. Dopo 3 mesi subì un intervento chirurgico· per annessite e appendicite con fibroma
uterino. Nel 1937 fu applicato un busto per tubercolosi vertebrale. Nell’agosto 1956, in preda a forti dolori, fatta diagnosi di peritonite specifica (con ascesso freddo alla 9° costa sinistra) venne ricoverata nel Sanatorio di Bologna (Villa
Salus); dopo un anno passò a Forte dei Marmi (ricovero di S. Camillo). Nonostante le cure aveva sempre frequenti e violentissime coliche addominali, con vomito; sempre stipsi; numerose iniezioni calmanti. Il 6 maggio 1958 partì
col treno malati per Loreto, mentre era in preda a violenta colica; le coliche si ripeterono durante il viaggio e nelle
prime ore del pomeriggio del giorno seguente (mercoledì 7), tanto che i medici dovettero eseguire più iniezioni di stupefacenti, l’ultima delle quali, fra le 14 e le 15 del 7 maggio. L’addome era voluminoso, teso, dolente.
Portata in S. Casa avvertì come una forte scossa elettrica e riacutizzazione dei dolori. Distesa in barella, venne trasferita in Piazza in attesa della processione col Santissimo. Durante la processione, i dolori furono così forti che la paziente voleva essere portata in medicheria per avere ancora un’iniezione calmante; una Dama la pregò di sopportare ancora pochi
minuti essendo vicinissimo il passaggio del Santissimo; appena il Vescovo passò e la benedisse con la Sacra Ostia, subì
come una scossa elettrica generale che le fece fare un balzo (notato da chi le era vicino: la Dama Nara Genzini e il Dr. Ettore
Palagi di Camaiore) e accusò un dolore violentissimo, dopo il quale ebbe un improvviso rilassamento, un afflosciamento
dell’addome che assunse un volume normale e avvertì un subitaneo benessere generale. Si alzò immediatamente riprendendo una vita normale (dal rapporto del Dr. Giorgio Favati, medico del treno).
Il 19 maggio 1960 si è riunita a Loreto la commissione medica per esaminare il caso Ulda Branchetti del 1958. Sono
presenti il primario chirurgo dell’Ospedale di Loreto Prof. Bosmin e i Dottori: Bordoni di Firenze, Bellincioni di Firenze,
Miniati, Carlesi di Prato e Bartelloni da Camaiore (segretario della commissione) .
Il Dr. Bordoni legge la storia dell’ammalata. Il Prof. Bosmin distribuisce a tutti collegialmente le copie delle cartelle
cliniche della paziente e in special modo le cartelle cliniche di Bologna e del San Camillo di Forte dei Marmi dove la
paziente è stata ricoverata dal 4.11.1956 al 28.7.1958.
Si decide di visitare la paziente per constatare le sue attuali condizioni di salute e dal referto risulta che la paziente
è in ottime condizioni generali, normali le cicatriUlda Branchetti, il 7 maggio 1958, prima della guarigione,
ci delle pregresse operazioni addominali e al rene
viene portata in barella in Piazza della Madonna per la Bedestro; l’addome è trattabile e indolente su tutto
nedizione Eucaristica. È ben visibile l’accentato gonfiore del
l’ambito come pure indolenti le logge renali.
ventre (Da Annali della Santa Casa, 1958, p. 92).
All’esame dell’apparato respiratorio si constata solo lievi sfregamenti ad entrambe la basi ed
ipomobilità delle medesime per cui si ritiene clinicamente guarita. “Cosa non spiegabile dal punto
di vista scientifico, data l’istantaneità del fatto e la
sua completezza.”
I medici dichiarano il fatto come “Guarigione
straordinaria.”
La sera del giorno della guarigione, mentre
gli ammalati dormivano, Ulda Branchetti volle
ringraziare la Madonna facendo il faticoso giro in
ginocchio intorno alla Santa Casa. La riservatezza dell’ammalata fu tanto esemplare che nessuno
quasi si accorse del fatto straordinario. L’indomani, tre medici furono chiamati a constatare le
condizioni della Signora Branchetti e la loro attestazione è riportata nei punti 2 e 3. Mi piace sottolineare il fatto che la Signora Ulda Branchetti ha
affermato: ‘’Non sono venuta Loreto per chiedere
»
15
OGNI SANTITÀ PASSA A LORETO
16
la guarigione; ma per chiedere la grazia della pace nel mondo. Io ho
offerto il mio viaggio e le sofferenze mentre ero in treno, perché soffrivo
molto, per la pace del mondo che mi sta molto a cuore”.
Il controllo della tubercolosi
Da quando, nel 1880, fu provato che la malattia era contagiosa, la
tubercolosi divenne una malattia conosciuta e le persone infette furono
ospitate nei sanatori che, per le classi media e alta, offrivano cure eccellenti e costante attenzione medica. Pur tuttavia, nonostante i benefici
dell’aria fresca e del lavoro nei sanatori, anche sotto le migliori condizioni, morivano in cinque anni il 50% di coloro che entravano (1916). Visto
il diffondersi della tubercolosi, in Italia, come in altri Paesi, si cercarono
nuove strade per il suo contenimento. Fu quindi promulgata una legge (Testo unico delle leggi sanitarie 1265/1934) che prevedeva in ogni
provincia l’istituzione di un Consorzio Provinciale Antitubercolare, ente
morale retto da un apposito statuto. Facevano parte obbligatoriamente
del consorzio la Provincia, i Comuni, e gli enti pubblici che in tutto e in
parte svolgevano azione antitubercolare. Intanto cominciarono gli studi
per lo sviluppo di un vaccino. Dopo il “Vaccino Maragliano” (Edoardo
Maragliano), utilizzato sull’uomo fin dai primi anni del 1900, fu sviluppato, tra il 1908 e il 1921, un vaccino da Albert Calmette e Camille Guérin all’ Istituto Pasteur di Parigi e fu chiamato “BCG” (Bacillo
Calmette Guérin). Il vaccino BCG venne usato sull’uomo nel 1921 in
Francia, ma non ricevette diffusione e consenso negli Stati Uniti, Gran
Bretagna e Germania fino alla seconda guerra mondiale. In questi anni
furono usate anche alcune pratiche chirurgiche, quali lo pneumotorace
terapeutico o la tecnica di piombaggio, che consisteva nel fare collassare il polmone infetto per tenerlo
a “riposo” e permettere alle lesioni
di guarire. In Italia furono le teorie
di C. Forlanini (1885 e 1888) con la
progressiva affermazione del pneumotorace terapeutico per il trattamento della tisi polmonare che resero indipendente la tisiologia. La
ricerca di cure mediche continuò
incessantemente. Nel 1944, infatti, Albert Schats, Wlizabeth Bugie
e Selman Waksman isolarono lo
Streptomyces griseus e scoprirono
la streptomicina, il primo antibiotico e primo agente batterico efficace
contro il micobacterium tuberculosis. Questa scoperta è generalmente considerata l’inizio dell’era moderna della tubercolosi, anche se la
vera rivoluzione comincia nel 1952,
con lo sviluppo dell’isoniazide, il
primo farmaco micobattericida orale. L’avvento della Rifampicina nel
1970 accelerò i tempi di ricovero e
ridusse in modo significativo il numero di casi di tubercolosi fino al
1980.
Ulda Branchetti all’indomani della
guarigione, a Loreto, l’8 maggio 1958
(Archivio Fotografico della Congregazione Universale della Santa Casa).
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
San Giovanni
Bosco (1815-1888)
“Un poema di grazia e di apostolato”
In preparazione alle celebrazioni del bicentenario della nascita l’Istituto dei Salesiani,
da lui fondato, ha organizzato una Peregrinatio
mondiale dell’urna con le reliquie di san Giovanni Bosco. Il 27 ottobre scorso l’urna ha sostato per tutta la mattinata presso la basilica della
Santa Casa di Loreto. La rivista ha illustrato l’evento nel precedente numero di dicembre.
Di questo grande santo, che ha tanto lavorato e influito sull’educazione e sulla formazione dei ragazzi e dei giovani, vorrei fare una
particolare memoria anche perché nel 1877 ha
sostato come pellegrino presso il santuario della Santa Casa. Nato a Castelnuovo d’Asti nel 1815 fu
sacerdote colto e pio, affascinante pedagogo
e grande santo. Papa Giovanni XXIII lo definì
“un poema di grazia e di apostolato”. Lui si
considerava soltanto un povero strumento di
Dio. La grazia lo aveva arricchito di spiccata
intelligenza, di straordinaria memoria, di tena-
p. Marcello Montanari
ce volontà e delle più belle virtù. Vivace, brillante e sim-
patico, fu soprattutto sacerdote santo, tanto da compiere
prodigi di bene, specialmente a vantaggio della gioventù.
Fu un poema di apostolato tra i giovani più poveri e abbandonati che raccolse, educò, sfamò, istruì e avviò a vari
mestieri. Ideò le prime scuole professionali dalle quali
dovevano uscire uomini onesti e capaci. Si circondò di
collaboratori ponendo la sua opera sotto la protezione di
s. Francesco di Sales: per questo sono chiamati Salesiani.
Torino fu il centro della sua attività
Ordinato sacerdote nel 1841, iniziò la sua attività
pastorale con s. Giuseppe Cafasso, riunendo un primo
gruppetto di ragazzi che portava a giocare, a pregare e
anche a mangiare prima al convitto ecclesiastico e poi
sotto la tettoia Pinardi. Fu questa la prima cellula dell’oratorio: luogo di ritrovo domenicale per quei ragazzi che
desideravano trascorrere una giornata in sana allegria.
Organizzò scuole d’arte e mestieri per i giovani lavoratori e scuole regolari per gli studi umanistici, secondo una
pedagogia che sarebbe divenuta nota come ‘metodo preventivo’, basato sulla religione, la ragione e l’amore.
Pubblicò numerosi scritti a carattere divulgativo per
la difesa della dottrina cristiana e l’educazione cattolica
del popolo. È stato dichiarato santo nel 1934 ed è venerato a Torino nella chiesa dell’Ausiliatrice.
La Madonna era la sua ‘Ausiliatrice’
Fu la mamma Margherita a istillare la devozione alla
Madonna nel cuore del suo Giovannino. A nove anni il
ragazzo si sentì raccomandare
in sogno di curarsi dei giovani:
“Ma come faccio – obiettò - se
non so niente?”. E il personaggio con cui parlava gli rispose:
“Io ti darò la Maestra, senza
della quale ogni scienza è stoltezza”. E la Signora, che gli si
presentò subito accanto, si descrisse: “Io sono colei che tua
madre ti insegnò a salutare tre
volte al giorno” (con la recita
dell’Angelus). Non si stancava
di ripetere che la congregazione
salesiana era interamente opera
di Maria: “Maria è la fondatrice
e sarà la sostenitrice delle nostre
opere”.
Don Bosco inculcò la devozione a Maria in mille modi:
con novene e feste solenni, con
fioretti, con racconti, con associazioni legate al suo nome.
La invocava speso con il titolo di ‘Ausiliatrice’, e le dedicò
una sontuosa basilica. La chiamava la ‘Tesoriera’ che finanziava le sue opere. Alle persone bisognose raccomandava: “Confidate in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa
sono i miracoli: la Madonna ci vuole troppo bene”.
Chiamò Figli di Maria le vocazioni adulte che con lui
cominciarono a fiorire con grande beneficio della Chiesa.
E chiamò Figlie di Maria Ausiliatrice le suore dell’istituto
da lui fondato.
Felicissimo a Loreto
Don Bosco ci teneva a visitare i santuari mariani
quando ne aveva l’occasione. Si recò anche a Loreto per
pregare e celebrare la messa nella Santa Casa. Colse l’occasione nel giugno del 1877 quando si recò a Roma per il
giubileo di Pio IX. Di ritorno passò a Loreto: “Partì il 22
da Roma per Ancona con l’arcivescovo di Buenos Aires,
mons. Leone Federico Aneyros, suo amico e benefattore,
con mons. Ceccarelli e altri cinque preti argentini. Furono ospitati splendidamente dal cardinale Antonucci, il 23
andarono a Loreto, ritornandone lo stesso giorno.
Celebrò come gli altri in Santa Casa”. In una lettera
che il santo scrisse una settimana dopo a don Cagliero,
diceva: “Il 23 andammo a Loreto, dove fummo tutti contentissimi”.
Come segno perenne d’amore alla Santa Casa di Loreto era sua abitudine coronare la recita quotidiana del
rosario con le litanie lauretane.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
17
Alessandro da Rin
Novità bibliografiche
1 - Maria Ciccanti, Quando si crede nell’Amore
18
In questa rivista (luglio-agosto 2013, pp. 210-212) è stata pubblicata un’ampia testimonianza di Maria Ciccanti, relativa al suo matrimonio e alla sua
vita con Dino, restato invalido in un bombardamento del 1943, da lei conosciuto in un pellegrinaggio a Re e poi sposato. Ora, dopo la morte di Dino,
avvenuta il 1° giugno 2010, in un volume di 352 pagine ripercorre tutta
quella storia meravigliosa.
Scrive l’autrice: «Fin da nostro primo incontro con mio marito sentivamo che
eravamo fatti uno per l’altro. La nostra era una chiamata speciale: abbracciare Gesù nel suo più grande dolore, l’abbandono» (p. 9).
Su questa lunghezza d’onda si snoda tutto l’avvincente racconto che ripercorre un arco di vita di ben quarantadue anni di matrimonio, da cui nacque
Federica. Scrive la Ciccanti: «Abbiamo sperimentato incomprensioni e ostacoli da parte di persone molto vicine a noi che non condividevano la nostra
scelta (per noi “chiamata”) di unirci in matrimonio. Le prove sono servite
a confermare la strada alla quale Dio ci aveva chiamati: il matrimonio. La
grazia e l’impegno erano di trasformare la vita coniugale in un cuore solo e in un’anima sola, in un continuo
sacrificio spirituale» (p. 10).
L’autrice rievoca anche il pellegrinaggio a Loreto con Dino in occasione del suo viaggio di nozze, l’8 giugno
1968, e annota: «Entrammo in Santa Casa. Lui mi ricordò la sua prima visita [1949] quando si sentì rapire il
cuore da Maria: si trovò con una gioia così profonda che non poté esprimerla se non piangendo» (125).
Lo stile agile, scevro da retorica, la partecipazione intensa ma non enfatica dell’autrice e il contenuto avvincente
ed edificante rendono piacevole e proficua la lettura di questa specie di diario dell’anima.
___________________
M. Ciccanti, Quando si crede nell’amore, Editrice Veneta, Via Ozanam, 8 – 36100 Vicenza (www.editriceveneta. It),
pp. 352 con numerose illustrazioni. € 18,00.
2 – Città sulla Via Lauretana
L’Associazione «Via Lauretana» ha promosso una pubblicazione dal titolo
Città sulla Via Lauretana. Come i grani di un rosario, la quale reca la presentazione dell’arcivescovo di Loreto Giovanni Tonucci. I testi, arricchiti da numerose e scelte foto, sono di Giorgio Semmoloni e illustrano prima la Via
Lauretana, con le sue peculiarità e con le note comuni a molte strade di transito dei secoli passati, e poi i luoghi che si trovano sul suo tracciato o nei
pressi nel territorio della provincia di Macerata: Serravalle del Chienti, Camerino, Muccia, Visso, Pievebovigliana, San Ginesio, Tolentino, Pollenza,
Montecassiano, Recanati e Loreto.
Di tutti l’autore offre brevi ma puntuali notizie di storia e di arte. L’opuscolo
pertanto si configura come una vera e propria guida di carattere turistico e
religioso per chi desidera ripercorrere l’antico tracciato della Via Lauretana da Roma verso Loreto, partendo magari da Colfiorito, e precisamente
dall’antica località di Plestia, con deviazioni all’interno per raggiungere località di per sé distanti dall’antico tracciato.
________________
Città sulla Via Lauretana. Come i grani di un rosario, Via Lauretana (www. via-lauretana. It), pp. 50 con numerose
illustrazioni, quasi tutte a colori.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
Speciale
Immagine della Vergine Lauretana
La più antica immagine della Madonna di Loreto
N
di Giuseppe Santarelli
el passato gli studiosi erano convinti che la più antica immagine
venerata in Santa Casa, menzionata da un documento del 1315,
relativo al furto ivi perpetrato dai ghibellini recanatesi nel 1313, fosse
la statua trecentesca, andata distrutta nel 1921 in un incendio scoppiato
nel sacello. Oggi però, in base a una più attenta lettura filologica di quel
documento si ritiene invece che fosse un’icona dipinta.
Nell’atto processuale, infatti, si legge che i ladri presero le
«ghirlande» d’argento, con perle e senza, «sopra l’immagine della
Beata Vergine e della sua icona (de cona eius) e «sopra l’immagine
di Nostro Signore Gesù Cristo che stava nella detta icona (quae era in
dicta cona).
La testimonianza di Giacomo Ricci
Un riscontro inoppugnabile si trova nella Historia del Ricci, che
può essere considerata la più antica sul santuario, ascrivibile agli anni
1468-1469. Il Ricci è l’unico tra gli antichi scrittori sulla traslazione a
precisare in maniera chiara che l’immagine venerata in Santa Casa,
dovuta, secondo un’immaginosa versione, a san Luca, era una pittura e
non una scultura. Ben tre volte l’autore torna sull’argomento. Anzitutto,
dopo la decisione degli apostoli di trasformare a Nazaret la Casa della
Madonna in «tempio», dove avrebbero fatto esporre una «immagine
dipinta dal medico Luca». Poi nel descrivere lo sbigottimento dei
fedeli alla vista del sacello nazaretano nella selva di Loreta, in territorio
recanatese, annota:
«Ma anche una pittura tanto dolce e bella, in qualche modo attirava
a sé gli uomini. A vedersi non finiva mai di saziare, ed è prodotta con
tanta arte da sembrare in certo modo qualcosa di meraviglioso, tanto,
infatti, l’immagine a mezza figura è eccellente (in realtà la piccola
tavola non può contenere una pittura a figura intera). Bello il volto e un
poco nero, con colore rosso, cosicché non a torto Salomone profetizzò:
“Sono nera – disse infatti – ma bella, tanto mi ha amato il re”. E il
volto verginale è tale che tu lo crederesti vivente. Nessuna rosa infatti
Placchetta ellissoidale
bivalve, rivenuta nel Muro
dei Recanatesi e raffigurante
la Madonna con il Bambino,
esemplata probabilmente
sull’antica icona venerata
in Santa Casa. A lato:
ricostruzione in disegno
della stessa figura.
Madonna con il Bambino dentro un’edicola,
scultura in rame dorato degli inizi del sec. XIII,
custodita nel Museo-Antico Tesoro di Loreto.
Probabilmente il gruppo ripropone l’iconografia
dell’antica icona venerata in Santa Casa.
Speciale
è di più vivido colore: ha folti capelli aurei, fulgidi in
capo, mentre fissa con occhi radiosi [...] Siede anche con
atteggiamento nobilissimo: tutte queste cose in vero
rendono l’immagine deliziosissima allo sguardo».
Infine il Ricci ritorna sull’immagine quando descrive
l’interno della Santa Casa, osservata con molta attenzione
durante il suo pellegrinaggio loretano: «Per coloro che
entrano [in Santa Casa], con il grandissimo dispendio di
ceri, [l’altare] rimane sul lato destro. Alla sua sommità
sta la bellissima immagine della Vergine che, come ho
potuto, ho descritto precedentemente».
Secondo le testimonianze degli antichi scrittori e come
hanno appurato gli autori degli scavi archeologici, l’altare
era appoggiato nel mezzo della parete meridionale e chi
entrava dall’unica porta a nord, ora chiusa, se lo trovava
davanti, sulla parete destra.
Il Ricci non dice esplicitamente che l’immagine
dipinta da san Luca è la stessa trasportata con la «Camera»
a Loreto, ma sembra sottintenderlo. Il Teramano (1473
circa) e il Mantovano (1489) invece scrivono apertamente
che si trattava sempre della stessa immagine. Le parole del
Teramano ([Lucas] manibusi suis fecit) e del Mantovano
(facta est artificio Lucae) non esplicitano se si trattasse di
una pittura o di una scultura, ma il termine imago usato
da ambedue sembra alluderlo, anche perché la tradizione
ritiene Luca semplicemente pittore, non scultore. Un
probabile riscontro con il testo del Ricci si può avere
anche in un Inventario del 15 ottobre 1469, relativo ai
doni votivi e ai vari oggetti conservati in Santa Casa e
consegnati alla custodia del Teramano, «governatore del
santuario», fatto redigere da Nicolò delle Aste, vescovo di
Recanati: Vi si legge che vi era conservata: «un’immagine
di una piccola Vergine Maria con il Figlio in braccio e una
corona con un Agnus Dei al collo con bottone di perle e
cordone d’oro».
La stessa immagine ricompare in un altro inventario
del 28 maggio 1479, dove è detta magna (grande), forse
in confronto con altre immagini in metallo prezioso
raffiguranti la Vergine, dette parvae (piccole).
I testi d’archivio e lo scritto del Ricci possono
integrarsi a vicenda: dai primi si apprende che la Vergine
era raffigurata con il Bambino, sempre presente nei
documenti archivistici e iconografici, dal secondo si
viene a sapere che l’immagine era dipinta su tavola di
piccole dimensioni, a mezza figura, di stile probabilmente
bizantino, come lasciano intendere il riferimento a san
Luca, a cui sono attribuite le Madonne bizantine, e il
colore scuro tinteggiato di rosso del volto della Vergine,
caratteristico di icone del genere.
Il Ricci non sofferma la sua attenzione sul Bambino
in braccio o in grembo alla Madre forse perché è tutto
preso dalla devozione verso «Maria Loreta» e dalla
bellezza del suo volto. D’altra parte, neppure il Teramano,
il Mantovano e l’Angelita accennano al Bambino che
pure, almeno nella statua conosciuta dall’ultimo dei tre,
compare inequivocabilmente.
Anche nel documento del 1383, relativo a una
donazione di Ysabetta Giles de Flanda, si parla di
Madonna e di Gesù Bambino.
Altri riscontri
A mio avviso, l’immagine della Madonna, segnalata
già nel 1313, adornata nel 1383 e descritta dal Ricci nel
1469 circa, va identificata con quella descritta nel f.
181 del cosiddetto Chartularium Culisanense e giunta a
Loreto insieme con le «sante pietre»: Ligneam tabulam
appictam, ubi Domina Deipara Virgo Puerum
Jesum Dominum ac Servatorem Nostrum in
gremio tenet (Una tavola di legno dipinta,
dove la Madonna, Vergine Madre Dio,
tiene in grembo il Signore Gesù, nostro
Salvatore). Le analogie tra l’immagine del
f. 181 e quella descritta dal Ricci appaiono
perspicue: anzitutto nell’uno e nell’altro caso
si tratta di una tavola dipinta (rispettivamente
tabula appicta e parva tabella). In secondo
luogo si tratta probabilmente nell’uno e
nell’altro caso di una Madonna bizantina con
il Bambino. Per l’esemplare del Chartularium
ne fa fede la provenienza dall’ambito
geografico greco, dove si confezionavano
solo Madonne bizantine, esportate anche in
Occidente; per quello descritto da Ricci lo
Pittore greco della seconda metà del secolo XV,
Madonna con il Bambino e Profeti, Loreto,
Museo-Antico Tesoro. L’immagine della
Madonna forse è stata modellata sull’antica
icona venerata in Santa Casa.
Speciale
rivela il colore del volto di Maria: «un poco nero,
con colore rosso, cosicché non a torto Salomone
profetizzò: sono nera, ma bella».
E’ possibile rintracciare nell’iconografia lauretana
qualche immagine che richiami quella descritta dal
Ricci. Una placchetta ellissoidale bivalve, rinvenuta
nel 1962-1965 in una porzione residua del cosiddetto
«muro dei recanatesi» e assegnata al secolo XIV, viene
ritenuta una delle più antiche immagini della Vergine
Lauretana. Essa mostra nelle due facce l’immagine
della Madonna con il Bambino, a tre quarti circa di
figura, con i capelli dai folti riccioli che le scendono
dal capo, i quali fanno venire in mente le parole del
Ricci: «Ha folti capelli aurei, fulgidi in capo».
Un altro esemplare, molto più importante, ritenuto
la più antica immagine della Madonna di Loreto, si
conserva nel Museo-Antico Tesoro. Si tratta di un
gruppo scultoreo in rame dorato degli inizi del scolo
XIII, alto cm 50, raffigurante la Vergine in trono con
il Bambino seduto sulle sue ginocchia e benedicente
alla greca con la mano destra. Siede dentro un
baldacchino, forse successivo. L’immagine reca segni
inequivocabili di arte bizantina, come le lettere greche
incise sul petto della Madonna: a destra (MP) che si
sciolgono in M(ete)r (Madre): a sinistra: Θu che si
sciolgono in Th(eô)u (Dio) che tradotte significano:
Madre di Dio. Sul petto del Bambino, a sinistra si
leggono le lettere IΣ e a destra XΣ che significano
Jesòus Christòs (Gesù Cristo). Intessute nell’ampio
nimbo di quest’ultimo sono le lettere IΣ XΣ ΘΣ
(Gesù Cristo di Dio) . La Vergine mostra sotto il velo
i capelli che le scendono sulle spalle e, nello stesso
tempo, presenta due occhi luminosi, formati da due
perle azzurrognole.
Anche questa immagine sembra accordarsi con
quanto scrive il Ricci: «Ha folti capelli aurei, fulgidi in
capo, mentre fissa gli occhi radiosi». Anche una tavola
bizantina (cm 172x172) del Museo-Antico Tesoro,
attribuibile, secondo il Vogel, al pittore greco Magister
Nicolaus, attivo a Recanati nel 1475, in origine pala
d’altare dell’antica cappella lauretana degli Schiavoni,
limitatamente all’immagine della Madonna con il
Bambino sulle ginocchia, potrebbe essere stata esemplata
sulla primitiva icona della Santa Casa.
Una stampa degli inizi del secolo XVI, della
Raccolta dei «Legni Soliani», conservata nel Castello
Sforzesco di Milano, raffigura la Madonna, a
mezza figura, con il Bambino, sopra la Santa Casa.
L’immagine, anche se ormai di segno rinascimentale,
conserva tuttavia elementi bizantini, come dimostra
il Bambino che benedice alla greca. L’immagine a
mezza figura, con i capelli folti e gli occhi radiosi
richiama la descrizione del Ricci.
Xilografia degli inizi del secolo XVI della Raccolta
dei «Legni Soliani», raffigurante la Traslazione della
Santa Casa, conservata nel Castello Sforzesco di
Milano (particolare). La figura della Vergine con il
Bambino sembra richiamare, sul piano iconografico,
l’icona venerata in Santa Casa e descritta dal Ricci.
Quando è scomparsa l’icona dipinta?
Sorge spontaneo, a questo punto, un interrogativo:
L’antica e primitiva icona quando è stata sostituita in
Santa Casa con la statua trecentesca?
L’icona dipinta è segnalata in Santa Casa ancora
nel 1492-1495 da Giuliano Dati nella sua Historia di
sancta Maria de Loreto, in ottava rima, il quale ancora
parla di pittura: «Quella figura di Maria perfetta / Che
‘l vagelista con sua man sacrata / Dipinse nella sacra
Chameretta».
Non merita credito quanto si legge in una
traduzione del Racconto sulla Madre di Dio di Loreto,
redatto in lingua russa e pubblicato per la prima
volta dal Kirpignkof nel 1896, nel quale si legge
che l’immagine della Vergine dipinta su tavola da
san Luca in quell’anno - 1528 - era ancora esposta in
Santa Casa. A quel tempo la statua doveva aver preso
il posto della tavola dipinta. Secondo alcuni storici del
secolo XVII, nella nicchia della parete sud, ricavata
sopra il «santo camino», oggi coperta da una griglia
metallica, un tempo si trovava la statua della Madonna.
Queste notizie invitano a formulare un’ipotesi. Nei
secoli XIV-XV sopra l’altare, collocato nella parete
sud della Santa Casa, si trovava la tavola segnalata
nel 1315 e descritta dal Ricci, mentre nella nicchia
Speciale
ricavata sul muro della
stessa parete, nella zona
del «santo camino», si
trovava la statua di legno.
Alla fine del secolo
XV, quando ormai la
nuova chiesa all’interno
era stata completata,
l’altare, secondo l’ipotesi
degli autori degli scavi
archeologici, dalla parete
sud fu trasferito nella
parete est della Santa
Casa, nel sito attuale,
in corrispondenza con
l’orientamento della stessa chiesa.
Con la nuova collocazione dell’altare, trasferito nel sito attuale, l’icona
dipinta fu sostituita con
la statua trecentesca, che
probabilmente ne ripeteva
lo schema iconografico.
Da quel tempo dell’icona si è persa ogni
traccia.
Conferma questa ipotesi il fatto che i recanatesi
Attuale statua della
nel 1498 offrirono una
Madonna di Loreto con
corona a forma di triregno
dalmatica.
alla Madonna e un’altra
al Bambino, ivi restate fin
verso il 1642, quando furono sostituite da quelle donate
da Luigi XIII, re di Francia. Solo una statua poteva
accogliere quelle corone.
L’attuale statua
Nella notte tra il 22 e il 23 febbraio 1921 in Santa
Casa scoppiò un violento incendio, giudicato da
alcuni doloso e da altri, sulla base di una perizia,
esito di un corto circuito. Tra gli altri oggetti andò
distrutta la statua lignea della Madonna, considerata
di origine trecentesca e di scuola umbro-marchigiana.
La nuova statua, per volontà di Pio XI, fu scolpita sul
modello della precedente, con l’utilizzo del legno di
un vecchio cedro del Libano, cresciuto nei Giardini
Vaticani, presso il Casino Pio IV. Fu modellata da
Enrico Quattrini, il quale, nel prototipo in gesso, ha
curato in special modo i volti della Madonna e del
Bambino e le parti in movimento. Si legge che per il
corpo e le vesti egli abbia lasciato fare al figlio Carlo,
quattordicenne, dotato di spiccata propensione per
l’arte, perché la modellatura potesse rispecchiare un
carattere di ingenua freschezza, propria dell’antico e
distrutto simulacro..
Sul modello in gesso fu eseguita la nobile e solida
scultura in legno di cedro dal prof. Caroselli. Leopoldo
Celani ha provveduto alla sua tinteggiatura, che è
risultata troppo scura rispetto a quella dell’esemplare
precedente. Le corone d’oro, identiche a quelle distrutte
dall’incendio - dono di Pio VII (1801) - furono lavorate
da Domenico Fontana. Pio XI donò i due rubini e
ventidue brillanti. Il globo che il Bambino regge nelle
mani è di lapislazzuli ed è dono dello stesso pontefice,
come lo sono i lapislazzuli che ornano la nicchia della
statua nella Santa Casa.
Pio XI incoronò la nuova statua nella Cappella
Sistina e la inviò a Loreto, accompagnata dal cardinale
Pietro Gasparri, attraverso l’Alto Lazio, l’Umbria e
le Marche. Fu un vero trionfo di devozione mariana.
E’ una statua, come la precedente, eminentemente
cristologica. Protagonista, infatti, è il Bambino, che
con la mano destra benedice e con la sinistra tiene il
globo terraqueo (oikoumenicòn) del Salvator mundi
(Salvatore del mondo). Poggia i piedi sulla vistosa
piega del manto della Vergine,
simbolo del suo grembo materno.
E’ lei che presenta il Figlio
all’adorazione dei fedeli, ricordando che Lui solo è il Salvatore.
E’ la Madre che accoglie e
porta i figli al Figlio nella sua
Casa nazaretana, venerata a
Loreto.
(Si veda sull’argomento: G.
Santarelli, La prima immagine
della Madonna di Loreto: un
dipinto o una scultura?, in Il
Messaggio della Santa Casa,
1989, pp. 173-175; Idem, La
Santa Casa di Loreto, Loreto
2006, pp. 254-265. con
indicazione delle fonti e con
bibliografia).
Attuale statua della Madonna di
Loreto senza dalmatica.
IL “MESSAGGIO” INTERVISTA…
Vito Punzi
ufficio stampa santuario di loreto
Intervista a
Don Duarte
Pio Duca di
Braganza
È vero, nella storia della nostra famiglia ci
sono stati molti re particolarmente legati
alla Vergine lauretana. Tra l’altro, la chiesa a lei dedicata è stata rifugio per molti
sacerdoti perseguitati durante la rivoluzione.
Quali sono i rapporti Suoi e della famiglia con lo Stato portoghese?
S.A.R. Don Duarte Pio Duca di Braganza,
accompagnato dalla moglie Isabel de Herédia,
è stato di recente in visita a loreto per consegnare a Mons. Giovanni Tonucci, l’Arcivescovo
Delegato Pontificio, la Gran Croce dell’Ordine
dell’Immacolata Concezione di Vila Viçosa.
Duarte, pretendente al trono portoghese dal
1976, è stato un importante sostenitore dell’indipendenza di Timor Est, l’ex colonia portoghese occupata dall’Indonesia nel 1975.
Eccellenza, Lei è stato di recente in visita a
Loreto per insignire Mons. Tonucci con un’importante onorificenza. Oltre alla personale
amicizia con l’Arcivescovo, che cosa la lega a
Loreto?
Ho conosciuto Mons. Tonucci anni fa, perché
entrambi membri di un’Accademia di Casale
Monferrato, ma c’è anche una mia devozione
personale verso la Madonna di Loreto. Per questo motivo sono stato molto onorato di poter
consegnare all’Arcivescovo l’onorificenza di
un nostro Ordine reale portoghese, anche perché ogni Ordine è come una fraternità.
Se non sbaglio la devozione alla Madonna
di Loreto è storia di tutta la sua famiglia…
Per quanto mi riguarda c’è un rapporto
personale buono. Sono in possesso di un
passaporto diplomatico e mi metto volentieri a disposizione del mio Paese laddove
sono in gioco negoziati con Stati che per
vari motivi si trovano in condizioni particolari rispetto alla comunità internazionale. Diciamo che vengo interpellato per
negoziazioni non ufficiali. Ed è accaduto
con l’Angola, con l’Indonesia e in questi
ultimi mesi con la Siria.
A proposito, vista questa Sua attività
diplomatica, come giudica la situazione
siriana?
Se il presidente perde il controllo, i cristiani in Siria finiranno con l’essere perseguitati, così come è avvenuto in Egitto e
in Iraq, dai Fratelli Musulmani, da Al
Quaida ecc., che saranno pronti a prendere subito il potere. Da parte mia ho proposto al governo e all’opposizione democratica un esecutivo rappresentante tutti i
gruppi politici salvaguardando la figura
di Assad. La maggior parte degli interlocutori ha accettato, ma non gli islamisti,
perché vogliono tutto il potere…
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
23
STORIA ARTE E CULTURA LAURETANA
p. Giuseppe Santarelli
Figure di animali nella Basilica di Loreto (5)
I dodici cavalli delle cappelle
francese e polacca
24
Eleganti e raffinate sono le figure dei sette cavalli
dipinti su tela a Parigi nel 1896-1903 da Charles Lameire per la Cappella Francese o del SS.mo Sacramento e poi applicate alle pareti della stessa. Vigorosi e bellicosi sono invece i cinque cavalli raffigurati da Arturo
Gatti nella Cappella Polacca o del Sacro Cuore negli
anni 1912-1939.
I sette cavalli della Cappella Francese
Nella parete sinistra della Cappella Francese il
Lameire ha rievocato pittoricamente la Battaglia di Nazaret combattuta nel maggio del 1187 dal saladino, al
comando di settemila arabi, contro poche centinaia di
crociati e di cavalieri templari alla guida di Jacques de
Maillé, accorsi a difendere il santuario di Nazaret. La
vittoria arrise alle forze preponderanti del saladino.
In primo piano, nella sezione sinistra, campeggia Charles Lameire, Jacques de Maillés su un bianco
il templare Jacques de Maillé su un bianco cavallo con cavallo, particolare della Battaglia di Nazaret, Loreto,
Cappella Francese (1896-1903).
la criniera al vento, disegnato con cura e reso con icastica incisività. Nella sezione destra si vede un cavallo caduto al suolo accanto a uno scudiero e a un uomo
travolto e ucciso. Vicino, sullo sfondo, si vede un altro cavallo di color bruno, cavalcato da un soldato che
agita minacciosamente una spada. Sono cavalli in battaglia, concitati e fieri, ma elegantemente resi.
Nella parete opposta il pittore ha rappresentato il Pellegrinaggio di San Luigi IX a Nazaret, avvenuto
Charles Lameire, Quattro cavalli, particolare del Pellegrinaggio di
S. Luigi IX a Nazaret, Loreto, Cappella Francese (1896-1903).
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO •Gennaio 2014
Charles Lameire, Cavallo caduto al suolo e, accanto, cavallo
cavalcato da un soldato saraceno, particolare della Battaglia di
Nazaret, Loreto, Cappella Francese
(1896-1903).
nel 1251. Mentre la scena precedente è caratterizzata da una drammatica concitazione bellica, questa è
connotata da una quieta e intensa devozione. Conseguentemente, i quattro cavalli ivi raffigurati, sulla
sezione sinistra, sono nobilmente atteggiati. Su uno
di essi sta una persona che solleva la spada quasi in
atto di saluto. Un altro, invece, scortato da uno scudiero, china la testa, quasi in atto di riverenza verso il
luogo santo. I due animali sembrano partecipare alla
raccolta cerimonia del devoto pellegrinaggio. Degli
altri due si scorge solo la testa.
I bianchi colombi
Nell’una e nell’altra scena il Lameire ha raffigurato, a ridosso delle maestose colonne del santuario
nazaretano, alcuni colombi bianchi, con una suggestiva carica simbolica. Quelli della Battaglia volano
come spaventati verso il tempio, quasi a trovarvi rifugio, significando così l’orrore della guerra; quelli
del Pellegrinaggio escono lieti ad ali spiegate dal tempio e vanno incontro al re pellegrino, quasi a sottolineare il devoto clima di pace.
I cinque cavalli della Cappella Polacca
Di diverso conio figurativo sono i cinque cavalli
dipinti da Arturo Gatti nelle due pareti della Cappella Polacca; due a destra e tre a sinistra. Sono innervati e muscolosi, fieri e indomiti.
Il più suggestivo dei cinque cavalli è quello della
parete destra, cavalcato dal re polacco Giovanni Sobieski, il quale, dopo avere sconfitto i turchi a Vienna
nel 1683, entra impettito e trionfante a Vienna, diretto alla chiesa della Madonna di Loreto per intonarvi
il Te Deum. Il cavallo, di colore bianco, curva il collo
verso il basso, agita la criniera al vento ed ha la zampa destra sollevata, come al galoppo. Ugualmente
fiero è il cavallo raffigurato alla sua destra, cavalcato
da un portabandiera. E’ un cavallo bruno, ripreso di
prospetto, con il muso verso terra e la criniera agitata.
Meno appariscenti sono i tre cavalli della parete
opposta, raffigurati in secondo piano nella scena della Battaglia o Miracolo della Vistola, quando i polacchi
nel 1920 sconfissero i bolscevichi. I tre cavalli sono
cavalcati rispettivamente dal maresciallo Pilsudski e
dai generali Haller e Rozwadowski, tra lo sventolio
delle bandiere. I due della sezione destra, ravvicinati, appaiono come imbizzarriti: l’uno con il muso in
alto e la bocca aperta, l’altro chinato e nervoso, con la
criniera al vento. Più nascosto e visibile solo in parte
nel muso è il terzo cavallo della sezione sinistra.
Colombi che escono in volo dalla basilica di Nazaret, particolare del Pellegrinaggio di S. Luigi IX a Nazaret, Loreto,
Cappella Francese (1896-1903).
25
Arturo Gatti, Tre militari su tre cavalli, particolare della
Battaglia di Vienna, Loreto, Cappella Polacca (1912-1939).
Arturo Gatti, Giovanni Sobieski e un Portabandiera a cavallo, particolare della Battaglia di Vienna, Loreto, Cappella Polacca (1912-1939).
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
Melozzo da Forlì, L’Agnello in braccio a un Angelo, Sagrestia di San
Marco.
LORETO NEL MONDO
nel
Una
«Traslazione»
nella chiesa di
San Vito
a Recanati
26
Nella monumentale chiesa di San Vito, a Recanati,
dall’elegante facciata vanvitelliana, è custodita, quale
pala d’altare della cappella di sinistra, una tela raffigurante la Traslazione della Santa Casa, presa in poca considerazione e quasi messa a lato dagli studiosi. La tela (cm
S.Vito, Recanati, autore del sec. XVI.
290x190) appare in discrete condizioni di conservazione. Rappresenta la Vergine con il Bambino tra nubi, trasportata da due
angeli, davanti alla Casa nazaretana in volo, di cui si intravedono
il tetto e un minuscolo campanile. Due angeli ignudi, librati in
volo, in alto, sui due lati, tre teste di cherubini sotto i piedi della
Madonna e tre angeli che trasportano la Casa, sostenendone la
base, completano la sezione superiore. Nella sezione inferiore
sono raffigurati i santi Ignazio da Lojola a sinistra, con il rituale
libro aperto recante una scritta, e Francesco Saverio a destra con
le mani al petto, ambedue in ginocchio, in atteggiamento orante
e con lo sguardo rivolto alla celestiale scena soprastante. Sullo
sfondo si profila un paesaggio con una torre e una nave, riferibile
verisimilmente a Porto Recanati. Rarissimi e generici sono i cenni
sull’epoca e sull’autore del dipinto. Diego Calcagni nel 1711 si
limita a segnalare la tela nel «cappellone a lato dell’evangelo»,
dicendola: «opera di pennello ordinario» (Memorie istoriche della
città di Recanati, Messina 1711, p. 340). Silenzio assoluto poi nelle
guide otto - novecentesche di Recanati, fatta eccezione per quella
del Varinelli del 1958, il quale informa che il quadro «fu fatto da
un pittore di Pesaro» (Recanati. Le chiese – i suoi santi, Recanati
1958, p. 66). Il Grimaldi suppone che si tratti di un dipinto della
metà del secolo XVII (La Madonna di Loreto nelle Marche, Loreto
1998, p. 209).
Le figure dei due santi gesuiti ci riconducono alla Compagnia
di Gesù, la quale ebbe la custodia della chiesa di San Vito fin
dal 1577 quando fondò a fianco un collegio che gestì fino al 1773,
anno della sua soppressione. Sicuramente, quindi, la tela fu commissionata dai gesuiti, i quali attendevano alle confessioni, alla
predicazione e all’insegnamento nel vicino santuario di Loreto.
E’ probabile che il dipinto volesse mettere in risalto questo loro
ruolo, nonché il loro legame e devozione nei riguardi della Santa
Casa, alla quale pellegrinarono tanto sant’Ignazio nel 1523, quanto san Francesco Saverio nel 1537, 1538 e 1540 alla vigilia della
sua partenza per le missioni nelle Indie. Se si deve dar credito
alla notizia secondo cui il dipinto è opera di un pittore pesarese,
la mente correrebbe subito a Giovanni Maria Luffoli (1634- 1690),
discepolo del più rinomato concittadino Simone Cantarini e autore di vari dipinti eseguiti per alcune chiese della sua città. Non
si saprebbe individuare altro pittore pesarese della seconda metà
del secolo XVII al di fuori del Luffoli per l’esecuzione di una tela
del genere. Il Vaccai nel 1924 scriveva che l’artista pesarese «lasciò il nome di pittore valente».
Raffrontando questo dipinto con gli altri eseguiti da lui si
riscontra una sufficiente assonanza stilistica. Comunque sia, lasciando il discorso aperto sull’attribuzione dell’autore dell’opera,
il giudizio del Calcagni, che parla di «pennello ordinario», sembra troppo riduttivo. Non si può negare invece all’ignoto autore
una sufficiente maestria compositiva, che domina gli spazi assiepati da figure, ben orchestrate e tutte partecipi dell’evento della
Traslazione angelica. Apprezzabile è anche il dinamismo di segno
barocco che contraddistingue la sezione superiore della raffigurazione, cui fa come da contrappunto l’atteggiamento contemplativo e quasi statico dei due santi di conio classico.
(G. Santarelli)
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO •Gennaio 2014
Un momento della processione in Piazza, nella notte
della «Venuta». Foto Montanari.
L
a solennità dell’Immacolata l’8 dicembre, la
Veglia della «Venuta» il 9 e la festa della Madonna di Loreto il 10 richiamano a Loreto una folla
straordinaria di pellegrini da ogni parte d’Italia e
anche dall’estero, i quali si accostano in gran numero ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia.
La Veglia della «Venuta» è stata presieduta dal
cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato per lo Stato della Città del Vaticano. Alle
ore 21 ha avuto luogo la recita del rosario con riflessioni tratte da passi scelti delle omelie di Papa
Francesco. Subito dopo il cardinale ha presieduto
la concelebrazione eucaristica, cui hanno partecipato l’arcivescovo Giovanni Tonucci, mons. Domenico
Marinozzi, vescovo emerito di Soddo-Hosanna, il
definitore generale dei cappuccini p. Raffaele Della
Torre, il provinciale dei cappuccini delle Marche p.
Giulio Criminesi e numerosi sacerdoti. Il cardinale
ha pronunciato una meditata omelia sull’Annunciazione, messaggio principale della Casa nazaretana,
venerata a Loreto. Ha fatto seguito la processione con la statua della Vergine Lauretana in Piazza della Madonna, portata a spalla dagli aviatori.
Madonna di Loreto preceduta (da sx a dx)
dal p. Giulio Criminesi, mons. Giovanni
Tonucci, card. Giuseppe Bertello e
p. Raffaele Della Torre. Foto Longarini.
La piazza era stracolma di
pellegrini che in gran parte hanno assistito alle cerimonie all’aperto, noncuranti del freddo pungente.
Il giorno dopo il cardinale Bertello ha presieduto il solenne pontificale,
a cui hanno partecipato
l’arcivescovo Tonucci e
un bel numero di sacerdoti provenienti da ogni
dove. Nell’omelia il celebrante ha approfondito i
temi suggeriti dal mistero
dell’Annunciazione.
Alla messa ha partecipato Luca Parmitano,
astronauta dell’Esa, il
primo italiano a passeggiare nel vuoto cosmico,
rientrato in Italia un mese prima da una nota missione nello spazio, Pasquale Preziosa, capo di Stato
Maggio dell’Aeronautica Italiana, Enrico Saggese,
presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, e altre
autorità. Alla fine della celebrazione, l’arcivescovo
Tonucci ha salutato i presenti con cordiali e deferenti espressioni. Dopo la preghiera dell’aviatore,
il gen. Preziosa ha pronunciato nobili parole sulla
devozione degli aviatori verso la Vergine Lauretana
27
e l’astronauta Parmitano ha consegnato all’arcivescovo Tonucci un quadro con l’immagine della Vergine
Lauretana portata nello spazio, accompagnando il
gesto con commosse espressioni. Ha detto: «Torno da
una missione importante e complicata. Per questo ho
voluto portare con me tra le stelle l’immagine della
Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori; e oggi
consegno l’effigie a Loreto». La foto è stata scattata
mentre l’astronave sorvolava l’Italia, di cui si vede il
profilo geografico in basso.
Dopo una breve visita in Santa Casa, il cardinale
con il seguito si è portato in Piazza della Madonna e
poi in Piazza Papa Giovanni per benedire i velivoli
MB339 della Pattuglia Acrobatica Nazionale (Frecce
Tricolori) che hanno sorvolato il santuario della celeste Patrona lasciando dietro la caratteristica scia.
Nel pomeriggio si è registrato ancora un flusso
notevole di pellegrini, tra i quali si segnalano quelli dell’Alto Lazio – circa mille – guidati dal vescovo
di Civita Castellana mons. Romano Rossi, che ha celebrato con una ventina di sacerdoti alle ore 15,00, e
quelli, pure numerosi, di alcune parrocchie di Pesaro.
28
L'astronauta Parmitano dona a Mons. Tonucci la foto
della Madonna di Loreto fotografata nello spazio.
Foto Malizia.
RESOCONTO
PELLEGRINI MALATI A LORETO 2013
SEZIONE UNITALSI
SACERDOTI MEDICI
DAME
BARELLIERI
MALATI
PELLEGRINI
TOTALE
TOSCANA (treno giovani) 1
195
87
55
239
TOSCANA
6
399
60
98
46
312
LOMBARDA
8
684
66
77
197
438
ROMANO-LAZIALE
3
489
54
94
272
516
MARCHE
12
10737 111 14 272
EMILIANO ROMAGNOLA 3
2
37
19
46
36
143
EMILIANO ROMAGNOLA 3
2
51
45
28
231
360
ROMANO LAZIALE (dellla gioia)4
2
48
31
45
11
141
TRIVENETA
5
3125
112
103
60
408
UMBRA
1
422
21
26
12
86
MOLISANA
3
131
17
62
25
139
MARCHE (Pesaro, Fano, Urbino)2
1
65
44
84
6
202
MARCHE (Jesi, Senigallia) 1
1117
73
126
7
325
MARCHE (Ascoli, S.Benedetto)2
2
49
45
130
16
244
TOSCANA
3
220
24
42
6
97
MARCHE (Fermo)
4
267
40
137
0
250
LOMBARDA
1
114
21
11
34
82
LOMBARDA
1
152
34
76
79
243
LIGURE
50
50
CAMPANA
4
456
30
127
7
228
ROMANO-LAZIALE
0
230
27
39
10
108
TOT. SEZ. UNITALSI (1)
5646
1258887 1517 1119 4883
ALTRE ASSOCIAZIONI
OSPITALITA’ TRIDENTINA
1
1
20
9
24
52
107
USTAL
8
253
39
20
79
201
UAL
0
443
20
44
89
200
OFTAL
4
217
16
26
33
98
SMOM
54
61412
528
123
433
1611
SILOE
1149150
TOTALE ALTRE ASS.NI (2)68
70
545
612
237
835
2367
TOTALE (1) + (2)
124
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
116
1803
1499
1754
1954
7250
CULTURA
p. Marcello Montanari
CONVEGNO DEI SANTUARI
MARIANI D’EUROPA
L’
annuale incontro tra i Rettori dei santuari mariani nazionali europei si
è svolto quest’anno a Malta, dal 5 all’8 novembre scorso, presso l’antichissimo santuario di Mellieħa, che vanta le sue origini fin dalla prima comunità cristiana maltese evangelizzata da san Paolo. Era presente anche il santuario
di Loreto con il delegato p. Marcello Montanari, segretario della Congregazione
della Santa Casa.
I maltesi nutrono una profonda devozione verso una delle più antiche immagini di Maria, dipinta sul fondo di una grotta: l’immagine della Vergine, con
in braccio il bambino Gesù, è molto deteriorata dal tempo, ma quanto rimane
del suo volto rivela i segni di una tenerezza materna dolce e commovente, una
dolcezza che non sono riusciti a scalfire né il tempo né gli attacchi devastanti
Madonna di Mellieħa (Malta).
della pirateria turca e dei nemici della fede cristiana. Il tema del convegno era
sull’anno della fede: come è stato programmato e vissuto nei vari santuari e
soprattutto come è stato fatto vivere ai pellegrini. Il convegno si è aperto con una magistrale conferenza sul tema, dettato dal
Rev. Dr. Hector Scerri. La vita è un pellegrinaggio; Cristo stesso si è definito via, verità e vita, intendendo la ‘via’ come l’essenza stessa del vivere. Quando uno si dice arrivato è spiritualmente morto. Non siamo mai arrivati perché sempre in cammino
verso Dio, verso l’eterno. L’uomo è stato sempre viaggiatore, e sempre in ricerca (Homo viator). Nella storia del cristianesimo
questa realtà si è concretizzata nel pellegrinaggio, che è stato sempre un’esperienza tipicamente spirituale e mezzo di ascesi e
crescita di fede. I santuari, meta privilegiata del pellegrinaggio cristiano, sono stati strumenti particolari di evangelizzazione
e di incontro forte con Dio.
Cosa si fa nei nostri santuari - ci si è domandato nell’interessante dibattito seguito alla conferenza - per aiutare i pellegrini
a riflettere sulla fede, a confrontarsi con il Vangelo? Con quali attese i pellegrini vengono nei nostri santuari? Come vivono
la loro sosta nel santuario? Con quali frutti ne ripartono? Soprattutto cosa si fa nei santuari per aiutare i pellegrini a rendere
fruttuosa la loro sosta al santuario e il loro ritorno a casa?
Le risposte si sono avute nelle relazioni dei rappresentanti dei singoli santuari e nel dibattito che ne è seguito. Si è fatto
notare che ai pellegrini si deve offrire sempre un'appropriata accoglienza favorendo in loro un impatto spirituale significativo
con la grazia e il messaggio del santuario.
Molti purtroppo si
recano ai santuari più
da turisti che da pellegrini. È stato fatto
osservare però che i
turisti non vanno certamente nelle parrocchie mentre capitano,
per svariati motivi,
nei nostri santuari.
Ai santuari incombe
allora la responsabilità di cogliere questa
opportunità per aiutare anche i turisti a
incontrare il mistero
di Dio e la ‘grazia’
che offre il santuario.
Anche Zaccheo aveva cercato Gesù da
curioso: è stato Gesù
che gli è andato incontro e si è offerto di
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
29
CULTURA
entrare a casa sua portandolo alla conversione e toccandolo
con la grazia.
Se non si annuncia la grazia e il messaggio del santuario, se non si usa la carità e l’accoglienza, non si facilita l’accesso dei pellegrini all’incontro con Dio. Spesso ci soffermiamo a ricordare solo le grazie e le glorie
dei tempi passati, rischiando di ridurre il santuario a un
museo storico, incapace di generare nuova vita e nuova
speranza. Abbiamo l’obbligo di aiutare anche il turista a
diventare pellegrino, capace di conversione e di crescita
nella fede. Dipende proprio da noi, gestori e animatori
dei santuari, la responsabilità di trasformare i turisti in
pellegrini dell’Assoluto.
Sono certamente utili gli opuscoli e le guide di vario
genere dislocate nel santuario, ma è soprattutto importante far vivere ai pellegrini la liturgia in modo appropriato, con riferimenti specifici al messaggio che alla
grazia del santuario. Interessante l’iniziativa di alcuni
santuari di premettere alle messe d’orario festive un
congruo tempo di specifica catechesi sul messaggio del
santuario e su qualche punto fondamentale della fede
cristiana.
Un prezioso cimelio del 1827
N
30
ella parete sinistra del breve corridoio che immette all’Atrio del Tesoro si ammira l’Iconostasi lavorata da Giuseppe
Sacconi, la quale è restata in Santa Casa dal 1896 al 1921, anno in cui
vi scoppiò un devastante incendio. Nel 1922 al suo posto fu sistemata l’Iconostasi progettata da Guido Cirilli, tuttora in sede.
Antiche foto, scattate in Santa Casa da Anderson prima dell’incendio, mostrano un prezioso ornamento con evoluzioni geometriche, disposto intorno alla nicchia che custodisce la statua della Madonna. Probabilmente questo ornamento veniva collocato intorno
alla nicchia solo nelle solennità, per cui poté salvarsi dall’incendio
del 1921.
Nell’ultima
decade
del mese di ottobre 2013,
sotto la regia di Paolo
Galassi, il cimelio è stato
tirato fuori dai depositi e sistemato all’interno
dell’iconostasi del Sacconi. Si tratta di una specie
di arco con stoffa bombata
di color rosso applicata a
un solido supporto ligneo,
la quale reca eleganti ornamentazioni geometriche
Il cimelio come si presenta attualmente
intessute di sole e numenella nuova sede.
rosissime perle. Appare
un po’ appesantito dall’inserzione nel mezzo di un tessuto recante l’immagine di una specie di sole raggiante, il quale non fa parte del cimelio.
Due piccole targhe metalliche, poste in basso, nei due lati del pregevole
elaborato in esame, si leggono interessanti notizie sull’autore e sul donatore. In una è scritto: «Luigi Kustermann / Gioielliere / fece in Roma
l’anno 1827». Si tratta di un’antica e rinomata Gioielleria, tuttora attiva.
Nell’altra targhetta in lingua latina è inciso: Comes Illiskij de Romanow
Polonus/ Senator S. M. I. Russiae, / Dono dedit Die 12 Julii 1827. Cioè: Il
Conte Illinskij da Romanow, polacco, Senatore di Sua Mastà Imperiale di Rara foto Anderson, precedente all’inRussia, diede in dono il 12 luglio 1827. L’identificazione dell’autore e del cendio del 1921, con l’ornamentazione
intorno alla nicchia della statua della
donatore rende il manufatto ancor più prezioso.
Madonna, ora rimessa in mostra nei
pressi dell’Atrio del Tesoro.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
CULTURA
Un calco della «Pietà»
di Michelangelo
esposto a Loreto
I
l 7 novembre è stato esposto nel Museo-Antico Tesoro un calco della celeberrima «Pietà» di Michelangelo, dato in prestito dalla Fondazione Giovanni Paolo II
in occasione del suo rientro da Rio de Janeiro, dove era
stato esposto in occasione della Giornata Mondiale della
Gioventù nell’estate 2013.
L’esposizione a Loreto è stata realizzata da Artifex,
che gestisce il Museo-Antico Tesoro. Nel 1930 è stata
realizzata una perfetta copia marmorea della «Pietà» di
Michelangelo custodita a San Pietro in Vaticano, la quale
fu utilissima per il restauro dell’originale che nel 1972 fu
oggetto di un deplorevole atto vandalico. Dalla copia del
1930 è stato ricavato nel 1975 il calco, che resterà esposto
a Loreto fino al prossimo aprile.
Foto Montanari.
Una significativa
composizione
pittorica di Bannè
Il valoroso pittore autodidatta Mario Ragaini, in arte
Bannè, ha eseguito un pannello, nel quale unisce genialmente
la Città e il Santuario di Loreto.
A destra si ammira il Santuario con la maestosa cupola e
a sinistra l’antico Palazzo Comunale con il contiguo Teatro. In
primo piano si vede la statua della Madonna di Loreto davanti alla Santa Casa, la quale ha dato origine tanto al Santuario
quanto alla Città di Loreto. La scritta in alto: Loreto Arte e
Fede e quella in basso: Città di Maria stanno a significare appunto la duplice geminazione dell’uno e dell’altra dalla Santa
Casa.
Civitas et Ecclesia, si direbbe, mirabilmente coniugate
nell’unica radice storica e spirituale che è il sacello nazaretano
venerato a Loreto.
31
VITA DEL SANTUARIO
UN MIGLIAIO DI SCOUT CATTOLICI A LORETO
L
32
’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (Agesci) ha promosso un convegno nazionale dal 15 al
17 novembre 2013 in tre località: Trento, Loreto e Catania,
su un unico tema: «Ma voi chi dite che io sia?» (Lc. 9,20).
Comune è stato anche il programma del convegno che si è
proposto di «leggere criticamente il percorso associativo nel
campo dell’educazione alla fede e quindi di identificare percorsi futuri di fronte
a un contesto culturale mutato rispetto a
trenta anni fa, quando l’Agesci elaborò
un progetto unitario
di catechesi.
Con la collaborazione dei numerosi
assistenti ecclesiastici, i capi scout hanno
messo a confronto
nei gruppi di lavoro
le sperimentazioni
avviate negli ultimi
anni, a partire dal
percorso «Narrare le
esperienze di fede».
Gli scout convenuti a Loreto, hanno iniziato i lavori
venerdì 15 novembre in basilica, con
la recita dei Vespri,
accolti dall’arcivescovo Giovanni To-
nucci, il quale ha manifestato la gioia, da vecchio assistente scout, di ritrovarsi con loro. In un breve ma sostanzioso
discorso ha commentato la storia della Santa Casa e i suoi
sublimi messaggi biblico-teologici.
Il convegno si è articolato in vari e intensi momenti di
riflessione e di preghiera. E’ stato bello vedere il santuario
brulicare di giovani impegnati e festosi. Foto Montanari.
Conferenza del filosofo Massimo Cacciari
Massimo Cacciari, al centro del
tavolo, mentre tiene la conferenza.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
La Delegazione Pontificia per il Santuario di Loreto, tramite il suo Centro Studi, in collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura del Comune di Loreto, ha
organizzato una serie di conferenze, dal titolo: «Testimoni di viaggio e di bellezza».
Il rinomato filosofo veneziano Massimo Cacciari
ha tenuto la prima conferenza il 15 novembre 2013,
sul tema: «Il problema del male». Lo ha illustrato da
una particolare angolatura, partendo dal commento
di una tela di Lorenzo Lotto, raffigurante «Michele
Arcangelo che caccia Lucifero», custodita nel MuseoAntico Tesoro. Notevole è stata la partecipazione di
pubblico che ha potuto apprezzare la vastità di cultura
e la singolare penetrazione filosofica del pensatore veneziano. Foto Montanari.
VITA DEL SANTUARIO
Chiuso a Loreto il 2°
Convegno Ecclesiale
Marchigiano
I 720 delegati delle diocesi delle Marche durante la Veglia del 23
novembre.
N
ei giorni 22-24 novembre 2013 ha avuto luogo il Convegno Ecclesiale Marchigiano. La sua
preparazione, durata due anni, ha coinvolto 13 diocesi,
824 parrocchie e 720 delegati, tra i quali numerosi laici.
Aperto venerdì 22 novembre ad Ancona, ha proseguito
sabato 23 e si è concluso il 24 a Loreto, centro spirituale
della regione.
Nella presentazione del Convegno, tenutasi ad Ancona il
18 novembre, presente l’arcivescovo di Fermo Luigi Conti,
presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, e altri
vescovi della regione, è stata messa in evidenza la sinergia tra
società civile e chiesa marchigiana. Il presidente della Regione
Gian Mario Spacca si è augurato che il Convegno possa offrire la possibilità di una lettura aggiornata delle trasformazioni
sociali e culturali del territorio, una specie di osservatorio privilegiato, messo a disposizione anche delle istituzioni.
L’apertura si è tenuta nel Teatro delle Muse di Ancona con
una prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente del-
la CEI. Il giorno seguente è stato dedicato sopratutto ai 24
laboratori, guidati da 50 persone, denominati «facilitatori»,
coordinati da due laici. A loro hanno fatto capo i 720 partecipanti al Convegno.
Nel contesto del Convegno, a Loreto, nella Sala Paolo VI,
è stato presentato il volume edito da Jaca Book sui santi delle
Marche. E’ stato ricordato che attualmente sono in corso 33
cause di beatificazione di marchigiani. Tre di loro sono stati
messi in particolare evidenza: Matteo Ricci di Macerata, celebre missionario gesuita in Cina, Enrico Medi di Ostra Vetere, rinomato scienziato, e Luigino Rocchi di Tolentino, per
lungo tempo infermo. Il 23 novembre, dopo un’intensa giornata di lavoro, i 720 delegati,
in basilica, hanno partecipato
alle ore 19 alla celebrazione
solenne dei Vespri e poi alle
ore 21 a una Veglia di preghiera, presieduta dall’arcivescovo Conti. Il Convegno si
è chiuso nella basilica con la
messa delle ore 16, presieduta dall’arcivescovo Conti con
gli altri vescovi della regione
concelebranti e con la partecipazione dei 720 delegati e di
altri fedeli.
Foto Montanari. Concelebrazione dei Vescovi marchigiani, presieduta da mons. Luigi
Conti, a chiusura del 2°
convegno ecclesiale delle
Marche.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
33
VITA DEL SANTUARIO
Un bimbo ottenuto per
intercessione della
Madonna di Loreto
I
34
l piccolo Nicolò Bucci di Artena (Roma) è
nato per intercessione della Vergine Lauretana, dopo che la mamma Alessandra Onorati ha
indossato il nastro azzurro, che viene distribuito
dalle monache passioniste di Loreto e dalla Congregazione Universale della Santa Casa. Nicolò
è nato l’11 dicembre 2012 come un vero dono,
dopo lunga attesa di maternità della mamma, la
quale, insieme alla madrina Loriana Chicca, ha
pregato la direzione di questa rivista di pubblicare
la foto del bambino.
Holy Win, un no ad Halloween
A
lle ore 21 del 31 ottobre 2013, vigilia della solennità di tutti i santi, la Comunità Papa Giovanni
XXIII ha organizzato nel santuario di Loreto una manifestazione denominata Holy Win, con adorazione eucaristica e santa messa, presieduta da don Aldo Bonaiuto della stessa Comunità. Una delle intenzioni dell’iniziativa è stata quella
di rivolgere preghiere a Dio in
riparazione degli
oltraggi e delle profanazioni
che si consumano nella notte di
Halloween, manifestazione di
matrice pagana.
Larga è stata la
partecipazione
all’incontro, soprattutto di giovani.
Foto Montanari.
VITA DEL SANTUARIO
Pellegrinaggio annuale dell’Ordine del Santo Sepolcro
I
l 16 novembre 2013 l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro ha tenuto a Loreto, come ogni anno,
una giornata di spiritualità con momenti di riflessione e
di preghiera. Ha tenuto la meditazione l’arcivescovo di
Ancona mons. Edoardo Menichelli, mentre ha presiedu-
to la celebrazione eucaristica, dopo il rosario, l’arcivescovo Giovanni Tonucci.
Nella tarda serata ha avuto luogo un devoto passaggio in Santa Casa.
Foto Montanari.
35
Le corali marchigiane a Loreto
Nel 25° anniversario di fondazione,
l’Associazione Regionale Cori Marchigiani
(ARCOM), presieduta dal m° Luigi Gnocchini, ha organizzato un incontro a Loreto, dove
domenica 17 novembre 2013 sono convenuti
450 cantori dei numerosi cori della regione,
da nord a sud. I cori hanno animato la messa
delle ore 11, celebrata dall’arcivescovo Giovanni Tonucci, cantando la messa composta
dal m° padre Giuliano Viabile, direttore della
Cappella Musicale di Loreto, a triplo coro,
più «coro eco» disposto sopra la Santa Casa
e costituito da 12 cantori della Cappella Lauretana. Straordinario è stato l’effetto dei cori
che hanno fatto riecheggiare vigorosamente
le volte della basilica. Foto Montanari.
ILILMESSAGGIO
MESSAGGIODELLA
DELLASANTA
SANTACASA
CASA--LORETO
LORETO••Gennaio
Ottobre 2014
2013
NOTIZIE FLASH
Celebrazioni della città di Loreto in Argentina Esiste in Argentina, nella Provincia di Corriente, una
città che si chiama Loreto, fondata nel 1610 dai padri
gesuiti Cataldino e Masseta, come prima reducción nella
regione, e rifondata prima nel 1631 e poi nel 1817.
Nell’estate scorsa è stato celebrato il 196° anniversario
della terza fondazione e, per l’occasione, si è tenuto il
primo pellegrinaggio aereo a Nostra Signora di Loreto,
con una messa celebrata dal vescovo di Corriente mons.
Andrea Stanovik. Tra le altre iniziative attuate per la
ricorrenza, va segnalata una mostra di immagini sacre di
origine «gesuitica-guarani».
36
La chiesa di Borgosotto dedicata alla Madonna di
Loreto - A Borgosotto (Brescia) esiste un’antica chiesa
che custodisce una statua della Madonna di Loreto, la
quale, diversi anni or sono, è stata sostituita con un altro
simulacro mariano. Per interessamento del parroco padre
Rinaldo e dell’ex-aviere maresciallo Turchetti, la statua
lauretana è stata ricollocata nella sua sede originaria.
Tramite una colletta, è stato reperito il denaro per realizzare due corone, una per la Madre e una per il Figlio. La
cerimonia dell’incoronazione, che ha visto la presenza
anche dell’arcivescovo di Loreto e dell’abate di
Montichiari, ha registrato una grande partecipazione di
fedeli. Il 6 ottobre 2013, su invito degli aviatori e della
popolazione di Montichiari, il vescovo di Brescia mons.
Luciano Monari, con la partecipazione di alcuni sacerdoti, ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristi-
ca, al termine della quale ha dedicato la chiesa alla
Madonna di Loreto, Patrona dell’aviazione, con l’unzione delle sue dodici colonne, come previsto dal cerimoniale. Alla fine è stata letta la preghiera dell’aviatore.
Pellegrinaggio della città di Spoleto - Tra i numerosissimi pellegrinaggi a Loreto nel mese di ottobre, piace
segnalare quello del 19 ottobre 2013, proveniente da
Spoleto, dove la devozione mariano-lauretana è particolarmente sentita, anche per la presenza nella città di una
monumentale chiesa dedicata alla Vergine Lauretana,
restaurata di recente e molto frequentata dai fedeli. Dopo
la celebrazione della messa in basilica, è stata presentata
una statua della Madonna di Loreto, magistralmente
dipinta a oro zecchino nella veste e a squisito colore
azzurro nel manto dall’artista spoletina Cristina Bonucci
che l’ha donata a p. Marcello Montanari, segretario della
Congregazione Universale, il quale aveva dettato all’artista i colori della statua originale della Madonna di
Loreto.
Loreto nel Distretto Culturale Evoluto delle Marche
- L’Assessorato alla Cultura della Regione Marche, presieduto da Pietro Marcolini, considerando la cultura
come nuova forma di impresa, nella seconda metà di
ottobre 2013 ha reso noto il progetto di un «Distretto
Culturale Evoluto». In esso, ovviamente, è inserita
Loreto, dato che il suo celeberrimo santuario non è solo
primariamente un polo internazionale di devozione
In memoria di padre
Virgilio Gabrielli (1916-2013)
I
l 17 novembre, presso l’Infermeria dei cappuccini di Macerata, è passato al Signore, alla veneranda età di 97 anni, padre Virgilio Gabrielli,
il quale è stato penitenziere nel santuario di Loreto dal 1979 al 2009, diventando guida spirituale di numerosi sacerdoti, religiosi e religiose, nonché di
innumerevoli laici. Si è distinto anche per un’encomiabile premura verso i
poveri e i malati che visitava spesso nell’ospedale e a domicilio. Ha aiutato,
anche materialmente, molte persone bisognose. Lieto e amabile, si è attirata
la simpatia dei pellegrini anche per le sue piacevoli battute. Merita di essere
ricordato anche perché, negli anni Ottanta del secolo scorso, è stato collaboratore di questa rivista con articoli di carattere storico e artistico, raccolti poi
nel volume intitolato: «Frammenti di storia e di arte», Loreto 1989, pagine
220. La sua memoria resta in benedizione.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
mariana, ma anche un contenitore eccezionale di opere
d’arte, tanto da configurarsi insieme a Urbino una piccola capitale dell’arte soprattutto rinascimentale. Loreto
entra nel «cluster» marchigiano della «meditazione e
della spiritualità», in previsione della strutturazione di
un sistema di accoglienza e di fruizione dell’intero tracciato.
Affidamento alla Madonna dei Laboratoranti nel sì
- Domenica 27 ottobre 2013 un gruppo di circa 30 membri dell’Associazione ecclesiale Laboratoranti nel sì si è
ritrovato a Loreto presso la propria sede in Via Sisto V
per il periodico incontro di preghiera e formazione.
Numerosi altri membri, lontani per sede, erano in comunione spirituale con quelli convenuti nella città mariana.
In mattinata, nella Sala del Pomarancio, hanno celebrato
l’annuale rinnovo dell’atto di Affidamento alla Vergine
di Loreto, loro patrona ed ispiratrice, con gli impegni
personali e del gruppo: castità nelle intenzioni, povertà
nell’esercizio del potere, obbedienza ai veri bisogni dei
poveri. Il «padrino spirituale» del gruppo padre Giuseppe
Santarelli, era presente con il moderatore generale Paolo
Giovanni Monformoso.
Messa annuale al Cimitero Polacco - Il 2 novembre
2013, nel Cimitero Polacco di Loreto è stata celebrata da
un sacerdote polacco una santa messa in suffragio delle
anime dei soldati polacchi, caduti durante il secondo
conflitto mondiale sulla linea Pescara - Rimini (Armata
Anders 1944-1945). Erano presenti i rappresentanti
dell’Ambasciata Polacca a Roma. Dopo la messa ha
avuto luogo la «Resa degli onori» e la deposizione delle
corone sulle tombe dei caduti.
Incontro di «Studia Picena» - La prestigiosa rivista
marchigiana di storia e cultura ha tenuto a Loreto l’annuale Giornata di studio il 9 novembre 2013, alla quale
sono intervenuti numerosi studiosi della regione.
L’arcivescovo Tonucci ha porto loro il saluto manifestando la stima per il loro impegno nella ricerca storica e
nella promozione della cultura marchigiana, sul solco
della tradizione cristiana. Dopo il saluto del direttore
della rivista, padre Giuseppe Avarucci, cappuccino,
hanno tenuto due solide relazioni la prof.ssa Donatella
Fioretti dell’Università di Macerata su «Fermo tra rivoluzione e reazione: il processo ai giacobini nel 1799», e don
Ugo Paoli con la prof.ssa Manuela Morosin su «Bolle
papali nell’Archivio storico della Congregazione silvestrina». E’ seguito un interessante dibattito.
Uno studio del Monelli sulla cattedrale di
Sant’Albano - Durante l’incontro di «Studia Picena» è
stato presentato il relativo volume n° LXXVIII, 2013, nel
quale, alle pp. 26-42, si legge il sostanzioso articolo
dell’ing. arch. Nanni Monelli, notissimo studioso del
santuario di Loreto, il quale ha trattato il seguente argomento: «Esame dell’architettura per una rilettura della
cattedrale di Sant’Albano Hertfords – Inghilterra», con
riferimenti anche alla Santa Casa di Nazaret. Dopo avere
analizzato il jubé - una struttura a forma di baldacchino
con colonne e tetto - presente nella cattedrale di
Sant’Albano, l’autore così conclude: «Da questa analisi
appare concreta la possibilità di dover considerare lo
spazio posto ad oriente dello screen come vero jubè,
riproposizione in Inghilterra dello spazio nazaretano
della Camera della Madonna, come luogo santo nazaretano, anche se oggi è nelle Marche in Italia. Tale è la
ragionevole conclusione di questa analisi che evidenzia
nella spiritualità una forte espressione di fede nella
Madre di Dio, così come avvenuto a Walsingham nel
Norfolk» (p. 42).
37
CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI A LORETO
24-28 febbraio 2014
Predicatore: PADRE ALBERTO VALENTINI, monfortano, biblista.
Tema: «Maria di Nazaret, serva e madre della Parola,
immagine del credente. Un itinerario biblico».
Gli Esercizi iniziano alle ore 16 del 24 e terminano alle ore 13 del 28.
Per informazioni: tel. 071.970104 - Fax 071. 9747176 - e-mail: [email protected]
PUBBLICAZIONI
promosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa
di Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104
IL LIBRO DEL MESE
Ludovico Seitz
e la Cappella Tedesca a Loreto
A cura di M. Apa e di G. Santarelli.
Pagine 470, numerosissime e scelte illustrazioni a
colori e in bianco e nero. Rilegatura in cartonato.
•Narra la storia del concorso vinto da Ludovico Seitz e della
decorazione della Cappella absidale più ampia della basilica
(1892-1902)
•Ripercorre l’itinerario artistico del grande pittore italo-tedesco
•Ricostruisce l’ambiente storico-artistico tra Otto e Novecento
•Illustra il mirabile piano iconografico che esalta la vita e le
virtù della Madonna
•Pubblica i documenti d’archivio e i principali testi letterari
relativi all’argomento
TESTI SPIRITUALI
I prezzi indicati non comprendono la spedizione postale
Il Santuario di Loreto nella pa­rola di
Giovanni Pao­lo II e del car­dinale Jo­
seph Ratzinger ora Be­­ne­detto XVI, pp.
288, fo­to a colori 140, copertina cartonata,  19,00.
AA.VV., I pellegrini alla Santa Ca­sa
di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992
pp. 268,  9,30.
G. Santarelli, La Santa Casa di Lo­reto,
4ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111,  12,00.
M. E. Patrizi, Il mi­
stero della Sacra Sindone, Quaderni de «Il Mes­
sag­gio», n° 1, pp. 56, ill. a
colori 40,  4,00.
N. Monelli, La S. Casa a Loreto - La S. Casa a Nazareth, 2ª ediz., Loreto 1997, pp. 205,  10,35.
G. Tonucci, Le Donne
nella Bibbia.Pentateuco
e libri storici, pp. 124, con numerose illustrazioni a colori,  10,00
G. Santarelli, I graffiti nella Santa
Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, fotocolors 66,  15,00.
PUBBLICAZIONI VARIE
N. Alfieri - E. Forlani - F. Grimaldi, Contributi ar­cheo­
logici per la storia della S. Ca­sa, Loreto 1977, pp. 69, tavole 25,  2,60.
V. Salvoldi, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in
suo onore, Lo­reto 2010, pp. 224,  18,00.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
Luca da Monterado, Mons. Tom­maso
Gallucci, Lo­reto 1997, pp. 238,  12,00.
Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a
Lo­reto, Loreto 2008,
pp. 470, illustrazioni a
colori 331,  50,00.
G. Santarelli, Per­
so­
naggi d’autorità a
Loreto, Loreto 2010,
pp. 240,  35,00.
N. Monelli - G. Santarelli, La Ba­si­li­
ca di Loreto e la sua reliquia, Loreto
1999, pp. 195, illustrazioni 54,  12,90.
AA.VV., La Congregazione Uni­ver­sale della S. Ca­sa
Atti del convegno per il centenario, Loreto 1985, pp. 355,
 10,35.
N. Monelli, Architettore e architetture per la S. Ca­sa di Lo­reto, Loreto 2001,
pp. 160, illustrazioni 47,  9,00.
G. Ricci (sec. XV), Virginis Mariae Loretae Historia, Loreto 1987, pp. 160,  5,15.
N. Monelli, Prime architetture picene per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni
44,  15,00.
G. Santarelli, Gli affreschi della Sala
del Pomarancio a Loreto, Loreto 2010,
pp. 102,  20,00
M. Montanari - A.
Schiaroli, Santi e Beati a Loreto, Lo­
reto 2005, pp. 492, con numerose illustrazioni,  9,00.
N. Monelli - G. San­tarelli, L’Al­tare de­
gli Apostoli nella Santa Casa di Lo­reto,
Lo­­
reto 2012, pp. 102,
numerose il­lu­stra­zio­ni,
 8,00.
G. Santarelli,
Le Origini del Cri­stia­ne­simo nelle
Marche, Loreto 2009, 2ª ediz., pp. 430,
illustrazioni 39,  20,00.
G. Santarelli, Loreto nella storia e
nell’arte (formato grande), Ancona
1997, edizioni italiana, spa­
gnola, in­
glese, francese, te­desca, portoghese e
russa;  10,00.
G. Santarelli, L’arte a Loreto, edizioni Aniballi, An­cona, 2ª edi­zione
2005, pp. 406, ill. a colori 375; in brossura  50
G. Santarelli, Loreto - Guida storica e
artistica, An­co­na 1996, edizioni italiana,
spa­gnola, in­glese, fran­cese, tedesca e portoghese;  5,00.
G. Santarelli, Guida illustrata in po­
lacco, 1992,  10,00.
G. Santarelli, Tradizioni e Leg­
gende
Laure­tane, Lo­reto 2007, pp. 190, illustrazioni 45,  6,00.
N. Monelli - G. Santarelli,
Le Fortificazioni di Loreto,
Loreto 2010 pp. 150, ill. 50, 
15,00.
N. Monelli - G. Santarelli,
Loreto Palazzo Apostolico, Lo­reto 2012,
pp. 198, illustrazioni 185,  15,00.
P. Cavatorti, Le guarigioni a Lo­
reto, Loreto
2001, pp. 152,  2,60.
C. Zeppa, Diario di una
miracolata a Loreto, Lo­reto
2007, pp. 48,  3,00.
Pagelline con rosario e con
preghiere lauretane -  0,20.
Cd “Canti lauretani” (con libretto) -  8,00.
Dvd “Lo­­­re­to - Fede
Sto­ria Ar­te” -  12,00.
(in undici lingue)
B. Anselmi, G. Via­bi­le, Sal­mi Re­spon­so­
riali, An­­no B e C, pp.
120 -  25,00 cad.
Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno
forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nel
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saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubblicazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali da­ti po­tranno
essere esercita­ti i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto
interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.
IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Gennaio 2014
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CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
Fondata nel 1883, ha le seguenti finalità:
•Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Ma­donna e la sua Santa
Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’An­nunciazione
e l’Incarnazione;
Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;
Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita
della S. Famiglia, le feste della Madonna.
•
•
L’ISCRIZIONE alla Congregazione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue
finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8 nel santuario (Messe
Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).
NORME PER L’ISCRIZIONE
• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e
famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.
• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.
• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.
• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie
Lauretane.
La
• quota d’iscrizione è di  10,00 (per l’iscrizione individuale) o di  16,00 (per l’iscrizione di più persone
o di una famiglia).
La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita
del santuario e funge da collegamento con gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni
sulla storia della S. Casa e del santuario. Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione
Universale può chiedere di far parte del gruppo degli AMICI DELLA SACRA FAMIGLIA che riunisce gli Zelatori e le
Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per
l’invio di corrispondenza e di offerte servirsi del seguente indirizzo:
DELEGAZIONE PONTIFICIA - CONGREGAZIONE UNIVERSALE DELLA SANTA CASA
60025 Loreto (AN), Italia - Tel. 071.970104 - Fax 071.9747176 - C.C.P. n. 311605
MESSE PERPETUE
Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa.
Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue:
cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8.
Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta  10,00)
Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta  16,00)
Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a:
Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)
oppure tramite bonifico bancario:
Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3A
oppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.it
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Chi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito tramite
lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.
Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176 Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]
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MSG Gennaio 2014