POLITICHE PER LE DISABILITÀ NEWS
PERIODICO TELEMATICO A
CURA DELL'UFFICIO POLITICHE
PER LE DISABILITÀ CGIL
CORSO D'ITALIA, 25
00198 ROMA
E-MAIL
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NUMERO 8 - 2015
Chiuso in redazione il 30/10/2015
*Copia ad uso interno
NOTIZIE PRINCIPALI
EVENTI
“VITE DA SCARTO", CAMUSSO: "DISABILI CONSIDERATI SOLO
MANIFESTAZIONE CON PRESIDIO
COME COSTO" – Pag. 9
11 NOVEMBRE 2015
9.30 – 13.30
DISABILI: IERI COME OGGI, "VITE DA SCARTO". CGIL: SEMPRE PIÙ
DISCRIMINATI – Pag. 10
PIAZZA MONTECITORIO
Coordinamento di associazioni
contro il Jobs Act e la chiamata
nominativa
Pag. 36
NOTIZIE
LAVORO:
DA PAG. 4
SCUOLA:
DA PAG. 12
WELFARE:
DA PAG. 22
DAL TERRITORIO
DA PAG. 24
INTERNAZIONALE:
DA PAG. 28
VARIE
DA PAG. 33
1
INDICE
LAVORO
"NON C'È RISPARMIO CHE POSSA GIUSTIFICARE UN MORTO SUL LAVORO"
4
LICENZIAMENTI PER DISABILITÀ O PER COLPA DELLA CRISI?
6
DISABILITÀ E DISCRIMINAZIONE TRA PASSATO E PRESENTE
7
"VITE DA SCARTO", CAMUSSO: "DISABILI CONSIDERATI SOLO COME COSTO"
9
DISABILI: IERI COME OGGI, "VITE DA SCARTO". CGIL: SEMPRE PIÙ DISCRIMINATI
10
QUANTI SONO GLI STRANIERI DISABILI? DATI SOLO SU SCUOLA E LAVORO
11
SCUOLA
PAGINA
CHI PULISCE GLI ALUNNI DISABILI? TRA EMERGENZE E INCLUSIONE FAI DA TE
12
LA "BUONA SCUOLA" NON RISPETTA LA LEGGE 68. ALMENO FINORA
14
BIMBA RITIRATA DAL NIDO PERCHÉ L’AUSILIARIA È DOWN. AIPD: "ATTO
DISCRIMINATORIO"
15
BIMBA RITIRATA DALL’ASILO, SI DIMETTE IL VICE PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI
MEDICI DI FERRARA
17
ALUNNI DISABILI: LA TOPPA DEL GOVERNO COPRE APPENA IL 26% DEL BISOGNO
18
RIPARTO DEL FONDO PER L'ASSISTENZA AGLI ALUNNI DISABILI: ECCO IL DECRETO
20
L’ASSISTENZA IGIENICA A SCUOLA È DOVUTA, SENZA SE E SENZA MA
21
WELFARE
SINDROME DI DOWN, GIORNATA NAZIONALE: “AUTONOMIA SIGNIFICA FUTURO”
2
PAGINA
22
DAL TERRITORIO
PREVENZIONE ALLA CECITÀ CON I CANI GUIDA
24
QUANDO L'AUTONOMIA È POSSIBILE: LA CASA DOVE 14 DISABILI VIVONO DA SOLI
25
FIRENZE, DISABILI IN SCIOPERO DELLA FAME SOTTO IL PALAZZO DELLA REGIONE
26
LAZIO, DISABILI RIFIUTATI DAI CENTRI DIURNI, IMPROTA: "RACCOGLIAMO
SEGNALAZIONI"
27
INTERNAZIONALE
PAGINA
SALVIAMO I LAVORATORI DISABILI DEL BELGIO
28
ECCO A CHI CHIEDERE AIUTO SE VIOLANO I VOSTRI DIRITTI
29
A MALTA NASCE LA PRIMA CASA PER DISABILI INTELLETTIVI
30
COSÌ I POLIZIOTTI SPAGNOLI EVITANO MALINTESI COI SORDI
31
VARIE
PAGINA
STRETTA SUGLI ESAMI, MALATI RARI: GRAVI CONSEGUENZE SULLA DIAGNOSI
33
DISABILITÀ E VIOLENZA SULLE DONNE
35
3
LAVORO
"NON C'È RISPARMIO CHE POSSA GIUSTIFICARE UN MORTO SUL LAVORO"
Alla commemorazione della 65a Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro si
discute di riforma Isee, danno biologico, prevenzione e reinserimento lavorativo, mentre i dati
indicano una preoccupante inversione di tendenza. "I 1.488 morti per malattia professionale non
hanno la giusta attenzione mediatica"
ROMA - "Cos'ha più valore, la vita di un uomo o un pezzo prodotto in più al giorno?". La domanda
di Andrea Lanari, che ha perso entrambe le mani in una pressa senza sistemi di sicurezza, scuote la
platea. La sua è la prima testimonianza nella commemorazione della 65° Giornata Nazionale per le
vittime degli incidenti sul lavoro. Racconta di aver pensato di farla finita, ma di aver reagito
pensando alla moglie e ai figli, e di essersi fatto legare le braccia con del cavo elettrico per fermare
l'emorragia, mentre il titolare dell'azienda, da cui non riceveva lo stipendio da quattro mesi, correva
su e giù per lo stabilimento nel panico. Nei primi otto mesi del 2015 ci sono stati 100 morti in più
che nello stesso periodo del 2014, invertendo una tendenza positiva che andava avanti da dieci anni.
"Non c'è risparmio che possa giustificare un solo morto - risponde il presidente Anmil Franco
Bettoni, che sottolinea quanto i dati siano preoccupanti, in una crisi economica che ha fiaccato il
tessuto sociale, e in cui i 1.488 morti per malattia professionale non hanno la giusta attenzione
mediatica. "Non è accettabile l'idea che dato che c'è la crisi bisogna chiudere un occhio - rimarca il
presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, che ha redatto, quando era
ministro, il testo unico sul lavoro -, e che bisogna già ringraziare di averlo, un lavoro. Non è vero
che datore di lavoro e lavoratore sono sulla stessa barca, se non in aziende piccolissime. Questi dati
sono un campanello di allarme, perché il calo di questi anni era dovuto anche alla diminuzione di
ore lavorate per la crisi".
Il Presidente dell'Inail, Massimo De Felice, mette in guardia sulla lettura dei dati istantanei, che
sono ancora da verificare, e potrebbero portare a un sostanziale pareggio rispetto allo scorso anno.
Pone invece l'attenzione sull'estrema differenza fra regioni italiane nelle denunce per malattie
professionali, in cui Emilia e Toscana hanno numeri maggiori di altre tre insieme. Ricorda la mole
di opere realizzate, in collaborazione con più importanti centri medici, con la Rete di Alta
Tecnologia frutto della collaborazione tra il Centro Protesi INAIL di Budrio, l'Istituto di Alta
Tecnologia e l'Istituto Sant'Anna di Pisa che hanno realizzato l'esoscheletro robotico, la protesi per
la mano bionica, la protesi facciale. "Altre riduzioni economiche inciderebbero però sull'attività
dell'Istituto", avverte esprimendo preoccupazione, come nell'anno precedente per il bilancio 2015,
laddove dovessero esserci ulteriori riduzioni a carico dei conti INAIL che "andrebbero a penalizzare
gli obiettivi che l'Istituto vuole portare avanti".
C'è un tema che attraversa tutti gli interventi: la necessità di modificare la riforma dell'Isee, che ha
previsto l'inserimento della rendita Inail nella dichiarazione dei redditi. Con le manifestazioni di
oggi Anmil conta di raggiungere le 100 mila firme per la sostenere la petizione ai Presidenti della
Camera e del Senato, mentre si attende per il 3 dicembre prossimo ("La giornata della disabilità",
ricorda Bettoni) la sentenza del Consiglio di Stato in merito. "Siamo diventati ricchi per la nostra
disabilità, è una cosa assurda - tuona il presidente di Anmil -, dovrebbero riconoscere la natura
risarcitoria di questo contributo".
Un altro aspetto fortemente critico è il reinserimento lavorativo per le persone che hanno subito un
4
infortunio sul lavoro, importante sia sul piano pratico ed economico che su quello della dignità
personale: "Torni al lavoro, ma non sei idoneo alla mansione, e finisci per essere licenziato per
giustificato motivo - sintetizza Bettoni -. L'unica soluzione è una riqualificazione che permetta di
trovare un altro lavoro". Spiega che per ogni quattro disabili iscritti alle liste di collocamento, uno
trova lavoro, ma che se si calcola sui disoccupati in generale, la proporzione diventa di uno ogni 36.
L'altro elemento critico viene spiegato dal presidente del Civ Inail, Francesco Rampi: "Le fasi per il
nuovo Inail si poggiano sulla prevenzione, le tre 'R', ricerca, riabilitazione e reinserimento, ma
anche sull'indennizzo: bisogna riallineare le rendite per il danno biologico in modo automatico,
come tutte le altre prestazioni sociali, anziché provvedere a stanziamenti straordinari".
Serenella Fucksia, segretaria della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato,
ricorda come sia cambiata la legislazione sulla sicurezza sul lavoro, dal ruolo puramente
sanzionatorio a quello proattivo con la legge 626 e poi il testo unico, il decreto legislativo 81/08, e
l'inserimento dell'Anmil nella Commissione permanente. "Sono cambiate le figure, dal medico
competente al tecnico per la valutazione di rischio. Bisogna accertare l'esposizione ai cancerogeni,
si parla molto di amianto, che dà le sue conseguenze ad anni di distanza, ma è più difficile verificare
il rapporto di causa ed effetto sulle sostanze mutagene di oggi, considerati anche i continui cambi
nel mondo del lavoro di oggi. Bisogna però capire che investire in sicurezza non è una perdita
economica. D'altro canto, nei vari sopralluoghi da noi effettuati, abbiamo visto come i corsi Hccp a
Expo siano fatti adesso, in chiusura".
Chiude l'incontro Franca Biondelli, sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali, che porta i saluti del ministro Poletti, come sono arrivati quelli del presidente della
Repubblica, del ministro della salute, del viceministro alla Giustizia, del presidente della
Commissione Lavoro del Senato. Ricorda l'importanza del coordinamento fra istituzioni, imprese e
lavoratori per realizzare una prevenzione efficace, rimanda alla sentenza del consiglio di Stato per la
questione Isee, pur rimarcando le proprie critiche già in altri tempi, e annuncia l'incremento di due
milioni e 326 mila euro per il fondo di assistenza alle vittime sul lavoro.
Fra i tanti messaggi arrivati al convegno Anmil, anche quello del presidente della Repubblica Sergio
Mattarella, che esprime "vivo apprezzamento per il prezioso contributo volto alla diffusione di una
comune cultura della prevenzione e della sicurezza" e auspica che "il rinnovato impegno
contribuisca a rafforzare le strategie per assicurare livelli sempre più alti di tutela". (Elena Filicori)
(11 ottobre 2015)
Fonte: Superabile.it
5
LICENZIAMENTI PER DISABILITÀ O PER COLPA DELLA CRISI?
Merita senz’altro la massima attenzione e rapide verifiche l’inquietante notizia apparsa sulle
testate locali bresciane, riguardante una denuncia dell’organizzazione sindacale FIOM, che ha
anche indetto per questo una giornata di sciopero, secondo la quale l’azienda Rothe Erde –
Metallurgica Rossi avrebbe licenziato cinque dei propri otto dipendenti con disabilità proprio a
causa della loro disabilità. Secondo i vertici dell’azienda, invece, si tratterebbe di licenziamenti
dovuti esclusivamente alla crisi
Merita senz’altro la massima attenzione e rapide verifiche una notizia di una decina di giorni fa,
apparsa purtroppo quasi esclusivamente sulle testate locali bresciane, riguardante la denuncia
dell’organizzazione sindacale FIOM, secondo la quale l’azienda Rothe Erde – Metallurgica Rossi,
produttrice di cuscinetti volventi e componente del noto Gruppo ThyssenKrupp, con stabilimento a
Visano (Brescia), avrebbe licenziato ben cinque dei propri otto dipendenti con disabilità proprio a
causa della stessa disabilità.
«Siamo molto preoccupati – ha dichiarato alla testata “Bresciatoday” Nafouti Chafik della FIOM –
per l’accanimento mostrato dall’azienda nei confronti del personale disabile. Siamo di fronte a un
caso di licenziamenti illegittimi e di discriminazione. Già nel 2013 i lavoratori assunti in
collocazione protetta [come da Legge 68/99, N.d.R.] erano in numero inferiore rispetto a quanto
stabilito dalla legge, avrebbero dovuto essere 9 e non 8. In quell’occasione la ditta aveva
sentenziato che costava meno pagare la penale, piuttosto che pagare un disabile. Ad aprile di
quest’anno, quando ci siamo seduti al tavolo per firmare il contratto di solidarietà, i vertici
dell’azienda hanno dichiarato ufficialmente che non volevano avere persone con problemi fisici
perché non si occupano di assistenza sociale. Chi è rimasto a casa aveva una disabilità superiore al
50%, ma è sempre riuscito a svolgere le mansioni assegnate».
Completamente diversa la versione della vicenda fornita dai responsabili dell’azienda, secondo i
quali i licenziamenti si dovrebbero alla crisi e al processo di riorganizzazione aziendale messo in
atto per tentare di salvare il sito produttivo. «Non si tratta di accanimento nei confronti dei disabili –
dichiara infatti Alberto Guizzetti, responsabile amministrativo e finanziario di Rothe Erde –
Metallurgica Rossi – ma del fatto che per salvare l’azienda abbiamo dovuto esternalizzare alcuni
servizi e sopprimere alcune attività, come quella di portineria e di pulizia e il magazzino. Nella
maggior parte dei casi il personale disabile era occupato in tali mansioni». Guizzetti precisa inoltre
che «due dei dipendenti con problemi fisici sono andati in pensione e con gli altri due abbiamo
trovato degli accordi per la ricollocazione all’esterno. Solo nell’ultimo caso non siamo riusciti a
trovare un accordo. Non abbiamo nessuna preclusione nei confronti dei disabili, ma non possiamo
inventarci delle mansioni ad hoc per loro». Sicuro, dottor Guizzetti? Ci torna in mente a tal
proposito l’articolo 2, quello sul Collocamento mirato della citata Legge 68/99, che recita: «Per
collocamento mirato dei disabili si intende quella serie di strumenti tecnici e di supporto che
permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di
inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e
soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui
luoghi quotidiani di lavoro e di relazione». Chissà, forse non c’è stretta attinenza, eppure…
Per il momento registriamo comunque che sulla questione – in ogni caso inquietante – la FIOM ha
anche indetto una giornata di sciopero l’8 ottobre scorso. (S.B.)
(21 ottobre 2015)
Fonte: Superando.it
6
DISABILITÀ E DISCRIMINAZIONE TRA PASSATO E PRESENTE
Ovvero “Vite da scarto”, rispettivamente sottotitolo e titolo di un importante convegno promosso
per il 28 ottobre a Roma dalla CGIL, incontro voluto per ricordare, a settant’anni dalla liberazione
del campo di sterminio di Auschwitz, il passato legato allo sterminio di tante persone con
disabilità, negli Anni Trenta in Germania e durante la seconda guerra mondiale, noto anche come
“primo Olocausto”, ma anche severo monito per un presente e un futuro in cui si eviti di
perseverare su certe tragiche strade
«A 70 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, che ha visto il massacro di vite
umane innocenti solo per la loro appartenenza a minoranze etniche, religiose o politiche, è
necessario porre nuovamente attenzione al programma di sterminio delle persone con disabilità».
Lo si legge nella presentazione dell’importante convegno promosso per il 28 ottobre dalla CGIL,
presso la propria sede di Roma (Sala Santi, Corso Italia, 25, ore 9.30-13), intitolato Vite da scarto.
Disabilità e discriminazione tra passato e presente.
Esso prenderà segnatamente le mosse da quello che è stato definito anche come “il primo
Olocausto” e che durante il regime nazista in Germania e la seconda guerra mondiale portò allo
sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità. Un tema – come ben sanno coloro che
frequentano regolarmente la nostra testata – cui dedichiamo spazio ormai da molti anni e sul quale
suggeriamo, oltre ai testi indicati nell’elenco in alto a destra, soprattutto la lettura dell’ampio
approfondimento curato a suo tempo da Stefania Delendati.
Ma non sarà certo solo “passato”, durante l’incontro del 28 ottobre, come suggerisce lo stesso titolo
scelto per il convegno, dal momento che, come ricordano gli organizzatori, «oggi, come ieri, si
persevera in un atteggiamento culturale, professionale e lavorativo di segregazione delle persone
con disabilità.
Lo confermano, purtroppo, dati recenti, soprattutto in àmbito lavorativo, con l’altissimo tasso di
disoccupazione delle persone con disabilità e in particolare delle donne, ancor più discriminate.
Questo convegno, dunque, vuole rappresentare un momento di scambio e riflessione, a 70 anni dalla
Liberazione, per ricordare una pagina drammatica di quell’epoca, che ha visto eccidi e stermini di
uomini e donne, perché diversi, e per evitare che si perseveri su errori simili».
Dopo i saluti di Lorenzo Mazzoli, presidente della Sezione Adele Bei dell’ANPI (Associazione
Nazionale Partigiani d’Italia) e Marco Rossi Doria, assessore alle Politiche della Memoria del
Comune di Roma, l’incontro sarà introdotto da Nina Daita, responsabile nazionale delle Politiche
per le Disabilità della CGIL e coordinato dal giornalista Giovanni Anversa, responsabile per
l’Attualità di Rai 3.
Interverranno quindi Marcello Pezzetti, storico della Shoah (Inquadramento storico della Shoah e
la soluzione finale dei disabili); Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita
Indipendente), da molti anni impegnata su questi temi, “firma” spesso presente anche sulle pagine
di «Superando.it» e recentemente vincitrice del Premio Italia Diritti Umani 2015 (Vite indegne: il
piano “Aktion T4” e lo sterminio dei disabili); Elena Improta, presidente dell’Associazione Oltre lo
sguardo (Oltre lo sguardo); Stefano Onnis, antropologo, “anima” della Casa Museo dello Sguardo
sulla Disabilità di Roma, oltreché fondatore e leader del gruppo musicale dei Disabilié, composto da
operatori e utenti con disabilità intellettiva del SAISH (Servizio per l’Autonomia e l’Integrazione
Sociale della Persona Disabile) del Comune di Roma (Se questa è un’inclusione. Stigma e nuda vita
nei servizi alla persona con disabilità); Daniela Pavoncello e Amedeo Spagnolo, ricercatori
dell’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo e la Formazione Professionale dei Lavoratori) (Le barriere
all’inclusione sociale); Ileana Argentin, deputata, componente della XII Commissione Affari Sociali
alla Camera (Giustizia sociale e politiche d’intervento per le persone con disabilità).
7
Le conclusioni saranno affidate a Susanna Camusso, segretario Generale della CGIL. (S.B.)
(26 ottobre 2015)
Fonte: Superando.it
8
"VITE DA SCARTO", CAMUSSO: "DISABILI CONSIDERATI SOLO COME COSTO"
Al convegno "Vite da scarto, disabilità e discriminazione tra passato e presente", organizzato dalla
Cgil, intervengono il segretario della Cgil e la deputata Pd Ileana Argentin. "Essere disabili non è
una colpa: il governo deve attuare politiche di inclusione"
ROMA - "Guardare al passato ci aiuta a vedere gli errori e le mancanze del presente". Susanna
Camusso, segretario generale Cgil, è intervenuta questa mattina al convegno "Vite da scarto,
disabilità e discriminazione tra passato e presente" per ricordare i disabili uccisi dai nazisti durante
la seconda guerra mondiale. "Ancora oggi nel mondo si ripropongono i metodi che hanno causato i
più grandi orrori della storia, ma non ci indigniamo più", ha dichiarato. "Ci sono due modi per
affrontare tutto questo: o adattarsi allo spazio che si restringe o contrastare questa logica. Essere
disabili non è una colpa: il Governo deve attuare politiche di inclusione. Dobbiamo ricordarci che la
diversità non è un limite ma una straordinaria ricchezza. Chi ha qualche forma di disabilità, invece,
è visto come un costo da cui l'impresa deve liberarsi".
Per Camusso stiamo assistendo ad una riduzione dei diritti nel campo della sanità, dell'istruzione e
del lavoro. "Un paese se vuole stare tra i grandi del mondo deve investire nella scuola. Lo stesso
vale per la sanità: Il 41 per cento delle famiglie rinuncia a curarsi. La cura dei denti tornerà ad
essere un segno distintivo del ceto sociale. Stiamo indebitando le generazioni future".
All'evento è intervenuta anche Ileana Argentin, membro della Commissione Affari Sociali alla
Camera dei Deputati: "La politica è sempre meno attenta al disagio", ha spiegato. "Le diversità sono
un patrimonio e non un limite. Dire che tutti sono uguali significa creare un calderone generale in
cui non esistono differenze. Il disabile non è più considerato una persona ma un numero. I nostri
diritti non devono essere rivendicati sulla base di un capitolo di bilancio".
Secondo Argentin, "bisogna iniziare a riconoscere le minoranze perché danno forza al nostro Paese.
La conoscenza del mondo che ha chi vive su una sedia a rotelle può arricchire gli altri. Non
possiamo permetterci di non ascoltare chi vive la sofferenza della negazione dei diritti". La deputata
ha poi espresso critiche nei confronti di alcune associazioni e del Governo: "Non si può fare una
legge sull'autismo e scrivere nell'ultimo capitolo che non ci sono i soldi. Questo è un insulto. Le
associazioni hanno dato il via libera a tutto questo, ma noi non possiamo permetterci di dare voce a
chi non la dà agli ultimi. Lo stesso è avvenuto per l'Isee, accettato dalle grandi federazioni".
"Nel Jobs Act", ha continuato Argentin, "troviamo la negazione del debole: i disabili vengono visti
come un costo aggiuntivo per l'impresa. Ho parlato con Renzi e gli ho detto che sono d'accordo sul
fatto che un imprenditore non si deve sobbarcare del carico di installare bagni o scivoli, ma si deve
smettere di pensare che non siamo produttivi. La disabilità non deve creare disoccupati di serie b.
Noi rivendichiamo pari opportunità. Io sono una persona felice anche se non posso andare al bagno
da sola. Sono diventata deputata perché ho studiato e mi sono impegnata ma anche perché al partito
serviva una handicappata e se posso sfruttare la mia condizione per fare qualcosa di buono, ben
venga".
(28 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
9
DISABILI: IERI
DISCRIMINATI
COME OGGI, "VITE DA SCARTO". CGIL: SEMPRE PIÙ
La Cgil ricorda i disabili uccisi durante la seconda guerra mondiale: una riflessione che parte da
lontano per discutere sulla condizione attuale di chi ha una forma di disabilità. Nina Daita
(Politiche per la disabilità, Cgil) “La storia passata narra di eccidi, quella presente di
diseguaglianze sociali”
ROMA - A 70 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, la Cgil ha voluto
ricordare tutte le persone uccise durante la seconda guerra mondiale perché disabili. “Oggi, come
ieri, si persevera in un atteggiamento culturale, professionale e lavorativo di segregazione di chi ha
degli handicap”, afferma Nina Daita, responsabile nazione Politiche per le Disabilità Cgil, nel corso
del convegno "Vite da scarto". “La giornata di oggi non vuole essere un momento commemorativo
ma una riflessione sulla disabilità di oggi. La storia passata narra di eccidi, quella presente di
diseguaglianze sociali”. Ad essere maggiormente discriminate sono le donne disabili: solo 4 su 10
hanno un posto di lavoro. “Sembra che la loro vita valga un po’ meno di quella dei normodotati”,
continua Daita. Minori e adulti disabili furono le prime cavie degli orrori nazisti. Anche se non si
dispongono di dati certi, si stima che furono circa 375.000 le persone sterilizzate perché affette da
malattie ereditarie, vale a dire lo 0,5% della popolazione tedesca. Agli adulti disabili era riservato
invece il Aktion T4, progetto che deve il nome a Tiergarten Strabe, la via di Berlino dove aveva
sede la Cancelleria del Reich e degli Enti responsabili della sua attuazione: i pazienti venivano
rinchiusi in case di cura e poi uccisi. In totale il numero delle vittime furono 200.000. “Nella
tragedia di tutti si ritrova la storia di ognuno. Sono stati uccisi perché erano un costo per la società.
Il passato può ritornare se non si costruisce un futuro a memoria del male. La politica ha il compito
di difendere l’equità. Non capiamo perché si tagliano sempre le risorse a chi è più povero. In questo
modo si crea una società di diseguali: nella riforma del Jobs Act le aziende possono scegliere il
disabile migliore come nell’agricoltura i caporali chiamano a lavorare nei campi i migranti più forti
e rifiutano gli altri. Ci batteremo perché tutto questo venga rivisto. Le nostre vite non sono vite da
scarto, indegne”, continua Daita. Durante l’evento è intervenuta anche Elena Improta, presidente
associazione “Oltre lo sguardo” e madre di un giovane tetraplegico: “Le persone gravemente
disabili non hanno neanche più il diritto di entrare nei centri diurni perché sono considerati ad alto
carico assistenziale. Noi genitori siamo contenti di averli a casa ma vogliamo per loro di più: non
solo il diritto al bere o al mangiare, ma quello di essere incluso in un progetto di vita. Per ottenere
questo, oggi siamo costretti ad urlare, a fare scioperi della fame, anche a perdere la propria dignità e
giornate di lavoro. Ledere il diritto di un figlio disabile vuol dire anche ledere anche quelli della sua
mamma. Bisogna superare l’idea che chi è disabile è un peso per la società”. Per Daita “cercare il
modo di debellare i pesi improduttivi, gli stranieri, gli ultimi non serve a nulla. Ci saremo sempre: il
nostro compito è proprio quello di aiutare i cosiddetti sani a trovare il giusto valore della vita. Nella
civilissima Danimarca è iniziata la campagna “Down free” per diventare entro il 2030 il primo
paese senza down. La politica, invece, deve insegnare la tolleranza”.
(28 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale.it
10
QUANTI SONO GLI STRANIERI DISABILI? DATI SOLO SU SCUOLA E LAVORO
Dossier Idos/Unar. Raddoppiati in 7 anni gli alunni stranieri disabili: 26.626 nell'anno 2013/2014.
Il 70% accolto in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna Lazio e Piemonte. Poco più di 13 mila gli
iscritti al collocamento obbligatorio. L'accesso ai servizi sociali
ROMA - Quante sono oggi le persone con disabilità di origine straniera in Italia? La domanda resta
senza risposta, poiché si tratta di un fenomeno che si conosce ancora poco. Lo sottolinea il Dossier
statistico immigrazione 2015 di Idos e Unar, presentato oggi a Roma. Gli unici dati sistematici
provengono dalla scuola, oltre ai dati Inps sui beneficiari di pensioni assistenziali.
Alunni disabili stranieri. Sono 26.626 nell'anno scolastico 2013/2014 nelle scuole statali e non
statali, di tutti gli ordini e gradi, più del doppio di quelli registrati nell'anno scolastico 2007/2008
(11.760): l'11,6% degli alunni con disabilità, il 3,3% di quelli stranieri. Lombardia, Veneto, Emilia
Romagna Lazio e Piemonte, da sole accolgono oltre il 70% di questi studenti, mentre Molise,
Basilicata, Valle d'Aosta, Sardegna e Calabria restano in fondo alla classifica. Nel Mezzogiorno
infatti, si registrano le percentuali più basse: dall'1,3% della Campania al 2,9% della Calabria.
"Emerge come gli strumenti oggi usati, sia sul piano diagnostico che didattico-pedagogico, non
tengano conto della dimensione multiculturale, della mancata o parziale conoscenza della lingua
italiana, di una limitata (o diversa) scolarizzazione nel paese d'origine, di stili di apprendimento
diversi da quelli tipicamente "occidentali". Il rischio è che ci si fermi a "una lettura prevalentemente
sanitaria". Alcune ricerche empiriche evidenziano la difficoltà di comunicazione e di
coinvolgimento delle famiglie migranti. Pesano le difficoltà linguistiche, la mancata traduzione di
documenti importanti, la difficoltà a comprendere il funzionamento del nostro sistema educativo e
dei servizi, l'approccio etnocentrico delle diverse figure professionali coinvolte, l'insufficienza di
spazi e occasioni per l'incontro e lo scambio, la difficoltà di far dialogare diverse concezioni di
disabilità e diversi modelli di presa in carico, la carenza di operatori esperti nei contesti
multiculturali. "Le famiglie migranti quasi sempre scelgono di stabilirsi in Italia per veder garantiti
sostegni e migliori servizi per i propri figli con disabilità. - sottolinea il rapporto - In queste famiglie
spesso migrazione, disabilità e povertà sono compresenti, perché convivono problemi di tipo
economico e la mancanza di una rete parentale e amicale cui fare riferimento". La scuola
rappresenta per queste famiglie un importante punto di riferimento e si trasforma in "un nodo di
accesso prioritario al complesso sistema dei servizi del territorio".
Lavoratori stranieri disabili. Gli iscritti agli elenchi provinciali del collocamento obbligatorio al
31 dicembre 2013 erano 13.108, l'1,9% del totale degli iscritti, un numero più che doppio rispetto al
2006 (4.370 iscritti). La distribuzione territoriale segue in linea generale quella relativa alla
presenza degli stranieri residenti nel nostro paese: oltre il 67,4% degli iscritti è al Nord, il 28,1% al
Centro e il 4,5% nel Mezzogiorno. Nel 2013 si sono registrati 643 avviamenti di cittadini non
comunitari con disabilità, pari al 3,5% degli avviamenti totali, nella maggioranza dei casi avvenuti
nel Nord-Est del paese (61,3%).
Accesso ai servizi sociali. L'unico dato certo di cui disponiamo è quello relativo agli ospiti delle
strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie, che, in linea con le informazioni fin qui
evidenziate, si riferisce per lo più ai minori, o meglio, ai servizi che se ne occupano: nel 2012 si
contavano 338 minori stranieri con disabilità e disturbi mentali (su 2.593, pari al 13,0%), 846 adulti
stranieri con disabilità e patologia psichiatrica (su 49.159, pari all'1,7%), 278 anziani stranieri non
autosufficienti (su 205.258, pari allo 0,1%).
(30 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
11
SCUOLA
CHI PULISCE GLI ALUNNI DISABILI? TRA EMERGENZE E INCLUSIONE FAI DA TE
I ragazzi si sporcano e non c'è nessuno a cui spetti provvedere; escono prima perché le ore di
sostegno non bastano e si dividono i pochi assistenti specialistici. I genitori si “tassano” per un
lettino. Cronache da una scuola con 156 iscritti con disabilità
ROMA – L'inclusione c'è, ma è “fai da te”: e si vede particolarmente bene all'istituto agrario Sereni
di Roma, frequentato da 156 ragazzi con disabilità, dove l'integrazione è la stella polare, ma in
mancanza di risorse strutturali adeguate, le soluzioni s'inventano “dal basso”. L'allarme era stato già
lanciato quest'estate dalla preside Patrizia Marini, che oggi dichiara lapidaria: “Siamo pieni di carta
assorbente”, per descrivere il lavoro di “tamponamento della emergenze” che si svolge ogni giorno,
tra le presidenza, la segreteria, i corridoi e le aule di una scuola che risente particolarmente di
alcune questioni in attesa di soluzione.
“Mia figlia sporca e bagnata: una barbarie”
Un esempio emblematico: il problema apparentemente insolubile dell'assistenza igienica, o
“materiale”, con una domanda che resta sempre senza risposta: a chi compete? A quanto pare, a
nessuno, visto che “giorni fa ho ripreso mia figlia a scuola, fradicia dalla testa ai piedi, sporca e
maleodorante. Ha 20 anni e mi è parsa una vera barbarie”, racconta Paola, mamma di una ragazza in
sedia a ruote. Non se la prende con la scuola, Paola, “insegnanti e dirigenti fanno di tutto per
tappare i buchi delle istituzioni”. Ma i buchi, evidentemente, sono troppi e, a volte, le toppe non
bastano. Torna allora la domanda: chi avrebbe dovuto pulire la figlia di Paola? Ci risponde la
preside: “Non spetta agli assistenti specialistici, ma neanche ai collaboratori scolastici, come i
sindacati non mancano di ricordare. Competerebbe a figure preposte ex articolo 7”, ovvero
collaboratori scolastici che abbiano frequentato un corso di formazione dedicato. “Ma sono anni che
questi corsi non si fanno – riferisce la preside – e se a scuola mancano gli articoli 7, non si sa
davvero come fare. Qui da noi il problema riguarda solo quattro ragazzi in sedia a ruote – precisa –
e cerchiamo ogni giorno di trovare soluzioni”.
La colletta per il lettino
E ci provano anche i genitori, cercando di rendere più agevole un lavoro che, in presenza di ragazzi
particolarmente corpulenti, può essere davvero faticoso. “Per alcuni di noi hanno fatto una colletta
per comprare un lettino elettrico, che renda semplice il trasferimento diretto dalla carrozzina –
racconta Paola – Abbiamo avuto una risposta eccezionale e in poco tempo siamo riusciti a
raccogliere i 950 euro necessari”. Inclusione “fai da te”, insomma, frutto di creatività e tanta buona
volontà. Quella che pare mancare alle istituzioni, che per ora non fanno che rimpallarsi le
responsabilità, tra regioni, province e governo. “Ieri abbiamo incontrato Gemma Azuni (consigliera
Città metropolitana di Roma, ndr) – riferisce la preside Marini – la quale ci ha detto che il problema
sono le risorse che non arrivano dalla regione.
Dalla regione 4,5 milioni, come lo scorso anno
Abbiamo allora chiesto lumi alla regione: il problema, dati alla mano, non dipende da qui, ma
bisogna “salire più in alto”. “Abbiamo confermato lo stesso stanziamento dell'anno scorso alle
province: 4.577.000 mila euro – ci risponde l'assessorato laziale alla Politiche sociali – Non solo:
mentre prima liquidavamo in ritardo, cioè a settembre inviavamo i pagamenti per l'anno precedente,
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ora viste le difficoltà delle province abbiamo anticipato: una prima tranche di 1.716.000 euro è in
pagamento in questi giorni, mentre il resto andrà in pagamento a gennaio e coprirà fino alla fine
dell'anno scolastico. Più di questo non potevamo e non possiamo fare: il vero problema sono i fondi
statali e i tagli che anche noi abbiamo subito”. Abbiamo chiesto spiegazioni sul tema anche al Miur
e contiamo che ci fornisca presto chiarimenti. Intanto, tornando all'istituto Sereni, punto
d'osservazione privilegiato, “in attesa di soluzioni strutturali, dal canto nostro cerchiamo intanto di
tamponare le emergenze dal basso. E l'8 ottobre riceveremo la Comunità europea per un progetto
sul sostegno. Perché a noi piace lavorare così”, conclude Marini. (cl)
(07 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
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LA "BUONA SCUOLA" NON RISPETTA LA LEGGE 68. ALMENO FINORA
Il piano straordinario di assunzioni dei docenti non ha finora tenuto conto appieno delle quote di
riserva previste dalla legge sul collocamento delle persone disabili. Dopo un incontro sul tema fra
le associazioni e il ministero arrivano le rassicurazioni: la situazione sarà sanata
ROMA - "Stiamo rispettando la legge 68/99 e garantisco che continueremo a farlo anche nella fase
C del piano straordinario di immissione in ruolo di docenti previsto dalla Buona Scuola": così in
una nota il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone, riferisce a seguito dell' incontro con una
delegazione della Fish. All'ordine del giorno, il problema sollevato dal Comitato di docenti disabili
"Riservistinruolo" e rilanciato da Anief sotto forma di denuncia e di ricorsi: il piano straordinario di
assunzioni della Buona Scuola - questo il nocciolo della questione - non ha tenuto finora conto delle
quote riservate previste dalla legge 68/99. Pertanto, ci si augura e ci si attende - questo l'appello del
comitato - che almeno nella fase C, ormai prossima, la legge sia rispettata. "Questa nota è la prima
comunicazione ufficiale del Miur su questa tema - commenta un portavoce del comitato - e già
questo ci rincuora, dandoci la speranza che il ministero faccia un passo indietro. Però si tratta di una
comunicazione molto vaga, che non dettaglia e per giunta contiene un'inesattezza: ‘stiamo
osservando' è un'espressione scorretta - osserva - Ribadiamo, dati alla mano, che in fase B le quote
riservate non sono state rispettate: è un'affermazione non opinabile ora che l'algoritmo è stato
pubblicato. Tecnicamente, per essere più precisi, dobbiamo dire che le riserve sono state considerate
come preferenze e non come riserve del posto". Perciò, quando Faraone afferma ‘stiamo rispettando
la legge 68/99', dice una cosa non vera. Ora, speriamo che il ministero abbia preso atto del
problema e ponga rimedio in fase C, adottando un algoritmo diverso". Ne è certo Vincenzo
Falabella, presidente di Fish, presente all'incontro: "Il ministero ci ha tranquillizzato rispetto a una
questione su cui abbiamo ricevuto molte segnalazioni negli ultimi tempi - riferisce - La quota di
riserva sarà rispettata, nei termini previsti dalla normativa nazionale: la preoccupazione resterà fino
alla pubblicazione della graduatoria della fase C, ma siamo fiduciosi che l'incontro abbia portato a
un impegno concreto". Riguardo la fase precedente, "è vero che ci sono state delle difficoltà di
ordine tecnico nell'applicare le quote di riserva - riferisce Falabella - D'altra parte - aggiunge - per la
fase B le domande erano state già presentate dai vincitori di concorso e difficilmente si poteva dare
il calcolo sull'effettivo numero di riserve. Ritengo però probabile che ora, in fase C, si ‘sani' la
situazione, risolvendo e compensando forse anche con una lievitazione delle quote di riserva".
Un'ipotesi che ci conferma lo stesso ministero, a cui abbiamo chiesto precisazioni nel merito: "La
fase B era una fase residuale, cioè sono stati occupati coloro rimasti scoperti nella fase A. Quindi la
priorità non era dovuta, proprio perché residuale della fase A, dove era stata garantita. Alla fine del
piano straordinario di assunzioni, nel suo complesso - assicura il Miur - la percentuale sarà
rispettata". Intanto, al Ministero si svolgono incontri anche sui decreti attuativi della Buona scuola
relativi all'inclusione scolastica. "Portiamo avanti la nostra proposta di legge - riferisce Falabella - e
se riusciremo a inserire i suoi contenuti nel decreto delegato, credo che avremo ottenuto il risultato
auspicato da tanto tempo dal movimento associativo". Un altro incontro, annuncia Falabella, "si
svolgerà il 29 ottobre e sarà specifico sul tema della formazione degli insegnanti". Durante questi
incontri si parlerà anche delle criticità emerse all'avvio dell'anno scolastico, a danno degli studenti
disabili e delle loro famiglie? "No - risponde Falabella - spetterà all'Osservatorio scolastico, che si
riunirà ai primi di novembre, la discussione delle problematiche, ma soprattutto l'individuazione di
strategie di intervento che creino una stabilità d'inclusione per chi vive nel mondo della scuola". (cl)
(8 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
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BIMBA RITIRATA DAL NIDO PERCHÉ L’AUSILIARIA È DOWN. AIPD: "ATTO
DISCRIMINATORIO"
Il fatto sarebbe avvenuto in un asilo di Ferrara. L’associazione Lo Specchio che si occupa di
inserimento lavorativo di persone disabili in città: “Non facciamo beneficenza, se un disabile
lavora è perché è in grado di farlo”
FERRARA - “Leggere queste notizie mi rende molto triste. Noi ci battiamo per le autonomie e
l’inclusione, poi tutto si sgretola di fronte a episodi come questo”: Maria Teresa Graziani,
presidente dell’associazione Lo Specchio, commenta amaramente quanto successo in un asilo nido
della città. Secondo il quotidiano La Nuova Ferrara, infatti, una mamma avrebbe ritirato la sua
bimba di 10 mesi dalla struttura a causa della presenza di una’ausiliaria con la sindrome di Down,
denuncia arrivata direttamente dalla direttrice del nido. La donna, 37 anni, avrebbe già una
decennale esperienza in ambito scolastico: suo il compito, nel caso specifico, di assistere le tre
educatrici nella cura dei piccoli (ad esempio al momento del cambio) e pulire i locali.
“Il nostro slogan è fare cultura della disabilità, e sempre più spesso ci rendiamo conto che manca
completamente”, ammette Graziani. Lo Specchio è un’associazione di genitori con figli disabili che
puntano a valorizzare le abilità di ognuno, proponendo situazioni di inclusione in ambiti non
protetti, sia lavorativi sia ricreativi: “I contorni della vicenda ancora non sono chiarissimi – continua
Graziani –. Per quello che è dato sapere al momento, ritengo che il vero problema sia della mamma.
Credo che dietro quel rifiuto si nascondano altre paure, come quella di lasciare il proprio figlio con
dei quasi sconosciuti, di consegnarlo a persone che – tanti genitori ne sono convinti – non saranno
mai bravi come loro. Piuttosto che ammettere questi timori, c’è chi preferisce nascondersi dietro
l’aspetto più macroscopico: c’è ancora tantissima paura della diversità”.
Graziani sottolinea come l’iter per l’inserimento lavorativo di una persona disabile sia lungo e
complesso: “Per permettere a mio figlio e a un’altra ragazza di fare un tirocinio in un bar ci sono
voluti 7 mesi di carte e commissioni. Quello che a molti sfugge è che noi non chiediamo che tutti i
disabili debbano fare a tutti i costi un lavoro: semplicemente cerchiamo di mettere a frutto nel
migliore dei modi le loro abilità residue, se possibile anche in campo lavorativo. I controlli sono
così severi che se una persona disabile fa un lavoro è perché è tranquillamente in grado di farlo: qui
non si fa beneficenza”.
Graziani punta il dito contro la comunicazione della disabilità – “sbagliata e superficiale”– e la
conoscenza: “Se si hanno contatti e si instaurano rapporti, il problema si elimina da solo. Se resta
uno spauracchio e lo si coltiva come tale diventa un problema gigante. Ma se penso che questa
bimba, così piccola, sta già ricevendo questo tipo di educazione, posso solo immaginare che adulto
diventerà”.
“L’inserimento lavorativo delle persone disabili è regolato dalla legge 68 del 1999 – aggiunge Anna
Contardi, coordinatrice nazionale di Aipd, associazione italiana persone down –. C’è poco da
aggiungere”. Contardi promuove la legge italiana, che consente di lavorare al 12/13 per cento delle
persone con disabilità (percentuale più alta al nord, che diminuisce mano a mano che si scende
lungo la penisola): si passa dal tirocinio all’assunzione, e tutti i papabili lavoratori sono valutati
sotto molteplici punti di vista. Per prima cosa si valuta la loro idoneità a intraprendere un percorso
di collocamento. In caso di idoneità ci si rivolge a un ufficio di collocamento o a specifici servizi di
inserimento lavorativo (che in Italia, però, non sono presenti in tutte le Aziende Usl), spesso con la
mediazione di un ente o di una associazione precisa. “Anche noi di Aipd abbiamo attivato servizi
specifici, che si occupano dell’orientamento dei ragazzi e della sensibilizzazione delle aziende.
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Abbiamo anche attivato piani di tutoraggio per l’accompagnamento delle persone disabili sul posto
di lavoro”.
Sul caso di Ferrara, se i dettagli emersi sin qui fossero confermati, “parlerei di atto discriminatorio
dettato dall’ignoranza di chi non sa nulla della sindrome di Down. E dico ignoranza perché
preferisco non pensare che sia cattiveria”. (Ambra Notari)
(08 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
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BIMBA RITIRATA DALL’ASILO, SI DIMETTE IL VICE PRESIDENTE DELL’ORDINE
DEI MEDICI DI FERRARA
Su Facebook aveva scritto: “I Down vanno bene in cucina, a fare giardinaggio. Ma a cambiare i
bambini di pochi mesi proprio no: questa è platealità e cialtroneria”. Immediate le dimissioni
dall’Ordine e la richiesta di cancellazione dall’albo
FERRARA - “Ora chiediamo solo un po’ di tranquillità. Questa sembra una lotta tra guelfi e
ghibellini, ma è inutile cercare a tutti i costi chi ha ragione e chi ha torto. Sarebbe ora di aprire una
riflessione con serenità e calma”: Bruno Di Lascio, presidente dell’Ordine dei medici di Ferrara,
commenta così le dimissioni del suo vice Massimo Masotti dopo i commenti scritti su Facebook
circa le potenzialità delle persone Down, da molti criticati e giudicati offensivi. Dimissioni
immediate da vice presidente dell’Ordine e richiesta di cancellazione dall’albo.
Tutto è cominciato domenica, Giornata nazionale delle persone con sindrome di Down, quando
Masotti ha commentato un post – l’intervista della Nuova Ferrara a Giuseppe Sarti, direttore della
Città del Ragazzo, sulla vicenda della mamma che ha ritirato la bimba di pochi mesi dall’asilo per la
presenza di un’ausiliaria con sindrome di Down – di Camilla Ghedini, addetta stampa dell’Ordine
dei medici della città estense: “Bellissima intervista, per carità, ma anche io i miei nipoti me li sarei
riportati a casa”, ha scritto, per poi sottolineare: “I Down vanno bene in cucina, a fare giardinaggio.
Ma a cambiare i bambini di pochi mesi proprio no: questa è platealità e cialtroneria”.
Masotti si è difeso chiedendo di non confondere il suo ruolo nell’Ordine e il suo parere da privato
cittadino. Subito dopo, però, ha rassegnato le dimissioni: “Accolgo le sue richieste – chiude Di
Lascio –. Credo che abbia dimostrato dignità personale e rispetto professionale verso la categoria.
Mi aspetto, ovviamente, che la stessa trasparenza e onestà intellettuale chiesta e rivendicata da tanti
cittadini sia all'attenzione, sempre, di tutti e in tutti gli ambiti della società”. (Ambra Notari)
(13 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
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ALUNNI DISABILI: LA TOPPA DEL GOVERNO COPRE APPENA IL 26% DEL
BISOGNO
Di Sara De Carli
Arrivano le prime notizie sul riparto dei 30 milioni di euro stanziati dal Governo in aiuto delle ex
Province per garantire i servizi di trasporto e assistenza per gli alunni con disabilità: si copre solo
il 26% del fabbisogno nazionale. E in Sicilia oltre il danno, la beffa: i (pochi) soldi stanziati non si
possono usare
Dalle cronache locali trapelano le prime informazioni sul riparto dei 30 milioni di euro stanziati dal
Governo «per le esigenze relative all’assistenza per l'autonomia e la comunicazione personale degli
alunni con handicap fisici o sensoriali», attribuiti alle province e alle città metropolitane per l'anno
2015. Riparto di cui il Ministero dell’Interno, interpellato più volte, non fa sapere nulla. I 30 milioni
di euro, stando a quanto afferma la Provincia di Avellino sul proprio sito istituzionale, coprono
appena «il 26% del fabbisogno nazionale».
La sottosegretaria al Lavoro, Franca Biondelli, era intervenuta l’8 ottobre in commissione Affari
Sociali alla Camera per rispondere all’interrogazione presentata da Marialucia Lorefice (M5S), sulla
violazione del diritto all'istruzione dei ragazzi disabili nelle scuole dell'ex provincia di Ragusa: «Per
quanto concerne i contributi previsti dal decreto-legge n. 78 del 2015, destinati all'assistenza degli
alunni con handicap, il Ministero dell'interno ha reso noto che al Libero consorzio comunale verrà
destinata una quota di circa 415 milioni di euro (sigh! Forse il sottosegretario intendeva 415mila
euro, ndr). È stato predisposto il DPCM necessario per l'assegnazione delle predette somme e
attualmente tale decreto è alla firma delle Amministrazioni coinvolte. Pertanto, pur ribadendo il
grande interesse che il tema della disabilità riveste per il Governo, non posso che evidenziare che la
questione sollevata dall'interrogante rientra nelle competenze esclusive degli Enti locali».
La Provincia di Avellino comunica di aver «ottenuto un contributo per l'anno 2015 pari a
243.892,82 euro dal Ministero dell'Interno, per le esigenze relative all'assistenza per l'autonomia e
la comunicazione personale degli alunni diversamente abili che frequentano gli istituti di istruzione
superiore». La spesa media sostenuta da Palazzo Caracciolo per le attività di assistenza nel triennio
2012-2014 è di 917.398,92 euro, poco più di 300mila euro l’anno: in questo caso quindi i 243mila
euro per il solo quadrimestre settembre/dicembre 2015 sembrano più che adeguati.
La seconda provincia di cui è stato reso noto il contributo per l’anno 2015 è Siracusa: l’On.
Vincenzo Vinciullo, ha comunicato che Siracusa riceverà un importo «pari a 224.543,04 euro,
indirizzato per l’assistenza, l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap
fisici o sensoriali». Vinciullo ha aggiunto che le province che hanno ottenuto il contributo del
Ministero dell’Interno «sono 86 e quelle siciliane 9 su 9».
Alla Provincia di Salerno va una quota di contributo pari ad euro 229.755,86: «Tale somma, seppur
esigua – ha detto il Presidente della Provincia, Giuseppe Canfora - sarà utilizzata da questa
amministrazione per porre in essere tutti gli interventi finalizzati al trasporto scolastico ed alla
assistenza specialistica in favore degli studenti diversamente abili delle scuole secondarie superiori
di secondo grado garantendo, pertanto, come ogni anno, seppur con la notevole riduzione delle
risorse assegnate, il necessario sostegno agli studenti in difficoltà”. Sarebbero state già predisposte,
al riguardo, le azioni propedeutiche, con l’approvazione dell’avviso pubblico finalizzato al
monitoraggio degli studenti diversamente abili che necessitano del trasporto scolastico e con la
sottoscrizione, con i piani di zona del territorio, del protocollo d’intesa per l’assistenza specialistica.
«La Lombardia riceverà complessivamente 6 milioni 179mila euro, quando nelle 12 province
lombarde la spesa annua che abbiamo stimato nell'anno scolastico 2013/14 per garantire tutti i tre
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servizi è stata di circa 28milioni e 700mila euro», spiega Donatella Morra, del Gruppo Ledha
Scuola: circa il 21% del fabbisogno reale per coprire un intero anno scolastico. In Lombardia ai
fondi statali si aggiungono 10 milioni di euro promessi dalla Regione, provenienti da due diverse
delibere e se 3 più 2 milioni sono sicuri e spendibili, sugli altri cinque ci potrebbe essere bisogno di
qualche aggiustamento. In ogni caso arriveremmo a 16 milioni 179mila euro, il 56% della spesa
storica: «E teniamo conto che nel frattempo in Lombardia gli alunni con disabilità che richiedono
questi servizi sono molto aumentati», spiega Morra.
«Il fondo da 30 milioni è stato ripartito, ma la beffa è che – almeno qui in Sicilia – i fondi non sono
utilizzabili perché bloccati alla Corte dei Conti, in sostanza i Commissari non li possono usare»,
denuncia Giuseppe Giardina, presidente di Anffas Sicilia. Giusto tre giorni fa alcuni genitori e
rappresentanti di Anffas Palermo si sono incatenati ai cancelli di due scuole di Palermo, il Duca
Abruzzi Libero Grassi e il Damiani Almeyda per protestare contro il ritardo nell’attivazione dei
servizi di assistenza di base e specialistica. «Nessuno li ha ricevuti, nessuno dato loro nessuna
risposta o soluzione. In Sicilia i servizi che garantiscono il diritto allo studio degli alunni con
disabilità non sono nemmeno partiti, fatta eccezione per le province di Catania e Messina. Le
mamme e i papà sono costretti a portare i figli a scuola, perché non c’è il servizio di trasporto e poi
a recarsi a scuola ogni due ore per accompagnare il figlio in bagno o per assisterlo negli
spostamenti. Quando per qualsiasi motivo i genitori non possono garantire tutto ciò, i figli restano a
casa: ha idea di cosa significhi sentirsi dire “perché i miei compagni sono a scuola e io devo stare a
casa?”», lamenta Giardina.
Il riparto dei 30 milioni di euro avrebbe destinato a Ragusa 415mila euro, soldi «sufficienti a
garantire il servizio solo fino alla fine di novembre», mentre i 224mila andati a Siracusa
rappresentano meno di un terzo del necessario, «se pensiamo che la provincia l’anno scorso per
garantire il medesimo servizio ha speso 1,8 milioni di euro», circa 150mila euro al mese. «L’entità
del finanziamento è un problema» continua Giardina, «la sua inutilizzabilità una tragedia. Per
questo stiamo pensando di organizzare una manifestazione a livello regionale. Il diritto allo studio
non può essere dipendente né dai bilanci e né dai problemi politici di un territorio».
(16 ottobre 2015)
Fonte: Vita.it
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RIPARTO DEL FONDO PER L'ASSISTENZA AGLI ALUNNI DISABILI: ECCO IL
DECRETO
di Sara De Carli
Ecco la bozza di decreto di riparto dei 30 milioni di euro con cui il Governo contribuisce alle spese
delle ex province e città metropolitane per i servizi di supporto al diritto allo studio degli alunni
con disabilità
103 domande pervenute, di cui 96 accolte, con una media di costi complessivi sostenuti nel triennio
2012/14 di oltre 112 milioni di euro (per l’esattezza 112.844.516,77), superiore quindi ai fondi
disponibili. Il decreto di riparto dei 30 milioni di euro in favore di province e città metropolitane per
contribuire alle esigenze relative all’autonomia e all’assistenza degli alunni disabili parte da questa
constatazione e va pertanto a ripartire i fondi disponibili in misura proporzionale alla spesa media
corrente sostenuta dalla province nei tre anni 2012/2013/2014. Ogni soggetto richiedente ha avuto
pertanto il 26% della spesa media sostenuta nei tre anni precedenti, risultando 0,266 la percentuale
di riparto calcolata dividendo la sommatoria della spesa media del triennio per i fondi disponibili.
In base a questo riparto, chi riceverà più soldi? In testa c’è la Città metropolitana di Roma, che avrà
più di 4 milioni di euro, seguita da Palermo (1,507 milioni di euro), Milano (1,478) e Catania
(1,457). A Firenze andranno soltanto 44.809 euro, a Genova 330mila. Quanto alle province, il
contributo maggiore andrà a Brescia (1,765 milioni di euro), seguita a distanza da Monza e Brianza
con 654mila euro, Verona (604mila), Bergamo (596mila). Un ordine di grandezza completamente
diverso per Pisa, che porta a casa soltanto 3.930 euro, Parma (9.610), Vibo Valentia (17.962).
(16 ottobre 2015)
Fonte: Vita.it
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L’ASSISTENZA IGIENICA A SCUOLA È DOVUTA, SENZA SE E SENZA MA
Le Leggi e anche il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro parlano chiaro: il collaboratore
scolastico designato dal Dirigente del proprio Istituto a occuparsi dell’assistenza per l’uso dei
servizi igienici da parte degli alunni con disabilità non può rifiutarsi di farlo e nessuna scuola può
dire a una famiglia che tale assistenza è garantita, ma solo «nei limiti previsti dalla vigente
normativa e dalla disponibilità di personale»
Casi gravi – e purtroppo non certo infrequenti – come quello cortesemente segnalatoci da Francesco
Diomede della Giunta Nazionale FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap),
riguardante una bimba con disabilità di Bari, costretta a cambiare scuola perché garantita
nell’assistenza all’uso dei servizi igienici solo «nei limiti previsti dalla disponibilità del personale»,
impongono ancora una volta la massima chiarezza sulla materia e per questo cediamo la parola a
Salvatore Nocera, già vicepresidente nazionale della FISH, della quale è attualmente presidente del
Comitato dei Garanti, oltreché responsabile dell’Area Normativo-Giuridica dell’Osservatorio
Scolastico dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down). «A chi sostiene – dichiara dunque
Nocera – che per l’assistenza igienica agli alunni con disabilità, oltre all’incarico attribuito dal
Dirigente Scolastico a taluni specifici collaboratori, con conseguente aumento retributivo, serva
anche il loro consenso, va risposto che proprio non è così, poiché tali mansioni sono previste
espressamente dalla Tabella A allegata al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 20062009. Quindi, ove vi sia l’incarico del Dirigente Scolastico, previa assemblea o consultazione
sindacale, il collaboratore designato non può rifiutarsi. In caso contrario, infatti, ci si trova in
presenza di una mancata assistenza a un minore con disabilità e a un’interruzione di pubblico
servizio, fatti per i quali, a mio avviso, proprio il Dirigente sarebbe passibile di denuncia da parte
della Procura della Repubblica». «Per quanto poi riguarda l’obbligo di aggiornamento in servizio
per i collaboratori scolastici – prosegue Nocera – esso è espressamente previsto dall’articolo 1,
comma 181, lettera c, punto 8 della Legge 107/15 [la Legge di riforma, nota come quella della
cosiddetta “Buona Scuola”, N.d.R.]. In quel punto si parla testualmente della “previsione
dell’obbligo di formazione in servizio per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, rispetto
alle specifiche competenze, sull’assistenza di base e sugli aspetti organizzativi ed educativorelazionali relativi al processo di integrazione scolastica”». «È certamente vero – conclude Nocera –
che tale norma è prevista come principio cui dovrà informarsi l’emanando Decreto Delegato
sull’inclusione scolastica; quest’ultimo, però, dovrà normare le modalità esecutive di tale principio
che è intanto immediatamete operante e che i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro non potranno
modificare, ricordando come l’articolo 1, comma 196 della medesima Legge 107/15 stabilisca che
“sono inefficaci le norme e le procedure contenute nei contratti collettivi, contrastanti con quanto
previsto dalla presente legge”». Annotazioni a parer nostro assai chiare. Le mettiamo a disposizione
di tutte le famiglie che come quella di Bari si sentano dire dalla scuola che l’assistenza per l’uso dei
servizi igienici da parte del figlio o della figlia con disabilità è garantita, ma solo «nei limiti previsti
dalla vigente normativa e dalla disponibilità di personale». (S.B.)
(26 ottobre 2015)
Fonte: Superando.it
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WELFARE
SINDROME
FUTURO”
DI
DOWN,
GIORNATA NAZIONALE:
“AUTONOMIA SIGNIFICA
L’esperienza pilota della Casa del Sole di Pordenone (4 persone in appartamento dopo tre anni di
preparazione e una “verifica educativa” di poche ore a settimana) seguita da Verona, Rimini,
Padova e Roma. Silvestre (CoorDown onlus): “E’ questa la strada da percorrere”
ROMA – E’ l’autonomia, in particolare quella abitativa, il tema al centro della Giornata nazionale
delle persone con sindrome di Down in programma domenica 11 ottobre in tutta Italia. “Le persone
con sindrome di Down, se adeguatamente seguite, hanno potenzialità di autodeterminazione e
grandi margini di miglioramento nell’ambito delle autonomie personali e sociali – dicono da
CoorDown onlus che organizza la Giornata -. È però fondamentale che acquisiscano gli strumenti e
le competenze necessarie per affrontare le sfide quotidiane della vita e del lavoro”. Tra gli esempi di
riuscita residenzialità condivisa tra persone con sindrome di Down c’è quello di Caterina e
Salvatore. I due giovani romani sono i testimonial del video spot realizzato da CoorDown in
occasione della Giornata 2015. Lei impiegata al McDonald’s e appassionata di cucina, lui grande
tifoso di calcio con l’hobby della musica, Salvatore e Caterina convivono una settimana al mese,
insieme ad altre persone con sindrome di Down e ad alcuni operatori, e hanno imparato ad essere
indipendenti: a spostarsi in città, a prendere l’autobus, a fare la spesa, a prepararsi da mangiare, a
rifare il letto, a tenere pulita la casa. Oggi sono finalmente pronti per vivere da soli.
Quello di Roma è solo uno dei tanti progetti di autonomia abitativa promossi sul territorio dalle
associazioni aderenti al CoorDown. Tra questi c’è quello della “Casa del sole” di Pordenone. Il
progetto parte intorno al 2000 ed è stato attivato nel 2003. “Parte quasi come una scommessa –
racconta Sergio Silvestre presidente di CoorDown -, non c’erano modelli ed esperienze a cui
riferirsi. C’erano dei genitori proiettati verso il futuro e le istituzioni che da subito si sono coinvolte,
nell’ottica di una possibile alternativa all’istituzionalizzazione. Alle istituzioni abbiamo anche
prospettato che il progetto concretizzato avrebbe portato benefici sul fronte dei costi per
l’assistenza”. Prosegue Silvestre: “Abbiamo formato operatori alle scuole più illuminate, come
quella di Montobbio basata sulla filosofia che occorre lavorare sui bimbi fin da piccoli per
sviluppare l’autonomia nelle persone con disabilità”.
Il progetto sperimentale è partito con due ragazzi e due ragazze, “usciti dalla famiglia senza quei
pre-requisiti che invece oggi noi chiediamo. Non è stato facile il distacco anche e soprattutto per i
genitori, ma hanno accettato. Dopo due anni e mezzo di percorso formativo – prosegue il presidente
di CoorDown - avevano acquisito capacità di autonomia. Prima gli educatori erano presenti h 24,
poi solo qualche ora a settimana. Ora le due coppie vivono insieme già da 10 anni in un
appartamento al centro di Pordenone, lavorano, fanno la spesa, si organizzano il tempo libero.
Insomma sono due famiglie, che hanno anche rapporti sessuali. Ognuno dei quattro ha le proprie
competenze e attitudini, chi è più bravo a cucinare chi a rassettare la casa e l’interazione tra le due
coppie è molto proficua, si aiutano con le loro reciproche abilità”.
Anche il contesto in cui abitano si è evoluto: “I vicini di casa, i negozianti li hanno conosciuti e,
rispetto a quando li vedevano per mano ai loro genitori, hanno cambiato mentalità e approccio: sono
riconosciuti come persone adulte al pari di tutti gli altri. E cambia anche l’approccio dei familiari”.
Il progetto della “Casa del sole” è cresciuto e si è affinato, e oggi 16 ragazzi fanno questa
22
esperienza: sempre in gruppi di quattro, come nel modello iniziale, in 4 appartamenti alcuni in
affitto e alcuni comprati dall’Associazione Down Friuli Venezia Giulia, che nel frattempo è
diventata fondazione, con il sostegno fondamentale della Regione che si è fatta carico dell’acquisto
quasi per intero”. Ed è stato un investimento: “Da punto di vista assistenziale non gravano sulle
finanze pubbliche”. Prima di andare ad abitare da soli c’è un periodo di “educazione all’autonomia
abitativa” della durata di tre anni. Successivamente viene fatta una verifica educativa di qualche ora
a settimana. “Ne siamo convinti – conclude Silvestre - questa è la strada da percorrere”. E altri la
stanno percorrendo: il ‘modello Pordenone’ ha preso corpo a Verona, Padova, Rimini e a Roma,
dove abitano Caterina e Salvatore protagonisti del video spot della Giornata nazionale delle persone
con sindrome di Down che si celebra l’11 ottobre.
Per le persone con sindrome di Down autonomia significa futuro. “Cambia lo scenario possibile per
lo sviluppo e la vita delle persone con disabilità intellettiva, per i quali finora gli orizzonti erano
l’istituzionalizzazione o il centro diurno con il rientro a casa la sera o sempre più protetti e meno
autonomi in casa con mamma e papà. Certo, non tutti i disabili intellettivi ce la fanno. Ma con quelli
che ce la possono fare bisogna lavorare fin da piccoli, insegnare l’autonomia a quarant’anni è tardi”.
Nell’ambito del progetto “AA Autonomia abitativa cercasi” finanziato dal ministero del Lavoro e
delle politiche sociali, CoorDown onlus (in collaborazione con Associazione Crescere insieme onlus
Rimini, Associazione Down Dadi Padova, Fondazione Down Friuli Venezia Giulia Pordenone,
Fondazione italiana verso il futuro Roma in collaborazione con Aipd sezione Roma, Fondazione Più
di un sogno Verona) ha monitorato i progetti italiani più avanzati sull’autonomia abitativa e li ha
raccontati in un opuscolo che da oggi è disponibile on line. (ep)
(11 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
23
NOTIZIE DAL TERRITORIO
PREVENZIONE ALLA CECITÀ CON I CANI GUIDA
Sabato 10 Ottobre presso il Centro commerciale “Fonti del Corallo” (via G. Graziani 6, Livorno) si
è svolta l’ iniziativa della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e del CIP
(Comitato Italiano Paralimpico) per la divulgazione degli sport paralimpici e delle attività connesse.
“Abbiamo accettato con estremo interesse l’invito a partecipare a questa manifestazione – spiega
Roberta Foresi, presidente dell’Unione Italiani Cechi e Ipovedenti, sezione di Livorno – A tale
scopo le associazioni erano presenti con un desk informativo per la distribuzione di depliant
riguardanti la prevenzione delle malattie oculari ed inoltre abbiamo ritenuto importante far
partecipare anche i cani guida dei nostri soci che potranno dimostrare al numeroso pubblico
presente le loro capacità di guida”.
(9 ottobre 2015)
Fonte: QuiLivorno.it
24
QUANDO L'AUTONOMIA È POSSIBILE: LA CASA DOVE 14 DISABILI VIVONO DA
SOLI
A Grosseto compie dieci anni la fondazione "Il Sole", dove le persone disabili vivono in autonomia.
Decisivo il supporto della Regione. L’assessore Saccardi: “La disabilità occupa un posto centrale
nelle nostre politiche sociosanitarie”
FIRENZE – Compie dieci anni di vita la fondazione Il Sole di Grosseto, che promuove l’autonomia
e l’indipendenza delle persone disabili organizzando percorsi di integrazione sociale e lavorativa e
sostenendo progetti di residenzialità in autonomia. Nello specifico, la fondazione Il Sole gestisce
una casa famiglia che offre ospitalità a 14 disabili che hanno perso i genitori e non hanno più
nessuno in grado di assisterli. E’ una struttura del cosiddetto percorso ‘Dopo di noi’ che si trova a
Grosseto ed è supportata dall’assessorato al welfare della Regione Toscana attraverso un
investimento di 720 mila euro. Struttura moderna e accogliente, la casa famiglia è suddivisa in due
edifici speculari collegati da un ampio portico che dà su un giardino interno. Dotati di camere e
ampi spazi comuni, gli edifici sono inseriti all’interno di un parco di 8.000 metri quadrati nel quale
sono presenti anche il centro sociale sede della Fondazione Il Sole, un campetto sportivo e un parco
giochi.
La fondazione Il Sole ha inoltre avviato la sperimentazione del progetto ‘Autonomia possibile’
relativa a una soluzione residenziale di tipo familiare per 8 persone (2 gruppi di 4 persone ciascuno
di ragazze e ragazzi con disabilità). Il progetto prevede una spesa di gestione di circa 90 mila euro,
di cui un terzo a carico della fondazione, un terzo del servizio pubblico (Coeso-SdS) e un terzo a
carico delle famiglie. La fondazione opera anche con svariate attività semiresidenziali e con attività
lavorative e laboratori professionali e tra la Società della Salute e la Fondazione esistono
convenzioni per i servizi semiresidenziali ai quali la SdS invia molti suoi utenti anche in carico alla
salute mentale.
Gli auguri per i dieci anni di vita arrivano anche dall’assessore alla salute delle Toscana Stefania
Saccardi, che dice: “La disabilità occupa un posto centrale nelle nostre politiche sociosanitarie, basti
citare l'impegno sul Progetto Vita Indipendente che ha garantito a quasi 1000 persone con disabilità
grave l'indipendenza della propria vita evitando il ricovero, il Fondo per la Non Autosufficienza che
in parte viene destinato all'autonomia delle persone con disabilità. Vorrei anche citare la
sperimentazione di nuove modalità di aiuto per l'adattamento domestico, le tecnologie assistive, e le
innumerevoli azioni e progetti che tutti i settori della Regione hanno attivato, dai camminamenti nei
Parchi, agli interventi sui mezzi pubblici".
(12 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
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FIRENZE, DISABILI IN SCIOPERO DELLA FAME SOTTO IL PALAZZO DELLA
REGIONE
La protesta inscenata questa mattina. Poi è rientrata, dopo che l'assessore Saccardi è scesa in
strada per incontrarli. Erano oltre venti, con cartelli e striscioni, volantini e clacson per chiedere
più fondi sul fronte Vita Indipendente. L'assessore ha promesso 9 milioni di euro e un incontro il 12
novembre
FIRENZE - Oltre venti disabili in sciopero della fame sotto il palazzo della Regione in piazza
Duomo a Firenze. Cartelli e striscioni, volantini e clacson per chiedere alla Regione più fondi sul
fronte Vita Indipendente, affinché i disabili possano vivere in autonomia. Nello specifico i disabili
denunciano “carenza di risorse, fondi inesistenti dopo i 65 anni e rendicontazioni al millesimo delle
spese sostenute”. “La Regione Toscana - hanno detto i manifestanti - porta attacchi sempre più
poderosi ai diritti e alle condizioni di vita dei disabili. Faremo lo sciopero della fame a oltranza, fino
a quando ce ne sarà bisogno”. Il portone della Regione è stato chiuso per evitare l'ingresso delle
carrozzine, ma i disabili sembrano intenzionati a trascorrere la notte in piazza.
L'assessore regionale al welfare Stefania Saccardi ha incontrato i disabili in piazza, promettendo lo
stanziamento di 9 milioni su disabilità gravi e un incontro sulla Vita indipendente il prossimo 12
novembre. "Il tavolo che già nell'incontro di ieri avevamo convocato per il 12 novembre sarà
dedicato esclusivamente alla Vita Indipendente. Metteremo in fila tutte le tematiche e cercheremo di
trovare soluzioni per tutto".
Stefania Saccardi ha ascoltato le proteste e le richieste dei disabili. "Sono qui ad ascoltarvi e a
cercare di trovare soluzioni ai problemi che ponete - ha detto - Avevo saputo di questa vostra
manifestazione e proprio per questo avevo convocato un incontro per ieri, incontro al quale hanno
partecipato tante associazioni. Ieri ci siamo riconvocati per il 12 novembre: alla luce delle cose che
mi state dicendo, ritengo sia opportuno dedicare l'intero incontro del 12 ai temi della Vita
Indipendente. Chiameremo tutti i funzionari, faremo tutti gli aggiustamenti necessari, daremo
indicazioni precise a tutte le Società della Salute. Il tema dei 65 anni (età oltre la quale i disabili
gravi non ricevono più il contributo per la vita indipendente, ndr), per esempio, lo affronteremo e lo
correggeremo: è rigido e non risponde alle reali necessità".
(27 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
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LAZIO, DISABILI RIFIUTATI DAI CENTRI DIURNI, IMPROTA: "RACCOGLIAMO
SEGNALAZIONI"
Dopo la protesta contro il rifiuto delle persone ad alto carico assistenziale nei centri diurni di
Roma, la consigliera del 2° municipio ha ottenuto la convocazione del Forum Ex articolo 26 e
risposte dalle Asl: "Ma vogliamo cambiare le regole e aiutare altre famiglie"
ROMA - "Ad oggi, grazie all'attivismo e alla mobilitazione delle famiglie, abbiamo trovato
soluzioni di emergenza per tre casi ma non c'è una presa in carico della cabina di regia della
Regione e del commissario ad acta". Lo afferma Elena Improta, consigliera del secondo municipio
di Roma e madre di un ragazzo con grave disabilità, un mese e mezzo dopo lo sciopero della fame
iniziato davanti ai cancelli della Pisana, che ha portato all'attenzione pubblica il dramma delle
persone ad alto carico assistenziale rifiutate dai centri diurni di Roma.
Dopo la protesta di Improta, il 12 ottobre la cabina di regia del servizio sanitario regionale del Lazio
ha convocato il forum Ex articolo 26, ovvero il comitato che raggruppa le famiglie delle persone
con disabilità che frequentano i centri diurni, per trovare una soluzione al problema. Tuttavia,
segnala Improta, "ancora non è stata portata all'attenzione dei genitori una proposta modifica
decreto regionale che permette ai centri diurni di rifiutare i disabili gravi". Ad oggi sono state
trovate solo sistemazioni di emergenza, per sei mesi, per tre ragazzi: "Abbiamo costretto i direttori
generali elle Asl a prendere in esame delle soluzioni - sottolinea Improta - ma si tratta di ‘delibere
ad personam', in questo modo abbiamo scavalcato i responsabili delle unità operative dei disabili
adulti, che ci dicevano, se non trovate centri disponibili teneteveli a casa". "Il problema non è stare
a casa con i nostri ragazzi - dice la consigliera municipale - lo faremmo se questo fosse utile per il
loro futuro, ma non possiamo accettare che le istituzioni ci dicono che se qualcuno è troppo grave
sarà lasciato solo".
"Con la nostra protesta abbiamo dato coraggio altri genitori a uscire allo scoperto e a pretendere
delle risposte", afferma Improta. Le risposte finora ottenute sono diverse per i tre ragazzi. In due
casi è stata fatta una delibera che aumenta le risorse date al centro diurno per pagare un operatore 1
a 1, "in questo modo il centro diurno prende per un giorno la stessa cifra che prenderebbe se il
ragazzo dormisse lì". In un altro caso è stata trovata una soluzione fuori regione a spese della Asl di
residenza romana, in un centro specializzato per ragazzi autistici, in un'altra città dove la mamma si
trasferirà mantenendo la residenza a Roma.
Ma sono solo soluzioni temporanee e non riguardano tutte le persone con gravi disabilità. Per
questo la protesta continua per un cambiamento della norma regionale che regola i centri diurni e
nel frattempo "in attesa che la regione faccia il censimento dei disabili ad alto carico assistenziale ricorda Improta - ci siamo messi noi genitori di disabili gravi a raccogliere segnalazioni di altre
famiglie nelle nostre condizioni". Obiettivo è far sentire la loro voce contro "la ghettizzazione delle
famiglie di queste persone - considerate più categoria che persone - che sembra voler far crescere il
senso di colpa e la loro esclusione dalla società". (lj)
(30 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
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INTERNAZIONALE
SALVIAMO I LAVORATORI DISABILI DEL BELGIO
ETA, tre lettere che in Belgio significano impresa di lavoro adattato (entreprise de travail adapté) e
che impiegano ben 1.626 lavoratori disabili. Ma il problema principale è la disoccupazione
economica. Come a "Travail et Vie", che a Bruxelles dà lavoro a 335 persone con diversi handicap.
ETA, tre lettere che in Belgio significano impresa di lavoro adattato (entreprise de travail adapté) e
che impiegano ben 1.626 lavoratori disabili. Ma il problema principale è la disoccupazione
economica. Come a "Travail et Vie", che a Bruxelles dà lavoro a 335 persone con diversi handicap.
Dal momento che i compiti consistono principalmente nell'imballaggio di cioccolatini, la maggior
parte del lavoro avviene in sei mesi, per prepararsi al Natale e alla Pasqua. Il resto dell'anno è molto
difficile trovare a tutti un'occupazione. Ma ora una buona notizia potrebbe arrivare direttamente da
Celine Fremault, la Ministra per i Disabili che, per dare respiro a questo particolare ma
indispensabile settore, attraverso fondi europei, ha stanziato un budget di 600mila euro per il
periodo 2016-2020 dedicato alla città di Bruxelles.
(05 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
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ECCO A CHI CHIEDERE AIUTO SE VIOLANO I VOSTRI DIRITTI
Pensate che qualcuno stia violando i vostri diritti fondamentali e non sapete a quale istituzione
chiedere assistenza? Da oggi avete un alleato in più, si chiama Clarity. Un innovativo supporto
online grazia al quale, rispondendo ad alcune domande, gli utenti sono indirizzati verso gli
organismi non giudiziari presenti negli Stati membri.
Pensate che qualcuno stia violando i vostri diritti fondamentali e non sapete a quale istituzione
chiedere assistenza? Da oggi avete un alleato in più, si chiama Clarity. Un innovativo supporto
online grazia al quale, rispondendo ad alcune domande, gli utenti sono indirizzati verso gli
organismi non giudiziari presenti negli Stati membri dell'Unione europea che possono aiutarli a far
valere le proprie ragioni. Realizzata dall'Agenzia dell'Ue per i diritti fondamentali, si rivolge a tutti
coloro che possono sperimetare un qualche tipo di discriminazione fondate su sesso, razza,
condizioni di salute, handicap etc. Al momento si tratta di un progetto pilota disponibile in Austria,
Bulgaria, Cipro, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia,
Spagna e Irlanda del Nord. E, presto, arriverà anche in Italia e Portogallo.
(07 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
29
A MALTA NASCE LA PRIMA CASA PER DISABILI INTELLETTIVI
Alla presenza del primo ministro, è stata appena inaugurata a Malta una speciale casa per persone
con disabilità intellettive. Un innovativo modello abitativo che, a differenza dei tradizionali istituti
a porte chiuse, prevede l'integrazione piena dei suoi inquilini nella comunità.
Alla presenza del primo ministro, è stata appena inaugurata a Malta una speciale casa per persone
con disabilità intellettive. Un innovativo modello abitativo che, a differenza dei tradizionali istituti a
porte chiuse, prevede l'integrazione piena dei suoi inquilini nella comunità. Le quattro persone che
abiteranno l'immobile saranno chiamate a gestire completamente la quotidianità, al fine di
promuovere la loro indipendenza. Tuttavia, saranno affiancate da due assistenti che li aiuteranno nei
compiti più difficili o che necessitano di una supervisione della sicurezza, come può essere la
cottura del cibo sui fornelli. L'impegno del governo maltese è quello di costruire almeno 10 case
come queste nei prossimi anni per favorire l'integrazione e la deistituzionalizzazione dei disabili
mentali dell'Isola.
(27 ottobre 2015)
30
COSÌ I POLIZIOTTI SPAGNOLI EVITANO MALINTESI COI SORDI
In Spagna, una nuovissima tecnologia farà crollare definitivamente le barriere comunicative tra la
polizia e i cittadini sordi. Presto la maggior parte dei commissariati spagnoli si doterà, infatti, del
cosiddetto sistema di amplificazione a induzione magnetica.
In Spagna, una nuovissima tecnologia farà crollare definitivamente le barriere comunicative tra la
polizia e i cittadini sordi. Presto la maggior parte dei commissariati spagnoli si doterà, infatti, del
cosiddetto sistema di amplificazione a induzione magnetica. Uno speciale dispositivo hi-tech di
ultima generazione che, eliminando fastidiosi brusii, eco e rumori, migliora la qualità di ascolto di
coloro che portano protesi acustiche o impianti cocleari. I quali potranno rivolgersi direttamente alle
forze dell'ordine per sporgere una denuncia o richiedere un passaporto, senza che sia più necessaria
la presenza di un traduttore specializzato a fare da intermediario.
(29 ottobre 2015)
Fonte: SuperAbile.it
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DISABILI: ECCO LE 11 MULTINAZIONALI CHE SI IMPEGNANO AD ASSUMERLI
di Gabriella Meroni
Firmata a Ginevra una Carta dell'Organizzazione mondiale del Lavoro che le impegna a
promuovere l'assunzione di persone con disabilità e ad adattare i luoghi di lavoro rendendoli
accessibili. Ecco chi l'ha sottoscritta
Undici multinazionali sono diventate le prime firmatarie della recente Carta dell’Organizzazione
Internazionale del Lavoro per l’inclusione delle persone con disabilità in una cerimonia tenutasi
presso la sede dell'OIL a Ginevra. La Carta esprime la volontà di promuovere l'occupazione delle
persone con disabilità in tutto il mondo e affronta una vasta gamma di temi, dalla protezione del
personale con disabilità da ogni forma di discriminazione ala trasformazione dei luoghi di lavoro in
senso accessibile per tutti i dipendenti con disabilità. "Assumere persone con disabilità non è solo
una buona causa morale, è anche un vantaggio per il business, ha affermato Guy Ryder, Direttore
Generale dell'OIL. "La mancanza di pari opportunità di lavoro per le persone con disabilità spesso
determina povertà e di esclusione sociale", ha aggiunto Ryder. "I primi firmatari della Carta
contribuiranno a diffondere questo messaggio semplice ma essenziale e potranno anche dare un
contributo alla realizzazione molti obiettivi della Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ". Tutti i
firmatari - Accenture, Accorhotels, Adecco, AXA Group, Carrefour, Dow Chemical, Groupe
Casino, L'Oréal, Orange, Standard Bank, Michelin - sono membri dell'OIL Global Business and
Disability Network, creata nel 2010, che promuove l'inclusione della disabilità e facilita lo scambio
di conoscenze e di buone pratiche tra le imprese, le reti aziendali e l'OIL. Inoltre ha prodotto uno
strumento di autovalutazione che permette alle aziende di valutare quanto bene stanno facendo in
materia di disabilità. Parlando a nome dei firmatari, il presidente del comitato direttivo della
Network, Wendy Orr, ha dichiarato: "Siamo orgogliosi di essere tra le prime aziende a firmare la
Carta. Questo è un passo avanti per dimostrare il nostro impegno per l'inclusione delle persone
disabili nel mercato del lavoro. Noi crediamo e abbiamo sperimentato come una forza lavoro
diversificata sia fonte di opportunità per i datori di lavoro, i dipendenti e la società in generale.
Incoraggiamo dunque altre grandi aziende di unirsi a noi e firmare la Carta nei prossimi mesi".
(30 ottobre 2015)
Fonte: Vita.it
32
VARIE
STRETTA SUGLI ESAMI, MALATI RARI: GRAVI CONSEGUENZE SULLA DIAGNOSI
Decreto appropriatezza, la denuncia del comitato che chiede al governo un attenzione diversa su
quelle patologie difficilmente diagnosticabile. Il rischio è che, in caso di rare patologie che
presentano sintomi comuni, non siano prescritti esami fondamentali
ROMA – “I tagli previsti incentivano una medicina astensiva, il contrario di quella difensiva ma
non meno dannosa, che spinge il medico a non prescrivere”: è il timore espresso dal comitato “I
malati invisibili” in una lettera indirizzata a Renzi e Lorenzin per chiedere un'attenzione diversa nei
confronti di chi soffre di una patologia rara, poco conosciuta e difficilmente diagnosticabile senza
esami che rischiano di essere classificati tra le prestazioni “non necessarie”.
Una lettera molto simile è stata scritta agli stessi destinatari, alcuni giorni fa, da Marina Cometto,
mamma di una donna con una grave malattia rara.
“Si risparmia non con tagli a diagnosi, ma con centri specializzati”. I tagli previsti, “decisi senza
interpellare le associazioni”, scrive il comitato, rischiano quindi di mettere a rischio la salute di
questi “malati complessi, che sono anche cronici”: di conseguenza, difficilmente un risparmio di
spesa potrebbe derivare da un taglio alle prestazioni diagnostiche.
Piuttosto – e questa è la richiesta del comitato - “solo riorganizzando i servizi esistenti e creando
centri specializzati si possono realmente ottenere risultati concreti per il bilancio sanitario. E' la
mancanza di strutture adeguate e medici informati e aggiornati che alimentano il circolo vizioso
degli esami inutili”.
Ritardi diagnostici da 10 a 20 anni. Proprio la diagnosi, infatti, rappresenta un nodo critico per
questi pazienti: “ad oggi esistono ritardi diagnostici che vanno dai 10 ai 20 anni – scrive il comitato
- dovuti sia ad una scarsa conoscenza da parte dei medici, sia dall’inadeguatezza delle strutture
ospedaliere che non dispongono di mezzi adeguati a fornire diagnosi precise” Un problema
documentato da un articolo apparso recentemente sull'Huffington Post che, spiega il comitato,
“mette in luce un dato a dir poco inquietante: 'la cartina di tornasole dell'esistenza di malattie non
diagnosticate correttamente o affatto sta nell'evidenza che il 40% delle autopsie riporta conclusioni
differenti rispetto alla diagnosi del certificato di morte e purtroppo un due terzi dei casi il decesso
era evitabile se la patologia fosse stata individuata in tempo e correttamente'.
Malattie rare diagnosticate solo con risonanza. Ora, una stretta sulle prescrizioni di esami come
la risonanza magnetica potrebbe portare gravi conseguenze nella diagnosi di molte patologie rare:
“esistono malattie rare che vengono diagnosticate solo attraverso RM – riferisce il comitato - come
ad esempio le cisti di Tarlov”, i cui sintomi sono spesso comuni a molte patologie: il rischio è che,
in presenza di questi disturbi, il medico non prescriva la risonanza per paura di incorrere in sanzioni
e che sia così messo alla prova “il rapporto medico-paziente, creando conflitti e confusione in un
mondo già duramente provato come quello delle malattie rare”.
Appropriatezza significa diagnosi in tempi rapidi. In conclusione il comitato riporta l'attenzione
sull'importanza di accelerare i tempi delle diagnosi: “riteniamo che 'appropriatezza' significhi in
primo luogo diagnosticare in tempi rapidi e, quindi, curare ove possibile e /o alleviare il dolore
quando altre terapie non siano disponibili. Efficienza ed efficacia non possono andar disgiunti, salvo
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ripercorrere strade obsolete che portano a quella metastatizzazione dei costi da noi sovente
denunciata, che non giova al Ssn e tanto meno ai pazienti”. (cl)
(10 ottobre 2015)
Fonte: RedattoreSociale
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DISABILITÀ E VIOLENZA SULLE DONNE
C’è un argomento spesso trattato con silenzio, imbarazzo e invisibilità, e che unisce due
problematiche complesse come la disabilità e la violenza alle donne, al centro del nuovo numero di
«HP-Accaparlante», la rimarchevole e ben nota rivista del CDH (Centro Documentazione
Handicap) di Bologna, che da più trent’anni produce buona cultura sulla disabilità e sulla diversità
in generale
È La vie en rose il titolo del nuovo numero di «HP-Accaparlante», la rimarchevole e più che
trentennale rivista del CDH (Centro Documentazione Handicap) di Bologna, edita da
Quintadicopertina, che questa volta si sofferma su un argomento spesso trattato con silenzio,
imbarazzo e invisibilità, e che unisce due problematiche complesse come la disabilità e la violenza
alle donne.
«I percorsi di uscita dalla violenza alle donne – chiede Valeria Alpi, caporedattrice della testata –
riescono ad accogliere anche le donne con disabilità? Le case rifugio sono ad esempio accessibili, o
i servizi di aiuto hanno degli strumenti di comunicazione che si adattino a vari tipi di disabilità? E i
servizi socio-sanitari che si sono sempre occupati di disabilità, sono in grado di gestire l’emergenza
di una violenza fisica o psicologica a una donna disabile? E ancora, cosa intendiamo per forme di
violenza quando chi le subisce ha una disabilità? A queste domande tentano di rispondere gli esperti
che si susseguono in questa nostra monografia, nata da una rete di associazioni, centri e soggetti
istituzionali, che si è incontrata a Milano il 1° dicembre 2014, per il primo workshop nazionale
dedicato al tema Donne con disabilità: inventare e gestire percorsi di uscita dalla violenza».
Dai vari interventi del nuovo numero di «HP-Accaparlante», dunque, emergono alcune questioni
irrisolte che, come sottolinea ancora Alpi, «vanno affrontate e portate all’attenzione di chi ha delle
responsabilità decisionali e politiche. Perché non è solo questione di donne, e neppure solo di
persone con disabilità».
Da ricordare poi che, come sempre, la seconda parte della rivista è dedicata ad alcune rubriche a
tema, da Spazio Calamaio, che affronta l’appartenenza di genere, a Sport agevoli, che porta i Lettori
“a cavallo”; da Incontro all’arte, che fa conoscere Cildo Meireles, artista brasiliano in grado di
attraversare il tempo e lo spazio, a Beati noi, ove si affronta la delicata questione dei danni derivanti
del “troppo amore” dei genitori verso un figlio con disabilità; e ancora, Controtempo, che racconta
di come la musica sia stata al centro di un progetto socio-educativo rivolto a minorenni e giovani
adulti, autori di reato. Chiude il numero, tradizionalmente, L’occhio sullo scaffale, con le recensioni
di libri per adulti e bambini.
«Da segnalare anche – ricorda in conclusione Valeria Alpi – che l’artista Corvo Rosso, presente al
citato workshop di Milano con la sua mostra Ti amo troppo, ha voluto regalare alcune sue immagini
per accompagnare la monografia e che l’altro artista Attilio Palumbo ha disegnato la copertina,
come già nel precedente numero e in tutte le uscite del 2015». (S.B.)
(29 ottobre 2015)
Fonte: Superando.it
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Rassegna stampa realizzata da
Ufficio Politiche per le Disabilità – CGIL Nazionale
A cura di Valerio Serino
Tel.: 06.8476514
E-mail: [email protected]
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