Piano di valorizzazione integrata del
patrimonio culturale dell’Anfiteatro
Morenico di Ivrea
Ivrea, 2010
Scheda di presentazione del progetto
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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“L’anfiteatro morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
Sezione 1 - Caratteristiche del territorio di riferimento
L'Anfiteatro Morenico di Ivrea è localizzato nella parte nordoccidentale del Piemonte, allo sbocco
della Valle d'Aosta: un’ area che è parte del più ampio Canavese e che, soprattutto negli ultimi
anni, ha evidenziato proprie specificità.
Radici storiche comuni, ma anche una visione sempre più chiara di prospettive di sviluppo
condivise, rendono questo ambito territoriale particolarmente interessante per l’avvio di una
progettazione condivisa in ambito culturale e turistico.
Un convincimento rafforzato dall’intensità delle relazioni attive tra molti comuni e realtà associative
del territorio, dalle molte progettualità avviate, dal diffuso interesse per iniziative che pongono la
valorizzazione del territorio, nelle sue componenti ambientali, paesaggistiche e culturali, al centro
della programmazione pubblica.
A conferma di questa volontà, gli obiettivi perseguiti ed esplicitati dalla
Comunità collinare
coinvolta (Comunità collinare Intorno al Lago) e le indicazioni del PTI elaborato dai comuni
dell’eporediese “Canavese Business Park” dove si evidenziano per l’area del Canavese CentroOrientale due direttrici di sviluppo: -ricerca e innovazione, -valorizzazione e tutela del territorio
(nel tentativo di coniugare lo sviluppo del tessuto produttivo con la tutela e la valorizzazione di
attrattori turistici di tipo storico, ambientale e culturale, compresa la cultura enogastronomica).
Evidente quindi come l’area di riferimento rappresenti oggi un contesto particolarmente fertile per
lo sviluppo di un Piano di valorizzazione integrato duraturo e capace di produrre risultati
significativi.
Il territorio considerato dal Piano, per molti versi poco segnato da interventi strutturali e
urbanistici di forte impatto, coinvolge una popolazione di circa 70.000 persone.
Sostanzialmente stabile numericamente, le dinamiche evidenziano alcune tendenze:
-
la leggera decrescita dei residenti nel centro maggiore: Ivrea (dagli anni ’80 ad oggi)
compensata dalla crescita di residenti dei centri minori;
-
la maggiore mortalità rispetto alle nascite compensata da fenomeni contenuti di
immigrazione;
-
il progressivo invecchiamento della popolazione (16% under 20 anni, 23% tra i 20 e 40
anni, 28% tra i 40 e i 60 anni e 33% over 60).
Il tessuto produttivo, storicamente caratterizzato dalla presenza dell’Olivetti, oggi presenta le
caratteristiche di un distretto multivocazionale in cui permangono alcune piccole medie aziende
che operano nel campo dell’elettronica e della meccatronica (Dayco, Ribes, Comdata, Sintecop,
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Techfab), reparti di grandi aziende legate alle telecomunicazioni (Vodafone ,Wind), un polo
d’eccellenza sulle biotecnologie (Biondustry Park).
Ad integrare tale tessuto una forte presenza di attività impegnate nel terziario. In particolare
nell’area della Serra, del Calusiese e del Lago di Viverone, numerose sono le attività legate al
turismo e a nuove realtà imprenditoriali basate su produzioni locali (produttori vitivinicoli di
Carema e Erbaluce, aziende agricole).
Posto all’incrocio d’importanti vie di comunicazione (autostrade TO-AO e TO-MI) che lo rendono
facilmente accessibile, pur soggetto ad un significativo pendolarismo della popolazione giovane, il
territorio si presenta nel complesso come luogo ad alta qualità sia per i residenti sia per i flussi
turistici che lo interessano.
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Sezione 2 - Caratteristiche generali del territorio dal punto di vista
culturale, naturalistico e paesaggistico
L'Anfiteatro Morenico, esteso su un'area di circa 600 km2 e con altitudini comprese tra i 200 e gli
850 m, è uno dei più rilevanti complessi di origine glaciale delle Alpi, sia per l'estensione che per
lo straordinario livello di conservazione.
Generato durante l'Era Quaternaria, nel Pleistocene (1,65 milioni e 10.000 anni or sono), la sua
forma è stata determinata dall'azione di erosione ed accumulo operata dal Ghiacciaio Balteo: un
imponente “fiume di ghiaccio” lungo circa 100 km ed alto circa 800 m proveniente dalla Valle
d'Aosta, dalle pendici meridionali del Monte Bianco.
L'Anfiteatro si compone di alcune unità paesaggistiche omogenee:
Le morene, colline dalla forma allungata, generate dall'azione di trasporto ed accumulo operata
dal Ghiacciaio Balteo. Compongono l'Anfiteatro e si presentano nel loro complesso come un
enorme arco collinare (di cui il settore più celebre è la Serra di Ivrea, designato SIC IT1110057
“Serra d’Ivrea” per la sua importanza naturalistica) con perimetro di circa 140 km delimitato a
nord dal Mombarone e dal Monte Gregorio, torrioni montuosi che costituiscono la porta d'accesso
alla Valle d'Aosta. Al loro interno è possibile distinguere differenti gruppi di cerchie, riferibili a tre
diverse pulsazioni glaciali. All'esterno delle cerchie moreniche sono presenti i depositi fluvioglaciali,
rielaborazione dei depositi glaciali da parte delle acque di scioglimento dei ghiacci e costituenti il
terreno di transizione con la Pianura Padana
I colli rocciosi, Sono l’unico affioramento di granulite basica nelle Alpi, ubicate nella parte
nordoccidentale dell'Anfiteatro, sopra e tra di esse sorge la città di Ivrea. Sono inoltre uno degli
elementi caratterizzanti del SIC IT1110021 “Laghi d’Ivrea”. Le colline rocciose evidenziano l’azione
esarativa subita al passaggio del Ghiacciaio Balteo pleistocenico, perciò sono definite verrous
glaciali. Le brulle sommità colinari ospitano flora e fauna tipiche degli ambienti secchi (xerici).
La pianura, costituita da depositi alluvionali antichi e recenti e contornata dalle cerchie moreniche
dell'Anfiteatro è bagnata dalle acque della Dora Baltea, del Chiusella e di altri corsi d'acqua minori.
Presenta un andamento altimetrico variabile per effetto dei diversi fenomeni di accumulo ed
erosione subiti nel corso dei secoli (superfici terrazzate).
I laghi e le torbiere. L’azione erosiva dei ghiacciai provocò la formazione di profondi avvallamenti
laddove il substrato roccioso risultava fratturato; con la fusione dei ghiacci, l’acqua colmò ogni
depressione presente al suolo, originando centinaia di bacini lacustri. Molti di essi, i più piccoli, si
trasformarono rapidamente in torbiere, che oggi troviamo numerose all’interno dell’Anfiteatro
(Maresco di Chiaverano e Burolo, Torbiera di S.Giovanni, Terre ballerine). Persistono, comunque
alcuni importanti bacini lacustri come i Laghi Sirio, Pistono, di Campagna, San Michele e Nero,
originati al termine dell’ultima pulsazione glaciale (circa 20.000 anni fa) ed i Laghi di Viverone e di
Candia, di origine più antica, risalenti al termine della penultima pulsazione glaciale (130.000 anni
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fa). I laghi sono importanti aree di biodiversità e come tali tutelati dalle direttive UE “Habitat” e
“Uccelli” che le hanno individuate come arre da proteggere:
SIC/ZPS IT1110020 “Lago di
Viverone”, SIC IT1110021 “Laghi d’Ivrea”, SIC IT1130004 “Lago di Bertignano”.
Importante evidenziare come nel perimetro o in prossimità dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea siano
presenti ben 13 SIC/ZPS, a sancirne la rilevanza naturalistica e la specificità territoriale nei
confronti della biodiversità e salvaguardia di essa.
Dal punto di vista storico e culturale, rimandando alle sezioni successive una descrizione più
dettagliata delle numerose risorse del territorio, l’Anfiteatro Morenico di Ivrea presenta alcune
specificità identitarie:
-
le numerose testimonianze di epoca preistorica disseminate in molti luoghi del territorio
(incisioni rupestri, massi erratici, steli, resti di insediamenti palafitticoli, utensili);
-
le tracce e i reperti dell’epoca romana (in particolare nell’area di Ivrea sono ancora visibili i
resti del Pons Maior sulla Dora, di un anfiteatro, di un acquedotto e di alcune domus)
-
il sistema di Castelli e di edifici religiosi del periodo medievale, in particolare situati lungo
l’importante Via Francigena che consentiva ai pellegrini provenienti dal Nord Europa di
raggiungere Roma;
-
il complesso di insediamenti industriali e non, legati all’Olivetti che, anche grazie ad una
visione lungimirante di Adriano Olivetti che univa produzione, territorio e comunità, ha
disegnato un paesaggio urbano unico e di pregio (in parte oggetto dell’intervento museale
a cielo aperto MAAM e oggi candidato ad essere inserito tra i siti tutelati dall’UNESCO).
A completare il quadro degli elementi che consentono una rappresentazione unitaria del territorio,
vanno poi evidenziati altri due fattori distintivi importanti.
Da una parte, l’omogeneità di alcuni paesaggi antropici legati a produzioni tipiche della zona: i
terrazzamenti di Carema, i balmetti di Borgofranco, le vigne situate sulle pendici della Serra.
Dall’altra, l’integrità di un ambiente naturale che consente di identificare, nell’area che da Carema
arriva al Lago di Viverone, una sorta di unica dorsale verde di pregio e particolarmente adatta allo
sviluppo di attività sportive, attività e laboratori ambientali, forme di turismo slow e poco
impattanti. Una rete di sentieri, in parte strutturata, attraversa tutta l’area interessata (sentieristica
dell’Alta Via dell’Anfiteatro Morenico, Anelli dei 5 Laghi, Passeggiate senza Barriere, itinerari
collinari di nord walking, ippovie, sentieristica collegata al Parco naturale del Lago di Candia e al
Lago di Viverone).
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Sezione 3 - Descrizione dell'offerta di beni culturali e naturalistici
(materiali ed immateriali)
Descrizione dei musei
Nel territorio dell'anfiteatro morenico di Ivrea sono presenti numerosi musei e istituzioni culturali.
Nella città di Ivrea, il Maam, il museo a cielo aperto dell'architettura olivettiana, il Museo
Laboratorio Tecnologic@mente, l'Archivio Storico Olivetti e l'Archivio Nazionale del Cinema
d'Impresa, testimoniano il lascito della cultura olivettiana.
Sul territorio, numerose istituzioni ecomuseali e museali aderiscono alla rete dell’Ecomuseo
Anfiteatro Morenico Ivrea, fondato nel 2008 su iniziativa di alcuni comuni ed associazioni, con
l’obiettivi di svolgere un’azione di valorizzazione, promozione e coordinamento degli stessi.
Il Maam
Dal 1997, a partire dalla crisi della Olivetti, sono stati avviati una serie di progetti e programmi che
hanno posto al centro della riflessione la valorizzazione degli edifici costruiti dall'industria
eporediese, promuovendo una politica di conservazione e valorizzazione.
Il Museo, inaugurato nel 2001, si sviluppa lungo un percorso di circa due chilometri che interessa
via Jervis e le aree contigue su cui sorgono gli edifici più rappresentativi della cultura olivettiana:
dalle costruzioni di Figini e Pollini (stabilimento Olivetti e asilo nido, casa a 24 alloggi, servizi
sociali) alla mensa di Ignazio Gardella, alle case di Nizzoli e Oliveri, alle opere di Eduardo Vittoria
(tra cui il Centro studi ed esperienze del 1955) e Gabetti e Isola (il «crescent» interrato della Unità
residenziale ovest), fino agli edifici più recenti, come Palazzo Uffici 2 di Gino Valle.
La nascita del museo è stata preceduta da una capillare catalogazione dell'architettura moderna
nella città di Ivrea che ha portato all'individuazione di oltre 200 edifici che rappresentano, per
caratteristiche architettoniche, morfologiche e culturali, un unicum nel panorama dell'architettura
moderna internazionale.
Successivamente, gli studi per il Piano Regolatore della città hanno fatto propri una serie di istanze
derivate dalla catalogazione e dalla conoscenza degli edifici che hanno permesso la stesura di una
Carta della Qualità, che per la prima volta pone uguale attenzione alla valorizzazione e alla tutela
della città industriale moderna al pari di quella storica. Progetti di recupero e tutela
dell'architettura, realizzati grazie agli strumenti di cui Ivrea si è dotata, hanno permesso di
sperimentare in modo nuovo l'idea di conservazione del contemporaneo e di trasformazione di
edifici per la produzione e la collettività, investendo accanto al patrimonio lasciato dalla Olivetti
porzioni di territorio industriale dimenticati dalla memoria.
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Considerato il fine per cui è stato progettato e realizzato, cioè la valorizzazione del patrimonio
architettonico olivettiano, e data la sua conformazione di percorso a cielo aperto, il Maam risulta
così un'istituzione diversa dal tradizionale museo di architettura ed anche da un semplice itinerario
turistico. Durante il periodo di gestazione e il primo periodo di apertura, si è sempre più
concretizzato un ruolo del museo come istituzione che oltre la mission di rendere fruibile il
patrimonio architettonico della città, cerca di farlo diventare sempre di più un bene condiviso dalla
stessa popolazione eporediese oltre che da un pubblico di visitatori specializzati.
Il Maam ha assunto così un carattere di istituzione innovativa, che lo rende affine ad alcune
esperienze museali europee o statunitensi, contraddistinte da un rapporto interattivo tra istituzione
e territorio.
Durante questi primi difficoltosi e sperimentali anni di attività sono state promosse iniziative
diverse per pubblici differenziati, dai bambini agli specialisti, e contestualmente è stata avviata
una riflessione sul ruolo stesso del Maam e sui suoi possibili sviluppi.
La visita del Maam si snoda lungo percorsi pedonali pubblici, che collegano gli edifici. Sono state
collocate sette stazioni tematiche informative, che in successione costituiscono un possibile
itinerario di visita e sono caratterizzate da una forte integrazione con il tessuto urbano.
I temi illustrati dalle stazioni riguardano le vicende inerenti l'impegno della Olivetti nel campo
dell'architettura, dell'urbanistica, del disegno industriale e della grafica pubblicitaria e i contesti
culturali in cui queste vicende si collocano.
Il Museo Laboratorio Tecnologicamente
Il Laboratorio-Museo, realizzato dalla Fondazione Natale Capellaro, inaugurato nel 2005, promuove
la conservazione delle produzioni che illustrano l’evoluzione storica delle tecnologie meccaniche ed
elettroniche dello scrivere, del calcolo, dell’elaborazione dati e delle scienze dell’informazione.
Grande risalto viene dato alle attività e alle realizzazioni della Olivetti.
L’obiettivo è quello di stimolare nel visitatore un’attenzione orientata al presente e al futuro delle
tecnologie e al loro potere d’incidenza sulla vita quotidiana.
Tecnologic@mente è strutturato attraverso un ideale asse del tempo. Appena entrati, nelle stanze
del tesoro, si attraversa il passato. Proseguendo la visita, i laboratori del Gioc@impara sono l’
access gate al presente e al futuro.
Nelle stanze del tesoro si scoprono le macchine per scrivere e da calcolo (meccaniche ed
elettroniche) nate ad Ivrea e vendute in tutto il mondo. Si raccontano il genio di Camillo e Adriano
Olivetti, di Natale Capellaro, di Mario Tchou e di Pier Giorgio Perotto, e il lavoro appassionato di
decine di migliaia di dipendenti. Attraverso le attività e le realizzazioni Olivetti s’illustrano la vita e
la storia del territorio locale.
Questa sezione termina con l’avvento dell’elettronica e dell’informatica e con il mondo
contemporaneo dei personal computer, dei telefonini e di internet. Si prosegue poi accedendo alle
sale del Gioc@impara, che ospitano i laboratori didattici dedicati ai giovani. “Se ascolto dimentico,
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se vedo ricordo, se faccio capisco” è la filosofia dei laboratori in cui è possibile toccare con mano
gli oggetti, fare esperienze pratiche, giocare con la tecnologia. I ragazzi creano le immagini digitali
con pixel fisici vincolati da forma e colore, comunicano a distanza con il dialogo disegnato,
provano diversi sistemi di calcolo e sperimentano i principi di funzionamento delle macchine da
calcolo, usano i primi alfabeti e le prime tecnologie per la scrittura e la stampa, giocano con le
parole e la punteggiatura, imparano a trasmettere dati attraverso il facsimile, comprendono la
tecnologia elettronica alla base degli oggetti d’uso quotidiano.
Infine nel Laboratorio di Restauro si riparano, ripuliscono e revisionano le macchine esposte nel
Museo, ma anche quelle di chi volesse restaurarne una propria. I tecnici del museo le fanno
tornare al loro originario splendore. Nel Laboratorio, aperto al pubblico, si ammirano le macchine
smontate e si vedono i componenti meccanici ed elettronici.
I visitatori possono giocare con una Programma 101 – primo computer da tavolo programmabile al
mondo – e un moderno PC. Il gioco è lo stesso: “Angela Game”, ma i giocatori hanno 40 anni di
differenza; sarà più facile battere la vecchia 101 o il giovane PC?
Ultima proposta espositiva di Tecnologic@mente, in termini temporali, è stata la stanza dedicata
all’era dell’elettronica Olivetti, focalizzata sulla storia delle Elea 9003. La proposta consiste in una
nuvola di informazioni sull’avventura dell’Olivetti nell’ambito dell’Elettronica, raccontate a partire
dalle storie di quattro personaggi, punti cardine di tutta la vicenda.
Zenone di Elea con le sue teorie e i suoi tre paradossi iniziò a formalizzare il concetto di logica,
Adriano Olivetti con la sua lungimiranza fu in grado di fare un salto dal mondo della meccanica a
quello dell’elettronica, Mario Tchou con la sue competenze seppe tradurre in concretezza le
intuizioni di Adriano, Sottsass seppe dar voce al pensiero di Adriano secondo cui il Design è
l’anima di un prodotto.
L'Archivio Storico Olivetti
L'Archivio Storico Olivetti, dichiarato di "notevole interesse storico" da parte della Soprintendenza
Archivistica per il Piemonte e la Valle d'Aosta, ha sede presso Villa Casana, prestigiosa residenza
immersa nello splendido parco di Montefiorito a pochi passi dal centro di Ivrea.
Nato nel 1986 come iniziativa aziendale, dal 1998 l’Archivio Storico Olivetti è gestito da una
Associazione fondata a Ivrea su iniziativa della società Olivetti e di importanti soci pubblici e
privati. L’Associazione dà quindi continuità a un pluriennale impegno per il recupero, la
selezione, conservazione e archiviazione di una grande quantità di documenti, testimonianza di
una singolare esperienza industriale e culturale.
Il patrimonio documentale conservato presso l’Archivio (atti societari, manoscritti, appunti, lettere,
relazioni, progetti, stampati, ecc.) rappresenta un insostituibile strumento di indagine della
complessa vicenda storica olivettiana e delle profonde trasformazioni dell’ambiente industriale e
sociale che l’hanno accompagnata. Attraverso questi documenti si ripercorre infatti la storia dei
mutamenti che, con il passaggio dalla meccanica all’elettronica e poi all’informatica e alle
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telecomunicazioni, hanno coinvolto insieme alla vicende tecnologiche ed economiche dell’Azienda,
anche la storia del suo territorio, il contesto sociale e la cultura industriale.
La Biblioteca è ricca di migliaia di volumi: dalle Edizioni di Comunità, una delle case editrici più
importanti del dopoguerra, alla raccolta di Cataloghi delle Mostre d'arte e dei Quaderni del
Restauro; dalla collezione di libri su tematiche olivettiane all'originale editoria interna ricca di
prestigiose realizzazioni quali Agende, Libri Strenna, Calendari, Monografie.
Altrettanto interessante l'Emeroteca dell'Archivio che raccoglie riviste culturali di valore storico,
edite direttamente o indirettamente dalla Olivetti, quali Comunità, SeleArte, Urbanistica, Zodiac,
Tecnica e Organizzazione. Sono presenti anche le collezioni dei periodici del Gruppo, a cominciare
da Notizie Olivetti, e di diverse pubblicazioni locali.
Originale e ricca, la Cinevideoteca copre un periodo di produzione che risale alla fine degli anni
Quaranta. Molti filmati, realizzati grazie all'impegno e agli interventi di grandi personalità della
cultura italiana e straniera, costituiscono per la loro qualità un importante patrimonio nella
storia del cinema d’impresa.
Più ridotta ma di grande valore storico l'Audioteca nella quale sono conservate le registrazioni di
dibattiti e di incontri con personalità della cultura italiana ed internazionale.
L'Eidoteca e la Fototeca costituiscono poi due ricche ed importanti sezioni nelle quali sono raccolte
significative collezioni di manifesti, di campagne pubblicitarie e immagini che testimoniano in modo
vivo i diversi aspetti di oltre un secolo di vita dell’Azienda.
Sono migliaia, inoltre, i manoscritti, le immagini, i documenti, le relazioni, gli appunti e i progetti
che compongono, su deposito della Fondazione Adriano Olivetti, l'Archivio della Famiglia Olivetti e,
di particolare importanza, i Fondi di Camillo e Adriano Olivetti.
Nel patrimonio conservato dall’Archivio Storico non manca una ricca collezione dei prodotti Olivetti,
a partire dalla M1, prima macchina per scrivere realizzata in Italia un secolo fa.
Accanto all'obiettivo primario della conservazione e ordinamento del grande patrimonio di
documentazione che le è affidato, l’Associazione si pone anche l'obiettivo della sua valorizzazione
sia a livello nazionale che internazionale; a tal fine fornisce assistenza e consulenza a ricercatori e
studiosi, promuove mostre, studi, pubblicazioni, convegni, incontri e altre iniziative utili per
favorire una migliore conoscenza della storia e dei valori olivettiani.
Con questa medesima finalità l’Associazione gestisce e continuamente arricchisce anche il suo
portale www.storiaolivetti.it che attraverso brevi testi e immagini illustra diversi aspetti della storia
olivettiana.
Presso la sede dell’Archivio, nel parco di Villa Casana, è allestita la mostra permanente Cento anni
di Olivetti, il progetto industriale. Si tratta di una ricca selezione della mostra organizzata nel 2008
a Ivrea dall’Associazione Archivio Storico Olivetti nei grandi spazi dell’Officina H per celebrare il
centenario di fondazione della Società.
Cento anni di Olivetti, il progetto industriale è una mostra pensata in primo luogo per i giovani e
per quanti non hanno una conoscenza diretta della grande vicenda industriale della Olivetti. Mette
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in luce le peculiarità di questo progetto industriale, fortemente orientato all’innovazione e
all’eccellenza tecnologica, ma allo stesso tempo molto attento agli aspetti sociali e culturali del
mondo del lavoro, alle esigenze di formazione, alla responsabilità sociale, alla cultura in tutte le
sue diverse forme di espressione.
L’esposizione è strutturata come un ideale percorso alla scoperta del mondo Olivetti. Il visitatore
può ripercorrere, a partire dalla prima fabbrica del 1908, lo sviluppo dell’azienda in Italia e nel
mondo, analizzando quei fattori che hanno determinato cambiamenti epocali nell’innovazione
tecnologica dei processi e del prodotto. Gli oggetti e i prodotti esposti, i documenti, i filmati, le
immagini per lo più inedite, raccontano anche con l’aiuto di pannelli descrittivi una grande storia
industriale che ha caratterizzato e connotato un territorio e diffuso a livello mondiale un proprio
stile, un modo di “fare impresa” ancora oggi universalmente riconosciuto e oggetto di studio.
La mostra può essere oggetto di visite guidate dal personale dell’Archivio.
Inoltre, l’Associazione Archivio Storico Olivetti, ogni anno organizza la Fiera della parola, una
manifestazione culturale che per tre giorni agli inizi di giugno porta nel parco di Villa Casana, sede
dell’Archivio, e in diversi luoghi di Ivrea e di altri comuni del Canavese una fitta serie di eventi:
spettacoli e performance teatrali, conferenze e dibattiti, laboratori per bambini, presentazioni di
libri, letture, installazioni e dialoghi tra culture che coinvolgono esperienze creative, locali e
nazionali, in un unico spazio che favorisce comunicazione e conoscenza reciproca.
In questi tre giorni e in questo ambiente popolato da scrittori, artisti, intellettuali, docenti e
studenti, il pubblico riconquista ritmi e spazi a misura d’uomo, riscopre il gusto dell’ascolto e del
confronto. La Fiera diventa luogo di dialogo e comunicazione; luogo dove la comunità locale
ritrova una sua più autentica dimensione.
Con questa iniziativa, giunta nel 2010 alla sua settima edizione, l’Archivio Storico Olivetti
ripropone con realismo lo stile Olivetti; uno stile fatto di progetto e di cultura, di spirito di libertà e
apertura verso il mondo, di partecipazione e integrazione, di attenzione per l’ambiente e lo
sviluppo sostenibile.
Questo stile, che ha caratterizzato un certo modo di essere e “fare impresa”, si ritrova anche in
un’ interessante iniziativa promossa nell’ambito della Fiera della parola. Dal 2008, anno del
centenario
olivettiano,
l’Associazione
assegna
il
Premio
Imprenditore
Olivettiano,
un
riconoscimento destinato a imprenditori operanti nel Canavese o in altre regioni italiane che si
sono contraddistinti per la gestione responsabile dell’impresa, ispirandosi al modello che fu
concretamente proposto da Adriano Olivetti.
L’Associazione, infine, attraverso il Bookstore dell'Archivio offre a studiosi e collezionisti un ricco
catalogo di pubblicazioni storiche oltre a quelle di recente editate dallo stesso Archivio Storico
Olivetti.
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L'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa
Nel 2003 viene firmata una convenzione tra il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la
Regione Piemonte, l'Olivetti (poi Telecom Italia) e il Comune di Ivrea, per realizzare l'Archivio
Nazionale del Cinema d'Impresa nella ex scuola dell'infanzia Canton Vesco, progettata
dall'architetto Ridolfi nel 1955. A novembre 2003 è stato realizzato primo dei tre edifici che
componevano il complesso scolastico con una mostra di fotogrammi
Il cinema e il lavoro
e la rassegna cinematografica Tempi moderni: il cinema e l'industria.
L'Archivio Nazionale del Cinema d'Impresa conserva circa 20.000 bobine di film, in depositi
condizionati secondo le norme della FIAF. Sono depositati presso l'archivio i fondi cinematografici
di imprese come l'AEM-Milano, la Breda, Edison, Enea, FIAT, Innocenti, Olivetti ma anche archivi
di case di produzione di film pubblicitari, come le Film Master e la Recta Film o Enti di ricerca
come l'Enea.
Attualmente l'Archivio è impegnato nella realizzazione di un database generale e nel trasferimento
in Beta dei materiali. Sono stati restaurati in pellicola alcuni film di particolare interesse storico o
artistico.
L'AMI e la sua rete di ecomusei
L’Ecomuseo dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, costituito nel 2008, comprende 17 Enti Locali (14
Comuni, 1 Comunità Montana, 1 Comunità Collinare, 1 Consorzio Forestale) e 12 Associazioni ed
Istituzioni culturali (dati 2010.)
L’ Ecomuseo AMI è un'associazione di secondo livello senza fini di lucro: una federazione di
soggetti autonomi, diversi, che si riconoscono portatori di eguali diritti e eguali doveri, uniti dal
desiderio di dare maggior respiro e maggiore incisività a quanto già stanno facendo, per questo
territorio, attraverso una più intensa collaborazione reciproca e lo sviluppo di nuove sinergie
Gli obiettivi strategici dell’Ecomuseo dell’AMI sono:
-
favorire il recupero e la valorizzazione della cultura tradizionale, materiale ed immateriale
delle Comunità dell’Anfiteatro Morenico
-
favorire il rafforzamento, l’aggiornamento e la diffusione di una condivisa appartenenza
territoriale e culturale tra gli abitanti dell’AMI
-
favorire e stimolare lo sviluppo locale delle comunità dell’AMI mediante iniziative culturali
compatibili con il territorio, finalizzate a mobilizzare e valorizzare le molteplici risorse in
esso presenti.
Per raggiungere tali obiettivi, l’Ecomuseo agisce da un lato come nodo centrale della rete formata
con gli Associati, dall’altro come laboratorio di sviluppo, promuovendo iniziative di interesse
generale per il territorio e le sue comunità.
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Attività centrale dell’ Ecomuseo AMI è lo sviluppo, la promozione e valorizzazione dei siti museali,
in buona parte già coinvolti dal progetto di Cultura Materiale della Provincia di Torino, che
aderiscono alla rete:
1.
Museo della civiltà Contadina (Comune di Andrate)
2.
Ecomuseo dei Seggiolai e delle Impagliatrici di Azeglio (Associazione ARTEV)
3.
Museo Mineralogico “La Brossasca” (+ Comune di Brosso)
4.
Ecomuseo del Paesaggio "Orizzonte Serra" (Ass. Orizzonte Serra + Comune di Chiaverano)
5.
Museo “La Botega del Frer” (Comune di Chiaverano)
6.
Ecomuseo Miniere di Lessolo (Associazione ASSA)
7.
MACAM - Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Maglione (Comune di Maglione)
8.
Ecomuseo della Castagna (Comune di Nomaglio)
9.
Museo – Centro Studi Alfredo d’Andrade (Comune di Pavone C.se)
10.
Museo La Steiva di Piverone (Associazione La Steiva)
11.
Museo didattico “Memorie del Tempo” (Comune di Perosa C.se)
12.
Museo civico Nòssi Ràis (Comune di San Giorgio C.se)
13.
Ecomuseo “Il Ferro la Diorite” (Ass. Club Amici della Valchiusella + Comune di Traversella)
14.
Museo civico Morenica (Comune di Vialfrè)
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Descrizione dei beni culturali e naturalistici
Siti e aree preistoriche e archeologiche
La presenza umana nell'Anfiteatro Morenico di Ivrea è stata accertata, in epoca preistorica, in
diversi luoghi.
Nella limitrofa zona di Belmonte sono stati individuati alcuni insediamenti frequentati nel Neolitico
e in epoche successive.
In una cava di Tina (nei pressi di Vestignè) sono state estratte due statue-stele eneolitiche.
Sulle rive del lago Pistono sono stati trovati reperti del Neolitico : materiali fittili (parti di vaso a
bocca quadra), e una notevole industria litica, comprendente asce in pietra e pesi per reti,
probabilmente usate per la pesca.
Una punta di freccia in selce, conservata presso il Museo Nazionale di Artiglieria di Torino, è la
testimonianza di traffici commerciali già esistenti in quel lontano periodo: la selce veniva importata
dalla Francia poiché non esisteva nelle Alpi occidentali.
A Bienca sono stati ritrovati un lisciatoio, un macinello ed un'ascia, tutti utensili in pietra scura,
materiale sicuramente utilizzato abbondantemente fino alla conquista romana data la scarsità di
metalli.
A Viverone è stato rilevato e studiato un grande insediamento palafitticolo, e sul fondo del lago in
successive campagne di scavo subacqueo sono stati trovati importanti reperti del periodo del
Bronzo.
A Piverone sono state trovati due parallelepipedi in pietra con incisi gli stampi per la fusione di tre
modelli diversi di spade risalenti all'Età del Bronzo.
Da alcuni anni sta assumendo particolare rilevanza la collina della Paraj Auta, posta sul territorio
fra Ivrea e Pavone Canavese, sulla quale si stanno scoprendo tracce di uno o più villaggi che
dovevano avere notevole importanza in quanto situati al punto terminale dei trasporti via acqua
che risalivano dall'Adriatico via Po, e Dora (fino ad allora passante ad ovest dell'attuale tracciato)
dove iniziavano le carovane via terra verso la valle d'Aosta ed i valichi alpini. Su questa collina
sono state scoperte e censite un migliaio di coppelle e sono stati recuperati reperti databili dal
Bronzo finale al periodo Romano.
Un altro caso d’interesse storico ed archeologico è rappresentato dal recupero della "Piroga di
Vestignè".
Un elemento di grande importanza è inoltre il grosso masso erratico di gneiss con due intrusioni di
calcescisto granati-fero (pietra ollare), posto dietro al pilone votivo in località Casale Montresco, a
Bienca. Esso presenta infatti nel lato sud trentasei incisioni, lunghe dai 5 ai 12 cm e profonde da
0,5 ad 1 cm, molte delle quali a sezione a “V”, probabilmente usate per l'affilatura di asce in
pietra. Massi con tali incisioni sono rari in queste zone mentre sono più frequenti a nord delle Alpi.
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In parecchi altri luoghi (soprattutto situati su alture) sono presenti elementi di Arte rupestre di età
presumibilmente
preistorica: Lessolo, Cossano, Fiorano, Loranzè, il Bèc Renon a Scalaro ed il
Truchet di Borgofranco. Essi sono solo alcuni dei siti esistenti e testimoniano una frequentazione
antica dell'uomo in questo territorio.
Due sono comunque le testimonianze di arte rupestre particolarmente note: la Pera Cunca e la
Pera dij Crus.
La Pera Cunca (La pietra conca), un masso erratico, già nota da tempo, chiamata
tradizionalmente dagli abitanti “Pera Cunca” ossia “Pietra Conca o Concava”, fu segnalata alla
Soprintendenza sul finire degli anni Venti del Novecento. Essa si trova sulle pendici più meridionali
dell’Anfiteatro morenico di Ivrea nei pressi di Caravino, probabilmente trasportata qui dal ritiro del
ghiacciaio.
Sulla funzione e l’uso della celebre pietra fin dalle prime osservazioni del Sovrintendente Barrocelli
se ne era intuita una quasi certa funzione cultuale. Le coppelle canalizzate e la vasca centrale ben
si adattano ai culti che prevedono libagioni su pietre sacre a forma di altare, più volte descritte dai
cronisti di età romana riferendosi ai popoli indigeni preesistenti nel Nord Italia. E’ comunque
necessario muoversi con cautela su tali informazioni classiche, poiché solo con questi dati (e
soprattutto senza un riscontro archeologico) può essere facile arrivare a conclusioni affrettate o
erronee.
La Pera dij Crus è invece un masso con 136 incisioni, tra cui 57 figure antropomorfe, croci e
coppelle posta a precipizio sul torrente della Valle Dondogna, sopra Tallorno (Valchiusella) a quota
1620 m.
Il masso denominato Pera dij Crus, fin dalla sua segnalazione e studio da parte di B.Bovis e
R.Petitti nel loro prezioso volumetto “Valchiusella Archeologica”, è stato oggetto di numerosi studi
ed osservazioni, anche con metodologie professionali. Alla fine degli anni ‘80 alcuni studi (M.Rossi)
avanzavano l’ipotesi di un’origine storica delle incisioni cruciformi-antropomorfe. Successivamente
(A.Arcà) veniva rivalutata l’origine preistorica, già anticipata da Petitti, attraverso un approfondito
studio e comparandone i risultati con altri antropomorfi presenti nell’area alpina, in particolare con
quelli riferibili all’Età del Rame e del Bronzo presenti in Valcamonica. Il complesso di incisioni
antropomorfe sulla Pera dij Crus è considerato l’esempio più rappresentativo dell’Arte rupestre nel
settore alpino occidentale, comparabile unicamente, per quantità di figure, con il Monte Bego e la
Valcamonica.
Nel 100 a.C. i Romani alla guida di Caio Mario e Valerio fondano Eporedia (Ivrea), da allora l’area
dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea è sotto l’influenza romana.
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Un interessante reperto appartenente all'epoca romana è il canale dell'acquedotto, che
attraversa l'area in direzione nord-sud. L'opera aveva inizio nel Maresco di Bienca, captando forse
le acque provenienti da Andrate. L'esterno è in pietre spaccate e malta, l'interno è invece in
cocciopesto (mattone sbriciolato misto a calce). Un importante aspetto della tecnica costruttiva è
la volta ad arco ribassato, costruita con conci in pietra legati da calce. Notevole una vasca limaria,
per consentire il deposito delle impurità, lunga 5 m e larga 2 m, con una profondità variabile da 1
a 2 m. Restano parecchi tratti visibili, alcuni completi, altri ridotti a qualche tratto di muro
indistinguibile dai muretti dividenti le proprietà.
In Ivrea sono presenti interessanti aree archeologiche e resti che testimoniano il lontano passato:
l’anfiteatro romano, i siti presso il centro culturale La Serra, l’area sotto la banca Imi San Paolo, la
cripta del Duomo e i resti del Pons Maior, tutti documentati nell’opuscolo Ivrea romana edito e
distribuito dal Comune di Ivrea.
L’Anfiteatro romano dell’antica Eporedia è giunto sino a noi attraverso i resti dell’edificio che si
innalzava sul lato meridionale dell’attuale Corso Vercelli. È in parte costruito su un terrapieno,
contenuto a Sud da un possente muraglione rettilineo (presumibilmente il resto di un recinto che
circondava l’intera struttura), in parte su muri radiali. Sempre sul lato meridionale, il muro esterno
è rafforzato da concamerazioni semicircolari. Al centro dell’arena era un vano ipogeo, collegato
tramite scale e corridoi ai locali di servizio sottostanti la cavea. Il percorso sotterraneo era
evidentemente funzionale al movimento di belve, gladiatori e macchinari. Un ambulacro che corre
sotto il podio collegava vani di servizio costruiti in corrispondenza degli assi e aperti sull’arena.
All’estremità dell’asse maggiore si aprivano due ingressi monumentali, chiusi da porte non meno
monumentali di quelle della città. Lastre di bronzo con borchie applicate, presumibile decorazione
di un balteo, sono state rinvenute nell’arena.
La via Francigena Canavesana e i beni religiosi
Altrettanto interessanti e disseminate sul territorio dell’Anfiteatro Morenico sono le testimonianze
di epoca medioevale. Le testimonianze presenti nella città di Ivrea dalla Torre di Santo Stefano al
Palazzo della Credenza, dal Castello del Conte Verde alla Casa degli Stria, solo per citarne alcune,
sono state illustrate in un agile opuscolo dal titolo Su e giù per il Medioevo distribuito dal Comune
eporediese.
In questi ultimi anni si è cercato di creare e rendere attivi alcuni circuiti come per esempio quello
inerente la Via Francigena Canavesana, un tratto del percorso, ufficializzato nel 2004 dalla
Comunità Europea, che i pellegrini medievali seguivano da Canterbury per giungere a Roma,
centro della cristianità. Con il termine “Francigena” non si indicava una strada unica, ma un
territorio-percorso che frequentavano anche mercanti e soldati. L’attuale itinerario si sviluppa sul
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percorso testimoniato da Sigerico, per una trentina di chilometri lungo case campestri, vigne,
sentieri e mulattiere. Da Carema a Settimo Vittone, dove è possibile ammirare la Pieve e il
Battistero di San Lorenzo, uno dei complessi architettonici romanici più importanti del
Piemonte. Il Battistero ottagonale è suddiviso in otto nicchioni, con un’abside quadrata e un
campaniletto aggiunto in epoca più tarda (XIII sec.); la Chiesa ad aula unica, con una pianta a
croce latina e tre cappelle rettangolari, contiene pregevoli cicli di affreschi (X-XIV sec.). Per
proseguire da Borgofranco, attraverso Montalto Dora sino a Ivrea dove nella parte alta della città
domina, accanto al Castello delle Quattro Torri, la Cattedrale dell’Assunta, la cui storia più che
millenaria è testimoniata dalle parti conservatesi delle sue strutture romaniche e dalla serie di
interventi successivi che ne ha mutato la fisionomia adeguandola via via ai gusti estetici
emergenti, del barocco e del neoclassicismo. Oltre alle parti sopravvissute della cattedrale
warmondiana, esistono a Ivrea altre testimonianze dell’architettura romanica: il campanile
originale della chiesa di Sant'Ulderico (ora inglobato nella chiesa), la Cappella dei Tre Re presso
il Santuario di Monte Stella e, soprattutto, la Torre di Santo Stefano, superstite vestigia
dell'omonima abbazia benedettina costruita verosimilmente a partire dal 1044. Ad Ivrea è possibile
visitare anche la quattrocentesca Chiesa di San Bernardino che rappresenta un’attrattiva di
notevolissimo pregio artistico, in virtù del grande tramezzo interno affrescato con le Storie della
Vita e Passione di Cristo da Giovanni Martino Spanzotti. Il ciclo di affreschi occupa la zona
superiore della parete divisoria tra le due parti della chiesa, ed è composto da venti scene
dispiegate intorno al grande riquadro centrale con la Crocefissione. La parete affrescata era come
un libro illustrato sul quale i fedeli ritrovavano gli insegnamenti della loro fede, le speranze, i
castighi, i premi: e, infatti sul pennacchio laterale sinistro abbiamo la Cacciata dal Paradiso
Terrestre, sui pennacchi centrali il Giudizio Universale e l'Inferno, a destra il Purgatorio. Ancora
sotto i due pilastri centrali: San Bernardino da Siena con il simbolo del Nome di Cristo, centro della
sua predicazione, viene presentato secondo l'iconografia tradizionale, e infine l'immagine di Cristo
piagato che deve destare la commozione e il pentimento dei fedeli, con gli occhi quasi chiusi,
appannati dal dolore, rivela sicure analogie con altre pietà coeve dipinte da Spanzotti.
La datazione del ciclo di affreschi è stata molto discussa: oggi, tuttavia, la maggioranza dei critici
tende a collocarla negli anni tra il 1480 e il il 1490, forse con una pausa di studio e riflessione che
fece slittare le ultime scene verso la fine del secolo.
Tutto il primo ordine di quadri, dall'Annunciazione all'entrata in Gerusalemme, appartiene, anche
per ragioni tecniche, al primo periodo di lavoro del pittore: si evidenzia la sua famosa luce violetta,
la semplicità e la purezza dell'impostazione, con qualcosa ancora di arcaico che rifugge dalle
amplificazioni dotte di certo umanesimo quattrocentesco, forse anche per una precisa volontà
della committenza francescana. Vi è però una particolare attenzione per gli aspetti quotidiani, che
sembra peculiare dello Spanzotti.
Nella Resurrezione di Lazzaro e nell'Entrata in Gerusalemme le scene finora unicamente occupate
dai protagonisti si fanno più dense di folla, che viene distribuita secondo linee prospettiche per
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accentuare la profondità, ma che sembra "memore dei bassorilievi del millecento" (Testori). Qui
secondo quasi tutti gli studiosi, Spanzotti interruppe il suo lavoro; quando riprese, forse intorno al
1495, ebbe un calo di qualità nell'opera ed un aumento di mani di bottega, il Testori invece si
ribella a questa tesi, e parla del "gran calare dell'ombra della notte", della malinconia che cresce e
si dilata, delle tenebre della paura e del tradimento.
Ma anche se il violetto si fa cupo, l'oscurità continua ad essere intessuta di colore, non di
nerofumo, e nell'Orto di Getsemani permette di cogliere l'ombra più fonda del bosco. Mentre nella
Cattura di Cristo, l'intreccio di armati, corpi, manti oscuri, in cui spiccano il volto bellissimo di San
Giovanni di lato, quello di Cristo, profondamente segnato e più livido, e come già aggredito dal
buio, e il paesaggio notturno che ingoia la luce delle torce.
Certamente, in questo secondo periodo di lavoro dello Spanzotti vi è una maggiore ampiezza
atmosferica negli sfondi architettonici e prospettici, ma è volutamente povero il materiale di cui
sono fatti archi e colonne, anche se la cultura che li forma dà mostra di aver conosciuto il
Bramante.
L'Ultima Cena è giocata sull'incrocio dello sguardo tra Gesù e Giuda agli estremi del riquadro, tra il
più vago intrecciarsi degli occhi degli altri Apostoli che non capiscono chi devono guardare, con la
figura ammantata di bianco che crea il primo piano e lo sfondo che s'incupisce d'ombra; mentre la
Lavanda dei piedi, che pure si svolge in un ambiente prospetticamente più articolato, presenta un
modo antico di raccontare, con il toccante episodio della Comunione di Giuda che attira lo sguardo
sul secondo piano.
Negli altri quadri interni, Gesù davanti a Erode, Gesù davanti a Caifa, è importantissimo il gioco
delle luci e soprattutto delle ombre, che sembrano dare sostanza alle colonne in fuga prospettica.
La Flagellazione, come anche lo sfondo di architetture urbane nell'Ecce Homo, è certo frutto di una
profonda conoscenza prospettica e di modelli dotti. Ma nella scena con Pilato vi è un
approfondimento psicologico del personaggio che, nella fronte corrugata e nello sguardo perso nel
vuoto, tradisce il proprio disagio, tanto più evidente vicino all'impassibilità del paggio o della
guardia col copricapo calato sugli occhi.
Nella Salita al Calvario, il gruppo con lo svenimento della Madonna, così sommesso e contenuto
nei gesti, raggiunge un'altissima drammaticità ed evidenza statutaria, e diventa protagonista della
scena.
Infine la Crocifissione, di una tipologia già presente in Lombardia, che tuttavia raggiunge qui un
culmine che ispirerà Gaudenzio Ferrari in Santa Maria delle Grazie a Varallo Sesia, e forse anche
Hans Clemer, il Maestro di Elva, che una simile opera dipinse nell'Alta Val Maira.
Sempre ad Ivrea, nelle chiese di San Gaudenzio e di Santa Croce sono conservati interessanti
cicli di affreschi settecenteschi di Luca Rossetti da Orta.
Secondo la tradizione popolare, la chiesa di San Gaudenzio sarebbe stata eretta al di sopra di una
roccia nella quale il santo, di origine eporediese, avrebbe lasciato “domendo impressa nel sasso la
forma delle sue memba”; così la tradizione spiega la presenza di un masso incavo, probabile
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retaggio di un culto pagano, che la costruzione della chiesa non nascose, lasciandolo all’interno di
un vano accessibile. L’edificazione dell’edificio sacro (sulla riva destra della Dora Baltea, oltre il
rione del Borghetto – zona un tempo campestre) fu possibile solo in seguito allo smantellamento,
avvenuto nel 1705, della fortificazione chiamata il Castelletto. La sua costruzione è legata alla
committenza della famiglia Pinchia, attraverso il prevosto della cattedrale Lorenzo Pinchia e suo
cugino, il priore Giovanni Antonio Pinchia. Sappiamo che la struttura architettonica fu eseguita tra
il 1716 e il 1724, mentre solo nel 1734 nella zona posteriore fu aggiunta la sacrestia con il coro
superiore e nel 1742 il campanile, caratterizzato da quattro balconcini panoramici. Il progetto
esecutivo rimane ancora di autore ignoto e il nome più volte azzardato di Bernardo Vittone
potrebbe essere riferito, a causa della giovane età dell’architetto in quegli anni, ad un suo
intervento nel progetto soltanto relativamente ai lavori più tardi, relativi alla sacrestia e al
campanile. Rimane invece probabile la paternità, sebbene non documentata, dell’architetto Luigi
Andrea Guilbert, molto attivo in altri edifici ecclesiastici della città, tra il 1714 e il 1719, progettista
in Ivrea anche del Palazzo del Seminario.
Gli affreschi furono commissionati a Luca Rossetti da Orta, un artista nato nella città che sorge
sulle rive dell’omonimo lago l’8 settembre del 1708; sia il padre Pietro Antonio che il nonno,
Caviggione Antonio Valentino, furono pittori alquanto stimati nell’area lombarda e lo pseudonimo
di Rossetti derivò forse proprio dal colore dei capelli del nonno. L’artista interviene nella chiesa di
San Gaudenzio inaugurando una fortunata serie di commissioni in Canavese, tra Cuorgnè e Ivrea,
in un continuo viaggio tra le città lombarde e questa parte del Piemonte.
Lo schema compositivo della decorazione ad affresco della chiesa volle essere un totale omaggio
alla figura di San Gaudenzio.
La grande organizzazione dell’impresa decorativa nella chiesa di San Gaudenzio ed il successo che
probabilmente destarono questi affreschi, fecero di Luca Rossetti un artista apprezzato in territorio
canavesano per la sua capacità da un lato di far corrispondere in completa armonia la parte
architettonica con la superficie dipinta, dall’altro l’ambientazione dei soggetti sacri pone in risalto la
sua attenzione nel far svolgere le scene in ambienti riconoscibili. Ecco quindi le numerose vedute
della città di Ivrea (per cui al fedele gli episodi della vita di un santo dovevano sembrare reali
presenze negli sfondi a lui famigliari), oppure l’attenzione ai dettagli decorativi, quali ad esempio i
fiori ad ornamento degli “altari dipinti” nelle pareti laterali e alcune scenette che potremmo quasi
definire nature morte, come la rappresentazione della campanella e delle ampolle con l’acqua e il
vino, che sono dipinte ai lati della porta d’ingresso della sacrestia.
Dalla decorazione di San Gaudenzio, dunque, prende avvio una fortunata serie di commissioni
all’artista, proprio in territorio canavesano, tra cui la chiesa di Santa Croce ad Ivrea.
Appartenente all’omonima confraternita, nata con tale appellativo nel 1802 dall’unione di due
associazioni devozionali intitolate alla Beata Maria Vergine del Suffragio e al Santissimo Nome di
Gesù, l’edificio fu in gran parte realizzato, a partire dai primi decenni del Seicento, per conto della
Confraternita del Suffragio (istituita nel 1616 con fini di culto e di mutua assistenza). La
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meravigliosa decorazione interna fu nuovamente affidata a Luca Rossetti, con una commissione
che impegnò l’artista in due riprese: nel 1753 ricevette l’incarico di decorare la cupola con il tema
dell’Assunzione di Maria, mentre nel 1761 iniziò a decorare le pareti del presbiterio. Il programma
iconografico scelto fu ovviamente quello mariano, con la Natività nel coro e nelle pareti del
presbiterio gruppi di Santi (un tempo riconoscibili dalla presenza di alcuni cartigli, ora non più
leggibili), sostenitori del culto della Vergine, impegnati in vivaci discussioni. Guardando
nuovamente all’impostazione delle scene, si nota l’identica volontà di ambientare i personaggi su
sfondi architettonici illusionistici, che simulano le cappelle interne di una chiesa, nonché la
singolare somiglianza nei volti di alcuni di questi santi, quasi perfettamente sovrapponibili a quelli
visibili nella cappella di San Gaudenzio. Ed è proprio all’utilizzo di cartoni utilizzati quali sagome per
la realizzazione di altre figure che sicuramente ricorse il Rossetti.
Da Ivrea, sulla via percorsa dai pellegrini si giunge prima a Cascinette poi a Burolo,sino a
Bollengo dove si ergono la romanica Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo in Pessano e lo svettante
Campanile di San Martino in Paerno, conosciuto anche con il nome popolare di Ciucarun.
L’ultimo tratto della Via Francigena Canavesana attraversa Palazzo ed infine Piverone dove sono
visibili i ruderi della chiesa romanica detta Gesion (forse identificabile con San Pietro di Livione).
I pellegrini che nel medioevo volevano recarsi a Roma, una volta giunti ad Ivrea, volendo evitare i
pericoli dovuti alle continue frizioni fra Ivrea e Vercelli insiti nel percorso sopra descritto per
giungere a Santhià, potevano in alternativa scegliere il percorso oggi denominato Via Romea
Canavesana, che da Ivrea portava a Pavone, dominato dal Castello medioevale ristrutturato
nell’Ottocento dal D’Andrade e dove, sulla collina della Paraj Auta è visibile l’interessante
chiesetta di San Grato di origine romanica. Di qui si prosegue per Perosa, Colleretto Giacosa
sino a Scarmagno, dove in località Masero sorge la chiesa romanica di Sant’Eusebio con preziosi
affreschi, tra cui un polittico opera di Domenico Pago della Marca di Ancona (primi decenni del XIV
secolo) con un riquadro centrale rappresentante la Madonna del Latte. Il percorso si snodava poi
verso Mercenasco per arrivare a Candia Canavese dove si può visitare la chiesa romanica di
Santo Stefano al Monte, costruita dopo l’anno mille, secondo canoni romanici e dedicata al
protomartire Stefano. L’edificio fu innalzato a ridosso di un campanile preesistente, testimonianza
di un insediamento altomedievale o paleocristiano. Oltre ai grandi complessi edilizi del Duomo di
Ivrea e della Abbazia di San Benigno, Santo Stefano al Monte è certamente il più grande
edificio rimasto nell’anfiteatro morenico. Si presenta in forma absidale a tre navate. Da Candia a
Barone, Caluso, sino a Mazzè, dove nel romantico centro storico sorge il castello Valperga,
risalente ai primi del XIV secolo, riedificato in gusto neogotico in epoca moderna. Sempre a Mazzé
è possibile visitare la chiesa di Santa Maria, al cui interno è conservato un affresco raffigurante
una Madonna del Latte, mentre nei pressi della Dora Baltea sorge l’antichissima cappella dei
Santi Lorenzo e Giobbe ed i resti della chiesa romanica di Santa Maria Maddalena. Il
percorso prosegue poi verso Villareggia, Cigliano per arrivare a Livorno Ferraris.
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La cultura industriale
L’Anfiteatro morenico di Ivrea si caratterizza inoltre per essere stato teatro, dagli inizi del
Novecento in poi, dello sviluppo industriale.
Nel 1901 la città di Ivrea contava 11.696 abitanti e la popolazione dei 112 comuni del Canavese
arrivava complessivamente a 183.540 unità, di cui il 45% era dedita all’agricoltura e il 18%
all’industria e al commercio. L’economia canavesana era quindi basata ancora sull’agricoltura ed
era caratterizzata dalla conduzione diretta dei fondi e dal frazionamento della proprietà terriera.
La produttività del lavoro in agricoltura era molto bassa a causa dello sfavorevole rapporto tra la
giornata lavorativa e la superficie di terreno lavorato. Molto diffuso era ancora l’allevamento del
baco da seta che rappresentava un’importante fonte di reddito oltre il normale circuito di
sussistenza della famiglia contadina canavesana.
All’inizio del Novecento il commercio in Canavese era limitato allo smistamento dei prodotti locali
fra comune e comune, con un certo irradiamento verso il Biellese e su Torino, supportato dalla
fitta presenza di mulini, peste per canapa, frantoi, telai familiari per la lavorazione della tela,
fucine e piccoli impianti di vario artigianato. Ma gli innumerevoli salti d’acqua lungo le pendenze
dei fiumi, ponevano il Canavese nelle migliori condizioni idrografiche per quanto riguarda la
possibilità di ottenere forza motrice per l’industria.
Nei secoli anteriori all’industria avevano provveduto soprattutto i piccoli centri con lavorazioni di
lana, lino e seta. Moltissime fornaci e fucine erano dislocate lungo i corsi d’acqua e le zone
boschive: una sorta di manifattura domestica che provvedeva i manufatti e gli attrezzi necessari
alla vita rurale, era sorta dalla seconda metà del ‘700.
Le campagne rappresentavano un serbatoio quasi inesauribile di manodopera a buon mercato.
Nella seconda metà dell’800 la lavorazione del cotone aveva preso volto di vera attività industriale
in senso moderno. Ai piccoli opifici degli imprenditori locali o impiantati da intraprendenti padroni
venuti dalla Svizzera, si erano presto affiancati grandi edifici a più piani, sorti per iniziativa di
gruppi finanziari-industriali organizzati su base azionaria.
All’inizio del XX secolo fiorirono ad Ivrea numerose attività imprenditoriali, favorite dalla nuova
politica di incentivazione industriale inaugurata dall’amministrazione comunale eletta dopo le
elezioni del 1906, legata all’Associazione Commercianti e Industriali. Molti imprenditori forestieri
scelsero Ivrea per impiantare nuove fabbriche, mentre nella borghesia eporediese vi era una
bassissima vocazione a investire capitali in settori non tradizionali.
Tra le principali, la Società Anonima Rossari e Varzi di Galliate rilevò l’ex cotonificio Ceretto &
Meynardi, dando lavoro a 100 operai. Negli anni ’60 entrò in crisi e chiuse all’inizio degli anni ’70.
La ditta Paul Zhan e figli di Milano, produttrice di catenelle d’argento, acquistò nel 1908 l’altura
sopra Porta Aosta, costruendovi un edificio imponente che nel dopoguerra prese il nome di
Argenterie Diatto. La sua chiusura risale agli anni ’60.
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Nel 1922 viene impiantata la Soie de Chatillon, già presente in Valle d’Aosta dal 1920, e dal 1923
inizia la produzione. Per far fronte alla richiesta di manodopera della nuova fabbrica c’è un
fenomeno di immigrazione dal Veneto e dal Friuli, anche di donne molto giovani che vengono
ospitate in convitti di suore. Dal 1934 al 1942 la fabbrica passa all’IRI e dal 1942 al 1955 a un
consorzio di industriali lanieri, per poi finire sotto il controllo della Edison nel 1955 e iniziare la
produzione di fibre sintetiche (nylon).
Alla fine degli anni ’60 lo stabilimento di Ivrea è entrato a far parte del gruppo Montedison, con il
nome di Montefibre. Entrato in crisi all’inizio degli anni ’70, la fabbrica ha chiuso intorno alla metà
degli anni ’80.
L’industria più importante per la storia del Canavese è stata la Olivetti, la prima fabbrica di
macchine da scrivere fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, che già nel 1896 aveva fondato la CGS,
fabbrica di apparecchiature elettriche trasferita poi a Milano.
Lo sviluppo urbanistico e architettonico di Ivrea nel ‘900 è strettamente legato alla storia della
Olivetti.
La prima fabbrica in mattoni rossi viene edificata in una zona rurale, non lontano dall’abitazione di
Camillo Olivetti, l’ex convento di San Bernardino. Nel 1933 a Camillo si affianca, nella guida della
fabbrica, il figlio Adriano, straordinaria figura di industriale-intellettuale. Egli chiamerà a Ivrea
architetti e intellettuali per progettare insieme a loro lo sviluppo della Olivetti, consapevole delle
responsabilità sociali dell’industria e del peso che essa ha, e non può non avere, sulla
configurazione e modificazione di un territorio, delle sue possibilità di qualificazione o di degrado
delle aree scelte per i suoi insediamenti.
Nella metà degli anni ’30 inizia lo sviluppo dell’asse di via Jervis che porterà nell’arco di
venticinque anni alla creazione di una vera e propria nuova città olivettiana.
Altri beni culturali nell’Anfiteatro Morenico di Ivrea
Il Castello di Masino
Sorto in cima a una collina per ragioni strategiche di controllo e difesa, il Castello di Masino
domina l’intatto paesaggio del Canavese con le sue torri circolari e l’ampio parco in stile romantico.
Dal 1988 la famiglia Valperga di Masino ha affidato il compito di serbare la memoria storica della
colta famiglia piemontese al FAI, che oggi si occupa dell'impegnativa conservazione di tutto il
complesso, nonché degli oltre duemila oggetti d’arredo.
Le sale Secentesche, caratterizzate da copiose decorazioni di soffitti e pareti, manifestano un
gusto spiccato per stemmi, blasoni e per l'esaltazione delle imprese familiari. Ne sono esempi il
Salone degli Stemmi e la Sala da Biliardo, affrescata nella metà del Seicento ed espressione della
cultura manieristica che traspare dalle tonalità cromatiche e dalla complessa iconografia. I
medaglioni narranti le celebri battaglie si alternano alle figure allegoriche delle virtù in forma di
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cariatidi, mentre sotto i medaglioni sono raffigurate coppie di schiavi dai tratti esotici. Il grande
stemma dei Valperga domina dal soffitto l’intera sala che ospita il bel biliardo dell’Ottocento e la
singolare serie di giochi per il diletto della vita in villa.
Differenti sono gli affreschi della Sala da Ballo, situata all’interno del torrione rotondo
cinquecentesco, caratterizzati da decorazioni a trompe d’oeil della prima metà del Settecento. I
paesaggi arcadici che si aprono illusionisticamente al di là dei tendaggi affrescati, accentuano la
luminosità dovuta ai grandi finestroni spalancati sul parco. Lo stesso stile decorativo arricchisce la
cupola, con pilastri alternati a finestre a cielo aperto.
Nella seconda metà del Settecento il Castello è stato rinnovato soprattutto nella decorazione e
nell’arredo, assumendo un'impronta neoclassica che si evidenzia nell’appartamento di Madama
Reale, Maria Giovanna Battista di Savoia, spesso ospite di Francesco I di Masino. Realizzato alla
fine del Seicento, riarredato a metà Settecento, l’appartamento preserva ancora i preziosi papiers
peints cinesi alle pareti, il pomposo letto a baldacchino, le poltrone e le tende nella preziosa e rara
seta chiné del 1770.
Un’importante testimonianza del gusto ottocentesco è offerta dall’atmosfera ovattata del Salotto
Rosso, che raccoglie un’ampia collezione di damaschi, miniature e preziose porcellane.
Il castello possiede anche splendide scuderie settecentesche ed un museo di carrozze
ottocentesche di varia e rara tipologia.
Oltre alla possibilità di visite guidate, sono previste attività didattiche con percorsi di visita al
castello, percorsi tematici e laboratori.
Il Castello Ducale di Aglié
Anticamente noto con il nome di Fortezza dei San Martino, il castello, di origini medievali, fu
trasformato alla metà del Seicento dal conte letterato Filippo San Martino d'Agliè in dimora
signorile, affidando i lavori a Carlo di Castellamonte. La residenza venne acquisita dai Savoia nel
1764 e ricostruita su progetto di Ignazio Birago di Borgaro.
Abbandonato in seguito all’invasione napoleonica, il castello di Agliè tornò a rifiorire nell’Ottocento,
per volere di re Carlo Felice, che lo elesse a sua residenza di villeggiatura preferita assieme al
castello di Govone.
Oggi il castello, grazie alla Soprintendenza, si è trasformato in un enorme spazio museale.
Il castello conta oltre 300 stanze, riccamente decorate e arredate, come il salone da ballo con
affreschi del Seicento, il salone d'ingresso con stucchi settecenteschi. All'interno trovano posto la
quadreria e una preziosa collezione di reperti archeologici.
L'edificio è circondato da un grande parco con giardini all'inglese e all'italiana; all'ingresso una
bella fontana con statue settecentesche.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Il Castello delle Quattro Torri di Ivrea
Il maniero domina il centro storico di Ivrea. La sua costruzione ebbe inizio nel 1358 per volere del
conte Amedeo VI di Savoia. I lavori si conclusero fra i l 1393 e il 1395. Il castello fu edificato
soprattutto a scopo difensivo, per questo venne scelta una posizione strategica nella parte alta
della città. Nel XIV secolo, il Canavese era travagliato dalle lotte tra i signori di Valperga e i signori
di San Martino, sostenuti dai Savoia e il castello doveva costituire un baluardo a difesa del dominio
sabaudo.
Nel XV secolo, la pace fu ristabilita e il Castello divenne una residenza raffinata: le sue pareti
furono abbellite da arazzi, argenti, sete preziose e i pavimenti furono coperti con tappeti. In esso
si avvicendarono le duchesse di casa Savoia che favorirono lo sviluppo della cultura e delle arti.
Tra di esse sono da ricordare Jolanda di Francia, sorella di Luigi XI e Beatrice del Portogallo.
I festeggiamenti per la nascita di Adriano, figlio di Beatrice e del duca Carlo II che avvenne nel
1522, vengono descritti in modo dettagliato da un certo Antonino in un testo ricco di informazioni
sugli arredi, sugli addobbi delle sale, sui balli, sulle feste, su tutte le manifestazioni organizzate per
l'evento e in generale sulla vita del Castello.
Durante il XVI secolo, in Canavese divamparono le guerre tra Francesi e Spagnoli e iniziò una lenta
trasformazione del Castello che da ricca dimora man mano fu trasformato in presidio militare e in
ricovero per i profughi, finché nel XVIII secolo venne nuovamente rimaneggiato per essere
adibito a prigione.
E' da ricordare un evento funesto che nel 1676 segnò profondamente il Castello: un fulmine colpì
la torre di Nord Ovest, dove era situata la polveriera. L'esplosione provocò danni ingenti: vi furono
51 morti, 187 case danneggiate e la torre stessa del Castello crollò rimanendo così mozza.
Il castello mantenne la funzione di carcere sino al 1970. Dopo nove anni di chiusura furono avviati
i lavori di restauro per salvaguardare la struttura e per eliminare i corpi di fabbrica che erano stati
aggiunti nel cortile.
Dal 1994 lo Stato ha dato il Castello in concessione il Comune
e oggi è visitabile dalla tarda
primavera all’autunno grazie all’impegno dell’Associazione Castello di Ivrea.
Castello di Mazzé
Le prime tracce lo indicano sovrapposto ad un edificio fortificato romano. Fu dei Conti di Valperga,
che lo costruirono per la difesa dei loro possedimenti nell'ambito della contesa con i Marchesi del
Monferrato e i Conti di Savoia per il dominio di tutta la zona. Al castello antico di origine
medioevale se ne è successivamente aggiunto un altro come residenza signorile, senza
destinazione militare-difensiva.
Il castello recentemente restaurato, è stato restituito all'antico splendore con tracce di varie
epoche e stili: nuovamente leggibili affreschi e volte medioevali, suggestivi momenti artistici del
1600 e 1700, e i rimaneggiamenti in stile romanico voluti nel 1850 dal Conte Eugenio Brunetta
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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d'Usseaux. La visita alle interessanti sale è ricca di suggestioni artistiche e storiche, in essa si
sente l'aleggiare di antiche leggende e misteri.
Castello di Pavone
Antica roccaforte, di cui il muro di cinta, il mastio e la cappella risalgono al X secolo mentre torri,
muraglie e alcune sale furono costruite fra XI e XV secolo. Nella sua storia subì invasioni saracene
e ungare; dal secolo XI fu feudo del vescovado di Ivrea.
Nel 1885 il castello fu acquistato da Alfredo d'Andrade, raffinato intellettuale portoghese
Sovrintendente ai Monumenti del Piemonte che lo scelse come sua dimora, lo restaurò con vari
anni di lavoro e lo riportò alle condizioni originarie ricostruendolo in gran parte. Attualmente è
adibito a sale per congressi, ristorante e hotel.
Castello di Montalto Dora
E' un’imponente struttura fortificata situata su un colle che da secoli domina la strada per la Valle
d'Aosta. Risale al 1300, nel XVII secolo fu teatro di scontri con le truppe francesi e poi fra
"principisti" (sostenitori dei principi Maurizio e Tommaso di Savoia) e "madamisti" (partigiani della
Madama Reale torinese Cristina di Francia).
Dopo un lungo periodo di degrado verso al fine del 1800, anche questo monumento fu restaurato
ad opera di Alfredo D'Andrade. Il castello ebbe poi un ulteriore restauro negli anni 1960-70.
Palazzo Marini di Borgofranco
Il complesso edilizio di Palazzo Marini occupa un lotto quasi rettangolare all'interno dell'originario
borgo medievale, in prossimità della porta verso Ivrea. Si compone di una parte signorile, verso
sud, e di una rustica di servizio, verso nord.
La parte residenziale, la più importante, è costituita da un piano terreno, un primo piano e un
sottotetto. Mancano le cantine, come nella totalità degli edifici di Borgofranco, a causa del terreno
acquitrinoso. Lo scalone padronale, posto a lato dell'androne d'ingresso, mette in comunicazione il
porticato con il loggiato soprastante; la scala elicoidale, contenuta nella torre cilindrica, assicura
l'accesso a tutti i livelli del palazzo. E' probabile che Claudio Marini, quando nel 1623 fu investito
del feudo di Borgofranco, abbia acquistato non già un lotto di terreno libero, ma piuttosto
preesistenti edifici che fece sistemare ed ampliare. Infatti la torre si può far risalire all'ultimo
quarto del Duecento. Gli interventi fatti eseguire dalla famiglia Marini nella prima metà del
Seicento consistono nella ristrutturazione dell'esistente, con la sistemazione di vasti ambienti
decorati e con l'inserimento di due elementi fondamentali: lo scalone ed il portico con loggiato.
Palazzo Marini conserva un ciclo di decorazione murale databile al secondo quarto del Seicento.
La decorazione si svolge sulle pareti dello scalone, nelle quattro sale del primo piano e nel
loggiato, costituendo nel suo insieme un'antologia esauriente del gusto dell'epoca. Sulla volta dello
Scalone è dipinto, tra cielo e terra, il mito di Proserpina: in basso è il pianto di Demetra, in alto il
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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carro di Plutone che stringe l'amata tra le braccia. La grande Sala di rappresentanza, a cui si
accede direttamente dallo scalone, è coperta da un soffitto a travature in legno decorate con nodi
sabaudi. Sopra l'elegante camino in stucco è dipinto, a monocromo, l'incendio di Troia con la fuga
di Enea. Probabilmente alle stesse mani è riferibile la volta della Sala delle stagioni, dove, putti
dal corpo di pesce bifido e attorcigliato, reggono la trabeazione di una bassa struttura
architettonica che corre tutt'attorno all'imposta della volta. Da quattro aperture appaiono
allegorie delle stagioni. Notevole è l'interesse iconografico della Sala dell'etica, dipinta con toni
smorzati di ocra e di verde e con squillanti inserti di oltremarino e di rosso; su ogni lato scene
bibliche con didascalie di
commento.
La prospettiva
ardita
sulla
volta
della Sala della
abbondanza, è sicuramente uno degli esempi più precoci del genere in tutto il Piemonte.
Il Loggiato, infine, si prolunga nella parete di fondo con la prospettiva di una galleria a sette
campate. Sembra di cogliere, negli affreschi, l'intervento di almeno tre diversi gruppi di decoratori:
nella volta dello scalone, nelle prime due sale e in quelle, di più alta qualità e di maggiore anticipo
sui tempi, dell'«Etica» e dell' «Abbondanza».
Il Centro Etnologico Canavesano (C.E.C.)
E' una proposta di collaborazione culturale tra i Comuni e gli altri Enti territoriali e il Coro Bajolese
per estendere e approfondire l'indagine etnografica in tutto il Canavese.
La collaborazione succitata impone ai Comuni non solo il pagamento di un canone annuale
(modestissimo), ma
l'obbligo
di
segnalare
al
Coro, che
costituisce
la parte
tecnica,
i
momenti e i personaggi che hanno valore culturale e che meritano di essere documentati e sentiti.
L'attività del C.E.C, (fondato dal Coro Bajolese nel 1975) si è sviluppata tenendo conto di quattro
momenti, che caratterizzano una corretta indagine sulla Cultura Orale:
La Ricerca
La Restituzione
L'Analisi
e L'Archivio delle testimonianze raccolte.
Migliaia di registrazioni, fotografie e riprese video che sono state raccolte in tutti questi anni sono
confluite nell’archivio del C.E.C. Oltre alle registrazioni dei canti popolari (che naturalmente
costituiscono una parte importante dell’archivio) ci sono testimonianze sugli usi locali, sui mestieri,
sui riti, sulle feste; inoltre fiabe, leggende, indovinelli, proverbi, racconti di vita vissuta (la guerra
partigiana, il lavoro, ...).
È in corso il trasferimento delle registrazioni da audiocassette a CD, ed ora anche il trasferimento
delle fotografie (diapositive) e dei video e videocassette) su DVD. L’archivio dispone di una propria
sede con attrezzature quali computer e strumenti di registrazione con i quali continua l’attività di
ricerca e di catalogazione.
Il CEC ha sede a Borgofranco d'Ivrea, frazione Baio Dora.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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I beni naturalistici
Nel corso degli ultimi anni, per migliorare la fruizione dei beni naturalistici, il Laboratorio
territoriale di Educazione Ambientale La Polveriera e Turismo Torino in collaborazione con gli Enti
del territorio hanno realizzato e promosso una serie di percorsi, tra cui:
Paraj Auta
Paraj Auta è il nome con il quale familiarmente è chiamata la collina che si estende tra Pavone
Canavese ed Ivrea. La collaborazione tra il Comune di Pavone e il Comune di Ivrea ha permesso
nel corso degli anni il recupero di questa zona, la creazione di un percorso ed il suo
mantenimento. Si è cercato di promuoverne la fruizione attraverso la proposta di attività
diversificate. La singolare morfologia, le testimonianza storiche-artistiche presenti e nel contempo
lo stato di degrado hanno indotto il Comune di Ivrea e quello di Pavone, alcuni anni fa, ad
elaborare cooperando con le associazioni, i gruppi e le scuole locali, un piano progettuale volto alla
valorizzazione, conoscenza e ripristino della Paraj Auta. La collaborazione finanziaria della Regione,
della Provincia e dei due comuni coinvolti, hanno permesso la realizzazione di materiali informativi,
la tracciatura di sentieri di interesse evidenziati con un’adeguata cartellonistica, la realizzazione in
prossimità della chiesetta medievale di S. Grato un’area attrezzata. Oltre a ciò sono state
sviluppate attività diversificate tra cui lo sviluppo dell’orienteering con un’adeguata cartografia
della zona, laboratori di educazione ambientale e visite guidate. Dopo aver già sperimentato
alcune attività come l’orienteering per incrementare la fruizione soprattutto di scolaresche si sono
individuate due tipologie di attività una incentrata sul gioco, l’altra sull’archeologia. In particolare
sulla Paraj Auta sono già attivi laboratori scolastici dedicati all'arte rupestre, poiché la collina di
Pavone possiede una forte concentrazione di massi incisi.
Gli Anelli dei 5 Laghi
Il progetto “Anelli dei 5 laghi”, coordinato dal Laboratorio Territoriale di Educazione Ambientale di
Ivrea, è frutto di un accordo di programma stipulato tra i Comuni di Cascinette, Chiaverano,
Montalto Dora e Ivrea. Esso ha l’obiettivo di valorizzare l’area dei cinque laghi di Ivrea ed alcuni
suoi sentieri pedonali.
Nel 2004 è stata ultimata la sistemazione di percorsi naturalistici ad anelli nell’area dei Cinque
Laghi morenici (Anello del Lago Sirio e delle Terre Ballerine, Anello del Lago Nero, Anello di
Montresco, Anello del Lago Pistono, Anello del Lago di Campagna), attraverso il recupero, la
pulizia e la manutenzione di sentieri già esistenti e la messa in opera di una palinatura per i pedoni
e per le mountain bike. E’ stata quindi prodotta e stampata una mappa dei percorsi, diffusa in
occasione dell’inaugurazione degli Anelli dei 5 laghi (avvenuta il 14 novembre 2004) e tuttora in
distribuzione.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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I percorsi segnalati sono di grande interesse naturalistico, facilmente percorribili e della durata
ciascuno di circa 2 ore. Si snodano tra strade acciottolate e antichi sentieri, tra boschi di castagno,
vigneti e torbiere, ricchi di flora e di fauna.
L’ Anello del lago Sirio e delle Terre Ballerine, costeggiando le rive del Lago Sirio permette di
scoprire le Terre Ballerine, luogo di un particolare fenomeno, infatti al fondo di un avvallamento si
trova una torbiera il cui terreno è elastico al punto da ondeggiare.
L’Anello del lago Nero è una bella passeggiata che conduce alla conca misteriosa e selvaggia in cui
si trova il Lago Nero. La bellezza di questo luogo ha dato origine a molte leggende dal fascino
oscuro.
L’Anello di Montresco, si sviluppa lungo un sentiero che costeggia il Maresco di Bienca, bacino
lacustre utilizzato in epoca romana per condurre l’acqua ad Ivrea, attraverso un acquedotto i cui
resti sono tuttora visibili.
L’Anello del Lago Pistono, attraverso la passeggiata che conduce alla conca di origine glaciale in
cui giace lo specchio d'acqua lacustre, si può ammirare il Castello di Montalto, ai piedi del quale si
dirama il sentiero “Variante del Maggio” che conduce ad uno dei più interessanti punti panoramici
dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
L’ Anello del Lago di Campagna, è costituito da una passeggiata che si sviluppa lungo le rive,
immersi nel paesaggio di origine glaciale dominato dalla sagoma del Mombarone. Questa zona
presenta un habitat ideale per molte specie di uccelli di cui sono possibili molti avvistamenti.
Passegiate senza barriere
Sono nove passeggiate accessibili, immersi nella natura dell'Anfiteatro morenico di Ivrea, ed
illustrate in un’agevole cartoguida con le mappe e le descrizioni dettagliate sia in italiano sia in
inglese. Tutti i percorsi segnalati sono stati provati sul campo per garantire una sicura accessibilità
ai diversamente abili. Semplice l'intento: dare la possibilità alle persone con difficoltà motorie o
che utilizzano la carrozzella per muoversi, di poter beneficiare di una passeggiata in ambiente
naturale. Senza avere brutte sorprese...
Le caratteristiche che accomunano i 9 percorsi proposti sono la brevità, infatti sono tutte
percorribili in tempi che vanno dalla mezz'ora alle due ore, nonché l'interesse paesaggistico.
L’Alta Via dell’Anfiteatro Morenico
L’Alta Via dell’Anfiteatro Morenico rappresenta un sistema di itinerari turistici naturalistico-sportivi
caratterizzati da un coordinamento progettuale, segnaletico, grafico e promozionale di tutti gli altri
sistemi di itinerari già presenti sul territorio morenico. La novità è il coinvolgimento di tre province
differenti, Torino, Biella e Vercelli, che si ritrovano unite e collegate oltre i semplicistici confini
amministrativi.
L’Alta Via è un sistema di itinerari rivolto a mountain bikers, escursionisti a piedi e a cavallo, che si
compone di una Traccia Principale di 130 km e di itinerari di collegamento, uno per ogni paese
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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dell’anfiteatro, con partenza dalla chiesa principale. Per illustrare il percorso è stata creata una
cartoguida generale e le sue tavole di dettaglio, scaricabili dal sito di Turismo Torino con i
bancomat morenici, ossia normali bancomat che danno informazioni sui percorsi e stampano le
cartine. Il primo è già stato installato a Vialfrè.
Ad accompagnare tutto il materiale cartaceo, c’è anche un tracciato Gps della Traccia Principale
dell’Alta Via che permette di percorrerla con l’assistenza del navigatore satellitare. Cui si aggiunge
la documentazione integrativa tematica per l’approfondimento dei vari temi dell’anfiteatro e la
segnaletica unificata dei percorsi, che attualmente è in fase di completamento.
Oltre i percorsi illustrati, il territorio è caratterizzato dalla presenza di un parco e dai SIC.
Il parco naturale Provinciale di Candia
Lo specchio di Candia riverbera un paesaggio assai più integro, che si è mantenuto esente da
eccessive interferenze antropiche. La scarsa edificazione sulle rive e la minor pressione turistica
hanno permesso al bacino di Candia di conservare notevoli condizioni di naturalità, che fanno del
lago e della limitrofe palude una delle più importanti zone umide del Piemonte (e non solo). Ne é
conferma l'inserimento fra i Siti di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva "Habitat"
dell'Unione Europea.
Il Lago di Candia detiene però anche un'altra prerogativa: quella di dare il nome al primo parco
provinciale italiano. Il "Parco naturale di interesse provinciale italiano del Lago di Candia" é stato,
infatti, isitituito nel 1995 su proposta della Provincia di Torino. Quasi 350 ettari che comprendono,
oltre al lago vero e proprio, la palude e la paludetta, ovvero la zone più significative dal punto di
vista naturalistico.
Situato fra il paese omonimo e Mazzé, a una quota di 226 m, il lago ha una superficie di 1.5 Kmq
e una profondità media di 4.7 m. Il compito di alimentarlo spetta ad alcune sorgenti situate lungo
la costa meridionale. Del deflusso si incarica il Canale Traversaro, zona di particolare interesse per
la vegetazione.
Oltre 400 sono le specie floreali presenti, fra le quali alcune varietà idrofile non comuni come il
trifoglio fibrino, l'utricularia, la potentilla palustre e la rarissima violetta d'acqua (Hottonia
palustris). Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore è sicuramente rappresentata
dall'avifauna.
Situato sulla rotta "sud-occidentale", il Lago di Candia è, infatti, un importante luogo di sosta per
gli uccelli svernanti e di passo. Duecento le specie censite, tra le quali il tarabuso, il tarabusino,
l'airone rosso e, in particolare, la moretta, che ha fatto del parco una dei principali siti di
nidificazione in Italia.
Poche e vaghe sono le notizie storiche sulla fauna ittica. Per certo si sa che sul lago insistono fin
dal XVI secolo dei diritti di uso civico per la pesca professionale, unica fonte di sostentamento, fino
a pochi decenni or sono, per decine di famiglie locali. Tra le specie presenti, la carpa, la tinca, il
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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luccio, il cavedano, la scardola, il persico trota, il persico reale e il pesce gatto (le ultime tre
immesse).
Il parco è interessante non solo per l'ambiente lacustre, ma anche per gli spazi circostanti: boschi,
canneti e prati. La presenza del Parco si pone come elemento di tutela del territorio e di possibile
sviluppo dell'area. Si può visitare a piedi, in bicicletta o in barca.
I SIC dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea
L’Unione Europea, all’art.3 della Direttiva Habitat, istituisce una rete ecologica europea
denominata Natura 2000, composta dalle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e dalle Zone di
Protezione Speciale (ZPS). La costituzione della “rete ecologica” è finalizzata ad assicurare la
continuità degli spostamenti migratori,
dei flussi
genetici
ed
a garantire la vitalità a lungo
termine degli habitat naturali. D’altro canto la normativa asseconda quelli che sono gli ultimi
sviluppi delle scienze biologiche, che evidenziano la necessità di operare in un’ottica di rete,
cioè di aree che rappresentino tutte le specie e gli habitat tipici dell’Europa e le uniscano per
quanto possibile.
Il proseguimento delle attività antropiche , in tal caso, è necessario alla sopravvivenza di
numerose specie animali e vegetali. La conservazione della biodiversità tramite l’approccio a
rete e l’assunzione di particolari paesaggi antropici quali paesaggi “naturali” costituiscono un
“sistema integrato” di governo del territorio che, occorre ricordare, nel 2000 ha portato alla
adozione della Convenzione Europea sul Paesaggio.
Oggi la rete è composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale (ZPS) previste dalla
Direttiva "Uccelli" e i Siti d’Importanza Comunitaria (SIC).
Nell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea sono presenti ben 10 siti facenti parte della Rete Natura 2000
piemontese; altri tre (Monti Pelati e Torre Cives, Laghi di Meugliano e di Alice, Mulino Vecchio)
sono appena all’esterno della struttura di origine glaciale, ma comunque strettamente connessi ad
essa per origine, evoluzione geomorfologica e correlazioni ecologiche.
In particolare nell'ambito dell'Anfiteatro sono stati individuati i seguenti SIC:
SIC 1110021 Laghi d’Ivrea. Il territorio del sito comprende l’area sicuramente di maggior valore
biologico, nell’ambito dell’AMI: un’alternanza di ambienti xerici ed umidi, mediati da zone
ecotonali.
La diversità morfologica, pedologica e microclimatica tra ambienti contigui consente la presenza di
elementi floristici rari, a volte esclusivi per il Piemonte, come il mediterraneo alaterno (Rhamnus
alaternus) presente sulla collina del castello di Montalto. Tra le entità di maggior rilevanza
s’impongono all’attenzione una decina di specie di Orchidaceae, tra cui le rare: Anacamptis
pyramidalis, Cephalanthera rubra, Orchis morio, Orchis papilionacea, Serapias vomeracea. Altre
specie rilevanti sono: graziella (Gratiola officinalis), poligono anfibio (Polygonum amphibium),
ranuncolo dei canneti (Ranunculus lingua), verbasco porporino (Verbascum phoeniceum) e, forse,
la rarissima giunchina della Carniola (Eleocharis carniolica). Negli ambienti umidi vivono numerosi
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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anfibi, tra cui il piccolo rospo, minacciato d’estinzione, pelobate insubrico (Pelobates fuscus
insubricus). Importante la presenza del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), specie
minacciata ed in forte declino causa la naturalizzazione di alcuni gamberi di origine americana. Tra
gli insetti messi in pericolo dalla regressione delle zone palustri, si segnalano le libellule (odonati)
che qui sono ancora discretamente
rappresentate. Nell’area volano, inoltre, due specie di
lepidotteri alquanto rare: Melitaea britomartis e Zerynthia polyxena.
SIC 1110063 Boschi e paludi di Bellavista. Comprende la collina il cui toponimo è Monte
Appareglio o Paraj Auta e le esigue aree umide alla base di esso. Sulla sommità del colle è
dominante il bosco xerofilo a roverella (Quercus pubescens) anche se con estensione limitata,
rispetto alla vegetazione potenziale, a causa di attività agricole (vigneti) ed invasione di essenze
infestanti. Nelle vallecole più fresche ed umide si trovano essenze tipiche del bosco planiziale
(farnia, carpino). Le piccole aree umide sono quasi completamente interrate e soggette a sensibili
variazioni stagionali del contenuto idrico.
SIC IT1110047 Scarmagno -Torre canavese (Morena destra d’Ivrea) Si estende su parte della
morena laterale destra dell’AMI, quella, probabilmente, con maggiori valenze di naturalità, in
un’alternanza di stagni, torbiere intermoreniche e boschi cedui di castagno, con relitti di bosco
planiziale. È probabilmente uno dei pochi luoghi nell’AMI in cui il ceduo di castagno sta cedendo il
posto alla ricolonizzazione del bosco planiziale naturale, invece che subire l’invasione di essenze
infestanti, come la robinia. Sul suo territorio si trovano stazioni di rododendro a quote minime per
il Piemonte ed è rilevante la presenza del coleottero endemico Bathysciola guerzoi. La sua
localizzazione marginale rispetto alle direzioni si sviluppo antropico ne ha conservato in parte la
naturalità.
SIC IT1110064 Palude di Romano Canavese Si tratta di una piccola area paludosa in ambiente
boscoso in fase di progressivo interramento, che, però, presenta una notevole biodiversità della
flora acquatica. In passato fu segnalata anche la presenza di Marsilea quadrifolia, rara felce
galleggiante, insieme con altre piante igrofile. Segnalata la presenza del gambero d’acqua dolce
(Austropotamobius pallipes) a grave rischio di estinzione.
SIC IT1110062 Stagno interrato di Settimo Rottaro. Comprende una zona pianeggiante, tra
Caravino e Settimo Rottaro, colonizzata in parte da bosco planiziale igrofilo con canali e fossati di
origine artificiale. Sono presenti essenze vegetali igrofile in via di recessione ed è un’area di
riproduzione per anfibi, tra cui si segnala una popolazione di Rana latastei.
SIC IT1110061 Lago di Maglione. È uno stagno di origine naturale attualmente parzialmente
sfruttato a scopi turistici e recintato. Sono presenti interessanti elementi di flora igrofila e idrofila,
tra cui furono segnalate, ma non recentemente confermate, Marsilea quadrifolia e Lindernia
procumbens.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Descrizione delle manifestazioni culturali
Molteplici e variegate sono le manifestazioni culturali che caratterizzano il territorio dell’Anfiteatro
Morenico di Ivrea.
Due importanti stagioni, una musicale e una teatrale, da novembre a maggio offrono alla
popolazione dell'Anfiteatro l'occasione di assistere ad eventi culturali di livello nazionale.
La Cittadella della Musica e della Cultura di Ivrea e del Canavese, un'associazione
fondata nel 2003, è un polo culturale, a prevalente orientamento musicale; un grande progetto di
cultura dedicato soprattutto ai giovani. Presso l’Auditorium Mozart, ormai da molti anni, organizza
un'articolata stagione musicale con puntate verso la danza e il teatro dialettale.
Presso il teatro civico Giuseppe Giacosa la stagione teatrale, gestita dall'Associazione Il
Contato del Canavese, sotto la direzione artistica di Paolo Bosisio, negli ultimi anni si è arricchita
anche di una scuola di teatro, di appuntamenti e incontri con attori e registi, nonché di produzioni
di spettacoli che promuovono e valorizzano il teatro eporediese. La stagione teatrale ha estensioni
sul territorio con appuntamenti presso il salone polifunzionale di Banchette, il teatro Burbatti di
Montalto Dora, il salone polifunzionale di Colleretto Giacosa e il Noccioleto di Settimo Rottaro.
Oltre la stagione, lo storico teatro ospita due residenze teatrali: Maestrale, organizzata
dall'Associazione culturale Liberipensatori Paul Valery con la direzione artistica di Oliviero Corbetta
e Bambiniateatro, rivolta esclusivamente ai bambini.
Il piccolo teatro Bertagnoglio di Chiaverano ospita poi una terza residenza teatrale:
Morenica, che si inserisce nel filone del teatro popolare e ha lo scopo di mantenere vivo uno
straordinario patrimonio di cultura che per continuare a esprimersi cerca nuove occasioni di
visibilità e riconoscimento.
Ancora ad Ivrea è attivo il Centro Culturale la Serra, che all'attività cinematografica, abbina
attività espositive, di dibattito, di spettacolo e ospita due importanti festival Hispanica e
Antropologia, organizzati dalla Città di Ivrea.
In considerazione del rilievo sia culturale sia turistico dato in questi anni alla Via Francigena
Canavesana iniziamo questa breve carrellata di eventi e manifestazioni con il Festival Musicale
della Via Francigena Canavesana, la cui direzione artistica è affidata al maestro Antonio
Mosca. Nato nel 1996, come manifestazione culturale estiva ideata da Antonio Mosca e Diego
Lambert, con il sostegno di 12 Comuni dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, il Festival è
diventato uno degli appuntamenti culturali più importanti del Canavese. Sostenuto dalla Regione
Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Comunità Montana Dora Baltea Canavesana, il festival
in questi ultimi anni viene organizzato dall'Associazione Centro Educazione all'Arte.
L'Associazione ha la propria sede a Borgofranco in Palazzo Marini, palazzo storico che, con la
foresteria, i saloni (che ospiteranno una mostra permanente di strumenti e una biblioteca
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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musicale) e la adiacente chiesa di Santa Marta, offre la possibilità di accogliere artisti e di
preparare programmi musicali. Scopo della manifestazione è quello di far incontrare, oggi come in
passato, sul percorso della Via Francigena artisti, uomini di fede e di cultura di varie nazioni, oltre
che far conoscere al pubblico giovani artisti e compositori del territorio. Il “Centro di Educazione
all'Arte” promuove inoltre corsi di musica rivolti principalmente ai bambini con la convinzione che
l'educazione musicale abbia una valenza decisiva nella formazione personale.
Altro rilevante evento musicale estivo è Musica sul Lago, settimane Musicali Internazionali della
Comunità Collinare Intorno al Lago di Viverone giunto ormai alla VII edizione. La sonorità dei
concerti proposti da luglio a settembre, non attirano solo l'appassionato di musica per l'alto livello
ma vogliono attirare anche il turista che ha l'occasione non solo di assistere ad un concerto ma
anche di scoprire, accompagnati dallo sciabordare delle acque lacustri, siti romanici e barocchi,
castelli e ricetti.
Anche a Romano Canavese si organizza da metà maggio ad inizio agosto un Festival di musica
antica, che propone concerti di musica dal Rinascimento al periodo del Romanticismo, a cui si
aggiunge a fine luglio una settimana Summer section di corsi di perfezionamento di vari
strumenti a cui partecipano professori di livello internazionale .
A Romano è di casa non solo la musica classica ma anche il rock. In concomitanza con la festa
patronale di S. Prospero, ad inizio settembre, viene infatti proposto il Festival rock ideato,
allestito e realizzato dall'associazione locale Miscela rock, che coinvolge tantissimi giovani da tutto
il Piemonte.
Nel cuore dell’Anfiteatro, a Ivrea, invece ogni anno si svolge lo Storico Carnevale, un evento
unico, riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale. Un “sogno” che si
manifesta ogni anno portando nelle vie e nelle piazze della città di Ivrea storia, tradizione,
spettacolo, emozioni e grandi ideali. In questo evento storia e leggenda si intrecciano per dar vita
ad una sequenza spettacolare che travalica e fonde i secoli.
Lo spirito dello Storico Carnevale vive nella rievocazione di un episodio di affrancamento dalla
tirannide, che si fa risalire al medioevo: un barone che affamava la Città venne scacciato grazie
alla ribellione della figlia di un mugnaio che non volle sottostare allo jus primae noctis e che
accese la rivolta popolare. In questa rievocazione il Carnevale si rinnova ogni anno come grande
festa
civica
durante
la
quale
la
comunità
di
Ivrea
celebra
la
propria
capacità
di
autodeterminazione.
L’eroina della festa è la Mugnaia, al suo fianco il Generale, che fin dai primi anni dell’800 ha il
compito di garantire un corretto svolgimento della manifestazione, insieme al suo Stato Maggiore
Napoleonico, composto da valenti Ufficiali a cavallo e graziose Vivandiere. Completano la galleria
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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dei personaggi storici il Sostituto Gran Cancelliere, il Magnifico Podestà garante della libertà
cittadina, il corteo con le Bandiere dei Rioni rappresentati dagli Abbà e i Pifferi e Tamburi
A riempire di colori e profumi la città, vi è poi la famosa e spettacolare Battaglia delle Arance,
momento di grande coinvolgimento e forte emozione, rievocazione della ribellione popolare alla
tirannia. Nella battaglia il popolo, rappresentato dagli aranceri a piedi sprovvisti di qualsiasi
protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del Feudatario, rappresentate da tiratori
su carri trainati da cavalli, che indossano protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
In segno di partecipazione alla festa tutti i cittadini ed i visitatori, a partire dal Giovedì Grasso,
scendono in strada indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza che
rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà, come fu per i
protagonisti della Rivoluzione Francese.
Altra rievocazione storica legata a Napoleone, è la Battaglia del Chiusella, che a Romano
Canavese, con cadenza biennale rievoca lo scontro tra le truppe napoleoniche e le truppe austropiemontesi nella famosa battaglia che ha avuto luogo nel 1800, manifestazione analoga ed inserita
nel ciclo delle manifestazioni napoleoniche con le città di Cherasco e Marengo.
A Ivrea inoltre il 7 luglio si festeggia San Savino, patrono della città con la Fiera dei Cavalli, una
delle più importanti del nord Italia. La tradizione dei cavalli risale ai tempi della stessa fondazione
di Ivrea, la romana Eporedia, nome composto da Epo, analogo a Ippos cioè cavallo in greco e
dalla voce gallica Reda che significa carro. Infatti Ivrea era situata sulla strada delle Gallie che
collegava Vercelli ad Aosta ed era una stazione di cambio dei cavalli. Secondo alcuni storici vi si
trovava una accademia militare dove i soldati venivano addestrati al maneggio dei cavalli e alla
guida dei carri. Nella storia di Ivrea i cavalli hanno continuato ad avere un ruolo importante e così
la Fiera dei Cavalli di San Savino che cresce ogni anno.
L’amore per il cavallo sembra insito nel DNA degli abitanti dell’Anfiteatro che ha spinto alcuni
appassionati ad organizzare, ormai da alcuni anni, la Cavalcata Morenica, un meraviglioso
lungo viaggio per tutti gli appassionati del muoversi nella natura con il cavallo. Un viaggio di 120
km seguendo il filo delle colline dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, Un viaggio in una delle grandi
terre dei cavalli d’Italia, dove le tradizione equestre raggiunge livelli di eccellenza nel Carnevale di
Ivrea e nella Fiera di San Savino di Ivrea. Il percorso della Cavalcata Morenica è quello Alta Via
dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, il sistema di itinerari di tipo naturalistico-sportivo per escursionisti
in MTB, a piedi e a cavallo che segue l’intero l’arco collinare principale dell’Anfiteatro Morenico di
Ivrea. Il percorso, a tappe avviene in compagnia di esperti e qualificati cavalieri “morenici”.
Durante il giorno, tra un sentiero di collina e una veloce carrareccia, si raggiungono ambienti e
luoghi di grande suggestione quali laghi, fiumi, torbiere, vigneti, pascoli di montagna, frutteti,
borghi rurali di grande suggestione, castelli, musei, con vedute spettacolari che spaziano nel
grande catino morenico e sull’arco alpino piemontese. Ogni sera viene organizzata una grande
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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festa nei “villaggi morenici” allestiti lungo il percorso, dove si possono gustare le specialità della
ricca cucina e viticoltura del territorio.
A Pavone Canavese, ogni anno, nella prima settimana di giugno si svolge la Rievocazione
Storica della Ferie Medievali, manifestazione conosciuta in tutta Italia, organizzata dal Comitato
Rievocazione Storica, coordinato dall’Associazione Culturale Ij Ruset, con il patrocinio e la
collaborazione del Comune, della Provincia, della Regione e dell’ATL e la partecipazione delle
Associazioni presenti sul territorio comunale. Il suo titolo deriva da quei giorni festivi, detti “ferie”,
in cui era fatto divieto di lavorare e ricorda il 7 giugno 1327, quando, nel salone principale del
Castello, il Console e una rappresentanza della popolazione del Paese, dopo aver giurato fedeltà al
Vescovo-Conte di Ivrea, feudatario del territorio, ricevevano il riconoscimento degli Statuti, prima
raccolta di norme giuridiche con nuove libertà e doveri. Nella settimana di festa riprendono vita le
taverne, allestite in caratteristici ricetti, raggiungibili attraverso un suggestivo percorso illuminato
da fiaccole. Questa manifestazione che è cresciuta nel corso degli anni, vede la partecipazione di
centinaia di figuranti e gruppi di spettacolo di rilievo nazionale ed esteri che danno vita a giostre di
cavalieri e spettacoli medievali. È sede del torneo Nazionale di Duello Storico e, dal 2000, ne
ospita anche l’edizione Internazionale Il giuramento di fedeltà del Console di Pavone al Vescovo è
il momento centrale della rievocazione storica.
Ancora a giugno, nella terzo week end ha luogo a Borgofranco la manifestazione Andoma ai
Balmit. I Balmetti, diminutivo di Balma (antica denominazione di origine ligure che sta per grotta,
luogo incavato nel monte) sono dislocati ad un chilometro circa dal centro di Borgofranco d'Ivrea;
si estendono in direzione nord, per quasi cinquecento metri e formano una sorta di villaggio a se
stante apparentemente abbandonato e disabitato. Al passante frettoloso, infatti, le costruzioni
appaiono nulla più che un nucleo di semplici cascine addossate le une alle altre e tutte insieme alla
montagna, senza speciali pregi e con una aspetto esteriore e un'architettura spontanea non
rilevante. Nascondono, invece, al proprio interno, un fenomeno naturale quasi unico al mondo: dal
ventre della montagna, per una serie concatenata di fenomeni geonaturali particolarissimi, esce di
continuo, attraverso numerose fenditure del terreno, un fresco venticello (un'"aura" per dirla in
latino) che l'uomo ha catturato ed utilizzato per i propri fini e a proprio vantaggio. Trovandoci in
una zona che almeno fin dal '200 vede la coltivazione della vite al centro del lavoro dei campi,
soprattutto verso Biò e Montebuono, i nostri antichi progenitori hanno subito intravisto l'utilità e la
possibilità di utilizzare questo prezioso dono dalla natura costruendo attorno agli orifizi una serie di
cantine di eccezionale valore per una resa ottimale della maturazione e conservazione del vino,
che qui acquista una bontà del tutto particolare. Grazie al fresco soffio delle "ore", infatti,
all'interno di queste cantine, l'umidità e la temperatura si mantengono costanti su 7/8 gradi
centigradi, in ogni periodo dell'anno. Ecco che il vino, ma anche i formaggi, il lardo e i salumi in
genere possono essere conservati al meglio lontani dalle calure estive e dal gelo invernale. Alle
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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prime cantine in diretto contatto con le "ore" sono stati poi aggiunti altri ambienti che utilizzano in
maniera indiretta e secondaria il flusso delle "ore" stesse e molto spesso anche un piano superiore
per poter accogliere parenti ed amici in modo più confortevole, mentre all'esterno il Balmetto
spesso è dotato di un cortile chiuso da un cancello in legno o in ferro arredato con tavoli in pietra
e panche rustiche.
Ma i Balmetti non sono solo un enorme frigorifero naturale ante litteram, né hanno una
destinazione esclusivamente e strettamente utilitaristica, ma costituiscono anche e soprattutto un
fenomeno sociale e collettivo estremamente interessante. Sono parte fondamentale della cultura
locale e delle sue tradizioni più vere, oltre ad essere intimamente e armoniosamente inseriti in uno
stupendo ambiente naturale, difeso con tenace determinazione.
Il censimento del 1984 registra 213 Balmetti con 267 proprietari: è quindi evidente che per alcuni
esiste la comproprietà. Le "ore" sono ben 292.
Andoma ai Balmit è ormai un tradizionale appuntamento della terza domenica di giugno.
Molteplici le sagre e feste popolari che promuovono i prodotti della terra: quella della Sagra del
Cavolo Verza a Montalto Dora, a novembre, è una delle più caratteristiche e originali. La
manifestazione è nata principalmente per rilanciare un prodotto che per tantissimi anni è stato il
fulcro dell’economia di questo delizioso paese, ma che negli ultimi tempi era quasi scomparso dalle
campagne. I cavoli invernali dl Montalto Dora erano conosciuti in tutto il Canavese per essere il
non plus ultra quanto a qualità e sapore: erano l’ingrediente indispensabile per confezionare la
migliore zuppa 'd pan e còj. Erano inoltre fantastici, grazie alle loro foglie croccanti e frastagliate,
per raccogliere dai fumanti fojòt (tegamini di coccio) la deliziosa bagna càuda. Insuperabili, perché
consistenti alla cottura, per avvolgere infine l’impasto dei famosi caponèt canavesani.
Durante la manifestazione, si può rovistare tra le bancarelle allestite per l’occasione nel Mercatino
sotto il Castello, ormai tradizionale mostra mercato dell’antiquariato minore e dell’oggetto usato,
oppure al mercato del prodotto biologico, assaggiare specialità culinarie a base di cavolo o
assistere agli spettacoli folkloristici e musicali ed in particolare alla suggestiva Notte delle
Lanterne, il più grande spettacolo autunnale in notturna del Piemonte, con la partecipazione di
oltre 1000 figuranti in costume e musicisti lungo le vie del paese illuminate dalla luce delle
lanterne.
Sempre nel mese di novembre, a Banchette, si svolge la Sagra del Pignoletto rosso, un'antica
varietà di mais, recuperata grazie al prezioso lavoro di un gruppo di agricoltori appassionati,
supportati dall'Amministrazione comunale e dalla Provincia di Torino e dalla Confagricoltura di
Torino. Questo prodotto oggi fa parte degli antichi mais piemontesi e del paniere dei prodotti tipici
della provincia di Torino. La sagra è un appuntamento importante per far conoscere questo
prodotto dalle caratteristiche uniche e far riscoprire i vecchi sapori. Durante la manifestazione è
possibile degustare il pignoletto rosso sotto forma di polenta abbinato a prodotti tipici. La
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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manifestazione, coinvolge altri produttori locali di specialità agro alimentari, gruppi folcloristiche e
di animazione, insieme alla valorizzazione delle tipicità del Canavese che consiste in un ampio
ventaglio di produzioni enogastronomiche tipiche di alta qualità, in particolare nei comparti della
cerealicoltura, dell’orticoltura, del vino e dei formaggi. Inoltre può contare sulla produzione di altre
specialità quali salumi, miele, pasticceria tradizionale. Obiettivi della sagra sono la valorizzazione,
la promozione e la diffusione commerciale di queste produzioni.
A gennaio, Settimo Rottaro organizza la Sagra del Salam ‘d Patata, che vuole riscoprire un
prodotto, il salame di patata, fatto di ingredienti assolutamente naturali e poveri come alcune parti
del maiale e le patate bollite. E’ un insaccato dal gusto leggero, tipicamente piemontese, che ben
si abbina ad un buon bicchiere di vino rosso canavesano. La “cultura del maiale” ormai confinata
nei nostri ricordi - un tempo ogni famiglia allevava un maiale, nutrendolo con gli scarti dell’orto e
del cibo quotidiano - sapeva trasformare in una festa i giorni che andavano dalla macellazione
dell’animale alla cena di chiusura, un avvenimento vero e proprio atteso con trepidazione, quasi
“rituale”, che coinvolgeva un gran numero di persone. “Del maiale non si butta via niente” ci
ripetevano i nostri nonni e questa affermazione pare anticipare di decenni il concetto di “consumo
responsabile” a cui oggi molti si ispirano. A questa antica tradizione contadina dunque si ispira la
Sagra del “Salam ‘d Patata”, evidenziando alcuni aspetti tipici della vita rurale caduti in disuso nel
periodo dello spopolamento delle campagne e del consumismo più esasperato e riportandoli
all’attenzione di tutti quale spunto per uno stile di vita qualitativamente migliore.
Un tradizionale incontro del mese di settembre che si svolge a Pavone Canavese è la “Fiera del
Bestiame”, durante la quale sono organizzati eventi come la Fiera del Mercato agricola, con
particolare attenzione ai prodotti a Km 0, il Meeting delle razze locali bovine "Piemontese" e
"Valdostana Pezzata Rossa", l'esposizione di trattori e macchine agricole d'epoca e il Trofeo
"Enrico Solliat" che premia il migliore esemplare equino per morfologia, addobbo e presentazione.
Questo appuntamento ha il sapore delle feste di un tempo per la collaborazione degli allevatori
locali che garantiscono la presenza del loro migliore bestiame.
Intorno la terza domenica di ottobre, da oltre dieci anni, ha luogo a Nomaglio la Sagra della
Castagna, una kermesse che celebra il tipico frutto autunnale con eventi per la valorizzazione
della castanicoltura e il recupero dei castagneti a fini paesaggistici e produttivi, il ripristino di
mulattiere e sentieri e la valorizzazione delle testimonianze di cultura materiale. Tra queste si
inserisce la creazione di un Ecomuseo dedicato alla coltura del castagno e il recupero dell’antico
mulino ad acqua a fini didattici.
In concorrenza con Nomaglio, anche a Piverone si organizza la Sagra della Castagna, resa
originale dall’inconsueta Corsa delle Galline.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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L’ultimo weekend di ottobre a Settimo Vittone si può assistere alla Desnalpà, la tradizionale
discesa delle mandrie dagli alpeggi che si svolge in autunno al comparire sulle vette delle prime
avvisaglie invernali. Il ritorno a valle dei pastori e dei propri animali, dopo un'estate passata ad
alta quota, è sempre stato un momento di festa; ecco che la Pro Loco e gli allevatori, in
collaborazione con il comune, hanno voluto rimarcare questo momento realizzando una bellissima
sfilata tra le vie e le piazze del paese immerse in un mercatino dai sapori, dai mestieri e dai
profumi di un tempo.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Descrizione delle eventuali potenzialità inespresse
La gestione coordinata dei SIC.
Proseguendo quanto già avviato dal Laboratorio Territoriale di Educazione Ambientale La
Polveriera, si propone di promuovere un accordo tra i comuni dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea per
giungere ad una possibile gestione delle aree istituite dalle direttive europee “Uccelli” e “Habitat”
(ZPS e SIC). Si tenterà di stipulare un protocollo d’intesa e collaborazione per giungere infine ad
un accordo per richiedere la gestione dei SIC/ZPS dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea in base alla L.R.
19 del 29.06.2009. Le problematiche da affrontare sono la mancanza dei piani di gestione, la quasi
nulla conoscenza dei SIC, l’antropizzazione, la mancata applicazione delle normative vigenti che
minacciano l’esistenza delle aree istituite dalle direttive UE. In mancanza dei piani di gestione si
intende rilevare le criticità locali e renderle note ai comuni interessati, nonché svolgere un’opera di
sensibilizzazione sulla popolazione e avviare microprogettualità sui singoli SIC\ZPS. Inoltre
puntualizzare le aree con habitat o specie prioritari, se possibile con cartografia adeguata.
Il progetto Sentiero delle Pietre Bianche.
Nella zona del basso Anfiteatro Morenico, s’intende valorizzare la rete di sentieri che si sviluppa
sulle colline della Comunità Collinare Terre della Erbaluce attraverso la realizzazione di un percorso
educativo-funzionale dove poter scoprire la natura, il paesaggio, la cultura del posto, praticare
attività sportive all’aria aperta.
Allo stato attuale i sentieri delle Terre della Erbaluce risultano poco segnalati e conosciuti.
Per contrastare il problema, numerose associazioni locali tra cui Legambiente Circolo Pasquale
Cavaliere e ASD CO2 organizzano eventi rivolti alla promozione, al recupero e alla valorizzazione
delle peculiarità del territorio.
Via Francigena Canavesana.
Attraverso opere di manutenzione, posa di cartellonistica, realizzazione di aree di sosta, apertura
di un nuovo ostello, promozione gestita da Turismo Torino, si cercherà di strutturare un’offerta
integrata relativa al tratto canavesano della Via Francigena.
La domanda crescente, il possibile coinvolgimento di strutture ricettive extra-alberghierie, la
possibilità di praticare “sport” sostenibili, rendono la Via Francigena un possibile forte elemento di
attrattività per molti target di turisti (pellegrini, famiglie, sportivi, escursionisti)
Da migliorare l’attività di accoglienza, sia in termini di materiali informativi sia in termini di
formazione degli operatori.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Sezione 4 – Reti di relazioni
L’identificazione dell’ambito territoriale da candidare come area su cui avviare l’esperienza di un
Piano di valorizzazione integrata ha tenuto conto di diversi fattori.
In primo luogo, numerose sono le ragioni di natura storica, paesaggistica e culturale che hanno
indotto ad assumere l’area dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea come territorio di riferimento: un’area,
all'interno del Canavese, con forti elementi di unità e specificità.
Ulteriori elementi, anche tenuto conto delle finalità generali del Piano, rafforzano il convincimento
dei sottoscrittori circa l’adeguatezza dell’estensione territoriale definita: le numerose esperienze di
progettualità condivisa che già coinvolgono molti tra i soggetti aderenti.
Nel corso dell’ultimo decennio, il tessuto economico che ha caratterizzato per l’intero Novecento il
territorio è stato oggetto di radicali trasformazioni: la forte vocazione industriale del passato ha
lasciato il posto ad un tessuto produttivo composito e diversificato.
Tale processo è stato segnato anche da una significativa vivacità di settori tradizionalmente poco
sviluppati: il turismo, il commercio, la cultura, l’agricoltura.
Ad un iniziale spontaneismo segnato da progettualità bottom up, da iniziative frammentate e poco
coordinate, si è accompagnata poi una sempre maggiore attenzione verso forme di
programmazione pubblica.
Nelle logiche di pianificazione dello sviluppo locale (PTI, PISL, Piano Strategico del Canavese) negli
ultimi anni, ha così assunto una rilevanza sempre maggiore l’attenzione verso nuove risorse e
direttrici di crescita: la tutela ambientale, le nuove fonti energetiche, le produzioni tipiche, i beni
culturali e paesaggistici, l’intrattenimento e il tempo libero, la ruralità, il turismo.
Nuovi “protagonisti” sempre più coinvolti nella pianificazione strategica e nelle azioni di marketing
territoriale.
Diffuso e condiviso il convincimento che sia essenziale per il territorio la capacità di fare sistema,
unica logica coerente per un progetto di sviluppo endogeno, duraturo e sostenibile del territorio.
Sono state sperimentate diverse forme di governance a livello locale (a partire dall’esperienza del
Patto territoriale) che hanno migliorato la capacità dei diversi attori locali di collaborare,
coordinarsi, essere partner in iniziative di programmazione; anche alla luce della consapevolezza
che alcune tra le funzioni più importanti che i comuni esercitano, e tra queste le iniziative legate al
patrimonio culturale, al turismo, alla tutela del paesaggio, hanno una rilevanza che supera i
reciproci confini amministrativi e non possono essere governate in modo autonomo.
Rispetto poi all’ambito più ristretto del patrimonio culturale è condivisa l’idea che lo stesso possa
svolgere un ruolo di risorsa per lo sviluppo locale solo se inserito in una più ampia logica di
valorizzazione fondata sull’integrazione con altri settori e filiere.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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A testimonianza di quanto l’area oggetto del Piano sia stata interessata da processi di integrazione
e abbia sviluppato modalità di relazione a rete, si riportano l’esperienze più significative,
soprattutto con riguardo all’ambito culturale:
-
Progetto AMI (Ecomuseo dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea) che raggruppa 17 Enti Locali
(14 Comuni, 1 Comunità Montana, 1 Comunità Collinare, 1 Consorzio Forestale) e 12
Associazioni ed Istituzioni culturali.
-
Progetto Via Francigena Canavesana che ha raggruppato 10 Comuni: Carema, Settimo
Vittone, Borgofranco, Montalto Dora, Ivrea, Cascinette, Burolo, Bollengo, Palazzo e
Piverone.
-
Progetti del Laboratorio Territoriale di Educazione Ambientale La Polveriera.
-
Collaborazioni tra l’Associazione Il Contato del Canavese e l’Associazione Orchestra
Sinfonica Giovanile del Piemonte Onlus
-
Residenza multidisciplinare Un territorio per bambiniateatro (Uno teatro/Stilema)
-
Residenza multidisciplinare Morenica
-
Residenza multidisciplinare Maestrale (Associazione Liberipensatori Libery)
Si evidenziano altri fattori che in prospettiva potrebbero incidere sui contenuti e l’estensione del Piano senza
peraltro alterarne obiettivi e modalità operative:
-
il coinvolgimento di alcuni comuni della neo costituita Comunità Montana che
potrebbero avere il ruolo di “cerniera” con un ambito territoriale più vasto
-
la possibile condivisione di azioni con il neo Distretto Commerciale di Ivrea
-
le possibili collaborazioni con l’Ecomuseo Valle Elvo e Serra, operante su un ambito
territoriale prossimo (Comunità Montana Valle Elvo e Biellese occidentale), aderente
al più ampio Ecomuseo del Biellese.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Descrizione del progetto
Obiettivi strategici
Asse d’intervento | Patrimonio culturale
Obiettivi strategici:
> favorire il processo di “riconoscimento” da parte della comunità locale del patrimonio di
beni culturali minori (siti archeologici, musei di cultura materiale, beni religiosi)
> migliorare le condizioni di fruibilità dei beni attraverso la definizione di un calendario di
aperture condiviso e una gestione coordinata dei servizi di visita
> supportare l’attività operativa delle realtà minori attraverso la valorizzazione del
volontariato diffuso e la formazione di personale professionalmente preparato
> attivare un’azione di comunicazione unitaria attraverso la realizzazione di un materiale
promozionale e la realizzazione di un sito web
> migliorare la segnaletica informativa relativa ai siti archeologici
> organizzare un sistema di rilevazione delle presenze che consenta di misurare l’efficacia
delle attività intraprese
Asse d’intervento | Paesaggio e ambiente
Obiettivi strategici:
> sensibilizzare la comunità locale ai temi della sostenibilità ambientale e del paesaggio
attraverso la proposta di attività didattiche per le scuole ma anche per un pubblico di
adulti
> favorire forme di utilizzo delle aree verdi compatibili con la salvaguardia delle stesse
attraverso la promozione di sport e attività per il tempo libero a basso impatto (canoa,
roccia, escursionismo a piedi e cavallo, nordic walking, parapendio, mountain bike)
> incentivare modalità di transito sul territorio a basso impatto attraverso una proposta di
fruizione turistica slow e dolce
> rafforzare il sistema di strumenti di tutela dei siti di rilevanza ambientale anche
attraverso una maggiore collaborazione con le amministrazioni pubbliche
> creazione e potenziamento della rete di percorsi che favoriscono la conoscenza e la
lettura delle specificità del territorio (“corridoi di paesaggio”)
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Asse d’intervento | Cultura immateriale e tradizioni
Obiettivi strategici:
> promuovere la conoscenza della storia locale, con particolare attenzione al sostegno alle
attività proposte dai musei di cultura materiale
> valorizzare i saperi locali attraverso la promozione delle tradizioni artigianali e della
cultura enogastronomica supportando le manifestazioni promosse dai comuni
> diffondere la conoscenza dei “segni” culturali lasciati dalle personalità del territorio
sostenendo le attività di spettacolo degli operatori (Giacosa, Olivetti, Coro Baiolese)
> favorire l’organizzazione di eventi culturali che utilizzano come spazi privilegiati i beni
culturali dell’area (castelli, chiese, balmetti)
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Strategia
Una breve premessa sul metodo si lavoro adottato
La costruzione di un Piano di valorizzazione per l’Anfiteatro Morenico di Ivrea è ispirato da un
orientamento generale che intende avviare un processo d’integrazione che possa andare oltre la
semplice definizione di strategie di promozione congiunte.
Gli assi d’intervento definiti, e con essi gli obiettivi strategici, ma anche le attività che comporranno
il Piano di attività 2010, i tematismi e le modalità organizzative, fino ad arrivare agli strumenti di
valutazione dei risultati, sono il risultato puntuale, e in qualche modo “originale” di uno sforzo
tutto teso ad individuare i contenuti concreti dell’idea di integrazione.
Le dinamiche che regolano lo sviluppo dell’ambito territoriale considerato e ancor di più gli attori
che ci operano sono in continua evoluzione; la flessibilità, il principio di una partecipazione sempre
aperta, la volontà di non darsi una struttura organizzativa troppo rigida, sono principi
indispensabili per un azione duratura e inclusiva sul territorio.
Al contempo è fondamentale concentrare l’impegno iniziale verso l’individuazione di strumenti e
modalità che favoriscano l’affermarsi di un processo capace di produrre effetti concreti.
La sintesi tra queste due esigenze è la finalità sottesa al Piano in oggetto: l’idea è quella di creare
una sorta di “piattaforma” stabile che sia in grado di catalizzare soggetti, temi e attività,
restituendo gli stessi al territorio in modo rafforzato e in grado di incidere maggiormente sullo
sviluppo complessivo dell’area.
Le parti del lavoro che seguiranno sono da leggere tenendo conto di queste premesse.
Da una parte quindi un partenariato definito, delle attività puntuali per il 2010, dei “nodi” tematici
di una prima rete; dall’altra la forte volontà di identificare e condividere un modo di lavorare
insieme aperto e che possa crescere, raffinarsi e rafforzarsi.
Il Tavolo di coordinamento, i gruppi di lavoro avviati, il lavoro di analisi svolto
La costituzione del Tavolo di coordinamento per la creazione di un Piano di valorizzazione
integrata del patrimonio culturale e paesaggistico dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea è stato
promosso dal Comune di Ivrea, che ha assunto il ruolo di soggetto capofila.
La Città di Ivrea è il riferimento “naturale” di un’area più vasta che coincide con l’area
dell’Anfiteatro Morenico e sin da subito, sia per ragione d’identità, sia per l’esperienze di
collaborazione e i rapporti di rete già attivi, sia ancora per una dimensione che appariva
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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“governabile” e al contempo sufficientemente ricca, è parso l’ambito adeguato su cui avviare il
Piano.
Sono stati quindi convocate le amministrazioni pubbliche, le realtà culturali e i diversi soggetti in
grado di contribuire allo sviluppo dell’inziativa.
Insieme si è deciso di avviare il lavoro individuando le specificità e i tematismi (si rimanda alla
lettura della sezione descrittiva del presente lavoro) che potevano fungere da elementi federatori
e si sono costituiti i seguenti gruppi di lavoro:
1. Percorsi religiosi
(Attrattori: Via Francigena Canavesana, Duomo d’Ivrea, Chiesa di San Bernardino, Via
Romea Canavesana, AMI- Ecomuseo Anfiteatro Morenico di Ivrea)
2. Natura e paesaggio
(Attrattori: Terrazzamenti di Carema, Area dei 5 laghi, Lago di Viverone, SIC del territorio,
Laboratorio territoriale di Educazione Ambientale “La Polveriera”, FAI, AMI- Ecomuseo
dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, Lago di Viverone)
3. Archeologia e storia
(Attrattori: Massi erratici e incisioni rupestri, Siti archeologici, Castello di Ivrea, Castello di
Masino, Castello di Montalto Dora, Castello di Pavone, Castello di Agliè, Castello di Mazzè,
Collezione archeologica Museo Civico Garda)
4. Sviluppo industriale e comunità
(Attrattori: Maam, Museo Tecnologicamente, Archivio Storico Olivetti, Archivio Nazionale
del Cinema d’Impresa, Effetto Serra)
Un rilevo specifico merita l’Ami – Ecomuseo dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, soggetto composto
da 17 Enti locali, 12 Associazioni ed Istituzioni culturali.
La missione dello stesso, gli obiettivi che persegue e le attività che svolge sul territorio lo rendono
un soggetto in qualche modo “trasversale” e particolarmente importante.
Il Piano di valorizzazione integrata che si intende sviluppare ne condivide finalità e metodo di
lavoro; anche alla luce del progetto che l’Ecomuseo Ami di recente ha sviluppato per la
costituzione di un “Rete museale dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea”, in cui è stato coinvolto anche
l’Ecomuseo Valle Elvo e Serra e alcuni comuni biellesi della Serra, si cercherà quindi di individuare
tutte le possibili convergenze e collaborazioni in modo da non sovrapporre iniziative e di rafforzare
al contempo le azioni che verranno avviate.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Alla costituzione dei primi gruppi di lavoro si è accompagnata una fase di analisi di contesto che
ha preso in considerazione l’offerta e la domanda relative al “sistema culturale territoriale” inteso
in senso ampio (beni culturali ma anche attività culturali, manifestazioni locali, attività per il tempo
libero, artigianato e produzioni tipiche).
Da una parte, ci si è concentrati sull’individuazione dei principali “nodi” che possono costituire le
risorse per la creazione del sistema a “rete” dell’Anfiteatro ( come risulta dalla precedente sezione
3 del lavoro), e quindi:
-
gli attrattori culturali che, singolarmente o a sistema, potrebbero essere oggetto del
processo di valorizzazione;
-
le altre risorse storiche, culturali e ambientali del territorio, di natura materiale e
immateriale;
-
i settori della filiera turistico-culturale, capaci di fornire sia gli imput richiesti dal processo
di valorizzazione, sia gli output del processo in termini di servizi aggiuntivi;
-
i settori capaci di fornire servizi aggiuntivi per il tempo libero (sport e benessere), oltre
che sostenere l’offerta di prodotti tipici della tradizione locale;
-
le infrastrutture necessarie per attivare il processo di valorizzazione o per rendere fruibili
al visitatore i prodotti dei tale processo (accessibilità, servizi di rete, ecc);
-
le altre dotazioni territoriali (spazi culturali, teatri, impianti sportivi, percorsi) i cui livelli di
attività potrebbero essere sostenuti e sostenere quelli del processo di valorizzazione.
Dal punto di vista della domanda, sono stati in particolare presi in considerazione i diversi elementi
che riflettono situazioni di criticità rispetto al processo d’integrazione che si intende attuare:
-
il grado di unitarietà della visione dell’offerta territoriale
-
i livelli di integrazione dei programmi culturali
-
le attività di coordinamento con le politiche del settore turistico, sportivo e commerciale
-
le modalità di gestione dei singoli siti
-
il livello di professionalità del personale
-
le dotazioni finanziarie
-
la programmazione coordinata delle manifestazioni e la relativa promozione
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
45
La missione del Piano: valori, coordinate e strumenti per uno sviluppo
integrato e sostenibile
L’avvio di un Piano di valorizzazione si ritiene debba fondarsi su una visione condivisa di futuro per
il territorio: la definizione chiara di obiettivi, strategie e azioni puntuali non può prescindere da un
confronto aperto su quale idea di sviluppo locale si intende perseguire.
Gli incontri del Tavolo di coordinamento e dei gruppi di lavoro avviati, pur se volti all’individuazione
di interventi puntuali da attivare nel corso dell’anno, si sono rivelati molto utili anche in tale
prospettiva.
Chiarire, attraverso una fase di confronto, valori, interessi, prospettive crediamo sia importante
non solo in termini di principio, ma anche come “prassi” e strumento operativo.
A tutti gli effetti la fase del confronto si ritiene abbia una valenza strategica fondamentale nel
“motivare” una partecipazione fattiva che non si limiti all’adesione ad un Protocollo d’Intesa.
In tal senso, quattro aspetti sono ritenuti dal Tavolo di coordinamento prioritari per declinare in
una logica di concretezza e fattibilità la volontà di fare sistema:
-
la condivisione di una visione di territorio e dei valori che la sorreggono;
-
l’idea che si debbano privilegiare azioni finalizzate all’integrazione e che il Piano non sia
solo spazio di contrattazione per le singole realtà;
-
la definizione di una forma organizzativa che sia sorretta e preveda un’azione continua di
animazione
(sul punto si rimanda per approfondimenti alla sezione dedicata al partenariato)
-
la previsione di un sistema di accountability che consenta di predisporre bilanci “sociali” in
grado di comunicare in modo trasparente, agli attori coinvolti e al territorio, le azioni
compiute e i risultati ottenuti.
(sul punto si rimanda per approfondimenti alla sezione dedicata ai risultati attesi)
L’Anfiteatro Morenico di Ivrea: turismo, crescita economica, qualità della vita
Il turismo rappresenta un’industria in continua crescita e per la realtà dell'Anfiteatro una possibile
fonte di reddito. Esso può costituire non solo un importante volano per la crescita economica ma
anche (e forse soprattutto) uno strumento di sviluppo sia locale che globale. Allo stesso tempo,
però, è utile ricordare che se è vero che il turismo è in grado di generare crescita economica ed
occupazionale, è anche vero che, se non correttamente gestito, esso può incidere negativamente
su delicati equilibri ambientali, sociali e culturali storicamente definiti e consolidati.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
46
La questione della progettualità e della diffusione delle politiche per la qualità, anche ambientale,
nel turismo è uno degli obiettivi che sottendono alla stesura, sia di questo piano sia di
pianificazioni territoriali future.
Allo scopo di prevenire rischi e sfruttare adeguatamente in termini di lungo periodo le opportunità
di reddito ed occupazione connesse allo sviluppo turistico è necessario, quindi, rendere il turismo
un elemento di valorizzazione e non di consumo della qualità dei territori.
La pianificazione delle strategie inerenti all'Anfiteatro saranno sempre più rivolte alla tutela e alla
valorizzazione delle diversità culturali, tradizionali e gastronomiche, considerate il centro delle
politiche turistiche e per il turismo, anche perché le risorse non trasferibili e specifiche al territorio,
stanno diventando sempre più la variabile strategica per competere su mercati sempre più
globalizzati e standardizzati.
A fronte di una riduzione delle distanze e di un ripensamento dello stesso concetto di geografia,
tradizionalmente intesa come limitazione spaziale e tradizionale criterio localizzativo di usi e
costumi, il locale va ad acquisire un rilievo tanto diverso rispetto a prima quanto importante.
In questa chiave di lettura i luoghi passano dall’essere naturalmente diversi a strategicamente
diversi. Questo è particolarmente vero per i sistemi piccoli e marginali dove, tra l’altro, la tutela
delle specificità, oltre che costituire una variabile strategica per la crescita, diventa lo strumento
per uno sviluppo duraturo, perché diffuso e diversificato e compatibile.
Uno dei punti centrali scaturiti dagli incontri per la redazione del piano è che nel turismo, più che
altrove, il concetto di sostenibilità, insieme agli altri, dovrà d'ora in poi far riferimento ai seguenti
due punti fondanti:
- rispetto del patrimonio artistico, storico ed ambientale del territorio;
- rispetto e consapevolezza di sé e dell’altro, in quanto il turismo è prima di tutto incontro tra
comunità portatrici di propri valori socio-culturali.
Le strategie che verranno messe in campo per la valorizzazione dell'Anfiteatro morenico di Ivrea
saranno pertanto sempre di più volte a realizzare processi di interazione, esperienze, più che un
atto di consumo fine a sé stesso, con il fine di arricchire l’ospite così come il residente.
La direttrici del processo d’integrazione
Condivisa al Tavolo di coordinamento l’idea che l’elaborazione di un Piano di Valorizzazione
dovesse essere finalizzata in primo luogo ad instaurare rapporti di tipo reticolare tra le diverse
realtà coinvolte per migliorare sia l’offerta complessiva sia la capacità attrattiva del territorio, si è
lavorato alla definizione della strategia per rendere concreta l’integrazione.
Anche alla luce delle analisi preliminarmente svolte sul sistema culturale e turistico dell’area, sono
state quindi delineate tre direttrici su cui intervenire:
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
47
A. Integrazione interna
Attraverso la condivisione delle scelte e delle pratiche di gestione tra i vari attori del sistema.
B. Integrazione esterna
Cercando di mettere a sistema ogni occasione di “incontro” con l’utenza, nel tentativo di
valorizzare l’esperienza di visita e migliorare la qualità dei servizi offerti.
C. Integrazione laterale
Provando a integrare la gestione dei siti con le caratteristiche di offerta di competenze, prodotti e
servizi provenienti da altri settori economici, cercando quindi di cogliere obiettivi più ambiziosi di
sviluppo economico e sociale del territorio.
Schema del processo d’integrazione
Integrazione
Esterna
Integrazione
Interna
Integrazione
Laterale
Programmi
manifestazioni
sport
prodotti tipici
offerta
Siti culturali
Gruppi di
lavoro
tematici
Gestione
comunicazione
promozione
informazione
Impatto
territoriale
Efficacia
turismo
Efficienza
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
48
L’insieme delle linee strategiche è stato quindi assunto come framework per la definizione delle
attività e dei progetti su cui insisterà il Piano di attività 2010 e, più in generale, il lavoro futuro.
Integraz
politiche e
programmi
Integraz
della
gestione
Integrazi
comunicaz
ione e
promoz
Integraz
dell’offert
a culturale
Integraz
filiera
pubblica
Integraz
filiera
privata
Collegamento
con operatori
commerciali
Pacchetti
turistici
Definizione linee
guida e obiettivi
Struttura
organizzativa
Standard accessi
Piano di
comunicazione
Integrazioni
con i trasporti
Definizione dei
criteri di
selezione e
valutazione
Richieste
contributi
Condivisione
funzioni
promozionali
Calendario eventi
condiviso
Portale internet
Laboratori e
attività con le
scuole
Centrale
acquisti
Servizi condivisi
Segnaletica
turistica
Attività di
fundraising
Condivisione
informazioni
Formazione
personale
Percorsi
Punti informativi
Marchi di
qualità
Proposte dei gruppi di lavoro
Condivise le prospettive, concordata la strategia complessiva ed evidenziate le attività utili alla
costruzione di un Piano di valorizzazione integrata, i gruppi di lavoro hanno lavorato alla
definizione di possibili azioni da avviare nel corso del primo anno.
Gruppo di lavoro “Natura e paesaggio”
-
Supportare la campagna di informazione e sensibilizzazione al valore ambientale e
naturalistico delle aree di pregio presso la comunità locale
-
Rafforzare i collegamenti tra i SIC presenti sul territorio per definire un’offerta complessiva
e integrata
-
Intensificare le attività con le scuole e i laboratori
-
Ideare percorsi che favoriscano la conoscenza del territorio e che incentivino forme di
fruizione slow (sentieri, piste ciclabili, ippovie)
-
Promuovere proposte di turismo dolce che sappiano coniugare natura, accoglienza e
attività sportive
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
49
Gruppo di lavoro “Archeologia e storia”
-
Censire e collaborare al rilievo dell'Arte rupestre presente nell'Anfiteatro morenico di Ivrea.
Il censimento, realizzato secondo i criteri adottati dalla Sovrintendenza e da collaboratori
(A. Arcà), è già stato avviato
-
Migliorare l’accessibilità ai siti archeologici anche attraverso la predisposizione di
opportuna segnaletica che consenta una fruibilità anche ai non esperti e ai turisti
-
Promuovere in modo unitario le attività proposte da “Castelli aperti” al fine di veicolare la
conoscenza del patrimonio e l’immagine complessiva del territorio
Gruppo di lavoro “Percorsi religiosi”
-
Attivare un’azione di promozione congiunta dei diversi tratti della Via Francigena (Via
Francigena Canavesana, Via Romea Canavesana)
-
Definire un calendario condiviso di apertura delle Chiese e dei beni culturali presenti sul
percorso
-
Mantenere, unificare e migliorare le segnaletica di percorso
-
Rendere visitabili e accessibili alcuni beni culturali minori attraverso l’organizzazione di
giornate dedicate
-
Supportare l’azione delle diverse associazioni di volontari attraverso attività di formazione
congiunte
-
Migliorare il servizio di accompagnamento e visite guidate ideando un sistema informativo
e di prenotazione unificato
Gruppo di lavoro “Sviluppo industriale e comunità”
-
Organizzare giornate con visite guidate e apertura dei siti dedicate alla conoscenza del
patrimonio industriale
-
Promuovere le iniziative e gli eventi organizzati dalle strutture favorendo possibili
collaborazioni (Archivio Storico Olivetti, Museo Tecnologicamente, Archivio Nazionale del
Cinema d’impresa)
-
Favorire una maggiore conoscenza del patrimonio da parte della comunità locale anche
attraverso la proposta di attività didattiche e di animazione
-
Ripristinare e migliorare le strutture del Maam
Animazione del Piano, attività trasversali, integrazione con altri settori
L’intento di rafforzare il processo d’integrazione tra le diverse componenti, dal punto di vista
strategico ha fatto emergere la necessità di considerare con particolare attenzione alcuni altri
elementi.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
50
La naturale tendenza delle singole realtà di partecipare a progetti di questo tipo con lo scopo di
ottenere benefici “diretti”, suggerisce di prevedere una struttura organizzativa che sappia curare le
attività trasversali e innescare nuove azioni utili a far crescere il sistema.
Partendo dalla valorizzazione delle risorse già attive e operanti sul territorio, in una logica di
partecipazione attiva e coinvolgimento bottom up, si cercherà quindi di definire un team di lavoro
(Cabina di Regia) che operi in modo continuativo per favorire l’incontro tra gli indirizzi del
Tavolo di Coordinamento e le puntuali indicazioni dei Gruppi di lavoro.
Una struttura di supporto tecnico che lavori in particolare sui seguenti aspetti:
-
la costruzione di un contesto di sensibilità diffusa, consenso e condivisione del Piano a
livello locale e l’avvio di un confronto proficuo con altri settori importanti per lo sviluppo
dell’area. In particolare nella fase iniziale si cercherà quindi di attuare una forma di
accompagnamento che veicoli e informi delle finalità del Piano tutte le componenti del
Tavolo di coordinamento;
-
la definizione di un sistema di monitoraggio per valutare l’impatto e l’efficacia degli
interventi anche attraverso l’individuazione di criteri e indici. Un lavoro propedeutico e
importante per l’elaborazione di documenti che restituiscano ai diversi stakeholder un
bilancio complessivo del Piano;
-
la predisposizione di strumenti e la cura delle attività di comunicazione del Piano;
-
l’individuazione di possibili canali di finanziamento per supportare sia progetti che
interessano il Piano ma anche elaborati dalle singole realtà. In tale prospettiva si cercherà
inoltre di ideare forme innovative di recupero di risorse finanziarie soprattutto
incentivando meccanismi di sostegno da parte del territorio (sull’esempio delle Fondazioni
di Comunità);
-
l’ideazione di azioni che prevedano collegamenti con altri settori.
Attraverso il confronto con i responsabili degli Enti di promozione turistica (ATL Turismo
Torino e Provincia, Associazione turistica Pro loco Serra Morena, ecc), i rappresentanti
delle Associazioni di categoria e sportive, si cercherà di individuare forme di collaborazione
che aiutino l’area a proporre un’offerta più ricca e strutturata.
Manifestazioni ed eventi
In una logica di promozione complessiva del territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, e tenuto
conto della volontà che il Piano sia anche strumento per l’incremento dei flussi turistici,
sicuramente un contributo importante può essere dato dalle numerose manifestazioni ed eventi
che si tengono ogni anno in molti dei Comuni aderenti.
Spesso momento vetrina di tradizioni e storia locale, eccezionali fattori di animazione e
partecipazione delle comunità locali e, in molti casi, efficaci momenti per la valorizzazione di siti,
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
51
beni culturali, prodotti tipici, le diverse Sagre e Feste saranno considerate come “spazi privilegiati”
per la concomitante proposta di iniziative relative al Piano.
Da una parte, si cercherà quindi di supportare la comunicazione di tali manifestazioni per
potenziarne il grado di attrattiva turistica; dall’altra, si cercherà di collaborare con gli organizzatori
per integrarne l’offerta (aperture straordinarie dei siti culturali e dei musei, organizzazione di
escursioni con partenza dai luoghi teatro della manifestazione, organizzazioni di momenti di
presentazione pubblica del Piano e delle attività programmate).
Si cercherà inoltre di coinvolgere le realtà che si occupano di organizzare spettacoli (teatro, musica
e danza) per rafforzare il legame tra queste, il territorio e le sue risorse.
In particolare favorendo l’utilizzo di beni culturali da rendere più vivi e fruiti (sull’esempio del
Festival della Via Francigena, spettacoli nei castelli e animazioni nei musei) e stimolando lavori di
ricerca e rappresentazioni che valorizzino la cultura immateriale, i personaggi, le specificità del
territorio.
Criteri di scelta delle attività
Sulla base del quadro d’insieme predisposto, di concerto con i gruppi di lavoro avviati, si sono poi
andati a definire i criteri di scelta e delineate le prime attività per procedere alla stesura di un
concreto e fattibile Piano di attività 2010.
Meccanismi che saranno affinati nei prossimi mesi e che si tradurranno in “prassi” anche per futuri
sviluppi del Piano (attraverso la predisposizione di Schede d’intervento)
Priorità
Il criterio è stato posto al fine di rispondere alla necessità di soddisfare innanzitutto fabbisogni
urgenti, evitando di costruire un Piano su iniziative non praticabili.
Attraverso una classificazione numerica è stato stabilito che il valore “1” rappresenta interventi
ritenuti ad alta priorità, “2” interventi importanti ma non urgenti, “3” interventi collaterali.
Fattibilità
Il secondo criterio definito ha fatto riferimento alla fattibilità declinata in fattibilità tecnica,
fattibilità amministrativa e fattibilità economica.
Ognuno di questi aspetti è poi stato associato a due valori: “A” per gli interventi facilmente
realizzabili, “B” per gli interventi di più difficile attuazione.
Temporalità
L’ultimo criterio adottato tiene conto dell’elemento tempo.
Nello specifico quest’anno il Cronoprogramma definito ha tenuto conto dell’esigenza d’individuare
e calendarizzare attività che potessero essere avviate già nel corso del 2010.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
52
Composizione del partenariato
Per l’avvio del progetto, la condivisione delle scelte strategiche e la definizione delle attività
inerenti il progetto “L'Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e Cultura”, il Comune di Ivrea si è
fatto promotore della convocazione di un considerevole numero di soggetti individuati sulla base
della realizzazione di precedenti progetti o perché gestori di attività specifiche connesse alle
possibili linee di sviluppo del piano.
Dal lavoro di coordinamento sviluppato dal Comune di Ivrea, che è stato riconosciuto capofila del
progetto, si è sviluppata una composizione del partenariato così composta:
Comuni (14): Comune di Alice Superiore, Comune di Andrate, Comune di Bollengo, Comune di
Borgofranco, Comune di Burolo, Comune di Carema, Comune di Cascinette d’Ivrea, Comune di
Chiaverano, Comune di Ivrea, Comune di Montalto Dora, Comune di Nomaglio, Comune di Pavone
Canavese, Comune di Romano Canavese, Comune di Settimo Vittone
Comunità Collinari (1): Comunità Collinare Intorno al Lago (Azeglio, Borgo d'Ale, Cossano,
Maglione, Palazzo, Piverone, Settimo Rottaro, Viverone)
Enti: Turismo Torino e Provincia
Scuole: Istituto di Istruzione Superiore Giovanni Cena
Associazioni e realtà culturali (17): Comitato FAI Fondo Ambiente Italiano di Ivrea e
Canavese, AMI- Associazione Ecomuseo dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, Associazione La Via
Francigena di Sigerico, Associazione Via Romea Canavesana, Associazione Amici di Santo Stefano,
Associazione Santa Maria de Yporegia, Centro di Educazione all'Arte, Fondazione Adriano Olivetti,
Fondazione Natale Capellaro -Laboratorio Museo Tecnologic@mente, Archivio Storico Olivetti,
Archivio Nazionale Cinema d'Impresa, Associazione Spille D'Oro Olivetti, Associazione Culturale
Pubblico-08, Gruppo Archeologico Canavesano, Cooperativa Rosse Torri, Cooperativa Alce Rosso
Società: Effetto Serra Spa
Ruoli e funzioni
1. Soggetto:
Comune di Ivrea
Ruolo:
Ente capofila
Funzioni:
Segreteria organizzativa
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
53
2. Soggetto:
Comune di Ivrea, Animatore, Rappresentanti tavoli di lavoro o altri (da definire )
Ruolo:
Cabina di Regia
Funzioni:
Coordinamento, animazione, attività trasversali
3. Soggetto:
Tutti i soggetti aderenti al Piano
Ruolo:
Tavolo di coordinamento
Funzioni:
Definizione indirizzi e obiettivi, valutazione dei risultati
4. Soggetto:
Associazioni e realtà coinvolte
Ruolo:
Gruppi di lavoro tematici
> Percorsi religiosi: Associazione La Via Francigena di Sigerico, Associazione Amici
di Santo Stefano, Associazione Santa Maria de Yporegia, Associazione Via Romea
Canavesana onlus
> Natura e paesaggio: Comitato FAI Fondo Ambiente Italiano di Ivrea e Canavese,
AMI- Associazione Ecomuseo dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, Comune di Ivrea,
Comuni interessati dai SIC
> Archeologia e storia: Gruppo Archeologico Canavesano, Effetto Serra,
Cooperativa Rosse Torri, Comuni proprietari di Castelli, FAI
> Sviluppo industriale e comunità: Fondazione Adriano Olivetti, Fondazione Natale
Capellaro -Laboratorio Museo Tecnologic@mente, Archivio Storico Olivetti, Archivio
Nazionale Cinema d'Impresa, Associazione Spille D'Oro Olivetti, Associazione
Culturale Pubblico-08, Cooperativa Alce Rosso
Funzioni:
Sviluppo attività e progetti
La struttura organizzativa, oltre ad essere finalizzata allo sviluppo di azioni e relazioni nuove tiene
conto e si fonda su molte collaborazioni già attive e consolidate.
In particolare, si evidenzia la positiva esperienza dell’AMI- Ecomuseo dell’Anfiteatro Morenico di
Ivrea che da anni lavora insieme a soggetti pubblici e strutture museali (si veda pag 13), la
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
54
collaborazione di molti Comuni sul progetto della Via Francigena (compresa l’organizzazione del
Festival musicale) e sulle attività di valorizzazione dei siti naturalistici.
Da segnalare inoltre anche il sempre maggiore raccordo tra le realtà a vario titolo impegnate nella
valorizzazione del patrimonio olivettiano: diversi progetti hanno in questi ultimi anni visto
collaborare gli Archivi, il Museo tecnologicamente e il Comune di Ivrea.
Relativamente alle risorse che i diversi soggetti metteranno a disposizione del progetto si rimanda
agli impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo d’Intesa.
Chiaramente contributi e forme di collaborazione più specifiche, sia in termini di materialità (spazi,
attrezzature, ecc) che di competenze, saranno definiti alla luce delle diverse attività.
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
55
Piano di attività 2010
Le attività programmate e che verranno attuate nel corso del 2010 sono:
a. Ricerca e predisposizione di materiali informativi da stampare o utilizzare su mezzi
informatici relativi ai SIC dell’Anfiteatro Morenico
> Tema/Gruppo di lavoro: Natura e paesaggio
> Linea strategica Integrazione esterna: comunicazione e promozione
> Priorità: 1
> Fattibilità: A
> Tempistica: dicembre 2010
> Tipo di azione: nuova
> Budget stimato: Euro 4.000,00
b. Predisposizione di 3 Totem segnaletici per i siti archeologici
> Tema/Gruppo di lavoro: Archeologia e storia
> Linea strategica Integrazione esterna: comunicazione e promozione
> Priorità: 1
> Fattibilità: A
> Tempistica: novembre 2010
> Tipo di azione: nuova
> Budget stimato: Euro 5.000,00
c. Organizzazione di attività di animazione, visite guidate e incontri per promuovere la
conoscenza del patrimonio industriale in occasione della Settimana della Cultura
d’Impresa
> Tema/Gruppo di lavoro: Sviluppo industriale e comunità
> Linea strategica Integrazione esterna: evento culturale
> Priorità: 2
> Fattibilità: A
> Tempistica: ottobre 2010
> Tipo di azione: migliorativa
> Budget stimato: Euro 5.000,00
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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d.
Collaborazione
con
l’AMI
nell’azione
di
formazione
delle
risorse
umane
(organizzazione di tirocini formativi per la gestione della rete di musei ed ecomusei)
> Tema/Gruppo di lavoro: Natura e paesaggio
> Linea strategica Integrazione esterna: formazione
> Priorità: 1
> Fattibilità: A
> Tempistica: ottobre 2010
> Tipo di azione: migliorativa
> Budget stimato: Euro 2.000,00
e. Organizzazione di due giornate di apertura straordinaria dei beni culturali con orari
concordati, promozione condivisa e servizi di visita
> Tema/Gruppo di lavoro: Percorsi religiosi
> Linea strategica Integrazione esterna: evento culturale
> Priorità: 1
> Fattibilità: B
> Tempistica: settembre 2010
> Tipo di azione: nuova
> Budget stimato: Euro 10.000,00
f. Ideazione e sviluppo materiali per la promozione del Piano e del calendario delle
iniziative (logo, depliants, sito internet, inserti pubblicitari)
> Tema/Gruppo di lavoro: Cabina di Regia
> Linea strategica Integrazione interna: gestione funzioni promozionali
> Priorità: 1
> Fattibilità: B
> Tempistica: settembre-dicembre 2010
> Tipo di azione: nuova
> Budget stimato: Euro 8.000,00
g. Organizzazione di una presentazione pubblica del Piano con operatori privati
> Tema/Gruppo di lavoro: Cabina di Regia
> Linea strategica Integrazione laterale: collaborazione con operatori
> Priorità: 1
> Fattibilità: A
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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> Tempistica: luglio 2010
> Tipo di azione: nuova
> Budget stimato: Euro 1.000,00
h. Attività di coordinamento operativo e animazione (osservatorio flussi e attività,
segreteria, incontri per il coinvolgimento di nuovi soggetti, ricerca opportunità
finanziarie)
> Tema/Gruppo di lavoro: Cabina di Regia
> Linea strategica Integrazione interna: programmi
> Priorità: 1
> Fattibilità: A
> Tempistica: luglio 2010
> Tipo di azione: nuova
> Budget stimato: Euro 2.000,00
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Risultati attesi
a. Ricerca e predisposizione di materiali informativi da stampare o utilizzare su mezzi
informatici relativi ai SIC dell’Anfiteatro Morenico
Per quanto riguarda questa prima azione il risultato atteso è la predisposizione entro la fine di
dicembre di una bozza per un opuscolo informativo e divulgativo inerente i Sic dell'Anfiteatro
morenico, le loro specificità naturalistiche.
b. Predisposizione di 3 Totem segnaletici per i siti archeologici
Poiché al momento i principali siti archeologici non sono visitabili internamente, per comunicarne
la presenza e le caratteristiche essenziali, in attesa della loro messa a norma e apertura al
pubblico, ci si pone l'obiettivo di realizzare e impiantare nella prossimità del sito tre totem
informativi relativi all'Anfiteatro romano di Ivrea, al Pons Maior e ai tre siti sotterranei del Centro
Culturale La Serra.
Un riscontro della validità dell'informazione verrà inoltre effettuata attraverso una sperimentazione
di visite guidate ad Ivrea romana per le scuole e dell'evento musicale programmato in occasione
del solstizio estivo all'anfiteatro romano.
c. Organizzazione di attività di animazione, visite guidate e incontri per promuovere la
conoscenza del patrimonio industriale
I risultati attesi dalle attività progettate sono:
- una rinnovata attenzione nei confronti del Maam sia per quanto riguarda i Canavesani sia per
quanto riguarda possibili visitatori e turisti
- un maggior coinvolgimento dei proprietari degli immobili che compongono il percorso del Maam
e delle scuole superiori
- una maggiore interrelazione tra gli enti ed associazioni che si occupano di cultura olivettiana
d. Collaborazione con l’AMI nell’azione di formazione delle risorse umane (tirocini
formativi)
I risultati attesi dalle attività di formazione sono:
- coinvolgimento di giovani
- miglioramento delle conoscenze e delle capacità di accoglienza di operatori del settore
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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e. Organizzazione di due giornate (una dedicata alla Via Francigena Canavesana e una
dedicata alla Via Romea) di apertura straordinaria dei beni culturali con orari
concordati, promozione condivisa e servizi di visita
I risultati attesi dalle attività progettate sono:
- una maggiore promozione e valorizzazione dei percorsi religiosi del territorio
- una cooperazione tra associazioni diverse per una apertura coordinata in almeno due occasioni
dei beni culturali lungo il percorso
- una diversificazione dei fruitori dei percorsi con il coinvolgimento non più solo dei pellegrini ma
di turisti (turismo di prossimità, turismo famigliare, turismo slow e sostenibile)
f. Ideazione e sviluppo materiali per la promozione del Piano e del calendario delle
iniziative (logo, depliants, sito internet, inserti pubblicitari)
I risultati attesi dalle attività progettate sono:
- la definizione di un’immagine coordinata da adottare nella comunicazione (logo, titolo, veste
grafica)
- la realizzazione di un materiale cartaceo di presentazione del Piano
- una migliore comunicazione delle iniziative programmate
- la non sovrapposizione di eventi importanti o la possibilità di accorpare iniziative per renderle più
attrattive per il pubblico
g. Organizzazione di una presentazione pubblica del Piano con operatori privati
I risultati attesi dalla attività progettata sono:
- un maggiore coinvolgimento degli operatori sia nel campo della ricettività sia della ristorazione e
della produzione agricola
h. Attività di coordinamento operativo e animazione (osservatorio flussi e attività,
segreteria, incontri per il coinvolgimento di nuovi soggetti, ricerca opportunità
finanziarie)
I risultati attesi dalla attività progettata sono:
- una buona comunicazione e il mantenimento costante delle relazioni fra i partner
- una efficace programmazione degli eventi
- la ricerca di finanziamenti per implementare o proseguire le attività progettate
- il monitoraggio dei risultati e la predisposizione di una “Bilancio di missione” che relazioni sulle
attività svolte
Piano di Valorizzazione integrata “Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura”
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Piano di valorizzazione integrata del patrimonio culturale dell