La Casa di Nando onlus La Casa di Nando per i 100 anni della Grande Guerra Club Alpino Italiano Sezione di Gazzada Schianno L'escursione dell’1 e 2 Agosto 2015 all’ ADAMELLO: Val di Genova, rifugio ai Caduti dell'Adamello, Cresta della Croce, rifugio Città di Trento al Mandrone rientra in una serie di percorsi ed iniziative attuati congiuntamente da CAI Gazzada Schianno e dall'Associazione “La Casa di Nando” per ricordare il Centenario della Prima Guerra Mondiale “La Casa di Nando onlus”, associazione con sede a Gazzada Schianno ma operativa anche su altri Comuni del circondario (Azzate, Brunello, Buguggiate, Castronno, Lozza, Morazzone) ha tra gli ambiti di intervento un forte interesse per “La memoria”. Non si vorrebbe che andassero perse esperienze, storie, “vissuti” che hanno segnato i nostri paesi. Non si tratta di una visione nostalgica o celebrativa, ma l’obiettivo è quello di trarre dalle vicende del passato indicazioni preziose per il presente. Con questo spirito, negli anni che vanno dal 2015 al 2018, corrispondenti alla durata del conflitto, è intenzione de “La Casa di Nando” affrontare il ricordo della Grande Guerra organizzando e promuovendo varie iniziative, in autonomia e, ove possibile, insieme ad altre Associazioni. Sarà effettuata una ricerca storica negli archivi dei Comuni e delle Parrocchie per reperire materiale, relativo a quegli anni, che documenti le vicende umane dei nostri territori, con l'intenzione di costituire un “patrimonio” da mettere a disposizione di tutti; vi saranno presentazioni di libri, spettacoli musicali e teatrali, la proiezione di una serie di film e momenti di riflessione comune attraverso incontri e seminari. In particolare insieme al CAI, estremamente sensibile a livello locale e nazionale nei confronti del tema, è prevista l’organizzazione di escursioni, visite guidate e proiezioni. A differenza della visita effettuata insieme in Valcuvia, alla Linea Cadorna sulla quale in realtà non avvenne alcun combattimento legato alla Prima Guerra Mondiale, l’escursione all’Adamello ci introduce in uno dei contesti di terribili battaglie di cui è disseminato l’arco Centrale e Orientale delle Alpi. Ci renderemo conto, da tranquilli escursionisti, in che contesto impegnativo, faticoso estremamente rischioso e inospitale, centinaia di migliaia di soldati di entrambi i fronti si contrastarono con alterne fortune, lasciando sul posto migliaia di morti e feriti e le tracce materiali di strutture e mezzi che, a distanza di 100 anni, sono ancora a noi visibili. La Grande Guerra, così è anche denominata la Prima Guerra Mondiale, ebbe inizio il 28 luglio 1914 con la dichiarazione di guerra dell'Impero austro-ungarico al Regno di Serbia in seguito all'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo, e si concluse oltre quattro anni dopo, l'11 novembre 1918. 1 Ci occupiamo in queste brevi note, della “piccola” ma significativa parte che si svolse sull’Adamello e dintorni, le zone che andremo a visitare con la nostra escursione. “Le vicissitudini legate all’Adamello furono la dimostrazione che la parola impossibile non esiste. Perché anche lì dove una volta si diceva non si può passare, non si può fare, non si può vivere, si è vissuti, si è passati. Si è fatto quello che si doveva fare.” Così commentavano in un filmino girato nel dopoguerra i comandanti Varenna e Battana che nel giugno del 1917 avevano comandato l’attacco per la conquista del Corno di Cavento. Ma un anno dopo gli Austriaci ripresero questa cima importante. Le creste che noi vedremo furono teatro di alterne conquiste e perdite per più volte. Facciamo nostra la riflessione di Mario Rigoni Stern, in La storia ufficiale e quella vera, Trento, 1987: “Io dico sempre che se i morti che sono negli ossari di guerra potessero uscire fuori quando ci sono certe fanfare che suonano, e bandiere, generali, ministri, prenderebbero tutti a calci nel sedere." L'espressione Guerra Bianca (Gebirgskrieg in tedesco, ovvero "Guerra di montagna") individua il particolare contesto e l'insieme di eventi del fronte italiano durante la prima guerra mondiale combattuta nel 1915-1918 sulle Alpi del Tirolo meridionale tra le truppe del Regno d'Italia e dell'Impero Austro-ungarico negli scenari di media ed alta quota dei settori operativi di Ortles-Cevedale, Adamello-Presanella e Marmolada. Il contesto ambientale I problemi più gravi che dovettero affrontare gli eserciti impegnati nella Guerra Bianca furono quelli legati all'impervietà del terreno ed alle condizioni climatiche estreme. Le montagne dei tre gruppi montuosi sono infatti assai elevate (con quote mediamente superiori ai 2000 metri, fino ai 3.905 metri s.l.m. della vetta dell'Ortles) e difficili da percorrere: tanto più ci si allontanava dai fondo valle tanto più per i trasporti fu necessario ricorrere agli animali da soma ed alle spalle degli uomini, anche per i pesantissimi carichi dei materiali d'artiglieria. Solo col procedere del conflitto negli anni si realizzò una fitta rete di strade, mulattiere e sentieri, tale da raggiungere gli avamposti nei luoghi più impervi; negli ultimi due anni di guerra fu infine sistematizzato l'uso delle teleferiche, ma la stessa realizzazione di queste infrastrutture, strade e teleferiche, fu forse l'impresa della Guerra Bianca che richiese più energie e sacrifici. In alta montagna le escursioni termiche sono notevoli e, al di sopra dei 2500 metri sono normali anche d'estate temperature al di sotto dello zero. D'inverno poi il termometro scende anche diverse decine di gradi, e, negli anni del conflitto si registrarono spesso temperature inferiori ai 35 C sotto lo zero. Il clima muta in tempi rapidi e le tormente sono all'ordine del giorno, non solo nei mesi più freddi. Infine gli inverni del 1916 e del 1917 furono fra i più nevosi del secolo, con precipitazioni totali registrate superiori ai 16 metri. Questo rese oltremodo difficile la permanenza delle truppe in alta quota obbligando gli uomini a continui lavori di scavo e di sgombero della neve; ma soprattutto la grande quantità di neve caduta aumentò spaventosamente il rischio di valanghe, falcidiando pesantemente le corvèe di entrambi gli schieramenti. Guerra Bianca in Adamello-Presanella La preparazione della guerra Allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 il territorio italiano non corrispondeva a quello attuale. Non comprendeva l'attuale Trentino-Alto Adige. Il confine tra Italia e Austria-Ungheria si svolgeva dallo Stelvio al Garda, correndo attraverso i massicci Ortles-Cevedale, Adamello-Presanella a quote in gran parte superiori ai 2000 m s.l.m., abbassandosi soltanto nelle impervie montagne dell'Alto Garda Bresciano. Nel settore più settentrionale le testate delle due valli lombarde di confine, le due importanti direttrici stradali dello Stelvio e del Tonale, con i loro passi, avrebbero potuto consentire lo sfondamento italiano verso il Tirolo e, in direzione opposta, il movimento dell'esercito austro-ungarico verso i centri nevralgici della Pianura Padana, in particolare Milano, Brescia e Bergamo. Di qui la rilevanza strategica di questo fronte per entrambi i contendenti. 2 Gli italiani costruirono due linee principali i cui compiti dovevano essere quasi esclusivamente difensivi: il Fronte del Montozzo e lo Sbarramento del Tonale proprio di fronte alle linee austriache. Furono costruiti anche numerosi sbarramenti sulle dorsali retrostanti per creare seconde e terze linee a rincalzo delle prime. Al regno d'Italia mancavano però i forti: gli austriaci disponevano di ben cinque forti sul versante trentino (Strino, Velon, Mero, Zaccarana e Presanella) contro un solo forte italiano (il Forte Corno d'Aola) sul versante camuno. La tattica delle linee multiple causò però numerosi problemi dato che molte si rivelarono inefficienti o troppo deboli per resistere, mentre altre furono svuotate da inutili attacchi contro quelle austriache. La motivazione della vasta distribuzione delle opere militari difensive, soprattutto da parte italiana, è da far risalire ai due principali criteri dell'epoca per la conduzione della guerra in montagna, secondo i quali era necessario il possesso delle cime per garantire il possesso delle valli e la difesa doveva avvenire su più linee successive da abbandonare progressivamente a seguito di un eventuale sfondamento avversario della prima linea. Questi due principi portarono a sviluppare sanguinosi quanto inutili attacchi contro cime poi rivelatisi non tenibili e non difendibili, inoltre la realizzazione di tre o quattro linee difensive contemporaneamente toglieva energie per la realizzazione di una vera prima linea forte disperdendo i reparti in estenuanti lavori dal valore tattico piuttosto scarso I comandi militari, di entrambi gli schieramenti, non erano preparati ad affrontare una guerra tipicamente “alpina”, cioè di alta montagna e a quote di oltre 3.000 metri. Con il passare dei mesi dovettero rendersi conto che la guerra nella quale si erano avventurati, era totalmente diversa rispetto alle precedenti, nuova per la logistica e per la vastità e la morfologia del territorio. Andavano perciò studiate nuove strategie capaci di adattarsi ad esigenze sempre più diversificate, inventando ogni giorno accorgimenti che, al di là di quanto prescritto nei manuali, potessero meglio calarsi nella realtà quotidiana. Il 1915 – primo anno di guerra per l’Italia Il 24 maggio 1915 il regno d'Italia dichiarò guerra all'impero austro-ungarico e gli eserciti schierarono sui monti i rispettivi reparti: gli italiani misero in campo gli Alpini (le truppe speciali di montagna create dal generale Giuseppe Perrucchetti), mentre gli austriaci dovettero "accontentarsi" degli Standschuetze (truppe di civili arruolate in fretta ma composte dai tiratori e dai cacciatori più precisi e abili). Grazie alle differenze di addestramento questi ultimi resistettero fino all'arrivo dei rinforzi austriaci impegnati sul fronte Russo, in Galizia, dove l'Austria si trovava da quasi un anno impegnata in pesantissimi e numerosi scontri in cui le migliori truppe imperiali erano state decimate, rendendo assai limitata la disponibilità di soldati da dedicare al nuovo fronte. Nei primi giorni di guerra, i comandi militari italiani si resero conto che la presenza degli austriaci sulle creste dei Monticelli e del Castellaccio-Lagoscuro, rappresentava una seria minaccia per la prima linea sul Tonale. Venne così decisa un’azione per scacciarli da tali posizioni. La prima operazione di guerra sui ghiacciai fu affidata al battaglione alpini “Morbegno”, ebbe luogo il 9 giugno 1915 e si concluse con una tremenda sconfitta : gli alpini, nel tentativo di occupare la Conca Presena e cogliere gli austriaci di sorpresa, effettuarono una vera e propria impresa alpinistica risalendo la Val Narcanello, il ghiacciaio del Pisgana e attraversando la parte alta di Conca Mandrone. Giunti al Passo Maroccaro e iniziata la discesa in Conca Presena, furono avvistati dagli osservatori austriaci e sottoposti, sul candore del ghiacciaio, al preciso tiro della fanteria imperiale che, pur essendo in numero assai inferiore, seppe contrastare l’attacco in modo assai abile e li costrinse alla ritirata, lasciando sul campo 52 morti. Gli austriaci, il 5 luglio 1915, colgono di sorpresa il presidio italiano attestato sulle rive del Lago di Campo in alta Val Daone. L’agguato, perfettamente riuscito, evidenzia l'impreparazione tattica italiana. Stimolati dal successo ottenuto, il 15 luglio, gli austriaci tentano un improvviso attacco al Rifugio Garibaldi attraverso la Vedretta del Mandrone. Il piano fallisce, questa volta per l’abilità dei difensori, ma mette nuovamente in risalto la vulnerabilità del sistema difensivo italiano che può essere scardinato attraverso manovre di aggiramento dai ghiacciai. Per questo motivo viene rafforzata la vigilanza ai margini della Vedretta del Mandrone e aumentata notevolmente la consistenza del reparto di alpini dislocati presso il Rifugio Garibaldi che crescerà, in seguito, fino a divenire un battaglione autonomo di sciatori. Per quanto riguarda la zona del Montozzo, ala destra del fronte del Tonale, le azioni più significative del 1915 si svolsero in agosto con diverse direttrici ma portarono solo alla conquista del Torrione d’Albiolo. 3 Il 25 agosto 1915 i reparti italiani furono impegnati in una nuova offensiva che, sulla sella del Tonale, doveva portare alla occupazione dei Monticelli. L'esito fu decisamente positivo, anche se non raggiunse completamente gli obiettivi preposti. Gli alpini, con un’azione alpinisticamente eccezionale, riuscirono, arrampicandosi di notte per impervi canaloni e scoscese pareti, a conquistare la cresta rocciosa Castellaccio - Lagoscuro - Payer - Pisgana. Subito dopo l'occupazione di questa importante dorsale furono approntati i lavori per garantirne la difesa, i collegamenti, e per affrontare l'inverno ormai alle porte. Furono costruite baracche, postazioni d'artiglieria, scavate caverne e intagliate centinaia di metri di sentieri, ancora oggi testimoniati dal suggestivo ed aereo "Sentiero dei Fiori" che percorre tutta la cresta rocciosa dal Passo di Castellaccio alla cima Payer. Consolidate saldamente le nuove posizioni, i comandi italiani pensarono ad un nuovo tentativo di conquista della Conca Presena, ora dominata dall’alto delle creste appena occupate. Le azioni si svolsero il 14 settembre e il 30 ottobre 1915, ma si conclusero senza alcun successo, lasciando immutate le relative posizioni difensive nonostante il sacrificio di numerose vite. Sul fronte del Montozzo, il 23 settembre 1915, gli austriaci, con un’azione ben articolata, riuscirono a riconquistare il Torrione d’Albiolo che sarà ripreso dagli italiani solo il 13 agosto 1918, nonostante numerosi e sanguinosi tentativi. Tra giugno e ottobre del 1915 si alternarono dunque gli attacchi tra i contendenti. Molte creste furono prese e perse più volte; ogni volta si rinforzavano le postazioni con baracche, passarelle e filo spinato. Di questo filo spinato, oggi ormai consumato restano sulle rocce le tracce della ruggine, come una fascia di colore diverso visibile anche da lontano. Per tutto l'inverno, a causa anche del clima, le azioni militari si calmarono e non si registrarono combattimenti. Il 1916 L’inverno del 1915 passò tranquillamente dal punto di vista delle azioni militari. Il territorio decisamente ostile e le avversità atmosferiche costrinsero i contendenti ad immani opere di approntamento logistico per poter svernare a quote così elevate ed in condizioni climatiche al limite della sopravvivenza. Ad esempio le temperature oscillavano intorno ai trenta gradi sotto zero e gelava tutto: le armi, i vestiti umidi di sudore, i viveri nelle casse di cottura, perfino il vino che veniva distribuito nelle gavette in blocchi rotti con lo scalpello e fatto sciogliere lentamente sulle stufe a legna o entro le giacche delle divise. Ovviamente in tali condizioni non era possibile pensare alla pulizia e all'igiene personale, e quando i reparti in prima linea ricevevano il cambio erano sporchi, con la barba lunga, infestati dai pidocchi. Se da un lato gli italiani avevano rafforzato la “Linea dei Passi”, gli austriaci si erano saldamente radicati alla testata della Val di Genova, intorno al Rifugio Mandrone con presidi avanzati sulla dorsale montuosa dalla Lobbia Alta al Monte Fumo. Fu proprio in direzione di questa linea che si concentrarono le azioni italiane della primavera del 1916, aprendo così una nuova fase dei combattimenti sul fronte dell’Adamello. Le azioni di guerra furono riprese il 12 aprile, quando il reparto di Alpini sciatori di stanza presso il rifugio Giuseppe Garibaldi raggiungono il Passo Brizio e si irradiano a Fumo. ventaglio sul ghiacciaio e conquistano, non senza momenti di grave incertezza dovuti soprattutto alla nebbia ed alla bufera, la linea austriaca Lobbia Alta-Cresta Croce-Dosson di Genova-Monte Dopo due settimane destinate al consolidamento delle posizioni e alla preparazione della successiva azione, il 29 e 30 aprile venne attaccata con successo parziale la più orientale delle linee di difesa austriache: la cresta Crozzon di Folgorida-Crozzon di Lares-Passo di Cavento. Questa battaglia, assai malamente e ostinatamente voluta, costò la vita di numerosi alpini, tra cui quella del Tenente Attilio Calvi che aveva guidato finora gli attacchi. All’azione di fuoco contribuì anche il cannone da 149 G, piazzato al Passo Venerocolo, il più grosso pezzo d’artiglieria portato a quote così elevate ed oggi, come vedremo, Monumento Nazionale lasciato nella sua postazione di Cresta Croce, a 3276 metri di quota. Gli alpini, mandati a combattere in divisa grigioverde sul candore del ghiacciaio, furono falciati dal fuoco nemico e la battaglia si trasformò in una carneficina. La situazione venne però sbloccata, agendo in maniera contraria agli ordini ricevuti, tra il 1 e il 4 maggio, grazie all'aggiramento delle linee austriache. Un ridotto gruppo di alpini, passò dietro le posizioni nemiche del Crozzon del Diavolo, e costrinse al ripiegamento gli austriaci. Le truppe italiane ebbero via libera in Val di Genova, giungendo fino alle porte di Carisolo. Al termine dell'azione contro il margine orientale della Vedretta della Lobbia, gli austriaci mantenevano ancora saldamente le posizioni centrali dei Passi di Fargorida e delle Toppette respingendo ogni attacco italiano. Dopo l’occupazione delle due dorsali montuose sopracitate, si presentava il problema dell’organizzazione logistica di questa nuova parte di fronte. Al Passo Garibaldi, punto estremo dove giungevano le teleferiche che risalivano da Temù la Valle dell’Avio, sorse un vero e proprio villaggio militare. Da questa posizione, attraverso il ghiacciaio del Mandrone 4 prima e della Lobbia poi, i rifornimenti raggiungevano le linee più avanzate trasportati da slitte trainate prima da muli, poi da cani, animali molto più veloci e resistenti al clima rigido dell'alta quota. L’inverno alle porte si presentò subito come un nemico implacabile. Temperature bassissime e abbondantissime nevicate, seguite da micidiali valanghe, provocarono, lungo tutto il fronte dell’Adamello, sia da parte austriaca sia da parte italiana, numerosissime vittime. Tra tutte va ricordata la notte del 13 dicembre 1916, passata alla storia come la “Santa Lucia Nera”. Le nevicate dei giorni precedenti avevano portato in quota dai 10 ai 12 metri di neve, che, a seguito dell’innalzamento della temperatura, erano rovinati a valle seminando ovunque morte e distruzione. Per la prima volta gli Alpini, per trasportare le vettovaglie più leggere (alimenti, vino, grappa, ecc.), abbandonarono i fedeli muli per sostituirli con i cani, più veloci e meno bisognosi di cibo Il fronte dell'Adamello andò tuttavia in stallo dopo la Strafexpedition, la spedizione punitiva austriaca in Trentino, detta anche la battaglia degli Altipiani, combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno con 230.545 morti tra i due eserciti. Questo evento obbligò i generali a sguarnire il fronte camuno per proteggere quello in cui era avvenuto lo sfondamento. L'Ippopotamo: Il Cannone, prima sul Passo Venerocolo, poi su Cresta Croce La storia di questo cannone merita un cenno di approfondimento in quanto il suo trasporto sui ghiacciai costituì una vera impresa e le rare immagini che vediamo ne sono la testimonianza: venne fuso nell'arsenale di Torino nel 1896 e molto probabilmente fu utilizzato nella guerra di Libia del 1911-1912 in quanto quando arrivò a Temù era già abbastanza usurato. Il grosso cannone dal peso complessivo di oltre 60 quintali, partì da Temù il 9 febbraio 1916 e raggiunse, trainato sulle sue ruote, il fondovalle. Lì venne smontato nei componenti principali che vennero caricati su grandi slitte. Grandissimi furono gli sforzi per farlo giungere, senza farlo avvistare dagli austriaci, al luogo di destinazione, il Passo Venerocolo. Durante il trasporto, che avveniva normalmente di notte o con la nebbia, venne per due volte travolto dalle valanghe e in tali circostanze perirono 5 una quarantina di soldati addetti al traino. Il 17 aprile giunse al rifugio Garibaldi e dopo soli dieci giorni era pronto a sparare nella sua piazzola preparata a Passo Veneroccolo, a 3236 metri d'altezza. La sua potente voce, e soprattutto i suoi grandi proiettili, si fecero sentire immediatamente per la conquista della linea Crozzon di Fargorida-Lares-Passo di Cavento. Nella notte del 6 giugno 1917 oltre 300 alpini e artiglieri lo trasportarono nella sua posizione definitiva di Cresta Croce. Da qui contribuì notevolmente a tutte le battaglie del fronte dei ghiacciai. Oggi il vecchio cannone è ancora puntato contro il Cavento, severo testimone di tante sofferenze Fotogrammi tratti dal filmato http://www.lagrandeguerra.net/videos/ippopotamo02.html relativi al trasporto dell’ippopotamo - 77 giorni da Temù al Venerocolo e una notte alla Cresta della Croce, fino all’inizio dell’entrata in funzione. 6 Il 1917 Il 1917 fu un anno di relativa calma per quanto riguarda il fronte dell’Adamello in quanto l’esercito italiano era impegnato nelle sanguinosissime battaglie dell’Isonzo. Unica eccezione fu il periodo in cui si svolsero i preparativi dell’operazione che portò gli alpini alla conquista del Corno di Cavento. Il caposaldo austriaco s’incuneava lateralmente minacciando, dalla sua posizione dominante, i rifornimenti alle linee italiane avanzate del fronte. Venne pertanto decisa l’azione per la sua conquista. La mattina del 15 giugno 1917, dopo un intenso bombardamento della vetta – con l’Ippopotamo, -‐ gli italiani, con una complessa operazione articolata su più fronti d’attacco, riuscirono a conquistare il Corno di Cavento ricacciando gli austriaci sulle posizioni più arretrate del Folletto e del Caré Alto. Per gli abitanti dell’Alta Valle Camonica, e soprattutto per quelli di Ponte di Legno, il 1917 sarà comunque ricordato come il più terribile e nefasto dei quattro anni di guerra. Infatti il 27 settembre, gli austriaci, forse a seguito di un nostro bombardamento sui loro depositi di munizioni presso Malga Pecè in Val Vermiglio, e di una baracca ufficiali sulla Cima Presena, per rappresaglia, colpiscono Ponte di Legno con bombe incendiarie e con proiettili di grosso calibro, distruggendo completamente l’abitato. Sul fronte dell'Adamello, in ottobre, si riuscirono a fermare, senza subire gravi perdite, gli austriaci che avanzavano rinfrancati dalla vittoria di Caporetto. Passato questo periodo gli alpini iniziarono a preparare i piani per la controffensiva. 1918 Dopo alcune schermaglie avvenute nei primi mesi del 1918 il regno d'Italia riuscì ad ottenere una vittoria fondamentale per il successo italiano in questa zona: la conquista della Presena. L'operazione, avvenuta tra il 25 e il 28 maggio, fu la più grande avvenuta in questo settore: vi parteciparono infatti sette battaglioni (Edolo, Monte Cavento, Monte Mandrone, Monte Granero, Monte Rosa, Pallanza, Tolmezzo e Val Brenta), il reparto d'assalto Fiamme Verdi, vari plotoni di Arditi e mitraglieri e circa 200 pezzi di artiglieria. L'attacco italiano portò non solo alla conquista della Presena, ma anche alla presa di altre vette vicine. Il 13 giugno gli austriaci sferrarono un ultimo attacco per cercare di rompere le linee italiane; con la Lawine Expedition (che tradotto in italiano significa "offensiva valanga") vennero mandate all'attacco tutte le truppe residue. Gli italiani riuscirono a resistere per vari giorni ai costanti attacchi ma, il 19 luglio, sotto la seconda ondata d'attacco, persero il corno di Cavento in quella che sarà l'ultima vittoria austriaca. Con l'attacco del 13 agosto gli alpini riuscirono, dopo tre anni, a riconquistare il Torrione d'Albiolo, perso agli inizi della guerra nel 1915. Il 1º novembre vi fu l'attacco finale: gli austriaci non riuscirono, nonostante avessero tentato di combattere, a resistere all'attacco italiano, stavolta lanciato contro il passo del Tonale. Interi reparti dell'Impero austro-‐ungarico si arresero e l'esercito italiano poté dilagare conquistando l'intera val di Sole e spianando la strada per Trento. La guerra in Adamello era finita. 7 BIBLIOGRAFIA: • • Giaime Alonge, Cinema e guerra: il film, la Grande Guerra e l’immaginario bellico del Novecento (2001) Nicola Labanca/Oswald Überegger (Hrsg.), Krieg in den Alpen. Österreich-Ungarn und Italien im Ersten Weltkrieg, Wien/Köln/Weimar 2014) FILM Per i numerosissimi film, che partono da quelli dell’epoca, fino ai giorni nostri, si trovano liste anche su https://it.wikipedia.org/wiki/Film_sulla_prima_guerra_mondiale#Lista Segnalo solo uno degli ultimi • • • • • • • “torneranno i prati” Film di Ermanno Olmi 2014 Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_Bianca "Fronte di ghiaccio” articolo di Monica Maffei Museo della Grande Guerra Bianca Adamellina Spiazzo Rendena, Via San Vigilio 2 - Telefono: +39 0465 801544 - Email: [email protected] www.museograndeguerra.com Descrizione: Era la fine dell’estate 1973, i ghiacciai cominciarono a ritirarsi e la natura diede alla luce i reperti di questa pagina di storia… Munizioni, scarponi, elmi dei soldati, oltre 3000 fotografie, persino il diario originale del primo tenente dei Kaiserjäger Felix Hecht von Eleda, morto sul Corno di Cavento il 15 giugno 1917, sono raccolti al museo della guerra bianca in Adamello di Spiazzo Rendena. Dai diari dell’epoca: “…ma se fu difficile e geniale, la costruzione di queste opere grandiose (teleferiche e gallerie) lo fu non di meno il trasporto delle artiglierie su quelle ripide pareti ghiacciate, oltre i 3000 metri: cannoni, mortai, bombarde allungate a Passo Lares a 3.300 metri e, infine, l’ippopotamo … … .” Il museo costituisce, inoltre, il punto di partenza per visite, anche guidate del Carrè AltoCaventoAdamello; dal cannone italiano 149G di Cresta Croce, detto l’ippopotamo, ai due pezzi Skoda da 150 posizionati in località artiglieria del Carrè Alto, passando per la galleria del Corno del Cavento. Per approfondimenti e informazioni: www.trentinograndeguerra.it , www.14- 18.europaregion.info/downloads/Fronte_di_ghiaccio.pdf Meridiani Montagne “Cime della Grande Guerra” – N. 71 anno XIII 2014 – articoli vari SITI [ ragionati] di interesse sull'argomento: sulla Grande Guerra 1914 – 1918 sono infiniti i siti che affrontano o in modo enciclopedico o approfondendo singoli aspetti tutto quello che è stato “toccato” da questi eventi. Quelli elencati non sono che un piccolo esempio, in parte consultato anche per la stesura di questo opuscolo: • • • • http://www.lagrandeguerra.net/gggadamello.html http://www.14-18.europaregion.info/ 1914 – 2014 LA PRIMA GUERRA MONDIALE: RICORDARE, SCOPRIRE, COMPRENDERE http://www.14-18.europaregion.info/it/luoghi.asp mappa interattiva dei luoghi che furono teatro di guerra in Trantino Alto Adige https://www.youtube.com/watch?v=fI_HV6KvcQE ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA - LA GRANDE GUERRA (1) - 8 filmati Caricati su youtube nel novembre 2008 -‐ la prima guerra mondiale nel nordest italiano raccontata dal generale italiano Cauteruccio e attraverso i canti del Coro Conegliano • https://www.youtube.com/watch?v=wngO6Z8XsZk RECUPERATA DAL GHIACCIO LA GALLERIA DEL CORNO DI CAVENTO Caricato su youtube il 24 feb 2011" La Provincia Informa" -‐ Notiziario radiotelevisivo del Trentino Edizione n. 08 -‐ febbraio 2011 • https://www.youtube.com/watch?v=NidprDZ5sYM LA GRANDE GUERRA IN UN MUSEO. ROVERETO. Rovereto - Caricato su youtube il 23 dic 2014 - Camillo Zadra, attuale direttore del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, ci ricorda come ogni museo sia, al di là di ciò che racconta, un fatto sociale, perché difatti non potrebbe esistere senza una significativa partecipazione di individui che fanno donazioni. 8 • http://www.itinerarigrandeguerra.it/La-Strafexpedition l’offensiva vittoriosa degli austriaci verso l’altopiano di Asiago, nella primavera del 1916 • http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2388-24-agosto-1917-linsurrezione-di-torino 24 AGOSTO 1917: L'INSURREZIONE DI TORINO - l'opposizione alla Grande Guerra a Torino è vivissima sin dall'inizio, dal 1914: la presenza in città della grande industria ne hanno fatto in pochi mesi la prima città industriale italiana, gli operai sono diventati centinaia di migliaia, ma il guadagno reale continua a scendere, e inoltre i generi di prima necessità continuano ad essere irreperibili. Da qui cresce e si diffonde un forte malcontento, che sfocia già nel 1915 a grandi scioperi e manifestazioni di piazza, che portano in piazza decine di migliaia di operai. Il 1917 è l'anno peggiore, tre anni di guerra hanno portato le condizioni di vita del proletariato urbano al limite, alle quali si aggiunge, tra marzo e agosto, una costante penuria di pane. Scendono in agitazione e in sciopero in questi mesi decine di fabbriche torinesi, dalle metallurgiche alle automobilistiche, e alle rivendicazioni economiche si intreccia la propaganda per la pace e, poiché proprio in questo periodo giungono gli echi della rivoluzione russa del febbraio, sempre più spesso la parola d'ordine diventa di "fare come in Russia". Gli ORGANIZZATORI dell'iniziativa dell'1 e 2 Agosto 2015 all’Adamello: Club Alpino Italiano - Sezione Gazzada Schianno http://www.caigazzadaschianno.it/ LA CASA DI NANDO di Gazzada Schianno - associazione di volontariato in ambito culturale, sociale e ricreativo http://www.lacasadinando.org/ Le fotografie sono in parte tratte dai due volumi di Vittorio Martinelli e Danilo Povinelli: "Guerra Alpina sull'Adamello, 1915-1918", editi da Edizioni D&C Povinelli, 38086 Pinzolo (TN), in parte dai siti consultati ed in parte dalla rivista “Meridiani Montagne N. 71. Curiosità Buona parte dello sforzo bellico venne finanziato dall’emissione di titoli pubblici denominati “prestiti di guerra”. Questi titoli risultano particolarmente interessanti, sia perché dal punto di vista dei cittadini erano una forma meno oppressiva rispetto alla tassazione, sia perché furono accompagnati da una massiccia campagna propagandistica volta a indurre i risparmiatori all’acquisto. L’impero austro-ungarico spese per la guerra l’enorme cifra di 20 miliardi di corone-oro, corrispondenti grossomodo all’intero prodotto interno lordo del 1914. Il 40 % di tale importo venne finanziato aumentando l‘offerta di moneta e il 60 % attraverso i prestiti di guerra. L'importanza della comunicazione: .durante la prima guerra mondiale i manifesti vennero impiegati come mezzi di comunicazione di massa ai fini propagandistici. Il manifesto fungeva da vero e proprio giornale murale e veniva utilizzato dalle autorità per trasmettere ordini, diramare proclami e avvisi di mobilitazione, per motivare la popolazione nelle retrovie e come mezzo di propaganda. I manifesti accompagnavano anche le emissioni dei prestiti di guerra e avevano lo scopo di indurre un numero elevato di investitori ad acquistare i titoli di stato. Sul territorio dell'impero austro-ungarico gli istituti di credito non lesinarono a impegnare noti cartellonisti, molti dei quali erano anche valenti pittori, e importanti case editrici per la realizzazione di questi manifesti in cui l’illustrazione o ancor più il messaggio subliminale ricopriva un ruolo determinante. Sulle decisioni “da che parte stare”: Già dal 1882 la monarchia Austro-Ungarica e la neo-nata Italia potevano considerarsi “nemici alleati”- nonostante la sottoscrizione congiuntamente con la Germania del patto militare 9 difensivo della “Triplice Alleanza”- per i contrapposti interessi dei reciproci territori confinanti. A ciò si aggiunse nel dicembre del 1912 la rinomina a generale di stato maggiore di Conrad von Hötzendorf, noto per la sua posizione a favore di una guerra preventiva contro l’Italia. Venne percepita altresì come una provocazione il cosiddetto “decreto Hohenlohe”, emanato nell’agosto del 1913 dal luogotenente di Trieste, Principe Konrad Hohenlohe, con il quale si sanciva il licenziamento di tutti i funzionari di cittadinanza non austriaca dall’amministrazione della città. Durante il periodo di neutralità, l’Italia giocò al rialzo sia con la Triplice che con gli Imperi Centrali Già a partire da luglio del ’14 il Trentino veniva considerato il compenso per la neutralità dell’Italia; ma Vienna declinò. Verso la fine del 1914 l’Italia, sentendo il suo appoggio da una parte o dall’altra come l’ago della bilancia decisivo per le sorti dell’esito della guerra, cominciò a negoziare separatamente sia con Vienna che con gli imperi centrali. Il Presidente dei Ministri Salandra definì questo atteggiamento come “sacro egoismo”: oltre ai territori di Trento e Trieste e l’Alto Adige fino al Brennero, il Trattato di Londra del 26 aprile 1915 contemplava anche la contea di Gorizia e Gradisca, l’intera Istria fino al Quarnaro e diverse isole istriane. Il 3 maggio l’Italia si sciolse dall’impegno con la Triplice e il 23 maggio del 1915 dichiarò guerra all’Austria – Ungheria. Concludiamo questo breve collage di informazioni con la citazione di una donna che non vide l'inizio della Grande Guerra, eppure la sua riflessione vale per quanto è stato vissuto in quegli anni e vale purtroppo anche per oggi, visto che siamo ancora lontani da un era di pace: “Nessuna persona razionale vorrebbe lavare via l'inchiostro con inchiostro, macchie di olio con l'olio. Solo il sangue esige sempre di esser lavato con il sangue.” Baronessa Bertha Sophie Felicitas von Suttner * 9 giugno 1843 a Praga; † 21 giugno 1914 a Vienna; Scrittrice e pacifista - Prima donna a essere insignita del premio Nobel per la pace nel 1905 Citazione dal sito del Museo delle donne di Merano http://www.museia.it/italiano/museo-delle-donne-home/ 10 Il nostro percorso sull’Adamello, nei luoghi in cui si svolsero le vicende della Guerra Bianca Tarlo2015 11