PROGETTO CUORE
L’importanza della prevenzione
nelle malattie cardiovascolari
Ottobre 2006
Biblioteca Medica - ASMN Reggio Emilia
Biblioteca per Pazienti - Punto Informativo per Pazienti
Referente
ELENA CERVI
Telefono 0522 295992
Mail [email protected]
L’iniziativa di informazione si svolge nell’ambito di: Ottobre, piovono libri: i luoghi della lettura , progetto dell'Istituto per il Libro, della Direzione Generale per i
Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali in Italia,
Progetto grafico: Katia Mazzoni
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Le malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di
morte nel nostro Paese, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In
particolare la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutte le morti, mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori.
Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico. La malattia modifica la qualità della vita e comporta notevoli costi economici per la
società. In Italia la prevalenza di cittadini affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille (dati Istat). Il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (pari all’1,34% del prodotto interno lordo), è destinata a farmaci per il
sistema cardiovascolare (Relazione sullo stato sanitario del Paese, 2000).
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Quali sono le malattie cardiovascolari?
Nella definizione di malattie cardiovascolari, rientrano tutte le patologie
a carico del cuore e dei vasi sanguini. Le più frequenti sono quelle di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore, tra
cui l’infarto acuto del miocardio, l’angina pectoris, le cardiomiopatie,
l’insufficienza cardiaca, le aritmie e le malattie cerebrovascolari, fra cui
l’ictus ischemico ed emorragico.
∗
Arteriosclerosi
∗
Infarto acuto del miocardio
∗
Angina Pectoris
∗
Ictus
∗
Attacco ischemico transitorio (tia)
∗
Claudicatio Intermittens
∗
Fibrillazione atriale
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Arteriosclerosi
E’ una delle cause principali dell’insorgere delle malattie cardiovascolari.
L’arteriosclerosi colpisce i vasi sanguigni e gli strati interni delle pareti
delle arterie diventano spessi e irregolari a causa del depositarsi di lipidi
e colesterolo. L’ispessimento e la conseguente formazione della placca
porta a una diminuzione del lume e, di conseguenza, alla diminuzione
del flusso sanguigno: quando il sangue scorre a fatica può formarsi un
trombo o coagulo che può provocare un improvviso arresto del flusso
sanguigno. La placca può rompersi e scatenare automaticamente un
meccanismo di riparazione il cui scopo è quello di richiudere le fratture
che si sono formate: il sangue si coagula, le piastrine si attaccano le une
alle altre formando dei grumi. Il coagulo può però agire da tappo e occludere completamente l’arteria.
L’arteriosclerosi si sviluppa lentamente nel corso della vita ed è asintomatica; nel momento in cui compaiono i sintomi la malattia cardiovascolare si trova già in uno stadio avanzato. Si tratta di una patologia generalizzata che può coinvolgere le arterie in diverse aree dell’organismo:
l’improvvisa ostruzione di un vaso provoca l’infarto del miocardio, se è
localizzata a livello cardiaco, l’ictus se è localizzata a livello cerebrale o la
claudicatio intermittens, se sono colpite le arterie degli arti inferiori
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Infarto miocardico acuto/attacco cardiaco
Indica il processo di morte cellulare (necrosi) che colpisce il miocardio,
cioè il muscolo cardiaco, a seguito dell’occlusione di una arteria coronarica o di un suo ramo. Nella maggior parte dei casi, l’occlusione è dovuta alla presenza di una placca aterosclerotica. La placca, dunque, diventa un ostacolo che blocca il flusso sanguineo: l’infarto interviene quindi
proprio quando il sangue non riesce a raggiungere e irrorare alcune
parti del cuore.
Sintomi. Il sintomo abituale o segnale dell’attacco cardiaco è
un’oppressione o dolore al torace che persiste e non si riduce con il riposo e/o la somministrazione sotto linguale di nitroglicerina.
Il dolore, generalmente descritto come qualcosa di oppressivo e costrittivo (come una morsa), può essere localizzato al centro del petto (dietro
lo sterno) o più diffuso anteriormente su tutto il torace. Può irradiarsi alle
spalle e/o alle braccia (più spesso a sinistra), o al collo, alla mandibola,
alla schiena, o all’epigastrio (la parte alta dell’addome).
Angina pectoris
L'angina pectoris (dal latino “dolore di petto”) è dovuta a un’improvvisa
riduzione dell'apporto di sangue al cuore, o a parte di esso. Si verifica
quando la presenza nelle arterie coronarie di restringimenti (stenosi)
non consente l'afflusso regolare di sangue in alcune circostanze durante le quali le necessità di nutrizione e di ossigenazione del miocardio sono maggiori, come durante uno sforzo fisico.
L’angina pectoris può essere anche provocata da uno spasmo nelle arterie coronarie, cioè da un restringimento transitorio dipendente da una
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contrazione muscolare, che riduce il calibro delle coronarie e la quantità
di sangue che arriva al cuore diventa insufficiente anche in condizioni di
riposo.
Sintomi. Il sintomo percepito è il dolore al petto, con una durata inferiore a 10 minuti. Si presenta quando la persona è sotto sforzo, quando
aumenta la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa. L’attacco di angina è prontamente interrotto da riposo e/o dalla somministrazione sotto-linguale di nitroglicerina.
Ictus
L’ictus consiste nella morte delle cellule cerebrali conseguente
l’interruzione del flusso di sangue.
Può essere provocato dalla rottura di una arteria cerebrale, con emorragia e danni al tessuto nervoso circostante, oppure dall’occlusione di una
arteria in seguito a trombosi o embolia. In particolare si ha una trombosi
cerebrale quando in un vaso ristretto si forma un coagulo, mentre si
parla di embolia quando da una placca aterosclerotica si stacca un pezzetto di materia grassa (embolo) oppure un piccolo trombo, che viene
trascinato in circolo fino a bloccare un vaso più piccolo nel cervello.
L’embolia e la trombosi producono occlusione cerebro-vascolare inducendo ischemia cerebrale (mancanza di sangue in una zona del cervello).
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L’emorragia cerebrale può anche essere dovuta a rottura di aneurisma
cerebrale, una deformazione della parete di un’arteria che la indebolisce.
Sintomi. I segnali di un ictus sono simili a quelli di un attacco ischemico
transitorio (TIA) ma questi rimangono stabili o peggiorano anziché
scomparire entro poche ore. Si presentano improvvisamente e possono
includere:
• compromissione motoria unilaterale e bilaterale;
• compromissione sensoriale unilaterale e bilaterale;
• disturbi del linguaggio (afasia / disfasia);
• compromissione della visione dei metà campo visivo;
• visione doppia;
• sguardo fisso;
• disturbi della deglutizione (disfagia improvvisa);
• aprassia improvvisa;
• perdita del coordinamento muscolare (atassia improvvisa);
• barcollamento, vertigine, cefalea, confusione mentale, stato di coscienza compromesso.
Attacco ischemico transitorio (TIA)
Un attacco ischemico transitorio, detto anche TIA, consiste in un'interruzione di breve durata del flusso di sangue in una parte del cervello. I sintomi sono quelli che caratterizzano l’ictus, ma la loro durata è inferiore e
va da pochi minuti a qualche ora. L’individuo recupera completamente,
anche se spesso il TIA rappresenta un campanello di allarme per un ictus vero e proprio.
Sintomi. Il TIA si presenta improvvisamente scompare entro 24 ore. I sintomi includono: visione offuscata, perdita della visione, difficoltà nel parlare, intorpidimento degli arti, improvvisa intensa cefalea. Più sintomi
possono presentarsi in modo simultaneo. I segni ed i segnali di TIA in-
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cludono anche l’improvviso insorgere di uno o più dei seguenti sintomi
che durano almeno 30 secondi: debolezza, intorpidimento e formicolio
di un braccio, di una gamba o di metà del viso; perdita della parola; perdita della visione da un occhio; possibile perdita di coscienza.
Claudicatio intermittens
La claudicatio intermittens è una manifestazione dolorosa, localizzata al
polpaccio, che compare camminando. Il dolore insorge perché il muscolo, non più adeguatamente ossigenato e nutrito dal flusso arterioso,
accumula sostanze tossiche. E’ dovuta ad arteriosclerosi, cioè alla formazione di una placca sulla parete dell’arteria che, in tempi più o meno
lunghi, conduce all’ostruzione del vaso. Pertanto la claudicatio intermittens, salvo casi abbastanza limitati, è sempre inizio di una situazione di
sofferenza più complessiva delle arterie.
Sintomi. La principale manifestazione è un dolore al polpaccio, e meno
frequentemente alla coscia e al gluteo, che si acquisisce con l’esercizio e
si attenua col riposo; la sensazione è simile a quella di un crampo e può
accompagnarsi a un senso di debolezza alla gamba. A volte ci sono
spasmi e la comparsa dei sintomi è tanto più rapida quanto più intenso
è lo sforzo. Se il dolore compare senza sforzo, cioè semplicemente stando in piedi, è più probabile che si tratti di un problema venoso. Un altro
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elemento che consente di distinguere la claudicatio intermittens da altri
disturbi muscoloscheletrici o neurologici è la rapida comparsa di sintomi
a riposo.
Fibrillazione atriale
La fibrillazione atriale è una aritmia (anomalia del ritmo cardiaco): si distingue dalla tachicardia caratterizzata da un aumento della frequenza
del ritmo in quanto i battiti non sono regolari. L’aritmia porta a una riduzione dell’efficienza della pompa cardiaca e può impedire al cuore di
pompare la quantità di sangue e ossigeno sufficiente a soddisfare i bisogni del corpo.
La fibrillazione atriale può essere in forma parossistica, cioè l'anomalia si
presenta transitoriamente (per alcune ore o per giorni), con successivo
ritorno ad un ritmo regolare, oppure può essere in forma stabilizzata, in
cui l'aritmia persiste nel tempo.
Le cause della fibrillazione atriale possono essere molte: l’ipertensione arteriosa, la coronaropatia coronarica, la valvulopatia cardiaca, alcune patologie polmonari croniche e l’insufficienza cardiaca.
Anche un cuore in condizioni normali può sviluppare fibrillazione striale
sotto l’effetto di alcol, stress, caffeina, infezioni gravi o alcuni farmaci.
La fibrillazione atriale non è solitamente considerata una condizione letale. Tuttavia, se persiste per un certo periodo di tempo, può provocare
micro-infarti cerebrali o danni al muscolo cardiaco per la formazione e
l’immissione in circolo di piccoli trombi. Le probabilità di insorgenza di ictus nelle persone con fibrillazione atriale è circa cinque volte superiore
rispetto alla popolazione in generale.
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Mortalità
La mortalità per malattie cardiovascolari occupa in Italia il primo posto: il
44% di tutte le morti sono dovute a malattie del sistema cardiocircolatorio.
Considerando gli anni potenziali di vita persi, cioè gli anni che ciascuna
persona avrebbe potuto vivere in più secondo l’attuale speranza di vita
media, le malattie cardiovascolari tolgono ogni anno circa 300 mila anni
di vita alle persone di età inferiore a 65 anni (Pessina G. per il Gruppo Italiano Burden of Disease).
La mortalità per le malattie ischemiche del cuore è maggiore negli uomini rispetto alle donne. In Italia è in corso, a partire dalla metà degli anni ’70, una lenta e graduale diminuzione di queste malattie. La differenza fra Nord e Centro-Sud, evidente negli anni ’70, si è ridotta, in particolare negli uomini.
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La mortalità per gli accidenti cerebrovascolari è maggiore negli uomini
rispetto alle donne, ed è in lenta e progressiva diminuzione.
Nelle donne gli accidenti cerebrovascolari sono maggiori al Sud, tanto
che in questa area hanno recentemente scavalcato la mortalità degli
uomini al Nord.
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Come proteggersi
Nella stragrande maggioranza dei casi, malattie come infarto e ictus insorgono in modo improvviso e spesso non c’è la struttura specializzata e
il tempo sufficiente per un soccorso adeguato. La prevenzione primaria
resta l’arma più valida e importante per combattere questo tipo di patologie.
Si può limitare il rischio di malattie cardiovascolari adottando sani stili di
vita. Per questo basta:
• evitare il fumo. La riduzione dell’abitudine al fumo di sigaretta è uno degli obiettivi prioritari in sanità pubblica: sono dannosi alla salute sia il fumo attivo sia quello passivo;
• una sana alimentazione e una attività fisica adeguata aiutano a
mantenere ottimale il livello della colesterolemia e della pressione
arteriosa;
• avere una alimentazione bilanciata, con un’ampia varietà di cibi di
origine animale e vegetale. Va ridotto il consumo di grassi, specialmente quelli saturi di origine animale e di colesterolo. E’ importante aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre, amidi, vitamine e minerali, come frutta, verdura, legumi e cereali, ma anche quello di
pesce e limitare il consumo di sale;
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• occhio alla bilancia, è importante tenere sotto controllo il proprio
peso. Infatti l’indice di massa corporea (pari al peso in Kg diviso il
quadrato dell’altezza in metri) deve essere inferiore a 25 Kg/m2.
Per questo, accanto a una dieta bilanciata, è importante svolgere
una attività fisica regolare, adeguata alle condizioni fisiche
dell’individuo e allo stato di salute;
• tenere sotto controllo il valore del colesterolo. Il valore desiderabile
della colesterolemia totale è inferiore a 200 mg/dl. Per questo è
importante ridurre il consumo di insaccati e formaggi e limitare il
consumo di carni rosse;
• fare attenzione alla pressione arteriosa, sia quella sistolica
(massima) sia la diastolica (minima). Nelle persone adulte, il valore
desiderabile di pressione sistolica è inferiore a 140 mmHg, mentre
quello della distolica non deve superare i 90 mmHg.
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Fattori di rischio e prevenzione
Le malattia cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, cioè
più fattori di rischio (età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di
sigaretta, diabete, colesterolemia) contribuiscono contemporaneamente al loro sviluppo. I fattori di rischio sono caratteristiche che, se presenti
in un soggetto sano, aumentano le probabilità di insorgenza della malattia. I fattori di rischio sono stati individuati ed è stata dimostrata la reversibilità del rischio, pertanto la malattia cardiovascolare è oggi prevenibile: di infarto e di ictus si può non ammalare e si deve non ammalare.
I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in modificabili (attraverso
cambiamenti dello stile di vita o mediante assunzione di farmaci) e non
modificabili.
I fattori di rischio non modificabili sono:
• età: il rischio aumenta progressivamente con il passare degli anni
• sesso maschile: gli uomini sono più a rischio delle donne. Nella
donna il rischio aumenta sensibilmente dopo la menopausa
• familiarità: parenti con eventi cardiovascolari in età giovanile
(meno di 55 anni negli uomini e di 65 nelle donne).
I fattori di rischio modificabili sono:
Fumo. La nicotina accelera il battito cardiaco e fa aumentare la pressio15
ne arteriosa. Il monossido di carbonio diminuisce la quantità di ossigeno, vitale per il cuore, presente nel sangue e favorisce lo sviluppo
dell’aterosclerosi.
Ipertensione (pressione arteriosa elevata). Una pressione arteriosa eleva-
ta costringe il cuore a un superlavoro e accelera la formazione di aterosclerosi nelle pareti delle arterie.
Colesterolemia totale elevata. Il colesterolo, una sostanza normalmente
presente nell’organismo, può trovarsi in quantità eccessive nel sangue a
causa di un’alimentazione ricca di grassi (specialmente di origine animale) e di colesterolo o, più raramente, a causa di una predisposizione genetica. Maggiore è la sua quantità, più alto è il rischio che si depositi nelle pareti delle arterie.
Bassa HDL-colesterolemia. La HDL-colesterolemia è una lipoproteina utile per rimuovere la colesterolemia in eccesso; minore è la sua quantità,
maggiore è il rischio cardiovascolare.
Diabete. Il diabete, se non correttamente controllato, può favorire
l’aterosclerosi, incrementando il rischio cardiovascolare.
Il rischio che ogni persona ha di sviluppare la malattia cardiovascolare
dipende dall’entità dei fattori di rischio; il rischio è continuo e aumenta
con l’età, pertanto non esiste un livello a cui il rischio è nullo. Tuttavia,
anche in presenza di fattori non modificabili, eliminando o diminuendo
quelli modificabili è possibile ridurre il rischio cardiovascolare o mantenerlo a livelli favorevoli.
Come?
• Smettendo di fumare
Il fumo, dopo l’età, è il fattore più importante nell’aumento del rischio
cardiovascolare. Già dopo pochi anni dall’aver smesso, il rischio cardiovascolare si riduce in modo rilevante.
• Controllando l’alimentazione
Un’alimentazione troppo abbondante o ricca di grassi, specialmente
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di origine animale, produce un eccesso di colesterolo nel sangue e
accelera la formazione di placche aterosclerotiche (depositi di
grasso) che ostruiscono le arterie. Un’alimentazione con limitato consumo di grassi di origine animale (come carne, burro, formaggi, latte
intero), povera di sodio (contenuto nel sale) e ricca di fibre (verdura,
frutta, legumi) contribuisce ad abbassare il livello della colesterolemia e della pressione arteriosa.
• Svolgendo attività fisica
La sedentarietà contribuisce a ridurre l’efficienza del muscolo cardiaco, che si affatica maggiormente per pompare il sangue nelle arterie.
Inoltre, senza un’attività fisica regolare le calorie in eccesso si accumulano, favorendo il sovrappeso, lo sviluppo di diabete, l’aumento
della pressione arteriosa e della colesterolemia. L’esercizio fisico
regolare rafforza il cuore e migliora la circolazione del sangue.
• Controllando il peso
Il peso non ha un’azione diretta sullo sviluppo delle malattie cardiovascolari, ma un eccesso di peso favorisce lo sviluppo di fattori di rischio
come ipertensione, colesterolemia elevata e diabete. Il peso, inoltre, è strettamente collegato al tipo di alimentazione e all’attività fisica svolta: il giusto peso, infatti, deriva dal bilanciamento delle calorie
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introdotte con l’alimentazione e spese con l’attività fisica.
Attività fisica e malattie cardiovascolari
La sedentarietà è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari: le
persone che fanno poco movimento hanno un rischio doppio di avere
un attacco cardiaco e tre volte maggiore di morire a seguito dell’attacco
rispetto alle persone che svolgono regolarmente attività fisica.
Un’attività fisica regolare è uno degli elementi più importanti per ridurre
il rischio cardiovascolare ed è uno dei fattori che è possibile modificare
senza un trattamento farmacologico, ma solo con un piccolo sforzo.
Con un’attività fisica regolare il cuore diventa più robusto e resistente alla
fatica. L’attività aerobica aumenta la richiesta di ossigeno da parte del
corpo e aumenta il carico di lavoro di cuore e polmoni, rendendo cuore
e circolazione più efficienti. Un cuore allenato pompa una quantità di
sangue maggiore senza dispendio supplementare di energia.
Svolgere regolarmente attività fisica diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari e ictus perché…
…aiuta a tenere sotto controllo la pressione e previene
l’ipertensione.
Un esercizio fisico moderato e regolare, per esempio camminare, andare
in bicicletta o ballare, aiuta a ridurre la pressione nelle persone ipertese e
a prevenire l’ipertensione in tutte le altre.
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…aiuta a mantenere, o raggiungere, un peso giusto.
L’attività fisica regolare gioca un ruolo importante nel raggiungimento o
nel mantenimento di un giusto peso. La quantità di attività fisica è importante quanto il cibo che mangiamo, perché avere un giusto peso signifi-
ca bilanciare l’energia assunta dal corpo attraverso il cibo e quella consumata con l’attività fisica. Le persone sovrappeso sono più soggette a
ipertensione e ad avere un valore elevato della colesterolemia, e quindi
hanno un rischio maggiore di andare incontro a malattie cardiovascolari.
…aiuta a prevenire e controllare il diabete.
L’attività fisica aiuta a controllare il diabete nelle persone malate e a prevenirlo in quelle sane.
…aiuta a tenere sotto controllo il colesterolo.
L’attività fisica aumenta il livello dell’HDL-colesterolo (il colesterolo
“buono”), senza alterare i livelli dell’LDL-colesterolo. Per mantenere i benefici dell’LDL-colesterolo è però importante svolgere regolarmente attività fisica.
…fa diminuire la voglia di fumare.
L’esercizio fisico regolare inoltre:
• aiuta a perdere il sovrappeso
• è un ottimo antistress
• è il miglior cosmetico.
Svolgere attività fisica…
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Non è necessario svolgere attività intense, uno sforzo moderato ma regolare è efficace.
Non c’è bisogno di essere atleti, basta sfruttare le opportunità della vita
quotidiana come scendere dall’autobus due fermate prima e fare una
passeggiata, oppure fare le scale a piedi evitando di ricorrere
all’ascensore.
Tutte le attività, comprese quelle che svolgiamo a casa, a lavoro o nel
tempo libero, contribuiscono a farci stare meglio. Per diminuire il rischio
cardiovascolare sono però preferibili attività ritmiche e ripetitive, per esempio camminare, correre, andare in bicicletta, nuotare e ballare.
Per ridurre il rischio di malattia cardiovascolare si consiglia di svolgere
un’attività fisica moderata, per esempio camminare, per almeno 30 minuti al giorno per cinque giorni alla settimana.
Non è mai troppo tardi per cominciare a muoversi. Non c’è neanche
un livello minimo per avere dei benefici: un po’ di attività è meglio di
niente. E i benefici cominciano non appena si inizia ad essere più attivi.
Alimentazione
La
salute
e
l’efficienza
dell’uomo
dipendono
in
gran
parte
dall’alimentazione, che contribuisce a costruire, rigenerare, mantenere il
corpo
e
fornire
l’energia
indispensabile
al
funzionamento
dell’organismo.
Mangiare troppo e mangiare male può causare sovrappeso, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, diabete, e quindi aumentare il rischio
di malattie cardiovascolari.
L’ampia varietà di cibi di origine animale e vegetale costituisce i fondamento di un’alimentazione sana e bilanciata. Ma, rispetto alla dieta base
di tutti i giorni, sarebbe bene seguire alcune regole:
Aumentare il consumo di frutta fresca, verdure e ortaggi di tutti i tipi, privi di grassi e ricchi di vitamine, minerali e fibre.
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Aumentare il consumo di legumi come fagioli, piselli, ceci, fave,
lenticchie. I legumi rappresentano una fonte preziosa di proteine e sono privi di grasso: per questo possono sostituire la carne.
Aumentare il consumo di pesce. L’effetto protettivo è dovuto al tipo
di grassi contenuti nel pesce (gli omega-3) che ostacolano lo sviluppo
dell’aterosclerosi.
Preferire gli oli vegetali, in particolare l'olio extra-vergine di oliva e gli oli di semi (di mais, di girasole), limitando il consumo di
grassi di derivazione animale come il burro, il lardo, lo strutto e
la panna. Infatti il burro, lo strutto e i grassi animali in genere contengono elevate quantità di grassi saturi che rappresentano la principale causa
di aumento di colesterolo nel sangue. Questo non è vero per grassi di origine vegetale e per i grassi del pesce.
Preferire le carni magre come pollo e tacchino (senza pelle), vitello, coniglio, limitando il consumo di carni rosse e di carni grasse, come maiale,
oca, anatra. È bene non consumare carne tutti i giorni. È buona norma
eliminare il grasso visibile e non raccogliere il grasso di cottura. È preferibile la cottura alla griglia, alla piastra, al vapore, evitando gli arrosti e tutti i
piatti che necessitano di salse ricche di grassi.
Preferire i salumi magri, come prosciutto crudo magro, speak, bresaola,
limitando il consumo di insaccati, come salsicce, wurstel, salame, mortadella.
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Preferire i formaggi freschi (come ricotta di mucca), limitando il consumo
di formaggi grassi.
Preferire gli stufati e i bolliti ai fritti. L’olio di oliva è più indicato per
cuocere e per friggere, in quanto si altera meno dell’olio di semi alle alte
temperature. È comunque preferibile usare gli oli a crudo, aggiungendoli sui cibi a fine cottura.
Ridurre il consumo di dolci, perché questi alimenti sono ricchi di
grassi e zuccheri.
Preferire i dolci preparati in casa purché si utilizzino grassi vegetali e in quantità moderate ed evitare il consumo di dolci di
produzione industriale perché ricchi di burro e strutto.
Preferire il consumo di alimenti ricchi di amido come pane, pasta, patate, polenta, cercando di utilizzare prodotti integrali ricchi di fibre. Questi alimenti hanno un alto valore energetico ma non
contengono grosse quantità di grasso. Non c’è motivo, quindi, di limitare pasta, pane e riso, tranne in caso di sovrappeso o obesità.
Limitare a non più di due volte a settimana il consumo di cibi con elevato contenuto di colesterolo come uova, frattaglie (cervello, fegatini, rognone) e crostacei (aragosta, ostriche).
Limitare il consumo di sale, che provoca l’aumento della pressione.
Ridurre il sale aggiunto agli alimenti sia durante la cottura che prima di
consumarli, sostituendolo il più possibile con spezie ed erbe aromatiche.
Prestare attenzione al sale contenuto nei cibi già pronti (formaggi, pane,
cibi in scatola, alimenti conservati sotto sale, sott'olio o in salamoia).
Limitare l'uso di bevande gassate e zuccherate, preferendo spremute e succhi di frutta non zuccherati.
Controllare il consumo di bevande alcoliche: non più di tre bic-
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chieri di vino al giorno per gli uomini e due per le donne, tenendo conto
che una lattina di birra o un bicchierino di liquore possono sostituire un
bicchiere di vino. Vino e bevande alcoliche, in quantità moderata, possono ridurre il rischio di infarto e ictus, quindi non è necessario abolirne il
consumo. Un eccesso di alcol però aumenta la pressione e danneggia
cuore e fegato.
Fumo e malattie cardiovascolari
Il fumo, dopo l’età, è il fattore di rischio più importante per le malattie cardiovascolari.
• La speranza di vita di un fumatore è otto anni inferiore a quella di
un non fumatore
• chi fuma ha una probabilità doppia di essere colpito da infarto rispetto a chi non fuma
• chi fuma ha una probabilità dieci volte superiore di morire di cancro ai polmoni.
Due sostanze chimiche presenti nelle sigarette hanno effetti nocivi sul
cuore: la nicotina e il monossido di carbonio.
La nicotina stimola il corpo a produrre adrenalina, che rende il battito
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cardiaco più veloce e provoca un aumento della pressione, costringendo il cuore a un maggior lavoro. Inoltre favorisce la formazione di coaguli nel sangue (trombosi).
Il monossido di carbonio riduce la quantità di ossigeno che viene trasportata dal sangue ai vari organi e tessuti del corpo.
Gli effetti negativi del fumo non sono legati solamente alle malattie cardiovascolari.
Fumare:
• danneggia le arterie, favorendo lo sviluppo di malattie
cardiovascolari come infarto e ictus
• provoca cancro ai polmoni
• favorisce il cancro alla laringe, alla bocca, al pancreas, alla vescica,
ai reni, alla cervice, all’esofago, allo stomaco e all’intestino
• è la principale causa di bronchite cronica ed enfisema
• provoca tachicardia
• toglie il fiato
• invecchia la pelle e favorisce lo sviluppo delle rughe
• provoca alito sgradevole, denti e dita giallastre e la tipica tosse da
fumatore.
•
Smettere di fumare…
Smettere di fumare è la cosa più importante che un fumatore
può fare per vivere più a lungo, non è mai troppo tardi per smettere, i benefici cominciano subito.
• dopo un anno il rischio di malattia cardiovascolare si dimezza
• dopo qualche anno il rischio di malattia cardiovascolare
dovuto al fumo scompare completamente.
Dieci consigli per smettere di fumare
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1.
volerlo assolutamente
2.
fissare una data favorevole per smettere
3.
essere pronti a persistere nel raggiungimento del proprio obiettivo,
senza scoraggiarsi se il primo tentativo fallisce
4.
tenere presente che lo stress iniziale è normale e diminuisce col tempo
5.
cambiare le proprie abitudini: mangiare più leggero ed equilibrato,
bere più acqua e meno caffè e alcolici, fare regolare attività fisica
6.
tenersi occupati per pensare il meno possibile alle sigarette
7.
non usare un momento di crisi o una buona notizia come scusa per
fumare “solo una sigaretta”
8.
evitare, in particolare all’inizio, tutte le situazioni che rappresentano
un invito a fumare
9.
premiarsi di tanto in tanto, per esempio utilizzando i soldi risparmiati
per comprare qualcosa di speciale
10. smettere completamente.
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Carta del rischio cardiovascolare
La carta del rischio cardiovascolare serve a stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto
del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di
sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia.
La carta del rischio:
• deve essere usata dal medico
• è valida se i fattori di rischio vengono misurati seguendo la metodologia standardizzata
• è utilizzabile su donne e uomini di età compresa fra 40 e
69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari
• non è utilizzabile nelle donne in gravidanza
• non può essere applicata per valori estremi dei fattori di
rischio: pressione arteriosa sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg e colesterolemia totale superiore a 320 mg/
dl o inferiore a 130 mg/dl.
Al fine della valutazione del rischio cardiovascolare, i valori degli esami
clinici di glicemia e colesterolemia sono utilizzabili se eseguiti da non
più di tre mesi.
Si consiglia di eseguire la valutazione del rischio cardiovascolare attraverso la carta almeno:
• ogni sei mesi per persone a elevato rischio cardiovascolare
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(rischio superiore o uguale al 20%)
• ogni anno per persone a rischio da tenere sotto controllo attraverso
l'adozione di uno stile di vita sano (rischio superiore o uguale al 5%
e inferiore al 20%)
• ogni 5 anni per persone a basso rischio cardiovascolare (rischio inferiore al 5%).
Come utilizzare la carta?
Identificare la carta corrispondente al genere e allo stato di diabete: uomo diabetico, uomo non diabetico, donna diabetica, donna non
diabetica. Per ognuna di queste quattro categorie le carte sono suddivise per fumatori e non fumatori.
Identificare quindi il decennio di età e posizionarsi nella casella in cui ricadono i valore di colesterolemia e pressione arteriosa.
Il rischio cardiovascolare è espresso in sei categorie di rischio MCV (da I
a VI): la categoria di rischio MCV indica quante persone su 100 con quelle stesse caratteristiche sono attese ammalarsi nei 10 anni successivi.
Le categorie di rischio sono espresse in:
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I fattori di rischio considerati sono:
1. genere espresso in due categorie, uomini e donne
2. diabete espresso in due categorie, diabetico e non diabetico; viene
definita diabetica la persona che presenta, in almeno 2 misurazioni successive nell’arco di una settimana, la glicemia a digiuno uguale o superiore a 126 mg/dl oppure è sottoposta a trattamento con ipoglicemizzanti orali o insulina oppure presenta storia clinica personale
di diabete
3. età (in anni) e considerata in decenni, 40-49, 50-59, 60-69
4. abitudine al fumo di sigaretta espressa in due categorie, fumatori e
non fumatori; si definisce fumatore chi fuma regolarmente ogni giorno
(anche una sola sigaretta) oppure ha smesso da meno di 12 mesi. Si
considera non fumatore chi non ha mai fumato o ha smesso da più di 12 mesi
5. pressione arteriosa sistolica espressa in mmHg; rappresenta la
pressione sistolica come media di due misurazioni consecutive eseguite
secondo la metodologia standardizzata. È suddivisa in quattro categorie:
• uguale o superiore a 90 mmHg e inferiore a 130 mmHg
• uguale o superiore a 130 mmHg e inferiore a 150 mmHg
• uguale o superiore a 150 mmHg e inferiore a 170 mmHg
• uguale o superiore a 170 mmHg e inferiore o uguale a 200
mmHg.
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Per persone che hanno il valore della pressione arteriosa sistolica superiore a 200 mmHg o inferiore a 90 mmHg non è possibile utilizzare la carta per la valutazione del rischio
6. colesterolemia espressa in mg/dl. Suddivisa in cinque intervalli:
• uguale o superiore a 130 mg/dl e inferiore a 174 mg/dl
• uguale o superiore a 174 mg/dl e inferiore a 213 mg/dl
• uguale o superiore a 213 mg/dl e inferiore a 252 mg/dl
• uguale o superiore a 252 mg/dl e inferiore a 291 mg/dl
• uguale o superiore a 291 mg/dl e inferiore o uguale a 320 mg/
dl.
Per persone che hanno il valore della colesterolemia totale superiore a 320 mg/dl o inferiore a 130 mg/dl non è possibile utilizzare la carta per la valutazione del rischio.
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Il Progetto CUORE è nato nel 1998 ed è coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il Progetto è stato finanziato dal 1% del Fondo Sanitario Nazionale come Progetto CUORE - Epidemiologia e prevenzione delle malattie ischemiche del cuore e come Progetto CUORE II – Risk assessment individuale, di struttura e dei percorsi prognostico terapeutici per le malattie cardiovascolari.
Dal 2005 è integrato nei progetti del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ministero della Salute, Roma.
I responsabili:
Simona Giampaoli
Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Tel. 06 49904231 - Fax 06 49904230 - E-mail: [email protected]
Salvatore Panico
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università Federico II,
Napoli
Tel 081 7463687 - Fax 081 5466152 - E-mail: [email protected]
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Diego Vanuzzo
Agenzia Regionale della Sanità del Friuli Venezia Giulia, Udine
Tel. 0432 552456 - Fax 0432 552452
E-mail: [email protected]
Paolo D’Argenio
Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ministero della Salute, Roma
Tel. 0659943245 - Fax 0659943088
E-mail: [email protected]
Licia Iacoviello
Laboratorio di Epidemiologia Genetica e Ambientale. Laboratori di Ricerca. Università Cattolica, Campobasso
Tel: 0874 312 274 - Fax: 0874 312 710
E-mail: [email protected]
Le informazioni contenute in questo opuscolo sono tratte dal sito internet del Progetto cuore:
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Http://www.cuore.iss.it/
CALCOLA IL RISCHIO
Il punteggio individuale è uno strumento semplice per stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare (infarto
del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di otto
fattori di rischio:
Sesso
Età
Diabete
Abitudine al fumo
Pressione arteriosa sistolica
Colesterolemia totale
HDL-colesterolemia
Trattamento anti-ipertensivo.
Il calcolo del punteggio individuale deve essere effettuato dal medico curante
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