. . . International Network of Health Promoting Hospitals &Healt h Services MALTRATTAMENTO INTRAFAMILIARE? STOP! Dott.ssa Donatella Marini Dirigente Medico presso Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana Pisa 16/1/2009 Dal Marzo del 2004 Amministrazione Provinciale, Società della Salute della Zona Pisana, Comune di Pisa e Consiglio Cittadino per le Pari Opportunita’, Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, ASL5 Zona Pisana, Questura, Prefettura hanno sancito un patto in cui, assieme alla cittadinanza attiva del territorio pisano si impegnano “a definire connessioni stabili tra servizi, istituzioni, realtà della cittadinanza attiva per arrivare alla costruzione di un sistema unitario di servizi rivolti alle donne e ai bambini che hanno subito violenza”. Il tavolo dei servizi delle istituzioni e della cittadinanza attiva contro la violenza e il programma “Non da sola. Una rete per uscire dalla violenza Le tappe salienti del lavoro che il tavolo ha svolto nei primi due anni di attività: Marzo 2004: Presentazione pubblica del Programma “Non da sola: Una rete contro la violenza alle donne”, preparato dal gruppo di coordinamento. Maggio 2004 : Costituzione dei quattro gruppi di lavoro Marzo 2005: Seminario “Un anno di lavoro” Maggio 2005 Firma del protocollo Interistituzionale Obiettivi del intrafamiliare Tavolo contro la violenza Le direttrici attraverso cui si è mosso sono quelle già contenute nella legislazione nazionale e regionale: costruzione di processi integrati di presa in carico potenziamento delle competenze attraverso azioni mirate di formazione strutturazione di un sistema a rete per la rilevazione e la lettura dei fenomeni programmazione integrata di azioni di sensibilizzazione e di promozione Obiettivi specifici del Tavolo 1. Elaborare, attivare e verificare un piano di interventi integrati a livello zonale per la prevenzione della violenza e per la tutela e la cura dei soggetti (donne e minori) che hanno subito violenza 2. Coordinare e incrementare la raccolta dei dati sulla violenza 3. Promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione 4. Promuovere la ricerca sulle cause, conseguenze, costi e prevenzione della violenza Le aree di lavoro sono state le seguenti RILEVAZIONE A cui ha partecipato il Pronto Soccorso come soggetto attivo Obiettivi: ricognizione su contenuti e metodi di rilevazione delle agenzie territoriali e dei luoghi istituzionali zpercorso di condivisione di prassi e metodi di lettura e condivisione comuni z Il gruppo ha elaborato la scheda unica di rilevazione che è trasversale ai servizi coinvolti nel problema violenza FORMAZIONE Azioni ipotizzate: attivazione di un percorso rivolto a tutti i partner del Tavolo sia per operatori che per i responsabili dei servizi e delle organizzazioni. Primo focus suggerito: conoscenza del problema, strumenti di rilevazione, intervento di pronta accoglienza. PERCORSI ASSISTENZIALI A cui ha partecipato il Pronto Soccorso Costruzione di linee guida comuni a servizi e progetti del territorio sulle seguenti direttrici: Interventi a sistema sull’emergenza Programmi integrati di intervento e sostegno Coprogettazione dei percorsi di uscita SENSIBILIZZAZIONE Realizzazione di una campagna di sensibilizzazione cittadina, e di un opuscolo informativo per operatori sulle opportunità e i percorsi attivabili sul territorio, e di azioni di prevenzione. Le azioni di sensibilizzazione e prevenzione si sono integrate con quelle di formazione, rilevazione e individuazione di percorsi assistenziali, allo scopo di rendere progressivamente più efficaci la definizione dei messaggi e dei target della campagna. CONOSCERE E COMPRENDERE LA VIOLENZA Normativa internazionale CEDAW (Convenzione per l'Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne), Assemblea Generale ONU nel 1979 si chiede di eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio di tutti i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali e di operare per il raggiungimento dell'uguaglianza non solo nella vita pubblica - ad esempio in materia di stato giuridico e partecipazione politica - ma anche nella vita privata, ed in particolare nella famiglia. Dichiarazione dell'Assemblea generale dell'ONU sull'eliminazione della violenza contro la donna (1993) “violenza contro le donne” “ogni atto di violenza fondato sul genere che comporti o possa comportare per la donna danno o sofferenza fisica, psicologica o sessuale, includendo la minaccia di questi atti, coercizione o privazioni arbitrarie della libertà, che avvengano nel corso della vita pubblica o privata”; anche all’interno della famiglia sono riconosciuti il maltrattamento, l'abuso sessuale di bambine, le violenze connesse al problema della dote, lo stupro da parte del marito, le mutilazioni genitali e altre pratiche tradizionali che sono dannose per le donne”. Piattaforma d’azione della IV Conferenza Mondiale ONU sulle donne (Pechino 1995) “la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza sviluppo e pace”, emergenza sociale da risolvere nel più breve tempo possibile. Rapporto mondiale su violenza e salute dell'OMS (2002) la violenza sulle donne viene considerata come un problema di sanità pubblica con elevati costi sociali Attualmente la violenza contro le donne è stata riconosciuta come “violenza di genere”, ossia come un fenomeno legato ai conflitti di sesso, in cui la violenza diventa una modalità o l’unica modalità possibile del rapporto che gli uomini intrattengono con le donne, per perpetuare e/o stabilire rapporti gerarchici e di dominio e non come puro esito di devianze sociali presenti solo in alcune fasce socio-culturali, o derivanti da personalità patologiche Modello Ecologico della violenza Secondo il modello ecologico proposto dall'OMS, la violenza non è più solo violazione dei diritti umani, ma anche causa di danni alla salute delle donne. Diversi fattori interagiscono fra loro zindividuale: riguarda le caratteristiche personali che influenzano la possibilità di agire o subire violenza zrelazionale: analizza l’influenza dei rapporti interpersonali nell’uso o nella legittimazione della violenza zcomunitario: studia i luoghi d’interazione sociale in cui sono inserite le vittime, la relazione fra livelli di violenza e tipologie di comunità zsociale: riguarda la società in termini più generali, per esempio la presenza di un alto livello di tolleranza per la violenza, o atteggiamenti che creano o aumentano tensioni fra i diversi gruppi sociali e conseguentemente la presenza di un basso livello d’inibizione dei comportamenti violenti. I numeri della violenza Internazionali Rapporto del 2005 del Fondo delle Nazioni Unite (ONU) sullo stato della popolazione una donna su tre nel mondo ha subito una qualche forma di violenza fisica, psicologica o sessuale ad opera di uomini. L’ONU sostiene che la forma di violenza alle donne più diffusa è quella intrafamiliare o domestica (dal 10% al 69%, a seconda dei Paesi, è picchiata o violentata fra le mura di casa). z Nazionali Dati ISTAT del 2006 analizzano un campione che comprende 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni, intervistate su tutto il territorio nazionale dal gennaio all’ottobre 2006 con tecnica telefonica. Sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita Solo il 18,2% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale in famiglia considera la violenza subita un reato, il 44% qualcosa di sbagliato e il 36% solo qualcosa che è accaduto. È considerata maggiormente reato (36,5%) la violenza fisica associata a quella sessuale, o quella fisica unita a minacce (31,4%). Solo il 26,5% degli stupri o tentati stupri sono considerati reato dalle vittime. Sono considerate maggiormente un reato le violenze subite da ex marito o convivente (32,0%) contro il 19,7% da ex fidanzato, il 7,8% da marito o convivente e il 6,8% da fidanzato. Solo il 7,3% della violenza in famiglia è stata denunciata, il 3,4% negli ultimi 12 mesi. Il 92,4% delle violenze fisiche e sessuali fanno parte del numero oscuro z Regionali In Toscana nel 2006 (dati ISTAT) il 34,7% delle donne che ha subito violenza fisica o sessuale ha individuato il partner o ex-partner, solo il 27% sconosciuti o conoscenti; le denunce sono state il 6,6% quando è interessato il partner; ferite sono state riportate nel 31% dei casi z Locali Il fenomeno maltrattamento verso donne e minori è in continuo aumento Dati di rilevazione del Pronto Soccorso: si è passati dai 202 casi nel 2004 ai 279 casi del 2007, per un totale nei quattro anni di 964 casi la violenza si manifesta per la maggior parte delle volte all'interno delle mura domestiche, viene compiuta dal partner o dall'expartner oppure da conoscenti; relativamente minori le violenze perpetrate da altri familiari, da sconosciuti o a scopo di rapina Tipologia maltrattante, totale 964 pazienti 2004-2007 7% 8% 29% 13% 4% 6% 8% 25% Conoscente Ex partner Partner Collega Rapina Sconosciuto Fam iliari Vicini Si tratta in prevalenza di donne italiane di età compresa tra 31 e 45 anni, di scolarità mediasuperiore I giorni di prognosi variano fra 1 e 40, in 17 casi è stato necessario il ricovero In 8 casi è stato rifiutato il ricovero, in due casi si è verificato il decesso della paziente (ferite da arma da fuoco) Nei primi 5 mesi del 2008 si sono verificati 107 accessi per violenza Giorni di prognosi 160 140 120 100 2004 2005 80 2006 2007 60 40 20 0 1-3 gg 4-7 gg 8-20gg > 21 gg Violenze reiterate 19% Violenze reiterate 2% Violenze su gravida Violenza sessuale Accesso singolo-non gravida 1% 78% Dal 2004 al 2007 in 13 casi su un totale di 964 accessi per maltrattamenti è stata dichiarata violenza sessuale, che si manifesta per la maggior parte delle volte all'interno delle mura domestiche Sempre nello stesso triennio ben 165 figli minori hanno assistito alla violenza sulle madri Che cos’è la violenza intrafamiliare La violenza intrafamiliare, domestica, si verifica generalmente all’interno della casa e viene compiuta da persone con cui normalmente si convive; è di solito una combinazione fra varie tipologie di violenza Il maltrattamento non riguarda liti fra partner, coniugi o conviventi, e non si manifesta con un episodio isolato, ma si esprime in un rapporto non egualitario fondato sull’esercizio di potere, controllo e sopraffazione di un partner, un coniuge o un convivente sull’altro Tipi di violenza z Violenza fisica z Violenza sessuale z Violenza psicologica z Violenza economica z Violenza a matrice religiosa z Violenza verbale z Stalking z Violenza assistita da parte dei figli: per “violenza assistita intrafamiliare” si intende qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori; di tale violenza il/la bambino/a può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza percependone gli effetti. (CISMAI – Coordinamento Italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso dell’infanzia) Nel triennio 2003-2005 l’Associazione Casa della Donna di Pisa ha rilevato che nel 53,7% dei casi si tratta di maltrattamento fisico e psicologico, nel 22,8 % di violenza psicologica, nel 20% di violenza fisica, nel 29,2% di violenza economica, nel 3% di violenza sessuale, mentre nel restante 2% si tratta di abuso e maltrattamento in età infantile. Stereotipi ovvero false credenze sulla violenza intrafamiliare La violenza intrafamiliare contro le donne non è un crimine Il partner violento può comunque essere un buon padre Le donne che subiscono violenza intrafamiliare sono masochiste perché a loro piace essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa Non esiste violenza sessuale all’interno del matrimonio La violenza intrafamiliare è causata da una momentanea perdita di controllo La violenza intrafamiliare è presente soltanto fra le classi più povere o culturalmente e socialmente svantaggiate Anche le donne sono violente nei confronti del loro partner La violenza è un fatto privato La violenza intrafamiliare non incide sulla spesa pubblica La violenza intrafamiliare è esercitata soprattutto da partner immigrati RICONOSCIMENTO GIURIDICO DELLA VIOLENZA Tipologia di reati: reati contro la famiglia art.572 c.p. reati contro la persona: percosse (articolo 581 c.p.), lesioni personali (articolo 582 c.p.), reati contro l'onore: ingiuria ( articolo 594 c.p.), reati contro la libertà personale: violenza privata (articolo 610 c.p. ), il sequestro di persona (articolo 605 c.p. ), di omicidio e di tentativo di omicidio (articolo 575 c.p.e 56 c.p.) Conseguenze della violenza domestica Bio-organico: Malattie Acute e croniche Psicologico Socio-relazionale Conseguenze sulla donna gravida e sul feto Violenza assistita da parte dei minori Il Ciclo della Violenza Le relazioni violente si basano su un’asimmetria di potere tra i sessi rafforzata dagli stereotipi che relegano la donna quasi esclusivamente ad un ruolo tradizionale di cura e di sostegno per le diverse figure maschili (padri, fratelli, partner e figli). Il fenomeno della violenza è ciclico e si sviluppa in tre distinte fasi. L’innesco del cosiddetto “ciclo della violenza” (L. Walker) è preceduto da un comportamento strategico dell’uomo mirante a isolare la donna e farle rompere ogni legame significativo di tipo familiare, amicale e con il lavoro. 1) Fase di crescita della tensione In questa fase la donna inizia ad avvertire la crescente tensione e cerca di prevenire l’escalation di violenza concentrando tutta la sua attenzione e le sue energie sull’uomo, sperando in tal modo diminuire la tensione e controllare l’agire violento del partner. Molte donne affermano di sentirsi come se “camminassero sulle uova”. L’uomo non compie direttamente atti di violenza, ma questa trapela dalla mimica, dal silenzio ostile, e dagli atteggiamenti scontrosi 2) Fase di maltrattamento In questa fase l’uomo perde il controllo di sé e si verifica l’episodio violento. Prima di aggredire fisicamente la compagna, il maltrattante può insultarla, minacciarla e rompere oggetti. Generalmente la violenza fisica è graduale In questo stadio, per sottolineare il proprio potere, l’uomo può agire violenza sessuale. La donna non reagisce perché ha paura. L’aggressione da parte del partner le provoca un senso di tristezza e di impotenza, può protestare ma non si difende. 3) Fase di luna di miele Questa fase si suddivide in due diversi momenti. Prima sottofase “ delle scuse e delle attenzioni amorevoli”: l’uomo chiede scusa e si dimostra “dolce, attento e premuroso” per farsi perdonare. E’ frequente che l’uomo faccia regali, promesse di andare in terapia e di “fare tutto il possibile per cambiare” affinché la donna non lo lasci e si separi da lui. Sono usuali le minacce di suicidio. La donna si trova di fronte l’uomo affascinante e amorevole dei primi periodi della relazione. La donna accoglie il partner e le sue false richieste d’aiuto per cambiare pensando di essere l’unica in grado di poterlo aiutare e salvare. Seconda sottofase di “scarico della responsabilità” l’uomo attribuisce la colpa del suo comportamento a cause esterne e soprattutto alla donna che lo ha provocato o ha fatto qualcosa che giustifichi la sua aggressione. Nella donna prevale il senso di colpa per non essere stata come l’uomo voleva o si aspettava. Tutto ciò consolida all’interno della coppia lo squilibrio relazionale tra l’uomo che abusa della fiducia in lui riposta dalla compagna. Fattori che ostacolano il percorso di uscita dal maltrattamento z individuali- psicologici z relazionali – familiari z oggettivi z sociali z VADEMECUM AIUTARE PER ACCOGLIERE E Nel primo incontro con la donna è particolarmente importante effettuare una corretta rilevazione del maltrattamento ed in particolare del danno subito, del bisogno di aiuto e soprattutto della necessità di misure di protezione. z PRONTO SOCCORSO PROTOCOLLO OPERATIVO IN CASO DI DONNE O MINORI CHE HANNO SUBITO VIOLENZA Destinatari Donne che dichiarano di aver subito violenza fisica Donne con lesioni dalla dinamica non definita o non corrispondente al tipo di danno, incoerenza nel raccontare i fatti, rifiuto di spiegare l’origine delle ferite o dei sintomi; ampio intervallo di tempo fra l’incidente e la richiesta di cure Donne con lesioni fisiche, in evidente stato di soggezione nei riguardi dell’accompagnatore Minori con lesioni dalla dinamica non definita chiaramente dall’accompagnatore o non corrispondente al tipo di danno Fasi del processo Triage zmantenere la privacy zcercare di parlare alla donna in assenza dell’accompagnatore zsegnalare al Medico l’ipotesi di violenza, se la donna nega zassegnare un codice più alto, per ridurre il tempo di attesa in sala d’aspetto con particolare riguardo se si tratta di minore (da Verde fino a Rosso in caso di violenza sessuale su minore) zconsegna materiale informativo Medicheria ztutelare la privacy, non far accedere all’ambulatorio l’accompagnatore zriproporre la domanda sulla presunta violenza, se la donna nega descrivere nell’esame obiettivo le lesioni nel modo più preciso possibile zinviare a consulenza specialistica, se necessario, informando i colleghi della situazione zrichiedere esami di diagnostica radiologica, se necessario zcompilare la scheda “Primo accesso Violenza sulle Donne”, se la donna è d’accordo Dimissione Chiusura del verbale con diagnosi, prognosi ed eventuale terapia e compilazione del Rapporto all’Autorità Giudiziaria Esito: dimissione, ricovero in Osservazione Breve, ricovero in Reparto Medico o Specialistico Ulteriori accorgimenti Nel caso in cui non siano presenti segni visibili di trauma fisico, la donna non dichiari apertamente di essere stata vittima di violenza e/o maltrattamenti, o non presenti crisi di panico o stati d’ansia, è possibile riconoscere una possibile situazione di violenza e/o maltrattamento, osservando i seguenti segnali: zincoerenza nel raccontare i fatti, rifiuto di spiegare l’origine delle ferite o dei sintomi; zampio intervallo di tempo fra l’incidente e la richiesta di cure; zincongruenza fra il racconto ed il referto medico; zvisite mediche frequenti e ripetute zritardo agli appuntamenti, loro dimenticanza, partenze precipitose dall’ambulatorio medico o fretta eccessiva znervosismo, soprassalti, pianti, inquietudine, disagio, imbarazzo, sguardo sfuggente confusione zansia, stato di depressione o tristezza dovuti al terrore o al pericolo zrinnovo o richiesta di prescrizioni per farmaci psicotropi, analgesici, ansiolitici, antidepressivi, ipnotici. zrichiesta di cura per il marito perché malato (alcolista, tossicomane, psichiatrico) Offrire alla donna la possibilità di essere sola nel corso delle visite e/o controlli medici Porre direttamente la domanda sulla violenza e/o maltrattamento Offrirle un interprete che non sia il partner nel caso di donne immigrate Consigliare alla donna di conservare l’eventuale referto medico in un luogo sicuro o affidarlo a persone di fiducia Consegnare il materiale informativo della campagna di sensibilizzazione “Non da sola” Mettere in evidenza poster e materiale pubblicitario con numeri telefonici dei servizi di accoglienza, sia all’interno che all’esterno degli ambulatori e delle toilette, affinché la donna possa con calma scriversi il numero di telefono senza rischiare di essere scoperta dal partner Sospetta violenza su donne in gravidanza Sospetto in caso di: Inizio tardivo delle cure antenatali zAssenza senza motivo ad alcuni appuntamenti zEccessiva ansietà nei confronti del decorso e dell’esito della gravidanza zStoria di aborti ripetuti, parti pretermine, bambini con basso peso alla nascita, distacco di placenta z z S.A.R.A S.A.R.A è l’acronimo di Spousal Assault Risk Assessment, ovvero uno strumento di valutazione del rischio di recidiva dei maltrattamenti all’interno della coppia. Tale procedura valutativa nasce in Canada con la finalità di prevenire scientificamente i cosiddetti “omicidi annunciati”, ovvero quelli uxoricidi nei quali rimangono vittime donne che, pur essendosi rivolte ripetutamente ai servizi e alle forze dell’ordine, non sono state ascoltate o è stata sottovalutata la situazione di pericolo in cui si trovavano La versione italiana del S.A.R.A. prevede la valutazione di 10 fattori di rischio che sarebbe importante rilevare durante il colloquio tra gli operatori dei diversi servizi o/e delle forze dell’ordine con la donna maltrattata. I 10 fattori sono suddivisi in due sezioni SEZIONE A Violenza da parte del partner o ex partner: 1 Precedenti gravi violenze fisiche/ sessuali. 2 Gravi minacce di violenza, ideazione o intenzione di agire violenza. 3 Escalation sia della violenza fisica/sessuale vera e propria sia delle minacce / ideazioni o intenzioni di agire tali violenze. 4 Violazione delle misure cautelari o interdittive. 5 Atteggiamenti negativi nei confronti della violenza interpersonale e intrafamiliare. SEZIONE B Adattamento psico-sociale: 1 2 3 4 5 Precedenti penali. Problemi relazionali. Status occupazionale o problemi finanziari. Abuso di sostanze. Disturbi mentali. Estratto dalle “Linee guida sul processo di presa in carico delle donne vittime di violenza, abuso, maltrattamento e dei loro figli/e Accesso e Invio Il Pronto Soccorso come operatore di primo accesso svolge una funzione di raccolta ed analisi iniziale della domanda che dovrà essere la base di partenza per una corretta procedura di invio o per l’attivazione di risposte semplici Il requisito per l’accesso ai servizi è la residenza. Nel caso in cui una donna non sia residente, viene garantita un’accoglienza breve nel tempo, utile ad attivare i servizi di residenza. Per le donne Straniere presenti sul territorio ma sprovviste di titolo di soggiorno vengono attivati eventuali percorsi di regolarizzazione. Presa in carico Il servizio che deve essere attivato è il servizio sociale territoriale; ha la regia dell’intervento; deve effettuare la presa in carico entro 4 giorni lavorativi dalla segnalazione; deve facilitare apporti integrati di altre figure professionali coinvolte. Finalità sottoprogetto HPH “Maltrattamento intrafamiliare? Stop!” Obiettivi primari zmonitorare e gestire il fenomeno del maltrattamento intrafamiliare zstrutturare corsi di formazione interni per il personale AOUP interessato al problema (ginecologi, ortopedici, pediatri, internisti chirurghi) Obiettivi secondari zrivalutazione e verifica del protocollo operativo, zconnessione sempre più stabile tra gli enti associati, zcontrollo nel tempo dell’evoluzione del problema, zverifica dell’efficacia assistenziale. zcreazione di un processo autonomo interno all'AOUP per la presa in carico della vittima (Centro antiviolenza coordinato dalla Ginecologia?) . . . International Network of Health Promoting Hospitals &Healt h Services Grazie per l'attenzione