Rivista Ligure di Meteorologia – n° 22 anno VI
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 22 anno VI
Meteorologia d’altri tempi
Introduzione
Di: Roberto Pedemonte
Nel secolo dei “Lumi e della Ragione” ci fu un proliferare di
invenzioni e scoperte. Gli uomini di scienza misero a
disposizione della comunità tutta la loro conoscenza e
fantasia per ideare e costruire, o far costruire, strumenti
nuovi onde poter indagare, con metodo scientifico, la
natura. Molte di quelle apparecchiature, benché affinate e
tecnologicamente
evolute,
sono
oggigiorno
ancora
utilizzate, altre dimenticate.
Ci è parso interessante rievocare in questo numero, sempre
dal periodico genovese “Avvisi Patrii”, la descrizione
dettagliata di una nuova “Macchina”, realizzata intorno al
1780 dal lombardo Marsilio Mandriani, per misurare, oltre la
quantità della pioggia caduta, la durata della precipitazione
liquida: il Cronyometro. Sarà forse per il nome poco
comprensibile e/o facilmente confondibile con altri
strumenti uno dei motivi per cui questa “Macchina” non
ebbe la fortuna sperata dall’inventore e dai redattori
dell’articolo dell’epoca, ma sicuramente si noterà la
Marsilio Landriani 1751-1815
genialità del suo creatore.
Marsilio Landriani, nacque a Milano il 1° ottobre 1751 da
nobile famiglia e intraprese gli studi scientifici. Nel 1775,
pubblicò le “Ricerche fisiche intorno alla salubrità dell'aria”,
(ristampato per i tipi di Giunti nel 1995) che
rappresentarono il suo primo lavoro scientifico. In
quell’opera descrisse un nuovo strumento, l'eudiometro,
neologismo da lui ideato per definire lo strumento che era
in grado di misurare la salubrità dell’aria; in altre parole la
quantità di ossigeno, cioè della parte “più respirabile,
salubre e pura”, presente nell'aria. Nel 1776 Landriani fu
chiamato a ricoprire la cattedra di fisica sperimentale nel
Ginnasio di Brera e nominato socio della Società Patriottica,
appena fondata, prima istituzione scientifica milanese
divenendone, sei anni dopo, conservatore anziano. Dopo il
1790 Marsilio Landriani si occupò delle possibili applicazioni
della chimica rivolta alla spiegazione dei fenomeni elettrici e
al perfezionamento di strumenti meteorologici. Tra il 1790 e
il 1794 si trasferì a Dresda in missione diplomatica. Morì a
Vienna nel 1815, riparatovi a seguito dell'invasione
napoleonica dell'Italia settentrionale.
Sebbene il lavoro di Marsilio Landriani sia stato superato
dalle nuove tecnologie, ci illustra emblematicamente la
grande genialità che contraddistinse gli uomini di scienza di
quel secolo e benché lo scienziato sia oggi tra i grandi nomi L'Eudiometro inventato da
meno noti del suo secolo, forse anche perché molte delle Landriani
spiegazioni date sull’analisi chimica dell'aria atmosferica si rivelarono successivamente
approssimative o addirittura errate, il suo eudiometro e i suoi strumenti furono usati in tutta
Europa da altri studiosi tra i quali il chimico-fisico e filosofo inglese Joseph Priestley e AntoineLaurent Lavoisier, uno dei padri della chimica moderna.
1
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 22 anno VI
Da “Avvisi Patrii” n° 21 del 25 maggio 179
Cronyometro
Ossia Misura-tempo della pioggia
Il Cav. Marsilio Mandriani ben noto per
le sue speculazioni e talenti dimostrati
nelle cose fisiche ha inventato una
Macchina, che, come leggesi negli
Opuscoli di Milano, potrebbe chiamarsi
Cronyometro, ossia Misura-tempo della
pioggia. Può essa servire altresì a
misurarne la quantità; mediante una
piccola variazione. Ognun sa che l’aria
insalubre, ed irrespirabile è migliorata, e
resa respirabile dalle piogge; essendo
universale l’osservazione, che l’aria
stessa delle paludi, e de’ luoghi più
insalubri dopo una dirotta pioggia si
può respirare senza timore e pericolo di
contrarre una delle malattie conosciute
sotto il nome di morbi d’aria cattiva. Nè
Il Cronyometro inventato da Marsilio
Mandriani.
men l’aria delle risaje ne’ tempi di
primavera e d’autunno è perniciosa per la stessa regione. Lo stesso effetto
benefico producesi dalle piogge nelle Paludi Pontine, nelle Maremme di
Siena ec. E se accada, che passi molto tempo senza piovere le malattie
suddette si fanno frequenti: così che per viaggiare a quelle parti convien
aspettare, che siano cadute piogge dirotte. Prova di ciò evidentissima, dice
l’Autore, io ebbi in una piccola scorsa che io feci nelle Maremme Senesi. Non
ebbi prima d’intraprendere un tal viaggio l’avvertenza di domandare se era
molto tempo, che in quelle Maremme non era piovuto: trovai l’aria molto
viziata ed insalubre. Le malattie putride fatte frequenti, la respirazione
poco libera, un certo calor cutaneo, ed un abbattimento straordinario delle
2
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 22 anno VI
forze unito ad un certo senso di peso universale a tutti i muscoli, mi
rendevano bastevolmente avvertito dell’insalubrità di quell’aria. Ciò
nonostante m’indussi a respirarla percorrendo quelle vallate bonificate dalla
Sovrana Munificenza. Quando ecco inaspettato insorge un minaccioso
temporale che si scioglie in una dirottissima e rovinosa pioggia; la quale,
sebbene non durasse che per brevissim’ora, pure talmente fu sensibile
l’effetto della di lei benefica influenza, che dissipato il calor cutaneo, resa
libera e facile la respirazione, e ritornato il vigore ai muscoli, mi trovai come
rinnovato; e l’eudiometro che aveva meco dimostrommi che quella pioggia era
bastata a migliorare l’aria di quelle vallate.
Manifesto sulle: Ricerche fisiche intorno
alla salubrità dell'aria.
Biblioteca Lazzerini - Prato
Posto ciò non deve sembrar cotanto
irragionevole la nostra consuetudine di
scegliere il piovoso autunno a preferenza
d’ogni altra più amena stagione per
villeggiare; perché se le nostre case di
campagna fossero tutte in luoghi di aria
costantemente in ogni stagione salubre,
saremmo ben poco avveduti se
all’amenità delle altre stagioni
preferissimo l’incostanza dell’autunno,
ma siccome buona parte delle nostre
villeggiature sono situate in luoghi, ne’
quali nella state ed anche nella
primavera, per le particolari circostanze
delle acque e pel genere della
coltivazione, l’aria non è molto sana, si
è convenuto di passare nelle campagne
quella stagione in cui l’aria per la
frequenza delle piogge è dappertutto di
un’uniforme salubrità.
Avendo dunque le piogge una tanto diretta influenza sulla salubrità
dell’aria, nessuna vi sarà, che giudicar possa come sterile ed inutile curiosità
il determinare la durata delle piogge per mezzo di una macchina ben fatta:
giacchè, se non è impossibile, è almeno sommamente incomodo e difficile il
3
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 22 anno VI
tener conto, massima di notte, della durata della pioggia per mezzo
dell’orologio.
Se la pioggia fosse sempre uniforme, la quantità dell’acqua piovuta darebbe
la quantità del tempo in cui è durata la pioggia; ma siccome la pioggia ora è
placida, ora è dirotta e rovinosa, per estimare la durata della medesima è
necessario di fare in modo che in un luogo dato, tanto quando piove adagio,
come quando piove fortemente, la pioggia sia sempre uniforme ed eguale. Ciò
si ottiene situando sul colmo di un tetto un ampio vaso di rame, terminante
in un cono acciocché l’acqua tutta si raccolga nel fondo. Questo vaso è
sostenuto da quattro grossi bastoni di ferro che lo tengono sollevato dal
tetto. Nel fondo conico di questo vaso è situato un sifone di rame, la
curvatura del quale si solleva dal fondo del vaso di circa otto in dieci linee.
Il braccio più lungo di questo sifone passa pel tetto, e per la soffitta, o volta
nella sottoposta stanza, ed entra in un vaso, ove l’acqua si raccoglie.
Lateralmente a questo sifone sono saldati due tubi aperti di rame, il lembo
de’ quali, per la parte per cui entrano nel vaso sopravanza di circa due linee
la curvatura del sifone. Il diametro di questi due tubi è di circa un pollice e
mezzo. L’offizio di questi è di non permettere mai che l’acque nel fondo del
vaso s’innalzi più di due linee circa al disopra della curvatura del sifone,
perché arrivata al disopra del livello del lembo delle aperture di questi due
tubi, per quelli esce e si scarica sul tetto in modo che, tanto quando piove
placidamente, come quando la pioggia è dirotta e rovinosa, il flusso del
sifone è sempre equanime e uniforme; poiché l’acqua nel fondo conico del
vaso è in ogni circostanza di pioggia ad un’altezza sempre costante, per cui
il flusso del sifone deve necessariamente essere uniforme ed equabile.
Perlocchè determinando una volta per sempre la quantità dell’acqua efflussa
dal sifone, per es. nello spazio di un’ora, si può facilmente dalla quantità
cadutane nel vaso entro la stanza, col quale come dicemmo, comunica il
sifone, trovare la durata della pioggia. Se questo vaso sarà di una figura
cilindrica, o quadrata si potrà facilmente per mezzo di una scala annessavi
misurare la quantità dell’acqua cadutavi, e da questa la durata della
pioggia, dividendo l’altezza del vaso in varie parti eguali, ciascuna delle
quali equivalga all’acqua che cade in un’ora; e suddividendo ciascuno di
questi spazj rappresentanti un’ora, in un dato numero di parti eguali le
quali rappresenteranno le divisioni di un’ora ecc.
4
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 22 anno VI
Il vaso di cui mi servo è un cilindro cavo di latta inverniciata, lateralmente
al quale evvi saldato un tubolo di latta, in cui è inserita una canna
comunicante di cristallo parallela al vaso stesso acciò si possa conoscere
l’elevazione dell’acqua caduta nel vaso e da questa il tempo della durata
della pioggia.
5
Scarica

Meteorologia d`altri tempi