Per non dimenticare to di Urbania n e m a d r a b m o b La tragedia del il Tempio Votivo e il valore della memoria Il bombardamento del 23 gennaio 1944 D omenica 23 gennaio 1944, una giornata di sole fredda e chiara, alle 12.42, mentre i fedeli uscivano dalla messa in cattedrale, Urbania subì un devastante bombardamento da parte dell’aviazione statunitense, il cui Paese, insieme con Gran Bretagna e Francia, era in guerra contro Italia, Germania e Giappone. L’effetto fu disastroso, grappoli di bombe caddero tra la folla, altre colpirono il centro storico che per buona parte venne distrutto: le vittime furono più di 250 (alcune famiglie decimate) e 515 i feriti (su una popolazione di nemmeno 6.000 abitanti); i danni agli edifici privati e pubblici enormi (284 abitazioni distrutte, oltre 1500 danneggiate). Venne raso al suolo il cuore stesso della medievale Casteldurante: gran parte di corso Vittorio Emanuele, la via principale della città, insieme a palazzi antichi e loggiati rinascimentali, oltre ad alcuni edifici pubblici e di culto, fra cui un’ala del cinquecentesco Palazzo Ducale e la chiesa dello Spirito Santo. Q uella domenica, come d’abitudine, il centro era pieno di gente venuta anche dalla campagna, chi dal barbiere, chi per fare compere, chi per carpire qualche notizia sui figli al fronte, altri per ritrovarsi in piazza nel dì della festa (nella cittadina erano presenti anche famiglie di sfollati provenienti da altre città per sfuggire alla guerra). Tutto si consumò nello spazio di pochi istanti: le bombe scagliate contro Urbania non solo provocarono distruzione e dolore, ma per sempre segnarono tante storie umane e la struttura urbanistica della città. Nel centro storico montagne di macerie al posto di vicoli e case, e sotto decine di morti e feriti. Gente terrorizzata vagava senza meta, lamenti flebili da sotto le macerie chiedevano aiuto, l’aria risuonava dei disperati richiami degli instancabili soccorritori, fra i primi il vescovo Giovanni Capobianco, il clero locale e i religiosi Carissimi di Fano, e così per giorni interi. L’ ospedale era del tutto inadeguato per affrontare una situazione così drammatica, con uomini, donne e bambini ai quali, nonostante il prodigarsi dei sanitari, non si potevano prestare le necessarie cure, e poi mille episodi e i racconti commoventi e tragici dei sopravvissuti. Nessuno si aspettava il bombardamento, non c’erano in città e nei dintorni presidi militari e concentramenti di truppe, né nodi ferroviari né depositi di armi né convogli in movimento. Un atto di guerra voluto per distruggere le vie di comunicazione rimaste ancora indenni, per bloccare i rifornimenti dei tedeschi per il prossimo attestarsi del fronte (linea Gotica), per terrorizzare la popolazione o stupidamente un atroce errore? Le cause di quella tragedia rimangono tuttora un mistero, nonostante i numerosi tentativi per svelarlo: tante ipotesi ma assenza di qualsiasi prova documentata. O ggi sappiamo quali furono gli aerei che sorvolarono la nostra zona quel giorno: furono i B17 (dette fortezze volanti) del 99° B. Group, del 5° Wing della 15^ USAF, di stanza a Tortorella di Foggia, che avevano come obiettivo Poggibonsi in provincia di Siena, città più volte bombardata prima e dopo il 23 gennaio 1944, e possiamo supporre che siano gli stessi aerei che hanno devastato Urbania. Purtroppo nei rapporti ufficiali dei partecipanti alla missione di quel giorno (rinvenuti in un museo dell’Alabama, negli Stati Uniti) non vi è cenno alcuno del bombardamento di Urbania, mentre risulta dai rapporti che nella stessa giornata e alla stessa ora, le 12.42, fu bombardata Poggibonsi, un fatto però smentito da testimonianze locali, perché in quel giorno una fitta nebbia stagnava sulla città toscana. Che si sia verificato uno scambio fra le due località? Il bombardamento perciò fu un errore e non fu volutamente annotato? Finora non sono stati trovati documenti che possano suffragare questa ipotesi, ma rimane una tesi che andrebbe approfondita. U rbania, da quel giorno, non è stata più la stessa: il dolore e la disperazione degli animi sono diventati patrimonio dell’intera città. È rimasta la gravissima ferita nel centro storico e nemmeno la ricostruzione materiale, come il tempo per il dolore, ha sanato la violenza subìta. La città ha intitolato una strada, la via 23 Gennaio, a ricordo di quel tragico evento, ma soprattutto ha dedicato un tempio alle innocenti vittime, un tempio che con la sua porta in bronzo sarà perenne testimonianza per le future generazioni. Riconoscimenti alla città • 21 aprile 1977 Medaglia di bronzo al Valor Militare. • 10 gennaio 1984, 40° del bombardamento, Nastro Azzurro al gonfalone • 25 gennaio 2004, 60° del bombardamento, Città Martire della Provincia di Pesaro e Urbino, come attesta la targa apposta sul lato sinistro della facciata del Tempio Votivo il 23 gennaio 2005. La chiesa dello Spirito Santo tempio votivo del bombardamento L a chiesa dello Spirito Santo sorgeva nello stesso luogo di quella odierna fin dal XIII secolo. L’antica chiesa era stata completamente riedificata, su progetto dell’ingegnere Benedetto Tacchi e con l’opera del capomastro-muratore Gaetano Giampaoli, dal settembre 1851 all’agosto 1853, e consacrata nello stesso anno. Nel progetto il Tacchi previde l’altare maggiore “con nicchia ornata e raggiera Spirito Santo”. Entro quella nicchia fu posta l’immagine della Madonna della Misericordia, opera di scuola baroccesca risalente al XVII secolo. Il devastante bombardamenro aereo del 1944 colpì in pieno la chiesa e la rase quasi completamente al suolo. Il tetto crollò, la facciata si squarciò, ma tra le macerie rimase intatto il bel quadro della Madonna. Il 23 febbraio 1948 fu posta la prima pietra per la ricostruzione della chiesa, iniziativa fortemente voluta dal vescovo Giovanni Capobianco. Esattamente un anno dopo, il tempio era terminato, consacrato e aperto al culto, il tutto “a monumento sacro alla memoria delle vittime della guerra” ed in particolare dei morti di quel ferale bombardamento e delle 34 vit- time della rappresaglia nazifascista compiuta a San Lorenzo in Torre. N el 1969, 25° anniversario del bombardamento, la chiesa, grazie all’azione del comitato presieduto da don Carmine Giorgini, fu trasformata in Tempio Votivo, e rielaborata nelle sue linee architettoniche dal romano Giancarlo Dal Mastro: è stato creato un edificio semplice e severo come il ricordo del dramma della città esigeva. La facciata esterna è costituita da una cortina di mattoni a mano, con elementi in cemento armato e con l’asola centrale a mattoni curvi in cui si innesta una lunga asta in ferro, e da un rosone martellato dove si inserisce la croce metallica e stellata che sovrasta il timpano. Il rosone è chiuso da una vetrata policroma realizzata da Augusto Ranocchi. L’ interno è dominato da un grande mosaico che ricopre l’intera abside. L’altare maggiore in marmo, segnato da una croce realizzata con le schegge di un ordigno, poggia su un ampio gradino costruito con mattoni recuperati dalle macerie; la piana di arenaria custodisce i resti di cinque persone maciullate dai crolli. Ai lati due cappelle sulle cui pareti appaiono incisi nella pietra i nomi delle vittime del bombardamento del 23 gennaio 1944. In quella di sinistra è posta l’immagine della Madonna della Misericordia, incoronata in Vaticano da Papa Giovanni Paolo II il 5 gennaio 1994, in occasione del solenne 50° anniversario del tragico evento, presenti anche l’arcivesvovo Ugo Donato Bianchi e il sindaco Giuseppe Lucarini. Il Tempio Votivo dello Spirito Santo, verso cui gli abitanti di Urbania nutrono un forte e sincero attaccamento, testimonia ancora oggi la tragedia che colpì la città, il dolore di quanti la subirono e la volontà di operare perché più non accada. Il mosaico N ell’abside del Tempio Votivo dedicato alle vittime del bombardamento del 1944 un mosaico di 65 metri quadrati, realizzato dall’ artista urbaniese Augusto Ranocchi nel 1969, ricorda la tragedia della guerra. La grande creazione musiva si compone di tessere di smalto vetroso e di pietra fissate nell’intonaco, e la superficie si presenta ruvida al tatto e lucida all’aspetto. La composizione si sviluppa lungo tutta l’abside in modo orizzontale, con tre fasce diagonali che vanno verso l’alto a scandire un ritmo che da drammatico via via si scioglie in bagliori di speranza. Il tutto è dominato da un deciso dinamismo per la presenza di linee di forza che evidenziano il movimento con squarci bianchi che spingono in avanti frammenti di figure, di immagini complesse. Delle tre fasce diagonali, la prima sulla sinistra rappresenta il bombardamento aereo e le crudeltà della guerra: nembi infuocati si riversano su una terra aperta e tranquilla che viene improvvisamente sconvolta nelle sue dimore e nei suoi figli. In questa sezione sono stati impiegati colori cupi. L a parte centrale rappresenta il dolore della morte attraverso l’immagine della Madonna che, con il capo rovesciato e gli occhi rivolti al cielo, urla il suo strazio e offre a Dio il figlio deposto dalla croce... “che sorregge sulle ginocchia, completamente riverso, quasi spezzato in due; il braccio teso all’unione mistica con i morti urbaniesi”. Questa parte del mosaico è dominata da tre tonalità: il rosso che simboleggia il sangue, il viola e il nero che richiamano il lutto. Il mosaico prosegue sulla destra dove risalta la scritta “Mors per Jesum vita” (la morte attraverso il sacrificio di Gesù diventa vita), e sopra di essa una colomba, simbolo della pace e della vita: infatti porta con sé un bimbo appena nato. I colori sono chiari, luminosi; il cielo non è più nero come nella prima sezione ma è tornato turchese. L’ esperienza e la maturità di Augusto Ranocchi permettono alla sintesi artistica di raggiungere un alto grado di drammaticità, in un’opera nella quale la narrazione di una tragedia vissuta in prima persona si unisce all’espressione dei sentimenti più profondi dell’uomo. La porta in bronzo I l proposito di dotare il Tempio Votivo di una porta bronzea per completare il ciclo artistico presente in esso venne manifestato già a conclusione delle celebrazioni del 1994. C on questo significativo segno d’arte, inaugurato il 21 gennaio 2007, si vuole ravvivare la memoria di un avvenimento che, con il passare del tempo e delle generazioni, rischia di affievolirsi per poi disperdersi tra le tante pagine della storia della nostra città. Ricordare è fondamentale affinché questa barbarie non si ripeta ma resti impressa nella memoria di giovani e adulti, spingendoli a fuggire ogni occasione di conflitto e di odio anche nei quotidiani rapporti all’interno della famiglia, nel lavoro, per strada. Occorreva altresì diffondere il messaggio:” Con la pace rinasce la vita ”. L a porta propone infatti un tema che si ispira ai valori della pace: un angelo scende dal cielo per invitare alla pace un mondo in rovina sul quale si leva la figura del Cristo Risorto come augurio di una vita all’insegna della concordia tra i popoli. U rbania, con questo nobile progetto, vive anche un momento culturale importante in quanto è da quasi un secolo che nella nostra città non si inaugurano opere d’arte di alto valore: e la porta in bronzo di Augusto Ranocchi, artista di fama internazionale, non solo evocherà per sempre un dramma che ha segnato così profondamente la comunità urbaniese, ma diventerà un’ulteriore opera d’arte che si aggiungerà al ricco patrimonio artistico di cui Urbania è orgogliosa. C osì l’artista: “ La porta in bronzo per la chiesa dello Spirito Santo di Urbania è l’undicesima che realizzo. L’idea di una porta in bronzo nacque alcuni anni fa parlando con don Corrado Leonardi, che tanto desiderava completare il Tempio con questa opera. In quegli anni tanti furono gli studi, i dialoghi e le riflessioni sull’esecuzione della porta. Dopo molti anni, il risveglio di questa idea, sotto la spinta di don Piero Pellegrini, di Antonio Violini, del sindaco Luca Bellocchi e di tanti altri. Nel frattempo l’idea stessa è andata in me maturando, fino a raggiungere una forma più chiara. Un giorno, andando negli Stati Uniti, nella monotonia del lungo viaggio, presi carta e penna e disegnai la porta: doveva essere semplice, di forte impatto e fuori dalle normali convenzioni, però lineare, in modo che la geometria limpida costringesse ad una maggiore evidenza le due figure plastiche: il Cristo proiettato con il busto oltre il limite della soglia nella benedizione, e un giovane - un angelo? - che emerge dal piano di fondo portando un ramo d’ulivo in segno di pace ”. Augusto Ranocchi L’artista nasce a Urbania. Frequenta l’Istituto statale d’arte e il corso di perfezionamento del professor Carlo Ceci a Urbino. Nel 1951 si trasferisce a Roma, dove si iscrive al corso di pittura tenuto da Efisio Oppo all’Accademia di Belle Arti. Nel 1953 gli viene commissionato il primo lavoro a soggetto sacro di un certo impegno, due grandi murali per la chiesa di San Silvestro a Fano. Tra le tante opere realizzate per la committenza religiosa, ricordiamo il mosaico absidale (280 mq) per la chiesa Madonna di Fatima a Milano e i quasi contemporanei mosaici per i tamburi delle cupole della basilica di San Giovanni Bosco a Roma (500 mq). U n ringraziamento particolare va ad Augusto Ranocchi, agli enti e ai cittadini: dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro a quanti aderendo con generosità all’iniziativa hanno reso possibile la realizzazione di questo grande sogno. I l programma della inaugurazione della porta si è articolato in tre diversi momenti; sabato 20 gennaio 2007 alle ore 18 presso sala Volponi, presentazione dell’opera di Augusto Ranocchi. Domenica 21 gennaio alle ore 12.30 cerimonia di inaugurazione della porta alla presenza delle autorità civili religiose e dei cittadini. Martedì 23 gennaio alle ore 10 presso la sala Volponi incontro dell’artista con gli studenti delle scuole medie e visita del Tempio Votivo degli alunni delle scuole elementari. Docente di Decorazione alle Accademie di belle arti di Frosinone e di Roma, si dimette nel 1984. Vive e lavora per lungo tempo negli Stati Uniti, presentando le sue opere in 12 mostre personali. Continua ad affiancare all’impegno nella propria libera espressione artistica una serie di lavori d’arte sacra: sculture, vetrate, mosaici. Sue opere sono a Manila (Filippine), negli Stati Uniti, in diverse località della ex Jugoslavia, in Romania, in Costa d’Avorio. Molte quelle presenti in Italia. Ha realizzato finora 11 porte di bronzo: l’undicesima è quella per il Tempio Votivo dello Spirito Santo di Urbania. Nel 2001 una serie di mostre, tra cui una personale ospitata nella Casa di Raffaello e nella Sala del Castellare a Urbino, un’altra allestita nel Palazzo Ducale di Urbania e nel Palazzo Ducale di Urbino, lo riavvicinano alla sua terra natale. Scrive Carlo Bo: “ L’artista si esprime con la stessa disinvoltura nella ceramica, nella scultura, nell’incisione, nella pittura, e in ogni tecnica compare un punto luce di riferimento, che è la stella polare, l’orientamento per la società smarrita. “ Lettera del Sindaco e del Parroco di Urbania per la porta in bronzo Ai parenti delle Vittime del bombardamento di Urbania Carissimi, siamo il Sindaco e il Parroco di Urbania con una bella notizia da comunicarvi: il Tempio Votivo del bombardamento, chiesa dello Spirito Santo, che custodisce la Memoria delle Vittime innocenti del terribile evento del 1944 che tanto ha segnato le vostre famiglie, sarà arricchito con una porta di bronzo, opera del nostro artista Augusto Ranocchi. Siamo giunti a questa felice conclusione, desiderosi di rispondere ad alcune esigenze: * Abbellire un luogo particolarmente sacro e significativo della storia della nostra città, segnata da un inspiegabile bombardamento in quel triste mezzogiorno di domenica 23 gennaio 1944; abbellirlo con un’opera d’arte, degna della sacralità del luogo e della memoria che deve richiamare, prodotta da uno dei suoi figli artisti di oggi. * Ravvivare la memoria di un fatto che, con il passare del tempo e delle generazioni, rischia di affievolirsi ma non deve accadere mai più, né da noi, né in altri paesi del mondo; ricordare perché resti impresso nella memoria di giovani e adulti, e spinga ad evitare ogni occasione che potrebbe portare a simili stragi (nella strada, nei rapporti in famiglia, nel lavoro); ricordare per sollecitare anche alla preghiera, affinché il Signore liberi tutti dalla pazzia di uccidere o danneggiare l’altro. * Far brillare il messaggio della pace e della fratellanza: “Con la pace rinasce la vita”. Sulla porta in bronzo sarà scolpito un angelo che scende dal cielo per invitare alla pace, e risalterà la figura del Risorto come augurio e come certezza del frutto di una vita migliore, se ciascuno si impegna a costruire pace. La comunità di Urbania e le vostre famiglie si trovano unite in questo pensiero forte. La notizia, ne siamo sicuri, rallegrerà anche voi e in qualche modo vi solleciterà ad interessarvi del compimento dell’opera e a partecipare alla sua inaugurazione, che avverrà domenica 21 gennaio 2007. Vi salutiamo con affetto. Urbania, 10 ottobre 2006 Il Sindaco Luca Bellocchi Il Parroco don Piero Pellegrini © Comune di Urbania - gennaio 2007 Ideazione ed elaborazione testi: Tarcisio Cleri e Giuseppe Tancini Alcune citazioni sono tratte dal volume “L’opera del Vescovo Giovanni Capobianco” di don Corrado Leonardi, 1995 Collaborazioni: Alice Orazi, Francesca Mazzanti Eleonora Santi (Ufficio Turismo e Cultura Comune di Urbania), Luigi Ciccolini (Ufficio del Sindaco di Urbania) Progetto grafico: Newton Comunicazione Visiva | Fano Fotografie: Archivio e Immagini Foto Olivieri Urbania Stampa: Arti Grafiche Stibu Urbania Le Arti Grafiche Stibu hanno contribuito alla realizzazione di questa pubblicazione Questo opuscolo è stato ideato in occasione dell’inaugurazione della porta in bronzo del Tempio Votivo il 21 gennaio 2007, 63° anniversario del bombardamento aereo di Urbania del 23 gennaio 1944. La pubblicazione va ad integrare la mostra fotografica, testimonianza del bombardamento di Urbania, che ogni anno era presentata dal compianto parroco della chiesa dello Spirito Santo don Carmine Giorgini. La mostra è stata rinnovata e riproposta nel gennaio del 2007 a cura di Tarcisio Cleri.