Editoriale Janusz Malski Moderatore Generale dei SOdC PERCORSI DA INTRAPRENDERE Nel maggio 1952, il beato Luigi Novarese all’Anno Santo della Misericordia indetto da così scriveva sulla rivista L’Ancora: “Fratello papa Francesco l’11 aprile scorso, alla vigilia sofferente, se ti senti stanco ed oppresso dal della II domenica di Pasqua (o della Divina fardello delle tue colpe solleva il tuo spirito: Misericordia). il mese di maggio è per te. Maria, la Mam- Quindi, sin d’ora, è bene intraprendere un ma tua celeste, ti viene incontro, fa’ sue le cammino spirituale che contempli due bitue pene e ti presenta a Gesù. La sua grazia è nari: la Vergine Santa, colei la quale “attesta la tua grazia, perché Essa ti è mamma. Il suo che la misericordia del Figlio di Dio non cocandore immacolato ti ricopre come un man- nosce confini e raggiunge tutti senza escludeto: Essa non vuole che i suoi figli si trovino re nessuno”, e la misericordia infinita di Dio che si estende su a disagio dinanzi a tutti noi. Lei”. Come ci ricorda il Parole che mantenSanto Padre Francegono vivo il senso sco: “Alla misericorautentico del mese dia di Dio nulla è mariano, mese nel impossibile! Anche quale ognuno di i nodi più intricati noi è invitato a risi sciolgono con la flettere sulla figura sua grazia. E Maria, di Maria e sul suo che con il suo “sì” ineffabile amore verha aperto la porta so tutti i suoi figli. a Dio per sciogliere Il mese di maggio Roma, 11 maggio 2013, San Paolo fuori le Mura. Luigi Novarese è proclamato beato. il nodo dell’antica ci richiama poi a quell’importante evento per tutta la nostra disobbedienza, è la madre che con pazienza e Associazione che è stata la Beatificazione di tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i Luigi Novarese. Sono trascorsi due anni da nodi della nostra anima con la sua misericorquella solenne cerimonia presso la Basilica di dia di Padre”. San Paolo fuori le Mura, ma è ancora viva Infine è importante ricordare che, con la Setla gioia che ha accompagnato l’evento in cui timana dell’Amicizia, dal 24 maggio prossici siamo ritrovati in tanti a condividere mo- mo a Re inizieranno gli Esercizi spirituali, un tempo in cui ritemprare lo spirito e rafforzare menti spirituali e di allegria. E spetta a tutti noi mantenere viva quella l’impegno apostolico verso tutti i nostri fragioia, quell’entusiasmo che ha caratterizza- telli sofferenti, pienamente in sintonia con to tutte le giornate in cui abbiamo pregato, gli insegnamenti e il carisma del beato Luigi riflettuto, rafforzato in noi la spiritualità e il Novarese. In questo mese di maggio chiediamo alla carisma del beato Novarese. Quest’anno, il mese di maggio deve poter Vergine Santa che ci aiuti e sostenga nel suo essere occasione per iniziare a prepararci amore infinito. ■ 1 L’ancora 5 2015 SOMMARIO Fondatore: Mons. Luigi Novarese Direttore responsabile: Filippo Di Giacomo Legale rappresentante: Giovan Giuseppe Torre Redazione: Samar Al Nameh, Mauro Anselmo, Armando Aufiero, Mara Strazzacappa Segretario di redazione: Carmine Di Pinto Progetto grafico e Art direction: Nevio De Zolt Hanno collaborato: Livio Ambrosino, Alessandro Anselmo, Ilaria Barigazzi, Giovanna Bettiol, Sergio Caprioli, Felice Di Giandomenico, Alberto Del Maestro, Letizia Ferraris, Antonio Giorgini, Janusz Malski, Maurizio Maggiora, Walter Mazzoni, Italo Monticelli, Mario Morigi, M. Michela Nicolais, Mauro Orsatti, Angela Petitti, Romolo Sardellini, Rosario Scotto Di Luzio, Mara Strazzacappa Maggio 2015 Foto: Agenzia Sir: pp. 6, 7; Erminio Cruciani: pp. 1, 31, 36, 37, 47; Piotr Spalek: pp. 4, 5; Roberta Guastamacchia: p. 18; Giovanna Bettiol: p. 30; Janusz Malski: pp. 32, 33; Viron: pp. 36, 37 Periodico associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Tipolitografia Istituto Salesiano Pio XI Via Umbertide, 11 - 00181 Roma Tel. 067827819 - [email protected] Finito di stampare: Aprile 2015 RIVISTA MENSILE DEL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA L’ Ai sensi dell’art. 13, legge 675/96, gli abbonati alla rivista potranno esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modificare o cancellare i propri dati, rivolgendovi alla Redazione dell’Ancora I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo Il materiale inviato non viene restituito e la pubblicazione degli articoli non prevede nessuna forma di retribuzione ANCORA 5 Direzione e amministrazione: Via dei Bresciani, 2 - 00186 Roma [email protected] www.luiginovarese.org REDAZIONE e UFFICIO ABBONAMENTI: Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 Roma Tel. 0639674243 - 0645437764 - Fax 0639637828 [email protected] www.luiginovarese.org Pubblicazione iscritta al n°418 del 8/9/1986 nuova serie già registrata al Tribunale di Roma n°1516 del 19/4/1950 Per ricevere la rivista: Italia ed estero - Annuale €18,00 C/c p. n° 718007 intestato a Associazione Silenziosi Operai della Croce Centro Volontari della Sofferenza Via di Monte del Gallo, 105 - 00165 Roma Con permissione ecclesiastica 6 9 18 20 23 32 38 40 23 32 38 40 Janusz Malski una guida che continua 4 Se un piano è traballante, chi si avventura? 6 Una porta santa in ogni Chiesa locale M. Michela Nicolais 9 Un appuntamento da non perdere Sergio Caprioli 13 Il Sabato Santo nella Basilica San Pio X a cura di Alessandro Anselmo 16 Fede, sapienza, coraggio Mario Morigi 18 L’enigma del dolore informazione Angela Petitti Italo Monticelli 20 Pio XII e Luigi Novarese Antonio Giorgini lectio 27 Lamenti e benedizioni Mauro Orsatti celebrazione 29 Aprire il cuore all’amore Giovanna Bettiol 31 Grazie... su Grazie a cura di Felice Di Giandomenico 32 Pasqua a Gerusalemme Livio Ambrosino 34 Chiesa in uscita Janusz Malski 36 Succedeva due anni fa... dalla Redazione 38 L’angoscia del confronto Mara Strazzacappa 40 Vino solidale... 42 Testimoni piemontesi Alessandro Anselmo 44 44 45 46 46 noicvs Far rifiorire il Centro Con Maria testimoni di gioia e speranza... Quando la sofferenza entra in una famiglia... All’insegna della gioia! La Sapienza del Cuore 47 Pellegrinaggio a Lourdes inascolto l’Ancora dei piccoli 23 Vi raccontiamo Luigi indialogo 6 9 18 20 editoriale 1 Percorsi da intraprendere una guida che continua SE UN PIANO È TRABALLANTE, CHI SI AVVENTURA? Mons. Novarese denuncia la forte tentazione della “società dei consumi” a emarginare con facilità “gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, i figli delle famiglie disgregate o in via di disgregazione”. di Angela Petitti omincia con una domanda l’editoriale scritto dal beato Luigi Novarese, all’inizio del sesto anno di pubblicazione della rivista L’Ancora nell’Unità di Salute (AUS). Siamo a gennaio del 1984, l’ultimo anno di vita del beato Novarese. La frase citata nel titolo fa riferimento alla sua riflessione sulle prospettive incerte del suo tempo. Il suo scritto mette dapprima in evidenza la necessità che ogni persona ha di avere delle certezze affidabili, una solidità garantita, che riguarda sia la vita materiale che quella spirituale: “L’uomo ha bisogno di sicurezze: nel suo camminare fisico (se un piano è traballante chi si avventura?) e, specialmente, nel suo cammino di vita fra gli uomini, verso la propria meta”. Questo bisogno di sicurezza è, tuttavia, messo alla prova e confrontato da una serie di incertezze: “l’insicurezza della pace fra i popoli, minacciata da una crescente spirale di conflitti, di armamenti nucleari, di tensioni internazionali; l’insicurezza sociale causata dalla violenza, dai sequestri, dai furti, dalla disoccupazione, dallo spaccio sempre crescente della droga C che fa strage della gioventù, dalla delinquenza organizzata; l’insicurezza della famiglia, che si va sempre più disgregando a causa del dilagare dell’infedeltà, delle separazioni e del divorzio che procurano irreparabili traumi nell’animo dei figli”. In questa sua descrizione, appare evidente la somiglianza con quello che succede ai nostri giorni, travagliati allo stesso modo, con la differenza notevole, però, che le azioni distruttive e contrarie al Vangelo che l’uomo compie, siano comunque giustificabili, in nome di una soggettività libera e autonoma. Alcuni anni fa, papa Benedetto ci aveva avvertiti sul danno di questa discrepanza: Causa dell’insicurezza sociale è la disoccupazione. “Nella preghiera l’uomo deve imparare che cosa egli possa veramente chiedere a Dio, che cosa sia degno di Dio. Deve liberarsi dalle menzogne segrete con cui inganna se stesso: Dio le scruta, e il confronto con Dio costringe l’uomo a riconoscerle pure lui. Il non riconoscimento della colpa, l’illusione di innocenza non mi giustifica e non mi salva, perché l’intorpidimento della coscienza, l’incapacità di riconoscere il male come tale in me, è colpa mia. L’incontro invece con Dio risveglia la mia coscienza, perché essa non mi fornisca più un’autogiustificazione, non sia più un riflesso di me stesso e dei contemporanei che mi condizionano, ma diventi capacità di ascolto del Bene stesso” (Spe Salvi, n. 32). Arrivando a ciò che più gli sta a cuore, cioè l’esistenza di persone fragili, mons. Novarese denuncia la forte tentazione della “società dei consumi” a emarginare con facilità “gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, i figli delle famiglie disgregate o in via di disgregazione. Ne sono indici significativi: il crescente numero di suicidi fra gli anziani, lo sfruttamento e la delusione degli handicappati che facilmente si aggrappano al miglior offerente, il frequente caos degli ospedali e delle Unità sanitarie locali che grava in ultima analisi sulla condizione dei pazienti, la situazione ancora precaria di tanti ammalati psichici «posti nel territorio» dalla legge 180, la delinquenza minorile e l’aumento continuo del numero dei disadattati tra i figli dei divorziati”. Se ci dovesse venire voglia di sorridere, proviamo a rileggere il rapporto della Caritas: “I ripartenti. Rapporto 2012 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia”. Oppure, tra altri studi, il Rapporto su famiglia e fragilità, a cura del Dipartimento Politiche per la famiglia del Governo Italiano dove si afferma che “il declino della nuzialità, la crescita dell’instabilità coniugale e la dissoluzione matrimoniale assumono dimensioni sempre più importanti e sono entrati a far parte degli eventi della vita quotidiana di molte famiglie e nello specifico di oltre due milioni di italiani. Queste tendenze hanno contribuito a rendere i giovani più insicuri sul futuro del matrimonio, hanno moltiplicato i tipi di famiglia, le famiglie di single, le famiglie nucleari costituite da un solo genitore e le famiglie ricostituite, innescando molte situazioni che possiamo definire di “fragilità familiare”. Inevitabilmente, la riflessione di monsignor Novarese raggiunge la crisi dei valori perché “l’influsso negativo di tutte queste incertezze è tanto più grave nell’animo di ogni singolo individuo quanto maggiore è in esso la crisi dei valori. Quando nel cuore dell’uomo tramontano gli ideali che danno un senso alla vita, la verità, la giustizia, la libertà, la sete del bello, del buono, dell’onesto, del puro, i valori dello spirito, la fede in Dio che è Padre..., allora il buio si fa sommo, tutto diventa un enigma e la persona perde, con il senso della propria dignità, anche la forza di affrontare le difficoltà della vita e di compiere la propria missione”. Quali sono, dunque, le certezze di cui abbiamo bisogno? “Che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza della verità e dell’amore, nella consapevolezza che solo per questa via si trovano le certezze di cui l’uomo, credente o meno, ha assoluto bisogno per dare un senso alla propria vita”. In questo modo, invece di un “piano traballante”, si cammina “su di un terreno sicuro, il terreno che è Cristo e la sua vita in noi”. ■ FOTO STORICA Monsignor Novarese a Lourdes nel 1971 durante il pellegrinaggio di un gruppo americano. Sulla sinistra l’allora segretario del card. John Joseph Wright, Donald William Wuerl, attuale cardinale di Washington. 5 L’ancora 5 2015 informazione UNA PORTA SANTA IN OGNI CHIESA LOCALE Papa Francesco ha ufficialmente indetto l’Anno Santo straordinario della Misericordia che inizierà l’8 dicembre: “Non è il tempo per la distrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale”. di M. Michela Nicolais Un Anno Santo Straordinario, perché “questo è il tempo della misericordia”. “Non è il tempo per la distrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale”. Nell’omelia dei primi vespri, recitati subito dopo la consegna e la lettura della Bolla “Misericordiae Vultus” di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, davanti alla Porta Santa della Basilica di san Pietro il primo Papa latinoamericano della storia ha riassunto così il senso del primo Giubileo, in oltre sette secoli, legato a questo tema. E lo ha fatto proprio alla vigilia della domenica dopo Pasqua, giorno in cui san Giovanni Paolo II, ha istituito la festa della Divina Misericordia. “Misericordiosi come il Padre”, il motto del Giubileo, in sintonia con il motto scelto da papa Francesco per il suo pontificato: “Miserando atque eligendo”. “Nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia”, si legge nella Bolla, perché senza perdono la vita è un “deserto desolato”. “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio!”, l’auspicio di Le colpe nostre sono Francesco che si proietta già molte, ma la misericordia oltre il Giubileo, che inizierà del Signore è infinita. l’8 dicembre 2015, solennità Luigi Novarese dell’Immacolata e 50° anniver- ‘ 6 L’ancora 5 2015 ‘ Dio è carità, e proprio perché è carità Dio è fedele a se stesso, non viene meno nel Suo amore verso la creatura, anche se questa per debolezza Gli volta le spalle. Vaticano, 11 aprile: papa Francesco consegna la Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia sario della chiusura del Concilio Concilio, per concludersi il 20 novembre 2016, festa di Cristo Re. Durante l’Anno Santo, ogni Chiesa locale avrà la sua “Porta della Misericordia”, come Francesco ha ribattezzato la Porta Santa della basilica vaticana. In Quaresima, una task force di “missionari della misericordia”, perché “a tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia”. “Forse per tanto tempo abbiamo dimenticato di indicare e di vivere la via della misericordia”, sottolinea il Papa, che chiede alla Chiesa di non giudicare e non condannare e di riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale. Al centro della Bolla papale, la consegna di “spezzare la barriera di indifferenza”, curando le ferite e aprendo il cuore alle “periferie esistenziali”, e un forte appello ai criminali e ai corrotti: “Vi chiedo di cambiare vita”. “Lasciamoci sorprendere da Dio”, l’invito finale, perché il grande fiume della misericordia “sgorga e scorre senza sosta, non potrà mai esaurirsi”. Nean- che con i mili milioni di pellegrini che tra otto mesi varcheranno, a Roma e nel mondo, le Porte della Misericordia. Tempo favorevole per la Chiesa “Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti”. Dopo l’apertura della Porta Santa della Basilica vaticana, la domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta San- Luigi Novarese ta nelle altre Basiliche Papali. “Nella stessa domenica – si legge nella Bolla – stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una Chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione”. La scelta dell’8 dicembre, spiega il Papa citando san Giovanni XXIII e il beato Paolo VI, è dovuta al fatto che “la Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo” il Concilio. “No” e indifferenza, abitudinarietà e cinismo “In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica”. Ne è convinto il Papa: “In queUsare la misericordia sto Giubileo ancora di più la ed essere diffusori di Chiesa sarà chiamata a curare misericordia: ecco il nostro queste ferite, a lenirle con l’ogrande compito. lio della consolazione, fasciarle Luigi Novarese con la misericordia e curarle ‘ 7 L’ancora 5 2015 ‘ informazione Dio, nella Sua misericordia, continua a seguire la creatura che, libera, segue le proprie scelte, stimolandola con la sua grazia misericordiosa all’infinito. Luigi Novarese con la solidarietà e l’attenzione dovuta”. “Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge”, ammonisce il Papa: “Apriamo i nostri occhi per guardare [...] 2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. [...] «È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza». Le parole di san Tommaso d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono». Dio sar sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è pre presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso. [...] Dalla Misericordiae Vultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della misericordia ti né immortali”. Stesso invito per combattere la corruzione: “Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo. È un male che si annida nei gesti quotiMonsignor Luigi Novarese (25 aprile 1980) diani per estendersi poi negli scandali pubblici. Se non la si combatte apertamente, presto Il metro della miserio tardi rende complici e dicordia non viene lasciato strugge l’esistenza”. “Questo è alla nostra discrezione, “Per il vostro bene, vi chiedo il momento favorevole per camma viene stabilito dal di cambiare vita. Ve lo chiedo biare vita! Questo è il tempo di confronto della miserinel nome del Figlio di Dio che, lasciarsi toccare il cuore”. ■ cordia che Dio ha usato pur combattendo il peccato, con ciascuno di noi e con non ha mai rifiutato nessun la misericordia che noi Il fondamento dell’atpeccatore”. È il forte appello del vogliamo trovare lungo il Papa, rivolto ai criminali e “alle tributo della misericordia nostro pellegrinaggio ter- persone fautrici o complici di sta nel fatto che Dio reno, specialmente alla corruzione”. “La violenza usata è fedele al Suo amore sua conclusione. per ammassare soldi che gron- verso l’uomo. Luigi Novarese dano sangue non rende potenLuigi Novarese ‘ miserie del mondo, le ferite le m di ttanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci d provocati ad ascoltare il loro pro grido gri di aiuto. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di poss indifferenza che spesso regna i dif sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”. ‘ 8 L’ancora 5 2015 informazione UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE La Pasqua con gli ammalati tra tante celebrazioni, testimonianze, emozioni. di Sergio Caprioli E cco. Finalmente arriva il treno sul primo binario della stazione di Rovato (Brescia). Sono le 8.30 di martedì 31 marzo. Inizia così il pellegrinaggio organizzato dai Silenziosi Operai della Croce e dal CVS di Brescia. La novità è che dopo 41 anni, per la prima volta, non si parte dalla stazione di Brescia, ma da quella di Rovato. Tanti nuovi volontari che si mettono all’opera per accogliere i pellegrini, ricevere e far accomodare gli ammalati. Si deve allestire il nostro “Freccia Oro” per Lourdes. Un grande aiuto ci viene offerto dall’Associazione degli Alpini di Rovato e dalle forze dell’ordine locali; poi il saluto di mons. Chiari, arciprete del duomo cittadino. Alle 13.05, con qualche minuto di ritardo, guidate dal presidente del pellegrinaggio, mons. Giuseppe Verrucchi, ve- Il Pellegrinaggio del CVS di Brescia a Lourdes Giunto alla sua 42° edizione, il pellegrinaggio pasquale nasce agli inizi degli anni Settanta da una nuova visione che monsignor Novarese aveva nei confronti dell’ammalato: “A far scoccare la scintilla sono alcuni iscritti al CVS che mettono in discussione i pellegrinaggi tradizionali” – scrive Mauro Anselmo nel nuovo libro Guarire a Lourdes. La via del beato Luigi Novarese, delle Edizioni CVS. Sanno che Novarese insegna agli ammalati un apostolato di tipo nuovo. Prendersi cura di loro vuol dire valorizzarne la spiritualità e renderli consapevoli della propria vocazione. È proprio questo l’impegno che, molto 9 L’ancora 5 2015 A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA informazione nformazione scovo emerito di Cervia-Ravenvia-Ravenna, 553 persone, fra ammalati, assistenti, e pellegrini, egrini, partono perché hanno no appuntamento, alla Grotta rotta di Lourdes, con la Signora. nora. Per vivere con Lei la Pasqua qua 2015. Alle 8.58 di mercoledì dì 1 aprile arriviamo alla stazione zione di Lourdes. In poco tempo mpo sistemiamo tutto, comprese prese le valigie e la pulizia dell treno. A mezzogiorno il personaersonale è in servizio all’Accueil Accueil Notre Dame, dove vengono ngono ospitati gli ammalati.. Mentre il refettorio di ogni ni piano è affollato dai commensali mmensali e dal personale che distribuisce il cibo; nelle stanze le sorelle ed i fratelli verificano che siano arrivati i bagagli e che tutto sia pronto per accogliere gli ammalati. Alle 16.00 c’è la Santa Messa nella chiesa di Santa Bernardetta, per spesso, è difficile portare a termine nei pellegrinaggi consueti. L’ammalato non è soltanto un viaggiatore che viene accompagnato a pregare in un santuario davanti alla statua della Vergine. È molto di più. È un apostolo che accoglie volontariamente la sofferenza sentendosi parte del progetto divino di redenzione del mondo”. Il primo pellegrinaggio pasquale a Lourdes del CVS si svolse nel 1974 e come ogni anno ancora oggi prevede un itinerario molto intenso. Parte da Brescia il martedì che precede la Pasqua e arriva al santuario francese il pomeriggio del giorno dopo. Le celebrazioni iniziano il Giovedì Santo, nella chiesa di Santa Bernadetta con la lavanda dei piedi, e proseguono con la Coena Domini nella Basilica di San Pio X. Il giorno dopo, Venerdì Santo, si svolge la Via Crucis, mentre il sabato è il gior- la presen presentazione del pellegrinaggi legrinaggio alla Madonna. Purtroppo non no possiamo passare alla Grotta Gro perché stanultimando i lavori di no ultima ristrutturazione. Si opta ristruttu dunque per partecipare recita del Santo Roalla rec che viene mandato sario ch in diretta su SAT2000. I veterani del pellegrinagimpiegano il poco gio impi libero rimasto per tempo lib andare ad invitare i nuoperché l’evi alle piscine, pis sperienza sperienz di immergersi nell’acqua nell’acq della fonte è personale e unica. unica Naturalmente abbiamo un gruppo di medici e gru infermieri al seguito che garantiscono e vegliano, giorno e notte, sullo stato di salute di tutti i partecipanti: veri e propri angeli del nostro star bene. no degli ammalati. Dalle 10 della mattina nella Basilica di San Pio X, infatti, è il momento delle testimonianze. “Dopo la veglia pasquale – continua a raccontare Anselmo – è di consuetudine lo spuntino di mezzanotte. All’Accueil si festeggia il trionfo di Cristo crocifisso”. Il clima di gioia si respira anche la domenica nella Messa di Pasqua celebrata nella chiesa di Santa Bernadetta. Due tradizionali appuntamenti con gli ammalati chiudono il pellegrinaggio. Il primo è la Processione Eucaristica che prende il via dall’Esplanade alle 17 e si conclude alle 18. Il secondo è la Processione Mariana notturna, con le fiaccole, dalle 21 alle 22. Il mattino del lunedì di Pasqua si celebra la messa e si prega davanti alla Grotta di Massabielle, prima di dare inizio, nel pomeriggio, al trasferimento di ammalati e fedeli sul treno del ritorno. 10 L’ancora 5 2015 11 L’ancora 5 2015 A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA informazione Iniziamo i giorni del triduo pasquale, partecipando alle funzioni internazionali nella Basilica interrata di San Pio X. I sei sacerdoti che ci accompagnano sono “costretti” ad un proprio e vero tour de force per le confessioni. Nei tre giorni del triduo viviamo anche la partecipazione alla Liturgia Penitenziale, alla Via Crucis sull’Esplanade con gli ammalati, disposti a formare una croce vivente con le loro “inseparabili” carrozzelle, il rosario che dura 24 ore davanti alla Grotta e la condivisione delle esperienze di alcuni partecipanti al pellegrinaggio. Quest’ultimo è un momento toccante e riflessivo, che dà voce al Sabato Santo, giorno del silenzio per la Chiesa e che attualizza la riflessione del vescovo Verrucchi, quando afferma che la Croce è composta da un braccio verticale che collega l’amore di Dio con l’uomo e da quello orizzontale che allarga ed abbraccia tutti gli uomini del mondo con l’amore fraterno. Nelle testimonianze c’è chi fino al giorno prima ha cercato un aereo per ritornare a casa, perché non si sentiva “adeguato”, ma che ora è contento di restare; o una madre che si definisce fortunata ed è colpita da alcuni anni da SLA recatasi a Lourdes per discernere con l’aiuto della Madonna, se sottoporsi alla tracheotomia che le allungherebbe la vita, ma darebbe altro carico ai suoi familiari; e a chi, dopo una vita dissoluta e spensierata, a quarant’anni viene donata la fede che lo spinge a cambiare stile di vita e a donarsi, in ogni momento libero, per ascoltare e alleviare solitudine e sofferenze di vecchi e ammalati. Entusiasmante è la partecipazione del gruppo dei giovani che, pur seguendo un loro piano di attività, sono perfettamente integrati nel pellegrinaggio, divenendo, per tutti, fonte di riflessione, meraviglia e preghiera. Tanti giovani sono presenti, ma non solo con le loro prestanze fisiche, ma anche con la gioia di aver scoperto che possono essere donatori di felicità, di aiuto e di ascolto. L’esperienza di vivere la Pasqua a Lourdes con gli ammalati lascia un segno indelebile nell’intimo di ogni persona: ascoltare, dialogare, servire, ringraziare, sorridere, piangere, pregare... tutte azioni che da questo momento assumono un’importanza diversa ed esaltante per l’esperienza di vita vissuta. Ecco la gioia della missione: tornare nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nei nostri luoghi di lavoro, nelle nostre scuole, con un cuore arricchito di speranza e di felicità per quanto ricevuto dagli altri e per quanto vissuto in quella piccola Grotta, ma che è l’immensa casa di tutti noi, dove la Madre ti accoglie, ti protegge e ti custodisce. ■ 12 L’ancora 5 2015 a cura di Alessandro Anselmo Il Sabato Santo nella Basilica San Pio X parlano gli ammalati. Sono loro i protagonisti più attesi, i testimoni, i personaggi principali della mattinata. Sono loro a vivere giorno per giorno la difficile esperienza che stanno per raccontare. “È il giorno del “nascondimento di Dio” – racconta Mauro Anselmo nel libro “Guarire a Lourdes. La via del beato Luigi Novarese”, delle Edizioni CVS. Il giorno del lutto che il grigiore di questa enorme chiesa sotterranea di audace architettura, una conchiglia in ferro e cemento armato costruita sotto le acque del fiume Gave, inaugurata nel 1958 e capace di contenere ventimila fedeli, riesce a comunicare in tutto il suo significato. Gesù inchiodato al legno sul Golgota. L’abisso inspiegabile del male. Lo scandalo inaudito del dolore innocente. Il grido di Giobbe che trafigge i secoli e interroga il mistero del Dio creatore. Un grido che don Luigi ha fatto proprio per tutta la vita”. Novarese sapeva che cos’era la sofferenza. Non per sentito dire, ma perché ne aveva patito il tormento nella carne e nell’anima durante la giovinezza. Malato di tubercolosi ossea, dato per spacciato dai medici perché a quei tempi non esistevano cure efficaci, sopravvisse alla malattia grazie a una guarigione che i dottori definirono “scientificamente inspiegabile”. E nell’infermità trovò la via. “Coraggio ammalati, fratelli carissimi, guardate al di sopra della vostra stanzetta e al di sopra del confine del vostro letto; la vostra vita non è circoscritta in tali angusti orizzonti. Voi avete delle grandi possibilità. Il mondo, le anime, hanno bisogno di voi” (Novarese, Pensieri). “Ora – prosegue Anselmo –, alle undici di mattina del Sabato Santo, la Basilica di san Pio X ha un altro volto. Una macchia di luce rompe il grigiore della grande conchiglia in cemento. Il pubblico è seduto in platea, i volontari sono accanto alle carrozzelle degli ammalati, le ragazze accordano le chitarre”. 13 L’ancora 5 2015 A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA IL SABATO SANTO NELLA BASILICA SAN PIO X informazione Ai piedi di Maria Quest’anno era il mio quarto pellegrinaggio a Lourdes con mia moglie e le mie due figlie Serena e Sara. Ci siamo ritrovati alla partenza, con altre famiglie che assiduamente frequentano gli incontri del CVS “Gruppo bambini”, a Montichiari (Bs). Negli sguardi di tutti, genitori e bambini, traspariva l’entusiasmo e la voglia di pregare la Vergine Santa per collaborare al piano della salvezza, così come ci indica il carisma del nostro beato, Luigi Novarese. Arrivati a Lourdes tutti i pellegrini, sani e ammalati, hanno avvertito sensazioni straordinarie, intrise di speranza e di una fede genuina che protende verso il cuore sempre aperto di Maria. Maria, ci ha accolto, ci ha cullato e confortati quando sotto la Grotta di Massabielle le abbiamo portato le nostre fatiche, i nostri dolori, le nostre paure e la nostra sofferenza. Abbiamo condiviso, durante i giorni di permanenza, in quel luogo santo, tanta gioia, tanta speranza che ci aiuterà nel nostro vivere quotidiano, anche se segnato da tribolazioni e angosce per i nostri figli, certi che Maria non vuole altro che amore e vita, sempre e per tutti. Il tema del pellegrinaggio è stato “La gioia della missione” e credo che con Maria potremo essere tutti testimoni di gioia e di speranza senza porci tante domande, ma affidandoci a Dio così come ha fatto Lei rispondendo senza esitare “eccomi”. La società in cui viviamo è frenetica, ha fretta, oggi tutto corre velocemente, non abbiamo più il tempo di guardarci negli occhi, di fermarci e di chiederci, veramente, “come stai”? Maria prima di parlare a Bernardetta, si è mostrata per tre giorni, rimanendo in silenzio, lasciando intendere sicuramente che la parola di Dio si comprende bene, solo in quella che monsignor Novarese definiva “la tenda interiore”, dove regna il silenzio. È chiaro a questo punto che Lourdes è stata fondamentale per comprendere che dobbiamo fare delle nostre vite, pur misere, disperate, un dono per gli altri, così come Maria ha offerto la Sua. (Rosario Scotto Di Luzio) È il momento della sorpresa! Il gigantesco uovo di Pasqua, una gioia condivisa tra grandi e piccoli A Lourdes è di scena la sofferenza. C’è il giovane disabile che il caso ha inchiodato alla carrozzella per il resto della vita in seguito a un incidente stradale. C’è Enrico, il ragazzo malato di SLA che si guarda intorno, inquieto, alla ricerca dell’accompagnatore che si è allontanato. C’è la giovane donna, mamma di due gemelle, che ha appena finito l’ennesimo ciclo di chemioterapia. Nel vivere la settimana pasquale a Lourdes, i malati si raccontano. E, con i malati, parlano i medici, gli accompagnatori, i volontari, i sacerdoti. Tante sono le storie, le testimonianze, le esperienze spirituali che commuovono ed entusiasmano. Queste storie sono raccontate nel libro “Guarire a Lourdes”, scritto dal punto di vista degli ammalati. E intende esplorare, come si legge nell’introduzione “il modo con il quale gli ammalati affrontano il dolore alla luce della fede. Come lo pensano e lo vivono. I malati come testimoni del dolore in una società che lo nasconde e lo ignora attraverso i messaggi di una cultura ipocrita diffusa apposta dai media per evitare le domande essenziali della vita”. Nelle parole di questi ammalati, troviamo l’insegnamento di monsignor Novarese. “Se il tuo A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA Esperienza fantastica corpo è immobile, fratello ammalato, il tuo spirito è libero. Il Regno di Dio è dentro di te. Fai di Gesù il tuo maestro interiore, impara a cercarlo e sarà Lui a cambiarti la vita”. “È davanti alla sofferenza – spiega don Armando Aufiero, presidente della Confederazione Internazionale del CVS – che Lourdes ci fa vedere e ci insegna qualcosa di sorprendente: il dolore non ha partita vinta. Può piegare il corpo del malato, ma non ne abbatte lo spirito”. Questo aveva capito il giovane Novarese nella sua dolorosa esperienza della malattia e questo per tutta la vita ha voluto trasmettere agli ammalati. È questa la base dell’insegnamento lasciatoci dal beato Novarese. Il malato non si chiude in se stesso. Non cede all’autocompatimento. Non imprigiona il proprio pensiero fissandolo sul corpo indisposto. Affida la vita al Cristo medico che viene in suo soccorso e accende la speranza che cambia la vita. San Paolo insegna: “Esaminate voi stessi se siete nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete che Gesù Cristo abita in voi?” (2 Cor 13,15). Novarese non accompagnava gli infermi a Lourdes soltanto per farli pregare o intervenire alle cerimonie. Predicava l’affidamento al Cuore Immacolato di Maria. Attivava nei malati una riflessione profonda su se stessi e la malattia, li rendeva capaci di essere apostoli e consolatori. L’ammalato “Buon Samaritano per il fratello sano” è una delle intuizioni più innovative e feconde del suo insegnamento: “Potete diventare apostoli e maestri”, diceva Novarese, “testimoni della gioia di avere scoperto il Signore nella sofferenza. Maestri di speranza nell’insegnare agli altri, ai non ammalati, ad apprezzare il dono della salute e della vita. Voi, proprio voi, con il vostro eroismo e la vostra serenità potete essere un esempio di coraggio e di fede nel Signore”. ■ Questo è stato il mio primo pellegrinaggio a Lourdes: un’esperienza unica, fantastica. Prima di parlare di questi giorni, però, voglio raccontarvi come ci sono arrivato. Innanzitutto dovete sapere che io non mi sono battezzato da piccolo ma in seguito. Circa 4 anni e mezzo fa un mio amico mi chiese di andare ad un’Adorazione Eucaristica nella sua parrocchia. Dopo quel giorno ho cominciato a frequentare saltuariamente le funzioni religiose e a pormi domande sulla fede e Dio. Alcuni mesi dopo decisi di parlare con quel sacerdote e lo stesso anno mi battezzai e feci la Comunione. Da quel momento la mia vita che avevo passato tra la scuola e lo sport aveva acquistato qualcosa di nuovo e bellissimo. Trascorso circa un anno alcuni ragazzi della parrocchia mi convinsero ad andare agli Esercizi spirituali del CVS a Re. Dopo quella prima esperienza, seppur difficoltosa, ho imparato il valore della vita. I ragazzi disabili mi hanno insegnato cose che 10 giorni prima non avrei mai creduto. A quel punto ho potuto realizzare che la mia vita potesse essere utile per gli altri, non mi sono sentito più utile solo a me stesso. Ed è proprio a Re che, tre anni dopo, ho detto il mio “sì” al pellegrinaggio. Sono stati dei giorni magici pieni di fede e comunione. È stato come sentirsi in una grande famiglia che mi ha insegnato tanto. Anche se ci si alzava la mattina alle sei e si andava a dormire a notte fonda non ho mai sentito la stanchezza da dire “non ce la faccio” e non ho mai sentito il desiderio del pranzo o della cena. Quando era l’ora si andava senza troppe chiacchere. Questi due piccoli segni che possono sembrare di pochissimo conto, per me hanno significato tanto perché sono sempre stato uno sfaticato che mangia a tutte le ore. Ringrazio la Madonna per avermi fatto raggiungere questa meta. (Alberto Del Maestro) 15 L’ancora 5 2015 informazione FEDE SAPIENZA CORAGGIO Tra il 9 e il 13 novembre 2015 si terrà a Firenze il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il Convegno affronterà il trapasso culturale e sociale che caratterizza il nostro tempo e che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle persone, sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza personale, familiare e sociale. di Mario Morigi L’uomo nella globalizzazione La radice storica della nostra cultura umanistica risale all’epoca tardomedioevale e rinascimentale. Il Concilio Vaticano II ha piantato germogli cristologici nuovi e interessanti nella Gaudium et Spes. Poi, in questi ultimi cinquant’anni si sono moltiplicate sorprendenti novità e sofferenze. E la consueta tradizione dell’umanesimo appare usurata, opaca, inquinata. Anche dentro le comunità cristiane. È tutto da ripensare. L’emergenza è pressante e la risposta non rimandabile. Oggi per la prima volta nella storia, la Chiesa è guardata, con fiducia o con riserva, da tutti i popoli della terra. La Chiesa scopre differenti figure di umanesimo in ogni continente. Anche in Italia, la Chiesa si muove ormai in un contesto multiculturale, multietnico e multireligioso. Niente smarrimento, ma fede, sapienza e coraggio. Senza rinvii verso nuove elaborazioni umanistiche. La dittatura dell’egoismo? In Cristo abbonda tanta ricchezza per ispirare un nuovo umanesimo, frutto di reinterpretazione creativa per l’uomo. Il vissuto umano di Cristo spande sull’uomo luce inesauribile, iridescente, incantevole. Lui è l’icona dell’uomo, ieri, oggi e per sempre. Puntare fiducia e concentrazione proprio su di Lui. Allo stesso tempo, la nostra Chiesa guarda con attenzione al moltiplicarsi di altri tentativi seri per costruire un umanesimo che dia respiro all’uomo e alla donna di oggi. Non si possono ignorare gravi patologie alienanti, per l’uomo 16 L’ancora 5 2015 oggi. Esempi? L’indifferenza verso settori di umanità condannati al discredito come fossero «scarto». Il culto della falsa eccellenza che volta le spalle ai poveri, ai malati cronici, ai sottodotati, agli schiacciati dalle ingiustizie e dalla miseria. Disumanità e barbarie rigurgitano in base alla dittatura dell’egoismo, a cominciare dal dolce soggiorno prenatale di un bimbo, fino alla tarda età del declino. Un arbitrario diritto presume di legittimare aborto e eutanasia. La famiglia nella sua versione creaturale è ribadita da Gesù. Proprio essa è, o dev’essere, la tutela, la preven- zione opportuna e il sostegno più efficace. Ma anziché baluardo educativo, vediamo come spesso stanno andando le cose. Umanesimo cristocentrico: «minoritario», e qualificato Cristo apre all’uomo su tutti i fronti. Lui apre ad ogni uomo e ad ogni donna. Senza discriminazioni. Lui ha dedicato gran tempo della sua vita di ministero agli «scarti»: guarire ciechi, sordi, storpi, malati. E perfino risuscitare morti. Ha risanato disperanti situazioni del cuore, perdonando il peccato e aprendo nuove primavere alla vita. Caso drammatico: ha liberato uomini e donne dal devastante assalto del demonio. La storia antica e recente lo conferma. Mons. Novarese ci ha speso la vita. Il suo carisma ampiamente trafficato va in questa direzione. Ed è tuttora in espansione nella Chiesa. Prima di lui, altri santi hanno reso attuale la dedizione di Cristo e alimentato la prossimità a ogni uomo. Come papa Francesco, vorrei sognare una Chiesa inebriata di Cristo, inebriata dell’uomo e della donna. La Chiesa si sente mandata, di momento in momento, per la salvezza totale di tutti gli uomini. Prima di una Chiesa che ricorre ai «no», una Chiesa in cui compare il Cristo della vita, dell’amore, che dà dignità ad ogni uomo. Cristo nella Chiesa offre proposte vere, belle, attuali e valide per l’uomo d’oggi. Le comunità cristiane sono in ascolto del Signore, delle sofferenze e delle speranze dell’uomo, oggi. La Chiesa è serva della salvezza di ogni uomo. È consapevole che l’uomo è la via che deve percorrere per essere se stessa lungo la storia tumultuosa e drammatica che tutti percorriamo. Essa rigenera l’uomo nella sua fisionomia umano-divina. “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” Il Convegno di Firenze: una Chiesa che si libera da stanchezze. Si libera da abitudini inveterate e programmi limitati ad una prospettiva miope. Lo Spirito invada la nostra Chiesa, perché, senza toni impositivi, proponga dalla Sorgente-Cristo, destini umani ricchi di rinnovata freschezza, di futuro attraente, come dono atteso per una vita buona, bella, impegnativa, e capace di dare compimento alle esigenze autenticamente umane del cuore. Cristo mai SULLA “TRACCIA” PER FIRENZE Non un «documento», né una lettera pastorale. Ma un testo aperto che vuole stimolare un coinvolgimento diffuso verso il quinto Convegno Ecclesiale Nazionale arrivando per quanto possibile a tutte le realtà delle Chiese locali. Questa è la Traccia di preparazione a Firenze 2015 che ha per titolo il tema dell’evento: «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Il testo può essere scaricato in versione digitale da www.firenze2015.it La proposta è accompagnata nel sito web da materiali di approfondimento come la lettura tematica delle esperienze e testimonianze pervenute. temuto, ma gratifica attraente per tutti! Che neutralizza paure pressanti e violente, corruzione opprimente, che fanno desolante l’immagine dell’uomo e della donna. E della loro reciproca relazione. Da Lui nasce un palpito di ottimismo. Nasceranno anche i bimbi, più di oggi. Svanirà il discorso degli «scarti». ■ informazione IL MESSAGGIO AGLI AMMALATI L’ENIGMA DEL DOLORE Al termine dei lavori del Concilio avvenuto l’8 dicembre 1965, i Padri conciliari hanno lanciato vari messaggi al mondo: ai governanti, agli intellettuali, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai giovani e anche ai poveri e agli ammalati. di Italo Monticelli S offermiamoci a commentare il messaggio ai sofferenti scaturito dal Concilio. Il primo pensiero va al perché della sofferenza. I vescovi parlano con realismo dello sguardo doloroso di tante persone “che cercano invano il perché della sofferenza umana e che domandano ansiosamente quando e da dove verrà il conforto”. Tanti libri si sono scritti sul dolore. Noi stessi abbiamo sentito tante volte le domande dei malati “perché proprio a me”, “perché il Signore mi ha punito”, “che cosa ho fatto di male per meritare questo castigo”. Penso che dobbiamo tutti imparare più che a dare risposte, talvolta impossibili, a stare ac- canto a loro. Dobbiamo imparare a vivere come il samaritano il dono della compassione, cioè di sentirci vicino ai sofferenti, di immedesimarci nella loro condizione senza nessuna pretesa di dare un giudizio o di impartire loro una lezione. Dobbiamo saper allargare il nostro cuore e far penetrare l’amore di Dio. Il messaggio dei vescovi con grande semplicità dice di essere impegnati a far risuonare in loro i gemiti e i pianti dei sofferenti, riconoscendo l’incapacità di togliere il dolore e ammirando tutti coloro che, medici, infermieri e volontari, si sforzano di alleviare il dolore. Dopo questa descrizione della sofferenza, i vescovi dicono di avere una cosa molto importante da dare ai malati: “la fede e l’unione all’uomo dei dolori, al Cristo, Figlio di Dio, messo in croce per i nostri peccati e per la nostra salvezza”. Mi sembra un bellissimo richiamo al mistero di Cristo, espresso così nella Gaudium et spes. “Nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”. E anche: “Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo senso ad ogni uomo”. Come pure: “Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime” (n.22 a,b,f). Con grande delicatezza i vescovi dicono ai malati di tenere fisso lo sguardo a Cristo, con la verità dei fatti, dicendo: “Il Cristo non ha abolito la sofferenza e non ci ha voluto neppure interamente svelare il mistero: l’ha presa su di Lui e ciò è sufficiente perchè ne comprendiamo tutto il prezzo”. I vescovi dicono una cosa più impegnativa. “Con Cristo, se voi lo volete, salvate il mondo.” In queste semplici parole si apre tutto il discorso del dolore salvifico, di cui l’Associazione del Centro Volontari della Sofferenza è impegnata seriamente a farsi promotrice. Tanto cammino è già stato fatto al riguardo, per cui vari documenti della Chiesa, in modo particolare la Christifideles laici, hanno sottolineato l’idea della soggettività del malato nel mondo apostolico. Giovanni Paolo II dice che anche i malati nella vigna del Signore sono degli operai attivi in senso pastorale. Basti per tutto l’espressione che dice di considerare “il malato, il portatore di handicap, il sofferente non semplicemente come termine dell’amore e del servizio della Chiesa, bensì come soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza (n. 54). Nella parte conclusiva del messaggio i vescovi, ribadendo l’utilità dell’azione dei malati e la loro trasparente immagine di Cristo nella società, implicitamente viene sollecitata la comunità cristiana a circondarli di affetto e di amore. “Sappiate che voi non siete soli né separati né abbandonati né inutili: voi siete chiamati da Cristo, voi siete la sua vivente e trasparente immagine”. Queste idee sono richiamate spesso nei documenti concilia- ri, specie nella Lumen Gentium, nella Apostolicam Actuositatem, nella Perfectae Caritatis. Si dice che “con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la Chiesa raccomanda i malati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi” (L.G. 11,c). Questa raccomandazione della Chiesa per i malati è stata poi tradotta nel documento della CEI del 1983 La pastorale della salute nella Chiesa italiana, in vari soggetti che traducono la pastorale dei malati. Il primo e fondamentale soggetto è la comunità cristiana in tutti i suoi membri: “Soggetto primario della pastorale sanitaria è la comunità cristiana [...] Nell’attenzione ai problemi del mondo della salute e nella cura amorevole verso i malati, la comunità ecclesiale è coinvolta in tutte le sue componenti” (n. 23). E vengono elencati: i vescovi, i religiosi, i sacerdoti, i laici, perché sappiano circondare di carità i malati, visitarli, confortarli, praticare la misericordia divina. La conclusione del messaggio è una manifestazione di affetto e di amore. Nel nome di Cristo “il Concilio vi saluta con amore, vi ringrazia, vi assicura l’amicizia e l’assistenza della Chiesa e vi benedice”. ■ Il dolore: caso serio della vita c Riflessioni alla luce della fede R di Italo Monticelli Tutti siamo chiamati a prenderci p cura premurosa e fraterna dei sofferenti, dei malati e dei bisognosi. Alla loro scuola abbiamo molto da imparare: una crescita in umanità e nella fede; una riscoperta dei valori fondamentali della vita; una maggiore apertura verso gli altri; la forza di saper vivere anche situazioni difficili con fiducia e speranza... (dalla Presentazione) ISBN 978-88-8407-224-5 - pp. 48 - € 4,00 19 L’ancora 5 2015 informazione PIO XII e LUIGI NOVARESE Tre candori hanno illuminato la vita del beato Luigi Novarese: l’Eucaristia, Maria e la bianca figura del Papa. In realtà i Pontefici che hanno accompagnato il cammino sacerdotale di Monsignore sono stati splendori luminosi. E non è figura meno luminosa papa Francesco che ha beatificato Luigi Novarese l’11 maggio 2013. di Antonio Giorgini D avvero tutto il secolo XX è stato illuminato da una schiera di Sommi Pontefici che hanno guidato la Chiesa come grandi successori di San Pietro e degni Vicari di Cristo. Pio XII è il primo Papa con il quale il beato Luigi Novarese ha concretamente collaborato: fu chiamato in Segreteria di Stato da Giovanni Battista Montini il quale nel 1940 vide la necessità di una collaborazione di alcuni degni sacerdoti per smistare la grande quantità di corrispondenza che arrivava al Santo Padre. Papa Pio XII riceve in Udienza privata il Direttivo del CVS. Nell’occasione il Santo Padre benedice due rose d’oro che saranno donate alla Madonna di Lourdes Molte erano infatti le famiglie richiedenti interessamento del Papa per militari che non davano notizie alla famiglie nel dilagare della Seconda Guerra mondiale. Fra questi sacerdoti ci fu anche don Luigi Novarese che stava completando gli studi alla Gregoriana come cappellano nella parrocchia dei Santi Patroni in Roma. Don Novarese sentì subito il peso di una grave responsabilità: rispondere a queste famiglie angosciate per la sorte dei loro cari, cercando di interpretare il cuore del Papa che poi firmava le lettere. Il suo delicato e premuroso servizio colpì il vescovo Montini che nel 1942 lo chiamò a lavorare in Segreteria di Stato. Piacque a don Novarese una norma data da Montini a tutti i sacerdoti della Segreteria di Stato: il sabato e la domenica, liberi dal lavoro di ufficio, per dedicarsi al ministero. Novarese vide così l’opportunità di impegnarsi con gli ammalati, come aveva promesso alla Madonna prima della sua miracolosa guarigione. E Montini vide in Monsignore anche il “corriere” adatto per portare ai vescovi che richiedevano “la carità del Papa”, là dove la guerra e i bombardamenti creavano lutti e Il Discorso agli infermi convenuti in Vaticano di Pio XII, lunedì, 7 ottobre 1957, nel cortile Belvedere, fu trasmesso anche dalla Radio Vaticana. Ci piace ricordare le parole iniziali del Sommo Pontefice proprio riferendosi alle grandi possibilità comunicative di questo mezzo di comunicazione. grandi disagi economici. Fu per Novarese anche l’occasione per toccare con mano le difficoltà umane e spirituali dei sacerdoti, non solo di Roma. Nacque così nel cuore di Luigi Novarese l’idea della Lega Sacerdotale Mariana alla quale dette vita il 17 maggio 1943, anniversario della sua miracolosa guarigione (17 maggio 1931). Incominciò intanto a Roma “incontri” con i sacerdoti in difficoltà con obiettivi molto concreti: creare rapporti di fraterna amicizia fra di loro (aiutarsi a vicenda) e aiutarli umanamente e spiritualmente secondo le necessità dei singoli. Terminata la guerra nel 1945, il Santo Padre istituì la Festa del Cuore Immacolato di Maria e don Novarese pensò ad un Convegno sacerdotale sul “Cuore Immacolato di Maria”. Era il secondo obiettivo che gli premeva offrire ai sacerdoti: non solo suscitare l’amicizia e il reciproco sostegno, ma introdurre Maria nella loro vita sull’esempio di Gesù e degli apostoli. Al convegno Pio XII si fece presente con un telegramma nel quale chiedeva ai sacer- doti partecipanti di diffondere la recita del Santo Rosario e la pratica dei primi cinque sabati del mese in riparazione delle offese recate al Cuore Immacolato di Maria. In vista del Giubileo del 1950, Luigi Novarese parlò a mons. Montini di due iniziative importanti: la possibilità di avere dal Santo Padre una breve riflessione settimanale alla Radio Vaticana per gli ammalati (“Il quarto d’ora della serenità”) e di un’Udienza particolare ad un gruppo di ammalati per affidare loro un particolare impegno di preghiera e di offerta della loro sofferenza per il buon esito dell’Anno Santo 1950. Per l’una e l’altra iniziativa Montini suggerì a Novarese un doppia richiesta scritta da sottoporre al Papa. Per “Il quarto d’ora della serenità”, Pio XII parlò direttamente ai gesuiti che dirigevano la Radio Vaticana. Per l’altra, il Santo Padre si mostrò subito disponibile, ma bisognava concordare l’evento con chi aveva in mano l’attività dei malati perché offrissero la disponibilità di carrozzelle e barelle. Nella prima trasmissione del “Quarto d’ora della serenità” (7 ottobre 1949) don Novarese ebbe la gioia di annunziare anche l’iniziativa della particolare Udienza e subito ci fu una risposta entusiasta di molti ammalati. Ma la settimana seguente, nella seconda trasmissione, dovette annunciare la soppressione dell’Udienza “per ragioni tecniche”. Ma il Santo Padre che aveva già preparato il Discorso per tale Udienza fece dire tramite mons. Montini a Novarese che avrebbe per il momento trasformato quel Discorso nel primo Radiomessaggio a tutti gli ammalati del mondo e fissò la data del Messaggio: il 21 novembre 1949, Festa della Presentazione di Maria SS.ma al Tempio. Il Messaggio ebbe una risonanza veramente mondiale e segnò l’inizio di una nuova epoca per gli ammalati nella Chiesa. Le parole essenziali del Discorso del Papa furono le seguenti: “Lo stesso Gesù, esortandovi a portare la vostra croce e a seguirlo, v’invita per ciò stesso, a cooperare con Lui all’opera del- A migliaia di infermi del CVS [...] “Siamo lieti, tuttavia, che le onde della Radio rendano possibile alla Nostra voce di penetrare in ogni casa, passare fra le corsie degli ospedali, sostare accanto a ogni letto, dove i pazienti soffrono e gemono: forse smarriti per la inesplicabilità del loro male, o inquieti perché sembra loro che non tutte le cure necessarie ed utili vengano apprestate; ovvero stanchi per l’attesa di un miglioramento che tarda a venire; forse anche – Dio non voglia – disperati, perché hanno creduto di comprendere che la scienza ha ormai quasi rinunciato nei loro riguardi a ogni tentativo di soccorso, non dando più consigli, non suggerendo più rimedi. A tutti voi rivolgiamo la Nostra parola, porgiamo il Nostro affettuoso saluto. E per contribuire a confortarvi, a sostenervi nelle vostre pene, vi invitiamo a una breve meditazione: in primo luogo su quello che è in voi l’apparenza, e poi su ciò che è invece la consolante realtà [...]”. 21 L’ancora 5 2015 informazione la redenzione. Come il suo Padre celeste ha inviato Lui, così Egli invia voi, e la missione che Egli vi affida, Noi, suo Vicario quaggiù, la confermiamo e la benediciamo”. Ecco pertanto i due passi importanti: 1) i malati sono “cooperatori con Cristo dell’opera della redenzione” - 2) i malati nella Chiesa hanno una “missione”. Proprie le due idee fondamentali del “carisma” del beato Luigi Novarese. Era la prima volta nella storia della Chiesa che veniva detto dal Papa che gli ammalati hanno una “missione” nella Chiesa, non solo quindi “oggetti di carità”, ma “soggetti di azione”, apostoli e missionari. Molti ammalati sentirono quel Discorso e furono entusiasti. Ad esempio il venerabile Giunio Tinarelli e Maria Nanni si sentirono “apostoli” nella Chiesa. Si trattava dei due obiettivi più importanti della fondazione del beato Novarese. Dopo la Lega Sacerdotale Mariana, aveva già fondato i “Volontari della Sofferenza” (17 maggio 1947): malati che come primo impegno avevano quello di sostenere i loro sacerdoti con la preghiera, l’offerta della sofferenza e il reclutamento di altri ammalati e sofferenti nella loro parrocchia (formare un “Gruppo”). E quando Pio XII, il 1° novembre 1950, in piazza San Pietro definì il dogma di “Maria SS. Assunta in Cielo in anima e corpo” (definizione che il beato Novarese aveva sostenuto con una grande petizione al Papa – dal clero, dagli ordini religiosi, dai seminari... – perché accelerasse questo evento), il beato Novarese ebbe l’idea di fondare anche i “Silenziosi Operai della Croce” (sacerdoti e laici, sani e ammalati) perché sostenessero la Chiesa come persone “consacrate”. Nel 1952 promosse due importanti iniziative: il pellegrinaggio a Lourdes dei sacerdoti ammalati e gli Esercizi spirituali per ammalati (novità assoluta) per 7 Ottobre 1957. Grande Udienza con il Santo Padre nel Cortile del Belvedere con il CVS 22 L’ancora 5 2015 le quali desiderò la benedizione del Papa. Il primo corso di Esercizi in assoluto si svolse ad Oropa. Lo precedette un’Udienza particolare a Giunio Tinarelli, un ex-operaio delle Acciaierie di Terni, tutto anchilosato (già “Silenzioso Operaio della Croce”), che a nome del beato Novarese spiegò al Papa, commosso, l’iniziativa degli Esercizi spirituali presso il santuario di Oropa (Biella). Durante quel primo corso nacque l’idea della grande Casa di Re per gli Esercizi dei malati. Ultima grande iniziativa (già accolta da Pio XII in occasione dell’Anno Santo 1950): la straordinaria Udienza a 7000 malati, provenienti dall’Italia e dal Canton Ticino, che mons. Novarese organizzò in Vaticano nel Cortile del Belvedere il 7 ottobre 1957. Il Papa collaborò ospitando gratuitamente 2000 ammalati a Santa Marta. Il memorabile Discorso che Pio XII, pronunciò per l’occasione, segnò il lancio dell’Opera del beato Novarese. ■ LECTIO inascolto LAMENTI e BENEDIZIONI di Mauro Orsatti La cultura del piagnisteo domina incontrastata. Il lamento sembra diventato lo sport nazionale, alimentato dalla linfa di continue notizie negative di giornali e telegiornali. Gusto macabro, necrofilo. La lancetta del barometro volge continuamente al brutto tempo, quando addirittura non segna tempesta. Avvolti da questa nuvola avvelenata, rischiamo di non essere più capaci di metabolizzare, rimanendo schiacciati sotto il peso di pessimismo e rassegnazione. Non siamo ingenui da non vedere tanti problemi e difficoltà che investono i singoli, la famiglia, le comunità cristiane e intere nazioni. Però, anziché deprimerci o rassegnarci, vogliamo leggere la realtà animati da uno spirito di serenità e perfino di ottimismo, attingendo al mistero pasquale di Cristo che ha vinto la morte e ha fatto trionfare la vita. Ci ha cambiato la vita, ci ha offerto uno stile da apprezzare e imitare. Anche Giobbe, nel suo messaggio di parole e di comportamento, ci regala un sano realismo intriso di coraggioso ottimismo. La frase riportata sopra è un impasto di lamento e di benedizione, caratterizzata nella prima parte dalla cupa Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore (Giobbe 1,21) immagine della nudità e nella seconda parte dalla consolazione della benedizione divina. Con pensiero smaliziato, sereno perché non prigioniero di facili illusioni, Giobbe nasconde sotto il simbolo della nudità la dimensione reale dell’esistenza. Ci ricorda che giovinezza, salute, successo, gloria, denaro e molto altro ancora sono come un abito che indossiamo temporaneamente e che a un certo momento dobbiamo deporre, restando privi di tutto – nudi appunto! – come al momento della nascita. Nulla abbiamo portato con noi all’ingresso della vita, nulla porteremo via al momento del congedo. La frase contiene l’ovvietà delle realtà semplici ed essenziali, eppure sprigiona una carica 27 L’ancora 5 2015 immensa di attualità diventando un inquietante esame di coscienza. Davvero siamo convinti che lasceremo qui tutto? Perché allora affannarci in una pazzesca corsa all’accumulo, all’affermazione di sé, alla cura patologica del corpo nella sua presentazione esteriore? Giobbe non nega il valore di una realtà bella che ci circonda, che abbiamo in buona parte ricevuto in dono e in parte abbiamo contribuito a costruire e per la quale giustamente ci impegniamo ogni giorno. Solamente afferma che tutto è relativo, cioè condizionato, dominato da un perenne “se” o “ma”. La seconda parte recupera in positività quello che la prima sembra aver ridotto in negatività. Non siamo in balia di un inascolto ‘‘ L’importanza del libro di Giobbe è costituita dalla scelta di affrontare problemi profondi, propri di tutto il genere umano e che interessano non credenti e credenti, indipendentemente dalla religione professata. La maggioranza dei ricercatori ritiene che il nucleo centrale del libro sia una leggenda originale in prosa, presumibilmente datataa all’epoca monarchica d’Israele. Per quanto riguarda la data di composizione e l’origine del libro biblico, i saccheggi dei Caldei nel nord dell’Arabia (menzionati in Giobbe 1, 14-17) fanno presupporre come luogo la regione di Temà durante l’occupazione da parte di Nabonido, tra gli anni 552-539 avanti Cristo, in occasione delle lotte per il controllo delle rotte commerciali dell’Arabia . ‘‘ dalla Presentazione di José Maria Castillo del libro “Il dolore fa male (l’amore invece no)”, Roma, Edizioni CVS, 2013. cieco destino, di un misterioso quanto evanescente fato che ci condiziona. Siamo nelle mani di Dio: da Lui prendiamo in dono e a Lui restituiamo in gratitudine o in disponibilità. Gratitudine per il molto bene che ci ha donato sotto forma di vita, di grazia, di amicizie, disponibilità nell’accettare sofferenze e prove che Lui ha permesso, sebbene tante volte opera di altri. La brevissima frase è splendida nella sua concessione. Si comprende come abbia avuto tanta fortuna nella storia, perché espressione di totale rispetto della volontà divina. Giobbe anticipa con altre parole la domanda del Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà”. Con senso di sereno e fiducioso abbandono in Colui che ci è Padre, anche se noi a volte abbiamo la sensazione che sia lontano, o indifferente, o sordo. Non è vero. E Giobbe lo dimostra co l’affermazione finale che è con un una benedizione, una celebrazio zione serena e convinta che Dio è e rimane sempre Padre, anzi, un Padre dal cuore di madre. La co confessione di fede in un Dio miste sterioso è il vertice del pensiero di questo patriarca che, al pari di tutti noi, avrebbe mille motivi per lagnarsi e abbandonarsi allo scoraggiamento. Egli ci insegna ad accogliere tutto dalle mani di Dio, ci regala una vitamina di vita di cui abbiamo immediato e urgente bisogno. Potremo rischiarare il mondo con la luce della speranza, mostrare che Dio è all’opera anche attraverso la nostra fattiva solidarietà, che siamo sereni e fiduciosi anche quando la malattia incalza e la sofferenza tenta di annebbiarci. Restiamo cocciutamente fiduciosi, facendo diventare giaculatorio o nutriente ritornello dei nostri giorni, luminosi e oscuri che siano, il suggerimento di Giobbe: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore! ■ PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E DI GRUPPO 1. Mi considero fondamentalmente un pessimista o un ottimista? Come ho valutato persone e avvenimenti nella settimana appena trascorsa: con il metro umano del lamento o con quello evangelico della speranza, illuminato da una luce superiore? 2. Come reagisco alle numerose – purtroppo vere – notizie negative che mi raggiungono ogni giorno? Mi lascio deprimere? Rimango indifferente? Tento di reagire in qualche modo, con la parola e con l’azione? Posso richiamare qualche reazione positiva? 3. Quanto mi faccio portavoce e altoparlante del bene che vedo nel mondo e negli altri? Ho recentemente gratificato qualcuno, apprezzando il suo intervento o il suo comportamento? Chi in particolare? Comunico, con discrezione e umiltà, le cose belle che mi succedono o che faccio, per diffondere aria ossigenata e profumata, anziché quella infetta del lamento e della negatività? Che cosa mi propongo? 4. Come accetto le disavventure, le contrarietà, gli stati altalenanti della salute fisica? Me la prendo forse con il buon Dio? Che cosa imparo da Giobbe e da tante brave persone che conosco? 28 L’ancora 5 2015 CELEBRAZIONE inascolto APRIRE IL CUORE ALL’AMORE (Preghiera vocazionale) di Giovanna Bettiol Non è dei giovani saper “piantare” e saper attendere e curare i normali sviluppi di ogni seme? Gesù ti ripete: “Sii mio testimone”, testimone di verità, di sacrificio, di figliolanza divina cresciuta ed aumentata fino a raggiungere il disegno che il Padre ha su di Te, fin dall’eternità. Spetta a te dare la tua risposta e la tua cooperazione al Padre, a Dio. (Beato Luigi Novarese, 1982) Celebrante: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Tutti: Amen. Introduzione Celebrante: Dio sceglie Maria come Madre per suo Figlio. La sceglie quando è ancora molto giovane e le affida Gesù, il Cristo. Maria si apre al mondo con un suo progetto di vita: Dio gliene propone un altro, molto diverso. Ella lo accetta senza condizioni, e offre tutta la sua collaborazione e il suo impegno. Anche oggi Maria è modello per tutti noi giovani e adulti che intendiamo portare avanti un ideale, una vita impegnata, ricca di progetti, di speranze. Guida: Imitare Maria non significa dover compiere opere straordinarie, perché vogliamo vedere in Lei una donna che vive tra noi nella semplicità del quotidiano. Inoltre, la figura di Giobbe, nel rapporto con Dio, ci insegna a non cadere in logiche troppo umane. Nella prova Giobbe matura un differente rapporto con Dio, sa accogliere totalmente il suo mistero, nel quale comprendere e vivere il mistero stesso della propria vita. Canto o rit. I momento Guida: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1,21). Lettore 1: Tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Pertanto sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta, che richiede la nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui. (Papa Francesco) Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria... (vengono pregate due decine del Rosario). Canto o rit. 29 L’ancora 5 2015 CELEBRAZIONE inascolto II momento Guida: “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto” (Gb 42,5). Lettore 2: Ecco spiegata la modalità di appartenenza a Dio: attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui. Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. (Papa Francesco) Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria... (vengono pregate due decine del Rosario). Can o rit. Canto Con Conclusione Let Lettore 1: Maria all’annuncio dell’Angelo rimane turbata. La sua vita e i suoi progetti vengono buttati in aria in un mome mento! Dio interviene a “disturbare” la sua quiete e Maria cap capisce che quando si viene toccati dalla potenza di Dio, tut tutto cambia. Nel dire il suo “sì” ella sa che la vita non le ap appartiene più. Le Lettore 2: Giobbe con la sua prova sempre più accolta dalle ma mani di Dio, come una vocazione nel mistero, è colui che accetta di entrare nel mistero di Dio e di. di... restarvi anche quando appare incomprensibile all’uomo, oltre dunque le sciocche pretestuose spiegazioni dei suoi amici. Guida: Siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei nostri cuori per lasciarci raggiungere dall’impulso della grazia contenuto nel seme della Parola, che deve crescere in noi e trasformarsi in servizio concreto al prossimo. Non dobbiamo avere paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione. (Papa Francesco) Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria... (viene pregata l’ultima decina del Rosario). Preghiera della Salve Regina. Celebrante: Ascolta l’invito! Fidati, va incontro alla Vergine Santa con entusiasmo. La Madonna ti attende, ti guarda, ti sorride. Ella vuol fare di te un giovane che viva di ideale, di fede e d’amore, che si doni senza riserve per la salvezza dei fratelli, per far cristianamente fermentare la società in cui vive. Lo Spirito Santo ti illumini, ti guidi, ti sostenga. (Beato Luigi Novarese). Canto finale. 30 L’ancora 5 2015 La rubrica intende offrire preziose testimonianze dei nostri lettori circa le grazie ricevute attraverso l’intercessione del beato Luigi Novarese e dei nostri “seminatori di speranza”: autentici apostoli dei sofferenti, cuori aperti verso Dio e verso i fratelli, anime protese ad evangelizzare il mondo dell’umano patire. indialogo Grazie... SU GRAZIE a cura di Felice Di Giandomenico S. Anna di Barbianello, 26 luglio 1985 Reverenda M. Generale Myriam, sono una semplice mamma e mi chiamo Campanella Angela Segala. Con tanta gioia Le comunico: – Mio marito, Ottorino, è stato male il giorno 3.7.1985; era di sera, dopo le dieci, sicché mia figlia Maria Grazia chiamò il Pronto Soccorso. Una dottoressa visitatolo, poiché aveva dolori forti, gli fece due iniezioni e gli dette una supposta, ordinando, se i dolori non cessavano, di portarlo all’ospedale di Stradella. I dolori non passavano e pregò mia figlia Pia di telefonare per l’autoambulanza. Così si fece. g – Mi rivolsi al Signore chiedendo di lasciarcelo ancora con noi. Nello stesso momento (in silen- zio) apparve una luce, fine, bella, serena, e la voce di monsignor Luigi Novarese che già conoscevo e che mi disse di non aver paura; e, da sola, in silenzio, promisi un’offerta di un milione per la Casa “Cuore Immacolato di Maria”, e quella voce e luce scomparve lasciandomi serena. – Il giorno 17 luglio sono andata agli Esercizi presso la Casa “Cuore Immacolato di Maria” che si svolgevano dal 17 al 23 luglio, con il Gruppo di Tortona. – Nell’entrare vidi la sorella Agnese e questa mi disse di raccontare (l’accaduto) a don Tonino e di scriverlo al Centro Volontari della Sofferenza. Io sono già iscritta da tempo e mi trovo bene; e leggo tante notizie a me care. – Mio marito passò tutti gli esami e gli fecero delle flebo. Non trovarono niente fin dal mercoledì (giorno del ricovero). Da lunedì lo hanno mandato a casa, subito. Ora si trova bene, lavora e si trova dai parenti, a Vicenza, nel nostro paese. Io non ho parole per ringraziare monsignor Luigi Novarese che ha pregato il Signore e la Madonna per mio marito. E per noi è un miracolo e sarò riconoscente e mi impegnerò nelle preghiere. Grazie ancora a Lei, Sorella Maggiore io mi sento di pregare per i sacerdoti che sono nei momenti difficili! Sono del 1917 (e questo) è un semplice scritto! La mamma Angela Campanella Segala. Gentili lettori, se volete scriverci: Silenziosi Operai della Croce Direzione Generale Via di Monte del Gallo 105 - 00163 Roma [email protected] I bambini portano le rose a mons. Luigi Novarese. (Roma, Aula Paolo VI, Udienza con papa Francesco, 17 maggio 2014) 3311 L’’ancora 5 2015 L indialogo PASQUA A GERUSALEMME È stata un’esperienza unica e indimenticabile! Un’opportunità realizzata! di Livio Ambrosino I nsieme a don Janusz Malski, Moderatore generale dei Silenziosi Operai della Croce, abbiamo visitato la Terra Santa e incontrato la Comunità “Mater Misericordie” di Gerusalemme. Il viaggio ha preso il via da Nazareth il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria: un momento davvero speciale per i cristiani che vivono lì! Abbiamo avuto ospitalità da Abuna Youssef (SOdC di vita in famiglia) nella canonica della chiesa di rito maronita che ci ha accompa- gnati in tanti luoghi importanti per la nostra fede cristiana: sul lago di Tiberiade e al monte delle Beatitudini. A Nazareth abbiamo incontrato i piccoli fratelli di Gesù nel luogo dove Charles de Foucauld ha vissuto per tre anni da eremita presso le suore Clarisse. Abbiamo visitato il centro dell’Opera don Guanella e incontrato i responsabili che ci hanno accompagnato nelle sale dove sono accolti 32 L’ancora 5 2015 e curati ogni giorno più di 150 giovani e giovanissimi disabili. La maggioranza sono arabi musulmani con la presenza di una piccola percentuale di cristiani. A Nazareth e nella Galilea si respira un’aria di discreta convivenza tra musulmani ed ebrei, anche perché abitano in villaggi differenti e hanno meno occasioni di contatto reciproco. I cristiani anche delle differenti confessioni sono una piccola minoranza che continua a scendere di numero. A Nazareth abbiamo conosciuto una famiglia cristiana che negli anni scorsi è stata in visita alla Casa “Regina Decor Carmeli” di Rocca Priora (Roma) e aveva pregato mons. Luigi Novarese per riuscire ad avere un bambino. Quando ci siamo incontrati con i genitori c’era anche una bella bimba di nome Maria! Prima della Settimana Santa siamo saliti a Gerusalemme: da qualsiasi parte si arrivi qui si “sale sempre a Gerusalemme”. Il paesaggio non è cambiato molto e le colline di roccia bianca e gli ulivi ci hanno sempre accompagnato nel viaggio. A cambiare è stata l’atmosfera e l’atteggiamento delle persone che avevamo intorno. A Gerusalemme, arabi e israeliani, musulmani ed ebrei devono stare molto più a contatto tra loro. Tutta la storia di Israele, dal dopoguerra a oggi, ha avuto a Gerusalemme gli effetti più strazianti. Dalla Casa “Mater Misericordiae” sul monte degli ulivi possiamo vedere il muro che è stato costruito per isolare i territori palestinesi da quelli israeliani ed impedire il passaggio incontrollato delle persone sul territorio. Ma noi siamo arrivati per celebrare la Santa Pasqua e ci siamo subito trovati immersi nella folla della Domenica delle Palme degli ortodossi. Partendo dal Monte degli ulivi e radunati attorno alla piccola chiesetta di Betfage, un fiume di gente con lunghe foglie di palma e rami d’ulivo è disceso per la ripida strada che porta alla città vecchia. Ad aprire la processione, un gran numero di bande musicali di giovani delle parrocchie della zona. Tamburi e cornamuse che hanno dato alla manifestazione un sapore di festa e di allegria. Anche le famiglie musulmane che abitano e che sono la maggioranza in quella parte della città si sono sistemate ai lati della strada per assistere al passaggio dei cristiani. La processione scende dal Monte degli ulivi, attraversa i cimiteri ebrei, sfiora la basilica del Getsemani e sale alla città vecchia 33 L’ancora 5 2015 entrando per la Porta di Santo Stefano o Porta dei Leoni. La marea di gente che partecipa alla processione viene accolta nel cortile della Chiesa di sant’Anna dove si trovano anche i resti della piscina di Betzaetà. Questo è il luogo dove Gesù ha guarito il paralitico (Gv 5,1-9). Questo è stato l’inizio di un’intensa settimana di preghiera e di pellegrinaggio sui luoghi dove Gesù ha compiuto l’opera della redenzione dell’umanità! Siamo stati al Gallicantu dove Gesù venne imprigionato e Pietro non ebbe il coraggio di dirsi suo discepolo. Poi, alla Chiesa della flagellazione dove Gesù fu condannato a morte e abbiamo percorso la Via dolorosa seguendo le stazioni della sua Via Crucis verso il Calvario. Don Janusz Malski e don Johonny Freire hanno concelebrato al Santo Sepolcro nei giorni del triduo pasquale, proprio nel luogo dove si è compiuto il mistero della crocifissione, morte e resurrezione di Cristo Figlio di Dio che ha vinto la morte e ci ha aperto la possibilità della vita eterna. ■ indialogo CHIESA IN USCITA Inizia il tempo degli Esercizi spirituali. Nelle Case di Re (Vb), Valleluogo (Av), Fatima (Portogallo) e Głogów (Polonia) tutto è pronto per accogliere i partecipanti in un clima di raccoglimento e preghiera. Riportiamo, di seguito, la presentazione del sussidio-guida preparato per vivere questa esperienza di rinnovamento interiore e di gioia evangelica. Casa “Cuore Immacolato di Maria” a Re di Janusz Malski S ant’Ignazio di Loyola, nella prima annotazione riportata nel suo libretto “Esercizi spirituali”, chiariva che, con tale termine, «si intende ogni forma di esame di coscienza, di meditazione, di contemplazione, di preghiera vocale e mentale, e di altre attività spirituali [...]. Infatti, come il passeggiare, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano Esercizi spirituali i diversi modi di preparare e disporre l’anima a liberarsi da tutte le affezioni disordinate e, dopo averle eliminate, a cercare e trovare la volontà di Dio nell’organizzazione della propria vita in ordine alla salvezza dell’anima». Il tempo che ogni credente dedica ai suoi Esercizi, è un tempo prezioso, un tempo in cui entrare in sintonia con Dio, in cui dialogare con Lui, in cui energizzare la propria anima attraverso il silenzio e l’ascolto attento e consapevole della Parola. Gli Esercizi spirituali rappresentano un’esperienza tutta da vivere, una preziosa occasione per predisporre il cuore a quella gioia che scaturisce dal Vangelo e che stimola ad essere condivisa e vissuta insieme con gli altri. Vivere “la gioia del Vangelo”, come insegna papa Francesco, significa anche nutrire quell’aspetto di missionarietà che dovrebbe caratterizzare ogni credente. L’apostolato, il consentire a tutta la Chiesa di uscire allo scoperto e divenire “missionaria”, raggiungendo quelle “periferie esistenziali” che hanno bisogno della “luce del Vangelo” diventano obiettivi che ogni discepolo di Cristo Gesù deve perseguire ma, per fare ciò, è necessario aver un cuore pacificato, misericordioso, un cuore che osi prendere delle iniziative coraggiose rispetto alle sfide che il mondo contemporaneo lancia alla dimensione spirituale di ciascuno di noi. 34 L’ancora 5 2015 Gli Esercizi spirituali ci consentono anche di riordinare e rinnovare il nostro mondo interiore, troppo spesso condizionato dai “fatti della vita” che, non di rado, tingono di nero la quotidianità, lasciando annaspare la speranza a favore di un senso di rassegnazione che rischia di allontanarci dalla gioia evangelica e, di conseguenza, dalla gioia dell’evangelizzazione. Attraverso gli Esercizi spirituali possiamo coltivare una crescente e vigile consapevolezza nei confronti del nostro rinnovamento personale che, ovviamente, esige un amore autentico nei confronti di noi stessi e degli altri. Il silenzio e la preghiera nel tempo degli Esercizi, tem possono aiutarci a pos comprendere che la com vera pace è una disposizione del cuore, spo un “sentire” dentro di sé quella spinta a propagare la luce del pro Vangelo illuminando Van La copertina del Sussidio per gli Esercizi spirituali Santuario “Maria Salus Infirmorum” di Valleluogo (Av) Centro “Francisco e Giacinta Marto” di Fatima (Portogallo) Casa “Giovanni Paolo II” a Glogow (Polonia) quelle porzioni di umanità tà dove prevale il disagio e la sofferenza. Molto bella è l’espressione di papa Francesco riguardo agli evangelizzatori che hanno “odore di pecora”, un odore che viene riconosciuto e predispone all’ascolto. Nel tempo degli Esercizi, chiediamo al Signore di saper accarezzare lo spirito di chi è sottoposto alla prova, umanizzando ed evangelizzando tutto ciò che ci circonda a tutti i livelli; affidiamo umilmente alla Divina grazia la nostra maturazione, fiduciosi di non essere soli ad affrontare la forza del male. Nel Vangelo è scritto: “Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza” (Lc 8,15). Ecco la “Chiesa in uscita”. Tramite la perseveranza, unita all’entusiasmo, si devono fortificare le radici per far conoscere, a tutti coloro che lo desiderano, la reale essenza della Buona Novella infondendo serenità e viva speranza nei cuori di chi è costretto ad affrontare il dolore e a transitare incerto nelle notti della vita. Il beato Luigi Novarese nel “Cammino dell’anima” a proposito del rinnovamento affermava che “il vero rinnovamento interiore, personale, è quello che ci porta a vivere con sincerità la legge eterna, che Dio ha stampato con lettere indelebili 35 L’ancora 5 2015 nel cuore di ogni uomo”. Rinnovarsi personalmente significa mettersi “dinanzi al Cristo perché Lui solo ha parole di vita eterna; innestarci con Lui con la fede e con il Battesimo per essere partecipi della Sua vita divina”. Ecco allora il senso autentico degli Esercizi: saggiare l’intima essenza del silenzio interiore; essere convinti che il nostro seguire Cristo per le strade del mondo significa innanzitutto portare pace e gioia nei cuori dei nostri fratelli; tenere lontano dai nostri cuori l’avidità, la superbia, la presunzione lasciando respirare l’amore che è in noi; discernere ciò che è bene da ciò che è male, senza essere condizionati da niente e da nessuno. ■ Re (Vb). Momenti di condivisione durante i corsi di Esercizi spirituali indialogo SUCCEDEVA DUE ANNI FA... dalla Redazione S ono passati due anni dalla beatificazione di monsignor Luigi Novarese. Eppure scorrono ancora davanti agli occhi le immagini di quell’11 maggio 2013 fissato nella memoria di ogni aderen- DVD DA NON PERDERE! Un uomo avanti (SECONDA EDIZIONE) Un documentario sulla vita del beato Luigi Novarese a partire dai luoghi in cui è vissuto e ha realizzato la sua Opera. € 13 te alle Associazioni da lui fondate. Ore 10,50. “Pochi secondi destinati a restare scolpiti nella memoria della marea di fedeli che riempie le cinque navate della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura a Roma – racconta il biografo di Monsignore, Mauro Anselmo, nell’articolo uscito sul numero dell’Ancora di maggio 2013. Viene scoperto il ritratto di Luigi Novarese, l’apostolo dei malati. Un caloroso applauso si espande fra le ottanta colonne, sfiora i ritratti dei Papi, i mosaici, i trentasei affreschi che narrano la vita di San Paolo, le architetture potenti”. Subito dopo riecheggiano in una Basilica ammutolita le parole del cardinale Tarcisio Bertone, in quel periodo Segretario di Stato Vaticano: “Concediamo che il Venerabile Servo di Dio Luigi Novarese, d’ora in poi sia chiamato Beato e che si possa celebrare la sua festa ogni anno il 20 luglio, giorno in cui è nato al Cielo”. Un momento che il popolo dei fe- deli aspettava da tempo. Quanti erano i presenti nella Basilica? Cinquemila, o seimila? Forse anche di più. Impossibile contarli, ma una cosa è certa: “In questo 11 maggio 2013 – prosegue Anselmo – le associazioni fondate da Novarese hanno saputo dare testimonianza di una spiritualità che sul tema del dolore, il più rimosso dalla rappresentazione della realtà data oggi dai mass media, sa rendersi capace di far riflettere le menti e infiammare i cuori”. Il giorno dopo, durante la Messa per la canonizzazione dei martiri di Otranto, in una piazza San Pietro gremita, papa Francesco ha detto: “Sono lieto poi di ricordare che ieri, a Roma, è stato proclamato Beato il sacerdote Luigi Novarese, fondatore del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce. Mi unisco al rendimento di grazie per questo prete esemplare, che ha saputo rinnovare la pastorale dei malati rendendoli soggetti attivi nella Chiesa”. ■ È possibile richiedere i DVD, contattando le Festa della beatificazione Due dvd con le riprese integrali della Celebrazione Eucaristica della Beatificazione nonché i vari momenti della giornata. € 13 Novarese Beato IL FILM C’eravamo anche noi Novarese raccontato dagli ammalati e da altri testimoni in un filmato straordinario. € 13 Edizioni Centro Volontari della Sofferenza Via di Monte del Gallo 105 00163 Roma Tel. 06 39674243 [email protected] www.luiginovarese.org indialogo L’ANGOSCIA DEL CONFRONTO Gli esseri umani sono bravi nello stare a guardare gli altri con invidia e, chissà perché, lo sguardo cade sempre su coloro che, almeno apparentemente, stanno meglio di noi. di Mara Strazzacappa F acciamo confronti che ci umiliano, ci fanno sentire inferiori, più sfortunati, più tartassati dalla vita e questo aumenta le nostre sofferenze. È il sentimento che ci fa dire: “Perché proprio a me?”, come se il non essere meritevoli di condanna dovrebbe essere nella vita garanzia di salute e benessere. Infatti, se anche quando siamo in salute facciamo confronti e siamo tentati di provare invidia per coloro che ci sembra stiano meglio di noi, tutto questo viene amplificato quando la situazione di svantaggio è evidente ed il confronto con gli altri diventa continuo ricordo della propria diversità, dei propri limiti e delle proprie difficoltà. Il beato Luigi Novarese 38 L’ancora 5 2015 conosceva bene questa situazione della persona sofferente che guarda ai sani come ai privilegiati dell’esistenza ed avverte il proprio limite come una totale ed inaccettabile ingiustizia, ponendolo in una condizione tanto miserevole da poter essere solo il destinatario dell’altrui compassione ricevendo quanto gli necessita per vivere come carità dei sani. Nel 1972, il beato scriveva: “Nel confronto che noi volessimo stabilire tra chi è privo della salute e quindi condizionato e magari precluso anche nelle sue più profonde aspirazioni, e chi, libero di sé, dispone come meglio crede della propria persona, dei propri affetti e del tempo libero, il sofferente può realmente apparire, e può darsi anche che egli stesso si senta, come escluso dalla società, un essere inutile a cui ciò che si dà lo si dà per pura compassione. La corsa al benessere e l’emancipazione da un sano controllo dei propri istinti rendono più penose le condizioni di chi soffre, proprio perché il confronto in questo caso si fa più marcato; da una parte esistono il lecito e l’illecito, dall’altra, invece, mancano spesso perfino i presupposti per una umana e sociale affermazione. Nel primo caso c’è l’emancipazione da qualsiasi legge, nell’altro si stabilisce uno stato di dipendenza dalla buona volontà altrui che spesso avvilisce e rende ancora più pesante la propria condizione”. Il confronto diventa più marcato quando si considera la possi- bilità di smarcarsi dai doveri e dalle Leggi, come se la persona sana possa determinarsi anche nel seguire o meno le norme e le regole, mentre la persona disabile è esclusa dalla società, dipende dalla buona volontà altrui per potersi muovere, per poter vivere ogni iniziativa, per potersi considerare un essere umano. Continua il beato Luigi: “Di fronte all’angoscia del confronto, il sofferente potrebbe anche cadere nella più profonda disperazione o andare alla ricerca di evasioni con il ricorso a compromessi che abbruttiscono ancora di più della malattia stessa e lasciano in lui un vuoto desolato e desolante”. Il risultato ultimo, portato alle estreme conseguenze, di questo confronto, è l’angoscia che nasce dall’avvertire la propria condizione come miserevole e senza speranza. Da qui nasce la disperazione che spinge a scendere ad un abbrutimento dove la persona non ha più dignità, rto figlio di non si riconosce certo Dio e non avverte laa bellezza e opria vita. la ricchezza della propria Così, al posto di una vita piena e enta vuota, realizzata, la vita diventa to portando senza alcun significato esolata per ad una condizione desolata chi la vive in prima persona e desolante per coloro che si trolante anche vano accanto. E desolante per tutti i fratelli chee non riceanti dall’ofvono le grazie derivanti ra di coloro ferta e dalla preghiera alorizzare la che non riescono a valorizzare propria condizione dii sofferenza n universo e sprofondano in un turo. senza luce e senza futuro. Cosa accade, al contrario, quando la persona sofferente si apre alla grazia ed accoglie la luce di Dio nella propria vita? Cosa succede quando smette di considerarsi il più sfortunato, il più miserevole degli uomini ed inizia a vedersi, considerarsi e comportarsi come figlio di quel Dio che ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio a redimere il dolore e la sofferenza di tutta l’umanità? Cosa succede quando si impegna a vivere nella grazia scoprendosi apostolo partecipe della passione di Gesù per gli uomini? Quando tutto questo avviene, le differenze rimangono, le situazioni rimangono diverse, le possibilità non sono le medesime, ma tutto questo viene vissuto, con lo sguardo della fede. Nel 1973 il beato Novarese considerava: “Tra te e loro c’è una vera differenza. Loro sono immersi nelle realtà del tempo e devono, momento per momento, vivere la verità che queste valgono solo e in quanto si innestano in Dio e nella Sua volontà; tu, invece, distaccato dalle apparenze delle realtà terrestri, devi pensa- 3399 L’an L’ aancora ncco orraa 5 2015 201 20 2 01 0 15 re a quelle eterne, e sei condotto dalle circostanze stesse della tua vita, proprio perché la differenza ti spinge a fissare il tuo sguardo nel mondo dello spirito e ti porta a maturare di più la tua fede, a vedere il mondo che fino a ieri ti ha circondato, con uno sguardo diverso, che non è indifferenza, ma coscienza approfondita sui valori veri delle cose di questa terra”. Importante da considerare è che questa modalità di considerare la realtà della persona disabile a confronto con la sana, non annulla le diversità ed i limiti propri di ciascuno in un appiattimento delle caratteristiche proprie. La persona disabile continua a non poter fare cose che sono realtà quotidiana dei sani, ma questo perde ogni sfumatura negativa nel riconoscersi persone chiamate a vivere la propria vita abbandonandosi nelle mani di Dio fissando il proprio sguardo nel mondo dello spirito, pervasi ed invasi dall’amore di Dio. ■ indialogo VINO SOLIDALE... ! Racconto a due voci di un amore che lega i CVS nonostante le distanze dall’Italia... Q Quando nasce un amore non è mai troppo tardi po’ pazza, altre offerte si sono sommate ed è stato possibile sc scende come un bagliore da una stella che guardi contribuire alla crescita del CVS e di stelle nel cuore ce ne sono miliardi colombiano con 3600 euro! quando nasce un amore, un amore. La gioia di dare è più grande di Ed è come un bambino che ha bisogno di cure quella di ricevere! E con gioia devi stargli vicino devi dargli calore il CVS di Vicenza vuole festegpreparargli il cammino il terreno migliore giare con voi questo impegno quando nasce un amore, un amore. divenuto concreto sostegno ad ià... ha ragione Anna Oxa! 1440 bottiglie di ottimo vino di un altro CVS oltreoceano! (CVS Vicenza) Quando nasce un amore è una delle migliori cantine vicencome un bambino! Ha biso- tine! Ma a questo sodalizio d’agno di cure, di calore, ma soprat- more non basta una volta sola! dalla Colombia... tutto ha bisogno di poter avere il E così abbiamo voluto crederci P i i lt Per raggiungere un risultato terreno migliore dove camminare! ancora e abbiamo riprovato! L’amore sbocciato tra il CVS di Altre bottiglie sono state donate! è sempre stato indispensabile percorrere il cammino Vicenza e il CVS colombiano E perciò via a venderle per mari e del sacrificio. vanta qualche anno e qualche per monti! Le bottiglie hanno viag(Simon Bolivar 1783-1830) impresa condivisa! Correva l’an- giato virtualmente lungo il treno no 2010 e sulle pagine di questa che porta i pellegrini a Lourdes una situazione che pervaamata rivista è già stata narrata per la Settimana Santa (con la de la storia e il sangue dei l’impresa folle della vendita di preziosa collaborazione del CVS popoli che abitano le terdi Brescia!), hanno attraversato i confini della Residenza Sanitaria re percorse dal “Libertador”: la Assistenziale per disabili “Firmo sfida di dover sempre camminaTomaso” - Comunità Mamre, di- re lungo sentieri ardui. ventando dono di un volo, hanno La diseguaglianza sociale ed varcato le case di parenti, amici e altri negativi retaggi della stoconoscenti... tutti mossi dal desi- ria remota e recente dei nostri derio di poter essere presenza viva popoli pesano quotidianamenper i fratelli poveri, perché davve- te, soprattutto quando, oltre ai ro vi sia la possibilità di un “ter- problemi comuni, la lotta deve reno migliore” dove camminare e affrontare anche le situazioni proprie della disabilità. dove costruire il futuro! Grazie alla generosità di alcu- Crediamo che uno spirito solini amici e di una laureata un dale e promuovente possa essere di grande aiuto nel percorreEugenio Gasparotto del CVS di Vicenza re questi nostri cammini. G È 40 L’ancora 5 2015 Attività del CVS colombiano In questo CVS d’oltreoceano abbiamo esplicitato nel nome stesso (“Compartiendo”) un atteggiamento di condivisione e corresponsabilità. Il beato Luigi Novarese ha inteso qualificare, nella attitudine di una decisa volontà, il carattere delle sue Associazioni. Essere “volontari” nella crescita personale, maturare nella dignità e nei diritti, nella doverosità di un servizio al bene comune, nella Chiesa e nella società civile. Uniamo pertanto al ringraziamento per l’importante contributo economico, l’impegno a proseguire nella condivisione dei medesimi ideali, offrendo l’esperienza, i traguardi e le fatiche, con cui coniughiamo in queste terre gli aneliti della Confederazione CVS Internazionale. La generosa offerta ricevuta (frutto della vite e del buon vino che ha prodotto) ci permette di investire in differenti ambiti, con un’attenzione promuovente che sia davvero “integrale”. Pensiamo, grazie al contributo offertoci, di acquisire ulteriori strumenti per la riabilitazione fisica e rendere più funzionali i COLOMBIA - BUENAVENTURA Silenciosos Obreros de la Cruz CVS Compartiendo Habilidades Diferentes calle 5 # 5 - 11 Barrio La Pina Madura Buenaventura Valle (Colombia) [email protected] [email protected] luoghi che utilizziamo (da una laurea in Italia è derivato un gazebo per la pianura colombiana di Acacias, che sarà particolarmente utile per incontri e attività all’aperto). In entrambi i CVS colombiani (Compartiendo Habilidades Diferentes a Buenaventura - Compartiendo Dones en Fraternidad ad Acacias) stiamo lavorando per la sede. Migliore ubicazione nel territorio, una offerta più efficace nei servizi alle persone disabili, una maggiore funzionalità degli ambienti per l’attività pastorale 41 L’ancora 5 2015 e formativa, la fisioterapia, la promozione di attività lavorative. Il contributo offertoci dal CVS vicentino ci anima parecchio: è bello sentire la vicinanza e l’aiuto di quanti condividono i medesimi ideali, in differenti Paesi e culture. È come il profumo del mosto, il preludio di un frutto generoso. (CVS Colombia) indialogo TESTIMONI PIEMONTESI Per festeggiare l’apparizione della Beata Vergine del Trompone di Moncrivello, un incontro sul beato Luigi Novarese e san Giovanni Bosco. di Alessandro Anselmo “S iamo qui oggi per celebrare la Beata Vergine che apparve circa Cinquecento anni fa a un’ammalata di Cigliano, guarendola miracolosamente”. Ha esordito così don Janusz Malski, Moderatore Generale dei Silenziosi Operai della Croce, durante la Celebrazione Eucaristica officiata nel Santuario del Trompone di Moncrivello, Vercelli, domenica 12 aprile. Cinque giorni di festa che hanno visto nella giornata di domenica il punto culminante con la partecipazione di centinaia di persone da tutti i paesi vicini. Dopo la Messa, il giornalista Mauro Anselmo, biografo del beato Luigi Novarese, ha tenuto Don Bosco e mamma Margherita a Valdocco Luigi Novarese con mamma Teresa (1926) l’incontro dal titolo “Testimoni di gioia e speranza del territorio piemontese” durante il quale ha messo a confronto due santi sociali piemontesi: il fondatore dei Silenziosi Operai della Croce e San Giovanni Bosco, di cui quest’anno ricorrono i duecento anni dalla nascita. “Entrambi orfani di padre in giovanissima età – ha spiegato Anselmo –, entrambi educati dalle mamme (Margherita Occhiena e Teresa Sassone) all’amore di Dio e alla condivisione di valori forti come il lavoro, l’impegno, il sacrificio. Nella Torino sabauda che a partire dal 1850 si avvia a diventare una città industriale, don Bosco affianca all’Oratorio i primi laboratori di calzoleria, falegnameria e legatoria per i giovani in condizioni disagiate. Nell’Italia del dopoguerra, il 7 ottobre 1954, Novarese inaugura a Re, all’ospizio Barbieri, il primo laboratorio di maglieria per ragazze disabili, richiamando l’attenzione della società sulla necessità di combattere la loro condizione di emarginazione. Nel 1862, quando decide di costruire a Torino la Basilica intitolata a Maria Ausiliatrice, don Bosco scrive nelle “Memorie biografiche” di non avere un soldo e di affidarsi al Signore. Nel 1952, quando Novarese progetta la costruzione della Casa “Cuore Immacolato di Maria” a Re, ha soltanto a disposizione le 9200 lire offerte dagli ammalati e affida il progetto alla Mamma del Signore. Novarese e don Bosco, due uomini di fede che vivono in secoli diversi ma la cui vocazione religiosa spinge a intraprendere imprese simili”. ■ 42 L’ancora 5 2015 Momenti di festa al Santuario del Trompone 43 L’ancora 5 2015 noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOI CVS DI LUGANO (SVIZZERA) FAR RIFIORIRE IL CENTRO Ven Venerdì 20 marzo a Lugano, nell’accogliente casa delle Suore di S. Brigida, si è ttenuto un incontro degli iscritti al Centro Volontari della Sofferenza con il ves vescovo mons. Valerio Lazzeri e con l’assistente del CVS don Gabriele Diener. Il vvescovo ha dedicato tutta la mattina e il pranzo con i partecipanti proprio per pregare con loro nella Celebrazione Eucaristica che ha presieduto. Poi du durante l’ascolto dei partecipanti – i quali hanno espresso alcune difficoltà ch che incontrano nell’attività apostolica – ha dato indicazioni e ribadito il suo sos sostegno. Ne Nel pomeriggio dopo la recita del Santo Rosario l’incontro è continuato con do don Luigi Garosio, Viceresponsabile dei Silenziosi Operai della Croce. Don Gabr briele, l’assistente diocesano, ha rinnovato il suo impegno a favore del CVS, pu puntando soprattutto sulla formazione da compiere a vari livelli, partendo da dai capigruppo. Durante l’omelia il vescovo h ha ribadito che Gesù ha chiesto al Padre di essere liberato dalla sofferenza, ma poi ha accettato il suo disegno, dando significato e valore anche alla sofferenza. Di per sé la sofferenza è una realtà negativa per l’uomo, ma Gesù non l’ha tolta dal mondo, ma l’ha vissuta con amore. CVS PIEMONTE CON MARIA TESTIMONI DI GIOIA E SPERANZA... L’incontro formativo regionale per “Fratelli e Sorelle degli ammalati” svoltosi l’8 marzo alla Cascina Serniola in Casale Monferrato ha rappresentato un’occasione preziosa di riflessione sul carisma apostolico del beato Luigi Novarese. Erano presenti le diocesi di Asti, Casale, Ivrea, Novara, Pinerolo, Torino, Tortona, Vercelli e Vigevano. La gioia dell’incontro con appartenenti a realtà territoriali diverse, volti famigliari e alcuni nuovi, ha dato slancio allo svolgersi della giornata. Il tema dell’incontro “Con Maria testimoni di gioia e speranza a servizio dei Fratelli sofferenti” è stato trattato da don Armando Aufiero che ha elaborato degli spunti di riflessione condivisi nei gruppi di lavoro. È stata sperimentata la bellezza dello stare insieme e un’occasione in più per ricordare il messaggio del beato Novarese: come accostarci all’ammalato, come essere luce (testimoni e speranza) a servizio dei Fratelli sofferenti. Sono state raccontate esperienze d’apostolato e iniziative al servizio dell’ammalato come ad esempio l’accoglienza esti- 44 L’ancora 5 2015 va a cui sono invitati anche volontari non necessariamente iscritti all’Associazione. Queste iniziative rappresentano un valido strumento per coinvolgere giovani che si affacciano e confrontano con il mondo della disabilità. La giornata si è conclusa con l’esposizione da parte dei quattro capigruppo sugli argomenti trattati. (Maurizio Maggiora) IcvsnoicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs CVS MARCHE QUANDO LA SOFFERENZA ENTRA IN UNA FAMIGLIA... Il 28 marzo scorso, vigilia della domenica delle Palme, tutti i CVS delle Marche si sono riuniti, come da tradizione consolidata, a Loreto, per prepararsi a vivere adeguatamente la Settimana Santa e, soprattutto, la Pasqua, giorno del trionfo del Signore Risorto. Circa 300 i partecipanti, radunati fin dal mattino nella nuova grande cripta sottostante la Basilica. Dopo il Rosario, recitato secondo lo schema dell’opuscolo approntato per i Gruppi d’Avanguardia, l’assistente regionale, mons. Ubaldo Speranza, ha rivolto il saluto a nome di tutti a don Armando Aufiero che ha proposto una riflessione sul tema di questa giornata: “La famiglia di fronte alla sofferenza”. Un argomento che è stato scelto perché i CVS delle Marche intendono partecipare al dibattito aperto da papa Francesco proprio sulle problematiche della famiglia e sulle risposte che la Chiesa può e deve dare all’evoluzione della stessa. Risposte che arriveranno con la chiusura del Sinodo ordinario nel prossimo autunno. Don Armando, da parte sua, ha collegato la spiritualità della sofferenza così come delineata dal beato Luigi Novarese e da san Giovanni Paolo II nella Salvifici doloris, con le problematiche che nascono nella famiglia quando c’è una persona gravemente malata, o per le sofferenze che possono insorgere per la morte di una o più persone care, per qualche figlio che si perde per strada, per l’incapacità di mantenere relazioni serene con chi ci vive accanto. Tutti momenti difficili nei quali la sofferenza – inquadrata e vissuta alla luce della Parola – può contribuire senza ombra di dubbio a far crescere verso una fede adulta. Don Armando ha ricordato anche ciò che ha vissuto lo stesso Novarese ed il sostegno ricevuto dalla mamma, vedova, ed anche i dissidi sorti con alcuni fratelli. Momenti difficili, ma superati proprio con quella spiritualità che porta a valorizzare ed evangelizzare il mondo della sofferenza. Ed è questo anche il contributo che tutte le quattro Associazioni dell’Opera del beato Novarese possono dare alla Chiesa universale per il Sinodo sulla Famiglia e le sue future linee guida. Dopo l’intervento di don Aufiero si è sviluppato un bel dibattito fra i presenti, al termine del quale c’è stato il trasferimento all’interno del Palazzo Apostolico dove si è consumato il pasto con fraternità e gioia. Poi il raduno sotto il loggiato, la distribuzione delle palme e, alle 14.45, l’inizio della liturgia con la benedizione delle stesse. Al termine della Santa Messa ha voluto portare il suo saluto il delegato pontificio per Loreto, l’Arcivescovo Giovanni Tonucci che ha messo in parallelo la riflessione del mattino dedicata al dolore nelle famiglie con la presenza dei CVS proprio in quell’ambiente dove è vissuta la Sacra Famiglia. (Romolo Sardellini) 45 L’ancora 5 2015 Dopo la liturgia della Parola e la benedizione delle Palme, in processione verso la Santa Casa. La Celebrazione Eucaristica vespertina e la navata centrale affollata dai CVS delle Marche. Don Armando Aufiero e mons. Ubaldo Speranza durante la benedizione delle Palme. Il Delegato Pontificio per Loreto, l’Arcivescovo mons. Giovanni Tonucci noicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs CVS UMBRIA ALL’INSEGNA DELLA GIOIA! Il 22 marzo si è tenuto a Città di Castello (Pg), presso la casa delle Piccole Ancelle del S. Cuore, il convegno regionale del Centro Volontari della Sofferenza. È stata una giornata ricca di bellissime esperienze fatte di relazioni interpersonali, riflessioni e preghiera. La giornata è cominciata dopo una breve introduzione di don Fabio Radicchi, il sacerdote diocesano incaricato dal vescovo come collabora- CVS CITTÀ DI CASTELLO tore del CVS, con la bella relazione di don Romano Piccinelli, direttore del Centro Studi S. Veronica, sul tema “Desiderio, sponsalità, bellezza, gioia e croce nell’esperienza mistica di S. Veronica Giuliani”. Don Romano ha messo in evidenza come nell’esperienza di Veronica la sofferenza, dapprima cercata nella penitenza, è divenuta poi dono accolto nell’amore. Dopo il pranzo tutti i partecipanti provenienti, oltre che da Città di Castello, da Terni, Todi, Foligno e Perugia si sono spostati presso la Chiesa del Monastero delle Cappuccine per un’ora di Adorazione Eucaristica guidata dalle monache e preceduta dal saluto del vescovo. Nel suo intervento S.E. mons. Cancian ha ribadito l’ineluttabile esistenza del dolore nella vita umana, dolore che riceve il suo significato e diventa fonte di gioia se vissuto guardando il Crocifisso e immergendosi in Lui. Solo la Croce di Cristo dà significato e valore al dolore umano. LA SAPIENZA DEL CUORE L’otto marzo scorso il CVS di Città di Castello (unità pastorali San Pio X - Zoccolanti - S. Lucia) ha promosso, tramite il parroco don Samuele, un interessante incontro svoltosi presso il teatro della parrocchia S. Pio X. In questa occasione è stato proiettato il filmato della vita del beato Luigi Novarese e delle sue numerose opere a favore dei malati (la fondazione di associazioni per i sofferenti, la costruzione di Case di spiritualità, la realizzazione di molte opere di sostegno e di promozione per i disabili). Al filmato è seguita la relazione della dott.ssa Marcella Monicchi, coordinatrice della Consulta delle Aggregazioni Laicali, su “la Sapienza del Cuore” che è stato il tema della Giornata del Malato. La Sapienza del cuore è dono dello Spirito e ci permette di comprendere il significato salvifico della sofferenza vissuta in Cristo e di porci di fronte al fratello che soffre con l’atteggiamento di accoglienza, rispetto e amore che ha avuto Gesù verso i poveri e i malati. La Santa Messa ha concluso questo incontro. Pellegrinaggio a Sotto il Monte Il Centro Volontari della Sofferenza di Bergamo domenica 28 settembre 2014 ha iniziato il suo anno sociale recandosi a Sotto il Monte, per rendere omaggio a San Giovanni XXIII. L’incontro di tutti i Settori del CVS è avvenuto presso la Casa del pellegrino dove sono state svolte varie attività e poi, nella Cappella della Pace, è stata concelebrata la Santa Messa dal parroco di Sotto il Monte, dall’assistente don Daniele Bravo e dall’assistente emerito, il nostro carissimo don Tullio Pelis. Quindi il nutrito gruppo di partecipanti (circa 150) ha partecipato ad una visita guidata al Giardino della Pace. (Rosaria P. CVS Bergamo) LEGA SACERDOTALE MARIANA • SILENZIOSI OPERAI DELLA CROCE 64° Pellegrinaggio a LOURDES Presieduto da Sua Em.za card. Giuseppe Versaldi 5 1 0 2 to s o g a 1 26 luglio - ✂ La gioia della missione Le meditazioni ai sacerdoti saranno tenute dal IN TRENO: cardinale Giuseppe Versaldi da Reggio Calabria, Lamezia, Battipaglia, Napoli, Aversa, Roma Ost., Grosseto, Livorno, Pisa, Massa Centro, La Spezia, Chiavari, Genova Brignole, Savona, Arma di Taggio, Ventimiglia. Le catechesi ai pellegrini saranno proposte dal MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE vescovo Domenico Cancian ✂ Quota di partecipazione (da tutti i luoghi di partenza): ACCUEIL NOTRE DAME (sacerdoti e pellegrini disabili) € 580 • per bambini fino a 2 anni, gratuito • da 2 a 12 anni € 480 HOTEL*** (camere a 2 letti) € 720 • per bambini fino a 2 anni, gratuito • da 2 a 12 anni € 620 La quota comprende: l’iscrizione, il viaggio in treno (in cuccetta di seconda classe con 6 passeggeri); la pensione completa, escluso il vino, dal pranzo di domenica 26 a quello di sabato 1 agosto; i trasferimenti dalla stazione di Lourdes si i l ia agli alloggi e viceversa; il distintivo, il libretto del pellegrinaggio, D ioSi ricorda che il Centro l’assicurazione contro gli infortuni. z i v Supplemento camera singola: € 160 in albergo. er Dialisi UNITÈ D’AUTODIALYSE S PAU NAVARRE dista circa 40 km da Lourdes. Tutti possono usufruirne. Le richieste in merito siano comunicate quanto prima (45 giorni prima della partenza) per la prenotazione e lʼinvio della documentazione necessaria.