Editoriale
Janusz Malski
Moderatore Generale dei SOdC
PERCORSI
DA INTRAPRENDERE
Nel maggio 1952, il beato Luigi Novarese all’Anno Santo della Misericordia indetto da
così scriveva sulla rivista L’Ancora: “Fratello papa Francesco l’11 aprile scorso, alla vigilia
sofferente, se ti senti stanco ed oppresso dal della II domenica di Pasqua (o della Divina
fardello delle tue colpe solleva il tuo spirito: Misericordia).
il mese di maggio è per te. Maria, la Mam- Quindi, sin d’ora, è bene intraprendere un
ma tua celeste, ti viene incontro, fa’ sue le cammino spirituale che contempli due bitue pene e ti presenta a Gesù. La sua grazia è nari: la Vergine Santa, colei la quale “attesta
la tua grazia, perché Essa ti è mamma. Il suo che la misericordia del Figlio di Dio non cocandore immacolato ti ricopre come un man- nosce confini e raggiunge tutti senza escludeto: Essa non vuole che i suoi figli si trovino re nessuno”, e la misericordia infinita di Dio
che si estende su
a disagio dinanzi a
tutti noi.
Lei”.
Come ci ricorda il
Parole che mantenSanto Padre Francegono vivo il senso
sco: “Alla misericorautentico del mese
dia di Dio nulla è
mariano, mese nel
impossibile! Anche
quale ognuno di
i nodi più intricati
noi è invitato a risi sciolgono con la
flettere sulla figura
sua grazia. E Maria,
di Maria e sul suo
che con il suo “sì”
ineffabile amore verha aperto la porta
so tutti i suoi figli.
a Dio per sciogliere
Il mese di maggio
Roma, 11 maggio 2013, San Paolo fuori le Mura.
Luigi
Novarese
è
proclamato
beato.
il nodo dell’antica
ci richiama poi a
quell’importante evento per tutta la nostra disobbedienza, è la madre che con pazienza e
Associazione che è stata la Beatificazione di tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i
Luigi Novarese. Sono trascorsi due anni da nodi della nostra anima con la sua misericorquella solenne cerimonia presso la Basilica di dia di Padre”.
San Paolo fuori le Mura, ma è ancora viva Infine è importante ricordare che, con la Setla gioia che ha accompagnato l’evento in cui timana dell’Amicizia, dal 24 maggio prossici siamo ritrovati in tanti a condividere mo- mo a Re inizieranno gli Esercizi spirituali, un
tempo in cui ritemprare lo spirito e rafforzare
menti spirituali e di allegria.
E spetta a tutti noi mantenere viva quella l’impegno apostolico verso tutti i nostri fragioia, quell’entusiasmo che ha caratterizza- telli sofferenti, pienamente in sintonia con
to tutte le giornate in cui abbiamo pregato, gli insegnamenti e il carisma del beato Luigi
riflettuto, rafforzato in noi la spiritualità e il Novarese.
In questo mese di maggio chiediamo alla
carisma del beato Novarese.
Quest’anno, il mese di maggio deve poter Vergine Santa che ci aiuti e sostenga nel suo
essere occasione per iniziare a prepararci amore infinito. ■
1
L’ancora 5 2015
SOMMARIO
Fondatore: Mons. Luigi Novarese
Direttore responsabile: Filippo Di Giacomo
Legale rappresentante: Giovan Giuseppe Torre
Redazione:
Samar Al Nameh, Mauro Anselmo,
Armando Aufiero, Mara Strazzacappa
Segretario di redazione: Carmine Di Pinto
Progetto grafico e Art direction:
Nevio De Zolt
Hanno collaborato:
Livio Ambrosino, Alessandro Anselmo, Ilaria Barigazzi,
Giovanna Bettiol, Sergio Caprioli,
Felice Di Giandomenico, Alberto Del Maestro,
Letizia Ferraris, Antonio Giorgini, Janusz Malski,
Maurizio Maggiora, Walter Mazzoni, Italo Monticelli,
Mario Morigi, M. Michela Nicolais, Mauro Orsatti,
Angela Petitti, Romolo Sardellini,
Rosario Scotto Di Luzio, Mara Strazzacappa
Maggio
2015
Foto: Agenzia Sir: pp. 6, 7;
Erminio Cruciani: pp. 1, 31, 36, 37, 47; Piotr Spalek: pp. 4, 5;
Roberta Guastamacchia: p. 18; Giovanna Bettiol: p. 30;
Janusz Malski: pp. 32, 33; Viron: pp. 36, 37
Periodico associato
all’Unione Stampa
Periodica Italiana
Tipolitografia Istituto Salesiano Pio XI
Via Umbertide, 11 - 00181 Roma
Tel. 067827819 - [email protected]
Finito di stampare: Aprile 2015
RIVISTA
MENSILE DEL
CENTRO
VOLONTARI
DELLA
SOFFERENZA
L’
Ai sensi dell’art. 13, legge 675/96,
gli abbonati alla rivista potranno esercitare
i relativi diritti, fra cui consultare,
modificare o cancellare i propri dati,
rivolgendovi alla Redazione dell’Ancora
I dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti
vengono utilizzati esclusivamente per l’invio
della pubblicazione e non vengono ceduti
a terzi per alcun motivo
Il materiale inviato non viene restituito
e la pubblicazione degli articoli non prevede
nessuna forma di retribuzione
ANCORA
5
Direzione e amministrazione:
Via dei Bresciani, 2 - 00186 Roma
[email protected]
www.luiginovarese.org
REDAZIONE e UFFICIO ABBONAMENTI:
Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 Roma
Tel. 0639674243 - 0645437764
- Fax 0639637828
[email protected]
www.luiginovarese.org
Pubblicazione iscritta al n°418
del 8/9/1986 nuova serie già registrata
al Tribunale di Roma n°1516 del 19/4/1950
Per ricevere la rivista:
Italia ed estero - Annuale €18,00
C/c p. n° 718007 intestato a
Associazione Silenziosi Operai della Croce Centro Volontari della Sofferenza
Via di Monte del Gallo, 105 - 00165 Roma
Con permissione ecclesiastica
6 9
18 20
23 32
38 40
23 32
38 40
Janusz Malski
una guida che continua
4 Se un piano è traballante, chi si avventura?
6 Una porta santa in ogni Chiesa locale
M. Michela Nicolais
9 Un appuntamento da non perdere
Sergio Caprioli
13 Il Sabato Santo nella Basilica San Pio X
a cura di Alessandro Anselmo
16 Fede, sapienza, coraggio
Mario Morigi
18 L’enigma del dolore
informazione
Angela Petitti
Italo Monticelli
20 Pio XII e Luigi Novarese
Antonio Giorgini
lectio
27 Lamenti e benedizioni
Mauro Orsatti
celebrazione
29 Aprire il cuore all’amore
Giovanna Bettiol
31 Grazie... su Grazie
a cura di Felice Di Giandomenico
32 Pasqua a Gerusalemme
Livio Ambrosino
34 Chiesa in uscita
Janusz Malski
36 Succedeva due anni fa...
dalla Redazione
38 L’angoscia del confronto
Mara Strazzacappa
40 Vino solidale...
42 Testimoni piemontesi
Alessandro Anselmo
44
44
45
46
46
noicvs
Far rifiorire il Centro
Con Maria testimoni di gioia e speranza...
Quando la sofferenza entra in una famiglia...
All’insegna della gioia!
La Sapienza del Cuore
47 Pellegrinaggio a Lourdes
inascolto
l’Ancora dei piccoli
23 Vi raccontiamo Luigi
indialogo
6 9
18 20
editoriale
1 Percorsi da intraprendere
una guida che continua
SE UN PIANO È TRABALLANTE,
CHI SI AVVENTURA?
Mons. Novarese denuncia la forte tentazione della “società dei consumi” a emarginare con facilità
“gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, i figli delle famiglie disgregate o in via di disgregazione”.
di Angela Petitti
omincia con una domanda
l’editoriale scritto dal beato Luigi Novarese, all’inizio
del sesto anno di pubblicazione
della rivista L’Ancora nell’Unità
di Salute (AUS).
Siamo a gennaio del 1984, l’ultimo anno di vita del beato Novarese. La frase citata nel titolo
fa riferimento alla sua riflessione sulle prospettive incerte del
suo tempo. Il suo scritto mette
dapprima in evidenza la necessità che ogni persona ha di avere delle certezze affidabili, una
solidità garantita, che riguarda
sia la vita materiale che quella
spirituale: “L’uomo ha bisogno
di sicurezze: nel suo camminare
fisico (se un piano è traballante chi si avventura?) e, specialmente, nel suo cammino di vita
fra gli uomini, verso la propria
meta”.
Questo bisogno di sicurezza è,
tuttavia, messo alla prova e confrontato da una serie di incertezze: “l’insicurezza della pace
fra i popoli, minacciata da una
crescente spirale di conflitti, di
armamenti nucleari, di tensioni internazionali; l’insicurezza
sociale causata dalla violenza,
dai sequestri, dai furti, dalla
disoccupazione, dallo spaccio
sempre crescente della droga
C
che fa strage della gioventù,
dalla delinquenza organizzata;
l’insicurezza della famiglia, che
si va sempre più disgregando a
causa del dilagare dell’infedeltà,
delle separazioni e del divorzio
che procurano irreparabili traumi nell’animo dei figli”.
In questa sua descrizione, appare evidente la somiglianza con quello che succede ai
nostri giorni, travagliati allo
stesso modo, con la differenza
notevole, però, che le azioni distruttive e contrarie al Vangelo
che l’uomo compie, siano comunque giustificabili, in nome
di una soggettività libera e autonoma. Alcuni anni fa, papa
Benedetto ci aveva avvertiti sul
danno di questa discrepanza:
Causa dell’insicurezza
sociale è
la disoccupazione.
“Nella preghiera l’uomo deve
imparare che cosa egli possa
veramente chiedere a Dio, che
cosa sia degno di Dio. Deve liberarsi dalle menzogne segrete
con cui inganna se stesso: Dio
le scruta, e il confronto con Dio
costringe l’uomo a riconoscerle
pure lui. Il non riconoscimento
della colpa, l’illusione di innocenza non mi giustifica e non
mi salva, perché l’intorpidimento della coscienza, l’incapacità
di riconoscere il male come tale
in me, è colpa mia. L’incontro
invece con Dio risveglia la mia
coscienza, perché essa non mi
fornisca più un’autogiustificazione, non sia più un riflesso
di me stesso e dei contemporanei che mi condizionano, ma
diventi capacità di ascolto del
Bene stesso” (Spe Salvi, n. 32).
Arrivando a ciò che più gli sta a
cuore, cioè l’esistenza di persone fragili, mons. Novarese denuncia la forte tentazione della
“società dei consumi” a emarginare con facilità “gli ammalati,
gli handicappati, gli anziani, i
figli delle famiglie disgregate o
in via di disgregazione. Ne sono
indici significativi: il crescente
numero di suicidi fra gli anziani, lo sfruttamento e la delusione degli handicappati che
facilmente si aggrappano al
miglior offerente, il frequente
caos degli ospedali e delle Unità sanitarie locali che grava in
ultima analisi sulla condizione
dei pazienti, la situazione ancora precaria di tanti ammalati
psichici «posti nel territorio»
dalla legge 180, la delinquenza
minorile e l’aumento continuo
del numero dei disadattati tra
i figli dei divorziati”. Se ci dovesse venire voglia di sorridere,
proviamo a rileggere il rapporto della Caritas: “I ripartenti.
Rapporto 2012 sulla povertà e
l’esclusione sociale in Italia”.
Oppure, tra altri studi, il Rapporto su famiglia e fragilità, a
cura del Dipartimento Politiche
per la famiglia del Governo Italiano dove si afferma che “il
declino della nuzialità, la crescita dell’instabilità coniugale
e la dissoluzione matrimoniale
assumono dimensioni sempre
più importanti e sono entrati a
far parte degli eventi della vita
quotidiana di molte famiglie
e nello specifico di oltre due
milioni di italiani. Queste tendenze hanno contribuito a rendere i giovani più insicuri sul
futuro del matrimonio, hanno
moltiplicato i tipi di famiglia,
le famiglie di single, le famiglie
nucleari costituite da un solo
genitore e le famiglie ricostituite, innescando molte situazioni che possiamo definire di
“fragilità familiare”.
Inevitabilmente, la riflessione di
monsignor Novarese raggiunge la
crisi dei valori perché “l’influsso
negativo di tutte queste incertezze è tanto più grave nell’animo di ogni singolo individuo
quanto maggiore è in esso la
crisi dei valori. Quando nel cuore
dell’uomo tramontano gli ideali
che danno un senso alla vita, la
verità, la giustizia, la libertà, la
sete del bello, del buono, dell’onesto, del puro, i valori dello spirito, la fede in Dio che è Padre...,
allora il buio si fa sommo, tutto
diventa un enigma e la persona
perde, con il senso della propria
dignità, anche la forza di affrontare le difficoltà della vita e di
compiere la propria missione”.
Quali sono, dunque, le certezze
di cui abbiamo bisogno? “Che
ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con
ciascuno, percorrere la strada
della vita, con la potenza della
verità e dell’amore, nella consapevolezza che solo per questa
via si trovano le certezze di cui
l’uomo, credente o meno, ha
assoluto bisogno per dare un
senso alla propria vita”.
In questo modo, invece di un
“piano traballante”, si cammina “su di un terreno sicuro, il
terreno che è Cristo e la sua
vita in noi”. ■
FOTO STORICA
Monsignor Novarese
a Lourdes nel 1971
durante il pellegrinaggio
di un gruppo americano.
Sulla sinistra l’allora
segretario del card.
John Joseph Wright,
Donald William Wuerl,
attuale cardinale
di Washington.
5
L’ancora 5 2015
informazione
UNA PORTA SANTA IN
OGNI CHIESA LOCALE
Papa Francesco ha ufficialmente indetto l’Anno Santo straordinario della Misericordia che inizierà l’8 dicembre: “Non è il tempo per la distrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare in noi la
capacità di guardare all’essenziale”.
di M. Michela Nicolais
Un
Anno Santo Straordinario, perché “questo è
il tempo della misericordia”. “Non è il tempo per la
distrazione, ma per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale”.
Nell’omelia dei primi vespri, recitati subito dopo la consegna
e la lettura della Bolla “Misericordiae Vultus” di indizione
del Giubileo straordinario della
Misericordia, davanti alla Porta
Santa della Basilica di san Pietro il primo Papa latinoamericano della storia ha riassunto così
il senso del primo Giubileo, in
oltre sette secoli, legato a questo tema. E lo ha fatto proprio
alla vigilia della domenica dopo
Pasqua, giorno in cui san Giovanni Paolo II, ha istituito la
festa della Divina Misericordia.
“Misericordiosi come il Padre”,
il motto del Giubileo, in sintonia con il motto scelto da papa
Francesco per il suo pontificato: “Miserando atque eligendo”.
“Nelle nostre parrocchie, nelle
comunità, nelle associazioni
e nei movimenti, dovunque vi
sono dei cristiani, chiunque
deve poter trovare un’oasi di
misericordia”, si legge nella
Bolla, perché senza perdono la
vita è un “deserto desolato”.
“Come desidero che gli anni a
venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni
persona portando la bontà e la
tenerezza di Dio!”, l’auspicio di
Le colpe nostre sono
Francesco che si proietta già
molte, ma la misericordia oltre il Giubileo, che inizierà
del Signore è infinita.
l’8 dicembre 2015, solennità
Luigi Novarese dell’Immacolata e 50° anniver-
‘
6
L’ancora 5 2015
‘
Dio è carità, e proprio perché è carità Dio è fedele a se stesso, non viene
meno nel Suo amore verso la creatura,
anche se questa per debolezza Gli volta
le spalle.
Vaticano, 11 aprile:
papa Francesco
consegna la Bolla
di indizione
del Giubileo
della Misericordia
sario della chiusura del Concilio
Concilio,
per concludersi il 20 novembre
2016, festa di Cristo Re. Durante l’Anno Santo, ogni Chiesa
locale avrà la sua “Porta della
Misericordia”, come Francesco
ha ribattezzato la Porta Santa
della basilica vaticana. In Quaresima, una task force di “missionari della misericordia”, perché “a tutti, credenti e lontani,
possa giungere il balsamo della
misericordia”. “Forse per tanto
tempo abbiamo dimenticato di
indicare e di vivere la via della misericordia”, sottolinea il
Papa, che chiede alla Chiesa di
non giudicare e non condannare
e di riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale.
Al centro della Bolla papale, la
consegna di “spezzare la barriera di indifferenza”, curando
le ferite e aprendo il cuore alle
“periferie esistenziali”, e un
forte appello ai criminali e ai
corrotti: “Vi chiedo di cambiare
vita”. “Lasciamoci sorprendere
da Dio”, l’invito finale, perché il
grande fiume della misericordia
“sgorga e scorre senza sosta,
non potrà mai esaurirsi”. Nean-
che con i mili
milioni di pellegrini
che tra otto mesi varcheranno,
a Roma e nel mondo, le Porte
della Misericordia.
Tempo favorevole per la Chiesa
“Ci sono momenti nei quali in
modo ancora più forte siamo
chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace
dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo
Straordinario della Misericordia
come tempo favorevole per la
Chiesa, perché renda più forte
ed efficace la testimonianza dei
credenti”. Dopo l’apertura della
Porta Santa della Basilica vaticana, la domenica successiva,
la Terza di Avvento, si aprirà
la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San
Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta San-
Luigi Novarese
ta nelle altre Basiliche Papali.
“Nella stessa domenica – si legge nella Bolla – stabilisco che
in ogni Chiesa particolare, nella
Cattedrale che è la Chiesa Madre
per tutti i fedeli, oppure nella
Concattedrale o in una Chiesa di
speciale significato, si apra per
tutto l’Anno Santo una uguale
Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei santuari,
mete di tanti pellegrini, che in
questi luoghi sacri spesso sono
toccati nel cuore dalla grazia e
trovano la via della conversione”. La scelta dell’8 dicembre,
spiega il Papa citando san Giovanni XXIII e il beato Paolo VI,
è dovuta al fatto che “la Chiesa
sente il bisogno di mantenere
vivo” il Concilio.
“No” e indifferenza,
abitudinarietà e cinismo
“In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il
cuore a quanti vivono nelle più
disparate periferie esistenziali,
che spesso il mondo moderno
crea in maniera drammatica”.
Ne è convinto il Papa: “In queUsare la misericordia sto Giubileo ancora di più la
ed essere diffusori di
Chiesa sarà chiamata a curare
misericordia: ecco il nostro queste ferite, a lenirle con l’ogrande compito.
lio della consolazione, fasciarle
Luigi Novarese con la misericordia e curarle
‘
7
L’ancora 5 2015
‘
informazione
Dio, nella Sua misericordia, continua a
seguire la creatura che,
libera, segue le proprie
scelte, stimolandola con
la sua grazia misericordiosa all’infinito.
Luigi Novarese
con la solidarietà e l’attenzione
dovuta”. “Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la
novità, nel cinismo che distrugge”, ammonisce il Papa: “Apriamo i nostri occhi per guardare
[...] 2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero
della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È
condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che
rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo
e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è
la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona
quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel
cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e
l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per
sempre nonostante il limite del nostro peccato. [...]
«È proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo
si manifesta la sua onnipotenza». Le parole di san Tommaso
d’Aquino mostrano quanto la misericordia divina non sia affatto un segno di debolezza, ma piuttosto la qualità dell’onnipotenza di Dio. È per questo che la liturgia, in una delle collette più antiche, fa pregare dicendo: «O Dio che riveli la tua
onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono». Dio
sar
sarà per sempre nella storia dell’umanità come Colui che è
pre
presente, vicino, provvidente, santo e misericordioso. [...]
Dalla Misericordiae Vultus, Bolla di indizione
del Giubileo straordinario della misericordia
ti né immortali”. Stesso invito
per combattere la corruzione:
“Questa piaga putrefatta della
società è un grave peccato che
grida verso il cielo. È un male
che si annida nei gesti quotiMonsignor Luigi Novarese (25 aprile 1980)
diani per estendersi poi negli
scandali pubblici. Se non la si
combatte apertamente, presto
Il metro della miserio tardi rende complici e dicordia non viene lasciato
strugge l’esistenza”. “Questo è
alla nostra discrezione,
“Per il vostro bene, vi chiedo il momento favorevole per camma viene stabilito dal
di cambiare vita. Ve lo chiedo biare vita! Questo è il tempo di
confronto della miserinel nome del Figlio di Dio che, lasciarsi toccare il cuore”. ■
cordia che Dio ha usato
pur combattendo il peccato,
con ciascuno di noi e con non ha mai rifiutato nessun
la misericordia che noi
Il fondamento dell’atpeccatore”. È il forte appello del
vogliamo trovare lungo il Papa, rivolto ai criminali e “alle tributo della misericordia
nostro pellegrinaggio ter- persone fautrici o complici di sta nel fatto che Dio
reno, specialmente alla
corruzione”. “La violenza usata è fedele al Suo amore
sua conclusione.
per ammassare soldi che gron- verso l’uomo.
Luigi Novarese dano sangue non rende potenLuigi Novarese
‘
miserie del mondo, le ferite
le m
di ttanti fratelli e sorelle privati della
dignità, e sentiamoci
d
provocati
ad ascoltare il loro
pro
grido
gri di aiuto. Che il loro grido diventi il nostro e insieme
possiamo
spezzare la barriera di
poss
indifferenza
che spesso regna
i dif
sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo”.
‘
8
L’ancora 5 2015
informazione
UN APPUNTAMENTO
DA NON PERDERE
La Pasqua con gli ammalati tra tante celebrazioni, testimonianze, emozioni.
di Sergio Caprioli
E
cco. Finalmente arriva il treno sul primo
binario della stazione di Rovato (Brescia).
Sono le 8.30 di martedì 31 marzo. Inizia
così il pellegrinaggio organizzato dai Silenziosi
Operai della Croce e dal CVS di Brescia.
La novità è che dopo 41 anni, per la prima volta, non si parte dalla stazione di Brescia, ma
da quella di Rovato. Tanti nuovi volontari che
si mettono all’opera per accogliere i pellegrini,
ricevere e far accomodare gli ammalati. Si deve
allestire il nostro “Freccia Oro” per Lourdes. Un
grande aiuto ci viene offerto dall’Associazione
degli Alpini di Rovato e dalle forze dell’ordine
locali; poi il saluto di mons. Chiari, arciprete
del duomo cittadino. Alle 13.05, con qualche
minuto di ritardo, guidate dal presidente del
pellegrinaggio, mons. Giuseppe Verrucchi, ve-
Il Pellegrinaggio del CVS
di Brescia a Lourdes
Giunto alla sua 42° edizione, il pellegrinaggio pasquale nasce agli inizi degli anni Settanta da una nuova visione che monsignor
Novarese aveva nei confronti dell’ammalato:
“A far scoccare la scintilla sono alcuni iscritti
al CVS che mettono in discussione i pellegrinaggi tradizionali” – scrive Mauro Anselmo
nel nuovo libro Guarire a Lourdes. La via del
beato Luigi Novarese, delle Edizioni CVS.
Sanno che Novarese insegna agli ammalati
un apostolato di tipo nuovo. Prendersi cura
di loro vuol dire valorizzarne la spiritualità e
renderli consapevoli della propria vocazione. È proprio questo l’impegno che, molto
9
L’ancora 5 2015
A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA
informazione
nformazione
scovo emerito di Cervia-Ravenvia-Ravenna, 553 persone, fra ammalati, assistenti, e pellegrini,
egrini,
partono perché hanno
no appuntamento, alla Grotta
rotta di
Lourdes, con la Signora.
nora. Per
vivere con Lei la Pasqua
qua 2015.
Alle 8.58 di mercoledì
dì 1 aprile arriviamo alla stazione
zione di
Lourdes. In poco tempo
mpo sistemiamo tutto, comprese
prese le
valigie e la pulizia dell treno.
A mezzogiorno il personaersonale è in servizio all’Accueil
Accueil
Notre Dame, dove vengono
ngono
ospitati gli ammalati.. Mentre il refettorio di ogni
ni piano è affollato dai commensali
mmensali
e dal personale che distribuisce il cibo; nelle
stanze le sorelle ed i fratelli verificano che siano arrivati i bagagli e che tutto sia pronto per
accogliere gli ammalati. Alle 16.00 c’è la Santa
Messa nella chiesa di Santa Bernardetta, per
spesso, è difficile portare a termine nei pellegrinaggi consueti. L’ammalato non è soltanto un viaggiatore che viene accompagnato
a pregare in un santuario davanti alla statua
della Vergine. È molto di più. È un apostolo
che accoglie volontariamente la sofferenza
sentendosi parte del progetto divino di redenzione del mondo”.
Il primo pellegrinaggio pasquale a Lourdes
del CVS si svolse nel 1974 e come ogni anno
ancora oggi prevede un itinerario molto intenso. Parte da Brescia il martedì che precede la Pasqua e arriva al santuario francese il
pomeriggio del giorno dopo. Le celebrazioni
iniziano il Giovedì Santo, nella chiesa di Santa
Bernadetta con la lavanda dei piedi, e proseguono con la Coena Domini nella Basilica di
San Pio X. Il giorno dopo, Venerdì Santo, si
svolge la Via Crucis, mentre il sabato è il gior-
la presen
presentazione del pellegrinaggi
legrinaggio alla Madonna.
Purtroppo non
no possiamo passare alla Grotta
Gro
perché stanultimando i lavori di
no ultima
ristrutturazione. Si opta
ristruttu
dunque per partecipare
recita del Santo Roalla rec
che viene mandato
sario ch
in diretta su SAT2000. I
veterani del pellegrinagimpiegano il poco
gio impi
libero rimasto per
tempo lib
andare ad invitare i nuoperché l’evi alle piscine,
pis
sperienza
sperienz di immergersi
nell’acqua
nell’acq della fonte è
personale e unica.
unica
Naturalmente abbiamo un gruppo
di medici e
gru
infermieri al seguito che garantiscono e vegliano, giorno e notte, sullo stato di salute di tutti
i partecipanti: veri e propri angeli del nostro
star bene.
no degli ammalati. Dalle 10 della mattina nella
Basilica di San Pio X, infatti, è il momento delle testimonianze. “Dopo la veglia pasquale –
continua a raccontare Anselmo – è di consuetudine lo spuntino di mezzanotte. All’Accueil
si festeggia il trionfo di Cristo crocifisso”.
Il clima di gioia si respira anche la domenica
nella Messa di Pasqua celebrata nella chiesa
di Santa Bernadetta.
Due tradizionali appuntamenti con gli ammalati chiudono il pellegrinaggio. Il primo è
la Processione Eucaristica che prende il via
dall’Esplanade alle 17 e si conclude alle 18. Il
secondo è la Processione Mariana notturna,
con le fiaccole, dalle 21 alle 22. Il mattino del
lunedì di Pasqua si celebra la messa e si prega davanti alla Grotta di Massabielle, prima di
dare inizio, nel pomeriggio, al trasferimento di
ammalati e fedeli sul treno del ritorno.
10
L’ancora 5 2015
11
L’ancora 5 2015
A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA
A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA
informazione
Iniziamo i giorni del triduo pasquale, partecipando alle funzioni internazionali nella Basilica interrata di San Pio X. I sei sacerdoti che ci
accompagnano sono “costretti” ad un proprio
e vero tour de force per le confessioni. Nei tre
giorni del triduo viviamo anche la partecipazione alla Liturgia Penitenziale, alla Via Crucis
sull’Esplanade con gli ammalati, disposti a formare una croce vivente con le loro “inseparabili” carrozzelle, il rosario che dura 24 ore davanti alla Grotta e la condivisione delle esperienze
di alcuni partecipanti al pellegrinaggio.
Quest’ultimo è un momento toccante e riflessivo, che dà voce al Sabato Santo, giorno del
silenzio per la Chiesa e che attualizza la riflessione del vescovo Verrucchi, quando afferma
che la Croce è composta da un braccio verticale
che collega l’amore di Dio con l’uomo e da quello orizzontale che allarga ed abbraccia tutti gli
uomini del mondo con l’amore fraterno.
Nelle testimonianze c’è chi fino al giorno prima ha cercato un aereo per ritornare a casa,
perché non si sentiva “adeguato”, ma che ora
è contento di restare; o una madre che si definisce fortunata ed è colpita da alcuni anni da
SLA recatasi a Lourdes per discernere con l’aiuto della Madonna, se sottoporsi alla tracheotomia che le allungherebbe la vita, ma darebbe
altro carico ai suoi familiari; e a chi, dopo una
vita dissoluta e spensierata, a quarant’anni viene donata la fede che lo spinge a cambiare stile
di vita e a donarsi, in ogni momento libero, per
ascoltare e alleviare solitudine e sofferenze di
vecchi e ammalati.
Entusiasmante è la partecipazione del gruppo
dei giovani che, pur seguendo un loro piano
di attività, sono perfettamente integrati nel
pellegrinaggio, divenendo, per tutti, fonte di
riflessione, meraviglia e preghiera.
Tanti giovani sono presenti, ma non solo con
le loro prestanze fisiche, ma anche con la gioia
di aver scoperto che possono essere donatori di
felicità, di aiuto e di ascolto.
L’esperienza di vivere la Pasqua a Lourdes con
gli ammalati lascia un segno indelebile nell’intimo di ogni persona: ascoltare, dialogare, servire, ringraziare, sorridere, piangere, pregare...
tutte azioni che da questo momento assumono
un’importanza diversa ed esaltante per l’esperienza di vita vissuta.
Ecco la gioia della missione: tornare nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nei nostri
luoghi di lavoro, nelle nostre scuole, con un
cuore arricchito di speranza e di felicità per
quanto ricevuto dagli altri e per quanto vissuto
in quella piccola Grotta, ma che è l’immensa
casa di tutti noi, dove la Madre ti accoglie, ti
protegge e ti custodisce. ■
12
L’ancora 5 2015
a cura di Alessandro Anselmo
Il
Sabato Santo nella Basilica San Pio X parlano gli ammalati. Sono loro i protagonisti
più attesi, i testimoni, i personaggi principali della mattinata. Sono loro a vivere giorno
per giorno la difficile esperienza che stanno
per raccontare. “È il giorno del “nascondimento di Dio” – racconta Mauro Anselmo nel libro
“Guarire a Lourdes. La via del beato Luigi Novarese”, delle Edizioni CVS. Il giorno del lutto che
il grigiore di questa enorme chiesa sotterranea
di audace architettura, una conchiglia in ferro e
cemento armato costruita sotto le acque del fiume Gave, inaugurata nel 1958 e capace di contenere ventimila fedeli, riesce a comunicare in
tutto il suo significato. Gesù inchiodato al legno
sul Golgota. L’abisso inspiegabile del male. Lo
scandalo inaudito del dolore innocente. Il grido
di Giobbe che trafigge i secoli e interroga il mistero del Dio creatore. Un grido che don Luigi ha
fatto proprio per tutta la vita”.
Novarese sapeva che cos’era la sofferenza. Non
per sentito dire, ma perché ne aveva patito il
tormento nella carne e nell’anima durante la
giovinezza. Malato di tubercolosi ossea, dato
per spacciato dai medici perché a quei tempi
non esistevano cure efficaci, sopravvisse alla
malattia grazie a una guarigione che i dottori
definirono “scientificamente inspiegabile”.
E nell’infermità trovò la via. “Coraggio ammalati, fratelli carissimi, guardate al di sopra della
vostra stanzetta e al di sopra del confine del
vostro letto; la vostra vita non è circoscritta in
tali angusti orizzonti. Voi avete delle grandi possibilità. Il mondo, le anime, hanno bisogno di
voi” (Novarese, Pensieri).
“Ora – prosegue Anselmo –, alle undici di mattina del Sabato Santo, la Basilica di san Pio X
ha un altro volto. Una macchia di luce rompe il
grigiore della grande conchiglia in cemento. Il
pubblico è seduto in platea, i volontari sono accanto alle carrozzelle degli ammalati, le ragazze
accordano le chitarre”.
13
L’ancora 5 2015
A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA
IL SABATO SANTO
NELLA BASILICA SAN PIO X
informazione
Ai piedi di Maria
Quest’anno era il mio quarto pellegrinaggio a Lourdes con mia moglie e le mie due figlie Serena e
Sara. Ci siamo ritrovati alla partenza, con altre famiglie che assiduamente frequentano gli incontri
del CVS “Gruppo bambini”, a Montichiari (Bs). Negli sguardi di tutti, genitori e bambini, traspariva
l’entusiasmo e la voglia di pregare la Vergine Santa
per collaborare al piano della salvezza, così come
ci indica il carisma del nostro beato, Luigi Novarese. Arrivati a Lourdes tutti i pellegrini, sani e ammalati, hanno avvertito sensazioni straordinarie, intrise di speranza e di una fede genuina che protende
verso il cuore sempre aperto di Maria.
Maria, ci ha accolto, ci ha cullato e confortati quando sotto la Grotta di Massabielle le abbiamo portato le nostre fatiche, i nostri dolori, le nostre paure e
la nostra sofferenza. Abbiamo condiviso, durante
i giorni di permanenza, in quel luogo santo, tanta
gioia, tanta speranza che ci aiuterà nel nostro vivere quotidiano, anche se segnato da tribolazioni e
angosce per i nostri figli, certi che Maria non vuole
altro che amore e vita, sempre e per tutti.
Il tema del pellegrinaggio è stato “La gioia della
missione” e credo che con Maria potremo essere
tutti testimoni di gioia e di speranza senza porci
tante domande, ma affidandoci a Dio così come
ha fatto Lei rispondendo senza esitare “eccomi”.
La società in cui viviamo è frenetica, ha fretta, oggi
tutto corre velocemente, non abbiamo più il tempo
di guardarci negli occhi, di fermarci e di
chiederci, veramente, “come stai”?
Maria prima di parlare a Bernardetta, si
è mostrata per tre giorni, rimanendo
in silenzio, lasciando intendere sicuramente che la parola di Dio si comprende
bene, solo in quella che monsignor Novarese definiva “la tenda interiore”, dove regna il silenzio. È chiaro a questo punto che
Lourdes è stata fondamentale per comprendere che dobbiamo fare delle nostre
vite, pur misere, disperate, un dono per
gli altri, così come Maria ha offerto la Sua.
(Rosario Scotto Di Luzio)
È il momento della sorpresa!
Il gigantesco uovo di Pasqua,
una gioia condivisa tra grandi e piccoli
A Lourdes è di scena la sofferenza. C’è il giovane disabile che il caso ha inchiodato alla
carrozzella per il resto della vita in seguito
a un incidente stradale. C’è Enrico, il ragazzo
malato di SLA che si guarda intorno, inquieto,
alla ricerca dell’accompagnatore che si è allontanato. C’è la giovane donna, mamma di due
gemelle, che ha appena finito l’ennesimo ciclo
di chemioterapia.
Nel vivere la settimana pasquale a Lourdes, i
malati si raccontano. E, con i malati, parlano
i medici, gli accompagnatori, i volontari, i sacerdoti. Tante sono le storie, le testimonianze,
le esperienze spirituali che commuovono ed
entusiasmano.
Queste storie sono raccontate nel libro “Guarire a Lourdes”, scritto dal punto di vista degli
ammalati. E intende esplorare, come si legge
nell’introduzione “il modo con il quale gli ammalati affrontano il dolore alla luce della fede.
Come lo pensano e lo vivono. I malati come
testimoni del dolore in una società che lo nasconde e lo ignora attraverso i messaggi di una
cultura ipocrita diffusa apposta dai media per
evitare le domande essenziali della vita”.
Nelle parole di questi ammalati, troviamo l’insegnamento di monsignor Novarese. “Se il tuo
A LOURDES CON IL CVS DI BRESCIA
Esperienza fantastica
corpo è immobile, fratello ammalato, il tuo spirito è libero. Il Regno di Dio è dentro di te. Fai di
Gesù il tuo maestro interiore, impara a cercarlo
e sarà Lui a cambiarti la vita”.
“È davanti alla sofferenza – spiega don Armando Aufiero, presidente della Confederazione Internazionale del CVS – che Lourdes ci fa vedere
e ci insegna qualcosa di sorprendente: il dolore
non ha partita vinta. Può piegare il corpo del
malato, ma non ne abbatte lo spirito”.
Questo aveva capito il giovane Novarese nella
sua dolorosa esperienza della malattia e questo per tutta la vita ha voluto trasmettere agli
ammalati. È questa la base dell’insegnamento
lasciatoci dal beato Novarese. Il malato non
si chiude in se stesso. Non cede all’autocompatimento. Non imprigiona il proprio pensiero
fissandolo sul corpo indisposto. Affida la vita
al Cristo medico che viene in suo soccorso e
accende la speranza che cambia la vita. San
Paolo insegna: “Esaminate voi stessi se siete
nella fede, mettetevi alla prova. Non riconoscete
che Gesù Cristo abita in voi?” (2 Cor 13,15).
Novarese non accompagnava gli infermi a
Lourdes soltanto per farli pregare o intervenire
alle cerimonie. Predicava l’affidamento al Cuore
Immacolato di Maria. Attivava nei malati una
riflessione profonda su se stessi e
la malattia, li rendeva capaci di essere apostoli e consolatori.
L’ammalato “Buon Samaritano per il
fratello sano” è una delle intuizioni più innovative e feconde del suo
insegnamento: “Potete diventare
apostoli e maestri”, diceva Novarese, “testimoni della gioia di avere
scoperto il Signore nella sofferenza.
Maestri di speranza nell’insegnare agli altri, ai non ammalati, ad
apprezzare il dono della salute e
della vita. Voi, proprio voi, con il
vostro eroismo e la vostra serenità
potete essere un esempio di coraggio e di fede nel Signore”. ■
Questo è stato il mio primo pellegrinaggio a
Lourdes: un’esperienza unica, fantastica. Prima di parlare di questi giorni, però, voglio raccontarvi come ci sono arrivato. Innanzitutto
dovete sapere che io non mi sono battezzato
da piccolo ma in seguito. Circa 4 anni e mezzo
fa un mio amico mi chiese di andare ad un’Adorazione Eucaristica nella sua parrocchia.
Dopo quel giorno ho cominciato a frequentare
saltuariamente le funzioni religiose e a pormi
domande sulla fede e Dio. Alcuni mesi dopo
decisi di parlare con quel sacerdote e lo stesso anno mi battezzai e feci la Comunione. Da
quel momento la mia vita che avevo passato
tra la scuola e lo sport aveva acquistato qualcosa di nuovo e bellissimo. Trascorso circa un
anno alcuni ragazzi della parrocchia mi convinsero ad andare agli Esercizi spirituali del CVS a Re.
Dopo quella prima esperienza, seppur difficoltosa, ho imparato il valore della vita. I ragazzi disabili mi hanno insegnato cose che 10 giorni prima
non avrei mai creduto.
A quel punto ho potuto realizzare che la mia vita
potesse essere utile per gli altri, non mi sono sentito più utile solo a me stesso. Ed è proprio a Re
che, tre anni dopo, ho detto il mio “sì” al pellegrinaggio. Sono stati dei giorni magici pieni di fede
e comunione. È stato come sentirsi in una grande
famiglia che mi ha insegnato tanto. Anche se ci
si alzava la mattina alle sei e si andava a dormire
a notte fonda non ho mai sentito la stanchezza
da dire “non ce la faccio” e non ho mai sentito il
desiderio del pranzo o della cena. Quando era l’ora si andava senza troppe chiacchere. Questi due
piccoli segni che possono sembrare di pochissimo conto, per me hanno significato tanto perché
sono sempre stato uno sfaticato che mangia a
tutte le ore. Ringrazio la Madonna per avermi fatto raggiungere questa meta. (Alberto Del Maestro)
15
L’ancora 5 2015
informazione
FEDE
SAPIENZA
CORAGGIO
Tra il 9 e il 13 novembre 2015 si terrà a Firenze il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale sul tema
“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il Convegno affronterà il trapasso culturale e sociale che
caratterizza il nostro tempo e che incide sempre più nella mentalità e nel costume delle persone,
sradicando a volte principi e valori fondamentali per l’esistenza personale, familiare e sociale.
di Mario Morigi
L’uomo nella globalizzazione
La radice storica della nostra
cultura umanistica risale all’epoca tardomedioevale e rinascimentale. Il Concilio Vaticano
II ha piantato germogli cristologici nuovi e interessanti nella
Gaudium et Spes. Poi, in questi ultimi cinquant’anni si sono
moltiplicate sorprendenti novità e sofferenze. E la consueta
tradizione dell’umanesimo appare usurata, opaca, inquinata. Anche dentro le comunità
cristiane. È tutto da ripensare.
L’emergenza è pressante e la
risposta non rimandabile. Oggi
per la prima volta nella storia, la
Chiesa è guardata, con fiducia
o con riserva, da tutti i popoli della terra. La Chiesa scopre
differenti figure di umanesimo
in ogni continente. Anche in
Italia, la Chiesa si muove ormai
in un contesto multiculturale,
multietnico e multireligioso.
Niente smarrimento, ma fede,
sapienza e coraggio. Senza rinvii verso nuove elaborazioni
umanistiche.
La dittatura dell’egoismo?
In Cristo abbonda tanta ricchezza per ispirare un nuovo
umanesimo, frutto di reinterpretazione creativa per l’uomo.
Il vissuto umano di Cristo spande sull’uomo luce inesauribile,
iridescente, incantevole. Lui
è l’icona dell’uomo, ieri, oggi
e per sempre. Puntare fiducia
e concentrazione proprio su
di Lui. Allo stesso tempo, la
nostra Chiesa guarda con attenzione al moltiplicarsi di altri tentativi seri per costruire
un umanesimo che dia respiro
all’uomo e alla donna di oggi.
Non si possono ignorare gravi
patologie alienanti, per l’uomo
16
L’ancora 5 2015
oggi. Esempi? L’indifferenza
verso settori di umanità condannati al discredito come fossero «scarto». Il culto della falsa eccellenza che volta le spalle
ai poveri, ai malati cronici, ai
sottodotati, agli schiacciati
dalle ingiustizie e dalla miseria. Disumanità e barbarie rigurgitano in base alla dittatura
dell’egoismo, a cominciare dal
dolce soggiorno prenatale di un
bimbo, fino alla tarda età del
declino. Un arbitrario diritto
presume di legittimare aborto
e eutanasia. La famiglia nella
sua versione creaturale è ribadita da Gesù. Proprio essa è, o
dev’essere, la tutela, la preven-
zione opportuna e il sostegno
più efficace. Ma anziché baluardo educativo, vediamo come
spesso stanno andando le cose.
Umanesimo cristocentrico:
«minoritario», e qualificato
Cristo apre all’uomo su tutti i
fronti. Lui apre ad ogni uomo
e ad ogni donna. Senza discriminazioni. Lui ha dedicato gran
tempo della sua vita di ministero agli «scarti»: guarire ciechi,
sordi, storpi, malati. E perfino
risuscitare morti. Ha risanato
disperanti situazioni del cuore,
perdonando il peccato e aprendo
nuove primavere alla vita. Caso
drammatico: ha liberato uomini
e donne dal devastante assalto
del demonio. La storia antica e
recente lo conferma. Mons. Novarese ci ha speso la vita. Il suo
carisma ampiamente trafficato
va in questa direzione. Ed è tuttora in espansione nella Chiesa.
Prima di lui, altri santi hanno
reso attuale la dedizione di Cristo e alimentato la prossimità
a ogni uomo. Come papa Francesco, vorrei sognare una Chiesa inebriata di Cristo, inebriata dell’uomo e della donna. La
Chiesa si sente mandata, di momento in momento, per la salvezza totale di tutti gli uomini.
Prima di una Chiesa che ricorre
ai «no», una Chiesa in cui compare il Cristo della vita, dell’amore, che dà dignità ad ogni
uomo. Cristo nella Chiesa offre
proposte vere, belle, attuali e
valide per l’uomo d’oggi. Le comunità cristiane sono in ascolto
del Signore, delle sofferenze e
delle speranze dell’uomo, oggi.
La Chiesa è serva della salvezza
di ogni uomo. È consapevole che
l’uomo è la via che deve percorrere per essere se stessa lungo la
storia tumultuosa e drammatica
che tutti percorriamo. Essa rigenera l’uomo nella sua fisionomia
umano-divina.
“In Gesù Cristo
il nuovo umanesimo”
Il Convegno di Firenze: una
Chiesa che si libera da stanchezze. Si libera da abitudini
inveterate e programmi limitati
ad una prospettiva miope. Lo
Spirito invada la nostra Chiesa,
perché, senza toni impositivi,
proponga dalla Sorgente-Cristo,
destini umani ricchi di rinnovata freschezza, di futuro attraente, come dono atteso per una
vita buona, bella, impegnativa,
e capace di dare compimento
alle esigenze autenticamente umane del cuore. Cristo mai
SULLA “TRACCIA”
PER FIRENZE
Non un «documento», né una lettera pastorale. Ma un testo aperto che vuole stimolare un coinvolgimento diffuso verso
il quinto Convegno Ecclesiale Nazionale
arrivando per quanto possibile a tutte le
realtà delle Chiese locali.
Questa è la Traccia di preparazione a Firenze 2015 che ha per titolo il tema dell’evento: «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Il testo può essere scaricato in
versione digitale da www.firenze2015.it
La proposta è accompagnata nel sito web
da materiali di approfondimento come la
lettura tematica delle esperienze e testimonianze pervenute.
temuto, ma gratifica attraente
per tutti! Che neutralizza paure
pressanti e violente, corruzione
opprimente, che fanno desolante l’immagine dell’uomo e della
donna. E della loro reciproca relazione. Da Lui nasce un palpito
di ottimismo. Nasceranno anche
i bimbi, più di oggi. Svanirà il
discorso degli «scarti». ■
informazione
IL MESSAGGIO AGLI AMMALATI
L’ENIGMA DEL DOLORE
Al termine dei lavori del Concilio avvenuto l’8 dicembre 1965, i Padri conciliari hanno lanciato
vari messaggi al mondo: ai governanti, agli intellettuali, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai
giovani e anche ai poveri e agli ammalati.
di Italo Monticelli
S
offermiamoci a commentare
il messaggio ai sofferenti scaturito dal Concilio.
Il primo pensiero va al perché
della sofferenza. I vescovi parlano con realismo dello sguardo
doloroso di tante persone “che
cercano invano il perché della
sofferenza umana e che domandano ansiosamente quando e
da dove verrà il conforto”. Tanti
libri si sono scritti sul dolore.
Noi stessi abbiamo sentito tante volte le domande dei malati
“perché proprio a me”, “perché
il Signore mi ha punito”, “che
cosa ho fatto di male per meritare questo castigo”.
Penso che dobbiamo tutti imparare più che a dare risposte,
talvolta impossibili, a stare ac-
canto a loro. Dobbiamo imparare a vivere come il samaritano il
dono della compassione, cioè di
sentirci vicino ai sofferenti, di
immedesimarci nella loro condizione senza nessuna pretesa di
dare un giudizio o di impartire
loro una lezione. Dobbiamo saper allargare il nostro cuore e
far penetrare l’amore di Dio.
Il messaggio dei vescovi con
grande semplicità dice di essere impegnati a far risuonare in
loro i gemiti e i pianti dei sofferenti, riconoscendo l’incapacità
di togliere il dolore e ammirando tutti coloro che, medici, infermieri e volontari, si sforzano
di alleviare il dolore.
Dopo questa descrizione della
sofferenza, i vescovi dicono
di avere una cosa molto importante da dare ai malati: “la
fede e l’unione all’uomo dei
dolori, al Cristo, Figlio di Dio,
messo in croce per i nostri peccati e per la nostra salvezza”.
Mi sembra un bellissimo richiamo al mistero di Cristo, espresso così nella Gaudium et spes.
“Nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero
dell’uomo”.
E anche: “Con l’Incarnazione il
Figlio di Dio si è unito in certo
senso ad ogni uomo”.
Come pure: “Per Cristo e in
Cristo riceve luce quell’enigma
del dolore e della morte, che
al di fuori del suo Vangelo ci
opprime” (n.22 a,b,f).
Con grande delicatezza i vescovi dicono ai malati di tenere fisso lo sguardo a Cristo,
con la verità dei fatti, dicendo: “Il Cristo non ha abolito la
sofferenza e non ci ha voluto
neppure interamente svelare
il mistero: l’ha presa su di Lui
e ciò è sufficiente perchè ne
comprendiamo tutto il prezzo”.
I vescovi dicono una cosa più
impegnativa. “Con Cristo, se
voi lo volete, salvate il mondo.”
In queste semplici parole si apre
tutto il discorso del dolore salvifico, di cui l’Associazione del
Centro Volontari della Sofferenza
è impegnata seriamente a farsi
promotrice. Tanto cammino è
già stato fatto al riguardo, per
cui vari documenti della Chiesa,
in modo particolare la Christifideles laici, hanno sottolineato
l’idea della soggettività del malato nel mondo apostolico.
Giovanni Paolo II dice che anche i malati nella vigna del Signore sono degli operai attivi
in senso pastorale.
Basti per tutto l’espressione
che dice di considerare “il malato, il portatore di handicap,
il sofferente non semplicemente come termine dell’amore e
del servizio della Chiesa, bensì
come soggetto attivo e responsabile dell’opera di evangelizzazione e di salvezza (n. 54).
Nella parte conclusiva del messaggio i vescovi, ribadendo l’utilità dell’azione dei malati e la
loro trasparente immagine di
Cristo nella società, implicitamente viene sollecitata la comunità cristiana a circondarli
di affetto e di amore.
“Sappiate che voi non siete
soli né separati né abbandonati né inutili: voi siete chiamati
da Cristo, voi siete la sua vivente e trasparente immagine”.
Queste idee sono richiamate
spesso nei documenti concilia-
ri, specie nella Lumen Gentium,
nella Apostolicam Actuositatem, nella Perfectae Caritatis.
Si dice che “con la sacra unzione degli infermi e la preghiera
dei sacerdoti, tutta la Chiesa
raccomanda i malati al Signore
sofferente e glorificato, perché
alleggerisca le loro pene e li
salvi” (L.G. 11,c).
Questa raccomandazione della
Chiesa per i malati è stata poi
tradotta nel documento della
CEI del 1983 La pastorale della
salute nella Chiesa italiana, in
vari soggetti che traducono la
pastorale dei malati.
Il primo e fondamentale soggetto è la comunità cristiana in
tutti i suoi membri: “Soggetto
primario della pastorale sanitaria è la comunità cristiana [...]
Nell’attenzione ai problemi del
mondo della salute e nella cura
amorevole verso i malati, la
comunità ecclesiale è coinvolta in tutte le sue componenti”
(n. 23). E vengono elencati: i
vescovi, i religiosi, i sacerdoti,
i laici, perché sappiano circondare di carità i malati, visitarli,
confortarli, praticare la misericordia divina.
La conclusione del messaggio è
una manifestazione di affetto
e di amore.
Nel nome di Cristo “il Concilio
vi saluta con amore, vi ringrazia, vi assicura l’amicizia e
l’assistenza della Chiesa e vi
benedice”. ■
Il dolore:
caso serio della vita
c
Riflessioni alla luce della fede
R
di Italo Monticelli
Tutti siamo chiamati a prenderci
p
cura premurosa e fraterna dei
sofferenti, dei malati e dei bisognosi.
Alla loro scuola abbiamo molto da imparare: una crescita in
umanità e nella fede; una riscoperta dei valori fondamentali
della vita; una maggiore apertura verso gli altri; la forza di saper
vivere anche situazioni difficili con fiducia e speranza...
(dalla Presentazione)
ISBN 978-88-8407-224-5 - pp. 48 - € 4,00
19
L’ancora 5 2015
informazione
PIO XII e LUIGI NOVARESE
Tre candori hanno illuminato la vita del beato Luigi Novarese: l’Eucaristia, Maria e la bianca figura del
Papa. In realtà i Pontefici che hanno accompagnato il cammino sacerdotale di Monsignore sono stati
splendori luminosi. E non è figura meno luminosa papa Francesco che ha beatificato Luigi Novarese
l’11 maggio 2013.
di Antonio Giorgini
D
avvero tutto il secolo XX
è stato illuminato da una
schiera di Sommi Pontefici che hanno guidato la Chiesa
come grandi successori di San
Pietro e degni Vicari di Cristo.
Pio XII è il primo Papa con il
quale il beato Luigi Novarese
ha concretamente collaborato:
fu chiamato in Segreteria di Stato da Giovanni Battista Montini il quale nel 1940 vide la necessità di una collaborazione
di alcuni degni sacerdoti
per smistare la grande
quantità di corrispondenza che arrivava al
Santo Padre.
Papa Pio XII riceve in Udienza
privata il Direttivo del CVS.
Nell’occasione il Santo Padre
benedice due rose
d’oro che saranno
donate alla
Madonna
di Lourdes
Molte erano infatti le famiglie
richiedenti interessamento del
Papa per militari che non davano notizie alla famiglie nel
dilagare della Seconda Guerra
mondiale.
Fra questi sacerdoti ci fu anche
don Luigi Novarese che stava
completando gli studi alla Gregoriana come cappellano nella
parrocchia dei Santi Patroni in
Roma. Don Novarese sentì subito
il peso di una grave responsabilità: rispondere a queste famiglie
angosciate per la sorte dei loro
cari, cercando di interpretare il
cuore del Papa che poi firmava
le lettere. Il suo delicato e premuroso servizio colpì il vescovo
Montini che nel 1942 lo chiamò
a lavorare in Segreteria di Stato.
Piacque a don Novarese una
norma data da Montini a tutti
i sacerdoti della Segreteria di
Stato: il sabato e la domenica,
liberi dal lavoro di ufficio, per
dedicarsi al ministero. Novarese
vide così l’opportunità di impegnarsi con gli ammalati, come
aveva promesso alla Madonna prima della sua miracolosa
guarigione. E Montini vide in
Monsignore anche il “corriere”
adatto per portare ai vescovi che richiedevano “la carità
del Papa”, là dove la guerra e i
bombardamenti creavano lutti e
Il Discorso agli infermi convenuti in Vaticano di Pio XII, lunedì, 7 ottobre 1957, nel cortile
Belvedere, fu trasmesso anche
dalla Radio Vaticana. Ci piace
ricordare le parole iniziali del
Sommo Pontefice proprio riferendosi alle grandi possibilità
comunicative di questo mezzo
di comunicazione.
grandi disagi economici. Fu per
Novarese anche l’occasione per
toccare con mano le difficoltà
umane e spirituali dei sacerdoti, non solo di Roma. Nacque
così nel cuore di Luigi Novarese l’idea della Lega Sacerdotale
Mariana alla quale dette vita il
17 maggio 1943, anniversario
della sua miracolosa guarigione
(17 maggio 1931). Incominciò
intanto a Roma “incontri” con
i sacerdoti in difficoltà con
obiettivi molto concreti: creare rapporti di fraterna amicizia
fra di loro (aiutarsi a vicenda)
e aiutarli umanamente e spiritualmente secondo le necessità
dei singoli. Terminata la guerra
nel 1945, il Santo Padre istituì
la Festa del Cuore Immacolato
di Maria e don Novarese pensò
ad un Convegno sacerdotale sul
“Cuore Immacolato di Maria”.
Era il secondo obiettivo che gli
premeva offrire ai sacerdoti:
non solo suscitare l’amicizia e
il reciproco sostegno, ma introdurre Maria nella loro vita
sull’esempio di Gesù e degli
apostoli. Al convegno Pio XII si
fece presente con un telegramma nel quale chiedeva ai sacer-
doti partecipanti di diffondere
la recita del Santo Rosario e la
pratica dei primi cinque sabati
del mese in riparazione delle offese recate al Cuore Immacolato
di Maria. In vista del Giubileo
del 1950, Luigi Novarese parlò
a mons. Montini di due iniziative importanti: la possibilità di
avere dal Santo Padre una breve
riflessione settimanale alla Radio Vaticana per gli ammalati
(“Il quarto d’ora della serenità”) e di un’Udienza particolare
ad un gruppo di ammalati per
affidare loro un particolare impegno di preghiera e di offerta
della loro sofferenza per il buon
esito dell’Anno Santo 1950. Per
l’una e l’altra iniziativa Montini
suggerì a Novarese un doppia
richiesta scritta da sottoporre
al Papa.
Per “Il quarto d’ora della serenità”, Pio XII parlò direttamente ai gesuiti che dirigevano la
Radio Vaticana. Per l’altra, il
Santo Padre si mostrò subito
disponibile, ma bisognava concordare l’evento con chi aveva
in mano l’attività dei malati
perché offrissero la disponibilità di carrozzelle e barelle.
Nella prima trasmissione del
“Quarto d’ora della serenità”
(7 ottobre 1949) don Novarese ebbe la gioia di annunziare
anche l’iniziativa della particolare Udienza e subito ci fu una
risposta entusiasta di molti
ammalati. Ma la settimana seguente, nella seconda trasmissione, dovette annunciare la
soppressione dell’Udienza “per
ragioni tecniche”. Ma il Santo
Padre che aveva già preparato il Discorso per tale Udienza
fece dire tramite mons. Montini a Novarese che avrebbe per
il momento trasformato quel
Discorso nel primo Radiomessaggio a tutti gli ammalati del
mondo e fissò la data del Messaggio: il 21 novembre 1949,
Festa della Presentazione di
Maria SS.ma al Tempio. Il Messaggio ebbe una risonanza veramente mondiale e segnò l’inizio di una nuova epoca per
gli ammalati nella Chiesa. Le
parole essenziali del Discorso
del Papa furono le seguenti:
“Lo stesso Gesù, esortandovi a
portare la vostra croce e a seguirlo, v’invita per ciò stesso, a
cooperare con Lui all’opera del-
A migliaia di infermi del CVS
[...] “Siamo lieti, tuttavia, che le onde della Radio rendano possibile alla Nostra voce di penetrare in
ogni casa, passare fra le corsie degli ospedali, sostare accanto a ogni letto, dove i pazienti soffrono e
gemono: forse smarriti per la inesplicabilità del loro male, o inquieti perché sembra loro che non tutte
le cure necessarie ed utili vengano apprestate; ovvero stanchi per l’attesa di un miglioramento che
tarda a venire; forse anche – Dio non voglia – disperati, perché hanno creduto di comprendere che la
scienza ha ormai quasi rinunciato nei loro riguardi a ogni tentativo di soccorso, non dando più consigli,
non suggerendo più rimedi. A tutti voi rivolgiamo la Nostra parola, porgiamo il Nostro affettuoso saluto.
E per contribuire a confortarvi, a sostenervi nelle vostre pene, vi invitiamo a una breve meditazione:
in primo luogo su quello che è in voi l’apparenza, e poi su ciò che è invece la consolante realtà [...]”.
21
L’ancora 5 2015
informazione
la redenzione. Come il suo Padre celeste ha inviato Lui, così
Egli invia voi, e la missione che
Egli vi affida, Noi, suo Vicario
quaggiù, la confermiamo e la
benediciamo”.
Ecco pertanto i due passi importanti: 1) i malati sono “cooperatori con Cristo dell’opera
della redenzione” - 2) i malati
nella Chiesa hanno una “missione”. Proprie le due idee fondamentali del “carisma” del
beato Luigi Novarese. Era la
prima volta nella storia della
Chiesa che veniva detto dal
Papa che gli ammalati hanno
una “missione” nella Chiesa,
non solo quindi “oggetti di carità”, ma “soggetti di azione”,
apostoli e missionari.
Molti ammalati sentirono quel
Discorso e furono entusiasti.
Ad esempio il venerabile Giunio
Tinarelli e Maria Nanni si sentirono “apostoli” nella Chiesa.
Si trattava dei due obiettivi
più importanti della fondazione del beato Novarese. Dopo
la Lega Sacerdotale Mariana,
aveva già fondato i “Volontari
della Sofferenza” (17 maggio
1947): malati che come primo
impegno avevano quello di sostenere i loro sacerdoti con la
preghiera, l’offerta della sofferenza e il reclutamento di altri
ammalati e sofferenti nella loro
parrocchia (formare un “Gruppo”). E quando Pio XII, il 1°
novembre 1950, in piazza San
Pietro definì il dogma di “Maria
SS. Assunta in Cielo in anima e
corpo” (definizione che il beato
Novarese aveva sostenuto con
una grande petizione al Papa –
dal clero, dagli ordini religiosi,
dai seminari... – perché accelerasse questo evento), il beato
Novarese ebbe l’idea di fondare
anche i “Silenziosi Operai della
Croce” (sacerdoti e laici, sani
e ammalati) perché sostenessero la Chiesa come persone
“consacrate”. Nel 1952 promosse due importanti iniziative: il
pellegrinaggio a Lourdes dei
sacerdoti ammalati e gli Esercizi spirituali per ammalati (novità assoluta) per
7 Ottobre 1957.
Grande Udienza con il Santo Padre
nel Cortile del Belvedere con il CVS
22
L’ancora 5 2015
le quali desiderò la benedizione del Papa. Il primo corso di
Esercizi in assoluto si svolse ad
Oropa. Lo precedette un’Udienza particolare a Giunio Tinarelli, un ex-operaio delle Acciaierie di Terni, tutto anchilosato
(già “Silenzioso Operaio della
Croce”), che a nome del beato
Novarese spiegò al Papa, commosso, l’iniziativa degli Esercizi spirituali presso il santuario
di Oropa (Biella). Durante quel
primo corso nacque l’idea della
grande Casa di Re per gli Esercizi dei malati.
Ultima grande iniziativa (già
accolta da Pio XII in occasione dell’Anno Santo 1950): la
straordinaria Udienza a 7000
malati, provenienti dall’Italia
e dal Canton Ticino, che mons.
Novarese organizzò in Vaticano nel Cortile del Belvedere il
7 ottobre 1957. Il Papa collaborò ospitando gratuitamente
2000 ammalati a Santa Marta.
Il memorabile Discorso che Pio
XII, pronunciò per l’occasione,
segnò il lancio dell’Opera del
beato Novarese. ■
LECTIO
inascolto
LAMENTI e
BENEDIZIONI
di Mauro Orsatti
La
cultura del piagnisteo
domina incontrastata. Il
lamento sembra diventato lo sport nazionale, alimentato dalla linfa di continue notizie
negative di giornali e telegiornali. Gusto macabro, necrofilo.
La lancetta del barometro volge
continuamente al brutto tempo,
quando addirittura non segna
tempesta. Avvolti da questa nuvola avvelenata, rischiamo di
non essere più capaci di metabolizzare, rimanendo schiacciati
sotto il peso di pessimismo e
rassegnazione.
Non siamo ingenui da non vedere tanti problemi e difficoltà che
investono i singoli, la famiglia,
le comunità cristiane e intere nazioni. Però, anziché deprimerci o
rassegnarci, vogliamo leggere la
realtà animati da uno spirito di
serenità e perfino di ottimismo,
attingendo al mistero pasquale
di Cristo che ha vinto la morte
e ha fatto trionfare la vita. Ci ha
cambiato la vita, ci ha offerto
uno stile da apprezzare e imitare.
Anche Giobbe, nel suo messaggio di parole e di comportamento, ci regala un sano
realismo intriso di coraggioso
ottimismo. La frase riportata
sopra è un impasto di lamento
e di benedizione, caratterizzata nella prima parte dalla cupa
Nudo uscii
dal grembo
di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato,
il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore
(Giobbe 1,21)
immagine della nudità e nella
seconda parte dalla consolazione della benedizione divina.
Con pensiero smaliziato, sereno
perché non prigioniero di facili illusioni, Giobbe nasconde
sotto il simbolo della nudità la
dimensione reale dell’esistenza.
Ci ricorda che giovinezza, salute, successo, gloria, denaro e
molto altro ancora sono come
un abito che indossiamo temporaneamente e che a un certo
momento dobbiamo deporre,
restando privi di tutto – nudi
appunto! – come al momento
della nascita. Nulla abbiamo
portato con noi all’ingresso
della vita, nulla porteremo via
al momento del congedo.
La frase contiene l’ovvietà delle realtà semplici ed essenziali, eppure sprigiona una carica
27
L’ancora 5 2015
immensa di attualità diventando un inquietante esame di
coscienza. Davvero siamo convinti che lasceremo qui tutto?
Perché allora affannarci in una
pazzesca corsa all’accumulo,
all’affermazione di sé, alla cura
patologica del corpo nella sua
presentazione esteriore? Giobbe non nega il valore di una realtà bella che ci circonda, che
abbiamo in buona parte ricevuto in dono e in parte abbiamo
contribuito a costruire e per la
quale giustamente ci impegniamo ogni giorno. Solamente afferma che tutto è relativo, cioè
condizionato, dominato da un
perenne “se” o “ma”.
La seconda parte recupera in
positività quello che la prima
sembra aver ridotto in negatività. Non siamo in balia di un
inascolto
‘‘
L’importanza del libro di Giobbe è costituita dalla scelta di affrontare problemi
profondi, propri di tutto il genere umano e
che interessano non credenti e credenti, indipendentemente dalla religione professata.
La maggioranza dei ricercatori ritiene che
il nucleo centrale del libro sia una leggenda originale in prosa, presumibilmente datataa all’epoca
monarchica d’Israele. Per quanto riguarda la data di
composizione e l’origine del libro biblico, i saccheggi dei
Caldei nel nord dell’Arabia (menzionati in Giobbe 1, 14-17)
fanno presupporre come luogo la regione di Temà durante
l’occupazione da parte di Nabonido, tra gli anni 552-539
avanti Cristo, in occasione delle lotte per il controllo delle
rotte commerciali dell’Arabia .
‘‘
dalla Presentazione di José Maria Castillo
del libro “Il dolore fa male (l’amore invece no)”,
Roma, Edizioni CVS, 2013.
cieco destino, di un misterioso
quanto evanescente fato che ci
condiziona. Siamo nelle mani di
Dio: da Lui prendiamo in dono
e a Lui restituiamo in gratitudine o in disponibilità. Gratitudine per il molto bene che ci ha
donato sotto forma di vita, di
grazia, di amicizie, disponibilità
nell’accettare sofferenze e prove
che Lui ha permesso, sebbene
tante volte opera di altri. La brevissima frase è splendida nella
sua concessione. Si comprende
come abbia avuto tanta fortuna
nella storia, perché espressione
di totale rispetto della volontà
divina. Giobbe anticipa con altre parole la domanda del Padre
Nostro: “Sia fatta la tua volontà”. Con senso di sereno e fiducioso abbandono in Colui che
ci è Padre, anche se noi a volte
abbiamo la sensazione che sia
lontano, o indifferente, o sordo.
Non è vero. E Giobbe lo dimostra
co l’affermazione finale che è
con
un
una benedizione, una celebrazio
zione serena e convinta che Dio
è e rimane sempre Padre, anzi,
un Padre dal cuore di madre. La
co
confessione di fede in un Dio miste
sterioso è il vertice del pensiero
di questo patriarca che, al pari
di tutti noi, avrebbe mille motivi
per lagnarsi e abbandonarsi allo
scoraggiamento. Egli ci insegna
ad accogliere tutto dalle mani
di Dio, ci regala una vitamina
di vita di cui abbiamo immediato e urgente bisogno. Potremo
rischiarare il mondo con la luce
della speranza, mostrare che Dio
è all’opera anche attraverso la
nostra fattiva solidarietà, che
siamo sereni e fiduciosi anche
quando la malattia incalza e la
sofferenza tenta di annebbiarci.
Restiamo cocciutamente fiduciosi, facendo diventare giaculatorio o nutriente ritornello dei
nostri giorni, luminosi e oscuri
che siano, il suggerimento di
Giobbe: Il Signore ha dato, il
Signore ha tolto, sia benedetto
il nome del Signore! ■
PER LA RIFLESSIONE PERSONALE E DI GRUPPO
1. Mi considero fondamentalmente un pessimista o un ottimista? Come ho valutato persone e avvenimenti nella settimana appena trascorsa: con il metro umano del lamento o con quello evangelico della speranza, illuminato da una luce superiore?
2. Come reagisco alle numerose – purtroppo vere – notizie negative che mi raggiungono ogni giorno? Mi lascio deprimere? Rimango indifferente? Tento di reagire in qualche modo, con la parola
e con l’azione? Posso richiamare qualche reazione positiva?
3. Quanto mi faccio portavoce e altoparlante del bene che vedo nel mondo e negli altri? Ho recentemente gratificato qualcuno, apprezzando il suo intervento o il suo comportamento? Chi in
particolare? Comunico, con discrezione e umiltà, le cose belle che mi succedono o che faccio,
per diffondere aria ossigenata e profumata, anziché quella infetta del lamento e della negatività?
Che cosa mi propongo?
4. Come accetto le disavventure, le contrarietà, gli stati altalenanti della salute fisica? Me la prendo
forse con il buon Dio? Che cosa imparo da Giobbe e da tante brave persone che conosco?
28
L’ancora 5 2015
CELEBRAZIONE
inascolto
APRIRE
IL CUORE
ALL’AMORE
(Preghiera vocazionale)
di Giovanna Bettiol
Non è dei giovani saper “piantare” e saper attendere e curare i normali sviluppi di ogni seme?
Gesù ti ripete: “Sii mio testimone”, testimone di verità, di sacrificio, di figliolanza divina cresciuta
ed aumentata fino a raggiungere il disegno che il Padre ha su di Te, fin dall’eternità. Spetta a te
dare la tua risposta e la tua cooperazione al Padre, a Dio. (Beato Luigi Novarese, 1982)
Celebrante: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti: Amen.
Introduzione
Celebrante: Dio sceglie Maria come Madre per suo Figlio. La sceglie quando è ancora molto giovane
e le affida Gesù, il Cristo. Maria si apre al mondo con un suo progetto di vita: Dio gliene propone
un altro, molto diverso. Ella lo accetta senza condizioni, e offre tutta la sua collaborazione e il suo
impegno. Anche oggi Maria è modello per tutti noi giovani e adulti che intendiamo portare avanti
un ideale, una vita impegnata, ricca di progetti, di speranze.
Guida: Imitare Maria non significa dover compiere opere straordinarie, perché vogliamo vedere
in Lei una donna che vive tra noi nella semplicità del quotidiano. Inoltre, la figura di Giobbe, nel
rapporto con Dio, ci insegna a non cadere in logiche troppo umane. Nella prova Giobbe matura un
differente rapporto con Dio, sa accogliere totalmente il suo mistero, nel quale comprendere e vivere
il mistero stesso della propria vita.
Canto o rit.
I momento
Guida: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1,21).
Lettore 1: Tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha
lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Pertanto sorge dentro il nostro
cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per
un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta, che richiede la
nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui. (Papa Francesco)
Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria... (vengono pregate due decine del Rosario).
Canto o rit.
29
L’ancora 5 2015
CELEBRAZIONE
inascolto
II momento
Guida: “Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto” (Gb 42,5).
Lettore 2: Ecco spiegata la modalità di appartenenza a Dio: attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È
Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui.
Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per
centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di
consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non
conformi alla volontà di Dio. (Papa Francesco)
Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria... (vengono pregate due decine del Rosario).
Can o rit.
Canto
Con
Conclusione
Let
Lettore
1: Maria all’annuncio dell’Angelo rimane turbata. La
sua vita e i suoi progetti vengono buttati in aria in un mome
mento!
Dio interviene a “disturbare” la sua quiete e Maria
cap
capisce che quando si viene toccati dalla potenza di Dio,
tut
tutto cambia. Nel dire il suo “sì” ella sa che la vita non le
ap
appartiene più.
Le
Lettore 2: Giobbe con la sua prova sempre più accolta dalle
ma
mani di Dio, come una vocazione nel mistero, è colui che
accetta di entrare nel mistero di Dio e di.
di... restarvi anche quando appare incomprensibile all’uomo,
oltre dunque le sciocche pretestuose spiegazioni dei suoi amici.
Guida: Siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei nostri cuori per lasciarci raggiungere dall’impulso
della grazia contenuto nel seme della Parola, che deve crescere in noi e trasformarsi in servizio concreto al prossimo. Non dobbiamo avere paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle
sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo
progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione.
(Papa Francesco)
Padre nostro... 10 Ave Maria... Gloria... (viene pregata l’ultima decina del Rosario).
Preghiera della Salve Regina.
Celebrante: Ascolta l’invito! Fidati, va incontro alla Vergine Santa con entusiasmo. La Madonna ti
attende, ti guarda, ti sorride. Ella vuol fare di te un giovane che viva di ideale, di fede e d’amore,
che si doni senza riserve per la salvezza dei fratelli, per far cristianamente fermentare la società in
cui vive. Lo Spirito Santo ti illumini, ti guidi, ti sostenga. (Beato Luigi Novarese).
Canto finale.
30
L’ancora 5 2015
La rubrica intende offrire preziose testimonianze dei nostri lettori
circa le grazie ricevute attraverso l’intercessione del beato Luigi
Novarese e dei nostri “seminatori
di speranza”: autentici apostoli
dei sofferenti, cuori aperti verso
Dio e verso i fratelli, anime protese ad evangelizzare il mondo
dell’umano patire.
indialogo
Grazie...
SU GRAZIE
a cura di Felice Di Giandomenico
S. Anna di Barbianello, 26 luglio 1985
Reverenda M. Generale Myriam,
sono una semplice mamma e mi chiamo Campanella Angela Segala. Con tanta gioia Le comunico:
– Mio marito, Ottorino, è stato male il giorno
3.7.1985; era di sera, dopo le dieci, sicché mia
figlia Maria Grazia chiamò il Pronto Soccorso.
Una dottoressa visitatolo, poiché aveva dolori
forti, gli fece due iniezioni e gli dette una supposta, ordinando, se i dolori non cessavano, di
portarlo all’ospedale di Stradella. I dolori non
passavano e pregò mia figlia Pia di telefonare
per l’autoambulanza. Così si fece.
g
– Mi rivolsi al Signore
chiedendo di lasciarcelo
ancora con noi. Nello stesso momento (in silen-
zio) apparve una luce, fine, bella, serena, e la
voce di monsignor Luigi Novarese che già conoscevo e che mi disse di non aver paura; e, da
sola, in silenzio, promisi un’offerta di un milione
per la Casa “Cuore Immacolato di Maria”, e quella
voce e luce scomparve lasciandomi serena.
– Il giorno 17 luglio sono andata agli Esercizi presso la Casa “Cuore Immacolato di Maria” che si svolgevano dal 17 al 23 luglio, con il Gruppo di Tortona.
– Nell’entrare vidi la sorella Agnese e questa mi
disse di raccontare (l’accaduto) a don Tonino e
di scriverlo al Centro Volontari della Sofferenza.
Io sono già iscritta da tempo e mi trovo bene; e
leggo tante notizie a me care.
– Mio marito passò tutti gli esami e gli fecero
delle flebo. Non trovarono niente fin dal mercoledì (giorno del ricovero). Da lunedì lo hanno mandato a casa, subito. Ora si trova bene, lavora e
si trova dai parenti, a Vicenza, nel nostro paese.
Io non ho parole per ringraziare monsignor Luigi
Novarese che ha pregato il Signore e la Madonna
per mio marito. E per noi è un miracolo e sarò
riconoscente e mi impegnerò nelle preghiere.
Grazie ancora a Lei, Sorella Maggiore io mi sento di
pregare per i sacerdoti che sono nei momenti difficili!
Sono del 1917 (e questo) è un semplice scritto!
La mamma Angela Campanella Segala.
Gentili lettori,
se volete scriverci:
Silenziosi Operai della Croce
Direzione Generale
Via di Monte del Gallo 105 - 00163 Roma
[email protected]
I bambini portano le rose a mons. Luigi Novarese.
(Roma, Aula Paolo VI, Udienza con papa Francesco, 17 maggio 2014)
3311
L’’ancora 5 2015
L
indialogo
PASQUA
A GERUSALEMME
È stata un’esperienza unica e indimenticabile!
Un’opportunità realizzata!
di Livio Ambrosino
I
nsieme a don Janusz Malski,
Moderatore generale dei Silenziosi Operai della Croce,
abbiamo visitato la Terra Santa e incontrato la Comunità
“Mater Misericordie” di Gerusalemme.
Il viaggio ha preso il via da
Nazareth il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria: un momento
davvero speciale per i cristiani
che vivono lì! Abbiamo avuto
ospitalità da Abuna Youssef
(SOdC di vita in famiglia) nella canonica della chiesa di rito
maronita che ci ha accompa-
gnati in tanti luoghi importanti per la nostra fede cristiana:
sul lago di Tiberiade e al monte delle Beatitudini.
A Nazareth abbiamo incontrato i piccoli fratelli di Gesù nel
luogo dove Charles de Foucauld ha vissuto per tre anni da
eremita presso le suore Clarisse. Abbiamo visitato il centro dell’Opera don Guanella
e incontrato i responsabili che ci
hanno accompagnato nelle sale
dove sono accolti
32
L’ancora 5 2015
e curati ogni giorno più di 150
giovani e giovanissimi disabili. La maggioranza sono arabi
musulmani con la presenza di
una piccola percentuale di cristiani.
A Nazareth e nella Galilea si respira un’aria di discreta convivenza tra musulmani ed ebrei,
anche perché abitano in villaggi differenti e hanno meno occasioni di contatto reciproco. I
cristiani anche delle differenti
confessioni sono una piccola minoranza che continua a
scendere di numero. A Nazareth abbiamo conosciuto una
famiglia cristiana che negli
anni scorsi è stata in visita alla
Casa “Regina Decor Carmeli” di
Rocca Priora (Roma) e aveva
pregato mons. Luigi Novarese
per riuscire ad avere un bambino. Quando ci siamo incontrati
con i genitori c’era anche una
bella bimba di nome Maria!
Prima della Settimana Santa
siamo saliti a Gerusalemme: da
qualsiasi parte si arrivi qui si
“sale sempre a Gerusalemme”.
Il paesaggio non è cambiato molto e le colline di roccia
bianca e gli ulivi ci hanno sempre accompagnato nel viaggio.
A cambiare è stata l’atmosfera
e l’atteggiamento delle persone che avevamo intorno.
A Gerusalemme, arabi e israeliani, musulmani ed ebrei devono stare molto più a contatto tra loro. Tutta la storia di
Israele, dal dopoguerra a oggi,
ha avuto a Gerusalemme gli effetti più strazianti. Dalla Casa
“Mater Misericordiae” sul monte degli ulivi possiamo vedere
il muro che è stato costruito
per isolare i territori palestinesi da quelli israeliani ed impedire il passaggio incontrollato
delle persone sul territorio.
Ma noi siamo arrivati per celebrare la Santa Pasqua e ci
siamo subito trovati immersi
nella folla della Domenica delle Palme degli ortodossi. Partendo dal Monte degli ulivi e
radunati attorno alla piccola
chiesetta di Betfage, un fiume
di gente con lunghe foglie di
palma e rami d’ulivo è disceso
per la ripida strada che porta
alla città vecchia. Ad aprire la
processione, un gran numero
di bande musicali di giovani
delle parrocchie della zona.
Tamburi e cornamuse che hanno dato alla manifestazione un
sapore di festa e di allegria.
Anche le famiglie musulmane che abitano e che sono la
maggioranza in quella parte
della città si sono sistemate ai
lati della strada per assistere
al passaggio dei cristiani. La
processione scende dal Monte
degli ulivi, attraversa i cimiteri
ebrei, sfiora la basilica del Getsemani e sale alla città vecchia
33
L’ancora 5 2015
entrando per la Porta di Santo
Stefano o Porta dei Leoni.
La marea di gente che partecipa alla processione viene accolta nel cortile della Chiesa di
sant’Anna dove si trovano anche i resti della piscina di Betzaetà. Questo è il luogo dove
Gesù ha guarito il paralitico
(Gv 5,1-9).
Questo è stato l’inizio di un’intensa settimana di preghiera
e di pellegrinaggio sui luoghi
dove Gesù ha compiuto l’opera
della redenzione dell’umanità!
Siamo stati al Gallicantu dove
Gesù venne imprigionato e
Pietro non ebbe il coraggio di
dirsi suo discepolo. Poi, alla
Chiesa della flagellazione dove
Gesù fu condannato a morte e
abbiamo percorso la Via dolorosa seguendo le stazioni della
sua Via Crucis verso il Calvario.
Don Janusz Malski e don Johonny Freire hanno concelebrato
al Santo Sepolcro nei giorni
del triduo pasquale, proprio nel
luogo dove si è compiuto il mistero della crocifissione, morte
e resurrezione di Cristo Figlio
di Dio che ha vinto la morte e
ci ha aperto la possibilità della
vita eterna. ■
indialogo
CHIESA IN USCITA
Inizia il tempo degli Esercizi spirituali. Nelle Case di Re (Vb),
Valleluogo (Av), Fatima (Portogallo) e Głogów (Polonia) tutto
è pronto per accogliere i partecipanti in un clima di raccoglimento
e preghiera. Riportiamo, di seguito, la presentazione del sussidio-guida preparato per vivere questa esperienza di rinnovamento interiore e di gioia evangelica.
Casa “Cuore Immacolato
di Maria” a Re
di Janusz Malski
S
ant’Ignazio di Loyola, nella
prima annotazione riportata nel suo libretto “Esercizi
spirituali”, chiariva che, con
tale termine, «si intende ogni
forma di esame di coscienza,
di meditazione, di contemplazione, di preghiera vocale
e mentale, e di altre attività
spirituali [...]. Infatti, come il
passeggiare, il camminare e il
correre sono esercizi corporali,
così si chiamano Esercizi spirituali i diversi modi di preparare e disporre l’anima a liberarsi
da tutte le affezioni disordinate e, dopo averle eliminate, a
cercare e trovare la volontà di
Dio nell’organizzazione della
propria vita in ordine alla salvezza dell’anima».
Il tempo che ogni credente dedica ai suoi Esercizi, è un tempo
prezioso, un tempo in cui entrare in sintonia con Dio, in cui
dialogare con Lui, in cui energizzare la propria anima attraverso
il silenzio e l’ascolto attento e
consapevole della Parola.
Gli Esercizi spirituali rappresentano un’esperienza tutta da
vivere, una preziosa occasione per predisporre il cuore a
quella gioia che scaturisce dal
Vangelo e che stimola ad essere condivisa e vissuta insieme
con gli altri.
Vivere “la gioia del Vangelo”,
come insegna papa Francesco, significa anche nutrire
quell’aspetto di missionarietà
che dovrebbe caratterizzare
ogni credente. L’apostolato, il
consentire a tutta la Chiesa di
uscire allo scoperto e divenire “missionaria”, raggiungendo
quelle “periferie esistenziali”
che hanno bisogno della “luce
del Vangelo” diventano obiettivi che ogni discepolo di Cristo
Gesù deve perseguire ma, per
fare ciò, è necessario aver un
cuore
pacificato,
misericordioso, un
cuore che osi prendere delle iniziative
coraggiose rispetto alle sfide che il
mondo contemporaneo lancia alla dimensione spirituale
di ciascuno di noi.
34
L’ancora 5 2015
Gli Esercizi spirituali ci consentono anche di riordinare e rinnovare il nostro mondo interiore, troppo spesso condizionato
dai “fatti della vita” che, non di
rado, tingono di nero la quotidianità, lasciando annaspare la
speranza a favore di un senso
di rassegnazione che rischia di
allontanarci dalla gioia evangelica e, di conseguenza, dalla
gioia dell’evangelizzazione.
Attraverso gli Esercizi spirituali possiamo coltivare una
crescente e vigile consapevolezza nei confronti del nostro
rinnovamento personale che,
ovviamente, esige un amore
autentico nei confronti di noi
stessi e degli altri.
Il silenzio e la preghiera nel
tempo degli Esercizi,
tem
possono aiutarci a
pos
comprendere che la
com
vera pace è una disposizione
del cuore,
spo
un “sentire” dentro
di sé quella spinta a
propagare
la luce del
pro
Vangelo
illuminando
Van
La copertina del Sussidio
per gli Esercizi spirituali
Santuario “Maria Salus Infirmorum”
di Valleluogo (Av)
Centro “Francisco e Giacinta Marto”
di Fatima (Portogallo)
Casa “Giovanni Paolo II” a Glogow (Polonia)
quelle porzioni di umanità
tà dove
prevale il disagio e la sofferenza.
Molto bella è l’espressione di papa
Francesco riguardo agli evangelizzatori che hanno “odore di
pecora”, un odore che viene riconosciuto e predispone all’ascolto.
Nel tempo degli Esercizi, chiediamo al Signore di saper accarezzare lo spirito di chi è sottoposto alla prova, umanizzando
ed evangelizzando tutto ciò che
ci circonda a tutti i livelli; affidiamo umilmente alla Divina
grazia la nostra maturazione,
fiduciosi di non essere soli ad
affrontare la forza del male.
Nel Vangelo è scritto: “Il seme
caduto sulla terra buona sono
coloro che dopo aver ascoltato la parola con cuore buono
e perfetto, la custodiscono e
producono frutto con la loro
perseveranza” (Lc 8,15). Ecco
la “Chiesa in uscita”. Tramite
la perseveranza, unita all’entusiasmo, si devono fortificare
le radici per far conoscere, a
tutti coloro che lo desiderano,
la reale essenza della Buona
Novella infondendo serenità e
viva speranza nei cuori di chi
è costretto ad affrontare il dolore e a transitare incerto nelle
notti della vita.
Il beato Luigi Novarese nel
“Cammino dell’anima” a proposito del rinnovamento affermava che “il vero rinnovamento
interiore, personale, è quello
che ci porta a vivere con sincerità la legge eterna, che Dio ha
stampato con lettere indelebili
35
L’ancora 5 2015
nel cuore di ogni uomo”. Rinnovarsi personalmente significa
mettersi “dinanzi al Cristo perché Lui solo ha parole di vita
eterna; innestarci con Lui con
la fede e con il Battesimo per
essere partecipi della Sua vita
divina”. Ecco allora il senso autentico degli Esercizi: saggiare
l’intima essenza del silenzio
interiore; essere convinti che il
nostro seguire Cristo per le strade del mondo significa innanzitutto portare pace e gioia nei
cuori dei nostri fratelli; tenere
lontano dai nostri cuori l’avidità, la superbia, la presunzione
lasciando respirare l’amore che
è in noi; discernere ciò che è
bene da ciò che è male, senza
essere condizionati da niente e
da nessuno. ■
Re (Vb). Momenti di condivisione
durante i corsi di Esercizi spirituali
indialogo
SUCCEDEVA
DUE ANNI FA...
dalla Redazione
S
ono passati due anni dalla
beatificazione di monsignor
Luigi Novarese.
Eppure scorrono ancora davanti agli occhi le immagini di
quell’11 maggio 2013 fissato
nella memoria di ogni aderen-
DVD DA NON PERDERE!
Un uomo avanti
(SECONDA EDIZIONE)
Un documentario sulla vita
del beato Luigi Novarese
a partire dai luoghi in cui
è vissuto e ha realizzato
la sua Opera.
€ 13
te alle Associazioni da lui fondate. Ore 10,50. “Pochi secondi
destinati a restare scolpiti nella
memoria della marea di fedeli
che riempie le cinque navate della Basilica Papale di San Paolo
fuori le Mura a Roma – racconta
il biografo di Monsignore, Mauro
Anselmo, nell’articolo uscito sul
numero dell’Ancora di maggio
2013. Viene scoperto il ritratto
di Luigi Novarese, l’apostolo dei
malati. Un caloroso applauso si
espande fra le ottanta colonne,
sfiora i ritratti dei Papi, i mosaici, i trentasei affreschi che
narrano la vita di San Paolo, le
architetture potenti”.
Subito dopo riecheggiano in una
Basilica ammutolita le parole del
cardinale Tarcisio Bertone, in
quel periodo Segretario di Stato Vaticano: “Concediamo che il
Venerabile Servo di Dio Luigi Novarese, d’ora in poi sia chiamato
Beato e che si possa celebrare la
sua festa ogni anno il 20 luglio,
giorno in cui è nato al Cielo”.
Un momento che il popolo dei fe-
deli aspettava da tempo. Quanti
erano i presenti nella Basilica?
Cinquemila, o seimila? Forse anche di più. Impossibile contarli,
ma una cosa è certa: “In questo
11 maggio 2013 – prosegue Anselmo – le associazioni fondate
da Novarese hanno saputo dare
testimonianza di una spiritualità che sul tema del dolore, il più
rimosso dalla rappresentazione
della realtà data oggi dai mass
media, sa rendersi capace di far
riflettere le menti e infiammare
i cuori”.
Il giorno dopo, durante la Messa
per la canonizzazione dei martiri di Otranto, in una piazza San
Pietro gremita, papa Francesco
ha detto: “Sono lieto poi di ricordare che ieri, a Roma, è stato
proclamato Beato il sacerdote
Luigi Novarese, fondatore del
Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della
Croce. Mi unisco al rendimento
di grazie per questo prete esemplare, che ha saputo rinnovare la
pastorale dei malati rendendoli
soggetti attivi nella Chiesa”. ■
È possibile
richiedere i DVD,
contattando le
Festa della
beatificazione
Due dvd con le riprese integrali
della Celebrazione Eucaristica
della Beatificazione nonché
i vari momenti della giornata.
€ 13
Novarese Beato
IL FILM
C’eravamo anche noi
Novarese raccontato
dagli ammalati e da altri
testimoni in un filmato
straordinario.
€ 13
Edizioni Centro Volontari
della Sofferenza
Via di Monte del Gallo 105
00163 Roma
Tel. 06 39674243
[email protected]
www.luiginovarese.org
indialogo
L’ANGOSCIA
DEL CONFRONTO
Gli esseri umani sono bravi nello stare a guardare gli altri con
invidia e, chissà perché, lo sguardo cade sempre su coloro che,
almeno apparentemente, stanno meglio di noi.
di Mara Strazzacappa
F
acciamo confronti che ci umiliano, ci fanno sentire inferiori, più sfortunati, più
tartassati dalla vita e questo
aumenta le nostre sofferenze.
È il sentimento che ci fa dire:
“Perché proprio a me?”, come
se il non essere meritevoli di
condanna dovrebbe essere nella
vita garanzia di salute e benessere. Infatti, se anche quando
siamo in salute facciamo confronti e siamo tentati di provare
invidia per coloro che ci sembra stiano meglio di noi, tutto
questo viene amplificato quando la situazione di svantaggio
è evidente ed il confronto con
gli altri diventa continuo ricordo della propria diversità, dei
propri limiti e delle proprie difficoltà. Il beato Luigi Novarese
38
L’ancora 5 2015
conosceva bene questa situazione della persona sofferente che
guarda ai sani come ai privilegiati dell’esistenza ed avverte il
proprio limite come una totale
ed inaccettabile ingiustizia, ponendolo in una condizione tanto
miserevole da poter essere solo
il destinatario dell’altrui compassione ricevendo quanto gli
necessita per vivere come carità
dei sani.
Nel 1972, il beato scriveva:
“Nel confronto che noi volessimo stabilire tra chi è privo della salute e quindi condizionato
e magari precluso anche nelle
sue più profonde aspirazioni, e
chi, libero di sé, dispone come
meglio crede della propria persona, dei propri affetti e del
tempo libero, il sofferente può
realmente apparire, e può darsi
anche che egli stesso si senta,
come escluso dalla società, un
essere inutile a cui ciò che si dà
lo si dà per pura compassione.
La corsa al benessere e l’emancipazione da un sano controllo
dei propri istinti rendono più penose le condizioni di chi soffre,
proprio perché il confronto in
questo caso si fa più marcato;
da una parte esistono il lecito
e l’illecito, dall’altra, invece,
mancano spesso perfino i presupposti per una umana e sociale affermazione. Nel primo caso
c’è l’emancipazione da qualsiasi
legge, nell’altro si stabilisce uno
stato di dipendenza dalla buona
volontà altrui che spesso avvilisce e rende ancora più pesante
la propria condizione”.
Il confronto diventa più marcato quando si considera la possi-
bilità di smarcarsi dai doveri e
dalle Leggi, come se la persona
sana possa determinarsi anche
nel seguire o meno le norme e
le regole, mentre la persona disabile è esclusa dalla società,
dipende dalla buona volontà
altrui per potersi muovere, per
poter vivere ogni iniziativa, per
potersi considerare un essere
umano. Continua il beato Luigi:
“Di fronte all’angoscia del confronto, il sofferente potrebbe
anche cadere nella più profonda disperazione o andare alla
ricerca di evasioni con il ricorso
a compromessi che abbruttiscono ancora di più della malattia
stessa e lasciano in lui un vuoto
desolato e desolante”.
Il risultato ultimo, portato alle
estreme conseguenze, di questo confronto, è l’angoscia che
nasce dall’avvertire la propria
condizione come miserevole e
senza speranza. Da qui nasce la
disperazione che spinge a scendere ad un abbrutimento dove
la persona non ha più dignità,
rto figlio di
non si riconosce certo
Dio e non avverte laa bellezza e
opria vita.
la ricchezza della propria
Così, al posto di una vita piena e
enta vuota,
realizzata, la vita diventa
to portando
senza alcun significato
esolata per
ad una condizione desolata
chi la vive in prima persona e
desolante per coloro che si trolante anche
vano accanto. E desolante
per tutti i fratelli chee non riceanti dall’ofvono le grazie derivanti
ra di coloro
ferta e dalla preghiera
alorizzare la
che non riescono a valorizzare
propria condizione dii sofferenza
n universo
e sprofondano in un
turo.
senza luce e senza futuro.
Cosa accade, al contrario,
quando la persona sofferente si
apre alla grazia ed accoglie la
luce di Dio nella propria vita?
Cosa succede quando smette di
considerarsi il più sfortunato, il
più miserevole degli uomini ed
inizia a vedersi, considerarsi e
comportarsi come figlio di quel
Dio che ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio a redimere il dolore e la sofferenza
di tutta l’umanità?
Cosa succede quando si impegna
a vivere nella grazia scoprendosi
apostolo partecipe della passione di Gesù per gli uomini?
Quando tutto questo avviene, le
differenze rimangono, le situazioni rimangono diverse, le possibilità non sono le medesime,
ma tutto questo viene vissuto,
con lo sguardo della fede. Nel
1973 il beato Novarese considerava: “Tra te e loro c’è una vera
differenza. Loro sono immersi
nelle realtà del tempo e devono,
momento per momento, vivere la
verità che queste valgono solo e
in quanto si innestano in Dio e
nella Sua volontà; tu, invece, distaccato dalle apparenze delle
realtà terrestri, devi pensa-
3399
L’an
L’
aancora
ncco
orraa 5 2015
201
20
2
01
0
15
re a quelle eterne, e sei condotto
dalle circostanze stesse della tua
vita, proprio perché la differenza
ti spinge a fissare il tuo sguardo
nel mondo dello spirito e ti porta
a maturare di più la tua fede, a
vedere il mondo che fino a ieri ti
ha circondato, con uno sguardo
diverso, che non è indifferenza,
ma coscienza approfondita sui
valori veri delle cose di questa
terra”.
Importante da considerare è
che questa modalità di considerare la realtà della persona disabile a confronto con la
sana, non annulla le diversità
ed i limiti propri di ciascuno in
un appiattimento delle caratteristiche proprie. La persona
disabile continua a non poter
fare cose che sono realtà quotidiana dei sani, ma questo perde ogni sfumatura negativa nel
riconoscersi persone chiamate
a vivere la propria vita abbandonandosi nelle mani di Dio
fissando il proprio sguardo nel
mondo dello spirito, pervasi ed
invasi dall’amore di Dio. ■
indialogo
VINO SOLIDALE...
!
Racconto a due voci di un amore
che lega i CVS nonostante le distanze
dall’Italia... Q
Quando nasce un amore non è mai troppo tardi
po’ pazza, altre offerte si sono
sommate ed è stato possibile
sc
scende come un bagliore da una stella che guardi
contribuire alla crescita del CVS
e di stelle nel cuore ce ne sono miliardi
colombiano con 3600 euro!
quando nasce un amore, un amore.
La gioia di dare è più grande di
Ed è come un bambino che ha bisogno di cure
quella di ricevere! E con gioia
devi stargli vicino devi dargli calore
il CVS di Vicenza vuole festegpreparargli il cammino il terreno migliore
giare con voi questo impegno
quando nasce un amore, un amore.
divenuto concreto sostegno ad
ià... ha ragione Anna Oxa! 1440 bottiglie di ottimo vino di un altro CVS oltreoceano!
(CVS Vicenza)
Quando nasce un amore è una delle migliori cantine vicencome un bambino! Ha biso- tine! Ma a questo sodalizio d’agno di cure, di calore, ma soprat- more non basta una volta sola! dalla Colombia...
tutto ha bisogno di poter avere il E così abbiamo voluto crederci
P
i
i lt
Per raggiungere
un risultato
terreno migliore dove camminare! ancora e abbiamo riprovato!
L’amore sbocciato tra il CVS di Altre bottiglie sono state donate! è sempre stato indispensabile
percorrere il cammino
Vicenza e il CVS colombiano E perciò via a venderle per mari e
del sacrificio.
vanta qualche anno e qualche per monti! Le bottiglie hanno viag(Simon
Bolivar 1783-1830)
impresa condivisa! Correva l’an- giato virtualmente lungo il treno
no 2010 e sulle pagine di questa che porta i pellegrini a Lourdes
una situazione che pervaamata rivista è già stata narrata per la Settimana Santa (con la
de la storia e il sangue dei
l’impresa folle della vendita di preziosa collaborazione del CVS
popoli che abitano le terdi Brescia!), hanno attraversato i
confini della Residenza Sanitaria re percorse dal “Libertador”: la
Assistenziale per disabili “Firmo sfida di dover sempre camminaTomaso” - Comunità Mamre, di- re lungo sentieri ardui.
ventando dono di un volo, hanno La diseguaglianza sociale ed
varcato le case di parenti, amici e altri negativi retaggi della stoconoscenti... tutti mossi dal desi- ria remota e recente dei nostri
derio di poter essere presenza viva popoli pesano quotidianamenper i fratelli poveri, perché davve- te, soprattutto quando, oltre ai
ro vi sia la possibilità di un “ter- problemi comuni, la lotta deve
reno migliore” dove camminare e affrontare anche le situazioni
proprie della disabilità.
dove costruire il futuro!
Grazie alla generosità di alcu- Crediamo che uno spirito solini amici e di una laureata un dale e promuovente possa essere di grande aiuto nel percorreEugenio Gasparotto del CVS di Vicenza
re questi nostri cammini.
G
È
40
L’ancora 5 2015
Attività del CVS colombiano
In questo CVS d’oltreoceano
abbiamo esplicitato nel nome
stesso (“Compartiendo”) un
atteggiamento di condivisione
e corresponsabilità. Il beato
Luigi Novarese ha inteso qualificare, nella attitudine di una
decisa volontà, il carattere delle sue Associazioni. Essere “volontari” nella crescita personale, maturare nella dignità e nei
diritti, nella doverosità di un
servizio al bene comune, nella
Chiesa e nella società civile.
Uniamo pertanto al ringraziamento per l’importante contributo economico, l’impegno a
proseguire nella condivisione
dei medesimi ideali, offrendo l’esperienza, i traguardi e
le fatiche, con cui coniughiamo in queste terre gli aneliti della Confederazione CVS
Internazionale.
La generosa offerta ricevuta
(frutto della vite e del buon
vino che ha prodotto) ci permette di investire in differenti
ambiti, con un’attenzione promuovente che sia davvero “integrale”.
Pensiamo, grazie al contributo
offertoci, di acquisire ulteriori
strumenti per la riabilitazione
fisica e rendere più funzionali i
COLOMBIA - BUENAVENTURA
Silenciosos Obreros de la Cruz
CVS Compartiendo
Habilidades Diferentes
calle 5 # 5 - 11
Barrio La Pina Madura
Buenaventura Valle (Colombia)
[email protected]
[email protected]
luoghi che utilizziamo (da una
laurea in Italia è derivato
un gazebo per la pianura
colombiana di Acacias,
che sarà particolarmente utile per incontri e
attività all’aperto).
In entrambi i CVS colombiani (Compartiendo Habilidades Diferentes a Buenaventura
- Compartiendo Dones
en Fraternidad ad Acacias) stiamo lavorando per la sede. Migliore
ubicazione nel territorio,
una offerta più efficace
nei servizi alle persone
disabili, una maggiore
funzionalità degli ambienti per l’attività pastorale
41
L’ancora 5 2015
e formativa, la fisioterapia, la
promozione di attività lavorative.
Il contributo offertoci dal CVS
vicentino ci anima parecchio:
è bello sentire la vicinanza e
l’aiuto di quanti condividono i
medesimi ideali, in differenti
Paesi e culture.
È come il profumo del mosto, il
preludio di un frutto generoso.
(CVS Colombia)
indialogo
TESTIMONI
PIEMONTESI
Per festeggiare l’apparizione della Beata Vergine
del Trompone di Moncrivello, un incontro sul
beato Luigi Novarese e san Giovanni Bosco.
di Alessandro Anselmo
“S
iamo qui oggi per celebrare la Beata Vergine che apparve circa Cinquecento anni fa a
un’ammalata di Cigliano, guarendola miracolosamente”. Ha esordito così don Janusz Malski, Moderatore Generale dei Silenziosi Operai
della Croce, durante la Celebrazione Eucaristica
officiata nel Santuario del Trompone di Moncrivello, Vercelli, domenica 12 aprile.
Cinque giorni di festa che hanno visto nella
giornata di domenica il punto culminante con
la partecipazione di centinaia di persone da
tutti i paesi vicini.
Dopo la Messa, il giornalista Mauro Anselmo,
biografo del beato Luigi Novarese, ha tenuto
Don Bosco e mamma
Margherita a Valdocco
Luigi Novarese
con mamma Teresa (1926)
l’incontro dal titolo “Testimoni di gioia e speranza del territorio piemontese” durante il quale ha messo a confronto due santi sociali piemontesi: il fondatore dei Silenziosi Operai della
Croce e San Giovanni Bosco, di cui quest’anno
ricorrono i duecento anni dalla nascita.
“Entrambi orfani di padre in giovanissima età –
ha spiegato Anselmo –, entrambi educati dalle
mamme (Margherita Occhiena e Teresa Sassone) all’amore di Dio e alla condivisione di valori forti come il lavoro, l’impegno, il sacrificio.
Nella Torino sabauda che a partire dal 1850
si avvia a diventare una città industriale, don
Bosco affianca all’Oratorio i primi laboratori di
calzoleria, falegnameria e legatoria per i giovani in condizioni disagiate. Nell’Italia del dopoguerra, il 7 ottobre 1954, Novarese inaugura a
Re, all’ospizio Barbieri, il primo laboratorio di
maglieria per ragazze disabili, richiamando l’attenzione della società sulla necessità di combattere la loro condizione di emarginazione.
Nel 1862, quando decide di costruire a Torino
la Basilica intitolata a Maria Ausiliatrice, don
Bosco scrive nelle “Memorie biografiche” di
non avere un soldo e di affidarsi al Signore. Nel
1952, quando Novarese progetta la costruzione
della Casa “Cuore Immacolato di Maria” a Re,
ha soltanto a disposizione le 9200 lire offerte
dagli ammalati e affida il progetto alla Mamma
del Signore. Novarese e don Bosco, due uomini
di fede che vivono in secoli diversi ma la cui
vocazione religiosa spinge a intraprendere imprese simili”. ■
42
L’ancora 5 2015
Momenti di festa al Santuario del Trompone
43
L’ancora 5 2015
noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOI
CVS DI LUGANO (SVIZZERA)
FAR RIFIORIRE IL CENTRO
Ven
Venerdì
20 marzo a Lugano, nell’accogliente casa delle Suore di S. Brigida, si
è ttenuto un incontro degli iscritti al Centro Volontari della Sofferenza con il
ves
vescovo mons. Valerio Lazzeri e con l’assistente del CVS don Gabriele Diener.
Il vvescovo ha dedicato tutta la mattina e il pranzo con i partecipanti proprio
per pregare con loro nella Celebrazione Eucaristica che ha presieduto. Poi
du
durante l’ascolto dei partecipanti – i quali hanno espresso alcune difficoltà
ch
che incontrano nell’attività apostolica – ha dato indicazioni e ribadito il suo
sos
sostegno.
Ne
Nel pomeriggio dopo la recita del Santo Rosario l’incontro è continuato con
do
don Luigi Garosio, Viceresponsabile dei Silenziosi Operai della Croce. Don Gabr
briele, l’assistente diocesano, ha rinnovato il suo impegno a favore del CVS,
pu
puntando soprattutto sulla formazione da compiere a vari livelli, partendo
da
dai capigruppo.
Durante l’omelia il vescovo h
ha ribadito che Gesù ha chiesto al Padre di essere liberato dalla sofferenza,
ma poi ha accettato il suo disegno, dando significato e valore anche alla sofferenza. Di per sé la sofferenza è una realtà negativa per l’uomo, ma Gesù non l’ha tolta dal mondo, ma l’ha vissuta con amore.
CVS PIEMONTE
CON MARIA TESTIMONI DI GIOIA E SPERANZA...
L’incontro formativo regionale
per “Fratelli e Sorelle degli ammalati” svoltosi l’8 marzo alla
Cascina Serniola in Casale Monferrato ha rappresentato un’occasione preziosa di riflessione
sul carisma apostolico del beato
Luigi Novarese.
Erano presenti le diocesi di Asti,
Casale, Ivrea, Novara, Pinerolo, Torino, Tortona, Vercelli e Vigevano.
La gioia dell’incontro con appartenenti a realtà territoriali
diverse, volti famigliari e alcuni nuovi, ha dato slancio allo
svolgersi della giornata. Il tema
dell’incontro “Con Maria testimoni di gioia e speranza a servizio dei Fratelli sofferenti” è
stato trattato da don Armando
Aufiero che ha elaborato degli
spunti di riflessione condivisi
nei gruppi di lavoro.
È stata sperimentata la bellezza dello stare insieme e un’occasione in più per ricordare il
messaggio del beato Novarese:
come accostarci all’ammalato,
come essere luce (testimoni e
speranza) a servizio dei Fratelli
sofferenti.
Sono state raccontate esperienze d’apostolato e iniziative
al servizio dell’ammalato come
ad esempio l’accoglienza esti-
44
L’ancora 5 2015
va a cui sono invitati anche
volontari non necessariamente
iscritti all’Associazione. Queste
iniziative rappresentano un valido strumento per coinvolgere giovani che si affacciano e
confrontano con il mondo della
disabilità.
La giornata si è conclusa con l’esposizione da parte dei quattro
capigruppo sugli argomenti trattati. (Maurizio Maggiora)
IcvsnoicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs
CVS MARCHE
QUANDO LA SOFFERENZA
ENTRA IN UNA FAMIGLIA...
Il 28 marzo scorso, vigilia della domenica delle Palme, tutti i CVS
delle Marche si sono riuniti, come da tradizione consolidata, a Loreto, per prepararsi a vivere adeguatamente la Settimana Santa e,
soprattutto, la Pasqua, giorno del trionfo del Signore Risorto.
Circa 300 i partecipanti, radunati fin dal mattino nella nuova grande cripta sottostante la Basilica. Dopo il Rosario, recitato secondo lo schema dell’opuscolo approntato per i Gruppi d’Avanguardia,
l’assistente regionale, mons. Ubaldo Speranza, ha rivolto il saluto
a nome di tutti a don Armando Aufiero che ha proposto una riflessione sul tema di questa giornata: “La famiglia di fronte alla
sofferenza”.
Un argomento che è stato scelto perché i CVS delle Marche intendono partecipare al dibattito aperto da papa Francesco proprio sulle
problematiche della famiglia e sulle risposte che la Chiesa può e
deve dare all’evoluzione della stessa. Risposte che arriveranno con
la chiusura del Sinodo ordinario nel prossimo autunno.
Don Armando, da parte sua, ha collegato la spiritualità della sofferenza così come delineata dal beato Luigi Novarese e da san
Giovanni Paolo II nella Salvifici doloris, con le problematiche che
nascono nella famiglia quando c’è una persona gravemente malata, o per le sofferenze che possono insorgere per la morte di una
o più persone care, per qualche figlio che si perde per strada, per
l’incapacità di mantenere relazioni serene con chi ci vive accanto.
Tutti momenti difficili nei quali la sofferenza – inquadrata e vissuta
alla luce della Parola – può contribuire senza ombra di dubbio a far
crescere verso una fede adulta.
Don Armando ha ricordato anche ciò che ha vissuto lo stesso Novarese ed il sostegno ricevuto dalla mamma, vedova, ed anche i dissidi sorti con alcuni fratelli. Momenti difficili, ma superati proprio
con quella spiritualità che porta a valorizzare ed evangelizzare il
mondo della sofferenza. Ed è questo anche il contributo che tutte
le quattro Associazioni dell’Opera del beato Novarese possono dare
alla Chiesa universale per il Sinodo sulla Famiglia e le sue future
linee guida.
Dopo l’intervento di don Aufiero si è sviluppato un bel dibattito fra
i presenti, al termine del quale c’è stato il trasferimento all’interno
del Palazzo Apostolico dove si è consumato il pasto con fraternità
e gioia. Poi il raduno sotto il loggiato, la distribuzione delle palme
e, alle 14.45, l’inizio della liturgia con la benedizione delle stesse.
Al termine della Santa Messa ha voluto portare il suo saluto il delegato pontificio per Loreto, l’Arcivescovo Giovanni Tonucci che ha
messo in parallelo la riflessione del mattino dedicata al dolore nelle
famiglie con la presenza dei CVS proprio in quell’ambiente dove è
vissuta la Sacra Famiglia. (Romolo Sardellini)
45
L’ancora 5 2015
Dopo la liturgia della Parola e la benedizione delle Palme, in processione verso la
Santa Casa.
La Celebrazione Eucaristica vespertina e
la navata centrale affollata dai CVS delle
Marche.
Don Armando Aufiero e mons. Ubaldo
Speranza durante la benedizione delle
Palme.
Il Delegato
Pontificio
per Loreto,
l’Arcivescovo
mons. Giovanni
Tonucci
noicvsNoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs
CVS UMBRIA
ALL’INSEGNA DELLA GIOIA!
Il 22 marzo si è tenuto a Città di
Castello (Pg), presso la casa delle
Piccole Ancelle del S. Cuore, il convegno regionale del Centro Volontari della Sofferenza. È stata una
giornata ricca di bellissime esperienze fatte di relazioni interpersonali, riflessioni e preghiera.
La giornata è cominciata dopo una
breve introduzione di don Fabio Radicchi, il sacerdote diocesano incaricato dal vescovo come collabora-
CVS CITTÀ DI CASTELLO
tore del CVS, con la bella relazione
di don Romano Piccinelli, direttore
del Centro Studi S. Veronica, sul
tema “Desiderio, sponsalità, bellezza, gioia e croce nell’esperienza
mistica di S. Veronica Giuliani”.
Don Romano ha messo in evidenza
come nell’esperienza di Veronica la
sofferenza, dapprima cercata nella
penitenza, è divenuta poi dono accolto nell’amore.
Dopo il pranzo tutti i partecipanti
provenienti, oltre che da Città di
Castello, da Terni, Todi, Foligno e
Perugia si sono spostati presso la
Chiesa del Monastero delle Cappuccine per un’ora di Adorazione Eucaristica guidata dalle monache e
preceduta dal saluto del vescovo.
Nel suo intervento S.E. mons. Cancian ha ribadito l’ineluttabile esistenza del dolore nella vita umana,
dolore che riceve il suo significato
e diventa fonte di gioia se vissuto
guardando il Crocifisso e immergendosi in Lui.
Solo la Croce di Cristo dà significato e valore al dolore umano.
LA SAPIENZA DEL CUORE
L’otto marzo scorso il CVS di Città di Castello (unità pastorali San Pio X - Zoccolanti - S. Lucia) ha promosso,
tramite il parroco don Samuele, un interessante incontro svoltosi presso il teatro della parrocchia S. Pio X.
In questa occasione è stato proiettato il filmato della vita del beato Luigi Novarese e delle sue numerose opere
a favore dei malati (la fondazione di associazioni per i sofferenti, la costruzione di Case di spiritualità, la realizzazione di molte opere di sostegno e di promozione per i disabili).
Al filmato è seguita la relazione della dott.ssa Marcella Monicchi, coordinatrice della Consulta delle Aggregazioni
Laicali, su “la Sapienza del Cuore” che è stato il tema della Giornata del Malato.
La Sapienza del cuore è dono dello Spirito e ci permette di comprendere il significato salvifico della sofferenza
vissuta in Cristo e di porci di fronte al fratello che soffre con l’atteggiamento di accoglienza, rispetto e amore
che ha avuto Gesù verso i poveri e i malati. La Santa Messa ha concluso questo incontro.
Pellegrinaggio a Sotto il Monte
Il Centro Volontari della Sofferenza di Bergamo domenica 28 settembre 2014 ha iniziato
il suo anno sociale recandosi a Sotto il Monte, per rendere omaggio a San Giovanni XXIII.
L’incontro di tutti i Settori del CVS è avvenuto presso la Casa del pellegrino dove sono state svolte varie
attività e poi, nella Cappella della Pace, è stata concelebrata la Santa Messa dal parroco di Sotto il
Monte, dall’assistente don Daniele Bravo e dall’assistente emerito, il nostro carissimo don Tullio Pelis.
Quindi il nutrito gruppo di partecipanti (circa 150) ha partecipato ad una visita guidata al Giardino
della Pace. (Rosaria P. CVS Bergamo)
LEGA SACERDOTALE MARIANA • SILENZIOSI OPERAI DELLA CROCE
64° Pellegrinaggio
a LOURDES
Presieduto da Sua Em.za
card. Giuseppe Versaldi
5
1
0
2
to
s
o
g
a
1
26 luglio -
✂
La gioia della
missione
Le meditazioni ai sacerdoti saranno tenute dal
IN TRENO:
cardinale Giuseppe Versaldi
da Reggio Calabria,
Lamezia, Battipaglia, Napoli,
Aversa, Roma Ost., Grosseto, Livorno,
Pisa, Massa Centro, La Spezia, Chiavari,
Genova Brignole, Savona, Arma di Taggio, Ventimiglia.
Le catechesi ai pellegrini saranno proposte dal
MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE
vescovo Domenico Cancian
✂
Quota di partecipazione (da tutti i luoghi di partenza):
ACCUEIL NOTRE DAME (sacerdoti e pellegrini disabili) € 580
• per bambini fino a 2 anni, gratuito
• da 2 a 12 anni € 480
HOTEL*** (camere a 2 letti) € 720
• per bambini fino a 2 anni, gratuito
• da 2 a 12 anni € 620
La quota comprende: l’iscrizione, il viaggio in treno (in cuccetta di seconda classe
con 6 passeggeri); la pensione completa, escluso il vino, dal pranzo di domenica 26
a quello di sabato 1 agosto; i trasferimenti dalla stazione di Lourdes
si
i
l
ia
agli alloggi e viceversa; il distintivo, il libretto del pellegrinaggio,
D
ioSi ricorda che il Centro
l’assicurazione contro gli infortuni.
z
i
v
Supplemento camera singola: € 160 in albergo.
er Dialisi UNITÈ D’AUTODIALYSE
S
PAU NAVARRE dista circa 40 km
da Lourdes. Tutti possono usufruirne. Le richieste in merito
siano comunicate quanto prima (45 giorni prima della partenza)
per la prenotazione e lʼinvio della documentazione necessaria.
Scarica

interno - Opera Beato Luigi Novarese