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CampiScuola ACG
Opuscoli CS No. 4
CS II: La Comunicazione
Azione
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Cattolica Giovani
Giovani
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Novaggio, 29 agosto – 1° settembre 2002
Calendario Clandestino:
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Opuscoli CS No. 4
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«A– o U– MOUR»
Il sondaggio a livello mondiale sul tema «Qual è la vostra opinione sulla carenza di alimenti nel resto del mondo?» fallì, poiché
la domanda era troppo imprecisa. Per esempio, in Africa, molti
non sapevano cosa si intendesse per “alimenti”. Nell’Europa
dell’Ovest non conoscevano il significato di “carenza”.
Nell’Europa dell’Est non si conosceva il significato di “opinione”,
e negli Stati Uniti nessuno sapeva quale fosse “il resto del mondo”.
«Di silenzio in silenzio»
Ogni parola è sospesa tra
due silenzi: uno che la genera,
l’altro che essa fa nascere.
Questo silenzio, agli estremi della comunicazione, è la
tua intima dimora, il tuo rifugio, il tuo spazio di accoglienza, nostro comune luogo per
ritrovarci.
La parola ne sgorga e vi
conduce: e in questa dimora
vi sono come tre stanze, da
cui sgorgano altrettante forme
di discorsi.
La prima si chiama noia:
vuoto e assenza di te. Si tratta
di un non–luogo, ove girano
dischi rovinati da chiacchiere
e banalità.
La seconda è la caverna
delle grida soffocate, delle
parole o dei mali repressi. Là
ci sono parole imprigionate,
legate e mummificate, che
aspettano la loro liberazione.
Quando esse escono e sono
accolte, tu esisti e fai esistere.
La terza è il santuario di
una presenza, che nessun racconto può contenere o esprimere, ma che è indicato e fatto sentire da ogni parola vera.
Presenza tua, presenza in
te, presenza di Colui che ti
conosce e ti spera.
In quel silenzio, tutto è
senso, nascita e alleanza.
[Michel Salamolard]
Opuscoli CS No. 4
Ed infine… la Sintesi!!!
“Learning by doing”
Con questo CS abbiamo adottato un metodo di apprendimento, che punta
più sull’esercitare praticamente ciò che viene appreso, e quindi non tanto sul
livello nozionale. Ciò in vista di un’assimilazione pratica ed in vista della pratica dei contenuti da apprendere.
I contenuti in sintesi
La sintesi di tutto il corso è forse la seguente (cfr. pag. 12): Prima di avere
uno scambio, bisogna capire; prima di capire, bisogna ascoltare; prima di
ascoltare, bisogna osservare; prima di osservare, bisogna prepararsi alla differenza: il tutto con interesse!!!
La “casa” della comunicazione
La nostra “casa” della comunicazione è fatta di ciò che noi già abbiamo
assimilato quanto a valori ed atteggiamenti nel nostro vissuto (fondamenta), e
quanto a competenze e doni comunicativi particolari (giardino). Le nostre competenze comunicative, che usiamo già istintivamente, possono essere educate
(pian terreno), in particolare le competenze comunicative di base (ascolto attivo; domande efficaci; linguaggio adeguato). Ciò in vista dell’impiego delle
nostre competenze personali nei vari ambiti del nostro agire (1° piano).
Le interferenze ed i malintesi
Esse si pongono a tutti i livelli; è però vero che semplifichiamo notevolmente il problema della comunicazione se cerchiamo di ridurre al minimo le interferenze ed i malintesi che avvengono a livello di codificazione e di decodificazione, nonché a livello del canale di comunicazione.
Da cuore a cuore
La comunicazione è un ideale (cfr. “iceberg”, pg. 26), ma si può camminare
verso questo ideale, nell’esercitare e nell’approfondire le proprie competenze.
Semplificare...
… ossia far passare un messaggio alla volta (cfr. FTP, pag. 5)!
Opuscoli CS No. 4
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Sommario
L’ideale della comunicazione sarebbe una comunicazione da cuore a cuore,
da persona a persona, ma questo non è possibile. Il messaggio dal cuore
dell’emittente passa attraverso tutta la serie di memorie, emozioni, pensieri che
ho di me, dell’altro e del mondo, passa attraverso processi di codifica, di incanalamento, di decodifica, scendendo poi attraverso il filtro di memorie, emozioni, pensieri che l’altro ha di sé, di me e del mondo. Dopo questo complesso
tragitto il messaggio perviene nella profondità dell’altro, ma quanti condizionamenti e quante cose nel frattempo sarebbero potute andare storte!
La comunicazione è allora qualcosa di impossibile? Certamente no, ma è
sicuramente un processo complesso, sottoposto a tante difficoltà e rischi di
fraintendimento. Con le tecniche che abbiamo illustrato in questi giorni, in modo particolare con le competenze comunicative di base (tecniche di ascolto attivo, domande efficaci, linguaggio adeguato), possiamo cercare di ridurre al minimo le influenze nostre e altrui sul processo comunicativo, per pervenire ad
una trasmissione il più oggettiva possibile del messaggio dal nostro cuore al
cuore dell’altro.
Opuscoli CS No. 4
Introduzione
4
“FTP”: Formula Talk Power
5
L’Autocomunicazione di Dio
7
Lavoro personale
11
Comunicare efficacemente
12
Esercizi di comunicazione
18
Giochi di ruolo
19
La Comunicazione: approccio teorico
21
Ed infine… la Sintesi!!!
27
C. Bizouard,
F. Lever,
P.C. Rivoltella,
A. Zanocchi,
Farsi capire. Come scoprire il segreto della
comunicazione, San Paolo, Cinisello Balsamo
1997.
La comunicazione. Il dizionario di scienza e
tecniche della comunicazione, Pontificio Ateneo
Salesiano, Roma 2002.
Opuscoli CS No. 4
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Introduzione
CampoScuola di approfondimento
Questo CS è un approfondimento di alcune tematiche già trattate oppure almeno in
parte considerate in occasione del CS Intro.
Come avevamo constatato in quell’occasione, pur senza averne approfondito più di tanto gli aspetti ed i contenuti, la comunicazione
è un po’ alla base di tutto il resto. Senza
un’adeguata comunicazione non è possibile far passare un messaggio; non è
possibile interpellare l’interesse del destinatario del messaggio; diviene difficile
gestire le dinamiche di gruppo e la vita del gruppo stesso; senza un’adeguata
capacità e modalità comunicativa anche il miglior programma è destinato a
fallire.
Metodo di apprendimento
Anche per questo CS sarà inevitabile l’approfondimento per mezzo di momenti “teorici”: il momento di astrazione e di comprensione della “cosa” non
può mai essere eluso completamente, pena il non comprendere in profondità ciò
di cui si sta trattando. D’altra parte si cercherà di guardare l’aspetto comunicativo non solo dal punto di vista del sapere intellettuale, ma cercheremo insieme
di approfondire quello che è il sapere esperienziale, cioè quello che viene
dall’aver fatto le cose nel concreto, applicando ciò che si è appreso.
Lo scopo di questo di CS, infatti, è proprio duplice: dare i rudimenti teorici
fondamentali della comunicazione, ma, soprattutto, introdurre i partecipanti nel
rendersi conto che la comunicazione è qualcosa di fondamentale nella vita di
ciascuno, tantopiù per la vita e l’attività di coloro che, per vocazione, sentono
di dover annunciare, con la loro testimonianza ed il loro agire, la vera Buona
Notizia: ossia comunicare che, in Gesù Cristo, il Padre ci ama di un Amore
infinito.
Opuscoli CS No. 4
Opuscoli CS No. 4
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Ricevente: è il destinatario del messaggio comunicato dall’emittente. È
chiaro che in un dialogo (cioè in una normale conversazione) i due che parlano
tra loro sono alternativamente emittente e ricevente, a seconda della direzione
della comunicazione.
Le interferenze
Esse possono intervenire a tutti i livelli della comunicazione (emittente,
ricevente, canale, codice, codificazione e decodificazione, messaggio). Cfr. lo
schema 3 a pag. 25, che rappresenta a tutti i livelli della comunicazione tutte le
interferenze, le influenze ed i condizionamenti che il comunicare tra due persone può subire.
Se l’interferenza avviene a livello di codice o di canale, essa è alquanto
facilmente eludibile e risolvibile.
Se l’interferenza avviene a livello di emittente o ricevente, oppure a livello
di messaggio, questo può dipendere dalla diversità tra le persone, nonché dalla
diversità del loro vissuto, delle loro memorie, delle loro aspettative. Questo
rende la comunicazione più difficoltosa e poco oggettiva, ossia diviene difficile
far passare oggettivamente un messaggio da una persona all’altra.
Per diminuire le interferenze:
• assumere un atteggiamento attivo;
• guardare in faccia colui che parla;
• essere obiettivi nell’ascolto e nel proprio rispondere/dialogare;
• ascoltare con atteggiamento critico, sia se stessi che l’altro;
• scoprire l’idea di fondo, che l’altro
sta cercando di trasmettermi;
• tentare e ritentare con costanza!
Cfr. a questo riguardo anche lo schema
degli “Iceberg” (pag. 26), che cerca di
rappresentare la comunicazione dal punto
di vista della persona emittente/ ricevente.
„FTP“: Formula Talk Power
[Giovedì sera]
FTP: un possibile modo di presentare un tema (schema base)
Una “presentazione”, perché riesca a comunicare in modo efficace un certo
messaggio, deve passare attraverso certe fasi e certe tappe: alcuni momenti della presentazione sono secondari, altri, invece, di primaria importanza. Per fare
in modo che il messaggio raggiunga il destinatario e gli rimanga impresso
nella mente, la presentazione deve procedere con un certo ordine.
Lo schema che vi presentiamo qui non è l’unico possibile: ve ne sono anche
altri ugualmente e forse anche più validi. Questo schema ha il vantaggio di essere relativamente semplice e di essere molto vicino al senso comune. Non necessita, inoltre, di particolari strumenti per la comunicazione, anche se, certamente, senza l’aiuto di un supporto è più difficile far passare un concetto.
1. AGGANCIO. È una frasetta, una citazione, un fumetto, una battuta, un
gesto, una “captatio benevolentiae”, che permette di agganciare
l’attenzio-ne dell’uditorio. Può essere di qualunque tipo: visivo, parlato,
musicale. Non deve, necessariamente, essere legato a ciò che segue.
2. PRESENTAZIONE STRUTTURA E TEMA. Breve e concisa, per orientare l’ascoltatore su ciò che succederà nel momento che segue. È una
risposta all’attenzione ed all’attesa del destinatario. Non si entra però
ancora in merito alla…
3. TESI. È il messaggio che si vuol far passare e che, alla fine della presentazione, si intende lasciare nella mente e nella memoria dell’ascoltatore.
La tesi deve essere breve, essenziale, unica (non due o più tesi), di facile
memorizzazione.
4. SFONDO o VISSUTO DELLA PROPRIA ESPERIENZA, anche concreta, che rende – appoggiandosi al vissuto – la tesi più autorevole e
credibile, perché basata sul mio (e magari nostro) vissuto concreto e che
mi indica come un personaggio competente a discutere di questo tema.
Può essere un momento anche relativamente breve.
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Schema generale sulla “Comunicazione”
CHI COMUNICA
Emittente/Soggetto
6. MOMENTO FORTE. Uno degli argomenti esposti al punto (5), che mi
sembra essere il più convincente oppure quello che ha impressionato
maggiormente gli ascoltatori, lo riprendo e lo sottolineo brevemente.
COME SI COMUNICA
7. CONCLUSIONE. Una sintesi del discorso, riprendendo a volo d’uccello
tutte le tappe della presentazione, richiamando anche, senza alterarne la
formulazione, la tesi, per un maggiore effetto mnemonico.
4. Sfondo
5. Argomenti
1.
2.
3. Tesi provvisoria II
4. Sfondo
5. Argomenti
COSA SI COMUNICA
Messaggio
a livello affettivo,
mentale e corporale
1. Aggancio
2. Struttura e tema
3. Tesi provvisoria I
CANALE
CIRCOSTANZE
Questo schema FTP è nato negli anni ’70 nell’ambito psicoterapeutico: intendeva far discutere i pazienti secondo argomentazioni per assurdo, con una
discussione e confutazione degli argomenti a sostegno della tesi.
Codificazione
a livello di tempo,
di luogo e di persone
Vi è anche la possibilità di dare, inizialmente, solo una tesi provvisoria che
viene poi modificata e perfezionata nel corso della presentazione degli argomenti. Il procedimento è un po’ più articolato, ma fondamentalmente lo stesso.
Codice
30% linguaggio verbale
70% linguaggio non verbale
RELAZIONE
5. ARGOMENTI. Essi sono in stretto legame ed a supporto della tesi. Più
solido e specifico è l’argomento (o gli argomenti), tantopiù la tesi viene
rafforzata, diviene credibile, diviene dimostrata. In questa fase è anche
possibile dialogare, rispondere a domande, precisazioni, obiezioni.
CANALE
Decodificazione
1.
2.
3. Tesi definitiva
4.
5.
6.
7.
Sfondo
Argomenti
Momento forte
Conclusione
COME SI COMUNICA
Ascolto-Accoglienza
A CHI SI COMUNICA
Ricevente/Destinatario
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Opuscoli CS No. 4
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Schema generale della comunicazione
Emittente: è il soggetto della comunicazione, colui che comunica, l’interlocutore che ha un messaggio da destinare ad altri.
Messaggio: è ciò che l’emittente desidera ed intende comunicare.
Codice: è il “linguaggio” in senso ampio, ossia la modalità che l’emittente
sceglie per comunicare il suo messaggio; p. es. la lingua italiana, la lingua francese, il linguaggio dei segni, i segnali morse, ecc. Per quanto riguarda il linguaggio occorre distinguere in linguaggio verbale (espresso per mezzo di parole), non–verbale (tutto ciò che si aggiunge alla verbalità, p. es. la gestualità),
paraverbale (tutto ciò che riguarda strettamente la verbalità, p. es. l’intonazione
della voce). In un gesto comunicativo per mezzo del linguaggio, il 30% riguarda la comunicazione verbale; il 70% la comunicazione non–verbale e paraverbale!
Codificazione: è il processo di formulazione del messaggio nel codice scelto
dall’emittente. Si passa dal significato che si vuole comunicare al significante
che lo rappresenta nel rispettivo codice. Cfr. Schema 1 a pag. 25. P. es.:
CONCETTO
codificato in:
H+O+M+E
codificato in:
M+A+I+S+O+N
codificato in:
H+AU+S
codificato in:
D+O+MU+S
L’Autocomunicazione di Dio
Dio parla e ha parlato
Dalla Lettera agli Ebrei
«Dio, che aveva gia parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi
ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi
per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del
quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria
e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola,
dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato» (Eb 1,1–4).
Come Dio parla?
Abbiamo letto questo breve passo iniziale della Lettera agli Ebrei per tre
volte, perché non è un passo facile, anche se la Parola di Dio va più ascoltata
che letta. Abbiamo subito colto che ci sono delle sfumature interessanti che
interessano il nostro tema della “comunicazione”.
•
Dio ha parlato e parla: questa è la condizione primaria del nostro poter
parlare e comunicare tra di noi. Proprio perché Dio ha parlato e parla
allora anche tra di noi possiamo comunicare.
•
Dio parla nel tempo e nello spazio: non parla mai in astratto, bensì con
una concretezza per cui egli si rivolge personalmente a qualcuno, ad una
persona o ad un popolo che vive in un certo luogo e tempo o periodo
storico. Cogliamo anche che Dio ripete il suo messaggio (prima ai padri,
poi ai profeti, da ultimo a noi) e ogni volta perfeziona il suo messaggio,
lo approfondisce; ciò significa che la comprensione del messaggio è
progressiva, e non può avvenire tutto di un colpo, o tutto in una volta.
•
Dio parla in diversi modi: Egli può apparire a qualcuno e parlare Lui
stesso, ma normalmente parla attraverso la sua Parola che è racchiusa
Il significato (concetto) *casa* viene codificato a seconda del codice
(lingua) scelto in significanti (parole) diversi,
che sono equivalenti nel rispettivo codice.
Canale: attraverso il quale il messaggio
dall’emittente passa al ricevente; dipende
strettamente dal tipo di linguaggio scelto, p.
es.: la linea telefonica, l’aria, le onde radio o
televisive, ecc. Cfr. Schema 2 a pag. 25.
Opuscoli CS No. 4
[Venerdì mattina]
Opuscoli CS No. 4
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nella Bibbia. Egli parla anche attraverso il nostro fratello, soprattutto
nella comunione e correzione fraterna; parla anche attraverso la voce
della nostra interiorità e della nostra coscienza. Parla infine anche attraverso le impronte che egli ha lasciato nel creato: dalla bellezza del creato possiamo risalire alla bellezza del Creatore.
•
•
•
•
Dio parla in modo efficace: la sua è una parola che “fa ciò che dice”, con
una forza davvero divina ed incredibile. P. es. quando dice “Sia la luce!”
– la luce fu! Tra il suo dire ed il suo fare… non c’è di mezzo il mare,
anzi non c’è di mezzo proprio niente!
Dio stesso è comunicazione: perché il Padre comunica tutto se stesso al
Figlio, il quale restituisce tutto al Padre. C’è tra il Padre ed il Figlio uno
scambio di tutto il loro essere, uno scambio fatto per Amore, che è lo
Spirito Santo. Cfr. Schema a pagina 9.
La comunicazione di Dio è complessa: nel senso che ha più strati e può
essere intesa a diversi livelli. C’è il livello del “Verbo di Dio”, del Figlio
di Dio incarnato, della predicazione, della Bibbia, della Parola viva nella
Chiesa. Cfr. Schema a pagina 9, dedotto da Cardinal C.M. Martini.
La Com: approccio teorico
Un Brain–storming
Abbiamo fatto un brain–storming (cfr. compiti a pag. 11), con il compito di
presentare una parola chiave che ognuno di noi metteva in relazione con il
“comunicare”. Abbiamo cercato di ordinare le diverse parole–chiave in un
tutto organico.
Il risultato è stato di una completezza e ricchezza sorprendente: eccolo!
COMUNICAZIONE È...
CAUSA MATERIALE
(l’oggetto della comunicazione)
•
vita
La comunicazione che Dio fa è che Egli comunica se stesso: nel suo
“parlare” Dio comunica e dona se stesso. Questo è avvenuto, nel modo
supremo e sublime, “nell’Ora della Croce”. Gesù è in croce, morente,
con di fronte Maria, sua madre, e Giovanni, il discepolo che egli amava
(cfr. Gv 19,25–34). Nel momento del suo morire egli comunica in modo
sublime l’Amore del Padre per ogni uomo ed ogni donna:
• dietro la morte di Gesù si contempla già la sua Risurrezione;
• c’è una promessa di “vita” passando attraverso ogni tipo di
“morte” (quindi anche sofferenza, dolore, fatica);
• Gesù consegna se stesso come Parola e come Cibo e Bevanda
(anticipato nell’Ultima Cena del Giovedì Santo);
• Gesù consegna il suo Spirito sulla Chiesa nascente, qui rappresentata da Maria e da Giovanni.
• Appena Gesù muore, dal suo costato escono Sangue (Eucaristia)
e Acqua (Battesimo).
Opuscoli CS No. 4
[Sabato sera]
CAUSA FINALE
(l’obiettivo della comunicazione)
•
capirsi
CAUSA FORMALE
(le condizioni della comunicazione)
•
•
•
relazione
relazionarsi
condivisione
CAUSA EFFICIENTE
(la “causa” della comunicazione)
•
•
•
incontrarsi
interazione
interagire
CAUSA STRUMENTALE
(gli strumenti della comunicazione)
•
•
Opuscoli CS No. 4
parlare
linguaggio
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•
•
•
•
•
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Non prendere subito posizione personalmente, con un proprio giudizio
personale: “Non mi sembra giusto che
non si possa fare la disco!”. Questo
subentrerà dopo che è stabilito il contatto e che il rapporto è già stato consolidato in una sintonia.
Bisogna stare attenti al fatto che il
motivo del conflitto non è mai dentro la persona, ma sempre fuori: quando ci si deve confrontare, ci si confronta su un punto singolo, non è un
confronto fra le persone!
Aiutare l’altro a verbalizzare i propri sentimenti (sintonia), per riuscire a
risolvere il problema. Aiutarsi con domande giuste e finalizzate!
Attenzione a non interrompere in continuazione, solo perché l’altro non
dice e pensa ciò che tu vuoi!
Lavorare sui fatti, non sulle opinioni personali! Smontare progressivamente le fissazioni o le emozioni altrui sulla base di argomentazioni (in
vista della verità, e non della manipolazione dell’altra persona!).
La complessità della
comunicazione di Dio
O
O
SPIRIT
Confronto tra animatore e coordinatore del gruppo giovani, il quale
deve convincere l’animatore ad improvvisare la gestione della serata di balli.
• Il coordinatore si è interessato innanzitutto della merenda che l’altro
stava preparando: con il doppio effetto di instaurare sintonia e di sapere
a che punto l’animatore è impegnato in ciò che sta facendo!
• Partenza dai fatti, non dalle opinioni. Uso sapiente delle domande chiuse
per indirizzare l’ascoltatore verso ciò che gli voglio dire, al punto che sia
l’altro a dirlo, e non io!
• Il coordinatore non ha mai interrotto, per lasciar “sfogare” l’altro e per
lasciargli esporre tutte le sue obiezioni, che poi si smontano una ad una.
A questo punto, l’altro trova la soluzione da solo!
Opuscoli CS No. 4
PADRE
FIGLIO
Parola di Dio
“Verbo” (lat. “verbum”), cioè la 2ª Persona
della Trinità (Figlio)
Gesù Cristo
Esercizio di ruolo no. 3
SANT
cioè il Verbo/Figlio incarnato
Predicazione dei profeti (AT) e apostoli (NT)
Sacra Scrittura
Parola viva nella Chiesa
•
Liturgia e Sacramenti
• Magistero (insegnamento) della Chiesa
• Catechesi ed Omiletica
• Assimilazione personale (preghiera)
Opuscoli CS No. 4
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•
•
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Tutto il resto è in vista di questo momento dell’Ora: anche la comunicazione umana è fatta per questo, ossia
perché si riesca a stare di fronte al
Gesù morente in Croce, come promessa di una gioia e di una felicità.
Giochi di ruolo
Calarsi nelle situazioni
Comunicazione nella Chiesa : è una
conseguenza di quanto detto sopra. In
modo particolare cfr. At 2,42–44, come via privilegiata per accedere a
questa autocomunicazione di Dio e per rimanervi dentro.
•
•
•
•
Ascolto della Parola di Dio (Sacra Scrittura) e dell’insegnamento
degli apostoli (e dei loro successori, papi e vescovi);
Sacramenti (in modo particolare l’Eucaristia);
Preghiera (personale e comunitaria);
Vita fraterna (vita insieme, crescere insieme, correzione fraterna,
divertimento), dove “ogni parola” è in vista dell’edificazione
personale e comunitaria (cfr. Ef 4,29: “Nessuna parola cattiva
esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che
ascoltano”).
Come conseguenza per il nostro essere e vita di ACG, nonché per il nostro
essere a servizio della Gioventù nelle parrocchie, nelle zone e in diocesi:
• La comunicazione è fatta per l’edificazione personale e vicendevole,
ultimamente per l’edificazione della Chiesa;
• La comunicazione avviene nei quattro ambiti della vita della Chiesa:
parola di Dio ed insegnamento della Chiesa; liturgia e sacramenti; preghiera; vita fraterna e di amicizia (anche il divertimento). La vita dei
gruppi e delle diverse attività diocesane va costruita su questi quattro
pilastri fondamentali.
• La comunicazione è fatta per rimanere di fronte a Cristo, che muore
sulla Croce per noi e per noi risorge, donandoci la vita di grazia e di
comunione in questo mondo e la vita eterna nell’altro.
Opuscoli CS No. 4
Abbiamo compiuto ed analizzato alcuni giochi di ruolo, in cui, a turno, alcuni di noi si sono cimentati in ruoli e personaggi diversificati. Due i personaggi:
il primo che aveva un compito da svolgere ed un obiettivo da ottenere
(personaggio da esercitare), mentre l’altro aveva come obiettivo quello di rimanere sulle proprie posizioni e di opporsi alle insistenze dell’altro. Come le presentazioni, questi momenti sono stati videoregistrati, visionati insieme e quindi
commentati nei punti positivi e negativi.
Esercizio di ruolo no. 1
Confronto tra un animatore ed un ragazzo 15 enne, reticente a partecipare
all’attività serale del campeggio. Ad essere esercitato è l’animatore.
•
•
•
•
Non bisogna mai mettersi nella situazione di dover “pregare” l’altro di...
È meglio non dover puntare sulle categorie del “dovere”; piuttosto richiamare le regole del campeggio che anche egli ha sottoscritto.
Non è un dialogo fra due persone, nel senso che non è la persona in primo luogo chiamata a mettersi in gioco, quanto piuttosto il loro ruolo:
chiaramente si tratta in questo caso di due ruoli di diverso livello. Non è
la superiorità di una persona sull’altra, ma dei loro ruoli!
Cercare sempre di manifestare la propria presenza e di mantenere il contatto, evitando le interferenze. Stabilire una sintonia di fondo: evitare al
riguardo l’ironia ed il sarcasmo.
Esercizio di ruolo no. 2
Confronto fra un responsabile del
campeggio ed il “don” della situazione,
per l’organizzazione di una serata disco,
alla quale il don si è alquanto opposto.
Ad essere esercitato è il responsabile.
Opuscoli CS No. 4
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Esercizi di comunicazione
[Sabato pomeriggio]
Abbiamo fatto tre piccoli esercizi di comunicazione, per evidenziare
l’importanza dell’interazione al momento in cui si cerca di comunicare qualcosa: in effetti, normalmente, il 70% della comunicazione di un messaggio è non–
verbale oppure paraverbale!
• Esercizio 1: descrivere il “Gatto” con la sola verbalità, senza
nessun tipo di interazione visiva o possibilità di fare domande. Tempo: 7’40”, con un disastro e praticamente il 0% di
riuscita nella trasmissione.
• Esercizio 2: descrivere “l’Uomo” con la verbalità ed una
limitata possibilità di interazione (domande chiuse del tipo
“sì/no”). Tempo: 5’40”, con una riuscita del 70%.
• Esercizio 3: descrivere la “Gallina”, con
ogni possibilità di interazione. Sono state
usate molto di più espressioni tecniche, del
tipo: quadrato, romboide, triangolo isoscele, ecc. Tempo:
10’49”, con la riuscita del 100%.
IN SINTESI :
Con l’interazione la percentuale di errore diminuisce; d’altra parte si necessita di un maggiore spazio di tempo! Il linguaggio tecnico aiuta, a condizione
che sia conosciuto da tutti!
Opuscoli CS No. 4
Lavoro personale
[Venerdì mattina e pomeriggio]
Tre compiti da svolgere personalmente
1. Scegliere una parola chiave che secondo voi è più vicina al concetto di
“comunicare”: “per me comunicare
è…”.
2. Scrivere l’obiettivo che ogni partecipante si prefigge personalmente per
questa tregiorni (un obiettivo verificabile).
3. Preparare una presentazione per un gruppo parrocchiale, della durata
massima di 12’ con un tema a scelta, usando, nel limite del possibile, lo
schema FTP.
Alcuni risultati del lavoro pomeridiano
•
La tesi, esposta secondo lo schema FTP, è particolarmente efficace
quando è: concisa, formulata come frase completa, fornisce un indizio di
soluzione, provocatoria.
•
La tesi non deve essere “multipla”, ma semplice, lineare. Essa non deve
cambiare, di principio, durante l’esposizione: più essa rimane invariata,
tantopiù potrà essere ricordata e memorizzata.
•
Non bisogna avere paura dei silenzi durante la comunicazione! Essa
implica che ci siano anche dei momenti di riflessione e di introspezione:
per questo tipo di lavoro, ci vuole tempo!
•
L’argomentazione può essere fondamentalmente di due tipi (combinabili
tra loro): scolastica, senza interazione con il pubblico, ma che conduce
facilmente all’obiettivo e che risulta essere concludente; discorsiva, con
molta interazione, ma più faticoso riordinare e collegare le idee. C’è
anche il rischio di essere inconcludenti.
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Comunicare efficacemente
[Sabato mattina]
È questione di buonsenso
Molte delle cose che vedremo già le sappiamo e le conosciamo; magari già anche le
usiamo: si tratta effettivamente però di elementi che occorre sapere e conoscere
nell’esperienza concreta, vale a dire che di
esse abbiamo compreso non tanto la nozione,
quanto l’utilità che nella comunicazione –
anche quella di tutti i giorni – essi rivestono, nel semplificarci e facilitarci il
compito.
Comunicazione: è capirsi vicendevolmente
Prima di…
avere uno scambio,
capire,
ascoltare,
osservare,
bisogna…
capire;
ascoltare;
osservare;
prepararsi alla
differenza…
3. Linguaggio adeguato
Il linguaggio può essere diversificato a seconda delle competenze e dei settori di applicazione: perché la comunicazione possa avvenire nel migliore dei
modi è importante scegliere un linguaggio che sia adeguato alle capacità di
ascolto degli ascoltatori. P. es.: tra teologi si usa un linguaggio teologico, con
molte espressioni tecniche e complesse, che, se non sono conosciute dal destinatario, rendono la comunicazione quasi impossibile; se un teologo intende
spiegare un concetto teologico ad un pubblico “profano”, deve impiegare un
linguaggio comune, popolare, per spiegarsi e deve evitare il più possibile le
espressioni tecniche ed ermetiche. P. es.: se uso un linguaggio molto aulico e
ricercato, rischio di non essere compreso da una classe di scuola elementare o
media.
La comunicazione
si coltiva
Dialogo fra sordi
con interesse!!!
Camminare con lo stesso passo
Quando sono di fronte ad una persona, e voglio entrare in relazione con lei,
entro nella prospettiva della comunicazione (verbale, non-verbale; paraverbale).
Competenze comunicative (bagaglio) di base
ATTEGGIAMENTI
COMPORTAMENTO
valori umani, morali e religiosi
ascolto attivo
accettazione di sé e dell’altro
domande efficaci
autenticità di fronte a me ed all’altro
linguaggio adeguato
Mi ascolto parlare
interesse, perché l’altro può darmi qlcs
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Dare tempo, rispettare le pause: dare all’altro il tempo necessario per esprimersi, senza interromperlo in continuazione (che non significa non interromperlo, magari per parafrasare). Ciò soprattutto quando la comunicazione si riscalda un po’ o verte su temi un po’ delicati.
Interferenze: che sono di un po’ tutti i tipi, che tendono a nuocere alla comunicazione (elementi estranei, disturbi nella comunicazione a qualsiasi livello). Nella misura del possibile, occorre cercare di evitarle. P. es.: se ho un colloquio importante, delicato e impegnativo con un ragazzo, il natel lo spengo!
2. Le domande efficaci
Ci sono due tipi di domande possibili: aperte o chiuse; a questi due tipi possono essere ricondotte tutte le domande possibili. Le domande sono, in effetti,
un altro importante strumento della comunicazione: oltre alla parafrasi, che
verifica la qualità della comunicazione, posso usare delle domande, per far procedere la comunicazione verso altri ed ulteriori obiettivi.
Per indirizzare la comunicazione verso un determinato obiettivo è importantissimo usare domande mirate (domande chiuse); per suscitare la discussione si
usano domande dal ventaglio di risposte possibili più ampio (domande aperte).
Con una domanda chiusa “costringo” l’altro a muovere la discussione verso
un certo obiettivo, e, in questo senso, lo limito nella sua libertà: se uso solo
domande di questo tipo entro in una sorta di violenza verbale (risposte del tipo
“sì”/”no” oppure con ventaglio di risposte possibili molto limitato: “In che anno sei nato?”).
Con una domanda aperta, più difficile
da gestire, posso permettere alla comunicazione di avanzare nei contenuti. Il problema è come porle: né troppo aperte, né
troppo chiuse; devono essere mirate.
Troppo aperta: “Perché non hai passato
l’anno?”; mirata: “Dimmi due ragioni per
cui non hai passato l’anno?”.
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Gli atteggiamenti ed i valori che io ho assunto ed acquisito durante la mia
vita, sin dalla mia infanzia e via via durante la mia crescita umana, scolastica e
di fede, condizionano il modo in cui io mi comporto di fronte agli altri, i miei
comportamenti: a partire dai valori acquisiti, mi formo una certa accettazione di
me e dell’altro, sviluppo una certa autenticità di fronte a me ed agli altri (essere
“senza maschere”) ed un certo interesse di fronte all’altro, sapendo che egli può
aiutarmi nel mio crescere, può darmi qualcosa.
Se gli atteggiamenti ed i valori fanno piuttosto parte della spiritualità, adesso guardiamo piuttosto la colonna dei “comportamenti”, che sono più che altro
degli strumenti che mi permettono di applicare nella vita concreta i valori e gli
atteggiamenti già acquisiti. Questi “comportamenti”, queste competenze comunicative di base, possono essere acquisite ed imparate con l’esercizio e
l’allenamento. In particolare: l’ascolto attivo; le domande efficaci; il linguaggio
adeguato. Sono le competenze di base, ossia fondamentali: su di queste si possono poi sviluppare tutte le altre competenze specifiche per i vari settori e le
varie modalità della comunicazione.
IO COMUNICO CON…
AMBITI
APPLICATIVI
COMPETENZE DI BASE
•
•
•
Ascolto attivo
Domande efficaci
Linguaggio adeguato
FORMAZIONE – SOCIALIZZAZIONE – PERSONALITÀ
COMPETENZE COMUNICATIVE PERSONALI
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Ciò che io ricevo dalla mia educazione e socializzazione famigliare e scolastica, ciò che riesco ad acquisire a livello di personalità, diviene il bagaglio
fondamentale (le fondamenta) della mia capacità di comunicare: cammin facendo, posso acquisire competenze comunicative personali supplementari, grazie
ad esperienze oppure a momenti formativi particolari (giardino). Posso però, ed
è ciò che stiamo facendo noi al CS, acquisire la nozione delle competenze di
base (il piano terra), che già uso ma magari in modo non efficace: attraverso la
nozione ed attraverso l’esercizio posso migliorare queste mie competenze. Esse
le userò poi in tutti gli ambiti della comunicazione che mi capiterà di vivere
quotidianamente (1° piano): la scuola, la famiglia, il lavoro, il divertimento, il
gruppo, la discussione con il vigile urbano…
1a. Tecnica dell’Ascolto attivo (AA)
Aprire la porta e accogliere! Il primo atteggiamento da assumere è proprio
quello dell’aprire le orecchie, ossia del disporsi in modo tale che la comunicazione possa avvenire, quindi con accoglienza e disponibilità. Importante il mettersi l’uno di fronte all’altro, anche spazialmente; creare un clima di disponibilità sia a livello verbale che a livello affettivo, in modo tale che si sia disposti
ad andare oltre le paure ed i pregiudizi. Da entrambe le parti della comunicazione ci deve essere una porta aperta.
Parafrasare! È una tecnica che serve per far comprendere meglio ciò che
già è stato detto (da parte dell’interlocutore), nonché per verificare se l’altro ha
veramente compreso ciò che si sta dicendo, come una conferma che la comunicazione sta veramente funzionando (da parte del destinatario).
Facciamo un esercizio pratico: ci mettiamo a tre a tre, dove un primo parla
su tema libero; un secondo deve parafrasare con parole proprie; un terzo deve
semplicemente ascoltare il dialogo, ma interviene ogni volta che il secondo, nel
parafrasare, vi aggiunge del “proprio”: ciò nella parafrasi non è permesso! Si
tratta di ripetere solo con altre parole, senza togliere né aggiungere nulla.
In questi momenti di parafrasi, la comunicazione non fa passi avanti: è solo
una verifica che effettivamente entrambi – interlocutore e destinatario – siamo
arrivati allo stesso livello di comunicazione. È uno strumento per la comunica-
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zione non un fine in se stesso! Come tale non va né usato in continuazione, né
usato come una sorta di rivalsa nei confronti del destinatario (p. es. l’animatore
che chiede al ragazzo di ripetere di fronte al gruppo ciò che si è appena detto):
può essere o almeno apparire come una sorta di violenza personale! Va usato
nel contesto adeguato, in particolare nel dialogo a due oppure nelle presentazioni oppure ancora – ma con molta prudenza – di fronte al gruppo.
Verbalizzare i sentimenti! Le persone nel dialogo sono emotivamente attive:
hanno sentimenti, emozioni, stati d’animo. Quando l’interlocutore interpella il
destinatario, percepisce anche lo stato emotivo dell’altro (empatia): ciò che è
importante tener presente è che lo stato emotivo condiziona fortemente il clima
del dialogo e l’andamento della comunicazione. Quando sono sicuro che ho
aperto sufficientemente la porta, che ho accolto l’altro, che si è creata tra di noi
una certa sintonia, allora posso entrare nella sfera dei sentimenti, verbalizzando i sentimenti e mettendo l’altro nella condizione di rendersi conto di ciò che
l’altro sta provando! Questo permette all’altro di rendersi conto del proprio
stato emotivo, e, con ciò, di cambiare il proprio modo di atteggiarsi di fronte
alla comunicazione: c’è una buona possibilità che la qualità della comunicazione migliori. A partire da questo momento posso anche entrare in merito alla
mia opinione e idea.
Se qualcuno, p. es., arriva a casa mia arrabbiato con il proprio capoufficio,
dopo che l’ho accolto e magari ci siamo seduti a bere il caffè, dopo che si è
instaurata la sintonia, allora posso iniziare a verbalizzare i suoi (non i miei!)
sentimenti: “mi sembra che sei proprio arrabbiato!”. Se l’altro se ne rende conto, allora posso entrare in merito alla mia opinione: “Se hai problemi con il
capoufficio, forse in parte è anche responsabilità tua…”.
1b. Altri comportamenti dell’AA
Contatto visivo: in modo tale che l’altro
capisca che lo sto ascoltando; il contatto visivo
è molto importante: con esso dimostro all’altro
che sono intento al suo ascolto.
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