Pagina 28 CampiScuola ACG Opuscoli CS No. 4 CS II: La Comunicazione Azione Azione Cattolica Cattolica Giovani Giovani Casella postale 138 CH - 6932 Breganzona ( 091 968 26 92 6 091 968 28 32 š [email protected] Novaggio, 29 agosto – 1° settembre 2002 Calendario Clandestino: ( 091 968 28 33 š [email protected] Opuscoli CS No. 4 Azione Cattolica Giovani Casella postale 138 Via Lucino 79 6932 Breganzona Tel.: 091 968 26 92 Fax: 091 968 28 32 E-mail: [email protected] Pagina 2 Pagina 27 «A– o U– MOUR» Il sondaggio a livello mondiale sul tema «Qual è la vostra opinione sulla carenza di alimenti nel resto del mondo?» fallì, poiché la domanda era troppo imprecisa. Per esempio, in Africa, molti non sapevano cosa si intendesse per “alimenti”. Nell’Europa dell’Ovest non conoscevano il significato di “carenza”. Nell’Europa dell’Est non si conosceva il significato di “opinione”, e negli Stati Uniti nessuno sapeva quale fosse “il resto del mondo”. «Di silenzio in silenzio» Ogni parola è sospesa tra due silenzi: uno che la genera, l’altro che essa fa nascere. Questo silenzio, agli estremi della comunicazione, è la tua intima dimora, il tuo rifugio, il tuo spazio di accoglienza, nostro comune luogo per ritrovarci. La parola ne sgorga e vi conduce: e in questa dimora vi sono come tre stanze, da cui sgorgano altrettante forme di discorsi. La prima si chiama noia: vuoto e assenza di te. Si tratta di un non–luogo, ove girano dischi rovinati da chiacchiere e banalità. La seconda è la caverna delle grida soffocate, delle parole o dei mali repressi. Là ci sono parole imprigionate, legate e mummificate, che aspettano la loro liberazione. Quando esse escono e sono accolte, tu esisti e fai esistere. La terza è il santuario di una presenza, che nessun racconto può contenere o esprimere, ma che è indicato e fatto sentire da ogni parola vera. Presenza tua, presenza in te, presenza di Colui che ti conosce e ti spera. In quel silenzio, tutto è senso, nascita e alleanza. [Michel Salamolard] Opuscoli CS No. 4 Ed infine… la Sintesi!!! “Learning by doing” Con questo CS abbiamo adottato un metodo di apprendimento, che punta più sull’esercitare praticamente ciò che viene appreso, e quindi non tanto sul livello nozionale. Ciò in vista di un’assimilazione pratica ed in vista della pratica dei contenuti da apprendere. I contenuti in sintesi La sintesi di tutto il corso è forse la seguente (cfr. pag. 12): Prima di avere uno scambio, bisogna capire; prima di capire, bisogna ascoltare; prima di ascoltare, bisogna osservare; prima di osservare, bisogna prepararsi alla differenza: il tutto con interesse!!! La “casa” della comunicazione La nostra “casa” della comunicazione è fatta di ciò che noi già abbiamo assimilato quanto a valori ed atteggiamenti nel nostro vissuto (fondamenta), e quanto a competenze e doni comunicativi particolari (giardino). Le nostre competenze comunicative, che usiamo già istintivamente, possono essere educate (pian terreno), in particolare le competenze comunicative di base (ascolto attivo; domande efficaci; linguaggio adeguato). Ciò in vista dell’impiego delle nostre competenze personali nei vari ambiti del nostro agire (1° piano). Le interferenze ed i malintesi Esse si pongono a tutti i livelli; è però vero che semplifichiamo notevolmente il problema della comunicazione se cerchiamo di ridurre al minimo le interferenze ed i malintesi che avvengono a livello di codificazione e di decodificazione, nonché a livello del canale di comunicazione. Da cuore a cuore La comunicazione è un ideale (cfr. “iceberg”, pg. 26), ma si può camminare verso questo ideale, nell’esercitare e nell’approfondire le proprie competenze. Semplificare... … ossia far passare un messaggio alla volta (cfr. FTP, pag. 5)! Opuscoli CS No. 4 Pagina 26 Pagina 3 Sommario L’ideale della comunicazione sarebbe una comunicazione da cuore a cuore, da persona a persona, ma questo non è possibile. Il messaggio dal cuore dell’emittente passa attraverso tutta la serie di memorie, emozioni, pensieri che ho di me, dell’altro e del mondo, passa attraverso processi di codifica, di incanalamento, di decodifica, scendendo poi attraverso il filtro di memorie, emozioni, pensieri che l’altro ha di sé, di me e del mondo. Dopo questo complesso tragitto il messaggio perviene nella profondità dell’altro, ma quanti condizionamenti e quante cose nel frattempo sarebbero potute andare storte! La comunicazione è allora qualcosa di impossibile? Certamente no, ma è sicuramente un processo complesso, sottoposto a tante difficoltà e rischi di fraintendimento. Con le tecniche che abbiamo illustrato in questi giorni, in modo particolare con le competenze comunicative di base (tecniche di ascolto attivo, domande efficaci, linguaggio adeguato), possiamo cercare di ridurre al minimo le influenze nostre e altrui sul processo comunicativo, per pervenire ad una trasmissione il più oggettiva possibile del messaggio dal nostro cuore al cuore dell’altro. Opuscoli CS No. 4 Introduzione 4 “FTP”: Formula Talk Power 5 L’Autocomunicazione di Dio 7 Lavoro personale 11 Comunicare efficacemente 12 Esercizi di comunicazione 18 Giochi di ruolo 19 La Comunicazione: approccio teorico 21 Ed infine… la Sintesi!!! 27 C. Bizouard, F. Lever, P.C. Rivoltella, A. Zanocchi, Farsi capire. Come scoprire il segreto della comunicazione, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997. La comunicazione. Il dizionario di scienza e tecniche della comunicazione, Pontificio Ateneo Salesiano, Roma 2002. Opuscoli CS No. 4 Pagina 4 Pagina 25 Introduzione CampoScuola di approfondimento Questo CS è un approfondimento di alcune tematiche già trattate oppure almeno in parte considerate in occasione del CS Intro. Come avevamo constatato in quell’occasione, pur senza averne approfondito più di tanto gli aspetti ed i contenuti, la comunicazione è un po’ alla base di tutto il resto. Senza un’adeguata comunicazione non è possibile far passare un messaggio; non è possibile interpellare l’interesse del destinatario del messaggio; diviene difficile gestire le dinamiche di gruppo e la vita del gruppo stesso; senza un’adeguata capacità e modalità comunicativa anche il miglior programma è destinato a fallire. Metodo di apprendimento Anche per questo CS sarà inevitabile l’approfondimento per mezzo di momenti “teorici”: il momento di astrazione e di comprensione della “cosa” non può mai essere eluso completamente, pena il non comprendere in profondità ciò di cui si sta trattando. D’altra parte si cercherà di guardare l’aspetto comunicativo non solo dal punto di vista del sapere intellettuale, ma cercheremo insieme di approfondire quello che è il sapere esperienziale, cioè quello che viene dall’aver fatto le cose nel concreto, applicando ciò che si è appreso. Lo scopo di questo di CS, infatti, è proprio duplice: dare i rudimenti teorici fondamentali della comunicazione, ma, soprattutto, introdurre i partecipanti nel rendersi conto che la comunicazione è qualcosa di fondamentale nella vita di ciascuno, tantopiù per la vita e l’attività di coloro che, per vocazione, sentono di dover annunciare, con la loro testimonianza ed il loro agire, la vera Buona Notizia: ossia comunicare che, in Gesù Cristo, il Padre ci ama di un Amore infinito. Opuscoli CS No. 4 Opuscoli CS No. 4 Pagina 24 Pagina 5 Ricevente: è il destinatario del messaggio comunicato dall’emittente. È chiaro che in un dialogo (cioè in una normale conversazione) i due che parlano tra loro sono alternativamente emittente e ricevente, a seconda della direzione della comunicazione. Le interferenze Esse possono intervenire a tutti i livelli della comunicazione (emittente, ricevente, canale, codice, codificazione e decodificazione, messaggio). Cfr. lo schema 3 a pag. 25, che rappresenta a tutti i livelli della comunicazione tutte le interferenze, le influenze ed i condizionamenti che il comunicare tra due persone può subire. Se l’interferenza avviene a livello di codice o di canale, essa è alquanto facilmente eludibile e risolvibile. Se l’interferenza avviene a livello di emittente o ricevente, oppure a livello di messaggio, questo può dipendere dalla diversità tra le persone, nonché dalla diversità del loro vissuto, delle loro memorie, delle loro aspettative. Questo rende la comunicazione più difficoltosa e poco oggettiva, ossia diviene difficile far passare oggettivamente un messaggio da una persona all’altra. Per diminuire le interferenze: • assumere un atteggiamento attivo; • guardare in faccia colui che parla; • essere obiettivi nell’ascolto e nel proprio rispondere/dialogare; • ascoltare con atteggiamento critico, sia se stessi che l’altro; • scoprire l’idea di fondo, che l’altro sta cercando di trasmettermi; • tentare e ritentare con costanza! Cfr. a questo riguardo anche lo schema degli “Iceberg” (pag. 26), che cerca di rappresentare la comunicazione dal punto di vista della persona emittente/ ricevente. „FTP“: Formula Talk Power [Giovedì sera] FTP: un possibile modo di presentare un tema (schema base) Una “presentazione”, perché riesca a comunicare in modo efficace un certo messaggio, deve passare attraverso certe fasi e certe tappe: alcuni momenti della presentazione sono secondari, altri, invece, di primaria importanza. Per fare in modo che il messaggio raggiunga il destinatario e gli rimanga impresso nella mente, la presentazione deve procedere con un certo ordine. Lo schema che vi presentiamo qui non è l’unico possibile: ve ne sono anche altri ugualmente e forse anche più validi. Questo schema ha il vantaggio di essere relativamente semplice e di essere molto vicino al senso comune. Non necessita, inoltre, di particolari strumenti per la comunicazione, anche se, certamente, senza l’aiuto di un supporto è più difficile far passare un concetto. 1. AGGANCIO. È una frasetta, una citazione, un fumetto, una battuta, un gesto, una “captatio benevolentiae”, che permette di agganciare l’attenzio-ne dell’uditorio. Può essere di qualunque tipo: visivo, parlato, musicale. Non deve, necessariamente, essere legato a ciò che segue. 2. PRESENTAZIONE STRUTTURA E TEMA. Breve e concisa, per orientare l’ascoltatore su ciò che succederà nel momento che segue. È una risposta all’attenzione ed all’attesa del destinatario. Non si entra però ancora in merito alla… 3. TESI. È il messaggio che si vuol far passare e che, alla fine della presentazione, si intende lasciare nella mente e nella memoria dell’ascoltatore. La tesi deve essere breve, essenziale, unica (non due o più tesi), di facile memorizzazione. 4. SFONDO o VISSUTO DELLA PROPRIA ESPERIENZA, anche concreta, che rende – appoggiandosi al vissuto – la tesi più autorevole e credibile, perché basata sul mio (e magari nostro) vissuto concreto e che mi indica come un personaggio competente a discutere di questo tema. Può essere un momento anche relativamente breve. Opuscoli CS No. 4 Opuscoli CS No. 4 Pagina 6 Pagina 23 Schema generale sulla “Comunicazione” CHI COMUNICA Emittente/Soggetto 6. MOMENTO FORTE. Uno degli argomenti esposti al punto (5), che mi sembra essere il più convincente oppure quello che ha impressionato maggiormente gli ascoltatori, lo riprendo e lo sottolineo brevemente. COME SI COMUNICA 7. CONCLUSIONE. Una sintesi del discorso, riprendendo a volo d’uccello tutte le tappe della presentazione, richiamando anche, senza alterarne la formulazione, la tesi, per un maggiore effetto mnemonico. 4. Sfondo 5. Argomenti 1. 2. 3. Tesi provvisoria II 4. Sfondo 5. Argomenti COSA SI COMUNICA Messaggio a livello affettivo, mentale e corporale 1. Aggancio 2. Struttura e tema 3. Tesi provvisoria I CANALE CIRCOSTANZE Questo schema FTP è nato negli anni ’70 nell’ambito psicoterapeutico: intendeva far discutere i pazienti secondo argomentazioni per assurdo, con una discussione e confutazione degli argomenti a sostegno della tesi. Codificazione a livello di tempo, di luogo e di persone Vi è anche la possibilità di dare, inizialmente, solo una tesi provvisoria che viene poi modificata e perfezionata nel corso della presentazione degli argomenti. Il procedimento è un po’ più articolato, ma fondamentalmente lo stesso. Codice 30% linguaggio verbale 70% linguaggio non verbale RELAZIONE 5. ARGOMENTI. Essi sono in stretto legame ed a supporto della tesi. Più solido e specifico è l’argomento (o gli argomenti), tantopiù la tesi viene rafforzata, diviene credibile, diviene dimostrata. In questa fase è anche possibile dialogare, rispondere a domande, precisazioni, obiezioni. CANALE Decodificazione 1. 2. 3. Tesi definitiva 4. 5. 6. 7. Sfondo Argomenti Momento forte Conclusione COME SI COMUNICA Ascolto-Accoglienza A CHI SI COMUNICA Ricevente/Destinatario Opuscoli CS No. 4 Opuscoli CS No. 4 Pagina 22 Pagina 7 Schema generale della comunicazione Emittente: è il soggetto della comunicazione, colui che comunica, l’interlocutore che ha un messaggio da destinare ad altri. Messaggio: è ciò che l’emittente desidera ed intende comunicare. Codice: è il “linguaggio” in senso ampio, ossia la modalità che l’emittente sceglie per comunicare il suo messaggio; p. es. la lingua italiana, la lingua francese, il linguaggio dei segni, i segnali morse, ecc. Per quanto riguarda il linguaggio occorre distinguere in linguaggio verbale (espresso per mezzo di parole), non–verbale (tutto ciò che si aggiunge alla verbalità, p. es. la gestualità), paraverbale (tutto ciò che riguarda strettamente la verbalità, p. es. l’intonazione della voce). In un gesto comunicativo per mezzo del linguaggio, il 30% riguarda la comunicazione verbale; il 70% la comunicazione non–verbale e paraverbale! Codificazione: è il processo di formulazione del messaggio nel codice scelto dall’emittente. Si passa dal significato che si vuole comunicare al significante che lo rappresenta nel rispettivo codice. Cfr. Schema 1 a pag. 25. P. es.: CONCETTO codificato in: H+O+M+E codificato in: M+A+I+S+O+N codificato in: H+AU+S codificato in: D+O+MU+S L’Autocomunicazione di Dio Dio parla e ha parlato Dalla Lettera agli Ebrei «Dio, che aveva gia parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato» (Eb 1,1–4). Come Dio parla? Abbiamo letto questo breve passo iniziale della Lettera agli Ebrei per tre volte, perché non è un passo facile, anche se la Parola di Dio va più ascoltata che letta. Abbiamo subito colto che ci sono delle sfumature interessanti che interessano il nostro tema della “comunicazione”. • Dio ha parlato e parla: questa è la condizione primaria del nostro poter parlare e comunicare tra di noi. Proprio perché Dio ha parlato e parla allora anche tra di noi possiamo comunicare. • Dio parla nel tempo e nello spazio: non parla mai in astratto, bensì con una concretezza per cui egli si rivolge personalmente a qualcuno, ad una persona o ad un popolo che vive in un certo luogo e tempo o periodo storico. Cogliamo anche che Dio ripete il suo messaggio (prima ai padri, poi ai profeti, da ultimo a noi) e ogni volta perfeziona il suo messaggio, lo approfondisce; ciò significa che la comprensione del messaggio è progressiva, e non può avvenire tutto di un colpo, o tutto in una volta. • Dio parla in diversi modi: Egli può apparire a qualcuno e parlare Lui stesso, ma normalmente parla attraverso la sua Parola che è racchiusa Il significato (concetto) *casa* viene codificato a seconda del codice (lingua) scelto in significanti (parole) diversi, che sono equivalenti nel rispettivo codice. Canale: attraverso il quale il messaggio dall’emittente passa al ricevente; dipende strettamente dal tipo di linguaggio scelto, p. es.: la linea telefonica, l’aria, le onde radio o televisive, ecc. Cfr. Schema 2 a pag. 25. Opuscoli CS No. 4 [Venerdì mattina] Opuscoli CS No. 4 Pagina 8 Pagina 21 nella Bibbia. Egli parla anche attraverso il nostro fratello, soprattutto nella comunione e correzione fraterna; parla anche attraverso la voce della nostra interiorità e della nostra coscienza. Parla infine anche attraverso le impronte che egli ha lasciato nel creato: dalla bellezza del creato possiamo risalire alla bellezza del Creatore. • • • • Dio parla in modo efficace: la sua è una parola che “fa ciò che dice”, con una forza davvero divina ed incredibile. P. es. quando dice “Sia la luce!” – la luce fu! Tra il suo dire ed il suo fare… non c’è di mezzo il mare, anzi non c’è di mezzo proprio niente! Dio stesso è comunicazione: perché il Padre comunica tutto se stesso al Figlio, il quale restituisce tutto al Padre. C’è tra il Padre ed il Figlio uno scambio di tutto il loro essere, uno scambio fatto per Amore, che è lo Spirito Santo. Cfr. Schema a pagina 9. La comunicazione di Dio è complessa: nel senso che ha più strati e può essere intesa a diversi livelli. C’è il livello del “Verbo di Dio”, del Figlio di Dio incarnato, della predicazione, della Bibbia, della Parola viva nella Chiesa. Cfr. Schema a pagina 9, dedotto da Cardinal C.M. Martini. La Com: approccio teorico Un Brain–storming Abbiamo fatto un brain–storming (cfr. compiti a pag. 11), con il compito di presentare una parola chiave che ognuno di noi metteva in relazione con il “comunicare”. Abbiamo cercato di ordinare le diverse parole–chiave in un tutto organico. Il risultato è stato di una completezza e ricchezza sorprendente: eccolo! COMUNICAZIONE È... CAUSA MATERIALE (l’oggetto della comunicazione) • vita La comunicazione che Dio fa è che Egli comunica se stesso: nel suo “parlare” Dio comunica e dona se stesso. Questo è avvenuto, nel modo supremo e sublime, “nell’Ora della Croce”. Gesù è in croce, morente, con di fronte Maria, sua madre, e Giovanni, il discepolo che egli amava (cfr. Gv 19,25–34). Nel momento del suo morire egli comunica in modo sublime l’Amore del Padre per ogni uomo ed ogni donna: • dietro la morte di Gesù si contempla già la sua Risurrezione; • c’è una promessa di “vita” passando attraverso ogni tipo di “morte” (quindi anche sofferenza, dolore, fatica); • Gesù consegna se stesso come Parola e come Cibo e Bevanda (anticipato nell’Ultima Cena del Giovedì Santo); • Gesù consegna il suo Spirito sulla Chiesa nascente, qui rappresentata da Maria e da Giovanni. • Appena Gesù muore, dal suo costato escono Sangue (Eucaristia) e Acqua (Battesimo). Opuscoli CS No. 4 [Sabato sera] CAUSA FINALE (l’obiettivo della comunicazione) • capirsi CAUSA FORMALE (le condizioni della comunicazione) • • • relazione relazionarsi condivisione CAUSA EFFICIENTE (la “causa” della comunicazione) • • • incontrarsi interazione interagire CAUSA STRUMENTALE (gli strumenti della comunicazione) • • Opuscoli CS No. 4 parlare linguaggio Pagina 20 • • • • • Pagina 9 Non prendere subito posizione personalmente, con un proprio giudizio personale: “Non mi sembra giusto che non si possa fare la disco!”. Questo subentrerà dopo che è stabilito il contatto e che il rapporto è già stato consolidato in una sintonia. Bisogna stare attenti al fatto che il motivo del conflitto non è mai dentro la persona, ma sempre fuori: quando ci si deve confrontare, ci si confronta su un punto singolo, non è un confronto fra le persone! Aiutare l’altro a verbalizzare i propri sentimenti (sintonia), per riuscire a risolvere il problema. Aiutarsi con domande giuste e finalizzate! Attenzione a non interrompere in continuazione, solo perché l’altro non dice e pensa ciò che tu vuoi! Lavorare sui fatti, non sulle opinioni personali! Smontare progressivamente le fissazioni o le emozioni altrui sulla base di argomentazioni (in vista della verità, e non della manipolazione dell’altra persona!). La complessità della comunicazione di Dio O O SPIRIT Confronto tra animatore e coordinatore del gruppo giovani, il quale deve convincere l’animatore ad improvvisare la gestione della serata di balli. • Il coordinatore si è interessato innanzitutto della merenda che l’altro stava preparando: con il doppio effetto di instaurare sintonia e di sapere a che punto l’animatore è impegnato in ciò che sta facendo! • Partenza dai fatti, non dalle opinioni. Uso sapiente delle domande chiuse per indirizzare l’ascoltatore verso ciò che gli voglio dire, al punto che sia l’altro a dirlo, e non io! • Il coordinatore non ha mai interrotto, per lasciar “sfogare” l’altro e per lasciargli esporre tutte le sue obiezioni, che poi si smontano una ad una. A questo punto, l’altro trova la soluzione da solo! Opuscoli CS No. 4 PADRE FIGLIO Parola di Dio “Verbo” (lat. “verbum”), cioè la 2ª Persona della Trinità (Figlio) Gesù Cristo Esercizio di ruolo no. 3 SANT cioè il Verbo/Figlio incarnato Predicazione dei profeti (AT) e apostoli (NT) Sacra Scrittura Parola viva nella Chiesa • Liturgia e Sacramenti • Magistero (insegnamento) della Chiesa • Catechesi ed Omiletica • Assimilazione personale (preghiera) Opuscoli CS No. 4 Pagina 10 • • Pagina 19 Tutto il resto è in vista di questo momento dell’Ora: anche la comunicazione umana è fatta per questo, ossia perché si riesca a stare di fronte al Gesù morente in Croce, come promessa di una gioia e di una felicità. Giochi di ruolo Calarsi nelle situazioni Comunicazione nella Chiesa : è una conseguenza di quanto detto sopra. In modo particolare cfr. At 2,42–44, come via privilegiata per accedere a questa autocomunicazione di Dio e per rimanervi dentro. • • • • Ascolto della Parola di Dio (Sacra Scrittura) e dell’insegnamento degli apostoli (e dei loro successori, papi e vescovi); Sacramenti (in modo particolare l’Eucaristia); Preghiera (personale e comunitaria); Vita fraterna (vita insieme, crescere insieme, correzione fraterna, divertimento), dove “ogni parola” è in vista dell’edificazione personale e comunitaria (cfr. Ef 4,29: “Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano”). Come conseguenza per il nostro essere e vita di ACG, nonché per il nostro essere a servizio della Gioventù nelle parrocchie, nelle zone e in diocesi: • La comunicazione è fatta per l’edificazione personale e vicendevole, ultimamente per l’edificazione della Chiesa; • La comunicazione avviene nei quattro ambiti della vita della Chiesa: parola di Dio ed insegnamento della Chiesa; liturgia e sacramenti; preghiera; vita fraterna e di amicizia (anche il divertimento). La vita dei gruppi e delle diverse attività diocesane va costruita su questi quattro pilastri fondamentali. • La comunicazione è fatta per rimanere di fronte a Cristo, che muore sulla Croce per noi e per noi risorge, donandoci la vita di grazia e di comunione in questo mondo e la vita eterna nell’altro. Opuscoli CS No. 4 Abbiamo compiuto ed analizzato alcuni giochi di ruolo, in cui, a turno, alcuni di noi si sono cimentati in ruoli e personaggi diversificati. Due i personaggi: il primo che aveva un compito da svolgere ed un obiettivo da ottenere (personaggio da esercitare), mentre l’altro aveva come obiettivo quello di rimanere sulle proprie posizioni e di opporsi alle insistenze dell’altro. Come le presentazioni, questi momenti sono stati videoregistrati, visionati insieme e quindi commentati nei punti positivi e negativi. Esercizio di ruolo no. 1 Confronto tra un animatore ed un ragazzo 15 enne, reticente a partecipare all’attività serale del campeggio. Ad essere esercitato è l’animatore. • • • • Non bisogna mai mettersi nella situazione di dover “pregare” l’altro di... È meglio non dover puntare sulle categorie del “dovere”; piuttosto richiamare le regole del campeggio che anche egli ha sottoscritto. Non è un dialogo fra due persone, nel senso che non è la persona in primo luogo chiamata a mettersi in gioco, quanto piuttosto il loro ruolo: chiaramente si tratta in questo caso di due ruoli di diverso livello. Non è la superiorità di una persona sull’altra, ma dei loro ruoli! Cercare sempre di manifestare la propria presenza e di mantenere il contatto, evitando le interferenze. Stabilire una sintonia di fondo: evitare al riguardo l’ironia ed il sarcasmo. Esercizio di ruolo no. 2 Confronto fra un responsabile del campeggio ed il “don” della situazione, per l’organizzazione di una serata disco, alla quale il don si è alquanto opposto. Ad essere esercitato è il responsabile. Opuscoli CS No. 4 Pagina 18 Pagina 11 Esercizi di comunicazione [Sabato pomeriggio] Abbiamo fatto tre piccoli esercizi di comunicazione, per evidenziare l’importanza dell’interazione al momento in cui si cerca di comunicare qualcosa: in effetti, normalmente, il 70% della comunicazione di un messaggio è non– verbale oppure paraverbale! • Esercizio 1: descrivere il “Gatto” con la sola verbalità, senza nessun tipo di interazione visiva o possibilità di fare domande. Tempo: 7’40”, con un disastro e praticamente il 0% di riuscita nella trasmissione. • Esercizio 2: descrivere “l’Uomo” con la verbalità ed una limitata possibilità di interazione (domande chiuse del tipo “sì/no”). Tempo: 5’40”, con una riuscita del 70%. • Esercizio 3: descrivere la “Gallina”, con ogni possibilità di interazione. Sono state usate molto di più espressioni tecniche, del tipo: quadrato, romboide, triangolo isoscele, ecc. Tempo: 10’49”, con la riuscita del 100%. IN SINTESI : Con l’interazione la percentuale di errore diminuisce; d’altra parte si necessita di un maggiore spazio di tempo! Il linguaggio tecnico aiuta, a condizione che sia conosciuto da tutti! Opuscoli CS No. 4 Lavoro personale [Venerdì mattina e pomeriggio] Tre compiti da svolgere personalmente 1. Scegliere una parola chiave che secondo voi è più vicina al concetto di “comunicare”: “per me comunicare è…”. 2. Scrivere l’obiettivo che ogni partecipante si prefigge personalmente per questa tregiorni (un obiettivo verificabile). 3. Preparare una presentazione per un gruppo parrocchiale, della durata massima di 12’ con un tema a scelta, usando, nel limite del possibile, lo schema FTP. Alcuni risultati del lavoro pomeridiano • La tesi, esposta secondo lo schema FTP, è particolarmente efficace quando è: concisa, formulata come frase completa, fornisce un indizio di soluzione, provocatoria. • La tesi non deve essere “multipla”, ma semplice, lineare. Essa non deve cambiare, di principio, durante l’esposizione: più essa rimane invariata, tantopiù potrà essere ricordata e memorizzata. • Non bisogna avere paura dei silenzi durante la comunicazione! Essa implica che ci siano anche dei momenti di riflessione e di introspezione: per questo tipo di lavoro, ci vuole tempo! • L’argomentazione può essere fondamentalmente di due tipi (combinabili tra loro): scolastica, senza interazione con il pubblico, ma che conduce facilmente all’obiettivo e che risulta essere concludente; discorsiva, con molta interazione, ma più faticoso riordinare e collegare le idee. C’è anche il rischio di essere inconcludenti. Opuscoli CS No. 4 Pagina 12 Pagina 17 Comunicare efficacemente [Sabato mattina] È questione di buonsenso Molte delle cose che vedremo già le sappiamo e le conosciamo; magari già anche le usiamo: si tratta effettivamente però di elementi che occorre sapere e conoscere nell’esperienza concreta, vale a dire che di esse abbiamo compreso non tanto la nozione, quanto l’utilità che nella comunicazione – anche quella di tutti i giorni – essi rivestono, nel semplificarci e facilitarci il compito. Comunicazione: è capirsi vicendevolmente Prima di… avere uno scambio, capire, ascoltare, osservare, bisogna… capire; ascoltare; osservare; prepararsi alla differenza… 3. Linguaggio adeguato Il linguaggio può essere diversificato a seconda delle competenze e dei settori di applicazione: perché la comunicazione possa avvenire nel migliore dei modi è importante scegliere un linguaggio che sia adeguato alle capacità di ascolto degli ascoltatori. P. es.: tra teologi si usa un linguaggio teologico, con molte espressioni tecniche e complesse, che, se non sono conosciute dal destinatario, rendono la comunicazione quasi impossibile; se un teologo intende spiegare un concetto teologico ad un pubblico “profano”, deve impiegare un linguaggio comune, popolare, per spiegarsi e deve evitare il più possibile le espressioni tecniche ed ermetiche. P. es.: se uso un linguaggio molto aulico e ricercato, rischio di non essere compreso da una classe di scuola elementare o media. La comunicazione si coltiva Dialogo fra sordi con interesse!!! Camminare con lo stesso passo Quando sono di fronte ad una persona, e voglio entrare in relazione con lei, entro nella prospettiva della comunicazione (verbale, non-verbale; paraverbale). Competenze comunicative (bagaglio) di base ATTEGGIAMENTI COMPORTAMENTO valori umani, morali e religiosi ascolto attivo accettazione di sé e dell’altro domande efficaci autenticità di fronte a me ed all’altro linguaggio adeguato Mi ascolto parlare interesse, perché l’altro può darmi qlcs Opuscoli CS No. 4 Opuscoli CS No. 4 Pagina 16 Pagina 13 Dare tempo, rispettare le pause: dare all’altro il tempo necessario per esprimersi, senza interromperlo in continuazione (che non significa non interromperlo, magari per parafrasare). Ciò soprattutto quando la comunicazione si riscalda un po’ o verte su temi un po’ delicati. Interferenze: che sono di un po’ tutti i tipi, che tendono a nuocere alla comunicazione (elementi estranei, disturbi nella comunicazione a qualsiasi livello). Nella misura del possibile, occorre cercare di evitarle. P. es.: se ho un colloquio importante, delicato e impegnativo con un ragazzo, il natel lo spengo! 2. Le domande efficaci Ci sono due tipi di domande possibili: aperte o chiuse; a questi due tipi possono essere ricondotte tutte le domande possibili. Le domande sono, in effetti, un altro importante strumento della comunicazione: oltre alla parafrasi, che verifica la qualità della comunicazione, posso usare delle domande, per far procedere la comunicazione verso altri ed ulteriori obiettivi. Per indirizzare la comunicazione verso un determinato obiettivo è importantissimo usare domande mirate (domande chiuse); per suscitare la discussione si usano domande dal ventaglio di risposte possibili più ampio (domande aperte). Con una domanda chiusa “costringo” l’altro a muovere la discussione verso un certo obiettivo, e, in questo senso, lo limito nella sua libertà: se uso solo domande di questo tipo entro in una sorta di violenza verbale (risposte del tipo “sì”/”no” oppure con ventaglio di risposte possibili molto limitato: “In che anno sei nato?”). Con una domanda aperta, più difficile da gestire, posso permettere alla comunicazione di avanzare nei contenuti. Il problema è come porle: né troppo aperte, né troppo chiuse; devono essere mirate. Troppo aperta: “Perché non hai passato l’anno?”; mirata: “Dimmi due ragioni per cui non hai passato l’anno?”. Opuscoli CS No. 4 Gli atteggiamenti ed i valori che io ho assunto ed acquisito durante la mia vita, sin dalla mia infanzia e via via durante la mia crescita umana, scolastica e di fede, condizionano il modo in cui io mi comporto di fronte agli altri, i miei comportamenti: a partire dai valori acquisiti, mi formo una certa accettazione di me e dell’altro, sviluppo una certa autenticità di fronte a me ed agli altri (essere “senza maschere”) ed un certo interesse di fronte all’altro, sapendo che egli può aiutarmi nel mio crescere, può darmi qualcosa. Se gli atteggiamenti ed i valori fanno piuttosto parte della spiritualità, adesso guardiamo piuttosto la colonna dei “comportamenti”, che sono più che altro degli strumenti che mi permettono di applicare nella vita concreta i valori e gli atteggiamenti già acquisiti. Questi “comportamenti”, queste competenze comunicative di base, possono essere acquisite ed imparate con l’esercizio e l’allenamento. In particolare: l’ascolto attivo; le domande efficaci; il linguaggio adeguato. Sono le competenze di base, ossia fondamentali: su di queste si possono poi sviluppare tutte le altre competenze specifiche per i vari settori e le varie modalità della comunicazione. IO COMUNICO CON… AMBITI APPLICATIVI COMPETENZE DI BASE • • • Ascolto attivo Domande efficaci Linguaggio adeguato FORMAZIONE – SOCIALIZZAZIONE – PERSONALITÀ COMPETENZE COMUNICATIVE PERSONALI Opuscoli CS No. 4 Pagina 14 Pagina 15 Ciò che io ricevo dalla mia educazione e socializzazione famigliare e scolastica, ciò che riesco ad acquisire a livello di personalità, diviene il bagaglio fondamentale (le fondamenta) della mia capacità di comunicare: cammin facendo, posso acquisire competenze comunicative personali supplementari, grazie ad esperienze oppure a momenti formativi particolari (giardino). Posso però, ed è ciò che stiamo facendo noi al CS, acquisire la nozione delle competenze di base (il piano terra), che già uso ma magari in modo non efficace: attraverso la nozione ed attraverso l’esercizio posso migliorare queste mie competenze. Esse le userò poi in tutti gli ambiti della comunicazione che mi capiterà di vivere quotidianamente (1° piano): la scuola, la famiglia, il lavoro, il divertimento, il gruppo, la discussione con il vigile urbano… 1a. Tecnica dell’Ascolto attivo (AA) Aprire la porta e accogliere! Il primo atteggiamento da assumere è proprio quello dell’aprire le orecchie, ossia del disporsi in modo tale che la comunicazione possa avvenire, quindi con accoglienza e disponibilità. Importante il mettersi l’uno di fronte all’altro, anche spazialmente; creare un clima di disponibilità sia a livello verbale che a livello affettivo, in modo tale che si sia disposti ad andare oltre le paure ed i pregiudizi. Da entrambe le parti della comunicazione ci deve essere una porta aperta. Parafrasare! È una tecnica che serve per far comprendere meglio ciò che già è stato detto (da parte dell’interlocutore), nonché per verificare se l’altro ha veramente compreso ciò che si sta dicendo, come una conferma che la comunicazione sta veramente funzionando (da parte del destinatario). Facciamo un esercizio pratico: ci mettiamo a tre a tre, dove un primo parla su tema libero; un secondo deve parafrasare con parole proprie; un terzo deve semplicemente ascoltare il dialogo, ma interviene ogni volta che il secondo, nel parafrasare, vi aggiunge del “proprio”: ciò nella parafrasi non è permesso! Si tratta di ripetere solo con altre parole, senza togliere né aggiungere nulla. In questi momenti di parafrasi, la comunicazione non fa passi avanti: è solo una verifica che effettivamente entrambi – interlocutore e destinatario – siamo arrivati allo stesso livello di comunicazione. È uno strumento per la comunica- Opuscoli CS No. 4 zione non un fine in se stesso! Come tale non va né usato in continuazione, né usato come una sorta di rivalsa nei confronti del destinatario (p. es. l’animatore che chiede al ragazzo di ripetere di fronte al gruppo ciò che si è appena detto): può essere o almeno apparire come una sorta di violenza personale! Va usato nel contesto adeguato, in particolare nel dialogo a due oppure nelle presentazioni oppure ancora – ma con molta prudenza – di fronte al gruppo. Verbalizzare i sentimenti! Le persone nel dialogo sono emotivamente attive: hanno sentimenti, emozioni, stati d’animo. Quando l’interlocutore interpella il destinatario, percepisce anche lo stato emotivo dell’altro (empatia): ciò che è importante tener presente è che lo stato emotivo condiziona fortemente il clima del dialogo e l’andamento della comunicazione. Quando sono sicuro che ho aperto sufficientemente la porta, che ho accolto l’altro, che si è creata tra di noi una certa sintonia, allora posso entrare nella sfera dei sentimenti, verbalizzando i sentimenti e mettendo l’altro nella condizione di rendersi conto di ciò che l’altro sta provando! Questo permette all’altro di rendersi conto del proprio stato emotivo, e, con ciò, di cambiare il proprio modo di atteggiarsi di fronte alla comunicazione: c’è una buona possibilità che la qualità della comunicazione migliori. A partire da questo momento posso anche entrare in merito alla mia opinione e idea. Se qualcuno, p. es., arriva a casa mia arrabbiato con il proprio capoufficio, dopo che l’ho accolto e magari ci siamo seduti a bere il caffè, dopo che si è instaurata la sintonia, allora posso iniziare a verbalizzare i suoi (non i miei!) sentimenti: “mi sembra che sei proprio arrabbiato!”. Se l’altro se ne rende conto, allora posso entrare in merito alla mia opinione: “Se hai problemi con il capoufficio, forse in parte è anche responsabilità tua…”. 1b. Altri comportamenti dell’AA Contatto visivo: in modo tale che l’altro capisca che lo sto ascoltando; il contatto visivo è molto importante: con esso dimostro all’altro che sono intento al suo ascolto. Opuscoli CS No. 4