DIREZIONE SERVIZI SOCIALI E
DELLA FUNZIONE TERRITORIALE
DIRETTORE
DR.SSA MARTA RAPPO
SUPERVISIONE
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CARMEN AMATO
Progettazione e conduzione di
MATTEO BIASIN, ALESSANDRO GOZZO, PAOLO RIZZATO, MARTA ROSSO
MAGGIO 2013
impaginazione di testi e illustrazioni
art director, graphic designer
2
Eric Nzafashwanimana
([email protected])
PERCORSO DI FORMAZIONE
p e r i g i o va n i i n S e rv i z i o C i v i l e
RESOCONTO & MATERIALI
Novembre 2012 – Marzo 2013
Progettazione e conduzione di
MATTEO BIASIN - ALESSANDRO GOZZO - PAOLO RIZZATO - MARTA ROSSO
Con la collaborazione di
Chiar a Z am p i e ri , S a ra I a n n a n t u o n i (S C N)
Dāvids Vilcāns, B o g l á rk a G i g o r, M a j a S l u p e t z k y (S V E )
3
ndice
5
7
PRESENTAZIONE
Temi Per 7 Incontri
8
I VOLTI DEI PROTAGONISTI
11
PROGRAMMA DEGLI INCONTRI SVOLTI
11
14
14
14
15
16
16
1°INCONTRO 13 NOVEMBRE 2012
2°INCONTRO 20 NOVEMBRE 2012
3°INCONTRO 4 DICEMBRE 2012
4° INCONTRO 11 DICEMBRE 2012
5° INCONTRO 15 GENNAIO 2013
6° INCONTRO 22 GENNAIO 2013
7° INCONTRO 5 FEBBRAIO 2013
17GLOSSARIO
19
MAPPA DELL’UNIVERSO PACIFISTA
22
LE OPINIONI DEI PROTAGONISTI
26
LE NOSTRE RECENSIONI
39
BIOGRAFIE PER LA PACE
39
40
40
41
42
42
Henry David Thoreau
Simone de Beauvoir
Erich Fromm
Franz Jägerstätter
Annalena Tonelli
Roberto Saviano
43
L’IMPEGNO CIVILE
45
45
45
46
46
46
46
47
47
Alessia Ramancin
Martina Dalla Pietra
Diego Delon
Marta Callegaro
Ilenia Lazzarin
Davide Breda
Luisa Ferrato
Matteo Belluco
Alice Fornasiero
49
SOSTEGNO VIRTUALE E REALE
51ALLEGATI
51
1- Glossario del Pacifismo
54
2- L’autoriduzione del Servizio Civile
58MATERIALI
4
PRESENTAZIONE
MARTA RAPPO E CARMEN AMATO
Dott.ssa Marta Rappo Direttore dei Servizi Sociali e della
Funzione Territoriale- Responsabile del Servizio Civile Nazionale e
Regionale;
Dott.ssa Carmen Amato Referente del Servizio Integrazione
Scolastica e Sociale delle Persone con Disabilità- Referente dei
Progetti di Servizio Civile Nazionale e Regionale .
Il Servizio Civile Nazionale e Regionale, secondo i principi
costituzionali di solidarietà sociale, è finalizzato a sviluppare
nelle giovani generazioni un’esperienza di cittadinanza attiva, di favorire la cooperazione nazionale e internazionale,
di partecipare alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio
nazionale, di contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale, nonché di concorrere alla difesa della
patria con mezzi e attività non militari.
Con riferimento alle attività che concretamente i volontari
sono chiamati a svolgere, è riconosciuto loro il diritto a ricevere una adeguata formazione generale e specifica secondo
le modalità individuate dalla normativa.
Gli Enti di Servizio Civile accreditati alla presentazione dei
progetti per l’impiego di volontari nell’area prescelta (per l’A.
ULSS 17 l’assistenza alle persone con disabilità), devono
obbligatoriamente predisporre un piano di “Formazione Generale” sulla base delle indicazioni contenute nelle Linee
Guida, valide anche per i progetti di Servizio Civile Regionale.
Per l’anno 2012-2013 sono attivi, presso l’A. ULSS 17 due
progetti, per un totale di dieci volontari e, in ottemperanza
alle disposizioni sopra menzionate, è stato attuato sia il
piano formativo generale, già individuato nel progetto, sia
l’azione progettuale denominata “Volontari-a-mente: per un
impegno civile nella mia comunità” realizzato in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “Il Portico”
di Dolo (VE,) accreditata nello specifico ambito di interventi
per le attività di servizio civile e iscritta al Registro Regionale
Veneto delle Associazioni di Promozione Sociale.
La “Formazione Generale” e l’”Educazione Formativa Generale” dei volontari assume, infatti, un ruolo strategico sia per
5
consolidare l’identità del servizio civile volontario, sia come
modalità necessaria per fornire ai volontari gli strumenti per
vivere correttamente l”esperienza del servizio stesso.
“La coscienza, arma della ragione contro la ragione delle
armi”: questa frase riassume il senso del percorso educativo
proposto alle volontarie e ai volontari del servizio civile.
Partendo, infatti, dalla convinzione che l’obiettivo dell’educazione sia quello di “emancipare” gli uomini e le donne
dando loro il diritto e il potere della parola, la formazione si
è proposta di divenire luogo di opportunità dove sia possibile soddisfare il bisogno dei volontari di essere protagonisti
del proprio tempo e del proprio contesto storico, diventando
soggetti attivi e autori delle proprie scelte.
Il percorso educativo ha affrontato temi dicotomici come la
pace e la guerra con lo scopo di fornire alle ragazze e ai
ragazzi chiavi di lettura per imparare a leggere il mondo dei
diritti, quei diritti fondamentali che garantiscono la dignità di
ogni persona.
L’A.ULSS 17 di Monselice ente debitamente accreditato, dal
2002 con l’attuazione della Legge n. 64/2001 - Istituzione
del Servizio Civile Nazionale volontario - impiega i volontari
del Servizio Civile Nazionale attraverso progetti approvati
annualmente dal competente ufficio.
Si avvale, inoltre, in attuazione della Legge Regionale n. 18
/2005 – Istituzione del Servizio Civile Regionale, anche dei
volontari del Servizio Civile Regionale.
Ad oggi sono stati attivati n.6 Progetti di Servizio Civile Nazionale con l’impiego di 31 volontari e n.5 Progetti di Servizio
Civile Regionale con l’impiego di n.14 volontari.
La presente raccolta ordinata di programmi, relazioni, foto, commenti e resoconti che documentano puntualmente le attività svolte
nel corso di formazione e l’effetto che esse hanno prodotto sulle
persone coinvolte, vuole essere un vero “portfolio”. Secondo la
Treccani “Il portfolio è l’elenco dei lavori svolti da un professionista,
eventualmente corredato di immagini esplicative (...) Curiosamente
in Italia si usa il termine inglese portfolio che a sua volta deriva dall’italiano portafoglio, di cui ha tutti i significati e che quindi può essere
usato in alternativa”. Nel portafoglio si conservano cose importanti,
di valore: dai soldi alla carta di identità e di credito, dai bigliettini con
gli indirizzi fino alla tessera sanitaria. Ciascun elemento ha un suo
valore specifico e spesso ci si accorge che non sono i soldi la cosa
più importante quando, ad esempio, si perde all’estero il portafoglio
con dentro il passaporto. Quando, tra diversi anni, i giovani coinvolti
rileggeranno queste pagine scopriranno probabilmente dei contenuti che oggi hanno sottovalutato e ne ridimensioneranno degli altri,
ma saranno in grado di ripiantare e mettere a frutto di nuovo e con
maggior profitto gli insegnamenti ricevuti.
Tutto ciò che non è scritto non esiste.
Forse la frase appare eccessiva, in realtà la storia si fa sui documenti. Anche la nostra storia personale e non solo quella delle istituzioni
e delle civiltà. Diventa perciò essenziale lasciare una traccia che
consenta tanto ai posteri quanto a noi stessi di “vedere” ciò che è
stato fatto e che rappresenta un passaggio o un miglioramento nella
nostra esistenza. Questo è il primo obiettivo della fatica compiuta
per raccogliere i materiali del corso, fatica che la maggior parte degli
organizzatori evita con cura o, nel migliore dei casi, limita alla semplice pubblicazione degli “atti”. Il portfolio di un corso di formazione è
qualcosa di più degli atti di un convegno, perché cerca di raccontare
le interazioni, le trasformazioni e le “ricadute” degli apprendimenti
verbali secondo un modello costruttivista della conoscenza. In esso
l’apprendimento viene a configurarsi come processo attivo, autono-
mo e creativo del soggetto e dal portfolio si deve percepire la transazione continua di significati e valori che ha tenuto vivo l’interesse,
ha valorizzato i talenti e le sensibilità individuali o che perlomeno ha
“disturbato” i soggetti più refrattari.
Il portfolio ha però un’altra funzione importante. Esso consente a
chiunque, dall’esterno, di valutare il percorso compiuto e il differente
impegno dei partecipanti e degli organizzatori e costituisce una buona base per riproporre, copiare, reinventare, modificare e ripetere
l’esperienza in altri contesti, correggendo gli errori e sfruttando le
intuizioni positive.
Ci si augura, perciò, che l’esperimento possa essere ripreso e migliorato, pianificato e diffuso fino a diventare un’abitudine sistematica e irrinunciabile di ogni corso di formazione che voglia essere
tale, che lo possa dimostrare e, nel dimostrarlo in questa forma,
amplifichi nel tempo e nello spazio i suoi effetti convenienti. La “restituzione” del portfolio dovrebbe diventare essenziale ad ogni corso
serio così come oggi è impensabile un corso senza una preventiva
programmazione. Anzi, la programmazione dovrebbe contenere in
sé stessa i tempi e i modi per la costruzione di un elaborato collettivo
e personale indispensabile e paragonabile ad un dipinto in un corso
di pittura o alla preparazione di un piatto al termine di un corso di
cucina.
Va detto, infine, che la versione cartacea è ormai soltanto una soluzione secondaria di comoda fruibilità, da integrare nella versione
digitale che ne è la prima e indispensabile matrice. Non solo i testi
stampati sono inizialmente digitali, ma nel DVD allegato al fascicolo
stesso si sono inseriti tutti quei documenti che non possono entrare
in una pubblicazione, come i filmati o i file audio delle canzoni o
delle conferenze e le innumerevoli foto che richiederebbero spazi
e spese troppo amplificati. Si spera perciò che questa versione del
portfolio sia inserita online nei siti degli enti protagonisti e condivisa
dai giovani attraverso i social network.
6
TEMI PER
7 INCONTRI
GLI INCONTRI SI SONO TENUTI NEL
POMERIGGIO DALLE ORE 14:15-18:15
METODO
13 NOVEMBRE 2012
1. Dall’obiezione di coscienza al Servizio Civile
Nazionale: l’evoluzione storica e i diversi orientamenti. Quadro generale delle tematiche legate al pacifismo.
20 NOVEMBRE 2012
2. Il dovere di difesa della patria: pace, diritti
umani, carta europea, Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani, ordinamenti delle Nazioni Unite.
4 DICEMBRE 2012
3. La difesa civile non armata e nonviolenta e il
“sacro dovere di difesa della patria”.
18 DICEMBRE 2012
4. La normativa vigente che regola il SCN, la Carta di Impegno Etico e altri riferimenti legislativi e culturali.
15 GENNAIO 2013
5. Il progetto del Servizio Civile: come nasce in
relazione ai bisogni del territorio e come si valuta la sua efficienza ed efficacia. Informazione e formazione dei giovani
volontari.
22 GENNAIO 2013
6. La rappresentanza dei volontari in Servizio Civile Nazionale: cosa vuol dire e come si attua. Come “fare
gruppo” per ottimizzare la partecipazione.
5 FEBBRAIO 2013
7. La protezione civile, elementi basilari, prevenzione e interventi nelle emergenze eccezionali. il volontariato organizzato come risposta alle emergenze quotidiane.
Programma dei singoli incontri: da pagina 11
(i file integrali sono inseriti del DVD)
7
Il coinvolgimento dei giovani nel percorso formativo è determinante per il suo successo. Il successo di un corso consiste
nel lasciare una traccia positiva possibilmente in ciascuna
dimensione della personalità: cognitiva-culturale, emotiva,
relazionale ed etica. Queste dimensioni sono correlate e
interdipendenti, perciò è importante creare un rapporto di
fiducia e di stima con i partecipanti in modo da collaborare
attivamente per il successo del progetto condiviso.
Dal punto di vista cognitivo-culturale è essenziale il possesso
di un vocabolario comune, perciò si svilupperà una ricerca
sui significati delle parole chiave di ciascun argomento.
Dal punto di vista emotivo è essenziale rendere piacevole
e coinvolgente ogni argomento, perciò si useranno testi
appassionanti, canzoni, video, esplorazioni web e testimonianze dirette e avvincenti.
Dal punto di vista relazionale è essenziale la conoscenza
reciproca e la richiesta di mettersi in gioco, di mostrare il
proprio volto e di condividere pensieri, emozioni, difficoltà, limiti, perciò si lascerà spazio all’ascolto, alla presentazione progressiva dei propri vissuti, all’esternazione dei conflitti
interiori e alla valorizzazione dei talenti.
Dal punto di vista etico è essenziale compiere scelte di
impegno civile, perciò si offriranno vari esempi di persone attive per il bene comune, di testimoni della libertà della
coscienza e della fedeltà a principi e ideali e si indicheranno
movimenti e luoghi reali e virtuali utili ad orientare l’espressione del dovere di solidarietà.
Il docente del corso si è avvalso della collaborazione di diversi giovani che hanno svolto il Servizio Civile e il Servizio
Volontario Europeo presso l’associazione “Il Portico” di Dolo,
coinvolgendoli nei differenti incontri. I testi originali non sono
coperti da copyright, fatti salvi i vincoli della privacy e la gentilezza di citare la fonte.
Chi desiderasse un aiuto per replicare anche parzialmente
l’esperienza può scrivere a [email protected] oppure
a [email protected] . Questa raccolta è densa di documenti, citazioni, riferimenti e proposte non è stata pensata
per un lettore superficiale, ma per coloro che desiderano
partire da una base solida per approfondire seriamente alcuni problemi di importanza vitale per l’uomo.
I VOLTI DEI
PROTAGONISTI
Alessia Ramancin
Ho 27 anni ed ho completato i miei studi presso l’istituto alberghiero. Ho avuto esperienze
come animatrice A.C.R., volontaria in soggiorni per disabili, volontaria ospedaliera e impiegata commerciale. Ora sto svolgendo il Servizio Civile Nazionale. Sono appassionata di
nuoto. Inerenti all’argomento ho letto “Pappagalli verdi”, “Se ti abbraccio non aver paura”; ho
visto “Pearl Harbour” e “La vita è bella”.
Alice Fornasiero
Ho 20 anni, ho studiato nell’Istituto tecnico per i servizi sociali. Ho avuto esperienze come
baby-sitter e fatto alcuni tirocini scolastici presso asili nido, CEOD. Sono volontaria dell’associazione “Orizzonti tumaini” e attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Le
mie passioni sono la zumba, lo shopping, leggere e disegnare. Inoltre amo i gatti. Ho letto
“Diario di Anna Frank”, “L’amico ritrovato” e “Il cacciatore di aquiloni”; ho visto “La vita è bella”
e “Il pianista”.
Davide Breda
Ho 22 anni, ho studiato per diventare operatore elettrico. Ho fatto alcuni stage scolastici e
attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Le mia passione più grande è lo sport.
Ho letto inerenti all’argomento “L’amico ritrovato”; ho visto “La vita è bella” e “Il miglio verde”.
Diego Delon
Ho 22 anni, ho studiato un istituto tecnico industriale elettronico. Ho avuto esperienze come
giardiniere, operario e nel censimento in comune, attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Inoltre ho esperienze nell’animazione estiva della parrocchia e del comune,
nella protezione civile, nella pro loco e nel Partito Democratico. Le mie passioni sono il calcio, gli scacchi, il ping-pong e collezionare monete antiche. Ho visto inerenti all’argomento
“La vita è bella” e “Il miglio verde”.
8
Ilenia Lazzarin
Ho 26 anni. Ho studiato presso l’istituto d’arte, sono laureata in filosofia e inoltre ho conseguito la laurea specialistica in pedagogia. Ho avuto esperienze come animatrice turistica,
assistente bagnante. Attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Le mie passioni
sono il pattinaggio artistico, il nuoto, i balli di gruppo, l’arrampicata, il surf, il pattinaggio sul
ghiaccio e le lingue straniere. Ho visto i seguenti film inerenti all’argomento “Anna Frank” e
“Schindler’s list”. Ho letto diversi saggi di Montaigne, Socrate, Platone e molti altri.
Luisa Ferrato
Ho 25 anni, ho conseguito la maturità scientifica e sono laureata in terapia della psicocomotricità dell’età evolutiva. Ho avuto esperienze come baby-sitter, cassiera in un supermercato,
come animatrice di centri estivi e Grest, animatrice di feste, nel dare ripetizioni e nelle uscite
AVISB. Ho potuto fare diversi tirocini con bambini disabili , presso nidi e scuole materne.
Attualmente sto svolgendo il Servizio Civile Nazionale dopo aver fatto quello Regionale. Le
mie passioni sono la pallavolo, della quale sono allenatrice e la bici. Ho visto inerenti all’argomento “Il bambino con il pigiama a righe”, “La vita è bella”, “Pearl Harbour” e “Forrest Gump”.
Ho letto “Se questo è un uomo” e “Il diario di Anna Frank”.
Marta Callegaro
Ho 22 anni, ho studiato presso il liceo per le scienze sociali. Ho avuto esperienze come
clown terapista, volontaria con i minori, animatrice in parrocchia e come catechista. Sono
stata in missione in Argentina e attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Le
mie passioni sono leggere e far l’animatrice. Ho letto inerenti all’argomento “Lettere ai cappellani militari”, “L’amico ritrovato”, “L’obbedienze non è più una virtù” e “Il cacciatore di
aquiloni”; ho visto “I piccoli maestri”, “Boenhoeffer” e “Schindler’s list”.
Martina Dalla Pietra
Ho 27 anni, sono laureata in psicologia, iscritta all’Albo e con la specializzazione in psicoterapia. Ho avuto esperienze come scrutatrice, ripetizioni e come promoter. Ho svolto diversi
tirocini accademici nei Ser.T., nei C.S.M., nei servizi per la disabilità adulta. Inoltre sono
volontaria al Telefono Azzurro, negli ospedali come clown terapia, nell’Avis e in parrocchia.
Attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Le mie passioni sono la lettura, il
cinema, la salsa e lo shopping. Ho letto inerenti all’argomento “Il diario di Anna Frank”,
“Giocando a calcio a Kabul”, “Venuto al mondo” e “Il cacciatore di aquiloni”; ho visto “La
vita è bella”, “El Alamein”, “Il miglio verde”, “Salvate il soldato Ryan”, “Schindler’s list” e varie
fiction. Inoltre seguo documentari su “La storia siamo noi” e “Luce”.
Matteo Belluco
Ho 25 anni, ho studiato in un istituto tecnico informatico. Ho avuto esperienze in una ditta
e nelle indagini telefoniche. Attualmente sto svolgendo il Servizio Civile volontario. Le mie
passioni sono la bici, la corsa e la pesca. Ho visto inerenti all’argomento “Platoon”.
9
Stefania Masiero
Sono nata a Padova nel 1971, laureata in Scienze dell’Educazione.
Sono la Referente per le Attività del Servizio Civile Nazionale e Regionale dei Progetti di
Servizio Civile dell’A.Ulss17, seguo i Volontari per quanto riguarda gli aspetti organizzativi,
amministrativi e formativi.
Mi occupo, principalmente ,di Integrazione Scolastica e Sociale delle Persone con
Disabilità, presso le scuole di ogni ordine e grado nel territorio dell’A.Ulss17,in qualità di
Operatrice Socio Sanitaria del medesimo Servizio.
Marta Rosso
Ciao, sono Marta e ho 26 anni, abito a Noale. Attualmente sono Volontaria de “Il Portico” di
Dolo dove ho svolto il servizio civile nazionale nel 2011.
Impegno sociale: Volontaria di Anffas Riviera del Brenta e Animatrice Giovani Accolti, associazione che crea momenti ludico ricreativi per ragazzi diversamente abili.
Segni particolari: un po’ matta…, laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche.
Progetti per il futuro: voglio laurearmi come educatrice professionale per poter un giorno
lavorare nell’ambito della disabilità.
Matteo Biasin
Sono nato a Piove di Sacco (Padova) nel 1983, vivo in provincia di Padova. Frequento “Il
Portico” Associazione di Promozione Sociale ONLUS dal 2006, ente presso il quale ho svolto Servizio Civile Nazionale e Regionale. In questa dimensione mi sono potuto misurare con
la realtà del Terzo Settore, facendo mio l’impegno civile che continuo in termini di volontariato. Iscritto all’Albo dei Giornalisti, attualmente collaboro con “il mattino di Padova”.
Sandro Gozzo
Sono nato a Dolo (Venezia) nel 1951. Insegnante in pensione dal 9/2009, ho svolto la mia
professione per quasi quarant’anni: per metà nella scuola elementare e poi nella scuola
secondaria come docente di Filosofia e Scienze dell’Educazione nel Liceo Marco Polo-Tommaseo di Venezia e, dal 2002, anche nella SSIS del Veneto a Ca’ Foscari come supervisore
e docente a contratto. All’età di 26 anni ho svolto il servizio Civile alternativo a quello militare nella Comunità per disabili mentali di Prunella di Melito Porto Salvo come obiettore di
coscienza della Caritas di Reggio Calabria. Allo scadere del dodicesimo mese, dopo averla
accuratamente organizzata, ho iniziato la protesta di autoriduzione del Servizio Civile -che
allora durava 20 mesi: 8 in più di quello militare- equiparandomi ai coetanei sotto le armi e
tornai a casa. Per questo fui arrestato a Cazzago di Pianiga (dove abitavo e abito tutt’ora),
condotto in Sicilia, processato a Palermo e detenuto nel carcere militare di corso Pisani 201,
ove rimasi dal 3 gennaio al 24 maggio del 1979*. Dopo il 1980, con mia moglie, un amico
disabile e un gruppo di amici abbiamo fondato l’associazione “Il Portico” nella quale svolgo
ancora attività di volontariato e formazione per giovani in SCN, SCR e SVE.
*Il secondo autoriduttore fu Silverio Capuzzo, mio amico di Codevigo, al cui processo (a Padova, 3/5/79) venne riconosciuta l’eccezione di incostituzionalità che porterà alle
sentenze del 1988 (IV corte d’appello di Venezia e Corte Costituzionale) a seguito delle quali fu definitivamente vinta la decennale battaglia giudiziaria di tutti gli autoriduttori
per l’equiparazione e lo scorporamento dal Ministero della Difesa, conquiste fondamentali per la nascita del S.C.
10
PROGRAMMA DEGLI
INCONTRI SVOLTI
Di seguito vengono riportati i programmi di ciascun incontro che sono stati consegnati ai giovani all’inizio di ogni pomeriggio
di lavoro. Questo consente di comprendere meglio lo svolgimento reale del percorso compiuto, anche se vi sono state diverse modifiche contingenti dettate da differenti necessità. A parte il primo incontro, i temi di ciascuna giornata sono stati affrontati attraverso il lavoro sul glossario e la mappatura in cui inserire i termini e i concetti ricavati dai titoli stessi degli incontri. La
libertà del docente di poter contare su più lezioni gli ha permesso di affrontare con questo metodo in modo flessibile gli argomenti, non chiudendoli nella giornata in cui il tema era previsto e richiamandoli spesso in contesti differenti. Lo si comprende
dalle note degli ultimi due punti del secondo incontro ed il frutto si vede nel lavoro sul glossario di cui è riportata solo una
parte nel primo allegato. Questa precisazione consente di giustificare il fatto che, ad esempio, il tema della Difesa Popolare
Nonviolenta del terzo incontro appare solo al termine, mentre in realtà era stata già anticipata in quello precedente e verrà
codificata per il glossario in quello seguente. Nel stesso incontro, inoltre, c’è stata la presenza non preventivata di un volontario europeo della Lettonia conversando con il quale sono emerse significative differenze culturali rispetto ai temi del corso.
LA COSCIENZA, ARMA DELLA RAGIONE
CONTRO LA RAGIONE DELLE ARMI
Tu puoi anche non mostrare alcun interesse per la guerra,
ma prima o poi la guerra si interesserà sicuramente a te.
(massima attribuita a Trotsky)
1°INCONTRO 13 NOVEMBRE 2012
Tema del giorno: traccia della lezione
1^PARTE, 2 ORE
Presentazione di Carmen e Stefania del lavoro già svolto
con i giovani fino a questo momento e propedeutico al
percorso educativo presente. Conoscenza reciproca.
Marta Rosso: Una canzone antimilitarista “Zombie” (The
Cranberries1)
Consegnare elenco canzoni pacifiste scelte dal MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) di Padova e
commento. Possibili domande: quali conoscete? Quali vi
piacciono? Quali sapete cantare? Vi siete accorti del significato delle parole? Quali argomenti trattano, quali versi vi
hanno colpito di più?
Presentazioni personali: come costruiremo il “portfolio” di
questa serie di incontri (i volti dei partecipanti, foto, dati anagrafici, studi, lavori, esperienze, idee, interessi, hobby…)
L’OBIEZIONE DI COSCIENZA AL SERVIZIO MILITARE E I VOLTI
DEL PACIFISMO.
DAL NOSTRO PRESENTE, AL PASSATO PROSSIMO
ESPERIENZA DIRETTA E INDIRETTA DELLA GUERRA
Alessandro Gozzo: costruzione del Vocabolario e introduzione al tema del giorno
Osservate i titoli e i temi degli incontri, ricaviamone insieme
le parole-chiave.
→ consegna foglio per scrivere parole e significati
Lavoro in piccoli gruppi e restituzione: si condividono e si
registrano le opinioni.
Mentre i gruppi lavorano, ci si rivolge a turno al tutor d’aula
Marta e con lei si completa la prima bozza della tabella dei
volti per ciascun partecipante (libri letti, film, documentari,
riviste sugli argomenti, esperienze personali...)
Chi vi parla è stato obiettore di coscienza al servizio militare
negli anni 70 del secolo scorso ed era interessato al problema della guerra non soltanto per un ragionamento politico o
per una scelta religiosa di rifiuto delle armi, ma forse semplicemente perché ha visto con i suoi occhi da bambino le case
bombardate e ha ascoltato le narrazioni sugli orrori, sulla
fame, sulla paura, sulla follia della guerra e sulla morte senza senso di soldati e civili. Per i nati negli anni ‘50 la guerra
era un ricordo vicino nei racconti dei padri e delle madri. Si
viveva in prossimità della guerra: fino agli inizi degli anni ‘70
nelle scuole erano appesi grandi manifesti con immagini di
esplosioni e di mutilati che avvisavano i bambini di non giocare con oggetti di ferro rinvenuti a terra (“attenti alle mine!”);
nelle case c’erano suppellettili, foto, elmi, carte geografiche
e altri documenti della prima e della seconda guerra mondiale; si raccontavano storie di partigiani e di rimpatriati dai
campi di concentramento e di sterminio…
Di tutto ciò ormai resta ben poco nelle case; i musei sono per
loro natura “lontani” e se anche i giovani di oggi vedono ogni
giorno per tivù le rovine delle guerre nel mondo, esse non li
chiamano in causa direttamente. E non dovendo più svolgere un periodo obbligatorio sotto le armi, la naja, i maschi
non sono più costretti a misurarsi e a prendere una posizione nei confronti del mestiere del soldato2 e delle pericolose
1 I testi delle canzoni pacifiste ascoltate (e a volte cantate assieme!) sono raccolte nel
DVD allegato con la traduzione a fronte per quelle in lingua straniera. Non c’è stato
molto tempo per discutere dei testi, ma è stata evidenziata una modalità di protesta e
denuncia delle violenze che ha inciso molto nella cultura europea e mondiale.
2 Ad onor del vero va detto che il rifiuto della violenza è antico quanto l’uomo, mentre il rifiuto della guerra non ha avuto altrettanta fortuna ed ancor oggi si accetta la
guerra, la sua “necessità” o inevitabilità, anche da parte di chi si dichiara contrario
alla violenza.
11
abitudini cameratesche come il “nonnismo” o degli strumenti
repressivi come la camera di punizione e di rigore (cpr).
Eserciti e rifiuto delle armi
L’obiezione di coscienza all’esercito come rifiuto di imbracciare le armi, di vestire una divisa e di non voler obbedire
a chi ordina di uccidere, (pur trovando già nel 295 d.c. un
tra quelli formati nelle idee socialiste (si riporta un appello
antimilitarista per i coscritti nati nel 1891. Lo si legga con
attenzione e si coglierà la lungimiranza di questi idealisti che
avavano previsto il terribile massacro a cui gli europei andarono incontro baldanzorsi e irresponsabili per ben due volte
nell’arco di 20 anni) In Italia bisogna attendere il 1948 per
registrare la prima obiezione ufficiale
di Pietro Pinna3 , anche se vi furono
molte obiezioni precedenti, soprattutto durante la prima guerra mondiale,
obiezioni che si presentavano come
autolesionismo o imboscamento, vennero trattate come disfattismo, tradimento, follia, diserzione e punite con
le dure norme del codice penale militare, specialmente durante il conflitto.
2^ PARTE 2 ORE
°Una canzone antimilitarista:
Girotondo di Fabrizio De Andrè
°RIPRESA DELLA LEZIONE
perfetto precedente storico nella condanna a morte del giovane cristiano cartaginese San Massimiliano da parte del
proconsole romano Dione) si presenta nella storia europea
nel momento in cui nasce la coscrizione obbligatoria. Prima
che sorgessero gli stati nazionali non vi era l’obbligo per i
giovani maschi di svolgere un servizio militare. In generale, fino all’ottocento il mestiere delle armi era monopolio dei
nobili e dei borghesi come carriera privilegiata ed era desiderato anche dalle giovani generazioni popolari come modo
di guadagnare più denaro di quello che (non) si prendeva
lavorando i campi e come modo di sfuggire alla noia del villaggio, di andare all’avventura con la speranza di farsi onore
e magari anche una professione “elevata”.
Quando gli stati nazionali iniziarono a fronteggiarsi con eserciti enormi, riapparve l’esigenza di precettare tutti i giovani di
sana e robusta costituzione fisica ad arruolarsi nell’esercito
almeno per un periodo della loro vita, abitudine già in uso
presso i romani in forma analoga. In quel secolo si affacciano alla ribalta della storia le masse e cominciano a circolare
idee pacifiste anche tra operai e soldati semplici, soprattutto
Proviamo a rinfrescare la memoria su
ciò che è la guerra, per poi capire i
motivi che dovrebbero portare al suo
radicale rifiuto (art. 11 Costituzione).
Ci serviremo di alcune letture coinvolgenti e spesso drammatiche.
Proviamo a leggere un documento
che descrive gli effetti della guerra
con le parole dei protagonisti: Lettere
da Stalingrado. Queste angosciose
e pure lucide riflessioni ci pongono
una domanda: che cosa fare per non
ripetere l’errore? La risposta potrebbe venire dalla lettera di
Giacomo Ulivi (che sta di fronte a noi e voi, giovani sensibili, come monito perenne di impegno politico necessario
al bene comune) e dalla obiezione di Franz Jägerstätter
(decapitato a Berlino nel 1943 e di cui ricorre il 70esimo anniversario il 9 agosto 2013). Anche Anna Frank chiedeva
una risposta. Chiedeva che ci facessimo speranza nel nuovo mondo uscito dalle guerre4 : come?
Alberto Trevisan direbbe: attraverso il rifiuto della logica
3 Ho rivisto Pietro Pinna, maestro della mia giovinezza, al convegno di Firenze del 15
dicembre 2012 e mi ha dato volentieri la disponibilità di conversare via telefono con i
partecipanti di questo corso. Per una serie di motivi l’opportunità non è stata sfruttata,
ma è giusto ricordarla per evidenziare che la conquista del Servizio Civile non appartiene alla preistoria!
4 Pochi giorni prima che i tedeschi irrompano nell’alloggio segreto, Anna scrive queste considerazioni straordinarie che spetta a noi non rendere vane continuando a sperare nella pace: “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze
perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché
continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base
della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un
deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo
al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà
nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine,
la pace e la serenità”.
GLOSSARIO: militare, soldato, matricola, coscrizione obbligatoria, naja, nonnismo, cpr, disarmo, disfattismo, diserzione,
conflitto, codice penale militare, autolesionismo, violenza…
12
Alfred Adler
delle armi e degli eserciti. La stagione dell’obiezione di coscienza, iniziata in Italia nel 1949 con Pietro Pinna è salita
all’attenzione dell’opinione pubblica alla fine degli anni ‘60
per poi chiudersi nel momento dell’eliminazione della leva
obbligatoria. Questo si ricava con chiarezza dall’introduzione al libro “Processo all’obiettore” (resoconto riferito al giovane Trevisan) e dalla introduzione di Trevisan al suo ultimo
libro “Ho spezzato il mio fucile”.
Nell’opuscolo “In memoria di Silverio Capuzzo”, un obiettore che, in accordo con il sottoscritto ha autoridotto per
protesta il servizio civile e fu incarcerato nel 1979, si legge di un’obiezione per motivi politici e di un servizio che va
a combattere le vere guerre che meritano una lotta senza
quartiere: contro l’emarginazione, le malattie, le ingiustizie
sociali e i pregiudizi. L’obiezione allora era concessa per motivi filosofici, morali e religiosi… che alla fine divengono tutti
“politici” nel momento in cui si rifiuta un servizio sancito dalla
Costituzione.
Siamo alle ultime battute della battaglia per la parificazione
dei servizi che, una volta raggiunta, nel 1986 con il riconoscimento della Corte Costituzionale, si chiude definitivamente con l’istituzione della leva facoltativa (1/1/2005) che vige
tutt’ora.
Passato remoto
Le prime obiezioni ufficiali e certificate all’esercito, se non si
considerano le diserzioni - che lo sono a tutti gli effetti anche
se per motivi diversi - furono religiose (San Massimiliano:
resoconto del processo 295 d.C., 12 marzo, sotto il consolato di Tusco e Anulino nei pressi di Cartagine, a Tebessa).
Tuttavia, la matrice nonviolenta si trova in Socrate (Critone,
vedi Petraglio, “Obiezione di coscienza”, EDB p.23-25); “in
nessun caso, mai, è retta cosa commettere ingiustizia; mai
commettere ingiustizia come risposta a ingiustizia ricevuta;
mai difendersi trattando l’offensore malamente per risposta
del male ricevuto”.
Obiezione alle armi di tipo religioso, filosofico, politico
Alla fine del 1800 trova riconoscimento negli scritti di Tolstoj l’obiezione per motivi filosofici che egli riconosce non disgiungibili da quelli religiosi (“Tu non ucciderai” di U. Mattioli,
p. 27: Tolstoj sull’obiezione di M. Van der Weer, fino p. 32
dove dice che, “similmente alla schiavitù, così scomparirà la
guerra”). L’inscindibilità delle diverse posizioni si trova anche
in due documenti straordinari di Don Milani: “Lettera ai cappellani militari” e “Lettera ai giudici”. Le motivazioni inizial-
13
“
“
Poiché la perfezione umana può raggiungersi soltanto in una
comunità perfetta, dobbiamo tutti cercare con ogni mezzo
possibile, di migliorare la nostra società. La tendenza ad
agire per il bene comune è piuttosto debole nell’attuale stadio
dello sviluppo dell’evoluzione, ma alla fine dovrà diventare
automatica come il respiro o il cammino in posizione eretta.
La soluzione dei problemi della società porterà alla soluzione
dei nostri stessi problemi, quindi ogni uomo è coinvolto nella
soluzione dei problemi della società in funzione del grado al
quale è stato risvegliato o appreso il suo interesse sociale
mente religiose diventano tutte filosofiche, morali e politiche;
riguardano il bene comune, la convenienza sociale, il diritto
e perfino la tutela della specie (vedi potenziale atomico di
distruzione del pianeta nel foglio a puntini della Caritas Italiana nel DVD allegato). Lo stesso si può dire per le posizioni
e le pubblicazioni di preti come Primo Mazzolari, Ernesto
Balducci, David Maria Turoldo, Tonino Bello, Arturo Paoli, Luigi Bettazzi, Raniero La Valle e Giovanni Mazzillo.
La motivazione esplicitamente politica nasce tardi nella storia europea, La Boétie, H. D. Thoreau (J. Pierre Cattelain,
“Obiezione di coscienza all’esercito e allo stato”, p.55-56) e
sfocia in quella socialista, militante degli inizi del 1900 (…),
quando le masse fanno la loro comparsa, non del tutto consapevole, nella storia del XX secolo.
Differenti aspetti dei movimenti e della cultura pacifista
IL FERMENTO DEL DOPOGUERRA
Nella seconda metà del 1900 si chiariscono e si approfondiscono tutte le correnti, le posizioni e le differenti tipologie di
approccio al problema della guerra:
dalla resistenza passiva Tolstojana e dalla nonviolenza
Gandhiana a quella di Martin Luther King, Lanza del Vasto,
Danilo Dolci, Aldo Capitini, ecc.;
dall’obiezione di coscienza filosofica (Pietro Pinna) e religiosa (Giuseppe Gozzini, Fabrizio Fabbrini) a quella politica e anarchica, attraverso i movimenti che allora nascono:
M.I.R. Movimento Internazionale della Riconciliazione, la
L.O.C. Lega degli Obiettori di Coscienza, M.C.P. Movimento
Cristiano per la Pace, Pax Christi, Proletari in Divisa, …;
dalla difesa popolare nonviolenta alle tecniche che la sostengono (Jean Marie Muller: “Strategia della Nonviolenza”,
Marsilio 1975); dall’antimilitarismo dei giovani socialisti e
degli anarchici, alla lega per il disarmo unilaterale di Carlo
Cassola e ai diversi documenti dell’O.N.U. e di altre istituzioni sulla guerra e la corsa agli armamenti (es. la chiesa
cattolica con la “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXIII o
i discorsi di Paolo VI per il 1° gennaio Giornata della pace);
dal rifiuto totale del servizio militare e del servizio Civile all’istituzione del Servizio Civile prima internazionale, poi Nazionale ed ora anche Regionale (vedi libro “Fuori dall’angolo,
idee per il futuro del volontariato e del terzo settore” p. 137
e seguenti “Quale servizio civile per il futuro?”).
2°INCONTRO 20 NOVEMBRE 2012
1^PARTE, 2 ORE
Presentazione
Una canzone pacifista: “La guerra di Piero”
(Fabrizio De Andrè)
• 5 minuti per rileggere gli appunti nei fogli consegnati la volta precedente. Domande?
• Chi ha iniziato la lettura del libro di Alberto Trevisan?
Primi commenti.
• Visione del discorso finale de “Il grande dittatore”. Commento.
• Le parole “nuove” del vocabolario per la pace da costruire
assieme → consegnare foglio con la traccia di questa lezione e l’elenco dei termini finora individuati.
• PACIFISMO. Mappatura dei temi e dei problemi: Obiezione, Antimilitarismo, Nonviolenza, Disarmo, Servizio Civile,
Diritti umani… (per ciascun termine emergeranno documenti
fondamentali e interessanti).
2^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: Imagine
(J. Lennon)
• Ascolto di alcuni frammenti della testimonianza di
Turoldo sul tema della pace, del disarmo e dei diritti umani.
• Letture dai testi mostrati la volta precedente e da altre
pubblicazioni che riguardano più specificamente i temi di
questo e del successivo incontro: mentre si leggono i brani
dai vari documenti, ciascun corsista cerca di capire a quale
tematica o problematica si riferisce e se aiuta a definire alcuni dei concetti o dei termini individuati.
• Continuazione della discussione e del lavoro di completamento della mappatura.
• Ripresa del lavoro sulla mappatura del pacifismo. Gli
obiettivi che si propone questo esercizio sono:
a)offrire la “carta geografica” dei temi e dei problemi del pacifismo come risposta alle diverse forme di violenza che possono essere ricondotte sotto il termine comune di“guerra”;
b) inserire in questa ricerca tutti i termini che delimitano i
due territori della guerra e della pace partendo dal lessico
specifico degli argomenti del corso di formazione identificati
negli incontri precedenti;
c) mostrare i “luoghi virtuali” in cui si svolge ogni conflitto e
il suo superamento.
• Identificare i volti e i contributi delle persone che vivono e
hanno vissuto questi luoghi, lasciando una traccia significativa (sia figure note come Gandhi, Tolstoj, King, Turoldo, don
Milani, Jägerstätter…, sia meno note come Ulivi, Capitini,
Pinna, Trevisan…).
2^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: “Auschwitz”
(Francesco Guccini)
• Ascolto della testimonianza di Dāvis dalla Lettonia sul significato del Servizio Volontario Europeo e di Matteo Biasin
che ha svolto Servizio Civile Nazionale e Regionale, anche
in relazione ai temi trattati in questi primi 3 incontri.
• Continuazione della discussione e del lavoro di completamento della mappatura con i documenti e i brani significativi
tratti da libri, riviste ecc. che hanno costruito la cultura di
questi territori.
• Lavoro di gruppo: continuazione del vocabolario della
pace, con significato e riferimenti bibliografici specifici al
concetto e all’organizzazione della Difesa popolare Nonviolenta (vedi glossario nell’allegato n° 1)
4° INCONTRO 11 DICEMBRE 2012
3°INCONTRO 4 DICEMBRE 2012
1^PARTE, 2 ORE
Presentazione
Una canzone: “Utopia” (Alanis Morissette)
Richiamo alla lezione precedente:
• 10 minuti per commenti e domande. Come procede la lettura del libro di Alberto Trevisan?
La normativa vigente che regola il SCN
1^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: Happy Xmas (J.Lennon)
• Richiamo ai contenuti degli incontri precedenti e sintesi
degli stessi all’interno della cronologia della storia dell’obiezione di coscienza fino all’istituzione del Servizio Civile Nazionale (documento di 20 pagine tratto dal sito della Caritas
Italiana sul Servizio Civile). Commento, domande.
14
• Dal libro di Alberto Trevisan alcuni riferimenti ai temi affrontati nel nostro glossario dei termini per la Pace.
di vedere d’ora in poi partecipazione e coinvolgimento, non
solo dei ragazzi ma anche delle ragazze”.
2^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: C’era Un Ragazzo (G.Morandi)
In questo foglio era aggiunta la DICHIARAZIONE DI AUTORIDUZIONE DEL SERVIZIO CIVILE di Alessandro Gozzo
(il documento è riportato nel DVD)
• Letture dei lemmi preparati la volta precedente per il Dizionario della Pace, estratti dai testi e da altre pubblicazioni.
•Letture di documenti sui temi affrontati in questi primi 4
incontri di formazione e “inserimento” delle riflessioni personali in file all’interno dei computer a disposizione.
•Continuazione della discussione e del lavoro di completamento della mappatura.
Documento letto assieme:
6 marzo 2001: approvazione della L. 64 “Istituzione del
servizio civile nazionale”
Dalla dichiarazione di voto del sen. Stefano Semenzato: “In
questi ultimi mesi è forse sembrato che l’approvazione della
legge sul servizio civile fosse una sorta di impuntatura dei
Verdi e che i mille emendamenti da me presentati al disegno di legge sulla leva non fossero che l’espressione di una
cultura antimilitarista. Vorrei invece dire che l’insistenza per
l’approvazione di questa legge nasce da un obiettivo di ben
più alto respiro, un respiro ribadito proprio in questi giorni da
Romano Prodi nella prefazione alla ricerca sul servizio civile nell’ambito della Federsolidarietà/Confcooperative”. Dice
Prodi: “Non credo sia frequente che al servizio civile sia dato
un ruolo prioritario in un programma politico di governo. Se
questo si è verificato nel 1996 è perché l’allora ministro della Difesa Nino Andreatta, con cui le discussioni in materia
erano quasi quotidiane, il servizio civile doveva divenire uno
dei fondamentali momenti di rapporto fra il nuovo cittadino
e lo Stato. Esso non poteva e non doveva mai (anche questa era quasi un’ossessione) divenire un modo per evadere
dalle proprie responsabilità, ma doveva essere lo strumento
principe per favorire la partecipazione democratica dei giovani cittadini. Forse anche di più: doveva essere il momento
fondamentale che lega ogni cittadino e ogni cittadina alla
propria comunità. Esso doveva essere un contributo doveroso e obbligatorio alla propria comunità, da svolgere anche
attraverso associazioni, cooperative, strutture volontarie e
altre organizzazioni da costruire al servizio dei cittadini. L’Italia ha bisogno di un servizio civile? Un sì convinto, basato
sul fatto che un paese ricco e industrializzato come il nostro
ha il dovere di mettere in atto meccanismi di solidarietà sulle grandi questioni di carattere culturale e ambientale necessarie alla crescita del nostro Paese. Per questo i grandi
riferimenti del servizio civile non sono non tanto e non solo
nell’articolo della Costituzione che parla di servizio alla Patria, ma anche nell’applicazione della Costituzione in tema
di doveri di solidarietà sociale dei cittadini, di dovere della
Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale che, limitando la libertà e l’uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana, di dovere dei cittadini di svolgere un’attività e una funzione che
concorra al progresso materiale e spirituale della società.
Proprio per questo carattere il servizio civile ha la necessità
15
5° INCONTRO 15 GENNAIO 2013
Il progetto del Servizio Civile:
come nasce in relazione ai bisogni del territorio e come si
valuta la sua efficienza ed efficacia. Informazione e formazione dei giovani volontari
1^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: “Sunday bloody Sunday” (U2)
• Visione dell’inizio del film “Home of the brave”. A ciascuno
viene consegnato un foglio sul quale scrivere le idee, le riflessioni, le emozioni alla visione realista di una delle atroci
guerre contemporanee (in Iraq).
• Presentazione del primo abbozzo della mappatura dell’universo pacifista (A. Gozzo).
Lettura e commento dello schema e “inserimento” nei differenti settori delle parole emerse dalla vista del film. Si parte
da una sintesi del credo del pacifista (si legga pagina 43)
all’interno di ciascun aspetto dell’impegno personale e politico. Dal rifiuto dell’esercito e della sua logica violenta, la
guerra, attraverso l’obiezione di coscienza, si passa a proporre le alternative nonviolente mediante l’educazione alla
pace e ai diritti umani e un Servizio Civile che insegni a realizzarle.
2^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: “Il muro” (Nomadi)
• Presentazioni personali: i volti dei partecipanti, foto, dati
anagrafici, studi, lavori, esperienze, interessi, hobby… Questi profili andranno arricchiti delle riflessioni personali di ciascuno che sono emerse finora e che si andranno ulteriormente a scrivere.
• Consegna dell’ultimo numero della rivista “Azione nonviolenta”. Presentazione pagina per pagina in relazione alla
mappa dell’universo pacifista.
• Domande proposte ai volontari:
1.Il vostro progetto di Servizio Civile corrisponde
agli obiettivi dell’art. 1 della legge 64/2001?
2.Quale argomento relativo al Pacifismo ti interessa maggiormente? Qual è il più urgente da affrontare? Quale hai approfondito di più tra:
1. obiezione di coscienza all’esercito;
2. antimilitarismo;
3. disarmo e difesa non armata, Difesa popolare Nonviolenta;
4. nonviolenza; dottrina della non resistenza;
disobbedienza civile;
5. educazione alla Pace, promozione e rispetto
dei diritti umani;
6. Servizio Civile come scuola per la pace e impegno nella
soluzione dei conflitti e dei problemi sociali.
3. In quale personaggio tra quelli incontrati ti riconosci
maggiormente e perché?
4. Quali azioni pensi di mettere in atto dopo il Servizio Civile
per contrastare le guerre?
•Abbonamenti a riviste
•Iscrizione a movimenti
•Frequentazione di incontri, convegni,
manifestazioni
•Obiezione fiscale alle spese militari
•Scrivere agli obiettori di coscienza ancora in
carcere nel mondo (indirizzi su “Azione
Nonviolenta” e su W.R.I. War Resisters’
International: www.wri-irg.org)
•Sostenere “Amnesty International”
•Partecipare alle campagne internazionali online di
www.avaaz.org
…..
Esplorare il sito www.peacelink.it e risalire a movimenti,
temi, iniziative, ecc.
6° INCONTRO 22 GENNAIO 2013
La protezione civile:
elementi basilari, prevenzione e interventi nelle emergenze
eccezionali; il volontariato organizzato come risposta alle
emergenze quotidiane
1^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: Fragile (Sting)
• Filmati sulla protezione civile.
• Discussione: i corpi di protezione civile, le associazioni di
volontari, i corpi civili di pace nella mappatura dell’universo
pacifista. Le esperienze personali: come il tuo Servizio Civile
ti ha reso cosciente dell’importanza di operare per la pace e
il bene comune.
• Come rimanere informati sulla cultura pacifista attraverso
le riviste. Vengono consegnate diverse copie di riviste del
settore e altre fotocopie di articoli di giornali o di pagine web.
2^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: Fiume Sand Creek ( F. De Andrè)
• Consegnare una sitografia commentata ed una copia delle
home page dei siti pacifisti più diffusi.
• Presentare alcune fotocopie con biografie dei costruttori
di pace finora intercettati nelle nostre scorribande all’interno
del territorio pacifista.
7° INCONTRO 5 FEBBRAIO 2013
[La protezione civile, elementi basilari, prevenzione e interventi nelle emergenze eccezionali. il volontariato organizzato come risposta alle emergenze quotidiane (Conclusione)]
La rappresentanza dei volontari in Servizio Civile Nazionale:
cosa vuol dire e come si attua. Come “fare gruppo” per ottimizzare la partecipazione
1^PARTE, 2 ORE
Partenza per la visita al presidio della protezione civile di
Monselice guidati da Diego.
2^PARTE, 2 ORE
Una canzone pacifista: Blowing in the wind (Bob Dylan)
Presentazione del programma del pomeriggio e delle due
nuove volontarie europee arrivate due giorni prima presso
l’associazione “Il Portico” da Ungheria ed Austria.
La rappresentanza dei volontari in Servizio Civile Nazionale:
cosa vuol dire e come si attua. Come “fare gruppo” per ottimizzare la partecipazione. Nell’ultimo incontro si potrebbero
interrogare Silvia Conforti, Alberto Trevisan e Pietro Pinna ai
quali presentare le riflessioni sul percorso compiuto.
Consegna e commento del manifesto dell’impegno umano
per la Civiltà dell’Amore (Mazzolari) e del “credo” pacifista.
16
GLOSSARIO
Conferimento del compito
Osserviamo i titoli e i temi degli incontri e ricaviamone
assieme le parole-chiave. Il risultato di questo esercizio è il seguente elenco e le definizioni ritrovate in
dizionari, web e libri. Esso è incompleto, anche se è
stato progressivamente arricchito durante ciascun incontro. Alcuni lemmi sono stati definiti mediante una
ricerca di gruppo, anzi, di coppia, altri sono stati forniti
dai relatori, altri ancora non sono precisi e del tutto
chiari e, infine, mancano certamente molte parole
che, ad esempio, si trovano nel lavoro di “mappatura”
svolto contemporaneamente. La mancanza di esaustività non è un difetto perché ci si era posti il semplice
obiettivo di iniziare un’attività che fornisse almeno gli
strumenti per orientarsi nell’universo pacifista e per invogliare ad approfondire autonomamente i problemi
con cognizione di causa. Di seguito si riportano solo i
termini, mentre i significati si trovano nell’allegato n°1,
pag. 51
Risultato
Lista ricavata dai titoli e dai temi degli incontri previsti dal
Ministero (le parole in grassetto sono quelle presenti nei titoli dati dal Ministero, mentre le parole non in grassetto sono
emerse dalle lezioni, in particolare da quelle di storia dell’obiezione di coscienza, e della nonviolenza e dalle conversazioni sui differenti temi. La lista è incompleta e le definizioni
- riportate negli allegati – sono spesso parziali e imperfette,
ma l’obiettivo era quello di dare un metodo e coinvolgere i
giovani nella ricerca dei significati nei dizionari, in internet e
nei libri dove si approfondivano i differenti argomenti).
CARCERE MILITARE
CARTA EUROPEA
CARTA IMPEGNO ETICO DEL S.C.
CORSA AGLI ARMAMENTI
DIFESA CIVILE NON ARMATA E NONVIOLENTA
DIRITTI UMANI
DISARMO
DISOBBEDIENZA CIVILE
ESERCITO
NORMATIVA CHE REGOLA IL S.C.N.
OBIEZIONE DI COSCIENZA
OBIEZIONE FISCALE
O.N.U. ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE
PACE
PACIFISMO
PATRIA, NAZIONE
PROTEZIONE CIVILE
RAPPRESENTANZA DEL S.C.
RESISTENZA
SEGREGAZIONE RAZZIALE
SERVIZIO CIVILE NAZIONALE
TECNICHE DELLA NONVIOLENZA
VALORI E PRINCIPI
VIOLENZA
Da questa prima, grezza ed essenziale “negoziazione di significati” è sorta l’esigenza di orientarsi nel mondo sostanzialmente inesplorato del pacifismo in tutte le sue forme e
ramificazioni. Si è passati perciò a costruire una topografia
ragionata partendo da alcune macro aree di interesse generale, già note intuitivamente, ma non codificate con sufficiente chiarezza. Successivamente il panorama si è arricchito e articolato in tutta la sua complessità secondo i criteri
e gli scopi che verranno ora presentati.
17
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MAPPA
DELL’UNIVERSO PACIFISTA
Per avviare una prima mappatura dell’universo pacifista si
è offerta questa sequenza di temi in modo da suddividerlo
in grandi contenitori culturali e problematici. L’ordine seguito parte dall’obiezione di coscienza come rifiuto originario e
storico dell’esercito e della sua logica violenta -la guerra- e
il suo supporto autoritario, economico e logistico, quindi si
passa alle alternative nonviolente mediante l’educazione
alla pace e ai diritti umani fino a comprendere il Servizio
Civile come scuola che insegni a realizzarle.
Per semplificare gli argomenti soggiacenti a ciascun tema
si sono commentate criticamente in forma colloquiale le sezioni e ne è uscita, in sintesi, la traccia di un “credo del pacifista” relativo a ciascun aspetto dell’impegno personale e
politico. Il “credo” è poi divenuto un “manifesto” semplificato,
riscritto, commentato e sottoscritto dagli stessi giovani (si
veda a pag.44).
Le 6 sezioni in cui viene diviso il territorio culturale pacifista5 sono un primo e, credo, inedito tentativo di stabilire
delle aree di significato all’interno delle quali riconoscere
le idee e gli elementi storico-culturali che le strutturano. Ne
è uscito uno schema di interconnessioni logiche riprodotto
nella tabella sottostante. Esso può servire come bozza per
tentativi analoghi o per ulteriori sviluppi a scopo didascalico.
Non ci si addentra nella spiegazione di ogni riquadro, ma
ogni riquadro ha richiesto uno sforzo notevole di traduzione
dei concetti soprattutto nel ridurli ad una o due parole o ad
una locuzione brevissima e comprensibile. Si spera di aver
creato un quadro abbastanza completo ed utile all’alfabetizzazione sui temi della pace; un reticolo che si può arricchire
progressivamente dal nucleo di base per evitare che gli inesperti vengano allontanati o impauriti dalla complessità del
mondo nuovo che vanno ad esplorare.
A. G.
5 Si è scelto di usare il termine generico di “pacifismo” come il più adatto a comprendere il mondo variegato di coloro che si oppongono alla guerra e alla violenza,
ben sapendo che alcuni autori differenziano il lessico a seconda delle diverse anime
e orientamenti socio-politici-religiosi comprendendo arbitrariamente, ad esempio,
gli antimilitaristi sotto l’etichetta di “nonviolenti” (vi sono infatti coloro che rifiutano
la violenza di stato, ma non escludono la necessità di eserciti per lotte popolari di
liberazione; vi sono dottrine nonviolente di matrice religiosa o totalmente laica oppure “atea”; altre che comprendono il vegetarianesimo o lo escludono; vi sono teorie
di eserciti democratici ed anche quelle che tendono ad eliminare i corpi militari per
garantire la stabilità democratica, ecc.). Il termine pacifismo, non a caso, si trova nei
dizionari con una accezione tendenzialmente onnicomprensiva dei movimenti contrari agli eserciti e alla guerra e contiene in sé il significato essenziale che aggrega tutti
quelli che “fanno pace” (altrimenti si dovrebbe definire “pacismo”!) e questo aspetto
del “pacem facere” va valorizzato e mantenuto come elemento positivo al di là delle
connotazioni sprezzanti che certa stampa gli attribuisce.
19
OBIEZIONE
(Obiezione di coscienza all’esercito)
Io dico no! Non sono d’accordo con ciò che l’esercito è e fa.
Rifiuto un’istituzione che prepara ad usare la violenza sotto
il comando di persone che non conosco e che sostengono
la ragione delle armi contro le armi della ragione
[problema della differenza tra rifiuto totale e parziale del
consenso; es. anarchici e Testimoni di Geova; problema
giuridico: l’obiezione scardina la validità universale del diritto? Problema pratico: perché le missioni di pace vengono
affidate all’esercito armato e non a corpi di protezione civile
debitamente preparati?). Altre obiezioni correlate: obiezione
fiscale alle spese militari; obiezione professionale alle fabbriche di armi (l’esempio di Maurizio Saggioro)…].
ANTIMILITARISMO
(Opposizione alle istituzioni militari)
Rifiuto la logica autoritaria, antidemocratica dell’esercito,
una macchina infernale che usa le armi, costosissime e
sempre più micidiali, per offendere altri uomini e per risolvere conflitti o soggiogare persone con la forza e la minaccia
della morte
[problema dell’esercito “democratico”; problema politico della presenza di eserciti permanenti in paesi democratici in
tempo di pace e problema dei colpi di stato, quasi sempre
compiuti da forze armate interne; problema dei corpi di polizia armati e delle armi per la difesa personale…].
DISARMO
(Eliminazione degli armamenti, Difesa non armata, DPN,
Corpi Civili di Pace)
Sono convinto che il disarmo sia possibile e necessario
e che ridurre progressivamente le armi sia il primo passo
concreto ed efficace verso la pace. Finché ci sarà un’arma,
il nemico potenziale dovrà averne due per sentirsi protetto
e questo gioco al continuo rialzo non può che portare alla
folle corsa degli armamenti che disperde tante risorse quante ne basterebbero per rendere l’esistenza dignitosa a tutti
gli esseri umani del pianeta. Chiedo perciò il blocco della
costruzione di nuove armi ovvero il coraggio della rinuncia
unilaterale al riarmo e l’istituzione di un Corpo per la Difesa
Popolare Nonviolenta sull’esempio dei Corpi Civili di Pace e
verso una Forza Internazionale di Pace
[problema della produzione delle armi convenzionali (soprattutto mine antiuomo) e di quelle pensate per lo sterminio
di massa (atomiche, idrogeno, chimiche…); riconversione
degli armamenti; spese militari e spese per la Difesa Nonviolenta, Difesa Popolare Nonviolenta e corpi di Protezione
Civile…].
NONVIOLENZA
(Disciplina interiore della mitezza, forza che obbliga alla
non collaborazione e alla disobbedienza civile)
Credo che la violenza generi sempre altra violenza, perciò
sostengo un metodo di risposta ai conflitti basato sul dialogo
ad oltranza, sullo smascheramento delle menzogne, sulla
necessità di preparare la pace con mezzi e forze rispettose
della dignità della vita e della libertà delle persone, disarmando per primi sé stessi, facendo emergere le ingiustizie
e opponendosi all’aggressore con una resistenza interiore
più forte della violenza fisica; pongo la fiducia sulle tecniche nonviolente della non collaborazione, della resistenza
passiva e, se necessario, del sabotaggio senza prepotenze
sugli esseri umani
[problema del consenso diffuso, della forte spiritualità necessaria per sostenere le persecuzioni senza rispondere al
male col male, dei luoghi in cui insegnare questa “disciplina”…].
EDUCAZIONE ALLA PACE
(Formazione permanente alla giustizia, al dialogo, all’autonomia morale e alla promozione dei diritti umani)
Fare la Pace è più difficile che fare la guerra e richiede perciò un’istruzione continua, per tutta la vita. Educarsi alla
pace attraverso la tolleranza, la pazienza comunicativa e
il superamento dei conflitti è un compito necessario per la
conservazione armonica delle società e per la sopravvivenza dell’umanità intera, soprattutto dopo l’invenzione della
bomba atomica. Si impara la pace conoscendo diritti e doveri ed esercitandosi a rispettarli dalla scuola al lavoro, dalla
religione alla politica, dai movimenti ai mass media. Ritengo
che il dovere di solidarietà sociale, al pari di quella politica
ed economica, si debba concretizzare in servizi alla comunità non solo individuali, ma anche collettivi finalizzati al bene
comune e alla fratellanza fra gli stati del mondo
[problema del coinvolgimento dei diversi ordini di scuola in
un progetto sistematico e condiviso; problema della condivisione dei fondamenti dell’educazione dei cittadini all’autonomia morale; problema della difesa dei diritti nei paesi
democratici e in quelli dittatoriali; problemi relativi alla comunicazione tra individui e culture; problema della pena per chi
trasgredisce i doveri e per i delinquenti ostinati…].
SERVIZIO CIVILE
(Scuola di nonviolenza, di solidarietà e di cittadinanza
responsabile)
Considero il Servizio Civile una scuola dove si formano le
coscienze di cittadini del mondo, scuola di pace, nonviolenza, onestà e impegno; una corvè necessaria alla costruzione di legami tra cittadini, alla solidità della rete di relazioni,
alla consapevolezza del proprio ruolo e del proprio personale contributo al bene comune, al coordinamento della
lotta alle varie forme di ignoranza, di spreco delle risorse,
di discriminazione, solitudine, indigenza, disagio, emarginazione, devianza, latitanza dello stato e incoscienza civica…
[problema del controllo degli enti affinché rispettino la normativa; problemi organizzativi, tempi, spazi, finanziamenti,
sanzioni; dell’obbligatorietà del Servizio e della sua organizzazione ottimale; problema del rifiuto del servizio da parte
dei giovani anarchici qualora ritornasse ad essere obbligatorio…]
DAI TEMI AI PROBLEMI
DELLA PACE
Sequenza semplificata dei territori del nuovo mondo della
pace: OBIEZIONE, ANTIMILITARISMO, DISARMO, NONVIOLENZA, EDUCAZIONE ALLA PACE, SERVIZIO CIVILE.
Nella prima tabella (pag. 21) si compie un primo riordino in
relazione alla centralità della pace e alle connotazioni principali del panorama e delle “zone” in cui può essere suddiviso6 .
6 Ogni tentativo di codificazione della realtà ha un pregio e un limite. Il pregio è
la semplificazione della complessità che consente anche al dilettante di capire e di
orientarsi in un mondo sconosciuto. Il limite è la stessa semplificazione che viene
colta dai “professionisti” del settore, spesso, come una mutilazione arbitraria e quindi
come un tradimento della realtà nelle sue inestricabili correlazioni e configurazioni.
La mappatura che si è costruita progressivamente in questo corso è un disegno, non
una fotografia della realtà. Del disegno ha le tinte chiare e i contorni definiti e dipende
dall’estro, dall’abilità e dai limiti del disegnatore. Chi può e vuole migliorare il disegno
sia il benvenuto.
20
ASPETTI UMANISTICI E FILOSOFICI EDUCAZIONE ALLA PACE PACE
PROMOZIONE NONVIOLENZA E RISPETTO ANTI DEI DIRITTI MILITARISMO UMANI Si sono divisi gli aspetti tecnici da quelli “filosofici” ben sapendo che si tratta di aspetti “prevalenti”: la teoria della
nonviolenza infatti richiede l’apprendimento di una serie di
tecniche specifiche per una sua coerente realizzazione. La
nonviolenza, tuttavia è prevalentemente una “dottrina”, una
visione della vita, una scelta esistenziale e per tale motivo
è stata inserita a sinistra in questo primo esempio di tabella
che riporta otto riquadri della riga centrale superiore della
mappa7.
ASPETTI UMANISTICI E FILOSOFICI EDUCAZIONE ALLA PACE NONVIOLENZA ISTRUZIONI PER SOPPRAFARE IL NEMICO VIOLENZA PROMOZIONE E RISPETTO DEI DIRITTI UMANI DIRITTI UMANI CALPESTATI E NEGATI ANTI MILITARISMO MILITARISMO Nello sviluppo immediatamente successivo si è cercato di
usare la contrapposizione di temi e concetti per sfruttare
l’effetto chiarificatore dei contrasto a livello mentale e linguistico. Si è pensato di lasciar vuota la casella che prima era
assegnata al Servizio Civile perché fosse evidenziata
la mancanza di una realtà organizzativa davvero contrapposta alla macchina perfetta dell’esercito e per capire se i
giovani consideravano il loro SC una “macchina” simile. Il
SCN dovrebbe costituire un “esercito di pace” contrapposto
all’esercito di guerra. In realtà non c’è né la consapevolezza
dei giovani che il SCN sia un’alternativa reale ed efficace, né
il Ministero lo considera tale e lo organizza di conseguenza.
La stessa idea di contrapporre i concetti non sarà da molti
apprezzata. Perfino la contrapposizione tra pace e guerra è
messa in forte dubbio da tutta la letteratura sull’argomento,
nel senso che pace non è il contrario esatto di guerra perché
7 Questa prima distinzione tra aspetti filosofici e tecnici non vuole rivendicare un
valore puramente teorico, ma anche pratico. Facciamo un esempio. La maggior parte
delle persone mette in atto tecniche della nonviolenza nella quotidianità (ascolto paziente del provocatore, dialogo ad oltranza…) per il quieto vivere o per tornaconto
personale (lo fa anche il bambino quando rifiuta il cibo della madre per farle dispetto):
questi comportamenti fanno parte della nonviolenza perché rifiutano di usare la violenza fisica come risposta immediata, ma è ben altra cosa scegliere premeditatamente
di usare le stesse tecniche per difendere i diritti umani e migliorare le leggi di tutti.
Lo sciopero della fame di Gandhi non può paragonarsi a quello del bambino viziato e
molte forme di boicottaggio occulto o non dichiarato di operai disonesti non si possono considerare una forma di lotta riconducibile alla filosofia della nonviolenza. Risulta
evidente che la mappatura schematica, proprio per i suoi “limiti”, può stimolare anche
simili riflessioni chiarificatrici.
8 Il concetto di Pace, seguendo il dizionario di politica di Bobbio (UTET) è stato
diviso in pace interna ed esterna (a seconda se il conflitto risolto o da risolvere è interiore all’individuo o esteriore, tra individui), ma si è preferito evitare, a parte questa, le
note di spiegazione, nella prospettiva di rendere questa tabella un ipertesto nel quale,
cliccando al di sopra di ogni riquadro, si aprano finestre di approfondimento. Forse ciò
si riuscirà a fare… nel prossimo corso!
21
ASPETTI TECNICI SCIENTIFICI DISARMO PRATICI Obiezione di coscienza -­‐ Servizio Civile E DIFESA NON ARMATA si dovrebbero introdurre i concetti di conflitto, di tregua, ecc.
Ma queste precisazioni dottrinali sono il frutto delle discussioni che devono emergere da uno schema come questo e
devono trovare giustificazione all’interno della stessa tabella.
Se si osserva con attenzione, infatti, il concetto di conflitto,
o la distinzione tra aggressività e violenza, emergeranno in
altri “luoghi” come sviluppi culturali specifici di alcune dimensioni disciplinari. Esse sono state inserite in una riga intermedia tra le contrapposizioni primarie.
PACE
ASPETTI TECNICI PRATICI E SCIENTIFICI 8
DISARMO ? INTERNA ESTERNA GUERRA
ARMI ESERCITO DIFESA NON ARMATA DIFESA ARMATA RIGHE E COLONNE
Tra le due linee di concetti contrapposti, come si vede nella
tabella successiva (a pagina 22) si è inserita una riga spartiacque (livello zero) contenente i settori disciplinari in cui
si sviluppano principalmente quei concetti e quelle azioni.
Queste “estensioni” sono veri e propri settori scientifici di sviluppo e approfondimento specifico. Emerge in questo modo
l’innervatura profonda tra guerra e cultura e la reciproca, nefasta, influenza. Si evidenziano altresì i contributi che ogni
studioso, ogni artista, ogni cittadino può dare nel proprio settore di competenza allo sviluppo dell’una o dell’altra cultura.
Attraverso piccole frecce, i vettori verticali e orizzontali, Si
sono date le indicazioni per la lettura del tipo di relazione
che esiste tra le voci quando si vogliono leggere le colonne
o le righe. In pratica nella prima riga inferiore o superiore al
livello zero si definiscono gli elementi che costituiscono la
guerra (G1) e la pace (P1), mentre nelle colonne si spiegano
quegli elementi.
PEDAGOGIA
ISTRUZIONI PER SOPPRAFARE IL NEMICO NONVIOLENZA PROMOZIONE E RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ANTI MILITARISMO FILOSOFIA
SOCIOLOGIA
VIOLENZA DIRITTO
SCIENZA
POLITICA
MILITARISMO DIRITTI UMANI CALPESTATI E NEGATI PACE
DISARMO ←→ SI FA CON TECNICHE
↑↓ È
STRUMENTI
ARMI INTERNA ESTERNA GUERRA
DIFESA NON ARMATA ? ORGANIZZAZIONE
ESERCITO METODI
DIFESA ARMATA ESEMPIO DI LETTURA
DELLE RIGHE
Partendo dal centro (Pace o Guerra), ogni riquadro sta collegato al seguente dalla relazione di casualità reciproca,
semplificata nella locuzione “si fa con” o altre simili (es.: si
costruisce attraverso…). Perciò si deve leggere, verso destra: “La Pace” si fa con il disarmo, il servizio civile, la difesa
non armata (parlando di tecniche e strumenti); verso sinistra
“La Pace” si costruisce con l’antimilitarismo, la promozione
dei diritti umani, la nonviolenza, l’educazione specifica (parlando delle componenti filosofiche e sociologiche).
Allo stesso modo si legge la riga della Guerra. La guerra “si
fa” con le armi, l’esercito, la difesa armata …(parlando di tecniche e strumenti); La guerra si fa attraverso il militarismo,
la negazione dei diritti umani, la violenza, le istruzioni specifiche per sopraffare il nemico… (componenti filosofiche e
sociali). La casualità è reciproca perché la nonviolenza causa la pace come la pace causa e produce inevitabilmente un
comportamento nonviolento. Allo stesso modo il militarismo,
la perdita di diritti e il clima di violenza causano guerre, ed
ogni guerra rafforza il militarismo, causa una perdita dei diritti umani e scatena la violenza9.
IL MONDO DELLA PACE E IL MONDO DELLA GUERRA
La metà superiore della tabella spiega la Pace e le righe
sono numerate dal centro verso l’alto facendo precedere da
una P il numero della riga. La riga iniziale è P1.
La metà inferiore della tabella spiega la Guerra e le righe
sono numerate dal centro verso il basso e precedute da una
G. la riga iniziale è G1.
Le colonne sono invece numerate progressivamente da sinistra a destra e sono 19. Il numero di righe e di colonne è
variato nel corso della ricerca fino al livello attuale, ma potrebbe essere aumentato o ridimensionato10 .
re il mondo della pace o della guerra come due realtà ben
distinte negli effetti civili e culturali e molto interconnesse al
loro interno. È una valenza “performativa” perché invita all’azione e obbliga a prendere posizione. Queste considerazioni
diventeranno più comprensibili con gli esempi seguenti relativi alla colonna centrale n°11.
ESEMPIO DI LETTURA
DELLE COLONNE.
Leggendo la colonna P11 nel quadrante
della Pace (dal basso verso l’alto, cioè
dalla intersezione della riga “P1” con la
colonna “11”) dovremo affermare che la
Pace si riconosce per i seguenti aspetti:
è una forza di azione nonviolenta (P211 ), è opera della giustizia (P3-11), è rispetto della vita (P4-11), è invito alla costruzione (P5-11), è mitezza come stile
di vita per il bene supremo dell’umanità
(P6-11) obiezione di coscienza e non accettazione delle violenze (P8-11).
Al contrario la guerra è una violenta
azione di forza (G2-11), è opera di prevaricazione (G3-11), è una minaccia di
morte (G4-11), è comando di distruzione
(G5-11) , è bellicosità come stile di vita a
difesa del bene di chi è più forte (G6-11)
e accettazione fatalista delle violenze
(G8.-11)11 .
P P9 P8 P7 P6 P5 P4 P3 P2 P1
G1
G2 Nelle colonne la relazione è di sostanza, cioè ogni nuovo riquadro in sequenza, specifica un aspetto della realtà stessa
in cui si riconoscono la pace o la guerra. Non c’è un ordine
preciso nelle sequenze verticali, salvo l’intenzione di trovare
gli elementi che identificassero le forme prime, più evidenti
delle parole chiave e che ne descrivessero al meglio la sostanza e le azioni connesse. Insomma, l’unico criterio è stato
quello di cercare vocaboli e definizioni immediate e semplici
che condensassero i molteplici significati della parola-chiave
situata alla base della colonna verso l’alto o verso il basso
rispettando il più possibile la simmetricità nella contrapposizione dei concetti. Questo lavoro non facile e non concluso
serve per rendere evidente la radicale diversità di comportamenti, di azioni, di pensieri, di scelte che porta a costrui-
G3 G4 G5 G6 G7 22
G8 G9 11 OBIEZIONE DI COSCIENZA OBIEZIONE DI COSCIENZA COME NON ACCETTAZIONE DELLE VIOLENZE MITEZZA come stile di vita per il bene supremo dell’umanità Invito alla COSTRUZIONE e all’integrazione RISPETTO DELLA VITA OPERA DELLA GIUSTIZIA FORZA DI AZIONE NONVIOLENTA PACE
INTERNA ESTERNA ←→ SI FA CON ↑↓ FA, È
GUERRA
VIOLENTA AZIONE DI FORZA OPERA DI PREVARICAZIONE MINACCIA DI MORTE Comando di DISTRUZIONE di disintegrazione BELLICOSITÀ come stile di vita a difesa del bene di chi è più forte ACCETTAZIONE FATALISTA DELLE VIOLENZE Colonna 11 2 3 4 5 MAPPA DELL’UNIVERSO PACIFISTA
OBIEZIONE DI COSCIENZA 8 OBIEZIONE DI COSCIENZA 9 OBIEZIONE DI COSCIENZA 10 OBIEZIONE DI COSCIENZA 11 OBIEZIONE DI COSCIENZA 12 OBIEZIONE DI COSCIENZA 13 OBIEZIONE DI COSCIENZA 14 CONTROLLO INTERNAZIONALE DEL MERCATO CON ORGANISMI PUBBLICI OBIEZIONE AL POTERE FINANZIARIO 15 OBIEZIONE ALLA GHETTIZZAZIONE 16 17 18 19 7 RICONVERSIONE DEGLI ARMAMENTI Obiezione alle OBIEZIONE DI COSCIENZA OBIEZIONE DI COSCIENZA COME RIFIUTO DI TUTTI I TIPI DI VIOLENZA BENESSERE DIFFUSO PARI OPPORTUNITÀ PER TUTTI ACCOGLIENZA DI PROFUGHI E MIGRANTI INTEGRAZIONE CULTURALE SALVAGUARDIA DELLE SPECIE VIVENTI ENERGIE ALTERNATIVE AL NUCLEARE INTERNET FREE INFORMAZIONI VERITIERE LIBERTÀ DI CONTROLLO RECIPROCO PARI OPPORTUNITÀ PER TUTTI CORPI CIVILI DI PACE ECONOMIA SOCIALE “DI COMUNITÀ” APERTURA DI MURI E CONFINI RISPETTO DELLE ETNIE DIFFUSE fabbriche di armi RISPARMIO AUMENTO DEI POSTI DI LAVORO DETERRENZA DEL DISARMO UNILATERALE E PALESE USO DEI CORPI DI POLIZIA NAZIONALE E INTERNAZIONALE MERCATO EQUO FONTI RINNOVABILI DISINQUINAMENTO STAMPA E MASS MEDIA LIBERI STRUMENTI DI INFORMAZIONE E COSCIENTIZZAZIONE MITEZZA come stile di vita per il bene supremo dell’umanità PER LA DIFESA DEL MONDO COME PATRIA POTERE DI TUTTI (SECONDO LE TENDENZE PREVALENTI DELLE DIVERSE DIMENSIONI DELLA CULTURA FUNZIONALI ALLA GUERRA O AL SUO SUPERAMENTO)
6 1 OBIEZIONE DI COSCIENZA DIPLOMAZIE IN STRETTA COLLABORAZIONE PER ACCORDI AFFIDABILI CONTROLLO DEL COMMERCIO DELLE ARMI obiezione fiscale SCUOLA DI LIBERTÀ DELLA COSCIENZA LOTTA ALLA VERE “GUERRE”: MALATTIE SOFFERENZE, EMARGINAZIONE, POVERTÀ… TIROCINIO DI APPRENDIMENTO DELLA PREVENZIONE DEI CONFLITTI E DELLE SCIAGURE E CATASTTROFI Invito alla COSTRUZIONE all’integrazione DISTENSIONE INTERNAZIONALE DECOLONIZZAZIONE SUPERAMENTO DELLE IDEOLOGIE RISPETTO DELLA VITA BENESSERE DIFFUSO, CAPITALI PRIVATI CONTROLLATI COMUNICAZIONE AFFIDABILE DIALOGO CONTINUO ANTIMILITARISMO ARMATO CHE COMBATTE GLI ESERCITI DOMINATORI E LI RIFIUTA IN TEMPO DI PACE SMASCHERAMENTO DELLA PROPAGANDA MISTIFICATORIA RIPUDIO DELLA GUERRA SENZA CONDIZIONI CHIMICA, FISICA, GENETICA, BIOLOGIA AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE RICERCA DI RIMEDI PER MALATTIE, EPIDEMIE, DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA RISPARMIO RISORSE DIO DELLA PACE DALLA PARTE DEI REIETTI POTERE AD ORGANISMI SOVRANAZIONALI ONU RICERCA DELLA GIUSTIZIA RIDUZIONE E ELIMINAZIONE DEGLI ARMAMENTI RISPETTO DI REGIONI E CULTURE IDEALITÀ VISIONE DEL MONDO RICCA DI SPERANZA OPERA DELLA GIUSTIZIA RICONVERSIONE INDUSTRIA BELLICA PROTEZIONE AMBIENTALE COMPROMESSO ARMONICO ELIMINARE LA GUERRA ELIMINANDO GLI ESERCITI SCUOLA DI UBBIDIENZA ILLUMINATA A PRINCIPI COSTITUZIONALI SCUOLA DI PACE PREVALE L’ARMA DELLA RAGIONE STUDI SCIENTIFICI PER LA SALVAGUARDIA DI TUTTI GLI ESSERI VIVENTI SCIENZA CHE OPERA PER IL BENE INTEGRAZIONE RAZZIALE DEMOCRAZIE PARTECIPATE POTERE DI TUTTI FORZA DI AZIONE NONVIOLENTA UNIONE DI POPOLI E TERRITORI COMUNICAZIONE
PREPARARSI A INCONTRARE IL NEMICO SENZA ARMI POTERE DEI CIVILI SUI MILITARI COOPERAZIONE COLLABORAZIONE ECUMENISMO FORZA DEL DIRITTO STRUMENTI DI VITA E COSTRUZIONE DI RELAZIONI DIFESA NON ARMATA ECOLOGIA
ACCOGLIENZA E AMICIZIA VALORI NON NEGOZIABILI FORZA DELLA RAGIONE, IRRAZIONALITÀ DELLA GUERRA ? SCIENZA
SFRUTTAMENTO AMBIENTE PSICOLOGIA
ANTROPOLOGIA
INTOLLERANZA ISTRUZIONI per sopraffare il nemico PEDAGOGIA
VIOLENZA FILOSOFIA
SOCIOLOGIA
DIRITTO DELLA FORZA DIRITTI UMANI CALPESTATI E NEGATI DIRITTO
PREDOMINANZA DEL POTERE MILITARE SUL CIVILE MILITARISMO SCIENZA
POLITICA
RELIGIONE
LETTERATURA
ODIO RAZIONALITÀ DELLA GUERRA HOMO HOMINI LUPUS ←→ SI FA CON ↑↓ FA, È
GUERRA
STRUMENTI
TECNICHE
DISARMO GEOGRAFIA
SCIENZA A SERVIZIO DEGLI ESERCITI PAROLE E CULTURA DELLA GUERRA ADDESTRAMENTO PER COMBATTERE IL NEMICO PACE
INTERNA ESTERNA ECONOMIA
DIVISIONE DI POPOLI E TERRITORI GUERRE DI RELIGIONE ANTI MILITARISMO METODI
COMPETIZIONE CONCORRENZA SPIETATA SPARTIZIONE INVASIONE DOMINIO DI REGIONI E CULTURE STUDI SCIENTIFICI PER LA DEVASTAZIONE E LA MORTE RICERCA DI ARMI SEMPRE PIÙ MICIDIALI PROMOZIONE E RISPETTO DEI DIRITTI UMANI ORGANIZZAZIONE
DIFESA ARMATA INDUSTRIA BELLICA INTERESSI ENORMI FUORI CONTROLLO COLONIZZAZIONE INSEGNAMENTO PROSOCIALE CONTINUO NONVIOLENZA ESERCITO PREVALE LA RAGIONE DELLE ARMI RICCHEZZA PER POCHI E TUTELA DEI PRIVILEGI RELIGIONI PER LA PACE EDUCAZIONE ALLA PACE ARMI SCUOLA DI GUERRA STRUTTURA EFFICIENTE PIRAMIDALE TOLLERANZA STRUMENTI DI MORTE: E DISTRUZIONE DELLE RELAZIONI SCUOLA DI CIECA OBBEDIENZA AD ORDINI SUPERIORI IMPOSIZIONE DI CONFINI ARTIFICIALI DEFINITI A TAVOLINO AMORE VIOLENTA AZIONE DI FORZA CORSA AGLI ARMAMENTI MERCATO INIQUO SCONTRO FISICO COL NEMICO PAROLE E CULTURA DELLA CONCORDIA OPERA DI PREVARICAZIONE POTERE A POCHI E INSINDACABILE “DIO DEGLI ESERCITI” DALLA PARTE DIPOPOLI ELETTI RIFIUTO DEI NEMICI E RANCORE GONFIATO AD ARTE ETNOCENTRISMO RAZZISMO COMUNICAZIONE INAFFIDABILE FINE DEL DIALOGO CONTINUAZIONE DELLA POLITICA CON ALTRI MEZZI È LA GUERRA SCUOLA DI LIBERTÀ DALLA COSCIENZA FRONTIERE CONSUMO RISORSE DITTATURE OLIGARCHIE DEMOCRAZIE PILOTATE POTERE DI POCHI TENSIONI INTERNAZIONALI LIBERISMO SFRENATO STAMPA E MASS MEDIA CONTROLLATI PREPARARSI A COMBATTERE IL NEMICO MINACCIA DI MORTE MILITARI DI PROFESSIONE FONTI NON RINNOVABILI FANATISMO ESALTAZIONE RETORICA DELLA GUERRA PER LA DIFESA DELLA NAZIONE COME PATRIA STRUMENTI DI PROPAGANDA E DISINFORMAZIONE VOLONTÀ DI GIUSTIZIARE COMMERCIO DI ARMI FUORI CONTROLLO INQUINAMENTO INCONTROLLATO “REALISMO” VISIONE FATALISTA DISPERATA Comando di DISTRUZIONE di disintegrazione INTERNET ISPEZIONATO E SABOTATO SUPPORTO PROPAGANDISTICO DEGLI EVENTI BELLICI CON TUTTI I MEZZI MODIFICAZIONI GENETICHE POTERE A ELITE NAZIONALISTE “INVENZIONE” DI DANNI AL FISICO DELL’UOMO E DEGLI ALTRI ESSERI VIVENTI CHIMICA, FISICA, GENETICA BIOLOGIA AL SERVIZIO DELLA PERVERSIONE UMANA FALSE INFORMAZIONI SPIONAGGIO IDEOLOGIA IMPOSTA PAURA DEL DIVERSO MONOPOLIO ENERGIA NUCLEARE PER SCOPI BELLICI MIGRAZIONI DI PROFUGHI CAUSA DI CONFLITTI SCIAGURE E DANNI IRREVERSIBILI POVERTÀ E MALESSERE DI MOLTI BELLICOSITÀ come stile di vita a difesa del bene di chi è più forte TRUPPE MERCENARIE TRATTATI DIPLOMATICI CONTINUI perché NON RISPETTATI CONTROLLO INTERNAZIONALE DEL MERCATO CON ORGANISMI “PRIVATI” 15 PER POCHI FORTUNATI ORIGINE DI MALATTIE SOFFERENZE, EMARGINAZIONE, NUOVI STRUMENTI BELLICI, 14 POVERTÀ… Pressione fiscvcale AGGIORNARE, MIGLIORARE AUMENTARE LE DOTAZIONI 13 OPPORTUNITÀ EMARGINAZIONE ACCETTAZIONE FATALISTA DELLE VIOLENZE 12 COMBATTERE GLI ESERCITI PARTIGIANI RIVOLUZIONARI E PERMANE IN TEMPO DI PACE 11 10 9 DETERRENZA BASATA SUL POSSESSO DELLE ARMI PIÙ MICIDIALI E NASCOSTE NECESSITÀ CONTINUA DI 8 SPREGIO DEL 7 18 DIRITTO INTERNAZIONALE 6 17 5 INSICUREZZA INDOTTA DIFFIDENZA DEL DIVERSO 4 16 TERRORISMO PSICOLOGICO INCONTRO DIALETTICO COL NEMICO OBIEZIONE ALLA SEGREGAZIONE RAZZIALE CANZONI PER LA PACE OPERE D’ARTE PER ESALTARE LA PACE OBIEZIONE DI COSCIENZA VOLONTÀ DI FARE IL BENE RICERCA DI MORALITÀ, ARTE
OPERE D’ARTE PER ESALTARE LA GUERRA MUSICA
CANZONI CHE ESALTANO LA GUERRA ETICA
IMMORALITÀ DOMINANTE 3 P9 P8 P7 P6 P5 P4 P3 P2 P1 0 SI COMMETTE IL MALE E SI RESTA IMPUNITI G1 G2 2 1 G3 G4 G5 G6 G7 G8 G9 23
Se si pongono su due colonne distinte i contenuti di una
stessa colonna, si percepisce con chiarezza come le contrapposizioni concettuali siano state pensate, anche linguisticamente, come “contrari” proprio per un’esigenza di semplificazione che rende immediata la padronanza del concetto
nelle sue numerose articolazioni.
PACE è FORZA DI AZIONE NONVIOLENTA OPERA DELLA GIUSTIZIA RISPETTO DELLA VITA INVITO ALLA COSTRUZIONE OBIEZIONE DI COSCIENZA ALL’ESERCITO GUERRA è VIOLENTA AZIONE DI FORZA OPERA DI PREVARICAZIONE MINACCIA DI MORTE COMANDO DI DISTRUZIONE BELLICOSITÀ NOTE CONCLUSIVE
Se si osserva la prima riga in alto (P9) della mappa, si noterà
che l’obiezione di coscienza è inserita in più caselle e non si
trova tra le parole-chiave della prima riga (P1). Questa scelta è determinata dal fatto cha a differenza delle altre aree
(antimilitarismo, nonviolenza, servizio civile, educazione alla
pace e ai diritti umani che hanno un oggetto di interesse o
di azione diretto e fisso) l’obiezione di coscienza - che fino
ad ieri si applicava solamente all’esercito - oggi risulta un
termine generico che richiede specificazioni precise come
atto di rifiuto che di volta in volta si può orientare su oggetti
differenti come la segregazione raziale, l’aborto, il pagamento delle tasse, la coscrizione obbligatoria, la fabbricazione
di armamenti, il giuramento a dittatori, la vendita di giornali
osceni o di prodotti finanziari-truffa, ecc.
L’obiezione di coscienza va esercitata in tutte le diverse aree
del vasto territorio della violenza umana ed in questa prospettiva l’obiezione di coscienza all’esercito fa parte della
storia dell’antimilitarismo e della nonviolenza.
Riflettendo proprio sulle diverse obiezioni di coscienza è
emerso - a tabella completata per la stampa - che un rifiuto importante nella storia del pacifismo spetta anche a chi
obietta alle uccisioni di animali, coloro che, conseguenza,
decidono coerentemente di alimentarsi di vegetali12 .
La disciplina dell’alimentazione necessita perciò di una nuova colonna sulla destra della tabella! Forse si dovranno inserire o sdoppiare altre colonne come quelle che uniscono
filosofie e sociologia, psicologia e antropologia, economia e
finanza: la ricerca continua…
La costruzione di questa tabella ha richiesto molto tempo e tuttavia si presenta come un lavoro appena abbozzato
che potrà essere arricchito progressivamente con il contributo di studiosi ed inesperti, perché è soltanto la presenza
dei secondi che conferma o smentisce la bontà del lavoro dei primi e rende comprensibile a tutti il prodotto finale.
Molte caselle sono vuote ed attendono l’identificazione dei contenuti che descrivono quel determinato territorio in relazione alla pace. È più facile riempire la parte bassa della tabella perché la storia dell’umanità è maggiormente esperta
nell’arte della guerra. Ma il gioco dei contrari rende più facile pensare a ciò che manca nel riquadro superiore corrispondente. Finora ci pare di essere riusciti a contrapporre efficacemente questi concetti e ci si augura che altri possano continuare la nostra ricerca iniziata per caso in un piccolo corso di formazione, in una piccola cittadina padovana.
A. Gozzo
9 La difesa armata non è necessariamente l’esercito. La distinzione non è irrisoria e riguarda il metodo scelto per la soluzione dei conflitti. L’esercito è una modalità organizzativa di corpi armati da parte di sovrani e di stati per difendere e conquistare territori, mentre la difesa armata può essere scelta anche da un singolo individuo in un certo
momento della propria vita o da bande irregolari di partigiani. Questa distinzione che a qualcuno può apparire senza valore, serve a riflettere ad esempio sul concetto di
legittima difesa e sul fatto che è moralmente ben diverso applicare la legittima difesa ad una guerra o ad una persona che si difende da un assassino. Come si vede lo schema
aiuta a rendere evidenti e utili anche distinzioni apparentemente insignificanti.
10 Il Lavoro è stato sviluppato nella parte finale senza il coinvolgimento dei giovani per questioni di tempo. La sua incompletezza dev’essere uno stimolo a proseguire e
perfezionare questa mappatura.
11 Le caselle P7 e G7 della colonna 11 sono vuote per eventuali integrazioni
12 La scelta ben nota di Gandhi, vegetariano, trova in Tolstoj un antesignano autorevole nello scritto introvabile “La scoperta del macello” ove descrive le impressioni dopo
la visita al macello di Tula.
24
LE OPINIONI DEI
PROTAGONISTI
Al termine del corso è stato richiesto ai giovani di esprimere le proprie considerazioni seguendo
indicativamente alcune domande:
Quale argomento relativo al Pacifismo ti interessa maggiormente? Qual è il più urgente da affrontare?
Quale hai approfondito di più?
In quale personaggio tra quelli incontrati ti riconosci e perché?
Quali azioni pensi di mettere in atto dopo il Servizio Civile per contrastare le guerre?
MATTEO BELLUCO
Sebbene io stia facendo il Servizio
Civile in un’epoca in cui la leva militare non è più obbligatoria, trovo che
esso sia un’alternativa più che valida
alla carriera militare. L’articolo 1 della
legge n. 64 sostiene al primo punto
che il S.C. concorre alla difesa della
Patria con mezzi e attività non militari. Per quanto riguarda la mia esperienza di Servizio Civile presso l’ente
A. Ulss 17, posso dire che secondo
la mia opinione la difesa della Patria
consiste anche nel cercare l’armonia
tra le persone in modo da evitare situazioni o derive violente e di disagio, e in relazione a ciò
che faccio cioè far socializzare le persone con disabilità
nell’ottica di vincere una possibile emarginazione, penso
che il nostro progetto di Servizio Civile concorra a realizzare
il primo punto dell’articolo 1 della legge 64. Ancora maggiore
è il legame con il secondo e terzo punto che mirano a realizzare una solidarietà sociale, per la quale è indispensabile la
socializzazione e l’integrazione di tutti i membri della società
e servizi alla persona che sono quelli che offriamo con la
nostra attività di Servizio Civile. Essendo il mio un volontariato presso un ente legato alla sanità, non mi sento molto
vicino alla realizzazione dei rimanenti punti dell’articolo che
prevedono una salvaguardia del territorio e un riguardo alle
protezione civile, punti molto importanti e condivisibili ma
che per forza di cose non posso realizzare durante la mia
esperienza, svolta in altri campi.
Riguardo agli argomenti affrontati in relazione al Pacifismo,
mi interessa maggiormente il Disarmo e la Difesa non armata, la Difesa popolare Nonviolenta. Mi interessa questo
punto perché prima di prendere coscienza di determinate
cose, non avrei potuto concepire come ci si possa “difendere” in maniera nonviolenta, come uno Stato o un insieme
organizzato di persone possa difendere i propri diritti e la
propria sicurezza senza un esercito o un corpo organizzato di quel genere. In pratica, vedevo la parola difesa, nel
contesto delle relazioni sociali e ancor più politiche, legata
indissolubilmente alla parola Esercito. Successivamente ho
realizzato che è fondamentale invece un’educazione alla
nonviolenza, in quanto una situazione di pace e armonia tra
le persone e più in larga scala tra i popoli è possibile solo se
ognuna di queste persone ha capito che l’unico modo possibile di convivere con il prossimo e salvaguardare la propria
incolumità è quello di non sopraffarlo, di non commettere
ingiustizie. Questo principio è valido, quindi, egoisticamente parlando, soprattutto per la propria sicurezza personale.
Combattere l’ingiustizia è, quindi, di fondamentale importanza, come detto nel libro “Significato e strategia della lotta
nonviolenta” di Muller, in quanto è dalla situazione di ingiu-
25
stizia che nasce la violenza. Ovviamente l’ingiustizia non va
combattuta con metodi violenti, sebbene ci sia da dire che
essi sono comunque preferibili alla rassegnazione, ma con
mezzi nonviolenti che facciano prendere coscienza di questa situazione di ingiustizia ad un numero elevato di persone
che si renderanno conto che essa potrà essere la causa di
situazioni pericolose anche per loro stessi.
Tra i personaggi incontrati mi ha colpito la figura di Gandhi,
in quanto decisiva per lo sviluppo del pensiero pacifista e
nonviolento, nonché grande personalità umana e politica. Di
Gandhi condivido soprattutto il suo pensiero a riguardo delle
persone violente, dei cosiddetti “avversari”. Infatti, Gandhi
diceva: “Il mio obiettivo è l’amicizia con il mondo intero e io posso conciliare il massimo amore con la più
severa opposizione all’ingiustizia”. Questo significa non
odiare l’avversario, anzi amarlo in quanto essere umano e
figlio di Dio, significa combattere l’ingiustizia e non colui che
la commette e non perdere mai la speranza di una possibile
conversione alla nonviolenza da parte di qualsiasi persona.
Gandhi ha attuato i metodi della lotta nonviolenta ottenendo
stupefacenti risultati per l’indipendenza dell’India dal dominio Inglese, ha effettuato scioperi della fame e boicottaggi,
scioperi e picchetti nonviolenti, dimostrando che è possibile
resistere anche in maniera pacifica.
Al termine del mio Servizio Civile non so se avrò ancora occasioni di rapportarmi con la dottrina della nonviolenza, però
mi farebbe piacere fare qualche azione per questa giusta
causa. In particolare, tra le opzioni proposte per contrastare le guerre, penso che scrivere agli obiettori di coscienza
ancora in carcere nel mondo sia un’azione molto valida dal
punto di vista umano. Penso, infatti, che chi è in carcere,
soprattutto per una causa simile, abbia molto bisogno di non
sentirsi “solo”, isolato, e di sentirsi supportato dall’esterno,
così da non avere l’impressione che la sua lotta sia vana.
DAVIDE BREDA
Il mio progetto di Servizio Civile corrisponde a una validissima alternativa al
servizio militare, in quanto mi permette
di trascorrere le mie giornate a contatto
con ragazzi di qualsiasi età, formazione,
sesso, svantaggiati nella vita ma non
per questo affranti e che riescono a realizzare i propri sogni, senza vedere il
bene e il male di ognuno, ma il rapporto
di grande amicizia che può venirsi a creare prendendo spunto dalla crescita di
ognuno e cercare insieme di creare un
cammino di armonia aiutandosi reciprocamente, con il dialogo e la fiducia due armi che non uccidono, in un contesto che si chiama vita e non guerra, perché
ci può stare una sconfitta e ci si può rialzare e imparare dai
propri errori, ma una vita negata, non la si può far rinascere,
il dolore di aver ucciso uno come te stesso non lo si può
emarginare come una semplice ferita.
Questo è il mio pensiero sulla difesa della patria, cercare di
difendere tutti ciò che ci ha fatto crescere, gli ideali, le persone che ci hanno supportato e continueranno a farlo in un
clima di pace e fratellanza, e poterlo condividere con tutte le
persone in tutto il mondo.
Leggendo la parola “pacifismo”, il primo argomento da affrontare secondo me è: il disarmo e la difesa non armata,
difesa popolare nonviolenta.
Secondo il mio parere la Nonviolenza sta alla base del
Pacifismo e questa può essere la principale soluzione per
promuovere tutti i principali obbiettivi del pacifismo. Basti
pensare che se non ci fosse violenza ed oppressione verso
gli altri promuoveremo l’educazione alla pace, rispettando i
diritti umani di ognuno. Se non ci fosse violenza ed oppressione e vivessimo l’armonia della nostra vita rispettandoci
l’un l’altro non avremo bisogno di difenderci da chi impone
la sua superiorità con le armi, non ci sarà più il bisogno di
arruolarsi nella carriera militare, e non ci preoccuperemo di
difendere la nostra patria, ma di salvaguardarla.
A scuola non mi sono mai interessato più di tanto di storia,
non ho mai studiato più di tanto e quindi sebbene io mi ricordi di aver sentito già parlare di Gandhi, King e altri ancora
non so ricordare bene la loro storia e il perché siano stati
degli importanti elementi della storia. Dall’inizio di questo
corso di formazione
ho letto due libri “Ho spezzato il mio
fucile” di Trevisan e “La disobbedienza civile” di Thoreau. Di
Trevisan e la sua vita da obbiettore rispetto le sue scelte e lo
ammiro per la tenacia nel difendere la sua patria e regalare
a noi successori la possibilità di scegliere il servizio civile; io,
se fossi stato al suo posto, non me la sarei sentita di oppormi, sapendo alle conseguenze a cui sarei andato incontro,
mentre di Thoreau condivido il pensiero di libertà per ogni
individuo e il promuovere la difesa dei diritti di ogni individuo
nei confronti dello stato che lo opprime.
Al termine del mio servizio civile mi porterò via da questa
esperienza (ne sono certo) un bel bagaglio di informazioni
utili e un’idea più precisa sulla situazione sociale, economica al di fuori delle nostre case. Sarebbe bello, secondo
me, non sprecare tutto questo tempo inutilmente e riuscire
a dare il mio contributo; tra le varie opzioni (abbonamenti
a riviste, iscrizioni a movimenti, frequentazione di incontri,
eccetera) quella che più mi motiva è lo scrivere agli obbiettori di coscienza ancora in carcere nel mondo, così che loro
possano sentirsi supportati dalle loro scelte e io potrò farmi
un’idea reale di ciò che vuol dire passare una vita da obbiettore e gli eventuali rischi, anche se non so se ora come
ora farei l’obbiettore di coscienza. Un’idea già me la sono
fatta leggendo il libro di Trevisan, ma sapere che questa lotta continua anche nei giorni nostri, è un fatto non irrisorio.
MARTA CALLEGARO
Cara Marta, Caro Sandro, Caro
Matteo,
comincio la mia “lettera aperta”
a rovescio, ovvero dall’ultima
domanda alla quale chiedete di
rispondere (Quali azioni pensi di
mettere in atto dopo il Servizio
Civile per contrastare le guerre?). Per il carattere che mi ritrovo potrei benissimo pensare di
iscrivermi a qualche associazione, impegnare il mio tempo
libero (assai poco, ahimè!) nel volontariato o anche soltanto
nel sostegno, economico e non, a distanza e tutto questo
sarebbe ancor più facile crederlo veritiero perché penso che
si noti fin da subito che nutro non pochi sogni e ho spesso
26
anche troppe idee nella testa.
Fin qui nulla da dire, soltanto da fare. Quello piuttosto che
mi viene spontaneo domandarmi è: è così scontato che si
debba fare qualcosa a lungo raggio? Mi spiego o almeno
ci provo. Diverso del mio tempo è già impegnato nel puro
volontariato (animazione, catechismo, associazioni) e se
dovessi “dividermi” anche su altri fronti probabilmente ne
andrebbe a scapito non solo la qualità del mio lavoro, ma,
per me ancor peggio, dello spirito con il quale mi lancio nei
progetti che sostengo. Nella mia vita ho sempre visto davvero poco grigio (e potrebbe anche essere immaturità: la vita
è fatta anche di quotidiani compromessi… o no?), ma quasi
solamente nero e bianco. Diciamo che… preferisco lasciar
crescere lentamente e quotidianamente il germe gettato insieme nel lavoro di formazione. La mia impulsività si frena
davanti a poche cose, ma, se lo fa, significa che rappresentano qualcosa di grande importanza. Mi piacerebbe quindi
“creare pace” dentro di me prima di tutto, vista la mia età,
visto il mio modo di essere e di fare che forse a volte non
è il massimo del pacifico. Dire queste cose a 23 anni però
confermo faccia un altro impatto quanto a speranza: sono
in cammino.
Vedo il DISARMO come problema più urgente da affrontare non solo a livello Nazionale, ma Mondiale. Non riesco a
comprendere chi mi parla di armamento per difesa… difesa
da chi? Penso che il massimo dell’umanità sarebbe mostrarsi disarmati. “Arma” significa sempre pericolo.
Fra le persone che ho sempre stimato maggiormente ci
sono Alex Zanotelli e Don Lorenzo Milani. In particolare Don
Milani attraverso i suoi scritti mi ha sempre fatto capire che
c’è una possibilità per tutti (e anche per tutto, a volte). A
livello personale aveva un carattere parecchio particolare (e
figuratevi se non posso non sentirmelo vicino anche solo per
questo!), ma che non gli è stato d’impedimento nell’accompagnare le persone verso un ideale di verità (l’istruzione), di
libertà (l’uguaglianza, quindi la pari opportunità fra le classi sociali) e di bene (ha cercato di vivere il Vangelo e non
solo di predicarci sopra). Cosa si può sperare di più? Un
uomo che ha speso tutto se stesso (e infatti si vede come è
morto…) per il suo ideale che, fondamentalmente parlando,
era un ideale di pace. Con la sua frase “Non c’è cosa più
sbagliata che fare parti uguali fra diseguali” ha creato un
punto fermo dentro di me: non c’è distinzione fra i sognatori,
non c’è differenza fra ideali di bene e ci sono delle “concretezze” dalle quali non possiamo sfuggire, come dice anche
Alexander Langer, e delle quali dobbiamo farci carico. È un
imperativo morale quello di garantire la possibilità di bene
per tutti. Il bene totale non siamo in grado di garantirlo, anche perché priveremo le persone del loro libero arbitrio: possiamo togliere una cosa che ci ha dato Dio?!
Ma una possibilità di bene sì, che sia una realtà credibile e
“fruibile”. Magari!
Riguardo al mio anno di Servizio Civile Nazionale ritengo
che abbia soddisfatto pienamente i punti dell’articolo 1 della
legge 64, tranne forse quelli riguardanti esperienze e/o contatti con l’estero. Essendo stati a contatto con persone con
diversi livelli di disabilità e di competenze residue, mi sento
di dire di aver maturato un minimo di coscienza civica in più
rispetto a 12 mesi fa. È anche vero che, in ogni caso, esperienze come questa proprio perché molto ricche di stimoli
(e anche di emozioni!!!) non sono totalmente trasmissibili a
livello di parola o di scritto.
Non ultimo: anche il servizio civile può diventare un luogo
dove cominciare a sognare.
MARTINA DALLA PIETRA
27
Il mio Servizio Civile Nazionale corrisponde agli obiettivi
dell’art.1 della legge 64 perché
credo nella possibilità di promuovere l’integrazione sociale
e scolastica dei bambini con disabilità al fine di diffondere una
cultura che veda nella diversità
una fonte di ricchezza personale
e collettiva.
Mi hanno colpito gli argomenti
quali l’educazione alla pace e
la promozione e il rispetto dei diritti umani perché sono gli
ideali su cui dovrebbe basarsi la civiltà umana e su cui un
popolo dovrebbe fondare la propria cultura. Il rispetto della
diversità e l’educazione al dialogo dovrebbero rappresentare dei pilastri su cui costruire il mondo della non-violenza.
L’argomento più urgente da affrontare è la promozione del
rispetto dei diritti umani poiché solo prendendo coscienza
della situazione attuale e invitando le persone ad una attenta riflessione sullo stato di degrado in cui la nostra società
sta scivolando si potrà creare una comunità solidale e rispettosa.
Dopo aver portato a termine la formazione penso che mi
abbonerò a riviste quali “CEM Mondialità” e “Amnesty” per
diffondere la cultura della pace e i diritti inalienabili di tutti i
membri della società umana. Cercherò di sostenere alcuni
movimenti antimilitaristici e di promozione del diritto alla vita
e alla libertà individuale.
Non riesco ad identificarmi con nessuno dei personaggi
presentati durante le ore di formazione; le vite e le attività
di costoro risultano essere eccezionali e fuori dal comune,
sembrano essere ispirate dai grandi ideali di virtù, onestà
e moralità, tutte doti che ammiro molto negli esseri umani.
Ho letto con piacere il libro di Trevisan e quello di Oz, due
persone dotate di costanza e integrità morale, di coraggio e
caparbietà nell’affrontare momenti di vita difficili e faticosi.
Ammiro e stimo tutti coloro che, seppur nell’ombra, operano
per il bene del prossimo, senza mai lamentarsi, scoraggiarsi
e senza ottenere nulla in cambio per se stessi se non un
timido sorriso dell’altro.
DIEGO DELON
Sì, il progetto di Servizio Civile in vari punti corrisponde
all’articolo che descrive il Servizio Civile Nazionale. Per
esempio nel punto “a” si dice che esso concorre alla difesa
della Patria con mezzi e attività non militari: sono pienamente d’accordo perché il progetto S.C.N. non deve diventare
un’azione militare, ma un supporto non
violento che però deve essere svolto
con un’enorme determinazione senza
paura di dire e di fare ciò che si ritiene
giusto. Condivido il punto “d” perché la
tutela del patrimonio Nazionale è una
cosa importantissima, ecco perché sono
un volontario della protezione civile,
associazione che aiuta e protegge sia
l’ambiente che la popolazione.
L’argomento relativo al Pacifismo che mi
interessa di più è il Disarmo, la Difesa non armata e la Difesa popolare Nonviolenta; sono anche i più urgenti perché,
secondo me, sono strettamente legati al significato che io
attribuisco al progetto di S.C.N.
Tra i vari argomenti, ho approfondito il terzo presente nei fogli relativi al 5° incontro, leggendo la rivista intitolata ”Azione
Nonviolenta”, una rivista fondata a Perugia da Aldo Capitini
nel 1964; essa tratta le tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo con articoli di approfondimento dell’attualità
e della teoria della nonviolenza che vengono mensilmente
proposti nelle varie rubriche.
Tra i vari personaggi incontrati, maggiormente ho approfondito la figura di Aldo Capitini che è stato un filosofo, politico,
antifascista, poeta ed educatore italiano. Fu uno tra i primi
in Italia a cogliere e a teorizzare il pensiero nonviolento gandhiano, al punto da essere appellato come il Gandhi italiano.
Egli accomunava la
religione alla morale
in quanto essa critica
la realtà e la spinge al
cambiamento in positivo.
Capitini coltivò l’idea di
laicità verso dalla chiesa cattolica a causa della complicità del regime
fascista: egli sosteneva
che col Concordato del
1929 la chiesa avesse
legittimato il potere di
Aldo Capitini Mussolini dimenticando
le violenze squadriste e,
in tal modo, lo sosteneva garantendo la sua moralità di fronte alla maggior parte della popolazione che riponeva fiducia
nell’istituzione religiosa.
Capitini si dichiara post-cristiano e non cattolico, ma ama
e si ispira alle figure religiose. Ogni figura con una profonda credenza, anche laica, è per lui un “religioso”. Egli nega
con decisione la divinità di Gesù, convinzione senza la quale
non si può essere cristiani. Contesta, come Tolstoj, tutti gli
aspetti leggendari e non dimostrabili dei Vangeli, compresa
la Risurrezione.
Un concetto chiave nella filosofia capitiniana era la compresenza di tutti gli esseri, dei morti e dei viventi, legati tra loro
ad un livello trascendente, uniti e partecipi nella creazione
di valori.
Per contrastare le guerre penso di abbonarmi a riviste, iscrivermi a movimenti che però presentino un senso e, se capita, frequentare qualche convegno o manifestazione.
LUISA FERRATO
Ciao Sandro, Ciao Marta, Ciao
Matteo,
inizio queste riflessioni pensando
alla mia esperienza come volontaria, un’esperienza iniziata si
può dire quasi 3 anni fa… già,
3 anni… ho iniziato a settembre
del 2010 con il Servizio Civile Regionale, iniziato un po’ per caso,
forse senza una piena consapevolezza di ciò che avrei fatto. Sapevo che avrei dato me stessa,
che sarebbe stata un’esperienza
formativa, che mi avrebbe permesso di crescere non solo
sul piano professionale, ma anche su quello personale, ma
non sapevo quello che avrei dovuto fare concretamente.
Dopo un paio di mesi mi sono ritrovata ad organizzare corsi
di informatica per persone svantaggiate e gruppi di socializzazione e lì mi si è aperto un mondo: avevo sempre avuto a
che fare con la disabilità in età evolutiva (sia per formazione
che per esperienze dirette), ma mai così concretamente con
la disabilità adulta.
È stato un anno pieno ed intenso, in cui ho avuto la possibilità di rendermi conto di quanto ciò che sembra scontato, molte volte non lo è. Si parla spesso di diritti e di uguaglianza,
ma nel momento in cui ti ritrovi a fare i conti con la realtà ti
rendi conto che purtroppo molto spesso questi diritti vengono negati, che la società si limita a stigmatizzare qualcuno
semplicemente perché seduto su una sedie a rotelle, perché ha delle difficoltà motorie, perché si comporta o ragiona
come un bambino, perché ha dei limiti mentali o psicologici.
Il progetto di Servizio Civile offerto dalla nostra A. Ulss mi ha
portato a pensare a delle iniziative per permettere alle persone svantaggiate di godere delle stesse opportunità di chi
sta bene, di chi può uscire quando vuole, di chi non ha limiti
nelle sue scelte di vita. Ecco che così sono nati i gruppi di
socializzazione, attraverso i quali noi volontari abbiamo cercato di creare delle opportunità per il tempo libero: trovarsi a
giocare a carte, a discutere dei problemi che si trovano nella
vita di tutti giorni, confrontarsi, uscire a prendere un gelato,
andare al cinema e trovarsi in mezzo alle persone cosiddette
“normali” (anche se in realtà il concetto di normalità è molto
sottile e in certi casi soggettivo).
Con l’arrivo di agosto il mio anno era finito e lì mi son resa
conto che qualcosa di buono ero riuscita a fare, ma allo stesso tempo in me c’era la tristezza di non essere riuscita a
cambiare le cose, che quei ragazzi, adulti, con cui avevo
condiviso un anno della mia vita ora ritornavano alle loro lotte da soli. Forse qualcosa di più poteva essere fatto. E visto
che l’A. Ulss proponeva un progetto anche per il Servizio Civile Nazionale ho provato a ricandidarmi, con la speranza di
poter dedicare un altro anno a fare ciò che avevo intrapreso
precedentemente, sperando di riuscire a fare qualche altro
passo in avanti.
Sono stata ripresa, anche se il servizio non è iniziato subito a gennaio come previsto, ma a maggio (per fortuna, per
quanto mi riguarda)… è iniziato un altro anno intenso e ho
trovato dei compagni di avventura con cui ho condiviso molto e da cui ho ricevuto molto… abbiamo portato avanti le
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realtà lo avevo sentito spesso nominare, ma ammetto che
per ignoranza sapevo gran poco di lui e del suo pensiero.
Leggendo il libro che mi è stato prestato da Sandro (“L’obbedienza non è una virtù” di cui poi riporterò anche i punti
che mi hanno colpita maggiormente) sono rimasta affascinata dal suo pensiero, dal suo modo di concepire la scuola, l’educazione e il concetto di obiezione di coscienza. Portando i
suoi allievi a ragionare sul concetto di Patria e su come nella
storia non ci siano state guerre a difesa della patria (a parte
quella partigiana) insegna loro che ognuno è responsabile
delle proprie azioni, che l’obiezione di coscienza è necessaria di fronte ad una legge ingiusta.
Mi ha colpito molto il motto “I care” (me ne importa, mi sta a
cuore) e penso sia questo il motto che voglio portarmi via da
questa lettura… tante volte ci si accontenta, si “obbedisce”
senza considerare se si è d’accordo con quello che è stato
richiesto o meno… e, invece, è importante imparare ad essere consapevoli e avere la responsabilità di ciò che ci fa.
Dopo aver letto il libro ho deciso di approfondire un po’ l’argomento, cercando qualche notizia in più rispetto a Don Milani e devo ringraziare Marta (mia collega, oltre che amica e
compagna di questa bella avventura) che mi ha fornito del
materiale di approfondimento.
Un altro personaggio da cui voglio prendere esempio è Gandhi, uno dei profeti della nonviolenza per eccellenza, con
il suo concetto satyagraha che racchiude due parole molto
importanti: verità (sat) e fermezza (agraha).
Per il resto devo dire che le mie giornate sono piene di impegni, quindi penso sarebbe ipocrisia dire che sicuramente
mi iscriverò a qualche associazione, perché il mio tempo è
molto limitato e so che se anche lo facessi non metterei il
giusto impegno, e sono sempre stata convinta che, se devo
far qualcosa tanto per fare, è meglio lasciar perdere fino dalla partenza. Del resto penso che non sia necessario iscriversi un’associazione o a qualche movimento per contrastare
le guerre, ma credo che se mi impegno a trasmettere valori
di uguaglianza ai bambini, ragazzi e giovani adulti con cui
ho a che fare quotidianamente nelle mie esperienze di psicomotricista, allenatrice e in estate con il volontariato in parrocchia, già una piccola azione sarà fatta. È vero, non sarà
molto, ma penso che sia dalle piccole cose concrete che si
debba partire.
Ecco, questo è il mio pensiero, condivisibile o meno, ma così
sono io e ho voluto condividere con voi una parte di me…
iniziative dei gruppi e cercato di fare qualche passetto oltre,
anche se abbiamo dovuto confrontarci con il grande scoglio
del trasporto che purtroppo non siamo riusciti a risolvere…
ed ora, dopo già dieci mesi passati, eccomi qui, è quasi finito
anche quest’anno, è giunto il momento di fermarsi a fare
il punto della situazione, di chiedersi come porterò avanti i
principi che ho imparato in questo tempo, come continuare a
promuovere la solidarietà, la tutela dei diritti sociali e ai servizi alla persona, perché ritengo davvero che questo progetto
corrisponda agli obiettivi dell’articolo 1 della legge 64.
Ora tocca a me!…sicuramente uscirò dall’esperienza maturata e con maggiore consapevolezza rispetto ai concetti di
pace, uguaglianza e diritti sociali, anche se penso che l’educazione alla pace non possa mai definirsi acquisita, conclusa, ma deve continuare quotidianamente, perché la vita
è fatta di continui conflitti, grandi o piccoli che siano, che si
generino in famiglia, sul lavoro, con gli amici o nello sport.
La società moderna e lo stress quotidiani portano facilmente
alla perdita di controllo, non c’è giorno in cui non si leggano o
si sentano alla televisione notizie di cronaca di diritti negati,
di violenze su donne o su bambini, di persone uccise per
motivazioni futili, non solo con quelle che vengono definite
armi per definizione, ma anche con oggetti quotidiani che
vengono trasformati in armi.
Ecco perché credo che i primi argomenti da affrontare siano
quelli dell’educazione alla pace e della nonviolenza, argomenti che devono essere affrontati a partire dalle scuole.
Oltre che volontaria sono psicomotricista in una scuola materna e spesso mi rendo conto di quanto sia necessaria l’educazione alla pace proprio a partire da quella età. Me ne
rendo conto quando vedo bambini di 3-4-5 anni allontanati
dagli altri od emarginati semplicemente perché non capiscono la lingua, perché hanno un colore della pelle diversa.
Penso che una delle prime azioni da continuare anche dopo
il Servizio Civile sia quella di educare i bambini alla pace,
di insegnare che i loro piccoli conflitti non vanno risolti con
morsi, pugni e calci (con modi quindi violenti), ma attraverso
il rispetto reciproco. Ecco perché cerco di mettere in luce i
pregi di quel bambino emarginato, perché anche gli altri si
possano rendere conto di quanto si può avere in comune
e di quanto bello sia giocare insieme, anche se apparentemente diversi, di quanta ricchezza possa esserci in una
diversità che esiste solo in apparenza.
Uno dei personaggi incontrati durante questo periodo di
formazione che mi ha molto colpito è stato Don Milani. In
ALICE FORNASIERO
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Il mio Servizio Civile corrisponde
agli obiettivi dell’art. 1 della legge
64 perché uno degli obiettivi del
progetto è quello di promuovere
la socializzazione e l’integrazione
sociale di bambini con disabilità. In
questo si cerca di sensibilizzare le
persone educandole ad accettare
la diversità.
L’educazione alla pace, la promo-
zione e il rispetto dei diritti umani sono, a mio parere, i temi
più importanti e urgenti da affrontare. Educando fin da piccoli i bambini, essi possono crescere, maturare e interiorizzare ideali di pace e rispetto della diversità, annullando il
rischio che tali ideali vengano influenzati da pregiudizi purtroppo ben consolidati nella società.
Mi risulta difficile identificarmi e riconoscermi nelle vite e
soprattutto nelle attività svolte dai personaggi conosciuti
durante la formazione. Ammiro e stimo molto la costanza
di Trevisan nel portare avanti i suoi ideali fino alla fine, al
suo posto non avrei avuto la forza per lottare così tanto e
mi sarei arresa quasi subito. Anche Gandhi, per motivazioni diverse, non ha mai smesso di lottare e senza usare la
violenza, anche lui, ha sempre ottenuto il bene. Nonostante
io non abbia la loro stessa capacità di lottare fino in fondo,
raggiungo ugualmente gli obiettivi che mi sono prefissata
senza ricorrere alla violenza e ottenendo sempre il bene.
Grazie a questa esperienza di sensibilizzazione alla nonviolenza e dopo aver portato a termine il mio S.C., mi abbonerò
a riviste come “CEM Mondialità”, leggerò altri libri inerenti
ai temi trattati durante le ore di formazione specifica e consulterò siti internet per essere informata sugli sviluppi futuri
della nostra società civile.
ILENIA LAZZARIN
Rispondere a una serie di domande,
trattarne accuratamente la stesura,
concentrare il proprio pensiero e scinderlo in parti uguali, attenersi rigidamente a ciò che si cala dall’alto? La
prima cosa che ho imparato in questo
corso è stata: NO GRAZIE!
Non si tratta di andare fuori tema, di
evitare di rispondere, di prenderla alla
larga, ma di portarsi a un livello di dibattito più ampio e più personale, più estremo e più diretto.
In una parola: il PROPRIO. Il Servizio Civile è una scelta, più
o meno consapevole, più o meno ragionata, ma tua, solo e
unicamente tua, personale. Proprio perché personale è lì
che si radica e cresce. Le liste di nomi diventano individui,
persone, conoscenti, amici. Impari a dover stare con gli altri
un modo tutto nuovo, inedito per te. Non puoi evitare di farti
trascinare in un mondo inizialmente estraneo e le battaglie
diventano le tue. Volente o nolente ti ritrovi scaraventato in
prima linea sapendo di non poter lasciar perdere. Resistenza pacifista? Sì, ma con la caparbietà di ragazzi che sanno
che ogni punto su cui si deve lottare non è una generica
affermazione lasciata nero su bianco in un foglio disperso
in un archivio abbandonato, ma un diritto che può e deve
essere messo in pratica. HOME OF THE BRAVE perché si
fa propria la causa e non si può farne a meno. Impari pian
piano che il lavoro non è solo lavoro, che un orario non c’è
e che quello che metti in campo non è solo ciò che sai, che
impari, che conosci, che scopri, ma te stesso, unico e imprescindibile; tutto assieme ad altri come te, tutti con il proprio
diritto di esistere, di essere e di voler vivere come si è. Niente fronzoli. Quello che si mette in campo è solo sostanza. È
questa la battaglia. In fondo si tratta solo di questo, nulla più.
E chi ha il dovere, potere, diritto di negarlo? Perché semplicemente non essere assieme unici nella libertà dell’essere
dell’altro? Non si tratta più di definizioni, categorie e l’arma
diventa la coscienza. Le connotazioni negative delle parole
si acquisiscono dalle gesta delle persone, da noi. Un noi in
cui ognuno diventa protagonista attivo della storia: una propria storia, una nostra storia, una storia di tutti. Vi va ancora
di parlare dell’esercito? Delle restrizioni sulla propria persona? Della negazione dell’azione? O per sentire il dislivello:
della lunghezza dei capelli e dell’altezza dei tacchi della divisa? Chi ne è all’altezza?
A questo contributo di Ilenia il docente del corso ha ritenuto
opportuno dare una risposta seppure non richiesta: il testo
è riportato nel DVD
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ALESSIA RAMANCIN
Penso che il progetto di Servizio Civile
Nazionale a cui sto partecipando contribuisca alla difesa della Patria intesa
come valorizzazione della singola persona e tutela dei diritti. Mi dà modo,
inoltre, di avere una formazione nel
settore sociale e professionale median te il servizio attivo nella struttura in cui
sono. Credo che la nonviolenza sia alla base del pacifismo.
Nonviolenza che deve partire dal singolo con un’attenzione
al prossimo a partire dalle parole (che possono ferire più di
una lama) per proseguire nei fatti attraverso azioni solidali
verso chi ne ha bisogno. Il disarmo dovrebbe essere una
delle priorità di una società civile. Non è possibile che per
la costruzione degli F35 si dia il via libera (nonostante l’alto
costo), mentre per esempio per la ricostruzione de L’Aquila
no e si debbano aggiungere accise nella benzina per trovare fondi. La società dovrebbe in primo luogo pensare alla
salute e salvaguardia dei diritti delle persone, ma evidentemente sotto ci sono priorità politiche ed economiche a farla
da padrone.
Dei temi trattati ho approfondito di più “dall’obiezione di coscienza al Servizio Civile Nazionale” grazie al libro di Trevisan “Ho spezzato il mio fucile”. Tramite queste pagine ho
potuto conoscere la storia, gli avvenimenti e le persone che
hanno preceduto il mio avvio al S.C.N. Non semplice elenco
di fatti, ma testimonianza in prima persona di chi l’ha vissuto.
Mi riconosco nelle parole di Mazzolari nel “Manifesto dell’impegno umano per la civiltà dell’amore” in quanto credo che
il cambiamento debba partire da noi, che dobbiamo impegnarci in prima persona e con il nostro esempio cercare di
coinvolgere altri senza porre giudizi. In merito a ciò credo
che il S.C.N. (consapevole che sia un anno dal quale tutti
possano trarre beneficio) debba continuare a restare una
scelta volontaria. I giovani possono esprimere il loro senso
civico attraverso un’azione più o meno continuata di volontariato o lavoro (es. medici, O.S.S. ecc.), e credo ce ne siano
31
molti sebbene non abbiano svolto il SCN. Leggendo la vita
di Giorgio La Pira, rimasto umile e avvicinatosi ai più poveri
e deboli scendendo in piazza con loro diventando poi una
persona di rilievo in campo nazionale e internazionale, l’ho
collegato ad una persona che ho avuto il piacere di conoscere Miloud Oukili, clown franco-algerino che durante il suo
servizio civile in Romania ha incontrato i ragazzi di strada.
Con loro ha vissuto nei tombini “per parlare la loro lingua” e
con loro ha creato la Fondazione Parada, una struttura dove
sviluppare attività artistiche intorno al concetto di reintegrazione. Il circo Parada ora con artisti/boskettari (ragazzi dei
tombini) è in tournée in Europa. Credo che continuerò a fare
qualcosa per la pace più che per contrastare le guerre perché la guerra è una cosa terribile che distrugge popolazioni
e priva della dignità e dei diritti le persone, ma, senza andare lontano, ci sono battaglie contro le quali genitori e figli lottano tutti i giorni, fatte da una burocrazia lenta e da persone
non competenti con le quali ci si confronta. Senz’altro non
fanno clamore, non faranno morti di massa ma lasceranno
comunque tanta sofferenza. Se avrò la possibilità, resterò
in qualche modo nel sociale (lavoro o volontariato) appoggiando, nel mio piccolo, anche delle iniziative sia a livello
pratico che economico. Cercherò di vivere la pace nella vita
di tutti i giorni.
LE NOSTRE RECENSIONI
A tutti i corsisti è stato regalato il testo di Alberto Trevisan “Ho spezzato il mio fucile”. Si sono, inoltre, presentati
diversi libri che approfondivano argomenti specifici dei temi in agenda. Di seguito si riportano le recensioni di
alcune agili pubblicazioni divulgative reperibili nel mercato e per la maggior parte riconducibili a biografie significative di vecchi e nuovi operatori di pace.
La recensione di un libro è un’azione molto importante per l’apprendimento e, quindi, per il successo di ogni
corso di formazione perché obbliga alla riflessione e alla rielaborazione dei contenuti in prospettiva personale
favorendo la sedimentazione critica delle conoscenze e la disciplina dell’approfondimento serio e sistematico dei
problemi.
DAVIDE BREDA
divido il pensiero di Thoreau riguardo ai diritti umani che
sono uguali per tutti indifferentemente se ricchi o poveri, del
Sud o del Nord: non ci deve essere oppressione verso il
più debole e, soprattutto, condivido il pensiero che lo stato
deve esistere secondo democrazia di ogni suo cittadino e
non solo dalla maggioranza… e chi si oppone deve avere
il diritto di opporsi e proporre le sue idee di cambiamento e
non devono essergli tarpate le ali solo perché fa parte della
cosiddetta minoranza. Il governo dovrebbe esistere per far
sì di non cadere in un’anarchia globale, ma dovrebbe dare la
possibilità ad ogni cittadino di potersi impegnare a realizzare
i propri sogni nella vita e raggiungere il suo scopo per il quale è venuto al mondo.
LA DISOBBEDIENZA CIVILE di Thoureau
Riassumo i temi principali del libro:
•
la disobbedienza civile, sarà fonte di ispirazione per
il pacifismo di Tolstoj e di Gandhi;
•
Thoreau è l’estremo difensore dei diritti del singolo
individuo nei confronti dello stato;
•
sostiene l’inalienabilità del diritto alla rivoluzione,
alla ribellione, alla disobbedienza, al potere costituito nega
ad una qualsiasi maggioranza il diritto di esercitare il potere
su una minoranza dissenziente. Arrivando, in alcuni casi, a
negare la necessità dello stato e a rifiutare qualsiasi rappresentanza politica, rivendicando l’imprescindibilità della diretta partecipazione di ciascun individuo alle decisioni politiche
che lo riguardano;
•
risulta una tra le voci più eminenti e più efficaci nel
denunciare il perverso
connubio tra “affari” e
schiavismo, tra interessi economici del libero
Nord e interessi economici dei ricchi proprietari
di terre e di uomini del
Sud;
•
Thoreau disegna il profilo di un uomo
che rifiuta di cedere un
solo briciolo della propria libertà, sia questo
cedimento provocato da
un istituzione politica,
sia esso il risultato di un
rapporto economico.
Io sono d’accordo e con-
MARTINA DALLA PIETRA
CONTRO IL FANATISMO di Oz
Il libro è tratto da tre interventi dello scrittore all’università di
Tubinga, in Germania.
Ed è del fanatismo, delle sue innumerevoli forme, delle possibili analisi e soluzioni che parla Amos Oz in questo libro. La
prima lezione fa un po’ da introduzione alle successive. Oz
descrive, in maniera molto semplice, diversi momenti della
sua infanzia e della sua adolescenza. Parla di Gerusalemme
e, soprattutto, di come è divenuto uno scrittore. Oz scrive
perché ama infilarsi nei panni di altra gente e separare così
sentimenti e pensieri.
In ogni essere umano si annida il germe del fanatismo che
si concretizza, prima di tutto, nella mancanza di volontà di
ascolto e poi nel ritenere il proprio punto di vista migliore di
qualsiasi altro. Tra le forme più “facili” e meno pericolose di
fanatismo c’è il conformismo, il bisogno di uniformarsi e di
uniformare.
Il fanatico è un individuo che vuole convincere a tutti i costi chi gli sta vicino, educarlo, raddrizzarlo, piuttosto che
32
lasciarlo vivere come sa e come vuole. Il fanatico sembra
un grande altruista, vuole salvare il prossimo, affrancandolo
dall’errore e dal peccato, indicandogli la strada della giustizia e della correttezza.
Oz si chiede quale possa essere un modo per curare il fanatismo: la risposta che sembra dare trova le sue radici nel
concetto di compromesso, un termine che - come spiega
- viene considerato, soprattutto dagli europei, nell’accezione più negativa: come compromesso, come mancanza di
integrità o di onestà. Oz, invece, vede nel compromesso
la strada più opportuna per risolvere i problemi, un modo
per incontrare l’altro a metà strada. Ho trovato questo libro
molto interessante e ricco di spunti di riflessione, merita davvero un’attenta lettura e un’accorta meditazione su temi così
rilevanti come il compromesso e l’educazione.
MARTA CALLEGARO
PIÙ LENTI, PIÙ DOLCI, PIÙ PROFONDI di Langer
Provo a sintetizzare la lezione di questo piccolo libro:
•
la convivenza MULTIETNICA è importante ed è
una occasione;
•
ogni individuo dovrebbe ricercare occasioni di confronto e “convivenza” con altre culture oltre alla propria;
•
norme etnocentriche favoriscono comportamenti
etnocentrici;
•
la coesistenza inter–etnica porta a inevitabili conflitti: la chiave per la convivenza è rifiutare ogni forma di violenza;
•
i gruppi multietnici (di qualsiasi origine) sono la situazione privilegiata perché sono l’unica alternativa realistica al riemergere di una generalizzata barbarie etnocentrica;
•
tutto è diventato fattibile e acquistabile, ma è venuto a mancare ogni equilibrio;
•
sviluppo sostenibile=utopia. In realtà si incoraggia
solo il sud del mondo ad usare meno risorse;
•
la domanda più importante non è tanto cosa si
deve fare o non fare, ma come suscitare motivazioni che
rendono possibile una correzione di rotta. (La paura della
catastrofe infatti non è sufficiente);
•
PRIMA POSSIBILITÀ DI CONVERSIONE: cambiare motto. Non più “più veloce, più alto, più forte”, ma “più
lento, più profondo, più dolce”. Politica ecologica.
•
PROPOSTE PER LA RICERCA DI UN BENE
DUREVOLE
– bilancio ecologico: si devono creare dei bilanci pubblici e
privati credibili per capire i reali profitti e le reali perdite;
– ridurre, invece che aumentare, i bilanci: la parte industrializzata del pianeta dovrà decidersi alla crescita-zero e poi
a qualche riduzione e moderazione per non causare crolli
sociali o economici;
– favorire economie regionali invece che l’integrazione nel
mercato mondiale: sino a quando la concorrenza sul mercato mondiale resterà il parametro dell’economia, nessun
cambiamento di rotta potrà effettuarsi;
– è indispensabile un sistema fiscale e tariffario orientato
in senso ambientale: imprenditori e consumatori devono
accorgersi dei costi reali del massiccio trasporto merci, del
dispendio energetico, dell’inquinamento, del consumo di
materie prime;
– allargare e generalizzare la valutazione di impatto ambientale: abbiamo bisogno di norme fondamentali a difesa della
valutazione di impatto ambientale;
– redistribuzione del lavoro;
– riduzione dell’economia finanziaria, sviluppo della fruizione in natura;
– sviluppare una pratica di partnership.
ALICE FORNASIERO
IMPEGNATEVI! di Hessel
In questo libro Stephane Hessel tiene una conversazione
con Gilles Vanderpooten, un giovane laureato di 25 anni.
33
Stephane Hessel è stato uno dei prigionieri dei campi di
concentramento nazisti e dopo questa esperienza ha collaborato alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo. Ha sempre lottato per divulgare tali valori e all’età di 93 anni ha scritto questo suo secondo libro.
Grazie a questo scambio di idee e considerazioni sulle problematiche dei nostri giorni, Hessel persegue lo scopo di
stimolare i giovani a costruire un futuro migliore. Prima di
“Impegnatevi!” ha scritto “Indignatevi!”. In questo libro ha voluto stimolare i giovani a riflettere su ciò che non va, ma non
basta indignarsi, bisogna intraprendere un’azione. L’azione
però non deve diventare sinonimo di rivolta, questa non
cambia le cose perché è un’azione violenta. Bisogna usare
la cooperazione, ovvero l’unione di molti ideali che resistono
opponendosi e lottando usando l’intelligenza, la comprensione, la creatività e la voglia di fare. La cosa essenziale per
poter fare tutto ciò è iniziare prima di tutto una propria rivo-
Finisce la sua risposta auspicando la fine di ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fonte ai soldati di tutti i
fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i
sacri ideali di Giustizia, Libertà e Verità.
luzione interiore e lottare per le piccole cose di tutti i giorni,
come – ad esempio – contrastando le problematiche relative
all’ecologia. Ponendo l’attenzione e cercando di risolvere gli
apparentemente piccoli, ma in realtà grandi problemi, si può
arrivare alla costruzione di un futuro migliore. A volte ci si
rende conto di tutto ciò che non va nel nostro sistema, ma
non si fa nulla per cambiare le cose. Si spera sempre che
tutto possa migliorare, senza dare nessun aiuto perché questi cambiamenti possano avvenire concretamente.
Hessel infatti dice: “Non solo l’indifferenza uccide lo spirito
umano, ma anche la non azione”.
LUISA FERRATO
L’OBBIEDENZA NON È PIÙ UNA VIRTÙ di Don Milani
Riporto qui i concetti che mi hanno particolarmente colpito
durante la lettura del libro.
Nella prima parte del libro c’è la risposta di Don Milani ai
Cappellani Militari Toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell’11 febbraio 1965 in cui l’obiezione di coscienza
viene descritta come “espressione di viltà”, come insulto alla
Patria e ai suoi caduti.
Secondo Don Milani il comunicato insulta cittadini da molti
ammirati e i termini vengono usati con estrema leggerezza.
Per lui, infatti, non c’è una Patria in senso stretto, ma il mondo è diviso in diseredati ed oppressi (che lui considera la
sua Patria) e in privilegiati ed oppressori (che lui considera
gli stranieri).
Le uniche armi che don Milani approva sono quelle dello
SCIOPERO e del VOTO, definite armi nobili ed incruenti.
Prendendo in riferimento l’articolo 11 “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” e
l’articolo 52 “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino” della Costituzione Italiana, Don Milani chiede provocatoriamente se ha difeso di più chi ha OBIETTATO o chi ha
OBBEDITO ad ogni costo.
Se nel concetto di Patria sono insite la SOVRANITÀ POPOLARE, la LIBERTÀ e la GIUSTIZIA, allora l’unica guerra
giusta è stata quella partigiana perché solo in quel caso c’è
stata una vera difesa della patria, mentre la maggior parte
delle altre guerre della storia i “benefici per la patria” (che
in realtà son benefici per le classi più alte) son stati ottenuti
con stragi di civili.
Nella seconda parte scrive una lettera ai giudici del Tribunale di Roma che lo hanno citato in giudizio per “apologia di
reato”, in quanto a seguito della malattia non può presentarsi in aula. In questa lettera risponde come maestro e come
sacerdote.
Risposta come maestro:
•
insegnare come ogni cittadino reagisce all’ingiustizia, la libertà di parola e stampa, come sentirsi responsabili.
Tanto che nella parete della sua scuola c’è la frase “I CARE”
(me ne importa, mi sta a cuore);
•
la scuola dovrebbe formare il senso di legalità oltre
al senso politico, visto che mentre oggi i ragazzi sono inferiori agli adulti perché devono ubbidire, un domani saranno
superiori perché decreteranno loro le leggi. Il maestro deve
quindi cogliere i “segni del tempo”;
•
il vero amore per la legge significa osservarla
quando è giusta, battersi per un cambiamento quando invece è ingiusta. La leva per cambiare la legge è il voto;
•
non c’è scuola più grande dell’obiezione di coscienza ed accettare la pena che ne consegue in quanto in
questo modo si testimonia che si vuole la legge migliore;
•
le guerre più che per la Patria son state combattute
in favore della classe dominante, dando la vita per nulla;
dando la vita per la strategia di allargamento dei confini;
dando la vita oltremare;
•
il soldato ha una coscienza e deve saperla usare quando è ora, disobbedendo quando l’atto comandato è
manifestamente delittuoso;
•
ai suoi montanari insegna ad essere dei cittadini
sovrani ed attenti che hanno più in onore la Costituzione
che gli ordini di un generale, che siano ricchi di buon senso
anche se poveri economicamente;
•
i cultori dell’obbedienza cieca sono da considerarsi
“malati” in quanto non credono né nella legge di Dio, né a
34
quella della coscienza;
•
condannare la lettera in risposta al comunicato dei
cappellani equivale a dire ai giovani soldati italiani di non
avere una coscienza e di essere degli automi obbedienti
perché tanto i loro delitti saranno pagati da chi li avrà comandati. In realtà ogni giovane dovrebbe sentirsi responsabile di tutto ciò a cui decide di obbedire.
Risposta come sacerdote:
•
si definisce un non-violento, anche se ammette
che la dottrina ufficiale della Chiesa non è ancora la nonviolenza, ma il primato della coscienza sulla legge dello Stato;
•
erroneamente si pensa che solo chi comanda risponderà delle sue azioni di fronte a Dio; in realtà, ognuno
risponderà delle proprie azioni;
•
ha fiducia nelle leggi degli uomini perché nel corso della storia hanno già iniziato a progredire condannando
tante cose che prima sancivano. Pensa si possa dire che
alcune leggi degli uomini coincidano con quelle di Dio;
•
il canone 141 proibisce ai chierici di andare volontari, se disobbediscono diventano laici. La Chiesa ritiene,
dunque, indecorosa per un sacerdote l’attività militare;
•
è illecito uccidere in guerra dei civili: eppure la
storia dimostra che nel susseguirsi delle guerre aumenta la
percentuale dei civili uccisi e diminuisce quella dei militari.
Questo perché le armi attuali mirano direttamente ai civili
(strategia megadeath=un milione di morti);
•
il cristiano dovrebbe obiettare contro la morte dei
civili anche a costo della vita;
•
parla della guerra futura con “missili atomici” in cui
l’unica difesa sarà sparare prima dell’aggressore (ma per la
lingua italiana significa aggressione), se si spara dopo viene
interpretato come vendetta.
MATTEO BELLUCO
SIGNIFICATO E STRATEGIA DELLA LOTTA
NONVIOLENTA di Muller
Per quanto riguarda il libro che ho letto sulla nonviolenza,
“Significato e strategia della lotta nonviolenta” di Jean Marie
Muller, posso dire che mi ha chiarito alcuni dubbi che mi si
erano presentati durante il primo approccio con queste tematiche. Innanzitutto, il libro inizia con una frase che rispecchia completamente il quesito che mi ero posto affrontando
le tematiche della nonviolenza, e cioè che la nonviolenza
non ha un posto rilevante nel nostro passato. Viene detto
che la violenza è una contraddizione in quanto essa porta il
seme dell’ingiustizia sebbene sia usata per risolvere problemi materiali nella nostra società come la difesa della libertà
e la lotta alle ingiustizie. E anche questo è un punto che
condivido, in quanto questa duplice valenza della violenza
mi era saltata subito all’occhio. Dopo aver elencato i vari tipi
di violenza, Muller dice una cosa molto importante, e cioè
che è necessaria una solidarietà verso gli oppressi che usano la violenza per liberarsi dalla loro condizione, anche se
bisogna assumersene le responsabilità. Il fulcro del discorso
trattato nel libro è che è fondamentale la lotta all’ingiustizia
in quanto essa è la causa della violenza. Non bisogna rassegnarsi all’ingiustizia, perché la nonviolenza non è assenza di conflitto. Molto importante a mio avviso è il principio di
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non collaborazione, mezzo portante della lotta nonviolenta:
esso si basa sul fatto che la forza dell’ingiustizia nella società deriva dalla complicità che la maggioranza dei membri di
questa società porta a questa ingiustizia. Bisogna mirare ad
esaurire le sorgenti del potere dell’avversario.
Un’altra cosa saggia detta da Muller è il consiglio di tenere
un atteggiamento di cortesia nei confronti delle forze dell’ordine, altrimenti sarebbe un errore strategico. Poi Muller analizza i metodi della lotta nonviolenta, come lo sciopero della
fame riguardo al quale dice che nel metterlo in atto non bisogna far ricadere la responsabilità della propria probabile
morte sull’avversario: sarebbe un ricatto e perciò un’azione
violenta. Passa poi alle azioni di costrizione come il boicottaggio e lo sciopero che deve essere svolto in maniera nonviolenta per non screditarlo. Ho trovato interessante la riflessione sulla disobbedienza civile, azione primaria all’interno
della non collaborazione. Viene detto, infatti, che quando la
legge non adempie alla funzione di difendere i diritti dei poveri contro i privilegi dei ricchi, è un dovere e non soltanto
un diritto disobbedire ad essa. Su problemi che impegnano
la nostra responsabilità morale non è possibile rimetterci in
maniera pura e semplice alla legge della maggioranza; infatti, il fine della nonviolenza non è la presa del potere PER
il popolo, ma DA PARTE del popolo. Nelle ultime pagine
del libro, dove viene citato il “Manifesto per un’alternativa
nonviolenta”, dopo aver detto che la nonviolenza ci porta
a promuovere un <<socialismo da volto umano>>, in contrapposizione al socialismo storico che non si concilia con
la libertà e al capitalismo che non si concilia con la giustizia,
viene trattato un punto a mio avviso molto importante nel
dibattito sulla nonviolenza. Viene detto, infatti, che la libertà
l’uguaglianza e la fratellanza richiedono per essere vissute in società, contemporaneamente una rivoluzione delle
strutture e una conversione delle persone. Questo è ciò che
penso anch’io; sebbene i principi della nonviolenza siano
assolutamente condivisibili, trovo che allo stato attuale delle
cose essa rischia di rimanere un’utopia, in quanto non tutte le persone sono “pronte” ed “educate” ad una società di
questo tipo.
ALESSIA RAMANCIN
PER NON IMBOSCARE LA COSCIENZA di Salvoldi
Libro di stampo cattolico che parla ai giovani di pace e della
loro possibilità di poter scegliere quale strada intraprendere
in questo tema. Si fa un viaggio attraverso il mondo dell’impegno civile partendo dall’obiezione di coscienza per arrivare all’attuale servizio civile volontario che impegna giovani di
ambo i sessi. Per parlare poi dei caschi bianchi, giovani che
svolgono il loro servizio in territori di guerra e disagio promulgando e attivando un pensiero e un’azione nonviolenta.
Non si ferma alla sola esperienza italiana, ma ci sono storie
dell’obiezione etnica in cui persone di diversa etnia o religione vanno contro i principi di queste ultime arrivando purtroppo ad essere uccisi. Si evince, dunque, da qui il bisogno di
creare una rete di solidarietà attorno ai testimoni di pace per
non lasciarli soli nel dimenticatoio.
Un altro esempio poi di obiezione odierna si ha dai Refusenik, ragazzi israeliani chiamati alle armi che attuano un ri-
fiuto selettivo, non sono contrari per principio al servizio
militare ma portano avanti
il diritto e dovere di scegliere a quale comando sottomettersi o rifiutare. Rifiuto
della forza quando serve a
commettere abusi o usata in
guerre di aggressione o sottomissione.
Si parla di una pace da ricercare attraverso la giustizia,
la nonviolenza, la salvaguardia del creato, di difesa
della Patria intesa nelle sue
dimensioni di istituzione democratica, libertà e solidarietà nei confronti di ogni forma di vecchia e nuova povertà, di
senso di responsabilità, di perdono come strumento della
massima importanza per costruire la pace tanto tra le persone quanto tra i popoli.
Non dimenticando, poi, le persone che hanno vissuto e divulgato il significato di pace e nonviolenza. Si fa poi un sunto dei punti cardine per una scuola di Pace (che riporto in
sintesi):
1.
la pace è dono e conquista;
2.
tutti per uno;
3.
accettare la diversità come ricchezza;
4.
sentirsi dono per gli altri;
5.
attendere chi fa più fatica;
6.
combattere l’ingiustizia;
7.
fini di pace, mezzi di pace;
8.
convincere, non vincere;
9.
diffondere idee e prassi di riconciliazione;
10.
costruire un mondo di pace.
dhi, il quale in sintesi afferma: “Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra mezzo e fine vi è
esattamente lo stesso inviolabile nesso che c’è tra seme e
albero”. Chi semina bene raccoglie buon frutto!
Il vigliacco di oggi
è il bambino che schernivamo ieri.
L´aguzzino di oggi
è il bambino che frustavamo ieri.
Il bugiardo di oggi
è il bambino che non credevamo ieri.
Il contestatore di oggi
è il bambino che opprimevamo ieri.
L´innamorato di oggi
è il bambino che carezzavamo ieri.
Il non complessato di oggi
è il bambino che incoraggiavamo ieri.
Il giusto di oggi
è il bimbo che non calunniavamo ieri.
L´espansivo di oggi
è il bimbo che non trascuravamo ieri.
Il saggio di oggi
è il bimbo che non ammaestravamo ieri.
L´indulgente di oggi
è il bimbo che perdonavamo ieri.
L´uomo che respira amore e bellezza
è il bimbo che viveva nella gioia anche ieri.
ULTIME LETTERE DA STALINGRADO
Questo libro è una raccolta di 39 lettere che furono scritte
da soldati tedeschi assediati nella sacca di Stalingrado nel
dicembre 1942. Purtroppo non arrivarono mai alle famiglie
a cui erano destinate e alle quali i soldati davano il loro ultimo saluto: Hitler le fece sequestrare dalla censura militare
per un sondaggio sul morale delle truppe. Fortunatamente
furono ritrovate dopo la fine della guerra negli archivi dell’esercito.
Un libro in cui non trovare un sunto dell’aspetto storico-politico della vicenda, ma più che altro una testimonianza veritiera dell’orrore della guerra e della consapevolezza della
morte che si avvicina. Si va dal figlio dell’ufficiale di stato
maggiore che non capisce più il perché dell’azione militare,
al giovane padre di un bambino appena nato con la paura
di non vederlo mai; dal figlio di un Pastore protestante che
non trova Dio nell’orrore che lo circonda, al soldato convinto
nazista che però ha perso la speranza e aspetta la morte
con consapevole rassegnazione.
Mi piace lasciare, infine, un breve scritto attribuito a Ronald
Russell, che ben rappresenta il rapporto tra il seme e la
pianta, cioè tra i mezzi e il fine secondo il pensiero di Gan-
36
MATTEO BIASIN
IL DECLINO DELLA VIOLENZA di Steven Pinker
Si riporta l’articolo di Riccardo Stagliano su “La Repubblica”
(pagina 49) di lunedì 11 marzo 2013 dal titolo
“Credetemi, mai il mondo è stato così pacifico”. Recensione del libro di Steven Pinker “Il declino della violenza”
Mondadori 2013.
“Non fatevi fuorviare dai giornali. La preghiera laica
dell’uomo moderno è vittima di un errore di parallasse.
Siamo troppo vicini ai fatti per metterli a fuoco. Guerre, omicidi, stupri: ci sentiamo soverchiati. Ma è solo
perché if it bleeds it leads, se sanguina allora vende.
Le buone notizie non fanno notizia. Nemmeno quella
migliore di tutti, ovvero che viviamo nel periodo storico
più pacifico di ogni tempo. Se ci sembra diversamente, cambiamo le lenti. Assumiamo la prospettiva lunga
e ci renderemo conto che le straordinarie catastrofi
di oggi sono niente rispetto all’ordinaria tregenda di
ieri. Ne è convinto Steven Pinker, psicologo e neuroscienziato ad Harvard, e l’ha messo per iscritto in un
tomo ponderoso dal titolo inequivoco: Il declino della
violenza (Mondadori, pag. 800, euro 45), in libreria dal
12 marzo. Molto apprezzato da Bill Gates (”Cambia
il modo di pensare”) e dal filosofo di Princeton Peter
Singer (”Supremamente importante”), quanto sbertucciato da Elizabeth Kolbert sul New Yorker che ha definito “confondente” l’approccio e “ambigui” i dati che
usa, come dal filosofo britannico John Gray, che non
condivide affatto la tesi di fondo.
Professore, perché ha deciso di scrivere un libro così
controintuitivo?
“Lavorando su testi precedenti mi ero imbattuto in dati
sulla drammatica riduzione di morti violente dalle società non statali a oggi, oltre ad altri progressi come
la fine dello schiavismo e l’abolizione delle pene corporali. Così quando la rivista Edge.org mi chiese ’su
cosa ero ottimista’ risposi ’sul declino della violenza’.
Altri studiosi commentarono, aggiungendo varie altre
prove a favore. E mi convinsero che era una vicenda
non molto nota, che andava raccontata”.
Sfidando i manuali di storia del XX secolo e la quotidiana lettura dei giornali…
“Bisogna guardare i dati. E i dati ci dicono che nelle
guerre ai tempi delle società non statuali periva circa il 15% della popolazione, mentre oggi non si arriva
neppure all’1%. Quanto agli omicidi, siamo passati dai
110 su 100 mila abitanti nella Oxford del XIV secolo
all’1 della Londra di metà del XX secolo. Per quanto
riguarda i giornali, ricordiamoci che le notizie sono le
cose che accadono, non quelle che ‘non accadono’.
Sino a quando la violenza non arriverà a zero, ci saranno sufficienti fatti criminosi con cui aprire il tg. Ma
agli scienziati deve importare la tendenza: andava meglio prima? No, molto peggio”.
Lei cita sei tendenze che proverebbero il suo argo-
37
mento. Ce le riassume?
“La Pacificazione, ovvero il passaggio dalle società
basate sulla caccia a quelle agricole, di circa 5000
anni fa, con cui si registrò un calo di cinque volte delle
morti violente. Il Processo civilizzante, tra Medioevo
e il XX secolo, con cali negli omicidi tra 10 e 50 volte.
La Rivoluzione umanitaria, che coincide con l’Illuminismo, in cui si formano i movimenti per abolire schiavitù, tortura, uccisioni per superstizione. La Lunga pace,
dopo la seconda guerra mondiale. La Nuova pace,
dalla fine della guerra fredda. Sebbene qualche lettore
potrà faticare a crederci, da allora conflitti, genocidi e
attacchi terroristi sono diminuiti rispetto al passato. Infine le Rivoluzioni dei diritti, che hanno portato a meno
violenze contro gli omosessuali, le donne, le minoranze etniche”.
Quali sono stati i principali fattori pacificatori?
“L’emergenza di uno stato con il monopolio del legittimo uso della forza riduce la tentazione della vendetta.
Poi il commercio, favorito dal progresso tecnologico,
per cui diventa più economico comprare le merci che
saccheggiarle e dove gli interlocutori diventano più
preziosi da vivi che da morti, se no a chi vendi? Quindi le forze del cosmopolitismo, intese come mobilità,
alfabetismo e mass media, che allargano il giro delle
persone e rendono più facile mettersi nei panni altrui e
assumere la loro prospettiva”.
Altrove però lei accusa il giornalismo di “distorcere la
prospettiva storica per mancanza di cultura statistica”.
È ciò che chiamano “distorsione di disponibilità”, per
cui tendiamo a citare gli esempi più a portata di mano,
anche se non statisticamente significativi?
“La mancanza di cultura statistica è un problema serio
per l’intera classe intellettuale. Dovremmo insegnarla
in ogni ordine e grado. E prendere l’abitudine di verificare le nostre affermazioni al vaglio fattuale e scientifico. Il successo di libri come Pensieri lenti e veloci di
Daniel Kahneman, o di Moneyball di Michael Lewis o
di The Signal and the Noise di Nate Silver in cui baseball e politica rispettivamente sono analizzati con metodo statistico sono segnali di speranza”.
Ha fatto discutere, nella sua classifica “atrociologica”,
il fatto che la seconda guerra mondiale fosse solo al
nono posto quanto a numero di morti rispetto alla popolazione mentre la rivolta An Lushan nella Cina dell’VIII secolo al primo. Come spiega questa ignoranza
collettiva?
“Soffriamo di miopia storica: gli eventi più vicini sono
più chiari, con più fatti e con ricordi più vividi. Nei secoli precedenti non avevano la Cnn. Aggiungete che le
atrocità sono spesso usate come munizioni nei dibattiti. Chi vuole criticare la modernità ha bisogno di sostenere che i peggiori episodi siano accaduti nei tempi
moderni”.
Lei è un celebre psicologo evolutivo. Nel dibattito sui
ruoli di natura e cultura, in passato è sempre sembrato
a favore della prima. Stavolta tiene in maggior considerazione la cultura, o sbaglio?
“Credo che sbagli, anche se non è il primo a rivolgermi
questo appunto. Ciò che sostengo da sempre è che la
natura non può essere ignorata, che non siamo una
tabula rasa. Nello specifico, il cambiamento culturale è
necessario per spiegare il declino della violenza (non
è passato abbastanza tempo per spiegarlo in termini
evolutivi darwiniani), ma la natura umana serve per
spiegare il cambiamento culturale. Abbiamo usato la
cognizione, l’auto-controllo e l’empatia per contrastare
l’istinto di vendetta, di dominio o di sadismo”.
38
BIOGRAFIE PER LA PACE
Leggere e raccogliere le biografie è un modo per costruire punti di riferimento culturali che orientano nella vita perché
sono storie di esistenze reali, stimolanti anche se impareggiabili. Non si tratta soltanto di grandi figure o di personaggi
consegnati alla storia, ma anche di persone semplici che spesso non sono note, il cui contributo singolare ha rappresentato un passo importante nella costruzione di una società più giusta. Non tutti i nomi corrispondono a persone
che hanno operato ”a tempo pieno” per la pace secondo il metodo nonviolento, come Gandhi o Capitini, ma le cui
vite sono state spese professionalmente per il bene degli individui e delle società e per far crescere una “coscienza
planetaria” (secondo la definizione di Ernesto Balducci).
I pochi profili prescelti servono a dare un’idea dell’ampio spettro dell’universo pacifista che parte senza dubbio dai
grandi nomi noti della nonviolenza (Gandhi, King…), ma che si espande in tanti altri campi differenti e complementari
che operano in modo sinergico allo stesso obiettivo. Solo a mo’ di esempio si sono proposti profili che spaziano,
in ordine di apparizione, dalla disobbedienza civile alle rivendicazioni per la parità di genere, dalla conoscenza del
profondo e dell’educazione all’amore alle coraggiose scelte dell’antimilitarismo eroico e trascurato dalla cosiddetta
(impropriamente!) “grande storia”, dall’impegno ecumenico attraverso la promozione umana alla denuncia coraggiosa delle violenze camorristiche e mafiose. L’elenco potrebbe continuare per ciascun “riquadro” della mappatura precedente e sarebbe auspicabile che ciò venisse fatto nelle scuole e nelle università in modo sistematico, progressivo
e continuamente aggiornato sul web.
Le biografie sono strettamente collegate alla costruzione della Bibliografia nella quale ci sono i libri che ciascun
autore ha scritto o che sono stati scritti su di lui. In questo modo ognuno costruisce progressivamente il proprio
“bagaglio” culturale e la sua personalità nonviolenta, perché riconosce in queste persone una paternità e maternità
ideale, filosofica, scientifica e spirituale.
Alcune biografie sono state costruite integrando le informazioni di Wikipedia con quelle di libri e riviste.
“Nobis vero ad nostrum arbitrium nasci licet13”
Seneca
HENRY DAVID THOREAU
(Concord, 12 luglio 1817 – Concord, 6 maggio 1862), è stato un
filosofo, scrittore, poeta, diarista,
saggista, insegnante, abolizionista, ambientalista, ecologista,
agrimensore, resistente fiscale,
naturalista e pacifista statunitense.
Fu uno dei membri principali della
corrente del trascendentalismo ed
è principalmente noto per lo scritto
autobiografico “Walden, ovvero La
vita nei boschi”, una riflessione sul rapporto dell’uomo con
la natura, e per il saggio “La Disobbedienza civile” in cui sostiene che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse
vanno contro la coscienza e i diritti dell’uomo, ispirando in tal
modo i primi movimenti di protesta e resistenza nonviolenta.
Il filosofo Stanley Cavell lo considera, insieme a Ralph Waldo Emerson, una delle “menti filosofiche più sottovalutate
che l’America abbia prodotto”.
Nato in una famiglia modesta, si laureò all’Università di Harvard nel 1837. Intrattenne una profonda amicizia con Ralph
Waldo Emerson e con altri pensatori trascendentalisti. Vicino a tale concezione, il suo riformismo partiva dall’individuo,
prima che dalla collettività, e difendeva uno stile di vita in
profondo contatto con la natura. La morte del fratello John,
avvenuta nel 1842, fu per lui un grande dolore. La scrittura
del libro-diario “Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack” (1839–1849) lo aiutò nel suo tentativo di superare
la perdita del fratello e di tenerne viva la memoria. Forte
il credo nel principio della reincarnazione, il quale percorre tutta l’opera attraverso puntuali digressioni sulle filosofie
orientali e l’interessante uso simbolico del fiume come elemento di rinascita e continuità, presente sia nelle filosofie
Orientali che Occidentali. Nel 1845, per sperimentare una
vita semplice e protestare contro il governo, si stabilì in una
piccola capanna da lui stesso costruita presso il lago (o stagno) di Walden (Walden Pond), nei pressi di Concord (Massachusetts). Qui poté dedicarsi a tempo pieno alla scrittura
e all’osservazione della natura. Dopo due anni, nel 1847,
lasciò il lago di Walden per vivere col suo amico e mento-
13
“Solemus dicere non fuisse in nostra potestate, quos sortiremur parentes, forte hominibus datos: nobis vero ad nostrum arbitrium nasci licet. Nobilissimorum ingeniorum
familiae sunt: elige in quam adscisci velis; non in nomen tantum adoptaberis, sed in ipsa bona, quae non erunt sordide nec maligne custodienda: maiora fient, quo illa pluribus
diviseris”. “Ripetiamo spesso che non è stato in nostro potere quali genitori sceglierci (e) che ci sono stati dati dal caso, ma in realtà ci è lecito nascere secondo il nostro volere. Ci sono le
famiglie degli ingegni più nobili: scegli in quale tu voglia essere adottato; non ne sarai reso partecipe solo del nome, bensì dei beni stessi, che non saranno da conservare con spilorceria
o tirchieria: diventeranno più grandi quanto più saranno quelli cui li distribuirai”. (Seneca, De brevitate vitae, 15,3)
39
re Ralph Waldo Emerson e la sua famiglia a Concord. Nel
1846 Thoreau rifiutò di pagare la tassa che il governo imponeva per finanziare la guerra schiavista al Messico, da
lui giudicata moralmente ingiusta e contraria ai principi di
libertà, dignità e uguaglianza degli Stati Uniti. Per questo
fu incarcerato per una notte e liberato il giorno successivo
quando, tra le sue vibrate proteste, sua zia pagò la tassa per
lui. Nel 1849 scrisse il saggio “La disobbedienza civile”. Nel
1854 pubblicò “Walden, ovvero La vita nei boschi” nel quale
descriveva la sua esperienza di vita sul lago Walden. Morì
nel 1862 a Concord, la sua città natale.
“Walden, ovvero vita nei boschi” è il resoconto dell’avventura dell’autore, che dedicò oltre due anni della propria vita,
per l’esattezza dal 4 luglio 1845 al 6 settembre 1847, a cercare un rapporto intimo con la natura e insieme a ritrovare
se stesso in una società che non rappresentava ai suoi occhi i veri valori da seguire, ma solo l’utile mercantile. L’opera
è stata analizzata in prospettiva filosofica da Cavell in The
Senses of Walden, dove emerge come un autentico classico della filosofia americana e mondiale.
Il suo fu un esperimento avente per obiettivo quello di cercare la conciliazione tra artista e il mondo naturale grazie
all’ottimismo scaturito dal considerare l’uomo come artefice
del proprio destino e come essere dipendente da sensazioni
ed emozioni. Il libro fu scritto quasi interamente durante il
soggiorno di Thoreau in una capanna, costruita in gran parte
da solo, sulle sponde del lago Walden che si trova vicino alla
cittadina di Concord in Massachusetts. Durante il suo soggiorno Thoreau descrisse la sua vita, soprattutto negli ambiti naturalistici, soffermandosi su una descrizione dettagliata
del lago e della zona in cui soggiornava, caratterizzata dalla
presenza di numerosi laghi di media e piccola dimensione.
Walden fu per Thoreau il libro di maggior successo, il cui
testo fu riscritto ben sette volte prima della pubblicazione
avvenuta nel 1854. La sua fu una prova di sopravvivenza
ed insieme una testimonianza all’umanità: l’uomo riesce a
vivere anche in condizioni di povertà materiale e anzi da
queste può trarre una maggior felicità nel saper apprezzare
maggiormente le piccole cose. Cavell ha inoltre rilevato somiglianze notevoli fra la riflessione sull’essere e l’abitare di
Thoreau e quella di Martin Heidegger.
«Non mi interessa seguire il percorso del mio dollaro
(ammesso ch’io possa farlo, finché questo non compra
un uomo, o un moschetto con il quale sparare a qualcuno, il dollaro è innocente), ma mi preoccupo di seguire
gli effetti della mia obbedienza» (Henry David Thoreau,
“La disobbedienza civile”). Scritto nel 1849, il saggio Disobbedienza civile contiene il pensiero di Thoreau in merito agli
ideali proclamati nel 1776 nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America e la sua decisa opposizione
alla guerra messicano-statunitense. Egli riteneva che il
conflitto fosse ingiusto e ben sapeva che non poteva svolgersi se non col consenso e col contributo economico dei
cittadini. Quindi decise di violare apertamente la legge e di
non pagare le tasse, accettando la reclusione in carcere che
questo gesto comportava. Nel saggio Thoreau si impegnava
a negare il principio del potere assoluto della maggioranza,
sostenendo l’esistenza di limiti che neppure la volontà popolare può oltrepassare e che consistono nei diritti fondamentali dell’uomo, in particolare delle minoranze: per questo
Thoreau è considerato uno dei padri del concetto giuridico di
limite, alla base del costituzionalismo novecentesco. L’opera fu letta anche da Tolstoj, Gandhi e King per i quali fu fonte
di ispirazione per la lotta nonviolenta.
SIMONE DE BEAUVOIR
nacque a Parigi il 9 gennaio 1908 da una famiglia altoborghese, segnata presto dalla
bancarotta del nonno paterno.
Simone e Hélène, sua sorella,
vissero lunghi anni di disagi e
ristrettezze economiche: “usavamo i vestiti fino alla corda, e
anche oltre”. Ben presto Simone
rivelò un’intensa passione per lo
studio. Iscritta all’Istituto Désir,
diventò un’allieva esemplare, e
decise – fatto allora eccezionale
– di continuare a studiare e di dedicarsi all’insegnamento,
allontanandosi allo stesso tempo dalla religione. Studiò alla
Sorbona, dove nel 1929 ottenne “l’agrégation” (idoneità)
in filosofia e dove incontrò colui che, senza matrimonio né
convivenza, sarebbe diventato il compagno della sua vita,
il filosofo esistenzialista Jean-Paul Sartre. Sono, questi, gli
anni in cui conosce Merleau-Ponty, Lévi-Strauss, Raymond
Aron, Paul Nizan. Inizia a insegnare nel 1930, prima a Marsiglia, poi a Rouen, infine a Parigi, dove chiuderà la propria carriera di docente nel 1943 per diventare scrittrice a
tempo pieno. Molto importanti sono le sue esperienze di
viaggio in vari continenti per la sua formazione intellettuale.
Con Sartre compie i suoi primi viaggi, in Spagna, in Italia,
in Grecia, in Marocco; nulla sfugge a questi due intellettuali
degli eventi culturalmente significativi di questo periodo, si
appassionano al cinema e al jazz e vivono con partecipazione i grandi rivolgimenti politici di quegli anni: il nazismo
in Germania, la guerra civile spagnola del 1936, la seconda
guerra mondiale. Durante la guerra, Simone de Beauvoir
rimane a Parigi, occupata dai nazisti, e condivide con Sartre la breve esperienza del gruppo di Resistenza “Socialismo e Libertà”. Dopo la Liberazione lascia l’insegnamento
ed entra a far parte del comitato di redazione della rivista
“Les Temps Modernes”, insieme a Sartre, Leiris, MerleauPonty e altri. Nel 1947 si reca negli Stati Uniti per una serie
di conferenze e incontra lo scrittore Nelson Algren, con cui
stabilisce un intenso rapporto d’amore. Compie altri viaggi significativi (Brasile, Cuba, Cina, Russia) e ritorna molto
spesso in Italia con Sartre. Dopo “Il secondo sesso” (1949),
ormai famosa in tutto il mondo, Simone de Beauvoir, per le
particolari posizioni assunte come scrittrice e come donna,
è oggetto di grande ammirazione ma anche di aspre polemiche. Allo scoppio della guerra di liberazione algerina,
prende posizione a favore di questa lotta, cosa che renderà
il suo isolamento ancora più pesante. Simone de Beauvoir
è considerata la madre del movimento femminista, nato
in occasione della contestazione studentesca del maggio
1968, che seguirà con partecipazione e simpatia. Gli anni
settanta la vedono fervidamente in prima linea in varie cau-
40
se del progresso civile: la dissidenza sovietica, il conflitto
arabo-israeliano, l’aborto, il Cile, la donna (è presidentessa
dell’associazione “Choisir” e della Lega dei diritti della donna). Nell’ultimo periodo della sua vita, Simone de Beauvoir
affronta con coraggio un altro problema sociale, quello della
vecchiaia, cui dedica un importante saggio, La Terza Età
(1970). Nel 1981, in seguito alla morte di Sartre, scrisse “La
cerimonia degli addii” (“La Cérémonie des adieux”), cronaca
degli ultimi anni del celebre pensatore.
ERICH FROMM
nasce a Francoforte
nel 1900. Figlio di un
ricco commerciante, fu
allevato in un’atmosfera israelita, ma più tardi egli respinse le sue
convinzioni religiose.
Dopo aver completa to la sua educazione
secondaria studiò a
Heindelberg e si laureò in filosofia. Studiò poi psicoanalisi
a Monaco e si formò nell’istituto di psicoanalisi di Berlino.
Non si laureò in medicina. Cominciò a praticare psicoanalisi
nel 1925 e divenne presto famoso. Dal 1929 al 1932 fu assistente nell’Università di Francoforte, e nel 1930 la sua prima
tesi sulla funzione delle religioni, fu pubblicata in “Imago”,
una rivista edita da Freud. Nel 1933 fu invitato all’istituto di
psicoanalisi di Chicago . Nel 1934, per opposizione al nazismo, lasciò la Germania per stabilirsi permanentemente
negli Stati Uniti. Tenne lezioni all’Università di Columbia dal
1934 al 1939 e in altre Università americane. Nel 1951 divenne professore del dipartimento di psicanalisi dell’Università nazionale del Messico. Nel 1955 fu nominato direttore
del dipartimento di psicologia della stessa Università nazionale del Messico col compito di dirigere l’addestramento di
psicoanalisi e psichiatria. Dal 1962 titolare di una cattedra di
psichiatria a New York. Muore a Locarno nel 1980.
Viene considerato come uno dei maggiori rappresentanti
della psicologia post-freudiana. Il rapporto tra l’uomo e la
società differisce da quello di Freud che insegnava che l’uomo è fondamentalmente antisociale e deve essere addomesticato dalla società. Fromm credeva che una spiegazione
più comprensiva del comportamento umano può essere trovata nella storia. L’uomo secondo Fromm era originalmente
protetto dalla solitudine e dal dubbio poiché egli viveva in
uno stato di unità cosmica con i suoi compagni e l’universo.
Quest’unione con la natura scomparve nel Medioevo.
Nel suo libro “Psicoanalisi e religione” pubblicato nel 1950
discuteva il bisogno dell’uomo di una struttura di orientamento con cui egli poteva superare la sua alienazione e stabilire con gli altri. Questo bisogno può essere soddisfatto
da un’ideologia, da una religione, o persino da una nevrosi
mentale. Fromm confrontò questo di psicoanalisi che egli
chiamava cura dell’anima con le religioni che accentuano il
potere e la forza dell’individuo. La cura dell’anima è quello
di mettere un uomo in contatto col suo subcosciente aiutandolo così essere libero e stabilire relazioni d’amore. Il
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metodo normale per superare l’isolamento è stabilire spontaneamente relazioni col mondo attraverso l’amore e lavorare senza sacrificare l’indipendenza e l’integrità del processo. Nel suo lavoro di analista Fromm scoprì una grande
di varietà di meccanismi d’evasione-masochismo, sadismo,
distruttività, conformismo, alternativi all’amore. Essi producono una riduzione dell’ansia ma solo al caro prezzo della
rinuncia della propria individualità.
FRANZ JÄGERSTÄTTER
nato il 20 maggio 1907 da Rosalia Huber e Franz Bachmeier a
Sankt Radegund (Alta Austria),
crebbe presso la nonna Elisabeth Huber, perché i genitori
erano troppo poveri per sposarsi. Nel 1917 sua madre sposò il
contadino Heinrich Jägerstätter,
che adottò Franz. Quando il padre adottivo morì senza figli nel
1933, Franz ne ereditò la proprietà. Nello stesso anno Franz riconobbe la paternità di una figlia nata da Theresia Auer. Nel
1936 sposò Franziska Schwaninger,
conosciuta l’anno pre cedente, e andò in viaggio di nozze a Roma. Il matrimonio
segnò una svolta nella sua vita, fino ad allora disordinata. La
preghiera e la lettura della Bibbia divennero consuetudine
quotidiana per Franz e Franziska. Dal matrimonio nacquero tre figlie, Rosalia (1937), Maria (1938) e Aloisia (1940).
Lo studio della letteratura sacra e la frequentazione della
chiesa lo portarono alla convinzione che la sua fede cattolica fosse incompatibile con il nazionalsocialismo. Dopo
l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista, il 12 marzo
1938, Jägerstätter rifiutò l’incarico di sindaco che gli era stato offerto. In occasione del plebiscito sull’annessione, il 10
aprile, fu l’unico a votare “no” nel suo paese. Jägerstätter
espresse la sua resistenza al nazionalsocialismo anche non
partecipando più alla vita pubblica del paese, e rifiutando
facilitazioni offerte dal partito nazista. Nell’estate del 1940
Jägerstätter venne arruolato dalla Wehrmacht, ma il sindaco di Sankt Radegund, a causa della situazione familiare
di Franz (la moglie, dopo la nascita della terza figlia, si era
ammalata), ottenne il suo rientro dalla caserma di Braunau.
Nell’ottobre 1940 egli venne richiamato alle armi per la formazione come recluta presso Enns. Ma, su richiesta del suo
Comune, venne dichiarato “insostituibile” e poté tornare alla
famiglia e al lavoro agricolo. Nell’estate del 1941, alla morte
del sacrestano della sua parrocchia, lo sostituì su richiesta
del parroco. L’esperienza negativa nell’esercito e il programma nazionalsocialista sull’eutanasia, che conobbe in quel
periodo, rafforzarono la sua decisione di non tornare alla
vita militare. Dichiarò anche apertamente che, come cattolico credente (nel frattempo era diventato terziario francescano), non poteva prestare servizio militare, poiché lottare
per lo Stato nazionalsocialista sarebbe stato contrario alla
sua coscienza. Il suo ambiente cercò di dissuaderlo, ricor-
dandogli le responsabilità verso la propria famiglia, ma i
suoi princìpi non vennero indeboliti. Perfino il vescovo della
diocesi di Linz, Josephus Calasanz Fließer, lo consigliò di
desistere dall’obiezione di coscienza. La moglie Franziska
lo sostenne in questa decisione, benché conscia delle conseguenze. Il 23 febbraio 1943 ricevette la terza chiamata
alle armi presso la città di Enns, dove si presentò il 1° marzo. Dopo aver manifestato l’intenzione di obiettare venne
trasferito nella prigione militare per gli indagati di Linz. Solo
lì seppe che anche altre persone rifiutavano il servizio militare, e che opponevano resistenza al nazionalsocialismo. Il
4 maggio venne trasferito a Berlino-Tegel. Lì si rifiutò ancora
di ritirare la sua obiezione di coscienza. Il 6 luglio il Tribunale
di Guerra del Reich di Berlino-Charlottenburg lo condannò a
morte per sovversione dell’esercito. Il tribunale non prese in
considerazione la sua disponibilità ai servizi di sanità. Viene
ghigliottinato il 9 agosto 1943 a Brandeburgo sulla Havel.
Dopo la fine della guerra, l’urna con le sue ceneri fu portata
a Sankt Radegund per essere là tumulata il 9 agosto 1946.
ANNALENA TONELLI
nata a Forlì nel 1943, dopo
il liceo classico e la laurea
in legge si sposta in Africa,
nel 1969. Nel frattempo
aveva fondato il “Comitato
per la lotta contro la fame
del mondo” di Forlì, che
ancora oggi ne prosegue
l’opera.
Si abilita all’insegnamento
della lingua inglese nelle
scuole superiori in Kenya.
L’incontro con l’Africa, e in
particolare con le popolazioni somale, la spinge a fare studi
di medicina. Consegue certificati e diplomi di controllo della
tubercolosi in Kenya, di Medicina tropicale e comunitaria in
Inghilterra, di leprologia in Spagna.
Nel 1984 l’operato delle autorità del Kenya avrebbe portato
allo sterminio di una tribù del deserto. Le sue denunce pubbliche impediscono il genocidio. Arrestata e portata davanti
alla corte marziale, si sente dire che l’essere scampata a
due imboscate non era garanzia di sopravvivere anche alla
seguente.
Viene uccisa a Borama, in Somalia, in un ospedale da lei
stessa fondato.
ROBERTO SAVIANO
(Napoli, 22 settembre 1979) è
un giornalista e scrittore italiano.
Nei suoi scritti, articoli e nel suo
libro, “Gomorra”, usa la letteratura e il reportage per raccontare la
realtà economica, di territorio e
d’impresa della camorra e della
criminalità organizzata in genere. Dalle prime minacce di morte del 2006 da parte dei cartelli
camorristici, denunciati nel suo
“expose” e nella piazza di Casal
di Principe durante una manifestazione per la legalità, Roberto Saviano è sottoposto a un
serrato protocollo di protezione. Dal 13 ottobre 2006 vive
sotto scorta. Numerose le sue collaborazioni con importanti
testate giornalistiche italiane ed internazionali. Attualmente
in Italia collabora con “L’espresso” e “La Repubblica”, negli
Stati Uniti con il “Washington Post” e il “Time”, in Spagna
con “El Pais”, in Germania con “Die Zeit” e “Der Spiegel”,
in Svezia con “Expressen” e a breve in Gran Bretagna con
il “Times”. Per le sue posizioni coraggiose è considerato un
“eroe nazionale” da importanti scrittori e personaggi culturali
del calibro di Umberto Eco. Nel m 2006 esce il suo primo
romanzo “Gomorra - Viaggio nell’impero economico e nel
sogno di dominio della camorra”, un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra e dei luoghi dove questa è
nata e vive. Ad ottobre 2008 il libro ha venduto oltre 1,8 milioni di copie nella sola Italia ed è stato tradotto in 43 paesi.
È presente nelle classifiche di best seller in Germania, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Svezia, Finlandia e Lituania.
42
vignetta della prima guerra del golfo, applicabile anche alla seconda… e a tutte le altre L’IMPEGNO CIVILE
Nel progetto del corso di formazione era previsto di incontrare Alberto Trevisan, un obiettore di Padova famoso in Italia
perché fu principalmente a seguito del suo processo che
l’opinione pubblica venne spinta a considerare necessaria
una legge per gli obiettori di coscienza. Alberto vinse la sua
lunga battaglia dopo essere stato in carcere in periodi diversi per più di un anno. Venne, infatti, scarcerato dopo l’approvazione della legge 772 del 15 dicembre 1972. In occasione
dei 40 anni da questo evento si sono tenuti due convegni
nazionali a Firenze (dicembre 2012)14 e Roma (gennaio
2013)15 .
Per una sfortunata coincidenza Alberto Trevisan si è ammalato proprio nel periodo in cui cadevano gli incontri in cui
era prevista la sua presenza. Il docente del Corso, obiettore di coscienza anch’egli… ma alla legge sull’obiezione
di coscienza, ha sostituito Trevisan ed ha ricostruito sinteticamente la storia dell’obiezione in Italia e delle lotte per
modificare la legge fino al Servizio Civile attuale. I giovani
hanno potuto comprendere il lungo percorso sia mediante
la lettura del libro di Trevisan “Ho spezzato il mio fucile”,
sia attraverso la narrazione di Alessandro Gozzo che, per la
14
www.cnesc.it
15
http://www.caritasitaliana.it/home_page/agenda/00003048_Convegno_Dall_
obiezione_di_coscienza_alla_coscienza_dell_obiezione.html
parte inerente alla protesta degli “autoriduttori”, si può trovare negli allegati.
Durante gli incontri sono stati citati molti nomi di protagonisti
significativi nelle diverse dimensioni dell’impegno pacifista.
Sono stati mostrati diversi libri e di alcuni sono state lette
pagine importanti. Si sono esplorati alcuni siti e di altri se
ne sono presentati i materiali. Grande importanze è stata
attribuita ai movimenti attivi nei diversi settori e alle riviste
specialistiche, spesso predisposte dagli stessi movimenti,
anch’esse mostrate ai giovani volontari perché ne prendessero visione e considerassero l’opportunità di abbonarsi, in
cartaceo od online, ad alcune di esse per poter continuare
la formazione e curare il proprio aggiornamento anche dopo
il termine del Servizio Civile (non tanto come esigenza culturale, quanto piuttosto come impegno militante a mantener
vivo l’interesse verso problemi di grande rilevanza etica e di
responsabilità civica verso le future generazioni).
Si sono, infine, presentati due “manifesti” dell’impegno umano e civile e si è richiesto di sottoscrivere un “credo pacifista” come prodotto culturale condiviso del corso frequentato. Purtroppo non c’è stato il tempo di riscrivere il testo
dopo le modifiche richieste dalle considerazioni individuali,
pertanto si riportano le interessanti analisi dei corsisti che
dimostrano, ben più della semplice formalità di una firma, la
sostanziale maturazione avvenuta nell’arco di pochi incontri
rispetto ai densi temi affrontati.
Alberto Trevisan con Franziska, moglie di diFranz a ffiglia
iglia nnella
ella casa
casa di
di Sankt
Sankt Radegund
Radegund inin Austria,
Austria, agosto 2010 Alberto
Trevisan
con
Franziska,
moglie
FranzJägerstätter Jägerstätteree lla
agosto
2010
43
IL NOSTRO CREDO PACIFISTA
1.
NOI CREDIAMO nella necessità di promuovere
una cultura di pace soprattutto tra i giovani del Servizio Civile Nazionale e Regionale, come patrimonio comune e come
impegno militante.
2.
NOI CREDIAMO che i diritti siano una conseguenza dei doveri e che i diritti saranno rispettati solo quando i
doveri saranno osservati.
3.
NOI CREDIAMO che i diritti acquisiti siano da difendere giorno dopo giorno attraverso una rigorosa osservanza dei nostri doveri e la denuncia delle leggi ingiuste o
delle situazioni di violazione delle leggi giuste.
4.
NOI CREDIAMO che una società sia migliore quando si occupa delle persone più deboli e di quelle in difficoltà.
5.
NOI CREDIAMO che debba esistere un solo servizio alla patria, che sia improntato al ripudio della guerra e
che operi con mezzi nonviolenti per il dialogo tra le nazioni.
6.
NOI CREDIAMO alla necessità del rifiuto delle armi
come strumenti risolutivi dei conflitti e al rifiuto di strutture
che preparino le persone alle guerre.
7.
NOI CREDIAMO nel nostro Servizio Civile come
obiezione di coscienza all’esercito di professionisti e di mercenari e come scelta individuale di non collaborazione con le
strutture di morte come le fabbriche di armi di tutti i tipi.
8.
NOI CREDIAMO che un corpo di polizia naziona-
le e internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite possa
sostituire gli eserciti e mantenere la pace nei popoli e tra i
popoli.
9.
NOI CREDIAMO che un antidoto all’indifferenza e
alla violenza sia l’impegno gratuito che molte persone praticano nel volontariato.
10.
NOI CREDIAMO nella solidarietà sociale come dovere di ogni cittadino e crediamo che tutti possano impararlo
a scuola o durante il Servizio Civile come ogni altra norma
necessaria per il buon funzionamento della società (art. 2
della Costituzione Italiana e art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: la fraternità).
11.
NOI CREDIAMO, di conseguenza, che il Servizio
Civile, come un compito indispensabile ad acquisire una
cittadinanza responsabile, a costruire legami di amicizia e
come scuola di vita comunitaria per tutti i cittadini, dovrebbe
essere obbligatorio (ferma restando la libertà di ognuno di
scegliere il tempo e il luogo dove svolgerlo).
Nel 70 esimo anniversario della decapitazione di Franz
Jägerstätter
Austria. Verso Sant Radegund, paese di Franziska e Franz Jägerstätter
44
COMMENTI AL
CREDO PACIFISTA
ALESSIA RAMANCIN
DIEGO DELON
Sono concorde nella parte in cui si parla di pace doveri e
diritti acquisiti e che noi giovani dobbiamo impegnarci per
promuovere e divulgare questa cultura del servizio per gli
altri come impegno per una giusta civiltà. Non sono d’accordo sul Servizio Civile obbligatorio che dovrebbe continuare
ad essere una scelta libera, perché non è solo qui che una
persona può mettere in atto un impegno civile (basti pensare a medici, operatori e volontari). Riportando la frase “le
armi non siano buone o cattive in sé, ma che sia l’uomo che
quasi sempre le usi male”, sono a favore anche di una forza
armata che salvaguardi la popolazione (non per niente in
caso di problemi di giustizia si chiama la polizia). Non sono
in accordo con una forza che sottometta la popolazione e
che violi i diritti umani e con la costruzione di armi per l’uccisione di massa.
In riferimento al testo con titolo: “il nostro credo pacifista”,
sento il dovere come volontario del Servizio Civile di sottoscrivere i primi quattro punti che narrano l’importanza dei diritti che ogni cittadino può acquisire nel corso della vita e che
deve difendere per non far cadere la propria validità come
persona e dei doveri che ognuno deve compiere a favore di
qualunque individuo, che presenti o no disabilità più o meno
gravi. Continuando, non desidero sottoscrivere i punti che
vanno dalla frase cinque alla frase otto perché credo che
da quando esiste la pace automaticamente di conseguenza esiste anche la guerra, per bilanciare il mondo devono
esistere entrambe, e quindi le grandi potenze europee non
smetteranno mai di addestrare i propri soldati e di costruire armi, anzi con il passare degli anni si modernizzeranno
sempre di più; per finire, sottoscrivo le ultime tre frasi perché
il Servizio Civile mi ha fatto diventare un cittadino più responsabile, ho imparato che è molto importante fare solidarietà alla società e tutto ciò dovrebbe essere insegnato nelle
scuole in maniera più esauriente, togliendo per esempio alcuni incontri informativi che nella vita non servono e dedicare più tempo a far comprende che il volontariato è una cosa
molto utile, che non deve essere sottovalutata.
Concordo e, quindi, sono a favore con ciò che viene detto
nei primi quattro punti e negli ultimi che vanno dal numero
nove al numero undici, ma non sono a favore con ciò che
viene descritto nel punto otto, che, secondo il mio parere,
unisce a se stesso anche il punti cinque, sei e sette.
Quindi non concordo la seguente frase: “NOI CREDIAMO
che un corpo di polizia nazionale e internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite possa sostituire gli eserciti e mantenere la pace nei popoli e tra i popoli”.
Sono d’accordo che può anche avvenire che un cosiddetto
esercito di “pace”, sostituisca il normale esercito di professionisti e mercenari che lo fanno come lavoro, ma questa
frase può valere per un dipendente delle Nazioni Unite o
della polizia nazionale/internazionale, che al momento di
proporre una “missione di pace” pensa: “Diciamo alla popolazione o ai vari obbiettori di coscienza interessati, che mandiamo un gruppo scelto che abbia il compito di mantenere
la pace e poi… quando si raggiunge il luogo predestinato,
vediamo cosa fare!”, ma non per me, perché di sicuro si fa
ciò che viene ritenuto più giusto. Sarà sempre a sfondo “non
pacifista”, un minimo di armi anche se ritenute poco invasive
verranno sempre usate, perché non è possibile mantenere l’ordine pubblico e sociale solo discutendo o compiendo
buone azioni in paesi composti da popolazioni che non credendo più a nessun tipo di autorità umana, sono abituate a
vivere la giornata facendo solo la cosiddetta “guerriglia”,
MARTINA DALLA PIETRA
Concordo pienamente con quanto scritto nel “Credo pacifista”, sono convinta in particolare che una società sia migliore quando si occupa delle persone più deboli e in difficoltà
e che la solidarietà sociale sia un valore fondamentale e un
dovere per ogni cittadino. Penso che ogni persona dovrebbe
riflettere sui principi su cui si basa il credo pacifista e riconoscerne l’altissimo valore etico per la costruzione di una
società civile basata su una reale giustizia, infatti “non c’è
pace senza giustizia” (Giovanni Paolo II).
Ritengo, però, che molte persone siano spaventate da alcune ideologie estremiste che esaltano le armi e la violenza
come unici strumenti di risoluzione dei conflitti sociali, politici
e religiosi.
Per quanto riguarda l’ultimo punto del credo pacifista, che
auspica l’obbligatorietà del Servizio Civile, penso che ogni
persona debba essere messa nelle condizioni di poter scegliere consapevolmente se dedicare un anno della propria
vita al servizio degli altri. Personalmente ritengo, comunque,
che il Servizio Civile aiuti ad affinare la propria coscienza
civica e a costruire nuove amicizie oltre che a sviluppare
nuove abilità in ambito sociale e comunitario.
45
ILENIA LAZZARIN
l’azione più semplice e diretta che quel tipo di popolazione
preferisce. Perciò, secondo me, questa frase si potrebbe
anche cancellare perché risulta irrealizzabile nelle condizioni che ho appena descritto.
Penso che il credo pacifista sia un documento molto utile
per far emergere alcuni argomenti che solitamente non si
trattano nella vita quotidiana, ma che invece hanno molta
rilevanza. Per quel che mi riguarda, i punti in cui non mi
rivedo sono due: il punto 7 e il punto 8.
Alcune perplessità le avevo già avanzate durante la lezione
e riguardano principalmente la preparazione di professionisti di polizia e le metodologie relative.
MARTA CALLEGARO
Del “credo pacifista” modificherei i seguenti punti cambiando le parole con quelle in grassetto:
punto 4
NOI CREDIAMO che una società sia migliore quando si occupa principalmente delle persone più deboli e di quelle in
difficoltà: Penso che sia opportuno sottolineare (anche se
magari può sembrare solo una “sbavatura”) che anche chi
non è debole o in difficoltà, anche chi è ricco, ha dei diritti
innegabili davanti allo Stato. Il fatto poi che proprio queste
persone più fortunate abbiano l’obbligo morale di occuparsi
di chi lo è meno di loro è certo: la coscienza di ognuno è
comunque insondabile.
punto 8
NOI CREDIAMO che un corpo di pace nazionale e internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, organizzato secondo una partecipazione “a rotazione” per favorire l’impegno
di tutti, possa sostituire gli eserciti e mantenere la pace nei
popoli e tra i popoli. Come detto precedentemente a Sandro,
il termine “polizia” mi ricorda troppo il termine “manganelli”…
e non riesco a pensare che la polizia sia un corpo pacifico.
Inoltre, nella mia seconda aggiunta intendo valorizzare l’impegno di tutti pensando che la partecipazione a questo corpo di pace (non armato!) possa essere a termine o a termine
cadenzato nel tempo.
Aggiungerei il Punto 11 con la formula seguente:
NOI CREDIAMO nella forza del BENE QUOTIDIANO fatto
senza scopo, senza interessi secondari, senza sforzi eccezionali rinnovato in libertà di cuore e senza imposizione alcuna. In tutto il corpo del credo pacifista mi sembrava mancare questa idea e cioè il fatto che il bene vero, quotidiano,
deve essere senza scopo alcuno …. Ma nella gratuità. E lascerei invariato il punto 11 che diventa dodicesimo e ultimo.
Una volta apportate queste modifiche firmerei molto volentieri il “credo”.
DAVIDE BREDA
Io mi sento di sottoscrivere questo “credo pacifista”, perché
promuove la pace tra i popoli, l’aiuto ai bisognosi, e garantisce uno spirito di fratellanza verso il prossimo, porgendo la
mano per alzarlo in piedi e non per violentarlo o accoltellarlo
per un futile motivo. Io poi sono molto insicuro e avendo non
solo la mia famiglia alle spalle ma anche i miei amici, trovo
conforto e sicurezza nel proseguo della mia crescita umana
e civile.
LUISA FERRATO
Credo sia difficile leggere questo credo e dire a priori “sì,
lo firmerei!”, non tanto perché le affermazioni scritte siano
banali (anzi, sono molto serie e profonde), quanto perché
non ho dato alcun contributo a scriverlo; sarebbe come sottoscrivere delle affermazioni importanti, ma non ponderate
e sentite fino in fondo.
Queste sono le modifiche (scritte in neretto) che io farei, con
le relative spiegazioni:
punto 4
NOI CREDIAMO che una società sia migliore quando si occupa dei diritti di tutti, con attenzione soprattutto per le persone deboli e in difficoltà (penso che com’era scritto primo la
frase fosse incompleta, in quanto tutti necessitano il rispetto
e l’osservanza dei propri diritti e doveri).
Punto 11
NOI CREDIAMO che il Servizio Civile debba essere una
scelta libera e consapevole, ma sarebbe giusto rendere obbligatorio un percorso di almeno un paio di mesi per tutti i
giovani, come un compito indispensabile ad acquisire una
cittadinanza responsabile, a costruire legami di amicizia e
come scuola di vita comunitaria per tutti i cittadini (questo
46
perché credo che il Servizio Civile debba restare la scelta
individuale di donare un anno della propria vita, ma sarebbe
comunque fondamentale per tutti un percorso formativo per
prendere coscienza dei diritti e doveri di ognuno per diventare cittadini attivi).
Ecco, fatte queste modifiche, non avrei nessun problema a
firmare questo credo, anzi!
ALICE FORNASIERO
Dopo aver letto più volte il nostro “credo pacifista” e aver
riflettuto molto su di esso, decido di firmarlo così com’è per
ogni suo singolo punto.
Sostengo fermamente che il Servizio Civile sia un’esperienza che, se fatta con i giusti principi, e non solo vista come
un “lavoro” per ricevere un modico profitto, possa cambiare
il modo di vedere e vivere la vita. Per la società, a mio parere, sarebbe quindi positivo promuovere il Servizio Civile
come un’esperienza di educazione e formazione interiore
obbligatoria.
Come afferma il nostro “credo” in molti suoi punti, solo con
l’azione ci si può impegnare per far in modo che le cose migliorino. L’indifferenza è l’arma più pericolosa, perché aspettando che qualcun altro faccia qualcosa al nostro posto, le
cose peggiorano ancora di più per tutti.
Arrivata quasi alla fine di questa mia esperienza, mi ritengo
soddisfatta pienamente perché una delle cose che ho imparato più di tutte è proprio l’importanza di essere cittadini
attivi.
Ripensando a com’ero un anno fa, non sarei mai riuscita a
firmare questo “credo pacifista”, non mi sarei sentita all’altezza di accettare tutte queste “responsabilità”, e sono fiera
che sia andata così.
Sì, ne sono proprio soddisfatta perché uno dei miei obiettivi
è sempre stato quello di poter crescere interiormente grazie
al Servizio Civile , e così è stato.
Oggi sentendo miei tutti i punti del Credo Pacifista e mettendo la mia firma me ne sono potuta rendere conto. Grazie!
MATTEO BELLUCO
Leggendo il “credo pacifista” ho notato che alcuni punti
divergono da quello che è il mio pensiero attuale riguardo
all’argomento, precisamente riguardo al punto 6 in cui il
Credo dice: “NOI CREDIAMO alla necessità del rifiuto delle
armi come strumenti risolutivi dei conflitti e al rifiuto di strutture che preparino le persone alle guerre” mi sento di dire
che la penso un po’ diversamente. È palese che anch’io,
personalmente, sceglierei la via del dialogo ed eviterei nella maniera più assoluta lo scontro armato come strumento
risolutivo di conflitti, ma ritengo necessario per l’esistenza
di una società che ci siano delle persone adeguatamente
preparate ad eventuali guerre, non fosse altro che per difendere l’incolumità e la civiltà della società stessa. Inoltre,
l’esercito può essere necessario per il compimento di missioni di pace che, sì, potrebbero essere svolte da organi
estranei all’esercito, ma in certe zone “calde” del mondo è
necessaria la presenza di persone addestrate a difendersi e
difendere la popolazione locale che in queste missioni viene aiutata. Infine, mi trovo in disaccordo con l’ultimo punto
del Credo, dove si afferma che il Servizio Civile dovrebbe
essere obbligatorio. Trovo questo punto un po’ coercitivo, in
quanto credo che debba essere e rimanere una scelta maturata e cosciente; trovo ingiusta l’imposizione del Servizio
Civile a tutti.
Detto questo, alla domanda se sottoscriverei il “credo”, rispondo che tranne che per i due punti che ho puntualizzato,
e che eliminerei, potrei benissimo sottoscriverlo. Tengo a
sottolineare che vedo il conflitto armato come ultima scelta per la soluzione di problemi socio politici, e tenderei ad
evitarlo in ogni occasione, però come anche la Storia (vedi
Resistenza nella Seconda Guerra Mondiale e tutte le rivoluzioni avvenute in America Latina per combattere le dittature)
insegna che a volte il conflitto armato è l’unica soluzione. I
metodi nonviolenti rischiano, se portati all’esasperazione e
cioè attuati in ogni occasione, di rimanere una via utopistica
alla risoluzione dei problemi.
47
CI IMPEGNIAMO
Ci impegniamo noi e non gli altri, né chi sta in alto né chi sta in basso, né chi crede né chi non crede
Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegnino con noi o per loro conto, come noi o in altro modo
Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi
non s’impegna, senza cercare perché non s’impegna, senza disimpegnarci perché altri non s’impegna
Sappiamo di non poter nulla su alcuno, né vogliamo forzare la mano ad alcuno, devoti come siamo e come vogliamo rimanere al libero movimento di ogni spirito più che al successo di noi stessi e dei nostri convincimenti.
Noi non possiamo nulla sul nostro mondo, su questa realtà che è il nostro mondo di fuori, poveri come siamo e
come intendiamo rimanere e senza nome.
Se qualche cosa sentiamo di potere – e lo vogliamo fermamente – è su di noi soltanto su di noi.
Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi mutiamo, si fa nuovo se alcuno si fa nuova creatura, si
imbarbarisce se scateniamo la belva che è in ognuno di noi.
L’ordine nuovo incomincia se alcuno si sforza di divenire un uomo nuovo.
La primavera incomincia con il primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua,
l’amore col primo sogno.
Ci impegniamo perché… Noi sappiamo di preciso perché ci impegniamo, ma non lo vogliamo sapere, almeno
in questo primo momento, secondo un procedimento ragionato, l’unico che soddisfi molti anche quando non
capiscono, proprio quando non capiscono.
Questo sappiamo e più che agli altri lo diciamo a noi stessi: ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci.
C’è qualcuno o qualche cosa in noi – un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia – più forte di noi stessi.
Nei momenti più gravi ci si orienta dietro richiami che non si sa di preciso donde vengano, ma che costituiscono
la più vera e sicura certezza, l’unica certezza, nel disorientamento generale.
Lo spirito può aprirsi un varco, attraverso le resistenze del nostro egoismo anche in questa maniera, disponendoci a quelle nuove continuate obbedienze che possono venire disposte in ognuno dalla coscienza, dalla ragione
e dalla fede.
Ci impegniamo per trovare un senso della vita, a questa vita, alla nostra vita: una ragione che non sia una delle
tante ragioni che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore; un utile che non sia una delle solite trappole
generosamente offerte ai giovani dalla gente pratica.
Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse.
Non ci interessa la carriera, non ci interessa il denaro; non ci interessa né femmina né maschio, se presentati
soltanto come oggetti sessuali*; non ci interessa il successo né di noi stessi né delle nostre idee; non ci interessa
di passare alla storia. Abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi, non ci interessa né
di essere eroi, né di essere traditori davanti agli uomini se ci costasse la fedeltà a noi stessi.
Ci interessa di perderci per qualcosa o per qualcuno che rimarrà anche dopo che noi saremmo passati e che
costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutto e di tutti, di avviarci, sia pure
attraverso lunghi erramenti, verso l’Amore, che ha diffuso un sorriso di poesia sopra ogni creatura, dal fiore al
bimbo, dalla stella alla fanciulla, che ci fa pensosi davanti a una culla e in attesa davanti a una bara.
Ci impegniamo non per ordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo.
Per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile, anche quello che pare
rifiutarsi all’amore, poiché dentro ogni volto e ogni cuore c’è, insieme a una grande sete d’amore, il volto e il
cuore dell’Amore.
Ci impegniamo perché noi crediamo all’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per
impegnarci perdutamente.
Primo Mazzolari
48
SOSTEGNO
VIRTUALE E REALE
(ESPLORARE SITI WEB E ABBONARSI ALLE RIVISTE DEI MOVIMENTI)
A che serve avere la mani pulite se si tengono in tasca?
(Don Lorenzo Milani)
Dunque, che fare?!
Nell’Italia degli anni Duemila avere la possibilità di prestare
Servizio Civile sta diventando sempre più un terno al lotto.
I continui tagli al Terzo Settore non stanno garantendo una
continuità a questa esperienza nata con la legge 64/2001
e nel tempo contraddistintasi come “una storica risorsa del
paese che merita di essere sostenuta e valorizzata... (con)
...grandi potenzialità per la coesione della nostra comunità
nazionale16” . Autorevoli personalità già in passato hanno
definito il Servizio Civile come “ultima scuola pensata e offerta dallo stato ai giovani maggiorenni che entrano nella
vita politica a pieno titolo17” . Da questa convinzione prende
vita il significato della richiesta di “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale18” che la Costituzione
Italiana sancisce.
Non possiamo voltare le spalle.
Ciò di cui necessita il Terzo Settore e il Volontariato in genere è una maggiore consapevolezza da parte di tutte le
persone che a queste tematiche tengono particolarmente.
Dunque, bisogna attivarsi. Lo si fa con azioni concrete; lo si
può fare con atteggiamenti “politici”, quelli che alle giovani
generazioni troppo spesso sembrano fini a se stessi. Aderire ad organizzazioni internazionali come Amnesty International www.amnesty.it ed Emergency www.emergency.it,
dunque, potrebbe apparire banale, ma assume una valenza
inestimabile anche il solo fatto di veicolarne i valori e diffonderne le principali attività. Viviamo in un’epoca in cui non
possiamo non sapere. I mezzi di comunicazione, oramai, ci
permettono – almeno potenzialmente – di conoscere. Così
non stupisce che in un clic possiamo leggere la lista aggiornata dei “Prisoners for Peace” (“prigionieri per la pace”)
che la War Resisters’ International www.wri-irg.org aggiorna
prontamente nell’apposita sezione del proprio sito web. Non
si dimentichino piattaforme digitali come www.peacelink.
it (nata per “diffondere una cultura di pace e per aiutare il
mondo eco-pacifista italiano nella sua presenza su Internet
e al di fuori della rete”), Movimento Nonviolento
www.nonviolenti.org (fondato da Aldo Capitini) o Avaaz
www.avaaz.org, comunità che crea campagne per portare la
politica dei cittadini nei processi decisionali di tutto il mondo.
Supportare questo tipo di organizzazioni testimonia attaccamento a queste iniziative. Abbonarsi alle riviste mensili di
questi movimenti, inoltre, permette la conoscenza e la diffusione di idee che promuovono finalità per un mondo più
giusto. Tra le altre si citano “Azione nonviolenta”, “Mosaico
di pace”, “Altreconomia” e “Guerre & pace”.
Non possiamo voltare le spalle.
Matteo Biasin
PS
Un ringraziamento speciale va al MIR di Padova per averci
fornito diversi materiali che abbiamo presentato e condiviso.
Libri, opuscoli, canzoni, filmati si possono conoscere o visionare nel sito www.mirpadova.org/
16 In questi termini si era espresso il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo scorso 15 dicembre 2012 in un messaggio al convegno di Firenze sul quarantesimo
anniversario della legge 772 sull’obiezione di coscienza al servizio militare.
17 Alessandro Gozzo in “Fuori dall’angolo – Idee per il futuro del volontariato e del terzo settore” di Alecci-Bottaccio, 2010, p. 139.
18 L’articolo 2 della Costituzione Italiana recita così: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
49
“IL MIO SERVIZIO CIVILE”
di Stefania
“ Chi fra noi sa meglio sopportare le cose buone e cattive di questa vita è,
secondo me, colui che ha ricevuto la migliore educazione;
da ciò si deduce che la vera educazione consiste più in esercizi che in precetti”
J. Jacques Rousseau
Il percorso educativo che ho potuto svolgere affiancando
le/i giovani in Servizio Civile, parte dalla riflessione riguardante alcune parole chiave: insieme ne cerchiamo il senso,
desumendolo da frasi carpite
a letterati, scienziati, poeti. Le
scrutiamo, le indaghiamo, le
allontaniamo o semplicemente
le ignoriamo per giungere ad
una definizione condivisa.
Parte da qui il nostro cammino insieme, cerchiamo di capire quali opportunità questa
nuova esperienza ci potrà riservare. Ci apriamo all’inedito
e al possibile, alle sfide che
il progetto di servizio civile ci
regala, consapevoli o meno
del necessario impegno per il
riscatto del senso dell’utopia e
del sogno.
Partiamo, sapendo che l’incontro con l’altro è un momento vitale e proficuo e che la
riflessione sui temi della pace e della guerra sono indispensabili per comprendere il valore del Servizio Civile.
E l’incontro con Sandro Gozzo è l’ incontro con l’ uomo,
l’obiettore di coscienza, il pedagogista: egli propone un Percorso Pedagogico dove si dispiega il valore del dialogo.
Offre una “Scuola” aperta, democratica, capace di stimolare
i volontari al piacere della domanda, della curiosità. L’educazione diventa atto di produzione e
ri-costruzione del sapere e l’accesso alla conoscenza diviene il presupposto per la formazione di una coscienza critica.
Il suo approccio consente ai giovani di captare e comprendere il mondo in un modo assolutamente nuovo, rendendoli
consapevoli del loro
ambiente antropologico e sociale.
Domina la circolarità della conoscenza: nell’atto di insegnare si apprende e nell’atto di apprendere si insegna. Avvengono continui ancoraggi con il sapere presente nel bagaglio
di ognuno e si inseriscono concetti nuovi che aprono orizzonti inaspettati.
Prende avvio un percorso di “coscientizzazione” , guidato
dalla riflessione che porta all’azione autentica.
I contenuti interiorizzati dai ragazzi richiedono tempo, un
tempo che aiuta la sedimentazione e la successiva ri-emer-
sione con una connotazione nuova e soggettiva.
Ogni volontario ha l’occasione di incontrare in carne ed ossa
l’Obiettore di Coscienza che, attraverso l’esperienza vissuta
in prima persona, consente di tracciare una
strada verso la consapevolezza di dover
compiere anche noi
una scelta. Scegliere
significa impegno, coerenza, forza, rispetto. E soprattutto coraggio. Coraggio nel
portare avanti un’idea,
l’idea universale della
pace.
I temi della violenza e
della guerra vengono
indagati
accuratamente per aiutare i ragazzi a comprenderne
a fondo i risvolti nella
vita delle persone, a
sensibilizzarli per uscire dal solipsismo imperante nella società odierna. Una società che perpetua disuguaglianze e
indifferenza, che dimentica i diritti fondamentali delle persone, usurpandone la dignità. Tutti abbiamo il “diritto ad avere
diritti” scriveva Hannah Arendt, tutti noi abbiamo il dovere di
rispettarli.
Al termine di questo “incontro” ognuno porta con sé qualcosa di importante: io porto via tutto “il possibile e il bello”
e mi impegno per continuare a essere veicolo per la sua
diffusione.
E’ attraverso l’esperienza del Servizio civile che è possibile
apprendere tutto questo: 12 mesi di SC rappresentano una
grande risorsa e una palestra per i giovani, nella quale potersi esercitare per raggiungere l’impegnativo e importante
obiettivo di divenire donne e uomini proiettati verso un futuro migliore.
50
ALLEGATI
Allegati
1 Glossario del pacifismo
2 Intervento di Alessandro Gozzo al convegno
“AVREI (ANCORA) UN’OBIEZIONE!” tenutosi a Firenze
il 15 dicembre 2012
Allegato 1
GLOSSARIO DEL PACIFISMO
Questo tentativo di definire almeno i termini che appaiono
nell’elenco dei contenuti obbligatori degli incontri di formazione secondo la normativa italiana per il Servizio Civile è
stato affidato ai corsisti, i quali si sono avvalsi dei suggerimenti e dei materiali messi a disposizione dagli organizzatori. Anche in questo caso la limitatezza del tempo a disposizione non ha permesso di condurre a termine in modo
soddisfacente il lavoro. Non è un glossario esemplare, ma
il metodo per costruirlo rimane valido perché si è partiti
dalle definizioni personali, le si è confrontate con quelle di
differenti dizionari per poi verificarle in rapporto a scritti di
letteratura specifica per infine ritornare alla semplicità della
definizione… che spesso si trova in Wikipedia o si può perfezionare a ragion veduta. Solo pochissimi lemmi si sono ottenuti con questo processo per i motivi prima specificati. La
maggior parte è incompleta, farraginosa e a volte imprecisa,
ma questa consapevolezza è l’insegnamento più importante
da interiorizzare.
CARCERE MILITARE: è un termine che non compare nei
temi proposti, ma che è emerso spesso nei racconti delle
storie degli obiettori di coscienza. Nel libro di Gaetano Briguglio “Il carcere militare in Italia”, Qualecultura, Vibo Valentia
1973, sembra che l’autore si ponga ripetutamente una domanda retorica: il carcere va inteso come scuola di violenza
o come scuola di nonviolenza?
CARTA EUROPEA: la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è stata solennemente proclamata una prima
51
volta il 7 dicembre 2000 a Nizza e una seconda volta, in una
versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo da Parlamento, Consiglio e Commissione Europei. Con l’entrata in
vigore del trattato di Lisbona, la Carta di Nizza ha il medesimo valore giuridico dei trattati, ai sensi dell’art. 6 del Trattato
sull’Unione Europea, e si pone dunque come pienamente
vincolante per le istituzioni europee e gli Stati membri e, allo
stesso livello, di trattati e protocolli ad essi allegati, come
vertice dell’ordinamento dell’Unione europea. Essa risponde alla necessità emersa durante il Consiglio europeo di Colonia di definire un gruppo di diritti e di libertà di eccezionale
rilevanza che fossero garantiti a tutti i cittadini dell’Unione. È
ben noto che i trattati istitutivi delle Comunità prevedevano,
sì, una serie di libertà, ma strumentali alla realizzazione del
mercato comune. Dai primi anni ‘70 la Corte, però, riconobbe che i diritti fondamentali, quali risultano dalle tradizioni
costituzionali dei paesi membri e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali (CEDU), fanno parte dei principi generali di cui
essa garantisce l’osservanza (nelle situazioni in cui rileva
la disciplina comunitaria). La comunità ha riconosciuto la
CEDU, pur non aderendovi, ma bisogna constatare che comunque la tutela dei diritti fondamentali è sempre stata adeguata al di là di quanto espressamente stabilito dalla base
giuridica principale, il Trattato, fino a Maastricht.
CARTA IMPEGNO ETICO DEL SC: è un documento-accordo fra base e vertice per il funzionamento migliore del
Servizio Civile. La riportiamo per intero.
Il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale e gli enti che partecipano ai progetti di Servizio
Civile Nazionale:
•
sono consapevoli di partecipare all’attuazione di
una legge che ha come finalità il coinvolgimento delle
giovani generazioni nella difesa della Patria con mezzi
non armati e non violenti, mediante servizi di utilità sociale. Servizi tesi a costituire e rafforzare i legami che sostanziano e mantengono coesa la società civile, rendono
vitali le relazioni all’interno delle comunità, allargano alle
categorie più deboli e svantaggiate la partecipazione alla
vita sociale, attraverso azioni di solidarietà, di inclusione,
di coinvolgimento e partecipazione, che promuovono a
vantaggio di tutti il patrimonio culturale e ambientale del-
le comunità, e realizzano reti di cittadinanza mediante la
partecipazione attiva delle persone alla vita della collettività e delle istituzioni a livello locale, nazionale, europeo
ed internazionale;
•
considerano che il servizio civile nazionale propone
ai giovani l’investimento di un anno della loro vita, in un
momento critico di passaggio all’età e alle responsabilità
dell’adulto, e si impegnano perciò a far sì che tale proposta avvenga in modo non equivoco, dichiarando cosa
al giovane si propone di fare e cosa il giovane potrà apprendere durante l’anno di servizio civile presso l’ente,
in modo da metterlo nelle migliori condizioni per valutare
l’opportunità della scelta;
•
affermano che il servizio civile nazionale presuppone come metodo di lavoro “l’imparare facendo”, a fianco
di persone più esperte in grado di trasmettere il loro saper
fare ai giovani, lavorandoci insieme, facendoli crescere in
esperienza e capacità, valorizzando al massimo le risorse
personali di ognuno;
•
riconoscono il diritto dei volontari di essere impegnati per le finalità del progetto e non per esclusivo
beneficio dell’ente, di essere pienamente coinvolti nelle
diverse fasi di attività e di lavoro del progetto, di verifica
critica degli interventi e delle azioni, di non essere impiegati in attività non condivise dalle altre persone dell’ente
che partecipano al progetto, di lavorare in affiancamento
a persone più esperte in grado di guidarli e di insegnare loro facendo insieme; di potersi confrontare con l’ente
secondo procedure certe e chiare fin dall’inizio a partire
delle loro modalità di presenza nell’ente, di disporre di
momenti di formazione, verifica e discussione del progetto proposti in modo chiaro ed attuati con coerenza;
•
chiedono ai giovani di accettare il dovere di apprendere, farsi carico delle finalità del progetto, partecipare
responsabilmente alle attività dell’ente indicate nel progetto di servizio civile nazionale, aprendosi con fiducia al
confronto con le persone impegnate nell’ente, esprimendo nel rapporto con gli altri e nel progetto il meglio delle
proprie energie, delle proprie capacità, della propria intelligenza, disponibilità e sensibilità, valorizzando le proprie
doti personali ed il patrimonio di competenze e conoscenze acquisito, impegnandosi a farlo crescere e migliorarlo;
•
si impegnano a far parte di una rete di soggetti che
a livello nazionale accettano e condividono le stesse regole per attuare obiettivi comuni, sono disponibili al confronto e alla verifica delle esperienze e dei risultati, nello
spirito di chi rende un servizio al Paese ed intende condividere il proprio impegno con i più giovani.
CORSA AGLI ARMAMENTI: l’espressione corsa al riarmo
indica, nella sua accezione originale, la competizione tra
due o più fazioni per imporre, l’una sulle altre, la propria supremazia militare, effettiva o apparente. Le due parti si affrettano a produrre e sviluppare il maggior numero di armi e
tecnologie militari, o a preparare l’esercito più grande. Oggi,
il termine è comunemente usato per descrivere una competizione dove non c’è un obiettivo ben preciso, ma solo l’intenzione di imporsi sulle altre parti.
DIFESA POPOLARE NON ARMATA E NONVIOLENTA:
questo tipo di difesa è popolare perché è il popolo che si
difende in prima persona senza la mediazione dei militari, è
nonviolenta perché difende ciò che deve essere difeso con
mezzi coerenti con ciò che deve essere difeso. Il principio
è quello della nonviolenza che mira a modificare la volontà
dell’oppressore rendendo impossibile l’instaurazione e/o la
conservazione del suo controllo. Questo tipo di difesa è un
elemento necessario all’interno di una strategia per il deperimento degli eserciti. Oggigiorno far avanzare l’idea di un
disarmo unilaterale provocherebbe un processo di riconversione del complesso militare-industriale. Bisogna dare una
risposta al problema dell’esercito offrendo un’alternativa alla
ricerca di un modo per risolvere i conflitti. Inoltre la difesa,
dovendo essere civile, popolare e nonviolenta innesca un
processo di trasformazione sociale per una democratizzazione più ampia, quindi è un elemento basilare della strategia rivolta all’eliminazione della violenza strutturale a tutti i
livelli sociali. (Nostro adattamento dal libro di Th. Ebert “La
difesa popolare nonviolenta” Edizione Gruppo Abele, torino
1984)
DIRITTI UMANI
Sono definiti a livello mondiale nella dichiarazione dell’ONU
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e
diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono
agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (Articolo
primo della Dichiarazione Universale del 1948). A questo articolo segue praticamente un elenco di quei diritti che la dichiarazione identifica e riconosce come fondamentali (vita,
libertà, sicurezza, tutela giuridica, cittadinanza, proprietà…)
DISOBBEDIENZA CIVILE
«Di fatto, non è dovere di un individuo dedicarsi all’estirpazione del male, anche del più grande; giustamente, egli
potrebbe avere altre faccende che lo occupano; ma è suo
dovere, almeno, tenersene fuori e , se non vi pensa oltre,
non dargli il suo supporto praticamente». Queste sono le
parole che abbiamo trovato nel saggio di Henry David Thoreau, intitolato proprio “Disobbedienza civile”. Non c’è migliore spiegazione di questa azione nonviolenta che le parole stesse del suo inventore. La disobbedienza alle leggi
e alle imposizioni ingiuste è “civile” quando il cittadino non
risponde con violenza, denuncia l’ingiustizia e se ne dissocia; allora è anche il momento in cui diventa un vero essere
umano e non una macchina o un minerale. «È così che la
massa degli uomini serve lo Stato, non come uomini coraggiosi ma come macchine, con il loro corpo. Sono l’esercito
permanente, la milizia volontaria, i secondini, i poliziotti, ecc.
Nella maggioranza dei casi non c’è nessun libero esercizio
del giudizio e del senso morale; sono al livello del legno,
della terra, delle pietre. Suppongo che se facessimo degli
uomini di legno sarebbero altrettanto utili. È un tipo d’uomo che non richiede maggior rispetto che se fosse fatto di
paglia o di un impacco di sterco. Ha lo stesso valore dei
cani e dei cavalli. E tuttavia, normalmente, quegli uomini
sono considerati buoni cittadini. Altri - come la maggioranza dei legislatori, dei politicanti, degli avvocati, dei preti e
dei tenutari di cariche - servono lo Stato soprattutto in base
a ragionamenti astratti; e poiché fanno assai di rado distinzioni morali, hanno la stessa probabilità di servire Dio che,
52
senza volerlo, di servire il diavolo». (Henry David Thoreau,
Disobbedienza civile) In questo saggio Thoreau condanna
apertamente le scelte del governo statunitense, in particolare la permissione della schiavitù e la guerra espansionistica
contro il Messico; per questi motivi egli si rifiutò di pagare le
tasse, tentando di boicottare la politica del governo e di non
contribuire al rafforzamento dello schiavismo nel Sud, ma
presto venne incarcerato (probabilmente solo per una notte,
poiché una sua zia pagò per lui la tassa in questione). Proprio da quest’esperienza nasce “Disobbedienza Civile”, in
cui egli spiega i motivi del suo arresto ingiusto, sostenendo
che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno
contro la coscienza e i diritti dell’uomo; Thoreau fonda così
i primi movimenti di protesta e resistenza nonviolenta che
verranno successivamente rappresentati da Martin Luther
King e Gandhi. Quando, infatti, Thoreau scrive che è necessario disubbidire a leggi ingiuste, o perlomeno attuare
una sorta di “resistenza” a esse, egli non pensa a una rivolta
violenta, a una rivoluzione armata, ma semplicemente a una
non collaborazione col governo che le ha imposte. Una delle
idee principali del saggio è che qualsiasi forma di governo
limita drasticamente la singolarità di ogni individuo, perché
significa far decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato
unicamente a coloro che sono al potere, non tenendo conto
del parere e delle esigenze del popolo; la legge non rende
perciò l’uomo giusto, lo rende anzi ingiusto quando egli, fedele ai suoi valori ed alla sua libertà, non la rispetta. Più che
“il governo migliore è quello che governa meno”, Thoreau
sostiene quindi l’idea che “il governo migliore è quello che
non governa affatto”.
ESERCITO: l’esercito (lat. exercitus, “esercizio”, in seguito “esercizio militare”) è un’organizzazione, forza armata
espressa spontaneamente da un popolo o creata da uno
stato per fare fronte alla guerra. Ci sono, e ci sono stati, molti
tipi diversi di esercito in tempi e in luoghi diversi, in tutti però
si possono ritrovare alcune costanti fondamentali:
•
La struttura gerarchica, piramidale: la massa delle
truppe è divisa in unità e in sottounità, con un
comandante che comanda ciascuna unità e i
comandanti delle unità componenti la sua, fino ad
un comandante in capo di tutto l’esercito.
•
La disciplina e l’obbedienza agli ordini come valori
fondamentali. (Bobbio)
GUERRA: la guerra è un evento sociale e politico generalmente di vaste dimensioni che consiste nel confronto armato
fra due o più soggetti collettivi significativi. Il termine “guerra”
deriva dalla parola werran dell’alto tedesco antico, che significa “mischia”. Nel diritto internazionale, il termine è stato
sostituito, subito dopo la seconda guerra mondiale, dall’espressione “conflitto armato” applicabile a scontri di qualsiasi dimensioni e caratteristiche. Si giunge alla guerra quando
il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di
altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata,
o quando almeno una delle parti percepisce l’inesistenza di
altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi.
La guerra è preceduta da:
•
un periodo di tensione che ha inizio quando le parti
53
percepiscono l’incompatibilità dei rispettivi obiettivi;
•
un periodo di crisi che ha inizio quando le parti non
sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere compatibili tali obiettivi.
Nei periodi di tensione e di crisi si sviluppa l’attività politica
e diplomatica di tutta la comunità internazionale per evitare
il conflitto: in tali periodi, le forze armate giocano un ruolo rilevante nel dimostrare la credibilità e la determinazione dello Stato, con lo scopo deterrente di rendere evidente
all’antagonista la sproporzione fra l’obiettivo da conseguire
e il costo, sociale e materiale, di una soluzione militare. La
guerra, quindi, può essere evitata quando ambedue i contendenti percepiscono questo sfavorevole rapporto. La
guerra in quanto fenomeno sociale ha enormi riflessi sulla
cultura, sulla religione, sull’arte, sul costume, sull’economia,
sui miti, sull’immaginario collettivo, che spesso la cambiano
nella sua essenza, esaltandola o condannandola19 .
NORMATIVA CHE REGOLA IL SCN: disposizioni relative alla istituzione del servizio civile nazionale (Legge n.
64/2001): È istituito il servizio civile nazionale finalizzato a:
a) concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio,
alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari;
b) favorire la realizzazione dei princìpi costituzionali di solidarietà sociale;
c) promuovere la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare riguardo alla tutela
dei diritti sociali, ai servizi alla persona ed alla educazione
alla pace fra i popoli;
d) partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, con particolare riguardo ai settori ambientale,
anche sotto l`aspetto dell`agricoltura in zona di montagna,
forestale, storico-artistico, culturale e della protezione civile;
e) contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti
ed amministrazioni operanti all`estero. (…)
PACIFISMO: il pacifismo è il rifiuto della guerra e l’impegno
a favore della pace. Il termine si riferisce a un ampio spettro di posizioni, che vanno dalla specifica condanna della
guerra a un approccio totalmente nonviolento alla vita. In
definitiva, il pacifismo può avere basi etiche (la convinzione
che la guerra sia moralmente sbagliata) oppure pragmatiche
(la convinzione che la guerra non sia mai efficace).
Il pacifismo si esprime in un ampio ventaglio di posizioni, da
quelle più moderate a quelle più estremiste. Esistono difatti
specifiche concezioni di pacifismo fondate essenzialmente
su credenze religiose (e quindi su basi fondamentalmente etiche), oppure su ideologie politiche (con combinazioni
variabili di etica e pragmatismo). Il rifiuto, comune a tutti i
sostenitori del pacifismo, a prescindere dalle differenti moti-
19 Una definizione molto articolata si trova in “Dizionario di politica” Bobbio, Matteucci Pasquino, ed UTET, 1996
corso attraverso la testimonianza che lo stesso ha tenuto a Firenze proprio nel periodo in cui seguiva anche la formazione a Conselve.
vazioni, riguarda la guerra, ovvero quel contenzioso organizzato tra etnie, stati, culture, gruppi sociali, che sia condotto con la forza. E ciò indipendentemente da giustificazioni
economiche, territoriali, e ovviamente da quelle imperialistiche volte all’ottenimento di superiorità o dominio in forma
esplicita o nascosta. Pacifista è il sostenitore della pace
“senza se e senza ma”, anche quando l’azione bellica sia
giustificata per il suo carattere “preventivo”, e quest’ultimo
aspetto è diventato dagli ultimi decenni del XX secolo uno
degli argomenti più dibattuti. Da ciò l’opposizione all’uso delle armi indipendentemente dalle motivazioni e dai soggetti
che l’hanno deciso, anche perché nella più parte dei casi
in soggetti posti “in guerra” possono non condividere tale
decisione, sicché il “recare morte” può essere motivato da
ragioni di necessità (per esempio economiche). Ciò significa
innanzitutto due cose: 1°, che chi fa la guerra reca morte
senza motivazioni personali; 2° che per la gran parte a subire le conseguenze della guerra sono popolazioni civili inermi
per “danni collaterali”.
GLI OBIETTORI IN LOTTA
L’AUTORIDUZIONE DEL SERVIZIO
CIVILE
Il mio intervento si dividerà in 4 piccole parti: nella prima
mi presenterò, perché penso di essere uno sconosciuto
per molti dei presenti anche se ho ritrovato diverse persone
dopo tanti anni, ma anche perché, pur infastidendomi, questo atto è necessario affinché una faccia diventi un volto.
Nella seconda parte dirò della protesta che ho iniziato, cioè
l’autoriduzione del servizio civile e dei motivi che l’hanno
sostenuta e racconterò la vicenda di Silverio Capuzzo e
della lotta decennale degli autoriduttori che costrinse la Corte Costituzionale a pronunciarsi, prima per rendere civile il
Servizio che nella legge 772 non era Civile e poi per renderlo temporalmente identico a quello militare, premesse indispensabili per la legge sul SCN e la sua apertura alle donne.
Nelle conclusioni dirò come vedo il futuro del Servizio Civile.
Spero di offrire un piccolo contributo alla storia dell’obiezione di coscienza senza alcuna pretesa di esaustività e scusandomi già da ora per le eventuali imprecisioni e mancanze che potranno essere corrette dal contributo di tutti.
La versione completa del glossario costruito dai giovani si
trova nel DVD allegato
Allegato 2
INTERVENTO DI ALESSANDRO GOZZO AL CONVEGNO
”AVREI (ANCORA) UN’OBIEZIONE!”
Presentazione
tenutosi a Firenze il 15 dicembre 2012
Mi chiamo Alessandro Gozzo. Sono un insegnante in pensione. Ho svolto la mia attività per vent’anni nella scuola
elementare e per altrettanti nella scuola secondaria come
docente di Filosofia e Scienze dell’Educazione a Venezia.
All’età di 26 anni ho svolto il servizio Civile alternativo a quello militare nella Comunità per disabili mentali di Prunella di
Melito Porto Salvo (RC). Allo scadere del dodicesimo mese,
dopo averla debitamente preparata, ho iniziato la protesta di
autoriduzione del servizio Civile -che allora durava 8 mesi
in più di quello militare- equiparandomi ai coetanei sotto le
armi. Per questo fui arrestato a Cazzago di Pianiga (il paese
in cui abito tutt’ora), condotto in Sicilia in un’auto dei servizi
di stato dai Carabinieri di Dolo. Sono stato detenuto a Palermo nel carcere militare di corso Pisani 201, processato
il 25 gennaio del 197920 con la difesa degli avvocati Romeo e Ciarletta, condannato a 7 mesi e 5 giorni, ma recluso
dal 3 gennaio al 24 maggio del 1979 e scarcerato con due
mesi di anticipo. Fui adottato come prigioniero per reati di
Presentazione della storia personale del docente del
20 Vorrei ricordare che al processo era seduto poco distante da me Mario Francese
il reporter del Giornale di Sicilia che scrisse sul mio caso il resoconto più dettagliato e preciso, forse il suo ultimo articolo, che io lessi il giorno dopo, proprio quando
venne ucciso dalla mafia a Palermo; anche il figlio Giulio era al mio processo perché
scrisse sul “Diario di Palermo” un articolo dal titolo “Obiettori fuori, generali dentro”
riportando la frase che Jean Fabre, segretario dei Radicali, pronunciò alla fine della
sentenza e per la quale fu fermato e denunciato dai carabinieri. La drammatica vicenda di Mario Francese e dei 4 figli, soprattutto di Giuseppe il cui impegno portò alla
condanna degli assassini del padre e al proprio suicidio, è finalmente narrata nel libro
di Francesca Barra “Il quarto comandamento” Rizzoli, 2011.
54
opinione da Amnesty International (Il mio caso è citato nel
Rapporto Annuale del 1979). Venni scarcerato con circa tre
mesi di anticipo dopo che il 3 maggio 1979 il Tribunale militare di Padova accolse la questione di incostituzionalità che
l’avvocato Romeo aveva sollevato nel processo a carico di
Silverio Capuzzo, riguardante la competenza-dei giudici militari a giudicare gli obiettori di coscienza. Questo motivo fu
decisivo, ma la mobilitazione di Amnesty in vista delle prime
elezioni europee fu comunque importante: l’Italia non voleva
presentarsi in Europa con alcune persone detenute per le
proprie idee21 .
A questo periodo di intenso impegno per promuovere l’obiezione e il Servizio Civile e poi per organizzare l’autoriduzione come protesta collettiva, sulle barricate, ne è seguito uno
silenzioso dietro le quinte. Avevo circa trent’anni e mi sono
detto che avrei dovuto comunicare e convincere i giovani
quindicenni e ventenni a seguire la nonviolenza, a rifiutare
l’esercito, ad imparare a risolvere i conflitti, ad accogliere
il diverso come ricchezza, cioè a far diventare “vita” quelle
sane intenzioni che per la maggior parte delle persone restano solo, appunto, delle intenzioni… senza tensione.
Dopo l’esperienza del carcere22 sono tornato ad insegnare
e, per una serie di contingenze, coinvolto nei problemi della
disabilità e dell’esclusione sociale. Con moglie e alcuni amici ho dato vita ad un’associazione di volontariato che opera
ad ampio spettro contro l’emarginazione, Il Portico (www.
il-portico.it), che oggi è divenuta una piccola impresa sociale
con 6 dipendenti. Il motto che fatichiamo a mettere in pratica
dice che “non dobbiamo essere in pochi a fare tanto, ma
tanti a fare un poco”, altrimenti ci si trova ad invecchiare
portando con sé la buona novella della Solidarietà e della
Nonviolenza e la sana aggressività dell’antimilitarismo quasi
come un segreto per una ristretta congrega di iniziati.
L’autoriduzione del Servizio Civile
Ricerca dei riferimenti culturali
(questo primo sotto-paragrafo può essere considerato una
lunga nota in aggiunta al testo essenziale dell’intervento)
La ricerca di una protesta efficace per cambiare la legge 772
era iniziata prima ancora che fossi precettato presso l’ente
che avevo scelto, La Caritas Nazionale. Con altri 2 amici del
Friuli e della Liguria fummo la triade iniziale della sofferta
convenzione della Caritas, tanto osteggiata dai vescovi amici dei generali, ma altrettanto promossa da preti coraggiosi
21 Gli avvocati Radicali Mauro Mellini e Franco De Cataldo portarono il mio caso
in cassazione a spese dell’unico partito che difendeva con i fatti (e con i propri fondi)
e non solo a parole gli obiettori di coscienza. Bisogna trovarsi in carcere per capire che
cosa significhi questo tipo di sostegno per una persona indifesa e senza risorse contro
i possenti apparati istituzionali.
22 Galeotta fu la galera per me e non un libro! Nella corrispondenza fitta che tenevo
ogni giorno c’era anche un carteggio speciale con Daniela, una ragazza con la quale ho
poi condiviso la mia vita ed ho avuto tre figli.
23 Non posso non parlare del Vescovo Bettazzi che in quegli anni guidava Pax
Christi tra l’indifferenza dei suoi stessi confratelli cattolici. Don Tonino Bello apparirà
sulla scena successivamente da grande protagonista insieme a “Beati i costruttori di
Pace”, all’infaticabile don Albino Bizzotto e tanti altri cristiani coraggiosi che ancor
oggi sanno appassionare i giovani.
55
come don Italo Calabrò di Reggio Calabria e da don Giovanni Nervo, tra quelli a me cari23 . Iniziai quindi il servizio con
la convinzione di mettere in atto una protesta significativa e
mi confrontai con tutti quelli che si occupavano delle diverse
sfaccettature dell’impegno pacifista: Nonviolenza, antimilitarismo, disarmo, difesa non armata e risoluzione dei conflitti,
educazione alla pace e diritti umani, Obiezione di coscienza
e Servizio Civile.
Dovetti costruirmi un chiaro panorama dell’immenso ed inesplorato territorio in cui vivevano, spesso senza conoscersi
ed anche disprezzandosi cordialmente, anarchici e democratici, atei, credenti e agnostici, rivoluzionari e riformisti,
figli dei fiori e frati francescani, mistici della nonviolenza e
proletari in divisa, nonviolenti non antimilitaristi e antimilitaristi non contrari alla lotta armata, nuovi studiosi specialisti
emergenti e semplici disertori per intuizione… ognuno con la
propria idea e con il proprio leader di riferimento, in una confusione che a volte era una festa colorata e altre volte una
nera babele. (Ancor oggi, lo dico tra parentesi, sono presenti
alcuni atteggiamenti selettivi che enfatizzano le differenze
all’interno del mondo pacifista al punto che si trasformano
in conflittualità ed indeboliscono la fragile aggregazione dei
movimenti nel perseguire l’obiettivo comune. Se i nonviolenti non sono capaci di superare queste divergenze al loro
interno per creare un “gruppo” unito e costantemente coordinato su obiettivi essenziali, ben poco hanno da insegnare
ai politici e ancor meno riusciranno ad intralciare i progetti
dei potenti del mondo).
Ben presto, comunque, emersero ai miei occhi i testimoni autorevoli in ciascun settore e da queste figure di riferimento si illuminavano finalità e metodi, idealità e tecniche.
Nelle pubblicazioni promosse dal Movimento Nonviolento i
nomi dei riferimenti culturali indiscussi sono ormai da mezzo secolo: Gandhi, King, Tolstoj, Thoreau, Lanza del Vasto,
Jägerstätter, Abbé Pierre, Capitini, Milani, Dolci…, ai quali
si aggiunge la folta schiera degli epigoni, degli studiosi, dei
tecnici e dei testimoni coraggiosi da Jean Goss a Langer, da
Winoba Bahave a Muller, Johan Galtung, Ebert, Sémelin, e
ancora Chico Mendes, Betty Williams, senza dimenticare le
radici e le sfide ormai classiche di Erasmo, Kant, Voltaire,
Simone Weil, Schweitzer, Bertrand Russel, Follereau, Merton, Fromm, Bobbio… e mi fermo qui perché il mio intento è solo quello di evocare alcuni nomi tra gli innumerevoli
ingegneri, geometri, esploratori, meccanici e manovali che
hanno tracciato la strada e descritto i punti cardinali per il
nostro orientamento ed anche per dire che in questi 40 anni
il Servizio Civile ha consentito a diversi giovani (in realtà una
minoranza anche all’interno del Servizio Civile stesso per la
carenza di formazione di tanti enti accreditati) di conoscere
quell’universo pacifista che, purtroppo, rimane ancora occulto alla stragrande maggioranza della popolazione.
Per quanto mi riguarda furono i libri e le storie di questi personaggi grandi e modesti a farmi capire che una lotta nonviolenta doveva avere delle caratteristiche specifiche per
chiamarsi tale e per garantire il raggiungimento degli obiettivi. Mi sono servito anche delle riflessioni che allora arrivavano puntualmente dalle riviste specializzate, in particolare
e, se non erro, in ordine di apparizione: Azione Nonviolenta,
Satyagraha, Lotta antimilitarista e quelle purtroppo scomparse come Senzapatria, Alternativa nonviolenta, Carcere
Informazione24 . Con questa carrellata veloce e incompleta
ho voluto comunicare a chi ha meno tempo di leggere che
a certi livelli il dibattito non è morto, ma si è molto evoluto
(si pensi al vecchio di Boston che c’entra con le primavere
arabe: Gene Sharp! Il suo trittico iniziale fu tradotto in Italia
grazie al MIR di Padova già dal 1985!). Ho anche voluto
dare un’idea della varietà degli stimoli che caratterizzavano
la mia formazione di allora che poi, in carcere, potei approfondire meglio che se fossi stato all’università25 . Un libro
determinante per convincermi della validità della protesta
intrapresa fu “Il vento va e poi ritorna” il capolavoro della
lotta nonviolenta (oggi dimenticata) di Vladimir Bukovskij,
edito da Feltrinelli proprio in quei mesi e fattomi pervenire
in carcere dal giovanissimo avvocato Pino Criserà che mi
aveva offerto la sua consulenza come gesto fraterno di condivisione degli stessi ideali.
Mancano a questo vasto mosaico forse delle tessere e dei
nomi eccellenti, ma al di là dei limiti della mia ignoranza
questi nomi, questi scritti, questi movimenti, sono punti di
riferimento umano e culturale che voglio condividere con più
gente possibile. Sono luoghi, fiumi e strade di un territorio
che molte persone non hanno ancora esplorato e possono
servire a una mappatura sufficientemente completa a servizio della conoscenza, del dialogo e della collaborazione
in rete26 .
I motivi dell’autoriduzione
Insomma, mi informai approfonditamente in tutte le direzioni
ideologiche e metodologiche, e mi convinsi che i difetti della
772 erano più grandi dei pregi, perché, come scrissi nella mia dichiarazione di autoriduzione “L’aspirazione ad un
servizio effettivamente civile, nella legge 772 del 15.12.72,
viene completamente disattesa. L’autorità rifiutata perché
ritenuta ingiusta e lesiva dei principi di coscienza, è la medesima che giudica gli obiettori in eventuali controversie e
che si arroga il diritto di valutare la fondatezza o meno dei
motivi che nell’insondabile coscienza spingono ciascuno
alle scelte che ritiene più giuste. Molte persone già pagano
con il carcere militare il rifiuto totale dell’ingiustizia legaliz-
24 Altri stimoli giungevano dagli organi di informazione del Partito Radicale, da
“Rocca” della Cittadella d’Assisi, da Missione Oggi guidata da Eugenio Melandri, ed
anche Umanità Nuova e A-Rivista Anarchica, (di cui ricordo con stima Paolo Finzi e
Franco Pasello), ma anche dai bollettini dei movimenti molto attivi a livello internazionale (nella quale prospettiva soltanto assume senso anche l’impegno nazionale per
la pace!): da quelli cristiani o di ispirazione cristiana MCP, Pax Christi, MIR, a quelli
laici: Amnesty International, War Resisters International, L’ICI (Insoumission Collective Internazionale), La Lega per il Disarmo Unilaterale (di Carlo Cassola, che andrebbe ricostruita!) e le successive Peace Brigades International delle quali attualmente si
legge nel sito Peacelink.it (molto articolato e puntuale dalla newsletter di Peppe Sini,
alla bibliografia di Enrico Peyretti…) Oggi possiamo ancora leggere riviste tutte dedicate come “Mosaico di Pace” o “Guerre e Pace”, e interventi determinati come quelli di
Flavio Lotti coordinatore della “Tavola della pace”; altri stimoli si trovano in internet
(di cui necessiterebbe una sitografia aggiornata annualmente) nel Manifesto (fin che
dura), e in altre pubblicazioni in controtendenza come “Le Monde Diplomatique”,
“Internazionale”, “Micromega”… senza dimenticare che forti posizioni antimilitariste
e nonviolente si trovano anche in certi articoli di Zanotelli su Nigizia, di Roberto
Mancini su Altreconomia o di Caligaris su Solidarietà Internazionale...
25 A proposito di Università, già qualcosa di interessante stava nascendo anche in
Italia grazie agli studiosi come Pontara, Salio, Drago, Marasso, L’Abate fino a Rocco
Altieri e tanti altri, compresi alcuni relatori di questo convegno come Labanca e Soccio. Ricordo, solo per un ultimo esempio, l’impegno straordinario del prof. Papisca a
Padova per i diritti umani(…).
26 Un’ultima panoramica ampia e aggiornata, divisa in settori, si trova nella
bibliografia tematica selezionata in appendice al libro “La prevenzione dei conflitti
armati e la formazione dei corpi civili di pace”, curata da Matteo Soccio per la “Casa
per la pace” di Vicenza, 2012.
zata nell’esercito, che è ancora un inaccettabile stato, nello
stato. I cittadini uguali davanti alla legge, non lo sono più
difronte all’obbligo di leva. Infatti chi sceglie una via diversa da quella militare, sceglie, un servizio di second’ordine,
tanto da dover lavorare otto mesi in più. Nella vita civile non
si aumenta il tempo di lavoro per assicurare la serietà professionale. C’è qualche ragione per cui chi obietta deve fare
un solo giorno di più di chi sceglie le armi senza dover spiegare, come devono fare gli obiettori, i profondi convincimenti
religiosi, filosofici o morali che lo spingono ad arruolarsi? Se
un motivo c’è va ricercato nella paura che tutti si dichiarino
obiettori e boicottino l’esercito per una scelta di comodo. Se
ciò avvenisse smaschererebbe l’illusione di chi vede nella
difesa armata la culla degli ideali dei giovani italiani e crede
che essi scelgano l’esercito perché convinti che con le armi
si possa ancora difendere qualcuno o qualcosa” (testo spedito il 4 novembre 1978).
L’obiezione totale, cioè il rifiuto sia del servizio militare che
del Servizio Civile era una scelta molto rispettata da me. Io
condivisi la cella con Matteo Danza un mio coetaneo condannato ad oltre un anno, anarchico individualista secondo
il credo di Max Stirner ed imparai molte cose dai confronti
dialettici tra i nostri mondi culturali. Poiché lo vedevo sempre
incazzato col mondo e anche con noi, compagni di sventura,
un giorno gliene chiesi il perché e mi citò da “L’unico e la
sua proprietà” una frase che riporto a memoria: “Amo l’uomo
per quello che potrebbe essere e lo odio per quello che è”.
Meditai su questo pensiero, perché qualcosa non mi tornava
e dopo due giri di cortile mi riavvicinai a lui e gli dissi che
secondo me era più giusto e più efficace affermare: “odio
l’uomo per quello che potrebbe essere e lo amo per quello che è”, ma questa prospettiva “pedagogica” o di sofferto
compromesso, non lo trovò d’accordo, però seppi rinunziare
ad un po’ di fanatismo da parte mia e restammo in amicizia.
L’obiezione totale era una scelta radicale che fu di tutti prima
della legge 772, non solo di Pietro Pinna, di vari anarchici
e dei testimoni di Geova (che continuarono in massa anche
dopo la legge), ma anche dei cattolici da Fabrizio Fabbrini
ad Alberto Trevisan, amici o figli spirituali di Milani, Turoldo, Mazzolari, la Pira, Raniero La Valle... Il problema era
quale lotta scegliere adesso, nel 1977, per perseguire gli
scopi che, nella dichiarazione espressi nel modo seguente
“La meta che la presente protesta si propone di raggiungere
è la completa revisione dell’attuale legge su tre obiettivi:
— l’effettiva autogestione dei servizio,
— in piena parità di tempo con la ferma militare,
— svincolati dal Ministero della Difesa
— per lavorare in collaborazione con le forze sociali nelle
realtà di base”. (…)
il resto dell’intervento si può leggere nel DVD allegato. Si
aggiunge soltanto il finale:
56
SERVIZIO CIVILE
UTOPIA O LOTTERIA?
Dal 2008 gli eventi sono precipitati e con il governo Monti i
“tagli” hanno assunto caratteristiche compulsive. Oggi sembra che l’unica prospettiva per il Servizio Civile del futuro
(dal 2014 in poi) sia quella di diventare per i giovani disoccupati italiani una possibilità lontana, fruibile all’incirca da 1
su 15 e paragonabile piuttosto ad una vincita come quelle
dei cioccolatini nel bar! Questa triste consapevolezza non
svaluta il valore delle riflessioni conclusive che si vanno a
proporre, ma le riconduce - si perdoni l’arditezza della similitudine - ad una situazione affine a quella di Altiero Spinelli
ed Ernesto Rossi nell’isola di Ventotene quando nel 1941
immaginavano l’Europa unita giusto all’inizio della sua distruzione.
La nostra crisi economica e finanziaria non si risolverà nemmeno nel prossimo lustro e le risorse degli stati si ridurranno
progressivamente fino all’inimmaginabile e chissà che non
si debba prevedere una precettazione e un servizio gratuito
di tutti i giovani per sopperire allo smantellamento dei servizi
del welfare più essenziali. Forse non sono lontani i tempi in
cui la leva obbligatoria per il Servizio Civile Nazionale, lungi
dall’essere una opzione sostenuta come oggi da pochi e vituperati esperti, sarà il provvedimento richiesto da molti per
rispondere ad emergenze lunghe e per contenere tensioni
sociali che si pensavano risolte per sempre. Allora forse si
capirà che la nonviolenza è davvero una strada inedita e
l’unica da intraprendere per evitare che i conflitti degenerino
nelle guerre in-civili. Allora forse ci si accorderà sull’importanza di una istruzione capillare degli adulti per la soluzione
pacifica delle ostilità e sulla necessità che questa istruzione
possa avvenire in via privilegiata e sistematica attraverso il
SCN come scuola attiva per cittadini emancipati dalla prepotenza e dai fanatismi.
Non solo. Dobbiamo sognare ben più ambiziosi traguardi e
impegnarci affinché il Servizio Civile Nazionale e il Servizio
Civile Regionale siano soltanto il primo livello di tre servizi
proponibili a giovani ed adulti per completare la propria educazione civica in prospettiva mondiale mediante il Servizio
di Volontariato Europeo e il Servizio Civile Internazionale,
esperienze che già esistono, ma che meriterebbero di trovare un coordinamento efficace all’interno di un progetto
unificato di “corresponsabilità planetaria”. L’Italia, l’Europa e
il Mondo sono le patrie gerarchicamente sovraordinate del
nuovo cittadino globale. L’esperienza dovrebbe poter avvenire in tutto l’arco della vita secondo propensioni e scelte
che possono maturare in tempi diversi all’interno di proposte differenziate nella forma e nella durata. Uno scambio
continuo di cittadini decisi a coniugare i doveri inderogabili
di solidarietà sociale e di fratellanza universale (art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo). Le parole
conclusive del “Manifesto di Ventotene” si possono perciò
applicare anche a questo momento di allarme nazionale
proprio per risuscitare una obiezione di coscienza collettiva
che contrasti la ragione delle armi e insegni ad impugnare
con fermezza solo le armi della ragione.
“Oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi
fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge, così diverso da tutto quello che si era immaginato, scartare gli inetti fra i vecchi e suscitare nuove energie
fra i giovani. Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a
tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi
dell’attuale crisi della civiltà europea, e che perciò raccolgono l’eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità,
naufragati per incomprensioni del fine da raggiungere o dei
mezzi come raggiungerlo. La via da percorrere non è facile,
né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!”
Firenze, Convitto della calza, sala Pontevecchio, 15 dicembre 2012
FINE
IL PRESENTE FASCICOLO SARÀ PRESENTATO IL 28 MAGGIO 2013 ALLE
AUTORITÀ DELL’ A. ULSS 17 E CONSEGNATO DA ALBERTO TREVISAN AI
GIOVANI PROTAGONISTI CHE HANNO PARTECIPATO A QUESTO CORSO E
CONCLUSO IL LORO SERVIZIO CIVILE.
57
MATERIALI
(ELENCO CONTENUTI DEL DVD ALLEGATO)
1.
PORTFOLIO DEL CORSO IN FORMATO PDF
2.
ISTRUZIONI METODOLOGICHE E DIDATTICHE PER CORSI DI FORMAZIONE
3.
FOTO E FILMATI DEI GIOVANI AL LAVORO DURANTE IL CORSO
4.
STORIA OBIEZIONE COSCIENZA IN ITALIA SINTESI DAL SITO DELLA CARITAS
5.
MOVIMENTI E SITI OLTRE AI LINK SEGNALATI NEL PORTFOLIO
6.
MIR 60 ANNI
7.
CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA NELLE VARIE LINGUE
8.
CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI UE IN ITALIANO
9.
CARTA DEI VALORI DEL VOLONTARIATO
10.
ELENCO DELLE CANZONI PACIFISTE ASCOLTATE (MIR PADOVA)
11.
GLOSSARIO DEL PACIFISMO
12.
LA CORTE COSTITUZIONALE E I CITTADINI ESEMPIO AUTORIDUTTORI
13.
LIBRETTO IN MEMORIA DI SILVERIO CAPUZZO
14.
SEI PAGINE PER CONOSCERE ASSOCIAZ IL PORTICO DI DOLO (06-11)
15.
TREVISAN ALBERTO- DELIBERA CITTADINANZA ONORARIA DI PADOVA (11.12.2012)
16.
TREVISAN ALBERTO- STORIA DELL’OBIEZIONE
17.
VISUALIZZAZIONE ARSENALE DELLE ARMI ATOMICHE NEL MONDO 1987
18.
RISPOSTA A ILENIA
19.
GIACOMO ULIVI LETTERA STRAORDINARIA SULL’IMPEGNO CIVILE
20.
DAVID TUROLDO PREDICA MARCIA PACE SACILE 26 1 1991
21.
INTERVENTI GOZZO CONVEGNO 772 FIRENZE DICEMBRE E ROMA GENNAIO 2013
22.
DICHIARAZIONE GOZZO AUTORIDUZIONE DEL SERVIZIO CIVILE
23.
LA GIUSTIZIA CHE CERCO E QUELLA CHE TROVO
24.
ARTICOLO DAVIDE LAGO GENOVA SAN MASSIMILIANO 2013
25.
CARTELLA CON VARI ARTICOLI E INIZIATIVE CITATE DURANTE GLI INCONTRI
58
DVD
www.il-portico.it 59 www.ulss17.it
60
Scarica

Percorso di formazione per i giovani in SC