La civiltà cretese
Creta oggi
thera
Creta
localizzazione250km
8000 km2
55km
• L’isola è in parte occupata da catene
montuose, solcate da vallate e dominata dal
massiccio dell’Ida (duemilacinquecento
metri), il monte sacro dove gli antichi
collocavano la grotta nella quale si credeva
fosse stato allevato Zeus.
periodizzazione  a partire dal
2300 a.C.circa fino al 1200 circa
a.C.
.• l’isola si popolò di città e di palazzi che
testimoniano un elevato livello di benessere
• le navi cretesi si spingevano a commerciare
negli empori di tutto il Mediterraneo
i Cretesi erano conosciuti ovunque come mercanti
e marinai:
• nei documenti egiziani di questo periodo si parla infatti
dei tributi (in realtà, commerci) portati alla corte dei
faraoni dagli «uomini di Keftiu » (così erano definiti i
Cretesi nella lingua egiziana).
Il mare e gli scambi
Protetti dal mare
favoriti dalla presenza di innumerevoli isole
che costituivano punti di approdo
al crocevia delle rotte commerciali
• l’isola produceva un surplus alimentare (olio e vino
in particolare) che poteva essere facilmente
smerciato
• metalli preziosi e materie prime a loro volta
alimentavano lo sviluppo dell’artigianato locale.
I cretesi, intermediari
• i Cretesi svolsero un ruolo preciso nel
Mediterraneo orientale:quello di
intermediari tra le coste siriane e
l’Egitto, dove essi esportavano, oltre ai
prodotti del loro artigianato, le materie
prime provenienti dall’Oriente
talassocrazia
• Grazie alla supremazia marittima i Cretesi
poterono estendere il loro potere sino alle
regioni costiere della Grecia;
• lo storico Tucidide, nel secolo v a.C., racconta
che il re cretese Minosse aveva imposto il suo
dominio su Atene e altri luoghi della Grecia,
dai quali esigeva tributi.
(mito di Teseo e del Minotauro)
Civiltà non incastellata
• Le città di Creta non avevano mura o difese
militari: poiché non si temevano minacce
dall’esterno.
• Le ricchezze accumulate non andavano ad
alimentare spese militari o imprese di
conquista, ma furono investite in nuovi
commerci (i quali a loro volta producevano
benessere) e nella costruzione di sontuosi e
palazzi
I palazzi
• Cnosso, Haghia Triada, Festo, Mallia.
• Omero: « C’è una terra nel mezzo del mare
scuro come il vino, Creta, fertile e bella,
circondata dall’acqua: in essa vi sono
innumerevoli uomini e novanta città: chi ha
una parlata, chi un’altra, un miscuglio.., tra
loro è Cnosso, una grande città, nella quale
regnò per nove anni Minosse, confidente del
grande Zeus »(Odissea, xix, 172 sgg.).
Gli inizi della civiltà cretese
• più antiche tracce di civiltà a Creta e
nelle isole dell’Egeo risalgono
all’epoca neolitica (6ooo a.C. circa)
• inizio della cultura cretese verso il
3000 a.C.
Di che stirpe erano questi popoli?
• I Greci dell’epoca successiva avevano la
nozione che i primitivi abitanti delle loro isole
appartenessero a una razza diversa dalla
propria e li definivano Pelasgi oppure Cari.
Dalle raffigurazioni pittoriche è possibile anche
avere un’idea del loro aspetto fisico: uomini
piccoli, con la pelle scura
una popolazione dai tratti mediterranei.
Lingua cretese
• I Cretesi parlavano una lingua che ci è tuttora
sconosciuta, anche se alcune parole si conservarono
in greco
 erano di derivazione cretese molti nomi di piante e frutti,
oggetti e materiali che a Creta erano già diffusi quando
giunsero i Greci, come i metalli
 era cretese gran parte della terminologia marinaresca
compreso lo stesso nome del mare (thalassa), nonché molti
oggetti di uso quotidiano, come la vasca da bagno
(asàminthos) e vari tipi di vesti e calzature.
 dati linguistici sono utili come segnali storici
• dimostrano sia l’alto livello di civiltà raggiunto dai Cretesi, sia il
loro influsso sui popoli successivi, i quali dovettero apprendere
dai Cretesi usi e parole a essi ignoti.
civiltà cretese
detta anche minoica
periodi della civiltà minoica
fasi
palaziale
2300
1700 ac
prima
distruzione
neopalaziale
1700
1400 ac
crisi
dominio miceneo
1400
1200 ac
crisi definitiva
1200 circa
Fase palaziale (2300-1700 a.C.).
• a Cnosso, Festo e a Mallia sorsero i
primi grandi palazzi, situati nelle zone
più fertili dell’isola e appartenenti a
sovrani locali che senza alcun dubbio
traevano le loro ricchezze dallo
sfruttamento delle campagne
circostanti.
Palazzo di Festo
Phaistos
PHAISTOS
Knossos, foto aerea
Pianta di palazzo
Organizzazione sociale
• L’imponenza dei palazzi e il lavoro di
livellamento delle colline su cui alcuni di essi
furono costruiti (in particolare, quelli di Festo
e di Cnosso) rivelano chiaramente l’esistenza
di una società in cui era stata stabilita una
precisa divisione del lavoro, e che poteva
disporre di una manodopera capace di
consentire la realizzazione di grandi opere.
• Evidentemente, dunque, anche se non ne abbiamo la
prova documentale i signori cretesi potevano contare su
una abbondante manodopera servile.
Vita nei palazzi
• ritrovamento, nei palazzi più antichi (e in
particolare in quello di Festo), di una
grande quantità e varietà di sigilli,
presumibilmente appartenenti ad alti
ufficiali.
• Da questo sembra potersi desumere che
nei palazzi esisteva una organizzata e
potente classe burocratica, che aiutava il
signore locale ad amministrare le sue
ricchezze.
– Il grande numero dei locali di cui erano
composti i palazzi fa inoltre pensare che il
numero dei dignitari di corte fosse piuttosto
elevato.
caratteristiche architettoniche dei
palazzi
• né mura né torri delimitavano gli edifici,
 si allargavano in direzione del mare seguendo la
linea naturale del terreno.
• All’interno del palazzo si trovavano
solitamente grandi magazzini, ove sono stati
rinvenuti enormi vasi di terracotta
– utilizzati per conservare ricche provviste di olio e di grano
evidentemente ammassate nel palazzo grazie all’opera dei
contadini che coltivavano le terre circostanti. Sulle
condizioni di vita di questi contadini non abbiamo
informazioni precise.
La ceramica Kamares
• in questo periodo nacque e fiorì un
nuovo tipo di decorazione della ceramica,
detto stile Kamares, dal nome di una
grotta sul lato sud del monte Ida, dove
furono trovati per la prima volta dei vasi
di quello stile.
 Questi vasi, che contenevano originariamente
degli alimenti (cibi o bevande), erano stati
offerti alla divinità il cui culto veniva celebrato
nella grotta, e provenivano con ogni
probabilità da Festo.
• Moltissimi vasi decorati nello stile Kamares
provengono infatti da questo palazzo, ove
vennero scoperti durante gli scavi condotti dall’
archeologo italiano Doro Levi.
kamares
Metallurgia
• Oltre alla ceramica, in questo periodo i
Cretesi-Micenei svilupparono raffinate
tecniche di lavorazione dei metalli e
delle pietre semipreziose (agata,
calcedonia, cristallo di rocca). Con
queste ultime produssero gemme e
sigilli incisi con motivi sia naturalistici
sia astratti.
oreficeria
La bipenne
• in alcune località
dell’isola sono state
rinvenute delle asce,
alcune delle quali con
una sola lama, altre con
due lame. L’ascia a due
lame (la famosa
bipenne, che
ritroveremo in Etruria e
a Roma) era il simbolo
del potere minoico.
La prima catastrofe
• Questa fiorente civiltà crollò a quanto pare
improvvisamente, poco dopo il 1700 a.C.
 Gli scavi archeologici documentano una catastrofe che colpi i
palazzi di Festo, di Cnosso e di Mallia, distruggendoli.
• Quale fu la causa di una simile rovina?
 un terremoto
• accreditato anche dal ritrovamento di alcuni scheletri che
hanno fatto supporre l’usanza di sacrifici umani volti a placare
l’ira degli dèi
 un’incursione di nemici provenienti dal mare (in quello
stesso periodo gli Hyksos avevano soggiogato l’Egitto)
 una serie di guerre e di disordini civili.
Fase neopalaziale (1700-1400
a.C.).
• dopo il crollo, i Palazzi vennero ricostruiti
senza fortificazioni e senza apparati difensivi:
la pax minoica continuava a regnare.
I palazzi vennero ricostruiti sulle loro rovine,
ancora più splendidi di prima, e nessun elemento
fa pensare a una rottura con la cultura della fase
precedente.
– Le rovine che oggi possono essere visitate appartengono,
nelle linee fondamentali, a questa fase.
Architettura dei nuovi palazzi
•
I palazzi di Festo e di Cnosso vennero
adornati di propilei, colonnati, lunghi
corridoi, terrazze, cortili e ampie
gradinate che collegavano i diversi
piani.
•
L’insieme comprendeva vasche,
tubature per l’acqua e bagni.
•
Le colonne terminavano in un
capitello, che può essere considerato
l’antenato di quello dorico.
•
Nella nuova costruzione venne
ampiamente usato un tipico alabastro
cretese (calcio solfato), con cui
vennero ricoperte pareti, pavimenti e
gradinate.
•
Le pareti interne dei palazzi, erano
adorne di splendidi affreschi
policromi, rappresentanti persone,
piante, fiori, animali e scene di vita
sociale e religiosa.
KNOSSOS
Zakro
Mallia
immediatamente
ricostruito,
appare assai più sobrio,
con i muri fatti di larghi
blocchi di fango e
mattone seccati al sole,
e senza alcuna traccia di
alabastro
ville
• In questo periodo vennero costruiti
anche altri edifici, di dimensioni più
ridotte ma non meno lussuosi dei
palazzi, e a loro volta adorni di
splendide opere d’arte: celebre, tra di
essi, la villa di Haghia Triada, presso
Festo, considerata da alcuni la residenza
estiva dei sovrani di questo palazzo.
Haghia Triada
GOURNIA
Vita quotidiana
• La vita che si svolgeva nei nuovi palazzi, e in
particolare in quello di Cnosso — che in
questo periodo aveva imposto il suo potere
sull’isola —, era sfarzosa e allietata da
intrattenimenti ai quali il pubblico assisteva
da gradinate e tribune.
• Tra questi intrattenimenti, era
particolarmente apprezzati i giochi acrobatici
con i tori, testimoniati in celebri affreschi
Il toro e il cane
Scultura e ceramica
La Parigina
Divinità del papavero e
degli uccelli
Acrobata che salta su toro
Affreschi
naturalistici
Ragazze e dee
Particolari di un sarcofago dipinto
la fine
• Il secondo periodo ebbe una fine altrettanto tragica
del precedente.
• Vi fu una enorme catastrofe naturale, rappresentata
da una serie di cataclismi che attorno al 1300 a.C.
sconvolsero il Mediterraneo orientale, stroncando un
numero incalcolabile di vite umane, distruggendo
abitazioni, templi e palazzi, e mettendo in seria
difficoltà l’organizzazione dei regni cretesi.
• Tra questi cataclismi, il più grave fu quello che si
verificò nell’isola di Thera, oggi Santorini.
Aspetti della civiltà cretese
Fonti archeologiche: un
misterioso ritrovamento ad
Anemospiia
• Nell’estate del 1979 alcuni archeologi greci, mentre
lavoravano alle pendici di una collina dell’isola di
Creta, pochi chilometri a sud del Palazzo di Cnosso,
portarono alla luce i resti di un piccolo tempio
formato da tre stanze rettangolari, che non erano
collegate tra loro ma si aprivano tutte sullo stesso
corridoio, che percorreva il lato lungo dell’edificio
stesso.
• dal momento in cui il tempio era crollato a causa di
un violento terremoto, intorno al 1700 a. C., nessuno
aveva toccato i resti
Scoperte sorprendenti
La camera centrale conteneva l’immagine della
divinità venerata nel santuario: pochi frammenti
di legno bruciati e i piedi di terracotta che
costituivano la base della statua lignea del dio.
Nella stanza a sinistra furono rinvenuti resti di
offerte sacrificali.
• nella stanza di destra gli archeologi
ritrovarono i resti di tre scheletri umani, due
dei quali sul pavimento della stanza e uno
disteso su una piattaforma di pietra, un altare
sopra il quale gli animali venivano sacrificati
alle divinità.
Gli scheletri
• Uno scheletro era quello di un giovane di circa
diciotto anni, di sana costituzione Gli altri due
appartenevano a una donna e a un uomo adulto
(con tutta probabilità un sacerdote), che aveva
un anello d’argento al mignolo della mano
sinistra e, intorno al polso, un sigillo di pietra sui
quale era incisa una barca.
 Un quarto scheletro fu trovato, in pessime
condizioni, nel corridoio che collegava le
estremità delle stanze.
 Vicino gli archeologi rinvennero i frammenti di un
oggetto che, messo a confronto con altri oggetti
simili ritrovati neI Palazzo di Cnosso, fu
identificato come un contenitore usato di solito
per raccogliere il sangue delle vittime sacrificali.
 Sul terreno fu ritrovato anche un coltello molto
particolare, che recava incisa sui due lati della
lama una testa di animale: un coltello per sacrifici.
interpretazione
• Archeologi e antropologi
dell’Università di Atene hanno
ricostruito in questo modo i fatti
avvenuti
 : i continui terremoti che avevano
colpito l’isola di Creta indussero
probabilmente i sacerdoti a
prendere la decisione di
sacrificare un essere umano per
scongiurare l’ira degli dèi.
 Il sacrificio del giovane cretese si
era appena compiuto, quando una
scossa più violenta delle altre
distrusse il tempio.
Thera e Creta
• Il porto, dove oggi attraccano le navi,
dalla forma naturale di un cerchio, era
anticamente il cratere di un vulcano.
E’ probabile che l’esplosione del vulcano di
Tera abbia avuto effetti devastanti anche a
Creta, che non dista molto da Tera
Thera
Tera è Atlantide?
• Nel 1967, un archeologo greco,
Spyridion Marinatos, iniziò degli scavi
sull’isola di Santorini (antica Thera)
Questi scavi portarono alla luce dei resti
di eccezionale valore storico. Sull’isola,
un tempo, sorgeva un palazzo minoico,
adorno di affreschi a colori vivaci, che
oggi è possibile ammirare al museo
archeologico di Atene.
Tera, insomma, non era una delle
tante piccole isole dell’Egeo. Era
la capitale di un regno.
• Secondo alcuni studiosi, era il mitico
regno di Atlantide, quello di cui si
favoleggiava nell’antichità e di cui parla
il filosofo greco Platone. Su quali
elementi può basarsi quest’ipotesi?
Le antilopi, affresco da Thera
Thera: il
pescatore
Thera , sala della primavera
La piccola flotta di Thera
I pugili
bambini
Thera, figura
femminile
I micenei
• Verso il 1400 i Micenei o Achei avevano
occupato la Grecia, costituendovi solide
monarchie militari e provvedendo
all’arruolamento di soldati mercenari che
compaiono spesso nei dipinti dell’epoca con i
loro scudi e le lance di bronzo.
• Già indeboliti dagli eventi sopra descritti, i
signori di Creta non furono in grado di
resistere alla minaccia che veniva dall’esterno
e si arresero all’invasore.
Fase micenea (1400-1200 a.C.).
• Conquistata l’isola di Creta, i Micenei si
insediarono nei palazzi reali imponendo
il loro dominio sulla popolazione locale:
in questo periodo fu elaborato un
secondo tipo di scrittura (Lineare B),
identica a quella usata sul continente
greco.
Cultura materiale
• la vita quotidiana rimase pressoché immutata
anche durante il dominio della nuova
dinastia.
• i contadini continuavano a vivere in capanne
di fango e di paglia e a coltivare i campi
trattenendo per sé solo quanto era necessario
alla loro sopravvivenza. Tutto l’eccedente
spettava al palazzo, nei confronti del quale i
contadini erano tenuti a prestare servizi e
attività lavorative di vario genere.
Il periodo miceneo sull’isola fu
breve: attorno al 1200 a.C.
(secondo la datazione oggi più
accreditata) una catastrofe
definitiva si abbatté su Creta.
• I palazzi reali furono distrutti e dati alle
fiamme e non risorsero più; da allora in poi
non si parla più di Cretesi nei documenti
egiziani, l’artigianato s’immiserisce, la
scrittura locale scompare.
Le cause di questo disastro
rimangono ignote.
• Sono state avanzate varie ipotesi per
spiegarlo:
una ribellione contro i principi stranieri;
 una guerra tra i Micenei del continente e quelli di
Creta;
 un’incursione rovinosa di popolazioni straniere.
sulle macerie palazzi furono costruite modeste
abitazioni
La Lineare B e le tre scritture di
Creta
• Questa tavoletta
d’argilla, ritrovata a
Cnosso , a tante altre
tavolette analoghe,
contiene un testo inciso
in scrittura sillabica
«Lineare. B », Michael
Ventris ha decifrato
alcuni decenni fa.
• esse non sono altra che
documenti di carattere
amministrativo, lunghe
liste di merci e
inventari.
Le tre scritture di Creta
Il geroglifico cretese
•
Il primo tipo, risalente
al periodo più antico
(2ooo-16oo a.C.), era una
scrittura geroglifica,
chiamata da Evans
geroglifico cretese,
documentata dal celebre
disco in terracotta di
Festo, conservato al museo
di Heraklion. tuttora
indecifrato.
Simboli del
disco di
Festo
La Lineare A
• Il secondo tipo, anch’esso indecifrato,
fece la sua comparsa attorno al 1750
a.C., e si presenta come una
semplificazione dei geroglifici di cui
sopra, ridotti a semplici contorni.
Questa scrittura, rinvenuta su tavolette
provenienti per la gran parte da Hagia
Triada, nelle vicinanze di Festo, fu
chiamata da Evans Lineare A.
La Lineare B
• Il terzo tipo (che secondo Evans sarebbe
apparso verso il 1400 a.C., ma che oggi si
tende a pensare sia almeno di un secolo più
recente) venne chiamato Lineare B, ed è una
scrittura sillabica, che oggi siamo in grado di
leggere
• quella scrittura «nasconde » una lingua greca;
• prima di adottare l’alfabeto fenicio, attorno
all’8oo a.C., i Greci, tra il 1400 e il 1200 a.C.,
avevano utilizzato la scrittura Lineare B.
La rivoluzione di Ventris
• La scoperta rivoluzionava tutte le opinioni
correnti sulla civiltà greca e sui suoi rapporti
con quella cretese: sino a quel momento,
• infatti, si riteneva che i Greci non avessero
mai dominato Creta.
• Se la scoperta di Ventris era esatta, bisognava
anticipare di alcuni secoli l’inizio della storia
greca e pensare che, sia pur per breve tempo, i
signori del palazzo di Cnosso erano stati dei
Greci.
La conferma
• Ulteriori ricerche, compiute dal glottologo
John Chadwick e dall’archeologo W. Biegen,
confermarono i risultati di Ventris.
• a partire dal 1400 a.C. i dominatori di Cnosso
erano stati gli stessi Greci che, sul continente,
avevano dominato Micene e Pilo.
• Quella che sino era stata genericamente
definita civiltà minoica, si era rivelata la
successione di due diverse civiltà, quella pregreca cretese (o minoica) e quella grecamicenea.
La religione cretese: la Grande
Madre
• Un sigillo aureo che
faceva parte dei tesori
ritrovati nelle tombe
dell’isola di Creta; vi è
rappresentata una
cerimonia religiosa in
onore della Grande
Madre.
Il culto della DEA MADRE
• culto antropomorfo (di entità divine aventi
forma umana):
• predominava una figura femminile, che viene
descritta con varie forme, sempre collegate al
mondo della natura e della fertilità.
• Si trattava di una Dea Madre, signora della
vita vegetale e animale.
• In un sigillo sacro proveniente da Cnosso la si
vede ergersì in cima a un monte, circondata
da belve che le rendono omaggio
Versioni greche
• Presso i Greci questa dea era nota con vari nomi: Rea,
oppure Dictinna (ossia “la dea del monte Ditti”, che sorge
nel centro di Creta) oppure la Grande Madre.
Si diceva che Rea fosse stata la madre di Zeus; in
effetti, la dea cretese compare in associazione con
una figura maschile subordinata (detta, in greco,
paredro, ossia “colui che siede accanto”), che di
volta in volta può essere un figlio o un marito
mortale.
» La grande dea femminile e il suo compagno formano
una primordiale coppia divina, profondamente
radicata nella mitologia dei popoli del Mediterraneo
orientale; la si ritrova con vari nomi in ambienti
diversi: i Fenici la chiamavano Astarte e la associavano
al suo sposo mortale Adone; in varie zone dell’Asia la
coppia era formata dalla dea Cibele e dal suo giovane
figlio e amante Attis (la stessa divinità che, col nome
di Tammuz, era venerata anche a Babilonia).
Afrodite
• Presso i Greci, alcuni tratti di questa
divinità dell’amore e della fertilità, non
sottoposta ai vincoli del matrimonio ma
libera di animare ogni cosa attorno a sé,
confluirono nel culto di Afrodite (che infatti
si diceva fosse nata a Cipro, nel cuore del
mondo egeo).
• La dea femminile è stata definita dagli
storici della religione la “dea veneranda” (o,
con parola greca, potnia) e appare essere un
tratto antichissimo, comune alle varie
religioni dell’età del bronzo e da connettere
con i primitivi rituali delle popolazioni
agricole.
Culto
• Il culto di questa dea avveniva all’aperto;
assumevano particolare significato le danze
rituali, spesso celebrate al suono del flauto e
del tamburo, durante le quali il danzatore
sprofondava in uno stato di esaltazione
irrazionale (o trance) in cui percepiva dentro
di sé la misteriosa presenza di una forza
divina; ancora presso i Greci, molti secoli
dopo, erano noti i seguaci della dea cretese, i
Coribanti, che danzavano al suono di musiche
cadenzate sino a cadere in delirio durante la
celebrazione del rito.
Fonti: manufatti e miti
• Creta era la sede di un’antica religione
di cui ci possiamo fare un’idea
da una serie di raffigurazioni minoiche
(statuette, sigilli, pitture)
dai miti dei Greci
• che, insediandosi a Creta, vennero a contatto
con la cultura di quel popolo e ne assorbirono
alcuni elementi .
feticismo
• considerare oggetto di culto e tutto ciò in cui
veniva percepita la presenza di una magica
energia divina
alberi sacri,
rocce (in alcuni casi magnetiche),
grotte,
manufatti (in particolare l’ascia a doppio taglio o
bipenne, emblema del potere regale),
animali
– tra cui soprattutto il toro, che divenne, attraverso la mitica
figura del Minotauro (dal corpo di uomo e dalla testa
taurina), il simbolo stesso della civiltà minoica.
Il culto delle grotte
• il mito
Il re degli dèi, Zeus, era stato nascosto in una
grotta a Creta
in molte caverne dell’isola sono stati rinvenuti
oggetti votivi, statuette, vasi e gioielli lasciati in
offerta, e inoltre ceneri e ossa di animali sacrificati.
• La religione cretese cercava l’incontro con il
divino non in un tempio costruito dall’uomo,
ma in ambienti naturali in siti difficilmente
accessibili, oscuri, misteriosi.
Culto mistericoindividuale
Culto degli alberi
• alcuni sigilli cretesi
descrivono un rito che
sembra consistere nello
sradicamento di un albero,
una sorta di sacrificio della
vegetazione compiuto in
un luogo montano, alla
presenza di demoni
animaleschi.
I miti di Creta
• Minosse e Pasifae
• il Minotauro nel Labirinto Dedalo e
Icaro
• Teseo e Arianna
• Europa
Minosse
• Minosse, mitico re di Creta, aveva promesso a Poseidone di
sacrificargli il primo animale che fosse venuto dal mare.
• Poseidone inviò un toro talmente bello che Minosse non ebbe il
coraggio di ucciderlo, e sacrificò al suo posto un altro animale.
• Per punire la disobbedienza di Minosse, Poseidone, con l’aiuto
di Afrodite, la dea dell’amore, fece innamorare la regina Pasifae
— moglie di Minosse — del toro venuto dal mare. L’architetto di
corte, il famoso Dedalo, costrui per la regina una vacca di legno,
e
• Pasifae, entrata nella falsa vacca, si unì con il toro. Ne nacque
così un animale mostruoso, dal corpo di uomo e dalla testa di
toro, il Minotauro (letteralmente, “il toro di Minosse”).
Il Labirinto, Dedalo e Icaro
• Il Minorauro venne rinchiuso all’interno di un palazzo-prigione,
formato di tanti corridoi che si incrociavano a caso tra loro,
senza una logica apparente, dal quale era difficilissimo uscire
una volta entrati: il famoso Labirinto, anch’esso costruito
dall’architetto Dedalo.
• Più tardi fu lo stesso Dedalo a essere rinchiuso nel Labirinto
insieme al figlio Icaro: per fuggire, egli costruì per sé e per il
figlio due paia di ali fatte di penne di uccelli tenute assieme da
cera. L’invenzione funzionò in parte: padre e figlio riuscirono a
sollevarsi da terra e a volare, ma Icaro, non obbedendo ai
consigli del padre, volle avvicinarsi troppo al sole, che sciolse la
cera delle sue ali facendolo precipitare in mare. Il padre Dedalo
riuscì invece a salvarsi e ad arrivare in Sicilia.
Il mito di Teseo
• Per nutrire il Minotauro, gli Ateniesi, che erano
politicamente sottomessi a Creta, erano obbligati a
inviare nell’isola, ogni nove anni, sette ragazzi e sette
ragazze. La terza volta, gli Ateniesi mandarono,
insieme ai quattordici giovani, anche il loro eroe
Teseo: una delle figlie di Minosse e Pasifae, la
bellissima Arianna, aiutò l’eroe a ritrovare la via
d’uscita nel Labirinto dandogli un gomitolo, il famoso
« filo di Arianna », che Teseo srotolava man mano
che procedeva all’interno della prigione di Dedalo.
Grazie a questo trucco, l’eroe ateniese — dopo aver
ucciso il Minotauro e liberato Atene dal tributo —
poté uscire dal labirinto.
Arianna
• Sulla via del ritorno, Teseo, che aveva
portato con sé Arianna con la promessa
di sposarla, la abbandonò sull’isola di
Nasso mentre era addormentata.
Secondo una versione del mito, Arianna
si uccise per il dolore; ma secondo
un’altra versione, il dio del vino,
Dioniso, la vide mentre dormiva, se ne
innamorò e la sposò.
Significati del mito
• Sotto il velo del mito è facile leggere
l’esistenza di un rapporto di
subordinazione economica e politica
dell’Attica alla più potente Creta e la
successiva indipendenza ateniese,
dovuta forse al declino dell’impero
cretese.
Europa
• La bella Europa, figlia (o sorella) del mitico re Fenice,
stava raccogliendo fiori sulla riva del mare, nella terra
del padre, la Fenicia.
• Zeus la vide e se ne innamorò, e sotto le sembianze di
uno splendido toro bianco uscito dal mare le si
avvicinò.
• Le compagne di Europa si allontanarono spaventate,
ma la figlia del re sali senza paura sulla groppa
dell’animale. Il toro entrò nuovamente in mare e
nuotò fino a Creta, dove, nella grotta di Ditte, vennero
celebrare le nozze tra Zeus ed Europa.
Micene , foto aerea
MICENEI
All’inizio del II millennio a.C. una popolazione
indoeuropea iniziò a stanziarsi nel continente
greco, e quindi occupò l’isola di Creta: i nuovi
abitanti furono chiamati Achei dai Greci dell’età
successiva e oggi sono noti con il nome di Micenei.
Essi lasciarono splendide tracce nei possenti e
ricchi palazzi di Micene, nonché a Pilo, Tirinto e in
altre località, da cui in seguito si mossero per
conquistare Creta.
organizzazione politica e sociale
La nuova civiltà era organizzata come una
società feudale
 ne possiamo conoscere le caratteristiche
grazie alla decifrazione della scrittura
Lineare B, di cui i Micenei si servivano
Il re e i ceti dominanti
• sovrano : detto wanax (gr.arc. Anax)
• lawagétas capo del lawos, (dell’ aristocrazia),
e forse erede al trono.
• Del lawos facevano parte gli heketdi e i téreta:
gli heketdi, “compagni, seguaci”, erano preposti al
comando delle unità militari dislocate lungo la
linea costiera (orkhdi) e si spostavano su carri da
guerra a loro riservati e particolarmente veloci;
i téreta appartenevano invece alla classe
sacerdotale.
Gerarchia sociale e politica
• Attorno al palazzo c’erano i demoi, le
comunità di villaggio dove viveva il demos, il
popolo
 composto da
– contadini
– costruttori di navi
– fabbri, vasai, tessitori e altri artigiani specializzati.
• Basiléis
• I personaggi più importanti delle comunità di villaggio
erano i capi dei diversi gruppi gentilizi (ghene-grandi
gruppi familiari allargati) che prendevano le decisioni di
interesse pubblico riunendosi in un consiglio degli
anziani chiamato gerousia.
Né padroni né schiavi
• Caratteristiche fondamentali della
società micenea
opposizione palazzo-demoi
l’assenza della proprietà privata
l’inesistenza della schiavitù
• (intesa come l’appartenenza di un individuo
alla comunità o allo Stato).
La proprietà della terra
• Nei regni micenei solo il wanax, il lawagétas e
i sacerdoti avevano il privilegio di poter
disporre di un appezzamento di terra
(témenos) senza alcun limite.
• Ciò che restava del territorio era pubblico e
veniva assegnato ai privati secondo diverse
forme di concessione che obbligavano il
ricevente a determinati servizi o pagamenti in
natura, parte dei quali spettavano al Palazzo.
Liberi e non liberi
• l’assenza della schiavitù non comportava
che tutti gli individui fossero liberi.
• L’uomo libero (eléutheros) era colui che,
grazie alla sua posizione privilegiata, era
esente dal dovere prestare servizi e pagare
tributi, come invece imposto alla massa della
popolazione.
• Esisteva una classe di burocrati e scribi che
utilizzavano come supporto le tavolette di
argilla
le città
• fortificate con grandi , mura di pietra (le
cosiddette «mura ciclopiche », costruite con
grandi massi squadrati)
• arroccate in cima a colline o in luoghi impervi
• i principi micenei organizzarono una serie di
Stati militari che, a partire dal 1400 a.C. circa,
iniziarono a espandersi al di fuori della Grecia
continentale.
Colonizzazione micenea
• i Micenei, che avevano soppiantato i Cretesi
nella supremazia marittima, si stabilirono in
vari punti del Mediterraneo (in Sicilia,
Sardegna, nelle isole Eolie) dove fondarono
colonie.
• Non si trattava di veri e propri centri urbani
(la popolazione micenea era
demograficamente troppo ridotta), ma di utili
punti d’approdo e di empori per il commercio
Prima colonizzazione
• l’espansione micenea si diresse soprattutto
verso Oriente.
• sulle coste dell’Asia Minore, furono stabiliti insediamenti
di una certa rilevanza, che col tempo si svilupparono:
L’episodio più noto di questo processo di
espansione fu la conquista della città di Troia
• che sorgeva in posizione strategica lungo la rotta verso il
mar Nero o «Ponto Eusino », ( “mare ospitale”) come lo
chiamavano gli antichi
Il valore del mito come fonte
• Mito di Giasone, del vello d’oro.
Conquistare il vello d’oro nella Colchide
Nave Argo
Parte da IOLCO, in Tessaglia
Altre prove
• Ritrovamenti di oggetti “micenei” in
luoghi menzionati da Omero nella
Odissea
Odissea = nostos
• I Nostoi sono segno della conoscenza di luoghi
e paesi e simboli delle difficoltà della
navigazione???
• Odissea : conserva traccia leggendaria
della antica colonizzazione???
La guerra di Troia
• Quest’episodio storico forma il nucleo dell’Iliade di Omero.
• La conquista di Troia (compiuta probabilmente intorno al 1250
a.C.) fu opera di una confederazione di principi achei, il cui
comandante (secondo l’Iliade) era appunto il re di Micene,
Agamennone, che Omero definisce con il titolo, di derivazione
micenea, di wanax andron, “sovrano di popoli”.
•
i Micenei entrarono sulla scena politica internazionale come
grande potenza; i re hittiti mantenevano con loro regolari
rapporti diplomatici.
• Nei documenti hittiti i Micenei venivano chiamati Akhiyawa,
cioè “Achei”, ed erano considerati un popolo temibile;
• al re di Micene veniva riconosciuto lo stesso titolo, Grande Re" che si
attribuiva ai sovrani di Stati prestigiosi come quello egiziano e
babilonese
Crollo della potenza micenea
• il crollo della potenza micenea fu improvviso
e definitivo.
• Attorno al 1200 le principali rocche furono
distrutte e bruciate.
• Le tavolette in Lineare B ritrovate a Pilo sono relative
proprio alle ultime settimane di vita di questa città (esse
ci sono state co vate proprio perché furono «cotte» dagli
cendi appiccati al palazzo reale) e descrivono affannosi
preparativi militari di difesa
Chi ha distrutto le rocche micenee?
• spiegazione tradizionale: i DORI
• diffusa già nella Grecia antica
• parla dell’arrivo di una popolazione stanziata nella
Grecia settentrionale, di lingua e stirpe affine a quelle dei
Micenei: i Dori, che avrebbero distrutto Micene e si
sarebbero poi insediati in tutta la regione, stabilendo la
loro capitale a Sparta. Il mito greco parlava a questo
proposito del « ritorno degli Eraclidi », i discendenti
dell’eroe Eracle, che sarebbero tornati dall’esilio a cui
erano stati condannati dal re di Micene, Euristeo, e
avrebbero rivendicato il regno del loro antenato.
• Tuttavia i documenti in Lineare B rinvenuti a Pilo
parlano di un pericolo proveniente dalle coste e non : e in
quel periodo fu travolta la civiltà hittita e fu gravemente
messa in pericolo quella egiziana da parte dei «popoli del
mare ».
I dori
• dal 1200 a.C. una nuova popolazione
incominciò ad abitare i territori che un
tempo erano stati micenei, e nei secoli
successivi (tra il 1200 e l’8oo a.C.) essa
pose le basi della civiltà greca delle
pòleis, le città-stato.
archeoviaggio
• La scoperta di Troia, Creta e Micene
Gli “eroi cercatori”
• Se oggi conosciamo la storia della civiltà
cretese e di quella micenea, lo dobbiamo
alla intuizione e alla fatica di tre
persone:
• Heinrich Schliemann
• Arthur Evans
• Michael Ventris.
Heinrich Schliemann
• era un mercante tedesco che cominciò a studiare il greco per
passione, all’età di cinquant’anni, leggendo l’Iliade e l’Odissea.
• A differenza degli specialisti, secondo i quali i poemi omerici
erano solo fantasia, Schliemann credeva alla storicità dei fatti
narrati da Omero: un tempo, sotto la guida di Agamennone, re
di Micene, i Greci avevano realmente combattuto contro i
Troiani, sulle coste dell’Asia Minore, e avevano distrutto la loro
città.
 Quando, con i testi di Omero alla mano, nel 1870, egli iniziò gli
scavi nella località di Hissarlik (nel Nord dell’Anatolia), la sua
impresa poteva anche far sorridere: ma ben presto Schliemann
individuò il luogo dove presumeva fosse sorta la Troia omerica
(che, in realtà, si rivelò poi assai più tarda, come dimostrarono gli
scavi di Blegen, tra il 1932 e il 1939).
Micene
• Confortato dai risultati ottenuti, Schliemann
si trasferi a Micene, dove iniziò gli scavi nel
t874, e nel 1876 scopri il famoso cerchio di
tombe, all’interno del quale trovò vari tesori
della città « ricca d’oro (come la chiama
Omero) e una splendida maschera funeraria,
che egli ritenne fosse quella di Agamennone; e
in un celebre telegramma al re di Grecia
comunicò di aver visto il volto del mitico
sovrano.
Grave circle A
Mura ciclopiche di Micene e porta dei leoni
Pianta di Micene
Ingresso di una tomba a tholos
Evans
•
Dopo aver ammirato ad Atene i tesori scoperti da Schliemann, Arthur
Evans pensò che un sistema economico, nel quale erano esistiti
artigiani capaci di realizzare il tesoro scoperto da Schliemann, dovesse
necessariamente conoscere la scrittura, quanto meno per la
registrazione dei documenti contabili.
•
Alcune gemme incise trovare nelle botteghe antiquarie di Atene
avevano attirato la sua attenzione, e poiché riteneva che provenissero
da Creta partì per l’isola, dove ritrovò le iscrizioni che cercava su alcuni
amuleti, detti pietra del latte, che le donne portavano per propiziare
l’allattamento.
•
Avuta conferma della sua ipotesi, nel 1900 iniziò le ricerche a Cnosso, e
fu premiato da un successo quasi incredibile: dopo appena due
settimane, trovò le prime tavolette con una scrittura sconosciuta;
inoltre la prosecuzione degli scavi mostrò che, nel corso dei secoli, a
Creta, erano state utilizzate tre scritture diverse.
Lettura diretta di fonti
Tucidide
La Grecia delle origini
da
La guerra del Peloponneso, I 2-19
Fonti del materiale
 Il profilo riprende, nelle linee generali, il
testo in adozione (Cantarella-Guidorizzi)
con alcuni ampliamenti
 Iconografiche
 Le immagini sono reperibili su svariati siti
(basta digitare il nome cercato in inglese)
 Alcune sono state scansionate da testi in uso
per il biennio
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La civiltà cretese: