La civiltà cretese Creta oggi thera Creta localizzazione250km 8000 km2 55km • L’isola è in parte occupata da catene montuose, solcate da vallate e dominata dal massiccio dell’Ida (duemilacinquecento metri), il monte sacro dove gli antichi collocavano la grotta nella quale si credeva fosse stato allevato Zeus. periodizzazione a partire dal 2300 a.C.circa fino al 1200 circa a.C. .• l’isola si popolò di città e di palazzi che testimoniano un elevato livello di benessere • le navi cretesi si spingevano a commerciare negli empori di tutto il Mediterraneo i Cretesi erano conosciuti ovunque come mercanti e marinai: • nei documenti egiziani di questo periodo si parla infatti dei tributi (in realtà, commerci) portati alla corte dei faraoni dagli «uomini di Keftiu » (così erano definiti i Cretesi nella lingua egiziana). Il mare e gli scambi Protetti dal mare favoriti dalla presenza di innumerevoli isole che costituivano punti di approdo al crocevia delle rotte commerciali • l’isola produceva un surplus alimentare (olio e vino in particolare) che poteva essere facilmente smerciato • metalli preziosi e materie prime a loro volta alimentavano lo sviluppo dell’artigianato locale. I cretesi, intermediari • i Cretesi svolsero un ruolo preciso nel Mediterraneo orientale:quello di intermediari tra le coste siriane e l’Egitto, dove essi esportavano, oltre ai prodotti del loro artigianato, le materie prime provenienti dall’Oriente talassocrazia • Grazie alla supremazia marittima i Cretesi poterono estendere il loro potere sino alle regioni costiere della Grecia; • lo storico Tucidide, nel secolo v a.C., racconta che il re cretese Minosse aveva imposto il suo dominio su Atene e altri luoghi della Grecia, dai quali esigeva tributi. (mito di Teseo e del Minotauro) Civiltà non incastellata • Le città di Creta non avevano mura o difese militari: poiché non si temevano minacce dall’esterno. • Le ricchezze accumulate non andavano ad alimentare spese militari o imprese di conquista, ma furono investite in nuovi commerci (i quali a loro volta producevano benessere) e nella costruzione di sontuosi e palazzi I palazzi • Cnosso, Haghia Triada, Festo, Mallia. • Omero: « C’è una terra nel mezzo del mare scuro come il vino, Creta, fertile e bella, circondata dall’acqua: in essa vi sono innumerevoli uomini e novanta città: chi ha una parlata, chi un’altra, un miscuglio.., tra loro è Cnosso, una grande città, nella quale regnò per nove anni Minosse, confidente del grande Zeus »(Odissea, xix, 172 sgg.). Gli inizi della civiltà cretese • più antiche tracce di civiltà a Creta e nelle isole dell’Egeo risalgono all’epoca neolitica (6ooo a.C. circa) • inizio della cultura cretese verso il 3000 a.C. Di che stirpe erano questi popoli? • I Greci dell’epoca successiva avevano la nozione che i primitivi abitanti delle loro isole appartenessero a una razza diversa dalla propria e li definivano Pelasgi oppure Cari. Dalle raffigurazioni pittoriche è possibile anche avere un’idea del loro aspetto fisico: uomini piccoli, con la pelle scura una popolazione dai tratti mediterranei. Lingua cretese • I Cretesi parlavano una lingua che ci è tuttora sconosciuta, anche se alcune parole si conservarono in greco erano di derivazione cretese molti nomi di piante e frutti, oggetti e materiali che a Creta erano già diffusi quando giunsero i Greci, come i metalli era cretese gran parte della terminologia marinaresca compreso lo stesso nome del mare (thalassa), nonché molti oggetti di uso quotidiano, come la vasca da bagno (asàminthos) e vari tipi di vesti e calzature. dati linguistici sono utili come segnali storici • dimostrano sia l’alto livello di civiltà raggiunto dai Cretesi, sia il loro influsso sui popoli successivi, i quali dovettero apprendere dai Cretesi usi e parole a essi ignoti. civiltà cretese detta anche minoica periodi della civiltà minoica fasi palaziale 2300 1700 ac prima distruzione neopalaziale 1700 1400 ac crisi dominio miceneo 1400 1200 ac crisi definitiva 1200 circa Fase palaziale (2300-1700 a.C.). • a Cnosso, Festo e a Mallia sorsero i primi grandi palazzi, situati nelle zone più fertili dell’isola e appartenenti a sovrani locali che senza alcun dubbio traevano le loro ricchezze dallo sfruttamento delle campagne circostanti. Palazzo di Festo Phaistos PHAISTOS Knossos, foto aerea Pianta di palazzo Organizzazione sociale • L’imponenza dei palazzi e il lavoro di livellamento delle colline su cui alcuni di essi furono costruiti (in particolare, quelli di Festo e di Cnosso) rivelano chiaramente l’esistenza di una società in cui era stata stabilita una precisa divisione del lavoro, e che poteva disporre di una manodopera capace di consentire la realizzazione di grandi opere. • Evidentemente, dunque, anche se non ne abbiamo la prova documentale i signori cretesi potevano contare su una abbondante manodopera servile. Vita nei palazzi • ritrovamento, nei palazzi più antichi (e in particolare in quello di Festo), di una grande quantità e varietà di sigilli, presumibilmente appartenenti ad alti ufficiali. • Da questo sembra potersi desumere che nei palazzi esisteva una organizzata e potente classe burocratica, che aiutava il signore locale ad amministrare le sue ricchezze. – Il grande numero dei locali di cui erano composti i palazzi fa inoltre pensare che il numero dei dignitari di corte fosse piuttosto elevato. caratteristiche architettoniche dei palazzi • né mura né torri delimitavano gli edifici, si allargavano in direzione del mare seguendo la linea naturale del terreno. • All’interno del palazzo si trovavano solitamente grandi magazzini, ove sono stati rinvenuti enormi vasi di terracotta – utilizzati per conservare ricche provviste di olio e di grano evidentemente ammassate nel palazzo grazie all’opera dei contadini che coltivavano le terre circostanti. Sulle condizioni di vita di questi contadini non abbiamo informazioni precise. La ceramica Kamares • in questo periodo nacque e fiorì un nuovo tipo di decorazione della ceramica, detto stile Kamares, dal nome di una grotta sul lato sud del monte Ida, dove furono trovati per la prima volta dei vasi di quello stile. Questi vasi, che contenevano originariamente degli alimenti (cibi o bevande), erano stati offerti alla divinità il cui culto veniva celebrato nella grotta, e provenivano con ogni probabilità da Festo. • Moltissimi vasi decorati nello stile Kamares provengono infatti da questo palazzo, ove vennero scoperti durante gli scavi condotti dall’ archeologo italiano Doro Levi. kamares Metallurgia • Oltre alla ceramica, in questo periodo i Cretesi-Micenei svilupparono raffinate tecniche di lavorazione dei metalli e delle pietre semipreziose (agata, calcedonia, cristallo di rocca). Con queste ultime produssero gemme e sigilli incisi con motivi sia naturalistici sia astratti. oreficeria La bipenne • in alcune località dell’isola sono state rinvenute delle asce, alcune delle quali con una sola lama, altre con due lame. L’ascia a due lame (la famosa bipenne, che ritroveremo in Etruria e a Roma) era il simbolo del potere minoico. La prima catastrofe • Questa fiorente civiltà crollò a quanto pare improvvisamente, poco dopo il 1700 a.C. Gli scavi archeologici documentano una catastrofe che colpi i palazzi di Festo, di Cnosso e di Mallia, distruggendoli. • Quale fu la causa di una simile rovina? un terremoto • accreditato anche dal ritrovamento di alcuni scheletri che hanno fatto supporre l’usanza di sacrifici umani volti a placare l’ira degli dèi un’incursione di nemici provenienti dal mare (in quello stesso periodo gli Hyksos avevano soggiogato l’Egitto) una serie di guerre e di disordini civili. Fase neopalaziale (1700-1400 a.C.). • dopo il crollo, i Palazzi vennero ricostruiti senza fortificazioni e senza apparati difensivi: la pax minoica continuava a regnare. I palazzi vennero ricostruiti sulle loro rovine, ancora più splendidi di prima, e nessun elemento fa pensare a una rottura con la cultura della fase precedente. – Le rovine che oggi possono essere visitate appartengono, nelle linee fondamentali, a questa fase. Architettura dei nuovi palazzi • I palazzi di Festo e di Cnosso vennero adornati di propilei, colonnati, lunghi corridoi, terrazze, cortili e ampie gradinate che collegavano i diversi piani. • L’insieme comprendeva vasche, tubature per l’acqua e bagni. • Le colonne terminavano in un capitello, che può essere considerato l’antenato di quello dorico. • Nella nuova costruzione venne ampiamente usato un tipico alabastro cretese (calcio solfato), con cui vennero ricoperte pareti, pavimenti e gradinate. • Le pareti interne dei palazzi, erano adorne di splendidi affreschi policromi, rappresentanti persone, piante, fiori, animali e scene di vita sociale e religiosa. KNOSSOS Zakro Mallia immediatamente ricostruito, appare assai più sobrio, con i muri fatti di larghi blocchi di fango e mattone seccati al sole, e senza alcuna traccia di alabastro ville • In questo periodo vennero costruiti anche altri edifici, di dimensioni più ridotte ma non meno lussuosi dei palazzi, e a loro volta adorni di splendide opere d’arte: celebre, tra di essi, la villa di Haghia Triada, presso Festo, considerata da alcuni la residenza estiva dei sovrani di questo palazzo. Haghia Triada GOURNIA Vita quotidiana • La vita che si svolgeva nei nuovi palazzi, e in particolare in quello di Cnosso — che in questo periodo aveva imposto il suo potere sull’isola —, era sfarzosa e allietata da intrattenimenti ai quali il pubblico assisteva da gradinate e tribune. • Tra questi intrattenimenti, era particolarmente apprezzati i giochi acrobatici con i tori, testimoniati in celebri affreschi Il toro e il cane Scultura e ceramica La Parigina Divinità del papavero e degli uccelli Acrobata che salta su toro Affreschi naturalistici Ragazze e dee Particolari di un sarcofago dipinto la fine • Il secondo periodo ebbe una fine altrettanto tragica del precedente. • Vi fu una enorme catastrofe naturale, rappresentata da una serie di cataclismi che attorno al 1300 a.C. sconvolsero il Mediterraneo orientale, stroncando un numero incalcolabile di vite umane, distruggendo abitazioni, templi e palazzi, e mettendo in seria difficoltà l’organizzazione dei regni cretesi. • Tra questi cataclismi, il più grave fu quello che si verificò nell’isola di Thera, oggi Santorini. Aspetti della civiltà cretese Fonti archeologiche: un misterioso ritrovamento ad Anemospiia • Nell’estate del 1979 alcuni archeologi greci, mentre lavoravano alle pendici di una collina dell’isola di Creta, pochi chilometri a sud del Palazzo di Cnosso, portarono alla luce i resti di un piccolo tempio formato da tre stanze rettangolari, che non erano collegate tra loro ma si aprivano tutte sullo stesso corridoio, che percorreva il lato lungo dell’edificio stesso. • dal momento in cui il tempio era crollato a causa di un violento terremoto, intorno al 1700 a. C., nessuno aveva toccato i resti Scoperte sorprendenti La camera centrale conteneva l’immagine della divinità venerata nel santuario: pochi frammenti di legno bruciati e i piedi di terracotta che costituivano la base della statua lignea del dio. Nella stanza a sinistra furono rinvenuti resti di offerte sacrificali. • nella stanza di destra gli archeologi ritrovarono i resti di tre scheletri umani, due dei quali sul pavimento della stanza e uno disteso su una piattaforma di pietra, un altare sopra il quale gli animali venivano sacrificati alle divinità. Gli scheletri • Uno scheletro era quello di un giovane di circa diciotto anni, di sana costituzione Gli altri due appartenevano a una donna e a un uomo adulto (con tutta probabilità un sacerdote), che aveva un anello d’argento al mignolo della mano sinistra e, intorno al polso, un sigillo di pietra sui quale era incisa una barca. Un quarto scheletro fu trovato, in pessime condizioni, nel corridoio che collegava le estremità delle stanze. Vicino gli archeologi rinvennero i frammenti di un oggetto che, messo a confronto con altri oggetti simili ritrovati neI Palazzo di Cnosso, fu identificato come un contenitore usato di solito per raccogliere il sangue delle vittime sacrificali. Sul terreno fu ritrovato anche un coltello molto particolare, che recava incisa sui due lati della lama una testa di animale: un coltello per sacrifici. interpretazione • Archeologi e antropologi dell’Università di Atene hanno ricostruito in questo modo i fatti avvenuti : i continui terremoti che avevano colpito l’isola di Creta indussero probabilmente i sacerdoti a prendere la decisione di sacrificare un essere umano per scongiurare l’ira degli dèi. Il sacrificio del giovane cretese si era appena compiuto, quando una scossa più violenta delle altre distrusse il tempio. Thera e Creta • Il porto, dove oggi attraccano le navi, dalla forma naturale di un cerchio, era anticamente il cratere di un vulcano. E’ probabile che l’esplosione del vulcano di Tera abbia avuto effetti devastanti anche a Creta, che non dista molto da Tera Thera Tera è Atlantide? • Nel 1967, un archeologo greco, Spyridion Marinatos, iniziò degli scavi sull’isola di Santorini (antica Thera) Questi scavi portarono alla luce dei resti di eccezionale valore storico. Sull’isola, un tempo, sorgeva un palazzo minoico, adorno di affreschi a colori vivaci, che oggi è possibile ammirare al museo archeologico di Atene. Tera, insomma, non era una delle tante piccole isole dell’Egeo. Era la capitale di un regno. • Secondo alcuni studiosi, era il mitico regno di Atlantide, quello di cui si favoleggiava nell’antichità e di cui parla il filosofo greco Platone. Su quali elementi può basarsi quest’ipotesi? Le antilopi, affresco da Thera Thera: il pescatore Thera , sala della primavera La piccola flotta di Thera I pugili bambini Thera, figura femminile I micenei • Verso il 1400 i Micenei o Achei avevano occupato la Grecia, costituendovi solide monarchie militari e provvedendo all’arruolamento di soldati mercenari che compaiono spesso nei dipinti dell’epoca con i loro scudi e le lance di bronzo. • Già indeboliti dagli eventi sopra descritti, i signori di Creta non furono in grado di resistere alla minaccia che veniva dall’esterno e si arresero all’invasore. Fase micenea (1400-1200 a.C.). • Conquistata l’isola di Creta, i Micenei si insediarono nei palazzi reali imponendo il loro dominio sulla popolazione locale: in questo periodo fu elaborato un secondo tipo di scrittura (Lineare B), identica a quella usata sul continente greco. Cultura materiale • la vita quotidiana rimase pressoché immutata anche durante il dominio della nuova dinastia. • i contadini continuavano a vivere in capanne di fango e di paglia e a coltivare i campi trattenendo per sé solo quanto era necessario alla loro sopravvivenza. Tutto l’eccedente spettava al palazzo, nei confronti del quale i contadini erano tenuti a prestare servizi e attività lavorative di vario genere. Il periodo miceneo sull’isola fu breve: attorno al 1200 a.C. (secondo la datazione oggi più accreditata) una catastrofe definitiva si abbatté su Creta. • I palazzi reali furono distrutti e dati alle fiamme e non risorsero più; da allora in poi non si parla più di Cretesi nei documenti egiziani, l’artigianato s’immiserisce, la scrittura locale scompare. Le cause di questo disastro rimangono ignote. • Sono state avanzate varie ipotesi per spiegarlo: una ribellione contro i principi stranieri; una guerra tra i Micenei del continente e quelli di Creta; un’incursione rovinosa di popolazioni straniere. sulle macerie palazzi furono costruite modeste abitazioni La Lineare B e le tre scritture di Creta • Questa tavoletta d’argilla, ritrovata a Cnosso , a tante altre tavolette analoghe, contiene un testo inciso in scrittura sillabica «Lineare. B », Michael Ventris ha decifrato alcuni decenni fa. • esse non sono altra che documenti di carattere amministrativo, lunghe liste di merci e inventari. Le tre scritture di Creta Il geroglifico cretese • Il primo tipo, risalente al periodo più antico (2ooo-16oo a.C.), era una scrittura geroglifica, chiamata da Evans geroglifico cretese, documentata dal celebre disco in terracotta di Festo, conservato al museo di Heraklion. tuttora indecifrato. Simboli del disco di Festo La Lineare A • Il secondo tipo, anch’esso indecifrato, fece la sua comparsa attorno al 1750 a.C., e si presenta come una semplificazione dei geroglifici di cui sopra, ridotti a semplici contorni. Questa scrittura, rinvenuta su tavolette provenienti per la gran parte da Hagia Triada, nelle vicinanze di Festo, fu chiamata da Evans Lineare A. La Lineare B • Il terzo tipo (che secondo Evans sarebbe apparso verso il 1400 a.C., ma che oggi si tende a pensare sia almeno di un secolo più recente) venne chiamato Lineare B, ed è una scrittura sillabica, che oggi siamo in grado di leggere • quella scrittura «nasconde » una lingua greca; • prima di adottare l’alfabeto fenicio, attorno all’8oo a.C., i Greci, tra il 1400 e il 1200 a.C., avevano utilizzato la scrittura Lineare B. La rivoluzione di Ventris • La scoperta rivoluzionava tutte le opinioni correnti sulla civiltà greca e sui suoi rapporti con quella cretese: sino a quel momento, • infatti, si riteneva che i Greci non avessero mai dominato Creta. • Se la scoperta di Ventris era esatta, bisognava anticipare di alcuni secoli l’inizio della storia greca e pensare che, sia pur per breve tempo, i signori del palazzo di Cnosso erano stati dei Greci. La conferma • Ulteriori ricerche, compiute dal glottologo John Chadwick e dall’archeologo W. Biegen, confermarono i risultati di Ventris. • a partire dal 1400 a.C. i dominatori di Cnosso erano stati gli stessi Greci che, sul continente, avevano dominato Micene e Pilo. • Quella che sino era stata genericamente definita civiltà minoica, si era rivelata la successione di due diverse civiltà, quella pregreca cretese (o minoica) e quella grecamicenea. La religione cretese: la Grande Madre • Un sigillo aureo che faceva parte dei tesori ritrovati nelle tombe dell’isola di Creta; vi è rappresentata una cerimonia religiosa in onore della Grande Madre. Il culto della DEA MADRE • culto antropomorfo (di entità divine aventi forma umana): • predominava una figura femminile, che viene descritta con varie forme, sempre collegate al mondo della natura e della fertilità. • Si trattava di una Dea Madre, signora della vita vegetale e animale. • In un sigillo sacro proveniente da Cnosso la si vede ergersì in cima a un monte, circondata da belve che le rendono omaggio Versioni greche • Presso i Greci questa dea era nota con vari nomi: Rea, oppure Dictinna (ossia “la dea del monte Ditti”, che sorge nel centro di Creta) oppure la Grande Madre. Si diceva che Rea fosse stata la madre di Zeus; in effetti, la dea cretese compare in associazione con una figura maschile subordinata (detta, in greco, paredro, ossia “colui che siede accanto”), che di volta in volta può essere un figlio o un marito mortale. » La grande dea femminile e il suo compagno formano una primordiale coppia divina, profondamente radicata nella mitologia dei popoli del Mediterraneo orientale; la si ritrova con vari nomi in ambienti diversi: i Fenici la chiamavano Astarte e la associavano al suo sposo mortale Adone; in varie zone dell’Asia la coppia era formata dalla dea Cibele e dal suo giovane figlio e amante Attis (la stessa divinità che, col nome di Tammuz, era venerata anche a Babilonia). Afrodite • Presso i Greci, alcuni tratti di questa divinità dell’amore e della fertilità, non sottoposta ai vincoli del matrimonio ma libera di animare ogni cosa attorno a sé, confluirono nel culto di Afrodite (che infatti si diceva fosse nata a Cipro, nel cuore del mondo egeo). • La dea femminile è stata definita dagli storici della religione la “dea veneranda” (o, con parola greca, potnia) e appare essere un tratto antichissimo, comune alle varie religioni dell’età del bronzo e da connettere con i primitivi rituali delle popolazioni agricole. Culto • Il culto di questa dea avveniva all’aperto; assumevano particolare significato le danze rituali, spesso celebrate al suono del flauto e del tamburo, durante le quali il danzatore sprofondava in uno stato di esaltazione irrazionale (o trance) in cui percepiva dentro di sé la misteriosa presenza di una forza divina; ancora presso i Greci, molti secoli dopo, erano noti i seguaci della dea cretese, i Coribanti, che danzavano al suono di musiche cadenzate sino a cadere in delirio durante la celebrazione del rito. Fonti: manufatti e miti • Creta era la sede di un’antica religione di cui ci possiamo fare un’idea da una serie di raffigurazioni minoiche (statuette, sigilli, pitture) dai miti dei Greci • che, insediandosi a Creta, vennero a contatto con la cultura di quel popolo e ne assorbirono alcuni elementi . feticismo • considerare oggetto di culto e tutto ciò in cui veniva percepita la presenza di una magica energia divina alberi sacri, rocce (in alcuni casi magnetiche), grotte, manufatti (in particolare l’ascia a doppio taglio o bipenne, emblema del potere regale), animali – tra cui soprattutto il toro, che divenne, attraverso la mitica figura del Minotauro (dal corpo di uomo e dalla testa taurina), il simbolo stesso della civiltà minoica. Il culto delle grotte • il mito Il re degli dèi, Zeus, era stato nascosto in una grotta a Creta in molte caverne dell’isola sono stati rinvenuti oggetti votivi, statuette, vasi e gioielli lasciati in offerta, e inoltre ceneri e ossa di animali sacrificati. • La religione cretese cercava l’incontro con il divino non in un tempio costruito dall’uomo, ma in ambienti naturali in siti difficilmente accessibili, oscuri, misteriosi. Culto mistericoindividuale Culto degli alberi • alcuni sigilli cretesi descrivono un rito che sembra consistere nello sradicamento di un albero, una sorta di sacrificio della vegetazione compiuto in un luogo montano, alla presenza di demoni animaleschi. I miti di Creta • Minosse e Pasifae • il Minotauro nel Labirinto Dedalo e Icaro • Teseo e Arianna • Europa Minosse • Minosse, mitico re di Creta, aveva promesso a Poseidone di sacrificargli il primo animale che fosse venuto dal mare. • Poseidone inviò un toro talmente bello che Minosse non ebbe il coraggio di ucciderlo, e sacrificò al suo posto un altro animale. • Per punire la disobbedienza di Minosse, Poseidone, con l’aiuto di Afrodite, la dea dell’amore, fece innamorare la regina Pasifae — moglie di Minosse — del toro venuto dal mare. L’architetto di corte, il famoso Dedalo, costrui per la regina una vacca di legno, e • Pasifae, entrata nella falsa vacca, si unì con il toro. Ne nacque così un animale mostruoso, dal corpo di uomo e dalla testa di toro, il Minotauro (letteralmente, “il toro di Minosse”). Il Labirinto, Dedalo e Icaro • Il Minorauro venne rinchiuso all’interno di un palazzo-prigione, formato di tanti corridoi che si incrociavano a caso tra loro, senza una logica apparente, dal quale era difficilissimo uscire una volta entrati: il famoso Labirinto, anch’esso costruito dall’architetto Dedalo. • Più tardi fu lo stesso Dedalo a essere rinchiuso nel Labirinto insieme al figlio Icaro: per fuggire, egli costruì per sé e per il figlio due paia di ali fatte di penne di uccelli tenute assieme da cera. L’invenzione funzionò in parte: padre e figlio riuscirono a sollevarsi da terra e a volare, ma Icaro, non obbedendo ai consigli del padre, volle avvicinarsi troppo al sole, che sciolse la cera delle sue ali facendolo precipitare in mare. Il padre Dedalo riuscì invece a salvarsi e ad arrivare in Sicilia. Il mito di Teseo • Per nutrire il Minotauro, gli Ateniesi, che erano politicamente sottomessi a Creta, erano obbligati a inviare nell’isola, ogni nove anni, sette ragazzi e sette ragazze. La terza volta, gli Ateniesi mandarono, insieme ai quattordici giovani, anche il loro eroe Teseo: una delle figlie di Minosse e Pasifae, la bellissima Arianna, aiutò l’eroe a ritrovare la via d’uscita nel Labirinto dandogli un gomitolo, il famoso « filo di Arianna », che Teseo srotolava man mano che procedeva all’interno della prigione di Dedalo. Grazie a questo trucco, l’eroe ateniese — dopo aver ucciso il Minotauro e liberato Atene dal tributo — poté uscire dal labirinto. Arianna • Sulla via del ritorno, Teseo, che aveva portato con sé Arianna con la promessa di sposarla, la abbandonò sull’isola di Nasso mentre era addormentata. Secondo una versione del mito, Arianna si uccise per il dolore; ma secondo un’altra versione, il dio del vino, Dioniso, la vide mentre dormiva, se ne innamorò e la sposò. Significati del mito • Sotto il velo del mito è facile leggere l’esistenza di un rapporto di subordinazione economica e politica dell’Attica alla più potente Creta e la successiva indipendenza ateniese, dovuta forse al declino dell’impero cretese. Europa • La bella Europa, figlia (o sorella) del mitico re Fenice, stava raccogliendo fiori sulla riva del mare, nella terra del padre, la Fenicia. • Zeus la vide e se ne innamorò, e sotto le sembianze di uno splendido toro bianco uscito dal mare le si avvicinò. • Le compagne di Europa si allontanarono spaventate, ma la figlia del re sali senza paura sulla groppa dell’animale. Il toro entrò nuovamente in mare e nuotò fino a Creta, dove, nella grotta di Ditte, vennero celebrare le nozze tra Zeus ed Europa. Micene , foto aerea MICENEI All’inizio del II millennio a.C. una popolazione indoeuropea iniziò a stanziarsi nel continente greco, e quindi occupò l’isola di Creta: i nuovi abitanti furono chiamati Achei dai Greci dell’età successiva e oggi sono noti con il nome di Micenei. Essi lasciarono splendide tracce nei possenti e ricchi palazzi di Micene, nonché a Pilo, Tirinto e in altre località, da cui in seguito si mossero per conquistare Creta. organizzazione politica e sociale La nuova civiltà era organizzata come una società feudale ne possiamo conoscere le caratteristiche grazie alla decifrazione della scrittura Lineare B, di cui i Micenei si servivano Il re e i ceti dominanti • sovrano : detto wanax (gr.arc. Anax) • lawagétas capo del lawos, (dell’ aristocrazia), e forse erede al trono. • Del lawos facevano parte gli heketdi e i téreta: gli heketdi, “compagni, seguaci”, erano preposti al comando delle unità militari dislocate lungo la linea costiera (orkhdi) e si spostavano su carri da guerra a loro riservati e particolarmente veloci; i téreta appartenevano invece alla classe sacerdotale. Gerarchia sociale e politica • Attorno al palazzo c’erano i demoi, le comunità di villaggio dove viveva il demos, il popolo composto da – contadini – costruttori di navi – fabbri, vasai, tessitori e altri artigiani specializzati. • Basiléis • I personaggi più importanti delle comunità di villaggio erano i capi dei diversi gruppi gentilizi (ghene-grandi gruppi familiari allargati) che prendevano le decisioni di interesse pubblico riunendosi in un consiglio degli anziani chiamato gerousia. Né padroni né schiavi • Caratteristiche fondamentali della società micenea opposizione palazzo-demoi l’assenza della proprietà privata l’inesistenza della schiavitù • (intesa come l’appartenenza di un individuo alla comunità o allo Stato). La proprietà della terra • Nei regni micenei solo il wanax, il lawagétas e i sacerdoti avevano il privilegio di poter disporre di un appezzamento di terra (témenos) senza alcun limite. • Ciò che restava del territorio era pubblico e veniva assegnato ai privati secondo diverse forme di concessione che obbligavano il ricevente a determinati servizi o pagamenti in natura, parte dei quali spettavano al Palazzo. Liberi e non liberi • l’assenza della schiavitù non comportava che tutti gli individui fossero liberi. • L’uomo libero (eléutheros) era colui che, grazie alla sua posizione privilegiata, era esente dal dovere prestare servizi e pagare tributi, come invece imposto alla massa della popolazione. • Esisteva una classe di burocrati e scribi che utilizzavano come supporto le tavolette di argilla le città • fortificate con grandi , mura di pietra (le cosiddette «mura ciclopiche », costruite con grandi massi squadrati) • arroccate in cima a colline o in luoghi impervi • i principi micenei organizzarono una serie di Stati militari che, a partire dal 1400 a.C. circa, iniziarono a espandersi al di fuori della Grecia continentale. Colonizzazione micenea • i Micenei, che avevano soppiantato i Cretesi nella supremazia marittima, si stabilirono in vari punti del Mediterraneo (in Sicilia, Sardegna, nelle isole Eolie) dove fondarono colonie. • Non si trattava di veri e propri centri urbani (la popolazione micenea era demograficamente troppo ridotta), ma di utili punti d’approdo e di empori per il commercio Prima colonizzazione • l’espansione micenea si diresse soprattutto verso Oriente. • sulle coste dell’Asia Minore, furono stabiliti insediamenti di una certa rilevanza, che col tempo si svilupparono: L’episodio più noto di questo processo di espansione fu la conquista della città di Troia • che sorgeva in posizione strategica lungo la rotta verso il mar Nero o «Ponto Eusino », ( “mare ospitale”) come lo chiamavano gli antichi Il valore del mito come fonte • Mito di Giasone, del vello d’oro. Conquistare il vello d’oro nella Colchide Nave Argo Parte da IOLCO, in Tessaglia Altre prove • Ritrovamenti di oggetti “micenei” in luoghi menzionati da Omero nella Odissea Odissea = nostos • I Nostoi sono segno della conoscenza di luoghi e paesi e simboli delle difficoltà della navigazione??? • Odissea : conserva traccia leggendaria della antica colonizzazione??? La guerra di Troia • Quest’episodio storico forma il nucleo dell’Iliade di Omero. • La conquista di Troia (compiuta probabilmente intorno al 1250 a.C.) fu opera di una confederazione di principi achei, il cui comandante (secondo l’Iliade) era appunto il re di Micene, Agamennone, che Omero definisce con il titolo, di derivazione micenea, di wanax andron, “sovrano di popoli”. • i Micenei entrarono sulla scena politica internazionale come grande potenza; i re hittiti mantenevano con loro regolari rapporti diplomatici. • Nei documenti hittiti i Micenei venivano chiamati Akhiyawa, cioè “Achei”, ed erano considerati un popolo temibile; • al re di Micene veniva riconosciuto lo stesso titolo, Grande Re" che si attribuiva ai sovrani di Stati prestigiosi come quello egiziano e babilonese Crollo della potenza micenea • il crollo della potenza micenea fu improvviso e definitivo. • Attorno al 1200 le principali rocche furono distrutte e bruciate. • Le tavolette in Lineare B ritrovate a Pilo sono relative proprio alle ultime settimane di vita di questa città (esse ci sono state co vate proprio perché furono «cotte» dagli cendi appiccati al palazzo reale) e descrivono affannosi preparativi militari di difesa Chi ha distrutto le rocche micenee? • spiegazione tradizionale: i DORI • diffusa già nella Grecia antica • parla dell’arrivo di una popolazione stanziata nella Grecia settentrionale, di lingua e stirpe affine a quelle dei Micenei: i Dori, che avrebbero distrutto Micene e si sarebbero poi insediati in tutta la regione, stabilendo la loro capitale a Sparta. Il mito greco parlava a questo proposito del « ritorno degli Eraclidi », i discendenti dell’eroe Eracle, che sarebbero tornati dall’esilio a cui erano stati condannati dal re di Micene, Euristeo, e avrebbero rivendicato il regno del loro antenato. • Tuttavia i documenti in Lineare B rinvenuti a Pilo parlano di un pericolo proveniente dalle coste e non : e in quel periodo fu travolta la civiltà hittita e fu gravemente messa in pericolo quella egiziana da parte dei «popoli del mare ». I dori • dal 1200 a.C. una nuova popolazione incominciò ad abitare i territori che un tempo erano stati micenei, e nei secoli successivi (tra il 1200 e l’8oo a.C.) essa pose le basi della civiltà greca delle pòleis, le città-stato. archeoviaggio • La scoperta di Troia, Creta e Micene Gli “eroi cercatori” • Se oggi conosciamo la storia della civiltà cretese e di quella micenea, lo dobbiamo alla intuizione e alla fatica di tre persone: • Heinrich Schliemann • Arthur Evans • Michael Ventris. Heinrich Schliemann • era un mercante tedesco che cominciò a studiare il greco per passione, all’età di cinquant’anni, leggendo l’Iliade e l’Odissea. • A differenza degli specialisti, secondo i quali i poemi omerici erano solo fantasia, Schliemann credeva alla storicità dei fatti narrati da Omero: un tempo, sotto la guida di Agamennone, re di Micene, i Greci avevano realmente combattuto contro i Troiani, sulle coste dell’Asia Minore, e avevano distrutto la loro città. Quando, con i testi di Omero alla mano, nel 1870, egli iniziò gli scavi nella località di Hissarlik (nel Nord dell’Anatolia), la sua impresa poteva anche far sorridere: ma ben presto Schliemann individuò il luogo dove presumeva fosse sorta la Troia omerica (che, in realtà, si rivelò poi assai più tarda, come dimostrarono gli scavi di Blegen, tra il 1932 e il 1939). Micene • Confortato dai risultati ottenuti, Schliemann si trasferi a Micene, dove iniziò gli scavi nel t874, e nel 1876 scopri il famoso cerchio di tombe, all’interno del quale trovò vari tesori della città « ricca d’oro (come la chiama Omero) e una splendida maschera funeraria, che egli ritenne fosse quella di Agamennone; e in un celebre telegramma al re di Grecia comunicò di aver visto il volto del mitico sovrano. Grave circle A Mura ciclopiche di Micene e porta dei leoni Pianta di Micene Ingresso di una tomba a tholos Evans • Dopo aver ammirato ad Atene i tesori scoperti da Schliemann, Arthur Evans pensò che un sistema economico, nel quale erano esistiti artigiani capaci di realizzare il tesoro scoperto da Schliemann, dovesse necessariamente conoscere la scrittura, quanto meno per la registrazione dei documenti contabili. • Alcune gemme incise trovare nelle botteghe antiquarie di Atene avevano attirato la sua attenzione, e poiché riteneva che provenissero da Creta partì per l’isola, dove ritrovò le iscrizioni che cercava su alcuni amuleti, detti pietra del latte, che le donne portavano per propiziare l’allattamento. • Avuta conferma della sua ipotesi, nel 1900 iniziò le ricerche a Cnosso, e fu premiato da un successo quasi incredibile: dopo appena due settimane, trovò le prime tavolette con una scrittura sconosciuta; inoltre la prosecuzione degli scavi mostrò che, nel corso dei secoli, a Creta, erano state utilizzate tre scritture diverse. Lettura diretta di fonti Tucidide La Grecia delle origini da La guerra del Peloponneso, I 2-19 Fonti del materiale Il profilo riprende, nelle linee generali, il testo in adozione (Cantarella-Guidorizzi) con alcuni ampliamenti Iconografiche Le immagini sono reperibili su svariati siti (basta digitare il nome cercato in inglese) Alcune sono state scansionate da testi in uso per il biennio