Dicembre 2013 Poste Italiane Spa ospedaleniguarda.it Sped. abb.post. Dl n. 353/2003 art 1 (comma1) D&B Milano DISTRIBUZIONE GRATUITA Finiti i lavori per il Blocco Nord Nei prossimi mesi al via i collaudi e i trasferimenti iale r Edito I Un’opera importante in un anno difficile n quest’ultimo numero del 2013 abbiamo deciso di pubblicare come notizia principale la fine dei lavori per la costruzione del Blocco Nord. E’ un’opera importante che ci ha impegnato per oltre 3 anni, contando anche le fasi preparatorie per l’apertura dei cantieri, e per cui in questo 2013 si è lavorato a pieno ritmo. La struttura di fatto completa il Nuovo Niguarda e nel testo a seguire il Direttore Sanitario vi accompagnerà in “tour virtuale” di presentazione. Il Blocco Nord e la conclusione dei lavori hanno per noi un significato speciale: sono la dimostrazione della fiducia che riponiamo nelle nostre forze e nella nostra energia, ancora accesa e vitale nonostante le difficoltà di quest’anno. Agosto 2011 Maggio 2012 Luglio 2013 Dicembre 2013 CONTINUA A PAGINA due N Alla scoperta del Blocco Nord ell’angolo nord del nostro ospedale è successo qualcosa, non ci sono più le cinque grandi gru che per quasi tre anni ne hanno caratterizzato il panorama ed è stato “spacchettato” il vecchio padiglione Pizzamiglio... CONTINUA A PAGINA tre Attualità a pag. 2 Tutti i numeri del Blocco Nord Sommario Sanità a pag. 3 Intervista a Fulvio Moirano Direttore Agenas P oco più di 800 giorni lavorativi, dal 2 gennaio 2011 al 9 dicembre 2013: tanto è bastato per costruire il Blocco Nord, l’ultimo tassello del progetto di riqualificazione del Nuovo Niguarda. Questa struttura insieme al Blocco Sud, al Blocco DEA, e all’Unità Spinale, andrà a comporre “l’ossatura” del nuovo assetto ospedaliero, Nascere a Niguarda ospitando le aree di degenza, ormai tutte organizzate prevalentemente per intensità di cura. Nei prossimi mesi si porteranno a termine i collaudi e gli accreditamenti necessari, inizieranno quindi i trasferimenti delle attività sanitarie che si completeranno per inizio 2015. CONTINUA A PAGINA due Trauma Center Una terapia intensiva Gli over 54 sono i neonatale da record motociclisti più a rischio I numeri del reparto a confronto con altri 950 centri del mondo Oltre 900 incidenti analizzati da Niguarda e Dainese. Più sicurezza col giubbotto airbag Centri Specialistici a pag. 5 Angiomi cavernosi: il test genetico per scoprirli Malattie dalla A alla Z a pag. 6 Leucemia linfatica cronica: le novità. Acido folico in gravidanza Gli Specialisti Rispondono da pag. 8 a 12 L’anestesista, il reumatologo, l’oculista… Volontariato a pag. 13 Un sorriso per i piccoli pazienti e le apnee del sonno News dall’Ospedale a pag. 15 Collaborazioni internazionali: Slatina e Pristina U na rete invisibile ma prestigiosa lega la Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda con altri 950 centri in tutto il mondo: è il Vermont Oxford Network (V.O.N.). CONTINUAA PAGINA due L a passione per la moto richiede grande attenzione soprattutto per chi è più avanti con l’età. E’ questo uno dei dati più significativi che emerge dall’analisi effettuata dal Trauma Center di Niguarda in collaborazione con Dainese, azienda leader nel settore dell’abbigliamento e dell’equipaggiamento per i motociclisti. CONTINUAA PAGINA due Medicina del sonno Città dell’Arte Nel cervello l’area della memoria si addormenta prima Gusmaroli: chiuso per ferie mentali aperto alla bellezza e alla speranza A PAGINA nove A PAGINA quattordici Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda Il giornale di Niguarda Anno 8 - Numero 5 due Una terapia intensiva neonatale da record E ’ dal 2006 che la Neonatologia del nostro Ospedale fa parte di questa organizzazione, nata con l’obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure ai neonati con un peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi. Il tutto attraverso programmi di ricerca, istruzione e progetti di miglioramento della qualità, senza tralasciare il confronto delle performance tra i diversi membri della rete. Ogni centro iscritto al V.O.N., infatti, invia ogni anno alla sede centrale negli U.S.A. i propri dati di attività che, tra gli altri, comprendono un vastissimo numero di risultati clinici e che sono il prodotto dell’attività assistenziale. I dati vanno ad alimentare un imponente database e i numeri della Neonatologia di Niguarda sono da record. Guardando le cifre che si riferiscono al periodo 2006-2012, in cui a Niguarda ci si è presi cura di 353 neonati dal peso inferiore ai 1500 grammi, spicca su tutti il dato della sopravvivenza: La rete Creata negli USA nel 1988, il Vermont Oxford Network (V.O.N.) è una rete a cui appartengono circa 950 Terapie Intensive Neonatali di tutto il mondo (per il 70% nord americane). In Italia aderiscono al Vermont Oxford Network 93 centri di Terapia Intensiva Neonatale. SEGUE DALLA PRIMA della neurologia pediatrica, della “E’ pari al 92%- ci dice Stefano Martinelli, chirurgia e dell’oculistica pediatrica e Direttore della Neonatologia e Terapia di tutti i servizi di diagnostica è in grado Intensiva Neonatale-, mentre il dato relativo di fornire un’assistenza a 360 gradi. alla sopravvivenza senza alcuna disabilità è Ed è anche grazie a questo approccio del 67%”. Si tratta di valori che inseriscono multidisciplinare che siamo riusciti a Niguarda tra le posizioni di vertice per questi limitare complicanze temute come la indicatori, al di sopra dei valori medi per la retinopatia della prematurità grave e sopravvivenza in Lombardia, dove il dato Stefano Martinelli la leucomalacia periventricolare, una (per le neonatologie appartenenti al V.O.N.) ai microfoni del TG3 forma di danno cerebrale irreversibile, è pari all’87% e al 62% per la sopravvivenza abbattendo l’incidenza rispettivamente al senza disabilità. Niguarda supera anche le altre terapie neonatali italiane (che fanno parte del 2% e al 3%- spiega Martinelli-”. Di primissima fascia anche V.O.N.), il cui score medio per la sopravvivenza è dell’86%, le performance per l’emorragia intraventricolare grave del 60% per quella senza disabilità. Niguarda continua (4,5%), l’enterocolite necrotizzante (6%) e la displasia a primeggiare se si allarga il raffronto al resto del globo: broncopolmonare(10%). infatti, il dato di riferimento fornito dal V.O.N. per le terapie Infine, e non è un dato trascurabile, quasi una mamma su neonatali, sparse in tutto il mondo e aderenti al network, si due che lascia la Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda (i attesta all’84% (sopravvivenza), al 49% per la sopravvivenza dati precisamente indicano il 47%) è in grado di allattare il suo piccolo esclusivamente con il proprio latte materno senza disabilità. I numeri si capovolgono- ed è sintomo di best practice- se alla dimissione. “Fare parte di questo network con delle si prendono in considerazione alcune delle complicanze performance così incoraggianti è significativo e siamo che possono colpire i neonati nati pre-termine. “La terapia sicuri che il continuo confronto con i migliori centri a livello intensiva neonatale di Niguarda grazie al supporto della mondiale non possa che favorire la crescita della nostra cardiologia-pediatrica, della cardiochirurgia pediatrica, Terapia Intensiva Neonatale- commenta Martinelli-”. Attualità Gli over 54 sono i motociclisti più a rischio SEGUE DALLA PRIMA Gli specialisti dell’emergenza di le lesioni in quest’area hanno Niguarda hanno messo sotto la lente riguardato il 30% dei motociclisti 928 incidenti motociclistici, la più con un rischio relativo, che si ampia casistica mai presa in esame conferma più elevato per gli ultrain Italia, tutti seguiti nell’ospedale cinquantaquattrenni”. milanese nell’arco di 8 anni (dal Per mettere al sicuro questa parte 2002 al 2010). I dati sono stati del corpo, insieme alla zona presentati in una conferenza stampa addominale superiore, è stato introdotta da Giuseppe Genduso, pensato un giubbotto airbag, Direttore Sanitario e moderata dallo pronto a gonfiarsi in caso di storico giornalista delle due ruote collisione per limitare i danni. Nico Cereghini; oltre ad Osvaldo Una tecnologia brevettata da Chiara, Direttore del Trauma Team, Dainese per il mondo delle corse Giacomo Agostini con il Trauma Team di Niguarda l’incontro ha visto la partecipazione professionistiche e che ha ricevuto la del 15 volte campione del mondo di validazione scientifica del Trauma minorenni, per oltre l’83% giovani adulti, motociclismo Giacomo Agostini, insieme tra i 18 e i 54 anni, e per circa il 6% persone Center di Niguarda per l’utilizzo su strada. a Lino Dainese, fondatore e presidente over 54. In particolare i centauri più a rischio “Questo tipo di dispositivo è in grado di dell’omonima azienda. Quello che emerge sono risultati essere questi ultimi. “Il 4,4% assorbire fino all’80% di energia dell’urtodallo studio è che l’incidente motociclistico dei casi incorsi in un incidente mortale continua Chiara-, incrementando la è l’eventualità più frequente, era più piccolo di 18 anni, il 6,5% aveva sicurezza di quelle parti che il nostro studio rappresentando circa il 30% delle richieste tra 18 e i 54 anni, mentre il 15,5% aveva ha indicato come più sensibili, tra queste il di intervento presso il Trauma Center. Gli più di 54 anni di età, un dato che denota torace e la zona addominale, dove organi orari di maggior afflusso in ospedale per una fatalità più che raddoppiata per i come fegato, milza e reni spesso riportano questo tipo di sinistro seguono i ritmi della motociclisti più anziani- spiega Osvaldo gravi conseguenze”. La collaborazione città: sono, infatti, le ore di punta dei giorni Chiara, Direttore del Trauma Team- ”. tra il Trauma Center e Dainese continua. lavorativi, nella fascia che va dalla 8 alle 10 Lo studio si è soffermato anche sui tipi di “Attualmente stiamo portando avanti la del mattino e dalle 16 alle 20 di sera, quelle lesione maggiormente riscontrati. “La testa, seconda fase dello studio, sui casi che in cui si concentrano i soccorsi per questi nonostante la protezione del casco, ha quotidianamente arrivano nel nostro centroincidenti che, negli oltre 900 casi seguiti, riportato traumi nel 27% dei casi- sottolinea dice Chiara-”. Gli incidenti che coinvolgono hanno interessato per il 9,9% ragazzi Chiara-. Ma è il torace la zona più esposta: i motociclisti vengono analizzati con Un’opera importante in un anno difficile SEGUE DALLA PRIMA Siamo consapevoli delle grandi responsabilità che abbiamo, ma sappiamo anche che per affrontarle possiamo contare sulla professionalità e sulle competenze che al Niguarda hanno la loro casa. Ringrazio tutti i collaboratori con cui ho condiviso quest’anno e colgo l’occasione per farvi i miei più sinceri auguri per il Santo Natale e per un buon 2014. Marco Trivelli sofisticate tecniche di rilevazione biomeccanica. Grazie alla collaborazione tra le autorità, i primi soccorritori e i medici, la scena dell’incidente viene ricostruita rielaborandone la dinamica. “Andiamo, così, ad analizzare contro quale ostacolo e in che punto ha impattato il motociclista, con quale traiettoria e se ci sono stati scontri secondari contro altre strutturecontinua Chiara-. Per il momento sono stati presi in esame 213 casi, e da una prima analisi emerge che la maggior parte è stata coinvolta in uno scontro con un altro veicolo (138); spesso le situazioni più pericolose per un motociclista sono quelle in cui un’automobile effettua un cambio di direzione repentino, come può succedere in un incrocio a raso con svolta a sinistra oppure per un’immissione nel traffico”. Anche in questa seconda fase dello studio viene confermato il dato sulle lesioni alla testa e al torace che sono le più frequenti. Sono invece meno del 5% quelle che interessano la colonna vertebrale. Buono l’indice di utilizzo del casco: solo 6 motociclisti su gli oltre 200 analizzati ne erano sprovvisti, mentre in 83 casi (il 39%) la persona coinvolta nell’incidente non indossava alcun indumento specifico per la protezione del corpo. Finiti i lavori per il Blocco Nord SEGUE DALLA PRIMA La main street del nuovo blocco Un sopralluogo nelle nuove camere I numeri del Blocco Nord Il Blocco Nord ospiterà il Dipartimento Medico Polispecialistico con un settore dedicato all’Alta Intensità, il Dipartimento Materno-Infantile, la Medicina Riabilitativa, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale e le relative attività ambulatoriali. Disporrà di 450 posti letto, dei quali 8 di Terapia Intensiva Neonatale; 5 sale parto con 2 sale operatorie dedicate all’ostetricia e 3 sale operatorie per la chirurgia pediatrica. Il costo dei lavori per la realizzazione è pari a 107.685.887 euro. Marco Trivelli Commissario Straordinario Niguarda La volumetria del Blocco Nord è pari a 280.000 metri cubi (mc). Con la costruzione del Blocco Sud e del Blocco Nord si arriva a un totale di 560.000 mc in più rispetto ai circa 1.100.000 mc già esistenti; quindi escludendo il polo logistico e il polo tecnologico la volumetria di Niguarda è aumentata di circa il 50%. Per il Blocco Nord i cantieri sono rimasti aperti a Niguarda per poco più di 800 giorni lavorativi. Alla costruzione vi hanno lavorato ben 135 aziende con punte di oltre 400 lavoratori al giorno impegnati nei cantieri. tre Programma Nazionale Esiti Le performance del sistema sanitario Da Agenas un sistema-rilevazione per migliorare. No alle classifiche tra ospedali o scorso ottobre sono stati presentati da Age.n.a.s. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) i dati relativi all’annuale rilevazione effettuata dal PNE, Programma nazionale valutazione esiti 2012. Si tratta di un sistema di valutazione, che rileva le prestazioni erogate in oltre 1.400 ospedali pubblici e privati, accreditati e non, passando in rassegna i dati di mortalità, tempi di intervento e altri indicatori in grado di misurare gli esiti delle performance raggiunte.Appena divulgati i dati, i media si sono affrettati a pubblicare fantomatiche classifiche ricavate in modo del tutto arbitrario dalle tabelle dell’indagine. Le graduatorie dei giornali incoronavano questo o quell’altro ospedale come il migliore d’Italia, mettendo in fila le regioni per la qualità dell’assistenza. Abbiamo intervistato Fulvio Moirano, Direttore Age.n.a.s., per fare un po’ di chiarezza sull’utilità di questa rilevazione. Cos’è il Programma nazionale esiti e qual è lo scopo finale di questa indagine? Il Programma Nazionale Valutazione Esiti (PNE) è un’attività istituzionale del Servizio Sanitario Nazionale che Age.n.a.s. svolge per conto del Ministero della Salute, in collaborazione con le Regioni, sulle prestazioni erogate dalle strutture ospedaliere pubbliche e private. L’obiettivo non è certo quello di Quindi l’obiettivo ultimo del report non è quello di stilare graduatorie: l’indagine, invece può essere considerata come un’importante cartina al tornasole del Sistema Sanitario Nazionale con una valenza ancor più strategica in periodo di razionalizzazione dei costi come l’attuale? Esatto. Basti pensare alle esperienze di altri paesi, come il Regno Unito e gli USA che, in seguito alla pubblicazione delle valutazioni dei sistemi sanitari hanno sperimentato notevoli miglioramenti in termini di efficacia e qualità delle cure. D’altronde, anche il PNE inizia già a dare i suoi frutti. Si pensi agli interventi per frattura al femore entro le 48 ore, così come viene raccomandato di fare. Nel 2012 su scala nazionale sono stati effettuati nel 40% dei casi, che rappresenta comunque un 7% in più rispetto al 33% del 2011. Se andiamo nello specifico, la Sicilia è passata nel giro di un anno da meno del 20% a oltre il 50%, forse anche in conseguenza al fatto che la Regione ha messo questo indicatore tra gli obiettivi dei direttori generali. E, comunque, oltre agli interventi al femore, si registra un trend di miglioramento anche per quel che riguarda i parti cesarei, passati dal 29.6 % del 2007 al 26.3% del 2012, con molte regioni che presentano un tasso molto al di sotto del 20%. Oltre a questi, quali sono gli altri dati su cui porre l’accento per l’edizione 2012 e come possono essere giudicati? Sintetizzando, direi che il Programma Nazionale Esiti 2012 mostra, come già detto, molti indicatori in miglioramento. In assoluto, tendono a ridursi mortalità e tempi d’attesa (specie in traumatologia) e di ricovero post-intervento, grazie a una migliorata performance del Sud. Purtroppo permane ancora un forte divario tra Nord e Sud. In particolare, in alcune Regioni si registrano ancora grosse criticità, ma anche in queste realtà vi sono strutture ed ospedali che testimoniano come, anche al Sud, un’altra sanità è possibile. Nel corso degli anni si cerca di avere dati sempre più completi: il numero di indicatori è passato dai 42 della rilevazione 2011 ai 114 nel 2012. Quali novità attenderci per la prossima edizione? Sicuramente questa edizione è più ricca e si avvale di molti più dati delle precedenti, rendendo, così, più sofisticato lo strumento di auditing a disposizione dei professionisti e delle istituzioni. Un’altra grossa novità riguarda la proficua discussione e confronto che abbiamo attivato con numerose società scientifiche, che ci ha consentito di migliorare la metodologia, nonché la possibilità per gli operatori sanitari di effettuare un corso di formazione a distanza sugli esiti. Per il prossimo anno, la novità prevista è che i dati (attività ed esiti) su tutti gli ospedali d’Italia, saranno consultabili su internet anche dai cittadini. strumentale. Al piano terra, in particolare, saranno collocate le aree ambulatoriali multispecialistiche dedicate ai bambini, nonché quella riservata ai nostri donatori di sangue. Nella nuova struttura vi saranno ovviamente anche le funzioni di accoglienza con ben 17 sportelli di accettazione. Si aggiungono numerosi negozi di pubblica utilità e uno spazio per la meditazione e la preghiera per chi lo desideri. Un’altra novità importante è costituita dagli impianti (con motori elettrici a soffitto) di sollevamento malati che serviranno ben 80 letti. Un’innovazione che servirà sia per il comfort e la sicurezza del paziente sia per agevolare l’assistenza prestata dai nostri infermieri. Le stanze di degenza inoltre sono predisposte per un moderno sistema di informatica distribuita. Anche i colori sono diversi rispetto a quelli scelti per il Blocco Sud: saranno più vivaci e studiati per riuscire a comunicare serenità e accoglienza a tutti i pazienti. Le stanze di degenza che accoglieranno la Pediatria sono state studiate con particolare attenzione utilizzando colori caldi, con disegni per ogni età (dai lattanti ai ragazzi più grandi fino ai diciottenni). Completata la costruzione dell’edificio ora ci attendono tre fasi importanti: la prima, programmata per i primi sei mesi del 2014, è costituita dal collaudo tecnicofunzionale degli impianti elettrici; contemporaneamente saranno avviate le procedure di accreditamento strutturale ed organizzativo con i funzionari dell’ASL Milano. Non ultimo il vero allestimento con i mobili e le attrezzature sanitarie. Tutte queste attività dovranno essere ultimate entro luglio 2014. Stiamo pianificando, forti dell’esperienza maturata con il Blocco Sud, il trasloco delle attività sanitarie nel nuovo edificio, scomponendo le principali azioni nelle migliaia di attività, interconnesse tra loro, necessarie ad avviare i traslochi fisici in tutta sicurezza a partire dall’agosto del 2014. L’intera operazione sarà completata entro i primi mesi del 2015. In quel momento Niguarda assumerà l’aspetto che avrà per gli anni a venire, fino a quando non sarà necessario un nuovo “lifting” per adeguarci alle esigenze sempre mutevoli di un grande ospedale internazionale. Il punto sui dati Agenas Il Piano nazionale esiti è un supporto interessante, anche per il Direttore Sanitario di Niguarda, Giuseppe Genduso, perché “non finalizzato a stilare delle classifiche ma utile per migliorare le prestazioniafferma-. I dati vanno valutati con attenzione e sarebbe opportuno integrarli con ulteriori elementi quali la dimensione e la complessità dei casi o la capacità d’intervenire in situazioni di emergenza. Da non dimenticare poi che queste indicazioni dovrebbero essere usate a livello di governo dei sistemi per assumere decisioni strategiche”. Alla scoperta del Blocco Nord SEGUE DALLA PRIMA ...che ora è collegato ad una grande struttura su tre piani, gemella del Blocco Sud: è il Blocco Nord, un’opera da oltre 104 milioni di euro (esclusi gli arredi, le attrezzature e le tecnologie sanitarie) che è stata realizzata a tempo di record in 850 giorni lavorativi; i cantieri, infatti, sono stati aperti il 2 gennaio 2011 e si sono chiusi lo scorso 9 dicembre. Questa struttura realizza, di fatto, il progetto del “Nuovo Niguarda”. Insieme al Blocco Sud, al DEA, e all’Unità Spinale, nonché parte del padiglione Mariani ospiterà le aree di degenza, ormai tutte organizzate prevalentemente Giuseppe Genduso Direttore Sanitario Niguarda per intensità di cura. Presentando la medesima tipologia costruttiva e l’uso degli stessi materiali, il Blocco Nord sembra uguale al Blocco Sud, ma non lo è. La prima evidenza che balza all’occhio è la diversa forma della Main Street, la galleria di ingresso principale (un corpo centrale e due ali) dotato di ben 4 accessi. Il Blocco Nord disporrà di 450 posti letto, dei quali 8 di Terapia Intensiva Neonatale; cinque sale parto con due sale operatorie dedicate all’ostetricia e tre sale operatorie per la chirurgia pediatrica. Vanno poi aggiunti i letti dei Day Hospital e delle macro-attività ambulatoriali complesse (MAC). Ospiterà il Dipartimento Medico Polispecialistico con un settore dedicato all’Alta Intensità, il Dipartimento Materno-Infantile, la Medicina Riabilitativa, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (destinato a diventare uno dei 9 centri di lavorazione del sangue in Lombardia), quasi tutte le attività ambulatoriali di queste specialità ed inoltre, al piano -1, un’importante area diagnostica di Radiologia/Neuroradiologia e un settore di Endoscopia per minimizzare gli spostamenti dei pazienti ricoverati quando hanno necessità di diagnostica Giuseppe Genduso Sanità L Fulvio Moirano Direttore Age.n.a.s. stilare graduatorie tra gli ospedali, tanto più che lo studio dimostra l’impossibilità di fare confronti o produrre classifiche delle strutture sanitarie migliori, non potendosi aggregare indicatori diversi che valutano ambiti differenti. E’ evidente, infatti, che un indice di mortalità per bypass aortocoronarico non ha, e non può avere, lo stesso peso di quello relativo all’intervento entro 48 ore per frattura del collo del femore. In sintesi, il PNE costituisce uno strumento di monitoraggio e di valutazione delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche, a supporto della programmazione sanitaria nazionale, regionale e locale, finalizzato al miglioramento dell’efficacia e dell’equità del SSN. Come si realizza operativamente il PNE e come vengono scelti gli indicatori? Ci può fare qualche esempio? L’analisi del 2012 è condotta su oltre 100 indicatori, contro i 42 della precedente rilevazione, riferiti ad altrettante prestazioni considerate importanti dal punto di vista dei risultati. Per una più facile comprensione dei cittadini, riprendiamo l’indicatore: “Frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 48 ore”. Si tratta di un incidente molto comune tra gli anziani ed effettuare l’intervento nei tempi previsti, ossia entro 48 ore, è determinante per evitare complicazioni. Allo stesso modo, per misurare l’efficacia di una struttura sanitaria, si valuta il numero dei cesarei effettuati che rappresentano da sempre una criticità del nostro SSN e che finalmente iniziano a ridursi, oppure la durata della degenza dopo un intervento di colicistectomia in laparoscopia, che dovrebbe essere non superiore ai tre giorni. Se si va oltre, vuol dire che la struttura sanitaria non sta operando con efficacia ed appropriatezza. Neuroscienze Angiomi cavernosi: il test genetico per riconoscerli cinque A Niguarda uno dei pochi centri in Italia per le forme familiari consulenza può essere estesa anche ai familiari a rischio”. Lo screening genetico a Niguarda è possibile anche grazie all’importante contributo della Fondazione Massimo Collice che co-finanzia la presenza in laboratorio di uno specialista per questo tipo di indagini. Le famiglie seguite dal centro sono più di 80 per un totale di circa 500 casi. “Ciascun figlio di un individuo affetto da questa forma ha il 50% di probabilità di ereditare la malattia- continua Penco-. Fino ad oggi sono stati individuati 3 geni che se mutati possono causare la patologia, ma si ipotizza che ve ne siano altri da identificare”. Ad oggi, la chirurgia è la terapia di scelta per la cura degli angiomi cavernosi. “Grazie a tecniche di microneurochirurgia e neuro-navigazione oggigiorno si raggiunge qualunque regione del cervello in maniera sicura- spiega Marco Cenzato, Direttore della Neurochirurgia-”. Questo è possibile anche grazie a dettagliate ricostruzioni virtuali in 3D dell’area d’intervento e a particolari tecniche di monitoraggio neurofisiologico, a disposizione degli specialisti in sala operatoria. “Quando la chirurgia è troppo rischiosa, la Radiochirurgia con Gamma Knife è una possibilità a disposizione del neurochirurgo – dice lo specialista Alessandro La Camera - che sembra avere risultati interessanti; secondo studi recenti, grazie all’azione dei raggi gamma concentrati sull’angioma, il rischio di emorragia da rottura sembra ridursi”. La fondazione La “Fondazione per le Neuroscienze Massimo Collice Onlus” è stata istituita in memoria del Direttore della Neurochirurgia di Niguarda, scomparso prematuramente. La Fondazione è attiva nella promozione della ricerca e dell’assistenza per i pazienti a 360°. Attualmente la Fondazione opera in Ospedale nel sostegno dell’attività del Servizio di Genetica nella ricerca sugli Angiomi cavernosi familiari, nell’assistenza psicologica ai pazienti ricoverati presso la Neurochirurgia e nell’organizzazione di una serie di Concerti musicali diretti ai pazienti ospiti del nostro Ospedale. Per sostenere la fondazione IBAN: IT72X0344033360000000897600 5x1000- inserendo il Codice Fiscale della fondazione: 97586650158, nella dichiarazione dei redditi. www.massimocolliceonlus.org Ricerca oncologica Tumore al polmone e smog, provata la relazione All’incremento delle polveri sottili corrisponde un aumento del rischio S mog e tumore al polmone, che ad unirli ci fosse un nesso di causa- effetto in molti lo hanno sospettato, in pochi, fino ad oggi, lo hanno dimostrato con assoluta certezza. A sgombrare il campo da ogni dubbio ci ha pensato di recente il più grande studio – sia per campione che per estensione geografica – mai pubblicato in materia e apparso sulle pagine di Lancet Oncology. Sfogliando i risultati non si può certo trascurare le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori (tra cui è presente anche l’équipe italiana dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano): hanno, infatti, dimostrato che più è alta la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. È inoltre emerso che non esistono soglie limite per le concentrazioni delle polveri sottili, al di sotto delle quali il rischio si può dire nullo. La ricerca Parte del progetto europeo ESCAPE (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects), lo studio è stato condotto in Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. Il campione analizzato è stato di 312.944 persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne. I risultati Nello specifico, lo studio ha permesso di concludere che per ogni incremento di 10 microgrammi di PM 10 per metro cubo presenti nell’aria aumenta il rischio di tumore al polmone di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di neoplasia, l’adenocarcinoma. “Questo è l’istotipo di tumore del polmone che si sviluppa con una certa frequenza anche nei non fumatori lasciando quindi più spazio per ipotizzare che cause non legate al fumo da sigaretta possano espletare un effetto cancerogeno- commenta Salvatore Siena, Direttore dell’Oncologia Falck di Niguarda-”. Il tumore del polmone, inoltre, rappresenta la prima causa di morte nei Paesi industrializzati. Solo in Italia nel 2010 si sono registrati 31.051 nuovi casi. “L’adenocarcinoma al polmone, in particolare, esordisce subdolamente: a volte impiega lunghi periodi di tempo prima di manifestarsi clinicamente, altre volte invece ha uno sviluppo rapido- spiega Mario Ravini, Direttore della Chirurgia Toracica-. Intervenire quando il tumore è allo stadio iniziale con la chirurgia rappresenta la terapia più valida, infatti il paziente, se operato tempestivamente in modo radicale, ha una probabilità di sopravvivenza superiore al 90%”. Non esistono soglie di sicurezza Le attuali normative della Comunità europea in vigore dal 2010 stabiliscono infatti che il particolato presente nell’aria deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i PM 10 e al di sotto dei 20 microgrammi per i PM 2.5. Questo studio, tuttavia, dimostra che anche rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto il rischio di tumore al polmone, essendo l’effetto presente anche al di sotto di tali valori. “Si tratta delle cosiddette polveri sottili- ci spiega Paolo Bulgheroni, Direttore della Pneumologia-ovvero le particelle inquinanti con diametro inferiore ai 10 micron. La loro pericolosità è dovuta proprio alle dimensioni microscopiche che consentono loro di superare con facilità le barriere di protezione presenti nel nostro apparato respiratorio e di raggiungere i bronchi, i bronchioli e gli alveoli. Purtroppo anche i normali dispositivi di protezione come possono essere le comuni mascherine sono per lo più inefficaci, soprattutto per le particelle di diametro più piccolo”. Centri Specialistici S ono delle malformazioni formate da vasi sanguigni, che hanno l’aspetto di una mora. Si possono trovare nel cervello, nel midollo spinale e, più raramente, in altre regioni del corpo tra cui la pelle e la retina: sono gli angiomi cavernosi e si stima che interessino una persona ogni 600 individui, cioè approssimativamente lo 0,2% della popolazione generale. A Niguarda, per i pazienti affetti da angiomi cavernosi del sistema nervoso centrale, si è predisposto un iter diagnostico e di cura che coinvolge la Neuroradiologia, la Neurochirurgia, la Chirurgia dell’Epilessia e l’Oculistica (in caso di interessamento). In questi casi il rischio da scongiurare è quello di un’emorragia, a seguito di un aumento delle dimensioni dell’angioma e la comparsa di disturbi. Tra i sintomi clinici, che possono essere indicativi, ci sono i mal di testa ricorrenti e gli attacchi epilettici. Tuttavia può capitare che tali malformazioni non causino alcun tipo di problema, rimanendo asintomatiche anche per tutta la vita e venendo ad essere scoperte casualmente. Esistono, poi, delle varianti ereditarie rare, la cui causa è nei geni. Nel nostro Ospedale si è predisposto un approccio specifico per queste forme, più “aggressive”, coordinato dall’équipe di Genetica Medica. “Siamo uno dei pochi centri in Italia ad offrire questo tipo di serviziospiega Silvana Penco, Responsabile della Genetica Medica-; grazie a specifici test si possono identificare la maggior parte dei casi e in caso di esito positivo, la sei NIGUARDA CANCER CENTER Nuovi farmaci per la leucemia linfatica cronica Migliorano le prospettive per quella che era la “Cenerentola” delle malattie del sangue E Malattie dalla A alla Z ’ una malattia caratterizzata dalla proliferazione e dal progressivo accumulo dei linfociti B: è la leucemia linfatica cronica (LLC) ed è stata per lungo tempo considerata la “Cenerentola” delle malattie oncoematologiche, così com’era stata definita in un importante articolo scientifico di qualche anno fa. Attualmente si sta assistendo, invece, ad una vera e propria rivoluzione ed è ormai all’ordine del giorno trovare nuove pubblicazioni scientifiche che ne migliorano la conoscenza, la comprensione e arricchiscono le metodologie per la diagnosi, la prognosi, nonché le opzioni di trattamento. La più diffusa in Occidente Di questo cambio di prospettiva e dei passi in avanti più promettenti se n’è discusso al “Chronic Lymphocytic Leukemia: the times are a-changin 2”, un convegno organizzato di recente dall’Ematologia del Niguarda, sostenuto dalla Rete Ematologica Lombarda (REL) e patrocinato dalla Società Italiana di Ematologia, che ha richiamato i maggiori esperti nazionali ed internazionali del settore. Segui la videointervista all’ematologo Marco Montillo sul canale OspedaleNiguardaTV La patologia La leucemia linfatica cronica (LLC) è una neoplasia del sistema linfatico dovuta a un accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici (linfonodi e milza). In più della metà dei casi viene diagnosticata per caso, nel corso di un esame del sangue per altra ragione, oppure perché il paziente nota un linfonodo ingrossato a livello del collo, delle ascelle o dell’inguine. I linfociti sono cellule del sistema immunitario che sorvegliano l’organismo e attivano le difese nei confronti di microorganismi o cellule tumorali. Si distinguono in B o T in base al tipo di risposta che sono in grado di attivare: nel caso dei linfociti B vengono prodotti anticorpi contro gli agenti patogeni, mentre i linfociti T attivano a loro volta altre cellule capaci di distruggere gli agenti patogeni. “La leucemia linfatica cronica- spiega l’ematologo Marco Montillo- costituisce la forma più frequente di leucemia della popolazione adulta dei Paesi occidentali, con un’incidenza stimata pari a 2-6 nuovi casi all’anno su 100.000 abitanti. Dimenticata o meglio accantonata per anni, oggi i pazienti possono essere trattati con diverse metodologie che evolvono rapidamente, dalla classica chemioterapia, all’immunoterapia, fino al trapianto di cellule staminali”. Nuovi farmaci Ma la speranza più grande arriva dalle “piccole molecole” (le cosiddette “small molecules”). “La conoscenza più approfondita dei meccanismi della patologia ha portato allo sviluppo di nuovi farmaci, più mirati- continua Montillo-. Il primo passo, 10 anni fa, sono stati gli anticorpi monoclonali: queste sostanze attaccano la cellula tumorale e la portano alla morte, scatenando una sorta di “tempesta immunologica”. Oggi si sono sviluppati dei nuovi farmaci, le small molecules, che legandosi a specifici recettori interferiscono direttamente con la duplicazione della cellula. Si tratta prevalentemente di farmaci per via orale, impiegati in trial clinici che stanno dando dei buoni risultati”. Queste sperimentazioni sono portate avanti anche a Niguarda dove, per gli oltre 300 pazienti seguiti per leucemia linfatica cronica, si può contare anche su queste molecole di Acido folico e gravidanza Puntare sulla prevenzione per scongiurare i difetti del tubo neurale I A tavola Obiettivo: curare senza chemio Avere dei farmaci più mirati che riducono gli effetti collaterali è un passo in avanti significativo. “E’ importante visto che il 43% dei pazienti con leucemia linfatica cronica è al di sopra dei 65 anni e che in futuro questa quota è destinata ad aumentare con il progressivo invecchiamento della popolazione. Oggispiega l’ematologo- ci attestiamo su una terapia di combinazione che è diventata un riferimento in molti campi oncologici e che associa immunoterapia e chemioterapici. Ma l’orizzonte verso cui ci muoviamo è quello di un trattamento libero da chemioterapia e dalla tossicità associata. La tendenza sarà quella di utilizzare anticorpi monoclonali in combinazione con le piccole molecole. Non è escluso, poi, che negli anni a venire si possano sviluppare nuovi protocolli di cura fondati sull’associazione esclusiva di differenti piccole molecole, associate insieme per interferire in due punti differenti, dello stesso percorso di trasmissione del segnale di replicazione. Il tutto per massimizzare l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali”. News Spina bifida l 77% delle donne italiane che ha intenzione di avere un figlio non pianifica la gravidanza e solo il 3% dichiara che utilizzerà l’acido folico: è questo quanto emerge da una recente ricerca condotta dall’istituto GfK Eurisko. L’indagine conferma la necessità di una corretta prevenzione che può scongiurare gran parte delle malformazioni neurologiche nei nascituri, come la temuta spina bifida. Secondo la ricerca, inoltre, chi è in dolce attesa o chi è già madre sembra essere più informata: tra di loro il 64% ha pianificato la gravidanza. Ma rimane comunque bassa la percentuale di chi conosce l’acido folico come forma di prevenzione che deve iniziare prima della gravidanza: quasi tutte le mamme, infatti, lo hanno assunto, ma soltanto 1 su 3 l’ha assunto correttamente prima del concepimento. Una mano arriva dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che, comprendendo l’importanza di questa vitamina, l’ha inserita, nell’elenco dei farmaci a rimborsabilità totale (classe ultima generazione. A). “Basterebbe assumere l’acido folico con un dosaggio di 400 microgrammi al giorno, per un periodo più lungo rispetto ai soli mesi iniziali della gravidanza, per contrastare i difetti del tubo neurale nei nascituri – sostiene Maria Pia Pisoni, rappresentante dell’Associazione Spina Bifida e Idrocefalo Niguarda (ASBIN) e specialista in Ostetricia e Ginecologia che da anni segue le patologie del tubo neurale materno-fetale –. Una soluzione possibile potrebbe essere quella di incentivare l’assunzione di tale vitamina nel periodo in cui la donna inizia ad essere sessualmente attiva, senza utilizzare una contraccezione sicura, e promuovere campagne informative anche nei corsi di educazione sessuale delle scuole”. Continua Pisoni: “Se si pensa all’impatto sociale e al conseguente impegno nella gestione di un bambino nato con una malformazione neurologica come la spina bifida in termini di assistenza, di qualità della vita e del caregiver (strutture, tempi, costi) diventa fondamentale riscrivere la storia della prevenzione”. L’acido folico è una vitamina idrosolubile del gruppo B. Il suo contenuto nei cibi, verdure a foglia larga e verde come il cavolo, legumi, arance, latte, è facilmente alterato dalla cottura e dalla lunga conservazione comportando un’assunzione insufficiente nella dieta della donna. Perciò una buona prevenzione può essere attuata con la somministrazione In pole position contro la lesione midollare ASBIN - Associazione Spina Bifida e Idrocefalo Niguarda ASBIN Onlus supporta il Centro Spina Bifida di Niguarda affinché possa fornire un’assistenza multidisciplinare ai bambini nati con questa grave malformazione congenita (rieducazione motoria, sfinterica, supporto psicologico, attività socio integrative) e alle loro famiglie, assicurando uno staff di consulenti dedicati altamente qualificati. Inoltre l’Associazione si impegna a favorire la ricerca scientifica sulla Spina Bifida, organizza iniziative di prevenzione e momenti informativi e formativi per operatori sanitari e genitori, oltre che eventi di raccolta fondi. Per sostenere ASBIN vai su www.asbin.it aggiuntiva di integratori di acido folico. Spina bifida, cos’è Ogni anno sono oltre 200 i bambini in Italia che nascono affetti da spina bifida, una condizione patologica dovuta alla mancata chiusura del tubo neurale con conseguenti malformazioni congenite al sistema nervoso centrale e periferico. “Route 2014– Il Viaggio continua”, questo il titolo del calendario, ispirato ai valori che contraddistinguono il mondo delle due ruote, realizzato da Mediafriends e SportMediaset per raccogliere fondi a favore di AUS Niguarda Onlus, Associazione Unità Spinale di Niguarda. Tutti i proventi del calendario, in edicola dallo scorso ottobre al costo di 7,90 €, saranno destinati alla realizzazione del centro polifunzionale “Spazio Vita” presso l’Unità Spinale Unipolare di Niguarda, promosso da AUS Niguarda Onlus in collaborazione con ASBIN Onlus. Spaziovita,nomeemblematico Il centro sarà, infatti, un luogo pieno di attività, dove coloro che sono stati colpiti da un trauma cosi invalidante come la lesione al midollo spinale o che convivono dalla nascita con una disabilità come la spina bifida possano trovare il modo di continuare il loro viaggio nel mondo, rimettersi in gioco lavorando sulle abilità residue, fare arte, musica, informatica, sport, insomma riprendersi la vita. sette Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare Nascere con un intestino che non funziona La chirurgia per correggere il morbo di Hirschsprung Cause La malattia ha una modalità di trasmissione complessa: è determinata geneticamente nella maggior parte dei casi, ma si manifesta in genere senza precedenti in famiglia. Il principale gene coinvolto è denominato RET, le cui mutazioni sono associate a un’elevata probabilità di sviluppare la patologia. “In pratica quello che si verifica è un arresto della migrazione delle cellule nervose primordiali, ancora durante l’embriogenesi (ndr: il processo di formazione e sviluppo dell’embrione), all’interno dell’intestino primitivo- precisa Falchetti-. La migrazione avviene in senso cranio-caudale, ma se le cellule non completano il percorso, la parte terminale dell’intestino, dal retto in su, non viene colonizzata restando denervata”. Questi gangli nervosi sono quelli che promuovono la successione ordinata di rilasciamento e contrazione dell’intestino, cioè la peristalsi, e la loro mancanza nell’ultimo tratto lo rende spastico e contratto. Questo effetto impedisce il normale transito delle feci, che si accumulano e dilatano il segmento intestinale a monte di quello Sintomi Si va dall’occlusione intestinale neonatale, alla gravissima enterocolite, alla più subdola stipsi cronica. In ogni caso l’esordio dei sintomi avviene molto precocemente, con mancata o parziale emissione del meconio (le prime feci normalmente emesse dal neonato entro 24-48 ore dalla nascita) ed assenza di evacuazioni spontanee. “La mancata emissione del meconio può essere un campanello d’allarme che non va sottovalutato- spiega Diego Falchetti, Direttore della Chirurgia Pediatrica-, è importante che venga registrato dal personale sanitario a stretto contatto con il bambino nelle prime ore dopo la nascita per denervato. Diagnosi Fondamentale per inquadrare la patologia è la biopsia rettale, un’indagine da effettuarsi per valutare lo stato d’innervazione della parete intestinale. “Il prelievo del tessuto può essere eseguito ambulatorialmente, in sedazione- dice il chirurgo-. L’intervento generalmente dura pochi minuti. Un altro esame spesso utilizzato è il clisma opaco. E’ un’indagine radiologica che consente di evidenziare la zona apparentemente ristretta dalla malattia e la distensione del segmento intestinale soprastante, ossia il megacolon, talvolta marcatamente dilatato. A differenza del suo impiego per altre patologie, il clisma opaco, per i casi in cui si sospetta il morbo di Hirschsprung, va eseguito senza preparazione intestinale e con una ridotta quantità di mezzo di contrasto”. Terapie La terapia è chirurgica ed è risolutiva soprattutto se eseguita tempestivamente. Consiste nell’asportazione (resezione) del segmento intestinale malato e nel successivo ricongiungimento (anastomosi) del tratto intestinale sano, direttamente all’ano. In passato l’intera procedura si completava nell’arco di più interventi e prevedeva anche la predisposizione di una derivazione esterna temporanea sulla parete addominale per l’eliminazione delle feci (colostomia). Negli ultimi anni sono state messe a punto nuove tecniche chirurgiche meno invasive, tra cui una che sfrutta un accesso “fisiologico”. “L’intervento viene eseguito in un’unica operazione per via trans-anale, usando come via di accesso alla cavità addominale l’ano stesso, consentendo così di evitare l’incisione e l’apertura dell’addome spiega Falchetti-. Si tratta di una chirurgia che non lascia alcuna cicatrice e che ha un post-operatorio molto più rapido, circa 3-4 giorni”. Il cervello intestinale Le disganglionosi intestinali rappresentano un gruppo di affezioni congenite determinate da alterazioni del cosiddetto “gut mini brain”, il cervello intestinale che coordina i movimenti necessari alla progressione del bolo nel tubo digerente. La più nota di queste è la malattia di Hirschsprung. Intervista - Rossella Rossella, è la mamma di Marco, il primo bambino operato a Niguarda per questa patologia nel 2008 dall’équipe della Chirurgia Pediatrica diretta da Diego Falchetti. Marco “ha inaugurato” l’utilizzo della tecnica mini-invasiva nel nostro Ospedale: è andato tutto per il meglio, oggi il piccolo sta bene e la malattia che lo ha accompagnato nei primi mesi di vita è per fortuna solo un ricordo nella memoria dei genitori. Qual è la storia di Marco? - E’ nato nel settembre del 2007 e subito dopo poche ore dalla nascita abbiamo intuito che c’era qualcosa che non andava. Lui è il mio terzo figlio e a differenza dei suoi fratelli, appena nato, non si è attaccato al seno. Le sensazioni sono divenute realtà quando il personale della nursery ci ha detto che il piccolo, a 12 ore dalla nascita, non aveva ancora eliminato il meconio. Abbiamo atteso, ma niente. Così hanno cercato di stimolarlo affinché si scaricasse: non ha funzionato, gli si è subito gonfiato l’addome ed è stato messo in osservazione. E poi? - Le condizioni non miglioravano e c’è stato il trasferimento dall’ospedale dove avevo partorito alla terapia intensiva neonatale di una struttura specializzata. Qui Marco è rimasto per un mese. Si sono fatte delle indagini e si è iniziato a sospettare il morbo di Hirschsprung, però per averne la certezza occorreva eseguire una biopsia rettale. Ma per l’esecuzione di questo esame e per l’eventuale operazione ci dissero che bisognava aspettare qualche mese, perché Marco diventasse un po’ più grandicello. Com’è stato questo periodo di attesa? - Molto difficile. Marco settimanalmente veniva visto dal pediatra di base per controllare la crescita e per escludere altri problemi. Tutti i giorni erano necessari i clisteri per permettergli di scaricarsi. Nel frattempo è iniziato il vostro tour per ospedali a caccia della struttura più idonea per far operare il piccolo… - Sì, avendo a che fare con una malattia rara era difficile capire quale fosse il centro migliore a cui rivolgersi. Sapevamo che l’intervento era l’unica chance e che c’era la possibilità di eseguirlo con una tecnica mini-invasiva di recente introduzione. Abbiamo valutato diverse strutture in tutta Italia. Alla fine ci siamo rivolti al Niguarda. Qui è stata fatta la biopsia e poi l’intervento? - Sì, l’esame ha confermato la malattia. Poi ad aprile del 2008 si è proceduto con l’intervento. E’ durato alcune ore: per me è sembrato un tempo infinito, infatti dico sempre che l’ho partorito per una seconda volta. Tra l’altro prima di iniziare non si sapeva se sarebbe stato possibile utilizzare la tecnica mini-invasiva. Per fortuna tutto è andato per il meglio e devo dire che sono molto contenta sia per l’esito sia per assistenza e l’accoglienza ricevuta da parte di tutto il personale di Niguarda, dai medici agli infermieri. Com’è andato il postoperatorio? - Senza nessuna complicazione. E’ durato circa una settimana. Dopo la dimissione siamo tornati per una serie di controlli, ma che si sono esauriti nel giro di pochi mesi, 2-3. Anche gli specialisti hanno potuto riscontrare che tutto procedeva per il meglio e che l’intervento è stato risolutivo. Come sta oggi Marco? - Bene, benissimo, ha iniziato la prima elementare e ha una vita assolutamente regolare. Noi non gli abbiamo ancora parlato di questa vicenda, perché è ancora piccolo, ma quando sarà un po’ più grande lo faremo. Siamo stati fortunati che il tutto si sia risolto nel giro di pochi mesi e che non abbia lasciato nessuna traccia né nei ricordi del bambino e neanche a livello fisico: Marco, infatti, non ha nessuna cicatrice. LE ALTRE STORIE Niguarda è uno dei 34 Presidi della Rete regionale dedicata alle malattie rare ed è in grado di garantire la diagnosi, la terapia e l’assistenza per più di 120 differenti patologie. Leggi le storie degli altri pazienti nella sezione dedicata sul sito: www.ospedaleniguarda.it ggia feste e a noi ività m insie nni di att a ’ trent subema.com ti tari e zioni mo ili pro o ettan ti asp rdib impe su ta a eb onna o, d uom ture a z l a c n o, pla mbin odot tri pr l a i t n Sede centrale: Via G. Pergolesi, 8 20124 Milano Tel. 02 667 152 07 www.comunicarte.eu www. Ortopedia Subema - Rho Via Stoppani, 9 20017 Rho (MI) Tel. 02 931 821 80 Ortofarma Subema P.zza dell’Ospedale Maggiore, 3 20162 Milano Tel. 02 661 119 09 Multimedica Sesto S. G Via Milanese, 300 20099 Sesto S. Giovanni (MI) Tel. 02 242 090 84 Malattie Rare N poter avviare, se necessario, gli accertamenti del caso”. ascere con un intestino “difettoso” ed estremamente pigro a causa di una innervazione incompleta: è quello che succede nei bambini colpiti dal morbo di Hirschsprung (o megacolon congenito). Si tratta di una patologia rara, in cui i movimenti del tubo intestinale malato sono assenti o alterati con conseguente difficoltà nell’evacuazione. La malattia colpisce circa 1 bambino ogni 5000 e interessa sempre il segmento di intestino più basso per una estensione variabile, fino a coinvolgere –raramente- tutto il colon. otto Segui la videointervista sul canale OspedaleNiguardaTV Percorso nascite Partorire senza dolore Quando e come poter scegliere per l’epidurale Gli Specialisti Rispondono A lleviare il dolore del travaglio, è questo l’obiettivo della parto-analgesia. Epidurale o spinale? Quali sono le differenze e le caratteristiche del servizio offerto alle mamme di Niguarda? Abbiamo incontrato Rosario D’Agostino, uno degli specialisti dell’équipe anestesiologica, disponibile 24 ore su 24 presso il Dipartimento Materno-Infantile. Lui ,insieme ai suoi colleghi, è uno dei medici che arriva in sala parto quando le donne dicono: “Basta col dolore”. In cosa consiste l’anestesia epidurale? E’ una tecnica che utilizza un piccolo catetere, introdotto a livello delle vertebre lombari; attraverso questo dispositivo l’anestesista può somministrare, con dosi ripetute nelle varie fasi del travaglio, l’opportuna miscela di farmaci anestetici per modulare l’analgesia. Il catetere viene posizionato fuori dal canale midollare, la cui parete si chiama “dura madre” (da qui il nome della tecnica). Dopo ogni somministrazione l’effetto viene raggiunto in circa 20 minuti. La procedura che utilizziamo a Niguarda è chiamata “walking epidural”, cioè un epidurale che consente sempre di camminare e di assumere le posizioni migliori per favorire il parto. Quali sono le principali differenze con la spinale? Con l’anestesia spinale il farmaco viene iniettato all’interno del canale midollare con una singola iniezione e agisce in soli 5 minuti. L’effetto che si ottiene è simile, ma con l’epidurale la quantità di farmaco e la durata dell’effetto anestetico possono essere modulati, in base alle esigenze del travaglio, grazie alla presenza del piccolo catetere. La spinale, inoltre, viene generalmente usata per il cesareo, mentre l’epidurale è impiegata per l’analgesia del parto. A Niguarda usiamo anche un’anestesia combinata (spinoperidurale) che consente di sfruttare la velocità d’azione della prima e la somministrazione ripetibile di farmaci dell’altra: con un’unica iniezione lombare si pratica la spinale e si inserisce il catetere per mantenere l’effetto con dosi successive. Quando la parto-analgesia può essere utilizzata, e qual è limite per cui non può più essere praticata? Si può procedere con la parto-analgesia quando la dilatazione cervicale è di 2-3 centimetri con contrazioni ogni 5 minuti, della durata di circa 20-30 secondi. Arrivati a questa fase, il ginecologo, verificato che il travaglio è regolare, dà l’ok all’anestesista per avviare la procedura. Il limite per poter attuare la tecnica è dato dalla dilatazione: quando è troppo avanzata, 9-10 centimetri, si potrebbe finire per rallentare il travaglio. Ma la donna perde la capacità di partecipare attivamente al parto? Con l’epidurale la donna continua ad avvertire le contrazioni uterine, ma con una sensazione dolorosa che può essere ridotta anche del 50-70%, partecipando attivamente al parto con l’assistenza dell’ostetrica. Qual è il percorso per richiedere questo tipo di parto, va programmato in anticipo? A Niguarda le future mamme devono seguire una lezione in cui vengono informate riguardo la tecnica, i vantaggi e i possibili effetti collaterali. Contestualmente a questi incontri forniamo un foglio informativo e un questionario per escludere possibili patologie che possono costituire delle controindicazioni. Solo se dal questionario risultassero malattie importanti sarà indispensabile prenotare anche una visita con l’anestesista per valutare la possibilità di attuare la parto-analgesia. E’ comunque necessario effettuare nell’ultimo mese di gravidanza gli esami del sangue, utili per controllare la coagulazione, e un elettrocardiogramma nell’ultimo bimestre. Le mamme in possesso di tutti questi requisiti possono chiedere la parto-analgesia in sala parto, a travaglio già iniziato. Rosario D’Agostino A Niguarda La parto-analgesia a Niguarda è disponibile 24 h su 24, 7 giorni su 7 e i parti realizzati con questa procedura sono circa il 22% a fronte di una media nazionale che si attesta intorno al 15%. Con lo spostamento nel Blocco Nord (la nuova struttura che diventerà operativa da fine 2014-inizio 2015) il percorso gravidanza può contare su sale parto attrezzate con le più moderne tecnologie. Dalla prima ecografia alla nascita: nei nuovi ambienti l’assistenza mantiene la sua completezza e le competenze multidisciplinari, necessarie per la gestione delle gravidanze patologiche. Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it Neurochirurgia Un bisturi a raggi gamma per i tumori cerebrali Intervenire senza operare con la radiochirurgia U n bisturi a raggi gamma per il trattamento di patologie cerebrali nei casi in cui la chirurgia tradizionale comporta rischi elevati: è questo ciò che si cela dietro la Gamma Knife Perfexion. Si tratta di una strumentazione radiochirurgica di ultima generazione (a disposizione dei pazienti nella Neurochirurgia diretta da Marco Cenzato) che permette il trattamento di diverse patologie cerebrali - come ad esempio un tumore, una malformazione arterovenosa (le cosiddette MAV), o patologie funzionali, come ad esempio la nevralgia trigeminale. La tecnica assicura la massima precisione grazie all’utilizzo di fasci di radiazioni, guidati da un sistema di puntamento stereotassico, cioè finalizzato a individuare esattamente nelle tre dimensioni spaziali la posizione del bersaglio da colpire. In molti casi la Radiochirurgia Gamma Knife è un’opzione terapeutica per il trattamento di tumori poco voluminosi (fino a 3,5 cm di diametro massimo e circa 10-15 cc di volume) e che non possono essere rimossi chirurgicamente. Tra questi ci sono le metastasi cerebrali, i neurinomi dell’acustico, i meningiomi e gli adenomi dell’ipofisi. “Dal 2008 a oggi nel Centro Gamma Knife di Niguarda sono stati trattati oltre 1100 casi- ci dice il Neurochirurgo Alessandro La Camera-, con una percentuale di pazienti affetti da tumori maligni pari al 40%, soprattutto metastasi e in minor misura tumori gliali maligni; circa il 35% degli interventi è stato per neoplasie benigne e a lento accrescimento, il 25% per malformazioni arterovenose; in percentuale minore sono stati trattati pazienti con nevralgie trigeminali e melanomi oculari”. Metastasi cerebrali E’ la patologia che viene trattata più di frequente con Gamma Knife (oltre 270 mila pazienti nel mondo). Le metastasi cerebrali generalmente sono conseguenti alla diffusione al cervello di un tumore al polmone, alla mammella, al rene, all’apparato gastrointestinale o a un melanoma. La radiochirurgia, consente di intervenire su lesioni multiple (fino a 4 cm di diametro) in una singola sessione e si integra con altri protocolli terapeutici come la chemioterapia senza la necessità di doverla sospendere. Meningiomi Sono dei tumori delle meningi, ovvero le membrane che rivestono il nostro cervello. A seconda della sede in cui compaiono possono dare sintomatologie molto diverse: cefalee, disturbi del comportamento, crisi epilettiche e deficit neurologici. La tecnica d’elezione è l’intervento chirurgico, ma nei casi non operabili o laddove non è possibile asportare tutta la massa tumorale, viene utilizzata la radiochirurgia. Rappresentano il 35% di tutti i tumori cosiddetti benigni trattati con Gamma Knife. A Niguarda Alessando La Camera Gamma Knife (“bisturi a raggi gamma”) è un’apparecchiatura dedicata alla Radiochirurgia, che utilizza un fascio di radiazioni (raggi gamma o X) per colpire una lesione del cervello (target, bersaglio), basandosi su un sistema di puntamento “stereotassico”. Grazie alla precisione del sistema di localizzazione è possibile concentrare i raggi in un piccolo spazio di tessuto cerebrale. Il bersaglio riceve così un’elevata quantità di radiazioni, limitando al minimo l’irradiazione del tessuto sano immediatamente circostante. Neurinoma dell’acustico E’ un tumore benigno. I sintomi sono correlati alle dimensioni e, di conseguenza, al progressivo interessamento di diverse strutture nervose, tra questi: sordità, acufeni (fischi, ronzii), vertigini e problemi di equilibrio. Con la radiochirurgia Gamma Knife si possono trattare in alternativa all’intervento chirurgico le neoplasie con un diametro massimo di 3 cm. Adenomi dell’ipofisi Per la maggior parte si tratta di tumori benigni che nascono dalla ghiandola dell’ipofisi. Solitamente si arriva alla diagnosi per disturbi oculistici o endocrinologici. Il trattamento d’elezione è la chirurgia sebbene in alcuni tipi di adenomi (come i prolattinomi) la prima scelta è la terapia farmacologica. A seguito dell’intervento chirurgico si può andare ad intervenire sul residuo con la radioterapia frazionata o con la radiochirurgia Gamma Knife. Per info [email protected] Sul sito ospedaleniguarda.it sfoglia l’opuscolo dedicato al trattamento gamma knife, che trovi nell’area “consensi, moduli esami, opuscoli e video informativi”. areaprivata.ospedaleniguarda.it nove Nuove tecnologie in medicina Un’app contro l’artrite N ell’era della comunicazione digitale anche un’app può essere un alleato in più per medici e pazienti. E’ quello che accade nella Reumatologia, dove a chi è in procinto di entrare in sala visita viene consegnato un tablet: sul touch screen, in pochi minuti è possibile compilare delle scale di autovalutazione che “fotografano” l’andamento della malattia e della terapia. In futuro l’app diventerà un valido sostegno alla telemedicina per l’assistenza da casa. Abbiamo incontrato Oscar Epis, Direttore della Reumatologia, per saperne di più. In cosa consiste questa innovazione? I medici e gli infermieri del reparto hanno collaborato allo sviluppo di un’app, che migliora l’assistenza per i pazienti. E’ ancora in fase di test, ma viene già utilizzata da alcuni mesi presso i nostri ambulatori. Per il momento l’utilizzo avviene qui in ospedale ed è ristretto ai pazienti seguiti per l’artrite reumatoide o per la spondiloartrite e in terapia con i farmaci biologici, si tratta di oltre 350 casi. Presto contiamo di allargarne l’utilizzo e una volta perfezionata, l’app sarà scaricabile e utilizzabile anche da casa. Cosa si trova sullo schermo il paziente? Per capirlo bisogna fare una piccola premessa. Per seguire il decorso delle malattie reumatiche sono importanti gli esami strumentali, la visita specialistica ma anche le risposte del paziente a dei precisi quesiti sulle sue sensazioni del proprio stato di salute e sulla vita di tutti i giorni. Per questo nel corso degli anni sono state sviluppate delle scale di autovalutazione: i cosiddetti PRO-Patient Reported Outcome-. Il paziente, compilandoli, permette allo specialista di farsi un’idea precisa sull’andamento della malattia e sulla risposta al trattamento in atto. Che cosa comprendono queste scale di autovalutazione? Sono delle domande sulla vita quotidiana del paziente. Sono domande molto semplici che permettono di capire direttamente ed indirettamente se la malattia è attiva e quanto incida sulla qualità della vita. Ad esempio gli viene domandato quanto dolore sente (da quantificare su scale analogico visive da 0 a 10), quali sono le articolazioni dolenti, quanto è rigido nei movimenti al risveglio. Sono tutti dati fondamentali, da non trascurare che aiutano ad entrare nel dettaglio del caso e ad impostare o modificare il trattamento. In che modo l’utilizzo di un’app semplifica il vostro lavoro? Fino a qualche mese fa la compilazione avveniva sul cartaceo. Oggi il paziente accede all’ambulatorio e l’infermiera gli consegna il tablet, mostrandogli come utilizzarlo. Entra nel suo account e in pochi minuti completa l’autovalutazione. Trattandosi di alcune decine di quesiti, l’elaborazione dei dati inseriti sul cartaceo richiedeva molto tempo, oggi grazie all’utilizzo dell’app questi tempi si sono azzerati. Infatti, quando il paziente entra in salavisita il medico ha già a disposizione gli score finali della sua autovalutazione, e può compararli con quelli dei controlli precedenti. L’app, utilizzata da casa, sarebbe un grosso passo in avanti per l’assistenza di questi pazienti? Sì, è l’obiettivo finale di questa innovazione, che nel futuro diventerà realtà. Il paziente potrà accedere da casa al suo account da tablet o pc: sarà lui stesso, senza bisogno di venire in ospedale, ad aggiornare gli specialisti. Sarà un esempio importante di telemedicina, significativo anche per ridefinire le priorità delle visite, in base alle diverse situazioni dei pazienti. La Reumatologia Oscar Epis Artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, spondiloartriti, sono solo alcune delle patologie seguite dagli specialisti della Reumatologia. L’attività è organizzata in due livelli ambulatoriali; il regime di day hospital è prevalentemente di tipo terapeutico con interventi di consulenti specialisti (ematologo, neurologo, chirurgo delle ferite difficili, epatologo etc). Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it Medicina del sonno Nel cervello l’area della memoria si addormenta prima La scoperta spiegherebbe le amnesie mentre ci addormentiamo, il sonnambulismo e alcuni tipi di insonnia D opo aver ritenuto per decenni che l’inizio del sonno fosse un processo “tutto-o-nulla”, alcuni recenti studi con registrazioni di profondità nell’uomo stanno mostrando come esso sia un fenomeno che si verifica con tempi diversi nelle differenti strutture cerebrali. A conferma di questo c’è uno studio italiano, condotto dai ricercatori dell’Ospedale Niguarda e del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “Luigi Sacco”, insieme al Dipartimento di Psicologia dell’Università dell’Aquila e di Roma, e pubblicata sulla rivista Neuroimage. La ricerca ha registrato i segni elettrofisiologici dell’addormentamento nell’ippocampo, struttura cruciale per la conservazione delle memorie nel nostro cervello, dimostrando che questo entra in uno stato di sonno prima della corteccia cerebrale (area che presiede ad alcune delle più importanti attività fra cui le funzioni cognitive, sensoriali, motorie e di linguaggio). In alcuni casi, l’ippocampo presenta questo precoce processo di addormentamento fino a 23 minuti prima delle aree corticali con un intervallo medio di scarto pari a 11 minuti. “Tutto è iniziato alcuni anni fa - spiega Lino Nobili, specialista del Centro di Medicina del Sonno di Niguarda e coordinatore della ricerca - quando abbiamo iniziato lo studio sistematico dell’addormentamento nelle diverse strutture cerebrali, sfruttando una possibilità unica offerta alla ricerca scientifica: l’impianto, per ragioni diagnostiche, di elettrodi in profondità nel cervello di persone affette da epilessie resistenti al trattamento farmacologico e sottoposti ad indagini pre-chirurgiche”. L’idea di base era che le diverse aree cerebrali non si addormentassero e si svegliassero tutte allo stesso tempo. “Il mantenimento di uno stato di attivazione, tipico di un individuo sveglio, in determinate aree cerebrali durante la fase iniziale del sonno avrebbe spiegato tutta una serie di fenomeni comunemente sperimentati come ad esempio le allucinazioni ipnagogiche, ovvero degli stati sensoriali illusori, come una visione o una percezione uditiva o tattile, che alcune persone riferiscono prima di addormentarsi”. Lo spegnimento anticipato della “centralina della memoria” (ippocampo) potrebbe, inoltre, spiegare il fenomeno descritto da alcuni studi di laboratorio, e sperimentato direttamente da molti di noi, ovvero l’amnesia degli ultimi contenuti appresi prima di addormentarsi. “Ecco perché spesso capita di dover rileggere l’ultima pagina del libro già letta, ma che non ci si ricorda dalla sera prima- sottolinea lo specialista-”. La scoperta può permettere, inoltre, di comprendere anche particolari aspetti relativi ad alcuni disturbi del sonno come ad esempio la cosiddetta insonnia da mispercezione o insonnia paradossale. Si tratta di un disturbo in cui il paziente, che lamenta insonnia, presenta all’esame diagnostico polisonnografico un profilo del sonno apparentemente normale. “I nostri studi suggeriscono che il disturbo potrebbe essere conseguente a una dissociazione marcata tra i tempi di addormentamento di diverse aree cerebrali- dice Nobili-. Questi risultati sono in linea con altre precedenti ricerche portate avanti dal nostro team, che hanno confermato la coesistenza dello stato di veglia e di sonno nelle diverse aree del cervello. L’avanzamento delle conoscenze in questo campo potrebbe contribuire alla comprensione dei meccanismi biologici alla base di diversi disturbi dissociativi del sonno e non, come per esempio il sonnambulismo”. A Niguarda Lino Nobili Sono in continuo aumento i disturbi legati al sonno e colpiscono circa il 30% delle famiglie anche nei primi tre anni di vita. La Medicina del Sonno è una specialità che si occupa della diagnosi e della terapia dei pazienti che presentano difficoltà ad iniziare il sonno, o che lamentano un sonno notturno disturbato o un’ eccessiva sonnolenza diurna e altri problemi correlati. Il Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi del sonno di Niguarda, si avvale anche della consulenza di pneumologi, otorinolaringoiatri e altri specialisti e dispone di uno spazio dedicato alle polisonnografie notturne attrezzato con le più moderne tecnologie. Gli specialisti del centro possono contare su spazi dedicati esclusivamente al monitoraggio dei pazienti affetti da epilessia notturna; la struttura, inoltre, è impegnata nel trattamento delle apnee notturne e nello screening dei disturbi respiratori durante il sonno. Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it Gli Specialisti Rispondono In Reumatologia la visita inizia sul tablet. Un passo verso la telemedicina dieci News Un’arma in più contro il tumore al pancreas S ono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i risultati dello studio clinico MPACT (Metastatic Pancreatic Adenocarcinoma Clinical Trial), che ha dimostrato la validità del nuovo farmaco nab paclitaxel nel trattamento del carcinoma pancreatico metastatico. Nei mesi scorsi la sperimentazione è stata coordinata a livello nazionale dal Niguarda. “Dopo tanti anni di insuccessi questo studio clinico riveste un’importanza significativa – spiega Salvatore Siena, Direttore dell’ Oncologia Falck-. Finalmente questo nuovo farmaco (paclitaxel legato all’albumina in nanoparticelle), sta dando dei vantaggi importanti e rappresenta Le parole della salute La Pediatria a Niguarda Enuresi Gli Specialisti Rispondono Come affrontare il problema della pipì a letto L ’enuresi è un problema piuttosto comune e non preoccupante nei bambini che hanno un’età inferiore ai 6 anni, ma quando si oltrepassa questo limite la condizione va indagata dallo specialista. Ci siamo fatti spiegare dal Chirurgo Pediatrico, Marco Lanata, che si occupa di questo problema nell’ambulatorio di urologia pediatrica, come si può intervenire. Cause Prima dei 6 anni di età l’enuresi non è da considerarsi un problema, perché entro questo termine l’innervazione vescicale può ancora non aver raggiunto la completa maturazione. Sono due le principali cause dell’enuresi: un’aumentata produzione dell’urina o un’inadeguatezza del serbatoio che la contiene, la vescica. Esami Il primo esame che lo specialista richiede in questi casi è il diario minzionale. In pratica i genitori devono seguire il bambino per alcuni giorni annotando quante volte va in bagno e misurando, con degli appositi contenitori tarati, la quantità di urina prodotta. E’ un passo preliminare per farsi un’idea su eventuali anomalie. Altrettando fondamentale è la visita specialistica, necessaria per escludere malformazioni un vero passo avanti nella ricerca. La somministrazione della combinazione nab paclitaxel-gemcitabina – aggiunge Siena - ha dimostrato di poter prolungare significativamente la sopravvivenza e il tempo libero da progressione, ma anche di poter ottenere questo risultato con una tossicità accettabile. Il Nab-paclitaxel non è una cura definitiva, ma è una base importante da cui partire per la ricerca a venire che contiamo al più presto possa raggiungere nuovi traguardi”. o patologie della colonna vertebrale che possono causare il problema. A disposizione del medico ci sono anche gli esami strumentali, che possono essere utilizzati a seconda del caso. Tra questi: l’ecografia dell’apparato urinario, l’uroflussometria e, in casi selezionatissimi, la cistomanometria. Terapia farmacologica Nei casi di aumentata produzione di pipì durante la notte, si somministra un farmaco che va a ridurne la quantità. Il più impiegato è la desmopressina, ma si possono anche utilizzare degli ormoni sintetici che regolano il ciclo dell’urina (ADH). Se invece il problema è vescicale, questo viene trattato con dei miorilassanti. In questa categoria rientra l’ossibutirrina, che agisce sul muscolo che “spreme” la vescica, limitandone la contrazione. Tutte queste terapie accompagnano il bambino per un periodo che va dai 6 mesi all’anno e sono studiate per ridurre via via la somministrazione dei farmaci, per arrivare, infine, all’interruzione. Nella maggior parte dei casi questi trattamenti sono risolutivi. Per i genitori Su tutte la raccomandazione di non sgridare mai il bambino: potrebbe avere effetti deleteri sulla sua autostima. Inoltre c’è da ricordare quello che sembra banale, ma non lo è: è E’ concepita come un centro pediatrico multispecialistico dove, accanto alle patologie generali vengono trattati anche problemi complessi di tipo chirurgico, cardiologico e neuropsichiatrico. Un’area importante è dedicata alle malattie infettive che necessitano di isolamento e di cure sotto stretto controllo medico. Per info e prenotazioni Numero verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it bene portare il bambino in bagno prima di andare a letto, assicurandosi che non faccia la pipì di fretta, non svuotando del tutto la vescica. Un altro consiglio è quello di evitare cibi particolarmente salati la sera, che possono portare il bambino a bere una quantità eccesiva di liquidi prima di addormentarsi. Ci sono mamme e papà che si svegliano di notte per portare il piccolo in bagno. Questo comportamento non è indicato perché, oltre ad interrompere il sonno sia del bambino sia dei familiari stessi, non è risolutivo del problema: infatti, nelle notti in cui non si adotta questa precauzione, il bambino continuerà a bagnare il letto. Da segnalare la possibilità di utilizzare degli allarmi che grazie ad un sensore per l’umidità nella mutandina svegliano il bambino, suonando o vibrando non appena rilevano le prime gocce di urina. L’opportunità d’impiego va discussa con lo specialista. undici Endoscopia Un’ecografia dall’interno L’ecoendoscopia: cos’è e quando viene utilizzata? Di cosa si tratta? L’ecoendoscopia è un esame che consente di effettuare un’ecografia “dall’interno”. Dalla bocca o dal retto viene introdotta una sonda endoscopica con un ecografo miniaturizzato incorporato sulla punta. Questa tecnica consente di “vedere”, grazie agli ultrasuoni, nel dettaglio tutto ciò che c’è attorno al tratto gastroenterico: le pareti dell’esofago, dello stomaco, del duodeno, del retto, e le strutture vicine come il mediastino (ndr lo spazio mediano del torace), i polmoni, la trachea, i bronchi, il pancreas, la milza, i reni, i surreni, il fegato, le strutture vascolari, l’apparato genitale femminile e la prostata. “Vedere” ma anche prelevare: la tecnica è utilizzata anche per l’esecuzione di biopsie… Sì, si chiama biopsia profonda e consente il prelievo di cellule che andranno studiate al microscopio. Questo permette, ad esempio, la stadiazione dei tumori maligni del tubo digerente o degli organi circostanti. Infatti, oltre alle patologie oncologiche del tratto gastroenterico superiore ed inferiore, l’ecoendoscopia viene utilizzata anche per le neoplasie del pancreas, linfonodali, polmonari e per le masse mediastiniche, tumori di diversa natura che interessano lo spazio mediano del torace. La procedura può essere utilizzata anche per patologie oncologiche endocrine, urologiche e ginecologiche, permettendo una diagnosi cito-istologica, con un approccio mininvasivo. Infine va segnalato l’evoluzione di questa tecnica in senso terapeutico-interventistico, campo in cui la metodica è sempre più complementare all’endoscopia interventistica convenzionale. Qual è la preparazione all’esame? In caso di un’ecoendoscopia diagnostica del tratto gastroenterico superiore, il paziente deve presentarsi a digiuno. Invece, occorre preparare l’intestino- come per una colonscopia- con clisteri e lassativi nel caso di ecoendoscopia rettale. La procedura è rapida e va, indicativamente, dai 30 minuti per il tratto superiore ai 10 per l’esplorazione del retto. Cosa si deve aspettare il paziente: è fastidioso? Il fastidio è paragonabile a quello delle normali indagini endoscopiche ma, poiché l’esame è normalmente più lungo rispetto alle altre procedure, viene eseguito con una sedazione cosciente o profonda. Le complicanze dell’ecoendoscopia diagnostica sono rare e sono sovrapponibili a quelle dei comuni esami endoscopici. Ci sono delle controindicazioni o precauzioni da adottare prima dell’esame? Dopo aver consultato il medico curante o lo specialista di riferimento, i pazienti in terapia antiaggregante- che assumono ad esempio cardioaspirina, aspirinetta, ticlopidina, cardirene, plavix- o anticoagulante-coumadin, sintromdovranno sospendere la terapia stessa una settimana prima dell’esecuzione dell’esame, soltanto nel caso in cui vi sia una sicura necessità di eseguire la biopsia, come da prescrizione. È comunque importante che chiunque sia affetto da disturbi della coagulazione lo segnali al medico prima di iniziare la procedura. Pietro Gambitta Endoscopia interventistica e digestiva L’endoscopia è una tecnica diagnostica e terapeutica che permette di avere una visione diretta, dall’interno, di alcuni organi, con l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di alterazioni o lesioni e di effettuare all’occorrenza piccoli interventi. E’ una metodica basata sull’utilizzo di specifici strumenti, i video-endoscopi, che vengono inseriti nel corpo attraverso le cavità naturali. Per info e prenotazioni N. verde di prenotazione regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) Sul sito ospedaleniguarda.it sfoglia l’opuscolo dedicato nell’area “consensi, moduli esami, opuscoli e video informativi” areaprivata.ospedaleniguarda.it Nefrologia Mi sono ripreso la mia vita grazie alla dialisi domiciliare La storia di Giuliano L a lista delle patologie mettere a disposizione dei pazienti che ha è lunga, eppure questa opzione. Francamente, la voglia di vivere di vista la complessità del caso, non Giuliano non si è fatta mettere pensavamo che il signor Giuliano all’angolo. Non ci è riuscito potesse prenderne parte”. un infarto nel 2004, nemmeno Lui invece ne è più che convinto: una fibrosi interstiziale, che ha la strada per mantenere le attaccato i suoi polmoni e che sue abitudini, le sue libertà dal 2011 lo costringe a respirare passa unicamente dalla dialisi ossigeno da una bombola, e domiciliare e così dovrà essere. neanche i 3 metri di intestino in Sulla stessa lunghezza d’onda meno, che i medici gli hanno c’è anche Vittorio, “l’angelo Giuliano in sella alla sua moto: la dialisi prelevato all’età di 20 anni. Oggi custode” che lo assiste durante Giuliano di anni ne ha 68 e ci domiciliare gli permette di non rinunciare la procedura (non può essere alle sue passioni confessa che nulla potrà separarlo condotta individualmente, c’è dalle sue grandi passioni: i viaggi, bisogno di un partner che assista il la moto e la sua barca a vela. E a sentire quello che ci dializzato) e che condivide le sue passioni. “All’inizio non racconta sembra esserci riuscito. A mettersi in mezzo tra è stato facile- ci dice-, ma l’équipe dell’Ospedale ci ha lui e la sua vita ci ha provato anche una nefrite cronica seguito passo passo, con grande scrupolo. Ho imparato che ha dato i suoi primi segni nel ‘85 e che nel 2011 ha a programmare la macchina e a fare tutto il necessario. decretato lo stop per i suoi reni: fine corsa. Se Giuliano Una volta pronti non c’è stato più bisogno di andare in voleva sopravvivere, l’unica strada possibile era la dialisi. ospedale per la dialisi un giorno sì e uno no”. “Sono stato ricoverato a Niguarda nell’ottobre di 2 anni Non sono mancate le difficoltà. Tanto per cominciare fa- ci dice-, per un aggravamento complessivo del mio le vene di Giuliano sono fragili e non sopportano una stato di salute: sono entrato con le mie gambe, sono uscito procedura chiamata fistola che serve per mantenere un con la bombola d’ossigeno e con la prospettiva di un via accesso utile per la dialisi nel suo braccio. Ma la cosa vai a giorni alterni dall’ospedale per fare la dialisi”. Il fortunatamente si risolve con un innesto di una cannula, suo primo pensiero: “Dovrò dire addio alla mia bella e che funge da vaso sanguigno artificiale. “Si chiama intensa vita”. loop ed essendo di gore-tex è Ma alzare bandiera bianca non è molto più difficile da bucare- ci proprio nello spirito di Giuliano. dice mentre ci mostra il braccio Così non appena gli si prospetta sotto la cui superficie si vede la possibilità, lui la coglie al serpeggiare l’innesto-. Ma ne volo. “Proprio nel periodo del sono felicissimo”. A farli desistere suo ricovero, l’Ospedale aveva ci ha provato anche un collasso da poco avviato un programma verificatosi il secondo giorno di dialisi domiciliare, basato durante la dialisi a casa. “Non mi sull’utilizzo di un nuovo sono fatto prendere dal panico, macchinario, più contenuto nelle ho stoppato la macchina e ho dimensioni e molto affidabile attuato tutte le procedure antinelle prestazionispiega shock spiegatemi in ospedaleAl check-in con la bombola di ossigeno Giacomo Colussi, Direttore della ricorda Vittorio. Giuliano si è e la macchina per la dialisi portatile Nefrologia-. Il nostro centro è ripreso subito e l’episodio non si stato il primo in Lombardia a (il primo bagaglio sul fondo del carrello) è mai più verificato”. Quando Giuliano parla della dialisi domiciliare i suoi occhi si illuminano, come se fosse una manna dal cielo “Mi trovo talmente bene con questa soluzione che non penso minimamente al trapianto. Alla mattina mi alzo alle 7 e alle 10 ho finito. Ho tutta la giornata davanti da dedicare ai miei interessi: la moto, la barca a vela, non ho dovuto rinunciare a niente. Mi sento libero e soprattutto mi sento meglio. Quando dovevo recarmi in ospedale perdevo tutta la giornata e tornavo a casa distrutto, tanto da non riuscire a camminare”. Conferma anche il nefrologo: “E’ una cosa che neanche la scienza riesce a spiegare: la dialisi in ospedale spesso tende a debilitare i pazienti, sono in molti a riferirlo. La cosa è molto meno frequente per chi fa dialisi domiciliare”. La trasportabilità della macchina non solo gli ha permesso di rimanere al timone della sua barca o di spostarsi nella sua casa al lago, addirittura Giuliano e Vittorio l’attrezzatura l’hanno imbarcata sull’aereo e se la sono portata all’estero più di una volta. “Abbiamo dovuto prendere accordi con la compagnia aerea per tempo e districarci in una mare di burocrazia- sottolinea Vittorio-. Inoltre il fornitore delle sacche per la dialisi ci ha spedito tutto il materiale all’estero. Ci è voluta una bella organizzazione ma ne è valsa la pena”. Prima di andare via Giuliano ci vuole confessare un’ultima cosa a conferma che la dialisi domiciliare è un punto fermo e un’abitudine ormai consolidata nella sua vita di tutti i giorni. “Lo sa che durante la dialisi ne approfitto per fare un pisolino di 2 ore: mi addormento appena inizia e mi sveglio a 5 minuti dalla conclusione. E’ fantastico. Peccato non averla scoperta prima- ci dice sorridendo-”. Primo centro in Lombardia Niguarda è stato il primo centro in Lombardia a fornire questo tipo di dialisi domiciliare. Ad oggi sono 6 i pazienti seguiti dalla Nefrologia del nostro ospedale e inseriti nel programma. “E’ una procedura che stressa meno il paziente e che assicura una migliore qualità di vita- spiega Colussi-. Va effettuata per 6 giorni la settimana in sedute di 2 ore circa, a differenza della dialisi ospedaliera che ha una frequenza di 3 volte la settimana con sedute di circa 4 ore ciascuna”. Gli Specialisti Rispondono U n trasduttore ecografico posizionato sulla punta di un endoscopio: è il principio sfruttato dall’ecoendoscopia, una metodica usata in medicina con diverse finalità. Ne abbiamo parlato con il gastroenterologo- endoscopista Pietro Gambitta, Responsabile dell’Ecoendoscopia. dodici Trauma Center Per i minori il supporto psicologico in Pronto Soccorso Il counseling psicologico per pazienti e famigliari a seguito di incidenti gravi E Roberto Vaccari Gli Specialisti Rispondono Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza E’ organizzata in attività ospedaliere e territoriali, in strutture semiresidenziali e residenziali e affronta le patologie e i disturbi neurologici e psichiatrici dell’età evolutiva e dell’adolescenza (età 0-18 anni). L’équipe multidisciplinare è composta da neuropsichiatri infantili, psicologi dell’età evolutiva, terapisti della riabilitazione psicomotoria, fisioterapica e logopedica, infermieri, educatori, e opera in forma fortemente integrata. Per info e prenotazioni N. verde regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it ’ un progetto importante, quello ha che ha preso il via da circa un anno nel Pronto Soccorso e nell’area dedicata all’Emergenza Urgenza più in generale. Si tratta di un supporto psicologico ad hoc destinato ai minori e alle loro famiglie, che giungono nel nostro Ospedale in seguito a traumi particolarmente gravi come può essere un incidente stradale. In queste situazioni, infatti, oltre alle cure fisiche, c’è spesso da gestire un grosso carico di emotività. A Niguarda se ne occupa l’équipe della Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, diretta da Roberto Vaccari, gli abbiamo fatto qualche domanda. In cosa consiste il servizio? Principalmente nell’accompagnare il minore e la sua famiglia ad affrontare il trauma psicologico conseguente ad un grave incidente. Questo si realizza con interventi psicologici tempestivi e di supporto, portati avanti per tutto il periodo della degenza, affiancando il personale sanitario dei singoli reparti. Si tratta di situazioni molto delicate, che vanno gestite al meglio… L’obiettivo è quello di individuare precocemente situazioni di rischio, che vanno trattate precocemente per evitare l’insorgere o l’aggravarsi di disturbi psicologici che possono manifestarsi anche in periodi lontani dall’evento nell’arco della vita. Per farlo bisogna essere presenti nel momento giusto (fin dalle prime fasi del ricovero) e trovare il modo più consono per gestire, dal punto di vista psicologico, l’ emotività che l’evento traumatico evoca, nel paziente e nei suoi familiari. Quali sono i numeri del progetto? Nel corso del 2013 sono stati 300 i colloqui psicologicoclinici effettuati con i minori ricoverati e 275 quelli con i loro familiari, durante il periodo di degenza. Sono stati 81 i pazienti seguiti, di cui circa il 40% di età compresa tra gli 0 e i 5 anni, il 20% fra i 6 e i 10 anni, il 40% tra gli 11 e i 18 anni. In alcune situazioni sono stati effettuati anche interventi psicologici di supporto a minori non direttamente coinvolti nell’evento traumatico, ma in quanto familiari di pazienti adulti ricoverati. Sappiamo infatti che il rischio di disturbi post-traumatici da stress è presente non solo in chi subisce il trauma ma anche in chi assiste ad esso o ne è secondariamente coinvolto dal punto di vista affettivo. Dopo la dimissione il paziente e la famiglia continuano ad essere seguiti? Sì, se valutiamo che ce ne sia bisogno. Comunque per la maggior parte dei casi è così. I colloqui avvengono presso gli ambulatori della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Il loro ruolo è molto importante perché permettono di intercettare quei disturbi correlati all’evento traumatico che possono manifestarsi a distanza di tempo. Oculistica Nuovi trattamenti per il melanoma della coroide Chirurgia, laser e radioterapia per contrastare questo tumore all’occhio I l melanoma della coroide rappresenta il tumore maligno primitivo intraoculare (che ha origine direttamente dalle cellule dell’occhio) più frequente nell’adulto, anche se, per la sua incidenza nella popolazione generale, si tratta di una patologia abbastanza rara: in Italia sono circa 400 i nuovi casi all’anno. Oggi per il melanoma della coroide esistono nuovi trattamenti, ne abbiamo discusso con Giuseppe Carlevaro, Direttore dell’Oculistica. Quali sono le avvisaglie di questo tumore che colpisce l’occhio? Talvolta si sviluppa senza sintomi specifici; tuttavia, se localizzato nella fovea (zona centrale Coroide - Cos’è? È lo strato intermedio tra la sclera e la retina e, al pari di queste, avvolge l’occhio. È un tessuto spugnoso ricco di vasi sanguigni che forniscono alla retina ossigeno e sostanze nutritive. Contiene un pigmento scuro che cattura i raggi luminosi e gli impedisce di riflettersi all’interno del bulbo, in modo tale da non interferire con la visione. della retina) o parafoveale (in prossimità del centro retinico) può determinare una riduzione dell’acuità visiva oppure un offuscamento della visione per emorragia intraoculare. Altri sintomi riferiti dai pazienti possono essere i lampi di luce o i deficit del campo visivo, attribuibili a un distacco della retina. Si tratta, comunque, di neoplasie molto insidiose che spesso portano a metastasi, principalmente localizzate al fegato. Quali sono le novità che riguardano i trattamenti? In passato questo tipo di patologia andava incontro ad una terapia demolitiva attraverso l’asportazione del bulbo oculare. Da alcuni anni questi tumori vengono trattati in maniera più conservativa, attraverso metodiche che prevedono un approccio multidisciplinare. Tra queste vi sono la termoterapia con il laser a infrarossi e varie forme di radioterapia. Oggi anche la chirurgia offre una possibilità in più? Sì, grazie a una nuova metodica che sta acquisendo sempre più spazio: è quella dell’asportazione chirurgica del tumore che può essere fatta “ab interno” (endoresezione) o “ab externo” (resezione transclerale). Si ricorre a questo tipo di chirurgia in casi selezionati e il trattamento spesso è associato a radioterapia. Giuseppe Carlevaro Nel nostro Ospedale Da qualche anno questa nuova tecnica chirurgica viene effettuata dall’équipe dell’Oculistica, guidata da Giuseppe Carlevaro. L’intervento richiede un’ospedalizzazione di circa 2 - 3 giorni ed è coperto dal Sistema Sanitario Nazionale. In caso di indicazione, a Niguarda è, inoltre, possibile integrare il trattamento con la radiochirurgia con tecnica Gamma Knife: il cosiddetto “bisturi a raggi gamma” che consente di intervenire sulla lesione tramite un fascio focalizzato di radiazioni. Per info N. verde regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00) ospedaleniguarda.it areaprivata.ospedaleniguarda.it tredici Associazioni Un sorriso per i piccoli pazienti L’associazione Amici Genitori ed Amici del Bambino Malato Cronico un pediatra che per molti anni si è preso cura dei piccoli del Niguarda e Presidente dell’associazione-. Molti infatti vengono da ogni parte d’Italia e i loro genitori devono abbandonare per mesi la famiglia e il lavoro per stare vicino ai figli in ospedale. Ci sono poi casi che interessano gli stranieri: una quota in continua crescita”. Spesso bambini e genitori hanno bisogno di un sostegno da parte di personale specializzato che li aiuti ad accettare quanto sta loro accadendo. “Per questo la nostra associazione nel corso degli anni ha finanziato la presenza in reparto di uno psicologo, un riferimento che tutt’ora segue queste famiglie- spiega Frattini-”. A tutto ciò si aggiunge il problema economico di un prolungato soggiorno a Milano, dei continui trasferimenti in ospedale, e talvolta del mantenimento degli altri figli rimasti a casa ed anch’essi coinvolti nella gravità del caso. “Anche la sistemazione o le spese per gli spostamenti possono trasformarsi in un ostacolo che si aggiunge alla drammaticità delle situazioni. Spesso interveniamo economicamente per trovare un alloggio nei pressi dell’ospedale, in modo da permettere ai genitori di stare il più vicino possibile al figlio durante il ricovero- dice il Presidente”. Ma l’attività dell’associazione non è solo un sostentamento diretto alle famiglie, tra le priorità ci sono anche gli interventi diretti che possono migliorare l’attività del reparto di cura. Si punta sulla formazione: “Attraverso le nostre iniziative di raccolta fondi, sosteniamo la partecipazione ad incontri di aggiornamento scientifico, come corsi e congressi, per il personale medico ed infermieristico del reparto- sottolinea Frattini-”. Nel corso degli anni, inoltre, non sono mancate le donazioni per ottimizzare il comfort dei piccoli pazienti. L’ultima apparecchiatura donata è quella che Sostieni Puoi aiutare l’associazione effettuando una donazione libera oppure diventando sostenitore. Per farlo vai sul sito abiemmeci. org . Ogni contributo, anche il più piccolo, aiuterà a sostenere i bambini e le loro famiglie. 5x1000 E’ inoltre possibile donare il cinque per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche all’associazione: in occasione della prossima dichiarazione dei redditi, per esprimere la scelta basterà firmare, sia sul modello Unico o sul 730 oppure sul Cud e indicare semplicemente il codice fiscale dell’associazione, 97045300155. permette la sedazione cosciente grazie all’inspirazione di protossido d’azoto. Grazie a quella mascherina, procedure ambulatoriali fastidiose o dolorose per il bambino, come una puntura lombare, oggi sono affrontate senza problema. www.abiemmeci.org Associazioni Apnee del sonno, un rischio per la nostra salute Con A.I.P.A.S. per un disturbo sottovalutato A ndare a letto e svegliarsi la mattina con la sensazione di non aver riposato bene, ritrovandosi senza energie per affrontare la giornata: spesso è questo, ciò che riferiscono i pazienti che soffrono di apnee del sonno. E’ un disturbo più comune di quello che si pensa. In Italia interessa circa il 3% della popolazione: 190 mila sono i casi diagnosticati e in trattamento, ma secondo gli esperti il numero dei potenziali pazienti a rischio supera il milione e mezzo. Bastano questi numeri per capire che si tratta di una condizione fortemente sottostimata, che meriterebbe un livello di attenzione superiore visto anche le possibili conseguenze di certo non trascurabili come infarto, ictus e la sonnolenza al volante, spesso causa di incidenti stradali. Per promuovere una corretta informazione e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del fenomeno è nata da 9 anni A.I.P.A.S.- Associazione Italiana Pazienti con Apnee del Sonno, una onlus nata dall’esperienza personale del suo Presidente Enrico Brunello: “Vivevo in Germania e facevo una fatica tremenda a guidare per lavoro, mi si chiudevano gli occhi- ci dice-. Dovevo dormire tutti i giorni almeno un paio di ore, perché alla mattina mi svegliavo come se fossi distrutto. Finalmente nel 1994 tramite un conoscente sono stato indirizzato all’ospedale di Marburg, il più grande centro di medicina del sonno tedesco. Qui, dopo gli accertamenti ,mi è stata diagnosticata la sindrome da apnee del sonno. Da allora dormo con una maschera per la ventilazione e mi sono riappropriato della mia vita, già dopo pochi giorni di utilizzo”. Centro di Ippoterapia P Per informazioni www.sleepapnea-online.it Sede di Niguarda: Presso il Pad. 12, 2° piano (lun 9.00-12.30/13.00-16.00, mar 14.00-17.00, gio 14.00-17.00) 02 6444.3590 (negli orari di apertura), 334 3361267 er una giornata intera 50 volontari dell’azienda Leand Lease si sono rimboccati le maniche e si sono messi all’opera nel centro di Riabilitazione Equestre. Le cento braccia in più hanno lavorato sodo per pulire l’area verde e per realizzare una stazione meteorologica. Tra le tante attività realizzate i volontari hanno anche provveduto ad innalzare una aiuola del percorso sensoriale per renderla maggiormente fruibile ai ragazzi in carrozzina, che accedono al centro. Grazie! Periodico d’informazione dell’A.O. Ospedale Niguarda Ca’ Granda Direttore Responsabile: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Stampa: Roto 2000 S.p.A. via L. Da Vinci 18/20 I primi segni I primi sintomi sono un russamento intermittente con pause respiratorie durante il sonno e riprese del respiro talora molto rumorose. Talvolta possono presentarsi risvegli multipli con possibile fame d’aria. Caratteristica è anche la sensazione di un sonno poco ristoratore al risveglio e nicturia (ci si alza spesso più volte di notte per urinare). In seguito compare la sonnolenza diurna che può divenire particolarmente severa. Il centro Da diversi anni a Niguarda opera il Centro per i disturbi del sonno. La diagnosi per la sindrome delle apnee ostruttive richiede l’esecuzione di un esame, detto polisonnografia che può essere eseguito anche a casa del paziente (i sensori vengono montati in ospedale e quindi il paziente può andare a casa). Solo in rari casi è necessario eseguire l’esame nel centro di medicina del sonno. 20080 Cesarile (MI) Tel. 02-900133.1 Tiratura: 25.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Eurocompany s.r.l. via Canova 19 - 20145 Milano tel. 02.315532 Fax 02.33609213 www.eurocompany.mi.it [email protected] Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it Il giornale di Niguarda Grazie ai volontari La macchina di cui parla Brunello si chiama CPAP (Continuous positive airway pressure)- è utilizzata anche in Italia- e non è altro che uno “scatolotto” a cui è attaccata una mascherina. Questa viene posizionata sul volto del paziente e il flusso d’aria continuo alla pressione impostata mantiene i canali respiratori aperti durante la notte. E’ il trattamento di riferimento per le apnee. Ci si abitua subito e i benefici sono immediati. “Come nel mio caso, tutti i pazienti che l’hanno provata sono rinati- afferma Brunello-. Spesso mostriamo alle persone come utilizzare questo strumento al meglio e rispondiamo ai loro dubbi sull’utilizzo”. La sede dell’associazione non è solo un punto di riferimento per i pazienti provenienti dal Centro di Medicina del Sonno o dalla Pneumologia di Niguarda, ma è anche uno sportello di ascolto per tutti coloro che vogliono informarsi e sospettano di soffrire di apnee sotto le lenzuola. Un segnale da non trascurare è il russamento. “Russare non è solo una questione di rumorosità fastidiosa per chi dorme con noi. Può essere, infatti, il sintomo di una difficoltà respiratoria che va indagata e che può essere connessa con le apnee notturne, in particolar modo se si è in sovrappeso- conclude Brunello-”. Volontariato N on è facile comprendere fino in fondo il dolore e il disagio di una madre o di un padre che vedono il proprio bambino gravemente malato, lontano da casa e dal proprio ambiente, sottoposto ad esami continui, a terapie e ad interventi chirurgici. E’ difficile pensarci e la cosa sembra ancora più strana nel periodo tanto atteso dai più piccoli: il Natale. Ma nel reparto pediatrico del Niguarda, ogni giorno vengono curati bambini affetti da tumori, leucemie o gravi patologie croniche che li costringono a lunghi ricoveri ospedalieri per sottoporsi a ripetuti cicli di terapie. L’associazione Amici Genitori ed Amici del Bambino Malato Cronico è nata con l’obiettivo di aiutare questi piccoli pazienti e i loro familiari, con attività di supporto che si allargano a tutto il Dipartimento Materno Infantile. A farne parte c’è chi lavora a stretto contatto con questa realtà o chi in passato è stato segnato da esperienze del genere, come medici, infermieri dell’ospedale o genitori che hanno vissuto il ricovero di un figlio in prima persona. “Le famiglie di questi bambini devono affrontare una situazione di grave difficoltà- dice Claudio Frattini, quattordici Arte Riccardo Gusmaroli Biografia La Città dell’Arte N ella nostra rassegna dedicata all’arte, già da qualche numero abbiamo deciso di fare un salto temporale. Esaurite le presentazioni sui grandi maestri che hanno “battezzato” con le loro opere la nascita dell’Ospedale negli anni trenta, il nostro sguardo si è ora soffermato su un altro grande “giacimento artistico” del Niguarda, il MAPP. Il Museo d’Arte Paolo Pini è un museo d’arte contemporanea situato nell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano, ideato da Teresa Melorio ed Enza Baccei. Il progetto è portato avanti con la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Niguarda, sotto la direzione artistica di Marco Meneguzzo e l’adesione di alcune note gallerie d’arte milanesi. Cambiano le opere, non cambia la nostra guida: il Primario Emerito Enrico Magliano, un medico con la “malattia dell’arte”. Protagonista di questo numero: l’artista Riccardo Gusmaroli. MAPP - Museo d’Arte Paolo Pini è in via Ippocrate 45 a Milano. Il Museo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 16.00; il parco è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 19.00. Chiuso per ferie mentali: aperto alla bellezza ed alla speranza Riccardo Gusmaroli è nato a Verona nel 1963 ed inizia la sua attività artistica come fotografo. Gusmaroli è ascrivibile alla corrente del minimalismo ereditando la modularità di Manzoni e la lucidità concettuale di Boetti. Ha esposto numerose mostre personali nelle più prestigiose Gallerie milanesi, le sue opere sono state protagoniste di diverse “collettive” in Italia ed all’estero: basti ricordare “Maggio a Parigi “ con Boetti, Fabro ed altri. E’ famoso per le sue opere monocrome, dove barchette ed aereoplanini di carta si inseguono in vortici concentrici. Arte e Storia Q La facciata del padiglione 7 del Museo D’Arte Paolo Pini: Riccardo Gusmaroli-Senza titolo, acrilico su muro. uando Riccardo Gusmaroli dipinse la facciata di un edificio Riccardo Gusmaroli- Vortice Rosso del “vecchio” manicomio con un travolgente azzurro e (credits my-cupoftea.com) ghirlande fiorite, sapeva di abbattere l’isolamento di quelle pareti favorendo la comunicabilità tra sani e malati accomunati “alla pari” da questa spregiudicatezza decorativa che annullava i pregiudizi ed inoltre sapeva dare gioia agli occhi. Un ulteriore eccezionale risultato è quello di fare arte a quattro mani tra paziente ed artista terapeuta. Mi ricordo alla rassegna MIART (“Chiuso per ferie mentali “, era lo slogan dello stand MAPP) di aver acquisito un’opera di un paziente creata con Gusmaroli. Bisogna certamente essere in “ferie mentali” per creare quadri con tale fascino. Abbiamo fatto un’asta a Niguarda con i pittori del MAPP: ero il battitore, tutto venduto tra gioia e commozione, il prezzo non contava nulla… l’arte = vita, sì! Alcune delle opere create a quattro mani per le Botteghe D’arte- Oltre 2012 Storia di Niguarda La chirurgia dei trapianti e la prima degenza oncologica in Italia N el 1978 l’Ospedale Niguarda ottenne la completa autonomia, anche sul piano amministrativo, dagli Istituti Ospitalieri di Milano, che ancora legavano la struttura ospedaliera al Policlinico di via Francesco Sforza. Divenuto pertanto autonomo, Niguarda scelse di investire, oltre che sui settori nei quali era già un centro di riferimento nazionale e spesso anche internazionale (la cardiologia e la chirurgia delle patologie cardiache, la neurologia e la neurochirurgia, il trattamento degli ustionati), anche nel campo della chirurgia dei trapianti puntando principalmente sui trapianti di cuore, fegato e rene. La chirurgia trapiantologica di Niguarda era supportata dalle specialità mediche che avevano sviluppato una sempre maggiore esperienza nell’inquadramento dei candidati al trapianto e al supporto nella fase postchirurgica. In particolare il Centro De Gasperis per il trapianto cardiaco e la divisione di Nefrologia e Dialisi, allora diretta da Luigi Minetti, consentirono la realizzazione dei primi trapianti di cuore e rene. Nell’ambito dei trapianti di fegato, la divisione Crespi guidata da Gaetano Ideo affiancò le divisioni chirurgiche nell’attività di trapianto, contribuendo al supporto del malato nella fase precedente e immediatamente successiva alla sostituzione dell’organo. Solo alla fine degli anni novanta, la divisione Crespi, si è costituita in divisione autonoma di Epatologia e Gastroenterologia, con l’attivazione, al suo interno, di una struttura di day hospital e di una “Liver Unit” dove accedono gli epatopatici che necessitano di un trattamento subintensivo, oltre a una struttura di Endoscopia digestiva. Nel medesimo periodo si istituì anche una struttura interamente dedicata alla cura delle patologie tumorali. La necessità di una tale realtà si era già sviluppata a Niguarda negli anni sessanta, quando, all’interno del servizio di radioterapia, si sentì l’esigenza di ricoverare i malati neoplastici, bisognosi di lunghi periodi di degenze e di numerosi ricoveri, in un’apposita struttura. Venne pertanto creato nel 1960 un centro per le malattie neoplastiche, poi divenuto, nel 1968, sezione di degenza dell’Istituto di Radioterapia. Questa iniziativa fu il primo esempio in Italia di istituzione, all’interno di un ospedale generale, di posti letto dedicati alla degenza dei malati tumorali, il cui incremento numerico non permetteva più l’accoglienza e la cura nei soli tre Istituti nazionali per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano, Roma e Napoli. Questa sezione venne intitolata a Enrico Falck, industriale lombardo, anche in segno di gratitudine per la figlia Giulia, generosa benefattrice del servizio radioterapico. Nel 1981 la sezione di degenza Falck dell’Istituto di Radioterapia divenne divisione autonoma, sotto la direzione di Enrico Ghislandi. In quel periodo venne aperto un ambulatorio oncologico con servizio di chemioterapia ambulatoriale (1983) e, nel 1988, la divisione venne trasferita nel padiglione Vergani. Ghislandi fu pioniere nello sviluppo delle cure palliative dei malati terminali e anche fondatore, nel 1984, della prima Onlus in Italia dedicata a queste cure, l’Associazione Amici Oncologia Falck, attualmente denominata “Oncologia Ca’ Granda Onlus” (OCGO). Testo a cura di Vittorio Alessandro Sironi, tratto dal libro “Niguarda un ospedale per l’uomo nel nuovo millennio” quindici Salute al femminile Ospedali in rosa, una menzione d’onore per Niguarda A nche per il biennio 2014-2015 il Niguarda si è aggiudicato il massimo punteggio nell’ambito di questa sorta di “guida agli ospedali in rosa”, più una menzione d’onore per aver ottenuto la valutazione di massima vicinanza alla salute della donna per 8 anni consecutivi. La presenza di specialità cliniche dedicate alle principali patologie di interesse femminile e appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici: sono questi i criteri di valutazione che consentono agli ospedali di ottenere uno, due o tre “Bollini Rosa”, il riconoscimento che l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) attribuisce alle strutture attente alla salute femminile. L’impegno dell’ospedale sul fronte delle malattie femminili è dimostrato anche dallo sviluppo di servizi, strutture e reparti con un’assistenza particolare alle donne: dal reparto di ginecologia con il centro sterilità e riproduzione assistita, al trattamento integrato chirurgico e radio-chemioterapico delleneoplasie genitali femminili, al centro di riferimento per le patologie ostetriche e neonatali. L’elenco continua con il trattamento di malattie particolari per le donne con problemi cardiologici in pazienti trapiantate, con patologie autoimmuni, dismetaboliche in gravidanza, affette da sclerosi multipla, con patologie reumatologiche e tanto altro ancora. Niguarda nel mondo Slatina-Niguarda, la collaborazione continua La firma dell’accordo a Bucarest alla presenza del vice-Ministro alla Sanità rumena Raed Arafat (al centro): M. Trivelli, Commissario Straordinario Niguarda, (terzo da destra) e G. Genduso, Direttore Sanitario (secondo da destra). Collaborazioni internazionali S Da Niguarda a Pristina per la cardiochirurgia pediatrica ono stati effettuati i primi due interventi di cardiochirurgia pediatrica nell’Istituto Clinico Universitario di Pristina nel Kosovo. Per questo paese si è trattato di un evento storico: fino ad ora, infatti, non esistevano centri pubblici di cardiochirurgia. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione del Ministero della Sanità Kosovaro e la Cooperazione Internazionale Italiana attraverso il Ministero della Salute e l’Ambasciata Italiana a Pristina, che si sono rivolti al Niguarda per la start up della struttura. Per questi primi due interventi sono arrivati dal nostro Ospedale Stefano Marianeschi, Responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica, il perfusionista Cosimo Popolizio e la strumentista Gijni Arta. L’obiettivo è quello di trasferire gradualmente al personale locale le conoscenze per poter portare avanti l’attività del reparto da soli. CRAL D Tesseramento 2014 al 7 gennaio 2014 si apre la campagna-tesseramento per chi vuole diventare socio C.R.A.L.; sul sito C.R.A.L. (www. cralniguarda.com) sono, inoltre, pubblicate tutte le iniziative/ attività/convenzioni a cui possono partecipare con prezzi scontati tutti i soci. C.R.A.L. Area Centro-Padiglione 10 tel. 02.6444.3236, da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 16.00 www.cralniguarda.it Vuoi ricevere il Giornale di Niguarda? B asta mandarci una mail e specificare il tuo nome, cognome e l’indirizzo a cui recapitare il giornale. Sarai inserito nella lista degli abbonati e riceverai gratuitamente a casa il nostro periodico. [email protected] News Antibiotici: quando diventano un rischio per la salute P er molti decenni, gli antibiotici hanno curato infezioni potenzialmente letali. Negli ultimi anni, però, un loro uso non corretto ha provocato lo sviluppo e la diffusione di batteri resistenti: questo vuol dire che gli antibiotici non sono più efficaci e la malattia può protrarsi più a lungo o persino aggravarsi. Dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) è stata indetta lo scorso 18 novembre una giornata per sensibilizzare l’opinione pubblica. I dati più recenti, infatti, confermano che gli antibiotici stanno perdendo efficacia ad un ritmo impensabile solo 5 anni fa e l’allarme lanciato è molto chiaro: se continueremo ad usarli con le stesse modalità di oggi, l’Europa potrebbe tornare all’epoca in cui questi farmaci non esistevano, quando ammalarsi di una comune infezione batterica come la polmonite equivaleva ad una sentenza di morte. Gli antibiotici vanno presi in modo responsabile: - Nei batteri gli antibiotici inducono resistenza agli antibiotici stessi, pertanto è importante prenderli solo quando sono necessari e in modo corretto. - Vanno usati solo se prescritto dal medico e seguendo le sue indicazioni sulle modalità d’impiego; questo per far sì che gli antibiotici continuino ad essere efficaci anche in futuro. - Se non utilizzati non vanno conservati, ma smaltiti secondo le modalità previste (chiedere al farmacista). Per approfondimenti: http://antibiotic.ecdc.europa.eu Salute Mentale Un tutor per “ritrovarsi” in città In 10 anni di Piano Urbano oltre 400 pazienti seguiti U tilizzare la città e suoi ambienti come setting terapeutico: è questa l’idea alla base del “Piano Urbano”, un progetto di riabilitazione psicosociale rivolto a persone con disturbi psichici gravi e alle loro famiglie che ha preso le mosse dal Niguarda nel 2003. Il Piano nel corso degli anni si è consolidato e si è allargato a tutte le aziende ospedaliere milanesi attraverso i loro CPS (Centri PsicoSociali) e oggi è coordinato e gestito da un gruppo di cooperative. “In questi 10 anni di attività sono stati più di 400 i pazienti che hanno beneficiato del programma. Questo tipo di intervento riabilitativo è per quei casi che normalmente non riescono o non vogliono accedere ai servizi, attraverso visite domiciliari- spiega Antonino Guerrini ex Direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Niguarda e responsabile scientifico del progetto-.” Il “Piano Urbano” prevede che ogni utente venga affiancato da un operatore che diviene la sua principale figura di riferimento, una sorta di tutor che lo accompagna alla riscoperta della città e delle relazioni sociali. In tutti questi anni di attività l’equipe, composta da psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali è andata alla ricerca dei malati più difficili, quelli che si nascondono in casa, asserragliati in un isolamento che spesso grava sul resto della famiglia. “La novità della cura territoriale usa la città come laboratorio di riabilitazione e gli operatori conquistano la fiducia dei pazienti utilizzando i luoghi come un bar, un cinema, la piscina, una pizzeria, per ristabilire un circuito di relazioni normali- conclude Guerrini-”. News dall’Ospedale E ’ stato rinnovato l’accordo che prolunga la collaborazione tra il Niguarda e l’ospedale rumeno di Slatina. Dal 2008, grazie al sostegno di Pirelli, i medici e gli infermieri dell’ospedale rumeno, infatti, partecipano a un programma di formazione professionale coordinato dagli specialisti italiani. Le nuove aree d’interesse al centro della collaborazione, estesa per i prossimi 3 anni, saranno l’Oncologia e la Pediatria. Nel segno degli ottimi risultati avuti fino ad oggi, proseguirà anche la formazione nell’ambito della Medicina d’Urgenza. Dal 2008 a oggi sono 200, tra medici e infermieri, i partecipanti che hanno aderito al programma di aggiornamento professionale.