Dicembre 2013
Poste Italiane Spa
ospedaleniguarda.it
Sped. abb.post. Dl n. 353/2003
art 1 (comma1) D&B Milano
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
Finiti i lavori per il Blocco Nord
Nei prossimi mesi al via i collaudi e i trasferimenti
iale
r
Edito
I
Un’opera
importante
in un anno difficile
n quest’ultimo numero del 2013
abbiamo deciso di pubblicare come
notizia principale la fine dei lavori per
la costruzione del Blocco Nord. E’ un’opera
importante che ci ha impegnato per oltre 3
anni, contando anche le fasi preparatorie per
l’apertura dei cantieri, e per cui in questo 2013
si è lavorato a pieno ritmo. La struttura di
fatto completa il Nuovo Niguarda e nel testo a
seguire il Direttore Sanitario vi accompagnerà
in “tour virtuale” di presentazione. Il Blocco
Nord e la conclusione dei lavori hanno per noi
un significato speciale: sono la dimostrazione
della fiducia che riponiamo nelle nostre forze
e nella nostra energia, ancora accesa e vitale
nonostante le difficoltà di quest’anno.
Agosto 2011
Maggio 2012
Luglio 2013
Dicembre 2013
CONTINUA A PAGINA due
N
Alla scoperta
del Blocco Nord
ell’angolo nord del nostro ospedale
è successo qualcosa, non ci sono più
le cinque grandi gru che per quasi
tre anni ne hanno caratterizzato il panorama
ed è stato “spacchettato” il vecchio padiglione
Pizzamiglio...
CONTINUA A PAGINA tre
Attualità a pag. 2
Tutti i numeri del Blocco Nord
Sommario
Sanità a pag. 3
Intervista a Fulvio Moirano Direttore Agenas
P
oco più di 800 giorni lavorativi, dal
2 gennaio 2011 al 9 dicembre 2013:
tanto è bastato per costruire il Blocco
Nord, l’ultimo tassello del progetto di
riqualificazione del Nuovo Niguarda. Questa
struttura insieme al Blocco Sud, al Blocco
DEA, e all’Unità Spinale, andrà a comporre
“l’ossatura” del nuovo assetto ospedaliero,
Nascere a Niguarda
ospitando le aree di degenza, ormai tutte
organizzate prevalentemente per intensità
di cura. Nei prossimi mesi si porteranno
a termine i collaudi e gli accreditamenti
necessari, inizieranno quindi i trasferimenti
delle attività sanitarie che si completeranno
per inizio 2015.
CONTINUA A PAGINA due
Trauma Center
Una terapia intensiva Gli over 54 sono i
neonatale da record motociclisti più a rischio
I numeri del reparto a confronto con altri
950 centri del mondo
Oltre 900 incidenti analizzati da Niguarda e
Dainese. Più sicurezza col giubbotto airbag
Centri Specialistici a pag. 5
Angiomi cavernosi:
il test genetico per scoprirli
Malattie dalla A alla Z
a pag. 6
Leucemia linfatica cronica:
le novità. Acido folico in
gravidanza
Gli Specialisti Rispondono
da pag. 8 a 12
L’anestesista,
il reumatologo, l’oculista…
Volontariato a pag. 13
Un sorriso per i piccoli pazienti
e le apnee del sonno
News dall’Ospedale a pag. 15
Collaborazioni internazionali:
Slatina e Pristina
U
na rete invisibile ma prestigiosa lega
la Terapia Intensiva Neonatale
di Niguarda con altri 950 centri in
tutto il mondo: è il Vermont Oxford Network
(V.O.N.).
CONTINUAA PAGINA due
L
a passione per la moto richiede grande
attenzione soprattutto per chi è più
avanti con l’età. E’ questo uno dei
dati più significativi che emerge dall’analisi
effettuata dal Trauma Center di Niguarda
in collaborazione con Dainese, azienda
leader nel settore dell’abbigliamento e
dell’equipaggiamento per i motociclisti.
CONTINUAA PAGINA due
Medicina del sonno
Città dell’Arte
Nel cervello l’area della
memoria si addormenta prima
Gusmaroli: chiuso per ferie mentali
aperto alla bellezza e alla speranza
A PAGINA nove
A PAGINA quattordici
Periodico di informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Il giornale di Niguarda
Anno 8 - Numero 5
due
Una terapia intensiva neonatale da record
E
’ dal 2006 che la Neonatologia del nostro Ospedale
fa parte di questa organizzazione, nata con l’obiettivo
di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure ai
neonati con un peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi.
Il tutto attraverso programmi di ricerca, istruzione e progetti
di miglioramento della qualità, senza tralasciare il confronto
delle performance tra i diversi membri della rete.
Ogni centro iscritto al V.O.N., infatti, invia ogni anno alla
sede centrale negli U.S.A. i propri dati di attività che, tra
gli altri, comprendono un vastissimo numero di risultati
clinici e che sono il prodotto dell’attività assistenziale. I dati
vanno ad alimentare un imponente database e i numeri della
Neonatologia di Niguarda sono da record. Guardando
le cifre che si riferiscono al periodo 2006-2012, in cui a
Niguarda ci si è presi cura di 353 neonati dal peso inferiore
ai 1500 grammi, spicca su tutti il dato della sopravvivenza:
La rete
Creata negli USA nel 1988, il Vermont Oxford
Network (V.O.N.) è una rete a cui appartengono
circa 950 Terapie Intensive Neonatali di tutto
il mondo (per il 70% nord americane). In Italia
aderiscono al Vermont Oxford Network 93 centri
di Terapia Intensiva Neonatale.
SEGUE DALLA PRIMA
della neurologia pediatrica, della
“E’ pari al 92%- ci dice Stefano Martinelli,
chirurgia e dell’oculistica pediatrica e
Direttore della Neonatologia e Terapia
di tutti i servizi di diagnostica è in grado
Intensiva Neonatale-, mentre il dato relativo
di fornire un’assistenza a 360 gradi.
alla sopravvivenza senza alcuna disabilità è
Ed è anche grazie a questo approccio
del 67%”. Si tratta di valori che inseriscono
multidisciplinare che siamo riusciti a
Niguarda tra le posizioni di vertice per questi
limitare complicanze temute come la
indicatori, al di sopra dei valori medi per la
retinopatia della prematurità grave e
sopravvivenza in Lombardia, dove il dato
Stefano Martinelli
la leucomalacia periventricolare, una
(per le neonatologie appartenenti al V.O.N.)
ai microfoni del TG3
forma di danno cerebrale irreversibile,
è pari all’87% e al 62% per la sopravvivenza
abbattendo l’incidenza rispettivamente al
senza disabilità. Niguarda supera anche
le altre terapie neonatali italiane (che fanno parte del 2% e al 3%- spiega Martinelli-”. Di primissima fascia anche
V.O.N.), il cui score medio per la sopravvivenza è dell’86%, le performance per l’emorragia intraventricolare grave
del 60% per quella senza disabilità. Niguarda continua (4,5%), l’enterocolite necrotizzante (6%) e la displasia
a primeggiare se si allarga il raffronto al resto del globo: broncopolmonare(10%).
infatti, il dato di riferimento fornito dal V.O.N. per le terapie Infine, e non è un dato trascurabile, quasi una mamma su
neonatali, sparse in tutto il mondo e aderenti al network, si due che lascia la Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda (i
attesta all’84% (sopravvivenza), al 49% per la sopravvivenza dati precisamente indicano il 47%) è in grado di allattare il
suo piccolo esclusivamente con il proprio latte materno
senza disabilità.
I numeri si capovolgono- ed è sintomo di best practice- se alla dimissione. “Fare parte di questo network con delle
si prendono in considerazione alcune delle complicanze performance così incoraggianti è significativo e siamo
che possono colpire i neonati nati pre-termine. “La terapia sicuri che il continuo confronto con i migliori centri a livello
intensiva neonatale di Niguarda grazie al supporto della mondiale non possa che favorire la crescita della nostra
cardiologia-pediatrica, della cardiochirurgia pediatrica, Terapia Intensiva Neonatale- commenta Martinelli-”.
Attualità
Gli over 54 sono i motociclisti più a rischio
SEGUE DALLA PRIMA
Gli specialisti dell’emergenza di
le lesioni in quest’area hanno
Niguarda hanno messo sotto la lente
riguardato il 30% dei motociclisti
928 incidenti motociclistici, la più
con un rischio relativo, che si
ampia casistica mai presa in esame
conferma più elevato per gli ultrain Italia, tutti seguiti nell’ospedale
cinquantaquattrenni”.
milanese nell’arco di 8 anni (dal
Per mettere al sicuro questa parte
2002 al 2010). I dati sono stati
del corpo, insieme alla zona
presentati in una conferenza stampa
addominale superiore, è stato
introdotta da Giuseppe Genduso,
pensato un giubbotto airbag,
Direttore Sanitario e moderata dallo
pronto a gonfiarsi in caso di
storico giornalista delle due ruote
collisione per limitare i danni.
Nico Cereghini; oltre ad Osvaldo
Una tecnologia brevettata da
Chiara, Direttore del Trauma Team,
Dainese per il mondo delle corse
Giacomo Agostini con il Trauma Team di Niguarda
l’incontro ha visto la partecipazione
professionistiche e che ha ricevuto la
del 15 volte campione del mondo di
validazione scientifica del Trauma
minorenni, per oltre l’83% giovani adulti,
motociclismo Giacomo Agostini, insieme tra i 18 e i 54 anni, e per circa il 6% persone Center di Niguarda per l’utilizzo su strada.
a Lino Dainese, fondatore e presidente over 54. In particolare i centauri più a rischio “Questo tipo di dispositivo è in grado di
dell’omonima azienda. Quello che emerge sono risultati essere questi ultimi. “Il 4,4% assorbire fino all’80% di energia dell’urtodallo studio è che l’incidente motociclistico dei casi incorsi in un incidente mortale continua Chiara-, incrementando la
è
l’eventualità
più
frequente, era più piccolo di 18 anni, il 6,5% aveva sicurezza di quelle parti che il nostro studio
rappresentando circa il 30% delle richieste tra 18 e i 54 anni, mentre il 15,5% aveva ha indicato come più sensibili, tra queste il
di intervento presso il Trauma Center. Gli più di 54 anni di età, un dato che denota torace e la zona addominale, dove organi
orari di maggior afflusso in ospedale per una fatalità più che raddoppiata per i come fegato, milza e reni spesso riportano
questo tipo di sinistro seguono i ritmi della motociclisti più anziani- spiega Osvaldo gravi conseguenze”. La collaborazione
città: sono, infatti, le ore di punta dei giorni Chiara, Direttore del Trauma Team- ”. tra il Trauma Center e Dainese continua.
lavorativi, nella fascia che va dalla 8 alle 10 Lo studio si è soffermato anche sui tipi di “Attualmente stiamo portando avanti la
del mattino e dalle 16 alle 20 di sera, quelle lesione maggiormente riscontrati. “La testa, seconda fase dello studio, sui casi che
in cui si concentrano i soccorsi per questi nonostante la protezione del casco, ha quotidianamente arrivano nel nostro centroincidenti che, negli oltre 900 casi seguiti, riportato traumi nel 27% dei casi- sottolinea dice Chiara-”. Gli incidenti che coinvolgono
hanno interessato per il 9,9% ragazzi Chiara-. Ma è il torace la zona più esposta: i motociclisti vengono analizzati con
Un’opera importante
in un anno difficile
SEGUE DALLA PRIMA
Siamo consapevoli delle grandi responsabilità
che abbiamo, ma sappiamo anche che
per affrontarle possiamo contare sulla
professionalità e sulle competenze che al
Niguarda hanno la loro casa. Ringrazio tutti i
collaboratori con cui ho condiviso quest’anno
e colgo l’occasione per farvi i miei più sinceri
auguri per il Santo Natale e per un buon 2014.
Marco Trivelli
sofisticate tecniche di rilevazione
biomeccanica. Grazie alla collaborazione
tra le autorità, i primi soccorritori e i medici,
la scena dell’incidente viene ricostruita
rielaborandone la dinamica. “Andiamo,
così, ad analizzare contro quale ostacolo
e in che punto ha impattato il motociclista,
con quale traiettoria e se ci sono stati
scontri secondari contro altre strutturecontinua Chiara-. Per il momento sono
stati presi in esame 213 casi, e da una
prima analisi emerge che la maggior parte
è stata coinvolta in uno scontro con un
altro veicolo (138); spesso le situazioni più
pericolose per un motociclista sono quelle
in cui un’automobile effettua un cambio di
direzione repentino, come può succedere
in un incrocio a raso con svolta a sinistra
oppure per un’immissione nel traffico”.
Anche in questa seconda fase dello studio
viene confermato il dato sulle lesioni alla
testa e al torace che sono le più frequenti.
Sono invece meno del 5% quelle che
interessano la colonna vertebrale. Buono
l’indice di utilizzo del casco: solo 6
motociclisti su gli oltre 200 analizzati ne
erano sprovvisti, mentre in 83 casi (il 39%)
la persona coinvolta nell’incidente non
indossava alcun indumento specifico per
la protezione del corpo.
Finiti i lavori per il Blocco Nord
SEGUE DALLA PRIMA
La main street
del nuovo blocco
Un sopralluogo
nelle nuove camere
I numeri del Blocco Nord
Il Blocco Nord ospiterà il Dipartimento Medico Polispecialistico con un settore dedicato all’Alta Intensità, il
Dipartimento Materno-Infantile, la Medicina Riabilitativa, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale e
le relative attività ambulatoriali.
Disporrà di 450 posti letto, dei quali 8 di Terapia Intensiva Neonatale; 5 sale parto con 2 sale operatorie dedicate
all’ostetricia e 3 sale operatorie per la chirurgia pediatrica.
Il costo dei lavori per la realizzazione è pari a 107.685.887 euro.
Marco Trivelli
Commissario Straordinario
Niguarda
La volumetria del Blocco Nord è pari a 280.000 metri cubi (mc). Con la costruzione del Blocco Sud e del Blocco Nord
si arriva a un totale di 560.000 mc in più rispetto ai circa 1.100.000 mc già esistenti; quindi escludendo il polo logistico e
il polo tecnologico la volumetria di Niguarda è aumentata di circa il 50%.
Per il Blocco Nord i cantieri sono rimasti aperti a Niguarda per poco più di 800 giorni lavorativi.
Alla costruzione vi hanno lavorato ben 135 aziende con punte di oltre 400 lavoratori al giorno impegnati nei cantieri.
tre
Programma Nazionale Esiti
Le performance del sistema sanitario
Da Agenas un sistema-rilevazione per migliorare. No alle classifiche tra ospedali
o scorso ottobre sono stati
presentati da Age.n.a.s. (Agenzia
Nazionale per i Servizi Sanitari
Regionali) i dati relativi all’annuale
rilevazione effettuata dal PNE,
Programma nazionale valutazione
esiti 2012. Si tratta di un sistema di
valutazione, che rileva le prestazioni
erogate in oltre 1.400 ospedali pubblici
e privati, accreditati e non, passando
in rassegna i dati di mortalità, tempi di
intervento e altri indicatori in grado di
misurare gli esiti delle performance
raggiunte.Appena divulgati i dati, i
media si sono affrettati a pubblicare
fantomatiche classifiche ricavate in
modo del tutto arbitrario dalle tabelle
dell’indagine. Le graduatorie dei giornali
incoronavano questo o quell’altro
ospedale come il migliore d’Italia,
mettendo in fila le regioni per la qualità
dell’assistenza. Abbiamo intervistato
Fulvio Moirano, Direttore Age.n.a.s.,
per fare un po’ di chiarezza sull’utilità di
questa rilevazione.
Cos’è il Programma nazionale esiti
e qual è lo scopo finale di questa
indagine?
Il Programma Nazionale Valutazione
Esiti (PNE) è un’attività istituzionale
del Servizio Sanitario Nazionale
che Age.n.a.s. svolge per conto del
Ministero della Salute, in collaborazione
con le Regioni, sulle prestazioni erogate
dalle strutture ospedaliere pubbliche e
private. L’obiettivo non è certo quello di
Quindi l’obiettivo ultimo del report
non è quello di stilare graduatorie:
l’indagine,
invece
può
essere
considerata come un’importante
cartina al tornasole del Sistema
Sanitario Nazionale con una valenza
ancor più strategica in periodo di
razionalizzazione dei costi come
l’attuale?
Esatto. Basti pensare alle esperienze di
altri paesi, come il Regno Unito e gli
USA che, in seguito alla pubblicazione
delle valutazioni dei sistemi sanitari
hanno
sperimentato
notevoli
miglioramenti in termini di efficacia e
qualità delle cure. D’altronde, anche
il PNE inizia già a dare i suoi frutti.
Si pensi agli interventi per frattura al
femore entro le 48 ore, così come viene
raccomandato di fare. Nel 2012 su scala
nazionale sono stati effettuati nel 40%
dei casi, che rappresenta comunque
un 7% in più rispetto al 33% del 2011.
Se andiamo nello specifico, la Sicilia
è passata nel giro di un anno da meno
del 20% a oltre il 50%, forse anche in
conseguenza al fatto che la Regione ha
messo questo indicatore tra gli obiettivi
dei direttori generali. E, comunque, oltre
agli interventi al femore, si registra un
trend di miglioramento anche per quel
che riguarda i parti cesarei, passati dal
29.6 % del 2007 al 26.3% del 2012, con
molte regioni che presentano un tasso
molto al di sotto del 20%.
Oltre a questi, quali sono gli altri dati
su cui porre l’accento per l’edizione
2012 e come possono essere giudicati?
Sintetizzando, direi che il Programma
Nazionale Esiti 2012 mostra, come già
detto, molti indicatori in miglioramento.
In assoluto, tendono a ridursi mortalità e
tempi d’attesa (specie in traumatologia)
e di ricovero post-intervento, grazie a
una migliorata performance del Sud.
Purtroppo permane ancora un forte
divario tra Nord e Sud. In particolare,
in alcune Regioni si registrano ancora
grosse criticità, ma anche in queste
realtà vi sono strutture ed ospedali
che testimoniano come, anche al Sud,
un’altra sanità è possibile.
Nel corso degli anni si cerca di avere
dati sempre più completi: il numero
di indicatori è passato dai 42 della
rilevazione 2011 ai 114 nel 2012. Quali
novità attenderci per la prossima
edizione?
Sicuramente questa edizione è più
ricca e si avvale di molti più dati
delle precedenti, rendendo, così, più
sofisticato lo strumento di auditing a
disposizione dei professionisti e delle
istituzioni.
Un’altra grossa novità
riguarda la proficua discussione e
confronto che abbiamo attivato con
numerose società scientifiche, che ci ha
consentito di migliorare la metodologia,
nonché la possibilità per gli operatori
sanitari di effettuare un corso di
formazione a distanza sugli esiti. Per il
prossimo anno, la novità prevista è che i
dati (attività ed esiti) su tutti gli ospedali
d’Italia, saranno consultabili su internet
anche dai cittadini.
strumentale.
Al piano terra, in particolare, saranno
collocate
le
aree
ambulatoriali
multispecialistiche dedicate ai bambini,
nonché quella riservata ai nostri
donatori di sangue. Nella nuova struttura
vi saranno ovviamente anche le funzioni
di accoglienza con ben 17 sportelli di
accettazione. Si aggiungono numerosi
negozi di pubblica utilità e uno spazio
per la meditazione e la preghiera per chi
lo desideri. Un’altra novità importante
è costituita dagli impianti (con motori
elettrici a soffitto) di sollevamento
malati che serviranno ben 80 letti.
Un’innovazione che servirà sia per il
comfort e la sicurezza del paziente sia per
agevolare l’assistenza prestata dai nostri
infermieri.
Le stanze di degenza inoltre sono
predisposte per un moderno sistema di
informatica distribuita.
Anche i colori sono diversi rispetto a
quelli scelti per il Blocco Sud: saranno
più vivaci e studiati per riuscire a
comunicare serenità e accoglienza a tutti
i pazienti.
Le stanze di degenza che accoglieranno
la Pediatria sono state studiate con
particolare attenzione utilizzando colori
caldi, con disegni per ogni età (dai lattanti
ai ragazzi più grandi fino ai diciottenni).
Completata la costruzione dell’edificio
ora ci attendono tre fasi importanti: la
prima, programmata per i primi sei mesi
del 2014, è costituita dal collaudo tecnicofunzionale degli impianti elettrici;
contemporaneamente saranno avviate le
procedure di accreditamento strutturale
ed organizzativo con i funzionari dell’ASL
Milano. Non ultimo il vero allestimento
con i mobili e le attrezzature sanitarie.
Tutte queste attività dovranno essere
ultimate entro luglio 2014.
Stiamo pianificando, forti dell’esperienza
maturata con il Blocco Sud, il trasloco
delle attività sanitarie nel nuovo edificio,
scomponendo le principali azioni nelle
migliaia di attività, interconnesse tra loro,
necessarie ad avviare i traslochi fisici
in tutta sicurezza a partire dall’agosto
del 2014. L’intera operazione sarà
completata entro i primi mesi del 2015. In
quel momento Niguarda assumerà
l’aspetto che avrà per gli anni a venire,
fino a quando non sarà necessario un
nuovo “lifting” per adeguarci alle
esigenze sempre mutevoli di un grande
ospedale internazionale.
Il punto sui dati Agenas
Il Piano nazionale esiti è un supporto
interessante, anche per il Direttore
Sanitario di Niguarda, Giuseppe
Genduso, perché “non finalizzato
a stilare delle classifiche ma utile
per migliorare le prestazioniafferma-. I dati vanno valutati con
attenzione e sarebbe opportuno
integrarli con ulteriori elementi
quali la dimensione e la complessità
dei casi o la capacità d’intervenire
in situazioni di emergenza. Da
non dimenticare poi che queste
indicazioni dovrebbero essere usate
a livello di governo dei sistemi per
assumere decisioni strategiche”.
Alla scoperta del Blocco Nord
SEGUE DALLA PRIMA
...che ora è collegato ad una grande
struttura su tre piani, gemella del Blocco
Sud: è il Blocco Nord, un’opera da oltre
104 milioni di euro (esclusi gli arredi, le
attrezzature e le tecnologie sanitarie) che
è stata realizzata a tempo di record in 850
giorni lavorativi; i cantieri, infatti, sono
stati aperti il 2 gennaio 2011 e si sono
chiusi lo scorso 9 dicembre.
Questa struttura realizza, di fatto, il
progetto del “Nuovo Niguarda”. Insieme
al Blocco Sud, al DEA, e all’Unità
Spinale, nonché parte del padiglione
Mariani ospiterà le aree di degenza,
ormai tutte organizzate prevalentemente
Giuseppe Genduso
Direttore Sanitario
Niguarda
per intensità di cura. Presentando la
medesima tipologia costruttiva e l’uso
degli stessi materiali, il Blocco Nord
sembra uguale al Blocco Sud, ma non lo
è. La prima evidenza che balza all’occhio
è la diversa forma della Main Street, la
galleria di ingresso principale (un corpo
centrale e due ali) dotato di ben 4 accessi.
Il Blocco Nord disporrà di 450 posti
letto, dei quali 8 di Terapia Intensiva
Neonatale; cinque sale parto con due
sale operatorie dedicate all’ostetricia
e tre sale operatorie per la chirurgia
pediatrica. Vanno poi aggiunti i letti
dei Day Hospital e delle macro-attività
ambulatoriali complesse (MAC). Ospiterà
il Dipartimento Medico Polispecialistico
con un settore dedicato all’Alta Intensità,
il Dipartimento Materno-Infantile,
la Medicina Riabilitativa, il Servizio
di Immunoematologia e Medicina
Trasfusionale (destinato a diventare
uno dei 9 centri di lavorazione del
sangue in Lombardia), quasi tutte
le attività ambulatoriali di queste
specialità ed inoltre, al piano -1,
un’importante area diagnostica di
Radiologia/Neuroradiologia
e
un
settore di Endoscopia per minimizzare
gli spostamenti dei pazienti ricoverati
quando hanno necessità di diagnostica
Giuseppe Genduso
Sanità
L
Fulvio Moirano
Direttore Age.n.a.s.
stilare graduatorie tra gli ospedali, tanto
più che lo studio dimostra l’impossibilità
di fare confronti o produrre classifiche
delle strutture sanitarie migliori,
non potendosi aggregare indicatori
diversi che valutano ambiti differenti.
E’ evidente, infatti, che un indice di
mortalità per bypass aortocoronarico
non ha, e non può avere, lo stesso peso
di quello relativo all’intervento entro 48
ore per frattura del collo del femore. In
sintesi, il PNE costituisce uno strumento
di monitoraggio e di valutazione
delle prestazioni assistenziali e delle
procedure
medico-chirurgiche,
a
supporto della programmazione sanitaria
nazionale, regionale e locale, finalizzato
al miglioramento dell’efficacia e
dell’equità del SSN.
Come si realizza operativamente
il PNE e come vengono scelti gli
indicatori? Ci può fare qualche
esempio?
L’analisi del 2012 è condotta su oltre 100
indicatori, contro i 42 della precedente
rilevazione, riferiti ad altrettante
prestazioni considerate importanti dal
punto di vista dei risultati. Per una
più facile comprensione dei cittadini,
riprendiamo l’indicatore: “Frattura del
collo del femore: intervento chirurgico
entro 48 ore”. Si tratta di un incidente
molto comune tra gli anziani ed
effettuare l’intervento nei tempi previsti,
ossia entro 48 ore, è determinante per
evitare complicazioni. Allo stesso modo,
per misurare l’efficacia di una struttura
sanitaria, si valuta il numero dei cesarei
effettuati che rappresentano da sempre
una criticità del nostro SSN e che
finalmente iniziano a ridursi, oppure la
durata della degenza dopo un intervento
di colicistectomia in laparoscopia, che
dovrebbe essere non superiore ai tre
giorni. Se si va oltre, vuol dire che la
struttura sanitaria non sta operando con
efficacia ed appropriatezza.
Neuroscienze
Angiomi cavernosi: il test genetico per riconoscerli
cinque
A Niguarda uno dei pochi centri in Italia per le forme familiari
consulenza può essere estesa anche ai familiari a rischio”.
Lo screening genetico a Niguarda è possibile anche grazie
all’importante contributo della Fondazione Massimo
Collice che co-finanzia la presenza in laboratorio di uno
specialista per questo tipo di indagini. Le famiglie seguite
dal centro sono più di 80 per un totale di circa 500 casi.
“Ciascun figlio di un individuo affetto da questa forma ha
il 50% di probabilità di ereditare la malattia- continua
Penco-. Fino ad oggi sono stati individuati 3 geni che se
mutati possono causare la patologia, ma si ipotizza che
ve ne siano altri da identificare”.
Ad oggi, la chirurgia è la terapia di scelta per la cura
degli angiomi cavernosi. “Grazie a tecniche di microneurochirurgia e neuro-navigazione oggigiorno si
raggiunge qualunque regione del cervello in maniera
sicura- spiega Marco Cenzato, Direttore della
Neurochirurgia-”. Questo è possibile anche grazie
a dettagliate ricostruzioni virtuali in 3D dell’area
d’intervento e a particolari tecniche di monitoraggio
neurofisiologico, a disposizione degli specialisti in sala
operatoria. “Quando la chirurgia è troppo rischiosa,
la Radiochirurgia con Gamma Knife è una possibilità
a disposizione del neurochirurgo – dice lo specialista
Alessandro La Camera - che sembra avere risultati
interessanti; secondo studi recenti, grazie all’azione
dei raggi gamma concentrati sull’angioma, il rischio di
emorragia da rottura sembra ridursi”.
La fondazione
La “Fondazione per le Neuroscienze Massimo Collice
Onlus” è stata istituita in memoria del Direttore
della Neurochirurgia di Niguarda, scomparso
prematuramente. La Fondazione è attiva nella
promozione della ricerca e dell’assistenza per i pazienti
a 360°. Attualmente la Fondazione opera in Ospedale
nel sostegno dell’attività del Servizio di Genetica
nella ricerca sugli Angiomi cavernosi familiari,
nell’assistenza psicologica ai pazienti ricoverati
presso la Neurochirurgia e nell’organizzazione di una
serie di Concerti musicali diretti ai pazienti ospiti del
nostro Ospedale.
Per sostenere la fondazione
IBAN: IT72X0344033360000000897600
5x1000- inserendo il Codice Fiscale della fondazione:
97586650158, nella dichiarazione dei redditi.
www.massimocolliceonlus.org
Ricerca oncologica
Tumore al polmone e smog, provata la relazione
All’incremento delle polveri sottili corrisponde un aumento del rischio
S
mog e tumore al polmone,
che ad unirli ci fosse un nesso
di causa- effetto in molti lo
hanno sospettato, in pochi, fino ad
oggi, lo hanno dimostrato con assoluta
certezza. A sgombrare il campo da
ogni dubbio ci ha pensato di recente il
più grande studio – sia per campione
che per estensione geografica – mai
pubblicato in materia e apparso
sulle pagine di Lancet Oncology.
Sfogliando i risultati non si può certo
trascurare le conclusioni a cui sono
arrivati i ricercatori (tra cui è presente anche l’équipe italiana
dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano): hanno, infatti,
dimostrato che più è alta la concentrazione di inquinanti
nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al
polmone. È inoltre emerso che non esistono soglie limite
per le concentrazioni delle polveri sottili, al di sotto delle
quali il rischio si può dire nullo.
La ricerca
Parte del progetto europeo ESCAPE (European Study
of Cohortes for Air Pollution Effects), lo studio è stato
condotto in Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno
Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. Il
campione analizzato è stato di 312.944
persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni,
uomini e donne.
I risultati
Nello specifico, lo studio ha permesso di
concludere che per ogni incremento di 10
microgrammi di PM 10 per metro cubo
presenti nell’aria aumenta il rischio di
tumore al polmone di circa il 22%. Tale
percentuale sale al 51% per una particolare
tipologia di neoplasia, l’adenocarcinoma.
“Questo è l’istotipo di tumore del polmone
che si sviluppa con una certa frequenza anche nei non
fumatori lasciando quindi più spazio per ipotizzare che
cause non legate al fumo da sigaretta possano espletare un
effetto cancerogeno- commenta Salvatore Siena, Direttore
dell’Oncologia Falck di Niguarda-”. Il tumore del polmone,
inoltre, rappresenta la prima causa di morte nei Paesi
industrializzati. Solo in Italia nel 2010 si sono registrati
31.051 nuovi casi. “L’adenocarcinoma al polmone, in
particolare, esordisce subdolamente: a volte impiega lunghi
periodi di tempo prima di manifestarsi clinicamente, altre
volte invece ha uno sviluppo rapido- spiega Mario Ravini,
Direttore della Chirurgia Toracica-. Intervenire quando il
tumore è allo stadio iniziale con la chirurgia rappresenta
la terapia più valida, infatti il paziente, se operato
tempestivamente in modo radicale, ha una probabilità di
sopravvivenza superiore al 90%”.
Non esistono soglie di sicurezza
Le attuali normative della Comunità europea in vigore dal
2010 stabiliscono infatti che il particolato presente nell’aria
deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per
metro cubo per i PM 10 e al di sotto dei 20 microgrammi
per i PM 2.5. Questo studio, tuttavia, dimostra che anche
rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto
il rischio di tumore al polmone, essendo l’effetto presente
anche al di sotto di tali valori. “Si tratta delle cosiddette
polveri sottili- ci spiega Paolo Bulgheroni, Direttore della
Pneumologia-ovvero le particelle inquinanti con diametro
inferiore ai 10 micron. La loro pericolosità è dovuta proprio
alle dimensioni microscopiche che consentono loro di
superare con facilità le barriere di protezione presenti nel
nostro apparato respiratorio e di raggiungere i bronchi,
i bronchioli e gli alveoli. Purtroppo anche i normali
dispositivi di protezione come possono essere le comuni
mascherine sono per lo più inefficaci, soprattutto per le
particelle di diametro più piccolo”.
Centri Specialistici
S
ono delle malformazioni formate da vasi sanguigni,
che hanno l’aspetto di una mora. Si possono trovare
nel cervello, nel midollo spinale e, più raramente,
in altre regioni del corpo tra cui la pelle e la retina: sono
gli angiomi cavernosi e si stima che interessino una
persona ogni 600 individui, cioè approssimativamente lo
0,2% della popolazione generale.
A Niguarda, per i pazienti affetti da angiomi cavernosi
del sistema nervoso centrale, si è predisposto un iter
diagnostico e di cura che coinvolge la Neuroradiologia, la
Neurochirurgia, la Chirurgia dell’Epilessia e l’Oculistica
(in caso di interessamento). In questi casi il rischio da
scongiurare è quello di un’emorragia, a seguito di un
aumento delle dimensioni dell’angioma e la comparsa di
disturbi. Tra i sintomi clinici, che possono essere indicativi,
ci sono i mal di testa ricorrenti e gli attacchi epilettici.
Tuttavia può capitare che tali malformazioni non causino
alcun tipo di problema, rimanendo asintomatiche anche
per tutta la vita e venendo ad essere scoperte casualmente.
Esistono, poi, delle varianti ereditarie rare, la cui
causa è nei geni. Nel nostro Ospedale si è predisposto un
approccio specifico per queste forme, più “aggressive”,
coordinato dall’équipe di Genetica Medica. “Siamo uno
dei pochi centri in Italia ad offrire questo tipo di serviziospiega Silvana Penco, Responsabile della Genetica
Medica-; grazie a specifici test si possono identificare
la maggior parte dei casi e in caso di esito positivo, la
sei
NIGUARDA CANCER CENTER
Nuovi farmaci per la leucemia linfatica cronica
Migliorano le prospettive per quella che era la “Cenerentola” delle malattie del sangue
E
Malattie dalla A alla Z
’ una malattia caratterizzata dalla
proliferazione e dal progressivo
accumulo dei linfociti B: è la
leucemia linfatica cronica (LLC) ed
è stata per lungo tempo considerata
la
“Cenerentola”
delle
malattie
oncoematologiche, così com’era stata
definita in un importante articolo
scientifico di qualche anno fa.
Attualmente si sta assistendo, invece,
ad una vera e propria rivoluzione ed
è ormai all’ordine del giorno trovare
nuove
pubblicazioni
scientifiche
che ne migliorano la conoscenza,
la comprensione e arricchiscono le
metodologie per la diagnosi, la prognosi,
nonché le opzioni di trattamento.
La più diffusa in Occidente
Di questo cambio di prospettiva e dei passi
in avanti più promettenti se n’è discusso al
“Chronic Lymphocytic Leukemia: the times
are a-changin 2”, un convegno organizzato
di recente dall’Ematologia del Niguarda,
sostenuto dalla Rete Ematologica
Lombarda (REL) e patrocinato dalla
Società Italiana di Ematologia,
che ha richiamato i maggiori esperti
nazionali ed internazionali del settore.
Segui la videointervista
all’ematologo Marco Montillo
sul canale OspedaleNiguardaTV
La patologia
La leucemia linfatica cronica (LLC) è una neoplasia del sistema linfatico dovuta a un
accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici (linfonodi
e milza). In più della metà dei casi viene diagnosticata per caso, nel corso di un
esame del sangue per altra ragione, oppure perché il paziente nota un linfonodo
ingrossato a livello del collo, delle ascelle o dell’inguine. I linfociti sono cellule del
sistema immunitario che sorvegliano l’organismo e attivano le difese nei confronti di
microorganismi o cellule tumorali. Si distinguono in B o T in base al tipo di risposta
che sono in grado di attivare: nel caso dei linfociti B vengono prodotti anticorpi
contro gli agenti patogeni, mentre i linfociti T attivano a loro volta altre cellule capaci
di distruggere gli agenti patogeni.
“La leucemia linfatica cronica- spiega
l’ematologo Marco Montillo- costituisce
la forma più frequente di leucemia della
popolazione adulta dei Paesi occidentali,
con un’incidenza stimata pari a 2-6
nuovi casi all’anno su 100.000 abitanti.
Dimenticata o meglio accantonata per
anni, oggi i pazienti possono essere trattati
con diverse metodologie che evolvono
rapidamente, dalla classica chemioterapia,
all’immunoterapia, fino al trapianto di
cellule staminali”.
Nuovi farmaci
Ma la speranza più grande arriva dalle
“piccole molecole” (le cosiddette
“small molecules”). “La conoscenza
più approfondita dei meccanismi della
patologia ha portato allo sviluppo di
nuovi farmaci, più mirati- continua
Montillo-. Il primo passo, 10 anni fa, sono
stati gli anticorpi monoclonali: queste
sostanze attaccano la cellula tumorale
e la portano alla morte, scatenando una
sorta di “tempesta immunologica”. Oggi
si sono sviluppati dei nuovi farmaci, le
small molecules, che legandosi a specifici
recettori interferiscono direttamente
con la duplicazione della cellula. Si
tratta prevalentemente di farmaci per
via orale, impiegati in trial clinici che
stanno dando dei buoni risultati”. Queste
sperimentazioni sono portate avanti anche
a Niguarda dove, per gli oltre 300 pazienti
seguiti per leucemia linfatica cronica, si
può contare anche su queste molecole di
Acido folico e gravidanza
Puntare sulla prevenzione per scongiurare i difetti del tubo neurale
I
A tavola
Obiettivo: curare senza chemio
Avere dei farmaci più mirati che riducono
gli effetti collaterali è un passo in
avanti significativo. “E’ importante visto
che il 43% dei pazienti con leucemia
linfatica cronica è al di sopra dei 65
anni e che in futuro questa quota è
destinata ad aumentare con il progressivo
invecchiamento della popolazione. Oggispiega l’ematologo- ci attestiamo su una
terapia di combinazione che è diventata un
riferimento in molti campi oncologici e che
associa immunoterapia e chemioterapici.
Ma l’orizzonte verso cui ci muoviamo
è quello di un trattamento libero da
chemioterapia e dalla tossicità associata.
La tendenza sarà quella di utilizzare
anticorpi monoclonali in combinazione
con le piccole molecole. Non è escluso,
poi, che negli anni a venire si possano
sviluppare nuovi protocolli di cura fondati
sull’associazione esclusiva di differenti
piccole molecole, associate insieme per
interferire in due punti differenti, dello
stesso percorso di trasmissione del segnale
di replicazione. Il tutto per massimizzare
l’efficacia e ridurre gli effetti collaterali”.
News
Spina bifida
l 77% delle donne italiane
che ha intenzione di avere
un figlio non pianifica
la gravidanza e solo il 3%
dichiara che utilizzerà l’acido
folico: è questo quanto emerge
da una recente ricerca condotta
dall’istituto GfK Eurisko.
L’indagine
conferma
la
necessità di una corretta prevenzione
che può scongiurare gran parte
delle malformazioni neurologiche nei
nascituri, come la temuta spina bifida.
Secondo la ricerca, inoltre, chi è in dolce
attesa o chi è già madre sembra essere
più informata: tra di loro il 64% ha
pianificato la gravidanza.
Ma rimane comunque bassa la percentuale
di chi conosce l’acido folico come forma
di prevenzione che deve iniziare prima
della gravidanza: quasi tutte le mamme,
infatti, lo hanno assunto, ma soltanto 1
su 3 l’ha assunto correttamente prima
del concepimento.
Una
mano
arriva
dall’AIFA
(Agenzia Italiana del Farmaco) che,
comprendendo l’importanza di questa
vitamina, l’ha inserita, nell’elenco dei
farmaci a rimborsabilità totale (classe
ultima generazione.
A). “Basterebbe assumere
l’acido folico con un dosaggio
di 400 microgrammi al
giorno, per un periodo più
lungo rispetto ai soli mesi
iniziali della gravidanza,
per contrastare i difetti del
tubo neurale nei nascituri –
sostiene Maria Pia Pisoni,
rappresentante dell’Associazione Spina
Bifida e Idrocefalo Niguarda (ASBIN)
e specialista in Ostetricia e Ginecologia
che da anni segue le patologie del tubo
neurale materno-fetale –. Una soluzione
possibile potrebbe essere quella di
incentivare l’assunzione di tale vitamina
nel periodo in cui la donna inizia ad essere
sessualmente attiva, senza utilizzare una
contraccezione sicura, e promuovere
campagne informative anche nei corsi
di educazione sessuale delle scuole”.
Continua Pisoni: “Se si pensa all’impatto
sociale e al conseguente impegno nella
gestione di un bambino nato con una
malformazione neurologica come la spina
bifida in termini di assistenza, di qualità
della vita e del caregiver (strutture, tempi,
costi) diventa fondamentale riscrivere la
storia della prevenzione”.
L’acido folico è una vitamina idrosolubile del gruppo B.
Il suo contenuto nei cibi, verdure a foglia larga e verde
come il cavolo, legumi, arance, latte, è facilmente alterato
dalla cottura e dalla lunga conservazione comportando
un’assunzione insufficiente nella dieta della donna. Perciò una
buona prevenzione può essere attuata con la somministrazione
In pole position contro
la lesione midollare
ASBIN - Associazione
Spina Bifida e Idrocefalo
Niguarda
ASBIN Onlus supporta il Centro
Spina Bifida di Niguarda affinché
possa
fornire
un’assistenza
multidisciplinare ai bambini nati con
questa grave malformazione congenita
(rieducazione motoria, sfinterica,
supporto psicologico, attività socio
integrative) e alle loro famiglie,
assicurando uno staff di consulenti
dedicati altamente qualificati. Inoltre
l’Associazione si impegna a favorire
la ricerca scientifica sulla Spina Bifida,
organizza iniziative di prevenzione e
momenti informativi e formativi per
operatori sanitari e genitori, oltre che
eventi di raccolta fondi.
Per sostenere ASBIN vai su
www.asbin.it
aggiuntiva di integratori di acido folico.
Spina bifida, cos’è
Ogni anno sono oltre 200 i bambini in Italia che nascono
affetti da spina bifida, una condizione patologica dovuta
alla mancata chiusura del tubo neurale con conseguenti
malformazioni congenite al sistema nervoso centrale e
periferico.
“Route 2014– Il Viaggio continua”,
questo il titolo del calendario, ispirato
ai valori che contraddistinguono il
mondo delle due ruote, realizzato da
Mediafriends e SportMediaset per
raccogliere fondi a favore di AUS
Niguarda Onlus, Associazione Unità
Spinale di Niguarda. Tutti i proventi
del calendario, in edicola dallo scorso
ottobre al costo di 7,90 €, saranno
destinati alla realizzazione del centro
polifunzionale “Spazio Vita” presso
l’Unità Spinale Unipolare di Niguarda,
promosso da AUS Niguarda Onlus in
collaborazione con ASBIN Onlus.
Spaziovita,nomeemblematico
Il centro sarà, infatti, un luogo pieno
di attività, dove coloro che sono stati
colpiti da un trauma cosi invalidante
come la lesione al midollo spinale
o che convivono dalla nascita con
una disabilità come la spina bifida
possano trovare il modo di continuare
il loro viaggio nel mondo, rimettersi in
gioco lavorando sulle abilità residue,
fare arte, musica, informatica, sport,
insomma riprendersi la vita.
sette
Niguarda Centro di Riferimento per le Malattie Rare
Nascere con un intestino che non funziona
La chirurgia per correggere il morbo di Hirschsprung
Cause
La malattia ha una modalità di trasmissione
complessa: è determinata geneticamente
nella maggior parte dei casi, ma si manifesta
in genere senza precedenti in famiglia. Il
principale gene coinvolto è denominato
RET, le cui mutazioni sono associate
a un’elevata probabilità di sviluppare
la patologia. “In pratica quello che si
verifica è un arresto della migrazione
delle cellule nervose primordiali, ancora
durante l’embriogenesi (ndr: il processo
di formazione e sviluppo dell’embrione),
all’interno dell’intestino primitivo- precisa
Falchetti-. La migrazione avviene in senso
cranio-caudale, ma se le cellule non
completano il percorso, la parte terminale
dell’intestino, dal retto in su, non viene
colonizzata restando denervata”.
Questi gangli nervosi sono quelli che
promuovono la successione ordinata di
rilasciamento e contrazione dell’intestino,
cioè la peristalsi, e la loro mancanza
nell’ultimo tratto lo rende spastico e contratto.
Questo effetto impedisce il normale transito
delle feci, che si accumulano e dilatano
il segmento intestinale a monte di quello
Sintomi
Si va dall’occlusione intestinale neonatale,
alla gravissima enterocolite, alla più subdola
stipsi cronica. In ogni caso l’esordio dei
sintomi avviene molto precocemente, con
mancata o parziale emissione del meconio
(le prime feci normalmente emesse dal
neonato entro 24-48 ore dalla nascita) ed
assenza di evacuazioni spontanee. “La
mancata emissione del meconio può
essere un campanello d’allarme che non
va sottovalutato- spiega Diego Falchetti,
Direttore della Chirurgia Pediatrica-,
è importante che venga registrato dal
personale sanitario a stretto contatto con il
bambino nelle prime ore dopo la nascita per
denervato.
Diagnosi
Fondamentale per inquadrare la patologia è
la biopsia rettale, un’indagine da effettuarsi
per valutare lo stato d’innervazione della
parete intestinale. “Il prelievo del tessuto
può essere eseguito ambulatorialmente, in
sedazione- dice il chirurgo-. L’intervento
generalmente dura pochi minuti. Un altro
esame spesso utilizzato è il clisma opaco.
E’ un’indagine radiologica che consente di
evidenziare la zona apparentemente ristretta
dalla malattia e la distensione del segmento
intestinale soprastante, ossia il megacolon,
talvolta marcatamente dilatato. A differenza
del suo impiego per altre patologie, il
clisma opaco, per i casi in cui si sospetta il
morbo di Hirschsprung, va eseguito senza
preparazione intestinale e con una ridotta
quantità di mezzo di contrasto”.
Terapie
La terapia è chirurgica ed è risolutiva
soprattutto se eseguita tempestivamente.
Consiste nell’asportazione (resezione) del
segmento intestinale malato e nel successivo
ricongiungimento (anastomosi) del tratto
intestinale sano, direttamente all’ano. In
passato l’intera procedura si completava
nell’arco di più interventi e prevedeva anche
la predisposizione di una derivazione esterna
temporanea sulla parete addominale per
l’eliminazione delle feci (colostomia). Negli
ultimi anni sono state messe a punto nuove
tecniche chirurgiche meno invasive, tra
cui una che sfrutta un accesso “fisiologico”.
“L’intervento viene eseguito in un’unica
operazione per via trans-anale, usando
come via di accesso alla cavità addominale
l’ano stesso, consentendo così di evitare
l’incisione e l’apertura dell’addome spiega Falchetti-. Si tratta di una chirurgia
che non lascia alcuna cicatrice e che ha un
post-operatorio molto più rapido, circa 3-4
giorni”.
Il cervello intestinale
Le
disganglionosi
intestinali
rappresentano
un
gruppo
di
affezioni congenite determinate
da alterazioni del cosiddetto “gut
mini brain”, il cervello intestinale
che coordina i movimenti necessari
alla progressione del bolo nel tubo
digerente. La più nota di queste è la
malattia di Hirschsprung.
Intervista - Rossella
Rossella, è la mamma di Marco, il primo bambino operato
a Niguarda per questa patologia nel 2008 dall’équipe della
Chirurgia Pediatrica diretta da Diego Falchetti. Marco
“ha inaugurato” l’utilizzo della tecnica mini-invasiva
nel nostro Ospedale: è andato tutto per il meglio, oggi
il piccolo sta bene e la malattia che lo ha accompagnato
nei primi mesi di vita è per fortuna solo un ricordo nella
memoria dei genitori.
Qual è la storia di Marco? - E’ nato nel settembre del
2007 e subito dopo poche ore dalla nascita abbiamo
intuito che c’era qualcosa che non andava. Lui è il mio
terzo figlio e a differenza dei suoi fratelli, appena nato,
non si è attaccato al seno. Le sensazioni sono divenute
realtà quando il personale della nursery ci ha detto che il
piccolo, a 12 ore dalla nascita, non aveva ancora eliminato
il meconio. Abbiamo atteso, ma niente. Così hanno cercato
di stimolarlo affinché si scaricasse: non ha funzionato,
gli si è subito gonfiato l’addome ed è stato messo in
osservazione.
E poi? - Le condizioni non miglioravano e c’è stato il
trasferimento dall’ospedale dove avevo partorito alla terapia
intensiva neonatale di una struttura specializzata. Qui
Marco è rimasto per un mese. Si sono fatte delle indagini e
si è iniziato a sospettare il morbo di Hirschsprung, però per
averne la certezza occorreva eseguire una biopsia rettale.
Ma per l’esecuzione di questo esame e per l’eventuale
operazione ci dissero che bisognava aspettare qualche
mese, perché Marco diventasse un po’ più grandicello.
Com’è stato questo periodo di attesa? - Molto difficile.
Marco settimanalmente veniva visto dal pediatra di base
per controllare la crescita e per escludere altri problemi.
Tutti i giorni erano necessari i clisteri per permettergli di
scaricarsi.
Nel frattempo è iniziato il vostro tour per ospedali
a caccia della struttura più idonea per far operare il
piccolo… - Sì, avendo a che fare con una malattia rara era
difficile capire quale fosse il centro migliore a cui rivolgersi.
Sapevamo che l’intervento era l’unica chance e che c’era
la possibilità di eseguirlo con una tecnica mini-invasiva di
recente introduzione. Abbiamo valutato diverse strutture in
tutta Italia. Alla fine ci siamo rivolti al Niguarda.
Qui è stata fatta la biopsia e poi l’intervento? - Sì,
l’esame ha confermato la malattia. Poi ad aprile del 2008
si è proceduto con l’intervento. E’ durato alcune ore: per
me è sembrato un tempo infinito, infatti dico sempre che
l’ho partorito per una seconda volta. Tra l’altro prima di
iniziare non si sapeva se sarebbe stato possibile utilizzare
la tecnica mini-invasiva. Per fortuna tutto è andato per il
meglio e devo dire che sono molto contenta sia per l’esito
sia per assistenza e l’accoglienza ricevuta da parte di tutto il
personale di Niguarda, dai medici agli infermieri.
Com’è andato il postoperatorio? - Senza nessuna
complicazione. E’ durato circa una settimana. Dopo la
dimissione siamo tornati per una serie di controlli, ma
che si sono esauriti nel giro di pochi mesi, 2-3. Anche gli
specialisti hanno potuto riscontrare che tutto procedeva per
il meglio e che l’intervento è stato risolutivo.
Come sta oggi Marco? - Bene, benissimo, ha iniziato la
prima elementare e ha una vita assolutamente regolare.
Noi non gli abbiamo ancora parlato di questa vicenda,
perché è ancora piccolo, ma quando sarà un po’ più grande
lo faremo. Siamo stati fortunati che il tutto si sia risolto nel
giro di pochi mesi e che non abbia lasciato nessuna traccia
né nei ricordi del bambino e neanche a livello fisico:
Marco, infatti, non ha nessuna cicatrice.
LE ALTRE STORIE
Niguarda è uno dei 34 Presidi della Rete regionale dedicata alle malattie rare ed è in grado di
garantire la diagnosi, la terapia e l’assistenza per
più di 120 differenti patologie. Leggi le storie
degli altri pazienti nella sezione dedicata sul
sito: www.ospedaleniguarda.it
ggia
feste e a noi
ività
m
insie nni di att
a
’
trent
subema.com
ti
tari e
zioni
mo
ili pro
o
ettan
ti asp
rdib
impe
su
ta
a
eb
onna
o, d
uom
ture
a
z
l
a
c
n
o, pla
mbin
odot
tri pr
l
a
i
t
n
Sede centrale:
Via G. Pergolesi, 8
20124 Milano
Tel. 02 667 152 07
www.comunicarte.eu
www.
Ortopedia Subema - Rho
Via Stoppani, 9
20017 Rho (MI)
Tel. 02 931 821 80
Ortofarma Subema
P.zza dell’Ospedale Maggiore, 3
20162 Milano
Tel. 02 661 119 09
Multimedica Sesto S. G
Via Milanese, 300
20099 Sesto S. Giovanni (MI)
Tel. 02 242 090 84
Malattie Rare
N
poter avviare, se necessario, gli accertamenti
del caso”.
ascere con un intestino “difettoso”
ed estremamente pigro a causa di
una innervazione incompleta: è
quello che succede nei bambini colpiti dal
morbo di Hirschsprung (o megacolon
congenito). Si tratta di una patologia rara,
in cui i movimenti del tubo intestinale malato
sono assenti o alterati con conseguente
difficoltà nell’evacuazione. La malattia
colpisce circa 1 bambino ogni 5000 e
interessa sempre il segmento di intestino più
basso per una estensione variabile, fino a
coinvolgere –raramente- tutto il colon.
otto
Segui la videointervista sul
canale OspedaleNiguardaTV
Percorso nascite
Partorire senza dolore
Quando e come poter scegliere per l’epidurale
Gli Specialisti Rispondono
A
lleviare il dolore del travaglio, è questo l’obiettivo
della parto-analgesia. Epidurale o spinale? Quali
sono le differenze e le caratteristiche del servizio
offerto alle mamme di Niguarda? Abbiamo incontrato
Rosario D’Agostino, uno degli specialisti dell’équipe
anestesiologica, disponibile 24 ore su 24 presso il
Dipartimento Materno-Infantile. Lui ,insieme ai suoi
colleghi, è uno dei medici che arriva in sala parto quando le
donne dicono: “Basta col dolore”.
In cosa consiste l’anestesia epidurale?
E’ una tecnica che utilizza un piccolo catetere, introdotto a
livello delle vertebre lombari; attraverso questo dispositivo
l’anestesista può somministrare, con dosi ripetute nelle varie
fasi del travaglio, l’opportuna miscela di farmaci anestetici
per modulare l’analgesia. Il catetere viene posizionato fuori
dal canale midollare, la cui parete si chiama “dura madre”
(da qui il nome della tecnica). Dopo ogni somministrazione
l’effetto viene raggiunto in circa 20 minuti. La procedura
che utilizziamo a Niguarda è chiamata “walking epidural”,
cioè un epidurale che consente sempre di camminare e di
assumere le posizioni migliori per favorire il parto.
Quali sono le principali differenze con la spinale?
Con l’anestesia spinale il farmaco viene iniettato all’interno
del canale midollare con una singola iniezione e agisce
in soli 5 minuti. L’effetto che si ottiene è simile, ma con
l’epidurale la quantità di farmaco e la durata dell’effetto
anestetico possono essere modulati, in base alle esigenze
del travaglio, grazie alla presenza del piccolo catetere. La
spinale, inoltre, viene generalmente usata per il cesareo,
mentre l’epidurale è impiegata per l’analgesia del parto.
A Niguarda usiamo anche un’anestesia combinata (spinoperidurale) che consente di sfruttare la velocità d’azione
della prima e la somministrazione ripetibile di farmaci
dell’altra: con un’unica iniezione lombare si pratica la
spinale e si inserisce il catetere per mantenere l’effetto con
dosi successive.
Quando la parto-analgesia può essere utilizzata, e qual è
limite per cui non può più essere praticata?
Si può procedere con la parto-analgesia quando la dilatazione
cervicale è di 2-3 centimetri con contrazioni ogni 5 minuti,
della durata di circa 20-30 secondi. Arrivati a questa fase,
il ginecologo, verificato che il travaglio è regolare, dà l’ok
all’anestesista per avviare la procedura. Il limite per poter
attuare la tecnica è dato dalla dilatazione: quando è troppo
avanzata, 9-10 centimetri, si potrebbe finire per rallentare il
travaglio.
Ma la donna perde la capacità di partecipare attivamente
al parto?
Con l’epidurale la donna continua ad avvertire le contrazioni
uterine, ma con una sensazione dolorosa che può essere
ridotta anche del 50-70%, partecipando attivamente al parto
con l’assistenza dell’ostetrica.
Qual è il percorso per richiedere questo tipo di parto, va
programmato in anticipo?
A Niguarda le future mamme devono seguire una lezione
in cui vengono informate riguardo la tecnica, i vantaggi
e i possibili effetti collaterali. Contestualmente a questi
incontri forniamo un foglio informativo e un questionario
per escludere possibili patologie che possono costituire
delle controindicazioni.
Solo se dal questionario risultassero malattie importanti sarà
indispensabile prenotare anche una visita con l’anestesista
per valutare la possibilità di attuare la parto-analgesia.
E’ comunque necessario effettuare nell’ultimo mese di
gravidanza gli esami del sangue, utili per controllare
la coagulazione, e un elettrocardiogramma nell’ultimo
bimestre. Le mamme in possesso di tutti questi requisiti
possono chiedere la parto-analgesia in sala parto, a travaglio
già iniziato.
Rosario D’Agostino
A Niguarda
La parto-analgesia a Niguarda è disponibile
24 h su 24, 7 giorni su 7 e i parti realizzati
con questa procedura sono circa il 22% a
fronte di una media nazionale che si attesta
intorno al 15%.
Con lo spostamento nel Blocco Nord (la
nuova struttura che diventerà operativa da
fine 2014-inizio 2015) il percorso gravidanza
può contare su sale parto attrezzate con
le più moderne tecnologie. Dalla prima
ecografia alla nascita: nei nuovi ambienti
l’assistenza mantiene la sua completezza e
le competenze multidisciplinari, necessarie
per la gestione delle gravidanze patologiche.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
Neurochirurgia
Un bisturi a raggi gamma per i tumori cerebrali
Intervenire senza operare con la radiochirurgia
U
n bisturi a raggi gamma per
il trattamento di patologie
cerebrali nei casi in cui la
chirurgia tradizionale comporta rischi
elevati: è questo ciò che si cela dietro la
Gamma Knife Perfexion.
Si tratta di una strumentazione
radiochirurgica di ultima generazione
(a disposizione dei pazienti nella
Neurochirurgia diretta da Marco
Cenzato) che permette il trattamento di
diverse patologie cerebrali - come ad
esempio un tumore, una malformazione
arterovenosa (le cosiddette MAV), o
patologie funzionali, come ad esempio
la nevralgia trigeminale. La tecnica
assicura la massima precisione grazie
all’utilizzo di fasci di radiazioni,
guidati da un sistema di puntamento
stereotassico, cioè finalizzato a
individuare esattamente nelle tre
dimensioni spaziali la posizione del
bersaglio da colpire.
In molti casi la Radiochirurgia Gamma
Knife è un’opzione terapeutica per
il trattamento di tumori poco
voluminosi (fino a 3,5 cm di diametro
massimo e circa 10-15 cc di volume)
e che non possono essere rimossi
chirurgicamente. Tra questi ci sono
le metastasi cerebrali, i neurinomi
dell’acustico, i meningiomi e gli
adenomi dell’ipofisi. “Dal 2008 a oggi
nel Centro Gamma Knife di Niguarda
sono stati trattati oltre 1100 casi- ci
dice il Neurochirurgo Alessandro
La Camera-, con una percentuale
di pazienti affetti da tumori maligni
pari al 40%, soprattutto metastasi
e in minor misura tumori gliali
maligni; circa il 35% degli interventi
è stato per neoplasie benigne e a lento
accrescimento, il 25% per malformazioni
arterovenose; in percentuale minore
sono stati trattati pazienti con nevralgie
trigeminali e melanomi oculari”.
Metastasi cerebrali
E’ la patologia che viene trattata più
di frequente con Gamma Knife (oltre
270 mila pazienti nel mondo). Le
metastasi cerebrali generalmente sono
conseguenti alla diffusione al cervello di
un tumore al polmone, alla mammella,
al rene, all’apparato gastrointestinale
o a un melanoma. La radiochirurgia,
consente di intervenire su lesioni
multiple (fino a 4 cm di diametro) in
una singola sessione e si integra con
altri protocolli terapeutici come la
chemioterapia senza la necessità di
doverla sospendere.
Meningiomi
Sono dei tumori delle meningi,
ovvero le membrane che rivestono
il nostro cervello. A seconda della
sede in cui compaiono possono dare
sintomatologie molto diverse: cefalee,
disturbi del comportamento, crisi
epilettiche e deficit neurologici.
La tecnica d’elezione è l’intervento
chirurgico, ma nei casi non operabili o
laddove non è possibile asportare tutta
la massa tumorale, viene utilizzata la
radiochirurgia. Rappresentano il 35%
di tutti i tumori cosiddetti benigni
trattati con Gamma Knife.
A Niguarda
Alessando La Camera
Gamma Knife (“bisturi a raggi gamma”) è un’apparecchiatura
dedicata alla Radiochirurgia, che utilizza un fascio di
radiazioni (raggi gamma o X) per colpire una lesione del
cervello (target, bersaglio), basandosi su un sistema di
puntamento “stereotassico”. Grazie alla precisione del sistema
di localizzazione è possibile concentrare i raggi in un piccolo
spazio di tessuto cerebrale. Il bersaglio riceve così un’elevata
quantità di radiazioni, limitando al minimo l’irradiazione
del tessuto sano immediatamente circostante.
Neurinoma dell’acustico
E’ un tumore benigno. I sintomi
sono correlati alle dimensioni e,
di conseguenza, al progressivo
interessamento di diverse strutture
nervose, tra questi: sordità, acufeni
(fischi, ronzii), vertigini e problemi
di equilibrio. Con la radiochirurgia
Gamma Knife si possono trattare in
alternativa all’intervento chirurgico le
neoplasie con un diametro massimo
di 3 cm.
Adenomi dell’ipofisi
Per la maggior parte si tratta di tumori
benigni che nascono dalla ghiandola
dell’ipofisi. Solitamente si arriva
alla diagnosi per disturbi oculistici
o endocrinologici. Il trattamento
d’elezione è la chirurgia sebbene
in alcuni tipi di adenomi (come i
prolattinomi) la prima scelta è la terapia
farmacologica. A seguito dell’intervento
chirurgico si può andare ad intervenire
sul residuo con la radioterapia frazionata
o con la radiochirurgia Gamma Knife.
Per info
[email protected]
Sul sito ospedaleniguarda.it
sfoglia l’opuscolo dedicato al trattamento gamma knife,
che trovi nell’area “consensi, moduli esami,
opuscoli e video informativi”.
areaprivata.ospedaleniguarda.it
nove
Nuove tecnologie in medicina
Un’app contro l’artrite
N
ell’era della comunicazione
digitale anche un’app può essere
un alleato in più per medici
e pazienti. E’ quello che accade nella
Reumatologia, dove a chi è in procinto
di entrare in sala visita viene consegnato
un tablet: sul touch screen, in pochi
minuti è possibile compilare delle scale
di autovalutazione che “fotografano”
l’andamento della malattia e della terapia.
In futuro l’app diventerà un valido
sostegno alla telemedicina per l’assistenza
da casa. Abbiamo incontrato Oscar Epis,
Direttore della Reumatologia, per saperne
di più.
In cosa consiste questa innovazione?
I medici e gli infermieri del reparto
hanno collaborato allo sviluppo di un’app,
che migliora l’assistenza per i pazienti.
E’ ancora in fase di test, ma viene già
utilizzata da alcuni mesi presso i nostri
ambulatori. Per il momento l’utilizzo
avviene qui in ospedale ed è ristretto ai
pazienti seguiti per l’artrite reumatoide
o per la spondiloartrite e in terapia con i
farmaci biologici, si tratta di oltre 350 casi.
Presto contiamo di allargarne l’utilizzo
e una volta perfezionata, l’app sarà
scaricabile e utilizzabile anche da casa.
Cosa si trova sullo schermo il paziente?
Per capirlo bisogna fare una piccola
premessa. Per seguire il decorso delle
malattie reumatiche sono importanti gli
esami strumentali, la visita specialistica ma
anche le risposte del paziente a dei precisi
quesiti sulle sue sensazioni del proprio
stato di salute e sulla vita di tutti i giorni.
Per questo nel corso degli anni sono state
sviluppate delle scale di autovalutazione:
i cosiddetti PRO-Patient Reported
Outcome-. Il paziente, compilandoli,
permette allo specialista di farsi un’idea
precisa sull’andamento della malattia e
sulla risposta al trattamento in atto.
Che cosa comprendono queste scale di
autovalutazione?
Sono delle domande sulla vita quotidiana
del paziente. Sono domande molto
semplici che permettono di capire
direttamente ed indirettamente se la
malattia è attiva e quanto incida sulla
qualità della vita. Ad esempio gli viene
domandato quanto dolore sente (da
quantificare su scale analogico visive da
0 a 10), quali sono le articolazioni dolenti,
quanto è rigido nei movimenti al risveglio.
Sono tutti dati fondamentali, da
non trascurare che aiutano ad
entrare nel dettaglio del caso
e ad impostare o modificare il
trattamento.
In che modo l’utilizzo di
un’app semplifica il vostro
lavoro?
Fino a qualche mese fa la
compilazione avveniva sul cartaceo.
Oggi il paziente accede all’ambulatorio
e l’infermiera gli consegna il tablet,
mostrandogli come utilizzarlo. Entra nel
suo account e in pochi minuti completa
l’autovalutazione. Trattandosi di alcune
decine di quesiti, l’elaborazione dei
dati inseriti sul cartaceo richiedeva
molto tempo, oggi grazie all’utilizzo
dell’app questi tempi si sono azzerati.
Infatti, quando il paziente entra in salavisita il medico ha già a disposizione gli
score finali della sua autovalutazione, e
può compararli con quelli dei controlli
precedenti.
L’app, utilizzata da casa, sarebbe un
grosso passo in avanti per l’assistenza di
questi pazienti?
Sì, è l’obiettivo finale di questa
innovazione, che nel futuro diventerà
realtà. Il paziente potrà accedere da casa al
suo account da tablet o pc: sarà lui stesso,
senza bisogno di venire in ospedale, ad
aggiornare gli specialisti. Sarà un esempio
importante di telemedicina, significativo
anche per ridefinire le priorità delle visite,
in base alle diverse situazioni dei pazienti.
La Reumatologia
Oscar Epis
Artrite reumatoide, lupus eritematoso
sistemico, sclerodermia, spondiloartriti,
sono solo alcune delle patologie seguite dagli
specialisti della Reumatologia. L’attività è
organizzata in due livelli ambulatoriali; il
regime di day hospital è prevalentemente di
tipo terapeutico con interventi di consulenti
specialisti (ematologo, neurologo, chirurgo
delle ferite difficili, epatologo etc).
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
Medicina del sonno
Nel cervello l’area della memoria si addormenta prima
La scoperta spiegherebbe le amnesie mentre ci addormentiamo, il sonnambulismo e alcuni tipi di insonnia
D
opo aver ritenuto per
decenni che l’inizio del
sonno fosse un processo
“tutto-o-nulla”, alcuni recenti studi
con registrazioni di profondità
nell’uomo stanno mostrando come
esso sia un fenomeno che si verifica
con tempi diversi nelle differenti
strutture cerebrali.
A conferma di questo c’è uno
studio italiano, condotto dai
ricercatori dell’Ospedale Niguarda e del Dipartimento di Scienze
Biomediche e Cliniche “Luigi
Sacco”, insieme al Dipartimento di Psicologia
dell’Università dell’Aquila e di Roma, e pubblicata
sulla rivista Neuroimage.
La ricerca ha registrato i segni elettrofisiologici
dell’addormentamento nell’ippocampo, struttura
cruciale per la conservazione delle memorie nel
nostro cervello, dimostrando che questo entra in uno
stato di sonno prima della corteccia cerebrale (area
che presiede ad alcune delle più importanti attività
fra cui le funzioni cognitive, sensoriali, motorie e
di linguaggio). In alcuni casi, l’ippocampo presenta
questo precoce processo di addormentamento fino a
23 minuti prima delle aree corticali con un intervallo
medio di scarto pari a 11 minuti.
“Tutto è iniziato alcuni anni fa - spiega Lino Nobili,
specialista del Centro di Medicina del Sonno di
Niguarda e coordinatore della ricerca - quando abbiamo
iniziato lo studio sistematico dell’addormentamento
nelle diverse strutture cerebrali, sfruttando una
possibilità unica offerta alla ricerca scientifica:
l’impianto, per ragioni diagnostiche, di elettrodi in
profondità nel cervello di persone affette da epilessie
resistenti al trattamento farmacologico e sottoposti
ad indagini pre-chirurgiche”. L’idea di base era che
le diverse aree cerebrali non si addormentassero
e si svegliassero tutte allo stesso tempo. “Il
mantenimento di uno stato di
attivazione, tipico di un individuo
sveglio, in determinate aree cerebrali
durante la fase iniziale del sonno
avrebbe spiegato tutta una serie di
fenomeni comunemente sperimentati
come ad esempio le allucinazioni
ipnagogiche, ovvero degli stati
sensoriali illusori, come una visione
o una percezione uditiva o tattile,
che alcune persone riferiscono
prima di addormentarsi”.
Lo spegnimento anticipato della
“centralina
della
memoria”
(ippocampo) potrebbe, inoltre, spiegare il fenomeno
descritto da alcuni studi di laboratorio, e sperimentato
direttamente da molti di noi, ovvero l’amnesia degli
ultimi contenuti appresi prima di addormentarsi.
“Ecco perché spesso capita di dover rileggere
l’ultima pagina del libro già letta, ma che non ci si
ricorda dalla sera prima- sottolinea lo specialista-”.
La scoperta può permettere, inoltre, di comprendere
anche particolari aspetti relativi ad alcuni disturbi del
sonno come ad esempio la cosiddetta insonnia da
mispercezione o insonnia paradossale. Si tratta di
un disturbo in cui il paziente, che lamenta insonnia,
presenta all’esame diagnostico polisonnografico
un profilo del sonno apparentemente normale. “I
nostri studi suggeriscono che il disturbo potrebbe
essere conseguente a una dissociazione marcata
tra i tempi di addormentamento di diverse aree
cerebrali- dice Nobili-. Questi risultati sono in linea
con altre precedenti ricerche portate avanti dal
nostro team, che hanno confermato la coesistenza
dello stato di veglia e di sonno nelle diverse aree del
cervello. L’avanzamento delle conoscenze in questo
campo potrebbe contribuire alla comprensione dei
meccanismi biologici alla base di diversi disturbi
dissociativi del sonno e non, come per esempio il
sonnambulismo”.
A Niguarda
Lino Nobili
Sono in continuo aumento i disturbi legati al
sonno e colpiscono circa il 30% delle famiglie
anche nei primi tre anni di vita. La Medicina
del Sonno è una specialità che si occupa della
diagnosi e della terapia dei pazienti che presentano
difficoltà ad iniziare il sonno, o che lamentano
un sonno notturno disturbato o un’ eccessiva
sonnolenza diurna e altri problemi correlati.
Il Centro per la diagnosi e la cura dei disturbi
del sonno di Niguarda, si avvale anche della
consulenza di pneumologi, otorinolaringoiatri e
altri specialisti e dispone di uno spazio dedicato
alle polisonnografie notturne attrezzato con le
più moderne tecnologie. Gli specialisti del centro
possono contare su spazi dedicati esclusivamente
al monitoraggio dei pazienti affetti da epilessia
notturna; la struttura, inoltre, è impegnata nel
trattamento delle apnee notturne e nello screening
dei disturbi respiratori durante il sonno.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
Gli Specialisti Rispondono
In Reumatologia la visita inizia sul tablet. Un passo verso la telemedicina
dieci
News
Un’arma in più contro il tumore al pancreas
S
ono stati pubblicati sul New England
Journal of Medicine i risultati dello
studio clinico MPACT (Metastatic
Pancreatic Adenocarcinoma Clinical Trial),
che ha dimostrato la validità del nuovo
farmaco nab paclitaxel nel trattamento
del carcinoma pancreatico metastatico.
Nei mesi scorsi la sperimentazione è
stata coordinata a livello nazionale dal
Niguarda. “Dopo tanti anni di insuccessi
questo studio clinico riveste un’importanza
significativa – spiega Salvatore Siena,
Direttore dell’ Oncologia Falck-. Finalmente
questo nuovo farmaco (paclitaxel legato
all’albumina in nanoparticelle), sta dando
dei vantaggi importanti e rappresenta
Le parole della salute
La Pediatria a Niguarda
Enuresi
Gli Specialisti Rispondono
Come affrontare il problema della pipì a letto
L
’enuresi è un problema piuttosto
comune e non preoccupante
nei bambini che hanno un’età
inferiore ai 6 anni, ma quando si
oltrepassa questo limite la condizione
va indagata dallo specialista. Ci siamo
fatti spiegare dal Chirurgo Pediatrico,
Marco Lanata, che si occupa di questo
problema nell’ambulatorio di urologia pediatrica, come si
può intervenire.
Cause
Prima dei 6 anni di età l’enuresi non è da considerarsi un
problema, perché entro questo termine l’innervazione
vescicale può ancora non aver raggiunto la completa
maturazione. Sono due le principali cause dell’enuresi:
un’aumentata produzione dell’urina o un’inadeguatezza
del serbatoio che la contiene, la vescica.
Esami
Il primo esame che lo specialista richiede in questi casi è
il diario minzionale. In pratica i genitori devono seguire
il bambino per alcuni giorni annotando quante volte va in
bagno e misurando, con degli appositi contenitori tarati, la
quantità di urina prodotta. E’ un passo preliminare per farsi
un’idea su eventuali anomalie. Altrettando fondamentale è la
visita specialistica, necessaria per escludere malformazioni
un vero passo avanti nella ricerca. La
somministrazione
della
combinazione
nab paclitaxel-gemcitabina – aggiunge
Siena - ha dimostrato di poter prolungare
significativamente la sopravvivenza e il
tempo libero da progressione, ma anche
di poter ottenere questo risultato con una
tossicità accettabile. Il Nab-paclitaxel
non è una cura definitiva, ma è una base
importante da cui partire per la ricerca a
venire che contiamo al più presto possa
raggiungere nuovi traguardi”.
o patologie della colonna vertebrale
che possono causare il problema. A
disposizione del medico ci sono anche
gli esami strumentali, che possono
essere utilizzati a seconda del caso.
Tra questi: l’ecografia dell’apparato
urinario, l’uroflussometria e, in casi
selezionatissimi, la cistomanometria.
Terapia farmacologica
Nei casi di aumentata produzione di pipì durante la notte, si
somministra un farmaco che va a ridurne la quantità. Il più
impiegato è la desmopressina, ma si possono anche utilizzare
degli ormoni sintetici che regolano il ciclo dell’urina (ADH).
Se invece il problema è vescicale, questo viene trattato con
dei miorilassanti. In questa categoria rientra l’ossibutirrina,
che agisce sul muscolo che “spreme” la vescica, limitandone
la contrazione. Tutte queste terapie accompagnano il
bambino per un periodo che va dai 6 mesi all’anno e sono
studiate per ridurre via via la somministrazione dei farmaci,
per arrivare, infine, all’interruzione. Nella maggior parte dei
casi questi trattamenti sono risolutivi.
Per i genitori
Su tutte la raccomandazione di non sgridare mai il bambino:
potrebbe avere effetti deleteri sulla sua autostima. Inoltre
c’è da ricordare quello che sembra banale, ma non lo è: è
E’ concepita come un centro pediatrico multispecialistico dove, accanto alle patologie generali
vengono trattati anche problemi complessi di tipo
chirurgico, cardiologico e neuropsichiatrico. Un’area
importante è dedicata alle malattie infettive che
necessitano di isolamento e di cure sotto stretto controllo
medico.
Per info e prenotazioni
Numero verde di prenotazione regionale
800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
bene portare il bambino in bagno prima di andare a letto,
assicurandosi che non faccia la pipì di fretta, non svuotando
del tutto la vescica. Un altro consiglio è quello di evitare
cibi particolarmente salati la sera, che possono portare
il bambino a bere una quantità eccesiva di liquidi prima di
addormentarsi.
Ci sono mamme e papà che si svegliano di notte per portare
il piccolo in bagno. Questo comportamento non è indicato
perché, oltre ad interrompere il sonno sia del bambino sia dei
familiari stessi, non è risolutivo del problema: infatti, nelle
notti in cui non si adotta questa precauzione, il bambino
continuerà a bagnare il letto. Da segnalare la possibilità di
utilizzare degli allarmi che grazie ad un sensore per l’umidità
nella mutandina svegliano il bambino, suonando o vibrando
non appena rilevano le prime gocce di urina. L’opportunità
d’impiego va discussa con lo specialista.
undici
Endoscopia
Un’ecografia dall’interno
L’ecoendoscopia: cos’è e quando viene utilizzata?
Di cosa si tratta?
L’ecoendoscopia è un esame che consente di effettuare
un’ecografia “dall’interno”. Dalla bocca o dal retto
viene introdotta una sonda endoscopica con un ecografo
miniaturizzato incorporato sulla punta. Questa tecnica
consente di “vedere”, grazie agli ultrasuoni, nel dettaglio
tutto ciò che c’è attorno al tratto gastroenterico: le pareti
dell’esofago, dello stomaco, del duodeno, del retto, e le
strutture vicine come il mediastino (ndr lo spazio mediano del
torace), i polmoni, la trachea, i bronchi, il pancreas, la milza,
i reni, i surreni, il fegato, le strutture vascolari, l’apparato
genitale femminile e la prostata.
“Vedere” ma anche prelevare: la tecnica è utilizzata
anche per l’esecuzione di biopsie…
Sì, si chiama biopsia profonda e consente il prelievo di
cellule che andranno studiate al microscopio. Questo
permette, ad esempio, la stadiazione dei tumori maligni del
tubo digerente o degli organi circostanti. Infatti, oltre alle
patologie oncologiche del tratto gastroenterico superiore
ed inferiore, l’ecoendoscopia viene utilizzata anche per le
neoplasie del pancreas, linfonodali, polmonari e per le masse
mediastiniche, tumori di diversa natura che interessano lo
spazio mediano del torace. La procedura può essere utilizzata
anche per patologie oncologiche endocrine, urologiche e
ginecologiche, permettendo una diagnosi cito-istologica, con
un approccio mininvasivo. Infine va segnalato l’evoluzione di
questa tecnica in senso terapeutico-interventistico, campo in
cui la metodica è sempre più complementare all’endoscopia
interventistica convenzionale.
Qual è la preparazione all’esame?
In caso di un’ecoendoscopia diagnostica del tratto
gastroenterico superiore, il paziente deve presentarsi a
digiuno. Invece, occorre preparare l’intestino- come per una
colonscopia- con clisteri e lassativi nel caso di ecoendoscopia
rettale. La procedura è rapida e va, indicativamente, dai 30
minuti per il tratto superiore ai 10 per l’esplorazione del retto.
Cosa si deve aspettare il paziente: è fastidioso?
Il fastidio è paragonabile a quello delle normali indagini
endoscopiche ma, poiché l’esame è normalmente più lungo
rispetto alle altre procedure, viene eseguito con una sedazione
cosciente o profonda. Le complicanze dell’ecoendoscopia
diagnostica sono rare e sono sovrapponibili a quelle dei
comuni esami endoscopici.
Ci sono delle controindicazioni o precauzioni da adottare
prima dell’esame?
Dopo aver consultato il medico curante o lo specialista
di riferimento, i pazienti in terapia antiaggregante- che
assumono ad esempio cardioaspirina, aspirinetta, ticlopidina,
cardirene, plavix- o anticoagulante-coumadin, sintromdovranno sospendere la terapia stessa una settimana prima
dell’esecuzione dell’esame, soltanto nel caso in cui vi sia una
sicura necessità di eseguire la biopsia, come da prescrizione.
È comunque importante che chiunque sia affetto da disturbi
della coagulazione lo segnali al medico prima di iniziare la
procedura.
Pietro Gambitta
Endoscopia
interventistica e digestiva
L’endoscopia è una tecnica diagnostica
e terapeutica che permette di avere una
visione diretta, dall’interno, di alcuni
organi, con l’obiettivo di verificare
l’eventuale presenza di alterazioni o
lesioni e di effettuare all’occorrenza
piccoli interventi. E’ una metodica basata
sull’utilizzo di specifici strumenti, i
video-endoscopi, che vengono inseriti
nel corpo attraverso le cavità naturali.
Per info e prenotazioni
N. verde di prenotazione regionale
800.638.638
(lun-sab: 8.00-20.00)
Sul sito ospedaleniguarda.it
sfoglia l’opuscolo dedicato nell’area
“consensi, moduli esami,
opuscoli e video informativi”
areaprivata.ospedaleniguarda.it
Nefrologia
Mi sono ripreso la mia vita grazie alla dialisi domiciliare
La storia di Giuliano
L
a lista delle patologie
mettere a disposizione dei pazienti
che ha è lunga, eppure
questa opzione. Francamente,
la voglia di vivere di
vista la complessità del caso, non
Giuliano non si è fatta mettere
pensavamo che il signor Giuliano
all’angolo. Non ci è riuscito
potesse prenderne parte”.
un infarto nel 2004, nemmeno
Lui invece ne è più che convinto:
una fibrosi interstiziale, che ha
la strada per mantenere le
attaccato i suoi polmoni e che
sue abitudini, le sue libertà
dal 2011 lo costringe a respirare
passa unicamente dalla dialisi
ossigeno da una bombola, e
domiciliare e così dovrà essere.
neanche i 3 metri di intestino in
Sulla stessa lunghezza d’onda
meno, che i medici gli hanno
c’è anche Vittorio, “l’angelo
Giuliano in sella alla sua moto: la dialisi
prelevato all’età di 20 anni. Oggi
custode” che lo assiste durante
Giuliano di anni ne ha 68 e ci domiciliare gli permette di non rinunciare la procedura (non può essere
alle sue passioni
confessa che nulla potrà separarlo
condotta individualmente, c’è
dalle sue grandi passioni: i viaggi,
bisogno di un partner che assista il
la moto e la sua barca a vela. E a sentire quello che ci dializzato) e che condivide le sue passioni. “All’inizio non
racconta sembra esserci riuscito. A mettersi in mezzo tra è stato facile- ci dice-, ma l’équipe dell’Ospedale ci ha
lui e la sua vita ci ha provato anche una nefrite cronica seguito passo passo, con grande scrupolo. Ho imparato
che ha dato i suoi primi segni nel ‘85 e che nel 2011 ha a programmare la macchina e a fare tutto il necessario.
decretato lo stop per i suoi reni: fine corsa. Se Giuliano Una volta pronti non c’è stato più bisogno di andare in
voleva sopravvivere, l’unica strada possibile era la dialisi. ospedale per la dialisi un giorno sì e uno no”.
“Sono stato ricoverato a Niguarda nell’ottobre di 2 anni Non sono mancate le difficoltà. Tanto per cominciare
fa- ci dice-, per un aggravamento complessivo del mio le vene di Giuliano sono fragili e non sopportano una
stato di salute: sono entrato con le mie gambe, sono uscito procedura chiamata fistola che serve per mantenere un
con la bombola d’ossigeno e con la prospettiva di un via accesso utile per la dialisi nel suo braccio. Ma la cosa
vai a giorni alterni dall’ospedale per fare la dialisi”. Il fortunatamente si risolve con un innesto di una cannula,
suo primo pensiero: “Dovrò dire addio alla mia bella e che funge da vaso sanguigno artificiale. “Si chiama
intensa vita”.
loop ed essendo di gore-tex è
Ma alzare bandiera bianca non è
molto più difficile da bucare- ci
proprio nello spirito di Giuliano.
dice mentre ci mostra il braccio
Così non appena gli si prospetta
sotto la cui superficie si vede
la possibilità, lui la coglie al
serpeggiare l’innesto-. Ma ne
volo. “Proprio nel periodo del
sono felicissimo”. A farli desistere
suo ricovero, l’Ospedale aveva
ci ha provato anche un collasso
da poco avviato un programma
verificatosi il secondo giorno
di dialisi domiciliare, basato
durante la dialisi a casa. “Non mi
sull’utilizzo di un nuovo
sono fatto prendere dal panico,
macchinario, più contenuto nelle
ho stoppato la macchina e ho
dimensioni e molto affidabile
attuato tutte le procedure antinelle
prestazionispiega
shock spiegatemi in ospedaleAl check-in con la bombola di ossigeno
Giacomo Colussi, Direttore della
ricorda Vittorio. Giuliano si è
e la macchina per la dialisi portatile
Nefrologia-. Il nostro centro è
ripreso subito e l’episodio non si
stato il primo in Lombardia a (il primo bagaglio sul fondo del carrello) è mai più verificato”.
Quando Giuliano parla della dialisi domiciliare i suoi
occhi si illuminano, come se fosse una manna dal cielo
“Mi trovo talmente bene con questa soluzione che non
penso minimamente al trapianto. Alla mattina mi alzo
alle 7 e alle 10 ho finito. Ho tutta la giornata davanti
da dedicare ai miei interessi: la moto, la barca a vela,
non ho dovuto rinunciare a niente. Mi sento libero e
soprattutto mi sento meglio. Quando dovevo recarmi
in ospedale perdevo tutta la giornata e tornavo a casa
distrutto, tanto da non riuscire a camminare”. Conferma
anche il nefrologo: “E’ una cosa che neanche la scienza
riesce a spiegare: la dialisi in ospedale spesso tende a
debilitare i pazienti, sono in molti a riferirlo. La cosa è
molto meno frequente per chi fa dialisi domiciliare”.
La trasportabilità della macchina non solo gli ha
permesso di rimanere al timone della sua barca o di
spostarsi nella sua casa al lago, addirittura Giuliano e
Vittorio l’attrezzatura l’hanno imbarcata sull’aereo e
se la sono portata all’estero più di una volta. “Abbiamo
dovuto prendere accordi con la compagnia aerea per
tempo e districarci in una mare di burocrazia- sottolinea
Vittorio-. Inoltre il fornitore delle sacche per la dialisi ci
ha spedito tutto il materiale all’estero. Ci è voluta una
bella organizzazione ma ne è valsa la pena”. Prima di
andare via Giuliano ci vuole confessare un’ultima cosa
a conferma che la dialisi domiciliare è un punto fermo
e un’abitudine ormai consolidata nella sua vita di tutti
i giorni. “Lo sa che durante la dialisi ne approfitto per
fare un pisolino di 2 ore: mi addormento appena inizia
e mi sveglio a 5 minuti dalla conclusione. E’ fantastico.
Peccato non averla scoperta prima- ci dice sorridendo-”.
Primo centro in Lombardia
Niguarda è stato il primo centro in Lombardia a fornire
questo tipo di dialisi domiciliare. Ad oggi sono 6 i
pazienti seguiti dalla Nefrologia del nostro ospedale e
inseriti nel programma. “E’ una procedura che stressa
meno il paziente e che assicura una migliore qualità
di vita- spiega Colussi-. Va effettuata per 6 giorni la
settimana in sedute di 2 ore circa, a differenza della
dialisi ospedaliera che ha una frequenza di 3 volte la
settimana con sedute di circa 4 ore ciascuna”.
Gli Specialisti Rispondono
U
n trasduttore ecografico posizionato sulla
punta di un endoscopio: è il principio sfruttato
dall’ecoendoscopia, una metodica usata in
medicina con diverse finalità. Ne abbiamo parlato con
il gastroenterologo- endoscopista Pietro Gambitta,
Responsabile dell’Ecoendoscopia.
dodici Trauma Center
Per i minori il supporto psicologico in Pronto Soccorso
Il counseling psicologico per pazienti e famigliari a seguito di incidenti gravi
E
Roberto Vaccari
Gli Specialisti Rispondono
Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza
E’ organizzata in attività ospedaliere e territoriali, in strutture
semiresidenziali e residenziali e affronta le patologie e i disturbi
neurologici e psichiatrici dell’età evolutiva e dell’adolescenza
(età 0-18 anni). L’équipe multidisciplinare è composta da
neuropsichiatri infantili, psicologi dell’età evolutiva, terapisti
della riabilitazione psicomotoria, fisioterapica e logopedica,
infermieri, educatori, e opera in forma fortemente integrata.
Per info e prenotazioni
N. verde regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
’ un progetto importante, quello ha che ha preso
il via da circa un anno nel Pronto Soccorso e
nell’area dedicata all’Emergenza Urgenza più
in generale. Si tratta di un supporto psicologico ad hoc
destinato ai minori e alle loro famiglie, che giungono nel
nostro Ospedale in seguito a traumi particolarmente
gravi come può essere un incidente stradale. In queste
situazioni, infatti, oltre alle cure fisiche, c’è spesso da
gestire un grosso carico di emotività. A Niguarda se ne
occupa l’équipe della Neuropsichiatria dell’infanzia e
dell’adolescenza, diretta da Roberto Vaccari, gli abbiamo
fatto qualche domanda.
In cosa consiste il servizio?
Principalmente nell’accompagnare il minore e la sua
famiglia ad affrontare il trauma psicologico conseguente
ad un grave incidente. Questo si realizza con interventi
psicologici tempestivi e di supporto, portati avanti per
tutto il periodo della degenza, affiancando il personale
sanitario dei singoli reparti.
Si tratta di situazioni molto delicate, che vanno gestite
al meglio…
L’obiettivo è quello di individuare precocemente
situazioni di rischio, che vanno trattate precocemente per
evitare l’insorgere o l’aggravarsi di disturbi psicologici che
possono manifestarsi anche in periodi lontani dall’evento
nell’arco della vita. Per farlo bisogna essere presenti
nel momento giusto (fin dalle prime fasi del ricovero) e
trovare il modo più consono per gestire, dal punto di vista
psicologico, l’ emotività che l’evento traumatico evoca,
nel paziente e nei suoi familiari.
Quali sono i numeri del progetto?
Nel corso del 2013 sono stati 300 i colloqui psicologicoclinici effettuati con i minori ricoverati e 275 quelli con
i loro familiari, durante il periodo di degenza. Sono stati
81 i pazienti seguiti, di cui circa il 40% di età compresa
tra gli 0 e i 5 anni, il 20% fra i 6 e i 10 anni, il 40% tra
gli 11 e i 18 anni. In alcune situazioni sono stati effettuati
anche interventi psicologici di supporto a minori non
direttamente coinvolti nell’evento traumatico, ma in
quanto familiari di pazienti adulti ricoverati. Sappiamo
infatti che il rischio di disturbi post-traumatici da stress è
presente non solo in chi subisce il trauma ma anche in chi
assiste ad esso o ne è secondariamente coinvolto dal punto
di vista affettivo.
Dopo la dimissione il paziente e la famiglia continuano
ad essere seguiti?
Sì, se valutiamo che ce ne sia bisogno. Comunque per la
maggior parte dei casi è così. I colloqui avvengono presso
gli ambulatori della Neuropsichiatria dell’Infanzia e
dell’Adolescenza. Il loro ruolo è molto importante perché
permettono di intercettare quei disturbi correlati all’evento
traumatico che possono manifestarsi a distanza di tempo.
Oculistica
Nuovi trattamenti per il melanoma della coroide
Chirurgia, laser e radioterapia per contrastare questo tumore all’occhio
I
l melanoma della coroide rappresenta il
tumore maligno primitivo intraoculare (che ha
origine direttamente dalle cellule dell’occhio)
più frequente nell’adulto, anche se, per la sua
incidenza nella popolazione generale, si tratta di
una patologia abbastanza rara: in Italia sono circa
400 i nuovi casi all’anno. Oggi per il melanoma
della coroide esistono nuovi trattamenti, ne abbiamo
discusso con Giuseppe Carlevaro, Direttore
dell’Oculistica.
Quali sono le avvisaglie di questo tumore che
colpisce l’occhio?
Talvolta si sviluppa senza sintomi specifici;
tuttavia, se localizzato nella fovea (zona centrale
Coroide - Cos’è?
È lo strato intermedio tra la sclera e la retina
e, al pari di queste, avvolge l’occhio. È un
tessuto spugnoso ricco di vasi sanguigni che
forniscono alla retina ossigeno e sostanze
nutritive. Contiene un pigmento scuro che
cattura i raggi luminosi e gli impedisce di
riflettersi all’interno del bulbo, in modo tale da
non interferire con la visione.
della retina) o parafoveale (in prossimità del centro
retinico) può determinare una riduzione dell’acuità
visiva oppure un offuscamento della visione per
emorragia intraoculare. Altri sintomi riferiti dai
pazienti possono essere i lampi di luce o i deficit del
campo visivo, attribuibili a un distacco della retina.
Si tratta, comunque, di neoplasie molto insidiose
che spesso portano a metastasi, principalmente
localizzate al fegato.
Quali sono le novità che riguardano i trattamenti?
In passato questo tipo di patologia andava incontro
ad una terapia demolitiva attraverso l’asportazione
del bulbo oculare. Da alcuni anni questi tumori
vengono trattati in maniera più conservativa,
attraverso metodiche che prevedono un approccio
multidisciplinare. Tra queste vi sono la termoterapia
con il laser a infrarossi e varie forme di radioterapia.
Oggi anche la chirurgia offre una possibilità in
più?
Sì, grazie a una nuova metodica che sta acquisendo
sempre più spazio: è quella dell’asportazione
chirurgica del tumore che può essere fatta “ab
interno” (endoresezione) o “ab externo” (resezione
transclerale). Si ricorre a questo tipo di chirurgia in
casi selezionati e il trattamento spesso è associato a
radioterapia.
Giuseppe Carlevaro
Nel nostro Ospedale
Da qualche anno questa nuova tecnica chirurgica viene
effettuata dall’équipe dell’Oculistica, guidata da Giuseppe
Carlevaro. L’intervento richiede un’ospedalizzazione di circa
2 - 3 giorni ed è coperto dal Sistema Sanitario Nazionale. In
caso di indicazione, a Niguarda è, inoltre, possibile integrare
il trattamento con la radiochirurgia con tecnica Gamma
Knife: il cosiddetto “bisturi a raggi gamma” che consente
di intervenire sulla lesione tramite un fascio focalizzato di
radiazioni.
Per info
N. verde regionale 800.638.638 (lun-sab: 8.00-20.00)
ospedaleniguarda.it
areaprivata.ospedaleniguarda.it
tredici
Associazioni
Un sorriso per i piccoli pazienti
L’associazione Amici Genitori ed Amici del Bambino Malato Cronico
un pediatra che per molti anni si è preso
cura dei piccoli del Niguarda e Presidente
dell’associazione-. Molti infatti vengono da
ogni parte d’Italia e i loro genitori devono
abbandonare per mesi la famiglia e il
lavoro per stare vicino ai figli in ospedale.
Ci sono poi casi che interessano gli
stranieri: una quota in continua crescita”.
Spesso bambini e genitori hanno bisogno
di un sostegno da parte di personale
specializzato che li aiuti ad accettare
quanto sta loro accadendo. “Per questo la
nostra associazione nel corso degli anni
ha finanziato la presenza in reparto di
uno psicologo, un riferimento che tutt’ora
segue queste famiglie- spiega Frattini-”.
A tutto ciò si aggiunge il problema
economico di un prolungato soggiorno
a Milano, dei continui trasferimenti in
ospedale, e talvolta del mantenimento
degli altri figli rimasti a casa ed anch’essi
coinvolti nella gravità del caso. “Anche la
sistemazione o le spese per gli spostamenti
possono trasformarsi in un ostacolo che si
aggiunge alla drammaticità delle situazioni.
Spesso interveniamo economicamente per
trovare un alloggio nei pressi dell’ospedale,
in modo da permettere ai genitori di stare
il più vicino possibile al figlio durante il
ricovero- dice il Presidente”.
Ma l’attività dell’associazione non è solo
un sostentamento diretto alle famiglie,
tra le priorità ci sono anche gli interventi
diretti che possono migliorare l’attività del
reparto di cura. Si punta sulla formazione:
“Attraverso le nostre iniziative di raccolta
fondi, sosteniamo la partecipazione ad
incontri di aggiornamento scientifico, come
corsi e congressi, per il personale medico
ed infermieristico del reparto- sottolinea
Frattini-”. Nel corso degli anni, inoltre, non
sono mancate le donazioni per ottimizzare
il comfort dei piccoli pazienti. L’ultima
apparecchiatura donata è quella che
Sostieni
Puoi
aiutare
l’associazione
effettuando una donazione libera
oppure diventando sostenitore.
Per farlo vai sul sito abiemmeci.
org . Ogni contributo, anche il
più piccolo, aiuterà a sostenere i
bambini e le loro famiglie.
5x1000
E’ inoltre possibile donare il cinque
per mille dell’imposta sul reddito delle
persone fisiche all’associazione: in
occasione della prossima dichiarazione
dei redditi, per esprimere la scelta basterà
firmare, sia sul modello Unico o sul 730
oppure sul Cud e indicare semplicemente
il codice fiscale dell’associazione,
97045300155.
permette la sedazione cosciente grazie
all’inspirazione di protossido d’azoto.
Grazie a quella mascherina, procedure
ambulatoriali fastidiose o dolorose per il
bambino, come una puntura lombare, oggi
sono affrontate senza problema.
www.abiemmeci.org
Associazioni
Apnee del sonno, un rischio per la nostra salute
Con A.I.P.A.S. per un disturbo sottovalutato
A
ndare a letto e svegliarsi la mattina con
la sensazione di non aver riposato bene,
ritrovandosi senza energie per affrontare la
giornata: spesso è questo, ciò che riferiscono i pazienti
che soffrono di apnee del sonno. E’ un disturbo più
comune di quello che si pensa. In Italia interessa circa il 3% della
popolazione: 190 mila sono i casi diagnosticati e in trattamento,
ma secondo gli esperti il numero dei potenziali pazienti a
rischio supera il milione e mezzo. Bastano questi numeri per
capire che si tratta di una condizione fortemente sottostimata,
che meriterebbe un livello di attenzione superiore visto anche le
possibili conseguenze di certo non trascurabili come infarto, ictus
e la sonnolenza al volante, spesso causa di incidenti stradali.
Per promuovere una corretta informazione e sensibilizzare
l’opinione pubblica sulla gravità del fenomeno è nata da 9 anni
A.I.P.A.S.- Associazione Italiana Pazienti con Apnee del Sonno,
una onlus nata dall’esperienza personale del suo Presidente Enrico
Brunello: “Vivevo in Germania e facevo una fatica tremenda a
guidare per lavoro, mi si chiudevano gli occhi- ci dice-. Dovevo
dormire tutti i giorni almeno un paio di ore, perché alla mattina
mi svegliavo come se fossi distrutto. Finalmente nel 1994 tramite
un conoscente sono stato indirizzato all’ospedale di Marburg, il
più grande centro di medicina del sonno tedesco. Qui, dopo gli
accertamenti ,mi è stata diagnosticata la sindrome da apnee del
sonno. Da allora dormo con una maschera per la ventilazione
e mi sono riappropriato della mia vita, già dopo pochi giorni di
utilizzo”.
Centro di Ippoterapia
P
Per informazioni
www.sleepapnea-online.it
Sede di Niguarda: Presso il Pad. 12, 2° piano
(lun 9.00-12.30/13.00-16.00, mar 14.00-17.00, gio 14.00-17.00)
02 6444.3590 (negli orari di apertura), 334 3361267
er una giornata intera 50
volontari
dell’azienda
Leand Lease si sono
rimboccati le maniche e si sono
messi all’opera nel centro di
Riabilitazione Equestre. Le
cento braccia in più hanno
lavorato sodo per pulire
l’area verde e per realizzare
una stazione meteorologica.
Tra le tante attività realizzate
i volontari hanno anche
provveduto ad innalzare una
aiuola del percorso sensoriale
per renderla maggiormente
fruibile ai ragazzi in carrozzina,
che accedono al centro. Grazie!
Periodico d’informazione dell’A.O.
Ospedale Niguarda Ca’ Granda
Direttore Responsabile:
Monica Cremonesi
In redazione: Giovanni Mauri,
Andrea Vicentini,
Maria Grazia Parrillo
Direzione e redazione:
Piazza Ospedale Maggiore 3
20162 - Milano
tel. 02 6444.2562
[email protected]
Foto: Archivio Niguarda copyright
Stampa: Roto 2000 S.p.A.
via L. Da Vinci 18/20
I primi segni
I primi sintomi sono un russamento
intermittente con pause respiratorie
durante il sonno e riprese del
respiro talora molto rumorose.
Talvolta
possono
presentarsi
risvegli multipli con possibile
fame d’aria. Caratteristica è anche
la sensazione di un sonno poco
ristoratore al risveglio e nicturia
(ci si alza spesso più volte di notte
per urinare). In seguito compare la
sonnolenza diurna che può divenire
particolarmente severa.
Il centro
Da diversi anni a Niguarda opera il
Centro per i disturbi del sonno. La
diagnosi per la sindrome delle apnee
ostruttive richiede l’esecuzione di
un esame, detto polisonnografia che
può essere eseguito anche a casa del
paziente (i sensori vengono montati
in ospedale e quindi il paziente può
andare a casa). Solo in rari casi è
necessario eseguire l’esame nel
centro di medicina del sonno.
20080 Cesarile (MI)
Tel. 02-900133.1
Tiratura: 25.000 copie
Reg. Tribunale Milano:
n. 326 del 17 maggio 2006
Pubblicità: Eurocompany s.r.l.
via Canova 19 - 20145 Milano
tel. 02.315532
Fax 02.33609213
www.eurocompany.mi.it
[email protected]
Pubblicato online sul sito:
www.ospedaleniguarda.it
Il giornale di Niguarda
Grazie ai volontari
La macchina di cui parla Brunello si chiama CPAP
(Continuous positive airway pressure)- è utilizzata
anche in Italia- e non è altro che uno “scatolotto” a cui
è attaccata una mascherina. Questa viene posizionata
sul volto del paziente e il flusso d’aria continuo alla
pressione impostata mantiene i canali respiratori aperti durante
la notte. E’ il trattamento di riferimento per le apnee. Ci si abitua
subito e i benefici sono immediati. “Come nel mio caso, tutti i
pazienti che l’hanno provata sono rinati- afferma Brunello-.
Spesso mostriamo alle persone come utilizzare questo strumento
al meglio e rispondiamo ai loro dubbi sull’utilizzo”.
La sede dell’associazione non è solo un punto di riferimento per
i pazienti provenienti dal Centro di Medicina del Sonno o dalla
Pneumologia di Niguarda, ma è anche uno sportello di ascolto
per tutti coloro che vogliono informarsi e sospettano di soffrire
di apnee sotto le lenzuola. Un segnale da non trascurare è il
russamento. “Russare non è solo una questione di rumorosità
fastidiosa per chi dorme con noi. Può essere, infatti, il sintomo
di una difficoltà respiratoria che va indagata e che può essere
connessa con le apnee notturne, in particolar modo se si è in
sovrappeso- conclude Brunello-”.
Volontariato
N
on è facile comprendere fino in
fondo il dolore e il disagio di una
madre o di un padre che vedono
il proprio bambino gravemente malato,
lontano da casa e dal proprio ambiente,
sottoposto ad esami continui, a terapie e ad
interventi chirurgici. E’ difficile pensarci e la
cosa sembra ancora più strana nel periodo
tanto atteso dai più piccoli: il Natale. Ma nel
reparto pediatrico del Niguarda, ogni giorno
vengono curati bambini affetti da tumori,
leucemie o gravi patologie croniche che li
costringono a lunghi ricoveri ospedalieri
per sottoporsi a ripetuti cicli di terapie.
L’associazione Amici Genitori ed Amici
del Bambino Malato Cronico è nata con
l’obiettivo di aiutare questi piccoli pazienti e
i loro familiari, con attività di supporto che
si allargano a tutto il Dipartimento Materno
Infantile.
A farne parte c’è chi lavora a stretto contatto
con questa realtà o chi in passato è stato
segnato da esperienze del genere, come
medici, infermieri dell’ospedale o genitori
che hanno vissuto il ricovero di un figlio
in prima persona. “Le famiglie di questi
bambini devono affrontare una situazione
di grave difficoltà- dice Claudio Frattini,
quattordici
Arte
Riccardo Gusmaroli Biografia
La Città dell’Arte
N
ella nostra rassegna dedicata all’arte, già da qualche
numero abbiamo deciso di fare un salto temporale.
Esaurite le presentazioni sui grandi maestri che
hanno “battezzato” con le loro opere la nascita dell’Ospedale
negli anni trenta, il nostro sguardo si è ora soffermato su un
altro grande “giacimento artistico” del Niguarda, il MAPP. Il
Museo d’Arte Paolo Pini è un museo d’arte contemporanea
situato nell’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano,
ideato da Teresa Melorio ed Enza Baccei. Il progetto è
portato avanti con la collaborazione del Dipartimento di Salute
Mentale dell’Ospedale Niguarda, sotto la direzione artistica di
Marco Meneguzzo e l’adesione di alcune note gallerie d’arte
milanesi. Cambiano le opere, non cambia la nostra guida:
il Primario Emerito Enrico Magliano, un medico con la
“malattia dell’arte”. Protagonista di questo numero: l’artista
Riccardo Gusmaroli.
MAPP - Museo d’Arte Paolo Pini
è in via Ippocrate 45 a Milano.
Il Museo è aperto dal lunedì al venerdì
dalle 9.30 alle 16.00; il parco è aperto
tutti i giorni dalle 8.00 alle 19.00.
Chiuso per ferie mentali: aperto alla bellezza ed alla speranza
Riccardo Gusmaroli è nato a Verona
nel 1963 ed inizia la sua attività artistica
come fotografo. Gusmaroli è ascrivibile
alla corrente del minimalismo ereditando
la modularità di Manzoni e la lucidità
concettuale di Boetti. Ha esposto numerose
mostre personali nelle più prestigiose
Gallerie milanesi, le sue opere sono state
protagoniste di diverse “collettive” in Italia
ed all’estero: basti ricordare “Maggio a
Parigi “ con Boetti, Fabro ed altri.
E’ famoso per le sue opere monocrome,
dove barchette ed aereoplanini di carta si
inseguono in vortici concentrici.
Arte e Storia
Q
La facciata del padiglione 7 del Museo D’Arte
Paolo Pini: Riccardo Gusmaroli-Senza titolo,
acrilico su muro.
uando Riccardo Gusmaroli dipinse la facciata di un edificio
Riccardo Gusmaroli- Vortice Rosso
del “vecchio” manicomio con un travolgente azzurro e
(credits my-cupoftea.com)
ghirlande fiorite, sapeva di abbattere l’isolamento di quelle
pareti favorendo la comunicabilità tra sani e malati accomunati
“alla pari” da questa spregiudicatezza decorativa che annullava i pregiudizi ed inoltre sapeva dare gioia agli occhi.
Un ulteriore eccezionale risultato è quello di fare arte a quattro mani tra paziente ed artista terapeuta. Mi ricordo
alla rassegna MIART (“Chiuso per ferie mentali “, era lo slogan dello stand MAPP) di aver acquisito un’opera di un
paziente creata con Gusmaroli. Bisogna certamente essere in “ferie mentali” per creare quadri con tale fascino.
Abbiamo fatto un’asta a Niguarda con i pittori del MAPP: ero il battitore, tutto venduto tra gioia e commozione, il
prezzo non contava nulla… l’arte = vita, sì!
Alcune delle opere create a quattro mani per le Botteghe D’arte- Oltre 2012
Storia di Niguarda
La chirurgia dei trapianti e la prima degenza oncologica in Italia
N
el 1978 l’Ospedale Niguarda
ottenne
la
completa
autonomia, anche sul piano
amministrativo, dagli Istituti Ospitalieri
di Milano, che ancora legavano la
struttura ospedaliera al Policlinico di via
Francesco Sforza. Divenuto pertanto
autonomo, Niguarda scelse di investire,
oltre che sui settori nei quali era già un
centro di riferimento nazionale e spesso
anche internazionale (la cardiologia e
la chirurgia delle patologie cardiache,
la neurologia e la neurochirurgia, il
trattamento degli ustionati), anche nel
campo della chirurgia dei trapianti
puntando principalmente sui trapianti
di cuore, fegato e rene.
La chirurgia trapiantologica di
Niguarda era supportata dalle specialità
mediche che avevano sviluppato
una sempre maggiore esperienza
nell’inquadramento dei candidati al
trapianto e al supporto nella fase postchirurgica. In particolare il Centro De
Gasperis per il trapianto cardiaco e la
divisione di Nefrologia e Dialisi, allora
diretta da Luigi Minetti, consentirono
la realizzazione dei primi trapianti
di cuore e rene. Nell’ambito dei
trapianti di fegato, la divisione Crespi
guidata da Gaetano Ideo affiancò le
divisioni chirurgiche nell’attività di
trapianto, contribuendo al supporto
del malato nella fase precedente e
immediatamente
successiva
alla
sostituzione dell’organo. Solo alla fine
degli anni novanta, la divisione Crespi,
si è costituita in divisione autonoma di
Epatologia e Gastroenterologia, con
l’attivazione, al suo interno, di una
struttura di day hospital e di una “Liver
Unit” dove accedono gli epatopatici
che necessitano di un trattamento
subintensivo, oltre a una struttura di
Endoscopia digestiva.
Nel medesimo periodo si istituì anche
una struttura interamente dedicata
alla cura delle patologie tumorali.
La necessità di una tale realtà si
era già sviluppata a Niguarda negli
anni sessanta, quando, all’interno
del servizio di radioterapia, si sentì
l’esigenza di ricoverare i malati
neoplastici, bisognosi di lunghi
periodi di degenze e di numerosi
ricoveri, in un’apposita struttura.
Venne pertanto creato nel 1960 un
centro per le malattie neoplastiche, poi
divenuto, nel 1968, sezione di degenza
dell’Istituto di Radioterapia. Questa
iniziativa fu il primo esempio in Italia
di istituzione, all’interno di un ospedale
generale, di posti letto dedicati alla
degenza dei malati tumorali, il cui
incremento numerico non permetteva
più l’accoglienza e la cura nei soli
tre Istituti nazionali per lo Studio e la
Cura dei Tumori di Milano, Roma e
Napoli. Questa sezione venne intitolata
a Enrico Falck, industriale lombardo,
anche in segno di gratitudine per la
figlia Giulia, generosa benefattrice del
servizio radioterapico.
Nel 1981 la sezione di degenza
Falck dell’Istituto di Radioterapia
divenne divisione autonoma, sotto
la direzione di Enrico Ghislandi.
In quel periodo venne aperto un
ambulatorio oncologico con servizio di
chemioterapia ambulatoriale (1983) e,
nel 1988, la divisione venne trasferita
nel padiglione Vergani. Ghislandi
fu pioniere nello sviluppo delle cure
palliative dei malati terminali e anche
fondatore, nel 1984, della prima
Onlus in Italia dedicata a queste cure,
l’Associazione Amici Oncologia Falck,
attualmente denominata “Oncologia
Ca’ Granda Onlus” (OCGO).
Testo a cura di Vittorio Alessandro
Sironi, tratto dal libro “Niguarda
un ospedale per l’uomo nel nuovo
millennio”
quindici
Salute al femminile
Ospedali in rosa, una menzione d’onore per Niguarda
A
nche per il biennio 2014-2015
il Niguarda si è aggiudicato
il
massimo
punteggio
nell’ambito di questa sorta di “guida
agli ospedali in rosa”, più una menzione
d’onore per aver ottenuto la valutazione
di massima vicinanza alla salute della
donna per 8 anni consecutivi.
La presenza di specialità cliniche
dedicate alle principali patologie di
interesse femminile e appropriatezza
dei percorsi diagnostico-terapeutici:
sono questi i criteri di valutazione
che consentono agli ospedali di
ottenere uno, due o tre “Bollini
Rosa”, il riconoscimento che
l’Osservatorio Nazionale sulla salute
della Donna (O.N.Da) attribuisce alle
strutture attente alla salute femminile.
L’impegno dell’ospedale sul fronte
delle malattie femminili è dimostrato
anche dallo sviluppo di servizi, strutture
e reparti con un’assistenza particolare
alle donne: dal reparto di ginecologia
con il centro sterilità e riproduzione
assistita, al trattamento integrato
chirurgico e radio-chemioterapico
delleneoplasie genitali femminili,
al centro di riferimento per le
patologie ostetriche e neonatali.
L’elenco continua con il trattamento
di malattie particolari per le donne
con problemi cardiologici in
pazienti trapiantate, con patologie
autoimmuni,
dismetaboliche
in
gravidanza, affette da sclerosi multipla,
con patologie reumatologiche e tanto
altro ancora.
Niguarda nel mondo
Slatina-Niguarda, la collaborazione continua
La firma dell’accordo a Bucarest alla presenza del vice-Ministro alla Sanità rumena Raed Arafat (al
centro): M. Trivelli, Commissario Straordinario Niguarda, (terzo da destra) e G. Genduso, Direttore
Sanitario (secondo da destra).
Collaborazioni internazionali
S
Da Niguarda a Pristina
per la cardiochirurgia pediatrica
ono stati effettuati i primi due
interventi di cardiochirurgia
pediatrica nell’Istituto Clinico
Universitario di Pristina nel Kosovo.
Per questo paese si è trattato di un
evento storico: fino ad ora, infatti,
non esistevano centri pubblici di
cardiochirurgia. Il progetto è stato
realizzato grazie alla collaborazione
del Ministero della Sanità Kosovaro
e la Cooperazione Internazionale
Italiana attraverso il Ministero
della Salute e l’Ambasciata Italiana
a Pristina, che si sono rivolti al
Niguarda per la start up della
struttura. Per questi primi due
interventi sono arrivati dal nostro
Ospedale Stefano Marianeschi,
Responsabile della Cardiochirurgia Pediatrica, il perfusionista Cosimo
Popolizio e la strumentista Gijni Arta. L’obiettivo è quello di trasferire
gradualmente al personale locale le conoscenze per poter portare avanti
l’attività del reparto da soli.
CRAL
D
Tesseramento 2014
al 7 gennaio 2014 si apre la campagna-tesseramento per chi
vuole diventare socio C.R.A.L.; sul sito C.R.A.L. (www.
cralniguarda.com) sono, inoltre, pubblicate tutte le iniziative/
attività/convenzioni a cui possono partecipare con prezzi scontati tutti
i soci.
C.R.A.L.
Area Centro-Padiglione 10
tel. 02.6444.3236,
da lunedì a venerdì
dalle 10.00 alle 16.00
www.cralniguarda.it
Vuoi ricevere il Giornale di Niguarda?
B
asta mandarci una mail e specificare il tuo
nome, cognome e l’indirizzo a cui recapitare il
giornale. Sarai inserito nella lista degli abbonati
e riceverai gratuitamente a casa il nostro periodico.
[email protected]
News
Antibiotici: quando diventano un rischio
per la salute
P
er molti decenni, gli
antibiotici hanno curato
infezioni
potenzialmente
letali. Negli ultimi anni, però, un
loro uso non corretto ha provocato
lo sviluppo e la diffusione di
batteri resistenti: questo vuol dire che
gli antibiotici non sono più efficaci e la
malattia può protrarsi più a lungo o persino
aggravarsi. Dall’ECDC (European Centre
for Disease Prevention and Control) è stata
indetta lo scorso 18 novembre una giornata
per sensibilizzare l’opinione
pubblica. I dati più recenti, infatti,
confermano che gli antibiotici
stanno perdendo efficacia ad un
ritmo impensabile solo 5 anni fa e
l’allarme lanciato è molto chiaro: se
continueremo ad usarli con le stesse modalità
di oggi, l’Europa potrebbe tornare all’epoca
in cui questi farmaci non esistevano, quando
ammalarsi di una comune infezione batterica
come la polmonite equivaleva ad una
sentenza di morte.
Gli antibiotici vanno presi in modo responsabile:
- Nei batteri gli antibiotici inducono resistenza agli antibiotici stessi, pertanto è importante
prenderli solo quando sono necessari e in modo corretto.
- Vanno usati solo se prescritto dal medico e seguendo le sue indicazioni sulle modalità d’impiego;
questo per far sì che gli antibiotici continuino ad essere efficaci anche in futuro.
- Se non utilizzati non vanno conservati, ma smaltiti secondo le modalità previste (chiedere al
farmacista).
Per approfondimenti: http://antibiotic.ecdc.europa.eu
Salute Mentale
Un tutor per “ritrovarsi” in città
In 10 anni di Piano Urbano oltre 400 pazienti seguiti
U
tilizzare la città e suoi ambienti come setting terapeutico:
è questa l’idea alla base del “Piano Urbano”, un progetto
di riabilitazione psicosociale rivolto a persone con
disturbi psichici gravi e alle loro famiglie che ha preso le mosse
dal Niguarda nel 2003.
Il Piano nel corso degli anni si è consolidato e si è allargato a tutte
le aziende ospedaliere milanesi attraverso i loro CPS (Centri PsicoSociali) e oggi è coordinato e gestito da un gruppo di cooperative.
“In questi 10 anni di attività sono stati più di 400 i pazienti che hanno beneficiato del programma.
Questo tipo di intervento riabilitativo è per quei casi che normalmente non riescono o non vogliono
accedere ai servizi, attraverso visite domiciliari- spiega Antonino Guerrini ex Direttore del
Dipartimento di Salute Mentale di Niguarda e responsabile scientifico del progetto-.”
Il “Piano Urbano” prevede che ogni utente venga affiancato da un operatore che diviene la sua
principale figura di riferimento, una sorta di tutor che lo accompagna alla riscoperta della città e
delle relazioni sociali. In tutti questi anni di attività l’equipe, composta da psicologi, infermieri,
educatori, assistenti sociali è andata alla ricerca dei malati più difficili, quelli che si nascondono in
casa, asserragliati in un isolamento che spesso grava sul resto della famiglia. “La novità della cura
territoriale usa la città come laboratorio di riabilitazione e gli operatori conquistano la fiducia dei
pazienti utilizzando i luoghi come un bar, un cinema, la piscina, una pizzeria, per ristabilire un circuito
di relazioni normali- conclude Guerrini-”.
News dall’Ospedale
E
’ stato rinnovato l’accordo che prolunga la collaborazione tra il Niguarda e l’ospedale rumeno di
Slatina. Dal 2008, grazie al sostegno di Pirelli, i medici e gli infermieri dell’ospedale rumeno, infatti,
partecipano a un programma di formazione professionale coordinato dagli specialisti italiani. Le nuove
aree d’interesse al centro della collaborazione, estesa per i prossimi 3 anni, saranno l’Oncologia e la Pediatria.
Nel segno degli ottimi risultati avuti fino ad oggi, proseguirà anche la formazione nell’ambito della Medicina
d’Urgenza. Dal 2008 a oggi sono 200, tra medici e infermieri, i partecipanti che hanno aderito al programma
di aggiornamento professionale.
Scarica

Finiti i lavori per il Blocco Nord