MASTER IN SCIENZE DELLA PREVENZIONE MSP-ASPP ADVANCED SCHOOL OF PREVENTION AND HEALTH PROMOTION Maura Ferrari Bravo UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE “A. AVOGADRO” Dipartimento di Medicina Traslazionale in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore e Università di Milano Bicocca MASTER IN SCIENZE DELLA PREVENZIONE MSP-ASPP ADVANCED SCHOOL OF PREVENTION AND HEALTH PROMOTION Prevenzione della patologia cerebrovascolare nell’ASL 4 Chiavarese attraverso interventi di prevenzione orientati all’attività fisica Maura Ferrari Bravo Anno accademico 2012-2013 Indice Abstract pag 1 1. Introduzione 1.1 Cosa si sa 1.2 Quesiti aperti 2. Materiale e metodi pag 3 2.1 Ricerca delle attuali conoscenze sulla patologia 2.1.1 Analisi della sopravvivenza 2.1.2 Stima Disabilità residua (DALY) 2.2 Identificazione dei fattori di rischio e dei fattori protettivi 2.2.1 Questionario consapevolezza ictus 2.3 Costruzione delle relazioni tra attività fisica, fattori di rischio ed ictus 2.4 Valutazione dei fattori che influenzano le scelte sull’attività fisica pag 9 3. Risultati 3.1 Sopravvivenza al primo evento cerebrovascolare 3. 2 Disabilità residua (DALY) 3.3 Fattori di rischio della patologia cerebrovascolare 3.4 Consapevolezza fattori di rischio e sintomi Ictus 3.5 Relazione tra attività fisica, fattori di rischio ed ictus 3.5.1 Attività fisica e patologia cerebrovascolare 3.5.2 Attività fisica e fattori di rischio intermedi Ipertensione Obesità Diabete tipo II Dislipidemia Stress Cronico 3.6 Che cosa influenza l’attività fisica 3.7 Prescrizione attività fisica (FAR ®) 3.8 La giura dei cittadini 4. Discussione 5. Conclusioni 6. Ringraziamenti e Collaborazioni 7. Allegati 8. Note ed abbreviazioni 9. Bibliografia pag 24 pag 28 pag I pag II pag XIII pag XV Abstract Introduzione Nei sistemi sanitari pubblici il problema di individuare le azioni efficaci in relazione alle priorità di salute è diventato una questione chiave, sia a livello centrale che decentrato. Le risposte a questo problema sono state affrontate sia in ambito epidemiologico, sia nella strutturazione di metodi di progettazione che nella formulazione delle linee guida delle società scientifiche. Il nuovo Piano Nazionale della prevenzione 2014-2018 prevede degli obiettivi macro di riduzione della prevalenza e mortalità prematura delle patologie cardio-cerebrovascolari ed il Global Burden of Disease study ha recentemente classificato l’inattività fisica come il quinto fattore leader nella genesi di malattia e come uno dei fattori di rischio modificabili. L’obiettivo di questa tesi è quello di delineare un modello logico-riproducibile che permetta, attraverso la ricostruzione quali-quantitativa della storia naturale della patologia cerebrovascolare, l’identificazione comparata degli interventi di prevenzione basati sull’attività fisica, di provata efficacia ed orientati al cittadino, in grado di ridurre l’impatto della patologia nell’ASL 4 Chiavarese. Materiale e metodi Per rispondere all’obiettivo è stato creato un diagramma di flusso in grado di collegare la patologia cerebrovascolare e gli interventi di prevenzione basati sull’attività fisica: 1. Ricerca delle attuali conoscenze sulla patologia 2. Costruzione del diagramma della storia naturale della patologia 3. Identificazione dei fattori di rischio e dei fattori protettivi nei confronti della malattia 4. Costruzione delle relazioni tra attività fisica, fattori di rischio ed ictus 5. Definizione tra strategie di prevenzione e confronto tra interventi Risultati Nella ASL 4 Chiavarese la patologia cerebrovascolare è in declino come mortalità, gli anni di vita persi sono passati da 1715 in media ogni anno (anni 1992-1996) a 1485 (anni 2002-2006), mentre i casi di ricovero, considerati come proxi della patologia incidente, sono in aumento nelle donne over 80 enni e stabili negli altri casi con un trend in lieve aumento non significativo. Ad un anno sopravvive il 66% dei soggetti ricoverati per primo evento cerebrovascolare (ictus ischemico ed emorragico) e si stima che vengano persi in media 683 anni di vita per disabilità dei quali il 57% sono per disabilità grave. Per la patologia cerebrovascolare i fattori di rischio sono stati individuati e per la maggioranza di essi sussiste una chiara evidenza scientifica di reversibilità (oltre all’età al sesso ed alla familiarità). Tra questi fattori di rischio quelli che impattano maggiormente sulla malattia sono l’ipertensione arteriosa (PAR ASL4 Chiavarese 26,5%), l’inattività fisica (PAR ASL4 Chiavarese 26,3%) ed il fumo di sigaretta (PAR ASL4 Chiavarese 20%). La consapevolezza nella popolazione che frequenta i corsi AFA sui fattori in grado di aumentare il rischio di stroke è buona per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa (93%), è bassa per il fumo di sigaretta (68%) ed è insufficiente per la sedentarietà (46%). Per l’attività fisica, intesa nei suoi diversi livelli ovvero Livello 1 (sedentarietà), Livello 2 (attività fisica insufficiente), Livello 3 (attività fisica sufficiente), sono state trovate forti evidenze di correlazione sia con i fattori di rischio intermedi quali ipertensione, obesità, diabete tipo II, dislipidemia e stress, sia con la patologia cerebrovascolare, diventando un fattore di rischio diretto per la patologia cerebrovascolare e per i fattori di rischio intermedi, un approccio terapeutico per i fattori di rischio intermedi e un approccio riabilitativo per la patologia cerebrovascolare . La valutazione di quali soggetti a rischio trattare può essere fatta individuando il target che beneficerebbe maggiormente dell’intervento oppure il livello di rischio responsabile della maggior parte della malattia (soggetti a basso rischio: strategia di popolazione) Nel primo caso è possibile ipotizzare un intervento basato sulla prescrizione dell’attività fisica sia nei soggetti a rischio che come approccio terapeutico e preventivo di recidiva; nel secondo caso viene proposto un modello partecipato basato sulla giuria dei cittadini a cui presentare le conoscenze sull’efficacia delle scelte di policy. Conclusione “It is better to be healthy than ill or dead. That is the beginning and the end of the only real argument for preventive medicine. It is sufficient”. Mantenendo il razionale espresso da Goeffrey Rose si può prospettare un nuovo ruolo alla medicina preventiva: quello di fornire evidenze e supporto valutativo ai contenuti che la società si sente in grado di perseguire nell’ottica del bene comune. Già da subito si potrebbe provvedere alla ricerca delle prove di efficacia rispetto agli interventi di prevenzione in atto ed alla valutazione di impatto delle politiche e strategie preventive. Per poter incidere sui problemi di salute si rende necessaria l’integrazione dei tradizionali approcci di prevenzione primaria, secondaria e terziaria e l’attività fisica nel caso della patologia cerebrovascolare possiede evidenze scientifiche in almeno due dei tre gli ambiti. 1. Introduzione Nei sistemi sanitari pubblici il problema di individuare le azioni efficaci in relazione alle priorità di salute è diventato una questione chiave sia a livello centrale che decentrato. Il dibattito non è più solo la valutazione della “forza” e del livello di “confidenza” delle “raccomandazioni”, tipiche dell’approccio illuminista o positivista, ma viene richiesta una valutazione degli esiti e delle azioni in relazione alle capacità di salute (Health Literacy(40)) dell’individuo, della società e dell’ambiente lavorativo in cui si opera. Ai luminosi orizzonti tecnologici che le scienze mediche offrono alla prevenzione, alla diagnosi ed alla terapia si contrappone oggi l’impossibilità di garantire tutto a tutti e bene. Nella logica che lega l’azione all’outcome di salute diventano variabili dipendenti anche le risorse a disposizione, la maturità di sistema, la tutela delle fasce deboli e la volontà del cittadino. 1.1 Cosa si sa Le risposte a questo problema sono state affrontate sia in ambito epidemiologico, sia nella strutturazione di metodi di progettazione che nella formulazione delle linee guida delle società scientifiche. • A causa del forte legame tra la transizione demografica e la transizione epidemiologica delle malattie che rileva l’effetto della popolazione anziana sulle patologie cronico degenerative e in particolare sulla disabilità residua, sono andatisi strutturando una serie di indicatori complessi espliciti e parametrici come il DALY che permettono di valutare l’impatto delle singole patologie (Burden of Desease ) in relazione al valore sociale del tempo vissuto nelle diverse età, superando le valutazioni mono dimensionali di morbosità e mortalità (4). • Il movimento orientato alle iniziative di Sanità Pubblica basate su prove di efficacia, Evidence Based Prevention (EBP), ha stimolato l’avvio di una progettazione sanitaria inserita all’interno di un modello logico (“logical framework”) capace di illustrare i collegamenti tra i determinanti sociali, ambientali e biologici sul flusso che lega il cittadino, i potenziali interventi e gli outcome indicandone contemporaneamente la rilevanza scientifica e la quantificazione epidemiologica(1). • La necessità del coinvolgimento attivo delle persone nel prendersi cura del proprio percorso di salute e di gestione delle cure ha portato alla formulazione di un metodo di gradazione linee guida (metodo GRADE) che prevede il coinvolgimento strutturato del cittadino nella formulazione dei quesiti relativi alla salute, nella scelta degli esiti (outcome) di interesse, nella graduazione della loro importanza, nella valutazione delle prove (inclusa la letteratura grigia) in un contesto di integrazione di valori, preferenze ed evidenze(2). -1- A livello locale l’applicazione degli indicatori complessi si è concretizzata con l’analisi dei fenomeni demografici relativa alle dinamiche evolutive della popolazione “residente” ed alla stima dell’indicatore “anni di vita persi” (Years Life Lost YLL) dai quali si evince che la struttura demografica ASL 4 chiavarese è fortemente sbilanciata verso la fascia anziana e che il maggior carico di anni di vita persi è riconducibile al gruppo delle patologie cerebrovascolari nelle donne mentre negli uomini è costituito dal gruppo delle patologie cardiovascolari (vedi Allegato n.1). Sempre a livello locale nella logica della quantificazione dei bisogni di salute sono a regime i sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI d’Argento che permettono di rilevare cambiamenti degli stili di vita ed in particolare attività fisica, abitudini alimentari e fumo di sigaretta. 1.2 Quesiti aperti Il nuovo Piano Nazionale della prevenzione 2014-2018 prevede all’interno dell’area “stili di vita malattie croniche e disabilità in tutte le fasi della vita” degli obiettivi macro di riduzione della prevalenza e mortalità prematura delle patologie croniche non trasmissibili tra cui le malattie cardio-cerebrovascolari, di lotta alla sedentarietà e di sorveglianze di popolazione in un’ottica di obiettivi e strategie evidence based centrate sulle popolazioni e gli individui. Il Global Burden of Disease study ha recentemente classificato l’inattività fisica come il quinto fattore leader nella genesi di malattia in Europa occidentale, e come uno dei fattori di rischio modificabili insieme al fumo di sigaretta(3). Allo stato attuale sarebbe utile arrivare alla definizione di un modello operativo che, facendo seguito alle analisi delle priorità stabilite in ambito nazionale, regionale o aziendale, permetta di concretizzare a livello locale progetti, interventi ed azioni di prevenzione efficaci, riconducibili a stime di impatto sulla malattia e strutturate in base alle risorse professionali, organizzative ed etiche tipiche sia del contesto lavorativo che del territorio. L’obiettivo di questa tesi è quello di delineare un modello logico-riproducibile che permetta, attraverso la ricostruzione quali-quantitativa della storia naturale della patologia cerebrovascolare, l’identificazione comparata degli interventi di prevenzione basati sull’attività fisica, di provata efficacia ed orientati al cittadino, in grado di ridurre l’impatto della patologia nell’ASL 4 Chiavarese. • Obiettivo: riduzione dell’impatto della patologia cerebrovascolare • Popolazione riferimento: nella popolazione residente nell’ASL 4 chiavarese • Intervento: attraverso interventi di prevenzione sull’attività fisica strutturati all’interno di un modello logico-riproducibile orientati al cittadino ed ancorati alle risorse locali • Confronto: confronto tra ipotesi di prevenzione -2- 2. Materiale e metodi Il primo passo procedurale è stato quello della costruzione di un diagramma di flusso suddiviso in fasi operative identificate ciascuna da un obiettivo, una metodologia di analisi ed un’aoutput in grado di collegare la patologia cerebrovascolare e gli interventi di prevenzione basati sull’attività fisica. Fase Obiettivo Metodo 0utput Ricerca delle attuali conoscenze sulla patologia •Analisi letteratura •Stima YLL e Disabilità •Analisi sopravvivenza post ricovero Definizione patologia Incidenza e prevalenza mortalità e disabilità Curva Kapaln - Meier Costruzione del diagramma della storia naturale della patologia •Standardizzazione indiretta Creazione diagramma di flusso e stima del DALY •Analisi della letteratura Identificazione dei fattori •Stima fattori di rischio locali di rischio e dei fattori • Implementazione modulo protettivi nei confronti Ictus sulla sorveglianza della malattia PASSI Costruzione di una tabella dei fattori di rischio Ictus con RR, RAP, Consapevolezza sintomi e fattori di rischio ictus Costruzione delle relazioni tra attività fisica, fattori di rischio ed ictus •Analisi della letteratura •Stima FA attività fisica •Ricerca plausibilità biologica Creazione modello di relazioni basate sull’attività fisica con Forza dell’associazione Valutazione dei fattori che influenzano le scelte sull’attività fisica Analisi letteratura Creazione di una tabella di correlazione Strategie di prevenzione Analisi letteratura tra efficacia interventi soggetti a rischio e di popolazione Stima effetti dell’impatto preventivo degli interventi e scelta della strategia Definizione interventi Analisi letteratura Prescrizione attività fisica la giuria dei cittadini 2.1 Ricerca delle attuali conoscenze sulla patologia La ricerca della bibliografia sulla patologia cerebrovascolare è stato svolta da un medico specialista in neurologia che ha selezionato gli articoli più recenti e le linee guida aggiornate sulla patologia cerebrovascolare su i suoi fattori di rischio e sugli interventi preventivi correlati -3- 2.1.1 Analisi della sopravvivenza post ricovero e trend dei ricoveri Per valutare l’impatto della patologia cerebrovascolare all’interno del territorio della ASL 4 Chiavarese è stata effettuata un’indagine ecologica utilizzando l’anagrafe sanitaria (data decesso) ed i flussi derivanti dalle schede di dimissione ospedaliera in particolare dalle diagnosi di ricovero. Partendo dalla definizione di ictus del WHO, sono stati estratti i primi casi di ricovero per stroke dei soggetti residenti dagli anni 2003 al 2009 che nella diagnosi principale/secondaria presentavano i codici ICD IX CM 430 (Emorragia sub aracnoidea), 431 (Emorragia cerebrale), 433-434 (Ictus Ischemico). Il record è stato incrociato con l’anagrafe sanitaria riportando l’eventuale decesso per qualsiasi causa. L’osservazione dei casi è stata troncata al 31.12.2012 (right censored) per i residenti e per i non residenti alla data di dimissione. La sopravvivenza a 30 giorni, all’anno, ed ai nove anni è stata valutata con il metodo attuariale che, attraverso la costruzione di tavole di sopravvivenza, permette di stimare sia la probabilità condizionata di sopravvivere al singolo intervallo di tempo che quella cumulativa (Allegato n.2). La rappresentazione grafica della probabilità di sopravvivenza suddivisa per tipologia di ictus (ischemico od emorragico) è stata ottenuta con il metodo non parametrico di Kaplan-Meier. Per la stima del rischio di morire e il livello di significatività è stato utilizzata l’analisi di Cox, corretta post hoc per i confondenti generici quali il sesso e classe di età. La bontà di adattamento del modello è stata valutata con il test Anova. La significatività del trend del numero dei ricoveri per anno è stata stimata con l’analisi della regressione negli uomini e nelle donne rispettivamente sopra e sotto gli 80 anni. I test statistici sono stati eseguiti con il software R-Project version 2.13.2. 2.1.2 Stima Disabilità residua (DALY) La necessità di valutare l’impatto delle patologie cronico degenerative sulla salute della popolazione ha spinto il WHO nel suo Burden disease study(4) a creare un indicatore chiamato DALY (Disability Adjusted Life Years), che mette in risalto gli anni di vita persi per mortalità (YLL) e gli anni di vita persi per disabilità (YLD), quest’ultima considerata nei suoi diversi aspetti (problemi motori, problemi psichici e dolore). Il DALY è traducibile in italiano come “anni di vita persi aggiustati per disabilità”, dove “persi” rappresenta quanti anni un individuo avrebbe potuto vivere ancora rispetto ad uno standard, ed “aggiustati per disabilità” sta a significare una pesatura degli anni di vita persi secondo una scala di disabilità riferita ad ogni singola patologia, che può variare tra zero ed uno, dove zero è salute perfetta (nessun anno perso) ed uno sta per il decesso. -4- Tale indicatore, poiché consente una pesatura anche sul valore sociale del tipo di disabilità e dell’età in cui avviene il decesso o la disabilità, permetterebbe di stabilire nei sistemi sanitari pubblici le priorità di programmazione. Per calcolare il DALY relativo alla patologia cerebrovascolare nel territorio dell’ASL 4 Chiavarese sono stati valutati gli anni di vita persi per mortalità (Passi Rapporto ASL 4 Chiavarese 20072008-2009 vedi allegato 2) e sono stati stimati gli anni di vita persi per disabilità (valutata con FIM Score) attraverso il metodo della standardizzazione indiretta. Partendo dalla popolazione residente nel territorio al 1° gennaio 2011 ed applicando le frequenze di occorrenza della patologia cerebrovascolare (incidenza e disabilità pesata) per fascia di età pubblicate nel dettaglio dal registro del Friuli Venezia Giulia(5) (vedi allegato 3- algoritmo di calcolo disabilità) sono state stimate le frequenze attese nel nostro territorio. La definizione della patologia cerebrovascolare in questo caso è stata intesa con il suo termine generico che comprende diversi disturbi della vascolarizzazione del cervello che nella classificazione internazionale dei Malattie (ICD IX CM) sono indicati con i codici dal 430 al 438 includendo anche i casi definiti come “altre vasculopatie ischemiche cerebrali generalizzate” (codice ICD IX CM 4371) che nell’analisi della sopravvivenza sono stati esclusi per l’estrema generalizzazione dei casi clinici che vi ricadono. L’assunto che la differenza tra i tassi grezzi di ricovero per patologia cerebrovascolare del nostro territorio e quella delle diverse realtà italiane è imputabile alla sola struttura demografica è stata verificata nello stato di Salute ASL 4 Chiavarese seconda edizione 2007(6). 2.2 Identificazione dei fattori di rischio e dei fattori protettivi nei confronti della malattia Il modello deterministico di relazione causa effetto, dove la causa(7) risulta essere l’agente necessario e sufficiente dell’effetto patologico, viene messo in discussione dalle malattie cronico degenerative. La relazione tra individuo/popolazione e fattori di rischio di malattia(8) è di fatto di tipo probabilistico e l’esposizione ad un determinato fattore non causa necessariamente la malattia ma aumenta (o dimuniusce) la probabilità di contrarla. Per contro l’assenza di esposizione non implica necessariamente l’assenza della malattia. Le cause delle malattie sono perlopiù multiple e le relazioni tra i fattori di rischio, che vanno a costituire la rete casuale, non sempre hanno tra loro effetti lineari di addizione o sottrazione. Per la costruzione della rete dei nessi casuali che portano alla patologia cerebrovascolare l’analisi della bibliografia è stata effettuata selezionando per i singoli fattori di rischio individuati i seguenti indicatori: -5- • la Prevalenza rilevata sia nella pubblicazione di origine che nella realtà locale stimata tramite la sorveglianza PASSI (definita nelle formule come P fattore di rischo asl4) • la Proporzione Attribuibile (PA) del singolo fattore di rischio nella popolazione affetta da ictus che esprime i casi attribuibili all’esposizione sul totale dei casi osservato nella popolazione. • il Rischio Relativo o l’Odds Ratio che sprimono la forza dell’associazione rispettivamente negli studi longitudinali e negli studi caso cantrollo attraverso il confronto delle frequenze di occorrenza della patologia cerebrovascolare tra popolazione esposta e non esposta al fattore di rischio. Mentre il rischio relativo è generalizzabile al confronto tra esposti al fattore di rischio e non esposti (stimato negli studi longitudinali), la PA per la popolazione residente nell’ASL 4 è una funzione dipendente dalla prevalenza dei singoli fattori di rischio espressi localmente. Il calcolo della proporzione attribuibile nella popolazione dell’ASL 4 Chiavarese per singolo fattore espresso in percentuale di Leving è: PAasl4 = P fattore di rischo asl4 (RR-1) P fattore di rischo asl4 (RR-1) +1 Può accadere quindi che fattori che comportano un modesto aumento del rischio di sviluppare malattia (come ad esempio il fumo passivo) a causa dell’elevato numero di persone esposte (Prevalenza elevata) determinano un impatto elevato sulla malattia (proporzione attribuibile). 2.2.1 Questionario consapevolezza ictus Per quantificare le conoscenze dei residenti nel territorio sui fattori di rischio, sulle loro capacità di riconoscere i sintomi che possono essere causati da un accidente cerebrovascolare e sulle azioni da mettere in atto, è stato sperimentato un questionario focalizzato su 3 core tematici (vedi allegato n. 4). Il questionario è stato somministrati all’interno della sorveglianza PASSI a partire da marzo 2013 (sorveglianza ancora in corso) e ad una popolazione non randomizzata di circa 500 cittadini residenti di età superiore ai 45 anni che frequentano i 43 corsi AFA (attività fisica adattata) attivati presso 10 palestre dell’ASL 4 Chiavarese. 2.3 Costruzione delle relazioni tra attività fisica, fattori di rischio ed ictus L’OMS nel suo rapporto globale “Prevenire le malattie croniche un investimento vitale” (9) , pubblicato nel 2005 nel definire i fattori di rischio delle principali malattie croniche ha messo in relazione i principali fattori di rischio comportamentali modificabili con i fattori di rischio intermedi e quelli socio economici (Figura 1). Questo tipo di schematizzazione permette di identificare aree di intervento diverse ed in particolare quella sui soggetti a rischio per la presenza di fattori di rischio intermedi che di solito ricadono nell’area di attività del medico di medicina generale e quella dei soggetti con comportamenti a -6- rischio che ricadono in un’area di attività socio-sanitaria in cui il comportamento sociale esercita una influenza causale sulla salute e sulla malattia. Figura 1 - Cause delle malattie croniche: fattori di rischio comuni modificabili (9) Tale percorso logico deduttivo è stato utilizzato per individuare le relazioni tra i diversi livelli di attività fisica (AF) Livello_1 (sedentarietà), Livello_2 (attività fisica insufficiente), Livello_3 (attività fisica sufficiente), con i fattori di rischio intermedi e con la patologia cerebrovascolare. La ricerca bibliografica, svolta da un medico specialista in medicina dello sport e da un medico neurologo, si è focalizzata nel dare evidenza alle relazioni individuate attraverso la valutazione della: • Frazione Attribuibile all’inattiva fisica/sedentarietà dei fattori di rischio intermedi • Effetti dell’attività fisica sulla prevenzione dei fattori di rischio intermedi • Plausibilità biologica dell’interazione evidenziata laddove manchino le evidenze. 2.4 Valutazione dei fattori che influenzano le scelte sull’attività fisica La comprensione dei determinanti legati al comportamento “ginnico” o meglio incline all’attività fisica è essenziale per pianificare interventi di salute pubblica. Diversi studi sono stati fatti per valutare i fattori individuali correlati con l’attività fisica come l’età, il sesso, lo stato di salute, il senso di self efficacy e la motivazione. Di fatto risulta che nella vita reale molti fattori influiscono sullo svolgimento dell’attività fisica (Figura 2.0) e lo SLOTH model (sleep, leisure-time, occupation, transportation, and home-based activities) ne delinea i principali domini(10) e correlazioni. Tali aree sono state utilizzate in questa tesi per creare una tabella di correlazione tra le 5 classi di macrocategorie di fattori (biologico - demografici, psicosociali, culturali, comportamentali ed ambientali) e l’attività fisica in tutte le età. -7- Figura 2.0 - Modello ecologico adattato per i determinanti dell’inattività fisica (Lancet 2010 (11)) Partendo dal frame work logico dei problemi e delle proposte di soluzione circa l’implementazione dell’attività fisica costruito durante un brainstorming dei partecipanti al master ASPP (vedi figura 2.1) si possono delineare due tipi di macro aree di azione che saranno sviluppate in questa tesi: • attività implementabili dai singoli medici: approccio soggetti a rischio • interventi di politica distrettuale integrata con interventi di condivisione di obiettivi con i portatori di interesse individuati con metodo partecipato quale la giuria dei cittadini. Figura 2.1 - Frame work logico dei problemi e delle proposte di soluzione Prezzi Aree verdi Infrastrutture sportive disponibilità Influenza dei pari Influenza famiglia Modelli scuola sanità Pressione sociale Inattività F. Attività F. Interventi di popolazione -Tv - Radio -Giornali -Cartelli pubb. -Poster -Opuscoli Pubblicità Mantenimento Interv. individuali e di gruppo Interventi collettivi Luoghi di Lavoro Interventi Organizzativi scuole Interventi individuali MMG/PLS Interv. Strutturali e di policy infrastrutture servizi Sicurezza stradale Med. Competenti Creazione gruppi Altre figure: FKT .. -8- 3. Risultati La patologia cerebrovascolare rappresenta un gruppo eterogeneo di malattie causate da un disturbo circolatorio (ischemico od emorragico) a livello encefalico, di cui l’Ictus rappresenta la categoria diagnostica principale. L’ictus o stroke è definito, secondo i criteri del WHO, come “improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale delle funzioni cerebrali di durata superiore alle 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale”. L’ictus è la terza più comune causa di mortalità nel mondo sviluppato, e la causa neurologica più frequente di disabilità con un rilevante impatto clinico emozionale e socio economico per i pazienti(12). Il Tasso di incidenza dell’ictus è età specifico ed aumenta progressivamente ad ogni decade di età. Pertanto, nonostante il trend in calo dei decessi e dei casi incidenti di stroke sotto i 65 anni (13) , si stima che la transizione demografica mondiale produrrà entro il 2020 un aumento dei casi complessivi di ictus e di anni di salute persi. Anche per i residenti nell’ASL 4 Chiavarese è possibile confermare il trend in calo della mortalità per la patologia cerebrovascolare (vedi Allegato n. 1). 3.1 Sopravvivenza al primo evento cerebrovascolare L’analisi dei ricoveri dei residenti nel nostro territorio per patologia cerebrovascolare permette l’osservazione del 92% dei casi di ictus(14) e può essere considerata come valore proxi (sottostimato) dell’ incidenza dell’ictus nell’ASL 4. In media, nel nostro presidio ospedaliero, vengono trattati per patologia cerebrovascolare circa 330 soggetti all’anno di cui sono residenti in media circa l’87% dei casi. L’ictus ischemico rappresenta l’80% dei ricoveri per accidenti cerebrovascolari, seguito dall’emorragia intraparenchimale (19%) e dall’emorragia sub aracnoidea. Su un totale di 3002 soggetti ricoverati per primo evento cerebrovascolare a partire dal marzo 2004 a distanza di 9 anni risultano decedute 1414 persone di cui 924 nel primo -9- anno (31 casi ogni 100 ricoveri). Tabella 1 – tavola sopravvivenza patologia cerebrovascolare ASL 4 Chiavrese. A 30 giorni dalla data del ricovero tt 30gg 1 2 3 4 5 6 7 8 9 sopravvive censored P|evento P|surv cumulata circa l’87% dei n failure 3002 493 288 17% 83% 83% 2221 431 244 21% 79% 66% 1546 152 230 11% 89% 59% un ictus ischemico ed il 67% di 1164 121 197 11% 89% 52% coloro 846 95 142 12% 88% 46% 609 53 153 10% 90% 41% 403 31 98 9% 91% 38% Tale andamento, riflette quello 274 20 100 9% 91% 34% riportato in letteratura ed in 154 14 71 12% 88% 30% 69 4 65 11% 89% 27% soggetti a cui è stato diagnosticato che hanno avuto un episodio emorragico (Figura 3) particolare la valutazione della sopravvivenza dopo un primo episodio cerebrovascolare condotta in Australia su 251 casi ha evidenziato un valore del case fatality a 30 giorni pari a 22 casi ogni 100 (CI95 17-28) e di 36 casi ogni 100 (CI95 26-37) ad un anno dall’evento(15). Il 50% dei casi di patologia cerebrovascolare avviene sotto gli 81 anni nelle donne e al di sotto dei 75 anni negli uomini. L’analisi di trend dei ricoveri dal 2005 evidenzia un aumento significativo dei casi di ricovero per ictus nelle donne sopra gli 80 anni (circa sette casi in più all’anno). Negli uomini e nelle donne sotto gli 80 anni il trend è in leggero aumento non significativo. 3. 2 Disabilità residua (DALY) vedi allegato 3 Nella ASL 4 Chiavarese si stima che ogni anno a causa della patologia cerebrovascolare vengano persi complessivamente 808 anni a causa di disabilità e decesso negli uomini e 1360 nelle donne. Di questi 1/3 sono dovuti ad anni vissuti con una disabiltà permanente di cui più della metà (57%) è grave (Figura 4). Figura 4- Costruzione diagramma della storia naturale patologia cerebrovascolare ASL 4 Chiavarese: DALY - 10 - 3.3 Fattori di rischio della patologia cerebrovascolare Per la patologia dovuta ad ictus esistono alcuni fattori di rischio modificabili (vedi tabella 2) ed altri non modificabili come ad esempio l’età, per cui dopo i 55 anni il rischio di ictus raddoppia ogni 10 anni(16) (vedi Tabella 3). Nella tabella 2 è riportata la stima della Proporzione Attribuibile (PA ASL 4) del singolo fattore di rischio nella popolazione affetta da ictus che esprime i casi attribuibili all’esposizione sul totale dei casi osservato nell’ASL 4 Chiavarese. Tabella 2 - Fattori di rischio modificabili per ictus ischemico: prevalenza, proporzione attribuibile (PA) e Rischio Relativo (RR) e prevalenza stimata nell’ASL 4 ogni 100 residenti (16) Prevalenza Prevalenz PA % PA% Fattore di rischio Riduzione rischio con trattamento % RR ASL 4 ASL4 a ogni 100 ipertensione 50 anni 20 40 4,0 30 35 3,0 60 anni 26,5 40 30 2,0 38 % 70 anni 18 (RR 3) 55 20 1,4 80 anni 90 anni 60 0 1,0 50% entro 1 anno. Dopo 5 anni 25 12-18 1,9 fumo 27,3 20 come nella popolazione generale 25 30 2,7 inattività fisica 21 26,3 12 – 20 17,9 1,75 - 2,37 obesità 18 16 0,88 (3-5 vs 3) 3-5 porzioni Nutrizione 6,5 0,72 (>5 vs 3) Frutta e verdura 49% ♦ OR 1,18 (1,07–1,30) Stress (17 18) ♦♦ OR 1,09 (0.98–1.21) alcool ≥ 5 drink die© diabete 2–5 7,3 contraccettivi orali (25 – 44 aa) terapia ormonale menopausa (50 – 74 aa) stenosi carotidea asintomatica 2-8 1,2-3 1,6 5-27 1,8-6 9,4 % 9% 2,3 1,4 2-7 2,0 5,6 ^ 5,6 3,3 4-22 riduzione rischio nei diabetici ipertesi con il controllo della pressione arteriosa. Non dimostrato beneficio con stretto controllo della glicemia. ≈ 50 % se endoaterectomia dislipidemia 25 15 2 ♂/♀ 55aa 27 – 32 % nei pz ad alto rischio colesterolo totale 25 10 1,5 – 2,5 ♂ Low HDL fibrillazione atriale (non valvolare) *** 50-59 anni 0,50 1,50 4 68 % (warfarin) 60-69 anni 1,80 2,80 2,6 21 % (ASA) 70-79 anni 4,80 9,90 3,3 80-89 anni 8,80 23,50 4,5 *** fattori di rischio della fibrillazione atriale: ipertensione, diabete, pregresso TIA/ictus, protesi valvolare cardiaca © Un drink è definito come 12 g di alcol, ovvero un bicchiere di vino, un bicchierino di grappa, ¼ di litro di birra. ^ più di 1/2 litro vino/die ♦ hazard ratio (HR) for each 1-SD increase in distress Adjusted for age, race, and sex, ♦♦ hazard ratio (HR) for each 1-SD increase in distress Adjusted for age, race, sex and stroke risk factors (Additional research is needed to examine pathways linking psychosocial distress to cerebrovascular disease risk). La sorveglianza PASSI effettuata su campione randomizzato di residenti nell’ASL 4 Chiavarese di età compresa tra i 18 ed i 65 anni di età permette di effettuare una valutazione degli stili di vita anche in relazione alle covariate sociali. - 11 - Tabella 3 - Fattori di rischio non modificabili per ictus ischemico: prevalenza e Rischio Relativo (RR) (16) Fattore di rischio Età sesso razza Prevalenza ictus ogni 100.000 Incidenza raddoppia ogni 10 anni dopo 55 anni Maschi 174 Femmine 122 Neri 233 Ispanici 196 Bianchi 93 storia familiare di ictus o TIA — RR — — RR storia materna: 1,4 (IC95 0,60-3,25) RR storia paterna: 2,4 (IC95 0,96-6,03) In particolare tra il 2008 ed il 2011 sono risultati sedentari, ovvero non fanno un lavoro pesante e non praticano alcuna attività fisica, 21 soggetti ogni 100 ed in particolare risultano svantaggiati i meno giovani (28%) e le persone con molte difficoltà economiche (29%). Hanno ricevuto il consiglio di fare regolare attività fisica 29 soggetti ogni 100 intervistati. Lo stile di vita sedentario si associa spesso ad altre condizioni di rischio; in particolare sono risultati sedentari: il 33% delle persone depresse (vs 20% nei non depressi), il 25% degli ipertesi (vs 20% nei non ipertesi) , il 25% delle persone in eccesso ponderale (vs 19% nei normopeso) ed il 24% dei fumatori (vs 20% nei non fumatori). 3.4 Consapevolezza fattori di rischio e sintomi Ictus Dai 485 questionari somministrati ai partecipanti all’Attività Fisica Adattata, è risultato che il 60% di coloro che avrebbero fatto la scelta corretta di chiamare il 118 (89%) avrebbe riconosciuto tra i 4 o 6 tra i sintomi più frequenti (vedi Figura 5 ) e che solo il 10% avrebbe riconosciuto correttamente sia i 6 sintomi corretti che i 5 definiti sbagliati. Figura 5 -Risultati questionario consapevolezza Ictus in partecipanti ai corsi AFA Il 93% degli intervistati è a conoscenza che l’ipertensione è un fattore di rischio per la patologia cerebrovascolare mentre solo il 46 % ed il 68 % degli intervistati riconosce che la sedentarietà ed il fumo di sigaretta possono risultare comportamenti a rischio. - 12 - 3.5 Relazione tra attività fisica, fattori di rischio ed ictus Qui di seguito viene proposto il percorso deduttivo che propone l’attività fisica come stile di vita determinante sia dei fattori di rischio intermedi che della patologia cerebrovascolare (vedi figura 6). Figura 6 - Modello della relazione tra attività fisica, fattori di rischio intermedi ed Ictus FA FRI effetti AF 5-13% Ipertensione ↓ 7-5 mmHg Attività IE Obesità Fisica RR 1.45 Diabete tipo II ↓58% (AF+dieta) (AF) ↑8% VLDL Dislipidemia IE ↑ 16% HDL Stress I C T U S FA: Frazione attribuibile del fattore di rischio all’inattività fisica/sedentarietà FRI: Fattori di rischio Intermedi IE: Insufficient Evidence Con questa metodologia descrittiva l’attività fisica (AF) intesa nei suoi diversi livelli ovvero Livello 1 (sedentarietà), Livello 2 (attività fisica insufficiente), Livello 3 (attività fisica sufficiente) diventa: • un fattore di rischio diretto per la patologia cerebrovascolare (AF Livello 1-2); • un fattore di rischio per i fattori di rischio intermedi (AF Livello 1-2); • un approccio terapeutico per i fattori di rischio intermedi (AF Livello 3); • un approccio riabilitativo per la patologia cerebrovascolare (AF Livello 3) 3.5.1 Attività fisica e patologia cerebrovascolare I risultati di una metanalisi (20) condotta su 30 pubblicazioni relative ad ictus ischemico a partire dal 1990 hanno evidenziato che l’inattività fisica contribuisce all’11% del Burden of Disease di ictus ischemico con una piccola disuguaglianza tra maschi e femmine, dovuta in parte a differenze nel livello di esposizione e in parte alla diversa distribuzione degli eventi tra i due sessi. La stima del rischio relativo di stroke per i diversi gradi di attività fisica (dato corretto per i confondenti) è evidente per l’inattività fisica (1,53) ma non per il basso livello di attività fisica (vedi tabella 4). - 13 - In generale, gli studi dimostrano una diminuzione del rischio di ictus ischemico con livelli crescenti di attività fisica (20) , due studi suggeriscono un andamento ad U della curva di rischio (19) con grande variabilità di risultati. Tabella 4 - Sintesi della stima del rischio relativo di ictus ischemico, corretto per sesso ed età, per diversi livelli 20 di inattività fisica: level 1 (inactive) and level 2 (insufficiently active) exposure, by age and sex b 15–29 30–44 45–59 60–69 70–79 ≥80 1.53 1.53 1.53 1.53 1.38 1.24 WITH adjustment for measurement error Level 1 (inactive) Level 2 (insufficiently active) Females Males Females Males (1.31–1.79) 1.53 (1.31–1.79) 1.10 (0.89–1.37) 1.10 (0.89–1.37) (1.31–1.79) 1.53 (1.31–1.79) 1.10 (0.89–1.37) 1.10 (0.89–1.37) (1.31–1.79) 1.53 (1.31–1.79) 1.10 (0.89–1.37) 1.10 (0.89–1.37) (1.31–1.79) 1.53 (1.31–1.79) 1.10 (0.89–1.37) 1.10 (0.89–1.37) (1.18–1.60) 1.38 (1.18–1.60) 1.08 (0.87–1.33) 1.08 (0.87–1.33) (1.06–1.45) 1.24 (1.06–1.45) 1.05 (0.85–1.30) 1.05 (0.85–1.30) Incidence and mortality. Summary risk estimates computed using estimates adjusted for confounding variables (e.g. age, sex) but NOT adjusted for blood pressure and cholesterol. If these were unavailable from any study the available overall adjusted relative risk estimate was used. a b Sono stati stimati (15) anche il numero di decessi ed il numero di DALYs di ictus ischemico dovuti ad inattività fisica nel mondo (vedi figura 7 (20)). La prima considerazione a supporto della relazione diretta tra attività fisica ed ictus è che la loro associazione, ovvero il rischio, permane correggendolo per i principali fattori di rischio quali pressione sanguigna, peso corporeo, LDL, Colesterolo, HDL e tolleranza al glucosio. La seconda è sulla risposta fisiologica che si osserva a causa della mancanza di attività fisica. In particolare é stata osservata una ridotta funzione endoteliale, un aumento della trombogenicità nel sangue, un più accentuato squilibrio del sistema nervoso autonomo ed un aumento dell’infiammazione endogena e dei fattori della coagulazione (VII, IX, vWF) (22). La terza è che l’attività fisica rinforza alcuni fattori protettivi come l’attenuazione della progressione delle placche ateromasiche(23). Diverse meta-analisi sottolineano l'importanza dell’attività fisica Figura 7 – Mortalità e DALYs imputabili ad inattività fisica nell’ictus ischemico regolare durante il tempo libero per la prevenzione primaria di ictus ed è consigliata sia per gli uomini che per le donne (21). Alti livelli di attività fisica nel tempo libero hanno un effetto - 14 - benefico sulla salute cardiovascolare, riducendo il rischio generale di malattia coronarica incidente e di ictus tra gli uomini e le donne dal 20 al 30 per cento, mentre il livello moderato di attività fisica occupazionale potrebbe ridurre dal 10 al 20 per cento il rischio di CVD(22). Dal punto di vista fisiologico l'esercizio fisico volontario aumenta anche i livelli di fattore neurotrofico cervello-derivato (BDNF) e di altri fattori di crescita, stimolando la neuro genesi ed aumentando la resistenza all’insulto cerebrale (migliora anche l'apprendimento e le prestazioni mentali). Recentemente un’analisi chiamata microarray oligonucleotide ad alta densità condotta su animali ha dimostrato che, oltre ad aumentare i livelli di BDNF, l’esercizio fisico mobilita profili di espressione genica che facilitano processi di plasticità del cervello (vedi figura 8). Pertanto, l'esercizio fisico potrebbe fornire un semplice mezzo per mantenere le funzioni cerebrali e promuovere la plasticità cerebrale (23). Queste considerazione pongono le basi per considerare l’attività fisica utile non solo nella prevenzione ma anche nella riabilitazione. Metabolismo 24% Figura 8 – Dopo 3 settimane di esercizio fisico numerosi geni cerebrali hanno modificato la loro attività: 37% plasticità, ricrescita e riorganizzazione; 24% processi metabolici; 15% proteine anti invecchiamento; 11% funzione immunitaria (23) Plasticità 37% Immunità 11% Anti invecchiamento 15% Tabella 5 – Guidelines for prescribing physical activity to stroke patients Form of training Activity (24) Frequency (times/week) Intensity Duration Fitness training Walking -- Nordic pole walking: Circuit training Ergometer bicycle training Arm/leg cycling Walking on treadmill -- Step training Water exercises: Dancing -- Wheelchair driving 60–80% max HR* 12–15 RPE** Slightly to moderately out of breath 2-5 10–60 min./ session 4–6 months – throughout life Strenght training Weight lifting machines, e.g. leg press Eccentric/concentric training Isokinetic training Functional training Start with 50%, increase to 70–80% of RM*** 12–13 RPE** 1–3 Increase: increase load, not number of repetitions 1–3 sets of 7–10 reps 10–12 weeks Muscular endurance training Functional training Circuit training Sequence training Walking/moving 30–50% of 1 RM*** 9–11 RPE** 1-5 3 sets of 25–50 reps (doseresponse) Balance and coordination training Increase level of intensity 1-3 Flexibility Warm up -- Cool down -- Stretch Flex With every type of training * Max HR = Maximal Heart Rate ** RPE = Rating of Perceived Exertion = subjective perceived level of exertion according to the Borg scale 6–20. *** RM = Repetition Maximum. 1 RM is the maximum amount of weight one can lift in a single repetition for a given exercise. - 15 - L’attività fisica come trattamento dei pazienti reduci da un evento cerebrovascolare può essere indicata alla fine del primo periodo di riabilitazione (tabella 5). I pazienti dovrebbero poter accedere ad un programma di allenamento fisico aerobico per migliorare la loro resistenza, capacità funzionale e senso di autoefficacia (self efficacy o convinzione nelle proprie capacità (allegato 6)) Una recente metanalisi condotta sull’efficacia dell’attività fisica (AF) (esercizi respiratori e strenght training) nella prevenzione di recidive mortali nei pazienti con stroke rispetto all’uso di antiaggreganti ed anticoagulanti ha dimostrato una riduzione significativa dell’odds di morire sia rispetto a controlli sia rispetto all’uso di anticoagulanti e/o antiaggreganti(25).(vedi tabella 6) Table 6- Findings of networkmeta-analyses: comparative effects of exercise and drug interventions on mortality (25) outcomes in stroke. Values are odds ratios (95% credible intervals) Comparator drugs FA Anticoagulanti Anticoagulanti Antiaggreganti 0.09 (0.01-0.70) 0.10 (0.01-0.62) ____ 1.11 (1.0-1.21) 3.5.2 Attività fisica e fattori di rischio intermedi Ipertensione Si stima che l’inattività fisica sia responsabile del 5-13 % del rischio di sviluppo di ipertensione (26) Dati disponibili da una recente meta analisi mostrano che l’allenamento aerobico permette la riduzione di circa 5-7 mmHg in persone con ipertensione media-moderata (vedi tabella 7). Dividendo l’attività giornaliera in quattro sessioni da 10 minuti ciascuna si possono avere gli stessi effetti di un singolo allenamento di 40 minuti giornalieri. Tabella 7 – Esercizio fisico raccomandato nei soggetti ipertesi (24) Type of exercise training Prescription Aerobic fitness training 40-70 % of individual maximal oxygen uptake capacity, 5-7 days / week, a minimum of 30’per training session Strength training Many repetitions and low resistance - 16 - Obesità L’esistenza dell’obesità può essere spiegata attraverso un modello di apporto energetico eccedente il consumo. La diminuzione del consumo energetico basale dovuto alla sedentarietà costituisce quindi un fattore di rischio (NEAT non-exercise activity thermogenesis) quantificabile in 150-250 Kcal al giorno. Lo studio americano del Registro Nazionale per il Controllo del peso ha definito i più importanti fattori di successo per il mantenimento del peso(27): • fare una buona colazione • dieta ricca di fibre e povera di grassi • giornalino su cui registrare l’introito giornaliero ed il consumo energetico • più di 150 minuti di attività fisica settimanale La plausibilità biologica del nesso casuale tra attività fisica ed obesità necessita al momento di studi di ricerca aggiuntivi, questo tuttavia non ne riduce l’importanza e l’urgenza. Diabete tipo II Si stima che il rischio relativo di sviluppare diabete di tipo II nei soggetti inattivi è di 1,45 (IC95%1,37-1,54), sia per gli uomini che per le donne. E’ stata osservata una relazione dose-risposta a tutti i livelli di esposizione di attività fisica e ciò è coerente con una recente revisione dei benefici dell'attività fisica nel prevenire o ritardare lo sviluppo del diabete (20) . Recentemente, il Diabetes Prevention Program Research Group ha mostrato che, tra le persone che hanno ridotta tolleranza al glucosio, un intervento di stile di vita che unisce una moderata quantità di attività fisica con una dieta controllata ha comportato una riduzione del 58% nell'incidenza di diabete di tipo II tra i 2 ed i 5 anni (vedi tabella 8 per le indicazioni di prescrizione dell’attività fisica). Tabella 8 - General recommendations for physical activity in type 2 diabetes mellitus (24) Type of training Examples of activities Frequency Basic activity Walking, climbing tairs,gardening. It is also desirable to increase standing/ walking time at work and at home. Aerobic fitness training Nordic walking, jogging,cycling, swimming, skiing,skating, fitness class/aerobics/dance, ball sports, rowing. 3–5 times/week Strength training Movements using the body as resistance, resistance bands, weights, weight/ resistance equipment. 2–3 days/week Daily Intensity So talking is still possible, 30–50% of maximal oxygen uptake; 12–13 acc. to Borg’s scale. Until out of breath Begin slowly and gradually increase to 40–70% of maximal oxygen uptake; 13–16 acc. to Borg’s scale*. Until or near muscular exhaustion for each exercise**. Duration > 30 min. 20–60 min. 8–10 exercises, with 8–12 reps of each exercise * Level of exertion may need to be reduced in the case of retinal, renal or cardiovascular complications as well as autonomic dysfunction. ** Replace with easier exercises in the case of retinal, renal or cardiovascular complications. - 17 - Dislipidemia Ad oggi non c’è nessuna evidenza che gli esercizi di forza abbiano effetto sui lipidi ematici, mentre l’allenamento aerobico regolare (30-40 minuti al giorno al 40-70% della capacità massimale con frequenza giornaliera) ha un impatto su trigliceridi, HDL e LDL (vedi tabella 7). Tabella 9 – Effetti protettivi attesi dell’attività fisica sui lipidi e sulle lipoproteine ematiche Lipid/Lipoprotein Chylomicrons VLDL1 IDL2 LDL3 Lp(a)4 HDL5 Total cholesterol Triglycerides Effects of physical activity ↔ ↔ ↔ ↔ ↔ ↑ ↔ ↓ 1. VLDL = Very Low Density Lipoprotein. 2. IDL = Intermediate Density Lipoprotein. 3. LDL = Low Density Lipoprotein. 4. Lp(a) is a variant of LDL with the addition of a glycoprotein, Apo(a), attached to the LDL core. 5. HDL = High Density Lipoprotein. ↑ = Increased levels in blood, ↓= Reduced levels in blood, ↔ = Little or no change in blood levels. Stress Cronico Per “stress” si intende la reazione individuale verso l’esposizione continua a situazioni stressanti. Quando l’esposizione perdura a lungo l’organismo non recupera il proprio equilibrio omeostatico con un conseguente accumulo di alterazioni, definite carico allostatico, quantitativamente diverso da individuo ad individuo(28). Lo stress cronico (SC) si configura quando la risposta psico fisica allo stressor perdura per almeno 6 mesi (22) . Oltre all’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene con effetti simpaticometici ed immunitari (inibizione risposta Th1 ed aumento risposta Th2 [allergie - patologie autoimmuni] mediata da CRH e Vasopressina (AVP)), lo SC attiva la produzione ipotalamica di endocannabinoidi che portano ad un mal funzionamento del sistema dello stress, che non risponde più ad ulteriori stimoli esterni. Tabella 10 - Case-control study (22) cases: (n=150) aged 18-65, patients admitted consecutively to our Stroke Unit controls: (n=300) neighbours (paired with case ±5 years) recruited from the census registry. Multiple logistic regression models; Compared with controls, and following adjustment for confounding variables, significant associations between stroke and stress. Scale di valutazione dello stress H&R values >150 ERCTA (values >24) mental SF12 (values >50) psychological SF12 (values >50) male gender OR 3.84 2.23 0.73 0.66 9.33 IC 95% 1.91 to 7.70 1.19 to 4.18 0.39 to 1.37 0.33 to 1.30 4.53 to 19.22 P_value p<0.001 p=0.012 p=0.330 p=0.229 p<0.001 H&R (Holmes & Rahe questionnaire of life events), ERCTA (recall scale of type A behaviour: stile di vita caratterizzato da ostilità, competitività, fretta, impazienza, irrequietezza, aggressività (a volte rigorosamente repressa), esplosività di parola, e da un elevato stato di allerta accompagnato da tensione muscolare .), SF12 (QoL scale), GHQ28 (general health questionnaire). - 18 - Uno studio caso-controllo effettuato su 150 soggetti ricoverati presso una stroke unit (12) ha evidenziato che rispetto ai soggetti sani di pari età, abitudini stressanti e stile di vita caratterizzato da ostilità, competitività, fretta, impazienza, irrequietezza, aggressività (a volte rigorosamente repressa), esplosività di parola e da un elevato stato di allerta accompagnato da tensione muscolare (comportamento di tipo A) sono associati ad un più alto rischio di ictus. Questa associazione non viene modificata in base al sesso (vedi tabella10). 3.6 Che cosa influenza l’attività fisica La molteplicità dei determinanti che influenzano lo svolgimento dell’attività fisica, raggruppati in 5 domini principali sono stati riportati in tabella 11. La correlazione con l’attività fisica tra le 5 macrocategorie di fattori biologico-demografici, psicosociali, culturali, comportamentali ed ambientali è stata valutata in 3 classi di età. In particolare le variabili sono state valutate sulla base di una chiara evidenza che il fattore fosse: • correlato o determinante (nella tabella in verde con indicazione del tipo di legame ovvero freccia in su legame proporzionale, freccia in giù relazione inversa); • non correlato o determinante con assenza di relazione (nella tabella in rosso ); • nessuna prova (non segnalato). Come limite (o spunto aggiuntivo) di questo approccio è che gli autori hanno utilizzato anche narrativa e recensioni per descrivere la coerenza di quanto riportato e non la grandezza formale dell’associazione. Si può evidenziare che il tipo di occupazione, il lavoro in casa, ed i trasporti sono i domini maggiormente coinvolti nell’attività fisica nei paesi a basso-medio reddito, mentre l’attività nel tempo libero contribuisce in forza maggiore nelle realtà ad alto reddito. L’action planning invece è determinante per l’inizio dell’attività negli adulti mentre il senso di realizzazione è determinante per il mantenimento. Nuove aree di determinanti si stanno facendo largo tra cui i fattori genetici, fattori evolutivi e l’obesità; quest’ultima mostra una relazione bidirezionale con l’attività fisica. E’ stato dimostrato in una review del 2011(29) che cambiamenti urbanistici e la creazione di percorsi ed infrastrutture ciclabili con parcheggi sotterranei permettono l’incremento dell’attività fisica. La crisi economica ad esempio può diminuire l’attività fisica durante il tempo libero ed incrementare quella legata al trasporto. - 19 - Un principio chiave può essere che la conoscenza di tutti i tipi di variabili in grado di influenzare l’attività fisica possono permettere di delineare interventi multilivello con maggiori chance di successo che comunque vanno valutate. Tabella 11 - Risultati metanalisi correlazione tra 5 classi di macrocategorie ed attività fisica per classi di età 4-9 anni Correla maschi vs femmine Genitore singolo Stato di salute Educazione livello Origini etniche Obesità ed alter mis. Antr. Sforzo percepito Determ. Adolescenti Cons Corr Det Adulti Cons Fattori biologici o demografici Incons. Raz.B. Autoefficacia Intention to exercise attidudine Perc. Control comport. Inconcl. Stadi cambiam.comport. Fattori psicosociali Corr Det Cons Fattori sociali e culturali Familiari attivi Supporto familiare madre Support sociale Working hours Attività fisica pregressa Stress Pedonabilità Volume e velocità traffico Land use - mix Vicinanza luoghi ricreaz. Densità abitativa Trasporti Ambiente verde * Fattori comportamentali Fattori ambientali (pubblicazioni recenti con inconsistenze tra studi) * * * *correla con il tempo libero dedicato all’attività fisica 3.7 Prescrizione attività fisica (FAR ®) (linee guida svedesi)(24) L’attività fisica nella prevenzione e nel trattamento (FYSS) è uno strumento per chi prescrive l’attività fisica e può essere consigliata o prescritta (FAR ®) personalizzando il dosaggio (intensità, durata della sessione e frequenza [n° di volte a settimana]) e la tipologia di attività fisica come nel normale trattamento (vedi allegato 5 modello di prescrizione). Le linee guida svedesi (24) hanno schematizzato i livelli di intervento chiarendo il ruolo dei diversi attori o setting di intervento (vedi Tabella 12) - 20 - Livello 1: i soggetti malati ad elevato rischio di complicazioni non sono canditati alla FAR ®, ma vanno inviati da uno specialista. Possono essere fornite informazioni verbali sui benefici dell’attività fisica quotidiana come il camminare. Livello 2: i soggetti possono partecipare a programmi di attività fisica adattata o attività fisica a bassa intensità. Livello 3 e 4: consigli verbali o scritti sull’attività fisica sono appropriati se il soggetto a. è ricettivo, motivato ed in grado di seguire le raccomandazioni in autonomia o con un supporto esterno b. può implementare in sicurezza lo sforzo fisico c. non mostra bisogni sociali, emozionali, sanitari di supporto Tabella 12 - prescrizione dell’attività fisica (linee guida svedesi (24)) Level State of health -----------► Prescription form -------► Activity type -----► 1 Ill individual /high risk Referral (not FaR®) 2 Ill individual /high risk Physiotherapy Specially adapted FaR® activities. Most often low intensity exercise 3 4 Physically inactive person or person who needs to increase physical activity. Capable of normal raining. Preference for group activities Physically inactive person or person who needs to increase physical activity. Capable of normal training. Preference for own activities Arena/activity organiser Healthcare services Volunteer organisations FaR®. In writing with or without referral Regular offering of activities Volunteer and sports organisations In writing (FaR®) or orally (not (FaR®) Without referral Own activities. Everyday exercise, e.g. walking, cycling, outdoor life, gardening Local society, residential area, home Oltre all’inquadramento dal punto di vista fisio patologico va considerata anche la propensione del paziente al cambiamento. Secondo il modello trans-teorico il cambiamento comportamentale è visto come un percorso a spirale attraverso i 5 stadi del cambiamento (Tabella 3). Questo tipo di inquadramento permette di valutare il livello di ricettività della persona su cui tarare il consiglio adeguato. Il passaggio da uno stadio all’altro avviene attraverso diversi tipi di intervento comunemente definiti come decisional balance ed il self efficacy. Il decisional balance riflette l’inclinazione dell’individuo a cambiare opinione dopo una valutazione dei vantaggi e degli svantaggi del nuovo comportamento. - 21 - (24) Tabella 11 – Statements that can be used to gather information about which stage of change a person is in Pre . contemplativa Contemplat iva Preparazi one Azione Manteniment o 1. I am regularly physically active and have been so for more than six months No No No No Si 2. I am regularly physically active and have been so for six months No No No Si 3. I am not regularly physically active, but I have plans of becoming physically active in the near future; within one month. No No Si 4. I am not regularly physically active, but I intend to change my physically inactive behaviour in the next six months. No Si Il concetto di self efficacy riguarda la convinzione che l’individuo ha sulle proprie capacità a perseguire la nuova strada. La self efficacy può essere facilitata attraverso 4 aree di intervento: a. b. c. d. acquisizione di esperienze positive supporto di modelli positivi supporto di esempi reali focalizzazione su elementi emozionali positivi legati all’attività fisica. Figura 9 - Andamento delle percezioni positive e negative in relazione alle fasi dell’allenamento (24) E’ utile ricordare che nelle fasi iniziali lo sforzo fisico produce sensazioni negative di fatica durante lo sforzo e benefici dopo lo sforzo fisico che vanno prolungandosi qualora l’attività fisica venisse mantenuta per un po’ di tempo (Figura 9). Distinguendo gli effetti psicologici da quelli fisici è possibile vedere che questi ultimi sono più evidenti sin dai primi giorni di attività. Esempi di effetti a breve termine sono: riuscire a fare tratti più lunghi rimanendo senza “il fiato corto”, mentre gli effetti a lungo termine sono la perdita di peso e la definizione dei muscoli. - 22 - Effetti psichici a breve termine sono la sensazione di relax subito dopo la corsa, mentre quelli a lungo termine sono la calma ed il buon umore. 3.8 La giura dei cittadini (30) Sempre più spesso oggi ci si interroga sull’influenza che le procedure decisionali possono esercitare sulla qualità delle scelte pubbliche. La scelta della giuria dei cittadini come metodo per promuovere l’attività fisica all’interno di un distretto socio sanitario, è stata effettuata in considerazione della sua potenzialità di: • modellare, modificare o addirittura trasformare le preferenze e le opinioni individuali favorendo la convergenza delle preferenze verso il “bene comune” come esito del dialogo • far emergere risorse locali per lo sviluppo di interventi orientati all’attività fisica • agevolare le scelte sanitarie orientate alla prescrizione dell’attività fisica assumendo il punto di vista del destinatario La progettazione di questo percorso di democrazia deliberativa si sviluppa attraverso tre azioni cardine: la definizione del tema, la scelta metodologica (qualità del comitato promotore, selezione dei giurati, definizione degli interventi e delle modalità organizzative, scelta del facilitatore, costruzione del questionario) e la realizzazione materiale della giuria. Il tema della giuria ipotizzato è: Misure per facilitare l’attività fisica all’interno dell’ASL 4 Chiavarese: approccio sanitario o sociale? Il comitato promotore sarà costituito dalle istituzioni politiche responsabili dei provvedimenti, soggetti tecnici esperti di attività fisica e di salute pubblica, organizzazioni della società pro e non orientati alla promozione dell’attività fisica, Tabella 12 - Le caratteristiche del Campione Sesso università, rappresentanti dell’innovazione industriale. Il Comitato dovrà definire alcuni scenari selezionati in base a criteri di realizzabilità, sostenibilità in modo da creare una base di partenza per la discussione. La selezione dei 25 componenti della giuria dei cittadini (una per ogni distretto socio sanitario) sarà effettuata con campionamento randomizzato stratificato per presenza o Maschi Femmine campione % 50% 50% Età 16 - 35 anni 36 - 55 anni 56 - 75 anni Zona di residenza Costa Entroterra Patologia cronica Esente ticket Non esente 30% 35% 35% 70% 30% 30% 70% assenza di una patologia cronica (esenzione ticket per ipertensione, diabete, dislipidemie), 3 classi di età (16-35; 36-55; 56-75), sesso e zona di residenza (2 classi: costa, entroterra) (vedi tabella 12). - 23 - Gli esperti e i testimoni saranno elementi importanti del processo, perché dalla loro preparazione e dalla loro capacità di trasmettere informazioni in modo semplice e comprensibile dipenderà in parte la buona riuscita del processo deliberativo. Il contesto informato è il presupposto del processo deliberativo e va costruito facendo circolare solo l’informazione rilevante e comprensibile senza cadere nella manipolazione. Per questo, nei processi deliberativi gli organizzatori non interloquiscono con i partecipanti e lasciano ad esperti e testimoni il compito di informare sui diversi aspetti della questione oggetto del dibattito. La scelta degli esperti e dei testimoni e la definizione dei loro interventi dovrà essere concordata con il comitato promotore, composto dai portavoce che rappresentano la gamma degli interessi in gioco (stakeholder). La giuria sarà condotta da un facilitatore il cui ruolo è molto delicato, non solo perché con i propri atteggiamenti e comportamenti può influenzare le impressioni e le opinioni dei partecipanti, ma anche perché egli stesso deve essere estremamente attento a non farsi coinvolgere nelle dinamiche relazionali che emergono fra i partecipanti. 4. Discussione L’analisi dei fenomeni demografici e delle dinamiche evolutive della popolazione “residente” nei 30 Comuni dell’ASL4 Chiavarese evidenzia il consistente aumento della fascia anziana ed il basso ricambio generazionale. Questo fenomeno denominato transizione demografica determina effetti sulla salute della popolazione che diventando più anziana tende a manifestare una più marcata presenza di patologie cronico degenerative, dove il concetto di “causa” viene sostituito da “rischio” e quello di “guarigione con restitutio ad integrum” da “guarigione con disabilità residua” (la transizione epidemiologica delle malattie). Nella ASL 4 Chiavarese la patologia cerebrovascolare è in declino come mortalità, gli anni di vita persi sono passati da 1715 in media ogni anno (anni 1992-1996) a 1485 (anni 2002-2006), mentre i casi di ricovero, per effetto del progressivo invecchiamento della popolazione, sono in aumento nei soggetti con più di 80 anni di età . Si è anche stimato che ogni anno si perdono in media 683 anni di vita per disabilità dei quali il 57% sono per grave disabilità. E’ possibile affermare che la patologia cerebrovascolare costituisce un obiettivo locale da perseguire in quando soddisfa i criteri di frequenza (prima causa di decesso), urgenza (transizione - 24 - demografica in atto) e gravità (disabilità residua) che rappresentano i criteri espliciti di identificazione delle priorità previste dalle linee guida stilate dall’intesa stato regioni(31). Per la patologia cerebrovascolare i fattori di rischio sono stati individuati e per la maggioranza di essi sussiste una chiara evidenza scientifica di reversibilità (oltre all’età al sesso ed alla familiarità). Tra questi fattori di rischio quelli che impattano maggiormente sulla malattia sono l’ipertensione arteriosa (PAR ASL4 Chiavarese 26,5%), l’inattività fisica (PAR ASL4 Chiavarese 26,3%) ed il fumo di sigaretta (PAR ASL4 Chiavarese 20%). La consapevolezza nella popolazione che frequenta i corsi AFA sui fattori in grado di aumentare il rischio di stroke è: buona per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa (93%), bassa per il fumo di sigaretta (68%) ed insufficiente per la sedentarietà (46%). Ancora pochi sono gli assistiti che hanno ricevuto il consiglio di praticare l’attività fisica da parte di un sanitario (29 soggetti ogni 100). Per l’attività fisica, intesa nei suoi diversi livelli, sono state trovate forti evidenze di correlazione sia con i fattori di rischio intermedi quali ipertensione, obesità, diabete tipo II, dislipidemia e stress, sia con la patologia cerebrovascolare diventando un fattore di rischio diretto per la patologia cerebrovascolare e per i fattori di rischio intermedi , un approccio terapeutico per i fattori di rischio intermedi e un approccio riabilitativo per la patologia cerebrovascolare . La valutazione di quali soggetti a rischio trattare può essere fatta in base a: • individuazione del target che beneficerebbe maggiormente dell’intervento (soggetti ad alto rischio che essendo quantitativamente pochi sono responsabili di una bassa quota di malattia) • individuazione del livello di rischio responsabile della maggior parte della malattia (soggetti a basso rischio: strategia di popolazione). Figura 10 - Numero assoluto di eventi cardio-cerebro vascolari (CVD) (barre) e tasso percentuale di eventi (rischio come funzione continua) in relazione ai decili di rischio suddivisi per maschi e femmine dati dal Progetto CUORE (32) 200 153 150 112 94 76 100 50 46 33 27 18 20 17 0 3) 1) 5) 9) 2) 5) 3) 9) 0) 9) 43 (165 I(80 (43 V(25 I (16 I(11 II(7 IX (6 X(5 3 ( V I I I II I V V II V 100 80 83 80 50 60 38 40 15 9 7 7 3 6 20 0 ) 4) 1) 2) 4) 9) 7) 1) 5) 8) 33 (185 I(67 (33 V(16 VI(7 II(5 II(35 IX (2 X(2 9 ( I IV V VI II II - 25 - Questo secondo tipo di approccio “di popolazione” si basa sulla constatazione che un gran numero di soggetti a basso rischio può produrre un maggior numero di casi di malattia rispetto alla piccola quota di individui ad alto rischio (vedi figura 10). I fattori di rischio della patologia cerebrovascolare mostrano una relazione diretta continua con il rischio cerebrovascolare, per cui gli individui ad alto rischio sono chiaramente evidenziabili all’estremo della distribuzione (vedi figura 10). E’ stato dimostrato che il valore medio del fattore di rischio determina la prevalenza dei casi definiti a rischio ovvero determina la quota dei soggetti al di sopra del valore limite o cut off (figura 11). Nello studio Intersalt(33) Rose ha fornito le prove che il valore medio della pressione arteriosa correla con la prevalenza degli ipertesi. Lo stesso legame esiste anche per le variabili comportamentali come il consumo di alcol ed il gioco d’azzardo ad esempio. Con un intervento di popolazione efficace la distribuzione dei soggetti a rischio, ovvero la curva del fattore di rischio di malattia, si sposta verso sinistra abbassando il valore medio della popolazione. Su questa base, ad esempio, con una diminuzione del 5% della pressione arteriosa si può ottenere una riduzione del 30% degli ictus (nel Regno Unito, una diminuzione di circa 75.000 ictus all’anno). Questi risultati vanno paragonati al 15% di riduzione nel numero di ictus che si avrebbe se tutti i casi di ipertensione (pressione diastolica uguale o superiore a 100 mmHg) fossero diagnosticati e trattati sino a dimezzare il rischio (Rose(33)). I benefici provenienti dalla diminuzione generalizzata del rischio si ottengono quindi in due modi: • il primo è il risultato dello spostamento dei soggetti ad alto rischio al di fuori della zona pericolosa • il secondo e più importante deriva dallo spostamento a ribasso della media che rappresenta il grande potenziale della strategia di popolazione Figura 11 (Rose (33)) - 26 - L’intervento di popolazione sugli stili di vita va ad incidere sulla libera scelta del soggetto. Questa considerazione apre il campo a riflessioni sulla definizione costituzionale della salute come diritto dell'individuo ed interesse della collettività(34) garantito dall'articolo 32 della costituzione e sul dovere alla "solidarietà sociale" che compare nell’articolo 2 tra i principi fondamentali della costituzione Italiana35 e che va a sottolineare che il carico di patologia causato da un comportamento scorretto (sia sullo stile di vita che come danni ambientali di libere scelte) ricade tra gli oneri della collettività. La giuria dei cittadini è uno strumento di lavoro in grado di sviluppare il cambiamento a livello locale poichè è potenzialmente in grado di incidere sulla policy locale, sulle credenze della cittadinanza e sul comportamento medio. Una revisione sistemica condotta dai CDC di Atlanta su interventi ambientali e di policy sulla comunità ha evidenziato che la creazione e la facilitazione dell’accesso a luoghi di attività fisica, combinata con attività di sensibilizzazione informativi è in grado di implementare l’attività fisica(36). La strategia di prevenzione dell’alto rischio, invece, è un’operazione di salvataggio diretta ad individui vulnerabili. Se il problema è limitato ad una minoranza identificabile e può essere controllato isolatamente in modo efficace, questo approccio è adeguato (anche se deve essere mantenuto finché persiste la causa). Esso diventa inadeguato di fronte ad una malattia comune o ad una causa diffusa. In questo ambito la prescrizione dell’attività fisica da parte del medico può risultare un valido strumento di prevenzione primaria (sui soggetti a rischio) e terziaria (su pazienti con esito di ictus) e può configurarsi in un contesto di cambiamento di prospettiva verso la socializzazione del sanitario, stimolando iniziative territoriali di strutture sportive esistenti. L’azienda sanitaria locale può assumere il ruolo di “facilitatore” e “tutor” agevolando l’acquisizione di tecniche specialistiche in professionisti non sanitari ponendo le basi di garanzia nei metodi controllo (ad esempio predisponendo supervisioni tra pari), nei costi al cittadino e di valutazione di efficacia. Saper motivare il paziente al cambiamento è un elemento importante nel processo prescrittivo, così come è rilevante possedere una mappa delle opportunità di sport e tempo libero della propria zona da delineare all’interno del distretto socio sanitario. In quest’ottica si fa largo il concetto sviluppato all’interno della direzione generale Health and Consumers Protection dell’unione Europea sul contributo che la salute può dare allo sviluppo economico: la salute come motore di sviluppo. - 27 - La salute diventa quindi motore di sviluppo sia sugli effetti diretti alla persona che rappresenta il capitale umano nel lavoro ed un capitale per la persona nel poter vivere appieno il proprio tempo, sia come finalità di sviluppo della libera imprenditoria. Nonostante esistano concrete evidenze sull’efficacia dell’attività prescrittiva dell’attività fisica la sua introduzione nel servizio sanitario richiede sia ulteriori linee guida con indicazioni chiare sui casi da trattare con la relativa “posologia” prescrittiva che modifiche organizzative in grado di dare garanzie di percorsi che assicurino il raggiungimento ed il mantenimento della tipologia, della dose e dei tempi di attività fisica prescritta. Prendendo come modello di best practice quello toscano, sono stati attivati nell’ASL 4 Chiavarese corsi a pagamento (2 euro/ora più iscrizione annua di circa 10 euro) di Attività Fisica Adattata (AFA) (37) che hanno avuto risultati molto positivi sia in termini di soddisfazione dei partecipanti che in termini di miglioramento psico-fisico confermando la propria validità nell’azione di prevenzione primaria e terziaria. Tuttavia per una migliore diffusione vanno risolte alcune criticità di tipo organizzativo ed in particolare sono risultati limitanti alla diffusione dell’iniziativa l’obbligatorietà della certificazione medica, il reperimento delle palestre e la collaborazione dei medici di famiglia. 5. Conclusioni “It is better to be healthy than ill or dead. That is the beginning and the end of the only real argument for preventive medicine. It is sufficient” (38). Mantenendo questo razionale espresso da Goeffrey Rose si può prospettare un nuovo ruolo alla medicina preventiva che potrebbe diventare quello di fornire evidenze e supporto valutativo ai contenuti che la società si sente in grado di perseguire nell’ottica del bene comune. Già da subito quindi potrebbe provvedere alla ricerca delle prove di efficacia rispetto agli interventi di prevenzione in atto ed alla valutazione di impatto delle politiche e strategie preventive. L’azione preventiva infatti deve potersi basare sulla coerenza dell’azione possibile in un determinato contesto (Health Literacy (40) ) rispetto alle conoscenze scientifiche presenti in letteratura. La valutazione permette di capire in itinere ed alla fine di un intervento dove è necessario cambiare e dove è possibile migliorare. Per poter incidere sui problemi di salute si rende necessaria l’integrazione dei tradizionali approcci di prevenzione primaria (insieme di interventi volti a promuovere condizioni favorenti la salute e ad eliminare i fattori di rischio), secondaria (individuare e trattare con efficacia i casi di malattia il più - 28 - precocemente possibile) e terziaria (interventi messi in atto a fronte di una patologia manifesta volti a prevenire le inabilità). Il Modello di Evans e Stoddard (Figura 12) è un esempio di interazione in cui le categorie dei determinanti classici di salute (genetici, socio economici, ambientali, stili di vita e di accesso ai servizi) trovano un’armonizzazione dinamica. Nel modello presentato la salute è vista come un processo di cambiamento che opera attraverso persone, politiche e organizzazioni per intervenire sui meccanismi di fondo all'interno di complessi sistemi sociali che creano e sostengono la salute. Implicito è il riconoscimento che non esiste una relazione lineare tra causa ed effetto ma un processo interattivo più complesso con molti diversi percorsi e meccanismi di feed- back. Molti determinanti hanno un loro specifico effetto ma la sinergia tra più determinanti crea una rete di causalità che produce un significativo impatto sulla salute e l’attività fisica nel caso della patologia cerebrovascolare possiede evidenze scientifiche di impatto in diversi ambiti. Figura 12 - Modello di Evans (39) per la patologia cerebrovascolare La promozione della salute, pertanto, deve mirare ad identificare ed a lavorare su ed attraverso quelle combinazioni di fattori che conducono al maggior guadagno in salute in una popolazione nella sua interezza con una minimizzazione del divario esistente tra l’esperienza di salute dei diversi gruppi(39). - 29 - 6. Ringraziamenti Si ringrazia per L’integrazione Informatica dati attività ospedaliera con l’anagrafica Dr Matteo Giagnorio Statistico presso Dipartimento Informativo e Tecnologico ASL 4 Chiavarese La valutazione e l’integrazione dell’ approccio partecipato: la giuria dei cittadini Prof.ssa Noemi Podestà DiGSPES, Università del Piemonte Orientale di Novara La rilettura e correzione Prof. Giovanni Gabutti Direttore SC Igiene e Sanità Pubblica ASL 4 Chiavarese Collaborazioni Supervisione scientifico metodologica Prof. Fabrizio Faggiano Università di Medicina e Chirurgia Piemonte Orientale di Novara Per la ricerca bibliografica e la condivisione dei contenuti sulla promozione attività fisica Dr Giorgio Piastra Medico di Medicina dello Sport ASL 4 Chiavarese Per la ricerca bibliografica e condivisione dei contenuti relativamente alla parte neurologica Per la stesura critica della discussione finale Dr Rinaldo Colombo Dirigente Medico Responsabile S.S. Centro Ictus ASL 4 Chiavarese I 7. ALLEGATI II Allegato –1 –Demografia anno ASL 4 Chiavarese Indice di struttur a della popolazi one attiva Indice di ricambi o della popolazi one attiva Indice di invecchia mento % Indice di vecchiaia % Grandi vecchi % Stranier i resident i % ASL4 Chiavarese Totale 27,8 248,4 4,5 6,12 144,9 LIGURIA 26,8 234,6 3,9 7,08 ITALIA 20,2 144,0 2,6 7,02 COMUNI Indicatori anno 2010 Tasso natalità ‰ totale Stranier i resident i 169,0 7,52 18,46 141,7 174,8 7,63 15,70 113,1 124,3 9,43 17,94 Definizione degli indicatori La struttura della popolazione aziendale residente è stata valutata grazie alle segnalazioni delle anagrafi dei Comuni della ASL ed è aggiornata al 30 giugno 2010, mentre i nuovi nati sono aggiornati al 2009. La quantificazione della popolazione straniera residente ed i residenti in Liguria ed in Italia provengono dai dati Istat al 1° gennaio 2010. Indice di Formula matematica Invecchiamento P 65 ed oltre / P tot Vecchiaia P 65 ed oltre / P 0–14 Grandi vecchi P 85 ed oltre /P tot Stranieri residenti P straniera res./ P totale residente Struttura pop.attiva P 40–64 / P 15–39 Ricambio P 60–64 / P 15–19 Natalità (Tasso) nati vivi/P totale Dall’analisi dei principali indicatori demografici si può verificare che nell’ASL4 Natalità nati vivi stranieri /P totale stranieri Chiavarese: - gli over 64 enni sono quasi 1 uno ogni tre residenti (il 7% in più dell’Italia) - ci sono 2,5 over 64 enni ogni ragazzo under 14 (il doppio Italia 2012 over 65 enni dell’Italia) Campania 16,6% - gli over 85 anni sono quasi il doppio della media italiana Sicilia 18,9% Puglia Trentino-Alto Adige Calabria Sardegna Lazio Basilicata Veneto Lombardia ITALIA Valle d'Aosta Abruzzo Molise Emilia-Romagna Marche Piemonte Umbria Toscana Friuli-Venezia Giulia Liguria 19,0% 19,1% 19,2% 20,1% 20,2% 20,5% 20,6% 20,8% 20,8% 21,3% 21,8% 22,2% 22,8% 22,9% 23,5% 23,6% 23,9% 24,0% 27,3% III Allegato –1 bis –anni di vita persi (YLL) anni 1992-2006 Femmine Media annua Malattie cerebrovascolari Cardiopatia ischemica Tumori maligni della mammella Cause accidentali Tumori maligni del polmone Tumori maligni colon e retto Ipertensione arteriosa Anni di vita persi N° decessi Anni di vita persi 1992-1996 Totali Under 75 1032 381 126 19 1076 449 1997-2001 Totali Under 75 1002 400 123 20 833 313 2002-2006 Totali Under 75 896 296 123 15 743 266 N° decessi 124 26 107 19 96 15 Anni di vita persi N° decessi Anni di vita persi N° decessi 819 47 501 43 679 27 311 10 680 42 407 40 550 23 245 10 567 40 447 43 438 21 264 10 Anni di vita persi 325 272 385 281 442 353 N° decessi Anni di vita persi N° decessi Anni di vita persi 19 368 31 285 13 227 11 100 26 406 33 309 13 279 14 84 27 367 32 339 16 218 11 56 N° decessi 36 6 43 5 55 3 I dati di mortalità rappresentano un rilevatore diretto di malattia ed indiretto di salute. L’indicatore “anni di vita persi” (Years Life Lost YLL), dove “persi” rappresenta quanti anni un individuo avrebbe potuto vivere ancora rispetto ad uno standard, ci permette di pesare il numero dei decessi per patologia rispetto all’età in cui il decesso è avvenuto per cui è possibile stilare una classifica del carico che ogni patologia ha sulla società nel suo insieme. Maschi: Media annua Cardiopatia ischemica Tumori maligni del polmone Cause accidentali Malattie cerebrovascolari Tumori maligni colon e retto Bronchite, enfisema, asma Cirosi Epatica Anni di vita persi 1992-1996 Totali Under 75 1214 1652 N° decessi Anni di vita persi 143 1365 70 1182 1997-2001 Totali Under 75 973 1346 119 55 1003 1235 2002-2006 Totali Under 75 709 1148 119 43 816 1018 N° decessi 94 68 89 58 77 48 Anni di vita persi 915 46 683 75 431 797 914 46 654 77 369 816 676 38 589 70 452 576 32 354 41 17 178 31 385 49 17 192 35 377 54 18 140 N° decessi Anni di vita persi N° decessi Anni di vita persi N° decessi Anni di vita persi N° decessi Anni di vita persi N° decessi 426 22 25 358 20 333 12 394 17 352 20 28 347 20 284 14 315 15 343 20 20 290 17 341 11 306 15 I dati “storici” delle cause di morte dell’ASL4 sono stati forniti dalla Struttura Semplice Dipartimentale Epidemiologia Descrittiva IST della Regione Liguria. I dati comprendono gli anni dal 1992 al 2006. IV Calcolo degli “anni di vita persi” (Years Life Lost YLL) La durata del tempo perso dovuto alla morte (YLL) è stata calcolata in base all’età dell’individuo al momento del decesso rispetto ad una popolazione standard, la West Level 26, scelta negli studi condotti ad Harvard come tavola specifica per la sopravvivenza, per cui una donna alla nascita ha una speranza di vita di 82.5 anni ed un uomo di circa 81 anni. I decessi sono stati aggregati secondo le seguenti cause principali i decesso: Tabella - Aggregazione di cause di morte Codice 0010 — 1399 1400 — 2399 1510 — 1519 1530 — 1549, 1590 1550 — 1569 1570 — 1579 1620 — 1629 1630 — 1639 1720 — 1729 1740 — 1749 1830 — 1839 1790 — 1809 1820 — 1829 1850 — 1859 1880 — 1889 2000 — 2038 2040 — 2089 2400 — 2799 2500 — 2599 2791 2800 — 2899 2900 — 3199 3040 — 3049 3200 — 3899 3320 — 3321 3352 3900 — 4599 4010 — 4050 4100 — 4149 4100 — 4109 4300 — 4389 4600 — 5199 4800 — 4870 4900 — 4939 5000 — 5089 5200 — 5799 5400 — 5430 5710 — 5719 5800 — 6299 5850 — 5860 8000 — 9999 Descrizione Malattie infettive e parassitarie Tumori Tumori maligni dello stomaco Tumori maligni dell'intestino (colon e retto) Tumori maligni del fegato Tumori maligni del pancreas Tumori maligni del polmone Tumori maligni della pleura Melanoma Tumori maligni della mammella Tumori maligni dell'ovaio Tumori maligni dell'utero (collo ) Tumori maligni dell'utero (corpo) Tumori maligni della prostata Tumori maligni della vescica Linfomi (hodgkin e non, mielomi) Leucemie Malattie endocrine, nutrizionali, metaboliche e disturbi immunitari Diabete e altre malattie endocrine AIDS Malattie del sangue e degli organi ematopoietici Disturbi psichici Overdose Malattie del SN e degli organi dei sensi Morbo di Parkinson Sclerosi laterale amiotrofica Malattie del sistema circolatorio Ipertensione arteriosa Cardiopatia ischemica Infarto del miocardio Malattie cerebrovascolari Malattie dell'apparato respiratorio Polmoniti Bronchite, enfisema ed asma Pneumoconiosi ed altre malattie del polmone da agenti esterni Malattie dell'apparato digerente Appendicite Cirrosi epatica Malattie del sistema genitourinario Insufficienza renale cronica Cause accidentali La figura n°1 mostra la differenza tra l’aspettativa di vita espressa nello standard (West Level 26) e l’aspettativa di vita aggiustata per età e tasso di sconto. Figura 1 - Valore degli anni di vita persi per morte al variare dell’età e secondo lo standard (west level 26) e con pesatura per età e tasso di sconto 90 ,00 M West level 26 F West level 26 80 ,00 70 ,00 60 ,00 maschi pesati femmine pesate 50 ,00 L’aggregazione per quinquennio consente di appianare le fluttuazioni casuali della mortalità dovute ai piccoli numeri che caratterizzano la nostra realtà locale. 40 ,00 30 ,00 20 ,00 10 ,00 0 ,00 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 1 00 V Allegato –2 –Analisi sopravvivenza Ictus ischemico ed emorragico e trend dei ricoveri Studio ecologico sui ricoveri nel Presidio Ospedaliero ASL 4 Chiavarese anni marzo 2004-dicenbre 2012 per primo evento cerebrovascolare (il primo evento è stato considerato a partire dal 2001), incrociati con anagrafe residenti per il dato di mortalità. I non residenti sono stati osservati per la sola durata del ricovero. Per i ricoveri con due diagnosi di patologia cerebrovascolare è stata considerata la prima. Codice diagnosi Descrizione Diagnosi Femmine Maschi totale casi medi anno 3 3 5 età media (± ds) 70 ± 16 72 ± 14 71 ± 15 casi medi anno 30 31 63 emorragia cerebrale 431 età media (± ds) 81 ± 11 74 ± 12 77 ± 12 casi medi anno 3 5 7 occlusione e stenosi della carotide con ic 43311 età media (± ds) 79 ± 11 75 ± 9 77 ± 10 43391 occlusione e stenosi di arteria precerebrale casi medi anno 1 1 1 non specificata con ic età media (± ds) 85 ± 8 82 ± 6 84 ± 7 43401 casi medi anno 77 57 116 trombosi cerebrale con ic età media (± ds) 81 ± 10 75 ± 12 79 ± 11 43411 embolia cerebrale con ic casi medi anno 22 13 29 età media (± ds) 84 ± 8 77 ± 10 81 ± 10 casi medi anno 54 45 110 43491 occlusione arteria cerebrale non spec. con ic età media (± ds) 81 ± 11 75 ± 11 78 ± 11 casi medi anno 190 154 331 Totale età media (± ds) 81 ± 10 75 ± 11 78 ± 11 casi dal 2004 1641 1361 3002 La media è stata calcolata omettendo l’anno 2004 che partiva come mese di osservazione da Marzo - IC: infarto cerebrale 430 emorragia sub aracnoidea L’analisi di trend dei ricoveri dal 2005 evidenzia un aumento significativo dei casi di ricovero per ictus nelle donne sopra gli 80 anni (circa sette casi in più all’anno). Negli uomini e nelle donne sotto gli 80 anni il trend è stabile. Analisi trend dei ricoveri maschi 2005 - 2012 Analisi trend dei ricoveri femmine 2005- 2012 160 y = 7,369x + 73,595 * (p_value 0,02) 140 y = 0,5357x + 97,714 120 100 120 80 100 60 80 60 y = 0,5595x + 72,857 40 F<80 20 40 20 F>80 2006 M>80 0 0 2005 y = 2,7381x + 41,679 M<80 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 L’analisi della sopravvivenza per la patologia cerebrovascolare sottolinea che superati i primi 5 giorni, dove la probabilità di sopravvivere è più alta di un 20% per l’ictus ischemico, poi le due curve hanno un andamento parallelo. L’analisi di cox mostra che la probabilità di morire per patologia cerebrovascolare mostra differenze di genere sopra gli 80 per cui la probabilità di morire ad un anno è più alta negli uomini che nelle donne. VI Analisi di COX ad un anno ≤ 80 Ictus isch. vs emorr. Maschi vs femmine Anno ricovero Età >80 anni Ictus isch. vs emorr. Maschi vs femmine Anno ricovero Età exp(coef) 0,5 1,2 0,9 1,1 lower.95 0,4 1,0 0,9 1,0 upper.95 0,7 1,6 1,0 1,1 p-value 0,000 0,08 0,01 <0,001 0,6 1,4 0,9 1,1 0,5 1,2 0,9 1,1 0,8 1,7 0,9 1,1 0,000 0,001 <0,001 <0,001 Tavola sopravvivenza metodo life-table Ictus Ischemico Femmine n 30gg 1344 Maschi denom censor inatore P| failure ed corrett death o P| cumul surv ata n denom censor inatore P| failure ed corrett death o P| cumul surv ata 187 116 1286 15% 85% 85% 1067 119 121 1007 12% 88% 88% 784,5 17% 83% 73% 1yr 1041 227 120 981 23% 77% 66% 827 134 85 2yrs 694 73 109 640 11% 89% 58% 608 50 90 563 9% 91% 67% 3 yrs 512 49 103 461 11% 89% 52% 468 55 72 432 13% 87% 58% 4 yrs 360 40 75 323 12% 88% 46% 341 39 44 319 12% 88% 51% 5 yrs 245 23 64 213 11% 89% 41% 258 22 66 225 10% 90% 46% 6 yrs 158 13 43 137 10% 90% 37% 170 12 35 153 8% 92% 42% 7 yrs 102 9 35 85 11% 89% 33% 123 9 46 100 9% 91% 39% 8 yrs 58 5 25 46 11% 89% 29% 68 7 33 52 14% 86% 33% 9 yrs 28 0 28 14 0% 100% 29% 28 4 24 16 25% 75% 25% Tavola sopravvivenza metodo life-table Ictus emorragico Femmine Maschi denomi censor P| P| cumul natore ed death surv ata corretto n failure 30gg 297 99 23 285,5 35% 65% 1yr 175 31 17 166,5 19% 2yrs 127 15 18 118 3 yrs 94 8 13 4 yrs 73 10 5 yrs 46 6 yrs denomi censor P| P| cumul natore ed death surv ata corretto n failure 65% 294 88 28 280 31% 69% 69% 81% 53% 178 39 22 167 23% 77% 53% 13% 87% 46% 117 14 13 110,5 13% 87% 46% 87,5 9% 91% 42% 90 9 9 85,5 11% 89% 41% 17 64,5 16% 84% 36% 72 6 6 69 9% 91% 37% 5 10 41 12% 88% 31% 60 3 13 53,5 6% 94% 35% 31 5 9 26,5 19% 81% 25% 44 1 11 38,5 3% 97% 34% 7 yrs 17 1 3 15,5 6% 94% 24% 32 1 16 24 4% 96% 33% 8 yrs 13 1 5 10,5 10% 90% 21% 15 1 8 11 9% 91% 30% 9 yrs 7 0 7 3,5 0% 100% 21% 6 0 6 3 0% 100% 30% A 30 giorni sopravvive circa il 87% dei soggetti ricoverati per Ictus Ischemico ed il 67% per ictus emorragico. Ad un anno dal primo evento ischemico cerebrale sopravvivono il 73% dei maschi ed il 66% delle femmine, mentre nell’ictus emorragico sopravvive il 53% dei pazienti ricoverati. VII allegato 3 - algoritmo di calcolo disabilità Metodo: Standardizzazione indiretta POP Freq Stima casi Freq Stima decessi Popolazione ASL 4 1° gennaio 2011 http://demo.istat.it/ First Ever Stroke FVG registry (4) Incidence * 100 000 Stima NuoviCasi Stroke ASL 4 28 day fatality FVG registry (4 Stima Decessi attesi a 28 gg Stroke attesi ASL 4 Maschi Femmine 2835 5847 6190 7314 11255 10986 9681 8675 8116 70899 2831 5479 5922 7111 11274 11406 10515 10428 14027 78993 0–4 5–14 15–24 25–34 35–44 45–54 55–64 65–74 75+ Total Frequenze attese ASL 4 Males Females Maschi Femmine 0 4,8 2,2 0 6,5 3,4 6,2 8,8 28,8 23 79,2 50,2 260,4 147,3 717,5 429,8 1596,4 1337,3 256,3 243,9 324,3 325,6 0,0 0,1 0,4 0,5 3,2 8,7 25,2 62,2 129,6 230 0,1 0,0 0,2 0,6 2,6 5,7 15,5 44,8 187,6 257 Males Females Maschi Femmine 0 0 0 0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,5 0,5 3,6 9,8 39,6 54 0,0 0,0 0,0 0,0 0,4 0,7 1,8 9,2 61,2 73 0 0 16,7 0 16 15,8 6,1 11,9 14,2 11,6 15,8 20,6 30,6 32,6 21,8 27,6 23,6% 28,5% percentuale di disabilità del primo stroke Full recovery Mild disability Moderate disability Severe disability F.I.M.a Score 90–126 54–90 36–54 18–36 Males 56 19 11 14 Females 37 22 13 28 Stima sopravvissuti a 28 giorni e relativa classificazione per disabilità Maschi I = number of incidence cases 0–4 5–14 15–24 25–34 35–44 45–54 55–64 65–74 75+ 0 0,1 0,4 0,4 2,7 8,2 21,6 52,4 89,9 Full recovery 0 0,1 0,2 0,2 1,5 4,6 12,1 29,3 50,4 Total 176 98 totale Femmine I = number of incidence cases Mild disability 0,0 0,0 0,1 0,1 0,5 1,6 4,1 10,0 17,1 Moderate disability 0,0 0,0 0,0 0,0 0,3 0,9 2,4 5,8 9,9 Severe disability 0,0 0,0 0,1 0,1 0,4 1,1 3,0 7,3 12,6 33 19 25 Full recovery 0,1 0,1 0,0 0,0 0,2 0,1 0,6 0,2 2,2 0,8 5,0 1,9 13,7 5,1 35,6 13,2 126,4 46,8 totale 184 68 Mild disability 0,0 0,0 0,0 0,1 0,5 1,1 3,0 7,8 27,8 Moderate disability 0,0 0,0 0,0 0,1 0,3 0,7 1,8 4,6 16,4 Severe disability 0,0 0,0 0,1 0,2 0,6 1,4 3,8 10,0 35,4 40 24 51 VIII Stroke stages and disability weights—Australian model Health state description Disability weights DW Full recovery After 6 months, no impairments or limitations in activities. 0,00 Mild disability Permanent impairments and disability after 6 months. Motor impairment resulting in some problems with usual activities, some pain and discomfort, some depression or anxiety. No problems in self-care or cognition 0,360 Moderate disability Permanent impairments and disability after 6 months. Cognitive or cognitive plus motor impairment resulting in some problems with mobility, usual activities, some pain and discomfort, some depression or anxiety, and some problems in self-care. 0,630 Severe disability Severe permanent impairments and disability after 6 months. Severe cognitive problems, unable to perform usual activities or self-care. Severe pain or discomfort. Some problems in mobility and some depression or anxiety. 0,920 STIMA YLD sui sopravvissuti a 28 giorni Incidenza YLD = I x DW x L I = number of incidence cases, DW = disability weight (ranging from 0 (= full health) to 1 (= death), L = disability duration (in years). 0–4 5–14 15–24 25–34 35–44 45–54 55–64 65–74 75+ YLD maschi Femmine Stima YLD Stima YLD L L Duration (FVG) Full rec Mild dis Moderate dis Severe dis Duration (FVG) Full rec Mild dis Moderate dis 41,2 0 0,0 0,0 0,0 55,6 0 0,6 0,6 34,2 0 0,3 0,3 0,6 49,1 0 0,0 0,0 26,9 0 0,7 0,8 1,4 40,8 0 0,7 0,7 22 0 0,6 0,6 1,1 32,5 0 1,6 1,7 16,8 0 3,1 3,2 5,9 25,5 0 4,4 4,6 12,2 0 6,8 6,9 12,8 18,8 0 7,5 7,8 7,9 0 11,7 11,8 22,0 12,8 0 13,9 14,4 4,7 0 16,8 17,1 31,7 7,8 0 22,0 22,7 2,6 0 16,0 16,2 30,1 3,7 0 37,0 38,3 219 = ∑ 56 57 106 464 = ∑ 88 91 Severe dis 1,9 0,0 2,1 5,2 14,3 24,4 45,1 71,5 120,5 285 Anni di vita persi per disabilità suddivisi per sesso, fascia di età e grado di disabilità IX allegato 4 – Questionario consapevolezza fattori di rischio e sintomi ICTUS fattori di rischio, sintomi e terapie 1. Quali, tra le caratteristiche e problemi qui elencati, sono fattori di rischio per l’ictus? (sono possibili più risposte) Età maggiore o uguale a 65 anni Ipertensione Arteriosa Improvviso stress emotivo Esposizione eccessiva al calore o al freddo Fumo di sigaretta Colesterolo alto Sforzi fisici eccessivi Male al capo e al collo perdurante da molti anni Malattie del cuore (Fibrillazione atriale e Infarto miocardio) Familiarità e fattori ereditari Vita sedentaria Diabete 2. Secondo lei quali, tra questi sintomi, fanno pensare ad un ictus? (sono possibili più risposte) Senso di costrizione o di oppressione al petto Improvvisa debolezza a una gamba e/o a un braccio dello stesso lato Perdita o cambiamenti improvvisi della vista Difficoltà a respirare e palpitazioni Improvvisa difficoltà nel parlare o nel comprendere Mal di testa forte e improvviso Senso di affaticamento ad entrambe le gambe Febbre inspiegabile Improvvisa difficoltà a camminare, perdita di equilibrio e coordinazione Nausea e dolore allo stomaco accompagnato da mal di testa Bocca storta 3. Secondo lei qual è il comportamento migliore da tenere quando si manifestano i sintomi di un ictus? (è possibile solo una risposta) Si deve chiamare subito il 118 Si deve andare al pronto soccorso Si deve avvisare il proprio Medico o la Guardia Medica che, dopo una visita accurata, possono decidere meglio come procedere Prima di allarmarsi bisogna mettersi subito a letto a riposo e, cercando di stare calmi, vedere se i sintomi scompaiono, Non so/non risponde X Allegato –5– modulo prescrizione attività fisica traduzione in italiano del modello presentato dal swedish national institute of public health su Physical Activity in the Preventionand Treatment of Disease XI Allegato –6– definizione self efficacy nella psicologa dello sport http://www.psymedisport.com/ Ludovici R Il concetto di self efficacy, in generale, si riferisce alla “convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che incontreremo in modo da raggiungere i risultati prefissati. Le convinzioni di efficacia influenzano il modo in cui le persone pensano, si sentono, trovano le motivazioni personali e agiscono” (Bandura 1986). Anche nello sport l’Autoefficacia è definita come la “fiducia che una persona ripone nella propria capacità di affrontare un compito specifico” (Bandura 1986). Sulla base di queste considerazioni ogni individuo sceglierà di partecipare ad attività sportive che gli garantiscono buoni margini di successo, rispetto ad altre che potrebbero sfociare con più facilità in insuccessi. Per comprendere e spiegare la “convinzione di efficacia” Bandura ha studiato le sue origini, le sue strutture e funzioni, i processi attraverso i quali essa opera ed i suoi molteplici effetti. Il senso di autoefficacia riguarda tutti questi microprocessi tanto a livello individuale che a livello collettivo. GENESI DELLE ASPETTATIVE DI EFFICACIA Le Aspettative di Efficacia possono originare da quattro fonti principali: • Le “esperienze personali”, costituiscono la fonte più proficua per acquisire un forte senso di autoefficacia e rappresentano la memoria di situazioni passate affrontate con successo. Esperienze di padronanza personale consolidano le aspettative future, mentre esperienze negative producono l’effetto opposto. Un solido senso di efficacia richiede, invece, perseveranza e impegno nel superamento degli ostacoli. Nello sport tale approccio si basa sul “modellamento partecipante”. • “L’esperienza vicaria” è fornita dall’osservazione di modelli. Vedere persone simili a se che raggiungono i propri obiettivi attraverso l’impegno e l’azione personale incrementa in noi la convinzione di possedere quelle stesse capacità. Ugualmente, vedere persone che falliscono, nonostante l’impegno, indebolisce il nostro senso di efficacia. • “La persuasione” consolida la nostra convinzione di essere in possesso di ciò che occorre per riuscire. Purtroppo le aspettative di efficacia che ne derivano sono meno forti di quelle prodotte dall’esperienza pratica. • Nel valutare le proprie capacità le persone si basano sugli “stati emotivi e fisiologici”. Spesso le situazioni di stress e la tensione vengono percepite come il presagio di una cattiva prestazione. Non è l’intensità delle reazioni emotive e fisiche ad essere importante, quanto piuttosto il modo in cui esse vengono percepite ed interpretate. Per esempio le persone (o atleti) che hanno un buon senso di efficacia considerano il proprio stato di attivazione emotiva come qualcosa che facilita l’azione dando energia (Yerkes e Dodson) (IZOF), mentre quelle sfiduciate vivono lo stato di attivazione fisico-emotivo come pericoloso e debilitante, cioè presagio di un cattivo rendimento e un cattivo risultato. PROCESSI ATTIVATI DAL SENSO DI AUTOEFFICACIA Bandura dice che le convinzioni di efficacia regolano il funzionamento di quattro processi principali: • Ha effetti sui “processi cognitivi”, cioè quei processi che permettono alla persona di porsi degli obiettivi e di pianificarne mentalmente le linee d’azione e gli strumenti più efficaci per raggiungerli (capacità di problem – solving). Chi possiede un alto senso di autoefficacia visualizza mentalmente, con più facilità, immagini in cui si vedono vincenti e queste immagini forniscono una guida ed un sostegno per le azioni che andrà a mettere in opera. Viceversa, coloro che hanno un basso livello di autoefficacia si trovano ad essere in preda a dubbi su se stessi. • Assume un ruolo chiave nell’autoregolazione delle “motivazioni”, attraverso l’influenza esercitata “sull’attribuzione causale”, sulle “aspettative del risultato” e sugli “obiettivi rappresentati cognitivamente”. • “Processi di scelta”. Le persone sono anche il prodotto dell’ambiente in cui vivono. Le “convinzioni di efficacia” possono influenzare le attività che si intraprendono ed i contesti ambientali in cui si è scelto di accedere. Le persone evitano gli ambienti che considerano al di la delle proprie capacità e scelgono le attività e gli ambienti che ritengono stimolanti. • “I processi affettivi”. Quanto più forte è il senso di efficacia, tanto più le persone sono vigorose nell’affrontare situazioni problematiche stressanti e tanto maggiore è il loro successo nel modificarle. Un basso livello di autoefficacia può alimentare ansia e depressione. L’umore e l’autoefficacia si alimentano reciprocamente in modo bidirezionale. AUTOEFFICACIA E ATTIVITA’ FISICA Diversi ricercatori hanno studiato questa relazione in relazione allo sport. Feltz (1983) studia l’effetto indiretto che le prove passate hanno sull’autoefficacia concludendo che sono le recenti esperienze che condizionano la percezione di efficacia che l’atleta sente di possedere in prossimità di una gara. George (1992) basandosi su situazioni competitive reali inerenti al baseball, sostiene che la percezione di efficacia influenza la prestazione agonistica. Mc Auley (1992) Considera l’autoefficacia e l’attività fisica in una relazione circolare dove la prima rappresenta il fattore che favorisce l’adesione e la persistenza a condurre una vita fisicamente attiva e l’attività fisica promuove, di conseguenza, un sentimento di efficacia personale. XII 8. Note ed Abbreviazioni ♂ ♀ aa AFA AF ASL BDNF CDC CVD DALY ESPAD FVG FAR ® FE – FA RA FIM score FRI FYSS EBP HR IC ICD IX CM IE odds odds ratio OMS PASSI PAR o PA Maschi Fennime anni Attività Fisica Adattata Attività Fisica Azienda Sanitaria Locale Fattore Neurotrofico Cervello Derivato Centers for Disease Control and Prevention Cardiovascular Disease Disability Adjusted Life Years = YLL + YLD The European School survey Project on Alcohol and other Drugs Friuli Venezia Giulia Physical Activity on Prescription (Fysisk aktivitet på recept) Frazione Eziologica - Frazione Attribuibile o Rischio attribuibile. Rappresenta la proporzione totale di malati nella popolazione dovuti al fattore di rischio . Functional Independence Measure scale assesses physical and cognitive disability. Fattori di Rischio Intermedi Physical activity in disease prevention and treatment (FYsisk aktivitet i Sjukdomsprevention och Sjukdomsbehandling ) Evidence Based Prevention Hart Rate ed anche Hazard Ratio Intervallo di Confidenza International Classification of Diseases, 9th revision, Clinical Modification Insufficient Evidence Termine anglosassone, è usato nel gioco d’azzardo e nello sport con il significato di “vantaggio” e nel contesto epidemiologico rappresenta il rapporto tra la “probabilità che un evento malattia si verifichi” e “la probabilità che l’evento non si verifichi”, dato l’evento condizionante di un fattore di rischio. Rapporto tra l’odds negli esposti e l’odds nei non esposti. Organizzazione Mondiale Sanità Progressi nelle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia. http://www.epicentro.iss.it/passi/ Proporzione Attribuibile RM Repetition Maximum. Quantità massima di peso si può sollevare in una singola ripetizione per un determinato esercizio. RPE Rating of Perceived Exertion . Valutazione dello sforzo percepito definibile come probabilità condizionale: è la probabilità di un individuo di sviluppare la malattia Rischio È durante un intervallo di tempo [to ; t1) data la condizione che l’individuo sia sano all’inizio (assoluto) dell’intervallo. (2) 2 R RR SC SD SMR Coefficiente di determinazione o percentuale di varianza spiegata. Indica quanto il modello della retta di regressione si adatta ai dati. Può assumere valori tra 0 (si adatta male) ed 1 (si adatta bene). Rischio Relativo = IE+ / I EIncidenza negli Esposti /Incidenza non Esposti Stress Cronico Deviazione Standard Rapporto Standardizzato di Mortalità XIII Stroke TIA West Level 26 WHO YLD YLL Ictus Attacco Ischemico Transitorio Coale e Demeny West Level 26: tavola sull’aspettativa di vita utilizzata per il calcolo degli anni di vita persi http://www.who.int/healthinfo/bodresources/en/print.html World Health Organization Years Lived with Disability Years Life Lost (for death) VLDL – Very Low Density Lipoprotein - Low Density Lipoprotein – High Density Lipoprotein LDL -HDL Il fattore di von Willebrand vWF vs verso XIV 9. Bibliografia 1 European Commission, EuropeAid Cooperation Office. Project Cycle Management http://ec.europa.eu/europeaid/multimedia/publications/publications/manuals-tools/t101_en.htm 2 Pregno S, Liberati A. Cap 1 Nuovi metodi per produrre raccomandazioni cliniche e per sintetizzare le prove di efficacia. L’innovazione nell’assistenza e nuovi strumenti di valutazione. Il pensiero scientifico 2009 Guidelines 3 Lim SS, Vos T, et al. A comparative risk assessment of burden of disease and injury attributable to 67 risk factors and risk factor clusters in 21 regions, 1990-2010: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2010. Lancet 2012;380:2224-60 4 Colin M, Theo V, Alan L, Josh S, and Majid E. National Burden of Disease Studies: a practical guide. WHO 2001. http://www.who.int/healthinfo/nationalburdenofdiseasemanual.pdf. 5 Francescutti C, Mariotti S, Simon G, D’errigo P and Di Bidino R. The impact of stroke in Italy: First step for a National Burden of Disease Study. Disability and Rehabilitation, 2005; 27(5): 229 – 240 6 Manti A, Ferrari Bravo M. Stato di Salute ASL4 “Patologie evitabili e Fattori di Rischio” Seconda edizione 2007 7 Sottocornola F. Epidemiologia. La Goliardica Pavese 2004 8 Faggiano F, Donato F ,Barbone F. Manuale di epidemiologia per la sanità pubblica. Centro Scientifico editore 2005 9 Le Gales C et al. 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Atti n. 1493 del 25 luglio 2002: linee di guida per la prevenzione sanitaria e lo svolgimento delle attivita’ del dipartimento di prevenzione delle aziende sanitarie locali http://www.trovanorme.salute.gov.it/renderNormsanPdf?anno=0&codLeg=28941&parte=1%20&serie= 32 Raccomandazioni operative a conclusion della III Conferenza Nazionale sulla Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari . Ital Heart J 2004; 5 (Suppl 8): 122S-135S 33 Giampaoli S, Vannucchi S. Geoffrey Rose e la strategia della medicina prevendiva. Pensiero Scientifico editore seconda edizione italiana 2012. 34 Art. 32 Costutuzione. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. 35 Art 2 Costituzione. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. 36 Task Force on Community Preventive Services. Increasing Physical Activity A Report on Recommendations. MMWR October 26, 2001; 50 (RR-18) 37 Piastra G, Ferrari Bravo M, Lucarini S, Cavagnaro P. Mal di schiena e attivita fisica adattata: risultati di un anno di sperimentazione nella Asl 4 Chiavarese Della Regione Liguria. G Gerontol 2012;60:106-112 38 E’ meglio essere sani che malati o morti. Ciò esprime dall’inizio alla fine l’unica motivazione reale della medicina preventiva; ed è sufficiente. 39 Cipolla C. Manuale di sociologia della salute. 2004; Vol. I:187 40 Don Nutbeam. The evolving concept of health literacy. Social Scienze and medicine 2008;67:2072-2078. XVI